l 46 Pechino, USA, URss · di Ferdinando V egas INDICE DELL'Al'fNATA 1969 (61) AH UE ADLER MAX · L'importanza di Vico per lo sviluppo del pensiero sociologico . . . . . . . . . - L'importanza di Vico per Jo sviluppo del pensiero sociologico . . . . . . . . . . . AGNEU..I ARDUINO · Revisionismo o rapporto tra morale e storia? . . . . . . . . . . . . . AGOSTINONE VALERTO · L'antisemitismo nella politica sovietica . . . . . . . . . - Nixon assume la presidenza U.S.A. . . . . . - Il fascismo spagnolo ispiratore della • rivoluzione » araba . . . . . . . . . . - A proposito dei " cattolici del dissenso» . . - L'AFL-CIO si stacca dalla CISL Internazionale - Zinoviev precursore di- Breznev . . . . . . - Costituita la Confederazione Europea dei Sindacati Liberi . . . . . . . . . . . . - La lotta delle minoranze etniche contro il dispotismo in U.R.S.S. . . .. . . . . . . . - Il congresso della CGIL . . . . . . . . - Il congresso dell'Internazionale dei Sindacati Li· beri . . . . . . - Il congresso della CISL - Il congresso della UIL . . . . . . . . - La disoccupazione problema-chiave dell'America Latina Al.BA VlCTOR · Un'alleanza di tecnocrati e di militari a lla conquista dell'America Latina . ARNAUDI C>IRLO · L'ora deUe decisioni . V.A. · Le incognite della politica di Nixon BACCAWNI GIOVANNI . Il congresso delle Cooperative BARDEU.INl GIUSEPPE • Le Camere di Commercio nell'ordinamento regionale B,\RTOLE SERGIO · L'occasione de lla riforma dei regola· menti parlamentari . . . . . . . BASSI ENRICO · Cattaneo e Lassalle . BAUER RlcCAROO · Il probléma della cultura popolare BEGEMONT • L'Italia e il Medio Oriente . . . - Mercato Comune: un programma di lavoro - Dopo De Gaulle: primi passi per l'Europa . - La C.E.E. e la lotta antimonopolistica . BELLilNTANI FRA>'ICESCO - La « Giustizia » una luce che non deve spegnersi - Luigi CampoJonghi . . . . . . . . . . - L'ostruzionismo socialista del '99 : Prampolini a « Regina Coeli >> . . . . . . . . . BERNA.RDI NELLO • Obiezione di coscienza e cooperazione internazionale . . - Il Maghreb e la Palestina - Eritrea, Libia, Somalia BETIA BRUNO • La ristrutturazione dell'attuale Istituto magistrale BLUT:.STONE BARRY - I lavoratori poveri negli Stati Uniti BONANNI ANDREA · Il giornale studentesco « Ca' Ira » BoNFANTJ GrosuÈ . La scuola come lavoro . Bozzern GHERARDO · Considerazioni sulla riforma del· l'esame di stato . . . . . . - Primo consuntivo dell'esame di stato R.B. · Il 500 anniversario dell'O.I.L. C.~CIOPPO GrovAN,'II · La scuola a destra CARABBA MANJN - Il progetto '80 e la crisi della politica di piano . . . . . . . . . . . . . CASt\TI DARIO · PAGANI ALDO · La contabilità agraria in Italia . . . . . . . . . . . . CAVALJ..ERA VmoiCE · Il predominio delle correnti sul partito e la scomparsa della democrazia . . CHL\ROMONTE NICOLA · Sul teatro, oggi . HA EU ( UE e attuando l'aggressione e l'espansione all'esterno>>. La cosiddetta 'dottrina Brezh· nev' veniva definita « colonialismo moribondo >>. Lo stesso giorno la dose veniva rincarata dall'articolo di fondo del ]en-min ]ih-pao, intitolato 'Sporco affare '. E lo 'sporco affare' consisterebbe nei contatti fra Mosca e Bonn, che per Pechino sono ~< un nuovo passo compiuto dalla cricca dei dirigen ti revisionisti sovietici per incrementare la propria collusione col militarismo della Germania occidentale e per continuare a liquidare la sovranità c gli interessi del popolo tedesco». Proprio su questo argomento Mosca ha dato la paga a P echino, con l'ar· ticolo della Pravda del 6 gennaio, là dove dice che « i falchi americani ed i revanscisti del Reno esultano alle dichia· razioni della lcadership cinese sulla ine· vitabilidt della guerra >>. Gli imperialisti, scrive ancora la Pravda, sperano di sfrut· rare a proprio vantaggio << gli avvenimenri in corso in Cina >>. E si potrebbe continuare nella sequela delle citazioni, giorno per giorno, sino all'ultimo 'pezzo ' divulgato al momento in cui seri· viamo, un articolo della Litcra/urna;a Gaze/.a del 14 gennaio, intitolato 'Mili· tarizzazione totale, corso dei maoisti ', nel quale si accusa la Cina di << prepa· rarsi all'aggressione» e si afferma che « questi provvedimenti sono manifesta· mente provocatori e significano in so· sta nza che Pechino prepara l'aggressione>>. E allora, che cosa si può sperare dai negoziati cino-sovietici? L'opinione co· munemente diffusa nella stampa occi· dentale è c.he essi abbiano scarsissin1e probabilità di riuscita, sostanzialmente perchè gli obiettivi dei due intcrlocutori sono del tutto divergenti. Il motivo contingente dei negoziati, come si sa, è dato dalla situazione esplosiva determ inatasi lo scorso anno sui confini cin o-sovietici, con gli scontri armati suli'Ussuri e nel Sinkiang e con l'accumulo di uomini e di armi sui due lari della frontiera. Pe· chino mira anziruno al ritiro delle forze che si fronteggiano, per giungere poi ad una sistemazione globale dei confini, tracciati in base ai famosi 'trattati dise· guali' del 1800. Senza pretendere di ri· mettere in discussione i confini, salvo per minori rettifiche, la Cina vuole che l'Unione Sovietica riconosca formalme nte che essi derivano dai detti trattati e sia quindi disposta a sostituirli con nuovi trattati, da pari a pari . Mosca, però, da un lato non pare di· spos ta a questa concessione formale, d 'al· rro lato non intende privarsi del formidabile strumento di pressione militare col quale ha agitO sui cinesi sino a por· tarl i al negoiato. Essa mira invece ad un 'grande negoziato', al cui centro do· vrebbero stare le questioni politiche pendenti fra le due massime potenze comu· nistc, nella speranza di bloccare sul na· scere lo sviluppo della politica cinese verso l'Europa orientale, dove Pechino sta ottenendo un certo ascolto, da Belgrado a Bucarest sino a Berlino·eSt. Con- l AH EU S otto le salve incrociate delle p1u atro· ci accuse e dei peggiori insulti, scambia· tisi reci procamente, Mosca e Pechind hanno ripreso, nella capitale cinese, al livello di vice-minimi degli Esteri, i negoziati che' erano stati interrotti lo scorso dicembre. A Varsavia, senza alcun accompagnamento esteriore cosl pittoresco e contraddittorio, gli ambasciatori della Cina e degli Stati Uniti dovrebbero ri· prendere, il 20 gennaio, l'interminabile serie di incontri che, scaglionati a lunga distanza nel tempo, costituiscono l'unico contatto diretto tra le due gra ndi po· tenze. Infine, chiusi rapidamente e positivamente i prencgoziati di Helsinki rra Stati Uniti ed Unione Sovietica sulla limitazione degli armamenti st rategtCJ, americani e sovietici si sono dati appuntamenro in aprile, a Vienna, dove av ranno luogo i veri e propri negoziati su cosl formidabile problema. Come si vede, il gioco triangolare tra Washington, Mosca e Pechino è in pieno svolgimento c risponde perfettamente alle regole classiche, diremmo addiri ttu ra da manuale, che sogliano reggere tradizionalmente i rapporti tra le grandi po· tenze. A parte, na turalmente, le bordate polemiche tra cinesi e sovietici, le quali invece fanno parre del malcostume che si è sviluppato con la diplomazia aper· ra, che necessariamenre comporta uno sfoggio propagandistico ad uso delle mas· se popolari am messe a quelli che una volta erano gli arcana imperii. Se poi si aggiunge, come appunto nel caso del· l'Unione Sovietica e della Cina, il fat· tore ideologico, allora la polemica può raggiungere vertici di una asprezza tale che, a semplice lume di buon senso, ci si domanda come ma i possano con· temporaneamente svolgere negoziati pae· si i qua li si stanno accusando dc i peg· giori misfatti. Ad un più attento esame, tuttavia, si· mile fenomeno può avere una spiega· ;done, nel senso che le reciproche accuse paiono destinate a servire ad uno dei due scopi: o a far pressione sull'avver· sario o a giustifica re domani, in caso di fallimento dei nego7iati, la tesi che, con un avversario cosl malvagio, era evi· denremente impossibile giungere ad una intesa. Comunque sia, la campagna di insulti tra Mosca e Pechino, sospesa dopo l'incontro in settembre tra Kossighin e Chou En-lai e durante la prima fase de i negoziati, è ora di nuovo in pieno corso, ~on la massima pubblicità dall'una c dall'altra pane. Pechino ha inaugurato il 1970 scagliando un violento, duplice attacco contro l'Unione Sovietica. L'edi· toriale di Capodanno, riportato da tutti i giornali e dalla radio, affermava che « la cricca de i rinnegati revisionisti sovietici si stava dirigendo verso la com· pleta bancarotta»; dopo la caduta di « Krusciov il clown >>, ormai ridotto a « un mucchio di spo rcizia sotto il di· sprezzo dell'un1an ità >>, « i suoi succes· sori Brezhnev e compagni si stanno con· ducendo anche peggio... Essi stanno im· ponendo la dittatura fascista all'interno HA pio: quello della politica agricola comu· ne. Senza entrare nel merito delle note proposte relative alle riforme nel campo agricolo, è chiaro che esse incidono pro· fondamente sull'ordinamento, sulle strut· ture dei singoli Paesi, vi promuovono un adeguamento, un adattamento a nuove realrà. Infine, una organizzazione unitaria po· lirica ed economica dell'Europa, sottrae senza dubbio all'ente Stato una parte dei suoi compiti e delle sue responsabilità. Ma appunto per questo essa facilita a questo stesso Stato il compito di meglio adeguare il proprio ordinamento alla rea!· tà sociale, economica e politica. Forse non è del rutto casuale il fatto che in tutti gli Stati della Comu nità si constati, a fianco di uno sforzo sempre più accen· tuatO d i cooperazione e di integrazione con altri Stati, una tendenza e una spinta sempre crescenti verso un decentramento dei compiti statali, verso una più intima e sostanziale partecipazione dei singoli alla vira della collettività. L'unità politica ed economica dell'Eu· ropa - e vorrei precisare, almeno per ora, dell'Europa occidentale, cioè degli Stati democratici e liberi dell'Europa occidentale - è quindi l'obbiettivo al quale si deve mirare. Ma perchè questa unirà politica sia possibile occorre che il processo di . integrazione europea non rimanga opera e monopolio di vertici e di specialisti, di esperti e di tecnocrari. f:. necessario che esso riceva l'appoggio di tutte le forze vive che operano nella nostra società. Non è sufficiente che esso sia l'oggetto di conferenze al vertice di Capi di Stato o di Governo. Deve essere l'aspirazione comu· ne dei nostri popoli, una affermazione ferma della loro volontà, soprattutto della · volontà della classe lavoratrice, della gran maggioranza cioè delle nostre popola· zioni. In questa azione partiti e sindacati, le grandi organizzazioni di massa, hanno un grande compito e una grande responsabilità. Dobbiamo augurarci fervidamen· re che essi non sfuggano a questa re· sponsabilità, che escano - e penso so· prattutro ai partiti e sindacati del nostro Paese - da certi sterili giochi di potere, di cui ci dànno tanto spesso miserevole spettacolo, si sprovincializzino e abbiano il coraggio di affrontare i grandi problemi dell'ora, quelli dalla cui soluzione dipende veramente l'avvenire dei nostri Paesi e della classe lavoratrice nei pros· simi decenni, per non dire nel prossimo secolo. All'inizio degli anni settanta le pro· spettive dell'unificazione europea non so· no negative, ma ancora piuttos to mode· ste. Solo una vera, grande, decisa vo· lomà della classe lavoratrice, una sua più inrima partecipazione alla costruzione dell'Europa, potranno imprimere a questa costruzione quel nuovo slancio, darle quella nuova base di partenza che il ver· tice dell' Aja ha solo in piccola parte cer· caro di dare. r J 26 53 635 18 41 82 114 207 278 300 368 388 423 489 619 728 538 35 630 303 328 263 279 465 80 277 460 559 138 364 604 146 400 665 12 117 393 71 198 528 360 562 717 708 37 534 COFRANCESCO DINO · Marxisti inquieti: da Gilas ai ri· belli di Varsavia . . . . . . . . . . - Commentatoti di Marx.: lsaiah Berlin . . . . - Socialismo federale o socialismo accentratore? . - Per una critica del rèvisionismo . . . . . . - Perchè l'Europa (Appunti provocatori di un federalista) . . . . . . . . . . . . . - Un maestro di libertà: Piero Calamandrei ~ . . - A proposito. del V centenario della nascita di Machiavelli . . . . . . . . .• . . • . - Marxismo, potere mondiale e Paesi sottosviluppati - La Seconda Internazionale (l) . . . . . . - La Seconda Internazionale (Il) COLAPIErRA RAFFAELE · Un bilancio su Napoleone CRITICA SOCIALE · Il problema politico - « Tempo Presente» non esce più - Luigi Antonini . - Confusione . . . . - Il salto del montone . . - Ricordo di Amilcare Sterchi <• - Cl'isi e partiti . - Giovanni Borioli . . . - Le non radiose giornate di maggio - Per un. congresso d'emergenza . -Un delitto . . . - Giacomo Brodolini . - Clara Benetti Ferri - Andrea Tacchinardi - Fernando Santi . . - Un'interrogazione di senatori socialisti per la « Scala » . . . . . DE DOMENICO FRANCESCO ·; Una ricerca sulle correnti del P.S.I. . . . , . . . . . . . . DELLA GIUSTA PIERO · L'ltclia e la Santa Sede . . - Il programma elettbrale dei socialisti tedeschi - Il volto del socialisino, di Praga . . DESTRI GrovANNr · I giov.ani e la scuola - Il professore nella ~cuoia italiana . L.D. · Problemi del lavoro italiano all'estero P.D.G. · La collocç1zione razionale delle industrie . fALi\BRINO GrM'l.UIGl - Cronache dei giornalY~ . - Il terrorismo dell'intolleranza . . . . . . - L'intellettuale rimorchiato . . . . . . . - Lo« spreco » di Trieste in un libro; di Anita Pittoni - Le contraddizioni di Adorno . . . . . . . - Gaetano Salvemini dal distacco dai socialisti alla lotta contro il fascismo . - Il caso del « Manifesto » . f ANCELLO FRANCESCO • Testimonianze del "tempo di guerra . . .. . . . F1\RINA FRANCESCO • Rifmmismo e contestazione globale. - Campania in trasformazione . . . . . . . FINOCCI:IIARO GIANN I • Il congresso dei comunisti jugo• s lavi . . . . . . . . . - Sicilia alla deriva . · · · · · FJRPO LUIGI · Tom.roaso Campanella - L'opera e la fortuna . . . . . FORBICE ALDO · Socialisti, C.G.I.J.:. .e F.S.M. . . - Lo statuto dei lavoratori nelle azienÌ'IE:. . . - Congresso C.G.I.L.: il momento delle scelte . . FORZONI ANGIOLO · Guardiamoci dall'inflazione ·màno· vrata . . . . . . . - Novità al Fondo Monetario . . :- La rivalutaziòne iel marco . . FRJ\SCOl\'1 LUCIANO · Lo scacco politico di taluni intel· lettuali europei . . . . . . GALLI GIORGIO · Illusioni dfonniste . . . . . . - Il nazionalismo e il crollo della II Internazionale . - Otto Bauer e la trasformazione socialista . - L'U.R.S.S.: cremlinologia e dinamica sociale - Togliatti " revisionato» 60 91 123 181 215 339 407 505 602 676 638 1 ... 11 48 129 193 219 257 272 292 321 385 422 485 526 557 657 403 200 426 483 15 466 63 515 39 93 267 442 509 541 721 516 77 531 274 356 375 8 167 301 390 560 600 317 58 177 247 401 502 47 48 425 459 563 629 65 107 355 468 341 144 244 289 472 507 97 449 543 637 640 713 41 156 233 261 299 653 574 595 395 606 44 89 139 169 203 362 470 571 86 462 137 594 184 405 51 208 269 547 581 613 740 131 205 421 670 378 104 571 649 705 305 69 111 133 330 646 708 343 74 UE 394 453 259 323 738 621 28 AH 210 332 420 149 231 561 100 164 227 293 386 457 488 556 620 262 - t"a~ adiritto àll'i~toÙerànui al· di~ittÒ ail'in.soJènzà - Anche per la scuola si distingue la democrazia REITA:\O ANGELA - Un paese africano ' 'i ttima dei suoi benefattori REVENTWW RoooL.FO - Battaglia attorno alla cogestione in Germania . . . . . . . . - Spagna, trent'anni dopo . . . . . - Vigilia elettorale in Germania . . . - Attorno alla storia dell'aus tromarxismo - Dopo le e lezioni in Germania . Rlt\tUERT Pt f.!RRE - A proposito della mancata svalutazione del franco - La forza di De Gaulle . . . . . . . . . - La battaglia per le elezioni presidenziali in Francia - Le « classi medie salariate» . . . . . . . - TI nuovo partito socialista francese . - L'opera economica di Carlo Marx . Ro:-.ror BRv 'iO - La chiesa contestata . ROTELLI CLAUOIO- La vita e il pensiero di Antonio Labriola RO\'ATl L t;CIO - Un lavoro vocazionale - L'e,•oluzionismo di Teilhard dc Chardin RurFOLO UGO - Fame c povertà: l'enorme problema mondiale . . . . . . . . . . . . - Progresso lento del Mezzogiorno c temi congiunti - P roblemi e affermazioni sociali della Comunità Europea . . . . . . . . . . . . - Rillessi del • Progetto 80 » s ul Mezzogiorno . - Esperienze di sviluppo soc iale nel Mezzogiorno - Problemi del nuovo esodo di mano d'opera . S\LV! LUtGI - I partiti di sinistra e la revisione del Concordato - La quadratura del cerchio SALV!NI GIANNl - Può trasformarsi il sistema sovietico? S ,\XTERtNt GIORGIO - l movimenti di contestazione a sin istra del PCJ SASSANO FrDIA - Il sale ha perduto il sapore . - Il cartello dei « no • e le elezioni di giugno - Guardare il P.C.I. senza il paraocchi - Gli scopi della mossa amendoliana . - L'autwmo caldo - L'autunno caldo - La lotta dci sindacati e hne'rzià dèlla ·classe· liti ca - 1969: un bilanciÒ sin da~alé positi~o : 1 84 325 720 731 142 212 238 438 po: 597 21 173 249 72 674 120 234 398 497 624 651 297 622 729 654 102 273 315 486 524 592 617 719 432 199 s03 527 366 733 42 109 440 533 573 667 391 218 396 179 282 175 241 309 428 501 565 669 392 493 47 115 171 226 307 365 536 599 663 5 529 67 232 295 715 326 RASSEG A DEl LIBRI 308 348 499 672 lO ScARTNGt CARLO - Continua la diaspora degli ebrei polacchi SCELSI APOIJalNE - Ancora sulle pensioni •· . . . STLONE I~NAZIO - ba una lctter~ di l gnpzio Silo~e . .; . S rLVERI ANTON,l'O - Un combattente per il sociahsmo e la scuola ·· SPERANZA GIANFRANCO - Mercato Comune: l'economia senza peso . . . - Partito progressista o partito socialista europeo STATERA GIANNI - Televisione e cultura di massa . - La cultura del Mezzogiorno e il meridionalismo - Gi.inter Grass c la « Nuova sinistra » europea . - Televisione e • politica delle comunicazioni » . - La questione tedesca . . . . . . . . . - Propaganda politica e pubblicità commerciale nella società dei consumi V .S. - Fole sul Mezzogiorno TACC.UNARDr ANORI!i\ - Gli uomini politici (Note di un vecchio socialista) . ToRIELLI CARLO - La dichiarazione di Mosca, simbolo della rivalità imperialista . Tuccr GrOVANNI - Valori e funzioni della cultura tradizionale . . . - La vita dei Sioux nel racconto di uno stregone . VALENTil Aucus1'0 - Comunisti e castristi in America Latina . . . . . . . - In Corea Stalin vive ancora . . . . . - Comunismo moscovita e guerriglieri . . - Il P.C. finlandese dilaniato dal frazionismo - Sul conflitto ideologico cino-sovietico . - L'U.R.S.S. e la guerra hitleriana . . . - Lenin e la • sovranità limitata " VAt..ERI ANTONlO - La contestàzionc globale... e l'Umanitari a . . . . . - « Progetto 80 »: l'Italia di domani . VEGAS FERDJKANOO · La crisi del Medio Oriente . - Aria nuova alla Farnesina . . - Il viaggio di Nixon in Europa . - Socialismo o politica di potenza? . . - Continua la crisi della sinistra francese - La • si nistra spettatrice • . - Panorama internazionale . . - La politica estera di Mosca . - La nuova « Ostpolitik,. di Willy Brandt VERxETTr Lt:cu.xo - Processo all 'unificazione . . . - l « Consigli di quartiere,.: autonomia e i>otcri reali . Vt\'JANI AGOSTU:O - Il dissenso della polizia . - Dopo vent'anni di attesa . - La beffa dell'antimafia - Alla Camera: divorzio sì . VoLPATJ MARCO - Il decentramento comunale a Milano EU 17 81 141 353 HA 430 322 UE 40 601 AH 306 3 33 130 OssERVATORE (L') - La parata dci velleitari ~ - Verso il superamcnto delle correnti? - Le due lepri . . . . - Il sistema concordatario . . - Discorso agli scissionisti . . - La guerra civ ile tra i socialisti - Un salto indietro . . . . - Per un nuovo governo di centro-sinistra c organico" . . . . . - Conservare il potere l . . . . . - Il momento della verità per i partiti OrrtNO FRAXC.