Anno IV - Numero 200 - Mercoledì 26 agosto 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Economia
Grecia
Nuovo Centro Destra
volano gli stracci
Compro Oro addio:
ci siamo venduti tutto
Sinistre europee:
requiem per Syriza
Colosimo a pag. 2
a pag. 3
Ovidi a pag. 5
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIRA L’ITALIA ALLA RICERCA DI FACILI APPLAUSI. MA TROVA CONTESTAZIONI
Il tour di Renzi
si ferma a L’Aquila
Davanti alla platea di Cl scatta la promessa: “Via l’Imu e la Tasi per tutti”
Ma il sottosegretario lo smentisce. E la riforma del catasto resta in agguato
di Robert Vignola
Q
uando si va in
tour, è bene non
prendere stecche. Perché magari si viene ammirati a Rimini, applauditi a
Pesaro. Ma il pubblico di
L’Aquila può essere meno
gentile. E si fanno figuracce.
Matteo Renzi lo ha capito.
Nell’Italia abitata dai “gufi”,
non sono così sempre rose
e fiori, né comunioni e liberazioni. A Rimini è andato
con fare guardingo e un po’
guascone, contestando alla
platea di aver tributato calorose accoglienze ai fautori
della Seconda Repubblica.
E ha parlato dei vent’anni
di “berlusconismo e antiberlusconismo
che hanno bloccato l’Italia mentre il resto
del mondo cresceva”, ha detto che “non
sarà per perdere tre voti in più che smetteremo di salvare la gente in mezzo al
mare”, che dall’anno prossimo “togliamo
la Tasi e l’Imu per tutti”. Miele per le
orecchie del pubblico, che però non ha
sentito (neanche sotto il pressing del
leader Vittadini) parole sul premier sulle
unioni civili, né sulla droga. E chi bazzica
da sempre i meeting ciellini commenta
che non è vero amore. Sarà…
La pappardella è ripetuta al teatro di Pesaro, con poche varianti di condimento.
“Noi siamo abituati ai politici che stanno
per generazioni ed invece noi dopo due
mandati lasceremo. L’Italia ha bisogno di
ridurre il carico fiscale, mantenere certo
il livello di sociale ma ridurre”. Dentro
applausi, fuori contestazioni. Ma erano
attivisti delle opposizioni, “gufi”.
Ebbene, giacché anche l’immigrazione
è stato tema di giornata per il presidente
del consiglio, dev’esserci stata una vera
e propria migrazione di rapaci notturni
in Abruzzo. Qua la passeggiata per il
centro della città messa in ginocchio dal
terremoto, e non ancora rialzatasi, è stato
impedito da manifestazioni, anche al limite
dell’aggressività. “Tornerò tra un anno a
verificare l’andamento dei lavori”, ha promesso Renzi. Rifugiandosi al chiuso...
A proposito delle promesse, però, c’è
un problema: e a sollevarlo, mentre il
suo capo percorreva l’Italia in lungo e
in largo cercando il favore delle telecamere, è stato Enrico Zanetti. Sottose-
IL PRESIDENTE LANCIA IL SUO VICE BIDEN
gretario all’Economia, l’ultimo leader rimasto a Scelta Civica (già, ancora esistono) plaudiva ai proclami renziani criticando la minoranza dem, epperò avvertiva: bello il taglio delle tasse sulla
prima casa, ma mica per tutti! “Deve
restare per gli immobili di valore maggiore per finanziare, con 1,2 miliardi, la
deducibilità al 100% per le imprese dell’Imu sui capannoni”. Guarda caso l’introduzione di un tema, quello catastale,
che fa parte di una riforma che il segretario del Pd ha accantonato non appena
ha visto i sondaggi. E quello delle coperture, infatti, è un tema che scotta,
con le associazioni di categoria (e gli
ordini professionali) che paiono aver
già capito la mal parata. Ma fosse proprio
Renzi, il vero gufo di se stesso?
QUANDO CHI HA FATTO IL MINISTRO CAMBIA
SCHIERAMENTO SIAMO AL TRIONFO DEL TRASFORMISMO
GRAND HOTEL
CENTRODESTRA
Ora la De Girolamo pretende pure di spiegarci
come deve avvenire la ricostruzione
di Francesco Storace
ualcuno che dice “in
fondo si è pentita”. Un
altro che assicura che
“è una bella ragazza (un nuovo
requisito della politica...)”, e
chi afferma che “non bisogna
fare polemiche”. E invece vanno fatte eccome, perché l’indignazione sorda, nascosta,
occultata non serve proprio a
nulla. I commenti sul web trasudano rabbia.
Nunzia De Girolamo è sicuramente bella, affabile, sa il fatto
suo; ma leggerla impegnata
adesso “nella ricostruzione del
centrodestra” è qualcosa che
fa salire il sangue alla testa, il
trionfo del trasformismo, l’apoteosi del ribaltonismo come
pratica politica. Per carità, ormai non fa più scandalo che
si passi da uno schieramento
all’altro e c’è pure chi ha la
faccia di esibire come buona
pratica di capacità politica
strappare un pezzo allo schieramento avverso.
Un ministro non è una semplice pedina. Un semplice deputato che cambia partito ci
può stare e in alcuni casi è
un bene. Ma un ministro che
passa indifferentemente da
destra a sinistra a destra è
una cosa che non si può sopportare. E Nunzia De Girolamo
è rimasta al governo anche
quando il suo esecutivo - quello guidato da Letta - prese a
calci il suo capo, Silvio Berlusconi. Preferi’ obbedire ad
Alfano per mantenere stretta
la seggiola di governo. Poi,
costretta ad andarsene per vicende di Asl, pretese la poltrona più alta al gruppo par-
Q
lamentare. Sono quelli che
pretendono di non cascare
mai. Sono quelli che allontanano a frotte gli elettori.
Libero Berlusconi di riciclare
la De Girolamo e Balotelli; ma
mentre allo stadio si paga il
biglietto, la politica ci spreme
di tasse e chi le ha messe dovrebbe recitare quanto meno
un mea culpa pubblico, altro
che annunciare che adesso ci
farà vedere lei come si rimettono a posto le cose nel centrodestra. Che fai, ci sveli i
segreti del centrosinistra, ti
travesti da Mata Hari?
Se volete prendervela, prendetevela. Ma ditele di non salire in cattedra. Umiltà, per
favore, quando si torna sui
propri passi. La De Girolamo
non era estranea a Forza Italia
quando ha lasciato il Pdl per
andare con Alfano. Sapeva
perfettamente che cosa volesse
dire in termini di valori militare
da questa parte del campo.
Se per lei tutto è indifferente
e dipende solo dalla poltrona
che si riesce a conquistare,
sappia che c’è anche chi la
pensa molto diversamente e
considera inaccettabile sentire
la recita di adesso.
Si metta in fila, per cortesia;
è stata eletta due volte in Parlamento, anzi nominata senza
dover beccare neppure un solo
voto di preferenza; non troverà
certo il cartello vietato l’ingresso; non so se con se’ porterà anche il suo amato collega
e marito Boccia; ma rispetti
comunità che hanno sofferto
amaramente per il tradimento
di chi li rappresentava. Le
porte girevoli sono gradevoli
solo in albergo.
DAVANTI ALL’ESODO MEZZA EUROPA CHIUDE LE PORTE, MA LA FRITTATA È FATTA
Migranti e lacrime di coccodrillo
rrivano. Hanno attraversato la Turchia
e poi le acque dell’Egeo. Sono dilagati come un fiume in piena, dopo
aver rotto la diga che la repubblica di Macedonia aveva posto al confine con la
Grecia. Sono entrati in Serbia e ora bivaccano a Belgrado, aspettando di lanciare
l’assalto a quell’Ungheria che chiude loro
il passo con un muro che sarà completato
entro pochi giorni. Sono i profughi siriani.
