Il tuo bimbo ha una malformazione polmonare? E m bi i co n n ION Ba la A SS O CIA Z CCAM Malformazione Adenomatoide Cistica Congenita Sequestro polmonare Enfisema lobare congenito Cisti broncogena Storie di bambini rari ma speciali. Testimonianze di mamme coraggiose. Un percorso difficile e doloroso ma pieno di speranza. Cara mamma, questo libretto raccoglie le testimonianze di altre mamme come te, che hanno avuto bambini affetti dalla CCAM o da sequestro polmonare. Qui troverai anche informazioni di carattere medico che ti spiegheranno meglio che cos’è una malformazione polmonare. Contattaci!!! La Malformazione Adenomatoide cistica Congenita è davvero rara e colpisce circa un bambino su 35.000. Il sequestro polmonare o BPS, colpisce un bambino su 100.000. Se abiti in una piccola cittadina, probabilmente tu e il tuo bambino sarete la prima “CCAM” che il vostro ginecologo abbia mai visto... ma non scoraggiarti non sei sola! In inglese: mums of CCAM babies La CCAM di solito si scopre alla 20° settimana, durante l’ecografia morfologica. Se abiti in un piccolo centro sicuramente sarai indirizzata ad un ospedale di secondo o terzo livello, dove si occupano di malformazioni fetali. L’iter è lungo e impegnativo ma tante altre mamme ce l’hanno fatta, sono riuscite ad affrontare tutto per il bene del loro bambino! Nella maggior parte dei casi, bisogna fare parecchie ecografie di controllo e magari anche la risonanza magnetica. La nascita però di solito avviene con parto naturale. Dopo la nascita il bambino probabilmente verrà tenuto in osservazione in terapia intensiva neonatale e poi mandato a casa in attesa dell’operazione. Infatti, a quasi tutte le mamme viene consigliata l’operazione. Il tuo medico ti indirizzerà verso la scelta giusta per salvaguardare la salute del tuo bambino. Nove mesi sono bellissimi e magici, ma quando viene diagnosticata una malformazione al bambino o bambina che abbiamo nella pancia, diventano improvvisamente lunghissimi... in questo libretto troverai informazioni su gruppi di mamme che saranno pronte ad aiutarti e sostenerti durante questo difficile cammino. Confrontarsi con altre persone che hanno lo stesso problema fa davvero bene e aiuta a superare tante difficoltà. Non sei sola, lì fuori ci sono tante mamme come te che vivono le stesse ansie e paure. 2 Cara mamma Ci trovi su Facebook: In Italiano: Genitori con bimbi affetti: Malf. Adenomatoide cistica/Sequestro polmonare Per altre info puoi visitare il sito dell’associazione: www.bambiniconlaccam.it scrivere una mail a: [email protected] Ed ora alcune informazioni mediche che ti aiuteranno a capire cosa sta accadendo al tuo bambino. Si ringraziano sentitamente per la consulenza i dottori dell’ospedale IRCCS Burlo Garofolo di Trieste: Dott.ssa Federica Pederiva Dott. Schleef Jurgen dip. Chirurgia Pediatrica Dott.ssa D’Ottavio Giuseppina dip. Ostetricia e Ginecologia Dott.ssa Zennaro Floriana dip. Radiologia Dott. Demarini Sergio Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Dott.ssa Dell’Oste Clara dip. Anestesia e Rianimazione LE MALFORMAZIONI POLMONARI CONGENITE Le malformazioni polmonari sono anomalie generalmente diagnosticate in epoca prenatale tra la diciottesima e la ventesima settimana di gestazione che, nella maggior parte dei casi, non compromettono il normale sviluppo del feto e non determinano problemi respiratori alla nascita. Non ne sono state definite le cause, né sono noti fattori predisponenti. Le anomalie cromosomiche associate sembrano essere molto rare, inferiori all’1%. Le malformazioni polmonari congenite sono classicamente suddivise in: CCAM o CPAM: (malformazione adenomatoide cistica congenita del polmone): si tratta di una massa cistica o solida di tessuto polmonare che è il risultato di un arresto di maturazione dei bronchioli terminali che proliferano in maniera anomala e della soppressione dello sviluppo degli alveoli. Generalmente interessa un lobo polmonare. Le CCAM vengono classificate in microcistiche o macrocistiche sulla base dell’aspetto all’ecografia prenatale, secondo la classificazione di Adzick, oppure in: – tipo I (cisti tra 1 e 10 cm) – tipo II (cisti tra 0,5 e 1,5 cm) – tipo III (solido), secondo la classificazione anatomo-patologica di Stocker. SEQUESTRO POLMONARE: si tratta di una massa di tessuto polmonare non funzionante che non comunica con l’albero tracheobronchiale e che riceve la vascolarizzazione da un vaso anomalo, generalmente proveniente dall’aorta toracica o addominale. Sulla base della sua localizzazione è possibile distinguere una forma di: – sequestro intralobare localizzato in un lobo polmonare; – sequestro extralobare intratoracico situato al di fuori della pleura polmonare; – sequestro extralobare extratoracico e che si può trovare anche al di fuori del torace, nell’addome, rivestito di una propria pleura. ENFISEMA LOBARE CONGENITO: si tratta dell’iperespansione di un lobo polmonare anatomicamente normale. Può essere causato da una situazione di broncomalacia, ossia dall’assenza o dal difetto strutturale della cartilagine di supporto del bronco lobare affetto; oppure da una causa ostruttiva endobronchiale o, infine, dalla compressione estrinseca di un vaso anomalo. CISTI BRONCOGENA: si tratta di una cisti dotata di una parete simile a quella bronchiale. Può essere: - intrapolmonare: è contenuta nel polmone, comunica con le vie aeree - mediastinica: si localizza nel mediastino e non comunica con l’albero bronchiale. Esistono sempre maggiori descrizioni di casi in cui le malformazioni polmonari non sono “pure”, ma variamente combinate tra loro. PERIODO PRENATALE La diagnosi prenatale può essere fatta nel secondo trimestre di gravidanza. Non è indicata l’esecuzione del cariotipo e dell’ecocardiografia fetale, in assenza di altre anomalie all’ecografia. Non vi è indicazione al parto cesareo. Il decorso prenatale è variabile: se la malformazione si mantiene di dimensioni costanti mentre il feto cresce, verosimilmente il neonato sarà del tutto asintomatico o presenterà una lieve difficoltà respiratoria; il neonato sarà asintomatico anche nel caso in cui la malformazione regredisca in utero fino a scomparire completamente all’ecografia. In alcuni rari casi la malformazione cresce assieme al feto causando compressione del cuore e dei grossi vasi con conseguente idrope e sofferenza fetale e compressione dell’esofago con conseguente polidramnios per la mancata deglutizione del