8 7 ATTACCHI ELETTORALI ALLA BCE L’ERA MONTEZEMOLO La Banca centrale europea bacchetta l’Italia che sfora il 3% nel rapporto deficit-Pil. Berlusconi pensa di commissariarla. Parigi e Berlino no 9 771722 205202 40611 ALVPLQGBcafcacA CSDEDKDPDF Ma quali poteri forti: secondo l’economista Vaciago il problema è il rapporto tra banche e industria V E N E R D Ì 11 G I U G N O 2004 Prima di tutto l’Europa UGO FERRUTA ccupazione; formazione professionale; educazione; inserimento e protezione sociale; innovazione tecnologica; ricerca; energia; tutela dei consumatori; concorrenza; sviluppo regionale; reti transeuropee; spazio di libertà, sicurezza e tutela giudiziaria e di polizia; agricoltura; ambiente; dialogo civile; dialogo interculturale; politica estera; pace e sicurezza. Sono alcune tra le importanti tematiche sulle quali l’orientamento e le scelte politiche delle istituzioni europee avranno nei prossimi cinque anni un’importanza decisiva. Nel settore dell’occupazione, ad esempio, in un quadro di pura cooperazione, nel quale ciascuno stato agisce libero da vincoli e impegni comuni, e ci si limita dunque al monitoraggio ed alla diffusione di buone pratiche, non deve stupire che si fissino obiettivi a dieci o quindici anni e che, constatata l’impossibilità di raggiungerli, a mezza via si prolunghi la scadenza di altri cinque. L’Europa sociale, come spesso ricordano i segretari delle tre confederazioni sindacali italiane, non va cioè solo auspicata e proclamata, ma anche dotata di procedure decisionali e di strumenti giuridici sopranazionali efficaci, come avvenne ad esempio per la creazione del mercato unico. Lo stesso dicasi per le grandi questioni della politica internazionale e per la sicurezza europea. La creazione di un ministro degli esteri europeo, il rafforzamento dell’identità di difesa e della struttura europea di comando e controllo, pur non risolvendo di un colpo il problema, rappresenterebbero passi in avanti giganteschi per la visibilità dell’Unione e l’assunzione di responsabilità sulla scena internazionale, ma restano oggi subordinate all’entrata in vigore di quella bozza di Costituzione europea che i capi di governo ridiscuteranno appena quattro giorni dopo le elezioni. Sul piano interno, il capitolo della democrazia partecipativa, con la iniziativa popolare per le leggi europee che è un’occasione forse irripetibile di cominciare a dare un contenuto attivo, di azione e non solo fruizione, alla cittadinanza europea. Passando dalle riforme alle scelte politiche ed alla linea da tenere, sul piano internazionale restano in piedi, solo per fare alcuni esempi, questioni come il protocollo di Kyoto, il Tribunale penale internazionale, la ripresa dei negoziati in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, il nuovo dialogo euromediterraneo. Se l’Europa vorrà poi accompagnare politiche di sviluppo regionale e di riconversione produttiva non solo nei nuovi paesi membri, ma anche in aree decisive della “vecchia Europa”, potrà farlo solo mantenendo un livello di bilancio adeguato, superando le resistenze dei paesi più ricchi. Ed anche qui si tratta di una scelta. Poco ci vuole a capire come un voto in senso europeista darebbe un impulso forte a tutti questi settori ed al processo di integrazione nel suo insieme. Oltre al fatto che il parlamento europeo dovrà sostanzialmente esprimere un voto di fiducia sulla Commissione, e che la designazione dei commissari ne sarà inevitabilmente condizionata, gli stessi governi nazionali che animano l’altra grande istituzione comunitaria, il Consiglio, non potranno restare indifferenti al vento che tirerà. SEGUE A PAGINA 8 O www.europaquotidiano.it I N F O R M A Z I O N 1 E A SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE, ART.2, COMMA20/B LEGGE 662/96 - ROMA N A L I S I A N N O II • N°118 • Quando appare in tv gli ascolti crollano, meglio far saltare l’ultimo spot hissà come sarà rimasto deluso Bruno Vespa quando lo staff del presidente del consiglio gli ha comunicato che Berlusconi non sarebbe andato a concludere nel suo salotto la campagna elettorale più difficile e più sofferta della sua ormai decennale carriera politica. Al suo posto il premier manda Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia. Ma soprattutto uomo di gomma. Scudo umano del presidente del consiglio. Tocca a lui metterci la faccia. Perché ormai è sempre più