Tzimbar bint Vento Cimbro PUBBLICAZIONE INFORMATIVA dell’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio - dicembre 2012 - n.5 Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio - Foresta del Cansiglio - Pian Osteria - 32010 Tambre (Belluno) Tel./Fax 0437.472095 c.f. 00912120250 - www.cimbridelcansiglio.it - [email protected] - [email protected] con il contributo della Regione Veneto Anno 1928 Boscaioli Cimbri al traino di un’antenna di abete per albero da nave Villaggio cimbro di Pian Osteria Il Presidente - pag. 2 Luugabar büar Guardiamo avanti I stintivamente tendo a guardare indietro, a quello che ho vissuto e a quanto è stato fatto, immaginando nello stesso tempo cosa mi può attendere: è un’ abitudine alla fine di ogni anno. Questo 2012 ha confermato il disagio provocato dalla crisi che il nostro paese attraversa, economicamente ma anche moralmente. Per quanto possiamo sapere, anche in base a quanto ci è stato detto, alle conoscenze storiche dei cicli economici, questa fase critica iniziata nel 2008, oggi, nel 2012, avrebbe dovuto già essere stata superata. Al momento, non si intravvedono spiragli di luce, che possano farci sperare in una soluzione a breve termine. E noi cerchiamo i segni di speranza nelle cose che sono intorno a noi; ma è necessario impegnarsi a fare tutto ciò che dipende da noi, per essere noi stessi parte attiva: personalmente, tutto il direttivo e quindi tutta la nostra Associazione. Credo che questa riflessione sia doverosa per ribadire che nessuna nostra La foresta del Cansiglio con i villaggi Cimbri attività, per quanto possa avere finalità più o meno nobili, sociali, di tutela o salvaguardia di diritti, o quantaltro, non può esimersi dal tenerne conto. Infatti, abbiamo accettato la drastica riduzione dei contributi alla nostra Associazione, con la consapevolezza e l’auspicio che i soldi a noi tolti, siano stati dati laddove vi siano necessità o priorità più importanti. Questo è un cambiamento, per noi, importante in quanto limita le nostre azioni, ma dobbiamo accettarlo. Il ritardo con cui usciamo quest’anno con il nostro giornale, è una prova tangibile della difficoltà economica in cui ci muoviamo, perché non sapevamo se le ridotte risorse economiche ce lo avrebbero consentito. In qualche modo ci siamo riusciti, purtroppo con la certezza che non faremo tutto quanto ci eravamo prefissati. Certamente mi sarebbe piaciuto poter dire, attraverso queste righe, che la “questione” dei così chiamati “diritti di superficie” dopo anni ed anni di contatti, riunioni, vari incaricati regionali, comunicati, lettere di proposte, viaggi in Regione, incontri con studi notarili…la lista sarebbe infinita… era risolta , ma invece non ha ancora approdato a nulla di concreto. Siamo in prossimità del traguardo? Penso di si, ma non riusciamo a tagliarlo!! Perché? La mia opinione, strettamente personale, è semplice ed è una ragione di natura politica: ovvero nella interpretazione distorta del significato di questa “parola”, che letteralmente significa “prendersi cura della città” mentre nel nostro caso specifico non è questo lo spirito che anima molti nostri rappresentanti politici. Chi ci governa ed ha la facoltà di far applicare una legge approvata nel 1999(seppure non completa) in realtà non dà disposizioni se non di facciata, così se ne parla, si tratta, ma in realtà non si muove nulla, così eventualmente, non si è responsabili di nulla. E’ triste constatare questo, ma non trovo altre spiegazioni. Certamente l’amarezza è tanta, ma continueremo a perseguire l’obbiettivo con la caparbietà riconosciuta a noi Cimbri. Come ho già detto alla nostra festa Cimbra- possono tagliarci i fondi- ma non possono tagliarci la lingua per esprimere quanto riteniamo ci debba essere riconosciuto. Abbiamo lavorato in modo univoco per anni per arrivare dove siamo ora e certamente, nonostante tutto, guardiamo avanti con ottimismo, con la certezza di tagliare prima o dopo l’agognato e sudato traguardo. Tutte le attività che svolgiamo sono dettate dalla legge 73/1994 a cui ci dobbiamo strettamente attenererci (art.2-lettera A/B/C/D) e pertanto, ogni anno dobbiamo presentare dettagliato rendiconto in Regione, sia dal punto di vista esecutivo che economico. Ho ritenuto doveroso dare questa informazione a chi non la sapesse, per precisare che non ci inventiamo nulla se non approvato dal competente ufficio Regionale. L’approvazione vostra ,Cimbri del Cansiglio è comunque la più importante e quella a cui facciamo riferimento, con la certezza da parte nostra, perdonate la superbia, che sia così. Con grande sforzo abbiamo mantenuto la quota della tessera come gli anni scorsi a 10€, per tutti i motivi che, inutile rammentare, purtroppo ogni giorno viviamo, ma invito tutti al rinnovo coinvolgendo anche amici o simpatizzanti. Sperando che anche quest’anno “Tzimbar bint” sia letto con interesse e sia gradito ai Cimbri tutti, approfitto di queste righe, per farvi i migliori auguri a nome di tutto il Consiglio Direttivo e mio personale. IL PRESIDENTE Lino Azzalini Mappe storiche - pag. 3 ‘S gasinanet abe Lèntle bon Vallorch R Mappa storica del Villaggio di Vallorch iportiamo la mappa del villaggio di Vallorch, come si presentava alla metà del 1800, dalla quale si può rilevare come vi fossero insediati quattro nuclei familiari principali: Azzalini Costante i cui casoni, tettoie e orti sono indicati con il numero romano I Azzalini Massimo i cui casoni, ecc. sono indicati con il numero romano V Azzalini Celeste i cui casoni, ecc. sono indicati con il numro romano II Azzalini Virgilio i cui casoni, ecc. sono indicati con il numero romano III Azzalini Nicolò i cui casoni, ecc. sono indicati con il numero romano IV Per l'amministrazione forestale i titolari delle concessioni di faggi, da utilizzare nel lavoro degli "scatoleri", erano i primi due (Costante e Massimo) e di essi l'Ispettore Rigoni-Stern diceva: Azzalini Costante fu Pietro fu Domenico, alla morte del padre (nel 1855) divenne capo famiglia. Egli è stabilito nella località Vallorch, già scelta dal padre, occupa dodici casoni di legno compresi quelli che servono da cucina, bottega e deposito ai fratelli (3 maschi e 5 femmine) ed operai, profitto del terreno attiguo (circa due campi) ad uso di verziere (orti). Per sé e per i fratelli riceve annualmente 160 faggi, coi quali fabbrica per adequati 3000 mazzi di tamisi ed altre simili merci. Un mazzo pesa da 13 al 14 libbre trevigiane (circa 7 kg) e viene pagato dai negozianti di tamisi e scattole con 48 soldi contati a Ceneda. Le suddette 160 piante si assegnano nelle località Vallorch, Campo di Sopra, Col Millifret, Val delle Foglie e Val del Palazzo. I fratelli non vivono in buona armonia nè con buona economia: Costante (il capo famiglia) mantiene condotta irreprensibile ed è laborioso... 1861, mappa del Villaggio cimbro di Vallorch redatta nel 1861 dall’Ispettore forestale Rigoni-Stern Anni 1890-1905, villaggio cimbro di Vallorch Azzalini Massimo fu Tommmaso, trovandosi senza mestiere per ingiustizia della propria madre (Domenica, rimasta vedova, aveva ceduto il diritto su 180 faggi al suo operaio Bonato Cristiano), ottenne nel 1830 il permesso di fabbricare tamisi per conto proprio dall'Ispettore forestale Magoni; la sua quota consiste in 90 faggi, coi quali fabbrica 1800 mazzi. Egli è ammogliato ed ha quattro figli maschi e quattro femmine; domicilia in Vallorch e tiene le officine, dette barrache, nelle località Val dell'Orso, Coll'Urlai e Rotte. Documenti storici - pag. 4 Documenti storici - pag. 5 Dar balt bon Kansilien Il bosco del Cansiglio Il nostro Consigliere Innocente Azzalini di Canaie ha recuperato l’articolo che pubblichiamo, che ci presenta il Cansiglio come era nel 1928. Vi troverete interessanti riferimenti e notizie relative alla storia e alle vicende di cui è stata testimone nei secoli la nostra grande foresta. Articolo tratto dalla rivista mensile “Le vie d’Italia” 1928, firmato G. Zanussi Al bosco del Cansiglio, come a tutti i capolavori che sono usciti dal tormentoso travaglio dell’uomo o dal fecondo grembo della natura, bisogna accostarsi lentamente. Bisogna, da Sacile o da Vittorio Veneto, cominciar a guardar in su, verso la brulla catena di colli e di monti che si allungano a settentrione, in un monotono susseguirsi di dorsi e di valli pressochè spoglie di vegetazione; e poi, prendendo la strada da noi costruita dopo il 1866, internarsi a passo a passo nella montagna desolata. Sembra di trovarsi dinanzi al più tedioso paesaggio e di ascendere non a una meta di letizia, ma di tristezza per gli occhi ed il cuore. E, all’improvviso, se ci volgiamo indietro, scopriamo con meraviglia l’immensa regione veneta allargarsi sotto di noi, come un magico quadro; e, proseguiamo nel cammino, di mano in mano che la strada più sale e più spazia la vista, ci si rivelano l’un La foresta incantata dopo l’altro i primi segni della vicina foresta: fitte siepi di rododendri e di avellana si alternano con sereni pascoli e brevi macchie di arbusti, carri carichi di tronchi secolari ci scendono frequentemente incontro da l’alto, depositi colossali di legname, presso i quali ferve il lavoro, si stendono ai lati, raccolti sotto rustici capannoni, soprattutto nel posto forestale di Crosetta (m.1123 di altitudine, km 18,5 di distanza da Vittorio). Qui, mentre la montagna digrada con dolce pendio, entriamo nel vivo del bosco; ed è allora che il suo fascino inesprimibile, la sua tranquillità placida e verde ci si apre davanti e si rinchiude silenziosamente alle nostre spalle, come il lembo di un mistero e di un sogno. Ecco il Cansiglio… Faggi enormi, che superano i trenta metri, talmente vicini da nascondere quasi la volta del cielo, a traverso il quale le loro cime e i loro rami frondosi, come supplici braccia umane, par si cerchino avidamente; abeti e larici lunghi e sottili, allineati in bell’ordine come le colonne di un tempio, sfumanti a piramide nell’azzurro; e tra questi e quelli, folte macchie, ispidi cespugli, piccole radure, ove il sole riesce finalmente ad irrompere come un riso perlaceo di gioia; e, tutto intorno, un senso profondo, religioso, augusto di pace, che si diffonde con l’ombra e si respira con l’aria del bosco. Ecco, cos’è il Cansiglio. La visione che se ne riceve è ineffabile; e l’anima, scrigno profondo di intime gioie che valgono tutti i gioielli del mondo, la serba gelosamente per sempre. È necessario aver percorso la foresta solitaria più volte, come l’ha percorsa chi scrive, per ridir l’impressione in obliabile che essa suscita;e, al pari di chi scrive, bisogna talvolta averla percorsa senza meta, or lasciandosi guidare dal proprio istinto vagabondo, or dalla voce di un uccellino che canti e che chiami. Ma soprattutto bisogna averla percorsa d’autunno, quando le foglie morte fanno un tappeto morbido e molle, sul quale si cammina come sopra un fragile ponte aereo, staccato dal suolo, e assumono i colori che vanno dal rosso più acceso al verde più pallido, i colori cari al pennello di un Claudio di Lorena o di un Whistler, oppure sotto la pioggia, allorché la foresta in- La piana del Cansiglio tera è un fremito solo di voci leggere , tese e sospese come fili impalpabili a traverso lo spazio, un unico, immenso coro di mille e mille labbra invisibili, nascoste nell’ombra come le ninfe nel cuore degli alberi enormi. Ma è tempo di sottrarci al fascino malioso del bosco e di fornire su di esso al lettore qualche notizia precisa. L’altopiano su cui sorge il Cansiglio, che costituisce la propagine meridionale delle Prealpi Carniche ed il punto d’incontro delle tre provincie limitrofe di Belluno, Udine e Treviso, assomiglia al gigantesco cratere di un vulcano ormai spento. Ricoperti di fitta vegetazione ne sono l’orlo esterno, la cui altezza oscilla intorno ai 1300 metri, e il pendio, che discende abbastanza dolcemente verso la parte centrale; questa, invece, che, per rimanere nel nostro paragone, potrebbe identificarsi con la bocca del cratere, forma il Pian del Cansiglio, placida conca di pascoli, situati ad oltre 1000 metri sul livello del mare ed occupanti un’area di 3 km e mezzo per 2 e mezzo. Nel complesso, il bosco si estende sopra una zona di poco meno di 7000 ha.dei quali un sesto tenuti a prato. Il faggio predomina nella plaga occidentale, il larice e l’abete in quella orientale, specialmente del larice si è tentato, negli ultimi anni, e pare con buoni risultati, la diffusione artificiale per mezzo di appositi vivai. Il diametro del bosco è di 12 km.,il minore di 7, mentre il perimetro tocca i 40 km; cifre cospicue, come si vede, ma che sono lontane dall’avicinarsi ai Cavallo - Cimon della Palantina - Tremol dati del passato, allorché lo stesso perimetro si dice raggiungesse le cento miglia. Tali è difatti l’estensione che taluni storici attribuirono al bosco, all’epoca del più antico documento che ne faccia parola; ed è la donazione compiuta nel 923 da l’imperatore Berengario in favore di Aimone, vescovo e conte di Belluno, di certi beni posti nell’Agordino, nel Friuli ed altrove; tra i quali,… duas massaritias que pertinent de scudassia de Belluno adiacentes in sub Casillo (Cansiglio) et duas decimas que sunt in valle Lapacinensi (Alpago). La denominazione riappare nelle successive investiture (Ottone I, 963; Corrado, 1031; Federico Barbarossa, 1161); e in una bolla di papa Lucio III, che nel 1185 concesse al vescovo Gherardo un privilegio riguardante la sua giurisdizione temporale e spirituale sul … Castellum de Paucenico (Polcenigo)...... cum Comitatu terminante per montis summitatem Petracise , et per montis sumitatem qui dicitur Crux Ferrea, et sumitatem montis Caballi. Campus Silium inter eosdem fines; et sylvam cum decimis et pertinentiis suis. Invece, sulle carte geografiche il nome si incontra assai più tardi;è solo sulla carta del Ducato di Venezia del barone Zach (1801-1805) che si legge: Bosco del Cansiglio, mentre nelle carte del secolo precedente (per esempio, in quella riportata dall’Albrizzi nell’operetta “La patria del Friuli