Che dall’altra parte dell’Adriatico hanno
portato quell’emergenza che gli italiani
ormai conoscono, tra identità da ricostruire,
documenti da distribuire, file da smaltire.
Non è lì che si vogliono fermare. Vorrebbero arrivare in Germania e la repubblica
A
OBAMA SILURA
HILLARY CLINTON
Di Giorgi a pag. 4
federale tedesca è anche disposta ad aumentare il suo sforzo: ieri ha fatto sapere
che ha sostanzialmente sospeso il trattato
di Dublino pur di accoglierli, senza quindi
chiedere (come vuole il documento che
l’Italia ha firmato e che le iene sventolato
in faccia ormai da mesi) che sia il Paese
di primo arrivo ad occuparsi dell’identificazione. Il fatto è che le autorità di Berlino
sono state le uniche a mostrare un passo
avanti. La Bulgaria ha mandato direttamente
l’esercito alla frontiera con la repubblica
macedone, così come lo tiene allerta al
confine con la Turchia. A Londra si parla
di spedire in carcere gli immigrati illegali
che lavorano nel Regno Unito. Con pene
detentive fino a sei mesi secondo una
nuova misura che sarà inserita nella Immigration Bill, la severa legge sull’immigrazione che verrà discussa il mese prossimo in Parlamento. La serrata è quasi
completa, restano aperte le porte di Italia
e Grecia mentre la Germania cerca di dare
l’esempio che nessun altro intende seguire.
Intanto altre file umane stanno attraversando la Turchia, spinte ad abbandonare
le proprie case dalla criminale politica di
destabilizzazione voluto da chi innalzava
la primavera araba in Siria a strumento di
democrazia. E si è ritrovato l’Isis e gli
esodi per i quali, ora piange le sue lacrime
di coccodrillo davanti alla tv.
R.V.
2
Mercoledì 26 agosto 2015
ATTUALITA’
NUOVO ATTACCO DELLA DE GIROLAMO AD ALFANO: “ALTRO CHE NCD, IL PARTITO DOVREBBE CHIAMARSI NCS”
C’eravamo tanto amati
La deputata sogna di contribuire a riformare il centrodestra, ma Storace l’avverte: “Nessuna lezione da chi ha
fatto il ministro col centrosinistra” - Lupi e altri centristi pronti a mollare Angelino, la maggioranza traballa
di Marcello Calvo
eravamo tanto amati.
Per descrivere il rapporto tra Angelino Alfano e Nunzia De Girolamo, anche se solo
per un momento ci permettiamo di
scomodare uno dei più memorabili
esempi di commedia all’italiana.
Quella del 1974, diretta da Ettore
Scola e interpretata da Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Aldo Fabrizi e Mike Bongiorno. Solo per
citarne qualcuno. A distanza di 41
anni, nelle sale davvero cinematografiche della politica, sta andando
in scena il remake di quella pellicola.
Da una vera e propria opera d’arte,
siamo passati a uno spettacolo di
bassissimo gusto. Con gli attori protagonisti certamente non così eccellenti come quelli del passato. Da
una parte colui che continua a fare
da stampella al governo Renzi, dall’altra la deputata campana che ha
deciso di uscire dal Nuovo Centrodestra che, di destra, ha solo la seconda parte della sigla. Una parlamentare ferita dalle scelte di quel
partito cui aveva deciso di aderire
dopo la “separazione” con Forza
Italia, esausta dalle mosse del suo
ex “principale”: Alfano.
Dopo aver vuotato il sacco, anticipando un pensiero condiviso dai più
C’
nei corridoi dei Palazzi della politica,
e quindi il presunto (o imminente?)
passaggio del vecchio pupillo del
fu Cavaliere nel Pd di Renzi, l’ex ministro torna alla carica. Ospite della
trasmissione Agorà su RaiTre, la De
Girolamo annuncia di non far più
parte della maggioranza e di essere
ormai uscita dal movimento. E rispondendo alle domande della conduttrice la parlamentare precisa: “Fa
bene a non mettere come sottopancia
‘Ncd’, perché non esiste più. Ora si
chiama ‘Ncs’. Tradotto, Nuovo Centrosinistra”. Angelino incassa, ma non
porta a casa. A rispondere per le
rime all’ormai ex fedelissima, è Gioacchino Alfano, sottosegretario alla
Difesa e coordinatore regionale in
Campania del partito, che va giù
pesante: “Sputa – l’attacco – nel piatto
dove ha mangiato”.
A un passo dal ritorno in Forza Italia,
la deputata non nasconde il suo
obiettivo: quello di riunire il centrodestra. Tant’è, c’è chi come France-
sco Storace, leader de La Destra,
che non accetta lezioni di morale
da chi ha contribuito a spalleggiare
l’attuale esecutivo. E intervenendo
nella disputa, tuona contro la De
Girolamo: “Chi ha fatto il ministro
col centrosinistra – se proprio deve
tornare di qua – eviti lezioni sulla
ricostruzione del centrodestra”.
Una sfida a suon di colpi bassi, dunque, che preoccupa (e molto) pure
Matteo Renzi. Con il Rottamatore
che non dovrà più guardarsi le spalle
solo dalla minoranza del Pd. Ma
pure dall’area centrista. Il partito di
Alfano, infatti, rischia di sfaldarsi per
effetto delle prossime, smascherate
scelte. A Palazzo Madama, il Nuovo
Centrodestra conta la bellezza di
31 senatori. Dunque, per il presente
e il futuro della maggioranza è a dir
poco decisivo. Non tutti sembrano
voler seguire la via (non certo retta)
di Alfano. Di fondamentale importanza, il rimpasto di governo a cui
sarà chiamato presto il premier.
Due, le poltrone in ballo, che il primo
ministro deve consegnare. C’è chi
sostiene che il presidente del Consiglio le userà per calmare le acque
all’interno dei ribelli targati Pd.
Tant’è, se così dovesse essere Renzi
rischia di facilitare la decisione di
molti eccellenti alfaniani pronti ad
abbandonare la scialuppa. Tra questi,
il principale candidato pronto a fare
armi e bagagli sembra essere Maurizio Lupi. Che a quanto pare sogna
di candidarsi sindaco a Milano e
crede nell’intesa con la Lega e Roberto Maroni. A ruota seguono poi
Formigoni, Giovanardi, Augello, Albertini. Tutti delusi dalle mosse del
leader e sempre più convinti di volerlo piantare in asso. Tempi duri
per Alfano, il Nuovo Centrodestra e
Renzi. C’è aria di resa dei conti e la
maggioranza non può dormire sonni
tranquilli. Premier e ministro degli
Interni sono avvertiti.
IL DIBATTITO
Rampelli: “Primarie? Sì, per legge”
Il capogruppo di Fdi: “I timori di Berlusconi non sono ingiustificati: ma la proposta depositata alla Camera
può essere un antidoto ai veleni che hanno contraddistinto le consultazioni popolari nel centrosinistra”
di Robert Vignola
i arricchisce il dibattito
sulle primarie del centrodestra. Anche al di là
delle sfide tra chi, come Salvini, le vorrebbe “anche a Cernusco su Naviglio” e chi, come
Berlusconi, ne teme l’effetto
boomerang già intravisto in alcune situazioni. Parlare di primarie oggi, ad esempio, a
Roma significa rievocare i rom
in fila al voto. E per il Pd, so-
S
prattutto in questi giorni, è meglio che tutti se lo siano scordato. Per non parlare di ciò
che sono costate a Genova,
con le accuse tra Cofferati e la
Paita e il successivo bagno
elettorale, o in Campania dove
comunque il centro-sinistra è
finito per incartarsi nell’affare
De Luca. E non è un caso se
proprio ieri Debora Serracchiani, vicesegretaria del partito,
ha detto che a Milano per il
dopo Pisapia “le primarie non
sono un fatto scontato”.