chiaro che Berlusconi ha capito: la sua popolarità è un ricordo appannato. Ora, ogni volta che compare, gli ascolti crollano. È la reazione della gente, delusa e arrabbiata. Anche quella che lo aveva “incoronato”. Il vento è cambiato. E adesso Berlusconi è costretto a fuggire. A nascondersi. Neanche lo studio del “conduttore” preferito lo garantisce. Neanche la pretesa, soddisfatta, di potersi scegliere l’interlocutore tra le fila dell’opposizione. Neanche la certezza di poter contare su una ospitalità certificata da mille precedenti. Come quando gli fu apparecchiata la messinscena della firma dello “storico” contratto, con tanto di scrivania presidenziale. Così, nelle ultime ore di questa campagna elettorale, il leader del centrodestra dà fondo a tutte le risorse. Cerca di spettacolarizzare la liberazione degli ostaggi, ma i “sondaggisti” lo deludono: l’effetto sull’elettorato, se ci sarà, sarà minimo. Forse spingerà alle urne qualche indeciso in più. Poca cosa. Ed è proprio l’astensionismo l’altro nemico di Berlusconi. Tanto da indurlo ad un’iniziativa sorprendente. Per non dire forzata. In queste ore i cellulari degli italiani sono invasi da sms che ricordano che sabato e domenica si vota. Firmati: presidenza del consiglio. Alla faccia della privacy. Dal punto di vista legale sembra che sia tutto a posto: il ministero dell’Interno ha inviato alla Autorità una comunicazione che, richiamando una norma del 2003, giustifica l’iniziativa dei “messaggini” evocando cause di oggettiva emergenza. È da vedere come la prenderanno i cittadini. Resta il segnale di una grande preoccupazione per l’esito di un voto che può pesare molto sul futuro del centrodestra. E del paese. Oggi ultima giornata di comizi. La Lista Prodi chiuderà a Napoli, con una grande manifestazione. ALLE PAGINE 5, 6 E 7 C DA DOMANI IL TORNEO IN PORTOGALLO Tra le Europee e gli Europei. Gli inglesi sono sbarcati al Rossio, a Lisbona. Partecipando così al già pesante astensionismo elettorale britannico. Domani parte il campionato di calcio: probabile che appassioni più del torneo politico di fine settimana. Da noi si grida «Forza Italia» solo da lunedì sera. (Reuters) Lino Iannuzzi rischia di nuovo di finire in carcere per diffamazione a mezzo stampa. Grazie anche ai suoi a storia si ripete. Il senatore di Forza Italia Lino Iannuzzi rischia di nuovo il carcere per diffamazione a mezzo stampa. Era già successo un anno e mezzo fa. Condannato a 2 anni e 5 mesi per cose scritte quando era direttore del Giornale di Napoli, dopo una battaglia giudiziaria ha chiesto le pene alternative, il Tribunale di Napoli non gliele ha concesse. Nulla ha potuto neppure un documento del Consiglio d’Europa, di cui Iannuzzi è membro, in cui si fa valere l’immunità. La Fnsi denuncia «un sistema perverso», il mondo politico è in sobbuglio. Anche il centrodestra, dove è tutto un L «CHI HA VINTO IN ITALIA E IN EUROPA» LUNEDÌ 14 GIUGNO SPECIALE ELEZIONI EDIZIONE STRAORDINARIA coro di «non ci posso credere». Ma se la storia si ripete, e se l’Italia è purtroppo ancora un paese in cui si può finire in galera per reati di opinione, lo si deve proprio a questa maggioranza, solerte quando si tratta di togliere le castagne dal fuoco al suo leader, molto più slow se così non è. La riforma della disciplina sulla diffamazione a mezzo stampa è ferma in commissione giustizia alla camera, dove a inizio legislatura viene presentato un testo che depenalizza. Ma nel maggio 2003 passa un emendamento a firma Ignazio Mormino – che della commis- sione è vicepresidente, ed è di Forza Italia –, che reintroduce il carcere. Succede il finimondo, il relatore Anedda (An) si dimette, arriva persino Bonaiuti in commissione a dire, a nome del governo, che a questo testo si deve rimettere mano. Da novembre c’è un nuovo relatore e un nuovo testo unificato che annulla le pene detentive. Ma tant’é. Ancora in Italia si va in galera per diffamazione. Iannuzzi, a Parigi per una riunione dell’Ueo, dice che questa volta si farà arrestare. Cossiga plaude e fa sapere che lo andrà a prendere a Fiumicino. Il senatore forzista deve ringraziare anche i suoi. 1,00 La realtà Oggi si chiude la campagna, Lista Prodi a Napoli. Non c’è l’effetto-ostaggi per il governo Berlusconi diserta da Vespa, ha scoperto che non piace più € che inchioda la destra ercano, come si suol dire, di rivoltare la frittata. Mandano