liquido amniotico da parte del feto. In questi casi alla nascita il bambino avrà difficoltà respiratoria che imporrà il ricorso all’intervento chirurgico urgente. La prognosi in questi casi è gravata da un’elevata mortalità. RMN PRENATALE L’esame RM fetale non permette di identificare il 100% delle malformazioni né di formulare una diagnosi precisa, ma può fornire un utile contributo alla diagnostica ecografica, in particolare per quanto riguarda la tipizzazione dei tessuti. La RMN consente di acquisire immagini che saranno esaminate dal medico radiologo in un tempo successivo all’esame e i cui risultati saranno comunicati dopo uno studio completo del caso. Non sono noti effetti dannosi sul feto umano per esposizione all’esame di Risonanza Magnetica in modo sporadico e per alcune decine di minuti Le malformazioni polmonari congenite 3 (dalle Linee Guida per la sicurezza in RM dell’ACR: “Nessuna attenzione particolare è raccomandata nel primo trimestre rispetto agli altri trimestri di gravidanza”, AJR:188, 1-27, 2007). Sino ad ora presso il nostro Istituto sono state eseguiti più di 150 esami RM fetali. PERIODO NEONATALE Se il bambino è asintomatico, come avviene nella maggior parte dei casi, alla nascita verrà trasportato al Nido. Se, invece, presenta difficoltà respiratoria, verrà portato in Neonatologia e riceverà assistenza ventilatoria. In quest’ultimo caso l’intervento verrà programmato nell’immediato. Nel caso dell’enfisema lobare il bambino alla nascita non presenta immediatamente difficoltà respiratoria, ma sviluppa in seguito i sintomi a causa del progressivo intrappolamento di aria nel lobo polmonare interessato. Alcuni bambini non manifestano sintomi fino ai 4-6 mesi. Nel caso di bambino asintomatico, anche quando la malformazione non era più visibile nell’ultimo periodo della gravidanza, verrà programmata una TAC del torace con mezzo di contrasto ai 3 mesi di vita. Per eseguire la TAC il bambino verrà sedato, ossia verrà fatto dormire grazie alla somministrazione di farmaci per via endovenosa. TERAPIA Quando il bambino ha 4-6 mesi si esegue una lobectomia polmonare, ossia si asporta il lobo polmonare interessato dalla malformazione, per via toracoscopica o toracotomica. L’intervento si conclude con il posizionamento di un drenaggio toracico che rimarrà in sede per 2-3 giorni. Prima di procedere alla rimozione del drenaggio, verrà somministrato al bambino un farmaco sedativo per via intranasale che permetterà di eseguire la procedura senza che si spaventi e che cancellerà nel piccolo ogni ricordo della procedura. Nella Chirurgia Pediatrica di Trieste abbiamo un’esperienza di cinque anni di interventi per via toracoscopica, che sono realizzabili nel 90% dei casi. Si eseguono tre piccole incisioni di lunghezza inferiore al centimetro attraverso cui si introducono l’ottica e gli strumenti chirurgici. Dopo aver eseguito la lobectomia, il tessuto polmonare asportato viene fatto uscire dal torace attraverso una delle cicatrici chirurgiche che viene ampliata. Il materiale asportato viene sottoposto 4 Le malformazioni polmonari congenite ad esame istologico per la conferma diagnostica. Il vantaggio della toracoscopia rispetto alla toracotomia è rappresentato da una riduzione del dolore postoperatorio, da una degenza più breve e dall’abolizione delle alterazioni della postura che può presentare il bambino con la crescita a causa della cicatrice del taglio toracotomico. I punti di sutura che vengono applicati sono riassorbibili e non necessitano pertanto di rimozione. Sulla cute si applica la colla che crea un film impermeabile. In questo modo non è necessario applicare cerotti e nemmeno eseguire medicazioni e il bambino può essere lavato. È necessario eseguire l’intervento, a parte il caso dell’enfisema lobare, anche quando il bambino è asintomatico perché nella storia naturale di queste malformazioni vi è la tendenza a sviluppare infezione, e quindi un quadro di polmoniti recidivanti, o ci può essere un pneumotorace. È inoltre descritta la possibilità di trasformazione maligna. Non esiste al momento attuale una dimostrazione certa della relazione tra malformazioni polmonari congenite e neoplasie polmonari, ma vi sono casi descritti in cui una neoplasia polmonare è stata riscontrata in associazione ad una misconosciuta e non trattata malformazione polmonare congenita. Per questo motivo si raccomanda l’esecuzione precoce dell’intervento. ANESTESIA E ANALGESIA Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte sviluppo delle tecniche di anestesia loco-regionale e della terapia del dolore con l’introduzione di nuovi metodi farmacologici e non farmacologici che, insieme ad una serie di interventi psicologici, permettono di diminuire efficacemente e in tutta sicurezza il dolore e l’ansia del bambino. Nuovi farmaci, dotati di minore tossicità, e nuovi dispositivi permettono di eseguire in sicurezza interventi di chirurgia maggiore, come quella toracica, anche nel neonato e nel bambino, assicurando un rapido recupero delle funzioni vitali ed un ottimale controllo del dolore postoperatorio. Più dettagliatamente, il piccolo paziente, prima di essere sottoposto ad un intervento chirurgico importante, deve eseguire una visita anestesiologica ed alcuni esami ematochimici di controllo. Il giorno dell’intervento, a digiuno, entrerà in sala operatoria accompagnato da un genitore che gli rimarrà accanto fino all’induzione dell’anestesia generale. Ai bambini di età superiore ad 1 anno, prima di entrare in sala operatoria, verrà somministrato un farmaco sedativo per bocca, allo scopo di sedare l’ansia legata all’intervento, ed applicata una crema anestetica cutanea per alleviare il dolore legato alla venipuntura. L’anestesia viene eseguita secondo le moderne tecniche che comprendono i blocchi loco-regionali e l’anestesia generale con farmaci iniettabili e per inalazione, eseguite fin dall’età neonatale. I blocchi loco-regionali consistono nell’inserimento di un sottilissimo catetere nello spazio epidurale o in posizione paravertebrale sotto visione diretta in toracoscopia o nell’inserimento di un cateterino direttamente nel cavo pleurico. Attraverso i cateteri così posizionati è possibile infondere farmaci oppioidi ed anestetici locali, al fine di garantire un ottimale controllo del dolore per tutta la durata del periodo postoperatorio. Grande attenzione è posta infatti al controllo del dolore del bambino per assicurare una