Un tema particolarmente caro
proprio al Cav, che lo ha detto
spesso: la sinistra si sta disfacendo di questo strumento, perché mai dovremmo raccoglierlo
noi? E dentro il perimetro di
Fratelli d’Italia, anche se non
c’è dubbio che le primarie siano
considerate il passaggio principe per giungere a candidature
condivise, pare proprio che preferiscano non entrare nel terreno di conflitto di questi giorni
se non per indicarne la via
d’uscita. A provarci è Fabio
Rampelli, capogruppo alla Camera di Fdi-An.
“Berlusconi ha qualche ragione
a temere che le primarie siano
a rischio manipolazione, lo
stesso Pd è stato vittima di intrusioni organizzate e condizionamenti da parte dei clan
in Campania. Tuttavia il metodo
democratico nella selezione del
candidato premier di un gruppo
di partiti è l’unico accettabile
da tutti e contemporaneamente
è l’unico che legittimi una leadership. Occorre comunque ricordare che le primarie nel
centrodestra si sono celebrate
in passato per la scelta di diversi candidati sindaci con il
benestare dell’ex cavaliere,
con risultati finali positivi”.
Dall’analisi alla proposta il passo di Rampelli è breve. “Una
soluzione esiste per fugare i
dubbi di brogli ed è perfettamente attuale: introdurre le ele-
SALTAMARTINI (LEGA): HA OCCUPATO TUTTO PER TENTARE DI NASCONDERE IL SUO FALLIMENTO
Renzi: nomination per il Telegatto
N
on è il telecomando rotto. È
che praticamente ogni network, anche se la tv di Stato
si distingue per zelo, fa vedere lo
stesso personaggio. Somiglia a mister Bean, ma dopo un po’ non fa
ridere più. Tanto che l’oscar del
presenzialismo è assicurato. “Renzi
stia sereno, quest'anno il Telegatto
se lo è aggiudicato lui e i suoi alleati
di Governo. Dopo un anno e mezzo
il fallimento di questo esecutivo è
conclamato”, dichiara in una nota
la deputata della Lega Nord, Barbara
Saltamartini.
“Un anno e mezzo in cui - aggiunge
- il premier ha lavorato unicamente
all'occupazione sistematica di spazi
di potere, nulla più. E intanto il
nostro Paese oggi ha le tasse più
alte d'Europa, una disoccupazione
record, una fallimentare politica di
contrasto all'immigrazione clandestina, per non parlare della
mancanza di sicurezza e legalità
nelle nostre città. Ma Renzi non
vede nulla di tutto ciò, troppo occupato a spendere le sue energie
per mettere i suoi uomini ai vertici
di importanti e strategiche realtà
così come è successo per la Cassa
depositi e Prestiti o per la Rai,
che è diventata TeleRenzi”.
“Ma d'altronde se per Renzi l'elezione diretta dei senatori è considerata poltronificio capiamo
bene - insiste Saltamartini - quale
è l'idea di democrazia di questo
Premier arrogante. Un bullo che,
da vero e proprio 'One Man Show',
muove le fila del potere nel totale
asservimento dei suoi alleati di
governo, silenti anche di fronte
all'accusa di blocco prodotto da
20 anni di berlusconismo malgrado fossero a tutti gli effetti protagonisti di quella fase politica”,
conclude.
zioni primarie nella riforma elettorale in corso di approvazione,
spazzando via ogni perplessità
sull’incidenza delle 'truppe cammellate'. Qualificherebbe - spiega - la proposta del centrodestra
e sfiderebbe il mediocre impianto renziano dell’Italicum.
Una proposta che Fdi-An ha formalizzato alla Camera e che
oggi potrebbe essere un punto
d’incontro buono per tutti”.
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Mercoledì 26 agosto 2015
ATTUALITA’
ENNESIMO INQUIETANTE EFFETTO DI UNA CRISI SENZA FINE
Ci siamo venduti pure i gioielli di famiglia
Strage di Compro Oro: gli italiani non hanno più tesoretti da vendere e i negozi chiudono
L’associazione di categoria mette sul banco degli imputati tetto al contante e spesometro
ompro oro? Non più. I negozi che
hanno vissuto un vero e proprio
boom negli ultimi anni, infatti, stanno
abbassando le serrande. Uno dopo
l’altro, irrimediabilmente. Il fatto è
che l’oro lo comprerebbero pure: ma non c’è
più nessuno che lo vende. Perché il ceto
medio, quella specie in via d’estinzione, i
gioielli di famiglia se li è già venduti tutti
A segnalare l'inversione di tendenza di
queste attività commerciali, nate in Italia sull'onda della crisi economica e finanziaria è
Oroitaly, l'associazione nazionale che associa
tutta la filiera orafa di alta qualità dagli artigiani, alle piccole e medie imprese del settore, dai grossisti ai negozi di gioielleria.
Negli ultimi quattro anni infatti, a chiudere i
battenti sono stati tantissimi Compro oro e
botteghe, tutti gestiti da italiani. Dati alla
mano, si è passati dai 35 mila del 2011 agli
attuali 20 mila. Una moria che, secondo gli
addetti ai lavori, si è determinata, in primis,
per la forte contrazione dei consumi ma anche per il fatto che gli italiani, costretti dalle
necessità, ormai si sono venduti tutto, perfino
i preziosi "gioielli di famiglia".
“Molti orafi avevano tratto linfa vitale trasformandosi in Compro Oro ma gli italiani hanno
esaurito il loro 'tesoretto ' - afferma all'Adnkronos Gianni Lepre, segretario generale di
Oroitaly - hanno venduto tutto quello che avevano, compresi i gioielli che avevano in casa”.
Nell'ultimo quinquennio c'è stata una contra-
C
zione di aziende produttrici del settore orafo
del 30% circa, segnalano gli orafi, da oltre
12.000 sono passate a poco meno di 9.000,
con una perdita di 15.000 posti di lavoro,
mentre la categoria dei grossisti si è ridotta a
poche centinaia in tutto il paese. Appena un
anno fa, più del 40% delle attività commerciali
aperte negli ultimi quattro anni hanno chiuso
i battenti, bruciando investimenti per 2,7 miliardi di euro.
Le cause della crisi dell'oreficeria sono varie
e vanno ricercate anche in scelte politiche
che, invece di incentivare i consumi e sostenere
uno dei settori di punta del made in Italy, ap-
prezzato in tutto il mondo, tendono ad affossarlo.
Ad esempio, la misura che impone un tetto di
mille euro all'uso del contante, in vigore dal
2012, ostacola fortemente gli acquisti di oro
e gioielli oltre che a essere, secondo Gianni
Lepre, poco efficace per combattere l'evasione
fiscale.
“L'innalzamento del limite del contante favorirebbe la ripresa dei consumi e anche dell'economia - sostiene Lepre - infatti, se si
spende di meno anche lo Stato incassa di
meno. L'innalzamento della soglia porrebbe,
tra l'altro, l'Italia in linea con altri stati europei,
ad esempio in Spagna il limite è di 2.500
euro, in Francia di 3.000 e in Germania addirittura a 12.500 euro”. Oltre ad una maggiore
elasticità per l'uso del contante, Oroitaly porta
avanti un'altra battaglia sul fronte fiscale. “Si
dovrebbe intervenire anche sulle soglie di
accertamento del redditometro e dello spesometro che frenano in maniera importante i
consumi” spiega Lepre.
