Numero 95
Settembre 2013
ECO
BRIGNA
della
Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • La gioia dell’amore e la bellezza della famiglia • Convegno Diocesano 2013
Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata
• Con tutto il cuore • Tutto il resto è vanità • Robin Hood nelle terre di Sherwood
Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia
Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo • Esordi in mostra • Spigolature dall’Archivio di San Nicola • Il secondo caso di Sciacca
• Aria di continente • L’impegno mantenuto
La gioia dell’amore e la bellezza della famiglia
editoriale
di
don Enzo Cosentino
I
n questi pochi mesi di
pontificato, il nostro
Papa Francesco ci ha presentato una Chiesa povera
in cammino con i poveri.
Ogni suo gesto è un segno
rivoluzionario. “Gli indici di gradimento” verso questo Pontefice sono
altissimi come non mai, anche gente
lontana dalla Chiesa Cattolica lo
ascolta volentieri ed ha molta stima
per il suo operato e per l’impegno che
mostra di applicare alla lettera il
Concilio Ecumenico Vaticano II.
Tra le tante cose che il Papa ha posto
alla nostra attenzione vi è il tema della
famiglia. La nostra Eparchia all’inizio
del mese di Luglio ha celebrato il
Convegno annuale dal titolo La
Famiglia speranza e futuro per la società; i tre relatori, l’Archimandrita Marco
V. Sirchia, Mons. Antonino Tambè e la
Prof.ssa Angela Castellano Marchianò
sotto aspetti diversi, hanno trattato il
tema della famiglia, che il Concilio
chiama “piccola Chiesa domestica”.
Il Convegno eparchiale per tutti noi ha
rappresentato una preparazione alla
Settimana Sociale dei Cattolici di
Torino (12-15 settembre) che ha trattato il tema della famiglia. Investire
sulle famiglie fa crescere il Paese. In
una Nazione dove tutto decresce, sposarsi (metter su famiglia) è una bella
sfida: casa, lavoro, figli…
Le coppie cristiane devono sentire il
bisogno di testimoniare la gioia dell’amore e la bellezza della famiglia,
accompagnata dalla missione educativa, alla quale la Comunità ecclesiale,
la scuola e gli altri attori sociali devono contribuire con il loro apporto. Se
la coppia non lavora difficilmente si
impegnerà nel cammino matrimoniale. Ecco allora la necessità che lo Stato
si impegni ad accompagnare i giovani
nel mondo del lavoro. La famiglia va
aiutata anche con lo sgravio fiscale,
vanno altresì aiutate le famiglie degli
BENVENUTI TRA NOI!
Foto D. Pinnola
e
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immigrati, che in maniera significativa in questi ultimi tempi si inseriscono
nelle nostre Comunità locali. Capita
spesso che buone famiglie cattoliche
sfruttino gli immigrati nelle loro case,
nei campi e nel lavoro. Quanta fatica
per le persone straniere trovare casa!
Quanti buoni cattolici sono disposti ad
affittare casa agli immigrati.
Le famiglie cristiane devono impegnarsi in nuovi stili di vita, segnare un
cammino gioioso che sia luce e sprone
in questo momento di incertezza
sociale, per essere attuale esempio
della Famiglia di Nazareth.
L
a Comunità Ecclesiale di
Mezzojuso accoglie con gioia
l’arrivo della Comunità dei Servi
dell’Amore Misericordioso (SAM)
nel nostro paese. Domenica 13 ottobre
2013 nella Celebrazione Eucaristica
delle 11,30 accoglieremo il piccolo
gruppo che darà vita alla casa di formazione/noviziato per tutta la
Comunità dei Servi. La Redazione di
Eco della Brigna si unisce alla gioia
della Comunità Parrocchiale.
La Comunità dei Servi e delle Serve
dell’Amore Misericordioso inizia la
propria esperienza religiosa, nella
nostra Eparchia, il 23 Dicembre 1999.
Il 30 Aprile del 2000 nella Parrocchia
Convegno Diocesano 2013
Piana degli Albanesi, 5-6 luglio
Il 5 e 6 Luglio 2013 si è svolto a Piana degli Albanesi il Convegno Diocesano
dal titolo: La famiglia, speranza e futuro per la società. I relatori sono stati
papàs Marco Sirchia, Mons. Antonino Tambè e la Prof.ssa Angela Castellano
Marchianò. Riportiamo di seguito l’intervento di presentazione di S. E. Card.
Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo.
La famiglia oggi è attraversata da
fenomeni nuovi, connessi con cambiamenti culturali e sociali che interpellano con urgenza la Chiesa, che è chiamata a rapportare il cambiamento alla
Parola di Dio, aiutando le famiglie a
formarsi e a vivere cristianamente e a
dare alla società incerta in cui vivono
la loro sicura testimonianza evangelica ed evangelizzatrice.
C
della SS. Annunziata (PATRET) di
Piana degli Albanesi, Padre Emilio
Cassaro riceve dal Vescovo Mons.
Sotir Ferrara il nuovo abito. Il 4
Giugno del 2000, il Vescovo Sotir
consegna l’abito religioso ad un gruppo di nove giovani che con tale segno
iniziano il loro cammino di formazione (Noviziato). Nel Luglio 2001 tutta
la Comunità si riunisce ad Erice (TP)
per formulare il Piano di Vita, che è
stato portato a termine il 16 Luglio
dello stesso mese ed affidato alla
Santa Vergine del Carmelo. Una caratteristica della Comunità sono i campi
estivi di formazione ed i ritiri spirituali che coinvolgono centinaia di persone. Memorabili sono i ritiri celebrati a
Medjugorie nel mese di Luglio Agosto di quest’anno. Il 6 Dicembre
2002, l’Eparca di Piana degli Albanesi
Mons. Sotir Ferrara, riconosce la
Comunità come Associazione privata
di fedeli di diritto Diocesano ad experimentum per cinque anni. Il 16
Giugno del 2005 nella Cattedrale di
San Demetrio di Piana degli Albanesi,
un primo gruppo emette i Santi Voti
nelle mani del Vescovo. Il 13 Ottobre
del 2013, XXVIII Domenica del T.O.,
durante la Celebrazione Eucaristica
delle 11:30, la Comunità dei Servi
continuerà il cammino nella nostra
Parrocchia di Mezzojuso, con l’istituzione di una casa di formazione /
Noviziato.
osì recita l’articolo n. 632 del
Capitolo 9 - Rievangelizzazione del II Sinodo Intereparchiale
dell’Eparchie di Lungro, Piana degli
Albanesi e il Monastero Esarchico di
S.M. di Grottaferrata, conclusosi nel
2005. In questo speciale anno 20122013, in cui celebriamo l’Anno della
Fede, non possiamo non guardare, con
profonda attenzione e rispondendo al
rinnovato spirito di evangelizzazione, a
questo prezioso dono che è la famiglia.
Nelle moderne società la famiglia corre
quotidianamente il rischio di subire una
radicale metamorfosi, divenendo sempre più unità di consumo di cose e di
relazioni, piuttosto che mantenersi
invece come luogo di convivialità tra
persone legate da affetti unici. La famiglia è nucleo fondamentale della società
e dello Stato; è culla della vita e dell’amore; è luogo adeguato per la nascita
e la crescita dell’uomo; è tempio dove
la persona riceve le prime nozioni sulla
verità e sul bene, dove si apprende cosa
vuol dire amare ed essere amati.
L’appuntamento annuale con il
Convegno Ecclesiale si offre come una
importante occasione per la Chiesa di
Piana degli Albanesi per riflettere sulla
famiglia intesa come luogo essenziale
di fede cristiana e allo stesso tempo
come destinataria privilegiata del messaggio evangelico. Il Convegno darà
spazi di approfondimento sul
Sacramento del Matrimonio, sugli
aspetti giuridici e sociali della istituzione familiare, su testimonianze dirette.
Dobbiamo cogliere il profondo valore
della rievangelizzazione della famiglia, cellula base della società, insostituibile educatrice alla dignità umana,
trasmettitrice unica di virtù e di umani
valori, luogo primario di relazioni
interpersonali.
Richiamiamoci all’immagine della
Sacra Famiglia di Nazareth per accompagnare le famiglie cristiane nell’educazione dei figli alla fede e alla pace,
alla generosità e all’accoglienza.
Recapito:
Servi
dell’Amore
Misericordioso, Santuario di Maria
SS. dei Miracoli, Via G. Rossini, 36 90030 Mezzojuso (PA).
Foto D. Pinnola
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Con tutto il cuore
DAVIDE, UN PICCOLO GRANDE RE
D
opo un anno di assenza il camposcuola ACR quest’anno è tornato
alla ribalta. Un occasione unica e tanto
attesa per i ragazzi di Azione
Cattolica, protagonisti dall’1 al 4 agosto del campo 2013 dal titolo: Con
tutto il cuore.
Provenienti dalle parrocchie di
Mezzojuso e di Santa Cristina Gela i
ragazzi sono stati accompagnati dalla
figura di re Davide, trascorrendo i
giorni nella condivisione, nella gioia,
nella preghiera e nell’accoglienza. Re
Davide, un compagno di viaggio che i
ragazzi, attraverso i giochi e i momenti di riflessione, hanno potuto conoscere meglio; il suo amore per il prossimo, la sua pazienza nelle decisioni,
l’ascolto di Dio, la forza e il coraggio
delle proprie scelte e delle responsabilità che ne derivano, con la consapevolezza che l’Autore di tutto è sempre
accanto a noi.
I giorni sono trascorsi allegramente. E
tra l’euforia dei più piccoli alla prima
esperienza fuori casa e la gioia di rivedersi dei più grandi, i giorni son volati
via, le notti trascorse a chiacchierare,
le preghiere recitate all’alba, le bombe
d’acqua lanciate via e i risvegli traumatici a prova di timpano.
e
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Il tutto all’insegna del divertimento, e
con la soddisfazione dei ragazzi e dei
genitori per la buona riuscita del
campo; un ottimo stimolo a fare sempre meglio.
