l
46
Pechino, USA, URss ·
di Ferdinando V egas
INDICE DELL'Al'fNATA 1969 (61)
AH
UE
ADLER MAX · L'importanza di Vico per lo sviluppo del
pensiero sociologico . . . . . . . . .
- L'importanza di Vico per Jo sviluppo del pensiero
sociologico .
. . . . . . . . . .
AGNEU..I ARDUINO · Revisionismo o rapporto tra morale
e storia? . . . . . . . . . . . . .
AGOSTINONE VALERTO · L'antisemitismo nella politica
sovietica . . . . . . . . .
- Nixon assume la presidenza U.S.A. . . . . .
- Il fascismo spagnolo ispiratore della • rivoluzione »
araba
. . . . .
. . . . .
- A proposito dei " cattolici del dissenso» . .
- L'AFL-CIO si stacca dalla CISL Internazionale
- Zinoviev precursore di- Breznev . . . . . .
- Costituita la Confederazione Europea dei Sindacati Liberi . . . . . . . . . . . .
- La lotta delle minoranze etniche contro il dispotismo in U.R.S.S. . . .. . . . . . . .
- Il congresso della CGIL . . . . . . . .
- Il congresso dell'Internazionale dei Sindacati Li·
beri . . . . . .
- Il congresso della CISL
- Il congresso della UIL
. . . . . . . .
- La disoccupazione problema-chiave dell'America
Latina
Al.BA VlCTOR · Un'alleanza di tecnocrati e di militari
a lla conquista dell'America Latina .
ARNAUDI C>IRLO · L'ora deUe decisioni .
V.A. · Le incognite della politica di Nixon
BACCAWNI GIOVANNI . Il congresso delle Cooperative
BARDEU.INl GIUSEPPE • Le Camere di Commercio nell'ordinamento regionale
B,\RTOLE SERGIO · L'occasione de lla riforma dei regola·
menti parlamentari
. . . . . .
.
BASSI ENRICO · Cattaneo e Lassalle .
BAUER RlcCAROO · Il probléma della cultura popolare
BEGEMONT • L'Italia e il Medio Oriente . . .
- Mercato Comune: un programma di lavoro
- Dopo De Gaulle: primi passi per l'Europa .
- La C.E.E. e la lotta antimonopolistica .
BELLilNTANI FRA>'ICESCO - La « Giustizia » una luce che
non deve spegnersi
- Luigi CampoJonghi . . . . . . . . . .
- L'ostruzionismo socialista del '99 : Prampolini a
« Regina Coeli >>
. . . . .
. . . .
BERNA.RDI NELLO • Obiezione di coscienza e cooperazione internazionale . .
- Il Maghreb e la Palestina
- Eritrea, Libia, Somalia
BETIA BRUNO • La ristrutturazione dell'attuale Istituto
magistrale
BLUT:.STONE BARRY - I lavoratori poveri negli Stati Uniti
BONANNI ANDREA · Il giornale studentesco « Ca' Ira »
BoNFANTJ GrosuÈ . La scuola come lavoro .
Bozzern GHERARDO · Considerazioni sulla riforma del·
l'esame di stato . . . . . .
- Primo consuntivo dell'esame di stato
R.B. · Il 500 anniversario dell'O.I.L.
C.~CIOPPO GrovAN,'II · La scuola a destra
CARABBA MANJN - Il progetto '80 e la crisi della politica
di piano . . . . . . . . . . . . .
CASt\TI DARIO · PAGANI ALDO · La contabilità agraria in
Italia
. . . . . . . . .
. . .
CAVALJ..ERA VmoiCE · Il predominio delle correnti sul
partito e la scomparsa della democrazia .
.
CHL\ROMONTE NICOLA · Sul teatro, oggi .
HA
EU
(
UE
e attuando l'aggressione e l'espansione
all'esterno>>. La cosiddetta 'dottrina Brezh·
nev' veniva definita « colonialismo moribondo >>.
Lo stesso giorno la dose veniva rincarata dall'articolo di fondo del ]en-min
]ih-pao, intitolato 'Sporco affare '. E lo
'sporco affare' consisterebbe nei contatti
fra Mosca e Bonn, che per Pechino
sono ~< un nuovo passo compiuto dalla
cricca dei dirigen ti revisionisti sovietici
per incrementare la propria collusione
col militarismo della Germania occidentale e per continuare a liquidare la sovranità c gli interessi del popolo tedesco». Proprio su questo argomento Mosca ha dato la paga a P echino, con l'ar·
ticolo della Pravda del 6 gennaio, là
dove dice che « i falchi americani ed i
revanscisti del Reno esultano alle dichia·
razioni della lcadership cinese sulla ine·
vitabilidt della guerra >>. Gli imperialisti,
scrive ancora la Pravda, sperano di sfrut·
rare a proprio vantaggio << gli avvenimenri in corso in Cina >>. E si potrebbe
continuare nella sequela delle citazioni,
giorno per giorno, sino all'ultimo 'pezzo ' divulgato al momento in cui seri·
viamo, un articolo della Litcra/urna;a
Gaze/.a del 14 gennaio, intitolato 'Mili·
tarizzazione totale, corso dei maoisti ',
nel quale si accusa la Cina di << prepa·
rarsi all'aggressione» e si afferma che
« questi provvedimenti sono manifesta·
mente provocatori e significano in so·
sta nza che Pechino prepara l'aggressione>>.
E allora, che cosa si può sperare dai
negoziati cino-sovietici? L'opinione co·
munemente diffusa nella stampa occi·
dentale è c.he essi abbiano scarsissin1e
probabilità di riuscita, sostanzialmente
perchè gli obiettivi dei due intcrlocutori
sono del tutto divergenti. Il motivo contingente dei negoziati, come si sa, è dato
dalla situazione esplosiva determ inatasi
lo scorso anno sui confini cin o-sovietici,
con gli scontri armati suli'Ussuri e nel
Sinkiang e con l'accumulo di uomini e
di armi sui due lari della frontiera. Pe·
chino mira anziruno al ritiro delle forze
che si fronteggiano, per giungere poi
ad una sistemazione globale dei confini,
tracciati in base ai famosi 'trattati dise·
guali' del 1800. Senza pretendere di ri·
mettere in discussione i confini, salvo
per minori rettifiche, la Cina vuole che
l'Unione Sovietica riconosca formalme nte
che essi derivano dai detti trattati e sia
quindi disposta a sostituirli con nuovi
trattati, da pari a pari .
Mosca, però, da un lato non pare di·
spos ta a questa concessione formale, d 'al·
rro lato non intende privarsi del formidabile strumento di pressione militare
col quale ha agitO sui cinesi sino a por·
tarl i al negoiato. Essa mira invece ad
un 'grande negoziato', al cui centro do·
vrebbero stare le questioni politiche pendenti fra le due massime potenze comu·
nistc, nella speranza di bloccare sul na·
scere lo sviluppo della politica cinese
verso l'Europa orientale, dove Pechino
sta ottenendo un certo ascolto, da Belgrado a Bucarest sino a Berlino·eSt. Con-
l
AH
EU
S
otto le salve incrociate delle p1u atro·
ci accuse e dei peggiori insulti, scambia·
tisi reci procamente, Mosca e Pechind
hanno ripreso, nella capitale cinese, al
livello di vice-minimi degli Esteri, i
negoziati che' erano stati interrotti lo
scorso dicembre. A Varsavia, senza alcun
accompagnamento esteriore cosl pittoresco
e contraddittorio, gli ambasciatori della
Cina e degli Stati Uniti dovrebbero ri·
prendere, il 20 gennaio, l'interminabile
serie di incontri che, scaglionati a lunga
distanza nel tempo, costituiscono l'unico
contatto diretto tra le due gra ndi po·
tenze. Infine, chiusi rapidamente e positivamente i prencgoziati di Helsinki rra
Stati Uniti ed Unione Sovietica sulla
limitazione degli armamenti st rategtCJ,
americani e sovietici si sono dati appuntamenro in aprile, a Vienna, dove
av ranno luogo i veri e propri negoziati
su cosl formidabile problema.
Come si vede, il gioco triangolare tra
Washington, Mosca e Pechino è in pieno
svolgimento c risponde perfettamente alle
regole classiche, diremmo addiri ttu ra da
manuale, che sogliano reggere tradizionalmente i rapporti tra le grandi po·
tenze. A parte, na turalmente, le bordate
polemiche tra cinesi e sovietici, le quali
invece fanno parre del malcostume che
si è sviluppato con la diplomazia aper·
ra, che necessariamenre comporta uno
sfoggio propagandistico ad uso delle mas·
se popolari am messe a quelli che una
volta erano gli arcana imperii. Se poi
si aggiunge, come appunto nel caso del·
l'Unione Sovietica e della Cina, il fat·
tore ideologico, allora la polemica può
raggiungere vertici di una asprezza tale
che, a semplice lume di buon senso,
ci si domanda come ma i possano con·
temporaneamente svolgere negoziati pae·
si i qua li si stanno accusando dc i peg·
giori misfatti.
Ad un più attento esame, tuttavia, si·
mile fenomeno può avere una spiega·
;done, nel senso che le reciproche accuse
paiono destinate a servire ad uno dei
due scopi: o a far pressione sull'avver·
sario o a giustifica re domani, in caso
di fallimento dei nego7iati, la tesi che,
con un avversario cosl malvagio, era evi·
denremente impossibile giungere ad una
intesa. Comunque sia, la campagna di
insulti tra Mosca e Pechino, sospesa dopo l'incontro in settembre tra Kossighin
e Chou En-lai e durante la prima fase
de i negoziati, è ora di nuovo in pieno
corso, ~on la massima pubblicità dall'una
c dall'altra pane. Pechino ha inaugurato
il 1970 scagliando un violento, duplice
attacco contro l'Unione Sovietica. L'edi·
toriale di Capodanno, riportato da tutti
i giornali e dalla radio, affermava che
« la cricca de i rinnegati revisionisti sovietici si stava dirigendo verso la com·
pleta bancarotta»; dopo la caduta di
« Krusciov il clown >>, ormai ridotto a
« un mucchio di spo rcizia sotto il di·
sprezzo dell'un1an ità >>, « i suoi succes·
sori Brezhnev e compagni si stanno con·
ducendo anche peggio... Essi stanno im·
ponendo la dittatura fascista all'interno
HA
pio: quello della politica agricola comu·
ne. Senza entrare nel merito delle note
proposte relative alle riforme nel campo
agricolo, è chiaro che esse incidono pro·
fondamente sull'ordinamento, sulle strut·
ture dei singoli Paesi, vi promuovono un
adeguamento, un adattamento a nuove
realrà.
Infine, una organizzazione unitaria po·
lirica ed economica dell'Europa, sottrae
senza dubbio all'ente Stato una parte dei
suoi compiti e delle sue responsabilità.
Ma appunto per questo essa facilita a
questo stesso Stato il compito di meglio
adeguare il proprio ordinamento alla rea!·
tà sociale, economica e politica. Forse
non è del rutto casuale il fatto che in
tutti gli Stati della Comu nità si constati,
a fianco di uno sforzo sempre più accen·
tuatO d i cooperazione e di integrazione
con altri Stati, una tendenza e una spinta
sempre crescenti verso un decentramento
dei compiti statali, verso una più intima
e sostanziale partecipazione dei singoli alla
vira della collettività.
L'unità politica ed economica dell'Eu·
ropa - e vorrei precisare, almeno per
ora, dell'Europa occidentale, cioè degli
Stati democratici e liberi dell'Europa occidentale - è quindi l'obbiettivo al quale
si deve mirare.
Ma perchè questa unirà politica sia
possibile occorre che il processo di . integrazione europea non rimanga opera e
monopolio di vertici e di specialisti, di
esperti e di tecnocrari. f:. necessario che
esso riceva l'appoggio di tutte le forze
vive che operano nella nostra società. Non
è sufficiente che esso sia l'oggetto di conferenze al vertice di Capi di Stato o di
Governo. Deve essere l'aspirazione comu·
ne dei nostri popoli, una affermazione
ferma della loro volontà, soprattutto della ·
volontà della classe lavoratrice, della gran
maggioranza cioè delle nostre popola·
zioni. In questa azione partiti e sindacati,
le grandi organizzazioni di massa, hanno
un grande compito e una grande responsabilità. Dobbiamo augurarci fervidamen·
re che essi non sfuggano a questa re·
sponsabilità, che escano - e penso so·
prattutro ai partiti e sindacati del nostro
Paese - da certi sterili giochi di potere,
di cui ci dànno tanto spesso miserevole
spettacolo, si sprovincializzino e abbiano
il coraggio di affrontare i grandi problemi dell'ora, quelli dalla cui soluzione dipende veramente l'avvenire dei nostri
Paesi e della classe lavoratrice nei pros·
simi decenni, per non dire nel prossimo
secolo.
All'inizio degli anni settanta le pro·
spettive dell'unificazione europea non so·
no negative, ma ancora piuttos to mode·
ste. Solo una vera, grande, decisa vo·
lomà della classe lavoratrice, una sua più
inrima partecipazione alla costruzione dell'Europa, potranno imprimere a questa
costruzione quel nuovo slancio, darle
quella nuova base di partenza che il ver·
tice dell' Aja ha solo in piccola parte cer·
caro di dare.
r
J
26
53
635
18
41
82
114
207
278
300
368
388
423
489
619
728
538
35
630
303
328
263
279
465
80
277
460
559
138
364
604
146
400
665
12
117
393
71
198
528
360
562
717
708
37
534
COFRANCESCO DINO · Marxisti inquieti: da Gilas ai ri·
belli di Varsavia . . . . . . . . . .
- Commentatoti di Marx.: lsaiah Berlin . . . .
- Socialismo federale o socialismo accentratore? .
- Per una critica del rèvisionismo . . . . . .
- Perchè l'Europa (Appunti provocatori di un federalista) . . . . . . . . . . . . .
- Un maestro di libertà: Piero Calamandrei ~ . .
- A proposito. del V centenario della nascita di Machiavelli
. . . . . . . . .• . . • .
- Marxismo, potere mondiale e Paesi sottosviluppati
- La Seconda Internazionale (l) . . . . . .
- La Seconda Internazionale (Il)
COLAPIErRA RAFFAELE · Un bilancio su Napoleone
CRITICA SOCIALE · Il problema politico
- « Tempo Presente» non esce più
- Luigi Antonini .
- Confusione . . . .
- Il salto del montone . .
- Ricordo di Amilcare Sterchi
<•
- Cl'isi e partiti .
- Giovanni Borioli . . .
- Le non radiose giornate di maggio
- Per un. congresso d'emergenza .
-Un delitto . . .
- Giacomo Brodolini .
- Clara Benetti Ferri
- Andrea Tacchinardi
- Fernando Santi . .
- Un'interrogazione di senatori socialisti per la
« Scala » . . . .
.
DE DOMENICO FRANCESCO ·; Una ricerca sulle correnti
del P.S.I.
. . . , . . . . . . . .
DELLA GIUSTA PIERO · L'ltclia e la Santa Sede . .
- Il programma elettbrale dei socialisti tedeschi
- Il volto del socialisino, di Praga . .
DESTRI GrovANNr · I giov.ani e la scuola
- Il professore nella ~cuoia italiana .
L.D. · Problemi del lavoro italiano all'estero
P.D.G. · La collocç1zione razionale delle industrie .
fALi\BRINO GrM'l.UIGl - Cronache dei giornalY~ .
- Il terrorismo dell'intolleranza . . . . . .
- L'intellettuale rimorchiato
. . . . . . .
- Lo« spreco » di Trieste in un libro; di Anita Pittoni
- Le contraddizioni di Adorno . . . . . . .
- Gaetano Salvemini dal distacco dai socialisti alla
lotta contro il fascismo .
- Il caso del « Manifesto » .
f ANCELLO FRANCESCO • Testimonianze del "tempo di
guerra .
. .. . . .
F1\RINA FRANCESCO • Rifmmismo e contestazione globale.
- Campania in trasformazione . . . . . . .
FINOCCI:IIARO GIANN I • Il congresso dei comunisti jugo•
s lavi . . . . . . . . .
- Sicilia alla deriva .
· · · · ·
FJRPO LUIGI · Tom.roaso Campanella - L'opera e la
fortuna .
.
. . .
FORBICE ALDO · Socialisti, C.G.I.J.:. .e F.S.M. . .
- Lo statuto dei lavoratori nelle azienÌ'IE:. . .
- Congresso C.G.I.L.: il momento delle scelte . .
FORZONI ANGIOLO · Guardiamoci dall'inflazione ·màno·
vrata
. . . . . . .
- Novità al Fondo Monetario . .
:- La rivalutaziòne iel marco . .
FRJ\SCOl\'1 LUCIANO · Lo scacco politico di taluni intel·
lettuali europei . . . . . .
GALLI GIORGIO · Illusioni dfonniste . . . . . .
- Il nazionalismo e il crollo della II Internazionale .
- Otto Bauer e la trasformazione socialista .
- L'U.R.S.S.: cremlinologia e dinamica sociale
- Togliatti " revisionato»
60
91
123
181
215
339
407
505
602
676
638
1
... 11
48
129
193
219
257
272
292
321
385
422
485
526
557
657
403
200
426
483
15
466
63
515
39
93
267
442
509
541
721
516
77
531
274
356
375
8
167
301
390
560
600
317
58
177
247
401
502
47
48
425
459
563
629
65
107
355
468
341
144
244
289
472
507
97
449
543
637
640
713
41
156
233
261
299
653
574
595
395
606
44
89
139
169
203
362
470
571
86
462
137
594
184
405
51
208
269
547
581
613
740
131
205
421
670
378
104
571
649
705
305
69
111
133
330
646
708
343
74
UE
394
453
259
323
738
621
28
AH
210
332
420
149
231
561
100
164
227
293
386
457
488
556
620
262
- t"a~ adiritto àll'i~toÙerànui al· di~ittÒ ail'in.soJènzà
- Anche per la scuola si distingue la democrazia
REITA:\O ANGELA - Un paese africano ' 'i ttima dei suoi
benefattori
REVENTWW RoooL.FO - Battaglia attorno alla cogestione
in Germania
. . . . . . . .
- Spagna, trent'anni dopo . . . . .
- Vigilia elettorale in Germania . . .
- Attorno alla storia dell'aus tromarxismo
- Dopo le e lezioni in Germania .
Rlt\tUERT Pt f.!RRE - A proposito della mancata svalutazione del franco
- La forza di De Gaulle . . . . . . . . .
- La battaglia per le elezioni presidenziali in Francia
- Le « classi medie salariate» . . . .
. . .
- TI nuovo partito socialista francese .
- L'opera economica di Carlo Marx .
Ro:-.ror BRv 'iO - La chiesa contestata .
ROTELLI CLAUOIO- La vita e il pensiero di Antonio Labriola
RO\'ATl L t;CIO - Un lavoro vocazionale
- L'e,•oluzionismo di Teilhard dc Chardin
RurFOLO UGO - Fame c povertà: l'enorme problema
mondiale
. . . . . . . . . . . .
- Progresso lento del Mezzogiorno c temi congiunti
- P roblemi e affermazioni sociali della Comunità
Europea . . . . . . . . . . . .
- Rillessi del • Progetto 80 » s ul Mezzogiorno .
- Esperienze di sviluppo soc iale nel Mezzogiorno
- Problemi del nuovo esodo di mano d'opera .
S\LV! LUtGI - I partiti di sinistra e la revisione del
Concordato
- La quadratura del cerchio
SALV!NI GIANNl - Può trasformarsi il sistema sovietico?
S ,\XTERtNt GIORGIO - l movimenti di contestazione a
sin istra del PCJ
SASSANO FrDIA - Il sale ha perduto il sapore .
- Il cartello dei « no • e le elezioni di giugno
- Guardare il P.C.I. senza il paraocchi
- Gli scopi della mossa amendoliana .
- L'autwmo caldo
- L'autunno caldo
- La lotta dci sindacati e hne'rzià dèlla ·classe·
liti ca
- 1969: un bilanciÒ sin da~alé positi~o :
1
84
325
720
731
142
212
238
438
po:
597
21
173
249
72
674
120
234
398
497
624
651
297
622
729
654
102
273
315
486
524
592
617
719
432
199
s03
527
366
733
42
109
440
533
573
667
391
218
396
179
282
175
241
309
428
501
565
669
392
493
47
115
171
226
307
365
536
599
663
5
529
67
232
295
715
326
RASSEG A DEl LIBRI
308
348
499
672
lO
ScARTNGt CARLO - Continua la diaspora degli ebrei polacchi
SCELSI APOIJalNE - Ancora sulle pensioni •· . . .
STLONE I~NAZIO - ba una lctter~ di l gnpzio Silo~e . .; .
S rLVERI ANTON,l'O - Un combattente per il sociahsmo e
la scuola
··
SPERANZA GIANFRANCO - Mercato Comune: l'economia
senza peso . . .
- Partito progressista o partito socialista europeo
STATERA GIANNI - Televisione e cultura di massa .
- La cultura del Mezzogiorno e il meridionalismo
- Gi.inter Grass c la « Nuova sinistra » europea .
- Televisione e • politica delle comunicazioni » .
- La questione tedesca . . . . . . . . .
- Propaganda politica e pubblicità commerciale nella
società dei consumi
V .S. - Fole sul Mezzogiorno
TACC.UNARDr ANORI!i\ - Gli uomini politici (Note di un
vecchio socialista) .
ToRIELLI CARLO - La dichiarazione di Mosca, simbolo
della rivalità imperialista .
Tuccr GrOVANNI - Valori e funzioni della cultura tradizionale . . .
- La vita dei Sioux nel racconto di uno stregone .
VALENTil Aucus1'0 - Comunisti e castristi in America
Latina
. . . . . . .
- In Corea Stalin vive ancora . . . . .