permanenza ed un decorso perioperatorio il più possibile confortevole, evitando inutili paure legate ad eventi traumatici. Per tutta la durata dell’intervento chirurgico i piccoli pazienti sono osservati e monitorizzati attentamente dall’anestesista, con l’ausilio di moderni apparecchi e strumenti presenti presso la sala operatoria. Dopo l’intervento chirurgico, l’osservazione clinica e strumentale proseguirà in Terapia Intensiva per le successive 24-48 ore. Il reparto è di tipo “aperto” e permette l’accesso continuo ai ricoverati da parte dei genitori. Sarà inoltre possibile una precoce ripresa dell’alimentazione da parte del bambino, a partire dal giorno stesso dell’intervento. caratterizzate da grosse cisti a contenuto liquido. Le possibili complicanze includono l’ostruzione e/o il dislocamento dello shunt. La resezione del lobo polmonare affetto (lobectomia) rappresenta una procedura alternative nel caso in cui non vi sia una cisti dominante da drenare. Si tratta in questo caso di un intervento molto invasivo di apertura dell’utero con esposizione del torace fetale (open surgery) che comporta un rischio di perdita fetale del 50% circa. I feti trattati con successo mostrano dopo la nascita un accrescimento regolare del tessuto polmonare residuo ed uno sviluppo normale. Il trattamento fetale viene eseguito in corso di protocolli sperimentali in pochi centri nel mondo. FOLLOW UP Dopo la dimissione il bambino viene rivisto dopo una settimana per un controllo clinico (auscultazione del torace e controllo della ferita chirurgica) e in seguito ad 1, 6 e 12 mesi dall’intervento con le stesse modalità. PROGNOSI La prognosi a lungo termine è buona. Nonostante la resezione di un lobo polmonare, svilupperanno una capacità ventilatoria uguale ai bambini che non sono mai stati operati e potranno praticare qualsiasi tipo di attività sportiva. Come tutti gli altri bambini potranno avere le comuni infezioni delle vie respiratorie durante la loro vita. TERAPIA FETALE La chirurgia fetale viene presa in considerazione in pazienti con ampie aree di CCAM e nei casi con idrope, nei quali la prognosi è severa. Punture singole o ripetute del torace (toracocentesi) permettono il drenaggio di grosse cisti con decompressione immediata della CCAM. Tuttavia, il liquido si riforma rapidamente, rendendo in poco tempo vano il beneficio della terapia. Un’altra opzione è il posizionamento di una derivazione toraco-amniotica (una specie di cateterino tra la cisti e la cavità amniotica). Questo trattamento è utile in caso di CCAM di I tipo Le malformazioni polmonari congenite 5 La storia di... ANDREA Ricordo tutto del giorno dell’ecografia morfologica. Ricordo che era una mattina di fine agosto e che il giorno dopo dovevamo partire per la montagna e il mio programma era quello di fare la visita e poi di tornare a casa a preparare la valigia. Purtroppo non sono proprio andate così le cose. La ginecologa, durante la visita, si è soffermata su un polmone, quello destro e ha detto sottovoce: «E queste che cosa sono?». Ecco, in quel momento mi si è congelato il sangue!! Mi hanno parlato di cisti polmonari, poi mi hanno fatto tornare nel pomeriggio per farmi visitare da un altro ginecologo e dirmi: «Signora, si tratta di Malformazione Adenomatoide Cistica di secondo livello». Ma cos’è??? Che cosa succedereà? E il mio piccolo? A me e mio marito hanno parlato delle possibili conseguenze sul feto e anche della possibilità di abortire! Non sapevamo più a cosa pensare e io ricordo di aver pianto tutte le mie lacrime. Sentivo già Andrea muoversi dentro la mia pancia e io avrei dovuto pensare all’aborto?? L’ospedale in cui ero seguita è un piccolo ospedale e, per fortuna, mi è stato consigliato di farmi visitare anche a Bologna, all’Ospedale Sant’Orsola. Qui ho conosciuto il professor Lima che ha saputo rassicurarmi e darmi tutte le informazioni utili. Ho fatto tante ecografie e al Sant’Orsola siamo stati sempre accolti con professionalià e umanità. 6 Le storie dei nostri bambini Questo ci ha aiutati a vivere meglio la gravidanza, con più serenità. Comunque ero confusa, non sapevo come avrei fatto a superare un intervento sul mio piccolo Andrea. In fondo non sapevo nemmeno se l’avrebbero operato appena nato o dopo qualche mese. Tutto dipendeva dalle sue condizioni alla nascita. Andrea è nato il 27 dicembre del 2009. Non ha avuto alcun problema respiratorio e siccome le sue condizioni erano buone, è stato operato a 7 mesi. Non so sinceramente da dove ho/abbiamo preso la forza per superare tutto, so solo che è arrivata tutta in una volta e ci ha permesso di essere lucidi e positivi! Ora Andrea ha 3 anni, sta bene, è un bambino vispo, allegro e anche birichino. Un bimbo come tutti quelli della sua età. È una gioia!! Ho voluto raccontare la storia di Andrea per dare un messaggio ai genitori che devono affrontare questa malattia: è normale avere paura, ansia e tanti dubbi. Ma i nostri bambini sono delle rocce, superano tutto alla grande!! Vorrei ringraziare il Professor Lima che è sempre disponibile e tutti i dottori e gli infermieri del reparto di Chirugia Pediatrica del Sant’Orsola di Bologna. Sì che loro sono speciali. Grazie! La mamma di Andrea. ([email protected]) La storia di... ANDREA Al ritorno da un viaggio, io e Mauro ci ritroviamo a emozionarci di fronte a quelle due lineette che ci confermano che tra 8 mesi nascerà il frutto del nostro amore. La gravidanza procede benissimo. La nostra ginecologa è tra le più in gamba nella zona. I mesi passano e tutto alla grande. Alla translucenza nucale e bitest scopriamo che il nostro fagiolino sarà un maschietto. La mia gioia è tanta perché ho sempre desiderato un maschietto. Arriva poi il giorno della morfologica. Va tutto benissimo, solo la ginecologa si sofferma un po’ sul cuoricino. Ma a sua detta pensa di non vedere bene in quanto il cucciolo è in una posizione un po’ scomoda. Quindi ci fa tornare il giorno successivo. Ma dopo più di un’ora di ecografia ci conferma che ciò che aveva visto il giorno prima era il sospetto di una destroposizione cardiaca ma di non allarmarci in quanto il cuoricino funzionava alla perfezione e ci sono vari casi di persone che vivono bene con il cuore a destra. Però per avere conferma del tutto ci manda prenotando direttamente lei al policlinico a Pavia la visita con un’ottima cardiologa. Mentre ci dirigiamo a Pavia migliaia di pensieri affollano la mia mente. La cardiologa ci