POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
VENERDÌ 5 OTTOBRE 2012
A
SIRIA-TURCHIA
ANNO X • N°197 • € 1,00
D.L.
CONTROMANO
C U LT U R A
I comunisti di Diliberto votano alle
primarie pur di far perdere Renzi. Così
il Pdci intende riconquistare un ruolo
politico
A PAGINA 3
Helmut Kohl, il gigante tedesco
che vanta il più lungo cancellierato
dopo Bismarck, al centro di una
importante biografia politica A PAGINA 8
Il Nazareno non cede su albo e doppio turno: «Il sindaco vuole Verdini ai gazebo?»
Non c’è pace sulle primarie
spettro-rissa sull’assemblea
Damasco ha paura,
si scusa a metà
LORENZO TROMBETTA
Tutto il potere
al sultano Erdogan
NICOLA MIRENZI
A PAGINA
4
Una Nato
a due facce
Pd, pontieri al lavoro sulle regole. Altolà di Renzi: «No ai giochini»
T
ensione altissima sulle regole
che, dall’assemblea di domani
del Partito democratico, disegneranno la fisionomia delle primarie del
centrosinistra. I contatti tra i due
campi, quello di Pier Luigi Bersani
e quello di Matteo Renzi, non hanno
sbloccato la situazione: il sindaco di
Firenze ha dato il suo assenso al
doppio turno e alla pubblicazione
dell’albo degli elettori, ma ha opposto un netto no alla preregistrazio-
ALESSANDRO
MINUTO RIZZO
A
NEWS ANALYSIS
Pochi spazi per un’intesa fra i duellanti
Veltroni e Fassino mediano per salvare il partito
RUDY FRANCESCO CALVO
Zingaretti c’è. Aspettando Riccardi
MARIANTONIETTA COLIMBERTI
ALLE PAGINE
2E3
I Radicali
e la Ditta
Il doppio turno
senza buon senso
Politica industriale
sì ma come?
SANDRO
GOZI
FRANCESCO
CLEMENTI
FRANCO
MOSCONI
L
o sconsiderato bombardamento
di un vilaggio turco di confine fa
superare l’ennesima soglia di intensità alla crisi siriana. Potrebbe essere
la volta buona, nel senso che può
mettersi in moto una concatenazione
di eventi che porti a un intervento
esterno. Quello che viene auspicato
ormai da larga parte dell’opinione
pubblica mondiale.
La ferocia della guerra civile sotto
gli occhi del mondo è ineguagliata ed
è solo paragonabile a quella della Bosnia di venti anni fa. È anche sempre
più logico domandarsi come sia possibile che uno stato siriano unitario
sopravviva dopo tanto sangue che
viene sparso, comunque vada a finire. Come è possibile immaginare che
gli “alawiti”, i quali stanno massacrando Aleppo, possano convivere in
futuro insieme agli altri? E le altre
minoranze che li hanno sostenuti
politicamente, compresi i cristiani?
Naturalmente non è ancor detto
che si stia aprendo il capitolo finale
della vicenda. La difesa del ministro
degli esteri russo Lavrov, secondo cui
si è trattato di un tragico errore di un
comando locale che non si ripeterà
più, mira proprio ad evitarlo. La Russia appare come un “potere freddo”,
interessato a mantenere ad ogni costo la sua influenza sulla Siria, indipendentemente da tutto. Una politica
puramente difensiva che dà l’impressione di una potenza in declino. La
stessa linea era stata mantenuta lo
scorso anno verso il regime di Gheddafi e, come sappiamo, alla fine non
ha pagato.
Il parlamento turco – sull’onda
dell’emozione e dell’orgoglio nazionale ferito – ha dato il via libera al
governo per eventuali azioni militari in territorio siriano. Arrivati a
questo punto la decisione non sorprende più di tanto. Accompagnata
comunque da dichiarazioni in cui
si afferma che l’esecutivo agirà di
concerto con la comunità internazionale.
SEGUE A PAGINA 4
ne. Procedura che viene difesa, invece, dal Nazareno, come precauzione contro il possibile inquinamento
del voto. I pontieri sono al lavoro,
Piero Fassino e Walter Veltroni in
testa. Ma le schermaglie non cessano: secondo Renzi «impedire il voto
a chi aveva scelto Berlusconi sarebbe un capolavoro di tafazzismo,
occhio alle truppe cammellate». Risponde duro Speranza: «Il sindaco
ha problemi con la trasparenza?».
P
erché i Radicali? È la domanda che vari dirigenti del Pd mi hanno fatto in questi giorni.
A cosa servono le primarie del centrosinistra? Ho
risposto. Queste primarie devono innanzitutto
ricostruire e ridefinire il centrosinistra italiano,
partendo dalla politica e dalle politiche ancor
prima che dalle candidature. SEGUE A PAGINA 7
N
el gennaio 1776, a ridosso di quella che
poi diverrà la rivoluzione costituzionale
americana con la Dichiarazione d’Indipendenza, un libretto più di altri contribuì a cogliere la
sostanza dell’epoca e a spingere i coloni a farsi
stato. Si tratta del Common Sense di Thomas
Paine.