- Comunismo moscovita e guerriglieri . .
- Il P.C. finlandese dilaniato dal frazionismo
- Sul conflitto ideologico cino-sovietico .
- L'U.R.S.S. e la guerra hitleriana . . .
- Lenin e la • sovranità limitata "
VAt..ERI ANTONlO - La contestàzionc globale... e l'Umanitari a . . . . .
- « Progetto 80 »: l'Italia di domani .
VEGAS FERDJKANOO · La crisi del Medio Oriente .
- Aria nuova alla Farnesina . .
- Il viaggio di Nixon in Europa .
- Socialismo o politica di potenza? . .
- Continua la crisi della sinistra francese
- La • si nistra spettatrice • .
- Panorama internazionale . .
- La politica estera di Mosca .
- La nuova « Ostpolitik,. di Willy Brandt
VERxETTr Lt:cu.xo - Processo all 'unificazione . . .
- l « Consigli di quartiere,.: autonomia e i>otcri
reali .
Vt\'JANI AGOSTU:O - Il dissenso della polizia .
- Dopo vent'anni di attesa .
- La beffa dell'antimafia
- Alla Camera: divorzio sì .
VoLPATJ MARCO - Il decentramento comunale a Milano
EU
17
81
141
353
HA
430
322
UE
40
601
AH
306
3
33
130
OssERVATORE (L') - La parata dci velleitari
~
- Verso il superamcnto delle correnti?
- Le due lepri
. . . .
- Il sistema concordatario . .
- Discorso agli scissionisti . .
- La guerra civ ile tra i socialisti
- Un salto indietro . . . .
- Per un nuovo governo di centro-sinistra c organico"
. . . . .
- Conservare il potere l . . . . .
- Il momento della verità per i partiti
OrrtNO FRAXC.\ - Ancora sulle donne e il Partito
PAG\Nr At..OO - Considerazioni sulla riforma universital·ia . . . . . . . . . . .
- Una via italiana per lo zucchero europeo
- Considerazioni sugli esami di matut'ità .
- Agricoltura 1980
. . . . . . .
- Le vie maestre del progresso agricolo .
PAGANI ALDO - CASATI DARIO - La contabilità agraria in
Ita lia
PAG\XO T URI • Appunti sull'ideologia .
P\RESCE E:-.RrCO- Morte e rinascita delle ideologie .
- Ordine 1>ubblico c democrazia
- Cultura c università . .
- Modernità di Machiavelli .
PARRAVICL'U GrA.XNINO - Le regioni dimezzate
PELLJCA)IT ANTONIO - Saragat « sovversivo ,. .
- Dol?o il '98: socialismo riformista e sinistra costituziOnale
. . . . . . . . . .
PER\ GIUSEPPE - Contestazione, polizia, responsabilità
di governo . . . . . . . . .
- Per un'azienda agricola-forestale di Stato
PrNZIIUTI MARIO - Un partito indisponibile
- La s\·olta pericolosa
- Dopo Battipaglia
- La guerra delle nove correnti . . . . . .
- li congresso delle incomprcnsibiltà c il congresso
dell'integralismo
. .
- Addio al centro-sinistra?
- Verso mesi difficili .
- Una speranza da salvare
- Il lungo so nno .
PIOVA:>:r PtETRO - Università vecchia e ricerca nuova .
POOGt ALFREOO - Fatti c insegnamenti della guerra spa-
EU
409
HA
GAREtLI Dol\u;NrCO- Il referendum e lettronico .
GE.'iTILI Gw1.1A · Ritornare alle origini .
GER.\IA'il GIUSEPPE MA.R!O - Valentino Pittoni è tornato a Triesre
GuosH NR'IPENJJRANATH - Conllitti religiosi in India .
G10v11'1E UMBERTO - L'amara lezione della Grecia .
GozZA:-..o FRANCESCO - America Latina fra democrazia
c dittawra
- Pra ga e P.C.I. . . . . .
- Il generale c l'unità dell'Europa
- La c risi del mondo comunista . . .
.
- Il groviglio vietnamita . . . . . .
- 11 Congresso dell'Internazionale Socialista .
- Che cosa vuole la Francia di Pompidou? . .
- L'equilibrio U.S.A.-U .R.S.S. un anno dopo Praga .
- Le prospettive del successo della socialdemocrazia
tedesca · Ultime battute della tragedia cecoslovacca
- Brandt e Wilson
Gruss G u~TER - Lo scacco intellettuale delle sinistre
europee
GRJ:\11\1.01 ALFASSIO UGOIJERTO - I problemi del partito
- Tre partiti c due patate calde
- L'unificazione socialista
U.A.G.
Domenico Visani
HAJA DE LA ToRRE VrcTOR RAuL - L'APRA per l'unione
la ti no-america n a
H J'IIOELS JOSEPII - Società senza classi: una formula
\'UOta?
-: Marx o Marcuse? . . .
- Cogestione senza illusioni .
L~xooLFI AxT0:-110 - Un • modello • socialista
L\ LRAT Lt..CJEX - La riscoperta del socialismo democratico . . . . . . . . . . . .
- Bilancio e prospettive del soc ialismo scientifico
- Una stupefancente caricatura del capitalismo monopolislico . . . . . . . . . . . .
- La genesi della dottrina economica di Carlo Marx .
LECTOR - Pianificazione e democrazia socialista
- Governo, partiti, paese
LEoxE UGO - Forze di lavoro e Mezzogiorno .
- Cronache del movimento sindacale campano dal
1943 al 1948 . . .
.
- l punti d ebo li de lla nostra economia
- Battipaglia perchè . . .
- Il Mezzogiorno dei fatti? .
- Ed è subito frana .
LEwtN BOLESLAO - Tupac Amarù: si mbolo di ribellione
americana
LooiGJ \N! 0RESTE - 260.000 Pierini in divisa .
MAIXARDr AxGEUl - Il PCl a Mosca
MARZ EouARD - La prospettiva storica della cogestione
MAsrr-;r PtER CARLO - Il potere di nessuno (III) .
- Il potere di nessuno (IV) .
- Il potere di nessuno (V) .
- Il potere di nessuno (VI ) .
- Il potere di nessuno (VII)
- Il potere di nessuno ( VIII)
- Il potere di nessuno ( IX)
- li potere di nessuno (X)
Mcli·IAIIAN JAN
Quadro retrospettivo delle elezioni
presidenziali negli Stati Uniti . .
.
- Le elezioni primarie della città di New York
Mrt.JANTI CARLO - Un balzo in avanti verso la sicurezza sociale
. . . .
- Programmazione e assegni familiari
Mo:-.ooLFO RoooLFO - Carlo Cauanco nel pensiero del
Ri sorgimento . . . .
- Discutendo una cri ri ca del revisionismo
Mo:m\N•\ VANNr B. - Le prospettive del sindacalismo
americano . . . . . . . . . . . .
- Le ragioni del distacco secondo Meany (inteNista
di Vanni B. Montana) . . . . . . . . .
NASCIMBENE AIMt.DERTO - Una po litica socialista per le
campagne
. . . .( . . . . . . . .
- L'agricoltura italiana al e soglie degli anni 70 . .
- L'agricoltura italiana alle soglie degli anni '70 (Il )
- L'agricoltura italiana alle so~lie degli anni '70 (III)
- Dalla cooperazione ortofrutticola una spinta al progresso de l Mezzogiorno
rCEI'ORO ORAZIO - Il neotogliattismo di Berlinguer
- L'eurocomunismo di « Politique,.
- 11 dissenso parallelo
- Lcnin e Marto,· .
01.1\' \T! RrCCAROO . La con testazione ha cento anni?
ORtANIH FLAVIO - La revisione dei Patti Lateranensi
(_ '
RAOOVAN Rrcun - La via cecoslovacca (Piero Della
Giusta
A. BENZO'I;t - V. TEOESco - li movimento socialista nel
dopoguerra (Antonio Va/eri) .
RrN,\LOO SALVAOORJ - La repubblica socialista manto\·ana: da Belfiore al fascismo (Antonio Va/eri) .
Fu1 10 ORLANDr - Socialismo giorno per giorno (Antonio Va/eri) .
B.H. LIVVELL HART - La prima guerra mondiale del
1914-1918 (Raffaele Co/apietra ) . . .
.
AOOLFO 0:-.tODEO - Momenti della vita di guerra - Dai
diari e dalle lettere dei caduti 1915-1918 (Raffaele
Colapietra) .
Exzo FORCELL~ - ALBERTO MONTICO:<E · Plotone d'esecuzione . J processi della prima guerra mondiale
(Raffaele Colapietra)
GIAN MARIO BRAVO - Torino operaia - Mondo del lavoro
c idee sociali neiJ'età di Carlo Alberto (Raffaele
Colapietra) .
V\t..OO FL'SJ . Fiori rossi al Martinetto (Giovanni Vaccari) .
Grov,\NNr MrNZONI - La cris i di un prete (Memorie
1910-1915) (Nino Palumbo)
AoA:-.f B. UI.À.I\1 - Lenin e il suo tempo (Raffaele Colapietra)
HEL\1UT KoNIG - Lenin und der italienischc Sozialismus- 1915-21 (Rodolfo Reventlow) .
1. VALERI - Da Giolitti a Mussolini. Momenti della
crisi del libcral ismo (Piero Del Negro) .
29
29
30
30
31
31
AGOSTINO VlVlANI - Gli studen.Li ieri, oggi, domani
(U.A. Grimaldi)
. . . . . . -' . . . 159
GovANNl Russo - n fantasma tecnolog;co rcar{o Scaringi )
. . . . . . . . . ' . . . . 160
GI ULIANO PROCACCI - Storia degli italiani (Raffaele
Colapietra) . . . . . . . . .
187
PrA LEONETTI CAREXA . Gli italiani del maquis (Orazio
Nice{oro)
. . . . . . .
187
MtcHEt..E ABBA'I1: - L'alt~rnativa meridiona le (Nino Palumbo) . . . . . . . . . . . . . 188
REGINA KAGr-FUCHSJ\tA.'IN - Das gute Herz geni.igt nicht
(Il buon cuore non basta) (Guido L. Lu?.tato) .
. 189
CARLO TULuo At.nN - Antropologia funzionale (Gianni
Statera) . . . . . . . . . . . .
251
A. GIBELLI - Genova operaia nella Resistenza (Giuseppe Barba/ace) . . . . . .
251
A.AV.V. - Nullo Baldini nella storia della Cooperazione (Antortio Valeri) . . .
. . . . . 285
ARRI CO BONGIORNO- L'utopia bruciata: Praga 1968 (Carlo
Scaringi)
. . ..
.
.
286
M!CIIEI. TATU - Le 7 giornate di Praga (Carlo Scaringi) 286
AA.VV. - Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza - l Vol. (Antonio Va/eri) . . . . . . . 350
RÒOOI,FO AiuTA - Guerra e fame (Lucio Rovati) .
351
RoBERT C. FRIEO - Il Prefetto in Italia (Antonio Pellicani)
. . . . . . .
380
fRANCO MoR,INOJ - La Società superflua (Giam1i Statera) 380
S. M•\SSB10 G.\'ICt - L'Italia antimoderata (Raffaele
Colapietra) . . . . .
:
·381
SII.\ ER IO CORVISIERI . « Bandiera rossa io nella Resistenza romana ( Pino Barba/ace) . .
. ... 412
RoDOI.FO MoNOOL.FO - La filosofia elci socialismo (L.V.) . 412
MtCIIRE PELUCAXI - Le avventure del marxismo (U.A.
Grimaldi)
. . . . . . . . . . . . 413
JL'LES MON!I.'llROT - Sociologie de la révolution (Luciano
Pellicani)
. . . . .
519
SA:\ORO PERTINI - Interventi (Ugoberto Alfassio Grimaldi)
. . . . . . . . . .
519
B. NrRUliT,\NI> - La Persia, ovvero la dittatura del
Mondo Libero (G. Barba/ace) . . .
520
Stt\10:-IE WaL- Simonc Weil e il mito della rivoluzione
( Luciano Pellicani) . . . . . . .
578
Lv!GI ALBERTJNr - Epistolario 1911-1926 (Raffaele Colapier/a)
. . . . . . . .
578
ERNESTO Rossr - Elogio dell'! galera (R.B.) . .
579
ADA GoBETIJ - Camilla Ravera - Vita in carcere c al
confine. Con lettere e documenti (R .B.) .
579
ARI>UINO AGNEI.U - QuestiGne nazionale c socialismo Contributo allo studiO del pensiero di K. Renner
e O. Bauer (Luci$ 'J;aurat) . . . . . . . 609
A cura dell'Istituto di Studi e Ricerche c C. CATTAxco" - l.'organizzaziorfe partitica del P.C.I. e della
D.C. (An t. V.) . . ·.. . . . . . . . . 610
TtNO To:-.t~sr - Idealismo e F ascismo nella scuola italiana ,. (Giosuè Bon{anti ) . . . .
611
AA.VV.- Università di oggi e società di domani (Gianni Statera) .
. . . . .
:,, .
6ll
AA.VV.- Sovietica - • 18 - luglio 1969 (G.S.) .
612
GUGLII:L:I10 FERRERO - Due rivoluzioni francesi · Potere
( L . Pellicani)
. . . . . .i .
612
GtAJoiC.\RLO GALLI - I cattolici e il sindacato (Aldo Forbice) . . . . . . . . . . . . .
643
Cct.L\-MAXGIIl-PASJ1\I - La concezione sindacale della
C.G.I.L. (Aldo Forbice)
. . . . .
643
C. WRrcm M1u..s - Sociologia e pragmatismo (Gianni
Statera) . . . . . . . . .
644
GlMIPIERO C;\ROCC! - La politica estera dell'Italia fascista - 1925-1929 (Antonio Pellicani) . .
644
RIFF,\ELE COLAPtETRA - Benedetto Croce c la politica
italiana (A. Pellicani) .
677
Un ricordo di Stuparich (g./.f.) .
677
RO\ICO CRrPPA - Libert:. c responsabilità ,. (g.l.f. )
678
31
RASSEGNA. STAMPA E~ERA
126
FrtiXCESco DE DoJ\LE:\ICO - Alti e bassi della sinistra
radicale americana
126
RASSEGNA
127
158
158
159
736
STAMPA SOCiALISTA INTERNAZIONAL E
GIA' "' ST.\TERA - M<In, So rei e la nuova sinistra americana
. . . . . .
- lntcllenuali e marxismo . . .
- La rivolta degli studenti . . .
- Ancora sulla rivolta degli studenti . .
- L'ideologia del movimento studentesco .
- Marx, B akunin e l'autoritarismo . . . .
- Prospettive della nuova s inistra americana .
25
95
154
220
283
342
SII
49
271
313
337
337
338
372
374
420
INCHIESTA SULLA DESTRA-ECONOMICA
LA CRITICA SociALE - Invito ad una inchiesta sulla destra economica .
PIERO DELLA GIUSTA - Destra economica o deformazione
tecnologica? .
RoBERTO Gumuccr - Aggirare il potere industriale con
una nuova strategia internazionale .
RENATO BALJ..AROINI - Valorizzare il potere degli organi
e degli enti democt·atici .
GiANNINO PARRAV.IClNI - Un'indagine difficile da realizzare
SILVIO POZZANI - Il settore pubblico non esiste .
FRANCESCO FORTE - Per contrastare il potere eccessivo
delle grandi imprese private .
PIETRO ARMANl - Incrementare le dimensioni della proprietà pubblica . . . . . . . . . . .
ERCOLE BONACINA - Mutare il quadro politico
FRANCESCO FARIN.~ - Il primo posto alla riforma delle
società per azioni
ENRICO PARESCE - Tecnocrazia e destra economica .
ANTONIO VAJ.ERJ - Per una programmazione operativa
RoUERTO GUJDUCCI - Settore terziario e democrazia
ll.. COMT'rATO PROMOTORE DELL'ASSEMBLEA PERMANENTE DEL
P.S.I. DI MILANo - L'involuzione della pubblica impresa
VALERIO ACOSTINONE - La banca dei lavoratori .
MICHllLE ACIUI..Ll - Il problema dei controlli
FRANCESCO PRINCIPE - Non buttiamo via il bambino
con l'acqua sporca .
SANORO PETRTCCIONE- .Destra politica e destra economica
PIERRE RIMBERT - .e Io stato che anima, dirige ed
orienta l'economia .
161
162
195
229
265
266
311
333
370
370
433
435
463
567
568
569
632
633
726
LA CRISI SOCIALISTA
LA CRITICA SOCIALE - 11 nostro compito .
PIER CARLO MASINI - Analisi della scissione .
UCOBERTO ALFASSlO GRIMALDI - Sette riflessioni sulla
scissione .
ALFREDO POGGI - Diagnosi di una scissione senza motivo
LA CRTTICA SociALE - Una spiegazione della crisi socialista
ARDUTNO AGNELLI - La crisi socialista
LUIGI C,IRM1IGNOLA - Non avvelenare la situazione .
PIERO DELLA GIUSTA - 2000 parole o una?
GuiDO CALOCERO - Passato, presente e futuro del socialismo italiano
VIRGILIO DAGNINO - Il soggetto e l'oggetto della rivoluzione
DINO CoFRANCESCO - La crisi socialista e l'Europa .
UCOBERTO Al..FASSIO GRIMALDI - Noi non coltiviamo solo
il giardino di casa .
VxNorcE CAVALLERA - Ideologia e democrazia
MICHELE ZUPPELLO - Motivi prossimi e remoti della scissione
GIORGIO GALLI - Da dove si deve cominciare
UcoBERTO ALF1ISSIO GRL\>lALDl - Sì all'alternativa dal
basso- No all'amore infranto .
RAFFAELE COI.APIETRA - Riformismo
50
417
418
419
454
481
521
546
553
585
588
.626
627
658
660
661
723
724
UE
DtNO CoFRANCESCO - Contro la partecipazione dei comunisti al governo
GIORGIO GALLI- Un problema (quasi) insolubile .
ROOOLFO MONOOL.FO - Il P.C.I. non è disponibile per la
democrazia
GIUSEPPE TORRESJN - Autonomia e disponibilità del
P.S.I.
!COLA CHIAROMONTE - Per un partito delle riforme
ANTONIO Dr LELJ..O - Noi e i comunisti .
LUCIANO P.ELLICAN1 - Un metodo per non sbagliare
AD UN GRUI'PO DJ qlLLABORATORI .
AH
P.C.I. DOPO BOLOGNA
frontate le rispettive posizioni, così schematicamente delineate, ne risulta che
esse sono incompatibili, sicchè - come
si diceva -~ un çsito pos itivo ,dei negoziati in 'corso a • Pechinq appàre rho!lo
problematico. '·
'
Non per questo tali negoziati sono da
considerare del tutto inutili, perchè essi
adempiono ad un'altra, importantissima
funzione, appunto su quel piano del
grande gioco diplomatico cui accennavamo in pri ncipio. È chiaro, infatti, che
Mosca, negoziando con Pechino, si procura una specie di controassicurazione
nei confronti di Washington, alla quale
può sempre far balenare la prospettiva,
per quanto remota, di una eventuale
riconciliazione cino-sovietica, se non ideologica almeno politica. Egualmente, ed
a termini rovesciati, minacciando il riavvicinamento con Mosca, Pechino ha come
una sponda di appoggio nella ripresa dei
contatti con Washington. Per chiudere
il circolo, infine, è ovvio che pure Washington, giocando contemporaneamente sulle due scacchiere di Mosca e di Pechino,
può svolgere una manovra più articolata.
Quanto alle prospettive dei rapporti
cino-americani, al momento esse appaiono estremamente vaghe e remote. Dal
1955 al 1968 gli ambasciatori americano
e cinese a Varsavia si sono incontrati
134 volte, con l'unico risultatò, appunto,
di nori spezzare il tenue filo così teso
tra i due antagonisti nel Pacifico, nell'Estremo Oriente e nell'Asia sudoricntale. L'amministrazione Nixon, perseguendo la nuova dottrina enunciata dal presidente a Guam nel luglio '69 e nota
pertanto come ' dottrina Nixon ', dà a
divedere di volersi ritirare dal proscenio
degli affari asiatici, per !asciarne la gestione agli asiatici stessi. Ma, a parte
che Nixon non ·sostiene affatto di abbandonare la presenza americana in Asia,
bensì solo di organizzarla in maniera
più efficiente e più conveniente agli interessi americani, a chi verrebbe delegata
la funzione che oggi svolgono gli americani? A stati clienti, come le Filippine
o la Thailandia, destinati sempre a reggersi con un appoggio americano, comunque esso si configuri? O, molto meglio, al Giappone, ~e ormai, dopo le
intese recenti tra Nrxon e Sato, appare
avviato ad essere il ' brillante secondo '
della politica americana in Asia?
Ad ogni modo, se la formula 'l'Asia
agli asiatici ' deve avere un se.n_so, . eh~
posto farvi a quei 7/800 m11Jom d~
asiatici che sono i cinesi? Ed ceco gh
Stati Uniti, oltre a riprendere le conversazion i di Varsavia, operare qualche
apertura verso Pechino, specie in. materia commerciale, forse sperando di suscitare interesse presso il supposto gruppo moderato che sarebbe raccoltO intorno
a Chou En-lai. Mao o Chou, comunque,
nessun dirigente cinese potrà mai tran:
sigere sulla questione di Formosa; e qlll
sta l'ostacolo veramente insormontabile
ad ogni possibilità di intesa cino- americana. Nel giro che il non brillante secondo di Nixon, il vicepresideme Agoew,
ha fatto tcstè in Asia, sono state fomite
ancora una volra assicurazioni ai nazionalisti di Chiang Kai-shek: mero esercizio rituale oppure serio impegno? Un
chiarimento in merito non verrà certo
da Varsavia; accontentiamoci per ora che
siano stati ripresi i contatti.