\ - Ancora sulle donne e il Partito PAG\Nr At..OO - Considerazioni sulla riforma universital·ia . . . . . . . . . . . - Una via italiana per lo zucchero europeo - Considerazioni sugli esami di matut'ità . - Agricoltura 1980 . . . . . . . - Le vie maestre del progresso agricolo . PAGANI ALDO - CASATI DARIO - La contabilità agraria in Ita lia PAG\XO T URI • Appunti sull'ideologia . P\RESCE E:-.RrCO- Morte e rinascita delle ideologie . - Ordine 1>ubblico c democrazia - Cultura c università . . - Modernità di Machiavelli . PARRAVICL'U GrA.XNINO - Le regioni dimezzate PELLJCA)IT ANTONIO - Saragat « sovversivo ,. . - Dol?o il '98: socialismo riformista e sinistra costituziOnale . . . . . . . . . . PER\ GIUSEPPE - Contestazione, polizia, responsabilità di governo . . . . . . . . . - Per un'azienda agricola-forestale di Stato PrNZIIUTI MARIO - Un partito indisponibile - La s\·olta pericolosa - Dopo Battipaglia - La guerra delle nove correnti . . . . . . - li congresso delle incomprcnsibiltà c il congresso dell'integralismo . . - Addio al centro-sinistra? - Verso mesi difficili . - Una speranza da salvare - Il lungo so nno . PIOVA:>:r PtETRO - Università vecchia e ricerca nuova . POOGt ALFREOO - Fatti c insegnamenti della guerra spa- EU 409 HA GAREtLI Dol\u;NrCO- Il referendum e lettronico . GE.'iTILI Gw1.1A · Ritornare alle origini . GER.\IA'il GIUSEPPE MA.R!O - Valentino Pittoni è tornato a Triesre GuosH NR'IPENJJRANATH - Conllitti religiosi in India . G10v11'1E UMBERTO - L'amara lezione della Grecia . GozZA:-..o FRANCESCO - America Latina fra democrazia c dittawra - Pra ga e P.C.I. . . . . . - Il generale c l'unità dell'Europa - La c risi del mondo comunista . . . . - Il groviglio vietnamita . . . . . . - 11 Congresso dell'Internazionale Socialista . - Che cosa vuole la Francia di Pompidou? . . - L'equilibrio U.S.A.-U .R.S.S. un anno dopo Praga . - Le prospettive del successo della socialdemocrazia tedesca · Ultime battute della tragedia cecoslovacca - Brandt e Wilson Gruss G u~TER - Lo scacco intellettuale delle sinistre europee GRJ:\11\1.01 ALFASSIO UGOIJERTO - I problemi del partito - Tre partiti c due patate calde - L'unificazione socialista U.A.G. Domenico Visani HAJA DE LA ToRRE VrcTOR RAuL - L'APRA per l'unione la ti no-america n a H J'IIOELS JOSEPII - Società senza classi: una formula \'UOta? -: Marx o Marcuse? . . . - Cogestione senza illusioni . L~xooLFI AxT0:-110 - Un • modello • socialista L\ LRAT Lt..CJEX - La riscoperta del socialismo democratico . . . . . . . . . . . . - Bilancio e prospettive del soc ialismo scientifico - Una stupefancente caricatura del capitalismo monopolislico . . . . . . . . . . . . - La genesi della dottrina economica di Carlo Marx . LECTOR - Pianificazione e democrazia socialista - Governo, partiti, paese LEoxE UGO - Forze di lavoro e Mezzogiorno . - Cronache del movimento sindacale campano dal 1943 al 1948 . . . . - l punti d ebo li de lla nostra economia - Battipaglia perchè . . . - Il Mezzogiorno dei fatti? . - Ed è subito frana . LEwtN BOLESLAO - Tupac Amarù: si mbolo di ribellione americana LooiGJ \N! 0RESTE - 260.000 Pierini in divisa . MAIXARDr AxGEUl - Il PCl a Mosca MARZ EouARD - La prospettiva storica della cogestione MAsrr-;r PtER CARLO - Il potere di nessuno (III) . - Il potere di nessuno (IV) . - Il potere di nessuno (V) . - Il potere di nessuno (VI ) . - Il potere di nessuno (VII) - Il potere di nessuno ( VIII) - Il potere di nessuno ( IX) - li potere di nessuno (X) Mcli·IAIIAN JAN Quadro retrospettivo delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti . . . - Le elezioni primarie della città di New York Mrt.JANTI CARLO - Un balzo in avanti verso la sicurezza sociale . . . . - Programmazione e assegni familiari Mo:-.ooLFO RoooLFO - Carlo Cauanco nel pensiero del Ri sorgimento . . . . - Discutendo una cri ri ca del revisionismo Mo:m\N•\ VANNr B. - Le prospettive del sindacalismo americano . . . . . . . . . . . . - Le ragioni del distacco secondo Meany (inteNista di Vanni B. Montana) . . . . . . . . . NASCIMBENE AIMt.DERTO - Una po litica socialista per le campagne . . . .( . . . . . . . . - L'agricoltura italiana al e soglie degli anni 70 . . - L'agricoltura italiana alle soglie degli anni '70 (Il ) - L'agricoltura italiana alle so~lie degli anni '70 (III) - Dalla cooperazione ortofrutticola una spinta al progresso de l Mezzogiorno rCEI'ORO ORAZIO - Il neotogliattismo di Berlinguer - L'eurocomunismo di « Politique,. - 11 dissenso parallelo - Lcnin e Marto,· . 01.1\' \T! RrCCAROO . La con testazione ha cento anni? ORtANIH FLAVIO - La revisione dei Patti Lateranensi (_ ' RAOOVAN Rrcun - La via cecoslovacca (Piero Della Giusta A. BENZO'I;t - V. TEOESco - li movimento socialista nel dopoguerra (Antonio Va/eri) . RrN,\LOO SALVAOORJ - La repubblica socialista manto\·ana: da Belfiore al fascismo (Antonio Va/eri) . Fu1 10 ORLANDr - Socialismo giorno per giorno (Antonio Va/eri) . B.H. LIVVELL HART - La prima guerra mondiale del 1914-1918 (Raffaele Co/apietra ) . . . . AOOLFO 0:-.tODEO - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti 1915-1918 (Raffaele Colapietra) . Exzo FORCELL~ - ALBERTO MONTICO:<E · Plotone d'esecuzione . J processi della prima guerra mondiale (Raffaele Colapietra) GIAN MARIO BRAVO - Torino operaia - Mondo del lavoro c idee sociali neiJ'età di Carlo Alberto (Raffaele Colapietra) . V\t..OO FL'SJ . Fiori rossi al Martinetto (Giovanni Vaccari) . Grov,\NNr MrNZONI - La cris i di un prete (Memorie 1910-1915) (Nino Palumbo) AoA:-.f B. UI.À.I\1 - Lenin e il suo tempo (Raffaele Colapietra) HEL\1UT KoNIG - Lenin und der italienischc Sozialismus- 1915-21 (Rodolfo Reventlow) . 1. VALERI - Da Giolitti a Mussolini. Momenti della crisi del libcral ismo (Piero Del Negro) . 29 29 30 30 31 31 AGOSTINO VlVlANI - Gli studen.Li ieri, oggi, domani (U.A. Grimaldi) . . . . . . -' . . . 159 GovANNl Russo - n fantasma tecnolog;co rcar{o Scaringi ) . . . . . . . . . ' . . . . 160 GI ULIANO PROCACCI - Storia degli italiani (Raffaele Colapietra) . . . . . . . . . 187 PrA LEONETTI CAREXA . Gli italiani del maquis (Orazio Nice{oro) . . . . . . . 187 MtcHEt..E ABBA'I1: - L'alt~rnativa meridiona le (Nino Palumbo) . . . . . . . . . . . . . 188 REGINA KAGr-FUCHSJ\tA.'IN - Das gute Herz geni.igt nicht (Il buon cuore non basta) (Guido L. Lu?.tato) . . 189 CARLO TULuo At.nN - Antropologia funzionale (Gianni Statera) . . . . . . . . . . . . 251 A. GIBELLI - Genova operaia nella Resistenza (Giuseppe Barba/ace) . . . . . . 251 A.AV.V. - Nullo Baldini nella storia della Cooperazione (Antortio Valeri) . . . . . . . . 285 ARRI CO BONGIORNO- L'utopia bruciata: Praga 1968 (Carlo Scaringi) . . .. . . 286 M!CIIEI. TATU - Le 7 giornate di Praga (Carlo Scaringi) 286 AA.VV. - Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza - l Vol. (Antonio Va/eri) . . . . . . . 350 RÒOOI,FO AiuTA - Guerra e fame (Lucio Rovati) . 351 RoBERT C. FRIEO - Il Prefetto in Italia (Antonio Pellicani) . . . . . . . 380 fRANCO MoR,INOJ - La Società superflua (Giam1i Statera) 380 S. M•\SSB10 G.\'ICt - L'Italia antimoderata (Raffaele Colapietra) . . . . . : ·381 SII.\ ER IO CORVISIERI . « Bandiera rossa io nella Resistenza romana ( Pino Barba/ace) . . . ... 412 RoDOI.FO MoNOOL.FO - La filosofia elci socialismo (L.V.) . 412 MtCIIRE PELUCAXI - Le avventure del marxismo (U.A. Grimaldi) . . . . . . . . . . . . 413 JL'LES MON!I.'llROT - Sociologie de la révolution (Luciano Pellicani) . . . . . 519 SA:\ORO PERTINI - Interventi (Ugoberto Alfassio Grimaldi) . . . . . . . . . . 519 B. NrRUliT,\NI> - La Persia, ovvero la dittatura del Mondo Libero (G. Barba/ace) . . . 520 Stt\10:-IE WaL- Simonc Weil e il mito della rivoluzione ( Luciano Pellicani) . . . . . . . 578 Lv!GI ALBERTJNr - Epistolario 1911-1926 (Raffaele Colapier/a) . . . . . . . . 578 ERNESTO Rossr - Elogio dell'! galera (R.B.) . . 579 ADA GoBETIJ - Camilla Ravera - Vita in carcere c al confine. Con lettere e documenti (R .B.) . 579 ARI>UINO AGNEI.U - QuestiGne nazionale c socialismo Contributo allo studiO del pensiero di K. Renner e O. Bauer (Luci$ 'J;aurat) . . . . . . . 609 A cura dell'Istituto di Studi e Ricerche c C. CATTAxco" - l.'organizzaziorfe partitica del P.C.I. e della D.C. (An t. V.) . . ·.. . . . . . . . . 610 TtNO To:-.t~sr - Idealismo e F ascismo nella scuola italiana ,. (Giosuè Bon{anti ) . . . . 611 AA.VV.- Università di oggi e società di domani (Gianni Statera) . . . . . . :,, . 6ll AA.VV.- Sovietica - • 18 - luglio 1969 (G.S.) . 612 GUGLII:L:I10 FERRERO - Due rivoluzioni francesi · Potere ( L . Pellicani) . . . . . .i . 612 GtAJoiC.\RLO GALLI - I cattolici e il sindacato (Aldo Forbice) . . . . . . . . . . . . . 643 Cct.L\-MAXGIIl-PASJ1\I - La concezione sindacale della C.G.I.L. (Aldo Forbice) . . . . . 643 C. WRrcm M1u..s - Sociologia e pragmatismo (Gianni Statera) . . . . . . . . . 644 GlMIPIERO C;\ROCC! - La politica estera dell'Italia fascista - 1925-1929 (Antonio Pellicani) . . 644 RIFF,\ELE COLAPtETRA - Benedetto Croce c la politica italiana (A. Pellicani) . 677 Un ricordo di Stuparich (g./.f.) . 677 RO\ICO CRrPPA - Libert:. c responsabilità ,. (g.l.f. ) 678 31 RASSEGNA. STAMPA E~ERA 126 FrtiXCESco DE DoJ\LE:\ICO - Alti e bassi della sinistra radicale americana 126 RASSEGNA 127 158 158 159 736 STAMPA SOCiALISTA INTERNAZIONAL E GIA' "' ST.\TERA - M<In, So rei e la nuova sinistra americana . . . . . . - lntcllenuali e marxismo . . . - La rivolta degli studenti . . . - Ancora sulla rivolta degli studenti . . - L'ideologia del movimento studentesco . - Marx, B akunin e l'autoritarismo . . . . - Prospettive della nuova s inistra americana . 25 95 154 220 283 342 SII 49 271 313 337 337 338 372 374 420 INCHIESTA SULLA DESTRA-ECONOMICA LA CRITICA SociALE - Invito ad una inchiesta sulla destra economica . PIERO DELLA GIUSTA - Destra economica o deformazione tecnologica? . RoBERTO Gumuccr - Aggirare il potere industriale con una nuova strategia internazionale . RENATO BALJ..AROINI - Valorizzare il potere degli organi e degli enti democt·atici . GiANNINO PARRAV.IClNI - Un'indagine difficile da realizzare SILVIO POZZANI - Il settore pubblico non esiste . FRANCESCO FORTE - Per contrastare il potere eccessivo delle grandi imprese private . PIETRO ARMANl - Incrementare le dimensioni della proprietà pubblica . . . . . . . . . . . ERCOLE BONACINA - Mutare il quadro politico FRANCESCO FARIN.~ - Il primo posto alla riforma delle società per azioni ENRICO PARESCE - Tecnocrazia e destra economica . ANTONIO VAJ.ERJ - Per una programmazione operativa RoUERTO GUJDUCCI - Settore terziario e democrazia ll.. COMT'rATO PROMOTORE DELL'ASSEMBLEA PERMANENTE DEL P.S.I. DI MILANo - L'involuzione della pubblica impresa VALERIO ACOSTINONE - La banca dei lavoratori . MICHllLE ACIUI..Ll - Il problema dei controlli FRANCESCO PRINCIPE - Non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca . SANORO PETRTCCIONE- .Destra politica e destra economica PIERRE RIMBERT - .e Io stato che anima, dirige ed orienta l'economia . 161 162 195 229 265 266 311 333 370 370 433 435 463 567 568 569 632 633 726 LA CRISI SOCIALISTA LA CRITICA SOCIALE - 11 nostro compito . PIER CARLO MASINI - Analisi della scissione . UCOBERTO ALFASSlO GRIMALDI - Sette riflessioni sulla scissione . ALFREDO POGGI - Diagnosi di una scissione senza motivo LA CRTTICA SociALE - Una spiegazione della crisi socialista ARDUTNO AGNELLI - La crisi socialista LUIGI C,IRM1IGNOLA - Non avvelenare la situazione . PIERO DELLA GIUSTA - 2000 parole o una? GuiDO CALOCERO - Passato, presente e futuro del socialismo italiano VIRGILIO DAGNINO - Il soggetto e l'oggetto della rivoluzione DINO CoFRANCESCO - La crisi socialista e l'Europa . UCOBERTO Al..FASSIO GRIMALDI - Noi non coltiviamo solo il giardino di casa . VxNorcE CAVALLERA - Ideologia e democrazia MICHELE ZUPPELLO - Motivi prossimi e remoti della scissione GIORGIO GALLI - Da dove si deve cominciare UcoBERTO ALF1ISSIO GRL\>lALDl - Sì all'alternativa dal basso- No all'amore infranto . RAFFAELE COI.APIETRA - Riformismo 50 417 418 419 454 481 521 546 553 585 588 .626 627 658 660 661 723 724 UE DtNO CoFRANCESCO - Contro la partecipazione dei comunisti al governo GIORGIO GALLI- Un problema (quasi) insolubile . ROOOLFO MONOOL.FO - Il P.C.I. non è disponibile per la democrazia GIUSEPPE TORRESJN - Autonomia e disponibilità del P.S.I. !COLA CHIAROMONTE - Per un partito delle riforme ANTONIO Dr LELJ..O - Noi e i comunisti . LUCIANO P.ELLICAN1 - Un metodo per non sbagliare AD UN GRUI'PO DJ qlLLABORATORI . AH P.C.I. DOPO BOLOGNA frontate le rispettive posizioni, così schematicamente delineate, ne risulta che esse sono incompatibili, sicchè - come si diceva -~ un çsito pos itivo ,dei negoziati in 'corso a • Pechinq appàre rho!lo problematico. '· ' Non per questo tali negoziati sono da considerare del tutto inutili, perchè essi adempiono ad un'altra, importantissima funzione, appunto su quel piano del grande gioco diplomatico cui accennavamo in pri ncipio. È chiaro, infatti, che Mosca, negoziando con Pechino, si procura una specie di controassicurazione nei confronti di Washington, alla quale può sempre far balenare la prospettiva, per quanto remota, di una eventuale riconciliazione cino-sovietica, se non ideologica almeno politica. Egualmente, ed a termini rovesciati, minacciando il riavvicinamento con Mosca, Pechino ha come una sponda di appoggio nella ripresa dei contatti con Washington. Per chiudere il circolo, infine, è ovvio che pure Washington, giocando contemporaneamente sulle due scacchiere di Mosca e di Pechino, può svolgere una manovra più articolata. Quanto alle prospettive dei rapporti cino-americani, al momento esse appaiono estremamente vaghe e remote. Dal 1955 al 1968 gli ambasciatori americano e cinese a Varsavia si sono incontrati 134 volte, con l'unico risultatò, appunto, di nori spezzare il tenue filo così teso tra i due antagonisti nel Pacifico, nell'Estremo Oriente e nell'Asia sudoricntale. L'amministrazione Nixon, perseguendo la nuova dottrina enunciata dal presidente a Guam nel luglio '69 e nota pertanto come ' dottrina Nixon ', dà a divedere di volersi ritirare dal proscenio degli affari asiatici, per !asciarne la gestione agli asiatici stessi. Ma, a parte che Nixon non ·sostiene affatto di abbandonare la presenza americana in Asia, bensì solo di organizzarla in maniera più efficiente e più conveniente agli interessi americani, a chi verrebbe delegata la funzione che oggi svolgono gli americani? A stati clienti, come le Filippine o la Thailandia, destinati sempre a reggersi con un appoggio americano, comunque esso si configuri? O, molto meglio, al Giappone, ~e ormai, dopo le intese recenti tra Nrxon e Sato, appare avviato ad essere il ' brillante secondo ' della politica americana in Asia? Ad ogni modo, se la formula 'l'Asia agli asiatici ' deve avere un se.n_so, . eh~ posto farvi a quei 7/800 m11Jom d~ asiatici che sono i cinesi? Ed ceco gh Stati Uniti, oltre a riprendere le conversazion i di Varsavia, operare qualche apertura verso Pechino, specie in. materia commerciale, forse sperando di suscitare interesse presso il supposto gruppo moderato che sarebbe raccoltO intorno a Chou En-lai. Mao o Chou, comunque, nessun dirigente cinese potrà mai tran: sigere sulla questione di Formosa; e qlll sta l'ostacolo veramente insormontabile ad ogni possibilità di intesa cino- americana. Nel giro che il non brillante secondo di Nixon, il vicepresideme Agoew, ha fatto tcstè in Asia, sono state fomite ancora una volra assicurazioni ai nazionalisti di Chiang Kai-shek: mero esercizio rituale oppure serio impegno? Un chiarimento in merito non verrà certo da Varsavia; accontentiamoci per ora che siano stati ripresi i contatti. FERDINANDO VEGAS ( EU DIBATTITO P.S.! HA 222 577 g.l.f. g.l.f. UE RASSEGNA DELLE RIVISTE AH 642 LETTERE AL DIRETTORE 7 GABRIELE BROGI - Campane tristi . 7 U.A. GRIMALDI - ... E campane liete . 7 ANGELO CAPELLI - In favore della resistenza greca 7 E"'uuo Z uCCA - In favore della resistenza greca 32 ANGIOLINO MATrO - La prole di Sofia . U. ALFASSTO GRJMALDl - Che cosa risponderemo ai 284 danesi? MAURIZIO PANICHI - Una lettera di M. Panichi . 284 BRUNO Rizzi - Il mercato nell'economia socialista 344 GIUSEPPE ToRRESIK - Scuola quotidiana di crudeltà 411 FRANCESCO BELLEI<tANI - Tre partiti socialisti SOno 443 troppi : ATTILio RwAIOLI - Ideologia socialista e società del 443 benessere ALDO FORBICE - VALERIO AGOSTINONE - g.f. - Sul congresso 491 della C.G.I.L. PreRRE RJMBERT - ORAZIO NlCEFORO - Una contraddi546 zione? Guroo Looovico LUZZATTO - Un ritratto di Claudio 572 Tre ves FRANCESCO BELLENTANJ - Per un rilancio del quadri718 partito MARIO PINZAUTI - LA CRITICA SOCIALE Una decisione 735 vergognosa VARI E 2 .e morto Luigi Antonini 4 Sottoscrivete! 34 Ai vecchi e nuovi amici di Critica Sociale La Società Umanitaria: Il bollettino quindicinale del62 l'emigrazione 64 Borse di studio M. Pannunzio 70 Ai vecchi e nuovi amici di Critica Sociale . 92 I socialisti delle Giudicarie e il programma del partito 113 La questione dei profughi politici 138 Processo a un processo 138 Il rinnovo dei direttivi di sezione 145 Enrico Ferrari . . . . . . . Giovine e Panichi, condannati, riconfermano i motivi ideali del loro gesto 166 Come i problemi reali vengono elusi . . . - . 221 Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde - Bilan223 cio 1968 225 I socialisti contro il banditismo russo 240 Giovine e Panichi e la giustizia gollista 243 Ancora dei rifugiati politici in Italia . 253 Cassa di Risparmio di Puglia - Bilancio 1968 260 Sottoscrivete! . . . . 329 Banca d'Italia: emissione Buoni Tesoro novennab 11 Vaticano detta legge sulla scuola materna statale 363 384 Italsider - Bilancio 1968 . . . . · · · · 389 Manifesto deii'ALRI per l'abolizione del Concordato Una dicbiaraziòne del Club Turati sul « caso Ruffolo » 402 420 Ad un gruppo di collaboratori . . . . . . . . . 444 ENEL 1968: un anno di importanti reahzzazrom 477 11 bilancio dell'ENEL al 31 dicembre 1968 . 484 Una smentita 587 g.f.: una rettifica . . . . - . . . 707 CRITICA SOCiALE 1970 - Appello ai cornpagru 714 CRITICA SOCIALE 1970 - Appello ai comp~gni_ · . Un documento di uomini di cultura 1taliam: Per la 722 pace nel Medio Oriente · · 739 Errata corrige . NUMERO DEDICATO A CLAUDIO TREVES - N• 23/69 LA CRITICA SOCIALE - Nel centena~~ _di Cl~l.!dio Treves 681 PALLANTE R UGGINENTT - La sua miliZia poht!ca · ~~~ LEON BLUM - L'amico perdu~o . : . . · · .. · RoooLFo MoNDOLFO - Noi buom marxrst1 del marx1smo 687 classico . . . . 