descritta et illustrata colla storia”, edita nel 1753) esso è indicato con la dicitura di “Bosco di San Marco”. Ma la denominazione oggi concordemente Sigillo dell’Imperatore Berengario posto sul diploma del 923 Cippo di confine del pascolo di Valmenera accolta è, come risulta dai documenti citati (sub Casillo; Campus Silium), di origine antichissima. Ed è da ritenersi che derivi da Campus silvae, come le località Camolli (Campus mollis) e Campardo (Campus aridus) poste ai piedi dell’Altopiano. Comunque sia, il bosco rimase ai vescovi ed indi alla comunità di Belluno, che ne concessero il dominio utile a società, regole e vassalli, sino al 1404, anno nel quale la città si diede ai veneziani e il Cansiglio passò a far parte dei domini della Serenissima. Non occorre sottolineare l’importanza che esso dovette avere per uno Stato marinaro qual era la repubblica, che, per allestire le suo flotte, padrone quasi incontrastate del Mediterraneo e dell’Adriatico, aveva già disboscato le foreste della Dalmazia e dell’Istria. Il legname tratto dal bosco servì soprattutto per costruire i remi delle galere di San Marco; e, per impedire i tagli e i danni di ogni sorta che si commettevano lassù, il Consiglio dei Dieci emanò le più severe misure e, con ordinanza del 21 novembre 1548, stabilì che il legname del Cansiglio fosse riservato alle costruzioni navali ed incaricò un apposito capitano della sua custodia, obbligando le popolazioni dei comuni Documenti storici - pag. 6 Il trasporto dei tronchi con la piccola ferrovia “Decauville” del Cansiglio (a destra) La foresta del Cansiglio (disegno della fine del 1800, di Luigi Nono) 1) la nuova strada del Cansiglio - 2) Piano di Cansiglio - 3) Cascine - 4) Il Palazzo - 5) Capanne di scatolai Cimbri Linea trasporto legname, a scartamento ridotto Decauville nel Piano del Cansiglio (il tratto da basso le Tramezzere alla fine della piana a sud verso il Bec) di qui partiva una teleferica per Montaner, Sarmede, Cordignano. Rimase attiva fino alla seconda guerra mondiale. vicini a prestargli man forte qualora egli ne facesse richiesta. Da ricordare ancora una relazione che il podestà di Belluno, Francesco Soranzo, stese il 23 settembre 1592 al Senato veneziano circa lo stato del bosco. Esso era allora considerato…il più bello per remi che sia in molti e molti luoghi, ma non forse per quella quantità d’arbori di per ditto servicio che vien predicato. Durante le ferocie scorrerie turchesche , che infestarono il Veneto, specialmente nel secolo XVI, poiché il Cansiglio era attraversato anche allora da una delle due vie di comunicazione che portavano da Polcenigo a Belluno, il Maggior Consiglio di quest’ultima città deliberò, nel 1472, che si dovessero…impedire, serrare et rovinar tutte le strade che conducono nel Friuli; et il simile si faccia sopra i monti sopra Serravalle. E analoghi provvedimenti si adottarono negli anni seguenti, raggiungendo a quanto sembra, lo scopo; che pare indubitabile che le stragi dei Turchi non si spingessero mai, almeno per questa parte, oltre i colli posti immediatamente a settentrione di Sacile, (Caneva, Sarmede, Fregona ecc.). Caduta la Serenissima dopo Campoformido, il Cansiglio ne seguì le sorti, passando successivamente sotto l’Austria, il regno d’Italia, ancora l’Austria e, finalmente, ancora sotto il rinnovato e libero impero regno d’Italia, che nel 1871 dichiarò il luogo foresta demaniale e provvide alla sua gelosa tutela, che era stata poco o punto curata dai governi precedenti. Per effetto delle misure prese dall’Amministrazione forestale, si poté così accumulare nei depositi, prima della guerra ultima (1915-18), una gran quantità di legname che riuscì Documenti storici - pag. 7 di notevolissimo ausilio per i bisogni dell’esercito operante, anche per la felice ubicazione dell’Altopiano, situato nelle immediate retrovie ed in posizione centrale rispetto alla nostra estesissima fronte. Altra e più ingente quantità di materiale potè ottenersi dal taglio di molte piante secolari, eseguito dopo il maggio 1915; cosicché furono complessivamente 300.000 metri cubi di abete e di faggio che il Cansiglio diede per le necessita della guerra. Nel periodo doloroso che seguì a Caporetto e che va sino a Vittorio Veneto, anche il bosco divenne preda degli invasori, i quali non mancarono di perpetrare ampie devastazioni specialmente in prossimità delle strade. E, dopo la vittoria, la nostra amministrazione forestale dovette porvi immediatamente riparo, provvedendo alla piantagione di molte piccole conifere, che in un avvenire non troppo lontano ridaranno al bosco l’antica fisionomia, e riducendo al minimo i tagli, che ora sono limitati ad una quantità annua di 10.000 metri cubi di legname. Tale legname, che per mezzo di carri e di autocarri viene giornalmente trasportato al piano, serve pure oggi costruire, come in passato d’altronde, prevalentemente remi; ma se ne ricavano ugualmente puntelli, traversine da ferrovia, antenne, alberi da nave, tavole ecc. Resta da accennare alla rete stradale, alla quale sono state dedicate particolari cure. Da sud a nord il bosco è attraversato dalla strada del Cansiglio, che da Vittorio, per Villa d’Anzano, Fregona, Osigo e Crocetta, sale nell’Altopiano, discendendo poi nella regione dell’Alpago, per ricongiunsi, a nord del lago di Santa Croce, con l’antica via d’Alemagna. Per Caneva e Sarmede, si unisce alla strada ora accennata la rotabile di Sacile, la stazione ferroviaria più prossima al bosco. Vi si può pervenire anche dai paesi che, più a oriente, si aggrappano alle falde del monte Cavallo, quali Polcenigo, Aviano e Montereale; ma qui, l’escursionista deve adattarsi a diventare un po’…alpinista, perché i sentieri non sono sempre facili e nemmeno sempre individuabili, sicchè, per i non pratici è indispensabile l’ausilio, se non proprio di guide vere e proprie, della guida di uno dei molti malgheri o boscaioli che al mattino si avviano al Cansiglio e che, oltre a mostrar la via all’ignaro, gliela rendono spesso più dolce, concedendogli, per un compenso abbastanza modesto, di percorrerla in groppa ai muli, che a sera ritornano poi a valle, curvi sotto il peso di grosse cesta di carbone. Per agevolare il trasporto del legname, si ricorre pure ad alcune teleferiche, delle quali al più importante è quella che dalla località “Code”, sull’Altopiano, va a Sarmede, con un percorso di sette chilometri. Alla teleferica fa capo un doppio binario Decauville, che taglia tutto il Pian del Cansiglio e si riallaccia al Pian dell’Osteria, con un’altra Decauville che si spinge sino in val Frattuzza (4 km). Un altro impianto del genere è quello che dal Palughetto conduce a Farra e quello che da Broz scende a Puos; come sono da ricordare le Decauville di val Palazzo, dell’Archetton, di Valscura, di Campon-Palughetto, che nell’insieme costituiscono un’organica e ben sistemata rete, abbracciante l’intero Altopiano. Ma intanto, discorrendo di avvenimenti storici e di vie di comunicazione, noi abbiamo attraversato il Pian del Cansiglio e ne siamo giunti nel centro, dove spiccano, tra il verde immacolato, i pochi edifizi in muratura che fanno bella mostra quassù. Sono tanto pochi, che possiamo prenderci il lusso di nominarli: la Palazzina dell’Amministrazione forestale, sede, nella stagione dei lavori, di un Ispettore capo e di due ispettori; la piccola chiesetta di Sant’Osvaldo, la cui costruzione risale al 1680, e, infine, l’antico albergo San Marco, detto più comunemente Reggio Copia del diploma dell’Imperatore Berengario del 923 con evidenziata la parte che cita il Cansiglio e i suoi confini Documenti storici - pag. 8 Palazzo, meta obbligata e gradita delle comitive di escursionisti, che soprattutto prima della guerra affluivano e soggiornavano per qualche settimana al Cansiglio. Se il Cansiglio fosse a più diretto contatto con una grande città, non un solo o modesto albergo esso oggi conterebbe, e non vi sarebbe motivo di lamentarsi della scarsità di forestieri che vi convengono. A tener lontani i quali, oltre la mancanza di un servizio regolare di trasporti, concorre la deficienza d’acqua che si riscontra nell’intera regione, e che impone talune misure precauzionali a coloro che si accingono da soli a salirvi. Comunque, è certo che il paesaggio che si offre agli occhi di chi giunge sull’Altopiano è davvero meraviglioso e compensa largamente dei disagi sopportati per arrivarvi. Ma un altro elemento pittoresco e caratteristico del Cansiglio è dato dai cosiddetti “scatoleri”, poche centinaia di individui semplici, laboriosi e frugali, di origine tedesca (Cimbri), emigrati dall’Altipiano dei Sette Comuni all’inizio del secolo scorso, che vivono in misere case in legno, raccolte prevalentemente nei pressi del Reggio Palazzo a Vallorch, Le Rotte, ai Pich, Pian Osteria, Campon e Pian Canaie, dedicandosi quasi esclusivamente alla fabbricazione di scatole (scatoi) e crivelli. Sino a non molto tempo fa, essi parlavano a stento l’italiano e, non emigrando e non contraendo matrimonio che tra loro, costituivano una specie di comunità, totalmente separata dalle popolazioni dei luoghi contigui. Oggi, questo stato di cose è in parte cambiato, benché, nel complesso, gli “scatoleri” continuino a far vita a sé e ad evitare, per quanto è possibile, relazioni e contatti con i vicini. … omissis... La foresta del Cansiglio, l’antico Bosco da remi di San Marco, la terra abitata dai Cimbri dal 1700. - pag. 9 Sbèen nòjes briive bon 1848 un 1856 Due documenti inediti del 1848 e 1856 dei CIMBRI BONATO dei Pich e AZZALINI del Pian dei Lovi Tutti i documenti riprodotti provengono dalla collezione privata di Menegon Walter che ne vieta la riproduzione senza il suo consenso. Verona Sig Giuseppe Maffèi e Molgie Cansiglio l’ 10 marzo 1856 Ho ricevuto grata Vostra in data 25 scorso Febbraio intesi la scusa di terdenza per la spedizione del genere di contratto restante senza precisare un tempo ultimare a disinpegnarmi vi dico risolutto che volgio sbrigarmi prima delle feste Pasquali perché tengo bisogno di dinaro se essa prende premura del caso devo rivolgere la vendita altrove e non potria servirla del genere del nostro contratto che a tempo più inoltre comodo perché il contratto assunsi per una di pronta cassa e aveva bisogno del dinero. Se Venitte in persona a riceverlo a Conegliano mi saria di piacere in alora sarai facile ancora la gitta a Conegliano io giuntavi poi delle molte nostre ricerche per Venezia col mezzo di astolfoni e da Bonatto e Finalmente Carlo Azzalini vi servi vi dico poi circa li prezzi inova si fa melgio che quello che fecci con noi. La causa che sono in necessità di dinaro e sig Panizza che mi manca di pagamenti invece mi manda scritti sconci lontani del onore mercantile. Farete il piacere di farvi passare la qui inclusa al suo negozio che faccio per canonica della posta attendendovi se venitte in persona a ricevere mi animarete la giornata fissata per trovarsi opportuno insieme salutandovi con tutta stima Gio Batta Azzalini del Fu Cristiano Nota bibliografica. Gio Batta Azzalini del fu Cristiano nato a Roana il 12/07/1772, chiamatovi dal fratello Domenico Azzalini a far scatoi. Nel 1861 con i dieci figli si trasferì in Val Bona dove morì nel 1862. Scrive di lui nel 1860 l’Ispettore Adolfo di Bérenger: “Azzalini Giovanni Battista fu Cristiano: è fratello di Girolamo; ammogliato ed ha dieci figli, fra cui 4 femmine (tre nubili e una ammogliata con Azzalini Luigi che ha 8 figli), e 6 maschi cioè: Luigi con 5 figli, Lodovico con 3 figli, Giovanni con 4 figli, Domenico ammogliato senza figli, Giuseppe e Odoardo nubili. Non ha lavoranti stabili, occupa dieci casoni in Pian dei Lovi, più tre che sono di un tornitore Perutto. Egli riceve 160 faggi, coi quali fabbrica per adequati 16 mazzi per faggio (totali 2560 mazzi). Carlo Azzalini nato in Val Bona il 03/05/1809 figlio di Pietro (n. Roana 1778) fu Domenico(falegname). Carlo sembra essere il primo Cimbro nato in Cansiglio. 