FERDINANDO VEGAS
(
EU
DIBATTITO P.S.!
HA
222
577
g.l.f.
g.l.f.
UE
RASSEGNA DELLE RIVISTE
AH
642
LETTERE AL DIRETTORE
7
GABRIELE BROGI - Campane tristi .
7
U.A. GRIMALDI - ... E campane liete .
7
ANGELO CAPELLI - In favore della resistenza greca
7
E"'uuo Z uCCA - In favore della resistenza greca
32
ANGIOLINO MATrO - La prole di Sofia .
U. ALFASSTO GRJMALDl - Che cosa risponderemo ai
284
danesi?
MAURIZIO PANICHI - Una lettera di M. Panichi .
284
BRUNO Rizzi - Il mercato nell'economia socialista
344
GIUSEPPE ToRRESIK - Scuola quotidiana di crudeltà
411
FRANCESCO BELLEI<tANI - Tre partiti socialisti SOno
443
troppi
:
ATTILio RwAIOLI - Ideologia socialista e società del
443
benessere
ALDO FORBICE - VALERIO AGOSTINONE - g.f. - Sul congresso
491
della C.G.I.L.
PreRRE RJMBERT - ORAZIO NlCEFORO - Una contraddi546
zione?
Guroo Looovico LUZZATTO - Un ritratto di Claudio
572
Tre ves
FRANCESCO BELLENTANJ - Per un rilancio del quadri718
partito
MARIO PINZAUTI - LA CRITICA SOCIALE Una decisione
735
vergognosa
VARI E
2
.e morto Luigi Antonini
4
Sottoscrivete!
34
Ai vecchi e nuovi amici di Critica Sociale
La Società Umanitaria: Il bollettino quindicinale del62
l'emigrazione
64
Borse di studio M. Pannunzio
70
Ai vecchi e nuovi amici di Critica Sociale .
92
I socialisti delle Giudicarie e il programma del partito
113
La questione dei profughi politici
138
Processo a un processo
138
Il rinnovo dei direttivi di sezione
145
Enrico Ferrari . . . . . . .
Giovine e Panichi, condannati, riconfermano i motivi
ideali del loro gesto
166
Come i problemi reali vengono elusi . . . - . 221
Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde - Bilan223
cio 1968
225
I socialisti contro il banditismo russo
240
Giovine e Panichi e la giustizia gollista
243
Ancora dei rifugiati politici in Italia .
253
Cassa di Risparmio di Puglia - Bilancio 1968
260
Sottoscrivete! . . .
.
329
Banca d'Italia: emissione Buoni Tesoro novennab
11 Vaticano detta legge sulla scuola materna statale 363
384
Italsider - Bilancio 1968 . . . . · · · ·
389
Manifesto deii'ALRI per l'abolizione del Concordato
Una dicbiaraziòne del Club Turati sul « caso Ruffolo » 402
420
Ad un gruppo di collaboratori . . . . . . . . .
444
ENEL 1968: un anno di importanti reahzzazrom
477
11 bilancio dell'ENEL al 31 dicembre 1968 .
484
Una smentita
587
g.f.: una rettifica . . . . - . . .
707
CRITICA SOCiALE 1970 - Appello ai cornpagru
714
CRITICA SOCIALE 1970 - Appello ai comp~gni_ · .
Un documento di uomini di cultura 1taliam: Per la
722
pace nel Medio Oriente
· ·
739
Errata corrige .
NUMERO DEDICATO A CLAUDIO TREVES - N• 23/69
LA CRITICA SOCIALE - Nel centena~~ _di Cl~l.!dio Treves 681
PALLANTE R UGGINENTT - La sua miliZia poht!ca ·
~~~
LEON BLUM - L'amico perdu~o . : . . · · .. ·
RoooLFo MoNDOLFO - Noi buom marxrst1 del marx1smo
687
classico . . . .
688
GIUSEPPE SARAGAT · Il compa~o · ·. · . · ·
689
LEO VALlANI - Claudio Treve5; mt~ma~onahsta ·
690
CLAUDIO TREVES - Treves e 1! divorziO : : . ·
691
RoBERTO TRBMELLONI - Treyes e ~ I:-a Glt.!StJZJa »
692
GAETANO AR.FB - La battagha soctahsta d1 Treves
693
ANTONELLO GERB! - Un ricordo di Claudo Treves
G~JOO Looovtco LUZZATTO - Claudio Trev~s e l'arte : 694
Dalla « LIBERTÀ, del 31.3.1932 - Treves m morte di
696
Turati: Una vita compiuta . . . . . · . · ·
uco GUIDO MoNDOLFO . Il ritorno dJ Turati e di Treves 697
698
CARLO ROSSELLI - Addio, Claudio Treves · :
· . ·
699
NINO MAZZONl - Claudio Treves uomo e glOmabsta
700
VIRGILIO BROCCHI - Ricordiamo Trev~s · . · · ·
CLAUDIO TREVES - Tre lettere inedrte dJ Treves a 702
Saragat
EU
641
HA
FRANCESCO DE DoM:.bNJCO - Socialismo e scienze sociali:
un'unione infelice? .
Aucusro V,\LENTE- Lenin e il movimento operaio internazionale
Guardando all'esperienza svedese
.,
~
l
,l
l;
l
~
.{ Il ' <<socialismo funzionale>>
e la sua critica di parte sovietica
~~
di Valeria Agostinone
Un economista socialista svedese, Guncializzazione della proprietà può venir
superato qualora ci si renda conto che
nar Adler-Kadsson, ha pubblicato un
la proprietà non è un blocco indivisiinteressante studio, « Socialismo funziobile, ma che invece si compone di una
nale: una teoria svedese per la sociavarietà di funzioni. Per esempio, la asso·
lizzazione democratica», sulla tendenza
Iuta proprietà di una casa in1plica che il
del sisrema economico capitalista e di
proprietario può farne l'uso che gli agquello socialista (cioè dell'URSS e sagrada: ' abitarla lui stesso, affittarla a
telliti) a <<convergere» sotto certi aspetchi crede al prezzo che, vuole, •,usare del
ti, in conseguenza della comune necessità
reddito come ritiene meglio, espellerne
di afironrare le esigenze dello sviluppo
l'affittuario alla fine del contratro, dieconomico c tecnologico nei termini molstruggete la casa, venderla o trasferirne
te volte analoghi posti dalla re al til proil reddiro all'estero per ~aumentare il
duttiva del mondo d'oggi.
1
proprio profitto personale. lo altri ter[n Sve:.:ia si è avuto negli ultimi demini, in regime capitalista assolut'>, la
cenni lo sviluppo di un sis tema econoproprietà e tutte le funzioni che vi sono
mico « misto», e ciò non in base ad
astratte teorie, ma in virtù di un conti- connesse dipendono dalla Libera volontà
e dall'interesse del proprietario. A questa
nuo adattamento pragmatico alla realtà.
situazione e agli squilibri di carattere
Il paese gode naturalmente di alcuni
economico e sociale che essa provoca, i
vantaggi che altri, e specialmente queiU
comunisti rimediano procedendo alla to·
di recente indipC11denza, non hanno: omotale socializzazione della proprietà e delgeneità etnica, ricchezze naturali, un sile sue funzioni. Al contrario, i socialisti
stema educativo avanzato, una posizione
svedesi hanno scelto la strada della soneutrale sulla scena politica mondiale.
cializzazione di alcune delle funzioni fonEsiste inoltre in Svezia un effettivo equi·
damentali · della proprietà, incoraggiandolibrio dei poteri all'interno della società
ne l'uso sociale piuttosto che l'uso « asoc una tradizionale avversione alla soluciale». [n ral modo hanno cercaro di
zione violenta dei problemi economici e
risolvere · il conflitto fra l'aspirazione alla
sociali.
proP.:ietà e le esigenze della società. Nel
Sarébbe certamente sciocco, secondo
caso', della proprietà edilizia hanno, per
l'autore, pretendere di copiare, in cires,en1pio, stabilito che i proprietari poscostanze del tutto diverse, l'esempio svesono: usare direttamente le abitazioni o
dese, ma per coloro che aspirano a proaffìtt~)'le, ma non possono imporre gli
muovere un rapido sviluppo economico
affitti che vogliono. Possono derivarne
~enza provocare le brutali disuguaglianze
profit'ti, ma non di sporne totalmente a
del sistema capiralista o gli abusi di poloro .. beneficio perchè debbono sottrarvi
tere di quello comunista, sarebbe forse
forti tasse. Non possono distruggere le
utile studiare il sistema svedese, detto
del « socialismo funzionale».
· case e riedificarle com~~credono percjlè
debbono sottostare ai regolamenti ediEsso si basa sulla convinzione che ha
lizi. Possono venderle, ma non possono
le diverse classi della società non esiste
trasferire all'esrer0 il ricavaro senza autOsempre un conflitto totale, come non esirizzazione.
ste sempre una totale armonia. Esiste,
pur nella lotta, il comune interesse di
In Svezia, grazie a questa impostazione,
promuovere lo sviluppo ·dell'economia,
il 90 % della proprietà dei mezzi di
salvo poi risolvere con mezzi diversi il
pwduzione è ancora o~lle mani di priproblema di come suddividere i frutti
vati, il 4 % appartiene a cooperative e
di questo sviluppo e come orientare lo
il 6 % allo Stato. Questo 6% copre
sviluppo stesso. I capitalisti sostengono
tuttavia settori importanti come quello
che il loro sistema ha superato la prova
delle ferrovie e delle comunicazioni, buodel tempo, assicurando il massimo di
na parre della produzione di elettricità,
democrazia e il più alto ritmo di accrela più "'rande azienda produttrice di
scimento. mentre i comunisti affermano
minerali di ferro, il lO % delle ricchezze
che solo la socializzazione (più esattaforestali. ~ questo bisogna aggiungere i
mente la statizzazione) tota le dei mezzi
servizi assistenziali, sanitari ed educativi,
di produzione assicura la migliore uticosicchè il « scttor«._ pubblico » assorbe
lizzazione delle risorse ed evita le ingiucirca il 20% della manodopera svedese
stizie del capitalismo. Il problema fonc utilizza circa il 30 % de~ prodotto nadamentale della società moderna, tuttazionale lordo, mentre trentà anni fa ne
via, rimane quello di ottenere il masutili7.zava soltanto il 15 %. Bisogna inolsimo ritmo di sviluppo economico sal- ~re rener presente che le aziende coopevaguardando lè mass~ dalle ingiustizie 'l'ative vendono il 18% di tutti i beni
capitalistiche e dalla prospettiva di pa.
di consumo e che 2/3 delle abitazioni
gare un insoppor~abile prezzo in termini
nuove vengono costruite da cooperative,
di libertà civili fondamentali.
la cui attività ha contribuiro a creare
Secondo l'autore, il conflitto fra l'asun migliore sistema di distribuzione e
soluta libertà economica e la rotaie sodi prezzi, intervenendo anche in settori
51
AH
AH
UE
processi che si compiono sul mercato
esercitano un'influenza sul piano nel senso che lo cdntrolJano e,, se cif> risult;,t
indispensabile, possono portare alla' st4
mod i ficazione »: J noi tre << 1a fonte pri n6palc di mezzi per le imprese è il fondo
di sviluppo costituito dal pkol:ìtto » e
« i prezzi sono il mezzo più importante
per influire sullo sviluppo della nostra
economia. La loro influenza si estende
a tutti gli aspetti dell'economia nazionale
senza eccezione».
Con In riforma si toccano anche le
strutture del sistema di pianificazione
(«liquidando singoli elementi di burocratismo e di formalismo >>) c si cerca
di risolvere i problemi provocati dal·
l'inevitabile insorgere dei conflitti e degli
uttriti di cui parlava anche Adler-Karlsson.
[nfatti, secondo Friss, «su tutti i problemi concernenti le condizioni di vita
e di lavoro degli operai ed anche sulle
questioni di principio concernenti il salario, prima di prendere una decisione
le autorità sono tenute a consultarsi con
gli organi sindacali competenti», il che
contribuisce a quell'« allargamento e arricchimento della democrazia socialista »
che il sistema burocratico precedente aveva gravemente limitato. Non a caso l'economista ungherese sosùene che si è cosl
ampliaro il numero delle persone che partecipano alla formulazione delle decisioni
economiche, fra cui quelle relative alla
ripanizionc dei benefici, attraverso· un
apposito fondo già in vigore da anni,
con la differenza che, mentre fino al
1967 « la stragrande maggioranza dci la\'oratori non riceveva premi » c la sua
partecipazione al fondo era limitata al1'8 00 del salario annuo {contro il 60 ·
80 Oo dei dirigenti, e il 40-50 Oò dei
quadri intermedi), ora la situazione è
molto migliorata.
L'economista ungherese non esita dun·
quc a dimostrare le gravi carenze del
sistema comunista e la sua inefficienza,
sia dal punto di vista della produzione
che da quello dei diritti dci lavoratori.
Egli afferma che quando operava il vecchio sistema ci si preoccupava tanto •di
realizzare il piano che non si aveva il
tempo di occuparsi della ricerca delle
migliori soluzioni economiche, c che molte imprese non erano molto interessate
a mi~liomre il lavoro perchè, anche sen·
za sfor1i particolari, potevano ottenere
un profitto superiore a quello pianificato.
Non erano anzi neanche interessate ad
aumentare gli utili da destinare al fondo
di partecipazione perchè ciò avrebbe por·
taro, piuttosto che ad un aumento dei
redditi di lavoro, alla riduzione dei sus·
sidi statali .
Ciò dimostra come gli stessi regimi
comunisti avvertano l'esigenza di adatt~re i loro si~temi ai termini reali della
situazione piuttosto che ad astratti schemi ideologici. Che i sovietici cerchino
di negare questa realtà e respingano
ogni accenno alla dimostrata incapacità
del loro sistema a risolvere i problemi
di un 'economia moderna, è naturale. Ma
lo fanno soprattutto, come chiaramente
lascia intendere Novossaltzcev nell'arti·
colo citato, perchè temono, più che ogni
altra cosa la minnccia che la scoperta di
valide alternative al loro fallitO burocratismo accentratore rappre~enta per la
compattezza monolitica dell'impero sovic·
ti co.
VALERIO AGOSTINONE
EU
HA
UE
della sua evoluzione verso un. regime
nuovo che viene (o sarebbe venuto) a
sostituire il capitalismo».
Tale politica farebbe parre, secondo
l'esperto sovietico, dei propositi di sabotaggio contrabbandati dall'imperialismo
sotto le spoglie di «politica dei ponti »
e di « nuova politica orientale », c si
manifesterebbe specialmente mediante il
tentativo di stabilire legami con i paesi
comunisti dell'Europa orientale nel quadro di una collaborazione regionale sul
piano europeo, ad esclusione dell'URSS.
« In quanto ali'URSS (questa è l'interpretazione data da Novosseltzcev alle intenzioni occidentali) si contenti pure di
rapporti speciali con gli Stati Uniti c
non impedisca ai suoi alleati di condurre
il ' gioco europeo' ». In altri termini
« si punta soprattutto sul revisionismo
di ogni tipo, compreso il revisionismo
di destra ideologicamente più vicino all'opportunismo socialdemocratico».
Questa allarmata «messa a punto»
ideologica, ispirata soprattutto alla teoria
del sedicente « internazionalismo proletario» (subordinazione dei paesi satelliti c
dei partiti comunisti agli interessi dell'URSS) è evidentemente quant9 mai necessaria in un momento in cui, non solo
l'Unione Sovietica, ma anche altri paesi di
<< democrazia popolare » debbono rivedere
molti dci loro astratti principi per adeguare i propri orientamenti di politica
economica alla realtà delle situazioni nazionali c delle crescenti rivendicazioni
operaie. Non vi è dubbio infatti che i
sistemi economici dei paesi socialisti vanno evolvendo, più o meno rapidamente,
nel senso di un pragmatismo riformista
che rimedi in qualche modo al fallimento
della politica di pianificazione rigidamente centralizzata e burocratizzata.
Basta scorrere, a questo proposito, quanto scrive l'economista ungherese e mem·
bro dell'Accademia magiara Istvan Friss,
a proposito della riforma economica attuata nel suo paese, su « Nuova Rivista
l nternazionale » del settembre 1969.
Egli afferma che la riforma è stata
imposta dal fano che le direttive in1pCrative del sistema di pianificazione pre·
cedente frenavano l'iniziativa delle im·
prese, spezzavano la continuità del processo produttivo e rallentavano il progresso tecnico. Di fronte a questa realtà,
che è durata in Ungheria per venti anni
e neU'URSS per cinquanta, i governanti
comunisti hanno dovuto prendere dra·
stiche misure per evitare che le « contraddizioni » proprie del loro sistema
portassero alia bancarotta economica. Uno
dei principi fondamentali della riforma,
secondo Priss, è stato quindi quello di
<< estendere considerevolmente l'autonomia, la sfera di azione c la responsabilità delle imprese». Ciò allo scopo di
far sl che i prezzi e la redditività oricn·
tassero giustamente i produttori e i consumatori di prodotti, cbe la formazione
del profitto diventasse il criterio principale di valutazione del lavoro dell'impresa e che si stimolasse la concorrenza
fra le imprese a vantaggio dei consumatori.
Dal gennaio 1968, in seguito alla riforma, « gli stabilimenti compiono autonomamente la loro attività... utilizzando
l'interazionc fra domanda, offerta c prcz·
zi... I rapporti di mercato non possono
in alcun modo essere ignorati (in quanto)
sono parte organica dell'economia... I
EU
da
termine, mentre in Oriente si assiste,
specie da dieci anni a questa parte, ad
una tendenza a concedere ai singoli e
alle imprese maggiore libertà di iniziativa, nel quadro di una maggiore flessibilità nei confronti del precedente rigido
sistema di pianificazione accentrata. Il
crearsi di tali tendenze non è dovuto
all'applicazione d i principi astratti, so·
cialisri o capitalisti: la convergenza è
imposta dal fatto che lo sviluppo di
qualsiasi società industriale tende a creare
una forte analogia nei problemi da af.
frontare e da risolvere.
Ciò provoca inoltre, in seno sia all'uno
che all'altro sistema, conOitti e attriti
che è impossibile negare, perchè anche
nelle società socialiste esistono separati
gruppi di interesse (lavoratori, dirigenti,
enti di programmazione, organi dello stato) che, come ne lle società capitaliste,
intervengono ne l processo economico. Per
cui, quale che sin il sistema, esiste il
problema comune a tutte le società industrializzate di raggiungere un alto ritmo
di sviluppo mediante una efficiente pro·
duzione, una piena utilizzazione delle
risorse, una distribuzione che si consideri equa ed una armonizzazione dei
conflitti derivanti dal processo economico
e produttivo.
Di questa convergenza potrebbero far
tesoro anche i paesi in via di sviluppo
per decidere quale orientamento dare
alla loro economia. Per essi, come per
altri, l'orientamento e gli strumenti forniti dal « socialismo funzionale » potrebbero tivelarsi di grande interesse, in
quanto permetterebbero l'introduzione di
misure arre ad assicurare il massimo di
sviluppo economico e di libertà individuali, risolvendo i problemi posti dalla
produzione, dalla distribuzione c dalla
composizione dei conflitti sociali.
In tal senso anche i paesi che dispongono di ricchezze che potrebbero desti·
nare all'assistenza in favore delio sviluppo
dei paesi più poveri dovrebbero esaminare accuratamente se non sia conveniente rinunciare ad esportare, più o
meno deliberatamente, le loro ideologie
astratte e favorire invece nuovi sistemi
cbe realisticamente rispondano alle esigenze delle società in via di formazione.
Alle considerazioni fatte da AdlerKarlsson risponde in certo senso diretta·
mente l'esperro sovietico E. Novosseltzeev su « La Vie Internationale » (n. 8,
1969). Egli afferma che gli autori della
teoria della convergenza dei due sistemi,
« il cui avvicinamento sarebbe inevitabile
in seguito alla rivoluzione tecnico- ~ci~­
tifica e alle sue conseguenze soc1ah »,
sono preoccupati di elaborare un'alternativa positiva al marxismo-leninismo. Essi
cercherebbero di dimostrare che è il
socialismo che deve avvicinarsi al capitalismo, ma evitano di parlare delle tare
fondamCiltali del capitalismo, il cui eroi·
lo conduce necessariamente al socialismo.
Secondo l'esperro sovietico questa politica porterebbe alla distruzione del ~
cialismo, passando per le tappe del oazional-comunismo, dell'incoraggiamento all'iniziativa privata c ai metodi capitalisti
dell'economia, del multipartitismo, del
pluralismo e del policcntrismo. «La direzione principale degli attuali sforzi ideologici dell'imperialismo afferma Novosseltzeev consiste nel combattere
il socialismo con il pretesto del suo
miglioramento, del suo rinnovamento e
HA
produttivi (gomma, lampade elettriche,
margarina) dove i capitalisti pdvati detenevano un virtuale monopolio ai danni
dei consumatori.
Un altro potente fattore di equilibrio
nella società svedese è rappresentato dal
movimento sindacale a cui aderisce il
90 % dei lavoratori, cioè il 20 % dell' intera popolazione. L'attività sindacale
si svolge senza gravi conflitti (l'unico
sciopero generale della storia svedese si
ebbe nel 1909) ma con risultati notevoli
c concreti, sia in termini di aumento
dci salari reali, sia in termini di partecipazione dei salari alla suddivisione del
reddito nazionale. Pertanto una delle più
importanti funzioni della proprietà dei
mezzi di produzione, cioè la fissazione
dei salari, viene effenivamente condivisa
dai lavoratori. A questo bisogna aggiungere la poiiti ca governativa sul piano fi.
scale, monetario, del mercato del la mano·
dopera e della legislazione sociale. Per
t;Sempio, le banche e le società di assi·
curnzioni non sono state socializzate, ma
una delle cinque maggiori banche svedesi
appartiene al governo ed una delle maggiori compagnie di assicurazione è posseduta dal movimento cooperativo, in modo
che il processo concorrenziale viene efli·
cacemente controllato. Inoltre, per disposizione legislativa, le banche non pos·
sono possedere azioni industriali e le
compagnie di assicurazione sono tenute
ad investire i loro capitali in titoli di
sta to e nell'industria edili zia popolare.