Un ringraziamento va alle Suore
Collegine di Mezzojuso per la disponibilità della loro casa estiva della
Croce che ci ha visti ospiti di questo
campo, e ai gemelli Canfora per aver
cucinato. Un grazie anche a tutti gli
educatori, veterani e nuovi che si
accostano a questo servizio, che con
sacrificio e dedizione si dedicano
all’ACR, e soprattutto a tutti i
ragazzi che con il loro entusiasmo rendono viva la nostra
comunità.
Enza Muscarello
Resp. Diocesano ACR
“Cambio il mondo dal di dentro”
Il Campo Scuola del Gruppo Giovanissimi di AC
A
nche quest’anno il gruppo
Giovanissimi Parrocchiale di AC
è stato impegnato, dal 28 al 31 agosto
a trascorrere il Campo Scuola! Sono
stati dei giorni bellissimi: non sono
mancate le risate i momenti di condivisione e soprattutto non è mancata la
preghiera. Abbiamo avuto la grazia di
passare quattro giorni in presenza del
Santissimo, accolto dai ragazzi con
gioia e disponibilità nel farGLI compagnia durante le giornate. Il tema
scelto, non a caso dagli educatori, è
stato proprio quello della Fede; in particolare abbiamo visto la Fede insieme
alla Speranza e alla Carità come virtù
che ci accompagnano durante la
nostra vita. A fare da guida del campo
è stato Don Salvatore Priola, sacerdote della diocesi di Palermo a cui và
tutta la nostra gratitudine per la sua
presenza, non solo spirituale con i
ragazzi e con gli educatori. Ci ha fatto
capire, attraverso le tre Virtù Teologali
l’importanza che abbiamo noi all’interno della Chiesa e della nostra
Comunità. Anche don Giuseppe
Tavolacci, sacerdote della diocesi di
Roma e originario di Mezzojuso, è
stato presente nell’arricchire i nostri
momenti. Don Giuseppe ha preparato
per noi un momento di preghiera
all’aperto, fatto di silenzio; dando la
possibilità al Signore di parlare ai
nostri cuori... Un ringraziamento particolare và ai gemelli Canfora che ci
hanno aiutato nella cucina, alle suore
collegine che ci hanno messo a disposizione la loro casa estiva, la croce.
Per noi educatori i campi scuola sono
motivo di entusiasmo nell’andare
avanti ed essere guide attive per i
nostri ragazzi!
Marilù Ingraffia
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L’incredibile e intensa storia di San Filippo Neri raccontata da una
bellissima rappresentazione teatrale frutto di un lavoro corale
di grandi e piccini
Tutto
è vanità
il resto
Foto R. Cosentino
di Claudio Corsaro
I
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l 23 Agosto 2013 è una giornata che
difficilmente dimenticherò.
Nonostante le condizioni climatiche
avverse del primo pomeriggio e varie
peripezie in serata presso Piazza
Umberto I è andata in scena “Tutto il
Resto è Vanità” commedia in tre atti.
Questa lunga avventura inizia nel
Gennaio 2013 quando quasi per scherzo mi è stato proposto di scrivere un
canovaccio su una figura che ha fatto
tanto parlare gli agiografi; San Filippo
Neri. Nato a Firenze nel 1515, Filippo
rimane orfano in tenera età e fin da
giovane nutre un grande sentimento
religioso che coronerà dopo alcuni
anni con l’ordinazione a presbitero. Il
periodo più conosciuto e più significativo della sua vita è quello romano.
Dal suo arrivo a Roma cominciano le
vicende che lo vedono protagonista
della nostra commedia. Filippo è un
uomo dal cuore grande, tanto da guadagnarsi l’epiteto di “Pippo il buono” proprio perché riusciva a farsi capire da
tutti, da i più grandi a più piccoli, dagli
ultimi ai Papi. Tra le pagine del copione
lo troviamo in compagnia di molte figure che hanno fatto la storia, tra le quali
Sant’Ignazio di Loyola (Interpretato da
Dario Ferrara), San Carlo Borromeo
(Salvatore Guidera), Padre Persiano
Rosa (Christian Pancaro) e il Cardinale
Virgilio Rosari (Nicolò Siragusa). Le
vicende della commedia vedono “Pippo
il buono” in missione nella Roma del
Cinquecento, una città difficile in un
momento storico delicato soprattutto
per la Chiesa, ovvero quello della
Riforma Protestante, del Concilio di
Trento e della Controriforma. Arrivato
a Roma come pellegrino il Neri è in
cerca del Palazzo Apostolico ove
risiede il fondatore della Compagnia
di Gesù, Padre Ignazio di Loyola, al
quale chiede il permesso per partire
missionario nelle Indie. Impeditogli
ciò per cause di forza maggiore, il
nostro Filippo si aggira scoraggiato
per le colorite strade romane dove
entra in contatto con la dura realtà del
tempo. Viene nominato precettore dei
piccoli Michele (Riccardo La
Barbera) e Ippolita (Alice Schillizzi)
figli della bizzarra coppia Galeotto e
Clotilde Del Caccia (Nicolò Siragusa
e Sara Lo Vico). Qualche giorno dopo
Foto C.
Foto C. Di Grigoli
state buoni... se potete
Di Grigo
li
Foto C. Di
incontra Padre Persiano Rosa, uomo
di grande fede e simpatia, col quale
decide di fondare il suo Oratorio
diventando così un grande promotore
di gioia. L’Oratorio è la sua più grande
invenzione, nonostante i soprusi del
presuntuoso Cardinale Virgilio Rosari,
ma grazie al suo estro e alle “voci
angeliche” dei piccoletti riesce a conquistare la fiducia del Papa Pio IV
(Gioacchino Vittorino). Nel secondo
atto dopo dieci anni ritroviamo
Filippo e Persiano alla guida dell’oratorio aiutati dai loro ragazzi ormai cresciuti: Ippolita (Maria Chiara Lo
Vico), Lazzarotto (Piero La Barbera) e
il simpatico Michele (Alberto
Cosentino). Fa ritorno il teppistello
Mezzapagnotta ormai grande (Rosario
Grigoli
Cosentino) che era fuggito in seguito
ad un’aggressione ai danni del prepotente Alessandro Rosari (Girolamo
Falletta) nipote dell’ostile cardinale. Il
terzo atto, invece, è concentrato al
restauro della Chiesa di San Girolamo
per l’arrivo del Pontefice Gregorio XIII
(Salvatore Perniciaro) il quale apprezza
il buon lavoro di Filippo, approvando
definitivamente il suo operato. Nel
maggio del 1595 dopo tanti episodi
l’ormai anziano Filippo Neri spira serenamente attorniato dai suoi bambini
mentre sussurra le sue ultime parole:
“Paradiso, Paradiso, preferisco il
Paradiso!”. Alcuni anni dopo, insieme
ad altri personaggi del suo tempo,
viene elevato agli onori degli altari.
Famose le sue citazioni che spesso
Foto C. Di Grig
oli
echeggiavano in piazza durante le
numerose serate di prova tra le quali:
“State buoni, buoni se potete!”,
“Vanità di vanità, tutto è vanità”, “Va
a morì ammazzato…pa’ fede!”. La
partecipazione è stata grande da parte
di tutti, non avrei mai immaginato che
partecipassero così tante generazioni;
ma la cosa che più di tutte mi ha colpito è stata la voglia di fare dei più
piccoli. Il lavoro è stato duro, l’impegno altrettanto ma adesso posso affermare che ne è valsa la pena. Un ringraziamento va a tutti coloro che ci
hanno permesso ciò, con la speranza
che tutto questo possa continuare; non
importa con cosa o con chi, basta che
ci sia la voglia di fare, tanto “TUTTO
IL RESTO È VANITA’!”
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C
ome ogni anno, alla fine delle
attività, viene organizzato il
campo estivo, che rappresenta la conclusione dell’anno scout.
Questo è il primo anno che il gruppo
ha la sua autonomia, e, per festeggiare
l’evento come gruppo autonomo è
stato deciso da noi capi di organizzare
un campo di gruppo.
Al campo scout si è soliti scegliere un
tema; viene scelto in base agli obiettivi che ci prefissiamo per i nostri
ragazzi. Abbiamo analizzato non solo
il gruppo, ma anche il territorio in cui
viviamo; visto che per adesso il tema
che affligge l’Italia è la crisi economica, quest’ultima ci ha portati a decidere come tema “Robin Hood”.
Il 29 Luglio 2013 ha avuto inizio la
nostra avventura! Il reparto e il branco
partono per scoprire le avventure di
Robin Hood nelle terre di Sherwood.
Ad accoglierli c’è il canta gallo
(Giacomo) che racconta la storia di
Robin (Zino) e re Giovanni (Chiara).
Dopo il lancio della storia, i ragazzi
cominciano a sistemare gli zaini e il
reparto inizia a sistemare il campo, nel
frattempo i lupetti sono impegnati con
il racconto “i cani rossi”. Durante tutta
la settimana, i ragazzi sono stati impegnati tra giochi ed attività a salvare la
terra di Nottingham, aiutati da Robin
Hood e dal suo amico Little John,
superando vari ostacoli e difficoltà, per
riconsegnare il potere a re Riccardo.
Ai campi scout non possono mancare i
momenti di condivisione e riflessione.
Abbiamo scelto la parabola della lampada, per far capire ai ragazzi l’importanza delle buone azioni, dell’essere
bravi a riscoprire la loro personalità e
metterla a disposizione degli altri.
A metà campo è stata realizzata la caccia francescana. Noi capi abbiamo
inscenato i personaggi principali della
vita di San Francesco: i lebbrosi, Santa
Chiara, San Francesco e la Croce. La
caccia si è svolta la sera, iniziando con
una cena “povera”; poi i ragazzi in
massimo silenzio sono stati accompagnati durante il tragitto nelle varie stazioni, con un sottofondo musicale,
dove erano posizionati i personaggi,
che raccontavano il loro incontro personale con Francesco. Per instaurare
un clima suggestivo e di preghiera, i
vari personaggi si sono disposti in una
pineta, illuminata da poche fiaccole.
