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ATTACCHI ELETTORALI ALLA BCE
L’ERA MONTEZEMOLO
La Banca centrale europea bacchetta l’Italia che
sfora il 3% nel rapporto deficit-Pil. Berlusconi
pensa di commissariarla. Parigi e Berlino no
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Ma quali poteri forti: secondo
l’economista Vaciago il problema è
il rapporto tra banche e industria
V
E N E R D Ì
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G I U G N O
2004
Prima
di tutto
l’Europa
UGO
FERRUTA
ccupazione; formazione professionale; educazione; inserimento e protezione sociale; innovazione
tecnologica; ricerca; energia; tutela dei
consumatori; concorrenza; sviluppo
regionale; reti transeuropee; spazio di
libertà, sicurezza e tutela giudiziaria e
di polizia; agricoltura; ambiente; dialogo civile; dialogo interculturale; politica estera; pace e sicurezza. Sono alcune tra le importanti tematiche sulle quali l’orientamento e le scelte politiche delle istituzioni europee avranno nei prossimi cinque anni un’importanza decisiva.
Nel settore dell’occupazione, ad
esempio, in un quadro di pura cooperazione, nel quale ciascuno stato
agisce libero da vincoli e impegni comuni, e ci si limita dunque al monitoraggio ed alla diffusione di buone
pratiche, non deve stupire che si fissino obiettivi a dieci o quindici anni e
che, constatata l’impossibilità di raggiungerli, a mezza via si prolunghi la
scadenza di altri cinque. L’Europa sociale, come spesso ricordano i segretari delle tre confederazioni sindacali
italiane, non va cioè solo auspicata e
proclamata, ma anche dotata di procedure decisionali e di strumenti giuridici sopranazionali efficaci, come
avvenne ad esempio per la creazione
del mercato unico.
Lo stesso dicasi per le grandi questioni della politica internazionale e
per la sicurezza europea. La creazione di un ministro degli esteri europeo,
il rafforzamento dell’identità di difesa
e della struttura europea di comando
e controllo, pur non risolvendo di un
colpo il problema, rappresenterebbero passi in avanti giganteschi per la visibilità dell’Unione e l’assunzione di responsabilità sulla scena internazionale, ma restano oggi subordinate all’entrata in vigore di quella bozza di Costituzione europea che i capi di governo ridiscuteranno appena quattro
giorni dopo le elezioni. Sul piano interno, il capitolo della democrazia partecipativa, con la iniziativa popolare per
le leggi europee che è un’occasione forse irripetibile di cominciare a dare un
contenuto attivo, di azione e non solo
fruizione, alla cittadinanza europea.
Passando dalle riforme alle scelte
politiche ed alla linea da tenere, sul piano internazionale restano in piedi, solo per fare alcuni esempi, questioni come il protocollo di Kyoto, il Tribunale
penale internazionale, la ripresa dei
negoziati in seno all’Organizzazione
mondiale del commercio, il nuovo
dialogo euromediterraneo. Se l’Europa vorrà poi accompagnare politiche
di sviluppo regionale e di riconversione produttiva non solo nei nuovi
paesi membri, ma anche in aree decisive della “vecchia Europa”, potrà
farlo solo mantenendo un livello di bilancio adeguato, superando le resistenze dei paesi più ricchi. Ed anche
qui si tratta di una scelta.
Poco ci vuole a capire come un voto in senso europeista darebbe un impulso forte a tutti questi settori ed al
processo di integrazione nel suo insieme. Oltre al fatto che il parlamento europeo dovrà sostanzialmente
esprimere un voto di fiducia sulla
Commissione, e che la designazione
dei commissari ne sarà inevitabilmente condizionata, gli stessi governi nazionali che animano l’altra grande istituzione comunitaria, il Consiglio, non potranno restare indifferenti al vento che tirerà. SEGUE A PAGINA 8
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www.europaquotidiano.it
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N F O R M A Z I O N
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SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE,
ART.2, COMMA20/B
LEGGE 662/96 - ROMA
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II • N°118 •
Quando appare in tv gli ascolti crollano, meglio far saltare l’ultimo spot
hissà come sarà rimasto deluso Bruno Vespa quando lo staff del presidente del consiglio gli ha comunicato che Berlusconi non sarebbe andato a concludere nel suo salotto la campagna elettorale più difficile e più sofferta della sua ormai decennale carriera
politica. Al suo posto il premier manda Sandro Bondi,
coordinatore di Forza Italia. Ma soprattutto uomo di
gomma. Scudo umano del presidente del consiglio. Tocca a lui metterci la faccia. Perché ormai è sempre più
chiaro che Berlusconi ha capito: la sua popolarità è un
ricordo appannato. Ora, ogni volta che compare, gli
ascolti crollano. È la reazione della gente, delusa e arrabbiata. Anche quella che lo aveva “incoronato”. Il vento è cambiato. E adesso Berlusconi è costretto a fuggire. A nascondersi. Neanche lo studio del “conduttore”
preferito lo garantisce. Neanche la pretesa, soddisfatta, di potersi scegliere l’interlocutore tra le fila dell’opposizione. Neanche la certezza di poter contare su una
ospitalità certificata da mille precedenti. Come quando gli fu apparecchiata la messinscena della firma dello “storico” contratto, con tanto di scrivania presidenziale. Così, nelle ultime ore di questa campagna elettorale, il leader del centrodestra dà fondo a tutte le risorse. Cerca di spettacolarizzare la liberazione degli
ostaggi, ma i “sondaggisti” lo deludono: l’effetto sull’elettorato, se ci sarà, sarà minimo. Forse spingerà alle
urne qualche indeciso in più. Poca cosa. Ed è proprio
l’astensionismo l’altro nemico di Berlusconi. Tanto da
indurlo ad un’iniziativa sorprendente. Per non dire forzata. In queste ore i cellulari degli italiani sono invasi
da sms che ricordano che sabato e domenica si vota. Firmati: presidenza del consiglio. Alla faccia della privacy.