Infine la tassazione dei redditi è tanto
alta
spingere i possessori di capitali
e gli industriali ad investire c reinvestire i loro profitti in attività produttive,
in modo che un capimlista svedese può
ancora ammassare una ricchezza, ma può
farlo soltanto in modo socialmente utile,
ci~ fornendo lavoro e salari alla massa
dei cittadini.
In conclusione, gli esperimenù compiuti in Svezia dimostrano la possibilità
di una società dove i benefici del pro·
gresso, con poche ecce'..:ioni, vengono. distribuiti fra i vari ceti della popolazione
in maniera generalmente _accctt~bile _PCr
gli interessati. In tale tipo dt sOCietà
l'equilibrio fra capitalisti, lavoratori e
consumatori è ]ungi dall'essere assoluta·
mente armonico, ma in ogni caso non
è tanto sfasato da permerrere di dire
che esiste ancora uno sfruttamento capitalista. Il relati,·o successo del « socia·
lismo funzionale>> è dovuto all'aver conservato gli elementi più efficienti del
sistema capitalista, combinandoli però con
fondamentali elemenù socialisti, in modo
da produrre un sistema economico « misto » che respinge sia il forte potere
del ~apitalista privato sui lavora.tori e
i consumatori, sia il totale trasfert mcnto
della proprietà allo stato.
D'altra parte, afferma l'autore, esiste
un movimento di convergenza fra l'economia capitalista dell'Ovest e quella so:
cialista dell'Est, nel senso che esse SI
distinguono l'una dall'altra non in qu:mto rappresentano il capitalism~ e il ~
cialismo allo stato puro, ma m quanto
le /liiiZioni della proprietà, che non sono
espressamente atui~uite per le~c, _ven:
gono esercitate preapuamentc dm pnvau
o dallo stato. In Occidente si constata
una chiara tendenza verso l'intervento
sempre maggiore dei poteri pubblic_i nell'economia di mercato nel senso di una
programmazione centralizzata e a lungo
A un anno dalla morte
l
lj
l,
·''·
Luigi Antonini
In occasione del Jo anniversal"io
della morte del compia111o compa·
g~w Luigi Antonill~ Vanni Monta·
na ci Ila mandato la seguente rie·
vocazione.
Da
un maestro elementare calalo dalla Lombardia nel s ud per combattere l'ana lfabetismo, c sposatos i in luogo, ebbe i natali a Vallata
Irpina, l' Il sellcmbrc del l 883, Luigi Rocco Antonini, il quale ancora
adolescente - cd avendo perduto
la madre a soli nove anni - prese
a far la spola tra il nord (a Tortona frequentò i primi anni delle
scuole tecniche ed ebbe per insegnante il padre di Giuseppe Romita) ed il paese natio.
Luigi Antonini non tardò ad essere
preso nella morsa della miseria meridionale. Inten·otti g li studi per
arruolarsi volontario nell'esercito,
cd incontrata ad Ariano Irpino in una sosta da un servizio d'ordì·
ne in Sicilia la compagna del
cuore Giovannina Costanza (chiamata poi Jennie), Luigi celebrò il
matrimonio iJ1 America dove, raggiungendo i fratelli, era emigrato
nel 1908. Egli in seguito ricordava
i primi quattro anni della sua vita
amcdcana come i più duri: i suoi
furono i lavori più ingrati, conobbe
le esalazioni pestiferc dci sotterranei, delle fabbriche di s igari, delle
vernici. Quando non ne potè più,
fece domanda per essere assunto
nelle ferrovie italiane. Ma la rispos ta non veniva cd egli stava per
decidere ugualmente il ritorno.
Quasi d'improvviso, nel 1913, gli
si schiuse la strada dell'ingresso
nell'industria delle confézioni e nel
movimento unionista. trovato lavoro come stiratore in una fabbrica di camicette ed entrato nell'Unione, si distinse subito capeggiando
una contestazione in fabbr ica e poi
n ello sciopero generale del 1913.
e lla Locale 25, di cui faceva parte, attirò l'attenzione dci dirigenti
e dei militanti. Ormai gli si era
aperta una nuova carriera: c mentre nell'esercito era appena giunto
ai nastrini di sergente, la carriera
sindacale doveva farlo salire alle
più alte cadche.
La nascita, nel 1916, della Locale 48 colokmakers italiani costituiva una forte sollecitazione ai socialisti e ai libcrtari che des idera·
vano raggrupparsi in sezione di lingua italiana in seno alla Locale 25
dell'Unione I nternazionale dei La-
'
l
voratori in Articoli di Vestiario per
Donne c che desideravano raggrupparsi in una sezione di lingua italiana come primo passo verso una
Locale Italiana vera e propria. Antoninl, oratore fecondo, fu tra i più
attivi nell'organizzare questo ramo
italiano del la Locale 25 e divenne
il direttore dell'organo L'Operaia.
F ina lmente, dopo molte resistenze,
anc he · la Locale Italiana per i lavoratori in articoli di vestiario vide, nel 1919, la luce nella Casa del
Popolo di Ncw York, sede del partito socialista: c fu chiamata la Locale 89, a ricordo dell'anno della
rivoluzione francese. (Ahtonini, divenutone il Segretario Generale,. celebrerà ogni anno alla radio il 14
luglio, anniversario della presa della Bastiglia). Nel quadro della politìca del Ncw De~ l . la Locale 89
registrò un prodigioso sviluppO Or·
ganizzat ivo.
A testimon ianza dell'opera compiuta restano migliaia di fotografie, di articoli, di resoconti sulla
stampa, oltre 1800 discorsi alla radio; e restano le sue missioni in
Europa, le più importanti delle quali sono: quella per il Congresso contro !a_ guerra c contro il fascismo
. orgapizzato dal partito socialista in
esiliO: nel 1935 a Bruxelles (e successiv-Amente nell'America latina) ,
quelta in Ita lia nel 1944 per la rinascita del movimento sindacale e
quella a Parigi nel 1946 per una
giusta pace nei confronti del l'Italia democratica. Fu appunto il contributo dato dal Comitato Americano per la Gipsta Pace all'Italia,
presieduto da Antonini, che fece fiorire il primo simbolico gesto di amicizia tra gli USA e il nostro Paese:
voglio dire la stretta .di mano data
dal segretario di s tato Byrnes al·
l'on . De Gasperi appena questi ebbe
concluso i l suo patetico discorso
nel Palazzo del Lussemburgo.
Molle altre volle Antonini ritornò in Italia, non dimenticando mai
di portar~ il suo aiuto concreto ai
socialisti. Nel 1948, assieme a Da·
vide Dubinsky, \'OQne ad inaugurare l'Istituto F ranklìn D. Roosevelt
a Mondello (Palermo) e {u "un viaggio trionfale: i lavoratori di tutte
le città che Antonini rivide vollero
Indirizzare indimenticabili espressioni di riconoscenza all'emigrato
rimasto sempre l"cdcle alla causa
della libertà c della gi u stizia sociale nel nostro paese.
VANNJ B. MO!I.'TANA
52
53
IL carteggio di Salvemini
Politica e cultura nelle lettere
dal 1895 all'abbandono della <<VÒce>)
* * *
La storia di Salvemini uomo politi~o è
la storia dei suoi rapporti col marxJsmo
c col partito socialista. Mentre nel tempo
del suo primo insegnamento palermitano
egli entrava in contatto con un particolare ambiente socialista, arricchendo di
esperienze umane il bagaglio culturale costruito a Firenze, le amicizie con i capi
socialisg, l'avvicinamento alla sociologia
e all'economia, le discussioni col reazio·
nario Placci e col « radicale ricco » Papafava sono soprattutto del tempo del·
l'insegnamento a Lodi e a Faenza. Ma
era davvero Salvemini un marxisra, al·
meno all'inizio della sua attività? Elvira
Gencarelli riprende il giudizio negativo di
Gobetti, sostenendo (credo a ragione) che
fra le sue letture non compaiono nè Marx
nè Engels nè Labriola. I suoi autori sono
alcri, da Lassalle a Pareto a Tolstoi: il
suo sembra essere stato più un socialismo
sentimentale che una profonda adesione
al materialismo storico. Eppure, nonostan-
AH
EU
HA
AH
UE
te questo limite, il marxismo ebbe una
parte determinante nella formazione dì
Salvemini storico: il primato della concretezza, il peso dell'economia e delle si·
tuazioni sociali hanno un'origine ben de·
finira. Ma un credo che l'esame del mar·
xismo di Salvemini (e l'eventuale ade·
sionc o rifiuto del giudizio di Gobetti )
possa essere fatto soltanto sulla base di
queste lettere, sebbene numerose.
Più chiara appare invece dal carteggio
l'evoluzione del pensiero <,li Salvemini nei
riguardi del partito socialista. Marxista
o sentimentale che fosse, quando parlava
di socialismo Salvemini parlava di po·
veri: e questi erano per lui soprattutto
i contadini meridionali. Al loro coofron·
to, perfino gli operai del Nord apparivano
previlegiari: e il partito socialista, che
tendeva a identificarsi con i proletari set·
tenrrionali, appariva a poco a poco agli
occhi di Salvemioi come un partito che
eludeva la vera questione sociale del Paese
e che collaborava a perpetuare un altro
previlegio.
Già nel 1898 Salvemini entrò in pole·
mica con Turati: prima dei mori mila·
nesi, Salvemini li aveva preveduti esortando Turati a preparare il partico al·
l'intervento per la rivoluzione, ma Turati
non gli credette ( <<Addio, bollente ami·
co. Se tu fossi qui e vivessi qui vedresti
che non giova dar del capo nei muri » ).
Non meraviglia che qualche mese dopo
Salvemin i scrivesse a Placci: «In Italia
oggi un partito socialista è inutile: in 1t alia
oggi ci vuole un partito rivoluzionario se·
rio e risoluto, cui unico scopo sia la distruzione della monarchia ».
L'adesione al partito socialista fu per
molti anni polemica e condizionata: l'i·
dea del partito intransigente ogni tanto
faceva capolino nei pensieri di Salvemini,
che a un certo punto dovette credere di
aver visto il nucleo del partito rivoluzionario « vero » in cene frange dei re·
pubblicani (nonostante che Salvemini fosse un nemico accanito dell'irredemismo
e della massoneria dei repubblicani uf·
fidali). L'amicizia con Arcangelo Grusieri (insieme all'interesse per il federa·
lismo di Cattaneo e al graduale spostarsi
dei suoi interessi verso la sociologia po·
sitivisra) ebbe cerramente una parte no·
revole nell'accentuare il distacco di Sal·
vemini dalle posizioni ufficiali dei socia·
listi. Ghisleri e Salvemini avevano in
comune un atteggiamento di polemica
culturale che aveva due diverse consc·
guenze: demistificazione di alcuni incan·
creniri luoghi comuni della storiografia
risorgimentale e svecchiamento del par·
tito repubblicano, sul piano politico. Sal·
vcmin i portò alle estreme conseguenze
EU
a dire << dopo che ho preso moglie sott
diventato più socialista che mai »: perchè la miseria fa rimandare i matrimoni
e l'amore è ostacolato dalle difficoltà eco·
nomiche; e conclude, contestatore ante·
litteram, « Duttque abbasso la nostra so·
cietà, viva l'amore'».
All'amarezza delle 160 lire al mese dei
primi anni, si aggiungono poi altre ama·
rezze, le bocciature ai vari concorsi, fino
alla stentata vittoria di Messina: e Il,
qualche anno dopo, la grande tragedia
della sua vita: la moglie, i cinque figli,
la sorella uccisi dal terremoto del 1908.
Scriveva cinque mesi dopo: « La gente
mi crede un forte, perchè continuo a fare
meccanicamente ciò che facevo quando
ero forte. lo realtà sono un povero di·
sgraziato, senza tetto e senza focolare,
che ha visto distrutta in due minuti la
felicità di undici anni >>. E accenti ancora
più disperati suonano in altre lettere.
Ma sbaglierebbe chi attribuisse il suo
« cattivo carattere » alla tragedia di Mes·
sina: Salvemioi era dominato da un for·
rissimo ideale etico e da un grande rigore
logico. Il cosiddetto cattivo carattere na·
sce dalla sua dirittura, dall'impazienza
per le meschinità della vita e della po·
lirica, dallo scontro continuo con i com·
promessi degli altri e con la logica della
necessità. Qualche volta sembra anche il
frutto di una tensione quasi monomanio·
ca, che non si rende conto delle ragioni
degli altri. Già nel 1904, Bissolati l;li
scriveva iogiungendogli di smettere « il
tono di chi parla mettendo le pistole alla
gola». Perchè, naturalmente, chi faceva
le spese della sua aggressività epistolare
erano quasi sempre gli amici.
HA
1895 -191 1: sedici anni non sono un
periodo lunghissimo. Ma nel passaggio
dalla giovinezza alla maturità di un uomo
possono racchiudere tempi diversi e dilatarsi come se si trattasse di un numero
d'anni ben maggiore: soprattutto se l'uomo non è un uomo qua lunque, c se al
contrario si tratta di un ingegno ricco e
profondo, ciò che significa quasi sempre
anche ricchezza di marurazione e di crisi.
Si ha quest'impressione anche leggendo
il primo volume dei Carteggi di Gaetano
Salvemini, che copre appunto gli anni
dal 1895 :1l 1911: il volume (curato da
Elvira Gencarelli e stampato neJJe Opere
di G. S. da Feltrinelli) si apre con una
lettera datata Firenze, 22 maggio 1895:
sono gli ultimi echi del periodo fiorentino della formazione di Salvemini, al quale seguirà subito dopo il periodo di Palermo, i primi anni dell'insegnamento. t::
uno studente e un « professoricchio » di
22 anni che scrive le prime lenere di
questo carteggio, piene di emozioni e di
ingenuità; ben diverso è l'uomo maturo
del 1911, passato attraverso diverse esperienze culturali e politiche e tragicamente
provato dalla sorte.
Queste lettere costituiscono la storia
di una maturazione, di una continua presa d i coscienza: e quindi anche una storia
di crisi. Salvemin i vi appare nel suo pro·
gredire dal << professoricchio » di scuola
media al professore un iversitario, dal gio·
vane socialista sentimentale, per miseria
e per bontà, al politico e al moralista,
organizzatore degli insegnanti, alfiere del
meridionalismo e, in nome di meridiana·
lismo e moralismo, sempre in tensione
dialettica con i gruppi politici esistenti:
prima con repubblicani come Ghisleri,
poi con i socialisti, infine con Prezzolini
e il gruppo della «Voce».
Come nota la curatrice, questo primo
volume dei Carteggi non è molto utile per
conoscere lo storico; ma getta molta luce
sulla formazione di Salvemini, e anche
sulle sue vicende familiari. Le vicissitu·
dini dei genhori, la continua lotta con
la miseria e con i limiti dell'ambiente
piccolo bbrghese del Sud prima, con lo
stipendio di professore poi, sono il leit·
motiv di molti anni: ma nè la miseria nè
l'ammirazione per le qualità intellettuali
della madre fanno sl che, per esempio,
Salvemini non si nasconda che anche la
madre aveva assimilaro la moralità infe.
riore dell'ambiente : e ne soffre senza
cercare scuse e tanto meno vantando la
<< furberia», anzi. Ma Salvemin i giovane,
oltre ad avere u n rigore intransigente
raro in ogni tempo, aveva anche momenti
di giovanile vitalità: perfino in una Jet·
tera al ricco e reazionario Carlo Placci
scritta subito dopo il marrimonio, arriva
UE
di Gian Luigi Falabrino
questa seconda tendenza, fino a vagheggiare un nuovo partito repubblicano (che
altro non era che il partito socialista
ideale) federatisra, antiirredentisrp e anti·
massonico.? La spefaoza, o la pretesa, ' cht
Ghisleri lo seguisse su questa strada,
polemizzando magari con i deputati re·
pubblicani dalle colonne dell'« Italia del
Popolo» (il giornale repubblicano del
quale Ghisleri era diventato direttore nel
1901) si rivelò vana: e Salvemini ruppe
l'amicizia in modo abbastanza brutale (si
veda la lettera del 9 ottobre 1901) anche
se non tutto è chiaro nella fine di una
tale amicizia.
l manto si facevano più frequenti gli
scontri o le frecciate polemiche contro
Turati e Bissolati, la cui opera, specialmente del primo, gli appariva << deleteria»
fin dal 1900. Le ragioni di contrasto ap·
parivano numerose, e spesso s'identifi·
cavano nell'accusa a Turati di troppo
cauto riformismo o, soprattutto, di mi·
nisterialismo ad ogni costo. Ma il sotto·
fondo della polemica era nella diversa
valutazione del peso da dare al Sud nella
questione sociale italiana. Nel 1903 Salvemini accusava Turati di volere leggi
sociali per i due centesimi della classe
ope raia, mentre i novantotto centesimi si
sarebbero accontentati di trovar lavoro:
" Solo gli operai milanesi, che stanno
meg.lio di tuili, comprendono iC lusso del·
le leggi sociali; e quando il Turati, ge·
neralizzando le condizioni della sua ciltà,
s'immagina di trattare con gli stessi" me·
todi tutta l'Italia, è destinato a un ter·
ribile insuccesso». Anche le polemiche
sul suffragio universale, all'interno del
partito socialista, si tinsero subito coi
colori del Nord e del Sud. Ma, d'altra
parre, se Turati non sembrava capire le
necessità dei braccianti meridionali (o
forse ne faceva un problema meno ur·
gente, o più difficile da risolvere ), a sua
volta Salvemini non vedeva che un partito politico, per avere speranze di suc·
cesso, deve appoggiarsi alle minoranze
più evolute o già organizzate. Era un
d ialogo fra sordi, che fin l nel 191O con
l'amicizia rotta fra Salvemini da una parte
c Turati e Bissolati dall'altra, col rifiuto
d i partecipare al congresso di Modena
(ottobre 19 11 ) e poi, infine, con l'uscita
dal partito. E, contemporaneamente, Salvemini riprendeva a pensare alla possi·
bilità di un nuovo partito {la « demo·
crazia extra·parlamentare », propugnatrice
di riforme concrete due delle quali dovevano essere il suffragio universale e la
riforma scolastica: lettera a G. Lombardo
Radice del 20 maggio 1910).
Forse il gruppo della « Voce » era sem·
brato per qualche tempo, a Salvemini,
il nucleo culturale di una nuova forma·
zione democratica. Nuovi interessi e nuove amicizie arricchirono la sua vita in·
torno al 1910: Giusrino Forrunato, Giovanni Gentile, Giuseppe Lombardo Ra·
dice e i due principali redattori della
« Voce», Prczzolini e Amendola. Ma se
già da tempo Salvemini aveva diradato
la collaborazione a <<Critica Sociale» (e
nello stesso 19ll si ritirò anche dal par·
tito socialista), la crisi libica rese im·
possibile la collaborazione fra Salvemini
e la «Voce». Nel settembre Amendola
gli aveva scritto che parecchi amici della
rivista si erano !agnati della troppa po·
lirica. Ma Salvemini non poreva accet·
tare che, in quel momento, si facesse
')
più cultura c meno politica»: come
scrisse in una lettera a Prezzolini del 28
settembre 1911, «la cultura vera oggi
consifte ttel parfare di T ripoli. T utlo il
resto ; oggi{ non: è cultura, è letteratura.
La sihsa questione meridionale oggi è
le//eràtura. l o conupisco l'opera di un
giornale di cultura reale c non lelleraria
in un modo solo: via via che si presenta
1111 problema nazionale, discuterlo a fon·
do, a luttgo, per creare la coltura nazionale ... Nella "Voce" noi ormai non ve·
diamo che uno strumento di bauaglia
al/uale; non escludiamo la cosiddetta coltura, ma vogliamo che compia oggi e fin·
chè durano le condizioni attuali una funzione sussidiaria; gli altri si impennano
a questo straripamento di politica attiva
(essi la chiamano spicciola) e invocano
1111 ritortto alla "coltura", a quella maledetta coltura irreale e inattuale che è
stata la rovina d'Italia».
Prezzolini e Amendola non si rassegnarono, accampa ndo l'Mgomemo che ormai l'Italia era in guerra e facendogli
notare che non era colpa loro se Salve·
mini si accorgeva appena allora che nella
« Voce» esistevano fin dal principio molte
c diverse correnti. Ma Salvemini amara·
mente replicava (1° ottobre) che, essendo
uscito dal partito socialista e non avendo
trovato nella «Voce» quel gruppo che
lo obbligasse a lavorare, si sarebbe riti·
rato negli studi. E fu buon profeta a
scrivere (6 ottobre): «Se diciamo "/itt·
chè si guerreggia, dobbiamo tacere", non
parleremo mai: perchè si guerreggerà per
un peuo », perchè dopo i turchi sarebbero
venuti i senussi e gli arabi. In quella
stessa lettera egli chiarì che per lui la
« Voce» era una specie di " Critica Sociale » di vent'anni prima, mentre per
«
gli « altri ,. era una continuazione del
« Leonardo ».•
Fu un momento _di i/an~ amarezza.
ff 6 ottobre scriveva 11 Pre-aoUni: « Quan·
do credevo che tre an11~ di lavoro nella
"Voce" stessero per produrre i loro frut·
ti, vedo che forse avevo lavorato sul·
l'arena... E vi debbo dare l'impressione
di u.n testardo e di un mulo ». E anche:
« No'! credo che farò nulla per conto mio,
se mt staccherò dalla "Voce". Mi sentirei
vinto... Mi sentirò davvero solo. E quan·
do si è soli, si preferisce tacere... Per
fortuna ho ancora lo studio, che stende
le braccia. Forse qui non troverò nè i
disastri che ho trovato nella vita /ami·
liare, nè i disinganni che ho trovato nella
politica ».