10 marzo 1856 - Lettera dal Cansiglio a Verona impostata presso l’ufficio di Serravalle (Vittorio) il 10 marzo 1856 affrancata con una marca da bollo1 da 30 centesimi (tariffa per lettere per distanze da 10 a 20 leghe2) in uso nel Lombardo-Veneto con la quale il sig. Gio Batta Azzalini del fu Cristiano chiede al Sig Giuseppe Maffèi e Molgie residente a Verona in piazza erbe a n 855 la conclusione del contratto con lui stipulato. Cansiglio – Pian dell’Osteria. Cimbri e carrettieri nel 1936. Primavera 1919 – Salita al Cansiglio delle famiglie cimbre, per una nuova stagione di lavoro, presso Valsalega. Incontri e visite - pag. 10 Documenti storici - pag. 11 Trascrizione del contratto riprodotto a lato Provincia e distretto di Belluno Puos d’Alpago li quattro/4/febbraio 1848 mille ottocento quarant’otto. Li qui presenti Leonardo Nardi fu Andrea, Giovanni Nardi fu Giacomo, Lorenzo Nardi di Angelo, ed Antonio Nardi di Vincenzo tutti di Spert frazione del comune di Farra d’Alpago …………. passano al seguente contratto coi sig.ri Giovanni e Matteo fra= telli Bonato def.to Gaetano domiciliati nel Regio Cansiglio. Li primi nominati vendono la quantità di n° 830 ottocentotrenta sacca di carbone di faggio del Cansiglio. Detto genere dove opera sara ridotto e consegnato nel logo detto abbas Costaderla In Farra suddetta sempre inteso a sacca di misura mercantile pur Dando principio nel giorno di domenica e continuando aseconda Della fabbricazione sino a tutto il prossimo mese i marzo, termi na di vigore per l’intera consegna del carbone venduto. Li fratelli s.ri Bonato hanno il dovere di somministrare li sacca di tella occorribili di volta in volta alli Nardi onde questi possano effettuare a l’insacco, a tradizione doverosa. Il carbone nominato fra le parti viene avvalorato in lire versate due soldi diciassette £ 2:17 per sacco. Restano facoltizzati però li sig.ri Bonato di rifiutare la qualità non perfetta, come la scarsa infoccazione. Il pagamento corra nel seguente modo, cioè: osservando la complessi= va somma di importo in Venete lire duemila trecento sessanta cin= que soldi dieci £ 2365:10 pari altra eguale solevarono li sig.ri Bonato li Nardi dal debito che questi tenevano verso il sig. Ernesto Gava …. … come lo dimostra la ricevuta analoga ritirata e quindi abbia luogo l’intero saldo, a fanno li Nardi alli sig.i Bonato perfetta ri= cevuta in argomento. Qualunque mancanza di consegna nel tempo fissato s’obblgano li Nardi sottostare alla …….. delli discapiti soffribili dalli gig.ri Bonato Sotto il prescritto consegno ad inteso le parti si firmano per validità presenti due testimoni che pure si segnano; cada la durata s’asteza. da par asoa parti eredi anca Garantendo con la facoltà propria immobile Pick nel 1910 – i primi due casoni furono costruiti nel 1820 circa dai fratelli Bonatto Matteo (1793) e Bonatto Giovanni (1801). Pian Osteria nel 1901 – il primo casone fu costruito nel 1887 dai fratelli Azzalini Eugenio (n.Valbona 1852), fu Benigno, fu Girolamo, fu Cristiano, fu Girolamo fratello di Domenico, e Azzalini Cristiano. Leonardo Nardi afermo Giovanni Nardi afermo Lorenzo Nardi affermo Nardi Antonio afermo Giovanni Bonatto per me e fratelo a fremo Giovanni Locatelli testimonio Gaudenzio Locatelli testimonio Bonatto Matteo di Gaetano nato a Roana il 15/02/1793 Bonatto Giovanni di Gaetano nato a Roana il 25/10/1801 1920 circa, Foresta del Cansiglio, Carbonai al lavoro sul “poiat” 4 febbraio 1848 - Contratto per l’acquisto da parte pei fratelli Giovanni e Matteo Bonatto di una partita di 830 sacchi di carbone di faggio del Cansiglio. Troviamo in questo documento il dilemma del cognome Bonato che si firma Bonatto Nella Foresta del Cansiglio. Valle dei Pezzet, m 1030 Manifestazioni religiose e sociali - pag. 12 De Khércha bondar Hòolig Osvald un Hòolig Gualberto Chiesa di San Osvaldo e San Gualberto Inaugurazione della chiesetta restaurata di Pian Cansiglio 2012, la chiesetta di Pian Cansiglio restaurata Il 20 luglio è stata inaugurata, con la celebrazione della Santa Messa, la restaurata Chiesetta di Pian Cansiglio dedicata a San Osvaldo, nostro patrono, e a San Gualberto, patrono dei Forestali d’Italia. La manutenzione principale (tetto e pareti) è stata fatta a cura di Veneto Agricoltura, mentre noi Cimbri abbiamo fornito i due quadri dei santi, che sono stati posti ai lati dell’altare. Qui di seguito pubblichiamo anche le preghiere recitate per l’occasione da un Cimbro e da un Forestale. PREGHIERA DEL FORESTALE San Giovanni Gualberto Patrono dei Forestali d’Italia San Giovanni Gualberto, Patrono dei Forestali d’Italia, nato a Firenze nel 995, morto a Passignano Val di Pesa il 12 luglio 1073 O Signore, che con la Tua grazia illumini la nostra mente e i nostri cuori, aiutaci ad accrescere ogni giorno la nostra speranza. La vita ci ha posto al servizio dell'Italia per la conservazione, la cura e difesa delle cose più belle del creato: gli alberi, gli animali, le acque delle montagne che Tu ci hai donato a beneficio dell'uomo. Rendici, o Signore, più consapevoli di questo privilegiato impegno e mantienici a esso pienamente fedeli. E tu San Giovanni Gualberto, nostro Patrono e Maestro, guidaci per il sentiero della vita, che porta alla carità cristiana e alla solidarietà civile. Aiutaci a comprendere sempre più le opere del Creatore e i legami che uniscono tra loro le sue creature, in modo che anche la nostra fatica si svolga sempre in armonia con il disegno divino. AMEN. Foresta del Cansiglio, 20 luglio 2012 PREGHIERA DEI CIMBRI DEL CANSIGLIO San Osvaldo, nostro patrono, noi Cimbri del Cansiglio ti preghiamo affinchè ci aiuti a imitare la tua generosità verso il prossimo; il coraggio e la perseveranza nel professare la fede cristiana. Veglia sul popolo Cimbro. Hoòlig Osvald, d'ögnar bohüutar, bàndare Tzimbar bon Kansilien péetan dich bor Du hölfest zich fòlganent de dàin güute met me prüdaren; dar mut un 's gasteenach khödantent de klóobe bon Kriste. Lukh in Tzimbar Bòlk. Foresta del Cansiglio, 20 luglio 2012 San Osvaldo Re e Martire, Patrono dei Cimbri del Cansiglio, nato nel 604 d.C. in Northumbria, morto nel 642 a Maserfield Festa degli anziani dell’Altopiano ospiti dei Cimbri del Cansiglio 4 agosto 2012. Terza edizione della festa degli anziani delle tre parrocchie di Tambre, Spert e Borsoi. La prima (2010) si era svolta a Tambre, presso le strutture della Proloco in Pian De Dora. La seconda (2011) era stata organizzata a Valdenogher, a ridosso della Festa del Noce in Fiore. L’edizione 2012 si è svolta in Cansiglio, appro- fittando del capannone allestito per la festa dei Cimbri in Pian Osteria. La Santa Messa è stata celebrata presso la chiesa di Sant’Osvaldo in Pian Cansiglio, appena restaurata, anche col contributo dei Cimbri del Cansiglio che l’hanno fornita delle raffigurazioni dei santi Osvaldo di Northumbria e Giovanni Gualberto. Successivamente, gli ospiti ultrasettantenni si sono recati in Pian Osteria per il pranzo, magistralmente preparato dall’associazione Cimbri del Cansiglio. Nel pomeriggio gli ospiti hanno potuto visitare il Museo dell’Uomo e danzare al suono delle musiche di Wendi e company… Attività industriali dei Cimbri - pag. 13 De èebot bor màchan au mittanàndar bondar gròoses konsoléarn Tzimbarn Attività industriali dei Cimbri impresari I l nostro Vice Presidente Ruggero Azzalini ci ha inviato una breve storia della segheria aperta nel 1919 da suo nonno Ruggero. E' rilevante come questa si sviluppò in modo significativo, perchè i Cimbri avevano nel sangue l'istinto di mettersi in proprio e creare nuove aziende. Riportiamo sommariamente anche l'albero genealogico della sua famiglia: Il Capostipite loro è stato Azzalini Domenico (nato a Roana alla metà del 1700)..............................TRISAVOLO Fu il primo Cimbro a insediarsi in Cansiglio, a Vallorch nella seconda metà del 1700. Di lui scriveva nel 1862 l'Ispettore Forestale Rigoni - Stern: "Azzalini Domenico di Roana, di origine bassogermana, stabilivasi l'anno 1798 nel In alto da destra Azzalini: Antonio fu Ruggero, Barzotto Francesco, Azzalini Primo, Azzalini Renato. Sotto: Ruggero l’impiegato, il maresciallo Locman, Azzalini Mario della Cristina. E in fondo: Azzalini Ettore, Achille Carenda ed altri dipendenti. Segheria Ruggero Azzalini e fratelli a Vittorio Veneto. bosco Cansiglio, chiamato dalla i.r. Presidenza dell'Arsenale marittimo a fabbricar doghe di faggio, e v'introdusse l'arte della fabbricazione dei tamisi e delle scattole. Ebbe sei figli, quattro dei queli condusse seco in Cansiglio, cioè Pietro, Tomaso, Dionisio e Massimo". Figlio: Azzalini Pietro (nato in Asiago a Roana il 4.11.1778) in Pian dei Lovi e Val Bona........................ BISAVOLO Figlio: Azzalini Carlo (nato in Val Bona il 3.5.1809) il primo Cimbro nato in Cansiglio............................ AVOLO Figlio: Azzalini Pier Antonio, detto Toneti, (nato in Vallorch il 6.6.1852) ........................ BISNONNO Figlio: Azzalini Ruggero Costante (nato in Vallorch il 7.5.1888)............... .............................................. NONNO Figlio: Azzalini Primo (nato a Vallorch il 17.1.1916)............................ PADRE Figlio: Azzalini Ruggero (il nostro Vice Presidente) Ecco cosa scrive il nostro Ruggero: Mio nonno Ruggero Azzalini (1888-1936) iniziò l'attività di segheria nel 1919 a Fregona in via Mas, a poche centinaia di metri dalla chiesa parrocchiale. A quel tempo le segherie erano costruite lungo i fiumi da dove ricavavano l'energia per il funzionamento dei macchinari. Questa però era una delle prime alimentate da energia elettrica e fu necessario costruire, a proprie spese, una linea da Vittorio Veneto fino a Fregona. L'approvigionamento della materia prima, faggio e abete, proveniva solo dalla foresta del Cansiglio, mentre i segati erano venduti in parte a Enti statali e in parte a privati. L'attività si sviluppò costantemente negli anni '20 e '30 crescendo fino a impiegare circa 70 dipendenti, aprendo anche due filiali: una a Vittorio Veneto e l'altra a Cison di Valmarino. Nel 1949 i cinque figli maschi di mio nonno Ruggero e cioè Primo (mio padre), Tullio, Renato, Antonio e Siro si trasferirono a Vittorio Veneto in Via Virgilio (ora via Vittorio Veneto 2) avviando un nuovo e moderno impianto e anche per essere più vicini alla clientela. Nel 1968 allargarono ulteriormente l'attività costruendo una nuova segheria a Godega Sant'Urbano in via Nazionale, che a quei tempi era considerata all'avanguardia per tecnologia e capacità produttiva. L'acquisto dei tronchi nel frattempo si era spostato dal Cansiglio ad altre aree economicamente più convenienti come in Cadore, inizialmente, e poi in Austria e negli anni 1970/80 fino in Cecoslovacchia e in Russia. In seguito l'attività cessò a causa della concorrenza delle grandi segherie austriache, scandinave e russe che avevano il grosso vantaggio di avere la materia prima in casa e la manodopera a costi decisamente inferiori, oltre a una grande capacità produttiva. Oggi il legname consumato in Italia proviene quasi totalmente dall'estero. La Compagnia del Legno, azienda che ho fontato nel 1992, si inserisce in questo mercato internazionale, importando legname da Europa, Russia, Africa e Stati Uniti. Siamo proprio orgogliosi di portare avanti una tradizione e un patrimonio di esperienze, che ci riportano alle nostro origini cimbre. Ruggero Azzalini Liirnan de Tzimbrise Gaprècht - Impariamo il cimbro - pag. 14 Liirnan de Tzimbrise Gaprècht Impariamo il cimbro Lidia e Lucia Slaviero, Stefano, Fausto e Francesco Azzalini vi invitano a imparare il cimbro. Buon lavoro! Lidia un Lucia Slaviero, Stefano, Fausto un Francesco Azzalini lòkhant oich bor liirnan de Tzimbrise gaprècht. Guut èrbot! Pubblichiamo a puntate il romanzo di Edoardo Bertizzolo nativo di Enego ma attivo a Roana. La leggenda raccontata è avvincente e trae spunto dai racconti tramandati dai vecchi cimbri di Rotzo sull’altopiano di Asiago. Il volume, che riporta i testi in tedesco, italiano e cimbro, è stato stampato a cura dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana-Asiago (vi) al quale ci si può rivolgere per averne delle copie. Òondar tzimbrise störiele Una leggenda cimbra Altar Khnotto L'Antica Roccia De sunna hat sich gahat nòchont dorbékhet. Dar maano ist gabést hòach au in de belt. Un 's gras, dorre vomme lésten raifen von oktobar, hat garuspelt untar de triite vomme Slèrach un un de sain kselle. Se saint ganghet as morgasen vrüün palle. Drai taghe vòar de schaafar hattent gatzéelt au naach aname gròossen pèeren. Bia se habent en gasècht, habent sa galét mettanandar, bohénne, bohéenne, ööben un gòosse un saint inkanghet, alle. "Kan morgonde", habent sa khöt, "fan ròan vomme Ass-taale", khaichanten, "Bar haban en gasècht alle, 's ist baar. Ich han en gasècht dar èarste... denne de andarn. Ear hat üs gaglaaset aan, alle. Ear ist gabést héftig gròass, schiar an riise!" Tzbéen taghe, òandar naa' 'me andarn, Slèrach hat en gasüüchet in pèeren, ane vénnan en. Nicht von nicht, noch nicht de klööndorste pekka, net khlööndorste striif. Asò hat ar gahööbet aan klóoban, de schaafar höttent khöt au luughe. Hemmest de morgond-richte vomme draiten taghe hat en gasècht vudar-bait vomme lèntlen. Ar ist gant bohénne tzùa lùuganten kan mòrgande. Bèabart, and' ar hött' en net gavunnet. Ear böör gakhèart umme un hötte gabalchet de manedìirten logasìine. Aname huntar, aname jaagar, söllte sich nìa khödan luughe.Töar sich net, trüügan en. Badar de vìare saint net gabèst lüüganar. Dar pèero ista gabést in bàarot un ist gabést an sacha, gròass un dikhe un hòach, gröössor un höögor von alle den, ba dar Slèrach hat gasècht un gatöötet, fintz den stunt. Ear hat en gavunnet vraan iime, an maal vòar nachtan, an paar òaran vòar ghèenan 'iidar de sunna. Il sole non si era ancora svegliato. La luna era alta su nel cielo. Sull'erba secca di ottobre, la brina già scricchiolava sotto i passi di Slèrach e dei suoi amici. Erano partiti al mattino molto presto. Tre giorni prima i pastori avevano raccontato di un enorme orso. Appena vistolo, avevano radunato assieme in fretta e furia, pecore e capre ed erano scappati via, tutti. "Proprio ad oriente", avevano detto "sull'orlo dello Asstàl"gridavano."Noi lo abbiamo visto tutti, è vero. Io l'ho visto per primo... poi gli altri. Ci fissava, tutti. Esso era talmente grosso, proprio un gigante!" Due giorni, uno dietro l'altro, Slèrach aveva cercato l'orso, senza trovarlo. Niente di niente, nemmeno la più piccola traccia, neppure un piccolissimo segno. Così cominciava a pensare che i pastori avessero mentito. Ora l'alba del terzo giorno lo vedeva lontano dal villaggio. Egli camminava spedito guardando verso oriente. Guai se non lo avesse trovato. Egli sarebbe tornato indietro e avrebbe punito quei disgraziati mentitori. Un cane, un cacciatore non si dovrebbe così ingannare. Cari loro no, ci hanno imbrogliato. Ma i quattro non avevano mentito. L'orso esisteva davvero ed era un bestione enorme e alto, grandissimo e grossissimo più di tutti quelli che lo Slerach avesse visto e ucciso, fino a quel momento. Se lo trovò davanti la sera avanti notte, un paio d'ore prima del tramonto del sole. .............................. continua alla prossima pubblicazione.............................. - pag. 15 Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 16 Azzalini Agostino di Vallorch. Nato il 20 giugno 1900 in Cansiglio e precisamente a Vallorch è sempre stato legato alla sua terra. Col padre Edoardo e la mamma Giuseppina è andato ad abitare a Osigo di Fregona. I tempi però erano duri e ben presto è dovuto emigrare. L’Australia è stata la sua meta assieme ad un suo amico (detto il Momi). Nel viaggio di andata, via mare, durato oltre un mese, ha appreso la lingua inglese ed anche il greco, ovviamente da autodidatta. Allora in Australia naturalmente si parlava solo inglese... Ha soggiornato da solo in una baracca di legno, lontanissimo da centri abitati, ha convissuto con serpenti, scorpioni e vari animali. Il datore di lavoro con altri amici gli portava le vettovaglie ogni quindici giorni con un piccolo veicolo ed