ROVERETO - ITALIA
LICEO INTERNAZIONALE
ARCIVESCOVILE ROVERETO
International School
Un mondo nuovo chiede una scuola nuova.
Questo vuole essere il L.I.A.
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The side of a “San Rocco” cl oister - 1633
i tratta di una proposta culturale-educativa radicalmente nuova e come
S
tale si propone alla Città di Rovereto prima di tutto, ma poi a tutto il
Trentino e all’Alto Adige e a tutti quelli che cercano una proposta scolastica
diversa che esca dai soliti clichè e che non hanno paura di incamminarsi su
sentieri inesplorati in grado, questa è l’intenzione, di portare lontano.
Subito preciso alcune peculiarità semplici e fondamentali: si tratta di un
liceo che in quanto tale prepara a qualsiasi scelta universitaria, sia in Italia
come nel mondo. Anzi, se si vuole indicare una preferenza, nel mondo: sì, perché nel mondo ci sono università di altissimo livello che vanno tenute in dovuta considerazione e, se possibile, sceglierle per proseguire i propri studi.
Come scuola internazionale intende dare una preparazione che tiene presente gli apporti culturali di qualità che provengono da ogni parte della terra a
cominciare dall’Europa. Nell’era della globalizzazione questo approccio a
360° diventa obbligatorio e allo stesso tempo la scelta vincente.
Come scuola Arcivescovile intende rifarsi ad una lunga e prestigiosa tradizione umanistica che affonda le radici nel mondo greco-romano, che, attraversando i secoli, giunge fino a noi in una rinnovata fedeltà all’uomo ricercato e
riscoperto nella sua dignità, in una rinnovata apertura al mondo della trascendenza, a Dio colto come fondamento ultimo a garanzia della grandezza dell’uomo stesso.
a p r i m a caratteristica che contraddistingue il L.I.A. nella sua imposta-
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zione di fondo: una DIDATTICA DIFFUSA.
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Che cosa intendo dire con questa espressione? Per chiarire partiamo dallo
stato di fatto: la didattica in tutte le scuole è limitata dalle quattro pareti dell’aula scolastica, è limitata dai 60’ della lezione. Usciti dall’aula gli studenti
hanno subito chiuso con la didattica. E questa si trova ad avere il fiato corto
e in affanno.
La didattica diffusa vuole abbattere questi penalizzanti limiti di spazio e di
tempo e prolungare e far camminare ancora la didattica. Tenerla aperta tutto
il giorno. Come?
Il ragazzo andando in Presidenza potrà esprimersi in lingua inglese e mettere in pratica quello che ha appena appreso in aula. Portandosi in segreteria
troverà la segretaria che parla correttamente l’inglese. Lo stesso dicasi per la
portineria: una centralinista di madrelingua inglese. E in mensa troverà le
cameriere che parlano inglese. Poi il menù è scritto in inglese e i pasti settimanali sono alternati secondo i vari paesi: tedeschi, inglesi, spagnoli, italiani,
eccetera. Per educazione fisica e per l’attività sportiva c’è un docente di
madrelingua inglese.
Una simile metodologia didattica si rifà al “learning by doing”, imparare
facendo. Questo metodo prevede una inversione metodologica e concettuale
del modello di apprendimento classico, basandosi su un apprendimento che
deriva dall’esperienza e non dal semplice trasferimento di nozioni. L’alunno in
questo modo diventerà protagonista del processo di apprendimento. Fare
esperienze e imparare attraverso la pratica. L’insegnamento viene vissuto
attraverso l’esperienza personale diretta: l’apprendimento è piacevole, induttivo e spontaneo.
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In questa maniera l’ambiente scolastico diventa un grande campus nel
quale il ragazzo è immerso in continua fase di apprendimento. Infatti una lingua si impara studiandola e ascoltandola, praticandola e studiandola. E in questo intreccio di studio e di uso della lingua anche la motivazione allo studio ne
trarrà vantaggio, perché il ragazzo è nella situazione di rendersi immediatamente conto a che cosa serve lo studio e il possesso di una lingua. Di solito
infatti questo quesito rimane per lo studente un interrogativo aperto e un interrogativo che lo frena nel suo impegno quotidiano, perché non ha ancora capito il motivo per cui bisogna studiare. Risolvere questo interrogativo vuol dire
assicurare scioltezza e entusiasmo nel cammino dell’apprendimento.