Il campo si è concluso con la cattura di
re Giovanni; abbiamo dedicato un
intero giorno nella costruzione della
catapulta, per l’attacco finale al castello. Tra palloncini d’acqua, farina,
cacao e uova, i ragazzi sono riusciti ad
invadere il castello e ridare il potere a
re Riccardo.
Siamo contenti che i ragazzi si sono
divertiti, hanno condiviso emozioni
Robin
Hood
nelle terre
di Sherwood
IL CAMPO SCOUT
Foto di Paola Sanfilippo
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grandi, momenti indimenticabili che
rimarranno per sempre nel loro diario
di vita.
L’obiettivo primario che ci eravamo
preposti è stato raggiunto in pieno; è
stato un momento di crescita per i
ragazzi, ma soprattutto per noi capi,
perché i ragazzi riescono a trasmettere un’energia tale da farci tornare
sempre più carichi per iniziare il
nuovo anno associativo.
È stato difficile organizzare un campo
di gruppo, però siamo riusciti a far
lavorare insieme sia il branco che il
reparto, e non è stato facile, perché le
fasce di età sono diverse e hanno esigenze differenti. L’armonia che si è
creata però è stata tale da far amalgamare bene l’intero gruppo.
Un grazie và ai nostri ragazzi, dai
quali impariamo ogni giorno di più.
Vi aspettiamo ad Ottobre per iniziare
il nuovo Anno Associativo.
Buona Strada, i Capi
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ESORDI
IN MOSTRA
COLLETTIVA FOTOGRAFICA
di Cesare Di Grigoli
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abato 11 Agosto, presso i locali espositivi
del Castello comunale di
Mezzojuso, è stata inaugurata la collettiva fotografica ESORDI IN MOSTRA.
L’esposizione, curata è allestita dai
soci della Pro Loco Mezzojuso in collaborazione con l’Associazione
Museo il Tempo nella Memoria di
Salvatore Bisulca, è stata il risultato
finale di un percorso di studio seguito
da quindici giovani di Mezzojuso e
due provenienti da Godrano. Tale percorso, al quale ho avuto il piacere di
partecipare in qualità di “organizzatore – tutor” ma principalmente come
appassionato della materia, ha avuto
inizio lo scorso Dicembre con la partecipazione di questi ragazzi al 1°
corso di fotografia di base promosso è
organizzato dalla Pro Loco è diretto
dal nostro compaesano Carlo Parisi
(da diversi anni esperto e cultore
dell’arte fotografica). Il corso prevedeva, oltre alle lezioni teoriche in aula
e alle esercitazioni pratiche all’esterno, anche l’allestimento di una
mostra/saggio degli scatti eseguiti
dagli allievi durante le uscite. La
mostra ha raccolto circa sessanta
stampe a colori e in bianco e nero,
selezionate tra le tante fotografie prodotte dagli allievi durante le esercitazioni pratiche. Per ogni allievo sono
state scelte tre fotografie di genere
diverso, ritenute più interessanti sia
per la tecnica utilizzata, che per il
taglio e per il soggetto inquadrato.
Riguardo a quest’ultimo bisogna dire
che ognuno dei ragazzi nello scegliere
il soggetto da fotografare ha trovato
una propria fonte di interesse o più
fonti insieme con cui cimentarsi.
Alcuni si sono impegnati a fotografare
ritratti, scorci urbani e particolari
architettonici. Altri hanno scelto di
fotografare soggetti naturali: una farfalla; un fiore; un ruscello. Infine c’è
chi si è dedicato di più al reportage
documentando avvenimenti, riti e tradizioni della nostra comunità. ESORDI IN MOSTRA ha avuto il duplice
scopo di mettere in rilievo e far conoscere al visitatore, attraverso le immagini esposte, sia il contenuto delle
fotografie in se stesse, ma soprattutto
le competenze tecniche acquisite
durante il corso dai diciassette artisti
esordienti. A tal proposito va ricordato
che le opere esposte sono state il frutto
di un corso fotografia “di base” durato
pochi mesi, in cui i partecipanti hanno
avuto l’opportunità di avere soltanto
un primo approccio con la materia. E’
stato comunque importante programmare sin dall’inizio del corso questa
mostra in quanto è servita da stimolo
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per impegnarsi al massimo durante le
esercitazioni pratiche. Per dare un
tocco più suggestivo alla rassegna
abbiamo deciso di affiancare alle
opere dei ragazzi una collezione di
circa venti macchine fotografiche storiche appartenenti all’Associazione
Museo il Tempo nella Memoria di
Salvatore Bisulca. L’intento è stato
quello di ricostruire alcune delle tappe
salienti della storia della fotografia
attraverso gli apparecchi fotografici
esposti. Questi ultimi risalenti al
periodo che va dalla fine dell’’800
fino ai giorni nostri. Il corso non poteva concludersi senza un riconoscimento ufficiale nei confronti di questi
diciassette ragazzi e di Carlo Parisi che
li ha seguiti. Così durante la cerimonia
di presentazione, a cui hanno preso
parte anche il Sindaco di Mezzojuso,
Salvatore Giardina e l’Assessore al
Turismo, Nicola Di Grigoli e lo stesso
Carlo Parisi, abbiamo voluto consegnare un attestato di partecipazione a tutti
gli allievi del corso: Salvatore Achille,
Matteo Caldarella, Rosario Cosentino,
Francesco Cozzo, Catia D’Arrigo,
Valentina Divono, Giovanna Fiorini,
Elisa Genesio, Maria Chiara Lo Vico,
Giorgia Muracchia, Dino Pinnola,
Antonino Pomara, Giuseppe Reres,
Salvatore Russotto, Vittorio Schirò,
Rosario Tavolacci, Annalisa Terrano. A
Carlo Parisi, per l’impegno, la professionalità e la disponibilità dimostrata in
qualità di docente del corso e per il
ruolo di coordinatore in fase di allestimento della mostra, abbiamo voluto
consegnare una targa di riconoscimento. La presentazione si è conclusa con
la premiazione di due fotografie, selezionate prima dell’inaugurazione da
una giuria appositamente costituita.
Quest’ultima ha giudicato miglior foto
per la “Tecnica” quella scattata da
Salvatore Russotto (vedi foto 1) per la
seguente motivazione: Per l’espressiva
tecnica utilizzata che ha fermato il
movimento dell’acqua lungo la diagonale del fotogramma, come a voler
immortalare un momento della vita che
scorre. L’utilizzo sapiente del diaframma e della velocità di scatto hanno reso
una “forma” al liquido della vita, isolandolo dal paesaggio circostante.
Miglior foto per il “Taglio” è stata premiata quella scattata da Rosario
Tavolacci (vedi foto 2) per la seguente
motivazione: Per il taglio fotografico
di una particolare scena di vita quotidiana. I clienti che aspettano il loro
turno davanti al venditore ambulante
di frutta, immortalati dall’utilizzo
espressivo di un teleobiettivo, in una
appena accennata mancanza di prospettiva come in un quadro del
Guttuso. Ad entrambi i vincitori è stata
consegnata una targa ricordo dell’iniziativa. Concludo con l’auspicio che
questa iniziativa possa servire da stimolo per i giovani mezzojusari e non
solo, per avvicinarsi all’affascinante
mondo della fotografia.
e
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Spigolature
dall’Archivio della Parrocchia
di S. Nicola
a cura di Nino e Nicola Perniciaro
PAPAS LORENZO PERNICIARO
Cenni biografici sui papàs e sugli uomini illustri della colonia di Mezzojuso
Papàs Andrea FIGLIA –Parroco
Nato il 25 ottobre 1731 a Mezzojuso,
morto a di 21 agosto 1781 a Napoli.
I
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l reverendo papàs Andrea Figlia fu
Carmelo e fu Saracino Lucrezia,
nato in Mezzojuso il 25 ottobre 1731,
venne battezzato in questa madrice di
S. Nicolò il 27 ottobre 1731 e gli furono posti i nomi Salvatore, Andrea,
Michelangelo, Maria. Padrino fu il
reverendissimo arciprete Nicolò
Figlia, suo congiunto1
Fu alunno del nostro Seminario grecoalbanese di Palermo, che il 30 novembre 1734, pochi anni dopo la sua
nascita, fu fondato dall’apostolo delle
nostre colonie, padre Giorgio
Guzzetta. E’ da credersi che il Figlia
sia stato sotto il rettorato dello stesso
padre Giorgio Guzzetta.
Fu parroco in Chieuti, colonia albanese della Capitanata (Foggia), successore dell’arciprete Nicolò Figlia2. Ivi
visse pure col fratello don Mercurio
Figlia.
Fu parroco della chiesa parrocchiale
greca SS. Pietro e Paolo di Napoli.
Fu ancora cappellano, per lo spazio di
molti anni, del Real Reggimento
Macedone3 a Napoli; amico poi di tutti
i nostri albanesi di Sicilia.
Cercò molto insistentemente di persuadere i sovrani del Regno delle due
Sicilie a che venisse istituito il vescovado greco per i Siculo-albanesi, ma
non ebbe tale contentezza essendo egli
cessato di vivere in Napoli il 21 agosto 1781 all’età di anni 514.
Morì di pleurite ed il suo cadavere fu
tumulato nella parrocchia greca di
Napoli il 22 agosto 1781.
Nel noto manoscritto del reverendo
papàs Nicolò Chetta (1740-1803) da
Contessa Entellina, rettore del
Seminario greco di Palermo, al foglio
199, 1a facciata così leggiamo: Il
medesimo (mons. Giuseppe Schirò da
Piana dei Greci5 essendo stato diciotto anni in Albania insinuò al sig.
Strati Ghica6 e al sig. Pani7 di fondar
il suddetto reggimento, il quale per
avere sparso prodamente il suo sangue nella guerra di Velletri8, fu la vera
ragione per cui il re Carlo9 fondò questo seminario10 ed il di lui figlio
Ferdinando11 vi ha aggionto il greco
vescovado, proposto ed ottenuto
dall’altrove menzionato mezziosaro
parroco don Andrea Figlia, il quale
più volte aveva scritto alle nostre
colonie d’avanzarsi una comune supplica al sovrano per ottenere il medesimo vescovado; non essendosi sempre approntate l’altre, sempre si era
negata la Piana.