Invece, la coscienza che lo studio non
bastava in se stesso, la speranza di non
ritrovarsi cosl solo, l'irred~Jcibi l e passione politica lo spinsero a . preparare la
,, sua» rivista, 1'« Unità"·
'((
'it
*'
Il senso attualistico della storia, la fer·
ma convinzione che la cultum è fatta di
ogni avvenimento dell:t vita t non di soffietri lenerari, la considerazione dei problemi concreti, perfino le capacità arga·
nizza rive e di lavoro pratico (evidentissi·
me nel carreggio con Kirner e Ugo Guido
Mondolfo a proposito della Federazione
della scuola) attraver~no queste lettere
e confermano ciò che già sapevamo di
Salvemini. Se il carteggio dal 1895 al
1911 non è rivclativo dello storico e poco
aggiunge alla conoscenza del politico, esso
serve a far conoscere meglio il carattere,
i sentimenti, le idealità e la solitudine di
Salvemini uomo.
GIAN L UIGI FALABRINO
1
•'
LE TESI DI CRITICA SOCIALE
Sono usciti gli atti del Convegno che CRITICA SOCIALE ha tenuto
a Milano. Il libro comprende:
'
le .. Tesi per l'unità e il rinnovamento del socialismo .. del 1958 e
le " Nuove Tesi • del 1966:
le tre relazioni introd uttive:
G. FARA VELLI: " Gli scopi de l convegno ..
G. TAMBURRANO : .. l rapporti tra Stato e Società nella visione
socialista •
U. ALFASSIO GRIMALDI : • Il partito socialista ne l pensiero di
CRITICA SOCIALE •:
la cronaca delle due giornate d i lavori:
gli interventi;
le repliche conclusive dei relatori.
Il libro, di 164 pagine, è posto Jin vendita al prezzo d i L. 1000.
Allo scopo di facilitarne la diffusione tra i compagni, viene ceduto ai
nostri abbonati con lo sconto del 30%.
55
54
56
(
(
UE
volse al pensiero mandano r iguar·
dava la teoria della dittatura del
proletariato, che egli non esitò a
definire un residuo di « blanquismo >>, dal quale Marx non era mai
riuscito a liberarsi. « Il marxismo
- egli disse - ha superato il blan·
quismo solo nel metodo, ma nella
sostanza il s uo programma politico
resta blanquista da cima a fondo».
(Non a caso la formula « dittatura
del proletariato» fu coniata diret·
lamente da Blanqui: essa non è
a ltro che una nuova versione del
Terrore g iacobino elevato a modello
di Stato r ivoluzionario e concepito
come unico mezzo per realizzare la
liberazione dell'umanità).
In altre parole, Bernstein rifiu·
tava come mitologica la prospettiva
catastrofico-rivoluzionaria cbe con·
cepiva l'avvento del socialismo le·
gata ad uno sconvolgimento generale da l quale sarebbe scaturita la
nuova società senza classi. Il socialismo - egli affermava, memore
della lezione del movimento rifarL UCIANO P ELLICANI
m ista fabiano e del gradualismo di
lassalle - non poteva essere instaurato dall'oggi al domarli, traCome si vede, la polemica che
mite un atto di forza, poichè non
verso la fine del secolo scorso e
era obbiettivamente possibile porre nel principio di questo il libro di
tutta quanta la classe operaia nel Edoardo B ernstein accese nel camgiro di qualche anno in una situa- po socialista "internazionale non è
zione differente da quella in cui ancora passata alla stor_ia. Ma non
essa viveva.
è esatto affermare, come fa LuAi metodi rivoluzionari
che ciano Pellicani, cl1e il revisionismo
erano già s tati criticati e respinti di Bernstein sia stato combattuto
dal vecchio Engel.s nella celebre solo dai marxisti «ortodossi>>. Per
Prefazione alle Lotte di classe in /imitarci ad un solo esempio, JauFrancia (1895)- Bernstein contrap- rès, prendendo le difese di Kautski,
poneva una strategia di riforme ca- capofila degli « ortodossi>>, risponpaci di elevare concretamente le deva a Bernstein che molte delle
condizioni di vita dei lavoratori. Il tesi marxiste, che egli dichiarava
che voleva dire che il socialismo smentite dai fatti, erano in realtà
non poteva essere la creazione di travisamenti del marxismo, e cl1e
un atto rivoluzionario, ma la lenta
il marxismo, a ben co1tsiderare, era
maturazione delle masse operaie, ill grado di soddisfare quelle esi·
la trasformazione metodica delle genze di cui Bernstein lo giudicava
istituzioni politiche ed economiche, incapace.
la umanizzazione progressiva delle
Bernstein ha in sostanza combatrelazioni sociali. Donde il s uo ce- tuto la sua battaglia contro quella
lebre aforisma - « il movimento contraffazione del marxismo che era
è tutto, il fine niente>> - con il
il socialismo scientifico, cioè l'afquale intese esprimere sinteticamen- fennazione di un processo oggette l'idea che il socialismo si iden- tivo compientesi automaticamente
tificava con il movimento progres- fuori dell'azione volontaria degli uos ivo dell'emancipazione delle masse mini, con la concentrazione progreslavoratrici, e non con l'attesa eli siva della riccl1ezza, la proletarizw 1a improvvisa pa lingenesi sociale.
zazione ed immiserimento crescenti,
Come si vede, la critica del mar· le crisi sempre più rovinose sino
xismo di Bernstein era più che una alla catastrofe finale ineluttabile ed
semplice «revisione,, : era il rifiuto all'espropriazione degli espropria/odella prospettiva rivoluzionaria mar·
ri, operata dalla dittatura del pro-
L'EHgels Stesso metteva in guar,dia contro l'errore di prendere certe
occasiOilpli frasi polemiche sue e
di ~arx (spiegabili nell'ardore delle 1Jarie battaglie e perciò spesso
contraddittorie) per dottrine professate in modo serio e costante.
Che Bemstein avesse ragione di
confutare il materialismo, il deter.
minismo, il catastrofismo dei cosiddetti marxisti brtodossi, la cui
progenie superstite si denomina oggi, più correttamente, marxista -leninista, non significa che avesse ragione di attribuire a Marx gli er-.
rori che combatteva. Non per niente Marx diceva : io 11011 sono marxista. D'altra parte non diremmo che
Bernstein avesse ragione con la sua
massima (che è veramente la quintessenza del revisionismo): il movimento è tutto, il fine è nulla. Se
il movimento della classe lavoratrice non è e non si mantiene di1"etto verso un fine costante, chiararnente consaputo e fermamente
voluto, non può essere un movimento progressivo eli emancipazione, come lo chiama Pellicani. Sen?;a coscienza e volontà di un fine
110n si avanza progressivamente in
una stessa direzione. Come è noto
i teorici italiani del revisionismo di
tipo bernsteiniano furono Ivanoe Bonomi e Antonio Graziadei.
Due paròla, per firt.ire, sulla fa·
mosa questione ~ell? dtftatura del
proletariato. Già Engels, nei suoi
ultimi scritti, aveva dato autorevolmente della dittatura proletaria di cui parla Marx nel famoso comme.nto al programma di Gotha un'interpretazione contraria al significato blanquista di un potere
detenuto da una minoranza orga12izzata e fondato sulla violenza esercitata sulla maggioranza. Egli - in
una lettera a Kautski - la identificava addirittura con la repubblica democratica. Essa è generalmente concepita come « una forza
effettiva concentrata nelle mani dello Stato e capace di realizzare la
volontà cosciente della maggioranza
contro la resistenza. di una minoranza economicamente potente ,,
(Martov). In questo senso antigiacobino (ecl antileninista) puramel!lle
difensivo la dittatura &el proletariato è stata ed è intesa da gran
parte dei socialisti democratici marxisti (basti ricordare Rosa Luxemburg) ed è stata iscritta in alcuni
programmi socialisti (socia ldemocracici russi, socialdemocratici austriaci, ecc.). Da altri socialisti è con·
cepita carne una specie di egemonia sociale e culturale del proletariato.
LA CRITICA SociALE
,·--------------~-------------.~---------,
J
Il Palazzo
della Direzione Centrale
in Via Monte di Pietà 8
a Milano
AH
presupposli del socialismo e
EU
«l
i compiti della socialdemocrazia »
(Laterza, 1968, pp. 292, L. 3200),
l'opera con la quale Eduard Bemstein nel 1899 diede l'abbrivo al
processo di ripensamcnto critico del
socialismo, fu accolta con irri tazione e fastidio dai maxxisti << ortodossi » (Kautsky, Plekbanov, Labriola, Rosa Luxemburg ecc.) che la
considerarono come un pericoloso
allentato all' unità ideologica della
Socialdemocrazia e un abbandono
surrettizio del socialismo. Gli << or·
todossi » erano fermamente convinti che socialismo e marxismo erano
indissolubilmente legati fra di loro
c che ogni ciitica al marxismo si
doveva necessariamente risolvexe in
una critica ai principi teorici e morali del socialismo. Ora, Bernstein
intese controllare sino a che punto
la prassi della Socialdemocrazia corrispondeva alla sua ideologia ufficiale, che era intransigentemente
rivoluzionaria e, nello stesso tempo, verificare se la strategia politica marxiana era ancora valida.
Prima di tutto egli mise in evidenza il fatto che l'evoluzione del
capitalismo non si era realizzata secondo lo schema proposto da Marx.
<< L'aggravamento
della situazione
economica - si legge nei Presup·
posti del socialismo - non si è
verificato come l'aveva previsto il
Manifesto. Non soltanto è inutile,
ma è anche molto insensato dissi·
mulare questo fatto . Il numero dei
possidenti non è diminuito, ma aumenta. L'enorme accrescimento del·
la ricchezza non è accompagnato
dalla riduzione del numero dei magnati del capitale, ma al contrario
aumenta il n umero dei capitalisti
di ogni grado. I ceti medi modificano il loro carattere, ma essi non
spariscono dalla scala sociale ».
In secondo luogo Bernstein negò
la «scientificità>> della Zuzammenbruchtheorie, secondo la quale il capitalismo era ineluttabilmente condannato, a causa delle sue obbiettive ed insuperabili contraddizioni,
a crollare rovinosamente. «La vittoria del socialismo - ammonì non dipende dalla necessità economica. Io non vedo nè la possibilità,
nè il bisogno di dare al socialismo
una base puramente materialistica.
Se è una necessità storica obbiettiva, gli sforzi dei partiti sqcialisti
sono s uperflui >>.
La terza critica che Bernstein ri-
letariato. Ma questo fatalismo catastrofico T che parve a Lassalle
e più lflrdl a Gramsci utile a sl:>s tenere la f.edè nell'esito finale /di
fronte alla serie di sconfitte che
il proletariato incontrava nella sua
lotta - non è affatto il marxismo
genuino con la sua filosofia della
yrassi.
Bernstein mostrava di non tener
presenti gli scritti di Marx, quando
Ilei suo scritto affermava che Marx
ed Engels solo nei loro ultimi scritti si erano accorti dell'errore del
determinismo economico. Secondo
Bernstein è impossibile negare che
Marx ed Engels, nei loro primi
scritti, abbiano attribuito ai fattori
non-economici una influenza sulle
condizioni della produzione mollo
minore che nei loro scritti ulteriori.
Ora il nostro Rodolfo Mondolfo
poteva fin dal 1912, nel capitolo X
del suo Materialismo storico in
F. Engels (ora ripubblicato dalla
Nuova Italia), confutare tale affermazione con l'analisi documentata
degli scritti giovanili nzarx-engelsiani, benchè allora non se ne conoséessero i più significativi (Manoscritti del 1944, Ideologia tedesca),
ma essendo già note - oltre ad
altri scritti minori - le Glosse a
Feuerbach e la Sacra Famiglia.
UE
di Luciano Pellicani
xiana. Ma, a ben.. guardare, non si
trattava di una critica rivolta al·
l'azione dei partiti socialisti. Bernstein riconosceva che di fatto i
partitt operai avevano accettato la
democrazia e le riforme come le
vie maestre che portavano al socialismo e che, surrettiziamente,
avevano m esso da parte il programma rivoluzionario del Manifesto del
partito comunista. Si trattava, in
pratica, di adel:,"'.tare la teoria a lla
prassi, di prendere lucidamente coscienza che l'azione politica, i mezzi c i fini che la Socialdemocrazia
si proponeva non erano più marxi·
sti, ma non per questo cessavano
di essere socialisti. Certo, l'analisi
critica del marxismo di Bernstein
in molti punti e per molti aspetti
è discutibile, ma nella sostanza le
sue argomentazioni di fondo sono
tuttora valide. Non a caso - come
ha osservato giustamente François
Fej t0 - il « revisionismo >>, di fatto, se non ufficialmente, è divenuto
l'ideologia dell'Internazionale Socialista," la quale ba fatto propria la
proposta bernsteiniana, trasformandosi in movimento di riforme democratiche e socialiste, volto a trasformare « dall'interno>> la società
capitalistica in una forma superiore
di convivenza umana.
AH
l
EU
l
HA
l
reVISIOlllSffiO
•'
()
HA
Marxismo e
CASSA DI RISPARM:~O
DELLE PROVINCIE LOMBARDE
DAL 1823 A
CONTI
DI
PRESIDIO
DEPOSITO
DELL'ECONOMIA
•
362
DELLA
DIPENDENZE
REGIONE
•
•
TRE
CORRISPONDENTI
MILIONI
IN
E TRECENTOMILA
TUTTO
Il
MONDO
~-----------------------------------------~
57
RASSEGNA
LETTERE AL DIRETTORE
DELLE RIVISTE
•
Tre proposte sulla dè'stra economica
Le preoccupazioni della sinistra
democrazia parlamentare italiana: speriamo che questa sinistra profezia si riveli
sbagliata, e infatti da molte parti della
sinistra sono venute diagnosi più ottimistiche (sebbene non si potrà mai dimenticare che anche nel 1921-22 gli antifascisti erano ottimisti: e molti lo rimasero
fino al 3 gennaio 1925).
~ da segnalare il commento che Gianni
Corbi, direttore del settimanale, ha premesso alla lettera dell'editore. Corbi dice
d'essere d'accordo con Fcltrinclli « sul
timore che si scateni in Italia (come alcuni gravi e recenti episodi fanno temere) u11a campagna di repressione della
libertà di pensiero ». Però Corbi, c speriamo che abbia ragione, non condivide
il giudizio apocalittico sulla fine delle
istituzioni repubblicane, e fa bene a dir-
58
stezza, invece, dare subito torto ai poteri
costituiti. Non sarà un residuo di quel
pessimismo caralteristico dei paesi dove
non c'è libertà mentre - via, amici in T!alia la libertà esiste?». Ma che in
Italia la libertà non esista sempre, o si
avvii a non esistere più, è appunto la tesi
di quei comitati: e opporre un'affermazione ad un'altra affermazione non sembra sufficiente.
D'altra parre, va detto che tanta moderazione rende più serio il fatto che
anche Il Mondo a un certo punto abbia
dovuto preoccuparsi della piega che gli
avvenimenti stavano prendendo. Quindici
giorni dopo, sul n. J, Benedetti parlava
di « malessere diffuso», di «incertezze e
dubbi», derivati dall'inchiesta in corso:
« La gente che aveva reagito con serietà
agli attentati provocatori del 12 dicembre ora sembra quasi temere 1111 inganno».
La sproporzione fra l'ampiezza del complotto con cinque attentati simultanei e
il piccolo numero dei cospiratori, la loro
giovane età, il legame marginale con la
vecchia anarchia che firmava i suoi at·
tentati, il suicidio di Pinelli, hanno sparso
l'inquietudine nell'opinione pubblica. Benedetti non Io scrive, ma guai se l'inquietudine fosse fondata, se non si riuscisse mai a menere le mani sull'intera
organizzazione criminale, e sui mandanti.
~
• *
Tuttavia, se sentiamo anche noi le
preoccupazioni per la verità che non sembra più cosl vicina come al momento dei
primi arresti, un mese fa, c Je preoccupazioni per il farro che una grande e misteriosa tragedia nazionale sia strumen-
G. L. F.
UE
()
dagli ambienti della « oscura reazione m
agguato» che non è un'ingenua c
sorpassata metafora mventata dai socialisti di parecchi anni fa - manda clandestinamente qualche soldo all'estero. Peccati veniali rispeno alla subordinazione
d~lla funzione della stampa, al favoreggJamenro delle azioni di disturbo della
vita dci partiti, alla corruzione sistematica fomen tata a tuili i livelli della vita
del paese, alla distorsione del significato
sociale di leggi come quella urbanistica.
Vogliamo incominciare ad accendere un
VALENT'INO COMPAGNONE
AH
(
veva venire in mente che l'attentato stesso potesse scuotere anche minimamente
le istituzioni democratiche della nostra repubblica». E invece a destra si è cominciato a reclamare la dittatura, a sinistra
ad aver paura della reazione.
Certe affermazioni avrebbero bisogno
di dimostrazione: fino a prova contraria,
sembra legittimo pensare - rispetto al
primo punto - che la strage di Bel Air
sia « significante » come momento estremo di un modo di vivere (s trcgonismo,
irrazionalismo, religiosità e libertà poste
nell'ipnosi c negli stupefacenti) che si sta
diffondendo come reazione al tradizionale
conformismo della società americana. E
che la strage italiana sia· « significante»
come momento estremo di una propaganda per la violenza che si è fatta per alcuni anni, irresponsabilmente: forse molti
hanno avuto il torto di non allarmarsi
abbastanza per i primi esempi di violenza, che sembravano grotteschi ma che
evidentemente hanno fermentato. La delirante esortazione a distruggere è stata
raccolta e (quel che è ancor più « significante ») potrebbe anche essere stata
strumentalizzata.
Quanto al secondo punto, il fatto cbc
si sia temuto per le istituzioni della repubblica è piuttosto logico proprio pcrchè la strage è stata presa a pretesto per
la canea della destra: nè va dimenticato
che essa non è avvenuta in un paese tranquillo, diretto da un governo efficiente.
ma in un paese dove il vuoto di potere
e la confusione in campo democratico
hanno raggiunto situazioni da 1920.
Forse (e lo speriamo tutti) il pessimismo di Feltrinelli è esagerato; ma l'ottimismo di Moravia, condito d'irritante
distacco, è pericoloso: per formna, sembra un fenomeno molto individuale.
Caro direttore,
. il r_it_ardo nel rispondere all'indagine
d1 Crrttea sulla destra economica non è
dovuto a trascuratezza, bensì la difficoltà
che ho incontrato nel trattare un argomento che si dilatava ogni volta che
mi mettevo all'opera. Un'inchiesta è possibile laddove ci troviamo di fronte ad
un fenomeno circoscritto o circoscrivibile, ma non nel caso in cui esso permei
ed investa rutto un sistema tanto da
esserne l'essenza stessa. In tal caso è
quest'ultimo che diventa oggetto del l'esame.
Nel nostro paese, infatti, l'intero arco
dello schieramento politico, c delle sue
istituzioni, è in misura maggiore o minore. e con diversità di peso del concor~o nel tempo, assoggettato alle tre
fonti di potere economico principali rappresentnte dalla Confindustria,· dal Vaticano c dal settore pubblico' della economia (per non parlare della CIA, deiI' URSS e della Cina che rappreseptnno
il « settore pubblico .esterno », e quindi
andrebbero correttamente poste in compagnia del Vaticano il quale, per non
fare dell'ipocrita formalismo , ho invece
collocato accanto alle fomi di ordine
interno, Confindustria e settore pubblico
della economia, che in buona pane vi
sono, a loro volta, assoggertatc! ) i quali.
a prescindere dai moventi prossimi c
remoti e dalle aspettative di contropartita diretta, svolgono una azione tecnicamente di « destra » ove per destra vada
inteso ciò che ogni democratico designa
come ta le e cioè ogni azione che si
ponga di fano, o si proponga di porsi,
contro cd al di sopra delle istituzioni
politiche c pertanto dei canali e dci meccanismi auraverso i quali si forma c
si svolge il controllo democratico della
società civile.
Altro che legge anritrusr come viene
suAAerito nel formulario diramato da Crrlica ed al quale proposi, come ricorderai,
alcune modifiche ed integrazioni a suo
tempo.
Qualcuno dei partecipanti individua
nella dirficoltà di identificnionc degli
uomini di desrra preposti ad alte rcspon sabilit~ nella direzione della vita economica le difficoltà dell'inchiesta. Falso!
Egli stesso è in grado di puntare il
dito su non pochi noti clcrico-fascisri
in posi:tioni di alta responsabilità nell'economia e di denunciare casi \"ergog~osi di collusione tra personaggi patroCinati dai socialisti per l'assunzione di
alte cariche ed ambienti della più discreditata destra. Un altro dci partecipanti
all'indagine propone di escludere da lle
lilc della destra economica l'imprenditore
che lavora, paga le tasse, ri spetta le lc~gi
cd... aggiungo io ... magari spaventato dal la campagna di maccartismo ;,carenata
EU
giungere anche un'altra considerazione:
perchè rimproverare a Feltrinelli di non
essersi presemaro? Non siamo io Inghilterra, ma in Italia, paese dove i coniugi
Corradini, amici di Fcltrinelli, sono stati
« tenuti dentro » per sette mesi e poi
scarcerati « per insufficienza d'indizi ».