il loro ambasciatore in televisione, a sostenere l’insostenibile, contando sull’eloquio di Ferrara, che mette passione e spudoratezza per dire che con il ritorno dell’Onu in Iraq ha vinto Bush (e con lui Berlusconi). Neanche alla Casa Bianca oserebbero tanto. Per non parlare della strisciante polemica sulla liberazione degli ostaggi. Rispettosi a parole, certo, di quell’unità che l’opposizione ha sottoscritto. Ma poi impegnati a strumentalizzare l’evento fino all’ultimo momento utile a “monetizzare” l’emozione popolare, sperando di tradurla in una boccata d’ossigeno elettorale. È la strategia della destra: depistare, fare confusione, gettare fumo negli occhi della pubblica opinione. Cambiare discorso. Non una parola sull’Europa, per la semplice ragione che loro all’Europa non credono. Non hanno mai creduto. Sono euroscettici, chi per convinzione di lunga data, chi per convenienza recente (neocons di complemento). Soprattutto, non una parola sui problemi degli italiani. Sui guasti prodotti da tre anni di governo. Sulle illusioni dissolte. Sulle promesse mancate. Su quel contratto con gli italiani che è divenuto carta straccia. Ogni volta che gli esponenti della maggioranza sono stati incalzati su questi temi concreti da quelli dell’opposizione, hanno rimediato una brutta figura. Le arroganti certezze di Tremonti, ad esempio, si sono sgretolate di fronte alla forza degli argomenti, dei numeri, dei dati: come è successo l’altra sera a Ballarò. Come succede ogni volta che la propaganda non riesce a nascondere la realtà. Accade sempre più spesso, e in modo clamoroso. Berlusconi ha dovuto ritirare i suoi manifesti elettorali, i “sei per tre” in cui dava i numeri. Le trasmissioni televisive cui ha partecipato hanno fatto registrare indici d’ascolto fallimentari. Fino alla fuga di ieri sera da Porta a porta, che dice più di mille discorsi. Anche chi lo ha votato comincia a voltargli le spalle. Agli imprenditori, che hanno cambiato strada, lancia un appello disperato: non mi lasciate solo. Il guaio vero, per Berlusconi, è che a lasciarlo solo, sabato e domenica, saranno gli italiani. (fsg) C Chiuso in redazione alle 20,30 Una ricerca indaga sugli effetti degli spot televisivi R O B I N In campagna elettorale col neurologo Enrico Un bel libretto dei deputati ds ELENA MAGGIONI LOS ANGELES om Freedman, uno stratega della campagna elettorale di Bill Clinton del 1996, ha un tarlo nella mente da anni. Per vincere le elezioni bisogna vincere la battaglia degli spot televisivi. Una quota consistente delle risorse economiche che si raccolgono in campagna elettorale finisce per finanziarli, ma non si riesce a verificarne l’efficacia. I focus group che vengono organizzati per testarli sono troppo generici. I partecipanti, di solito, danno le risposte sulla base delle aspettative dei sondaggisti. È necessario usa- T re strumenti scientifici più raffinati per essere sicuri che i messaggi elettorali arrivino a destinazione. Marco Iacoboni, è un neuroscienziato italiano, lavora da anni alla Ucla e si occupa del rapporto tra fisiologia del cervello e funzioni cognitive superiori. Dopo aver studiato per anni i rapporti tra percezioni visive ed emozioni, ritiene che le neuroscienze abbiano un bagaglio di conoscenze sufficientemente approfondito e che sia giunto il momento di metterlo a disposizione della società, di oltrepassare il confine della medicina e di esplorare altri ambiti di applicazione. Tom Freedman, assieme al fratello Joshua, professore di psichiatria alla Ucla, e a William Knapp consulente elettorale di Clinton e Gore, fondano una società di consulenza e finanziano una ricerca del professor Iacoboni sulla percezione delle immagini elettorali. Il titolo è soave Thinking about politics. «Il nostro obiettivo è indagare quali parti del cervello reagiscono agli stimoli visivi delle campagne elettorali e se si manifestano reazioni diverse in gruppi di elettori di partiti differenti» afferma il neuroscienziato italiano. Per condurre la sperimentazione è stato selezionato un campione di 22 soggetti, 11 democratici ed 11 repubblicani. SEGUE A PAGINA 2 ricorda un dato poco noto. Una notevole differenza rispetto ai tempi correnti. In sedici anni a Montecitorio, Enrico Berlinguer intervenne in aula solo ventidue volte, di cui diciannove da segretario del Pci. Ecco uno che quando parlava sicuramente veniva ascoltato.