Non solo critiche ma anche proposte arrivano
dall'associazione degli orafi che vorrebbero
tramandare il proprio mestiere, fatto di estro
e tecnica, alle generazioni future, una professione molto richiesta anche all'estero che altrimenti rischia di scomparire. È proprio da
questa esigenza che nasce il progetto delle
"Botteghe Scuola", un'iniziativa a favore dell'apprendistato che i maestri orafi intendono
portare all'attenzione della politica attraverso
la formulazione di una proposta di legge.
A REGGIO EMILIA SVENTOLA BANDIERA BIANCA DOPO LE POLEMICHE PER IL “VOLONTARIATO” ALLA FESTA DEM
Contrordine compagni:
i profughi si ritirano
di Robert Vignola
e foto giravano da giorni sui social
network. Uno stillicidio per i militanti
del Pd, impegnati a far comprendere
quanto sia importante sostenere Renzi.
Perché quella fotografia di un partito
che invece di dar lavoro ai giovani,
magari della propria parte politica, ingaggiava gratis richiedenti asilo da una
cooperativa della rossa Emilia era troppo
eloquente. Mafia capitale, sistema cooperativo, accoglienza selvaggia, sfruttamento del lavoratore: dal leghista al
destrorso, fino al compagno dissidente
dell’estrema sinistra, tutti avevano un
commento col quale mettere in croce
definitivamente i democratici.
Così, alla fine, il partito di maggioranza
L
relativa si è arreso. Anche se a battere
in ritirata è stata, ufficialmente, proprio
la struttura che ospita i “compagni migranti”. Con una email Marco Aicardi,
Coordinatore del centro di Accoglienza
Straordinaria per la cooperativa Dimora
d’Abramo, ha annunciato la decisione
di ritirare la propria forza lavoro da Festareggio, la manifestazione dem in
corso a Campovolo, nei pressi del capoluogo di provincia emiliano.
E parla, significativamente, di “decisione
assunta insieme alla Prefettura di Reggio
Emilia, che resta il nostro punto di riferimento per tutti i temi legati alla accoglienza e all’assistenza ai profughi, maturata a seguito delle polemiche suscitate
da una vicenda che a mio avviso non
meritava tanto clamore, essendo carat-
terizzata da assoluta correttezza e trasparenza. Questo - prosegue Aicardi vale anche per i pasti consumati dai
profughi impegnati nel volontariato a
"Festareggio", dei quali non sarà chiesto
alcun rimborso, come è del resto accaduto in altre occasioni simili”.
Il tono è quello, lamentoso, dell’opportunità sprecata, con tanto di “sorpresa
e rammarico per come è stata trattata
una vicenda che vede alcuni profughi
impegnati nel volontariato in un luogo
che hanno liberamente scelto, così come
liberamente scelgono di impegnarsi in
altre realtà associative senza alcuno
scandalo, ma con apprezzamento di un
lavoro (e anche in questo caso sono
ben accolti e sono stati ben lieti di impegnarsi) che ne consente l’integrazione
ed evita la creazione di ghetti in cui
passivamente si attende un permesso
di soggiorno o, peggio, crescono rancori
verso le comunità ospitanti”.
E arriva persino ad offrire, in un impeto
solidaristico, il loro apporto al "nemico"
per antonomasia. “Su questo piano -
conclude Marco Aicardi - sussistendo
le condizioni di sicurezza, di inserimento
sociale e di accompagnamento dovuti,
non esistono preclusioni, anche per la
Lega, alla richiesta di volontariato ai
profughi. Ritenendo l’attività di volontariato un’occasione di inserimento e di
ricchezza sociale per i profughi accolti e
per le comunità accoglienti stiamo lavorando, unitamente alla Prefettura di Reggio Emilia, alla stesura di un protocollo
specifico relativamente al volontariato,
che permetterà dal mese prossimo di
riprendere queste attività di inclusione
sociale tutelando le istituzioni, il soggetto
gestore ed i migranti coinvolti”. Un po’
meno le maestranze che potrebbero essere occupate. Ma si sa: come dice il
ministro Poletti, catapultato dal mondo
cooperativo al ministero del Lavoro, il
volontariato è importante. Forse, per
lorsignori, persino più del lavoro…
NIENTE CRISI O DISOCCUPAZIONE. ANCHE “I SOLDI NON DANNO LA FELICITÀ”
Vince al Superenalotto, ma si suicida
di Barbara Fruch
he i soldi non facciano la felicità è risaputo.
Ma di certo una grossa mano la danno. Eppure non è sempre così. Per un uomo di 49
anni di Sanluri in Sardegna, Gigi Podda, evidentemente non è stato così. L’uomo dopo una
grossa vincita al superenalotto ha deciso di
togliersi la vita.
Nessun suicidio che ha a che vedere con crisi e
disoccupazione, dunque, bensì l’esatto contrario:
troppi soldi e la ricerca di un qualcosa che la ricchezza non dà.
C
L’estremo gesto il 49enne lo ha compiuto poche
ore dopo che, su Facebook, aveva scritto: “I soldi
ti fanno ricco. Il rispetto e l’educazione ti fanno
signore”. Una riflessione profonda, come se ne
fanno tante sui social network ma che, alla luce
di quanto accaduto, suona come un testamento
morale. “Ricordatevi che il denaro non fa la
felicità. Sono altri i valori che contano” concludeva
nel messaggio postato intorno all’una e trenta di
notte.
La mattina dopo Gigi è stato trovato morto, probabilmente per suicidio. Sul corpo, infatti, non
c’era nessun segno di violenza, secondo il racconto
della “Unione Sarda”.
Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri,
coordinati dal capitano Marcello Capodiferro, intervenuti sul posto, l'uomo si sarebbe ucciso o
ingoiando una dose eccessiva di medicinali oppure
bevendo liquidi velenosi. La volontà di farla finita
sarebbe testimoniata inoltre da un biglietto appoggiato sul tavolo della cucina. A stabilire comunque con certezza quali sono state le cause
del decesso sarà l’autopsia.
Di certo il problema dell’uomo non erano i soldi.
In molti sicuramente sperano di far colpo al Superenalotto, come è successo a lui. Vincere un
bel malloppo e arricchirsi, specialmente in questo
periodo di crisi economica, ‘salverebbe’ la vita a
molti. Ma per Podda non è stato così. Inevitabile,
un’ultima riflessione: lottare per la vita, qualsiasi
sia il problema, è sempre la cosa migliore.
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Mercoledì 26 agosto 2015
ESTERI
USA, PRESIDENZIALI 2016
Obama e Biden rallentano Hillary
Il presidente lancia la candidatura del suo vice e mette in difficoltà la corsa elettorale della signora Clinton
di Cristina Di Giorgi
a corsa di Hillary Clinton
nelle Presidenziali del 2016
potrebbe complicarsi. Secondo quanto riferito dalla
Cnn, che cita alcune fonti
ben informate, Barack Obama avrebbe infatti dato la sua benedizione alla
discesa in campo del vicepresidente
Joe Biden. L’approvazione alla successione sarebbe giunta nelle scorse
ore durante una colazione tra i due
proprio alla Casa Bianca, durante la
quale Obama avrebbe affermato che
“non si opporrà” alla candidatura,
oltre a “non sconsigliare” la discesa
in campo.
E se anche tale investitura non è stata
ancora ufficializzata, la Cnn precisa
che intanto Biden, alla presenza del
capo del suo staff, ha parlato a lungo
con Anita Dunn e Bob Bauer, consiglieri fidati di Obama da dieci anni a
questa parte. Una specie di “consiglio
di guerra” dunque, che sembra confermare l’idea che l’attuale amministrazione
abbia intenzione di puntare sul vicepresidente
come sfidante della fino ad ora apparentemente
favorita Clinton (che pure Obama aveva voluto
come Segretario di Stato nel suo primo mandato) alle primarie democratiche.