L'altro settimanale della sinistra democratica, Il Mondo, subito dopo la strage
aveva assumo un tono molto moderatO,
invitando alla cautela c deplorando la
precipitazione di tanti uomini politici ad
accusare i loro avversari. Anche i comitati di difesa e di lotta contro le repressioni non sembravano entusiasmare molto
il settimanale di Benedetti che nel primo
numero del '70 commentava: «Che tri-
HA
stanze in un momento in cui non di questo si tratta, ma di difendere l'esercizio
della libertà di opinione ». E vorrei ag-
UE
tato a chiarire la sua posizione ad un
magistrato. Questo commento ha l'aria,
scrive Guttuso in una lettera all'Unità
del 9 gennaio, di « voler prendere le di-
AH
il comportamento tenuto recentemente da
Feltrinel/i» che non si è ancora presen-
talizzata a pretesto per colpire la sm•stra a Genova, a Orgosolo o dovunque,
e per screditare gli uomini della cultura
marxista, e se sentiamo le preoccupazioni
per i diritti dci cittadini che non debbono
mai essere violate, quale che sia l'enormità del delitto per cui s'indaga, tuttavia
non possiamo approvare tutte le posizioni
di tutti gli uomini della si nistra. Per
esempio, la strage di Milano ha permesso a Moravia di fare (sul supplemento
all'Espresso del 4 gennaio), un commento molto discutibile, imperniato su
due tesi:
a) che la strage di Milano non ha più
senso della strage di Bel Air, nella quale
morirono Sharon Tate e i suoi amici. E
inoltre ambedue i delitti sono « insignificanti » in relazione, rispettivamente, al
costume americano, e alla situazione politica italiana;
b) che dopo l'attentato, a nessuno «do-
EU
biamo avuto il nostro piccolo Reichstag!
Poco importa per il gioco della reazione
che non sia stato tu, compagno comunista o socialista, studente o intellettuale
democratico, a deporre la bomba! ». Per
Feltrinelli il 1969 è l'ultimo anno della
lo. Dove il commento del direttore ct e
sembrato inopportuno, è stato nel passo
che esprime «una ferma riprovazione per
HA
S i fa sempre più accentuata la preoccupazione dei partiti di sinistra, e delle
riviste che s'ispirano all'ideologia democratica, per il modo in cui una buona
parte della burocrazia statale intende garantire la difesa dello Stato, dopo la
strage del 12 dicembre. Già durante l'estate, e pii• ancora durante l'autun no caldo, molti borghesi dicevano c scrivevano
che c'era una « terribile» ana logia fra i
disordini pre-rivoluzionari del 1920-21 e
le agitazioni sindacali. Dai funerali del
povero Annarumma, e tanto più dalla
strage di Milano, l'analogia fra i due periodi storici, se c'è, sembra invece esserci
nella convinzione che il nemico dello
Stato sia soltanto << a sinistra ».
Mentre Rinascita pubblicava una « Radiografia della repressione » (2 gennaio),
Fabrizio Dentice ha pubblicato sul n. 1
dell'Espresso gli sconcertanti risultati di
un'inchiesta sugli arresti di sindacalisti
e di esponenti di gruppi di sinistra, avvenuti specialmente a Genova sulla base
dei riesumati articoli 272 (che colpisce
« la propaganda sovversiva e antinazionale ») e 305 (che punisce la « cospirazione politica mediante associazione»).
E sullo stesso numero, il direttore, Gianni Corbi, ha avuto ragione di ricordare
che, grazie a quegli articoli (poi fortunatamente caduti in disuso), giudici del
tribunale speciale fascista poterono condannare migliaia di oppositori del regime
fascista.
Episodi come questo fanno nascere, anche nei più ingenui, nei meglio diSJ?OSti
verso l'attua.le governo, nei meno facili
alle supposizioni romanzesche, la tesi della « persecuzione». Che è la tesi esposta,
fra gli altri, da Feltrinelli nell'ormai celebre lettera all'Espresso, nella quale l'editore avanza l'ipotesi che anche noi « ab-
.1
lumicino? Le mie proposte sono intanto
queste:
1
• - emanare una ~leggi pet il finanziamento pubblico dei' pa{titi, 'molto severa
e circostanziata;
- disporre che tutte le persone che
occupano posti di elevata responsabilità
nella vita economica debbano essere incluse in un annuario, pubblicato dallo
Stato e, per le notizie in esso contenute
soggetto a ricorso da parte dei cittadini
e delle associazioni politiche, culturali e
sindacali: un annuario in cui venga spec!ficato il curriculum politico e professtonale completo di ciascuno con l'indicazione di tutti gli incarichl ricoperti
le retribuzioni, l'imposizione fiscale l~
menzione delle persone o dei soggetti
che- hanno patrocinato la nomina;
.-.emanare una legge sulle società per
az•om almeno tanto severa quanto quella
in vigore negli USA.
Gli italianj d'America
per il quadripartito
Alcuni compagni ci manda11o da Neu·
York questa notizia:
Riunita in affollata assemblea al 606
Libeny Avenue. la Società Libertà c
L:tvor? della Greater Ncw York, orgamzzazJOne che affratella le vecchie generazioni di emigrati c le nuove, dopo
avere ascoltato una relazione del suo
Presidente onorario a vita Vanni B. Montana, ha formulato:
« Un deferente cd aug1.1rale salu to al
Pres1denre della Repubblica Italiana On
Giuseppe Saragar, ed alla nazione eh~
anche per le sue idee Egli degnamente
rappresenta >>.
. Ed ~a. rivolto: « Un accorato appello
~· p~ruu che senza riserve servono gli
1deah della democrazia italiana e del
suo _divenire sociale affinchè, conciliate
le d•ffercnzc tattiche, ricostituiscano un
governo quadripartito per continuare con
maggior l~na il p~ogramma legislativo,
per consohdare le hbere istituzioni della
Repllbblica e_ soddisfare le aspirazioni
d~l (>?.polo d1rctte ad una più completa
gmstp~•a sociale».
!.Pure fra prolungate acclamazioni la
Socie1à Libertà e Lavoro ha riv~lto:
« Un•' appello, n~llo stesso senso, agli
Onorevoh Forlan•, Nenni Mancini Tanas'si,, Ferri, De Martino', affinchè' con
la loro opera personale di distensione
contribuiscano a dotare .di nuovo l'Italia
del governo di solidarietà democratica.
di cui dopo i recenti luttuosi avvenimenti vi è più che mai bisogno >>.
BANCA POPOLA .RE
DI MILANO
FONDATA NEL 1865
CORRISPONDENTI
IN TUTTO Il MONDO
59
60
EU
(
AH
UE
D al 1939, dopo il bagno di
sangue della guerra civile, il
generale Franco,,.con abile, sor·
niona, dura polnica dittaroria·
le, è riuscito a mantenersi al
potere facendo della Spagna un
civile deseno. In questo suo
imemo di medievale antistorica conservazione ha avutO la
Chiesa cattolica come costante
fedele ~lleara.
Ma il vento di rinnovamento
che spira lllrbinoso in ogni angolo de lla terra non sembra vo·
glia risparmiare il feudo de l
vecchio soldato renagono ad
ogni sollecitazione della storia
c solo intento, con la consueta
silenziosa furberia e senza scrupolo alcuno, ad una battaglia,
che intuisce di retroguardia, di·
retta ad impedire una esplosione che distrugga l'edificio da
lui costruito tenendo fede ad
un anacronistico ideale.
E proprio da un sempre più
esteso e combattivo settore del
mondo cattolico sembra parta·
no i più vivaci e coraggiosi
assalti alla cittadella che il dittatore ormai al tramonto difende con cieca ostinazione. Per
cui contro questo settore, sollecitato dalla crisi stessa che
agira rutta la Chiesa cattolica
e che il Concilio Vaticano II
ha messa in luce, specialmente
deve esercitarsi il suo sforzo
reazionario gravando pesante·
mente la mano del suo governo
cont ro ogni iniziativa diretta a
strappare qualche brandello di
libertà.
La Chiesa cioè non è più
unanime al suo fianco, anche
se ancora gli offre l'appoggio
di un episcopato in cui pre·
valgono gli elementi timorosi di
ogni turbamento della tradizio
ne, di ogni minima apertura
che alla Chiesa stessa tolgano
quella situazione di privilegio e
di potere che le è garantita
dalla costituzione e dal regime
concordatario.
A cura di Maretta Campi e
di Robi Ronza, in un libretto:
« Spagna: per una Chiesa li·
bera », è vivacemente docu·
mentata questa situazione come
è venuta' accentuandosi singo·
larmenre dopo la sospensione
delle garanzie costituzionali san·
cirn il 24 gennaio 1969 essendo
proclamato lo « stato di emer·
genza » di fronte alle agitazio·
ni operaie ardenti nell'intero
paese. Garanzie costituzionali
d'alrronde di per se stesse ben
meschine se si considera che
la particolare vigente « Legge
di ordine pubblico » già contemp la arresti senza formalità,
deportazione, censura preventiva, perquisizioni senza manda-
HA
D ue anni intercorrono fra In
liberazione di Roma ( 4 giugno
l 944) ed il referendum istituzionale (2 giugno 1946), cd in
quei due anni una serie di avvenimenti di grande rilievo sto·
rico, determinanti dei successivi
sviluppi della vita politica italiana ed all'origine dei caratteri più rilevanti della crisi attuale degli ordinamenti democratici: il primo governo delle·
nista di Ivanoe Bonomi, la cacciata dci tedeschi ed il crollo
dell'effimera repubblica di Salò,
il «vento del nord », il ministero Parri, il primo ministero
De Gasperi, il congelamento
della monarchia, l'abdicazione
di Vittorio Emanuele III, la
breve meteora del « re di maggio», la Repubblica.
Periodo di estrema, e talvolta convulsa, vivacità di idee e
di polemiche, di eccezionali fer·
menti nel seno dei partiti c dei
gruppi, di larga proliferazione
di orga ni di stampa, se pure
sotto il controllo alleato e in
un Paese stremato dalla guerra
e dalle sue conseguenze sociali
ed economiche. Periodo di slanci utopistici, di attese massima·
liste, di insorgenze vandeanc,
in un caotico disfrcnarsi di programmi c di disegni del futuro,
rivelatori spesso dcii 'imprcpara·
zionc e del disorientamento di
fronte alle attività civili, di tut·
to un popolo che per un quarto
di secolo ne era stato tenuto
lontano.
n libro del Colapietra - uno
studioso di vasta e sicura preparazione, che i lettori di Critica Sociale conoscono ed apprezzano per la sua puntuale
collaborazione alla rivista non è, diciamolo subito, un libro facile. Soprattutto non è un
libro che si presti ad una recen·
sione, necessariamente somma·
ria e scheletrita, rispetto alla
densità ed agli sviluppi della
materia. t una costruzione se·
vera, zeppa di note, di citazio·
ni, di rimandi al documento,
che ha richiesto un'indagine certosina, minu2iosissima. Eppure
il libro si legge - ci si perdoni la locuzione avverbiale avidamente, con interesse sem-
pre sveglio, ravvivato da una
esposizione vivace, da una continua partecipazione dell'A. talvolta mordente, acuta sem·
pre nel giudizio e nella sottolineatura, - agli eventi narrati.
L'indagine segue, giorno per
giorno, fra cronaca e StO·
ria - i movimenti dei partiti,
il formarsi ed il differenziarsi
delle correnti, le attese e le
fluttuazioni dell'opinione pub·
blica nelle piazze, nelle platee
e dietro le quinte, le esplosioni,
i pronunciamenti, le felpate
tendenze compromissorie, le variazioni trasformisùche. Un vasto c complesso tessuto di alleanze e di rotture, dal quale
emerge lentamente, a prezzo di
aspre !otre fra i partiti e aJ1'interno di ciascuno di essi, il
volto nuovo dell'Italia postbel·
lica: la difficile convivenza fra
le superstiti formazioni dello
stato liberale prefascista e le
giovani forze della Resistenza e
della Liberazione; fra i « survivants » dei vecchi partiti e
delle vecchie clientele, ed i nuovi raggruppamenti di massa, che
soltanto nell'ideologia e nella
tradizione si richiamano ai partiti popolare, socialista, comunista del 1922, ma che riflettono una realtà del tutto diversa dai modelli e dalle formu le di allora.
L'A. prende come punro di
partenza la liberazione di Ro·
ma, mentre ancora due terzi
d'Italia sono occupati dai tede·
schi e dai « repubblichini » c vì
infuria la guerra e la guerriglia partigiana. La politica è necessariamente condizionata dagli eventi bellici. Ed è in questa dura realtà, che si colloca
la « svolta » comunista di Salerno, la parola d'ordine, recata
da Togliatti dall'U.R.S.S., della
più larga unirà nazionale, dell'accantonamento della questione istituzionale, come problema
di pura forma, di fronte a quel·
lo ben altrimenti sostanziale
della sopravvivenza.
Il Colapietra coglie nella loro gravità e nelle loro ripercussioni nel tempo, le 'pesanti
implicazioni dell'inserimento
comunista nell'orbita del potere.
La « svolta » capovolge i tcr·
mini storici della lotta politica
italia na. Non più chiesa ed im·
pero, gue lfi c ghibellini, sinistre laiche e destre clericali, ma,
soppresso lo «storico steccato»,
l'incontro - non meno storico
- fra proletariato, rappresen·
tato allora dal patto d'unità
per una CHiesa libera
UE
la liberazione di Roma alla
Costituente, di RAFFAELE
COLAPIETRA - Collana Storica del Risorgimento italianoCasa Editrice prof. Riccardo
Patron s.a.s. Bologna, 1969,
pagg. 580, L. 6.500.
Spa~na:
AH
La lotta polit1ca m Italia dal-
HA
1944 -1946 · dalla <<resistenza>>
alla Repubblica
d'azione socia.l-comunisra, e ceti mcdi, rappresentati dalla democrazia cristiana, nella ancora
incerta individuazione dei lineamenti di una democrazia socialista e di una presa di coscienza, - che purtroppo non c'è
ancora oggi, venticinque anni
dopo! - dell'esigenza di una
formazione indipendente da suggestioni totalitarie o confessionali.
La « svolta » emarginava le
forze laiche, pur nella paradossale accettazione, foriera di
equivoci e di contraddizioni
non pitl sa nate fra leggi fasciste e costituzione repubblicana,
della «continuità » con lo stato
liberale, e lasciava libero il
campo a due dogmatismi, lo
sraliniano ed il cattolico romano,
ed all'annebbiamento del reale significato della parola «democrazia » nel linguaggio, e nella prassi, dei partiti di massa
( il «centralismo democratico»,
il verticismo, gli apparati, la
corrcnrocrazia, con relativi « residui »). I n quesro sfondo, di
tacita restaurazione, si fanno
strada le tendenze compromissorie, che cospirano, dopo la
liberazione del Nord, nel seno
stesso del C.N.L. contro il governo ciellenista di Ferruccio
Parri, «agnello innocente fra di·
giuni lupi », c spingono alla ribalta quella eccezionale, se pur
controversa, figura di statista
che fu Alcide De Gasperi, conrinuarore, secondo gli agiografi, di Cavour e di Giolitti, mentre il «vento del nord», nell'impotenza di altre soluzion i.
« si placa definitivamente sul
muro di gomma » del tatticismo
comunista.
f: l'orn della Consulta che
dovrebbe essere, secondo Parri,
il simbolo della rottura col mon·
do prcfascista, ma che, nella
sua composizione, c successivamente con De Gasperi nella
realtà dei suoi compiti, si ri·
vela espressione della « conti·
nuità », in un quadro compromissorio sempre più accentuato,
che « emargina » di fatto (il termine è tornato oggi di moda) i
comitati di liberazione da ogni
effettivo potere.
Patetica finzione, escogitata al
fine di riempire un vuoto parlamentare, se pure a semplice
livello consultivo e di tracciare
le norme per l'elezione della
Costituente. ~ l'Aventino che
ridiscende al piano, integrato
dai sopravvissuti esponenti comunisti e liberali, estromessi
dalla Camera e dai senatori che
si erano opposti alle leggi cc·
cezionali fasciste dopo il 3 gennaio 1925, e da una aliquota
ciellenista. Un organo scm:a
dubbio autorevole per le per-
sonalità di rilievo che ne fanno
parte, ma che riflette, privo com'è di una incontrovertibile in\·estitura e di una precisa funzione legislativa - le incertezze
del momento.
Se la crisi del ciellenismo significava il superamento di una
formula d'emergenza e il ritorno
alla contrapposizione delle classi
e dei partiti, poneva a questi
ultimi più gravi problemi e responsabilità, mentre il tatticismo comunista interveniva, con
la duplice direttiva dell'unità
organica con i socialisti, e dell'alleanza permanente con le
forze cattoliche, ad approfondire la crisi dei partiti demo·
cratici, del partiro socialista in
primo luogo, ed a precipitare la
dissoluzione del partito d'azione e dei più modesti gruppi
radicali, demolaburisti « er similia ». Lo smarrimento socialista in quel tormentato biennio
è vigorosamente contrastato da
Critica Sociale e dalle correnti
umanistiche e autonomiste di
Saragat, di Silone, di Mondolfo, che reagendo alle mitiche e
palingenetiche arrese del neo
massimalismo e al complesso di
inferiorità della grande maggioranza del partito nei confronti
del partito comunista, denunciano nel tempo stesso l'involuzione in atto di una diarchia
politica nella quale gli opposti
termini si paralizzano reciprocamenrc, fra immobilismo e demagogia.
Le elezioni per la Costituen·
te chiudono il capitolo ciellenista, mettono in evidenza il ~
predominio democristiano. il
maggior numero di suffragi socialisti rispeno a quelli comunisti, una ancora apprezzabile
consistenza delle destre ( libe·
rali, monarchici e qualunquisti).
Si apre una situazione nuova.
I nodi irrisolti vengono al pettine. Il « presidente al di fuori
dei partiti », come De Gasperi ( )
si qualifica, non è soltanto, come nota acutamente l'A., «un
grande risultato politico nella
swria dell'Italia post-fascista.
ma la fine di un'intera esperienza culturale e l'apertura di
una visione sociale e tecnica
radicalmente diversa». Senon·
chè i termini di fondo della
« impasse » politica nella quale
si dibatte il Paese, rimangono
invariati e ancora riemergono
nella difficile situazione odierna.
Come si potè parlare allora
di repubblica « vaticana » (con
la sanzione comunista all'inserimento dei Patti lateranensi nella Costituzione), così si parla
oggi di bipartitismo « imperfetto » c di repubblica « conciliare>>. Potranno le forze demo·
cratiche, socialiste e laiche in
primo luogo, impedire un connubio, che sarebbe fatale per
le sorti della repubblica e della
libertà?
ANTONIO V ALERJ
EU
RASSEGNA DEl LIBRI
(
to della magistratura ed altre
consimili misure ad l1bitum
della polizia.
In quella occasione, il 6 febbraio. la Commissione perma·
nente dell'Episcopato spagnolo
non ha esitato a prendere pubblica posizione a favore dci
provvedimenti governativi per
la « necessità di conservare h•
pace e l'ordine pubblico ».
Senonchè la reazione carto·
lica a siffatto atteggiamento è
esplosa aperta e coraggiosa. Il
Concilio Vaticano !l con le SLie
aperture - ancorchè caute c
limitate c tendenti piuttosto ad
arginare una crisi portatrice di
pericolose istanze antidogmnti·
che - ha suscitatO in Spagna,
nel paese cioè in cui il domi·
nio clericale è interamente le·
gato al regime politico più re·
trivo, una opposizione tanto
più intensa, offrendo alle forze
cattoliche insofferenti di una
situazione nella quale la Chic·
sa è certamente portatrice di
un privilegio che le conferisce
una sconfinata potenza ma anche necessariamente la fa com·
pl1ce di una odiosa politica sof·
focatrice di ogni moderno progresso civile, una occasione, dot·
rrinalmente fondata e feconda,
di aperta protesta.
Non è forse inesatto affcr·
mare che i fermenti antifran·
chisti più arrivi si hanno oggi
in Spagna proprio ad opera
delle innumerevoli organizzazio·
ni cattoliche che, rifacendosi
esplicitamente al la Pacem in
terris di Giovanni XXIII cd
alle decisioni del Concilio Va·
ticano 11, nvendicano per ì fe·
deli una libertà che la gerar·
chia ecclesiastica ha sempre ne·
gata e trasferiscono questa esi·
genza di libertà sul piano sociale e politico.
Per cui la dichiarazione del
«Comitato permanente dell'E.
piscopato » in appoggio alla ri·
cordata proclamazione dello sta·
to di emergenza ha suscitato
una vera c propria tempesta
cui hanno preso parte parroc·
chic, comunità, gruppi di suo·
re, singoli sacerdoti e semina.
risti oltre che imporranti isti·
tuzioni. Un moto ardito che
ricorda, su un piano più esteso
e dichiarato, quello necessariamente più circoscritto ma al·
trettanto significativo dci Jet·
terati russi che vanno sfidando
la staliniana risorgente reazione
e di persona ne pagano le con·
seguenze.
Il volumetto di cui diamo
notizia ha raccolto di quella
insunezione una documentazio·
ne realmente impressionante
dalla quale risultuno ad es. il
disaccordo dei gruppi cattolici
circa la presenza, quali pro·
curatori, di quattro vescovi nelle Cones. per cui si stabilisce
un intimo istituzionale legame
tra regime politico reazionario
e la Chiesa, oggi sentito come
intollerabile; il rifiuto dello sti·
pendio di Stato pei sacen:ioti;
il rigeuo della legge sindacale
vigenre dichiarata in contrasto
con la domina della Chiesa in
materia, in quanto essa legge
nega il diritto ai lavoratOri di
fondare liberamente proprie as·
so::iazioni; la rivendicazione del
diritto di sciopero; oltre natu·
r:1lmenrc le rivendicazioni re·
lative alla struttura ecclesiale,
qu~ li la partecipazione popo·
lare alla nomina dei vescovi;
l'esigenza di una vera e propria
« lotta nella Chiesa » per lo
« smantellamento>> delle strut·
turc che la << deformano» e via
dicendo.