Egli tuttavia facendo presente a S. M.
li vantaggi provenuti alla corona ed al
regno dalle nostre colonie e dal
Reggimento ridetto, di cui allora era
cappellano, ne ottenne in sua persona
la grazia reale.
Ma poco dopo il medesimo essendo
morto, li pianoti si maneggiarono per
via del di loro tenente don Antonio
Manzoni, ed ottennero che il di loro
patriotto papàs Giorgio Stassi fusse
prescelto per primo greco vescovo
delli albanesi colonie di Sicilia, né
convenne alle altre colonie opporsi
per non arenare la fondazione del
medesimo vescovado.
L’arciprete papàs Francesco CucciaFiglia, congiunto del reverendo papàs
Andrea Figlia, nel registro dei defunti
di questa madrice (1727-1820) volle
annotarne la morte per perpetuarne la
memoria di uno che si era reso tanto
benemerito delle nostre colonie.
Trascrivo per intero quanto in detto
registro si legge a pagg. 293-294: Die
vigesima prima augusti millesimo sep-
Altare della Chiesa parrochiale greca di SS. Pietro e Paolo a Napoli
Spigolature dall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola
tingentesimo octuagesimo primo 1781
reverendissimus sacerdos dom. Andrea
de Figlia et Saracino huius Terrae
Dimidijussi aetatis suae annorum
quinquaginta unius circiter dum post
exacta cappellania tot annorum in
Exercitu realis Macedoni Albanensis
Neapoli degentis officii parochi feliciter fungebat in ecclesia Graecorum
eiusdem urbis; animam Deo in com.
S[anctae] M[atris] E[cclesiae] reddidit. Cadaver vero suum tumulatum fuit
in eadem ecclesia Graeca die vigesima
secunda eiusdem augusti. Is mimosinon eonion. (indi segue in italiano):
Costui fu alunno del Seminario albanese di Palermo. Cappellano del
Reggimento Real Macedone e parroco
della chiesa greca di Napoli, mentre a
favore della Nazione greca cercava la
situazione di vescovo greco albanese.
Dopo tanti anni di sua fatica senza che
avesse avuto la sorte di vedere questo
nuovo vescovado greco per cui più
volte parlò con il sovrano re nostro, e
regina nostra sovrana, morì con pleurite, costui fu amico di tutti i nostri
albanesi di Sicilia. Fu parroco in
Chieuti, dove vi è suo fratello don
Mercurio Figlia.
Il Figlia da Napoli il 12 giugno 1764
inviava al reverendissimo papàs Paolo
Parrino, lettore del Seminario greco di
Palermo (1746-1765) e parroco della
parrocchia greca S. Nicolò della stessa
città, una relazione sugli Albanesi
stanziatisi nella Capitanata di Puglia,
di cui in questo archivio parrocchiale
esiste l’originale12.
Note
(cfr. Registro battesimi 27 ott. 1731 fog.
140). L’arciprete Nicolò Figlia fu
anch’egli a Chieuti dal 1721 al 1727 nella
qualità di Economo spirituale prima e di
arciprete dopo (cfr. Cronologia degli arcipreti di questa colonia).
2
Cfr. Rivista Roma e l’Oriente, anno II, 25
febbraio 1912, n.16 a pag. 252, articolo
del prof. Gaetano Petrotta della colonia di
Piana dei Greci.
3
Cfr. Rodotà, Dell‘Origine, progresso e
stato presente del rito greco in Italia, libro
III, cap. II, p. 38 e seg. e Opuscolo di A.
Lek, Cenno storico dei servizi militari prestati nel Regno delle due Sicilie dai greci
epiroti albanesi e macedoni in epoche
diverse, Corfù, 1843.
4
Il vescovado greco di Sicilia fu istituito con
Bolla del 6 febbraio 1784 da S. S. Pio VI.
5
Mons. G. Schirò, nativo da Piana dei
1
Greci, era monaco basiliano di questo
Monastero di S. Maria di tutte le Grazie,
nel 1716 fu missionario nella Cimarra
(Albania meridionale) e nel 1736 fu consacrato arcivescovo di Durazzo.
6
Il sig. conte Stratti Ghica era un potente
signore e ricco abitante dello Epiro
(Albania meridionale, cfr. Opuscolo A.
Lek a pag. 115 e Rodotà, l. c., pag. 38 e
segg.). Egli fu tenente colonnello e poi
tenente generale nel 1784 del Real
Reggimento Macedone, che nel 1734
venne ideato da Carlo di Borbone di
Napoli, poi Carlo III re delle due Sicilie, e
nel 1735 venne effettuato il reclutamento e
mezzo del conte Stratti con elementi presi
dalla bassa Albania. Allo stesso Stratti
successe il Sig. Giorgio Carafa, greco dell’isola di Cefalonia, educato e domiciliato
in Venezia ed impiegato al servizio militare di quella repubblica. Fu questi colonnello e poi nel 1775 tenente generale del
medesimo reggimento (A. Lek, l. c. pag.
17).
7
Cfr. Rodotà, 1.c., p. 38. Egli a sue spese
formò una compagnia di detto reggimento.
8
Detto reggimento si distinse e si coronò
di gloria nella battaglia di Velletri -10
agosto 1744- sotto Carlo III contro gli
Austriaci (Cfr. Rodotà, l. c., pag. 39-45, e
A. Lek, 1. c. pag.19-20 e Cesare Cantù,
Storia Universale, tomo X, p. 403). Cfr.
anche G. Bennici, Un primo libro per mio
figlio, pag. 16-17.
9
Carlo III.
10
Nell’anno 1734 e poscia dotò di cospicua rendita.
11
Ferdinando IV.
12
(cfr. Arch. par., cartella n. III, carpetta I,
fasc.3).
Dottor papàs Giovanni Tommaso
BARBACCI – Parroco
(Nato a Mezzoiuso il 30 settembre
1742 ed ivi morto il 3 settembre 1791)
I
l reverendo papàs Giovanni
Tommaso Barbacci, fu mastro
Antonino e donna Rosalia Granà, nacque a Mezzoiuso e venne battezzato in
questa madrice il 30 settembre 1742
dal reverendo papàs Giorgio Zassi1.
Fu alunno del nostro Seminario greco
di Palermo. Il 9 agosto 1766 amministra in questa madrice il 1° battesimo
(scritto in lingua greca); così lo sappiamo a Mezzojuso il 12 gennaio
1769 perché amministra un battesimo
(scritto pure in lingua greca).
Dove sia stato dopo, non lo sappiamo;
nell’atto di morte però è detto che il
Barbacci fu parroco della parrocchia
greca di Napoli e cappellano del Real
Reggimento Macedone della medesima
città.
Nell’ottobre 1788 con certezza trovasi
a Napoli quale cappellano del detto
Reggimento essendo rappresentato
nella qualità di padrino da don Paolino
Buccola nel battesimo della bambina
Rosaria, Maria, Giovanna, Nicolina,
Tecla, Macrina di mastro Agostino e
Maddalena Cavadi, celebratosi il 25
ott. 17882.
Mori a Mezzoiuso a’ 3 settembre 1791
all’età di 49 anni e venne sepolto in
questa madrice3.
e
13
Spigolature dall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola
e
14
La sua morte avvenuta in sì giovane
età, fa supporre che il Barbacci sia
rientrato a Mezzojuso dalla città di
Napoli, ove era parroco e cappellano,
perché ammalato.
Il Barbacci era cultore della lingua
albanese, che in quel tempo si parlava
ancora in questa colonia. Fra le carte
di quest’archivio parrocchiale e trovato una poesia in lingua albanese composta da lui. E’ così intitolata:- Salve
Reggina dell’addolorata tradotta dalla
lingua siciliana in lingua albanese dal
sacerdote
Giovanni
Tommaso
Barbacci di Mezzojuso.
Detta poesia venne pubblicata prima
da Demetrio Camarda nell’Appendice
al suo saggio di grammatologia comparata sulla lingua albanese, Prato,
1866, pp. 176-179. Il Camarda attribuì
la Salve Regina del Barbacci al suo
compaesano padre Nicolò Brancato,
nativo di Piana dei Greci.
Ma della stesso parere non fu il prof.
Giuseppe Schirò, il quale nella prefazione ai Canti sacri delle colonie
albanesi di Sicilia, Napoli, 1907, pp.
XII-XIV ci dice queste testuali parole:
....Il Camarda pare che a lui (padre N.
Brancato) voglia attribuire la Salve
Regina dell’Addolorata, che qui porta
il n. LXX; ma in un vecchio manoscritto, da me già posseduto e che ora non
trovo, dicevasi autore di essa un certo
Giovanni Barbacci.
Io non ricordo se ivi fosse notato il
luogo di nascita dell’autore; egli però
era certamente nativo da Mezzojuso,
come desumo dalla minuta di una lettera inedita di mons. G. Crispi, scritta in
albanese, in data 9 dicembre 1833; per
mezzo della quale l’illustre ellenista,
ringraziando l’ignoto destinatario per
avergli mandata la canzonetta della
buon’anima del sig. Giovanni
Barbacci spedisce a lui alcune copie di
un suo libro sulla lingua albanese, pregandolo nello stesso tempo di darne
una al sig. Barbaci, che, a suo credere,
amava la lingua nazionale4, ed una
all’arciprete Nicolò Dragotta.
Il prof. G. Schirò conclude poi dicendo
che autore della predetta poesia non
può essere altri che il dottore in sacra
Teologia sacerdote Giovanni Tommaso
Barbaci e Granà, parroco della Chiesa
greca di Napoli e cappellano della
Regia Coorte Macedone degli
Albanesi, morto a Mezzojuso, nell’età
di circa 49 anni, addì 3 settembre 1791.
Questa è appunto il canto in albanese
che, come ricorda l‘arciprete Nicolò
Figlia nella sua breve storia su
Mezzoiuso a pag.7, ancora si cantava
nella chiesa filiale del SS. Crocifisso:
...ed il reverendo arciprete greco presente don Nicolò Figlia in ogni venerdì recitando la s. Coronella delle cinque piaghe con il pianto della SS.