Favorire la “didattica diffusa” significa attivare un “learning set” fortemente
innovativo in quanto tutta la scuola nelle sue molteplici espressioni diventa un
ambiente organico di continua formazione, che avvolge il ragazzo e lo stimola positivamente non solo all’interno dell’aula.
a seconda caratteristica del L.I.A.: INTERNAZIONALIZZAZIONE del
L
corpo docenti, del corpo ausiliario e degli studenti.
Ci sono infatti insegnanti di madrelingua, oltre che di italiano, di tedesco,
di inglese e di spagnolo. Oltre che portare la loro lingua di origine, questi professori portano il loro mondo culturale, la loro storia, la loro didattica: il tutto
viene a confluire in un intreccio arricchente e che garantisce una consistenza
e uno spessore di qualità ad una scuola internazionale.
La stessa cosa vale per il personale ausiliario che è componente di certo non
trascurabile del campus. I ragazzi si trovano a dover interagire anche con loro e
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di tale interazione ne possono ottenere i benefici culturali e di visione di vita.
Internazionale il corpo studenti: è la terza componente prevista dal progetto del L.I.A. E la residenza studenti e studentesse è funzionale proprio a questo obiettivo: avere studenti di paesi diversi perché, nella fedeltà a loro stessi
e alle loro origini, interagiscano e trovino la possibilità di arricchirsi a vicenda.
a terz a caratteristica di fondo: la FLESSIBILITA’ DEI PERCORSI. Nella
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stessa classe sono compresenti tre indirizzi: quello linguistico moder-
no, quello giuridico economico aziendale, quello artistico. Un solo liceo, tre
percorsi. Il piano di studio prevede delle materie comuni per tutti e quindi delle
materie di indirizzo.
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Sundial in the cloister
Questo comporta un’organizzazione modulare e quindi un elemento di
flessibilità in più per andare incontro e alle attese diverse e alle capacità
diverse dei singoli studenti i quali si sentiranno valorizzati nella loro specificità. Tale valorizzazione risulta fondamentale in quanto è in grado di stimolare l’interesse e di favorire l’entusiasmo per l’esperienza scolastica. Va
aggiunto che l’interesse in un primo momento risulta settoriale, però poi contagia tutto il sapere, perché si tratta di una iniezione di fiducia che il ragazzo sperimenta su sé stesso e che gli dà una carica in più per il suo impegno
quotidiano.
Sono, queste, esperienze ricorrenti nella scuola e chi opera all’interno di
essa ha modo di toccarle con mano.
The oldest sundial
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A vi ew of the s
school building
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a q u a r ta ed ultima caratteristica di fondo del L.I.A.: QUARTO ANNO
L
IN INGHILTERRA.
Al momento attuale è questa un’esperienza riservata a pochissimi privile-
giati. Noi intendiamo allargare questa possibilità, “democratizzare” questa
esperienza in modo tale che tutti possano godere di questa possibilità che è
unica. I nostri ragazzi verranno inseriti in una grossa (1700 alunni) e prestigiosa scuola cattolica di Londra. Tenendo presenti alcune modalità precise: quattro-cinque alunni per classe, secondo i vari indirizzi. La sistemazione poi non
sarà in college, ma in famiglia per favorire un contatto più immediato con la
vita, con la storia con la cultura del luogo. Un nostro docente fungerà da coordinatore e seguirà da vicino i nostri alunni.
Una full immersion di questo tipo è la garanzia concreta per completare in
dimensione internazionale il percorso scolastico del L.I.A. Possedere, avere la
padronanza di una lingua (e poi l’inglese!) è come avere in tasca una laurea in
più. Una lingua “posseduta” poi così non significa solo acquisizione linguistica,
ma arricchimento e maturazione culturale di portata globale. Per essere cittadini a pieno titolo del nuovo “villaggio globale” che è il nostro mondo.