688 GIUSEPPE SARAGAT · Il compa~o · ·. · . · · 689 LEO VALlANI - Claudio Treve5; mt~ma~onahsta · 690 CLAUDIO TREVES - Treves e 1! divorziO : : . · 691 RoBERTO TRBMELLONI - Treyes e ~ I:-a Glt.!StJZJa » 692 GAETANO AR.FB - La battagha soctahsta d1 Treves 693 ANTONELLO GERB! - Un ricordo di Claudo Treves G~JOO Looovtco LUZZATTO - Claudio Trev~s e l'arte : 694 Dalla « LIBERTÀ, del 31.3.1932 - Treves m morte di 696 Turati: Una vita compiuta . . . . . · . · · uco GUIDO MoNDOLFO . Il ritorno dJ Turati e di Treves 697 698 CARLO ROSSELLI - Addio, Claudio Treves · : · . · 699 NINO MAZZONl - Claudio Treves uomo e glOmabsta 700 VIRGILIO BROCCHI - Ricordiamo Trev~s · . · · · CLAUDIO TREVES - Tre lettere inedrte dJ Treves a 702 Saragat EU 641 HA FRANCESCO DE DoM:.bNJCO - Socialismo e scienze sociali: un'unione infelice? . Aucusro V,\LENTE- Lenin e il movimento operaio internazionale Guardando all'esperienza svedese ., ~ l ,l l; l ~ .{ Il ' <<socialismo funzionale>> e la sua critica di parte sovietica ~~ di Valeria Agostinone Un economista socialista svedese, Guncializzazione della proprietà può venir superato qualora ci si renda conto che nar Adler-Kadsson, ha pubblicato un la proprietà non è un blocco indivisiinteressante studio, « Socialismo funziobile, ma che invece si compone di una nale: una teoria svedese per la sociavarietà di funzioni. Per esempio, la asso· lizzazione democratica», sulla tendenza Iuta proprietà di una casa in1plica che il del sisrema economico capitalista e di proprietario può farne l'uso che gli agquello socialista (cioè dell'URSS e sagrada: ' abitarla lui stesso, affittarla a telliti) a <<convergere» sotto certi aspetchi crede al prezzo che, vuole, •,usare del ti, in conseguenza della comune necessità reddito come ritiene meglio, espellerne di afironrare le esigenze dello sviluppo l'affittuario alla fine del contratro, dieconomico c tecnologico nei termini molstruggete la casa, venderla o trasferirne te volte analoghi posti dalla re al til proil reddiro all'estero per ~aumentare il duttiva del mondo d'oggi. 1 proprio profitto personale. lo altri ter[n Sve:.:ia si è avuto negli ultimi demini, in regime capitalista assolut'>, la cenni lo sviluppo di un sis tema econoproprietà e tutte le funzioni che vi sono mico « misto», e ciò non in base ad astratte teorie, ma in virtù di un conti- connesse dipendono dalla Libera volontà e dall'interesse del proprietario. A questa nuo adattamento pragmatico alla realtà. situazione e agli squilibri di carattere Il paese gode naturalmente di alcuni economico e sociale che essa provoca, i vantaggi che altri, e specialmente queiU comunisti rimediano procedendo alla to· di recente indipC11denza, non hanno: omotale socializzazione della proprietà e delgeneità etnica, ricchezze naturali, un sile sue funzioni. Al contrario, i socialisti stema educativo avanzato, una posizione svedesi hanno scelto la strada della soneutrale sulla scena politica mondiale. cializzazione di alcune delle funzioni fonEsiste inoltre in Svezia un effettivo equi· damentali · della proprietà, incoraggiandolibrio dei poteri all'interno della società ne l'uso sociale piuttosto che l'uso « asoc una tradizionale avversione alla soluciale». [n ral modo hanno cercaro di zione violenta dei problemi economici e risolvere · il conflitto fra l'aspirazione alla sociali. proP.:ietà e le esigenze della società. Nel Sarébbe certamente sciocco, secondo caso', della proprietà edilizia hanno, per l'autore, pretendere di copiare, in cires,en1pio, stabilito che i proprietari poscostanze del tutto diverse, l'esempio svesono: usare direttamente le abitazioni o dese, ma per coloro che aspirano a proaffìtt~)'le, ma non possono imporre gli muovere un rapido sviluppo economico affitti che vogliono. Possono derivarne ~enza provocare le brutali disuguaglianze profit'ti, ma non di sporne totalmente a del sistema capiralista o gli abusi di poloro .. beneficio perchè debbono sottrarvi tere di quello comunista, sarebbe forse forti tasse. Non possono distruggere le utile studiare il sistema svedese, detto del « socialismo funzionale». · case e riedificarle com~~credono percjlè debbono sottostare ai regolamenti ediEsso si basa sulla convinzione che ha lizi. Possono venderle, ma non possono le diverse classi della società non esiste trasferire all'esrer0 il ricavaro senza autOsempre un conflitto totale, come non esirizzazione. ste sempre una totale armonia. Esiste, pur nella lotta, il comune interesse di In Svezia, grazie a questa impostazione, promuovere lo sviluppo ·dell'economia, il 90 % della proprietà dei mezzi di salvo poi risolvere con mezzi diversi il pwduzione è ancora o~lle mani di priproblema di come suddividere i frutti vati, il 4 % appartiene a cooperative e di questo sviluppo e come orientare lo il 6 % allo Stato. Questo 6% copre sviluppo stesso. I capitalisti sostengono tuttavia settori importanti come quello che il loro sistema ha superato la prova delle ferrovie e delle comunicazioni, buodel tempo, assicurando il massimo di na parre della produzione di elettricità, democrazia e il più alto ritmo di accrela più "'rande azienda produttrice di scimento. mentre i comunisti affermano minerali di ferro, il lO % delle ricchezze che solo la socializzazione (più esattaforestali. ~ questo bisogna aggiungere i mente la statizzazione) tota le dei mezzi servizi assistenziali, sanitari ed educativi, di produzione assicura la migliore uticosicchè il « scttor«._ pubblico » assorbe lizzazione delle risorse ed evita le ingiucirca il 20% della manodopera svedese stizie del capitalismo. Il problema fonc utilizza circa il 30 % de~ prodotto nadamentale della società moderna, tuttazionale lordo, mentre trentà anni fa ne via, rimane quello di ottenere il masutili7.zava soltanto il 15 %. Bisogna inolsimo ritmo di sviluppo economico sal- ~re rener presente che le aziende coopevaguardando lè mass~ dalle ingiustizie 'l'ative vendono il 18% di tutti i beni capitalistiche e dalla prospettiva di pa. di consumo e che 2/3 delle abitazioni gare un insoppor~abile prezzo in termini nuove vengono costruite da cooperative, di libertà civili fondamentali. la cui attività ha contribuiro a creare Secondo l'autore, il conflitto fra l'asun migliore sistema di distribuzione e soluta libertà economica e la rotaie sodi prezzi, intervenendo anche in settori 51 AH AH UE processi che si compiono sul mercato esercitano un'influenza sul piano nel senso che lo cdntrolJano e,, se cif> risult;,t indispensabile, possono portare alla' st4 mod i ficazione »: J noi tre << 1a fonte pri n6palc di mezzi per le imprese è il fondo di sviluppo costituito dal pkol:ìtto » e « i prezzi sono il mezzo più importante per influire sullo sviluppo della nostra economia. La loro influenza si estende a tutti gli aspetti dell'economia nazionale senza eccezione». Con In riforma si toccano anche le strutture del sistema di pianificazione («liquidando singoli elementi di burocratismo e di formalismo >>) c si cerca di risolvere i problemi provocati dal· l'inevitabile insorgere dei conflitti e degli uttriti di cui parlava anche Adler-Karlsson. [nfatti, secondo Friss, «su tutti i problemi concernenti le condizioni di vita e di lavoro degli operai ed anche sulle questioni di principio concernenti il salario, prima di prendere una decisione le autorità sono tenute a consultarsi con gli organi sindacali competenti», il che contribuisce a quell'« allargamento e arricchimento della democrazia socialista » che il sistema burocratico precedente aveva gravemente limitato. Non a caso l'economista ungherese sosùene che si è cosl ampliaro il numero delle persone che partecipano alla formulazione delle decisioni economiche, fra cui quelle relative alla ripanizionc dei benefici, attraverso· un apposito fondo già in vigore da anni, con la differenza che, mentre fino al 1967 « la stragrande maggioranza dci la\'oratori non riceveva premi » c la sua partecipazione al fondo era limitata al1'8 00 del salario annuo {contro il 60 · 80 Oo dei dirigenti, e il 40-50 Oò dei quadri intermedi), ora la situazione è molto migliorata. L'economista ungherese non esita dun· quc a dimostrare le gravi carenze del sistema comunista e la sua inefficienza, sia dal punto di vista della produzione che da quello dei diritti dci lavoratori. Egli afferma che quando operava il vecchio sistema ci si preoccupava tanto •di realizzare il piano che non si aveva il tempo di occuparsi della ricerca delle migliori soluzioni economiche, c che molte imprese non erano molto interessate a mi~liomre il lavoro perchè, anche sen· za sfor1i particolari, potevano ottenere un profitto superiore a quello pianificato. Non erano anzi neanche interessate ad aumentare gli utili da destinare al fondo di partecipazione perchè ciò avrebbe por· taro, piuttosto che ad un aumento dei redditi di lavoro, alla riduzione dei sus· sidi statali . Ciò dimostra come gli stessi regimi comunisti avvertano l'esigenza di adatt~re i loro si~temi ai termini reali della situazione piuttosto che ad astratti schemi ideologici. Che i sovietici cerchino di negare questa realtà e respingano ogni accenno alla dimostrata incapacità del loro sistema a risolvere i problemi di un 'economia moderna, è naturale. Ma lo fanno soprattutto, come chiaramente lascia intendere Novossaltzcev nell'arti· colo citato, perchè temono, più che ogni altra cosa la minnccia che la scoperta di valide alternative al loro fallitO burocratismo accentratore rappre~enta per la compattezza monolitica dell'impero sovic· ti co. VALERIO AGOSTINONE EU HA UE della sua evoluzione verso un. regime nuovo che viene (o sarebbe venuto) a sostituire il capitalismo». Tale politica farebbe parre, secondo l'esperto sovietico, dei propositi di sabotaggio contrabbandati dall'imperialismo sotto le spoglie di «politica dei ponti » e di « nuova politica orientale », c si manifesterebbe specialmente mediante il tentativo di stabilire legami con i paesi comunisti dell'Europa orientale nel quadro di una collaborazione regionale sul piano europeo, ad esclusione dell'URSS. « In quanto ali'URSS (questa è l'interpretazione data da Novosseltzcev alle intenzioni occidentali) si contenti pure di rapporti speciali con gli Stati Uniti c non impedisca ai suoi alleati di condurre il ' gioco europeo' ». In altri termini « si punta soprattutto sul revisionismo di ogni tipo, compreso il revisionismo di destra ideologicamente più vicino all'opportunismo socialdemocratico». Questa allarmata «messa a punto» ideologica, ispirata soprattutto alla teoria del sedicente « internazionalismo proletario» (subordinazione dei paesi satelliti c dei partiti comunisti agli interessi dell'URSS) è evidentemente quant9 mai necessaria in un momento in cui, non solo l'Unione Sovietica, ma anche altri paesi di << democrazia popolare » debbono rivedere molti dci loro astratti principi per adeguare i propri orientamenti di politica economica alla realtà delle situazioni nazionali c delle crescenti rivendicazioni operaie. Non vi è dubbio infatti che i sistemi economici dei paesi socialisti vanno evolvendo, più o meno rapidamente, nel senso di un pragmatismo riformista che rimedi in qualche modo al fallimento della politica di pianificazione rigidamente centralizzata e burocratizzata. Basta scorrere, a questo proposito, quanto scrive l'economista ungherese e mem· bro dell'Accademia magiara Istvan Friss, a proposito della riforma economica attuata nel suo paese, su « Nuova Rivista l nternazionale » del settembre 1969. Egli afferma che la riforma è stata imposta dal fano che le direttive in1pCrative del sistema di pianificazione pre· cedente frenavano l'iniziativa delle im· prese, spezzavano la continuità del processo produttivo e rallentavano il progresso tecnico. Di fronte a questa realtà, che è durata in Ungheria per venti anni e neU'URSS per cinquanta, i governanti comunisti hanno dovuto prendere dra· stiche misure per evitare che le « contraddizioni » proprie del loro sistema portassero alia bancarotta economica. Uno dei principi fondamentali della riforma, secondo Priss, è stato quindi quello di << estendere considerevolmente l'autonomia, la sfera di azione c la responsabilità delle imprese». Ciò allo scopo di far sl che i prezzi e la redditività oricn· tassero giustamente i produttori e i consumatori di prodotti, cbe la formazione del profitto diventasse il criterio principale di valutazione del lavoro dell'impresa e che si stimolasse la concorrenza fra le imprese a vantaggio dei consumatori. Dal gennaio 1968, in seguito alla riforma, « gli stabilimenti compiono autonomamente la loro attività... utilizzando l'interazionc fra domanda, offerta c prcz· zi... I rapporti di mercato non possono in alcun modo essere ignorati (in quanto) sono parte organica dell'economia... I EU da termine, mentre in Oriente si assiste, specie da dieci anni a questa parte, ad una tendenza a concedere ai singoli e alle imprese maggiore libertà di iniziativa, nel quadro di una maggiore flessibilità nei confronti del precedente rigido sistema di pianificazione accentrata. Il crearsi di tali tendenze non è dovuto all'applicazione d i principi astratti, so· cialisri o capitalisti: la convergenza è imposta dal fatto che lo sviluppo di qualsiasi società industriale tende a creare una forte analogia nei problemi da af. frontare e da risolvere. Ciò provoca inoltre, in seno sia all'uno che all'altro sistema, conOitti e attriti che è impossibile negare, perchè anche nelle società socialiste esistono separati gruppi di interesse (lavoratori, dirigenti, enti di programmazione, organi dello stato) che, come ne lle società capitaliste, intervengono ne l processo economico. Per cui, quale che sin il sistema, esiste il problema comune a tutte le società industrializzate di raggiungere un alto ritmo di sviluppo mediante una efficiente pro· duzione, una piena utilizzazione delle risorse, una distribuzione che si consideri equa ed una armonizzazione dei conflitti derivanti dal processo economico e produttivo. Di questa convergenza potrebbero far tesoro anche i paesi in via di sviluppo per decidere quale orientamento dare alla loro economia. Per essi, come per altri, l'orientamento e gli strumenti forniti dal « socialismo funzionale » potrebbero tivelarsi di grande interesse, in quanto permetterebbero l'introduzione di misure arre ad assicurare il massimo di sviluppo economico e di libertà individuali, risolvendo i problemi posti dalla produzione, dalla distribuzione c dalla composizione dei conflitti sociali. In tal senso anche i paesi che dispongono di ricchezze che potrebbero desti· nare all'assistenza in favore delio sviluppo dei paesi più poveri dovrebbero esaminare accuratamente se non sia conveniente rinunciare ad esportare, più o meno deliberatamente, le loro ideologie astratte e favorire invece nuovi sistemi cbe realisticamente rispondano alle esigenze delle società in via di formazione. Alle considerazioni fatte da AdlerKarlsson risponde in certo senso diretta· mente l'esperro sovietico E. Novosseltzeev su « La Vie Internationale » (n. 8, 1969). Egli afferma che gli autori della teoria della convergenza dei due sistemi, « il cui avvicinamento sarebbe inevitabile in seguito alla rivoluzione tecnico- ~ci~ tifica e alle sue conseguenze soc1ah », sono preoccupati di elaborare un'alternativa positiva al marxismo-leninismo. Essi cercherebbero di dimostrare che è il socialismo che deve avvicinarsi al capitalismo, ma evitano di parlare delle tare fondamCiltali del capitalismo, il cui eroi· lo conduce necessariamente al socialismo. Secondo l'esperro sovietico questa politica porterebbe alla distruzione del ~ cialismo, passando per le tappe del oazional-comunismo, dell'incoraggiamento all'iniziativa privata c ai metodi capitalisti dell'economia, del multipartitismo, del pluralismo e del policcntrismo. «La direzione principale degli attuali sforzi ideologici dell'imperialismo afferma Novosseltzeev consiste nel combattere il socialismo con il pretesto del suo miglioramento, del suo rinnovamento e HA produttivi (gomma, lampade elettriche, margarina) dove i capitalisti pdvati detenevano un virtuale monopolio ai danni dei consumatori. Un altro potente fattore di equilibrio nella società svedese è rappresentato dal movimento sindacale a cui aderisce il 90 % dei lavoratori, cioè il 20 % dell' intera popolazione. L'attività sindacale si svolge senza gravi conflitti (l'unico sciopero generale della storia svedese si ebbe nel 1909) ma con risultati notevoli c concreti, sia in termini di aumento dci salari reali, sia in termini di partecipazione dei salari alla suddivisione del reddito nazionale. Pertanto una delle più importanti funzioni della proprietà dei mezzi di produzione, cioè la fissazione dei salari, viene effenivamente condivisa dai lavoratori. A questo bisogna aggiungere la poiiti ca governativa sul piano fi. scale, monetario, del mercato del la mano· dopera e della legislazione sociale. Per t;Sempio, le banche e le società di assi· curnzioni non sono state socializzate, ma una delle cinque maggiori banche svedesi appartiene al governo ed una delle maggiori compagnie di assicurazione è posseduta dal movimento cooperativo, in modo che il processo concorrenziale viene efli· cacemente controllato. Inoltre, per disposizione legislativa, le banche non pos· sono possedere azioni industriali e le compagnie di assicurazione sono tenute ad investire i loro capitali in titoli di sta to e nell'industria edili zia popolare. Infine la tassazione dei redditi è tanto alta spingere i possessori di capitali e gli industriali ad investire c reinvestire i loro profitti in attività produttive, in modo che un capimlista svedese può ancora ammassare una ricchezza, ma può farlo soltanto in modo socialmente utile, ci~ fornendo lavoro e salari alla massa dei cittadini. In conclusione, gli esperimenù compiuti in Svezia dimostrano la possibilità di una società dove i benefici del pro· gresso, con poche ecce'..:ioni, vengono. distribuiti fra i vari ceti della popolazione in maniera generalmente _accctt~bile _PCr gli interessati. In tale tipo dt sOCietà l'equilibrio fra capitalisti, lavoratori e consumatori è ]ungi dall'essere assoluta· mente armonico, ma in ogni caso non è tanto sfasato da permerrere di dire che esiste ancora uno sfruttamento capitalista. Il relati,·o successo del « socia· lismo funzionale>> è dovuto all'aver conservato gli elementi più efficienti del sistema capitalista, combinandoli però con fondamentali elemenù socialisti, in modo da produrre un sistema economico « misto » che respinge sia il forte potere del ~apitalista privato sui lavora.tori e i consumatori, sia il totale trasfert mcnto della proprietà allo stato. D'altra parte, afferma l'autore, esiste un movimento di convergenza fra l'economia capitalista dell'Ovest e quella so: cialista dell'Est, nel senso che esse SI distinguono l'una dall'altra non in qu:mto rappresentano il capitalism~ e il ~ cialismo allo stato puro, ma m quanto le /liiiZioni della