La candidatura di Biden era nell’aria già da
tempo. Ad ulteriore conferma della stessa, le
L
parole del portavoce di Obama Josh Earnest,
secondo cui il Presidente “ritiene che nominarlo vicepresidente sia stata la sua decisione
migliore”: un segno non indifferente di stima
dunque. Che segue di poco la lettera con cui
un gruppo di sostenitori di Biden invita “figure
chiave nell’ambito del partito democratico
americano a prendere in considerazione la
COREE: RAGGIUNTA UN’INTESA
DAL MONDO
Giappone colpito
dal tifone Goni
Le regioni sudoccidentali dell’arcipelago giapponese sono
state raggiunte dal tifone Goni,
che ha causato interruzioni del
traffico ferroviario e aereo. In
diverse città della zona gli abitanti
sono stati invitati, per precauzione, a lasciare le loro case. Si
tratta del quindicesimo tifone
che, in questa stagione, ha colpito l’Asia. Il fenomeno Goni,
sotto costante monitoraggio, è
stato qualificato come categoria
3 e gli esperti prevedono che
nelle prossime ore raggiungerà
la terraferma. Si era formato
nel Pacifico il 13 agosto come
semplice depressione tropicale:
da allora il tifone è aumentato
di intensità, scaricando torrenti
di pioggia e innescando frane
mortali (sono almeno 13 le vittime nelle Filippine).
Groenlandia: iceberg
gigante alla deriva
Un iceberg gigante (di massa
pari a 12,4 km quadrati) si è
staccato dal ghiacciaio di Jalobshawn e sta andando alla deriva
nelle acque intorno alla Groenlandia. Secondo gli scienziati,
che stanno studiando la situazione, si tratta i uno dei più
grandi blocchi di ghiaccio mai
rilevati. Secondo quanto rilevato
dalle immagini satellitari, il distacco si è verificato tra il 13 e il
19 agosto. Jakobshavn – precisano gli esperti – produce circa
il 10% degli iceberg della Groenlandia che, una volta staccatisi
dal ghiacciaio, si muovono lungo
un fiordo per poi entrare nello
Stretto di Davis e dirigersi verso
possibilità di schierarsi con il vicepresidente”.
La nota, inviata in vista di un “meeting della
commissione nazionale democratica in cui i
cinque attuali candidati per la nomination interverranno per illustrare le proprie credenziali”, prosegue sottolineando tra l’altro che
“tutti conoscono lo stile diretto e l’approccio
genuino di Joe Biden alla politica. Si aggiunga
poi a queste qualità un curriculum da
peso massimo: decenni al Senato e
sette anni e mezzo alla Casa Bianca.
E le motivazioni a favore di Joe Biden
sono chiarissime”.
Dal canto suo il possibile (ed a questo
punto assai probabile) sfidante della
Clinton sembra già impegnato nella
selezione dei componenti della squadra che dovrà sostenerlo nella campagna elettorale ed ha fatto sapere di
aver scelto un nuovo direttore della
comunicazione. Si tratta di Kate Bedingfield, ex consigliere di Obama
passata poi all’industria cinematografica. “Sarà per me una collaboratrice
chiave – ha detto Biden –un elemento
fantastico per il nostro ufficio e importante in tutta l’organizzazione della
Casa Bianca”.
Oltretutto sembra che Biden abbia, a
sorpresa, incontrato in privato la senatrice Elizabeth Warren, esponente
dell’ala sinistra del partito, che aveva
rifiutato di correre per la nomination.
L’ipotesi che circola è che il vicepresidente abbia voluto sondare le intenzioni
dell’area che fa riferimento alla Warren. Senza
contare che più di qualcuno ritiene possibile
un’accoppiata Biden – Warren, che farebbe
guadagnare molti punti al vicepresidente.
Che già si presenterebbe con un’eredità non
da poco: l’essere l’ideale continuazione della
presidenza Obama.
l’Atlantico. Secondo l’Agenzia
Spaziale Europea, che sta monitorando la situazione, il volume
dell’iceberg è di 17 km sufficiente
per coprire l’intera isola di Manhattan con uno strato di ghiaccio
di 300 metri di spessore.
Turchia: alluvione
provoca almeno
8 morti e due dispersi
Una grave alluvione ha provocato almeno otto morti e due
dispersi. E’ accaduto nella provincia nordorientale turca di
Artvin, nei pressi del confine
con la Georgia. La notizia è
stata diffusa dall’ufficio del governatore locale. Tre delle vittime
sono rimaste intrappolate nel
crollo di un’abitazione nella città
di Hopa. In seguito alle forti
piogge, sono state registrate
in tutta la zona diverse frane.
Squadre di soccorso sono all’opera nell’area colpita dalla
forte ondata di maltempo.
America: forti nevicate
in Alberta (Canada)
e nel Montana (Usa)
L’estate e il caldo sono divenuti
in queste ore un ricordo per gli
abitanti degli Stati di Alberta in
Canada e del Nord Ovest del
Montana negli Stati Uniti. Una
forte nevicata ha infatti imbiancato le montagne rocciose settentrionali e si è spinta fino a
Sud al Glacier National Park.
Brusco cambio di temperatura
dunque che, come ricorda
3bmeteo.com, non è comunque
un evento eccezionale per quelle
zone: lì “la neve nel mese di
agosto può cadere, anche se
non tutti gli anni”.
Venti di pace tra Seoul e Pyongyang
I due Paesi si sono impegnati a proseguire nei colloqui distensivi per migliorare i rapporti
l vertice diplomatico
tra i rappresentanti dei
governi delle due Coree sembra abbia dato i
suoi frutti. Dopo la maratona negoziale di tre giorni
nel villaggio di Panmunjom
(situato all’interno della
zona demilitarizzata che
separa i due Paesi) infatti,
secondo quanto anticipato
dall’agenzia Yonhap, è stata
raggiunta un’intesa per allentare la tensione nella
penisola che nelle ultime
settimane aveva fatto temere la possibilità di un
ricorso alle armi.
Il patto prevede che Seoul
faccia tacere gli altoparlanti
posti sul confine attraverso
i quali venivano diffusi messaggi di propaganda contro
il regime di Kim Jong-un
(che, come previsto, alle 12
ora locale – le 5 di ieri mattina in Italia - sono stati
spenti. Ma non disinstallati,
come ha precisato un portavoce del ministero della
Difesa sudcoreano) “a
meno che non succeda
qualcosa di anormale”. Le
trasmissioni, considerate
un’efficace arma di guerra
psicologica, erano state una
delle principali cause dell’escalation di tensione
dell’ultimo periodo: Seoul
le aveva riprese dopo undici anni in seguito al-
I
l’esplosione, ad inizio agosto, di tre mine nordcoreane
che avevano gravemente
ferito due soldati in servizio
di pattuglia sul confine. Dal
canto suo Pyongyang ha
chiesto scusa per l’incidente delle mine e si è impegnata a revocare il “quasi
stato di guerra” dichiarato
negli ultimi giorni.
Le due parti inoltre, come
emerso da una dichiarazione congiunta di entrambe
le delegazioni, terranno nei
prossimi giorni ulteriori colloqui per discutere una se-
rie di questioni finalizzate
al miglioramento dei rapporti tra i due Paesi. “E’
molto significativo – ha dichiarato durante una conferenza stampa il consigliere per la Sicurezza nazionale
di Seoul Kim Kwan-jin – che
la Corea del Nord si sia
scusata per la provocazione
delle mine e abbia promesso di lavorare per prevenire
il ripetersi di tali eventi e
allentare le tensioni”.
