Vita della Chiesa Sabato, 28 gennaio 2012 11 Gli oratori? Una risorsa irrinunciabile! M artedì 31 gennaio ricorre la festa liturgica di san Giovanni Bosco, considerato per antonomasia, accanto a san Filippo Neri, il “padre” dell’oratorio e delle moltissime attività educative che in esso si svolgono. In Italia si contano oltre 6mila oratori; secondo una recente ricerca sono almeno 1 milione e mezzo i giovani coinvolti e ben più di 200mila gli operatori che si occupano, a vario titolo, dell’animazione (catechisti, animatori, allenatori). La Lombardia, insieme a Lazio, Calabria e Abruzzo, è una delle regioni che hanno approvato, tra le prime in Italia, una legge ad hoc per il riconoscimento della funzione sociale degli oratori. Nella nostra diocesi ce sono circa 250 e l’Ufficio pastorale dei Giovani ha da poco messo a punto un “Vademecum” che, oltre a essere disponibile sul sito www.cgdcomo. org, sabato 4 febbraio sarà allegato al nostro Settimanale. «Le pagine ● Il santo piemontese che hai fra mano – scrive il Vescovo Diego nell’introduzione – sono frutto ancora oggi ha tratti di del generoso lavoro di alcune persone modernità e di attualità (giovani laici, consacrati, preti) che hanno a cuore il servizio educativo e hanno cercato di confrontarsi fra loro con il desiderio di rilanciare la presenza e la vitalità degli oratori nella nostra Diocesi». Il “Vademecum” «non è un approfondimento dotto sull’oratorio, né un compendio di tutto ciò che ruota attorno agli oratori… La visita pastorale che sto vivendo fa crescere in me la convinzione che è necessario, persino urgente, riflettere sulla qualità molte opere buone; vi ama perché siete dell’educazione alla fede messa in in un’età semplice, umile, innocente, ed campo dalle nostre comunità cristiane. in generale non ancora divenuta preda Gli spunti qui raccolti – osserva ancora infelice del nemico infernale. Simili monsignor Coletti – favoriscono questo segni di speciale benevolenza diede il lavoro e sono una valida base per la medesimo Salvatore pei fanciulli. Dice stesura di un progetto d’oratorio che egli che tutti i benefici fatti a’ fanciulli si possa accompagnare le scelte che considerano fatti a lui medesimo”. oggi siamo chiamati a compiere con coraggio e franchezza evangelica». “Alzate gli occhi” è una componente «L’intera vita ecclesiale – affermano della santità giovanile. Alzare gli occhi i vescovi nel documento “Educare dalla terra, dal pallone, dal computer, alla vita buona del Vangelo” – ha una dal telefonino, dalla Tv ecc. per guardare forte valenza educativa. La comunità in alto, pensare a Dio che splende nella cristiana, a partire dalle parrocchie, natura e parla di cose grandi al nostro deve stare accanto ai genitori per cuore. Pagina semplice nello stile, per offrire loro con disponibilità e farsi capire dai ragazzi ma profonda competenza proposte educative nella sua essenzialità spirituale. Se la valide». Il vademecum prende le mosse rileggiamo come testo di pedagogia, da una domanda fondamentale: troviamo le linee portanti dell’educare: “L’esperienza educativa ti appassiona?”. il desiderio dei ragazzi e di ciascuno Da qui nasce il percorso che prende in di noi (essere felici), e il metodo per considerazione tutti gli aspetti della vita raggiungere quanto sperato (alzare gli dell’oratorio, dall’accompagnamento occhi). L’analisi, così presentata, può nella crescita umana e spirituale alla risultare fredda, ma traspare vivo l’animo capacità di progettare. «Vorremmo – e l’insegnamento di don Bosco: l’amore spiega il responsabile diocesano di ha origine da Dio e si irradia sulle Pastorale giovanile don Emanuele persone. È il clima nel quale nasce e si Corti – che gli oratori, a partire dalle sviluppa la relazione educativa: l’amore provocazioni e dalle riflessioni del reciproco. La festa di don Bosco ci vademecum raccontassero, attraverso ricorda la perenne bellezza dell’educare le pagine del Settimanale le proprie insieme alla fatica che l’accompagna. Il esperienze educative». Ricordiamo, compito è grande ma non siamo da soli. inoltre, che il prossimo 6-9 settembre Brescia ospiterà il primo “Happening a cura di degli Oratori” «un appuntamento – don FRANCO RUSTIGHINI conclude don Emanuele – al quale ci prepareremo con impegno». (E.L.) L’Ufficio diocesano pastorale dei giovani ha messo a punto un utile «Vademecum» ● In occasione della festa di san Giovanni Bosco iniziamo un percorso ● La provocazione è il documento della Cei dedicato all’educare «Voglio che siate felici nel tempo e nell’eternità» D on Bosco, ha preparato un manuale di preghiera per i suoi ragazzi dal titolo “Il giovane provveduto” e in esso esprime la sua concezione di spiritualità del giovane cristiano. Inizia con le parole che riportiamo qui di seguito. “Io voglio insegnarvi un metodo di vita cristiana che vi possa nel tempo stesso rendere allegri e contenti, additandovi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri, talché voi possiate dire col santo profeta Davide: «Serviamo il Signore in santa letizia». Tale appunto è lo scopo di questo libretto, servire il Signore e stare allegri. (...). Miei cari, io vi amo di tutto il cuore, e basta che siate giovani perché io vi ami assai, e vi posso assicurare che voi potete trovare molti libri propostivi da persone di gran lunga più virtuose e più dotte di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ami in Gesù Cristo, e che più desideri la vostra vera felicità. Il Signore pertanto sia sempre con voi e faccia sì che praticando questi pochi suggerimenti possiate giungere alla salvezza dell’anima vostra, e così accrescere la gloria d’Iddio, unico scopo di questo libretto. Vivete felici, e il santo timor di Dio sia la vostra ricchezza in tutto il corso della vita. Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte cose che un tempo non esistevano. Dio con la sua onnipotenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore. Questo Dio che sempre fu e sempre durerà, dopo di aver creato tutte le cose che nel cielo e sulla terra si contengono, diede esistenza all’uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni di Dio. L’uomo è distinto fra tutti gli altri animali specialmente perché è fornito di un’anima, la quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest’anima, essendo un puro spirito, non può morire col corpo, ma quando esso sarà portato al sepolcro, andrà cominciare un’altra vita… Badate, o miei figliuoli, che voi siete creati tutti pel Paradiso, e Iddio qual padre amoroso prova grande dispiacere quando è costretto a mandare qualcheduno all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi ama e desidera che voi facciate buone opere per rendervi poi partecipi di quella grande felicità che a tutti tiene preparata, in eterno in Paradiso. I giovanetti sono grandemente amati da Dio(...) Quantunque egli ami tutti gli uomini, come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione ai giovanetti... Voi siete la delizia e l’amore di quel Dio che vi creò. Egli vi ama perché siete ancora in tempo a fare Dopo l’incontro del 17 gennaio. Il dialogo è sempre molto stimolante e ricco di novità. Riflessioni sul confronto fra cristiani ed ebrei T re osservazioni previe per parlare della giornata per il dialogo ebraico cristiano del 17 gennaio. Parlare di dialogo significa tenere presenti almeno quattro dimensioni dello stesso: quello della vita quotidiana; dell’azione possibile comune in difesa o per (esempio) la pace; ancora, del dialogo teologico tra “specialisti” e non; nell’esperienza religiosa; con protagonisti diversi (persone, istituzioni, ecc.), con ambiti e spazi temporali occasionali o continui, a seconda del contesto in cui ci si trova ad essere e operare. Parlare di “cristiano” e “ebraico” vuol dire accettare di “trattare” realtà complesse, non univoche; penso alle diverse confessioni cristiane o alle componenti dell’ebraismo moderno; alla storia intercorsa, alle dimensioni culturali ecc., agli atteggiamenti interiori: dalla fiducia alla contrarietà! Infine nel contingente, sono anni che, a Milano, seguo gli appuntamenti per questa giornata (anche un incontro nella sinagoga di via Guastalla), ma quest’anno ho scelto la diocesi sia per i difficili orari di Milano sia per la “prima volta” a Como! L’appuntamento del 17 gennaio era fissato per le ore 21.00 al Centro Cardinal Ferrari con l’intervento del pastore valdese Gioacchino Pistone di Milano, quale esperto del dialogo ebraico - cristiano. Non ha tradito le attese, perché pur non parlando del tema previsto per la Giornata tra Chiesa cattolica italiana e mondo ebraico ovvero la “quinta/sesta” Parola “non ammazzare”(vedi numero del settimanale precedente) ha saputo ripercorrere simpaticamente il cammino dialogico di questi anni. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale dove si affacciano sulla scena la Shoah e la nascita dello Stato d’Israele, provocando domande serie e profonde, una “Teshuvà”! La cancellazione della dizione “perfidi ebrei” del 1959 da parte di Papa Giovanni XXIII, il contributo al riguardo di studiosi, di varia estrazione, i documenti ufficiali delle comunità protestanti e della Chiesa cattolica, in particolare quello conciliare “Nostra Aetate” nel 28 ottobre 1965 sul rapporto con le altre religioni: pur nei suoi limiti un vero punto di partenza per gli anni successivi. Al riguardo, per la parte cattolica, il cardinale Ka- sper con il volumetto “Quando i cristiani vanno incontro agli ebrei nella terra di santità” da una buona documentazione al riguardo fino ai nostri giorni. L’intervento del pastore valdese ha evidenziato – accanto alla storia – tre dimensioni riscoperte (o da riscoprire): • l’ebraicità di Gesù: talora ci si sofferma troppa sulla sua divinità a scapito della sua umanità (un monofisismo di fatto, così provocatoriamente Pistone); • il patrimonio comune e il “distacco” delle comunità di origine dall’ebraismo; • i comandamenti non come “legge” ma come via alla santità: “Sarete santi come Io sono Santo”. Tenendo presente, ancora provocando ha detto il pastore che “l’ebreo sta in piedi da solo, il cristiano senza il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe è in affanno” spiegandone poi invero il senso. A conclusione un invito del pastore Pistone a proseguire l’iniziativa con personaggi di Milano (o altre località) visto che a Como sinagoghe non ce ne sono! Roberto Righi