Vergine Addolorata in lingua albanese
col concorso del popolo.
Il prof. G. Schirò la pubblicò nel citato
libro a p. 131-132, ma corretta, come
egli stesso dice a p. XIII. Il suo predecessore omonimo (sacerdote Giovanni
Tommaso Barbaci), che ritengo autore
della canzonetta di cui fa cenno il
Crispi, non diversa forse dalla Salve
Regina dell’Addolorata già edita dal
Camarda, ed ora da me assai meglio
perché io ho avuto l’occasione di
avere sott’occhio l’originale, che trascrissi parecchi anni addietro in un
mio zibaldone,...
Comunque, sono parole dello stesso
prof. Schirò a p. XIV, sia la cosa, egli
è certo che il canto rappresenta uno
dei più cospicui fra gli scarsissimi
documenti della lingua albanese già
parlata a Mezzojuso, dove alcuni anni
addietro io conobbi una povera vecchia, di nome Dia Carbone-Cuccia,
morta il 16 giugno 1903, e nata il
giorno 9 febbraio 1831, 1a quale
ancora esprimevasi assai bene nella
sua dolce lingua materna.
La copia del canto, che trovasi in quest’archivio parrocchiale, rappresenta
la forma primitiva, così come venne
trascritta dal Barbaci.
Questo canto, come quello della
Resurrezione di Lazzaro ed una preghiera in albanese, scritta dall’arciprete papàs Francesco Cuccia sono gli
unici documenti che abbiamo potuto
trovare in questo archivio parrocchiale
e presso le più cospicue famiglie albanesi di questa parrocchia.
Note
1
(cfr. Registro battesimi, p. 93).
2
(cfr. Reg. battesimi pagg. 155-156).
3
( Cfr. Registro defunti fog. 360).
4
Il Barbacci, al quale mons. G. Crispi
manda il suo libro sulla lingua albanese, è
appunto l’omonimo sig. Giovanni
Barbacci figlio di Francesco e di Cuccia
Antonina; battezzato in questa madrice
addì 13 ottobre 1774, sindaco di questo
Comune dal 15 febbraio 1846 al 19 giugno 1848 e dal 15 maggio 1849 al 6 giugno 1850. Morì celibe in Mezzojuso il 12
aprile 1851. Egli era molto stimato dall’ultimo principe dei Corvino, Francesco
Paolo, che fu uno dei benefattori di questa
nostra madrice. (Cfr. Registro dei battezzati 1760-1779, in appendice).
Il secondo caso
di Sciacca
Un triste episodio della storia siciliana
nel quale un gruppo di greco‹albanesi
si sono distinti in negativo
S
ulle colonne di questo periodico si
è più volte scritto di personalità
greco-albanesi che hanno dato lustro a
Mezzojuso ed alle altre comunità arbereshe; questa volta viene raccontato un
triste episodio della storia siciliana nel
quale un gruppo di greco-albanesi si
sono distinti in negativo: si tratta del
secondo caso di Sciacca, cioè della
parte conclusiva del violento conflitto
tra le famiglie nobili dei de Luna e dei
Perollo, le cui fasi principali vennero
combattute nei mesi estivi del 1529.
Il XVI secolo fu caratterizzato dalle
continue discordie tra i signori feudali
dell’Isola e molte città demaniali venivano insanguinate dalle lotte causate
dalla brama di predominio dei nobili
che vi abitavano, i quali, approfittando
soprattutto della debolezza del governo centrale, volevano imporsi nelle
città, sfoggiando lusso e potenza.
Sciacca era la dimora di numerose e
potenti nobili casate: sopra tutte predominavano la famiglia dei Perollo, di
origine francese, e quella aragonese
dei De Luna. Nei primi decenni del
Cinquecento i Perollo erano diventati
ancora più potenti grazie al fatto che
Giacomo Perollo, conte di Pandolfina,
era in grande amicizia col viceré di
Sicilia Ettore Pignatelli. Altri nobili,
tuttavia, non sopportando gli atteggiamenti e le ricchezze del Perollo, contrapponevano a lui Sigismondo, figlio
di Gianvincenzo de Luna (signore di
Bivona, di Sclafani e di Caltabellotta,
stratigoto di Messina, presidente del
Regno e signore del porto di
Castellammare del Golfo), marito di
Luisa Salviati, figlia di Jacopo
Salviati e di Lucrezia de’ Medici.
Le prime fasi del conflitto furono
caratterizzate da omicidi, continue prepotenze ed intimidazioni tra le due
parti, finché, il 18 giugno 1529
Sigismondo de Luna decise di abbreviare i tempi per lo scontro risolutivo:
col pretesto di un nuovo servizio militare comandato dal vicerè, per il quale
in ragione dei suoi feudi avrebbe
dovuto da parte sua fornire 60 cavalli,
scrisse da Caltabellotta ai suoi devoti
in Salemi di levare uomini d’arme…
Accorsero Michele Impugiades, gentiluomo agrigentino, Accursio Amato,
di famiglia per antica tradizione odiatrice dei Perollo, Ferrante Lucchesi,
Cola Vasco, Cesare Imbeagna,
Girolamo e Calogero Calandrini, e
altri nobili saccensi; Francesco
Sancetta da Salemi; e Giorgio Comito
alla testa di una feroce masnada di
greci albanesi, scelti nelle recenti
colonie di Contessa, Palazzo Adriano
e Mezzojuso: e que’ coloni che dopo
quattro secoli conservano più o meno
in Sicilia la lingua, le fogge, le costumanze natìe, si mostravano allora
colla primitiva fierezza de’ commilitoni del valoroso Castriotta che, nelle
patrie montagne, avevano così a
lungo pugnato contro le scimitarre de’
Turchi1.
Giacomo Perollo, da parte sua, fece
intervenire direttamente l’amico
Ettore Pignatelli, viceré di Sicilia, che
inviò a Sciacca Geronimo Statella,
barone di Mongerbino, con la scorta di
una compagnia di fanti. Lo Statella, in
qualità di capitano di giustizia, aveva
catturato a Bivona un tal Bastiano
Napoli, bravaccio di Gianvincenzo de
Luna, e nonostante le rimostranze di
e
15
Il secondo caso di Sciacca
e
16
questi lo fece impiccare in paese, causando le proteste e le minacce del
popolo che lo costrinsero a scappare
da Bivona. Giunto a Sciacca il 14
luglio, lo Statella bandì dalla città
alcuni esponenti delle famiglie
Amato, Fontanetta e Lucchesi, amici
dei de Luna; condannò a morte altri
uomini nemici dei Perollo; infine,
ordinò a Sigismondo de Luna di allontanarsi da Sciacca e di sciogliere le
sue truppe. Durante il viaggio di ritorno verso Messina, il barone Statella il
16 luglio passò a Bivona: qui fece
impiccare venti sgherri del conte de
Luna, tra cui Giorgio Grasta.
All’impiccagione fece seguito l’insurrezione dei bivonesi, ed ancora una
volta lo Statella fu costretto a fuggire
dal paese e a dirigersi nuovamente
verso Sciacca. Sigismondo de Luna,
allontanatosi da Sciacca, si stanziò
con il suo piccolo esercito, di circa
400 fanti e 300 cavalieri, nel feudo
Verdura, presso la foce dell’omonimo
fiume, a circa dieci miglia ad est della
città. Lo Statella gli ordinò nuovamente di sciogliere le truppe, entro
domenica 22 luglio, pena l’incorrere
nel delitto di lesa maestà.
Intanto, temendo l’attacco nemico,
Giacomo Perollo inviò il figlio
Federico a Messina, con sessanta
cavalieri, per chiedere altri rinforzi al
viceré Pignatelli, ma il de Luna attaccò prima del previsto.
Infatti la sera del 19 luglio
Sigismondo ed i suoi accoliti entrarono furtivamente a Sciacca; all’alba
del giorno 20 susseguente il Conte fa
dare il segno di assalto al palazzo
dove alloggiava lo Statella; ed allora
chi con scale per penetrarvi dall’alto,
chi con ordigni per espugnare le
porte, chi con archibugiate alle finestre, tutti si sforzano d’inoltrarsi ed
entrare in quel palazzo, finché saliti
sull’alta cima della torre, e sfondate
le finestre, vi penetrano, e trucidano
perfino tutta quanta la gente di guardia di quel palazzo, che a nulla valeva
la resistenza di fronte all’impeto di
tanta forza; e finalmente lo stesso
Statella fu ucciso con un colpo di stocco al cuore da quel Giorgio Comito
che lo Statella pochi giorni innanzi
voleva dal Conte consegnato nelle
mani. Ed indi precipitano dall’alto
della torre il cadavere del barone
Statella, che, piombando il cranio sui
sassi, e fracassato, gli uscì fuori il cervello che poi fu raccolto e seppellito
da tal Marco Rappa. Tagliarono a
pezzi, e buttarono dalle finestre i corpi
degli infelici malcapitati nel palazzo,
ed incendiarono tutti gli scritti che ivi
si trovavano, come quelli che potevano servire d’informazioni al Viceré2.
Giacomo Perollo si rinchiuse tra le
mura del suo castello insieme con i
suoi uomini e Sigismondo ordinò l’assalto al castello nemico; la costruzione
venne assalita ben quattro volte, ma
tutti i tentativi risultarono vani; il
Perollo seppe difendersi anche il giorno seguente, 21 luglio, in cui persero
la vita numerosi assalitori.
Il 22 luglio Sigismondo de Luna per
conquistare il castello fece adoperare
gli otto pezzi di artiglieria che facevano parte del sistema difensivo della
città di Sciacca. E così i suoi uomini
coi cannoni cominciarono ad abbattere
la torre, che subito diede segni di cedere e di andare in frantumi. Giacomo
Perollo allora, visto il caso disperato,
fece innalzare sui merli della torre la
bandiera
per
trattare
la
pace. Sigismondo de Luna fece però
sapere che avrebbe accettato la proposta di pace avanzata dal nemico solo se
quegli fosse venuto innanzi a lui genuflesso, per domandare perdono e
baciargli il piede. A causa della gravosità di questa pretesa, Giacomo Perollo
si rifiutò e perciò il giorno seguente fu
rinnovato l’assalto contro il suo castello.