L’intesa raggiunta è stata
accolta positivamente anche dalle Nazioni Unite e
da Washington: “diamo il
benvenuto a questo accordo – ha detto il portavoce
del Dipartimento di Stato
Usa - e siamo fiduciosi che
porterà ad una diminuzione
delle tensioni nella penisola”. La Corea del Nord –
ricorda in proposito la Reuters - è stata fatta oggetto
di sanzioni internazionali
a causa dei test nucleari e
missilistici, che Pyongyang
ha sempre considerato
come un attacco al suo diritto sovrano di difendersi.
CdG
5
Mercoledì 26 agosto 2015
ESTERI
IL PARTITO DI SINISTRA GRECO, AL GOVERNO SINO A POCHI GIORNI FA, È ORMAI DIVISO IN TRE TRONCONI
Syriza si frantuma: belli ciao...
Il segretario Tanos Koronakis si dimette in aperta contestazione della linea di Alexis Tsipras
di Tatiana Ovidi
alle stelle alle stalle, tante
volte è successo in politica, questo sta accadendo anche al dimissionario
presidente greco Tsipras.
Votato perché doveva salvare la patria dalla tirannia di Bruxelles, sostenuto, anche nell'ultimo referendum, perché baluardo di sovranità
e giustizia sociale, alla fine è crollato
sotto i bombardamenti della Merkel,
della finanza e della Troika.
Dopo aver avuto il sostegno popolare
per sfidare l'Unione Tsipras non solo
ha firmato una resa incondizionata,
ma alla fine si è dimesso, lasciando
la Grecia allo sbando e nuove elezioni a brevissima scadenza. Si parla
del prossimo 20 settembre.
E se Tsipras ha perso contro Bruxelles, ha perso la fiducia del suo
popolo, ora perde pezzi anche nel
suo partito.
Ieri si è dimesso Tasos Koronakis,
segretario di Syriza, considerato
uno dei più stretti alleati e collaboratori dell’ex premier.
D
Nella lettera con cui comunica di lasciare l’incarico spiega di essere in
disaccordo con la linea ufficiale del
partito. Koronakis ha criticato anche
la decisione di andare alle elezioni
il 20 settembre senza prima discutere
all'interno di Syriza e ignorando le
scelte del Comitato Centrale.
Koronakis ha ammesso che la strategia di negoziazione del partito è
fallita e ha criticato duramente Pa-
nagiotis Lafazanis e gli altri rappresentanti dell’ala più radicale che
hanno lasciato Syriza per formare
"Unione Popolare": "Sembravano
pronti a questo scontro e a finalizzare
la rottura".
Insomma le scelte di Tsipras hanno
spaccato il partito in tre tronconi: i
fedeli all'ex presidente, i radicali ed
i fedelissimi dell'ormai ex segretario,
che rappresentano una terza via tra
il governo e gli oltranzisti.
Il prossimo 20 settembre queste tre
anime potrebbero addirittura presentarsi con tre partiti diversi.
Ricordiamo che Koronakis la scorsa
primavera era stato in Italia per una
serie di incontri.
In una conferenza stampa a Roma,
in cui erano presenti Pippo Civati,
Nicola Fratoianni, Marco Revelli e
Paolo Ferrero, aveva dichiarato ri-
ferendosi alla politica del suo partito:
"Noi vogliamo aprire un’altra strada
in Europa per rifiutare la disastrosa
politica di austerità, per aprire una
strada di democrazia, di giustizia
sociale e solidarietà".
Forse i "comunisti nostrani" gli hanno
insegnato come demolire un partitone e vendersi ai poteri forti una
volta arrivati al potere.
Seppur con toni minori, in quanto il
partito di Bertinotti non ha mai conquistato Palazzo Chigi, la storia di
Syriza somiglia a quella di Rifondazione Comunista: nel 2006 prese
quasi il 10%, Fausto divenne presidente della Camera e molti "No Global" entrarono in parlamento. Nel
2008 non superarono lo sbarramento
del 4%, nessun partito di sinistra radicale entrò in parlamento e di Bertinotti abbiamo perso le tracce. Ed
oggi esistono una decina di partiti
nati da fusioni di Rifondazione.
Insomma, da "Bella ciao...", a "ciao
belli!" il passo è stato breve.
Ci auguriamo, per la Grecia, che
se la notte è stata lunga, almeno
l'alba sia dorata.
“SEMPRE ESPOSTI, CIÒ CHE È AVVENUTO AVREBBE POTUTE DEGENERARE IN MOSTRUOSO MASSACRO”
Terrorismo, Hollande: “Dobbiamo prepararci”
“Livello di barbarie mai raggiunto in decenni”. E avverte Erdogan: “Turchia faccia fronte comune con curdi”
di Emma Moriconi
Dobbiamo prepararci ad altri attacchi e dobbiamo proteggerci": così si è espresso con
gli ambasciatori francesi a Parigi il presidente
Hollande dopo l'attacco al treno Amsterdam-Parigi.
"Siamo sempre esposti e ciò che è avvenuto venerdì
avrebbe potuto degenerare in un mostruoso massacro", ha aggiunto, specificando che la Francia
proporrà ai Paesi coinvolti nella lotta ai terroristi
del gruppo Boko Haram nella Nigeria e nei Paesi
limitrofi, un incontro per organizzare azioni comuni,
incontro che - propone- si svolgerà a Parigi e ha
commentato: "Il terrorismo ha raggiunto un livello
di barbarie mai visto in decenni". Il presidente
francese ha anche ringraziato quelli che sono stati
definiti "gli eroi del treno": "avete evitato una car-
“
neficina", ha detto. Ai coraggiosi passeggeri il presidente ha conferito la Legion d'onore, la massima
onorificenza francese per aver bloccato il marocchino
25enne Ayoub al-Khazzani che lo scorso 21 agosto
ha tentato un attacco, armato di kalashnikov e revolver, al treno su cui viaggiavano. Un attacco
sventato solo grazie alla prontezza e al coraggio
dei passeggeri che lo hanno prontamente fermato
impedendo così una probabile strage.
Agli statunitensi Spencer Stone, Alek Skarlatos e
Anthony Sadler, tutti di età compresa fra 22 e 23
anni, e al britannico 62enne Chris Norman, durante
la cerimonia all'Eliseo di due giorni fa Hollande ha
detto di apprezzare il "valore" e il "sangue freddo" e
ha aggiunto: "Il vostro eroismo deve essere un
esempio per molti e una fonte di ispirazione.
Davanti a un male che sta qui e che si chiama ter-
rorismo, c'è anche un bene, quello dell'umanità.
Ed è quello che voi incarnate".
Ancora nella giornata di ieri, agli ambasciatori
francesi ha detto: "Fra qualche giorno riceverò il
nuovo presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari
- ha aggiunto, sempre rivolgendosi al corpo diplomatico - e gli darò conferma che la Francia è
pronta ad unirsi a tutti coloro che lottano contro
Bolo Haram". Poi Hollande ha trattato l'argomento
Isis, sollecitando la Turchia a fare di più, a riaprire
il dialogo con i curdi per fare fronte comune contro
la minaccia terroristica jihadista: "Tutti i giocatori
devono far parte della soluzione. Penso ai Paesi
del Golfo Persico e all'Iran - ha detto ancora Penso anche alla Turchia - ha ribadito - che deve
essere coinvolta nella battaglia contro l'Isis e deve
rilanciare il dialogo con i curdi".