erano i giorni più belli che potesse ricordare. Tornato in Italia, ha vinto un concorso ed è stato ammesso nel Corpo Forestale dello Stato, grazie anche al suo grande amore per il bosco. Così ha svolto il suo lavoro, sempre nelle foreste, da Brunico a S. Stefano di Cadore a Lozzo di Cadore ed infine a Belluno. Per lui allora non esistevano ferie (servivano i soldi… per tirar su la famiglia...), ma solo lavoro e naturalmente a piedi, anche trenta e più chilometri al giorno, attorniato dal silenzio e dalla pace delle sue amate foreste. Per lui c’erano il lavoro, la famiglia (moglie e figlie) ed i libri. Il suo rimpianto più grande era di non aver potuto frequentare le scuole e soleva dire: “... il libro più bello ed interessante è il dizionario italiano…”. Già da giovane improvvisava componimenti e poesie ricche di arguzia e facezie quali quella del “SIOR ARMANDO FANTASIA”, che riportiamo brevemente: omissis… “La stagion che sta passando / che abbisogna d’aria buona / ha portato un Sior Armando / nel Comune di Fregona” omissis…. e nella sua vita in quattro e quattr’otto imbastiva poesie e filastrocche nonostante le vicissitudini e i dolori della vita. Scrive nel 1975 una raccolta di poesie “Tempi de na olta” nel dialetto veneto fregonese della sua giovinezza e dal quale riportiamo alcune note introduttive: “Non so come, ma mi è venuta la voglia ed ho preso la decisione di scrivere qualcosa sugli usi, costumi e folklore del paese natio. Quello che vorrei scrivere, se ci riesco, sono ricordi di un passato assai lontano, rimembranze di giorni felici, trascorsi da ragazzo fra la semplicità della gente di quei tempi che, rimasti indelebili nella mente, sono il patrimonio della mia gioventù. Ricordi sempre vivi di fatti vissuti e veduti che non si dimenticano più. Per dare allo svolgimento un clima un po’ umoriostico e spassoso, perferisco esporlo in rime nel dialetto locale. Dialetto di origini remote, rozzamente parlato, che varia da paese a paese e talvolta da casa a casa... Per chi non lo sapesse, è meglio precisare che la gente di allora era semplice, onesta, operosa, eccessivamente economica, ... Gente povera che viveva di poco fra strenti e privazioni. Gli uomini atti al lavoro emigravano per la maggior parte in Francia, Austria, Svizzera, Belgio e Germania... Partivano all’inizio della primavera e ritornavano a fine autunno. Quelli (come me- ndr.) che varcavano l’oceano rimanevano assenti molti anni o per sempre. A casa rimanevano gli anziani e le donne che lavoravano la terra... Allo scopo di cogliere, più che nella lingua, le sfumature della parlata di quei tempi, credo opportuno presentare, specialmente per i giovani, queste modeste rime nella parlata del mio paese che amo tanto... Belluno, li 29 ottobre 1975.” Ecco quindi alcune delle composizioni tra quelle che noi figlie abbiamo raccolte per non dimenticare: “Al fighèr de Mario” (Un grande fico, di proprietà di suo cognato Mario e che sorgeva proprio davanti alla finestra della camera da letto della sorella di sua moglie). AL FIGHÈR DE MARIO Vezìn casa al vèa ‘n fighèr Co le rame fin in tera, Al fèa ombra al polinèr, Al fèa fighi ‘na sgravèra. Desgustà da tanta ombrìa Che fèa dano par le vich, Al se à mess a taiàr via Rame e rame con sù fich. I meravigliosi colori della Foresta del Cansiglio Daghe incoi e dài domàn, Cossì tant l’è stat spoià Che ridoto senza i ràn In tre ani al se à secà. “Quanto bel che l’è ‘l Canseio” (La trasformazione da giovane ad adulto nella visione di una natura che si rinnova perennemente). QUANTO BEL CHE L’ Ė ‘L CANSEIO Chi sa mai par che da pìzol A pensarme del Canseio, Me sentìe vegnèr un grìzol Sol par che volèe de meio. Me parèa che la forèsta La gavèsse tuti i guai, Me parèa che ‘l dì de festa Nol volesse vègner mai. Ma vegnèst un poch pì grando Al vedèe cambiarse in meio, Me acordèe de quando in quando Quanto bel che l’è ‘l Canseio. Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 17 Me incantèa quela verdùra Sia del pian che la foresta, L’è ‘n miracol che natura Te lo stampa ‘n te la testa. Quela musica canora Concertada da i osèi, Mi voràe sentirla ancòra L’era un canto dei pì bèi. Ma quel bosch l’è sempre bèl, Lui l’à tut che te fa voia, Anca infin quel ventesèl Che le piante te despòia. Anca quant che ‘l temp al piove, Anca quant che ‘l temp al sola, Lui l’à tut che te comove, Lui l’à tut che te consola. Solche ti me bèl Canseio Mi te varde con amor, Mi no vede gnent de mèio Che me rive fin sul còr. Il sentiero che porta alla forcella della Val de l’Ors. COMPLEANO (per il compleanno della figlia Lina) Le gambe le stentèa tegnerme in piè E son sentà da rente al cazador. COMPLEANO (per il suo compleanno) Atu visto, cara Lina, Cosa l’è che tu combina, Te sveiada sta matina Con un anno e ‘na trentina. Lu continuea parlarme de la caza, Del can, de le ferme e le parade, Del polver da sparo e de le armi, De quanti centri al fea co le stocàde. Mi ghe dighe a la me vecia: “Tiente a mente che domàn, Sia che ‘l sole, sia che ‘l piove, Mi compisse un altro àn”. Con pensieri dei pì puri Noi te femo tanti auguri, Che sto ano e quei futuri Sian pì dolci e meno duri. Mi, inveze, tornèe indrio co i me ricordi, Me rivedèe tosat a caza de becàce, Parchè par tut al temp che stèe in Canseio Mai che fosse bon làssarle in pace. La me varda e la me diss: “Sì, al me caro maritìn, Mi prepare quel che ocore Ma ti pensa par al vin”. In sta festa che va in pressa, Vemo fatto la promessa De magnarse roba lessa Con do fete de sopressa. Me vedevo de matina avanti l’alba Corer in posta do da la stangada. Eco che de barlun ghen vede una E fora al primo colpo de stocàda. Radunà la parentèla Dopo un poch de tira e mola, Pian a pian se vèmo messo Tuti intorno de la tola. E proponemo, sacralòt, Quà alle “Case de Bortòt” De svodar gran bussolòt Po’ scampar avanti nòt. Sentìe: “Paf” in tera. Disèe “des le vien”, De fati, vegnea su ste galinaze E mi: pim pam. L’era uno spetacolo Vedèrle cascar do come le straze. “Compleano” (In occasione del compleanno suo e di una figlia). Era tuta ‘na alegria, Un bocòn e ‘na bevèsta, Chi contèa ‘na barzeleta, Se godeva quela festa. Bevi e parla, parla e bevi, E bevi ancora ‘n s’ciantinet, Me son fat ‘na meza sbornia Intrigà tegnerme dret. Ma se sà che queste feste Mi ve dighe, porca loca, Quant che tuto va par ben La finisse co ‘na cioca. Belluno, li 12 ottobre 1975. “Ravedimento” (Il triste ricordo della caccia praticata in giovane età). RAVEDIMENTO Un dì che son partì par ‘ndar a fonghi Me son catà davanti un cazador Che te ‘na man al vèa ‘na galinaza E con quelaltra al se sughèa al sudor. Co ò vist quela bestiòla senza vita, Me son sentì comover tut al cor, Dess pense: “le umano mo’, che ste becàce, Che par scampar dal fredo e le brosade, Costrete a trasmigrar par ste contrade, Le se riceve a son de sciopetade” ? Le tante quele not che mi me sogne De tute quele stragi de becàce. De la passion de caza me vergogne E d’esserme pentì me sente in pace. Vorìa resusitarle tute quante, Vorìa che pì nessun ghe fesse guera, Vorìa vederle transitar secure E ritornar contente a la so tera. Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 18 “Il richiamo della foresta…” (Il grido accorato e stanco di lui che vede per l’ultima volta il suo adorato Cansiglio). IL RICHIAMO DELLA FORESTA... ... E ritornato son a rivederti amato Cansiglio. Un mattin che pareami aver il cor a ciò disposto. Già d’aurea, purpurea luce l’oriente si colora e d’oro splende, omai, l’aspro dirupato Monte Cavallo. La tacita foresta si ridesta e nell’aer si diffonde, primo fra tutti, di tapino tordo, mesto, funereo, canto che, in vetta a solitario vetusto abete, con dolenti note, piange l’amata compagna che avido, famelico rapace, con audace volo ghermì e con l’adunco rostro, ancise. Indi, forse placato dal furor canoro, si tace e tutt’ora dal terror conquiso e dal dolore per la subìta funesta prova, pavido intorno guatando, con cauto volo, lascia l’antico abete e a vanni distesi planando il suol raggiunge. Tosto che il dì s’avanza muta la scena, e, come per magica fattura, la selva tutta risuona per ornitico concerto. Pria note di duol s’udiano, ora di festosi canti l’aura s’impregna sì da parer la sagra del Friuli. Attonito rimango e poi commosso a tanto poter della natura. Quivi da lontani ricordi onusto, mi riprende l’antico amor per la foresta e ne subisco il fascino che l’arcano suo poter promana. Riedo così all’infanzia, alla giovinezza e tutto ricordo. Rimembro il vago color dei fiori e il gradito profumo da lor profuso; e il rapido volo ed il richiamo di mille augei alle covate intenti; e il dolce mormorio della fronda dal vento mossa, che la meridiana siesta conforta; e il vagar per ermi, solinghi sentier, tanto della pace amici. Anco mi sovvien quando impetuoso, violento turbo improvvisamente colto, l’accecante lampo, il rumor del tuono, l’urlo del vento, lo scroscio dell’acqua in un commisti, la fin dell’universo parea venisse. Infin, placati gli elementi, il ritorno del sole Forcella della Val de l’Ors coi suoi color riflessi nell’immenso arcobaleno. Or che col pensier riandato son ai dì passati, tanto la nostalgia di me s’inonda che grande impetuoso desir di proseguir mi sprona. Poscia d’essermi alquanto riposato, riprendo il cammin, e d’uopo mi è gir lento, chè ad ogni mutar di passo muta la scena e mutano i ricordi. Spesso incertezza mi coglie per le mutate sembianze delle cose e avanti vado, indi non pago, d’uopo mi è di ritornar sull’orme tutto scrutando e aita chieder alla memoria fin che certo ne son del luogo e quindi gioirne o rammaricarmi per quel che ne rammento. Ciò spesso accadea, ma quando avvenia di transitar per luoghi ove l’attività ebbe luogo per lunga stagion, ivi la mente annoverava i detti e i fatti occorsi e l’alma si struggea al ricordo di persone care al cor, ormai scomparse. Assiso su vecchio ceppo di muschio avvulso, con lento gesto la mano alla rugata fronte addussi e il sudor ne tersi. Alfin giunto ero alla desiata meta di quel peregrino giorno a traverso la foresta e, stanco del lungo vagar, tutto intento a mirarmi stavo aprico, caro loco della “Forcella dell’Orso” ove semplice rustica dimora surse, diurno ostello dell’ultima operosa stagion trascorsa nell’amata foresta. Qui indugiar fu d’uopo più che solea far altrove, e sfuggir non potei l’assalto di moltissimi ricordi che angoscia il cor mi strinsero e a stento il ciglio barriera faceva al pianto, anco perchè presagio n’ebbi che più mai lecito mi fosse ritornar, per l’età mia grave. Molto, ormai, il sole percorso avea del diurno giro, e l’ora s’appressava del temuto, forse, ultimo addio. Prono per quanto il dorso me lo consentia, un pugno di terra colsi e, qual reliquia, entro a picciol’ urna il più rinchiusi e il resto all’aura, in guisa d’incensar, dispersi. Con ambo le man protese... E più non dico, chè impossibile mi saria dir l’acerbo duol che il cor mi comprimea: ogni umano accento nel dir vien meno poichè niun favellar al ver s’agguaglia. Dopo alcun tempo, alzato il capo che avea sul petto chino, un lungo accorato sguardo intorno volsi, certezza avendo che tal cara imago, nella memoria, per sempre mi saria rimasa. Indi, sconsolato, con incerto tremante passo mi dipartii dal “mio” Cansiglio. Belluno, 20 giugno 1979. A questo proposito vogliamo solo aggiungere che qualche tempo prima di lasciarci (è andato avanti il 22 gennaio 1983) ha voluto che lo accompagnassimo in Cansiglio a Vallorch ed è rimasto lì da solo con suo fratello Vittorio in una nostra tenda da campeggio per ben quindici giorni. è stato per lui un tuffo nel passato, un rientro nell’infanzia, un ricordo indelebile. Grazie papà, per averci trasmesso amore per il Cansiglio e per la tua e nostra grande foresta. Lina Azzalini. Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 19 De zéela bondar mann me balt di Costante Azzalini L’anima del boscaiolo Racconto vincitore nel 2007 al concorso letterario "Raccontiamo la montagna delle Prealpi Bellunesi e Trevigiane – Mani, terra, legno, pietra", promosso dal settimanale L'Azione I colpi dell'accetta erano forti e precisi. La faceva vibrare nell'aria per poi farla cadere nel punto prescelto, fendendo il legno bianco come una spada. Colpo su colpo il Vecchio Faggio si piegò e andò a posare l'antica chioma sul terreno. Il frastuono provocato dalla caduta di un albero era per il Biso, (così lo chiamavano), un rumore familiare; faceva parte di sè stesso come la pipa, che teneva sempre fra i denti. Si può dire che era nato boscaiolo e prima di lui tutti i suoi antenati. Ormani era anziano, ma doveva continuare a lavorare per mantenere quello che era rimasto della sua famiglia: la moglie Catina e la figlia Elisa, avuta in tarda età e che ora aveva vent'anni. I due figli maschi avevano perso la vita difendendo la Patria dall'invasore Austroungarico lassù, sulle Tofane. Quando il vecchio Faggio stramazzò a terra, il Biso si sedette sulla ceppaia umida di linfa e si asciugò il sudore della fronte. Bevve un sorso di vino e si guardò attorno. Dopo il frastuono provocato dalla caduta, era ritornato il silenzio nella foresta ed era, come al solito, un silenzio diverso. Un silenzio che solo i boscaioli sanno ascoltare! Ogni volta che un albero se ne va, rimane nell'aria un senso di vuoto e tutti gli abitanti del bosco ne soffrono. Il Biso si accese la pipa mentre pensava che in fondo, il Vecchio Faggio aveva vissuto per oltre cent'anni e che, tutto sommato, aveva avuto anche una bella vita. Era germogliato e vissuto su un bellissimo pendio, sempre irraggiato dal sole e riparato dai venti e ogni giorno centinaia di uccelli gli tenevano compagnia appollaiati sui rami. Nelle giornate piovose o nei lunghi inverni anche i caprioli si rifugiavano sotto la sua chioma. Questa volta però, il Biso non era come al solito. Si percepiva che stava cercando qualche giustificazione per legittimare l'abbattimento del Vecchio Faggio. Ma non era stato il Maresciallo del- la Forestale ad autorizzare il taglio ??!! Ed allora, cosa