riceve subito e dall’ecocardiogramma conferma la destro posizione cardiaca ma puntualizza il fatto che il cuoricino è spostato a destra perché alla base del polmone sinistro vede qualcosa che sposta il muscolo. Riesce a contattare un bravissimo ginecologo che fortuna vuole è di turno in reparto e ci riceve subito. Effettua ecografia di 3 livello e alla fine della visita conferma che il cuoricino è spostato a destra in quanto il bambino è affetto da sequestro polmonare. In quel momento penso alle peggiori cose. Il dottore gentilissimo chiama il primario della chirurgia pediatrica per spiegarci come ci si comporta in questi casi. Ci spiegano che è davvero raro che non si riesca a portare a termine la gravidanza. Ci rassicurano sul fatto che saremo monitorati in continuazione per poter intervenire subito in caso di possibile peggioramento. In quel momento arriva la professoressa che ci spiega che questa malformazione rara è comunque ben conosciuta da lei e la sua équipe che continua a studiare e aggiornarsi e ci prospetta ciò che dovremo affrontare. In un primo momento scoppio a piangere forse per la rabbia, forse per la tristezza, forse per lo sconforto, o forse solo perché nonostante la scoperta di questa malformazione dal nome quasi impronunciabile e sconosciuto ci stanno dando la speranza e in parte la certezza che tutto andrà bene. L’unica cosa che riesco a chiedere è se mio figlio dovrà passare il resto della vita dentro e fuori dagli ospedali e la professoressa ci assicura che una volta operato il nostro piccolo Andrea vivrà una vita normalissima. Usciamo dal policlinico con sulle spalle una valanga di pensieri. Torniamo a casa e iniziamo a fare ricerche su internet. E si leggono le peggiori cose purtroppo. Quindi ci obblighiamo a non documentarci più su internet ma d’ora in poi ci affideremo solo all’esperienza dei dottori. L’unica ricerca positiva sul web è stata incappare nel gruppo che da li in poi con dottori, ginecologi, pediatri, professori, infermieri, ecc diventano la nostra seconda famiglia. Il tempo procede e anche se siamo stati presi per un attimo dallo sconforto io e Mauro ci uniamo ancora di più e decidiamo di vivere ogni attimo della nostra gravidanza nel migliore dei modi. Lavoro fino al 17 settembre. Dopo di che mancano solo 3 settimane al parto. La sera prima del parto andiamo al luna park con gli amici e ci divertiamo un sacco. Torniamo a casa ma alle 2.30 di notte si rompono le acque quindi ci dirigiamo prima in clinica a Vigevano e poi tramite trasferimento in ambulanza ci dirigiamo al policlinico a Pavia. Il travaglio è un pò lungo ma dopo 15 ore nasce il piccolo Andrea con un distress respiratorio che rientra subito nella norma. Lo portano in patologia neonatale per tutti i controlli inerenti alla sua patologia ma la mattina dopo lo possiamo finalmente stringere tra le nostre braccia. Le storie dei nostri bambini 7 Sabrina, la mamma di Andrea ([email protected]) 8 Le storie dei nostri bambini CAROLINA La storia di... Dopo 3 giorni torniamo a casa e nel tragitto in macchina realizzo che ho tra le braccia il dono più bello e prezioso che la vita mi poteva donare. La nostra famiglia ora è ancora più splendida. Le settimane passano e a 3 mesi Andrea viene sottoposto a tac. Diagnosi: sequestro polmonare lobo inferiore polmone sinistro. Viene fissato l’intervento. Il 2 aprile. E lì tocchi con mano la paura... Arriva il 1° aprile e facciamo il nostro ingresso in chirurgia pediatrica. Andrea diventa subito la piccola mascotte del reparto. Dire che quella notte ho dormito sarebbe prendere in giro chiunque. Non ho chiuso occhi un attimo. Alle 9 vengono a prendere Andrea che ignaro di ciò che stava per accadere va tra le braccia dell’anestesista sorridendo e guardandoci con i suoi occhioni ci riempie il cuore di amore. 7 ore. Le più lunghe e buie della mia vita. I dottori gentilissimi uscivano per informarci di come stava andando. Alle 3.30 circa del pomeriggio si riaprono quelle porte che sembrano dividerti dalla vita: operazione perfettamente riuscita, in un primo momento si sperava si intervenire in toracoscopia ma la situazione era un pò più complicata di quello che si era prospettato. Ma l’importante era il fatto che Andrea stesse bene. Una notte in terapia intensiva e la mattina dopo era già in reparto a giocare con la sua zebra. Il mio cuore scoppiava di gioia. In un attimo era tutto passato. Dopo 3 giorni dall’intervento ci mandano a casa. Effettuiamo controlli in media ogni 15 giorni i primi 4 mesi e poi ci fanno tornare dopo 6 mesi. Tutto perfettamente riuscito. Il polmone di Andrea si è completamente espanso. Ci è arrivato anche il risultato della biopsia inviata in una clinica in Arizona dove ci spiegano che all’interno del sequestro polmonare era presente un tumore benigno, tutto completamente asportato, ci avvisano del fatto che questo caso per il momento è unico al mondo. Beh certo a noi mica piacciono le cose semplici. Beh a distanza di più di un anno dall’intervento Andrea sta benissimo. E io sono completamente rinata dopo quel 2 aprile 2012. E ogni giorno lo guardo e mi ripeto quanto sono fortunata ad avere questo piccolo grande guerriero “raro” ma speciale. Grazie infinite a tutti e in particolare a Marilù che ha creato le porte di questa grande famiglia. Carolina è stata una bambina fortemente desiderata. Ci sono voluti 3 anni di tentativi, esami, esplorazioni, calcoli di giorni e temperature. Solo quando ci eravamo rassegnati a una vita senza figli, eccola, un segno positivo sul test di gravidanza, un fagiolino pulsante nella prima ecografia. Eravamo felici. La gravidanza è stata tranquilla, fino al quinto mese: la ginecologa che ci ha fatto la morfologica si è accorta subito della malformazione polmonare. Ci ha mostrato la macchia sullo schermo, spiegandoci la CCAM senza troppi giri di parole. Le possibilità erano tre: le cisti si riassorbiranno da sole, alla bambina verrà asportato un polmone, la bambina muore. In 10 minuti passi dalla felicità al terrore, senza vie di mezzo. La nostra esperienza, unita alle testimonianze dei genitori del gruppo nato su Facebook, ci ha poi insegnato che la CCAM non è così drastica, ha molte sfaccettature e si risolve con un’operazione. Ma nel 2008 la CCAM era poco nota persino ai medici. Anche all’ospedale di Torino, dove siamo stati indirizzati per monitorare mensilmente la situazione, la sensazione è stata quella di essere studiati come