proprietà, che non sono espressamente atui~uite per le~c, _ven: gono esercitate preapuamentc dm pnvau o dallo stato. In Occidente si constata una chiara tendenza verso l'intervento sempre maggiore dei poteri pubblic_i nell'economia di mercato nel senso di una programmazione centralizzata e a lungo A un anno dalla morte l lj l, ·''· Luigi Antonini In occasione del Jo anniversal"io della morte del compia111o compa· g~w Luigi Antonill~ Vanni Monta· na ci Ila mandato la seguente rie· vocazione. Da un maestro elementare calalo dalla Lombardia nel s ud per combattere l'ana lfabetismo, c sposatos i in luogo, ebbe i natali a Vallata Irpina, l' Il sellcmbrc del l 883, Luigi Rocco Antonini, il quale ancora adolescente - cd avendo perduto la madre a soli nove anni - prese a far la spola tra il nord (a Tortona frequentò i primi anni delle scuole tecniche ed ebbe per insegnante il padre di Giuseppe Romita) ed il paese natio. Luigi Antonini non tardò ad essere preso nella morsa della miseria meridionale. Inten·otti g li studi per arruolarsi volontario nell'esercito, cd incontrata ad Ariano Irpino in una sosta da un servizio d'ordì· ne in Sicilia la compagna del cuore Giovannina Costanza (chiamata poi Jennie), Luigi celebrò il matrimonio iJ1 America dove, raggiungendo i fratelli, era emigrato nel 1908. Egli in seguito ricordava i primi quattro anni della sua vita amcdcana come i più duri: i suoi furono i lavori più ingrati, conobbe le esalazioni pestiferc dci sotterranei, delle fabbriche di s igari, delle vernici. Quando non ne potè più, fece domanda per essere assunto nelle ferrovie italiane. Ma la rispos ta non veniva cd egli stava per decidere ugualmente il ritorno. Quasi d'improvviso, nel 1913, gli si schiuse la strada dell'ingresso nell'industria delle confézioni e nel movimento unionista. trovato lavoro come stiratore in una fabbrica di camicette ed entrato nell'Unione, si distinse subito capeggiando una contestazione in fabbr ica e poi n ello sciopero generale del 1913. e lla Locale 25, di cui faceva parte, attirò l'attenzione dci dirigenti e dei militanti. Ormai gli si era aperta una nuova carriera: c mentre nell'esercito era appena giunto ai nastrini di sergente, la carriera sindacale doveva farlo salire alle più alte cadche. La nascita, nel 1916, della Locale 48 colokmakers italiani costituiva una forte sollecitazione ai socialisti e ai libcrtari che des idera· vano raggrupparsi in sezione di lingua italiana in seno alla Locale 25 dell'Unione I nternazionale dei La- ' l voratori in Articoli di Vestiario per Donne c che desideravano raggrupparsi in una sezione di lingua italiana come primo passo verso una Locale Italiana vera e propria. Antoninl, oratore fecondo, fu tra i più attivi nell'organizzare questo ramo italiano del la Locale 25 e divenne il direttore dell'organo L'Operaia. F ina lmente, dopo molte resistenze, anc he · la Locale Italiana per i lavoratori in articoli di vestiario vide, nel 1919, la luce nella Casa del Popolo di Ncw York, sede del partito socialista: c fu chiamata la Locale 89, a ricordo dell'anno della rivoluzione francese. (Ahtonini, divenutone il Segretario Generale,. celebrerà ogni anno alla radio il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia). Nel quadro della politìca del Ncw De~ l . la Locale 89 registrò un prodigioso sviluppO Or· ganizzat ivo. A testimon ianza dell'opera compiuta restano migliaia di fotografie, di articoli, di resoconti sulla stampa, oltre 1800 discorsi alla radio; e restano le sue missioni in Europa, le più importanti delle quali sono: quella per il Congresso contro !a_ guerra c contro il fascismo . orgapizzato dal partito socialista in esiliO: nel 1935 a Bruxelles (e successiv-Amente nell'America latina) , quelta in Ita lia nel 1944 per la rinascita del movimento sindacale e quella a Parigi nel 1946 per una giusta pace nei confronti del l'Italia democratica. Fu appunto il contributo dato dal Comitato Americano per la Gipsta Pace all'Italia, presieduto da Antonini, che fece fiorire il primo simbolico gesto di amicizia tra gli USA e il nostro Paese: voglio dire la stretta .di mano data dal segretario di s tato Byrnes al· l'on . De Gasperi appena questi ebbe concluso i l suo patetico discorso nel Palazzo del Lussemburgo. Molle altre volle Antonini ritornò in Italia, non dimenticando mai di portar~ il suo aiuto concreto ai socialisti. Nel 1948, assieme a Da· vide Dubinsky, \'OQne ad inaugurare l'Istituto F ranklìn D. Roosevelt a Mondello (Palermo) e {u "un viaggio trionfale: i lavoratori di tutte le città che Antonini rivide vollero Indirizzare indimenticabili espressioni di riconoscenza all'emigrato rimasto sempre l"cdcle alla causa della libertà c della gi u stizia sociale nel nostro paese. VANNJ B. MO!I.'TANA 52 53 IL carteggio di Salvemini Politica e cultura nelle lettere dal 1895 all'abbandono della <<VÒce>) * * * La storia di Salvemini uomo politi~o è la storia dei suoi rapporti col marxJsmo c col partito socialista. Mentre nel tempo del suo primo insegnamento palermitano egli entrava in contatto con un particolare ambiente socialista, arricchendo di esperienze umane il bagaglio culturale costruito a Firenze, le amicizie con i capi socialisg, l'avvicinamento alla sociologia e all'economia, le discussioni col reazio· nario Placci e col « radicale ricco » Papafava sono soprattutto del tempo del· l'insegnamento a Lodi e a Faenza. Ma era davvero Salvemini un marxisra, al· meno all'inizio della sua attività? Elvira Gencarelli riprende il giudizio negativo di Gobetti, sostenendo (credo a ragione) che fra le sue letture non compaiono nè Marx nè Engels nè Labriola. I suoi autori sono alcri, da Lassalle a Pareto a Tolstoi: il suo sembra essere stato più un socialismo sentimentale che una profonda adesione al materialismo storico. Eppure, nonostan- AH EU HA AH UE te questo limite, il marxismo ebbe una parte determinante nella formazione dì Salvemini storico: il primato della concretezza, il peso dell'economia e delle si· tuazioni sociali hanno un'origine ben de· finira. Ma un credo che l'esame del mar· xismo di Salvemini (e l'eventuale ade· sionc o rifiuto del giudizio di Gobetti ) possa essere fatto soltanto sulla base di queste lettere, sebbene numerose. Più chiara appare invece dal carteggio l'evoluzione del pensiero <,li Salvemini nei riguardi del partito socialista. Marxista o sentimentale che fosse, quando parlava di socialismo Salvemini parlava di po· veri: e questi erano per lui soprattutto i contadini meridionali. Al loro coofron· to, perfino gli operai del Nord apparivano previlegiari: e il partito socialista, che tendeva a identificarsi con i proletari set· tenrrionali, appariva a poco a poco agli occhi di Salvemioi come un partito che eludeva la vera questione sociale del Paese e che collaborava a perpetuare un altro previlegio. Già nel 1898 Salvemini entrò in pole· mica con Turati: prima dei mori mila· nesi, Salvemini li aveva preveduti esortando Turati a preparare il partico al· l'intervento per la rivoluzione, ma Turati non gli credette ( <<Addio, bollente ami· co. Se tu fossi qui e vivessi qui vedresti che non giova dar del capo nei muri » ). Non meraviglia che qualche mese dopo Salvemin i scrivesse a Placci: «In Italia oggi un partito socialista è inutile: in 1t alia oggi ci vuole un partito rivoluzionario se· rio e risoluto, cui unico scopo sia la distruzione della monarchia ». L'adesione al partito socialista fu per molti anni polemica e condizionata: l'i· dea del partito intransigente ogni tanto faceva capolino nei pensieri di Salvemini, che a un certo punto dovette credere di aver visto il nucleo del partito rivoluzionario « vero » in cene frange dei re· pubblicani (nonostante che Salvemini fosse un nemico accanito dell'irredemismo e della massoneria dei repubblicani uf· fidali). L'amicizia con Arcangelo Grusieri (insieme all'interesse per il federa· lismo di Cattaneo e al graduale spostarsi dei suoi interessi verso la sociologia po· sitivisra) ebbe cerramente una parte no· revole nell'accentuare il distacco di Sal· vemini dalle posizioni ufficiali dei socia· listi. Ghisleri e Salvemini avevano in comune un atteggiamento di polemica culturale che aveva due diverse consc· guenze: demistificazione di alcuni incan· creniri luoghi comuni della storiografia risorgimentale e svecchiamento del par· tito repubblicano, sul piano politico. Sal· vcmin i portò alle estreme conseguenze EU a dire << dopo che ho preso moglie sott diventato più socialista che mai »: perchè la miseria fa rimandare i matrimoni e l'amore è ostacolato dalle difficoltà eco· nomiche; e conclude, contestatore ante· litteram, « Duttque abbasso la nostra so· cietà, viva l'amore'». All'amarezza delle 160 lire al mese dei primi anni, si aggiungono poi altre ama· rezze, le bocciature ai vari concorsi, fino alla stentata vittoria di Messina: e Il, qualche anno dopo, la grande tragedia della sua vita: la moglie, i cinque figli, la sorella uccisi dal terremoto del 1908. Scriveva cinque mesi dopo: « La gente mi crede un forte, perchè continuo a fare meccanicamente ciò che facevo quando ero forte. lo realtà sono un povero di· sgraziato, senza tetto e senza focolare, che ha visto distrutta in due minuti la felicità di undici anni >>. E accenti ancora più disperati suonano in altre lettere. Ma sbaglierebbe chi attribuisse il suo « cattivo carattere » alla tragedia di Mes· sina: Salvemioi era dominato da un for· rissimo ideale etico e da un grande rigore logico. Il cosiddetto cattivo carattere na· sce dalla sua dirittura, dall'impazienza per le meschinità della vita e della po· lirica, dallo scontro continuo con i com· promessi degli altri e con la logica della necessità. Qualche volta sembra anche il frutto di una tensione quasi monomanio· ca, che non si rende conto delle ragioni degli altri. Già nel 1904, Bissolati l;li scriveva iogiungendogli di smettere « il tono di chi parla mettendo le pistole alla gola». Perchè, naturalmente, chi faceva le spese della sua aggressività epistolare erano quasi sempre gli amici. HA 1895 -191 1: sedici anni non sono un periodo lunghissimo. Ma nel passaggio dalla giovinezza alla maturità di un uomo possono racchiudere tempi diversi e dilatarsi come se si trattasse di un numero d'anni ben maggiore: soprattutto se l'uomo non è un uomo qua lunque, c se al contrario si tratta di un ingegno ricco e profondo, ciò che significa quasi sempre anche ricchezza di marurazione e di crisi. Si ha quest'impressione anche leggendo il primo volume dei Carteggi di Gaetano Salvemini, che copre appunto gli anni dal 1895 :1l 1911: il volume (curato da Elvira Gencarelli e stampato neJJe Opere di G. S. da Feltrinelli) si apre con una lettera datata Firenze, 22 maggio 1895: sono gli ultimi echi del periodo fiorentino della formazione di Salvemini, al quale seguirà subito dopo il periodo di Palermo, i primi anni dell'insegnamento. t:: uno studente e un « professoricchio » di 22 anni che scrive le prime lenere di questo carteggio, piene di emozioni e di ingenuità; ben diverso è l'uomo maturo del 1911, passato attraverso diverse esperienze culturali e politiche e tragicamente provato dalla sorte. Queste lettere costituiscono la storia di una maturazione, di una continua presa d i coscienza: e quindi anche una storia di crisi. Salvemin i vi appare nel suo pro· gredire dal << professoricchio » di scuola media al professore un iversitario, dal gio· vane socialista sentimentale, per miseria e per bontà, al politico e al moralista, organizzatore degli insegnanti, alfiere del meridionalismo e, in nome di meridiana· lismo e moralismo, sempre in tensione dialettica con i gruppi politici esistenti: prima con repubblicani come Ghisleri, poi con i socialisti, infine con Prezzolini e il gruppo della «Voce». Come nota la curatrice, questo primo volume dei Carteggi non è molto utile per conoscere lo storico; ma getta molta luce sulla formazione di Salvemini, e anche sulle sue vicende familiari. Le vicissitu· dini dei genhori, la continua lotta con la miseria e con i limiti dell'ambiente piccolo bbrghese del Sud prima, con lo stipendio di professore poi, sono il leit· motiv di molti anni: ma nè la miseria nè l'ammirazione per le qualità intellettuali della madre fanno sl che, per esempio, Salvemini non si nasconda che anche la madre aveva assimilaro la moralità infe. riore dell'ambiente : e ne soffre senza cercare scuse e tanto meno vantando la << furberia», anzi. Ma Salvemin i giovane, oltre ad avere u n rigore intransigente raro in ogni tempo, aveva anche momenti di giovanile vitalità: perfino in una Jet· tera al ricco e reazionario Carlo Placci scritta subito dopo il marrimonio, arriva UE di Gian Luigi Falabrino questa seconda tendenza, fino a vagheggiare un nuovo partito repubblicano (che altro non era che il partito socialista ideale) federatisra, antiirredentisrp e anti· massonico.? La spefaoza, o la pretesa, ' cht Ghisleri lo seguisse su questa strada, polemizzando magari con i deputati re· pubblicani dalle colonne dell'« Italia del Popolo» (il giornale repubblicano del quale Ghisleri era diventato direttore nel 1901) si rivelò vana: e Salvemini ruppe l'amicizia in modo abbastanza brutale (si veda la lettera del 9 ottobre 1901) anche se non tutto è chiaro nella fine di una tale amicizia. l manto si facevano più frequenti gli scontri o le frecciate polemiche contro Turati e Bissolati, la cui opera, specialmente del primo, gli appariva << deleteria» fin dal 1900. Le ragioni di contrasto ap· parivano numerose, e spesso s'identifi· cavano nell'accusa a Turati di troppo cauto riformismo o, soprattutto, di mi· nisterialismo ad ogni costo. Ma il sotto· fondo della polemica era nella diversa valutazione del peso da dare al Sud nella questione sociale italiana. Nel 1903 Salvemini accusava Turati di volere leggi sociali per i due centesimi della classe ope raia, mentre i novantotto centesimi si sarebbero accontentati di trovar lavoro: " Solo gli operai milanesi, che stanno meg.lio di tuili, comprendono iC lusso del· le leggi sociali; e quando il Turati, ge· neralizzando le condizioni della sua ciltà, s'immagina di trattare con gli stessi" me· todi tutta l'Italia, è destinato a un ter· ribile insuccesso». Anche le polemiche sul suffragio universale, all'interno del partito socialista, si tinsero subito coi colori del Nord e del Sud. Ma, d'altra parre, se Turati non sembrava capire le necessità dei braccianti meridionali (o forse ne faceva un problema meno ur· gente, o più difficile da risolvere ), a sua volta Salvemini non vedeva che un partito politico, per avere speranze di suc· cesso, deve appoggiarsi alle minoranze più evolute o già organizzate. Era un d ialogo fra sordi, che fin l nel 191O con l'amicizia rotta fra Salvemini da una parte c Turati e Bissolati dall'altra, col rifiuto d i partecipare al congresso di Modena (ottobre 19 11 ) e poi, infine, con l'uscita dal partito. E, contemporaneamente, Salvemini riprendeva a pensare alla possi· bilità di un nuovo partito {la « demo· crazia extra·parlamentare », propugnatrice di riforme concrete due delle quali dovevano essere il suffragio universale e la riforma scolastica: lettera a G. Lombardo Radice del 20 maggio 1910). Forse il gruppo della « Voce » era sem· brato per qualche tempo, a Salvemini, il nucleo culturale di una nuova forma· zione democratica. Nuovi interessi e nuove amicizie arricchirono la sua vita in· torno al 1910: Giusrino Forrunato, Giovanni Gentile, Giuseppe Lombardo Ra· dice e i due principali redattori della « Voce», Prczzolini e Amendola. Ma se già da tempo Salvemini aveva diradato la collaborazione a <<Critica Sociale» (e nello stesso 19ll si ritirò anche dal par· tito socialista), la crisi libica rese im· possibile la collaborazione fra Salvemini e la «Voce». Nel settembre Amendola gli aveva scritto che parecchi amici della rivista si erano !agnati della troppa po· lirica. Ma Salvemini non poreva accet· tare che, in quel momento, si facesse ') più cultura c meno politica»: come scrisse in una lettera a Prezzolini del 28 settembre 1911, «la cultura vera oggi consifte ttel parfare di T ripoli. T utlo il resto ; oggi{ non: è cultura, è letteratura. La sihsa questione meridionale oggi è le//eràtura. l o conupisco l'opera di un giornale di cultura reale c non lelleraria in un modo solo: via via che si presenta 1111 problema nazionale, discuterlo a fon· do, a luttgo, per creare la coltura nazionale ... Nella "Voce" noi ormai non ve· diamo che uno strumento di bauaglia al/uale; non escludiamo la cosiddetta coltura, ma vogliamo che compia oggi e fin· chè durano le condizioni attuali una funzione sussidiaria; gli altri si impennano a questo straripamento di politica attiva (essi la chiamano spicciola) e invocano 1111 ritortto alla "coltura", a quella maledetta coltura irreale e inattuale che è stata la rovina d'Italia». Prezzolini e Amendola non si rassegnarono, accampa ndo l'Mgomemo che ormai l'Italia era in guerra e facendogli notare che non era colpa loro se Salve· mini si accorgeva appena allora che nella « Voce» esistevano fin dal principio molte c diverse correnti. Ma Salvemini amara· mente replicava (1° ottobre) che, essendo uscito dal partito socialista e non avendo trovato nella «Voce» quel gruppo che lo obbligasse a lavorare, si sarebbe riti· rato negli studi. E fu buon profeta a scrivere (6 ottobre): «Se diciamo "/itt· chè si guerreggia, dobbiamo tacere", non parleremo mai: perchè si guerreggerà per un peuo », perchè dopo i turchi sarebbero venuti i senussi e gli arabi. In quella stessa lettera egli chiarì che per lui la « Voce» era una specie di " Critica Sociale » di vent'anni prima, mentre per « gli « altri ,. era una continuazione del « Leonardo ».• Fu un momento _di i/an~ amarezza. ff 6 ottobre scriveva 11 Pre-aoUni: « Quan· do credevo che tre an11~ di lavoro nella "Voce" stessero per produrre i loro frut· ti, vedo che forse avevo lavorato sul· l'arena... E vi debbo dare l'impressione di u.n testardo e di un mulo ». E anche: « No'! credo che farò nulla per conto mio, se mt staccherò dalla "Voce". Mi sentirei vinto... Mi sentirò davvero solo. E quan· do si è soli, si preferisce tacere... Per fortuna ho ancora lo studio, che stende le braccia. Forse qui non troverò nè i disastri che ho trovato nella vita /ami· liare, nè i disinganni che ho trovato nella politica ». Invece, la coscienza che lo studio non bastava in se stesso, la speranza di non ritrovarsi cosl solo, l'irred~Jcibi l e passione politica lo spinsero a . preparare la ,, sua» rivista, 1'« Unità"· '(( 'it *' Il senso attualistico della storia, la fer· ma convinzione che la cultum è fatta di ogni avvenimento dell:t vita t non di soffietri lenerari, la considerazione dei problemi concreti, perfino le capacità arga· nizza rive e di lavoro pratico (evidentissi· me nel carreggio con Kirner e Ugo Guido Mondolfo a proposito della Federazione della scuola) attraver~no queste lettere e confermano ciò che già sapevamo di Salvemini. Se il carteggio dal 1895 al 1911 non è rivclativo dello storico e poco aggiunge alla conoscenza del politico, esso serve a far conoscere meglio il carattere, i sentimenti, le idealità e la solitudine di Salvemini uomo. GIAN L UIGI FALABRINO 1 •' LE TESI DI CRITICA SOCIALE Sono usciti gli atti del Convegno che CRITICA SOCIALE ha tenuto a Milano. Il libro comprende: ' le .. Tesi per l'unità e il rinnovamento del socialismo .. del 1958 e le " Nuove Tesi • del 1966: le tre relazioni introd uttive: G. FARA VELLI: " Gli scopi de l convegno .. G. TAMBURRANO : .. l rapporti tra Stato e Società nella visione socialista • U. ALFASSIO GRIMALDI : • Il partito socialista ne l pensiero di CRITICA SOCIALE •: la cronaca delle due giornate d i lavori: gli interventi; le repliche conclusive dei relatori. Il libro, di 164 pagine, è posto Jin vendita al prezzo d i L. 1000. Allo scopo di facilitarne la diffusione tra i compagni, viene ceduto ai nostri abbonati con lo sconto del 30%. 