aveva il povero Biso da affannarsi in quel modo!? Sentiva dentro di sè un immenso dispiacere. Ne aveva abbattuti a centinaia di faggi e non solo, ma anche abeti bianchi e rossi ed anche larici, quella volta che era andato a lavorare per una ditta di Farra sopra la Madonna della Runal. Era sì vero che ogni volta che tagliava un albero provava un senso di vuoto, ma come ora..., proprio no! Gli venne in mente quella volta che, scendendo da Val Piccola, si fermò proprio sotto di Lui per ripararsi da un temporale improvviso. Era giovane allora, avrà avuto si e no una ventina d'anni ed era il periodo in cui si era fidanzato con la Catina. Si rannicchiò ai suoi piedi, si mise sulle spalle la vecchia giacca di fustagno, abbassò sopra gli occhi il cappello a larghe tese e cominciò a sognare ascoltando la pioggia. Stette lì sotto fino quasi al tramontar del sole e solo il frastuono provocato dal volo improvviso di un gallo cedrone riuscì a svegliarlo. Sotto quella chioma aveva sognato la sua vita con la Catina, una bella casa costruita in legno di larice e tanti figli. Da allora erano passati quasi cinquant'anni, i suoi lunghi capelli erano diventati tutti bianchi come la barba che teneva lunga e sempre pettinata; i colpi d'accetta erano sì più precisi di allora, ma meno potenti. Anche il suo amore per la Catina era diventato ancora più forte dopo la tremenda tragedia della perdita dei figli e solo con l'arrivo di Elisa la vita aveva ripreso ad avere un senso. A seguito di quella tragedia il Biso, uomo estroverso e di compagnia, si chiuse in sè stesso e di rado si poteva incontrarlo, la domenica, nelle osterie del villaggio. Si diceva che non aveva versato nemmeno una lacrima e che da allora nel suo volto non comparve più un sorriso, nemmeno quando nacque l'Elisa. Si guardò le mani: erano incallite. Una crosta spessa così, che niente avrebbe potuto scalfire, se non ovvia- Il Biso si appresta a tagliare il Vecchio Faggio mente la lama della sua accetta, sempre affilata come un rasoio e come solo lui, fra tutti i boscaioli del Cansiglio, sapeva affilare. Le guardò e riguardò come fossero loro le uniche artefici del misfatto. Suvvia, pensò, le mani non si muovono se non sono comandate dal cervello!! E questo era vero. "Ma il cuore!! Dov'era il mio cuore quando ho iniziato a tagliare??!!!" pensò. Il sudore, invece di scomparire, aumentava sempre più. Bevve ancora del vino, questa volta forse due o tre sorsi, ma più grandi di prima. Pensava, ora, che il Vecchio Faggio avrebbe dovuto rimanere in vita anche se aveva più di cent'anni. Era il più vecchio ed il più grande albero della Foresta; tutti, uomini ed animali, lo conoscevano e lo amavano. Era stato lui, il Biso, a convincere il Maresciallo della Forestale ad abbatterlo. "E' vecchio", gli aveva detto, "con la sua grande chioma toglie la Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 20 Le piccole piante di faggio in primavera luce al sottobosco ed impedisce di far crescere le nuove pianticelle!!!". Il Biso, in verità, ambiva di abbatterlo, perchè così avrebbe ulteriormente aumentato la sua già grande fama di bravo boscaiolo. Voleva diventare come il Ceki il quale, trent'anni prima, aveva abbattuto un abete bianco alto quasi trenta metri e con un diametro di centodieci centimetri, acquistando una gran fama, non solo fra i boscaioli del Cansiglio, ma anche fra quelli del Cadore e della Val Belluna. Con il taglio del Vecchio Faggio, molto più conosciuto ed ammirato dell'abete bianco del Ceki, il Biso si sarebbe guadagnato una popolarità tale, che per anni ed anni si sarebbe parlato di lui. Quando ottenne l'autorizzazione dal Maresciallo, la domenica successiva, girò per tutte le osterie del villaggio (cosa che abbiamo detto non faceva mai), per farlo sapere a tutti gli avventori, scatenando così l'invidia dei boscaioli. Non aveva però detto a nessuno, se non alla Catina, quando lo avrebbe tagliato. Era troppo rischioso!! E se avesse sbagliato qualcosa durante il taglio??!!! Qualche colpo non assestato professionalmente alla presenza di qualche "spettatore indesiderato", avrebbe potuto rovinargli la reputazione!! E così era partito da casa all'alba e dopo tre ore il Vecchio Faggio era disteso inerme al suolo ed il Biso aveva guadagnato la sua tanto cercata popolarità. Sempre seduto sulla ceppaia si portò le mani fra i capelli ed appoggiò i EVENTI SIGNIFICATIVI Il Film KATHERINE UN DAR SÖNDORSTE BÈNNANZICH S iamo felicissimi di segnalare che il film "Caterina e il magico incontro" ha vinto il premio dei bambini al prestigioso 18° Film Festival della Lessinia 2012, concorrendo nella sezione "Le Montagne dei Ragazzi". Si è imposto tra ben 59 film pervenuti da 21 paesi del mondo da altrettanti registi, tutti professionisti. Manifestazione bellissima e premiazione altamente professionale. La proiezione del film ha entusiasmato grandi e piccoli. Complimenti e un grazie vivissinmo a Loris Mora che ha fermamente voluto questo film. 18° Festival della Lessinia 2012. La premiazione del nostro film con Caterina Camarotto e il regista Loris Mora. Complimenti! gomiti sulle ginocchia volgendo lo sguardo sul terreno coperto da un soffice tappeto di muschio. Dapprima non ci fece caso, poi, osservando più attentamente, vide dei ramoscelli spuntare appena, appena dal muschio. Subito, con uno scatto, si inginocchiò e li cercò con le mani per capire cosa fossero..... erano delle piccole piantine di faggio!!! Il Biso, sempre inginocchiato, alzò allora il volto al cielo mentre dagli occhi gli scendevano finalmente, le tanto desiderate lacrime liberatorie. "Niente al mondo avvieme per caso!!" disse forte. Godeva di quelle lacrime!! Dove erano state fino al allora!!? Dov'erano quando si sentiva morire dentro ed aveva bisogno di loro per liberarsi??! Avrebbe voluto piangere per ore, per giorni! Piangere per i figli persi, piangere per non aver corrisposto ai sorrisi degli altri, piangere per la vergogna della sua ambizione, piangere per la morte del Vecchio Faggio, piangere, piangere....piangere!! La notizia della morte del vecchio Faggio si sparse veloce per i villaggi della Foresta, ma invece di destare stupore ed ammirazione per il grande gesto del Biso, creò fra gli abitanti un senso di dispiacere e malinconia. "Era l'anima della Foresta" dicevano. Ed ora che quel dannato del Biso aveva commesso il misfatto, sarebbe potuto accadere di tutto. La Vecchia Erminia, che era una persona molto considerata nei villaggi e le sue parole erano come il Vangelo, un giorno andò dal Biso e gli disse: "Rimedia a quello che hai fatto e fallo rivivere con le tue mani!". Dopo qualche giorno la ceppaia si era trasformata nel volto di Cristo. Il Biso aveva trovato il modo di far rivivere il Vecchio Faggio! Didattica - pag. 21 Bon baatar me zun: übarsétzanan d’ögnar gaboonte Di padre in figlio: tramandiamo la nostra cultura Laboratori didattici per le scuole elementari di Fregona, Montaner e Sarmede Legge 15 dicembre 1999, n. 482 ”Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” Progetto “IDENTITà CIMBRA: studio e ricerca” N el 2009 il Comune di Fregona con il partenariato del Comune di Sarmede e dell’Istituto Il docente di lingua e musiche cimbre Pierangelo Tamiozzo Comprensivo di Sarmede, ha presentato un progetto nell’ambito della legge n. 482 nella sezione “promozione culturale e linguistica, che ha fin da subito trovato la collaborazione dell’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio. Tale progetto rivolto a tutti gli studenti dell’istituto si prefiggeva di far conoscere la cultura e la lingua cimbra attraverso lo studio di forme scritte e l’ uso di materiali che riproducessero momenti importanti della vita della Comunità Cimbra presente nell’area del Cansiglio e nelle arre pedemontane di Fregona e Sarmede. Era stato pensato perché i ragazzi potessero incontrare il lessico e le forme linguistiche della lingua Cimbra attraverso la lettura e la rappresentazione di fiabe appartenenti alla cultura Cimbra, la simulazione diretta degli usi e delle tradizioni di vita del villaggio Cimbro, la costruzione, l’uso e la denominazione degli strumenti di lavoro tipici delle attività praticate dai Cimbri. Grazie al finanziamento ricevuto, i percorsi relativi a ciascun obiettivo sono stati realizzati come laboratori interattivi , partendo dal presupposto che l’apprendimento nasce dall’interno di ciascun ragazzo e che osservare divertendosi è una buona e consolidata pratica per stimolare l’interesse e le conoscenze. Guidati dalle dottoresse esperte in tradizioni e fiabe cimbre, Marta Azzalini e Paola Nard, gli alunni delle scuole elementari di Fregona, Sarmede e Montaner sono stati impegnati in laboratori che si sono avvalsi di strumenti didattici realizzati su misura in relazione all’età degli utenti e al tema affrontato. L’osservazione autonoma, allo stesso tempo è stata supportata da schede che hanno fornito modelli, hanno dato istruzioni, fatto riflettere su quanto andavano via via apprendendo. Questa esperienza ha reso possibile un contatto diretto con la cultura, le attività, la scansione della giornata, gli insediamenti e le abitazioni del popolo Cimbro , ha insegnato loro che questi “artigiani del legno” erano abilissimi boscaioli, falegnami e soprattutto “scatoleri”. Con la loro tecnica che veniva tramandata di padre in figlio ricavavano dai grandi faggi del Cansiglio sottili assicelle, “i crivelli” che opportunamente sagomati e assemblati si trasformavano in fasce da formaggio usate nelle malghe, madie cilindriche, dette “brent”, per la conservazione dei cibi, passini per la farina detti “tamisi” e molti altri utensili e attrezzi da lavoro. Il professor Pierangelo Tamiozzo inoltre ha intrattenuto tutti i ragazzi della scuola primaria e secondaria con canzoni in lingua cimbra, molto suggestive e coinvolgenti come quelle della fiaba cimbra “Le Beate Donnette”. Contestualmente ha operato delle interessanti riflessioni linguistiche con parallelismi lessicali tra lingua cimbra, tedesca ed inglese. Per gli studenti è stata una ottima opportunità per approfondire questa porzione di storia locale, e per imparare anche qualche vocabolo cimbro: adesso nelle aule risuona un buongiorno… germanico, addolcito nel tempo, come ci ha spiegato il professor Tamiozzo, dalla parlata veneta… Guuten takh e l’arrivederci sostituito con …Bar ségan-sich… Sarebbe auspicabile che esperienze simili non rimanessero isolate, ma potessero ripetersi, in modo che tale ricchezza linguistica e culturale non si perda nel tempo, ma diventi patrimonio delle generazioni future. Laura Buso In visita al Museo Etnografico di Pian Osteria I ragazzi presso la tipica “huta cimbra” osservano i Cimbri al lavoro con i loro attrezzi Nell’antico villaggio cimbro di Canaie vecio Documenti storici - pag. 22 Bolla del Papa Lucio III a Gerardo vescovo di Belluno A cura di Franco Bastianon e Francesco Azzalini. G razie all'impegno e all'interessamento di Franco Bastianon, possiamo pubblicare un documento interessantissimo per la storia del nostro territorio, che si trova in originale presso l'Archivio della Diocesi di Belluno. Trattasi della Bolla di Papa Lucio III° scritta a Verona nell'anno 1185, che intendeva riconfermare alla mensa del vescovo di Belluno Girardo i beni già concessi dall' Imperatore longobardo Berengario nel 923. Sono citati moltissimi luoghi e chiese a partire da Oderzo, Papa Lucio III Mussolente, fino ad Agordo, Canale d'Agordo (San Simon), Alleghe, Falcade passando per il Bellunese con il castello di Medone, l'Anta, Castion, Zumelle, Sedico, lo Zoldano, Castellavazzo, Cadola, Polpet, l'Alpago, il monte Cavallo (montis caballi), il Croseraz (crux ferrea), la Crosetta (Petracise), il Cansiglio(Campum silium) e giù fino a Fregona a con il castello di "Carone" (le grotte del Caglieron) e le cappelle di San Giusto e San Martino, fino a Soligo ecc... Gli appassionati troveranno pane per i loro denti. Buona lettura. VERSIONE LATINA Lucius Episcopus servus servorum Dei - dilecto filio Girardo Belunensi Electo, ejusque successoribus canonice substituendis in perpetuam memoriam. Quotiens a nobis petitur quod religioni et honestati convenire dinoscitur, animo nos decet libenti concedere, et petentium desideriis congruum suffragium impertiri. Eapropter dilecte in Domino fili tuis justis postulationibus clementer annuimus, et Belunensem Ecciesiam, cui Deo actore preesse dinosceris, sub Beati Petri et nostra protectione suscipimus, et presentis scripti privilegio communimus. Imprimis siquidem statuentes, ut nulli laico de terris quas in tua vel Cenetensi diocesi excolis, sive de animalium nutrimentis, a te vel successoribus tuis decimas liceat extorguere. Decimas etiam novalium in tuo Episcopatu, et Curia Opitergij laboribus tuis, sumptibusve cultorum concedimus te habere. Prohibemus insuper ut nullj contra voluntatem tuam liceat Ecclesie tue famulos recipere vel tenere. Preterea quascumque possessiones, quecumque bona impresentiarum juste et canonice possides, aut in futurum rationabilibus modis Deo propitio poteris adipisci, firma tibi tuisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis. Plebem Sancti Petrj de Musculento cum capellis et castro et pertinentiis suis tam in spirituaIibus quam in temporalibus. Plebem Sancti Gregorij cum capellis suis. Plebem Sancti Petrj cum capellis suis. Plebem de Sedeco cum capellis suis. Plebem de Agorde cum capellis suis. Capellam de Alegue. Capellam Sancti Simonis Canalis de supra. Plebem de Subto cum capellis suis. Capellam Sancti Petrj de Tuba. Capellam Sancte Crucis. Civitatem cum curia et dominio et iurisdictione tam in spiritualibus quam in temporalibus. et cum Anta que est iuxta civitatem. Castrum de Castellione cum plebe, et capellis, et curte, et pertinentiis suis. Castrum de Medone. Curtem de La bolla originale di Papa Lucio III Agorde cum comitatu et cum Monte de Falcata et aliis montibus cum decimis ipsius montis Falcate et aliorum cum villis et arimaniis, et dominio et jurisdictione in omnibus pertinentiis suis. Medietatem