L’Unione Europea nel vertice di Lisbona del 2000 aveva individuato il “triangolo della conoscenza” in questi elementi: istruzione, ricerca e innovazione. Sono
queste le tre istanze di fondo che caratterizzano la scelta “filosofica” del L.I.A.
Istruzione che è fatta di sapere, sapere rigoroso e di gusto del sapere. Ma
con tutte queste lingue, qualcuno potrebbe obiettare, c’è spazio per il sapere,
per i contenuti? Certo. Forse è necessario subito un chiarimento al riguardo:
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la scuola non è chiamata a moltissimi contenuti, ma a pochi e a quelli fondamentali. La scuola vuole dare prima di tutto un metodo di lavoro, di ricerca e
un desiderio di ricerca. Per fare un esempio: il liceo classico, che per contenuti può sembrare superato, risulta ancora una scuola altamente formativa,
perché è in grado di darci una testa non tanto piena di molte cose, ma una
testa “ben fatta” in grado di pensare, argomentare, approfondire, analizzare,
rielaborare e progettare. Nella nostra società della globalizzazione bisogna
essere competitivi, fare i conti con il mondo intero. Ci vorrà quindi una scuola
che “apra la testa”, che accetti il confronto e la sfida della concorrenza per
evitare che si creino posizioni di rendita, il maggior ostacolo all’innovazione
(Francesco Gavazzi, Corriere della Sera, 19.04.2004).
Un secondo chiarimento sempre riguardo ai contenuti: in una società dove
tutto cambia e in maniera tanto veloce puntare sui contenuti vuol dire sbagliare strategia. Ci vorranno alcuni elementi portanti per poi stimolare al massimo
il gusto di una continua ricerca e conoscenza approfondita evitando la superficialità e la povertà critica. Ricerca è ben altro che navigare su internet, è
un’impresa ardua eppure necessaria. E’ un peccato che la scuola si accontenti di consegnare qualche “verità” preconfezionata senza guidare verso gli spazi
infiniti dell’anima e dell’essere, senza guidare verso il “senso” delle cose.
Ricerca e innovazione è il motore trainante del L.I.A. E’ credere nel nuovo,
cercarlo al di fuori degli schemi, lavorare con tenacia in questa direzione,
accettare il buio del tunnel per arrivare solo dopo all’apertura di orizzonti nuovi
del sapere. La ricerca è camminare a lungo nel deserto, senza pretendere di
arrivare subito. Solo a questo prezzo arriveremo a terre nuove e profondamente gratificanti. Prima impensabili. Proprio come Cristoforo Colombo.
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Sundial in the cloister
olo velocemente accenno ad alcune particolarità che pure contraddistin-
S
guono il L.I.A: le certificazioni linguistiche curate già dal primo anno, le
mediazioni linguistiche in inglese, tedesco e spagnolo (storia, geografia, storia
dell’arte, moduli di matematica, educazione fisica); la patente europea del computer, i visiting professors nel triennio; la figura del tutor, un valore aggiunto a
servizio del ragazzo, dei genitori e dei colleghi docenti; attività di volontariato,
settimane linguistiche e soggiorni estivi all’estero; visite e stage in azienda.
Vorrei spendere invece una parola in più su un problema tutt’altro che trascurabile: l’IDENTITA’ DEL LIA come si costruisce, come matura? Soprattutto
nella relazione. Ciò vale prima di tutto per ogni persona che matura, cresce,
arriva ad una propria identità nella relazione. Vale per la famiglia che vive come
esigenza di relazione, di condivisione. Più ricca è la relazione, più quella famiglia si riconosce come famiglia.
