Questo libretto è una specie di contenitore di materiali politici. Un raccoglitore di idee,
analisi, riflessioni, semplici appunti, annotazioni; il tutto utilizzato, grosso modo dal 2007
ad oggi, per partecipare a un evento specifico oppure per fissare una linea di
ragionamento da sviluppare magari in seguito e in un giro più largo di discussioni.
Insomma, allo stesso tempo un memorandum di questioni e un tracciato per una storia e
un’analisi politica della Sinistra e del Paese, una sorta di reagente chimico da immettere in
un contesto di dibattito pubblico che da troppo tempo è inerte.
Nel libretto c'è un cuore e un cervello, un sentimento e una ratio, entrambi impiantati nella
politica. Sto parlando di Rino Formica, una figura notoriamente atipica, rispetto all'idealtipo
del politico di professione che lo vuole o tutta tattica o tutto strategia in un quadro,
naturalmente, dove se messe in competizione la tattica prevale quasi sempre sulla
strategia. E perché sia chiaro che non si vuole fare qui l'agiografia del personaggio, va
detto che personalità di questo tipo si sono formate in “scuole” particolari e sono maturate
dentro una particolarissima esperienza storico-politica collettiva, quella del socialismo
autonomista italiano, con l'accento posto sull'aggettivo "autonomista" e senza nulla
togliere al valore di altre scuole. Si sta parlando di quella particolare esperienza che ha
dovuto confrontarsi e scontrasi con l'Ideologia italiana, scritta nella Carta costituzionale,
l'ideologia dello "stare assieme". Quella Costituzione "ideologica" voluta soprattutto dalle
componenti "organiche" delle due più grandi forze politiche dell'Italia del dopoguerra: la
sinistra democristiana e il PCI disegnato da Togliatti.
Va da sé che l'Ideologia italiana poteva essere ricondotta nel solco della normalità
liberaldemocratica e delle sue regole dell'alternanza, solo a patto di usare buoni gruppi
dirigenti nonché la tattica più la strategia in una combinazione positiva di ardimento tattico
e di saggezza strategica. Ecco spiegate le ragioni della formazione di un gruppo dirigente
di “eccellenza”, quello socialista ed ecco spiegate anche le "atipicità" prodotte da quella
esperienza.
Quella storia finì come sappiamo nel 1993 e incominciò un'altra storia, una storia senza
più il socialismo autonomista. Anzi una storia perfino contro la memoria di quel socialismo.
Lo sviluppo impetuoso degli avvenimenti di questo ultimo ventennio associato allo status
di semplice osservatore (quasi come ufficiali della riserva!) hanno creato le condizioni
giuste per una riflessione che, in questo libretto, si srotola in più direzioni ma che sempre
ritorna al suo nucleo originario: spiegare le ragioni della "diversità" dell'esperienza
democratica nazionale e la durezza dello scontro per una risposta "normale" che i
socialisti hanno voluto offrire alla governabilità del Paese, non riuscendoci. Un punto di
osservazione certamente non neutro ma sicuramente disincantato e critico rispetto alle
recriminazioni e alle pulsioni che ancora gravano sul campo di Agramante della Sinistra
italiana.
Questo libretto è ispirato da Rino Formica ed è cresciuto in un rapporto pluridecennale di
scambio culturale, nel senso del confronto tra due culture politiche con molti tratti
convergenti ma non omologabili, non fosse altro che per ragioni anagrafiche. La mia,
maturata nella prima metà degli anni '60 tra i giovani comunisti per i quali la “via italiana al
socialismo” è stata comunque una via “rivoluzionaria”, quella di Formica negli anni
"ruggenti" dell'antifascismo nelle fila, assai scomode per quei tempi, di un socialismo non
"frontista" e che si incontrano all'angolo di strada della crisi del berlinguerismo (siamo agli
inizi degli anni '80) con le nuove prospettive aperte dal riformismo del nuovo PSI. Sullo
sfondo c'era la Sinistra di governo, una sinistra che su quello sfondo oggi proietta una
immagine di sé perdente se non informe. Se dunque l'ispirazione si deve a Formica,
l'articolazione dei testi qui raccolti mi appartiene, come mi appartengono non poche
dilatazioni concettuali e di giudizio, soprattutto alcune indulgenze per un moderatismo (il
fenomeno del berlusconismo) che ha dato e sta dando pessima prova di sé ma che ha
anche segnato un punto di frattura rispetto al moderatismo "consociativo" della Prima
repubblica, dal quale un altro personaggio assai distante dal “Cavaliere”, Bettino Craxi,
tentò una difficile deviazione. Ebbene, di queste “forzature” sono pienamente
responsabile, nella condivisione di un punto centrale di giudizio politico e di lettura storica
delle vicende nazionali, vale a dire l’idea della forza passiva e conservatrice esercitata
dalla Costituzione “organica” sulla forma della nostra democrazia e sulla tormentata
evoluzione del nostro sistema istituzionale verso un modello di governance adeguato al
tempo della globalizzazione. C’è una idea, in breve, che accomuna: la Sinistra di governo
del nuovo millennio o riparte da qui, da questa “larghezza” di visione o sarà un’altra cosa.
Emanuele Ceglie
Per una guida alla lettura:
I primi due capitoli, “La questione socialista oggi” e “Oltre la democrazia
organica”, sono rispettivamente dell’aprile e settembre 2007. Entrambi sono
stati elaborati come base di discussione sulla forma della nostra democrazia
nell’occasione del 60° anniversario della Carta costituzionale. A settembre di
quell’anno fu organizzato un convegno cui parteciparono vari esponenti della
Sinistra e in quella sede i due documenti furono presentati e dibattuti.
Il terzo capitolo dal titolo “Revisionismo e popolo” riproduce il documento
presentato da Formica alla manifestazione nazionale organizzata dai
Socialisti democratici italiani (SDI) per il lancio di una proposta di legge
d’iniziativa popolare per l’elezione di un’Assemblea costituente. La
manifestazione si svolse a Vieste (Fg) il 21 settembre 2008.
Il quarto “L’uscita di sicurezza del Socialismo largo” è stato presentato a
maggio 2012 a Milano. La rivista e il circolo socialista “Critica sociale”
convocarono i “volenterosi” per il rilancio del quotidiano storico del PSI
l’Avanti!, con Rino Formica direttore.
Il capitolo quinto “Oltre la stagione dei manifesti” e il sesto “L’Italia: una
società senza nazione” sono del 2012, anno “terribile”: crisi del
berlusconismo, rinascita del centrismo, il fenomeno di massa del grillismo. E’
stata anche la stagione dei Manifesti politici, tra i quali quello di Giulio
Tremonti, al quale i due documenti, riprodotti nei capitoli quinto e sesto,
rivolgono una attenzione simpatetica e alla stesso tempo critica.
Il capitolo settimo “Idee per una Sinistra senza l’idea del socialismo” e l’ottavo
“Dalla questione morale alla questione criminale: il declino della Sinistra”
sono del 2013 e non hanno avuto circolazione. Vanno letti come un
memorandum di questioni, predisposto con l’idea di avviare un giro di
discussioni, coinvolgendo circoli socialisti, associazioni, gruppi di militanti e di
compagni. Un giro per l’Italia per parlare del “Socialismo largo”.
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