55 54 56 ( ( UE volse al pensiero mandano r iguar· dava la teoria della dittatura del proletariato, che egli non esitò a definire un residuo di « blanquismo >>, dal quale Marx non era mai riuscito a liberarsi. « Il marxismo - egli disse - ha superato il blan· quismo solo nel metodo, ma nella sostanza il s uo programma politico resta blanquista da cima a fondo». (Non a caso la formula « dittatura del proletariato» fu coniata diret· lamente da Blanqui: essa non è a ltro che una nuova versione del Terrore g iacobino elevato a modello di Stato r ivoluzionario e concepito come unico mezzo per realizzare la liberazione dell'umanità). In altre parole, Bernstein rifiu· tava come mitologica la prospettiva catastrofico-rivoluzionaria cbe con· cepiva l'avvento del socialismo le· gata ad uno sconvolgimento generale da l quale sarebbe scaturita la nuova società senza classi. Il socialismo - egli affermava, memore della lezione del movimento rifarL UCIANO P ELLICANI m ista fabiano e del gradualismo di lassalle - non poteva essere instaurato dall'oggi al domarli, traCome si vede, la polemica che mite un atto di forza, poichè non verso la fine del secolo scorso e era obbiettivamente possibile porre nel principio di questo il libro di tutta quanta la classe operaia nel Edoardo B ernstein accese nel camgiro di qualche anno in una situa- po socialista "internazionale non è zione differente da quella in cui ancora passata alla stor_ia. Ma non essa viveva. è esatto affermare, come fa LuAi metodi rivoluzionari che ciano Pellicani, cl1e il revisionismo erano già s tati criticati e respinti di Bernstein sia stato combattuto dal vecchio Engel.s nella celebre solo dai marxisti «ortodossi>>. Per Prefazione alle Lotte di classe in /imitarci ad un solo esempio, JauFrancia (1895)- Bernstein contrap- rès, prendendo le difese di Kautski, poneva una strategia di riforme ca- capofila degli « ortodossi>>, risponpaci di elevare concretamente le deva a Bernstein che molte delle condizioni di vita dei lavoratori. Il tesi marxiste, che egli dichiarava che voleva dire che il socialismo smentite dai fatti, erano in realtà non poteva essere la creazione di travisamenti del marxismo, e cl1e un atto rivoluzionario, ma la lenta il marxismo, a ben co1tsiderare, era maturazione delle masse operaie, ill grado di soddisfare quelle esi· la trasformazione metodica delle genze di cui Bernstein lo giudicava istituzioni politiche ed economiche, incapace. la umanizzazione progressiva delle Bernstein ha in sostanza combatrelazioni sociali. Donde il s uo ce- tuto la sua battaglia contro quella lebre aforisma - « il movimento contraffazione del marxismo che era è tutto, il fine niente>> - con il il socialismo scientifico, cioè l'afquale intese esprimere sinteticamen- fennazione di un processo oggette l'idea che il socialismo si iden- tivo compientesi automaticamente tificava con il movimento progres- fuori dell'azione volontaria degli uos ivo dell'emancipazione delle masse mini, con la concentrazione progreslavoratrici, e non con l'attesa eli siva della riccl1ezza, la proletarizw 1a improvvisa pa lingenesi sociale. zazione ed immiserimento crescenti, Come si vede, la critica del mar· le crisi sempre più rovinose sino xismo di Bernstein era più che una alla catastrofe finale ineluttabile ed semplice «revisione,, : era il rifiuto all'espropriazione degli espropria/odella prospettiva rivoluzionaria mar· ri, operata dalla dittatura del pro- L'EHgels Stesso metteva in guar,dia contro l'errore di prendere certe occasiOilpli frasi polemiche sue e di ~arx (spiegabili nell'ardore delle 1Jarie battaglie e perciò spesso contraddittorie) per dottrine professate in modo serio e costante. Che Bemstein avesse ragione di confutare il materialismo, il deter. minismo, il catastrofismo dei cosiddetti marxisti brtodossi, la cui progenie superstite si denomina oggi, più correttamente, marxista -leninista, non significa che avesse ragione di attribuire a Marx gli er-. rori che combatteva. Non per niente Marx diceva : io 11011 sono marxista. D'altra parte non diremmo che Bernstein avesse ragione con la sua massima (che è veramente la quintessenza del revisionismo): il movimento è tutto, il fine è nulla. Se il movimento della classe lavoratrice non è e non si mantiene di1"etto verso un fine costante, chiararnente consaputo e fermamente voluto, non può essere un movimento progressivo eli emancipazione, come lo chiama Pellicani. Sen?;a coscienza e volontà di un fine 110n si avanza progressivamente in una stessa direzione. Come è noto i teorici italiani del revisionismo di tipo bernsteiniano furono Ivanoe Bonomi e Antonio Graziadei. Due paròla, per firt.ire, sulla fa· mosa questione ~ell? dtftatura del proletariato. Già Engels, nei suoi ultimi scritti, aveva dato autorevolmente della dittatura proletaria di cui parla Marx nel famoso comme.nto al programma di Gotha un'interpretazione contraria al significato blanquista di un potere detenuto da una minoranza orga12izzata e fondato sulla violenza esercitata sulla maggioranza. Egli - in una lettera a Kautski - la identificava addirittura con la repubblica democratica. Essa è generalmente concepita come « una forza effettiva concentrata nelle mani dello Stato e capace di realizzare la volontà cosciente della maggioranza contro la resistenza. di una minoranza economicamente potente ,, (Martov). In questo senso antigiacobino (ecl antileninista) puramel!lle difensivo la dittatura &el proletariato è stata ed è intesa da gran parte dei socialisti democratici marxisti (basti ricordare Rosa Luxemburg) ed è stata iscritta in alcuni programmi socialisti (socia ldemocracici russi, socialdemocratici austriaci, ecc.). Da altri socialisti è con· cepita carne una specie di egemonia sociale e culturale del proletariato. LA CRITICA SociALE ,·--------------~-------------.~---------, J Il Palazzo della Direzione Centrale in Via Monte di Pietà 8 a Milano AH presupposli del socialismo e EU «l i compiti della socialdemocrazia » (Laterza, 1968, pp. 292, L. 3200), l'opera con la quale Eduard Bemstein nel 1899 diede l'abbrivo al processo di ripensamcnto critico del socialismo, fu accolta con irri tazione e fastidio dai maxxisti << ortodossi » (Kautsky, Plekbanov, Labriola, Rosa Luxemburg ecc.) che la considerarono come un pericoloso allentato all' unità ideologica della Socialdemocrazia e un abbandono surrettizio del socialismo. Gli << or· todossi » erano fermamente convinti che socialismo e marxismo erano indissolubilmente legati fra di loro c che ogni ciitica al marxismo si doveva necessariamente risolvexe in una critica ai principi teorici e morali del socialismo. Ora, Bernstein intese controllare sino a che punto la prassi della Socialdemocrazia corrispondeva alla sua ideologia ufficiale, che era intransigentemente rivoluzionaria e, nello stesso tempo, verificare se la strategia politica marxiana era ancora valida. Prima di tutto egli mise in evidenza il fatto che l'evoluzione del capitalismo non si era realizzata secondo lo schema proposto da Marx. << L'aggravamento della situazione economica - si legge nei Presup· posti del socialismo - non si è verificato come l'aveva previsto il Manifesto. Non soltanto è inutile, ma è anche molto insensato dissi· mulare questo fatto . Il numero dei possidenti non è diminuito, ma aumenta. L'enorme accrescimento del· la ricchezza non è accompagnato dalla riduzione del numero dei magnati del capitale, ma al contrario aumenta il n umero dei capitalisti di ogni grado. I ceti medi modificano il loro carattere, ma essi non spariscono dalla scala sociale ». In secondo luogo Bernstein negò la «scientificità>> della Zuzammenbruchtheorie, secondo la quale il capitalismo era ineluttabilmente condannato, a causa delle sue obbiettive ed insuperabili contraddizioni, a crollare rovinosamente. «La vittoria del socialismo - ammonì non dipende dalla necessità economica. Io non vedo nè la possibilità, nè il bisogno di dare al socialismo una base puramente materialistica. Se è una necessità storica obbiettiva, gli sforzi dei partiti sqcialisti sono s uperflui >>. La terza critica che Bernstein ri- letariato. Ma questo fatalismo catastrofico T che parve a Lassalle e più lflrdl a Gramsci utile a sl:>s tenere la f.edè nell'esito finale /di fronte alla serie di sconfitte che il proletariato incontrava nella sua lotta - non è affatto il marxismo genuino con la sua filosofia della yrassi. Bernstein mostrava di non tener presenti gli scritti di Marx, quando Ilei suo scritto affermava che Marx ed Engels solo nei loro ultimi scritti si erano accorti dell'errore del determinismo economico. Secondo Bernstein è impossibile negare che Marx ed Engels, nei loro primi scritti, abbiano attribuito ai fattori non-economici una influenza sulle condizioni della produzione mollo minore che nei loro scritti ulteriori. Ora il nostro Rodolfo Mondolfo poteva fin dal 1912, nel capitolo X del suo Materialismo storico in F. Engels (ora ripubblicato dalla Nuova Italia), confutare tale affermazione con l'analisi documentata degli scritti giovanili nzarx-engelsiani, benchè allora non se ne conoséessero i più significativi (Manoscritti del 1944, Ideologia tedesca), ma essendo già note - oltre ad altri scritti minori - le Glosse a Feuerbach e la Sacra Famiglia. UE di Luciano Pellicani xiana. Ma, a ben.. guardare, non si trattava di una critica rivolta al· l'azione dei partiti socialisti. Bernstein riconosceva che di fatto i partitt operai avevano accettato la democrazia e le riforme come le vie maestre che portavano al socialismo e che, surrettiziamente, avevano m esso da parte il programma rivoluzionario del Manifesto del partito comunista. Si trattava, in pratica, di adel:,"'.tare la teoria a lla prassi, di prendere lucidamente coscienza che l'azione politica, i mezzi c i fini che la Socialdemocrazia si proponeva non erano più marxi· sti, ma non per questo cessavano di essere socialisti. Certo, l'analisi critica del marxismo di Bernstein in molti punti e per molti aspetti è discutibile, ma nella sostanza le sue argomentazioni di fondo sono tuttora valide. Non a caso - come ha osservato giustamente François Fej t0 - il « revisionismo >>, di fatto, se non ufficialmente, è divenuto l'ideologia dell'Internazionale Socialista," la quale ba fatto propria la proposta bernsteiniana, trasformandosi in movimento di riforme democratiche e socialiste, volto a trasformare « dall'interno>> la società capitalistica in una forma superiore di convivenza umana. AH l EU l HA l reVISIOlllSffiO •' () HA Marxismo e CASSA DI RISPARM:~O DELLE PROVINCIE LOMBARDE DAL 1823 A CONTI DI PRESIDIO DEPOSITO DELL'ECONOMIA • 362 DELLA DIPENDENZE REGIONE • • TRE CORRISPONDENTI MILIONI IN E TRECENTOMILA TUTTO Il MONDO ~-----------------------------------------~ 57 RASSEGNA LETTERE AL DIRETTORE DELLE RIVISTE • Tre proposte sulla dè'stra economica Le preoccupazioni della sinistra democrazia parlamentare italiana: speriamo che questa sinistra profezia si riveli sbagliata, e infatti da molte parti della sinistra sono venute diagnosi più ottimistiche (sebbene non si potrà mai dimenticare che anche nel 1921-22 gli antifascisti erano ottimisti: e molti lo rimasero fino al 3 gennaio 1925). ~ da segnalare il commento che Gianni Corbi, direttore del settimanale, ha premesso alla lettera dell'editore. Corbi dice d'essere d'accordo con Fcltrinclli « sul timore che si scateni in Italia (come alcuni gravi e recenti episodi fanno temere) u11a campagna di repressione della libertà di pensiero ». Però Corbi, c speriamo che abbia ragione, non condivide il giudizio apocalittico sulla fine delle istituzioni repubblicane, e fa bene a dir- 58 stezza, invece, dare subito torto ai poteri costituiti. Non sarà un residuo di quel pessimismo caralteristico dei paesi dove non c'è libertà mentre - via, amici in T!alia la libertà esiste?». Ma che in Italia la libertà non esista sempre, o si avvii a non esistere più, è appunto la tesi di quei comitati: e opporre un'affermazione ad un'altra affermazione non sembra sufficiente. D'altra parre, va detto che tanta moderazione rende più serio il fatto che anche Il Mondo a un certo punto abbia dovuto preoccuparsi della piega che gli avvenimenti stavano prendendo. Quindici giorni dopo, sul n. J, Benedetti parlava di « malessere diffuso», di «incertezze e dubbi», derivati dall'inchiesta in corso: « La gente che aveva reagito con serietà agli attentati provocatori del 12 dicembre ora sembra quasi temere 1111 inganno». La sproporzione fra l'ampiezza del complotto con cinque attentati simultanei e il piccolo numero dei cospiratori, la loro giovane età, il legame marginale con la vecchia anarchia che firmava i suoi at· tentati, il suicidio di Pinelli, hanno sparso l'inquietudine nell'opinione pubblica. Benedetti non Io scrive, ma guai se l'inquietudine fosse fondata, se non si riuscisse mai a menere le mani sull'intera organizzazione criminale, e sui mandanti. ~ • * Tuttavia, se sentiamo anche noi le preoccupazioni per la verità che non sembra più cosl vicina come al momento dei primi arresti, un mese fa, c Je preoccupazioni per il farro che una grande e misteriosa tragedia nazionale sia strumen- G. L. F. UE () dagli ambienti della « oscura reazione m agguato» che non è un'ingenua c sorpassata metafora mventata dai socialisti di parecchi anni fa - manda clandestinamente qualche soldo all'estero. Peccati veniali rispeno alla subordinazione d~lla funzione della stampa, al favoreggJamenro delle azioni di disturbo della vita dci partiti, alla corruzione sistematica fomen tata a tuili i livelli della vita del paese, alla distorsione del significato sociale di leggi come quella urbanistica. Vogliamo incominciare ad accendere un VALENT'INO COMPAGNONE AH ( veva venire in mente che l'attentato stesso potesse scuotere anche minimamente le istituzioni democratiche della nostra repubblica». E invece a destra si è cominciato a reclamare la dittatura, a sinistra ad aver paura della reazione. Certe affermazioni avrebbero bisogno di dimostrazione: fino a prova contraria, sembra legittimo pensare - rispetto al primo punto - che la strage di Bel Air sia « significante » come momento estremo di un modo di vivere (s trcgonismo, irrazionalismo, religiosità e libertà poste nell'ipnosi c negli stupefacenti) che si sta diffondendo come reazione al tradizionale conformismo della società americana. E che la strage italiana sia· « significante» come momento estremo di una propaganda per la violenza che si è fatta per alcuni anni, irresponsabilmente: forse molti hanno avuto il torto di non allarmarsi abbastanza per i primi esempi di violenza, che sembravano grotteschi ma che evidentemente hanno fermentato. La delirante esortazione a distruggere è stata raccolta e (quel che è ancor più « significante ») potrebbe anche essere stata strumentalizzata. Quanto al secondo punto, il fatto cbc si sia temuto per le istituzioni della repubblica è piuttosto logico proprio pcrchè la strage è stata presa a pretesto per la canea della destra: nè va dimenticato che essa non è avvenuta in un paese tranquillo, diretto da un governo efficiente. ma in un paese dove il vuoto di potere e la confusione in campo democratico hanno raggiunto situazioni da 1920. Forse (e lo speriamo tutti) il pessimismo di Feltrinelli è esagerato; ma l'ottimismo di Moravia, condito d'irritante distacco, è pericoloso: per formna, sembra un fenomeno molto individuale. Caro direttore, . il r_it_ardo nel rispondere all'indagine d1 Crrttea sulla destra economica non è dovuto a trascuratezza, bensì la difficoltà che ho incontrato nel trattare un argomento che si dilatava ogni volta che mi mettevo all'opera. Un'inchiesta è possibile laddove ci troviamo di fronte ad un fenomeno circoscritto o circoscrivibile, ma non nel caso in cui esso permei ed investa rutto un sistema tanto da esserne l'essenza stessa. In tal caso è quest'ultimo che diventa oggetto del l'esame. Nel nostro paese, infatti, l'intero arco dello schieramento politico, c delle sue istituzioni, è in misura maggiore o minore. e con diversità di peso del concor~o nel tempo, assoggettato alle tre fonti di potere economico principali rappresentnte dalla Confindustria,· dal Vaticano c dal settore pubblico' della economia (per non parlare della CIA, deiI' URSS e della Cina che rappreseptnno il « settore pubblico .esterno », e quindi andrebbero correttamente poste in compagnia del Vaticano il quale, per non fare dell'ipocrita formalismo , ho invece collocato accanto alle fomi di ordine interno, Confindustria e settore pubblico della economia, che in buona pane vi sono, a loro volta, assoggertatc! ) i quali. a prescindere dai moventi prossimi c remoti e dalle aspettative di contropartita diretta, svolgono una azione tecnicamente di « destra » ove per destra vada inteso ciò che ogni democratico designa come ta le e cioè ogni azione che si ponga di fano, o si proponga di porsi, contro cd al di sopra delle istituzioni politiche c pertanto dei canali e dci meccanismi auraverso i quali si forma c si svolge il controllo democratico della società civile. Altro che legge anritrusr come viene suAAerito nel formulario diramato da Crrlica ed al quale proposi, come ricorderai, alcune modifiche ed integrazioni a suo tempo. Qualcuno dei partecipanti individua nella dirficoltà di identificnionc degli uomini di desrra preposti ad alte rcspon sabilit~ nella direzione della vita economica le difficoltà dell'inchiesta. Falso! Egli stesso è in grado di puntare il dito su non pochi noti clcrico-fascisri in posi:tioni di alta responsabilità nell'economia e di denunciare casi \"ergog~osi di collusione tra personaggi patroCinati dai socialisti per l'assunzione di alte cariche ed ambienti della più discreditata destra. Un altro dci partecipanti all'indagine propone di escludere da lle lilc della destra economica l'imprenditore che lavora, paga le tasse, ri spetta le lc~gi cd... aggiungo io ... magari spaventato dal la campagna di maccartismo ;,carenata EU giungere anche un'altra considerazione: perchè rimproverare a Feltrinelli di non essersi presemaro? Non siamo io Inghilterra, ma in Italia, paese dove i coniugi Corradini, amici di Fcltrinelli, sono stati « tenuti dentro » per sette mesi e poi scarcerati « per insufficienza