Il 23 luglio 1529 gli assalitori si sca-
gliavano nuovamente al mattino con
impeto e confidenza maggiore.
Dapprima la solita grandine di sassi,
di quadrella, di palle arrestavali
alquanto; poi la difesa si facea più
indecisa e più debole come la piena
più ingrossava di fuori. Gian Pietro
Infontanetta, alla testa della comitiva
de’ Greci, atterrava per ultimo una
delle porte: altrove il Lucchesi aperta
co’ cannoni una breccia nel muro, vi si
avventava co’ suoi. E penetrati ambidue nel castello, era mischia e carneficina terribile…. E i seguaci del Conte,
soprattutto que’ Greci immanissimi,
scannare i bambini fra le braccia
materne, e co’ bambini le madri: ritto
sopra un’alta muraglia, tenendo in
pugno la bandiera del Conte, Ferrante
Lucchesi incitava alle stragi, gridava
non si usasse riguardo a condizione,
né sesso, né età3.
Giacomo Perollo riuscì tuttavia a sfuggire e a nascondersi nella casa di un
certo Luca Parisi ma, tradito da
Antonello Palermo, un suo seguace a
cui Sigismondo aveva promessa una
ingente somma, il Perollo venne scoperto e poi ucciso da tale Calogero
Calandrino. Sigismondo de Luna non
fu tuttavia pago della morte del nemico: avutone in potere il cadavere, barbaramente e vigliaccamente lo fece
legare alla coda di un cavallo e trascinare per tutte le vie della città, sia come
trofeo, sia per spaventare la cittadinanza che incondizionatamente, per timore, gli si era arresa. Saccheggiò inoltre
le altre case di tutti i Perollo e dei loro
maggiori aderenti, facendo strage di
quanti gli capitavano tra le mani come
una belva furente. La città rimaneva in pieno e spaventoso disordine, senza magistrati né leggi,
con negozi sospesi, vie mute e deserte,
se non in quanto vi apparisse quella
schiuma di facinorosi e ribaldi che
continuava a celebrare la propria e la
vittoria del Luna, a’ vuoti prodotti già
dal combattere supplendo con altra
pessima gente accorsa all’odore della
licenza e del bottino. Nella chiesa maggiore, che avea loro servito e serviva di
principale ridotto, le gozzoviglie, le
orgie, le oscene canzoni tenevano vece
degli uffizi divini, distinguendosi in ciò
particolarmente que’ Greci, più sfrenati e ancor mezzo scismatici4.
La notizia dell’uccisione del barone,
preceduta e seguita da tanti eccessi e
ste qua e là ad esempio e a terrore5.
Partito dalla Sicilia il 13 agosto, dopo
un lungo e disastroso viaggio,
Sigismondo de Luna giunse a Roma,
dove cercò la protezione e l’ausilio di
papa Clemente VII, suo cugino acquisito. La moglie Luisa Salviati, infatti,
era figlia di Lucrezia de’ Medici, nipote di papa Leone X e cugina di papa
Clemente VII. Scopo di Sigismondo
era quello di ottenere il perdono e la
grazia dell’imperatore Carlo V, tramite
l’autorità pontificia di Clemente VII.
Considerata la gravità delle azioni
commesse da Sigismondo, il papa deliberò di attendere il momento propizio
per sperare in una risposta favorevole
di Carlo V. L’occasione si presentò il
24 febbraio 1530, giorno in cui a
Bologna avrebbe dovuto incoronare
l’imperatore, ma questi negò assolutamente al sommo vicario di Cristo la
grazia di perdono a Sigismondo. Due
giorni dopo, il papa si presentò nuovamente da Carlo per richiedergli la grazia con suppliche più umili e più fervorose: l’imperatore, riconoscendo la
grandezza di Clemente VII, concesse
allora la grazia a Gianvincenzo de
Luna, padre di Sigismondo, alla
moglie di questi Luisa Salviati ed ai
figli Pietro, Giulio e Giacomo. Per
Sigismondo invece Carlo V addirittura
decretò che per mano d’un boia gli sia
tagliata su d’un palco la testa onde ne
resti un’eterna infamia al suo nome.
Il papa informò i nipoti della decisione
di Carlo V. Sigismondo de Luna, che
attendeva ansiosamente la notizia della
possibile grazia, non appena seppe del
decreto imperiale pronunciato contro di
sé, persa ogni speranza ed in preda al
rimpianto e alla disperazione, furibondo
ed impazzito, corse precipitosamente
per le vie di Roma e, raggiunto il
Tevere, vi si buttò, morendo annegato.
Il secondo caso di Sciacca
da un così orribile e immane massacro
giunse agli amici del Perollo e allo
stesso figlio di Giacomo, Federico,
che apprese quanto successo mentre si
trovava lungo la strada che da
Messina portava a Sciacca con un
contingente di truppe che gli aveva
affidato il viceré; avvertì allora l’amico Pignatelli dei gravissimi avvenimenti intercorsi e, aggregati alcuni
uomini armati inviatigli dal marchese
di Geraci il 29 luglio si mise in marcia
alla volta di Sciacca, giurando di uccidere Sigismondo de Luna.
Questi però, conoscendo le mosse
degli avversari grazie all’ausilio di
proprie spie e temendo di non potere
far fronte all’esercito regio, si ritirò
con tutti i suoi uomini a Bivona, dove
fece fortificare le difese del castello e
del paese. Il 2 agosto Federico Perollo
e il suo esercito giunsero a Sciacca e,
non trovando il nemico, attese l’arrivo
dei rinforzi inviati da Messina dal
viceré Pignatelli: la truppa regia, capitanata dai due ministri di giustizia
Nicolò Pollastra e Giovanni Riganti,
giudici della Gran Corte Criminale,
costituita da 1.000 fanti e 1.000 cavalieri. Informato delle intenzioni degli
avversari, Sigismondo de Luna, consapevole della forza del nemico, deliberò di fuggire.
I ministri Pollastra e Riganti, con sentenza del 13 settembre, dichiararono
Sigismondo de Luna ed i suoi uomini
colpevoli del delitto di fellonia e di lesa
maestà e, nonostante la loro contumacia, li condannarono a morte e confiscarono i loro beni. Inoltre arrestarono
numerosi tra nobili e plebei che avevano parteggiato per i de Luna e li giustiziarono; inviarono a Messina, dal viceré, alcuni giurati saccensi accusati di
connivenza con la famiglia de Luna,
perché fossero carcerati. Neanche la
città di Sciacca fu esente dalla severa
giustizia amministrata dai due ministri:
fu condannata, infatti, al pagamento di
un’ingente somma di denaro per non
aver prestato aiuto al capitano di giustizia Girolamo Statella. Poi emanarono in
tutto il regno bandi di cattura contro
tutti quelli che avevano prestato servizio a Sigismondo; Delle squadre
disciolte, chi avviavasi a’ focolari natii,
sperando di tornarvi inosservato; i più,
antichi e novelli malfattori, si davano in
coppie a scorrere e infestare il paese.
Allora si spedivano incontro Capitani
d’arme e bargelli, si pubblicavano le
liste di que’ banditi ne’ comuni dell’isola; ed era una caccia insistente, sanguinosa e feroce essa pure, imperocché
durante alcun tempo non si vedessero
per le campagne che uomini appiccati,
e membra d’uomini squartate ed espo-
Isidoro La Lumia. Studi di storia siciliana. Palermo, Lao, 1870, pp. 233-234.
2
Giovan Battista Sedita. Cenno storicopolitico-etnografico di Bivona. S. Stefano
Quisquina, tip. Geraci, 1993, p. 65
3
Isidoro La Lumia. La Sicilia sotto Carlo
V imperatore. Palermo, Pedone Lauriel,
1862, pp. 237-38.
4
Isidoro La Lumia. Studi di storia siciliana, cit., p. 245.
5
Isidoro La Lumia. Studi di storia siciliana, cit., p. 248.
1
Nino Perniciaro
e
17
ARIA DI CONTINENTE
Per fortuna a volte ritornano: gli emigrati
di Concetta Lala
È
già dalla fine di luglio
che nel nostro piccolo
paese si respira aria diversa. Camminando si notano
automobili con targhe straniere, case
che solitamente sono chiuse diventano
formicai di persone, e qua e là si sentono dialoghi misti di lingua straniera,
italiano e siciliano.
Sono tornati, per le vacanze estive, i
nostri emigrati! Ecco cosa è successo.
La loro provenienza è varia: nord
Italia, Svizzera, Germania, America.
Molti di loro hanno ancora parenti a
Mezzojuso; altri hanno comprato casa
qui, altri ancora nè l’uno nè l’altro, ma
desiderano stare, anche per poco, nel
paese dove sono nati.
Alcuni portano i figli, nati in terra straniera, per fargli conoscere parenti ed
amici e talvolta fargli vedere la casa
dove abitavano (se ancora esiste), i
quartieri dove giocavano, e così condividere molti dei loro ricordi. Anche gli
odori che si sentono per le strade cambiano. Si aspettano i parenti “lontani”
per sbizzarrirsi in cucina: si va dallo
sfincione ai dolci di natale (fuori
tempo). Da una tavola all’altra, tutti si
danno da fare perchè ogni cosa risulti
impeccabile e indimenticabile.
“A passiata” non può mancare e tra
saluti, baci e chiacchierate può durare
pure delle ore. Le feste e le processioni
e
18
David e Carmelo Portoghese, emigrati ad
Antibes (Francia), rendono omaggio alla memoria di Giovanni Falcone e gli uomini della scorta.
Pino Militello con la moglie Franca, emigrati in America
raggiungono il massimo dell’emozione.