cavie. La CCAM si è poi rivelata un sequestro extralobare, e non ha mai creato particolari problemi. Inaspettatamente, alla trentacinquesima settimana Carolina è nata, senza sintomi. Quando Carolina aveva ormai più di 2 anni, e dopo aver conosciuto le storie delle altre famiglie di bambini con la CCAM, ci siamo decisi ad affrontare la TAC. E il sequestro era ancora lì. Ci siamo rivolti allora al Gaslini di Genova, dove nel giro di poco tempo è stato organizzato l’intervento. Il 17 novembre 2011, con un’operazione durata circa 20 minuti, le è stato asportato il sequestro. Carolina aveva quasi 3 anni. Ha affrontato questa esperienza con grande coraggio. Siamo state in ospedale insieme, io e lei, per quasi 10 giorni. E abbiamo sfruttato questo periodo per recuperare le coccole arretrate: a gennaio di quello stesso anno era infatti nata Serena, che le aveva portato via molte attenzioni... Carolina oggi ha quasi 5 anni, è una bambina normale, sana, vivace e serena. Mi chiedo spesso se abbiamo fatto le scelte giuste, se l’intervento avrebbe potuto essere evitato... Purtroppo credo che, ad oggi, l’intervento sia inevitabile, per scongiurare possibili infezioni o degenerazioni del tessuto polmonare. Mi auguro con tutto il cuore che si possa fare nuova ricerca su questa malformazione, un tempo classificata come rara, per dare le giuste risposte ai genitori di questi bambini speciali. Carolina e famiglia da Novara ([email protected]) DANIELE La storia di... Durante il primo anno di vita le hanno fatto fare 3 radiografie, dalle quali il sequestro sembrava sparito. Le radiografie si sono poi rivelate inutili, ma ci hanno dato l’illusione di un miracolo, a cui ci siamo aggrappati per un po’: quell’anno era morto mio papà, avevamo un gran bisogno di consolazione. 24 giugno 2011. Me la ricordo bene quella mattina. Quando la paura sospende ogni desiderio all’infuori di uno, vivi ogni attimo come se fosse l’ultimo. E ti rimane scolpito dentro. Per sempre. I minuti. Sono. Come. Macigni. La porta della sala operatoria diviene il confine tra te e le tue paure, tra la ragione del tuo vivere e il resto del mondo. Tra l’amore ed il buio più nero. E rimani. Come. Sospesa. Mio figlio è nato con una malformazione al polmone sinistro. Sequestro polmonare. Che alla fine è molto più brutto il nome della cosa in sé. Ricordo ancora il frastuono che ho sentito dentro quando i medici usarono per la prima volta quella parola: “malformazione”. Daniele era ancora dentro di me, piccolo piccolo. Stavamo facendo l’ecografia morfologica. E ci dissero che una parte del suo polmone non si stava sviluppando bene, ed era come... morta. Cosa significava? Avrebbe potuto avere una vita normale? Avrebbe respirato senza problemi? Era in pericolo di vita? Ci risposero con un elenco di “forse” ma i medici sembravano ottimisti. Si doveva aspettare la nascita per avere una diagnosi più precisa. E quasi sicuramente si sarebbe dovuto operare per evitare complicazioni. Ovviamente ci aggrappammo al quel quasi con tutte le nostre forze. Speravamo che la cosa potesse regredire, come qualcuno ci aveva detto. Ma non regrediva. Quella specie di macchiolina nera era sempre lì ed ogni settimana pregavamo per lo meno di non vederla crescere troppo. Cercammo così di portare a termine la gravidanza Le storie dei nostri bambini 9 come ogni coppia di genitori meriterebbe: serenamente. Con qualche difficoltà e qualche lacrima ma ci riuscimmo. Con molte ecografie, tante visite ed una risonanza magnetica. E così all’età di cinque mesi affrontammo l’intervento. Daniele era un bambino sano, tutto sommato. Completamente asintomatico. Ma l’operazione era davvero necessaria, per evitare infezioni e complicazioni future. E poi sarebbe stato finalmente libero e con una vita normale. Cercammo di convincercene. Firmammo una serie di carte. Ma portare tuo figlio in una sala operatoria quando lo vedi stare bene è davvero contro natura. E la voglia di scappare via dall’ospedale, quella notte, assalì sia me che mio marito. Ce lo dicemmo l’indomani in quel corridoio durante l’attesa più lunga della nostra vita. Restammo. E Daniele fu più forte di tutto e tutti. È passato un anno e mezzo, ed ancora ci portiamo addosso gli strascichi di quei giorni difficili. Piccoli e grandi traumi che hanno segnato le nostre tre vite ma che col tempo riusciremo a superare. spieghi il dolore a un bambino? Come te lo spiego, piccolo mio? La forza ce l’hai data tu, e tutti quei bimbi meno fortunati di te, e i volti stanchi dei loro genitori. E sembri aver già dimenticato. Il tuo sorriso è tornato più dolce di prima, le tue manine continuano a darci forza, e i nostri occhi ora luccicano di gioia. Sei stato bravo, bimbo mio. Un giorno ti mostreremo queste foto e ti racconteremo di come sorridevi a medici e infermieri e ti divertivi vedendo la macchinetta della tua flebo! Il mio piccolo eroe! Ti stringo nuovamente al seno e ringrazio Dio per questo dono immenso... Ma il mio pensiero resta ancora a quei lettini d’ospedale e a quei bambini senza mare. Come glielo spieghi? Come glielo spieghi? Daniele è stato operato dal prof. Lima e dalla sua équipe presso l’ospedale sant’Orsola di Bologna. La tecnica usata è la toracoscopia, una forma di microchirurgia mini-invasiva grazie alla quale il bambino ha avuto una ripresa incredibilmente rapida. Oggi Daniele ha 2 anni ed è un bambino sano e vitale. Una peste, mi dicono dalla regia! È passato un anno e mezzo. Ed è tutto passato. Appena tornati a casa dall’ospedale scrissi una lettera a mio figlio. L’ho inserita nel suo album fotografico e quando sarà più grande gliela leggeremo, affinché sappia e non dimentichi che è stato un bambino coraggioso e fortunato. “Ti ho stretto tra le braccia fino all’attimo prima di entrare in sala operatoria, respirando ogni tuo respiro, abbracciandoti come non ti avevo mai abbracciato. Ho pregato, ho pianto, ho atteso, e di nuovo pianto e di nuovo pregato. Sono tornata a respirare quando il chirurgo ci ha guardato negli occhi dicendo “ho finito”. Sono tornata a sorridere quando, dopo tre giorni, ho rivisto il tuo sorriso. Ti ho visto pallido dormire immerso in un mare di tubi e di fili che ti facevano sembrare ancora più piccolo. Ti ho visto piangere, assonnato, confuso e affamato... disperato perché allontanato inspiegabilmente dal mio seno. Ho pianto con te. E ho cercato di spiegarti che doveva essere così. Ho stretto la mano di tuo padre, ho