d'indizi ». L'altro settimanale della sinistra democratica, Il Mondo, subito dopo la strage aveva assumo un tono molto moderatO, invitando alla cautela c deplorando la precipitazione di tanti uomini politici ad accusare i loro avversari. Anche i comitati di difesa e di lotta contro le repressioni non sembravano entusiasmare molto il settimanale di Benedetti che nel primo numero del '70 commentava: «Che tri- HA stanze in un momento in cui non di questo si tratta, ma di difendere l'esercizio della libertà di opinione ». E vorrei ag- UE tato a chiarire la sua posizione ad un magistrato. Questo commento ha l'aria, scrive Guttuso in una lettera all'Unità del 9 gennaio, di « voler prendere le di- AH il comportamento tenuto recentemente da Feltrinel/i» che non si è ancora presen- talizzata a pretesto per colpire la sm•stra a Genova, a Orgosolo o dovunque, e per screditare gli uomini della cultura marxista, e se sentiamo le preoccupazioni per i diritti dci cittadini che non debbono mai essere violate, quale che sia l'enormità del delitto per cui s'indaga, tuttavia non possiamo approvare tutte le posizioni di tutti gli uomini della si nistra. Per esempio, la strage di Milano ha permesso a Moravia di fare (sul supplemento all'Espresso del 4 gennaio), un commento molto discutibile, imperniato su due tesi: a) che la strage di Milano non ha più senso della strage di Bel Air, nella quale morirono Sharon Tate e i suoi amici. E inoltre ambedue i delitti sono « insignificanti » in relazione, rispettivamente, al costume americano, e alla situazione politica italiana; b) che dopo l'attentato, a nessuno «do- EU biamo avuto il nostro piccolo Reichstag! Poco importa per il gioco della reazione che non sia stato tu, compagno comunista o socialista, studente o intellettuale democratico, a deporre la bomba! ». Per Feltrinelli il 1969 è l'ultimo anno della lo. Dove il commento del direttore ct e sembrato inopportuno, è stato nel passo che esprime «una ferma riprovazione per HA S i fa sempre più accentuata la preoccupazione dei partiti di sinistra, e delle riviste che s'ispirano all'ideologia democratica, per il modo in cui una buona parte della burocrazia statale intende garantire la difesa dello Stato, dopo la strage del 12 dicembre. Già durante l'estate, e pii• ancora durante l'autun no caldo, molti borghesi dicevano c scrivevano che c'era una « terribile» ana logia fra i disordini pre-rivoluzionari del 1920-21 e le agitazioni sindacali. Dai funerali del povero Annarumma, e tanto più dalla strage di Milano, l'analogia fra i due periodi storici, se c'è, sembra invece esserci nella convinzione che il nemico dello Stato sia soltanto << a sinistra ». Mentre Rinascita pubblicava una « Radiografia della repressione » (2 gennaio), Fabrizio Dentice ha pubblicato sul n. 1 dell'Espresso gli sconcertanti risultati di un'inchiesta sugli arresti di sindacalisti e di esponenti di gruppi di sinistra, avvenuti specialmente a Genova sulla base dei riesumati articoli 272 (che colpisce « la propaganda sovversiva e antinazionale ») e 305 (che punisce la « cospirazione politica mediante associazione»). E sullo stesso numero, il direttore, Gianni Corbi, ha avuto ragione di ricordare che, grazie a quegli articoli (poi fortunatamente caduti in disuso), giudici del tribunale speciale fascista poterono condannare migliaia di oppositori del regime fascista. Episodi come questo fanno nascere, anche nei più ingenui, nei meglio diSJ?OSti verso l'attua.le governo, nei meno facili alle supposizioni romanzesche, la tesi della « persecuzione». Che è la tesi esposta, fra gli altri, da Feltrinelli nell'ormai celebre lettera all'Espresso, nella quale l'editore avanza l'ipotesi che anche noi « ab- .1 lumicino? Le mie proposte sono intanto queste: 1 • - emanare una ~leggi pet il finanziamento pubblico dei' pa{titi, 'molto severa e circostanziata; - disporre che tutte le persone che occupano posti di elevata responsabilità nella vita economica debbano essere incluse in un annuario, pubblicato dallo Stato e, per le notizie in esso contenute soggetto a ricorso da parte dei cittadini e delle associazioni politiche, culturali e sindacali: un annuario in cui venga spec!ficato il curriculum politico e professtonale completo di ciascuno con l'indicazione di tutti gli incarichl ricoperti le retribuzioni, l'imposizione fiscale l~ menzione delle persone o dei soggetti che- hanno patrocinato la nomina; .-.emanare una legge sulle società per az•om almeno tanto severa quanto quella in vigore negli USA. Gli italianj d'America per il quadripartito Alcuni compagni ci manda11o da Neu· York questa notizia: Riunita in affollata assemblea al 606 Libeny Avenue. la Società Libertà c L:tvor? della Greater Ncw York, orgamzzazJOne che affratella le vecchie generazioni di emigrati c le nuove, dopo avere ascoltato una relazione del suo Presidente onorario a vita Vanni B. Montana, ha formulato: « Un deferente cd aug1.1rale salu to al Pres1denre della Repubblica Italiana On Giuseppe Saragar, ed alla nazione eh~ anche per le sue idee Egli degnamente rappresenta >>. . Ed ~a. rivolto: « Un accorato appello ~· p~ruu che senza riserve servono gli 1deah della democrazia italiana e del suo _divenire sociale affinchè, conciliate le d•ffercnzc tattiche, ricostituiscano un governo quadripartito per continuare con maggior l~na il p~ogramma legislativo, per consohdare le hbere istituzioni della Repllbblica e_ soddisfare le aspirazioni d~l (>?.polo d1rctte ad una più completa gmstp~•a sociale». !.Pure fra prolungate acclamazioni la Socie1à Libertà e Lavoro ha riv~lto: « Un•' appello, n~llo stesso senso, agli Onorevoh Forlan•, Nenni Mancini Tanas'si,, Ferri, De Martino', affinchè' con la loro opera personale di distensione contribuiscano a dotare .di nuovo l'Italia del governo di solidarietà democratica. di cui dopo i recenti luttuosi avvenimenti vi è più che mai bisogno >>. BANCA POPOLA .RE DI MILANO FONDATA NEL 1865 CORRISPONDENTI IN TUTTO Il MONDO 59 60 EU ( AH UE D al 1939, dopo il bagno di sangue della guerra civile, il generale Franco,,.con abile, sor· niona, dura polnica dittaroria· le, è riuscito a mantenersi al potere facendo della Spagna un civile deseno. In questo suo imemo di medievale antistorica conservazione ha avutO la Chiesa cattolica come costante fedele ~lleara. Ma il vento di rinnovamento che spira lllrbinoso in ogni angolo de lla terra non sembra vo· glia risparmiare il feudo de l vecchio soldato renagono ad ogni sollecitazione della storia c solo intento, con la consueta silenziosa furberia e senza scrupolo alcuno, ad una battaglia, che intuisce di retroguardia, di· retta ad impedire una esplosione che distrugga l'edificio da lui costruito tenendo fede ad un anacronistico ideale. E proprio da un sempre più esteso e combattivo settore del mondo cattolico sembra parta· no i più vivaci e coraggiosi assalti alla cittadella che il dittatore ormai al tramonto difende con cieca ostinazione. Per cui contro questo settore, sollecitato dalla crisi stessa che agira rutta la Chiesa cattolica e che il Concilio Vaticano II ha messa in luce, specialmente deve esercitarsi il suo sforzo reazionario gravando pesante· mente la mano del suo governo cont ro ogni iniziativa diretta a strappare qualche brandello di libertà. La Chiesa cioè non è più unanime al suo fianco, anche se ancora gli offre l'appoggio di un episcopato in cui pre· valgono gli elementi timorosi di ogni turbamento della tradizio ne, di ogni minima apertura che alla Chiesa stessa tolgano quella situazione di privilegio e di potere che le è garantita dalla costituzione e dal regime concordatario. A cura di Maretta Campi e di Robi Ronza, in un libretto: « Spagna: per una Chiesa li· bera », è vivacemente docu· mentata questa situazione come è venuta' accentuandosi singo· larmenre dopo la sospensione delle garanzie costituzionali san· cirn il 24 gennaio 1969 essendo proclamato lo « stato di emer· genza » di fronte alle agitazio· ni operaie ardenti nell'intero paese. Garanzie costituzionali d'alrronde di per se stesse ben meschine se si considera che la particolare vigente « Legge di ordine pubblico » già contemp la arresti senza formalità, deportazione, censura preventiva, perquisizioni senza manda- HA D ue anni intercorrono fra In liberazione di Roma ( 4 giugno l 944) ed il referendum istituzionale (2 giugno 1946), cd in quei due anni una serie di avvenimenti di grande rilievo sto· rico, determinanti dei successivi sviluppi della vita politica italiana ed all'origine dei caratteri più rilevanti della crisi attuale degli ordinamenti democratici: il primo governo delle· nista di Ivanoe Bonomi, la cacciata dci tedeschi ed il crollo dell'effimera repubblica di Salò, il «vento del nord », il ministero Parri, il primo ministero De Gasperi, il congelamento della monarchia, l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, la breve meteora del « re di maggio», la Repubblica. Periodo di estrema, e talvolta convulsa, vivacità di idee e di polemiche, di eccezionali fer· menti nel seno dei partiti c dei gruppi, di larga proliferazione di orga ni di stampa, se pure sotto il controllo alleato e in un Paese stremato dalla guerra e dalle sue conseguenze sociali ed economiche. Periodo di slanci utopistici, di attese massima· liste, di insorgenze vandeanc, in un caotico disfrcnarsi di programmi c di disegni del futuro, rivelatori spesso dcii 'imprcpara· zionc e del disorientamento di fronte alle attività civili, di tut· to un popolo che per un quarto di secolo ne era stato tenuto lontano. n libro del Colapietra - uno studioso di vasta e sicura preparazione, che i lettori di Critica Sociale conoscono ed apprezzano per la sua puntuale collaborazione alla rivista non è, diciamolo subito, un libro facile. Soprattutto non è un libro che si presti ad una recen· sione, necessariamente somma· ria e scheletrita, rispetto alla densità ed agli sviluppi della materia. t una costruzione se· vera, zeppa di note, di citazio· ni, di rimandi al documento, che ha richiesto un'indagine certosina, minu2iosissima. Eppure il libro si legge - ci si perdoni la locuzione avverbiale avidamente, con interesse sem- pre sveglio, ravvivato da una esposizione vivace, da una continua partecipazione dell'A. talvolta mordente, acuta sem· pre nel giudizio e nella sottolineatura, - agli eventi narrati. L'indagine segue, giorno per giorno, fra cronaca e StO· ria - i movimenti dei partiti, il formarsi ed il differenziarsi delle correnti, le attese e le fluttuazioni dell'opinione pub· blica nelle piazze, nelle platee e dietro le quinte, le esplosioni, i pronunciamenti, le felpate tendenze compromissorie, le variazioni trasformisùche. Un vasto c complesso tessuto di alleanze e di rotture, dal quale emerge lentamente, a prezzo di aspre !otre fra i partiti e aJ1'interno di ciascuno di essi, il volto nuovo dell'Italia postbel· lica: la difficile convivenza fra le superstiti formazioni dello stato liberale prefascista e le giovani forze della Resistenza e della Liberazione; fra i « survivants » dei vecchi partiti e delle vecchie clientele, ed i nuovi raggruppamenti di massa, che soltanto nell'ideologia e nella tradizione si richiamano ai partiti popolare, socialista, comunista del 1922, ma che riflettono una realtà del tutto diversa dai modelli e dalle formu le di allora. L'A. prende come punro di partenza la liberazione di Ro· ma, mentre ancora due terzi d'Italia sono occupati dai tede· schi e dai « repubblichini » c vì infuria la guerra e la guerriglia partigiana. La politica è necessariamente condizionata dagli eventi bellici. Ed è in questa dura realtà, che si colloca la « svolta » comunista di Salerno, la parola d'ordine, recata da Togliatti dall'U.R.S.S., della più larga unirà nazionale, dell'accantonamento della questione istituzionale, come problema di pura forma, di fronte a quel· lo ben altrimenti sostanziale della sopravvivenza. Il Colapietra coglie nella loro gravità e nelle loro ripercussioni nel tempo, le 'pesanti implicazioni dell'inserimento comunista nell'orbita del potere. La « svolta » capovolge i tcr· mini storici della lotta politica italia na. Non più chiesa ed im· pero, gue lfi c ghibellini, sinistre laiche e destre clericali, ma, soppresso lo «storico steccato», l'incontro - non meno storico - fra proletariato, rappresen· tato allora dal patto d'unità per una CHiesa libera UE la liberazione di Roma alla Costituente, di RAFFAELE COLAPIETRA - Collana Storica del Risorgimento italianoCasa Editrice prof. Riccardo Patron s.a.s. Bologna, 1969, pagg. 580, L. 6.500. Spa~na: AH La lotta polit1ca m Italia dal- HA 1944 -1946 · dalla <<resistenza>> alla Repubblica d'azione socia.l-comunisra, e ceti mcdi, rappresentati dalla democrazia cristiana, nella ancora incerta individuazione dei lineamenti di una democrazia socialista e di una presa di coscienza, - che purtroppo non c'è ancora oggi, venticinque anni dopo! - dell'esigenza di una formazione indipendente da suggestioni totalitarie o confessionali. La « svolta » emarginava le forze laiche, pur nella paradossale accettazione, foriera di equivoci e di contraddizioni non pitl sa nate fra leggi fasciste e costituzione repubblicana, della «continuità » con lo stato liberale, e lasciava libero il campo a due dogmatismi, lo sraliniano ed il cattolico romano, ed all'annebbiamento del reale significato della parola «democrazia » nel linguaggio, e nella prassi, dei partiti di massa ( il «centralismo democratico», il verticismo, gli apparati, la corrcnrocrazia, con relativi « residui »). I n quesro sfondo, di tacita restaurazione, si fanno strada le tendenze compromissorie, che cospirano, dopo la liberazione del Nord, nel seno stesso del C.N.L. contro il governo ciellenista di Ferruccio Parri, «agnello innocente fra di· giuni lupi », c spingono alla ribalta quella eccezionale, se pur controversa, figura di statista che fu Alcide De Gasperi, conrinuarore, secondo gli agiografi, di Cavour e di Giolitti, mentre il «vento del nord», nell'impotenza di altre soluzion i. « si placa definitivamente sul muro di gomma » del tatticismo comunista. f: l'orn della Consulta che dovrebbe essere, secondo Parri, il simbolo della rottura col mon· do prcfascista, ma che, nella sua composizione, c successivamente con De Gasperi nella realtà dei suoi compiti, si ri· vela espressione della « conti· nuità », in un quadro compromissorio sempre più accentuato, che « emargina » di fatto (il termine è tornato oggi di moda) i comitati di liberazione da ogni effettivo potere. Patetica finzione, escogitata al fine di riempire un vuoto parlamentare, se pure a semplice livello consultivo e di tracciare le norme per l'elezione della Costituente. ~ l'Aventino che ridiscende al piano, integrato dai sopravvissuti esponenti comunisti e liberali, estromessi dalla Camera e dai senatori che si erano opposti alle leggi cc· cezionali fasciste dopo il 3 gennaio 1925, e da una aliquota ciellenista. Un organo scm:a dubbio autorevole per le per- sonalità di rilievo che ne fanno parte, ma che riflette, privo com'è di una incontrovertibile in\·estitura e di una precisa funzione legislativa - le incertezze del momento. Se la crisi del ciellenismo significava il superamento di una formula d'emergenza e il ritorno alla contrapposizione delle classi e dei partiti, poneva a questi ultimi più gravi problemi e responsabilità, mentre il tatticismo comunista interveniva, con la duplice direttiva dell'unità organica con i socialisti, e dell'alleanza permanente con le forze cattoliche, ad approfondire la crisi dei partiti demo· cratici, del partiro socialista in primo luogo, ed a precipitare la dissoluzione del partito d'azione e dei più modesti gruppi radicali, demolaburisti « er similia ». Lo smarrimento socialista in quel tormentato biennio è vigorosamente contrastato da Critica Sociale e dalle correnti umanistiche e autonomiste di Saragat, di Silone, di Mondolfo, che reagendo alle mitiche e palingenetiche arrese del neo massimalismo e al complesso di inferiorità della grande maggioranza del partito nei confronti del partito comunista, denunciano nel tempo stesso l'involuzione in atto di una diarchia politica nella quale gli opposti termini si paralizzano reciprocamenrc, fra immobilismo e demagogia. Le elezioni per la Costituen· te chiudono il capitolo ciellenista, mettono in evidenza il ~ predominio democristiano. il maggior numero di suffragi socialisti rispeno a quelli comunisti, una ancora apprezzabile consistenza delle destre ( libe· rali, monarchici e qualunquisti). Si apre una situazione nuova. I nodi irrisolti vengono al pettine. Il « presidente al di fuori dei partiti », come De Gasperi ( ) si qualifica, non è soltanto, come nota acutamente l'A., «un grande risultato politico nella swria dell'Italia post-fascista. ma la fine di un'intera esperienza culturale e l'apertura di una visione sociale e tecnica radicalmente diversa». Senon· chè i termini di fondo della « impasse » politica nella quale si dibatte il Paese, rimangono invariati e ancora riemergono nella difficile situazione odierna. Come si potè parlare allora di repubblica « vaticana » (con la sanzione comunista all'inserimento dei Patti lateranensi nella Costituzione), così si parla oggi di bipartitismo « imperfetto » c di repubblica « conciliare>>. Potranno le forze demo· cratiche, socialiste e laiche in primo luogo, impedire un connubio, che sarebbe fatale per le sorti della repubblica e della libertà? ANTONIO V ALERJ EU RASSEGNA DEl LIBRI ( to della magistratura ed altre consimili misure ad l1bitum della polizia. In quella occasione, il 6 febbraio. la Commissione perma· nente dell'Episcopato spagnolo non ha esitato a prendere pubblica posizione a favore dci provvedimenti governativi per la « necessità di conservare h• pace e l'ordine pubblico ». Senonchè la reazione carto· lica a siffatto atteggiamento è esplosa aperta e coraggiosa. Il Concilio Vaticano !l con le SLie aperture - ancorchè caute c limitate c tendenti piuttosto ad arginare una crisi portatrice di pericolose istanze antidogmnti· che - ha suscitatO in Spagna, nel paese cioè in cui il domi· nio clericale è interamente le· gato al regime politico più re· trivo, una opposizione tanto più intensa, offrendo alle forze cattoliche insofferenti di una situazione nella quale la Chic· sa è certamente portatrice di un privilegio che le conferisce una sconfinata potenza ma anche necessariamente la fa com· pl1ce di una odiosa politica sof· focatrice di ogni moderno progresso civile, una occasione, dot· rrinalmente fondata e feconda, di aperta protesta. Non è forse inesatto affcr· mare che i fermenti antifran· chisti più arrivi si hanno oggi in Spagna proprio ad opera delle innumerevoli organizzazio· ni cattoliche che, rifacendosi esplicitamente al la Pacem in terris di Giovanni XXIII cd alle decisioni del Concilio Va· ticano 11, nvendicano per ì fe· deli una libertà che la gerar· chia ecclesiastica ha sempre ne· gata e trasferiscono questa esi· genza di libertà sul piano sociale e politico. Per cui la dichiarazione del «Comitato permanente dell'E. piscopato » in appoggio alla ri· cordata