castri de Zumellis. et jus ordinationis quod habes in capella ipsius castri et in curtis ipsius medietate. Plebem de Cadula cum capellis suis. Pontem de Polpetho cum ripis et pedagiis suis. Castrum Sancti Georgij cum pertinentiis suis. Plebem Sancte Marie de Alpago cum capellis suis. et comitatum cum duabus decaniis, que sunt in eodem comitatu terminate per montis summitatem Petracise. et per montem qui dicitur crux ferrea, et summitatem Montis caballi. Campum silium inter eosdem fines: et silvam cum decimis et pertinentiis suis. Plebem Sancti Floriam de Zaoldo cum capellis suis, et Comitatum ipsius cum jurisdictione et districto in pertinentiis ipsius Zaoldi. Districtum et ordinationem castri de Lavatio, Montem Farre cum decimis suis. Silvam canalis Sancte Documenti storici - pag. 23 Crucis a Lavina Laverada respiciente ad ecclesiam Sancte Crucis cum decimis et pertinentiis et redditibus suis. Curtem de Fregona, cum castro de Carone: cum capella Sancti Justj: et espella Sancti Martinj cum dominio et pertinentiis eorumdem. Villam de Pineto. Castrum de Opitergio cum curte et villis. et campaneis suis. Capellam Sancti Blasij, sancti Petrj, Sancti Martinj, et Sancte Marie cum alia capella in campania, que omnes dicuntur esse in pertinentiis Opitergij. Jus ordinationis in plebe Sancti Johannis de Opitergio. et Capelle curtis Franconis, et libelaticum aliarum ecclesiarum, et ordìnationem earundem in pertinentiis Opitergij. Curtem et castra de Soligo cum villis et pertinentiis suis. Curtem de Cendone cum capella ipsius. Auctoritate quoque apostolica nichilominus duximus prohibendum, ne ullus advocatus vel minister ejus Ecclesiam tuam, vel que ad eam pertinent, gravare seu quibuslibet indebitis exactionibus fatigare presumat. Prohibemus insuper ut infra fines parrochie tue nullus sine tuo assensu capellam seu oratorium de novo construere audeat: salvis privilegiis Romanorum pontificum. Preterea novas et indebitas exactiones a patriarchis, episcopis, aliisque omnibus ecclesiasticis secularibusve personis, tibi seu ministris, ecclesiis, hominibus vel rebus tuis imponj auctoritate Apostolica prohibemus. Ad hec libertates et immunitates a regibus et principibus et ab aliis personis tam ecclesiasticis quam mundanis eidem concessas ecclesie, et antiquas et rationabiles consuetudines integras illibatasque manere presenti decreto sanccimus. Inhibemus etiam ne interdictos vel excommunicatos tuos ad officium aut ad communionem ecclesiasticam admittere quisquam sine congrua satisfactione presumat. Obeunte vero te, nunc eiusdem ecclesie electo, vel tuorum quolibet successorum, nullus ibi qualibet subreptionis astutia, vel violentia preponatur; nisi quem canonici ejusdem ecclesie communi consensu, vel pars consi- lij sanioris secundum Dei timorem et sanctorum patrum institutionem providerint eligendum. Decernimus ergo, ut nullj omnino hominum liceat prefatam Ecclesiam temere perturbare, aut ejus possessiones auferre, vel ablatas ritinere, minuere, seu quibuslibet vexationibus fatigare. Sed omnia integra conserventur eorum, pro quorum gubernatione ac sustentatione concessa sunt usis omnimodis profutura: salva sedis apostolice auctoritate, et Aquilegiensi ecclesie debita reverentia. Si qua igitur in futurum eccvlesiastica secularisve persona hanc nostre constitutionis paginam, sciens, contra eam temere venire presumpserit, secunde tertiove commonita nisi reatum suum congrua satisfactione correxerit, potestatis honorisque sui careat dignitate, reamque se divino judicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat: et a sacratissimo corpore ac sanguine Dej et domini Redemptoris nostri Jesu Christi aliena fiat: atque in extremo examine districte ultioni subjaceat. Cunctis autem eidem loco sua jura servantibus sit pax dominj nostrj Jesu Christi, quatenus et hic fructum bone actionis percipiant, et apud districtum iudicem premia eterne pacis inveniant. Amen. [in mezzo] Ego Lucius Catholice Ecclesie Episcopus scripsi Ego Theodinus Portuensis et S. Rufine Sedis Episcopus scripsi. Ego Henricus Albanensis Episcopus scripsi. Ego Theobaldus Hostiensis et Velletrensis episcopus scripsi. [a sinistra] Ego Johannes Presbiter Cardinalis titulo Sancti Marci scripsi. Ego Laboraus Presb. Cardinalis S, Marie Transtiberim titulo Calixti scripsi. Ego Hubertus titulo S. Laurentii in Damaso Presb. Card. scripsi. Ego Pandulfus Presb. Card. titulo Basilice XII Apostolorum scripsi. Ego Albuinus titulo S. Crucis Presb. Cardinalis scripsi. Ego Melior Presb. Card. Sanctorum Johannis et Pauli tit. pagine huic subscripsi. Documenti storici - pag. 24 Ego Adelardus titulo S. Marcelli Presbyter Cardinalis scripsi. [a destra] Ego Arditio Diaconus Cardinalis S. Theodori s. Ego Gratianus Ss. Cosme et Damiani Diaconus Cardinalis sc. Ego Soffredus Sancte Marie in via Lata Diaconus Cardinalis scripsi. Ego Rolandus Sancte Marie in Porticu Diaconus Cardinalis. Ego Petrus Diaconus Cardinalis S. Nicolai in Carcere Tuliano. Ego Rodulfus S. Georgii ad Velum Aureum Diaconus Cardinalis scripsi. Datum Verone per manum Alberti S.cte Romane eccle.e psbrj card.e et cancell.e XVIII novembre indictione IIII Incarnationis d.nice anno MCLXXXV pontificatus no. domnj Lucii pp III anno v° VESIONE IN ITALIANO LUCIO vescovo servo dei servi di Dio, al diletto figlio Gerardo eletto alla chiesa bellunese, ed ai suoi successori che verranno eletti secondo le leggi canoniche, a perpetua memoria. Ogni qualvolta ci viene domandato ciò che è riconosciuto conveniente dalla [o “per la”] religione e l’onestà, riteniamo opportuno concederlo con animo lieto corrispondendo in modo adeguato ai desideri dei richiedenti. Pertanto, diletto figlio nel Signore, benignamente acconsentiamo alle tue giuste richieste e prendiamo la chiesa bellunese, della quale riconosci di essere a capo per grazia di Dio, sotto la protezione del Beato Pietro e nostra, e diamo loro forza mediante il presente privilegio scritto. In primo luogo stabilendo che a nessun laico sia lecito esigere decime né da te né da tuoi successori dalle terre che tu possiedi nella tua diocesi o in quella di Ceneda, neppure da quello che serve al nutrimento degli animali. Concediamo anche che tu possa avere le decime dei nuovi campi dissoda- ti tanto nel tuo vescovado come nella curia di Oderzo per lavori fatti di tua iniziativa e per le spese di coloro che li dissodano. Inoltre proibiamo che alcuno ritenga lecito accogliere o tenere servi della tua chiesa contro la tua volontà. Inoltre che tutti i possedimenti e tutti i beni che al presente giustamente e canonicamente possiedi o che in futuro, con l’aiuto di Dio, potrai acquistare con mezzi ragionevoli, rimangano saldi ed integri per te e per i tuoi successori. Tra questi possedimenti abbiamo ritenuto opportuno citare con i loro nomi i seguenti: la pieve di san Pietro di Mussolente con le cappelle e il castello e le sue appartenenze con giurisdizione tanto spirituale quanto temporale; la pieve di san Gregorio con le sue cappelle; la pieve di san Pietro con le sue cappelle; la pieve di Sedico con le sue cappelle; la pieve di Agordo con le sue cappelle; la cappella di Alleghe; la cappella di san Simon di Canale di sopra; la pieve di sotto con le sue cappelle; la cappella di san Pietro in Tuba; la cappella di Santa Croce; la città con la curia e il dominio e la giu- risdizione tanto spirituale quanto temporale, compresa l’Anta che è presso la città; il castello di Castion con la pieve e le cappelle e la corte e le relative pertinenze; il castello di Medone; la corte di Agordo con il contado e compreso il monte di Falcade e gli altri monti con le decime del medesimo monte di Falcade e degli altri, compresi i villaggi e le arimannie con dominio e giurisdizione in tutte le loro pertinenze. Una metà del castello di Zumelle e il diritto di ordinazione che hai nella cappella del medesimo castello e nelle corti di quella tua stessa metà; la pieve di Cadola con le sue cappelle; il ponte di Polpet comprese le sue sponde e i suoi pedaggi; il castello di san Giorgio con le sue pertinenze; la pieve di santa Maria di Alpago con le sue cappelle e il contado con le due decanie che si trovano nel medesimo contado, il quale ha come confini la cima del Monte di Petracisa il monte detto Crux Ferrea [Croseraz secondo l’interpretazione normale] e la cima del monte Cavallo [ovvio]. Il Cansiglio [Campum Silium, quindi solo la piana Documenti storici - pag. 25 centrale, vedi infatti che la foresta è richiamata a parte] che si trova all’interno di quei confini e la foresta con le decime e le sue pertinenze. La pieve di san Floriano di Zoldo con le sue cappelle e il contado con la giurisdizione e il distretto di pertinenza dello stesso Zoldo. Il distretto e l’ordinazione del castello di Lavazzo; il monte di Fara con le relative decime; il bosco del canale di Santa Croce da Lavina Laverada rivolto alla chiesa di Santa Croce con le relative decime pertinenze e redditi; la corte di Fregona con il castello di Caron; con la cappella di san Giusto; e la cappella di san Martino con il dominio e le rispettive pertinenze: il villaggio di Pinidello; il castello di Oderzo con la corte, e i villaggi e le relative campagne; la cappella di san Biagio, di san Pietro, di san Martino e di Santa Maria insieme con un’altra cappella che si trova in campagna, le quali tutte si trovano nelle pertinenze di Oderzo; il diritto di ordinazione nella pieve di san Giovanni di Oderzo, e nelle cappelle della corte di Francone, e il livellatico delle altre chiese e il diritto di erigerne nelle pertinenze di Oderzo; la corte e i castelli di Soligo con i relativi villaggi e pertinenze; la corte di Cendone con la sua cappella. Ed inoltre con autorità Apostolica abbiamo ritenuto di proibire che qualsiasi avvocato o suo ministro presuma gravare e opprimere la tua chiesa o le cose che le appartengono, con qualsivoglia indebita esazione. E proibiamo anche che alcuno ardisca costruire ex novo cappella od oratorio entro i confini della tua parrocchia senza il tuo consenso, salvi i privilegi dei romani Pontefici. Ed inoltre, con autorità Apostolica, proibiamo che vengano imposte a te o ai tuoi ministri ecclesiastici o ad uomini o cose tue, nuove ed indebite esazioni da Patriarchi, vescovi e da ogni altra persona ecclesiastica o secolare. Con il presente decreto viene da Noi sancito che oltre a tutte queste cose, rimangano integre ed intangibili le libertà e le immunità che furono concesse da re e principi e da altre persone tanto ecclesiastiche quanto secolari, come pure le antiche e ragionevoli consuetudini. Vietiamo anche severamente che alcuno presuma ammettere, senza una condegna soddisfazione, ad un officio e alla comunione ecclesiale, coloro che tu avrai interdetto o scomunicato. Alla morte di te, ora eletto, o a quella di qualsiasi altro dei tuoi successori, nessuno venga preposto a codesta medesima chiesa con intrigo di qualsiasi specie o con violenza, ma solo colui che i canonici di codesta chiesa o la parte di più assennato consiglio avrà provveduto ad eleggere, di comune consenso, secondo il timore di Dio e le costituzioni dei santi Padri. Decretiamo anche che proprio a nessuno sia lecito temerariamente turbare la predetta chiesa o indebitamente appropriarsi delle sue possessioni o ritenersi quelle rubate, o diminuirle o gravarla con qualsivoglia genere di sopruso, ma che ogni cosa debba essere conservata a favore di coloro per i quali è stata concessa per governo e per sostentamento, salva l’autorità della Sede Apostolica e la dovuta riverenza alla chiesa di Aquileia. Se adunque per il futuro una qualsiasi persona tanto ecclesiastica quanto secolare, essendone a conoscenza, avrà l’audacia di contravvenire a questa bolla di nostra costituzione, ammonita per una seconda e terza volta, a meno che non ripari il suo errore con una adeguata soddisfazione, venga privata della sua autorità e del suo onore, e sappia di essere rea davanti al giudizio divino per la perpetrata iniquità, e venga esclusa dalla partecipazione al Sacratissimo Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo Dio e Redentore nostro: e nel giudizio finale subisca una severa sentenza. Tutti coloro invece che avranno conservato alla stessa chiesa i suoi diritti godano la pace del Signor nostro Gesù Cristo in modo tale da ricevere anche in questo mondo il frutto della buona azione, e presso il Giudice severo trovino il premio dell’eterna pace. Amen. [in mezzo] Io Lucio, vescovo della Chiesa Cattolica. Io, Teodino, vescovo di Porto e della sede di S. Rufina. Io Enrico, vescovo di Albano. Io Teobaldo, vescovo di Ostia e Velletri. [a sinistra] Io Giovanni, Presbitero e Cardinale di San Marco Io Laborante, Presbitero cardinale di santa Maria in Trastevere. Io Uberto, cardinale presbitero titolare di S. Lorenzo in Damaso. Io Pandolfo, cardinale presbitero titolare della Basilica dei XII apostoli Io Alboino, cardinale presbitero titolare di S. Croce Io Melior, presbitero Cardinale titolare dei santi Giovanni e Paolo ho sottoscritto questa pagina Io Abelardo, titolare di S. Marcello presbitero e cardinale [a destra] Io Arditio, cardinale diacono di San Teodoro s. Io Graziano diacono cardinale dei SS. Cosma e Damiano Io Soffredo diacono cardinale di Santa Maria in via Lata Io Rolando, cardinale diacono di S. Maria in Portico. Io Pietro, cardinale diacono di S. Nicola in Carcere Tulliano. lo Rodolfo, cardinale diacono di S. Giorgio al Velo d’oro, Dato a Verona, per mano di Alberto, presbitero cardinale e cancelliere di S. Romana Chiesa, il 18 novembre, indizione quarta, nell’anno dell’incarnazione del Signore 1185, nel quinto anno del pontificato del nostro signor papa Lucio III. Cippo di confine in località La Crosetta (anticamente detta Petracise) Iniziative culturali - pag. 26 CONCORSO LETTERARIO 2013 12° edizione Raccontiamo la montagna delle Prealpi Bellunesi e Trevigiane Il titolo del racconto da inventare: Piume, zampe, corna e code La montagna vive IL COMITATO PROMOTORE L’Azione Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio Associazione La via dei Mulini – Cison di Valmarino Consorzio Pro Loco Sinistra Piave – Val Belluna Pro Loco di Tovena Pro Loco di Miane Gruppo Marciatori di Refrontolo Gruppo Alpini di Refrontolo Gruppo Alpini di Tovena Gruppo Alpini, AIB e PC di Lentiai Gruppo Alpini, AIB e PC di Mel Gruppo Alpini, AIB e PC di Trichiana PATROCINI Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia Comitato Provinciale UNLPI di Treviso Comunità Montana Prealpi Trevigiane Comunità Montana Val Belluna Sezioni bambini (5a elementare e prima media) ragazzi (seconda e terza media) adulti (dai 15 anni in su) Scade sabato 11 maggio 2013 Info: www.lazione.it Tel. 0438-940249 - [email protected] L’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio sostiene questa importante iniziativa e invita tutti i Cimbri a farsene sia interpreti (scrivendo) che promotori (coinvolgendo figli e amici). Note e regolamento del concorso. Nel titolo è chiaro il riferimento agli animali che abitano il nostro territorio: da quelli più comuni allevati, a quelli selvatici il cui incontro è sempre un tuffo al cuore. Per questa dodicesima edizione del concorso letterario l’invito è quindi a creare un racconto che abbia al centro della storia un rappresentante della mondo animale, ricorrendo alla memoria o alla fantasia. Regolamento. 