cercato la forza nei suoi occhi lucidi... l’abbiamo trovata entrambi nelle tue manine di nuovo pronte a stringere le nostre dita nonostante tutto. Come glielo spieghi il dolore a un bambino? I bimbi a quest’ora sono al mare... e invece guarda quanti letti pieni, guarda quanto dolore... e come glielo 10 Le storie dei nostri bambini ([email protected]) La storia di... ELISA Ciao a tutti. Finalmente anch’io sono riuscita a mettere ordine nei ricordi e a scrivere la storia di Elisa. Chi di voi già mi conosce sa che non riesco ad essere sintetica, quindi preparatevi ad una storia lunga... Comincio dalla morfologica... quella mattina mi sono svegliata in preda ad una strana agitazione. Prima di andare in ospedale, mi sono messa a sistemare la stanza del fratellino maggiore di Elisa e mi sono ricordata che avevo letto di recente una brutta storia di una morfologica andata male, girovagando su internet... avevo un brutto presentimento. Proprio queste brutte sensazioni, che col senno di poi mi sono spiegata dicendomi che una mamma certe cose se le sente, mi avevano indotta ad anticipare la data della morfologica che era stata fissata per la settimana successiva, avevo pure cambiato clinica perché nella clinica dove mi seguivano non c’era posto quella settimana. Di quella mattina poi ho ricordi confusi. Mi rivedo nel lettino con la dott.ssa che si sofferma su un punto del polmone e dice che c’è un’area iperecogena (parola nuova che diventerà familiare) e che ci sono due grosse cisti, ci dice di tornare la settimana dopo per vedere se ci sono ancora o se si sono riassorbite e ci invita ad aspettarla fuori per parlarne meglio dopo che avrà scritto il referto. Aspettiamo angosciatissimi in sala d’aspetto, passa in secondo piano anche la comunicazione del sesso del bambino, perché a me non importa più che sia una femminuccia come avevo tanto sperato, vorrei solo che stesse bene. Quando rientriamo nello studio, la dott.ssa non è più rassicurante come all’inizio... ci dice che le cisti ci sono e sono troppo grosse per riassorbirsi, ci dice che dobbiamo fare un’eco di secondo livello e poi decidere se portare avanti la gravidanza o procedere con l’aborto terapeutico perché se decidiamo per quest’ultimo abbiamo ancora pochi giorni. Nel referto scrive 3 possibilità: in primo luogo malattia adenomatoide cistica, non si escludono però sequestro polmonare o fibrosi cistica. Torniamo a casa in lacrime. La clinica è in una strada nota di Roma e ogni volta che ci passo e penso a quella mattina mi vengono ancora le lacrime. Telefono al mio papà che è ginecologo in Sicilia e poi alla mia ginecologa di Roma e tutti e due cercano di rassicurarmi. Si deve escludere la fibrosi cistica (anche se poi scoprirò che questa ipotesi è veramente remota perché in caso di fibrosi non si vedono le cisti dall’ecografia, ma si scopre di solito alla nascita) e quindi dato che non ho fatto l’amniocentesi faccio delle analisi del sangue, poi telefono al Bambin Gesù e mi danno appuntamento per la settimana successiva. Una mia amica mi dà il numero della sua ginecologa che è specialista in diagnosi prenatale e il giorno dopo sono da lei. La sua diagnosi è inequivocabile: sequestro polmonare, pure bello grosso. Lei non sa come si possa vivere con un polmone solo, si riparla di aborto, di termini di legge, poi ci rimanda a un suo collega chirurgo neonatale e mi fissa un colloquio col genetista il giorno dopo e una risonanza magnetica. Quanto dolore... Facciamo tutti questi colloqui... facciamo la risonanza. Mi ricordo che stavo stretta con quel pancione e la sensazione di soffocare dentro quella macchina. Ho pianto tutto il tempo. La risonanza ha confermato il sequestro anche se non si vedeva bene il vaso. La mia amica nel frattempo ha trovata una nostra vicina di casa che conosceva la dott.ssa Nahum del Bambin Gesù e così sono riuscita a parlarle al telefono. Quanta serenità nella sua voce... e sicurezza. Lei sapeva bene di cosa si parlava e mi ha assicurato che ccam o sequestro non cambiava nulla, la mia bimba al massimo sarebbe stata operata e avrebbe fatto una vita normale. Sempre quel giorno su internet ho trovato il libretto del gruppo di sostegno. Ho letto e riletto le storie, le ho imparate a memoria, anche perché in molti passaggi raccontati dalle mamme mi ritrovavo, ritrovavo le mie sensazioni. Un altro pochino di speranza. Per finire aprendo a caso la Bibbia che mi aveva lasciato mia sorella, perché io non essendo abituata Le storie dei nostri bambini 11 a pregare a casa non l’avevo, un salmo finiva così: ”si getta la sorte nel grembo, ma la decisione viene da Signore”. Forse per chi non crede sarà stato un caso, ma in quel momento ho voluto credere che quelle parole fossero per me. È arrivato così il giorno di visita al Bambin Gesù. Elisa ha 2 cisti grosse, il vaso del sequestro loro non lo vedono, il cuoricino sta bene, lei sta bene e per ora va bene così. Controlli ogni 15 giorni, parto pilotato, le cisti sempre più piccole, all’ultima eco una non si vede più. Si decide per il parto naturale non più pilotato, unico accorgimento dovrò partorire in un ospedale di 3° livello collegato col Bambin Gesù. Il corredino lo faccio negli ultimi giorni e mentre preparo la valigia per l’ospedale ho paura che mia figlia non metterà quei vestitini, anche se poi prevale l’ottimismo. Il 29 luglio nasce Elisa e il suo pianto, come ho letto nel libretto è già capitato ad altre mamme, mi libera da tante angosce. Dopo qualche ora in incubatrice, mia figlia è con me e incontra il suo fratellino. Quante volte nei mesi precedenti ho immaginato questo momento mentre lo sentivo parlare con la mia pancia, quante volte ho temuto che questo momento non sarebbe arrivato. Nell’attesa della tac, vedendo Elisa che sta benissimo ci illudiamo che non abbia nulla, che le cisti sono davvero scomparse. Le mamme del gruppo di sostegno che ormai non sono solo nomi, ma anche amiche con delicatezza cercano di farci essere realisti, ma a volte si vogliono vedere solo gli aspetti più rassicuranti della realtà. Così il giorno della tac è l’ennesimo brutto giorno. Non siamo preparati agli aspetti pratici poco piacevoli, al fatto che Elisa è spossata perché è a digiuno da 12 ore, al liquido di contrasto, e soprattutto non si è mai preparati alla conferma della diagnosi e quindi all’intervento. Puntuale il crollo, ma puntuale arriva la forza di andare avanti. L’intervento è fissato per il 27 