SEGUE A PAGINA 7
L’
economia reale, che è fatta di persone, famiglie e imprese, si è presa una bella rivincita morale dopo gli anni del dominio dei “castelli di carta”. La manifattura, in particolare, sta
tornando ad avere il posto che merita nell’agenda di policy in tutti i principali paesi dell’Occidente.
SEGUE A PAGINA 7
PRESIDENZIALI, OBAMA IN DIFFICOLTÀ NEL PRIMO DUELLO TV
A Denver l’America
scopre l’altro candidato
ALESSANDRO CARRERA
Bene, Romney.
Ma fino a che punto?
GUIDO MOLTEDO
No, il dibattito no:
e noi ce lo sogniamo
FILIPPO SENSI
A PAGINA
❱❱ A QUATTRO ANNI DALLA MORTE ❰❰
ROBIN
Elia, il patriottismo costituzionale
Jogging
Il Sole-24Ore scrive che Formigoni tutti i giorni fa jogging con
auto blu al seguito. La notizia è
che ancora nessuno lo insegue.
5
FRANCESCO SAVERIO
GAROFANI
«C
’è il professore Elia». Leopoldo amava frequentare
la redazione. Veniva a scrivere i suoi
articoli. Rigorosamente a mano.
Spesso suggeriva un titolo, correggeva le bozze, con lo scrupolo del
professore, appunto. E poi si fermava a discutere di politica. Sono trascorsi quattro anni dalla sua scomparsa e il tempo non ha colmato il
vuoto, non ha diluito la nostalgia di
chi lo ha conosciuto e lo ha avuto
come prezioso punto di riferimento. Si sente, oggi, più che mai, la sua
mancanza. Servirebbero la sua sapienza giuridica, la sua intelligenza
di costituzionalista, la sua straordinaria competenza legislativa.
Di questi profili di Leopoldo
Elia, del resto, è stato detto e scritto molto in questi anni, da tanti
suoi colleghi e allievi del mondo
accademico. Vale per tutti l’espressione che Valerio Onida volle usare
ricordandolo, annoverandolo tra i
«padri costituenti» se non in senso
letterale, per ovvie ragioni anagrafiche, in senso più ampio, per il
suo continuo impegno dottrinario
per la difesa e l’attuazione della
Carta costituzionale.
Non è difficile immaginare cosa
avrebbe detto Leopoldo di fronte
alla progressiva decomposizione
del nostro sistema istituzionale,
allo svuotamento della nostra democrazia parlamentare, all’approssimazione imbarazzante e alle contraddizioni con cui si affrontano i
problemi relativi al ridisegno
dell’organizzazione statuale. Fino
ai tatticismi e alle furbizie che avvolgono le discussioni sulla legge
elettorale. Il tramonto inglorioso
della Seconda repubblica lo avrebbe
sorpreso forse nelle proporzioni del
suo fallimento, non certo nel suo
esito.
SEGUE A PAGINA 6
Attenti
al flop
MARIO
LAVIA
I
eri ci sarebbe voluto un bel
sussulto di ragionevolezza
sulle regole per le primarie. Ma
non è arrivato. C’è ancora la giornata di oggi per svelenire quel
clima pesantissimo che da qualche giorno si è addensato sul Pd
così da arrivare alla assemblea di
domani con la fondata speranza
che non ci si tiri le sedie.
Sarebbe un delitto. Perché il
meccanismo delle primarie, pur
con tutti i suoi difetti, si stava già
mostrando funzionale alla crescita dell’attenzione e dei consensi (virtuali) del Pd. Bersani,
che le primarie ha sempre voluto e difeso da critiche anche feroci provenienti dalla sua stessa
maggioranza, ha
capito da
Ci sono
che
ancora 24 ore tempo
un moviper svelenire
mento foril clima e non te nel vivo
della soscoraggiare la cietà può
partecipazione solo fare
del bene.
Per effetto della campagna renziana
sulla rottamazione, o meglio,
per l’aggressività con cui è stata
condotta, è chiaro che nel Pd c’è
chi sta vivendo questa storia come una resa dei conti. Politica e
personale. Cosa che spiega la
speculare aggressività di alcuni
dirigenti anti-Renzi.
Ma è lo stesso sconfortante
che esponenti di primo piano
che pure sostengono la candidatura del segretario in queste ore
lo mettano in guardia da possibili – e secondo noi necessarie
– revisioni delle regole di cui si
parla. Regole che possono scoraggiare la partecipazione al voto, come questa strana idea
dell’obbligo di pre-registrazione,
non si capisce poi dove. Bisogna
stare attenti.
Perché deve essere chiaro
che se si andasse, per esempio,
sotto la cifra delle ultime primarie (che poi erano solo del Pd) –
quelle di Bersani e Franceschini
del 2009: oltre 3 milioni di persone – sarebbe un flop. Un pessimo viatico per le “secondarie”.
Una sconfitta.
Ci sarebbe veramente da
preoccuparsi se il partito che si
candida a governare il paese non
recuperasse un minimo di razionalità politica, condizione per
portare ai gazebo, appunto, oltre
tre milioni di italiani e vincere la
sfida delle primarie, che è anche
sfida a se stessi.
Chiuso in redazione alle 20,30
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Non c`è pace sulle primarie spettro-rissa sull`assemblea