Il L.I.A. da parte sua cresce, matura nella rel a z i o n e:
• con se stesso, fra studenti e studenti e docenti, fra docenti e docenti con
l’animazione del dirigente scolastico e del tutor
• con se stesso, fra i componenti dei tre diversi indirizzi (è questo un quid in
più tutt’altro che trascurabile)
• con il territorio locale ( a cominciare dalle altre scuole e dalle varie istituzioni laiche e religiose) e internazionale. E qui va sottolineato il territorio dei
paesi poveri: vanno privilegiati i gemellaggi con loro per più motivi (essi
infatti sono portatori di valori che noi abbiamo perso e ad essi noi possiamo e dobbiamo dare qualcosa; un reciproco e fecondo scambio specie per
i giovani, per preparare così un futuro migliore per tutti).
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La relazione ci farà superare l’autoreferenzialità , ci indurrà a misurare rigorosamente i risultati educativi e culturali. E in questa maniera la scuola rimarrà
in continua tensione di miglioramento.
Ancora
una parola sulla didattica. Sì, perché la scuola si migliora passando
necessariamente attraverso di essa.
La di dattica diffusa porta al campus, porta al raggiungimento di un obiettivo strategico fondamentale: la scuola è vita, la vita è scuola. Credo che questo
sia il massimo. E ciò vale naturalmente non solo per le lingue, ma per ogni disciplina. Ecco la motivazione di fondo dell’apertura col territorio, della collaborazione-confronto col territorio per portare la scuola nella vita e la vita nella scuola.
“Non scholae, sed vitae discimus”, recitava un famoso adagio (Seneca, lettera
a Lucilio). Ma qui vorrei precisare come anche la vita è scuola. Quando c’è spazio per la riflessione, per la ricerca, per il confronto, per la sperimentazione.
Senza mai fermarsi nell’area di parcheggio!
trettamente collegata con la didattica è la valutazione. Essa ha una
duplice funzione: valutare l’apprendimento dell’alunno e l’insegnamento
del docente (per eventualmente riorientarlo). Una scuola che intende ripensare
se stessa “deve riordinare l’ambiente didattico, perché sia un reale learning-set;
deve rivedere i tradizionali criteri di v a l u t a z i o n e degli alunni e dei prodotti centrati sull’errore anziché sul rinforzo dei risultati positivi” (Giuseppe Berretta, Note
di Pastorale giovanile, maggio 2006). Tenendo presente che i ragazzi di oggi
sono più fragili nella loro personalità risulta urgente questo “rinforzo dei risultati positivi” per favorire un recupero di fiducia in se stessi da parte dei giovani e
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A view of one
of th e c lo i st ers
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per affrontare le famose verifiche scolastiche, scritte ed orali, con un atteggiamento nuovo, diverso e positivo: come l’opportunità di avere il premio per il lavoro profuso nella “professione” studente. In questa maniera si otterrà una rimotivazione all’apprendimento con un recupero della curiosità spontanea degli alunni e della loro naturale voglia di sapere che troppo spesso la scuola, senza rendersene conto, tende a frenare e a mortificare.
’ambizione del L.I.A.? Arrivare lontano con i suoi iscritti. Fare, in altri termini, una proposta tale che sollecita non solo studenti che abitano vicino, ma anche quelli che sono fisicamente lontani. I quali, confrontandosi con
questa specifica proposta scolastico-educativa, sono disposti a sobbarcarsi ai
disagi della lontananza perché hanno intuito la bontà e la qualità del L.I.A. E’ questo un dato che emerge dalle iscrizioni sia del 2006 come quelle del 2007: studenti che provengono da tutto il Trentino e anche da fuori provincia. E’ per noi
una gratificazione tutt’altro che trascurabile, un segnale preciso di qualità.
Il problema ora è quello di continuare con tenacia, con intelligenza, con creatività. Mai paghi dei risultati raggiunti.
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In maniera estremamente sintetica la mission del L.I.A.? La voglio dire con il
Sommo Poeta: inesausta ricerca del vero che “queta ogne intelletto” e del bene
che soltanto in Dio “tutto s’accoglie” (Dante)
- Mons. Umberto Giacometti Rettore del Collegio Arcivescovile
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Un solo Liceo, tre percorsi
Attività integrative
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Si ringrazia per la collaborazione
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