Dal punto di vista legale sembra che sia tutto a posto:
il ministero dell’Interno ha inviato alla Autorità una comunicazione che, richiamando una norma del 2003,
giustifica l’iniziativa dei “messaggini” evocando cause
di oggettiva emergenza. È da vedere come la prenderanno i cittadini. Resta il segnale di una grande preoccupazione per l’esito di un voto che può pesare molto
sul futuro del centrodestra. E del paese. Oggi ultima giornata di comizi. La Lista Prodi chiuderà a Napoli, con
una grande manifestazione.
ALLE PAGINE 5, 6 E 7
C
DA DOMANI IL TORNEO IN PORTOGALLO
Tra le Europee e gli Europei. Gli inglesi sono sbarcati al Rossio, a Lisbona. Partecipando così al già pesante astensionismo elettorale britannico. Domani parte il campionato di calcio: probabile che appassioni più del torneo politico di fine settimana. Da noi si grida «Forza Italia» solo da lunedì sera. (Reuters)
Lino Iannuzzi rischia di nuovo di finire in carcere
per diffamazione a mezzo stampa. Grazie anche ai suoi
a storia si ripete. Il senatore di Forza Italia Lino Iannuzzi rischia di nuovo il carcere per diffamazione
a mezzo stampa. Era già successo un anno e mezzo fa.
Condannato a 2 anni e 5 mesi per cose scritte quando
era direttore del Giornale di Napoli, dopo una battaglia
giudiziaria ha chiesto le pene alternative, il Tribunale
di Napoli non gliele ha concesse. Nulla ha potuto neppure un documento del Consiglio d’Europa, di cui Iannuzzi è membro, in cui si fa valere l’immunità. La Fnsi denuncia «un sistema perverso», il mondo politico
è in sobbuglio. Anche il centrodestra, dove è tutto un
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«CHI HA VINTO
IN ITALIA
E IN EUROPA»
LUNEDÌ
14 GIUGNO
SPECIALE ELEZIONI
EDIZIONE
STRAORDINARIA
coro di «non ci posso credere». Ma se la storia si ripete, e se l’Italia è purtroppo ancora un paese in cui si può
finire in galera per reati di opinione, lo si deve proprio
a questa maggioranza, solerte quando si tratta di togliere
le castagne dal fuoco al suo leader, molto più slow se così non è.
La riforma della disciplina sulla diffamazione a mezzo stampa è ferma in commissione giustizia alla camera,
dove a inizio legislatura viene presentato un testo che
depenalizza. Ma nel maggio 2003 passa un emendamento a firma Ignazio Mormino – che della commis-
sione è vicepresidente, ed è di Forza Italia –, che reintroduce il carcere. Succede il finimondo, il relatore Anedda (An) si dimette, arriva persino Bonaiuti in commissione a dire, a nome del governo, che a questo testo si deve rimettere mano. Da novembre c’è un nuovo relatore e un nuovo testo unificato che annulla le pene detentive. Ma tant’é. Ancora in Italia si va in galera
per diffamazione. Iannuzzi, a Parigi per una riunione
dell’Ueo, dice che questa volta si farà arrestare. Cossiga plaude e fa sapere che lo andrà a prendere a Fiumicino. Il senatore forzista deve ringraziare anche i suoi.
1,00
La realtà
Oggi si chiude la campagna, Lista Prodi a Napoli. Non c’è l’effetto-ostaggi per il governo
Berlusconi diserta da Vespa,
ha scoperto che non piace più
€
che inchioda
la destra
ercano, come si suol dire, di rivoltare la frittata. Mandano il loro ambasciatore in televisione, a sostenere l’insostenibile, contando sull’eloquio di Ferrara, che mette passione e spudoratezza per dire che con
il ritorno dell’Onu in Iraq ha vinto Bush (e con lui Berlusconi). Neanche alla Casa Bianca oserebbero tanto.