ALL’ORIGINE DELLE MOSSE SULLO SCACCHIERE GEOPOLITICO CHE METTONO L’EUROPA SULL’ORLO DELL’ABISSO
Turchia, Russia, Nato: schemi vecchi di 150 anni
no scontro che dura da un
secolo e mezzo, da quando
uno dei due polmoni d'Europa, quello occidentale, è caduto in
un declino inarrestabile e l'altro,
quello russo, nel 1853, si proclamò
baluardo della cristianità e di conseguenza figlio della tradizione romana, facendo di Mosca la Terza
Roma. Proprio in quella data progettò di attaccare l'impero ottomano, in piena decadenza, e di impadronirsi di Costantinopoli e dell'Anatolia. Francia e Inghilterra si
unirono con la Turchia islamica,
dichiararono guerra alla Russia e
la sconfissero nella guerra di Crimea. L'impero ottomano continuò
a esistere fino alla Prima guerra
mondiale, quando fu smembrato
U
e i suoi pezzi divennero protettorati
inglesi o francesi. Dopo la Seconda
guerra mondiale l'egemonia sul
Medio Oriente passò agli Stati Uniti.
Oggi, dopo 150 anni, nel terzo millennio, troviamo uno scenario molto
simile: l'America e l'Inghilterra, alleate della Turchia, impongono
sanzioni alla Russia e, con la Nato,
fanno contro di lei minacciose esercitazioni. Ma perché gli Stati Uniti
ce l'hanno tanto con la Russia anche
dopo la caduta dell'Unione Sovietica? E perché gli occidentali "odiavano" anche la Russia zarista?
Quindi la "difesa del mondo libero", la lotta al comunismo, le esportazioni di democrazia sono tutte
baggianate? A quanto pare si.
Basta guardare una carta geografica
dell'Asia. Qui si vede che tutto il
nord del continente è Russia, al
centro vi sono grandi Stati come il
Kazakistan, l'Uzbekistan e il Turkmenistan, ricchissimi di gas e petrolio, sotto l'influenza russa.
Gli americani non lo sopportano,
vogliono il potere totale.
Per questo, appoggiati al mondo
islamico, si sono sbarazzati di chi
aveva simpatie filorusse come Mossadeq in Iran, Saddam Hussein in
Irak, Gheddafi in Libia e Assad in
Siria, hanno appoggiato i mujaheddin afghani nella loro lotta contro i russi e hanno sempre protetto
gli Stati islamici più integralisti e
più ricchi, come l'Arabia Saudita,
il Qatar e Abu Dhabi.
Non hanno fatto nulla contro il Ca-
liffato che governa col terrore in
Irak e in Siria e, insieme gli amici
della Lega araba, lo lasciano avanzare in Libia e in Africa. Da ultimo
hanno fatto un accordo con l'Iran.
Sono andati a braccetto con Al
Qeida, hanno sostenuto la Jihad,
hanno sempre preferito Hamas ad
Al Fatah, hanno finanziato e sostenuto le rivoluzioni arancioni e quelle dei fratelli mussulmani ed oggi
fanno lo stesso con l'Isis.
Non solo, Washington non fa nulla
nemmeno contro l'enorme organizzazione economico-politica gestita dagli arabi che recluta ed
esporta milioni di africani sulle
coste libiche per invadere l'Europa.
Né contro la Turchia che, anziché
fare campi profughi per i siriani, li
manda da noi. Non solo, approfittando della debolezza e della fragilità della Grecia sta di fatto "costruendo" un ponte con la Macedonia, la Bosnia, la Slovenia e le
comunità islamiche dell'ex jugoslave, allungando il progetto del
"nuovo Califfato" dalla Libia a pochi
km da Udine e Trieste o a pochi
passi dall'Ungheria.
Milioni di cellule dormienti e di Jihadisti, ricordiamoci sempre pilotati dagli americani, pronti ad invadere l'Europa.
E noi europei rimaniamo passivi,
inermi, immobili. Non abbiamo più
una guida, una meta, un ideale e
non ci rendiamo nemmeno conto
che stiamo per essere distrutti.
Anzi, estinti. A meno che l'Europa
torni a respirare autonomamente
con i suoi due polmoni, con Roma
e Mosca, liberandosi da Londra e
Washington.
T. Ov.
6
Mercoledì 26 agosto 2015
STORIA
LE TESTIMONIANZE IN AULA PER LE ACCUSE DOPO GLI ARTICOLI E LE VIGNETTE IN DIFESA DELLA POPOLAZIONE DELL’AGRO ROMANO
Roccagorga “assassinio di Stato”:
Mussolini a processo
“Ritengo di avere diritto di spiegare la genesi di questo mio crimine e non già per difendermi, ma piuttosto per farne ancora una volta l’apologia”
di Emma Moriconi
iprendiamo la rievocazione, lasciata
ieri in sospeso, sul processo a
L’Avanti! a causa della presa di posizione del giornale a favore della
popolazione dimostrante di Roccagorga. Le informazioni che seguono sono
state pubblicate dal quotidiano all’indomani
della sentenza del Tribunale di Milano del
1914. “Parlo a nome dei miei compagni e
brevemente - dice Benito Mussolini al processo
- Si dice che una prima prova del delitto sa il
rimorso che turba la coscienza di chi lo ha
commesso. Io non sento rimorsi. Quindi probabilmente non ho commesso nessun delitto,
specie di natura ‘comune’. Sono venuto qui
perché mi si informi sulla natura e la figura
del delitto che avrei commesso tre o quattordici
mesi fa. D’altra parte ritengo di avere diritto
di spiegare la genesi di questo mio crimine e
non già per difendermi, perché non ne sento
il bisogno, ma piuttosto per farne ancora una
volta l’apologia. Ero da poche settimane direttore del giornale Avanti! quando, la sera
del 7 gennaio, giunse una telefonata da Roma
nella quale si riferiva dell’eccidio di Roccagorga. Poco dopo ne giunse un’altra in cui si
riferiva di un altro eccidio avvenuto nella provincia di Parma; una terza, da Comiso, in pro-
R
vincia di Catania, annunciava ancor un eccidio.