proclamazione dello sta· to di emergenza ha suscitato una vera c propria tempesta cui hanno preso parte parroc· chic, comunità, gruppi di suo· re, singoli sacerdoti e semina. risti oltre che imporranti isti· tuzioni. Un moto ardito che ricorda, su un piano più esteso e dichiarato, quello necessariamente più circoscritto ma al· trettanto significativo dci Jet· terati russi che vanno sfidando la staliniana risorgente reazione e di persona ne pagano le con· seguenze. Il volumetto di cui diamo notizia ha raccolto di quella insunezione una documentazio· ne realmente impressionante dalla quale risultuno ad es. il disaccordo dei gruppi cattolici circa la presenza, quali pro· curatori, di quattro vescovi nelle Cones. per cui si stabilisce un intimo istituzionale legame tra regime politico reazionario e la Chiesa, oggi sentito come intollerabile; il rifiuto dello sti· pendio di Stato pei sacen:ioti; il rigeuo della legge sindacale vigenre dichiarata in contrasto con la domina della Chiesa in materia, in quanto essa legge nega il diritto ai lavoratOri di fondare liberamente proprie as· so::iazioni; la rivendicazione del diritto di sciopero; oltre natu· r:1lmenrc le rivendicazioni re· lative alla struttura ecclesiale, qu~ li la partecipazione popo· lare alla nomina dei vescovi; l'esigenza di una vera e propria « lotta nella Chiesa » per lo « smantellamento>> delle strut· turc che la << deformano» e via dicendo. Ampia è l'informazione circa singoli casi di repressione ope· rati dal regime franchista, che fa della Chiesa il suo più va· lido strumento di reazione, ai danni di persone e di istitu· zioni cattoliche; circa l'esplicita condanna dell'atteggiamento cau· ro e perciò equivoco di alti prelari che, pur dicendosi fa· vorcvoli alle esigenze di ri nnovamento sociale dei cattolici non osano apertamente prende· re posizione contro la spiegata reazione governativa. rifugi<~n· dosi comodamente in un gene· rico ~nvito ~Ila pace cd alla , pregh1era. 1 Si possono valutar-t i limiti che ogni moto avente base confessionale necessariamente pre· senta nel travaglio di rinnova· mento politico·sociale conrem· poraneo. Va peraltro rilevato che entro tali limiti l'azione dei ::molici spagnoli è vivissima ed esemplare anche per la scel· Ja di strumenti di lotra che non indulgono ad una violenza che sarebbe agevolmente stron· cata dallo Stato franchista, ma che fanno conto essenzialmente su una consapevole rivolta del· le coscienze. Ciò che può da1 luogo a sviluppi più lenti, ma che li radica in un terre no mo· rale e sociale più saldo e fc condo. Sarebbe interessan te una pub· blicazione che come questa, di cui diamo notizia. riferisse dei moti facenti ca ~o ad organ iz· zazioni pbliticne laiche, alle quali certamente, nell'ampienre tradizionale spagnolo, non pos· sono essere concesse più ampie possibilità di protesta, ma che nondimenq non sono assenti da un processo che va ponendo le premesse di un progresso democratico decisivo per la vita futura del paese. Edirioni Jaca Book. Milano. 177 pagg. - L. 1500. l i : PCI e· studenti LuPERJN t: Il P.C.I. e il movimento studentesco Ed. Jaca Book, Milano, 1969. RoMANO L o studio dei parallelismi fra movimenti giovani, in parte già passa~i dallo stato gassoso a quello. fluido, e i partiti consolidati, ha il pregio non indifferente di fare da carta di tornasole: di rivelare cioè le com· ponenti autentiche, ma nascoste, dei due poli contrapposti. t questo, in parre, il risultato del lungo articolo di Luperini, apparso su « Nuovo Impegno » nel fascicolo maggio-ottobre 1968, lasciato decantare per circa un anno ed infine postillato con una « nora aggiuntiva » del maggio 1969. L'argomento è « l'abile manovra di inglobamento e di egemonizzazione messa in atto dal Partito Comunista Italiano nei confJ>nti del Movimento Studentesco>>. Co· me ne escono, secondo l' interpretazione de ll'autore i due pro· tagonisti? La strategia del P.C.I. nei suoi rapporti con i movimenti studenteschi e di massa avrebbe messo in chiaro la posizione conservatrice :dei comunisti ita· liani come compartecipi del potere di questo sistema. In altri terminì il P.C.I. tenderebbe ad una radicalizzazione controllata delle lotte, spostando la loro ge· stione sul piano della logica par lamentare, applicando il timbrc della legalità comunista occiden tale al movimento studentesco; operando cioè, come in Francia nelle giornate del Maggio 1968, sul piano dçlla legalità demo. cratica e parlamentare, per inca· . nalare e frenare la lotta, istiru• zionalizzandola. La Rpssanda (L'anno degli studenti, 'giugno 1968) poneva l'accento sulla impreparazione del P.C.I. verso· le formazioni di massa operan ti fuori e senza controllo dei partiti, suggerendo al P.C.I. - secondo l'interpretazione de l Luperini - di trasformarsi in tutore, a livello parlamentare, del movimento studentesco, per conq uistare su d i esso una «egemonia» che lo avvii ad una « lunga marcia 61 62 PrERO DELLA GIUSTA EU ( AH UE È comunemente ammesso che la chiamata alle armi delle clas· si 1923-24·25 abbia fornito alle formazioni partigiane una grande massa di giovani << che forse non avrebbe preso quella decisione, se non sollecitata e spinta dalla minaccia >> (la frase è di Raffaele Cadorna). Ma bisogna aggiungere che, prima di prendere « quella decisione», la massa di coloro che intendevano sottrarsi al servizio militare esperì tutte le altre vie possibili, in particolare quella dell'assunzione nelle varie aziende e servizi che lavoravano per i tedeschi (che era motivo di esenzione legale, anche per la fronda che, come abbiamo detto, l'OKW faceva alla ricosti· tuzione delle FFAA italiane). Solo quando il rischio di finire in Germania diventa troppo forte, i renitenti optano per la clandestinità in casa propria, e, infine, bisogna che anche questa diventi troppo pericolosa perchè si decidano ad andare in montagna (dove, sia dettO tra parentesi, nel momento di grande crisi del potere nazifascista in Alta Italia conseguente alla 1 avanzata alleata dell'estate 1944, si rischiava molto meno che a stare in città). Tra coloro che stavano in caserma per non affrontare i rischi e i disagi della montagna e coloro che stavano in montagna per non subire i • rischi e i disagi della caserma ( ' non c'è un passo, un passo che non pochi, a quanto pare, compirono più volte nell'una e nel· l'altra direzione, a seconda di come tirava il vento. Esempla· HA F ra le molte risposte alle de. formazione dei fatti, che ha preceduto e seguito l'occupazione e il bavaglio imposto alla verità dall'Unione Sovietica in Cecoslovacchia, il volume presentato da André Bergeron è fra i più documentati e definitivi. Vi sono testualmente riprodotti: « la protesta del 22 agosto 1968 dell'Assemblea Nazionale ai parlamenti dei cinque paesi del trat· taio di Varsavia », « la dichiarazione del Consiglio Centrale dei sindacati ai governi dei paesi invasori»,« l'appello del XIV Congresso Straordinario del Partito Comunista Cecoslovacco ai partiti comuf!isti e operai del mondo intero » e altre dichiarazioni ufficiali: quelle appunto che il Parlamento Cecoslovacco è stato costretto a dichiarare . « annullate ». Non disapprovate, ma annullate, come se la storia di un popolo é le espressioni della sua volontà più unanime e più vera si potessero annullare con un tratto di penna. Siamo al morceaux de papier della più tradizionale e retriva prassi delle passate monarchie di diritto divino. L'avere sul tavolo o in biblioteca questo volume vale almeno una messa e certo molto di più dei 10 franchi del suo prezzo di copertina. Ma vale anche per qualcos'altro. II regime comunista, che precedette il nuovo corso, aveva accuratamente diffuso il mito che esistesse in Ce· coslovacchia un governo ope- raio. Valga, in argomento, la dichiarazione del Presidente di un Comitato d'impresa di Ostrava: « Io sono il rappresentante delle migliaia di schiavi di questa officina >>. Questa frase, divenuta celebre in tutto il paese, non appartiene alla « Primavera di Praga » ma è del 1952. L'opera, che è la prima ad approfondire l'aspetto operaio e sindacale della lotta del popolo cecoslovacco, permette di segui· re l'atteggiamento dei lavoratori di quella repubblica popolare, a partire dalla resistenza passiva durante la rivolta del 1953, che fu repressa in modo draconiano e che lì ridusse alla disperazione. II breve periodo del nuovo corso ha permesso di ri· velare tutte le colpe di un regime dittatoriale: 35.700 persone condannate alla detenzione nei campi di lavoro correttivo; 58.000 contadini incarcerati in occasione della colletti vizzazione forzata; 18.000 persone imprigionate in seguito alla nazionalizzazione del commercio; 22.000 detenuti nei campi di lavoro forzato, in totale 1.33.770 detenuti politici. 2.34 esecuzio· ni capitali nel solo 1952. Nel 1968 Dubcek, Smrkows· ky e tutti gli altri avevano proposto allo Stato guida, all'Unione Sovietica, un comunismo civile. La proposta fu rifiutata, stracciata, calpestata, « annullata>>. I comunisti cecoslovacchi hanno perduto la libertà e la umanità del vivere, ma l'URSS si accorgerà un giorno di avere perduto molto di più. M entre gli Alleati risalivano la Penisola e i partigiani organizzavano la guerriglia nell'Ita· lia occupata, quanti italiani erano ancora disposti a farsi uccidere per Mussolini? 250.000 nelle forze armate regolari (esercito, marina, aviazione), più 150.000 nella GNR, rispondono gli storici fascisti. Aggiungendo le formazioni minori come le Brigate Nere (forse 22.000 uomini) e le SS ita· Jiane (10.000), più gli italiani direttamente arruolati nella Wehrmacht (forse 100-120.000), si passa agevolmente il mez· zo milione. A questi si possono aggiungere 260.000 lavo. ratori inquadrati nelle organiz. zazioni dipendenti dai tedeschi, poichè, pur non combattendo, davano anch'essi il loro contributo .allo sforzo bellico del Reich (anzi, questo era il contributo che l'Oberkommando Wehrmacht preferiva, poichè, a differenza dì Hitler, esso era contrario all'armamento degli italiani e avrebbe voluto utilizzarli solo come lavoratori, per poter mandare al fronte un maggior numero di tedeschi). Nel complesso, dunque, furono circa 800.000 gli italiani che contribuirono all'ultima fase della seconda guerra mondiale « dalla parte sbagliata ». Su questa cifra gli storici fascisti hanno costruito tutto un loro castello, tendente a dimostrare che, anche nella sua fase estrema e disperata, il fascismo potè sempre contare su una certa base di consenso popolare. Per contro, alcuni antifascisti hanno cercato di smontare il castello confutando le cifre che i fascisti forniscono. Cosi Enzo Co!lotti (l), basandosi su documenti tedeschi, ha potuto dimostrare che la GNR, alla fine del periodo, era in realtà ridotta a 72.000 uomini, mentre Adolfo Scalpelli (2), partendo da documenti della RSI, ha valutato in modo più realistico le FFAA regolari effettivamente dipendenti dal governo di Salò a non più di 160·170.000 uomini. Questi so· no, ovviamente, utili contributi alla ricerca storica. Sarebbe spiacevole, tuttavia, che gli storici antifascisti si ingolfassero in una polemica contabile con gli apologeti di Salò, quasi ne accettassero il presupposto che il numero degli italiani comunque arruolati dai nazifascisti fosse un indice di consenso al regime. Arriva, dunque, in tempo utile questo lavoro di Pansa, il quale ci mostra, attraverso i rapporti riservati della GNR, quale fosse il morale di quelle truppe. « Una buona percen· ruale di ufficiali è stata spinta a riprendere il servizio solo da ragioni economiche», dice un rapporto del 17 aprile 1944. E un pro-memoria steso agli inizi dell'autunno ribadisce: « t opinione molto diffusa che nella maggioranza gli ufficiali si siano arruolati non per fede, ma per tornaconto economico >> (3 ). Quanto ai coscritti delle classi 1923·24-25, dice un altro rapporto, « è da ritenere che siano alle armi per non aver avuto il coraggio di affrontare ~ )" . i disagi della montagna e gli eventuali rastrellamenti>>. D'altra parte, nessun discorso è più eloquente del fatto che, su un contingente teorico di circa 400.000 uomini precettati, le FFAA di Salò siano riuscite ad incorporarne solo 150.000. Qui, però, sarebbe opportuno che gli antifascisti non ca· dessero in un errore analogo a quello dei fascisti. Se l'amore per il denaro e il timore della fucilazione non possono essere scambiati per adesione al fascismo, ugualmente avventato sarebbe dare una patente di antifascismo a tutti i renitenti alla leva. Tenere insieme le forze armate di Salò era come legare l'acqua con Io spago: e sta bene. Ma quando mai è stato facile ottenere fedeltà ai regimi sul punto di sfasciarsi? (.) Perchè, via, fascisti e tedeschi potevano anche spargere il terrore nel poco territorio che ancora controllavano, ma non ci voleva un particolare acume per capire che avevano i giorni contati. Chi era riuscito a sopravvivere a 40 mesi di guerra non aveva voglia di farsi ammazzare in un'ultima fase che, nell'autunno del 1943 e nella primavera-estate del 1944, molti prevedevano ancora più bre· ve . di quanto poi in realtà non fu. Chi paventava le rappresa· glie dei certi vincitori cercava di non compromettersi con un regime che già puzzava di cadavere. Chi aveva qualche peccatuccio da farsi perdonare pensava di ricostruirsi una verginità con un oculato contegno all'ultimo momento. Persino i comandi di polizia, secondo il UE Les ouvriers /ace à la dictature (Editions Force Ouvrière, Parigi, 1969). GrAMPAOLO PANSA, L'esercito di Salò nei rapporti riservati della Guardia Nazionale Repubblicana 1943-44, Milano, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, 1969. AH Operai e dittatura in Cecoslovacchia comandante tedesco della XIV armata, aiutavano i disertori: << Essi contano su di una avanzata degli ~anglo-americani , in Italia e voglionò perciò mettersi al sicuro per questa eventualità». L'esercito della paura EU vessilli del « movimento di massa», o almeno accennarlo. Senonchè nei testo che ho sottomano - e la posizione critica dell'autore verso li P.C.I. avrebbe richiesto àlmeno una definizione del suo pensiero - il voltO della contestazione appare assai confuso. Alle accuse di << spon taneismo », «anarchismo», << antiriformismo», <<irrazionalismo », « schemarismo marcusiano e strutturalisti-:~ » non si risponde neppure indirettamente. Sui temi del diploma generalizzato e delle nuove strutture della cultura si contrappone, sul piano della modificazione del sistema, il « metodo assembleare » e i « centri di sovversione autogestiti e collegati nella lot· ta >>. È un po' poco. PIERO DELLA GIUSTA HA attraverso le istituzioni». Tale suggerimento avrebbe ottenuto, almeno prima del Manifesto, l'avallo del partito. Dunque non un dialogo ma una strumentazione. Un compagno di viaggio, come sempre. Sull'altro verso della meda· glia, la fisionomia delle « giovani avanguardie rivoluzionarie » non appare ben definita, nel testo del Luperini, ma emerge ugualmente dal suo subcosciente. Quando si fa colpa ad Amendola di aver detto che le bandiere nazionali non devono essere sostituite dalla bandiera nera degli anarchici << perchè le nostre bandiere rosse vanno affiancate alla bandiera naziona· le, come è avvenuto nella Resistenza», bisogna almeno dire che cosa si vuoi scrivere sui re, a questo proposito, la storia della Monterosa (una delle quat· Jro divisioni 'add~trate in G.er'mania),/1Che Pans~ preienta :co. me in procinto di· sfaldarsi già nell'autunno del 1944. Invece, come gli Alleati furono fermati sulla Linea Gotica e cominciò l'atroce inverno 1944-45, anche la Monterosa si riprese, combattè con particolare fero· eia contro i partigiani e, infine, passò dalla loro parte alla fine di aprile del 1945 (testimonianza di Ferruccio Parri al processo Graziani). A quella data, io penso, avrebbe anche po· tuto risparmiarsi lo sforzo. Non credo che si renda un buon servizio aiJa Resistenza confondendo gli opportunisti, i bravi soldati Sveik e ili eroi della sesta giornata con coloro che com· batterono il fascismo quando esso sembrava trionfante, non solo qùando si trattava di dar· gli il caldo dell'asino. ALDo GIOBBJO (l) Enzo Co lloui, Dati sulle forze di polizia fasciste e tedescl!e fieli' l talia sertentrio11ale Ileil'aprile 1945 in • Il Movimen- l?·' ~ 4 .. / LIBRI RICEVUTI In gennaio 1970 'SILVERIO CORVISIERI: Trotskii e il comunismo italia· no - Ed. Samonà e Savelli · 1969 · pagg. 360 - L. 3.000. GASTONE MANACORDA: Il socialismo nella storia d'Italia - Ed. Later:za - 1966 • pagg. 875 - L. 8.000. KARL KAUTSKY: La via al potere - Ed. Universale Laterza · 1969 · pagg. 72 - L. 1.200. MILOVAN GILAS: La società imperfetta ,- Ed. Mondadori · 1969 · pagg. 242 -L. 2.500. MILOS HA)EK: Storia detl'lnte,rnazionale comunista ( 1921-1935) · Ed. Editorio Riuniti · 1969 - _pagg. 334 ·. STEFANO BELLIENTI: Zengakuren Zenkyoto - Già-ppone: rapporto su una generazione in rivolta - Ed. Feltri~elli - 1969 - pagg. 361 · L. 1.500. < P.A. KROPOTKIN: Memorie di un rivoluzionario . Ed. Feltrinelli - 1969 - pagg. 367 . L. 1.000. to di liberazione in Italia • n. 71 (ap rile-giugno 1963). (2) Adolfo Scalpelli, f..a forma<.iO· EOOUARD CALIC: Hitler senza maschera - Ed. San· soni • 1969 - pagg. 162 - L. 2.000. 11e delle Forze Armate di Sa· lò attraverso i documenti del· lo Stato Maggiore della RSJ in • Il Movimento di Libera- CASASNOVAS, DOMINGO,· MARCO, BRIA: Concilio o ribellione? l latifondi della Chiesa di Lerida . Ed. Jaca Book - 1968 - pagg, 239 · L. 1.500. zione in Italia • n. 12 (luglio-settembre 1963). (3) Un generale di brigata celibe percepiva 9.610 lire al mese. un generale di divisione con cinque figli arrivava a quasi 18.000 (quindi, in base all'indice del costo della vita, si trattava di stipendi compresi tra le 300 e le 600.000 lire attuali). l militi delle Brigate Nere percepivano SO lire al giorno, i militari di truppa delle FFAA regolari, dieci. Nel valutare queste cifre bi· sogna però tener conto del fatto che, nel corso del 1944, esse si svalutarono di circa il 75 % rispetto al 1943, a causa dell'inflazione galoppante. LEON DION: I gruppi' e il potere politico negli U.S.A. Ed. Jaca Book - 19~6 - L. 1.400. . ' PIERRE JALEE: L)imkerialismo negli anni '70 . Ed. Jaca Book · 1969 - p~gg. 209 - L. 1.800. LIVIO LABOR: Tl campo aperto - Ed. La Nuova Italia 1969 - pagg. 193 - L. 1.000. ALDO CAPITINI: Il potere di tutti . i<t. La Nuova Italia · 1969 - pagg. 448 - L. 2.000. ; CARLO$ M. RAMA: Il movimento operaio latino-ameri'_cano - Ed. La Nuova Italia - 1969 - pagg. 121 . L. 1.200. Uoo Gumo MoNDOLFO, direttore dal 1945 al 1958 - GrusBPPE FARAVELLI, . direttore UGOBERTO ALPASSIO GRIMALDI · RENo FERRARA · GIANNINO PAIUtAVICIRI, viaedirettori . Comit. di Direzione : UGOBERTO ALFASSro GRIMALDI · DINO CoFRANCESCo . GrAN LUIGI FALABRINO . GruSEP~ FARA VELLI (resp.) . RENO FERRARA - MAURO FERRI · GruLlA GENTILI FrLIPPETTI - ANTONIO GREPPI - ANTONIO LANDOLFI . Prà, CARLO MASINI . RoooLFO MoNDOLFO · GIANNINo PARRAVICINI - ALFREDO Poccr -IGNAZIO StLON.E . GrANNI STATERA . GrusEPPE TAMBURRANO RoBERTO TREMELLONt - ANTONio VALERr . ABBONAMENTI: Italia: anno L. 3.000; sostenit. 