novembre e io conto i giorni... il 1° dicembre compirò 30 anni e dico tra me che per quella data almeno il brutto dovrebbe essere passato, ma il 26 ci rimandano indietro perché Elisina ha il nasino tappato e dato che non c’è urgenza è meglio aspettare una settimana. Mi fisso un’altra data a lungo termine: Natale a casa! Arriva il 3 dicembre, il giorno del ricovero e ritrovo una mamma del gruppo di sostegno, ci facciamo compagnia. In questi mesi ho temuto la notte pri- 12 Le storie dei nostri bambini ma dell’intervento, pensavo che sarebbe stata la più lunga da far passare, la più dura, e invece passa anche quella. Mi sveglio presto, vado a tirarmi il latte, sveglio la cucciola, la prepariamo con tanto amore poi col suo papà aspettiamo che ci chiamino perché Elisa è la seconda. Ci chiamano e l’accompagniamo insieme a Giulia, un’infermiera dolcissima che ha per Elisa e anche per noi mille attenzioni. Il prof che la opererà ci dice che ci farà sapere appena cominciano, ma passano 2 ore e non abbiamo ancora notizie. C’è tanta ansia, ma non quanta ne avevamo immaginata. Poi esce l’anestesista: ”Abbiamo finito”. Noi: “Quindi adesso inizia l’intervento?” e lei “No, abbiamo finito tutto, ma non vi hanno avvisato?” “No” Ma che importa ormai, tutto è finito. Elisa è nata di nuovo. La gioia che si prova in quel momento secondo me ripaga di tutto il passato. Mi ero preparata allo shock del post operatorio, a mia figlia gonfia e piena di tubicini, al dolore del drenaggio, ma per fortuna la cisti non era grande e non c’è stato bisogno di niente. Quattro giorni dopo, l’8 dicembre siamo tornati a casa e adesso mentre scrivo Elisa urla a pieni polmoni per richiamare la mia attenzione. Se mi guardo indietro non provo più dolore, perché i ricordi brutti rivisti col filtro del tempo ormai, sono solo ricordi. Grazie per i vostri incoraggiamenti e un grosso in bocca al lupo alle mamme e ai bimbi che sono ancora a metà di questa storia. Selena, mamma di Elisina La storia di... LEONARDO Volevo un altro bambino, volevo un fratellino per mio figlio Lorenzo. Dopo ben tre gravidanze andate male per vari motivi (una extrauterina, un aborto terapeutico al quarto mese per malformazioni incompatibili con la vita, un aborto ritenuto con feto affetto da trisomia 22) desideravo ardentemente provarci un’altra volta. Mio marito non era molto convinto, perchè temeva per la mia salute, ma nel giro di poco tempo rimasi incinta. I primi mesi trascorsero abbastanza bene, a parte i soliti fastidi e tanta nausea. A settembre del 2010 feci l’amniocentesi... e cominciarono i primi guai. Dopo venti giorni mi telefonarono dal Salesi di Ancona per dirmi che nell’ultima coltura cellulare era risultata una cellula con trisomia del cromosoma 18. Panico totale! Pensavo già ad un figlio gravemente malato. Invece un genetista di Fano ci assicurò che nostro figlio sarebbe stato sano. Dopo qualche giorno arrivò il momento tanto atteso dell’ecografia morfologica, ero già al quinto mese. Il medico di turno che effettuava l’ecografia tacque per un’ora e dentro di me crescevano l’ansia e la paura. Alla fine parlò e disse che il cuore era spostato a destra, che c’erano macchie scure nel torace e che sarebbe stato meglio ripetere l’ecografia la settimana successiva. Figuratevi se noi potevamo aspettare una settimana! Così, dopo aver consultato un altro ginecologo che ci ripeté più o meno la stessa cosa, andammo con urgenza in un centro specializzato di Pesaro. Da quella ecografia di secondo livello emergeva che nostro figlio aveva un‘ERNIA DIAFRAMMATICA. Non dimenticherò mai le parole di quella dottoressa. Diceva che alla nascita il bambino avrebbe avuto il 50% di possibilità di vivere o morire, che molte donne non se la sentono e abortiscono e che se io volevo abortire potevo fare la richiesta. Ma io non abortii, mi feci forza, mi informai su Internet, trovai il numero di Mario Lima, uno straordinario chirurgo pediatra che opera a Bologna. Lima illustrò a me e a mio marito tutti gli aspetti della patologia, tutte le possibilità che mio figlio avrebbe avuto ecc... e mi disse testuali parole : “Se vuole che suo figlio lo operi io bisogna che lei si faccia seguire dalla nostra équipe”. Così il professor Lima stesso mi fissò un appuntamento col ginecologo Gianluigi Pilu del S. Orsola. Quando andai da Pilu ero già al sesto mese. Guardando tutta la documentazione Pilu metteva in relazione l’esito dell’amniocentesi con la malformazione al diaframma e sosteneva che poteva esserci un legame, pertanto io e mio marito sprofondammo nella più cupa angoscia pensando che quel bimbo che avevo in pancia fosse infelice e disabile... ”Vedi che era meglio se abortivi?” mi disse Manuel (mio marito) in un momento in cui stavamo aspettando di essere chiamati per l’ecografia. Ma io gli risposi: “Ormai non si può più... ci teniamo quello che viene”. Quando fummo chiamati per l’ecografia eravamo talmente affranti che sarebbe stato difficile risollevarci. Ad un certo punto il professor Pilu esclamò: “Il DIAFRAMMA c’è!! Qui non si tratta di ernia diaframmatica ma di malformazione adenomatoide cistica del polmone sinistro”. Io : “Che???? Meglio o peggio?” “Decisamente meglio”. Pilu ci spiegò nel dettaglio tutti gli aspetti di questa nuova patologia: i bambini spesso nascono asintomatici e vengono operati in seguito; l’intervento consiste nell’asportare la parte malata del polmone. Durante il viaggio di ritorno sia io che Manuel eravamo increduli e confusi. Ringraziai Padre Pio che avevo tanto pregato. Da quel giorno tutto procedette per il meglio. Ad ogni controllo le cisti nel polmone risultavano rimpicciolite e ridotte di numero, il bambino scalciava e cresceva bene. Speravamo che rientrasse tra quei rari casi che non richiedono l’intervento, ma così non fu. Il 18 febbraio Leonardo nacque con parto naturale indotto. Il bambino fu trasferito subito in un altro reparto ed io non lo potevo vedere... Non vedevo Le storie dei nostri bambini 13 l’ora di essere dimessa per potermi occupare interamente di lui. Dopo quattro giorni gli fecero la TAC che evidenziò una lesione del polmone molto estesa con cisti molto grandi e pericolose che potevano scoppiare. Era una CCAM di tipo 2. Lima non ci voleva mandare a casa per paura che le cisti scoppiassero creando uno pneumotorace. Così per un mese restammo in attesa di una sua decisione. Io facevo la spola tra l’ospedale e l’alloggio che mi ero trovata in una casa