Le più sentite: San Giuseppe e la
Madonna dei Miracoli. Per alcuni, la
loro permanenza dura fino alla seconda
settimana di agosto, per altri si prolunga fino a settembre. All’entusiasmo che
vivono in quei giorni si associa, spesso,
una triste riflessione sulla realtà del
nostro paese. Lamentano il fatto che
quasi nulla o addirittura nulla è cambiato con il trascorrere del tempo (c’è
chi manca da 20 anni, chi da 30, chi da
più tempo). Sono riportati, continua-
mente, paragoni con le città e i paesi
dove vivono. Volendone riferire qualcuno: la pulizia per le strade; i disagi
per raggiungere, con i mezzi pubblici, i
paesi limitrofi e le città; la carenza di
molti altri servizi. Spesso tutto ciò ci
infastidisce tantissimo ma nello stesso
tempo riconosciamo che, durante il
resto degli anni, noi stessi lamentiamo
esattamente le stesse cose.
Forse tutto questo è il risultato di ciò
che abbiamo voluto e per cui non abbiamo lottato?
Giulio Lisciandrello, emigrato a Pinerolo (TO),
con il cantante Mario Venuti
Ignazio Perniciaro e famiglia, emigrati a
Torino, con amici
L’impegno mantenuto
D
opo la bellissima esperienza di
Cesenatico, con la partecipazione
dell’Adrasto Mezzojuso al 4° Torneo
“Mirabilandia Adriatic Cup” con le
categorie Allievi e Giovanissimi (risulate per altro finaliste) e la delegazione più numerosa (ben 46 persone con
viaggio in aereo), l’A.S.D. Adrasto
Mezzojuso, grazie al costante impegno dei dirigenti, si presenta alla
nuova stagione sportiva 2013/2014
ben organizzata.
Dal 19 agosto scorso i ragazzi dell’attttività agonistica praticano “la preparazione” (ai Campionati Regionali girone B) frequentando il nostro campo
sportivo tutti i giorni della settimana;
analogamente tutti i Dirigenti e Tecnici
sono presenti e si adoperano per la loro
formazione sportiva.
L’Associazione fa sapere che inizierà
la scuola calcio per l’attività di base
(Esordienti, Pulcini e Piccoli Amici) a
partire da lunedì 23 Settembre e chiun-
que potrà iscriversi gratuitamente.
Preciso e doversoso impegno
dell’Associazione è documentare le
cifre raccolte in occasione del Mastro di
Campo con la maschera del “Foforio”
per l’acquisto del defribillatore e del
relativo corso; le somme residue sono
servite per migliorare l’ambiente struttura campo di calcio, nonché per la
sicurezza dei tanti bambini/ragazzi che
frequentano tale struttura.
Come già in parte pubblicato sull’Eco
della Brigna di Maggio “l’operazione
defribillatore” si può così rendicontare:
Somma complessiva raccolta:
€ 2.361,79 da cui decurtare:
- € 1.241,10 Acquisto defribillatore
semiautomatico (fatt. 3288/13 CFS
Medical Suppries);
- € 600,00 Corso di I soccorso organizzato da Ospedale Civico Palermo;
- € 520,25 Acquisto di profilati in
ferro e pannelli di copertura per locali
sede (fattura 1361/13 di EMYR
FERRO);
- € 425,00 Materiale edile (cemento,
sabbia, pietrisco, ferro elettrosaldato)
per migliorare la ricezione degli ospiti
nella struttura Campo di calcio e per
raccolta acque piovane.
I lavori manuali sono stati intrapresi
dai dirigenti in maniera totalmente
gratuita e con l’ausilio dell’autobetoniera di Leonardo La Barbera a cui
vanno i nostri ringraziamenti.
Dal consuntivo si evince che per queste scelte di miglioria dell’ambiente
siamo andati oltre la cifra raccolta, ma
naturalmente la nostra Associazione si
è fatta carico delle suddette somme.
Riformuliamo i nostri ringraziamenti
a tutti i cittadini che hanno collaborato
e solidarizzato.
Grazie a loro il defibrillatore c’è!
L’informativa dettagliata va a loro
come atto dovuto.
Pino Como
e
19
I nostri lettori ci scrivono
questo importante periodico è di fatto
uscito dai confini della Sicilia per farsi
ambasciatore di quanto sia importante
una comunità di persone che pur emigrate in tante città d’Italia, sa all’occorrenza ricompattarsi sotto la bandiera della fratellanza e l’appartenenza ad
una bellissima ed ospitale terra.
Per Antonino Terrano, una vita dedicata al sociale. Divisa tra Veneto e
Sicilia. Che ha avuto dalla Presidenza
della Repubblica una giusta e doverosa visibilità.
30 luglio 2013
Spett/le Eco della Brigna
Mezzojuso (Palermo)
Abbiamo il piacere di comunicare a
tutti i lettori dell’Eco della Brigna,
che in data 2/6/2013 il presidente della
Repubblica ha conferito ad Antonino
Terrano il titolo di Cavaliere di Gran
Croce al Merito della Repubblica.
La massima onorificenza (ricordiamo
che nella provincia di Treviso non
veniva assegnata da oltre trenta anni
ed a livello nazionale sono solo un
migliaio le persone che possono fregiarsi di tale titolo dal 1952 ad oggi),
completa il lungo cursus honorum di
Antonino Terrano. Fatto di impegno in
politica, in sindacato, nel sociale.
Iscritto alla Uil dal 1957, Antonino
Terrano ha ricoperto cariche ed incarichi a tutti i livelli, provinciali, regionali e nazionali. E’ stato impegnato in
politica come consigliere comunale di
Paese (Treviso) dal 1980 al 1995. Dal
1995 si occupa di opere umanitarie in
Bolivia dove ha contribuito a realizzare alloggi per famiglie indigenti, un
ospedale oncologico pediatrico, una
scuola ed un asilo nido. Per questi
Oscar de Gaspari
notevoli meriti gli veniva assegnato il
titolo di Grande Ufficiale al merito
della Repubblica in data 2/6/2009.
Attualmente è segretario organizzativo della Uil pensionati di Treviso. Ma
Antonino, di fatto cittadino del
Mondo, non dimentica le sue origini
siciliane, il suo paese natale di
Mezzojuso, i tanti amici e parenti che
vivono nella provincia palermitana.
Per questo il suo riconoscimento a
Cavaliere di Gran Croce premia non
solo Treviso, ma anche e soprattutto
Mezzojuso. Un paese che grazie a
e
20
Un affettuoso saluto e un grazie di cuore
Cinzia Patronaggio
Grazie per il vostro aiuto
Suor Fulgenzia
così eravamo...
C
Sabato 13 Luglio 2013, nella tarda
mattinata, all’età di 47 anni, serenamente dopo una breve malattia accettata con fede cristiana, ha reso l’anima
a Dio, Margherita Amodeo che lascia
il marito e tre figli. La Redazione si
unisce al dolore dei familiari.
1 Luglio 2013 – Iringa (TANZANIA)
A Don Enzo Cosentino
Un pensiero affettuoso e un grazie per
la collaborazione della missione collegina in Tanzania
Gabriella Di Peri
arissimo Don Enzo, mi permetto
ancora di chiederle di pubblicare
la fotografia allegata: quella della V
classe elementare dell’anno scolastico
1960-61, col maestro Santi Mario
Gebbia. Glielo chiedo perché ritengo
che sia la prima scolaresca mista di
Mezzojuso. Comprendeva i ragazzi e
le ragazze che avrebbero continuato
gli studi con la frequenza della scuola
media, allora non ancora pubblica: i
ragazzi presso l’Istituto Andrea Reres
dei monaci basiliani e le ragazze presso l’Istituto delle suore basiliane.
Infatti nel nostro paese ci sarà la scuola media pubblica solo un paio di anni
dopo.
Da sinistra in alto: Il maestro Santi
Mario Gebbia, ?, Nino Ferrante, Ciro
Clemente, Nicola Figlia, Giorgio
Carnesi, Gianni Anselmo, Mario
Campione, Sandro Di Maio, Ignazio
Governale, Nino Perniciaro; al centro:
Giuseppe La Barbera, Domenico La
Barbera, Tommaso Reres, Tommaso
Tantillo, Giuseppe Musacchia; in
basso: Patrizia Agugliaro, Salvina
Cuttitta, Salvina Calì, Pina Bua,
Giovanna La Gattuta, Dora Carnesi,
Piera Carnesi, Graziella Tantillo, Pina
Chetta, Maria Pia La Gattuta, Santina
Rizzo. Cordiali saluti,
Nino Perniciaro
I NUOVI ARRIVATI
OFFERTE RICEVUTE
LAUREE
CARLA MARIA DIVONO
di Salvatore e Giovanna Napoli
Perniciaro Nicola, Mezzojuso
€ 20.00
Militello Pino, USA
$ 100.00
Fazioli Emilia in Schirò, Palermo € 20.00
De Lisi Antonietta Di Fede, PA € 50.00
Di Grigoli Anna, Chieri TO
€ 30.00
Murialdo Carlo, Mombarcaro CN € 50.00
La Barbera Vincenzo
€ 50.00
$ 50.00
La Gattuta Dora, USA
Di Grigoli Leonardo, Germania € 50.00
Bellone Andrea, USA
$ 50.00
Raimondi Maria - Russo, Palermo € 25.00
Anselmo Antonino, Scandicci FI € 25.00
Vittorino Anna, Ferno VA
€ 30.00
Terranella Giuseppe, VA
€ 20.00
Bellone Pietro - Muscarello TO € 20.00
Napoli Domenico, Palermo
€ 50.00
D’Arrigo Giuseppe
€ 20,00
Burriesci Thomas, Germania € 20,00
Barcia Salvatore, Lesa NO € 20,00
Scarpulla Salvatore, USA
$ 50,00
Muscarello G. - Bellone, USA $ 50,00
Sgroi Giuseppe
€ 10,00
Carnesi Giuseppe, USA
€ 30,00
Meli Michele - Spagnolo TO € 20,00
Meli G. - Spataro, Grugliasco € 25,00
Terrano Antonino
€ 25,00
Bua D. - Zerilli A., Palermo € 20,00
Spata Giuseppe, Svizzera
€ 50,00
Eustachio Pietro, USA
€ 30,00
Schillaci Pino
€ 10,00
Di Mariano Emanuele
€ 20,00
Il 16 Marzo presso l’Università LUISS
“Guido Carli” di Roma, Riccardo
Abbate ha conseguito la Laurea
Magistrale in Economia, Regole e
Mercati, con la votazione di 110/10/10
e lode, discutendo la tesi dal titolo
“Economia dell’energia”. Relatore è
stato il Prof. Carlo Andrea Bollino.