1 – Oggetto del concorso sono racconti sul tema “Piume, zampe, corna e code. La montagna vive.” ambientati nelle Prealpi Bellunesi e Trevigiane. Il concorso è articolato in tre sezioni: bambini (quinta elementare e prima media), ragazzi (seconda e terza media) e adulti (dai 15 anni in su). 2 – II racconto deve essere inedito e frutto di impegno personale. Sono ammessi racconti frutto di lavoro di gruppo ma ai fini della premiazione saranno considerati come unità. La lunghezza massima deve essere di 8.000 caratteri spazi inclusi. 3 – L’elaborato deve essere scritto su supporto magnetico in formato .txt e inviato per posta o per e-mail entro e non oltre l’11 maggio 2013 a: Settimanale L’Azione via Jacopo Stella, 8 - 31029 Vittorio Veneto - Tv tel. 0438-940249, indirizzo di posta elettronica: [email protected] . 4 – Ogni concorrente non può partecipare con più di un racconto. 5 – In calce al racconto devono essere scritti: nome, cognome, indirizzo di casa e numero di telefono del concorrente. Gli alunni dovranno indicare anche nome e indirizzo della scuola, classe frequentate e nome dell’insegnante e recapito privato. 6 – I racconti non saranno restituiti e diventeranno di proprietà de L’Azione con diritto di utilizzo e pubblicazione. L’eventuale uso da parte di terzi è subordinato ad autorizzazione scritta da parte de L’Azione. 7 – Una giuria selezionerà i migliori racconti di ciascuna sezione; questi racconti saranno pubblicati sul Settimanale L’Azione che sarà inviato a tutti gli abbonati e ai partecipanti al concorso. Ai selezionati bambini e ragazzi spetterà inoltre, un libro autografato dallo scrittore presente alla cerimonia di premiazione, agli adulti spetterà un prodotto di artigianato tipico locale. Per tutti i selezionati ci sarà l’attestato di partecipazione. 8 – I racconti selezionati delle sezioni bambini e ragazzi saranno illustrati con una tavola a colori dai migliori corsisti della “Scuola estiva di Illustrazione di Sarmede”. 9 – In base alle valutazioni dei lettori de L’Azione tra i racconti selezionati per ciascuna sezione verrà redatta una classifica. I lettori potranno esprimere la propria preferenza mediante cartolina postale. 10 – Ai vincitori di ciascuna sezione spetterà una cesta di prodotti tipici del nostro territorio. 11 – Nella sezione adulti un premio speciale sarà assegnato al racconto segnalato dalla giuria. 12 – Alla classe che otterrà il maggior numero di segnalati dalla giuria spetterà un premio in denaro di 300,00 Euro. 13 – La cerimonia di premiazione si terrà a Trichiana; la data sarà comunicata. 14 - La partecipazione al concorso implica il consenso al trattamento dei dati personali forniti dal partecipante. Più precisamente, ai sensi del D.Lgs 196/2003, i dati dei partecipanti verranno trattati, con modalità cartacee e informatizzate, per finalità di gestione amministrativa del concorso. I nominativi dei concorrenti autori dei racconti selezionati dalla giuria saranno oggetto di pubblicazione sul settimanale L’Azione. Manifestazioni - pag. 27 Per noi Cimbri del Cansiglio l’iniziativa che di seguito viene persentata, è stata molto importante e significativa. Lo spirito che da sempre ha animato le nostre comunità, è stato improntato al rispetto e alla conservazione dell’ambiente e del territorio che abitiamo da più secoli. Abbiamo perciò dato piena disponibilità per la realizzazione di questa giornata, il cui spirito sentiamo di condividere pienamente. Balt bon Kansilien Dar tag bondar laip me Bèlt Foresta del Cansiglio Giornata per la salvaguardia del Creato 1 settembre 2012. La diocesi di Belluno-Feltre, quest’anno aveva il compito di organizzare la settima edizione della Giornata ecumenica per la salvaguardia del creato, che da cinque anni è proposta in maniera congiunta per le diocesi dell’arco alpino (Bolzano-Bressanone, Como, Trento) con i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane, dagli ortodossi ai luterani ai battisti. La Giornata, che consta dei due momenti del convegno e della celebrazione, si è svolta nella mattinata di sabato 1 settembre a Pian Cansiglio, ai confini tra le province di Belluno e di Treviso. Ha coinvolto anche l’area della ex-base Nato «Bianchin», un luogo eloquente per essere stato l’emblema della guerra fredda nel bellunese e che l’ente regionale «Veneto agricoltura», che ha sede in quel luogo, ha ora bonificato. Una tappa della celebrazione si è svolta proprio nell’area dove avevano sede le rampe di lancio dei missili. L’appuntamento per le delegazioni diocesane e per i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, come per tutti quelli che hanno voluto partecipare, è stato alle ore 9 nell’area dell’exbase Nato «Bianchin», dove è stato allestito un capannone a cura della sezione Ana (Associazione nazionale Alpini) di Spert-Cansiglio. Il Vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich, ha dato il benvenuto ai partecipanti. I saluti delle autorità hanno fatto poi da preludio alla relazione sul tema della giornata, «Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra», dettata da padre Adriano Sella, un missionario saveriano che nel 2007 promosse la Rete interdiocesana per i nuovi stili di vita, di cui fanno parte ora 62 delle 221 diocesi italiane. Padre Sella è stato invitato da Cesare Lasen, direttore dell’Ufficio per la cultura e gli stili di vita in montagna della diocesi di Belluno-Feltre; Lasen è stato il chairman di questa prima parte. Alle 10.30 è iniziata la preghiera ecumenica nella chiesa di sant’Osvaldo in Pian Cansiglio, recentemente restaurata. Di lì i partecipanti si sono avviati lungo un percorso in sei tappe, che si è concluso al crocifisso del villaggio cimbro «Le Rotte». Le tappe sono state presiedute dal vescovo Andrich, dall’arcivescovo di Trento Luigi Bressan, dal vescovo di Como Diego Coletti, dal vicario generale della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e di Malta del Patriarcato ecumenico Evangelos Yfantidis, dal pastore della Chiesa battista di Pordenone Giuseppe Miglio, dal pastore della Chiesa luterana di Merano (Bz) Martin Burgenmeister. Al termine, rappresentanti cattolici, ortodossi e protestanti hanno proclamato un appello congiunto per la salvaguardia del creato, che si è modulato sul tema biblico «Dio plasmò l’uomo con polvere dal suolo». Nelle riunioni preparatorie della Giornata, la diocesi di Belluno-Feltre ha inteso promuovere una manifestazione il più possibile popolare: sono stati coinvolti i parroci della forania dell’Alpago, per segnalare ai fedeli la possibilità e l’invito a partecipare alla celebrazione; a capofila il parroco di Spert, Borsoi e Tambre. Tambre e Spert sono le due parrocchie di Belluno-Feltre che insistono sulla piana del Cansiglio. La lista delle associazioni e delle realtà coinvolte è lunga e comincia dagli Alpini e da Veneto agricoltura, già citati, per passare all’associazione culturale «Cimbri del Cansiglio», ai cori parrocchiali di Spert e Borsoi, al coro «Dolada», alla Banda comunale di Farra d’Alpago, ai chierichetti, ai giovani delle parrocchie; ha dato adesione il presidente della Comunità montana dell’Alpago Alberto Peterle. Inizio della “Giornata per la salvaguardia del creato” presso l’ex base NATO di Pian Cansiglio Cerimonia di chiusura nel villaggio cimbro delle Rotte con la recita dell’Ave Maria in Cimbro “Grussa dich Maria” Foto ricordo dei principali partecipanti, presso il capitello del villaggio cimbro Le Rotte: tra gli altri: il Vescovo di Belluno Feltre, di Como, l’Arcivescovo di Trento, il Vicario generale degli Ortodossi d’Italia e di Malta, il Pastore della Chiesa Battista di Pordenone, il pastore della Chiesa Luterana di Merano L’anno scorso la Giornata, organizzata dalla diocesi di Como, aveva per tema «L’acqua, dono di Dio, prima risorsa di una terra ospitale e accogliente per l’uomo». La Giornata si tiene sempre l’1 settembre, data di inizio del Calendario liturgico annuale nelle chiese ortodosse, sulla scia di quanto ha voluto l’attuale patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Giuseppe Bratti - Ezio Del Favero Eventi significativi - pag. 28 Lustighekhot un Bèlt, ist de gaboonte baartag me póome ka Kansilien I colori della foresta del Cansiglio Faggio: la grande foresta del Cansiglio, località Fontana Fagher Foresta del Cansiglio – Maggio 1954 “ Maggio 1954, località Col Indes. La scuola elementare di Pian Osteria alla festa degli alberi 1954, Località Col Indes, Festa degli alberi, distribuzione delle piantine da parte delle Guardie forestali La Festa degli alberi”, anche noi la ricordiamo con nostalgia e per questo vi proponiamo alcune foto del 1954, quando i ragazzi dell’Alpago e del Cansiglio si univano per mettere a dimora le piantine di abete rosso, che ora sono diventate grandi, come quelli di noi che si possono riconoscere nelle foto, (Sergio Grisi, Giuliano Maino, Nevio Zanon, Franco, Claudio, Emi, Luciana, Graziella, Gabriella, Margherita...). Era un evento atteso con impazienza soprattutto da noi ragazzi della scuola elementare di Pian Osteria, che eravamo assai “selvareghi”, perchè potevamo incontrare quelli dell’Alpago, che per molti di noi era quasi un altro mondo. Ai giorni nostri la tradizionale festa si svolge ancora e ce la racconta la dottoressa Elena Piutti. Francesco Azzalini Maggio 1954, i ragazzi mettono a dimora le piantine di abete rosso nelle apposite buche, sotto l’occhio vigile del Forestale Grisi e della Maestra Eventi significativi - pag. 29 Entusiasmo e Natura, è la tradizionale festa degli alberi in Cansiglio La foresta del Cansiglio V 2012, cartellonistica informativa lungo il percorso in foresta Foresta del Cansiglio, 22 settembre 2012 eneto Agricoltura, ed in particolare l’Ufficio Educazione Naturalistica in Pian Cansiglio, continua a svolgere e potenziare le attività didattiche di educazione naturalistica sul territorio rivolte in particolar modo agli alunni delle scuole limitrofe alla Foresta del Cansiglio, affinché attraverso la conoscenza delle valenze storiche e naturalistiche del territorio possano scaturire azioni di sensibilizzazione e salvaguardia del patrimonio ambientale e della sua biodiversità. Per tale motivo, data la positiva esperienza di attività di animazione territoriale locale svoltasi negli anni in Pian Cansiglio, è stata ripetuta, anche per l’anno scolastico 2012-2013, la tradizionale Festa degli Alberi rivolta a tutti gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Puos d’Alpago; gli studenti erano circa 500 come succede da ormai oltre 10 anni. La manifestazione si è svolta lo scorso 22 settembre ed è stata caratterizzata da uno specifico programma didattico condiviso con gli insegnanti delle scuole e arricchito, rispetto alle edizioni precedenti, con nuovi contenuti, informazioni e stimoli. Il tema della giornata ha riguardato la relazione tra l’Uomo e l’Altopiano del Cansiglio nei secoli, che è anche l’argomento focale del Museo Regionale dell’Uomo in Cansiglio “Anna Vieceli” e Centro Etnografico e di Cultura Cimbra del Cansiglio in loc. Pian Osteria, punto di ritrovo della Festa. A tutte le classi è stato proposto lo stesso itinerario, per cui durante la giornata, a turno ed in base ai tempi di arrivo, gli alunni hanno ascoltato gli esperti nelle postazioni didattiche con pannelli appositamente preparati e quindi preso parte ad escursioni guidate sia al Museo -sul tema della relazione tra l’uomo e l’altopiano- che in bosco sui temi dell’archeologia, della paleobotanica e dei cambiamenti della vegetazione dalle glaciazioni ad oggi. Una particolare attenzione è stata data infatti alla torbiera di Palughetto, sito archeologico e naturalistico importante in cui sono stati trovati numerosi reperti paleobotanici ed archeologici presenti al Museo oltre ad essere luogo dedicato all’illustrazione della storia delle foreste nell’arco alpino e in Cansiglio, dalle glaciazioni ai tempi nostri. Al buon esito della manifestazione hanno contribuito il Corpo Forestale dello Stato, l’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio e il personale di Veneto Agricoltura dell’ufficio Educazione Naturalistica e del Giardino Botanico Alpino. È stato scelto di localizzare nuovamente la manifestazione presso il Museo, in loc. Pian Osteria, essendo una delle strutture di Veneto Agricoltura vocate all’educazione naturalistica e strategica anche dal punto di vista logistico. Un breve momento è stato riservato ai saluti e ai ringraziamenti da parte degli Amministratori dei Comuni dell’Alpago e del Parroco di Spert e degli o rg a n i z z a t o r i mentre ampio spazio è stato Settembre 2012, Festa degli alalla fine dedica- beri. A scuola di “rispetto della Foresta” to alla distribuzione del pasto agli alunni