di accoglienza. Manuel tornò a casa da Lorenzo e tornò al lavoro. Venivano a trovarmi la domenica. Il 16 marzo Lima operò Leonardo. Il giorno prima disse: “Domani in sala”. Ricordo la telefonata a Manuel, lui che si mise in viaggio alle 5 di mattina e arrivò giusto in tempo per accompagnare Leonardo in sala operatoria. Momenti di ansiosa attesa, io che ogni tre ore andavo a tirarmi il latte e ci andai anche quel giorno e proprio nel momento in cui uscì il chirurgo e disse “Abbiamo finito”. Poco dopo vidi mio figlio pieno di tubi in rianimazione, l’intervento era riuscito bene, bisognava aspettare e avere tanta pazienza. Quell’esserino indifeso, pieno di tubi, così dolce e innocente,inconsapevole di tutto! E tanto bisognoso d’amore! Era sedato e aveva gli occhi chiusi. Il secondo giorno invece lo trovammo con gli occhi aperti, pieni di sofferenza e con le braccine che si agitavano e sembrava chiedessero aiuto. E la telefonata che ci disse che c’era stato un peggioramento durante la notte. Panico e dolore! Ma è stato tutto superato... dal quarto giorno in poi hanno iniziato a togliere gli analgesici, i drenaggi e per ultimo hanno tolto anche il sondino naso-gastrico... Leo era tornato in reparto di chirurgia pediatrica neonatale e si preparava a tornare a casa! Con mia grande gioia ho potuto riprenderlo in braccio senza tubi e riattaccarlo al seno. Ricordo le parole di Lima: “Signora, le faccio lo scherzo del primo aprile: la mando a casa”. È stato un continuo susseguirsi di emozioni: portare quella carrozzina azzurra in reparto, far indossare al piccolo quella tutina rossa preparata per l’occasione, rientrare nella mia casa dopo un mese e mezzo di lontananza e riabbracciare Lorenzo che mi era tanto mancato… Il 5 giugno Leonardo è stato battezzato. Il secondo nome? Indovinate un po’… “MARIO” naturalmente, in ricordo del chirurgo che lo ha salvato. Oggi Leonardo ha quasi 2 anni, è bellissimo, dolcis- 14 Le storie dei nostri bambini simo, solare, ride sempre, un vero birbante che non sta mai fermo!!! Fa esattamente tutto quello che fanno gli altri bambini, anche se vive con mezzo polmone in meno!!! Non ringrazierò mai abbastanza Lima e tutta la sua équipe! Sono stata fortunata perchè al S.Orsola ho conosciuto tante mamme come me ed ho ascoltato tante storie… Purtroppo alcuni bambini non ce l’hanno fatta. Sono tutti angioletti che ci proteggono dal cielo! Monica, Manuel, Lorenzo e Leonardo Felici (Jesi, AN) ([email protected]) La storia di... SARA Era una bellissima giornata di febbraio, Mattia non era andato a scuola per venire con noi a vedere la prima volta la sua sorellina.... Un mese prima avevo fatto un’ecografia premorfologica e ci avevano detto che forse era femmina eravamo molto eccitati, Mattia ormai aveva sette anni e all’idea di ricominciare con una bella femminuccia mi rendeva felice... l’abbiamo desiderata con tutto il cuore... Ma torniamo a quel giorno che non dimenticherò mai,era il 24 febbraio 2012.... Dopo una breve attesa entriamo ed incomincia l’ecografia morfologica ci conferma che era una femmina poi ci indica il viso le braccia le gambine i reni la vescica e poi il silenzio... io e mio marito ci guardavamo perplessi, il dottore continuava ad osservare senza dire una parola, alla fine mi fa alzare e con un tono un po’ preoccupato ci dice che c’era un problema. Ci sediamo e lui comincia a parlare: “Signora il problema è molto grave la bimba non ha sviluppato il polmone destro e al suo posto si è sviluppata una grande ciste che nasconde l’altro polmone!”. Chiediamo allora se è operabile e lui ci risponde che non si poteva fare niente la bimba sarebbe morta se non in gravidanza ma appena nata, dato che non poteva respirare da sola, ci invita a pensare anche all’aborto terapeutico ma essendo giunti alla 23 settimana dovevamo andare all’estero perché in Italia non era più consentito. Comunque dà il nome a questa malformazione: “Sospetta displasia adenomatoide”. Usciamo con il cuore a pezzi, le lacrime e mio figlio che ci domandava come mai la sorellina non aveva i polmoncini... ma Sara si muoveva dentro di me e mai avrei abortito non potevo crederci e infatti non ci siamo fermati lì. Ci consigliano una struttura di terzo livello e di andare al Policlinico Gemelli e così facemmo... Lì subito ci rassicurarono i polmoni c’erano la ciste c’era ma la bimba non sarebbe morta... sarebbe stata dura, la gravidanza sarebbe stata monitorata ogni 15 giorni e cosi fu.... Sara cresceva dentro di me la ciste non si ingrandiva ma neanche si rimpiccoliva ma per fortuna complicazioni non c’erano.... Il 28 giugno nasce Sara con parto cesareo programmato respirava da sola senza bisogno d’aiuto era meravigliosa e soprattutto era li con noi... il chirurgo ci disse che doveva essere operata ma non subito la bimba era asintomatica e quindi avrebbero aspettato almeno sei mesi. Sara fece una rx a tre mesi e la Tac a sette mesi con conferma CAAM DI TIPO II + SEQUESTRO POLMONARE. Fu operata l’11 FEBBRAIO a otto mesi, fecero uno LOBECTOMIA INFERIORE DESTRA, l’intervento durò due ore, Sara fu trasferita in terapia intensiva soltanto per un giorno poi in reparto per altri quattro giorni... Ora Sara ha 13 mesi sta meravigliosamente è sana e può fare sport e chissà se da grande diventerà una maratoneta... l’ incubo è finito!!!!! Voglio ringraziare tutte le persone che ci sono state vicino e in particolare tutta l’équipe medico-chirurgica e le infermiere del reparto chirurgia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Silva Salvatori Le storie dei nostri bambini 15 CCAM ION m bi i co n n E la A SS O CIA Z Ba www.bambiniconlaccam.it [email protected] tel. 329/1864884 RINGRAZIAMENTI per la parte medica si ringrazia in particolare la Dottoressa Pederiva per la grande disponibilità e gentilezza; per il prezioso aiuto nel raccogliere il materiale si ringrazia Sandra Nigris; per la stampa si ringrazia Pixel Arti Grafiche di Novara. Foto in copertina: www.bimbografie.com (Bimbografie di Beatrice Alvino - Foto di bimbi e dintorni) Un caloroso grazie agli amici e parenti dei nostri bambini che hanno contribuito al progetto con generose donazioni, e infine grazie ai nostri bambini che, con il loro coraggio, hanno dimostrato di essere veramente “rari ma speciali!” Tutti i genitori che appaiono in questo libretto informativo hanno acconsentito a pubblicare la loro storia per aiutare altre famiglie in difficoltà. o siamm e mam te! come