FRANCESCO GENNARO
di Giuseppe e Maria G. Pennacchio
GIULIO MAGALINI
di Enrico e Annalisa Terrano
MARIA VITTORIA CARAVELLA
di Antonio e Maria A. De Filippo
JASMINE CANZONERI
di Baldassare e Luisa Melagranato
SARA GRATO
di Nicola e Salvina Chetta
SAMUEL MARTINI
di Giovanni e Miriana Zerilli
ARIANA CARNESI
di Rosario e Maria Catalina Ilouanu
RIPOSANO NEL SIGNORE
AMODEO MARGHERITA
27/07/1965 - 13/07/2013
LA BARBERA SALVATORE
01/03/1926 - 16/07/2013
BELLONE FRANCESCA
28/10/1927 - 18/07/2013
SUCATO FRANCESCO
26/11/1945 - 02/08/2013
BURRIESCI SALVATORE
22/07/1931 - 23/08/2013
Il 22 Luglio presso l’Università degli
Studi di Palermo, Facoltà di Lettere e
Filosofia, Lidia Sunzeri ha conseguito
la Laurea in Servizi Sociali, con la votazione di 110/10/10 e lode, discutendo la
tesi dal titolo “Maria Rosa Marsala –
Viaggio attraverso le sue ricerche”.
Relatore è stato il Prof. Ugo Marchetta.
Il 25 Luglio presso l’Università degli
Studi di Palermo, Facoltà di Lettere e
Filosofia, Annalisa Terrano ha conseguito la Laurea in Lingue e Culture
Moderne discutendo la tesi dal titolo:
“Dal Casale di Manzil Yusuf a
Mezzojuso”. Relatrice è stata la
Prof.ssa Patrizia Sardina.
Ai neolaureati i migliori auguri della
Redazione.
e
21
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI
LUGLIO
Venerdì 5
A cura dell’Ufficio Catechistico
Diocesano, presso il Monastero di SS.
Salvatore di Piana degli Albanesi, inizia il Convegno Diocesano dal titolo:
“La Famiglia, speranza e futuro per la
società”.
Mercoledì 10
Inizia presso il campo sportivo comunale di Mezzojuso un torneo di Calcio
a sette organizzato dall’U.S.D.
Mezzojuso con il patrocinio del
Comune di Mezzojuso che si concluderà l’8 agosto.
Torneo di Cinquecento - foto S. Bisulca.
- Inizia in Piazza Caporale Gebbia, il
“3° Memorial Nino Bua” – Torneo di
Cinquecento,
organizzato
dall’Associazione Voltalacarta e dal Bar
Pasticceria Gesulada.
La squadra vincitrice del Torneo di Calcio.
Foto S. Bisulca
Giovedì 11
Inizia presso il campetto sportivo adiacente al Monastero Basiliano, un
Torneo di Pallavolo, organizzato
dall’Associazione
Culturale
“Voltalacarta” Mezzojuso che si concluderà l’11 agosto. Il Torneo è stato
vinto dalla squadra dei “Macellai”.
Giovedì 18
Nella Chiesa del SS. Crocifisso viene
celebrato il Vespro solenne in preparzione alla festa di S. Macrina.
Venerdì 19
Alle ore 11,00 l’Eparca emerito di Piana
degli Albanesi mons. Sotir Ferrara,
nella Chiesa delle Suore Basiliane di
Mezzojuso, celebra la Divina Liturgia
di San Giovanni Crisostomo per la festa
di Santa Macrina.
AGOSTO
Giovedì 1
Presso la Chiesa di Santa Maria di
Tutte le Grazie annessa all’Istituto
“Andrea Reres” inizia la quindicina in
preparazione
alla
solennità
dell’Assunta. Ore 06,45, Divina
Liturgia. Ore 21,00, Inno Akatistos.
- Alle ore 21.30 Caffé concerto presso
il Chiosco dei Giovani.
La squadra vincitrice del Torneo di Pallavolo.
Foto S. Bisulca
e
22
Domenica 4
Alle ore 21.30, Caffé concerto presso
il Bar Pasticceria Gesualda.
Mercoledì 7
In P.zza Umberto I, alle ore 21.30 viene
proiettata a cura dell’Associazione
Turistica Pro Loco Mezzojuso e con il
patrocinio del Comune di Mezzojuso la
pellicola cinematografica Benvenuto
Presidente.
Domenica 11
Alle ore 18.30 viene inaugurata la collettiva fotografica Esordi in Mostra a
cura dell’Associazione Turistica Pro
Loco Mezzojuso in collaborazione
con l’Associazione Museo il Tempo
nella Memoria di Salvatore Bisulca.
- Alle ore 21.00 in Piazza Umberto I il
bar gelateria Caffé Roma organizza un
caffé concerto.
Martedì 13
Alle ore 22.00, in P.zza Umberto I,
viene rappresentata la commedia teatrale Fumo negli Occhi a cura
dell’Associazione Culturale TIC TAC
di Trabia con il patrocinio del Comune
di Mezzojuso.
Venerdì 16
Festa di San Rocco: alle ore 9.00,
papàs Pietro Lascari celebra la
Divina Liturgia nella memoria del
Santo. Al termine viene distribuito il
pane benedetto.
In P.zza Umberto I, alle ore 21.30, viene
proiettata a cura dell’Associazione
Turistica Pro Loco Mezzojuso con il
VIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI
patrocinio del Comune di Mezzojuso la
pellicola cinematografica Colpi di
Fulmine.
Sabato 17
Commemorazione estiva di Santa
Lucia: alle ore 8.00 presso la
Parrocchia di San Nicolò di Mira preghiera in onore della Santa e Divina
Liturgia.
LA NOTTE BIANCA - Alle ore 21.30
in P.zza Umberto I si esibisce in concerto Mario Venuti e il gruppo musicale “Qbeta”. A seguire, intorno alle
23.30, sfilano e si esibiscono in piazza
i gruppi folkloristici provenienti da
Bulgaria, Georgia, Italia (Bitonto),
Repubblica Ceca, Turchia. Alle ore
00.30 esibizione di gruppi presso i
locali: Bar Gelateria Dolce Brigna,
concerto musicale con il gruppo “One
Crew”; Bar Gelateria Caffé Roma,
Vasco Tribute Band; Alle ore 3.00 sfilano per le vie cittadine e si esibiscono
presso il Caffé Roma gli Ottoni
Animati. L’iniziativa prosegue presso
il Pub Marabella con una notte all’insegna della discoteca curata da DJ
Cesare.
Domenica 18
Ore 11.15 - Preghiera in onore di
Santa Lucia. Grande Doxologia –
Divina Liturgia.
- Alle ore 12,00 “Appizzatina ru
paliu” in prossimità della festa di San
Giuseppe.Inizio della novena in preparazione
della festa di San Giuseppe: ore 21.00
Santo Rosario e Liturgia Eucaristica
presso la chiesa Maria SS. Annunziata.
Martedì 20
Alle ore 21.30, presso Piazza Umberto
I,
viene
proiettata
a
cura
dall’Associazione Turistica Pro Loco
Mezzojuso con il patrocinio del
Comune di Mezzojuso la pellicola cinematrografica Il Principe Abusivo.
Venerdì 23
In Piazza Umberto I, alle ore 21.00,
viene rappresentata la commedia teatrale “Tutto il resto è vanità”- Regia di
Claudio Corsaro – organizzazione:
A.C.I., Parrocchia Maria SS.
Annunziata e Confraternita di Gesù
Maria e Giuseppe.
Il Gruppo folkloristico della Bulgaria con Mario Venuti - foto Matteo Cuttitta.
Sabato 24
Caffè Concerto presso il BarPasticceria Gesualda con l’esibizione
del cantante Luca D’Aversa.
“Sfilata Cinofila” organizzata dalla
neo Associazione “Sport e Natura” di
Mezzojuso con il patrocinio del
Comune di Mezzojuso.
Lunedì 26
Alle ore 20,30 nella Chiesa
dell’Annunziata, il Parroco don Enzo
celebra il Vespro solenne della festa di
San Giuseppe.
Giovedì 29
Alle ore 17.00, presso il Campo
Sportivo di Mezzojuso, si svolge la 1a
Gara di tiro con l’arco organizzata
dall’Associazione Sport e Natura di
Mezzojuso con il patrocinio del
Comune di Mezzojuso.
Martedì 27
Festa di San Giuseppe. Alle ore 10.00
presso la chiesa di Maria SS.
Annunziata il parroco celebra la S.
Messa solenne, alle ore 11.15 si svolge la torceria con le retini per le vie
del paese. Alle ore 21.00 processione
con il simulacro del Santo.
Mercoledì 28
Alle ore 17.00, in Piazza Umberto I,
Venerdì 30
Alle ore 21.30, presso Piazza Umberto
I,
viene
proiettata
a
cura
dall’Associazione Turistica Pro Loco
Mezzojuso con il patrocinio del
Comune di Mezzojuso, la pellicola
cinematografica Biancaneve e il cacciatore.
e
23
La Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso
Santa Cristina Gela, 28 settembre 2013
Foto di Dino Pinnola
e
ECOdella
BRIGNA
In copertina:
Il Gruppo Scout
Mezzojuso 1 a Caccamo
(foto di P. Sanfilippo)
PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO
Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97
Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino
Condirettore: Carlo Parisi
Redazione: Doriana Bua, Cesare Di Grigoli, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita Reres
Indirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - [email protected] - IBAN: IT60 C076 0104 6000 0000 9228 668
24
Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi
Stampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l.
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Eco n. 95 - Settembre 13:Layout 1