e agli organizzatori da parte dell’ANA Alpini, sezione di Spert. Il servizio di assistenza sanitaria è stato prestato da EVA Settembre 2012, Festa degli alAlpago. beri. Entriamo nella Foresta del L’entusiasmo Cansiglio e la gioia dei ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa, la soddisfazione e il ringraziamento degli insegnanti e la ricSettembre 2012, Festa degli alchezza di spunti beri. Gli studenti presso il Museo che offre sempre dell’Uomo in Cansiglio - Centro la Foresta, oltre Etnografico di Cultura Cimbra alla dedizione da parte dei collaboratori coinvolti incoraggiano gli organizzatori e proporre anche per il futuro questa bellissima festa con la Natura. Elena Piutti Collaborazione con le scuole - 5 per 1000 - pag. 31 Apuntamenti per il 2013 - pag. 30 An züüche àu Hòolig Osvald Ghèebar mittanandar bor èrbatan in 2013 Appuntamenti per il 2013 Una ricerca su Sant’ Osvaldo Programma delle principali attività 2012, Ecomaratona “Troi dei Cimbri”, concorrenti in transito a Pian Osteria Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio Gruppo "Giovani "Giovani Cimbri Cimbri del Cansiglio" "Puube, Puube, borghèss net....". "Ragazzo, ragazzo non dimenticare....". Nell'antica Nell'antica foresta foresta da remi da remi di San di Marco San Marco del Cansiglio del Cansiglio 16aa FESTA 18 17 FESTA diDEI S. OSVALDO CIMBRI PATRONO DEI CIMBRI DEL CANSIGLIO DEL CANSIGLIO E DI S. OSVALDO Giovanni De Min, “S. Osvaldo”, 1858 18° Baartag 17° Baartagbomme bon hòoligh tzimbarOsvald bòlk bonbohüutar Kansilien un bon hòoligh bomme tzimbarOsvald bòlk bon ügnar Kansilien bohüutar Villaggio Cimbro di PIAN OSTERIA Villaggi Cimbri Villaggio di VALLORCH, Cimbro diLE PIAN ROTTE OSTERIA e PIAN OSTERIA In kaTzimbrise Tzimbrisce lèntle bon Pian Osteria In ka In ka lèntlen Tzimbrise bonlèntlen Vallorch, bon Le Pian Rotte Osteria un Pian Osteria PROGRAMMA Sabato 31 4 agosto 6 luglio 2010 2012 2011 S iamo veramente lieti e orgogliosi di presentare il lavoro di ricerca sul nostro patrono S.Osvaldo, svolto dalla Scuola Primaria di Tambre, che ha prodotto l'opuscolo in parte qui riportato e il quadro che è depositato presso il nostro Museo di Pian Osteria. I ragazzi sono stati nostri ospiti alla Festa dei Cimbri alla quale hanno presentato il loro lavoro. Un grazie vivissimo anche ai loro insegnanti. Bor bèiss Gott. Domenica 51 Domenica 7 agosto agosto2012 2011: nel villagio Cimbro di Pian Osteria 2010 Ore 14.00 villaggio dil’inaugurazione Pian Osteria: il3MUC CentroTroi Ritrovo in Vallorch, perdell’Alpago recuperato “Antico Ore 16.00 12,00-–Nel Pranzo per gli cimbro anziani e per del lepresso classi e 5 elementare Etnografico di Cultura Cimbra: Laboratorio didattico dedicato deiTambre Cimbri”riservato conesposizione breve escursione (18ora) da Vallorch a Val Grasse di con degli elaborati suanni S.Osvaldo. ai Cimbri ai ragazzi dagli ai 12 a cura di Paola e Le Rotte accompagnati Dott.ssa Desirèe Dallavoro” Bon del Corpo Ore 14,30 Proiezione in anteprima deldalla nuovo filmstrumenti “Una favola cimbra –(durata Nard e Marta Azzalini sul tema “Gli del 90 minutiedello -ilquota d’iscrizione di 2 euro). Forestale Stato; (abbigliamento adeguato). Caterina magico incontro” Ore 16.00 Nel villaggio cimbro di Pian Canaie: Inaugurazione e 17.00 –Laboratorio Arrivo degli escursionisti villaggio dagli cimbro rinfresco. Ore 16,00 di lettura perneli ragazzi 8 aiLe12Rotte annie presso il benedizione della restaurata Fontana del villaggio, con la Ore 17.30 – MUC Nel villaggio di PiandiOsteria, - Centrocimbro Etnografico Cultura presso Cimbra.il MUC - Centro Dalle partecipazione del Parroco di Tambre, delle Autorità, della Etnografico di Cultura Cimbra: percorso didattico sulletrippe tradizioni Ore 19,30 in Pian Comunale Osteria cena rustica con piattidel tipici (canederli, Banda di Farra d’Alpago, Coro Bianche Cime e del bellunese Gino Tramontin. rinfresco dei poeta Cimbri, riservato ai ragazzi dagli A8 seguire ai 12 anni, a curaedivisita ecc...) a cura del ristorante “La Huta”. guidata villaggio Canaie vecio.d’iscrizione di 2 euro) Marta Azzalini – (durata 90diminuti – quota Ore 20,00 - Musica eall’antico balli in compagnia. Dalle Ore 18.00 - Nel villaggio cimbro di Pian Osteria: concertino della Banda 19.30 – Proiezione In Pian Osteria cenasul rustica con piatti (zuppa con i funghi e Ore 21,00 di filmati Cansiglio e sui tipici Cimbri. Comunale di Farra d’Alpago diretta dal Maestro Alberto Roffarè cinghiale a cura del ristorante La Huta). Ore 19.30 - Cena rustica con grigliata e piatti tipici Ore 20,00 Musicaee balli balli inin compagnia compagnia. Ore 20.00 -–Musica Ore 21.00 -–Proiezione sui Cimbri Ore 21,00 Proiezione di di filmati filmati sul sul Cansiglio Cansiglio ee sui Cimbri. Nelle giornate di sabato Dalle Ore 9.00–- -Cimbri Nel villaggio cimbro di Pian Osteria: Iniziopresso dei lavori dei “Huta”. Ore 9,00 Cimbri scatoleri artigiani dellegno legno lavoro presso tipica “Huta”. scatoleri e eartigiani del alallavoro lalatipica Cimbri Scatoleri presso la “Huta”. Apertura del mercatino Tradizionale mercatino dei prodotti del bosco e della montagna. dell’artigianato e dei prodotti del bosco e della montagna. Ore 9,30 Presso etnografico conConsorzio l’Associazione Culturale ScultoriilildiMuseo maschere a cura del Mascherai Alpini. Ore 10.00–- Presso Museo : di legnoincontro Salutodel Presidente dell’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio Ore 9,30 •Cimbri presso il del Museo etnografico incontro con l’Associazione Culturale Cansiglio e relazione Consegna attestati “Groas Moaster bon de Scatolern”. Cimbri del degli Cansiglio. Presentazione del libro”Riflessi dell’anima” di Rita Azzalini Rinnovo tesseramento. Presentazione del nuovo libro di poesie di Franco Azzalini. • Presentazione e installazione degli stemmi dei Cimbri a cura di Ore 11,00 – S.Messa celebrata dal Cimbro Serafino Gandin. Consegna degli attestati “Groasdon Moaster bondar Tzimbar Bòlk”. Anna Azzalini. Rinnovo del tesseramento Ore 12,30 – •Pranzo cimbro con spiedo gigante a cura degli Alpini di Fregona. Rinnovo tesseramento. Ore 11.30 - Santa Messa celebrata dal Don eSerafino Pomeriggio : attività artigianali, rievocative giochi deiGandin boscaioli per Esibizione dei Trombini dei Cimbro Monti Lessini. Ore 12.30 - Pranzo cimbro con spiedo a cura dagli Alpini di Fregona grandi ecelebrata piccini. dal Cimbro don Serafino Gandin. Ore 11,00 S.Messa Ore 14.00 - Attività artigianali e rievocative: Cimbri al lavoro e artigiani del Ore 16.00 Presentazione dellaspiedo falconeria cona cura degli Alpini di Fregona.. 12,30 –Pranzo cimbro con gigante legno. iPomeriggio “FALCONIERI DELLE DOLOMITI” rievocative, giochi deidiboscaioli Ore 15.00 - Gare di “tiro: attività con la artigianali fionda” aecura del Fionda Club Cappellaper Maggiore.(con premi per i balli migliori tiratori) Ore 19.30 –Cena musica in compagnia grandidiesaluto piccini.con Ore 17.00 -: Peso del zoc, Ore 15,00 proiezione delmisura nuovo del filmpalo metrico, taglio del faghèr col 4 e domenica 5 agosto segòn ,corsa delle slitte per i ragazzi e nuovo antico gioco dello “Una favola cimbra – Caterina Jukhan ròofe (lancio dei cerchi), con ricchi premi. la visita al Museo e il magico incontro” - Cena saluto. Nelle giornate di sabatoOre 6 e 19.30 domenica 7diagosto la visita al Museo Etnografico è gratuita Canti per e balli in compagnia Ore 16,30 : “FALCONIERI Etnografico è gratuita tutti. per tutti. La pubblicazione su S. Osvaldo realizzata dalla scuola primaria di Tambre e presentata alla festa dei Cimbri DELLE “Bar spàitan iart” “Vi aspettiamo” Informazioni: Azzalini Marta: 0437.472095 Tzimbrise lèntle bon Campon “Vi aspettiamo” “Vi aspettiamo” “Bar spaitan iart” Azzalini Francesco: Informazioni: Azzalini Lino: Azzalini Marta: Azzalini Francesco: AzzaliniAzzalini Lino: Informazioni: Marta: Francesco: Azzalini Lino: Ore 19,30 Cena diAzzalini saluto con canti e balli in compagnia 333 3513668 348 8025528 0437.472095 333 3513668 348 8025528 Tzimbrise diirnle 0437.472095 333 3513668 348 8025528 Luglio 1870 - L'Alpinista inglese Francis Fox Tuckett intrattiene i bambini e le donne di Canaie Vecio con giochi di prestigio. Disegno di Elizabett Tuckett. Ringraziamo Ringraziamo vivamente Veneto Veneto Agricoltura Agricoltura Gli Alpini - gli- Alpini di Fregona di Fregona - il- Gruppo il Gruppo peri ifesteggiamenti festeggiamenti di Valdenogher Valdenogher eelalaPro Loco Loco dieTambre, diTambre Tambre, perper per l'indispensabile l’indispensabile collaborazione collaborazione. Ringraziamo vivamente ilvivamente Corpo Forestale dello- Stato Veneto Agricoltura - Ilper Gruppo Ana di Fregona e le Pro Loco diPro Spert l'indispensabile collaborazione. Locanda Al Capriolo LAVORI BOSCHIVI CHIUSO IL MARTEDI Azzalini Oscar di LUCA FONTANA Specialità selvaggina Cene su prenotazione - Camere in affitto Pian Osteria, 5 - Tel. 0437.472026 - 32016 - FARRA D'ALPAGO (BL) Tzimbar balT Piccola Società Cooperativa a r.l. Via Campon, 3 - TAMBRE (BL) Tel. 0437.472095 "LA HUTA" Cucina Tipica - Fam. AZZALINI IUSO 32010 SPERT D'ALPAGO (BL) - tel. 0437 472034 - 472306 AZZALINI LEGNO di Azzalini Sandro e Fabrizio FREGONA SNC FORNITURA E POSA COPERTURE IN LEGNO TRAVATURA LAMELLARE E MASSICCIA Via Roma - Tel. 0438.585305 Ì ED IOV IL G CH FARRA D'ALPAGO - via Campon, 5/b Via Pian Osteria, 1 - Tel. 0437.472192 32016 FARRA D'ALPAGO (BL) GRUUN TAL Soc. Coop. FORESTA DEL CANSIGLIO Via Campon, 5 - 32010 Tambre (BL) Tel. 0437.472192 Convegno sulla “Ferratina Decauville del Cansiglio”; Cartelli bilingui di Vallorch e Le Rotte. Vi aspettiamo Bar spaitan ach C’è un modo per contribuire alle attività della nostra Associazione, che non ti costa nulla: devolvere il 5 per mille della tua dichiarazione dei redditi all’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio. Il codice fiscale dell’Associazione è 93017400255 Come fare per devolvere il 5 per mille delle tue imposte alla nostra Associazione: 2012, Sergio Grisi, Trombino di Badia Calavena alla Festa dei Cimbri 2012, i partecipanti alla processione notturna alla Madonna della Runal Quote Soci per l’anno 2013 Euro 10 da versare tramite bollettino di conto corrente postale sul conto n. 79771887 intestato a: Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio Corso Alpino 9/a 32016 Farra d’Alpago (BL) Causale: quota associativa anno 2013. 12 agosto 2012, visita a Canaie vecio Il quadro di S. Osvaldo, patrono dei Cimbri, realizzato dai ragazzi della scuola primaria di Tambre nelle giornate di sabato 31 luglio e domenica 1 agosto la visita al “Bar spàitan DOLOMITI”è gratuita per tutti. Museoiart” Etnografico Tip. Nero su bianco sas - BL Il Museo dell’Uomo in Cansiglio Centro Etnografico di Cultura Cimbra nella Foresta del Cansiglio - Villaggio di Pian Osteria Presepe dei Cimbri: dal 8.12.2012 al 28.2.2013 nei villaggi cimbri di Pian Osteria e Campon. Dal 1 maggio al 31ottobre apertura del Museo Etnografico di Pian Osteria (per informazioni contattare: 333 3513668 – 0437 472095). 19^ Festa di S.Osvaldo e dei Cimbri del Cansiglio: sabato 3 e domenica 4 agosto. 6^ Festa della Madonna di Vallorch: giovedi 15 agosto – Ore 15,30 S.Messa. Madonna della Runal: sabato 7 settembre ore 20 processione noturna con i Cimbri da Palughetto (ore 21 - S.Messa al Santuario). 15 settembre: 3^ edizione della corsa “Troi dei Cimbri”. Durante tutto l’anno: sistemazione delle recinzioni degli orti dei villaggi cimbri del Cansiglio (chi fosse interessato può contattare Franco (333 3513668) o Lino (348 8025528); visite guidate per gruppi e scolaresche; manutenzione degli antichi villaggi di Canaie e Pich veci; manutenzione dell’Antico Troi dei Cimbri; 15 agosto 2012, Santa Messa a la 5a Festa della Madonna di Vallorch se presenti il Modello 730 0 UNICO Compila la scheda nel riquadro intitolato” SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF”, nel modo seguente : firma nel riquadro indicato con la scritta “Sostegno del volontariato … ecc...” indica nel riquadro sotto la tua firma il nostro codice fiscale 93017400255. Se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi: anche se non sei obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, puoi devolvere alla nostra Associazione il tuo 5 per mille, nel seguente modo: Compila la scheda allegata al modello CUD ricevuto dal tuo datore di lavoro o dall’INPS/INPDAP ecc... se sei pensionato, nel seguente modo: – firma nel riquadro indicato con la scritta “Sostegno del volontariato … ecc...” ; – indica nel riquadro sotto la tua firma il nostro codice fiscale 93017400255; – inserisci in una busta chiusa il foglio così compilato; – scrivi sulla busta “ DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF” e indica il tuo cognome, nome e codice fiscale; – consegnala a un ufficio postale, a uno sportello bancario, che la ricevono gratuitamente, al CAF o al tuo commercialista. Come useremo il tuo 5 per mille Il tuo contributo verrà impiegato per le finalità previste nello Statuto della nostra Associazione, che ha lo scopo di: - tutelare, recuperare, conservare e valorizzare le testimonianze storiche, artistiche che legano la nostra comunità di Cimbri al territorio; - svilupppare la ricerca storica e linguistica, la pubblicazione di studi, ricerche e documenti, l’istituzione di corsi di cultura locale, la valorizzazione della lingua e della toponomastica; - costituire, valorizzare e gestire Musei locali, biblioteche e Istituti culturali specifici; - organizzare manifestazioni rivolte alla valorizzazione di usi, costumi, tradizioni e attività artigianali storiche proprie della nostra comunità di Cimbri del Cansiglio. Tutte queste attività sono svolte senza fini di lucro e con il volontariato degli associati. Sul nostro sito www.cimbridelcansiglio.it, troverai il dettagliato programma delle attività realizzate negli anni precedenti e di quelle previste, per la realizzazione delle quali il tuo contributo può risultare fondamentale. Bor bèis Gott. Grazie. Il Segretario, Francesco Azzalini Il Presidente, Lino Azzalini - pag. 32