Ampia è l'informazione circa
singoli casi di repressione ope·
rati dal regime franchista, che
fa della Chiesa il suo più va·
lido strumento di reazione, ai
danni di persone e di istitu·
zioni cattoliche; circa l'esplicita
condanna dell'atteggiamento cau·
ro e perciò equivoco di alti
prelari che, pur dicendosi fa·
vorcvoli alle esigenze di ri nnovamento sociale dei cattolici
non osano apertamente prende·
re posizione contro la spiegata
reazione governativa. rifugi<~n·
dosi comodamente in un gene·
rico ~nvito ~Ila pace cd alla
,
pregh1era. 1
Si possono valutar-t i limiti
che ogni moto avente base confessionale necessariamente pre·
senta nel travaglio di rinnova·
mento politico·sociale conrem·
poraneo. Va peraltro rilevato
che entro tali limiti l'azione dei
::molici spagnoli è vivissima
ed esemplare anche per la scel·
Ja di strumenti di lotra che
non indulgono ad una violenza
che sarebbe agevolmente stron·
cata dallo Stato franchista, ma
che fanno conto essenzialmente
su una consapevole rivolta del·
le coscienze. Ciò che può da1
luogo a sviluppi più lenti, ma
che li radica in un terre no mo·
rale e sociale più saldo e fc
condo.
Sarebbe interessan te una pub·
blicazione che come questa, di
cui diamo notizia. riferisse dei
moti facenti ca ~o ad organ iz·
zazioni pbliticne laiche, alle
quali certamente, nell'ampienre
tradizionale spagnolo, non pos·
sono essere concesse più ampie
possibilità di protesta, ma che
nondimenq non sono assenti da
un processo che va ponendo
le premesse di un progresso
democratico decisivo per la vita
futura del paese.
Edirioni Jaca Book. Milano. 177
pagg. - L. 1500.
l
i
:
PCI e· studenti
LuPERJN t: Il P.C.I. e
il movimento studentesco Ed. Jaca Book, Milano, 1969.
RoMANO
L o studio dei parallelismi fra
movimenti giovani, in parte già
passa~i dallo stato gassoso a
quello. fluido, e i partiti consolidati, ha il pregio non indifferente di fare da carta di tornasole: di rivelare cioè le com·
ponenti autentiche, ma nascoste, dei due poli contrapposti.
t questo, in parre, il risultato
del lungo articolo di Luperini,
apparso su « Nuovo Impegno »
nel fascicolo maggio-ottobre
1968, lasciato decantare per circa un anno ed infine postillato
con una « nora aggiuntiva » del
maggio 1969. L'argomento è
« l'abile manovra di inglobamento e di egemonizzazione
messa in atto dal Partito Comunista Italiano nei confJ>nti del
Movimento Studentesco>>. Co·
me ne escono, secondo l' interpretazione de ll'autore i due pro·
tagonisti?
La strategia del P.C.I. nei
suoi rapporti con i movimenti
studenteschi e di massa avrebbe messo in chiaro la posizione
conservatrice :dei comunisti ita·
liani come compartecipi del potere di questo sistema. In altri
terminì il P.C.I. tenderebbe ad
una radicalizzazione controllata
delle lotte, spostando la loro ge·
stione sul piano della logica par
lamentare, applicando il timbrc
della legalità comunista occiden
tale al movimento studentesco;
operando cioè, come in Francia
nelle giornate del Maggio 1968,
sul piano dçlla legalità demo. cratica e parlamentare, per inca·
. nalare e frenare la lotta, istiru• zionalizzandola.
La Rpssanda (L'anno degli
studenti, 'giugno 1968) poneva
l'accento sulla impreparazione
del P.C.I. verso· le formazioni
di massa operan ti fuori e senza
controllo dei partiti, suggerendo al P.C.I. - secondo l'interpretazione de l Luperini - di
trasformarsi in tutore, a livello
parlamentare, del movimento
studentesco, per conq uistare su
d i esso una «egemonia» che
lo avvii ad una « lunga marcia
61
62
PrERO DELLA GIUSTA
EU
(
AH
UE
È comunemente ammesso che
la chiamata alle armi delle clas·
si 1923-24·25 abbia fornito alle formazioni partigiane una
grande massa di giovani << che
forse non avrebbe preso quella
decisione, se non sollecitata e
spinta dalla minaccia >> (la frase è di Raffaele Cadorna). Ma
bisogna aggiungere che, prima
di prendere « quella decisione»,
la massa di coloro che intendevano sottrarsi al servizio militare esperì tutte le altre vie
possibili, in particolare quella
dell'assunzione nelle varie aziende e servizi che lavoravano per
i tedeschi (che era motivo di
esenzione legale, anche per la
fronda che, come abbiamo detto, l'OKW faceva alla ricosti·
tuzione delle FFAA italiane).
Solo quando il rischio di finire
in Germania diventa troppo forte, i renitenti optano per la
clandestinità in casa propria, e,
infine, bisogna che anche questa
diventi troppo pericolosa perchè si decidano ad andare in
montagna (dove, sia dettO tra
parentesi, nel momento di grande crisi del potere nazifascista
in Alta Italia conseguente alla
1 avanzata alleata dell'estate 1944,
si rischiava molto meno che a
stare in città). Tra coloro che
stavano in caserma per non affrontare i rischi e i disagi della
montagna e coloro che stavano
in montagna per non subire i
• rischi e i disagi della caserma
( ' non c'è un passo, un passo che
non pochi, a quanto pare, compirono più volte nell'una e nel·
l'altra direzione, a seconda di
come tirava il vento. Esempla·
HA
F ra le molte risposte alle de.
formazione dei fatti, che ha preceduto e seguito l'occupazione e
il bavaglio imposto alla verità
dall'Unione Sovietica in Cecoslovacchia, il volume presentato
da André Bergeron è fra i più
documentati e definitivi. Vi sono testualmente riprodotti: « la
protesta del 22 agosto 1968 dell'Assemblea Nazionale ai parlamenti dei cinque paesi del trat·
taio di Varsavia », « la dichiarazione del Consiglio Centrale
dei sindacati ai governi dei paesi invasori»,« l'appello del XIV
Congresso Straordinario del Partito Comunista Cecoslovacco ai
partiti comuf!isti e operai del
mondo intero » e altre dichiarazioni ufficiali: quelle appunto
che il Parlamento Cecoslovacco
è stato costretto a dichiarare
. « annullate ». Non disapprovate,
ma annullate, come se la storia
di un popolo é le espressioni
della sua volontà più unanime
e più vera si potessero annullare con un tratto di penna. Siamo al morceaux de papier della
più tradizionale e retriva prassi
delle passate monarchie di diritto divino.
L'avere sul tavolo o in biblioteca questo volume vale almeno
una messa e certo molto di più
dei 10 franchi del suo prezzo
di copertina. Ma vale anche per
qualcos'altro. II regime comunista, che precedette il nuovo
corso, aveva accuratamente diffuso il mito che esistesse in Ce·
coslovacchia un governo ope-
raio. Valga, in argomento, la
dichiarazione del Presidente di
un Comitato d'impresa di Ostrava: « Io sono il rappresentante
delle migliaia di schiavi di questa officina >>. Questa frase, divenuta celebre in tutto il paese,
non appartiene alla « Primavera
di Praga » ma è del 1952.
L'opera, che è la prima ad
approfondire l'aspetto operaio e
sindacale della lotta del popolo
cecoslovacco, permette di segui·
re l'atteggiamento dei lavoratori
di quella repubblica popolare, a
partire dalla resistenza passiva
durante la rivolta del 1953, che
fu repressa in modo draconiano e che lì ridusse alla disperazione. II breve periodo del
nuovo corso ha permesso di ri·
velare tutte le colpe di un regime dittatoriale: 35.700 persone
condannate alla detenzione nei
campi di lavoro correttivo;
58.000 contadini incarcerati in
occasione della colletti vizzazione forzata; 18.000 persone imprigionate in seguito alla nazionalizzazione del commercio;
22.000 detenuti nei campi di
lavoro forzato, in totale 1.33.770
detenuti politici. 2.34 esecuzio·
ni capitali nel solo 1952.
Nel 1968 Dubcek, Smrkows·
ky e tutti gli altri avevano proposto allo Stato guida, all'Unione Sovietica, un comunismo civile. La proposta fu rifiutata,
stracciata, calpestata, « annullata>>. I comunisti cecoslovacchi
hanno perduto la libertà e la
umanità del vivere, ma l'URSS
si accorgerà un giorno di avere
perduto molto di più.
M entre gli Alleati risalivano
la Penisola e i partigiani organizzavano la guerriglia nell'Ita·
lia occupata, quanti italiani
erano ancora disposti a farsi
uccidere per Mussolini? 250.000
nelle forze armate regolari
(esercito, marina, aviazione),
più 150.000 nella GNR, rispondono gli storici fascisti.
Aggiungendo le formazioni minori come le Brigate Nere (forse 22.000 uomini) e le SS ita·
Jiane (10.000), più gli italiani
direttamente arruolati nella
Wehrmacht (forse 100-120.000),
si passa agevolmente il mez·
zo milione. A questi si possono aggiungere 260.000 lavo.
ratori inquadrati nelle organiz.
zazioni dipendenti dai tedeschi,
poichè, pur non combattendo,
davano anch'essi il loro contributo .allo sforzo bellico del
Reich (anzi, questo era il contributo che l'Oberkommando
Wehrmacht preferiva, poichè,
a differenza dì Hitler, esso era
contrario all'armamento degli
italiani e avrebbe voluto utilizzarli solo come lavoratori,
per poter mandare al fronte un
maggior numero di tedeschi).
Nel complesso, dunque, furono
circa 800.000 gli italiani che
contribuirono all'ultima fase della seconda guerra mondiale
« dalla parte sbagliata ».
Su questa cifra gli storici
fascisti hanno costruito tutto
un loro castello, tendente a dimostrare che, anche nella sua
fase estrema e disperata, il fascismo potè sempre contare su
una certa base di consenso popolare. Per contro, alcuni antifascisti hanno cercato di smontare il castello confutando le
cifre che i fascisti forniscono.
Cosi Enzo Co!lotti (l), basandosi su documenti tedeschi, ha
potuto dimostrare che la GNR,
alla fine del periodo, era in
realtà ridotta a 72.000 uomini,
mentre Adolfo Scalpelli (2),
partendo da documenti della
RSI, ha valutato in modo più
realistico le FFAA regolari effettivamente dipendenti dal governo di Salò a non più di
160·170.000 uomini. Questi so·
no, ovviamente, utili contributi
alla ricerca storica. Sarebbe spiacevole, tuttavia, che gli storici
antifascisti si ingolfassero in
una polemica contabile con gli
apologeti di Salò, quasi ne accettassero il presupposto che il
numero degli italiani comunque
arruolati dai nazifascisti fosse
un indice di consenso al regime.
Arriva, dunque, in tempo
utile questo lavoro di Pansa,
il quale ci mostra, attraverso i
rapporti riservati della GNR,
quale fosse il morale di quelle
truppe. « Una buona percen·
ruale di ufficiali è stata spinta
a riprendere il servizio solo da
ragioni economiche», dice un
rapporto del 17 aprile 1944.
E un pro-memoria steso agli
inizi dell'autunno ribadisce: « t
opinione molto diffusa che nella maggioranza gli ufficiali si
siano arruolati non per fede,
ma per tornaconto economico >>
(3 ). Quanto ai coscritti delle
classi 1923·24-25, dice un altro
rapporto, « è da ritenere che
siano alle armi per non aver
avuto il coraggio di affrontare ~ )" .
i disagi della montagna e gli eventuali rastrellamenti>>. D'altra parte, nessun discorso è
più eloquente del fatto che, su
un contingente teorico di circa
400.000 uomini precettati, le
FFAA di Salò siano riuscite ad
incorporarne solo 150.000.
Qui, però, sarebbe opportuno che gli antifascisti non ca·
dessero in un errore analogo a
quello dei fascisti. Se l'amore
per il denaro e il timore della
fucilazione non possono essere
scambiati per adesione al fascismo, ugualmente avventato sarebbe dare una patente di antifascismo a tutti i renitenti alla leva. Tenere insieme le forze armate di Salò era come
legare l'acqua con Io spago: e
sta bene. Ma quando mai è
stato facile ottenere fedeltà ai
regimi sul punto di sfasciarsi? (.)
Perchè, via, fascisti e tedeschi
potevano anche spargere il terrore nel poco territorio che ancora controllavano, ma non ci
voleva un particolare acume
per capire che avevano i giorni
contati. Chi era riuscito a sopravvivere a 40 mesi di guerra
non aveva voglia di farsi ammazzare in un'ultima fase che,
nell'autunno del 1943 e nella
primavera-estate del 1944, molti prevedevano ancora più bre·
ve . di quanto poi in realtà non
fu. Chi paventava le rappresa·
glie dei certi vincitori cercava
di non compromettersi con un
regime che già puzzava di cadavere. Chi aveva qualche peccatuccio da farsi perdonare pensava di ricostruirsi una verginità con un oculato contegno
all'ultimo momento. Persino i
comandi di polizia, secondo il
UE
Les ouvriers /ace à la dictature
(Editions Force Ouvrière, Parigi, 1969).
GrAMPAOLO PANSA, L'esercito
di Salò nei rapporti riservati
della Guardia Nazionale Repubblicana 1943-44, Milano,
Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, 1969.
AH
Operai e dittatura
in Cecoslovacchia
comandante tedesco della XIV
armata, aiutavano i disertori:
<< Essi contano su di una avanzata degli ~anglo-americani , in
Italia e voglionò perciò mettersi al sicuro per questa eventualità».
L'esercito della paura
EU
vessilli del « movimento di massa», o almeno accennarlo. Senonchè nei testo che ho sottomano - e la posizione critica
dell'autore verso li P.C.I. avrebbe richiesto àlmeno una definizione del suo pensiero - il
voltO della contestazione appare
assai confuso. Alle accuse di
<< spon taneismo », «anarchismo»,
<< antiriformismo», <<irrazionalismo », « schemarismo marcusiano e strutturalisti-:~ » non si risponde neppure indirettamente.
Sui temi del diploma generalizzato e delle nuove strutture della cultura si contrappone, sul
piano della modificazione del sistema, il « metodo assembleare » e i « centri di sovversione
autogestiti e collegati nella lot·
ta >>. È un po' poco.
PIERO DELLA GIUSTA
HA
attraverso le istituzioni». Tale
suggerimento avrebbe ottenuto,
almeno prima del Manifesto,
l'avallo del partito. Dunque non
un dialogo ma una strumentazione. Un compagno di viaggio,
come sempre.
Sull'altro verso della meda·
glia, la fisionomia delle « giovani avanguardie rivoluzionarie »
non appare ben definita, nel
testo del Luperini, ma emerge
ugualmente dal suo subcosciente. Quando si fa colpa ad Amendola di aver detto che le bandiere nazionali non devono essere sostituite dalla bandiera
nera degli anarchici << perchè
le nostre bandiere rosse vanno
affiancate alla bandiera naziona·
le, come è avvenuto nella Resistenza», bisogna almeno dire
che cosa si vuoi scrivere sui
re, a questo proposito, la storia
della Monterosa (una delle quat·
Jro divisioni 'add~trate in G.er'mania),/1Che Pans~ preienta :co.
me in procinto di· sfaldarsi già
nell'autunno del 1944. Invece,
come gli Alleati furono fermati sulla Linea Gotica e cominciò l'atroce inverno 1944-45, anche la Monterosa si riprese,
combattè con particolare fero·
eia contro i partigiani e, infine, passò dalla loro parte alla
fine di aprile del 1945 (testimonianza di Ferruccio Parri al
processo Graziani). A quella data, io penso, avrebbe anche po·
tuto risparmiarsi lo sforzo. Non
credo che si renda un buon servizio aiJa Resistenza confondendo gli opportunisti, i bravi soldati Sveik e ili eroi della sesta
giornata con coloro che com·
batterono il fascismo quando
esso sembrava trionfante, non
solo qùando si trattava di dar·
gli il caldo dell'asino.
ALDo GIOBBJO
(l) Enzo Co lloui, Dati sulle forze
di polizia fasciste e tedescl!e
fieli' l talia sertentrio11ale Ileil'aprile 1945 in • Il Movimen-
l?·'
~
4 ..
/
LIBRI RICEVUTI
In gennaio
1970
'SILVERIO CORVISIERI: Trotskii e il comunismo italia·
no - Ed. Samonà e Savelli · 1969 · pagg. 360 - L. 3.000.
GASTONE MANACORDA: Il socialismo nella storia
d'Italia - Ed. Later:za - 1966 • pagg. 875 - L. 8.000.
KARL KAUTSKY: La via al potere - Ed. Universale Laterza · 1969 · pagg. 72 - L. 1.200.
MILOVAN GILAS: La società imperfetta ,- Ed. Mondadori · 1969 · pagg. 242 -L. 2.500.
MILOS HA)EK: Storia detl'lnte,rnazionale comunista
( 1921-1935) · Ed. Editorio Riuniti · 1969 - _pagg. 334 ·.
STEFANO BELLIENTI: Zengakuren Zenkyoto - Già-ppone: rapporto su una generazione in rivolta - Ed.
Feltri~elli - 1969 - pagg. 361 · L. 1.500.
<
P.A. KROPOTKIN: Memorie di un rivoluzionario . Ed.
Feltrinelli - 1969 - pagg. 367 . L. 1.000.
to di liberazione in Italia •
n. 71 (ap rile-giugno 1963).
(2) Adolfo Scalpelli, f..a forma<.iO·
EOOUARD CALIC: Hitler senza maschera - Ed. San·
soni • 1969 - pagg. 162 - L. 2.000.
11e delle Forze Armate di Sa·
lò attraverso i documenti del·
lo Stato Maggiore della RSJ
in • Il Movimento di Libera-
CASASNOVAS, DOMINGO,· MARCO, BRIA: Concilio
o ribellione? l latifondi della Chiesa di Lerida . Ed.
Jaca Book - 1968 - pagg, 239 · L. 1.500.
zione in Italia • n. 12 (luglio-settembre 1963).
(3) Un generale di brigata celibe
percepiva 9.610 lire al mese.
un generale di divisione con
cinque figli arrivava a quasi
18.000 (quindi, in base all'indice del costo della vita, si
trattava di stipendi compresi
tra le 300 e le 600.000 lire
attuali). l militi delle Brigate
Nere percepivano SO lire al
giorno, i militari di truppa
delle FFAA regolari, dieci.
Nel valutare queste cifre bi·
sogna però tener conto del
fatto che, nel corso del 1944,
esse si svalutarono di circa
il 75 % rispetto al 1943, a causa dell'inflazione galoppante.
LEON DION: I gruppi' e il potere politico negli U.S.A.
Ed. Jaca Book - 19~6 - L. 1.400.
.
'
PIERRE JALEE: L)imkerialismo negli anni '70 . Ed.
Jaca Book · 1969 - p~gg. 209 - L. 1.800.
LIVIO LABOR: Tl campo aperto - Ed. La Nuova Italia 1969 - pagg. 193 - L. 1.000.
ALDO CAPITINI: Il potere di tutti . i<t. La Nuova
Italia · 1969 - pagg. 448 - L. 2.000.
;
CARLO$ M. RAMA: Il movimento operaio latino-ameri'_cano - Ed. La Nuova Italia - 1969 - pagg. 121 . L. 1.200.
Uoo Gumo MoNDOLFO, direttore dal 1945 al 1958 - GrusBPPE FARAVELLI, . direttore
UGOBERTO ALPASSIO GRIMALDI · RENo FERRARA · GIANNINO PAIUtAVICIRI, viaedirettori
.
Comit. di Direzione : UGOBERTO ALFASSro GRIMALDI · DINO CoFRANCESCo . GrAN LUIGI FALABRINO . GruSEP~ FARA VELLI (resp.) .
RENO FERRARA - MAURO FERRI · GruLlA GENTILI FrLIPPETTI - ANTONIO GREPPI - ANTONIO LANDOLFI . Prà, CARLO MASINI .
RoooLFO MoNDOLFO · GIANNINo PARRAVICINI - ALFREDO Poccr -IGNAZIO StLON.E . GrANNI STATERA . GrusEPPE TAMBURRANO
RoBERTO TREMELLONt - ANTONio VALERr
.
ABBONAMENTI: Italia: anno L. 3.000; sostenit. L. 6.000 Irurumo; semestre L. 1.800lo per i giovani socialisti L. 1.500 annue
Estero: anno L. 5.500; semestre L. 3.000 - Direz. · Redaz. · Ammin.: Foro Buonaparte, 24 - Milano -Te!. 806319 . c.c.p. 3/8225
La pubblicità di questa rivista non supera il 70%
Aut. Tribunale di Milano N. 646 del Registro dell'S-10-1948 - La Tipografi<:a Poliglotta . Milano . Te!. 38.48.09. 34.44.40
63
-·~--
......
,,'
es c
l'initi:!tive de la Com:nission des Commtm~utés Euro- · O La seconde tend à dé,·e!op
.; .. ,.-~
..,~ ..... ,.. .... , ... T ' \ •
,.,
•·-~
dres "• cn P,nrt,iculier .c:1 ce
~,..,...... . l""
;p"'[; .......;
- .... •
'" - . ._ . ·• r-- ~-·-·· !'··-· ._ ... - ... •.... . . _ ... .,
'1""''
U.C
LlQ.'""