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T ' \ • ,., •·-~ dres "• cn P,nrt,iculier .c:1 ce ~,..,...... . l"" ;p"'[; .......; - .... • '" - . ._ . ·• r-- ~-·-·· !'··-· ._ ... - ... •.... . . _ ... ., '1""'' U.C LlQ.'"" . des coriventions cotlectiYes dans Ics pays de la ComnlU- c'onventions collecth·es, c'est-à- vai! dans l'at;riculture. nautò • ont eu lieu à Milan du 9 au 11 décc-mbrl) 1!16"9. dire lès- dispositions qui s'imOn peut donc penser qut le but de cctte rencontre. organisée par la division des Rela- poseront directement au condans d'autres domnines de tels tions industrielles et professionnclles de la C.E.E.. éto.it dc faire trat individuel de 'tra,·a!l accord~ • cadres • conclus au le point du d~veloppement compv..ré des négociations cnlrc orgaLa lé.!fislation française ,~st ni\·'lau ouropécn pourrcnt nisations d'employeu..S et de sclariés des différcnts pays de la dominée. pàr cette noti oD c t" cr o;~itucr une source de droit Communauté. elle exclut pratiquement toute duns !es diff~rents p::.yz, c~:~t:-i Les p~rticipants représen- citer que la rcconnaisst•nce de al!usion aux droits et aux obli- buant à l'harmonisation dcs taient l es diffén n t es organisa- la representativité et de l'im- gations des parti es contrae . législations; mais, cornmc il e tions syndicales d'employeurs portance de la Confédilration tantes. ' · été remarqué au nom de la et de saltrrlés de chaque pcys • Internationale des Cadres par Admettre qu'une fois la Confodérat i o n Internationale membre~ de la C.E.E. ; à ce la Commission des Commu- convention col!ective signéc sur dcs Cadres, une telle constructitre, la C e C. avait délégué :r'luM" SC' soit tradu;tn """'" une tion suppose 0uc lr. fr-•-r!'E' rl."'" la b:lSn c!'u;: compromis appliun représentant, M Mouzin, , application aussJ sigmflcative,. cable pendant une durée déte:r cn trepnses et la part!cipntion délégue suppléant de la c.e.e. "et concrète. ..; minée les organisations syndides sa!ariés au sein de celles: à la C~m~lssion supérieure Les travaux, plncés sous la cales de sclariés s'abstiendront Cl soient conçue:; d:J.ns un roèdes Coment10ns collectryes.. presidence de M. Levi·Sandri, de remettre en cause, jusqu'à me esprit dans !es différents . De p~us, les organlSeticnsS\ vice·p..és'dcnt de la Conunis- la révision de la convention p<>.ys curopéens l>'l•eM:.• '?n~es recorwues per ston desz Communautés Euro. co!lecti\'C, ce qui a été obtenu Cc thème de In néccs:ité de la co::mlSSlOn des C~mmun~upéenncs, comprena;ent trcis au cours de la négociation est cc. n \'E:ntlons collectives eurotés Eu.o~e~es a~ale~t éga.e- th~:mcs principaux : le contenu une po!itique que les organi- pccnncs a été rcrris eu cours mcnt été l~v:tées a ~wvre .ces ju.ridique de la notion de sations syndica!es franç1ises de l'allocution de clòture par trava.u.x C es; drcr;f ..,a ce tl~c ccmvention collectiYe, la prati- n'o!lt jamais voulu reconn:!•tre; le présldent Levi Sandri, qui a que la Confedé.a,.o... _L'lte:-n-:· que actuelle des con\'entions les discussions qui ont eu lieu soullgné quc les faits eu.'<tl~na!e de~ .. C~~es Slegea.lt a collectiVCS, }eS p'roblèmcs de tout récemment à propos des mèmes pousscraiem à rie tels ce.te mam.estatwn~ repre~en- l'élaboration de conventions négociations à l'E.D.F. en sont accords à partir du moment téo . par M. Beau)ean, VJ.cecollectives europ6crmcs. où la libre circulation des trad'ailleurs un exemple signifiprésldent de la c.e.e. et vailleurs au sein de la Commucatif. membrc titulaire de la ComIl nous est apparu intéresnauté sera une réalit.é. T\ ' ,..,. . .. ~~ -" , ~ ~. c • • mission Supéneu:-es des Con- sant de resu <l• .Ls pomts LtlS nomurcuse::. 1ntc1 ·, enventions collectives. principaux de ces différents blème que les organisations tions qui ont eu lieu à ce sujet syndicales devront approfondir Il faut à cet égard se félisujets. onr. par aillcurs, conduit le dans l'avenir. préside&~aoari à envi- , Ce suìe't a donnè lieu à un sager la réumon:-a:}iuroupe. le coroctère juridique de$ conventions collcctives exposé présenté par un rap- de travail spèc:ìalisé pour étudans les différents pays européens porteur décrivant pour chaque dier !es uspects jurldiques et pays le contexte pratique des pratiques des conventi_gns colDeux exposés devaient ap- sans recourir à un dlspositif relations entre employeurs et lccti\'CS curopéennes. profondir cette question : juridique aussi poussé. La di- ;;alariés et Ies résultats ob· Jean-Paul MOUZIN. versité des formula.tions men- te nus. O Le premier intitulé le fondemcnt juridique des conventions tre d'ailleurs que dans chaque collcctives et la comparaison pays la notion de convention Lo _pratique octueHe des critères !es plus importants. collective est compr!se dtffédes conve:1:-ions co!!ec~ives n'a pu qu'ctre communiqué par remment à par-tir do deux tenécrlt. son rapporteur, le pro- aances p:rnctpalcs. fesseur ~f. Despax, ayant été O La prem1ère s'effo:-ce de metPour la France, le rapport empèché pour raison de sanre tre en Y.deur .u part!e de la était présenté p::tr !e ;>rofesd'cn assu1·er la présentatlon conventlon colloctive c1·éatrice seur F. Se!lier. qui fit ressor· orale; ù'obligations çontractue li es, t!r l'éYolution très particuliére ,.,·est-à-clir<> lec J.!sp:>s:tio:'l" p.-:.: ~s ::~~oc!at~o:1s e :t France ùe(! :.e scco~~ ... !a. nZg..lcia.tion pu· deux uns et l'importance collcétive et l'autonomie des lesque!les !es mterlocutcurs p:rrtcn:lires sociaux ., était patronaux et syndlcau ..: s'enga- t.. J miie à l'ha'..ll'e actuel!e aux confié au professeur R. Blnn- gent réciproquement et pour la l'légo._iations nationales interprofessionnelles. Au cours de pa!n, dc I'Université de Lou- durée de la convention Ics uns 1\ appì!quer la convention colIn discusslon. !es représentants \"a!n. wct.vc. •..:~ aut':-cs ..t rc:.p~-Lr .:e !:>.. C.G.C. _t d~ !a C.I C so!lt Dc cctte comparaiso-:1, il res- la • p1ix sociule • et a s'abs~e mt.:rvenus pour !aire ressortir sm t t~Ss 1ti··ll ment q:.1a seuls n:r de déc!en::her cles confl1l:l le ròle et les interventions de l'Allemagnc, la France et les SOClaUX . , l'Etat dans le domaine contraePnys-Bas ont promulgué une Cette volonlé est clairoment tuoi. L'action de l'Etat doit en lcgi~lation specifique définismarquée dans Ics conventions effet permettre d'assurer le jeu sant avcc précision la noticn è~ coticcuvos all mandes ou néc•r 1ormal des conventions collcccutwtmtion collecUve. landaises, et c'est égnlcment la 'i':es cn é\·itant que des secLa Bdgique s'engage dans •:oic dans hqut'llo s'cngugc l.1 teurs profcssionnels entiers ne cetlo \'Oic depuis 1968, mais Bolgìque. soient pas couverts par dcs :onventions collectives, comme c'est le ~.:as actuellement. ; Par ailleurs, !'Etat doit don!ler la. possibilité aux organisations d'employeurs et de salariés de trouver à l'échelon n:J.tional la so!ution à des problèmes interprofe~sionnels dès !'i:tstant ou des équilibres économiques fondamentaux, te! l'omploi, sont mis en cause. L' • obliga :on de contracter • il. la charge des employeurs, qui est une notion institution::~elle dans certaines législations, en particulier dans les pays anglo-saxons, de\·rait a!ors étre mis en ceuvre par l'Etat, dès l'instant où les né<:essités économiques et sociales ~·imposeraient. ./ " .. n.'""n'' 10 AH EU HA UE AH EU HA ... H.r UE """""'-''-'~•4'-' .. l.t'hii!J~ COMUN/TA, "L 'WROPA" n . 2 del 24/1/1970 / -·-. .. . / Un francese-··come presidente della commissione·? HA EU AH UE UE AH HA EU missari. Le lingue ominciano a scioglie i ed è anche v "bile l'interesse di tuni di indirizzare la discussione erso certi obiettivi, o di suscitare indiscrezioni e reazioni in relazi e a1 disegni che essi perseguono. Il p roblema del ridimens · namento del "collegio" di Brux les, che il 10 luglio dovrebbe esser formato di 9 membri, come prescr ve l'articolo 10 del tr,attato del 65, mentre molli si sforzano di antenerlo al mbri, si col· livello attuale di 14 lega ora con quello, er altri versi assai complesso, del "equilibrio delle nazionalità'' nei anghi dei direi· tori generali. La pr liferthioné .di direzioni generali fa orita dalla fusione dei tre esecu ivi e dall'irresistibile predilezione per la costruzione "a piramide" che caratterizza fin dagli inizi la maggiore istituzione comunitaria, connessa con il principio che ciascuna nazionalità debba avere una certa rappresentanza ai dif· ferenti livelli (principio che costitui· sce d'altronde un'irrinunciabile garanzia), introduce una rigidità di funzionamento che finisce per avere gravi conseguenze. La vacanza che si è prodotta in vari posti importanti, e gli appetiti suscitati dalla speranza ~ che il centro comune di ricerche nucleari dell'Euratom, riorganizzato secondo i suggerimenti fatti da von Dolmanyi, offra possibilità nuove di collocamento a non meno alto livello, creano negli alti gradi un'agitazione della quale Si può facilmente imma~inare quanto essa sia profi· cua allo svolgimento di un fruttuoso e ordinato lavoro. Le prime indiscrezioni sul "movimento" che dovrebbe intervenire nei ranghi dei commissari sono venute da parte tedesca. Risulta infatti che dei tre commissari tedeschi, il vi· ce president'e Hellwig, il veterano von der Groeben, e il 'neofita Haferkamp, solo quest'ultimo ha veramente saputo crearsi degli "agganci" poli- tici che gli periJleltono di dormire ' sonni tranquilli. Egli si sarebbe assicurato l'appoggio totale del partito socìalista al quale appartiene da tempo. Von der Groeben, invece, che è stato uno dei negoziatori del trattato di Roma, fu nominato membro della commissione della CEE (non senza qualche difficoltà) fin dal 1958: indubbiamente egli appare oggi un po' "usato", forse per la troppa esperienza, ed ha il torto di non. appartenere ad alcun partito politico. H ellwig infine ha il torto ancor maggiore di essere un militante democristiano, di aver fatto campagna oelettorale nelle ultime elezioni e di averla perduta (mentre andava annunciando a destra e a sinistra che sarebbe certamente sfato nominato ministro). Il capovolgimento della coalizione governativa a Bonn permette di credere che il governo tedesco non farebbe quindi funzionare il m eccanismo "automatico" di eliminazione, descritto la settimana scorsa, elimitfando proprio Haferkamp a vantaggio di Hellwig e von der Groe.. ben, ma ricorrerebbe a una revisione completa, confermando probabilme nte Haferkamp e nominando un secondo commissa.rio, che potrebbe essere scelto fra qualche autorevole quanto poco ascoltato parlamentare liberale, ovvJro fra tipi particolarmente ambiziosi e capaci. Non è così escluso cl1e venga designato ad esempio il sottosegretario von Dohnanyi, uomo di prim'ordine e che accederébbe immediatamente al posto di vice-presidente (per il quale Haferkamp è da molti considerato immaturo). Per quel che riguarda la Francia, l'applicazione del m eccanismo automatico comporterebbe l'eliminazione di Deniau, per ragioni di età: Deniau è il più giovane dei m embri della commissione, ma è certo uno dei più brillanti. Politicamente sfu gge ad ogni qualificazione, ma può essere considerato un "europeista giscardìano", e del resto è in ottimi termini con l'entourage di Giscard, mentre Barre, attuale vice-presidente, che sostituì a suo tempo Marjolin, pur essendo anch'egli un t ecnocrate, è strettamente legato ai gollisti di f!en. denza dirigista e oltram.ista, tipo ( 1 { ~ r l c. t f s ,n c t. . ·- ........ "relativa continuità" dèlla politica di Mansholt, modificandota però sensibilmente in materia di preu.i. ( Man· slzolt invece non potrebbe sconfessare s.é.. , stesso). Bislteuvel potrebbe ' ·· ·· inoftr~. ' Ùna · volta venuto il turno deli;Oianda, assicurare una dignitosa presidenza. . Rimane il Belgio. Il problema del Belgio è 110to: il conflitto linguisti· co permanente rende difficne una scelta ed è certamente il Belgio che si batterà per cercare una via di compromesso clze non cosrringa a ri{lurre a 9 il numero de; membri del"la commissione. Difficile sarebbe per il governo belga lasciare al m eccanismo automatico l'eliminazione dz uno dei due suo; rappresentanti, per• ché tocclzerebbe a Rey essere elimr· nato mentre Coppé, figura di secon' do piano, rimarrebbe, per il solo fat. to di essere stato membro dell'alta autorità nel 1952. La soluzione più verosimile sarebbe allora l'eliminazione di entrambi e la nomina di un nuovo membro: i candidati non mancano certamente. Da tutte queste considerazioni si può trarre la considerazione che nes· suno praticamen('e lascerà funzionare ·u meccanismo automatico, e che quindi o i governi cercheranno di accordarsi per il mantenimento dello statu quo, nonostante le disposizione del trattato del 1965, oppure procederanno a un largo rimaneggiamento e porteranno avanti uomitri nuovi: un rinnovo pressoché totale della commissione non è improbabile. Beninteso non abbiamo parlato dell'Italia. • In primo luogo perché ne ptrrlano molto gli altri. L'Italia è attualmente rappresentata dal vice-presidente prof. Levi-Saìidri, e dai commissari ambasciatore Colonna di Paliano e on. Edoardo Marnno. Il problema dell'leliminazione automati· ca non si pone neppure perché è ~ noto clte l'ambasciatore Colonna non intende veder rinnovato il proprio mandato a fine giugno. II problema che si pone per l'Italia è duplice. Prima di tutto si tratta di sapere se essa intende esercitare la "prefazione" che le è riconosciuta per la preside1na della com· missione e soprattutto se ritiene utile •esercitarla in questo momento. In secondo luogo, si tratta di sapere qual è l'atteggiamento da tenere in caso di un probabile rinnovo generale del collegio dei commissari. Altro problema di est':ema importanza: occorre dare la precedenza al carattere "politico" della nomina (ma sen· Ul che questo conduca alla designazione di "illustri scarti" della politica nazionale) oppure al carattere "tec. nocratico"? Non dimentichiamo che in fondo ]{allstein proveniva dalla tecnocrazia e Rey dalla politica. EU AH UE f HA EU AH UE HA Debré. La sua eliminazione sconterebbe i detti ambienti, tanto più che Barre Ila legato il suo nome ad un . ''piano" che viene considerato un contributo importante alla costruzio·ne comunitaria in campo mortetario. L'altro commissario francese, il ·più anziano corrte nomina e come età, è Rochereau, ex ministro, ma figura p[uttosro sbiadita: non sembra che il governo francese punti su lui. Secondo la tradizione, la Francia ha la mano felice nella· designazione dei suoi rappresentanti ( elfettivamenfe, essa li considera tali, anche se a ri. gore non rappresentino affatto il proprio paese). Non è impossibile clte la Francia mediti - davanti a una evidente esitazione italiana - di porre la propria candidatura alla presidenza della commissione. In tal caso ci si potrebb'e trovare dinanzi a colpi di scena. Non per nulla si parla di un'eventuale candidatura Pisani (ex ministro dell'agricoltura e che, pur avendo abbandonato il gollismo, ha saputo ben difendere gli jnf1eressr della Francia in mat~ria agricola). Una presidenza francese nel difficile periodo dell' "assimilazione" dei nuovi candidati, potrebbe rendere la vita abbastanza difficile agli inglesi. Per quel che riguarda il Lussemburgo, non ci sono problemr nel senso che vi è un unico m embro di tale nazionalità. Quello attualmente in carica Ila il difetto di appartenere al partito socialista che è attualmente all'opposizione, -e il posto desta appetiti nel granducato. Non è escluso cl1e il dinamico ministro dell'economia, Marcel Mart, appartenente al non meno dinamico partito liberale, cerchi di ottenere questo posto, a meno elle i democristiani non lo rivendichino per uno dei loro: gli aspiranti non mancano, la vicinanza e comodità della sede, la possibilità che offre il posto d; svolgere una fruttuosa azione di sottogoverno sono elememi molto importanti. Le cose sono più complesse per quel elle riguarda l'Olanda; ci si trova davanti a due personalità. La prima è il vice-presidente Mansholt, l'altra è Sassen, ex m embro della commissione dell'Euratom, elle come tale non brillò molto di luce propria. L'eliminazione automatica di Sassen (che è di tre anni più giovane di Mansl10lt ed ha la stessa anzianità comunitaria) aggiusterebbe le cose. Ma difficilmente sarebb'e accettata: Sassen è del partito al potere, Mansholt è socialista, quindi all'opposizione. La soluzione della quale si parla è l'eliminazione di entrambi, e la designazione di un terzo uomo che potrebbe essere l'ex parlamentare europeo ed ex ministro aell'agricoltura -Bishe~vel, che gode di grande considerazione e potrebbe assicurare una ·' • • '·'·'o HA UE Cl AH ) En troisième lieu. le prtncJpe de l'égalité de salaires féminins et masculins. inscrit à l'article 119 du Tt·aité. a certainement été consacré dans une ]arge mesure pour les fonctions mixles. Dans !es aulres cas. un rattrapage fut enregistré sous la pression d es travailleurs..,.... · fé- EU t t l ~~~~~~~~~~'\\ !'· ·suoJno~ sat suep sre~Ull.t} np 1uaw -ault~ua,t .mod uannos ap spuo~ ne a.tat:>ueuy aprv .tnat sntd ap S10l aun tuàlJodde sltÌay:>suo:> saorreM sat snttl anb .mod tadde an a:>uet ·aJ~!'l ap : e:>UtAOJd e{ ap S3i!~U8l} SatOO~ S3! t S<ll(Ìl:>!}}TP ap U3!QWO:> J31\l! l uaalt _ -toral · mb •suo.tnoà sa p S'lUeJU'I x ne _ 8lii!J aÒqtpuOJ 3lST.fl Bt 3:1-etSUO:> éi 'UO!I~l "aita:> ap anb~S!f\IUH lnle"lS l n-e Jal.todde \! suoneampow xne ; •n 'Ol"'f'\ c-n n ln"-.1 ~!.\ ...SlU illt(lRU Xnlt Bref, tout concourt l briser les différences de traitement dans la mesure où la notiop de communauté est l'essenti~ UE . AH .. HA .... . EU Dans sa declaration de • re- sule ilalienne. La méfiance à ]ance eul·opéenne "• la confé- l'endroil de l' incapacité de trarence de La Haye a mentionné, vail n'est pas identique dans les parlJli ses résolutions, La néces- pays latìns e~ ~e nord de l'~u sité d'une réforme du fonds rope. Le systeme des allocattons [amiliales répond à des vasoCial. • . . leurs radlCalement différenles Apres dtx . ans de f?nctton.- en France et en Allcmagne. . nemenl, la rcglementatton dott . · . en effet ètre modifiée lant en Ces reserves sont pertmentes ce qui concerne l'ampleur des encore que, s~lon nous. l'on s'y ìntervenlions. l'aulomaticité dcs a~tard~ parfots avec une excesremboursements et l'émiette- stve compla•sance. ment des opérations actuelles A l·ebours. ne peut-on penque par l'octroi de missions ser qu~ . s! J'Europe. devienl nouvelles. une reahte pour ltmmense . . . . masse cles travailleurs, la pres' Par atlleurs, l.adopUon. pr~s ston sera d~ plus en plus vive d un an ~l. demt av~nt. la fm pour 9u'une protection homod~ la peno~~ t:anstton·e. . du gène SO!l ae<:ordée contre l'enr~glem~nt defm~llf su~ la hbrc semblé des risqucs sociaux ? c•.rculatton des . travatlle~rs a PourquoJ la gratuité des soins resolu .les problemes poses ~ar médìcaux ici et. non pas là ? les deplacements de mamd'ceuvre à l'intérieur de la / J .. l, ~ ~~ ~· < , . i .. AH UE HA EU AH UE ~ ,t. HA EU END . F ISO 9660 E FORNASINI MICROFILM SERVICE: ...' ., .l l ~- •