Per non parlare della strisciante
polemica sulla liberazione degli ostaggi. Rispettosi a parole, certo, di quell’unità che l’opposizione ha sottoscritto. Ma poi impegnati a strumentalizzare l’evento fino all’ultimo momento utile a “monetizzare” l’emozione popolare, sperando di tradurla
in una boccata d’ossigeno elettorale.
È la strategia della destra: depistare,
fare confusione, gettare fumo negli
occhi della pubblica opinione. Cambiare discorso.
Non una parola sull’Europa, per la
semplice ragione che loro all’Europa
non credono. Non hanno mai creduto. Sono euroscettici, chi per convinzione di lunga data, chi per convenienza recente (neocons di complemento).
Soprattutto, non una parola sui
problemi degli italiani. Sui guasti prodotti da tre anni di governo. Sulle illusioni dissolte. Sulle promesse mancate. Su quel contratto con gli italiani che è divenuto carta straccia.
Ogni volta che gli esponenti della maggioranza sono stati incalzati su
questi temi concreti da quelli dell’opposizione, hanno rimediato una
brutta figura. Le arroganti certezze di
Tremonti, ad esempio, si sono sgretolate di fronte alla forza degli argomenti, dei numeri, dei dati: come è
successo l’altra sera a Ballarò. Come
succede ogni volta che la propaganda
non riesce a nascondere la realtà.
Accade sempre più spesso, e in
modo clamoroso. Berlusconi ha dovuto ritirare i suoi manifesti elettorali, i “sei per tre” in cui dava i numeri.
Le trasmissioni televisive cui ha partecipato hanno fatto registrare indici
d’ascolto fallimentari. Fino alla fuga
di ieri sera da Porta a porta, che dice
più di mille discorsi.
Anche chi lo ha votato comincia
a voltargli le spalle. Agli imprenditori, che hanno cambiato strada, lancia
un appello disperato: non mi lasciate solo. Il guaio vero, per Berlusconi,
è che a lasciarlo solo, sabato e domenica, saranno gli italiani.
(fsg)
C
Chiuso in redazione alle 20,30
Una ricerca indaga sugli effetti degli spot televisivi
R O B I N
In campagna elettorale col neurologo
Enrico
Un bel libretto dei deputati ds
ELENA MAGGIONI
LOS ANGELES
om Freedman, uno stratega
della campagna elettorale di
Bill Clinton del 1996, ha un tarlo
nella mente da anni. Per vincere
le elezioni bisogna vincere la battaglia degli spot televisivi. Una
quota consistente delle risorse
economiche che si raccolgono in
campagna elettorale finisce per
finanziarli, ma non si riesce a verificarne l’efficacia. I focus group
che vengono organizzati per testarli sono troppo generici. I partecipanti, di solito, danno le risposte sulla base delle aspettative
dei sondaggisti. È necessario usa-
T
re strumenti scientifici più raffinati per essere sicuri che i messaggi elettorali arrivino a destinazione.
Marco Iacoboni, è un neuroscienziato italiano, lavora da anni
alla Ucla e si occupa del rapporto
tra fisiologia del cervello e funzioni
cognitive superiori. Dopo aver studiato per anni i rapporti tra percezioni visive ed emozioni, ritiene che le neuroscienze abbiano un
bagaglio di conoscenze sufficientemente approfondito e che sia
giunto il momento di metterlo a
disposizione della società, di oltrepassare il confine della medicina e di esplorare altri ambiti di
applicazione.
Tom Freedman, assieme al
fratello Joshua, professore di psichiatria alla Ucla, e a William
Knapp consulente elettorale di
Clinton e Gore, fondano una società di consulenza e finanziano
una ricerca del professor Iacoboni sulla percezione delle immagini elettorali. Il titolo è soave
Thinking about politics.
«Il nostro obiettivo è indagare
quali parti del cervello reagiscono
agli stimoli visivi delle campagne
elettorali e se si manifestano reazioni diverse in gruppi di elettori
di partiti differenti» afferma il
neuroscienziato italiano. Per condurre la sperimentazione è stato
selezionato un campione di 22
soggetti, 11 democratici ed 11 repubblicani.
SEGUE A PAGINA 2
ricorda un dato poco noto.
Una notevole differenza rispetto ai tempi correnti. In sedici anni a Montecitorio, Enrico Berlinguer intervenne in
aula solo ventidue volte, di
cui diciannove da segretario
del Pci. Ecco uno che quando
parlava sicuramente veniva
ascoltato.
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Berlusconi diserta da Vespa, ha scoperto che non piace più