.
des coriventions cotlectiYes dans Ics pays de la ComnlU- c'onventions
collecth·es, c'est-à- vai! dans l'at;riculture.
nautò • ont eu lieu à Milan du 9 au 11 décc-mbrl) 1!16"9.
dire lès- dispositions qui s'imOn peut donc penser qut
le but de cctte rencontre. organisée par la division des Rela- poseront directement au condans d'autres domnines de tels
tions industrielles et professionnclles de la C.E.E.. éto.it dc faire
trat individuel de 'tra,·a!l
accord~ • cadres • conclus au
le point du d~veloppement compv..ré des négociations cnlrc orgaLa lé.!fislation française ,~st
ni\·'lau
ouropécn
pourrcnt
nisations d'employeu..S et de sclariés des différcnts pays de la
dominée. pàr cette noti oD c t" cr o;~itucr une source de droit
Communauté.
elle exclut pratiquement toute duns !es diff~rents p::.yz, c~:~t:-i
Les p~rticipants représen- citer que la rcconnaisst•nce de al!usion aux droits et aux obli- buant à l'harmonisation dcs
taient l es diffén n t es organisa- la representativité et de l'im- gations des parti es contrae . législations; mais, cornmc il e
tions syndicales d'employeurs portance de la Confédilration tantes.
'
·
été remarqué au nom de la
et de saltrrlés de chaque pcys • Internationale des Cadres par
Admettre qu'une fois la Confodérat i o n Internationale
membre~ de la C.E.E. ; à ce
la Commission des Commu- convention col!ective signéc sur dcs Cadres, une telle constructitre, la C e C. avait délégué :r'luM" SC' soit tradu;tn """'" une
tion suppose 0uc lr. fr-•-r!'E' rl."'"
la b:lSn c!'u;: compromis appliun représentant, M Mouzin, , application aussJ sigmflcative,. cable pendant une durée déte:r
cn trepnses et la part!cipntion
délégue suppléant de la c.e.e. "et concrète.
..; minée les organisations syndides sa!ariés au sein de celles:
à la C~m~lssion supérieure
Les travaux, plncés sous la cales de sclariés s'abstiendront Cl soient conçue:; d:J.ns un roèdes Coment10ns collectryes..
presidence de M. Levi·Sandri, de remettre en cause, jusqu'à
me esprit dans !es différents
. De p~us, les organlSeticnsS\ vice·p..és'dcnt de la Conunis- la révision de la convention p<>.ys curopéens
l>'l•eM:.• '?n~es recorwues per
ston desz Communautés Euro. co!lecti\'C, ce qui a été obtenu
Cc thème de In néccs:ité de
la co::mlSSlOn des C~mmun~upéenncs, comprena;ent trcis au cours de la négociation est cc. n \'E:ntlons collectives eurotés Eu.o~e~es a~ale~t éga.e- th~:mcs principaux : le contenu une po!itique que les organi- pccnncs a été rcrris eu cours
mcnt été l~v:tées a ~wvre .ces ju.ridique de la notion de sations syndica!es franç1ises
de l'allocution de clòture par
trava.u.x C es; drcr;f ..,a ce tl~c ccmvention collectiYe, la prati- n'o!lt jamais voulu reconn:!•tre; le présldent Levi Sandri, qui a
que la Confedé.a,.o... _L'lte:-n-:· que actuelle des con\'entions les discussions qui ont eu lieu
soullgné quc les faits eu.'<tl~na!e de~ .. C~~es Slegea.lt a collectiVCS, }eS p'roblèmcs de tout récemment à propos des mèmes pousscraiem à rie tels
ce.te mam.estatwn~ repre~en- l'élaboration de conventions négociations à l'E.D.F. en sont
accords à partir du moment
téo . par M. Beau)ean, VJ.cecollectives europ6crmcs.
où la libre circulation des trad'ailleurs
un
exemple
signifiprésldent de la c.e.e. et
vailleurs au sein de la Commucatif.
membrc titulaire de la ComIl nous est apparu intéresnauté sera une réalit.é.
T\ ' ,..,. .
.. ~~ -" , ~ ~.
c
•
•
mission Supéneu:-es des Con- sant de resu <l• .Ls pomts
LtlS
nomurcuse::. 1ntc1 ·, enventions collectives.
principaux de ces différents blème que les organisations
tions qui ont eu lieu à ce sujet
syndicales
devront
approfondir
Il faut à cet égard se félisujets.
onr. par aillcurs, conduit le
dans l'avenir.
préside&~aoari à envi- ,
Ce suìe't a donnè lieu à un
sager la réumon:-a:}iuroupe.
le coroctère juridique de$ conventions collcctives
exposé présenté par un rap- de travail spèc:ìalisé pour étudans les différents pays européens
porteur décrivant pour chaque dier !es uspects jurldiques et
pays le contexte pratique des
pratiques des conventi_gns colDeux exposés devaient ap- sans recourir à un dlspositif
relations entre employeurs et
lccti\'CS curopéennes.
profondir cette question :
juridique aussi poussé. La di- ;;alariés et Ies résultats ob·
Jean-Paul MOUZIN.
versité des formula.tions men- te nus.
O Le premier intitulé le fondemcnt juridique des conventions tre d'ailleurs que dans chaque
collcctives et la comparaison pays la notion de convention
Lo _pratique octueHe
des critères !es plus importants. collective est compr!se dtffédes conve:1:-ions co!!ec~ives
n'a pu qu'ctre communiqué par remment à par-tir do deux tenécrlt. son rapporteur, le pro- aances p:rnctpalcs.
fesseur ~f. Despax, ayant été O La prem1ère s'effo:-ce de metPour la France, le rapport
empèché pour raison de sanre tre en Y.deur .u part!e de la était présenté p::tr !e ;>rofesd'cn assu1·er la présentatlon conventlon colloctive c1·éatrice seur F. Se!lier. qui fit ressor·
orale;
ù'obligations çontractue li es, t!r l'éYolution très particuliére
,.,·est-à-clir<> lec J.!sp:>s:tio:'l" p.-:.: ~s ::~~oc!at~o:1s e :t France ùe(! :.e scco~~ ... !a. nZg..lcia.tion
pu· deux uns et l'importance
collcétive et l'autonomie des lesque!les !es mterlocutcurs
p:rrtcn:lires sociaux ., était patronaux et syndlcau ..: s'enga- t.. J miie à l'ha'..ll'e actuel!e aux
confié au professeur R. Blnn- gent réciproquement et pour la l'légo._iations nationales interprofessionnelles. Au cours de
pa!n, dc I'Université de Lou- durée de la convention Ics uns
1\ appì!quer la convention colIn discusslon. !es représentants
\"a!n.
wct.vc. •..:~ aut':-cs ..t rc:.p~-Lr
.:e !:>.. C.G.C. _t d~ !a C.I C so!lt
Dc cctte comparaiso-:1, il res- la • p1ix sociule • et a s'abs~e­
mt.:rvenus pour !aire ressortir
sm t t~Ss 1ti··ll ment q:.1a seuls n:r de déc!en::her cles confl1l:l
le ròle et les interventions de
l'Allemagnc, la France et les
SOClaUX . ,
l'Etat dans le domaine contraePnys-Bas ont promulgué une
Cette volonlé est clairoment
tuoi. L'action de l'Etat doit en
lcgi~lation specifique définismarquée dans Ics conventions effet permettre d'assurer le jeu
sant avcc précision la noticn è~ coticcuvos all mandes ou néc•r
1ormal des conventions collcccutwtmtion collecUve.
landaises, et c'est égnlcment la
'i':es cn é\·itant que des secLa Bdgique s'engage dans
•:oic dans hqut'llo s'cngugc l.1
teurs profcssionnels entiers ne
cetlo \'Oic depuis 1968, mais
Bolgìque.
soient pas couverts par dcs
:onventions collectives, comme
c'est le ~.:as actuellement. ;
Par ailleurs, !'Etat doit don!ler la. possibilité aux organisations d'employeurs et de salariés de trouver à l'échelon
n:J.tional la so!ution à des problèmes interprofe~sionnels dès
!'i:tstant ou des équilibres économiques fondamentaux, te!
l'omploi, sont mis en cause.
L' • obliga :on de contracter •
il. la charge des employeurs,
qui est une notion institution::~elle dans certaines législations, en particulier dans les
pays
anglo-saxons,
de\·rait
a!ors étre mis en ceuvre par
l'Etat, dès l'instant où les né<:essités économiques et sociales
~·imposeraient.
./
" .. n.'""n''
10
AH
EU
HA
UE
AH
EU
HA
...
H.r
UE
"""""'-''-'~•4'-'
..
l.t'hii!J~
COMUN/TA,
"L 'WROPA" n . 2 del 24/1/1970
/
-·-.
.. .
/
Un francese-··come presidente
della commissione·?
HA
EU
AH
UE
UE
AH
HA
EU
missari.
Le lingue ominciano a scioglie i
ed è anche v "bile l'interesse di
tuni di indirizzare la discussione erso certi obiettivi, o di suscitare indiscrezioni e reazioni in relazi e a1
disegni che essi perseguono.
Il p roblema del ridimens · namento del "collegio" di Brux les, che
il 10 luglio dovrebbe esser formato
di 9 membri, come prescr ve l'articolo 10 del tr,attato del
65, mentre
molli si sforzano di
antenerlo al
mbri, si col·
livello attuale di 14
lega ora con quello, er altri versi
assai complesso, del "equilibrio delle nazionalità'' nei anghi dei direi·
tori generali. La pr liferthioné .di direzioni generali fa orita dalla fusione dei tre esecu ivi e dall'irresistibile predilezione per la costruzione
"a piramide" che caratterizza fin dagli inizi la maggiore istituzione comunitaria, connessa con il principio
che ciascuna nazionalità debba avere una certa rappresentanza ai dif·
ferenti livelli (principio che costitui·
sce d'altronde un'irrinunciabile garanzia), introduce una rigidità di funzionamento che finisce per avere gravi conseguenze. La vacanza che si è
prodotta in vari posti importanti, e
gli appetiti suscitati dalla speranza ~
che il centro comune di ricerche nucleari dell'Euratom, riorganizzato secondo i suggerimenti fatti da von
Dolmanyi, offra possibilità nuove di
collocamento a non meno alto livello, creano negli alti gradi un'agitazione della quale Si può facilmente
imma~inare quanto essa sia profi·
cua allo svolgimento di un fruttuoso e ordinato lavoro.
Le prime indiscrezioni sul "movimento" che dovrebbe intervenire nei
ranghi dei commissari sono venute
da parte tedesca. Risulta infatti che
dei tre commissari tedeschi, il vi·
ce president'e Hellwig, il veterano von
der Groeben, e il 'neofita Haferkamp,
solo quest'ultimo ha
veramente
saputo crearsi degli "agganci" poli-
tici che gli periJleltono di dormire
' sonni tranquilli. Egli si sarebbe assicurato l'appoggio totale del partito
socìalista al quale appartiene da tempo. Von der Groeben, invece, che è
stato uno dei negoziatori del trattato di Roma, fu nominato membro
della commissione della CEE (non
senza qualche difficoltà) fin dal 1958:
indubbiamente egli appare oggi un
po' "usato", forse per la troppa esperienza, ed ha il torto di non. appartenere ad alcun partito politico.
H ellwig infine ha il torto ancor maggiore di essere un militante democristiano, di aver fatto campagna
oelettorale nelle ultime elezioni e di
averla perduta (mentre andava annunciando a destra e a sinistra che sarebbe certamente sfato nominato ministro). Il capovolgimento della coalizione governativa a Bonn permette di credere che il governo tedesco
non farebbe quindi funzionare il m eccanismo "automatico" di eliminazione, descritto la settimana scorsa, elimitfando proprio Haferkamp a vantaggio di Hellwig e von der Groe..
ben, ma ricorrerebbe a una revisione completa, confermando probabilme nte Haferkamp e nominando un
secondo commissa.rio, che potrebbe
essere scelto fra qualche autorevole
quanto poco ascoltato parlamentare
liberale, ovvJro fra tipi particolarmente ambiziosi e capaci. Non è così
escluso cl1e venga designato ad esempio il sottosegretario von Dohnanyi,
uomo di prim'ordine e che accederébbe immediatamente al posto di vice-presidente (per il quale Haferkamp
è da molti considerato immaturo).
Per quel che riguarda la Francia,
l'applicazione del m eccanismo automatico comporterebbe l'eliminazione
di Deniau, per ragioni di età: Deniau
è il più giovane dei m embri della
commissione, ma è certo uno dei più
brillanti. Politicamente sfu gge ad ogni
qualificazione, ma può essere considerato un "europeista giscardìano", e
del resto è in ottimi termini con
l'entourage di Giscard, mentre Barre, attuale vice-presidente, che sostituì a suo tempo Marjolin, pur
essendo anch'egli un t ecnocrate, è
strettamente legato ai gollisti di f!en.
denza dirigista e oltram.ista, tipo
(
1
{
~
r
l
c.
t
f
s
,n
c
t.
.
·-
........
"relativa continuità" dèlla politica di
Mansholt, modificandota però sensibilmente in materia di preu.i. ( Man·
slzolt invece non potrebbe sconfessare s.é.. , stesso). Bislteuvel potrebbe
' ·· ·· inoftr~. ' Ùna · volta venuto il turno
deli;Oianda, assicurare una dignitosa
presidenza.
.
Rimane il Belgio. Il problema del
Belgio è 110to: il conflitto linguisti·
co permanente rende difficne una
scelta ed è certamente il Belgio che
si batterà per cercare una via di
compromesso clze non cosrringa a ri{lurre a 9 il numero de; membri del"la commissione. Difficile sarebbe per
il governo belga lasciare al m eccanismo automatico l'eliminazione dz
uno dei due suo; rappresentanti, per• ché tocclzerebbe a Rey essere elimr·
nato mentre Coppé, figura di secon' do piano, rimarrebbe, per il solo fat.
to di essere stato membro dell'alta
autorità nel 1952. La soluzione più
verosimile sarebbe allora l'eliminazione di entrambi e la nomina di un
nuovo membro: i candidati non mancano certamente.
Da tutte queste considerazioni si
può trarre la considerazione che nes·
suno praticamen('e lascerà funzionare ·u meccanismo automatico, e che
quindi o i governi cercheranno di
accordarsi per il mantenimento dello statu quo, nonostante le disposizione del trattato del 1965, oppure
procederanno a un largo rimaneggiamento e porteranno avanti uomitri
nuovi: un rinnovo pressoché totale della commissione non è improbabile.
Beninteso non abbiamo parlato dell'Italia. • In primo luogo perché ne
ptrrlano molto gli altri. L'Italia è
attualmente rappresentata dal vice-presidente prof. Levi-Saìidri, e dai
commissari ambasciatore Colonna di
Paliano e on. Edoardo Marnno. Il
problema dell'leliminazione automati·
ca non si pone neppure perché è
~ noto clte l'ambasciatore Colonna non
intende veder rinnovato il proprio
mandato a fine giugno.
II problema che si pone per l'Italia è duplice. Prima di tutto si tratta di sapere se essa intende esercitare la "prefazione" che le è riconosciuta per la preside1na della com·
missione e soprattutto se ritiene utile •esercitarla in questo momento. In
secondo luogo, si tratta di sapere
qual è l'atteggiamento da tenere in
caso di un probabile rinnovo generale del collegio dei commissari. Altro
problema di est':ema importanza:
occorre dare la precedenza al carattere "politico" della nomina (ma sen·
Ul che questo conduca alla designazione di "illustri scarti" della politica nazionale) oppure al carattere "tec.
nocratico"? Non dimentichiamo che
in fondo ]{allstein proveniva dalla
tecnocrazia e Rey dalla politica.
EU
AH
UE
f
HA
EU
AH
UE
HA
Debré. La sua eliminazione sconterebbe i detti ambienti, tanto più che
Barre Ila legato il suo nome ad un
. ''piano" che viene considerato un
contributo importante alla costruzio·ne comunitaria in campo mortetario.
L'altro commissario francese, il ·più
anziano corrte nomina e come età, è
Rochereau, ex ministro, ma figura
p[uttosro sbiadita: non sembra che il
governo francese punti su lui. Secondo la tradizione, la Francia ha la
mano felice nella· designazione dei
suoi rappresentanti ( elfettivamenfe,
essa li considera tali, anche se a ri.
gore non rappresentino affatto il proprio paese). Non è impossibile clte
la Francia mediti - davanti a una
evidente esitazione italiana - di porre la propria candidatura alla presidenza della commissione. In tal caso
ci si potrebb'e trovare dinanzi a colpi di scena. Non per nulla si parla
di un'eventuale candidatura Pisani (ex
ministro dell'agricoltura e che, pur
avendo abbandonato il gollismo, ha
saputo ben difendere gli jnf1eressr
della Francia in mat~ria agricola).
Una presidenza francese nel difficile
periodo dell' "assimilazione" dei nuovi candidati, potrebbe rendere la vita abbastanza difficile agli inglesi.
Per quel che riguarda il Lussemburgo, non ci sono problemr nel senso che vi è un unico m embro di tale nazionalità. Quello attualmente in
carica Ila il difetto di appartenere al
partito socialista che è attualmente
all'opposizione, -e il posto desta appetiti nel granducato. Non è escluso
cl1e il dinamico ministro dell'economia, Marcel Mart, appartenente al
non meno dinamico partito liberale,
cerchi di ottenere questo posto, a
meno elle i democristiani non lo rivendichino per uno dei loro: gli aspiranti non mancano, la vicinanza e
comodità della sede, la possibilità
che offre il posto d; svolgere una
fruttuosa azione di sottogoverno sono
elememi molto importanti.
Le cose sono più complesse per
quel elle riguarda l'Olanda; ci si trova davanti a due personalità. La prima è il vice-presidente Mansholt,
l'altra è Sassen, ex m embro della
commissione dell'Euratom, elle come
tale non brillò molto di luce propria. L'eliminazione automatica di
Sassen (che è di tre anni più giovane di Mansl10lt ed ha la stessa anzianità comunitaria) aggiusterebbe le
cose. Ma difficilmente sarebb'e accettata: Sassen è del partito al potere,
Mansholt è socialista, quindi all'opposizione. La soluzione della quale si
parla è l'eliminazione di entrambi, e
la designazione di un terzo uomo che
potrebbe essere l'ex parlamentare europeo ed ex ministro aell'agricoltura
-Bishe~vel, che gode di grande considerazione e potrebbe assicurare una
·'
•
•
'·'·'o
HA
UE
Cl
AH
)
En troisième lieu. le prtncJpe
de l'égalité de salaires féminins
et masculins. inscrit à l'article 119 du Tt·aité. a certainement été consacré dans une
]arge mesure pour les fonctions
mixles. Dans !es aulres cas. un
rattrapage fut enregistré sous
la pression d es travailleurs..,....
· fé-
EU
t
t
l
~~~~~~~~~~'\\ !'·
·suoJno~
sat suep
sre~Ull.t}
np 1uaw
-ault~ua,t .mod uannos ap spuo~
ne a.tat:>ueuy aprv .tnat sntd ap S10l
aun tuàlJodde sltÌay:>suo:> saorreM sat
snttl anb .mod tadde an a:>uet ·aJ~!'l ap :
e:>UtAOJd e{ ap S3i!~U8l} SatOO~ S3! t
S<ll(Ìl:>!}}TP ap U3!QWO:> J31\l! l uaalt _
-toral · mb •suo.tnoà sa p S'lUeJU'I x ne _
8lii!J aÒqtpuOJ 3lST.fl Bt 3:1-etSUO:> éi
'UO!I~l "aita:> ap anb~S!f\IUH lnle"lS l
n-e Jal.todde \! suoneampow xne ;
•n 'Ol"'f'\
c-n n ln"-.1 ~!.\ ...SlU illt(lRU
Xnlt
Bref, tout concourt l briser
les différences de traitement
dans la mesure où la notiop
de communauté est l'essenti~
UE
.
AH
..
HA
....
.
EU
Dans sa declaration de • re- sule ilalienne. La méfiance à
]ance eul·opéenne "• la confé- l'endroil de l' incapacité de trarence de La Haye a mentionné, vail n'est pas identique dans les
parlJli ses résolutions, La néces- pays latìns e~ ~e nord de l'~u­
sité d'une réforme du fonds rope. Le systeme des allocattons
[amiliales répond à des vasoCial.
•
.
.
leurs radlCalement différenles
Apres dtx . ans de f?nctton.- en France et en Allcmagne. .
nemenl, la rcglementatton dott
. ·
.
en effet ètre modifiée lant en
Ces reserves sont pertmentes
ce qui concerne l'ampleur des encore que, s~lon nous. l'on s'y
ìntervenlions. l'aulomaticité dcs a~tard~ parfots avec une excesremboursements et l'émiette- stve compla•sance.
ment des opérations actuelles A l·ebours. ne peut-on penque par l'octroi de missions ser qu~ . s! J'Europe. devienl
nouvelles.
une reahte pour ltmmense
.
.
.
. masse cles travailleurs, la pres' Par atlleurs, l.adopUon. pr~s ston sera d~ plus en plus vive
d un an ~l. demt av~nt. la fm pour 9u'une protection homod~ la peno~~ t:anstton·e. . du gène SO!l ae<:ordée contre l'enr~glem~nt defm~llf su~ la hbrc semblé des risqucs sociaux ?
c•.rculatton des . travatlle~rs a PourquoJ la gratuité des soins
resolu .les problemes poses ~ar médìcaux ici et. non pas là ?
les deplacements de mamd'ceuvre à l'intérieur de la
/
J
..
l,
~
~~
~·
<
,
.
i
..
AH
UE
HA
EU
AH
UE
~
,t.
HA
EU
END .
F
ISO 9660
E
FORNASINI MICROFILM SERVICE:
...'
.,
.l
l
~-
•
Scarica

libretto