La corrispondenza romana era seguita da
una nota del nostro corrispondente politico
da Roma, che è quindi coimputato. Egli non
conosceva gli altri eccidi e la nota commentava
solo quello di Roccagorga. Ampliai la nota intitolata ‘L’Assassinio di Stato’. Quella nota era
molto vivace non lo nego; ma adesso dopo
sedici mesi trovo che avrei potuto, e sarei
stato in diritto di scriverla anche più vivace,
perché i particolari che giunsero dopo erano
tali da giustificare qualsiasi violenza di stile e
di linguaggio. Non vi narrerò nei suoi particolari
l’eccidio di Roccagorga; noi abbiamo portato
qui dei testimoni oculari, dei protagonisti e
dei superstiti. Però, per sommi capi, sarà bene
che io vi prospetti, cittadini giurati, la situazione
di quel piccolo comune come è apparsa dalle
relazioni dei corrispondenti. Piccolo comune
rurale nella provincia di Roma, nel quale la
politica era fatta da un circolo, come vedete,
realista, niente affatto sovversivo. Piccolo paese
dove la vicenda della vita si chiude in un
ritmo breve. Però anche là c’erano delle ragioni
di malcontento, di dissidio; c’era una questione
sanitaria. I contadini di Roccagorga si lagnavano
del servizio sanitario. Poi, nello sfondo, c’era
la questione degli usi civici, problema appassionante dell’Agro Romano ma su questo
punto io non sono bene informato e ve ne
parlerà l’amico Ciccotti. In quel piccolo paese
non si era mai parlato di socialismo, di rivoluzione, di lotta di classe. Dominavano i signorottti
del luogo, che avevano convertita l’amministrazione comunale in loro feudo. Le dimostrazioni andavano ripetendosi e le autorità
comunali cominciarono a chieder dei rinforzi;
giunse anche della truppa. Questa fu accolta
con applausi. Erano dei soldati, dei figli del
popolo... dei fratelli!... si ripete la dimostrazione,
una dimostrazione assolutamente pacifica. È
ormai assodato che i contadini lasciarono
nella sala del circolo Savoia i loro temperini; è
anche assodato che dei dimostranti erano
preceduti dalla bandiera tricolore; [...] Ad un
certo momento questa colonna di dimostranti,
nella quale erano tante donne, molti bambini,
si imbatté in un plotone di fanteria. Si ode lo
sparo di una rivoltellata che non fu sparata
dai dimostranti, assolutamente inermi. Quello
fu il segnale dell’eccidio; vennero sparati trecento colpi, furono uccisi sette individui fra
cui una donna fuggente e un bambino di
cinque anni. Un eccidio feroce, atroce. Ed i
soldati furono mandati contro la folla al grido
‘Avanti Savoia!’ Potete ben immaginare che al
crepitio della fucilata micidiale tutti fuggirono
all’impazzata e non rimasero sulla piazzetta
che i morti ed i feriti... Così - ancora una volta
- fu ristabilito l’ordine. Vennero fatti degli
arresti, vi fu un processo, mi pare a Frosinone,
e vi furono delle condanne. La strage era stata
compiuta dall’esercito, o da una parte dell’esercito. [...] In venti anni di agitazioni, in
venti anni, di eccidi non c’è mai stato un
morto tra la forza pubblica, perché il popolo
italiano va in piazza inerme! [...] In Italia c’è
l’eccidio classico, che p anche u sintomo di
questo stato di disagio, di miseria, di malessere
che tormenta almeno 6000 sugli ottomila comuni del regno [...] Per tutte queste ragioni
l’articolo doveva essere così come fu scritto
in quella forma, contenere quei dati concetti,
dare un monito al proletariato ed anche al
Governo. [...] Noi non ci facciamo un proposito
quotidiano di vilipendere l’esercito; noi non
abbiamo bisogno di vilipenderlo, per indebolirlo nella sua costituzione, nelle sue funzioni,
nella sua finalità. Ci basta la critica. Per tutte
queste ragioni io vi dico: dopo aver visti stamane i superstiti di Roccagorga, dopo aver
visto queste povere donne, questi uomini che
rappresentano un’umanità così dolorante, così
tragica, quell’umanità che abbiamo spesso il
torto di ignorare [...] io vi dico chiaramente,l
cittadini giurati, che se domani un altro eccidio
si verificasse io non vorrei scrivere coll’inchiostro, ma col sangue! Se la vita umana
deve essere rispettata, deve esserlo così in
basso come in alto”.
L’Avanti! assolto
“Io vi dirò che voi dovete assolverci, non già perché non
abbiamo commesso il delitto, ma perché lo abbiamo
commesso, e perché promettiamo di ricadere ancora”
I
l processo prosegue con l’interrogatorio di Guarino, che
si dichiara d’accordo con il
suo direttore e che, quando il
presidente chiede: “Lei non ha
scritto nessuno degli articoli ...”
risponde: “Si, si, anzi! Io ho un
articolo su Napoli si ribella e un
titolo: ‘Come ragionano le belve
militari’ e poi ho la responsabilità
generica di redattore-capo”. Insomma nessuno degli imputati
pensa minimamente a negare le
proprie responsabilità. Come fa
anche Scalarini: “Si, si, è vero.
Sono l’autore delle vignette incriminate. Ma con ciò? Esse non
possono costituire a mio modo
di vedere una lume di buon senso, nessun reato”. Per primo era
stato chiamato Galassi, che aveva
riferito di non aver niente da
dire e di essere “completamente
solidali con i miei compagni e li
ringrazio per avere portato qui
il contributo morale della loro
presenza in questa causa”. Passiamo ora alla testimonianza di
Francesco Ciccotti: “La proprietà
privata dei terribili crimini perpetrati con quell’articolo mi appartiene e non capisco perché
l’ottimo comm. Nicora, procuratore generale, abbia voluto... collettivizzarla fra tutti i miei coimputati. Certo, quel mio scritto era
assai vivace. Ma esso era anche
perfettamente proporzionato all’impressione degli atroci fatti di
Roccagorga. E la impressione di
orrore e di indignazione io l’attinsi dalla narrazione non meno
impressionante della nostra, fatta
dal Giornale d’Italia di quei giorni. La folla era stata mitragliata
mentre fuggiva. I morti e i feriti
furono tutti colpiti alle spalle. Furono inseguiti, anzi, fu data loro
la caccia come ad un branco di
belve. Una donna incinta, colpita
da un primo proiettile, cade. Il
sangue della ferita si mescola a
quello di un parto prematuro.
Ella si dibatte oscenamente nel
suo sangue. E allora le si tira addosso, con una voluttà feroce. Un
contadino, inquieto per il suo figliuolo di cinque anni, lo prende
in braccio e corre con lui verso
la propria casa. Si tira su di lui e
gli si uccide la creatura fra le
braccia. Questa selvaggia ‘caccia
grossa’ era stata preordinata. Altro che legittima difesa dei mitragliatori!”. E poi inveisce contro
il sindaco, che definisce “un’anima di jena”, contro il medico al
quale era stato ordinato di tenere
pronti i medicamenti perché ci
sarebbero stati feriti. l’intervento
di Ciccotti è molto lungo e purtroppo non possiamo riportarlo
per intero. Come interessanti
sono anche quelli di Fasulo e di
Liguori, e anche i giorni successivi del processo sono estremamente utili a capire il contesto,
con le testimonianze di chi era
stato presente all’eccidio, tra cui
il padre del bambino ucciso, ma
siamo costretti a fermarci qui.
Salvo tornare sull’argomento in
altra sede. Tuttavia abbiamo voluto riferire il più possibile nei
dettagli questo processo perché
consente di fare un vero e proprio
tuffo in quel particolare momento
storico. Merita però, prima di
chiudere questo capitolo, di essere riportato uno stralcio della
dichiarazione finale di Benito
Mussolini: “Io vi dirò che voi dovete assolverci, non già perché
non abbiamo commesso il delitto,
ma perché lo abbiamo commesso, e perché promettiamo di ricadere ancora”. E Guarino: “Noi
accettiamo completamente tutto
quello che ha detto il nostro amico Mussolini in questo momento,
tranne che in quella parte in cui
egli vuole assumere da solo la
responsabilità. Noi siamo e vogliamo essere con lui completamente solidali”. Gli altri intervengono alla stessa maniera, tutti
reclamano la responsabilità, persino Grassi; “Il gerente vi è per
L’avanti! assolto, opuscolo sul processo per l’eccidio di Roccagorga
Dalla mostra Il Giovane Mussolini, Predappio 2014
qualcosa - dice - Condannate
me solo. Io sono facilmente sostituibile; il direttore e gli altri,
no”. Il processo si chiude con
l’assoluzione da tutte le imputazioni. È il 1 aprile 1914.
[email protected]
7
Mercoledì 26 agosto 2015
ECONOMIA
SUI MERCATI FINANZIARI LA TEMPESTA ASIATICA È ANCORA IN CORSO
La Cina corre ai ripari: troppo tardi?
Tagliati i tassi d’interesse e immessa liquidità nei mercati dopo il nuovo tonfo di Shanghai. A milioni
rischiano di essere finiti sul lastrico. Ora preoccupa il possibile scoppio della bolla immobiliare
di Robert Vignola
B
orse asiatiche giù, borse
occidentali su dopo il lunedì nero. Ma cos’è successo? Presto detto. La
banca centrale cinese ha
effettuato alcune contromosse, secondo la maggior parte degli analisti
in ritardo, secondo alcuni di essi
fuori tempo massimo. Ha tagliato i
tassi d'interesse a un anno dello
0,25% e il coefficiente di riserva
obbligatorio per le banche di 0,5%.
Quest'ultimo in vigore dal 6 settembre sarà al 18%. Si tratta del quinto
taglio dei tassi dal mese di novembre
con l'obiettivo di rilanciare la crescita
e calmare i mercati finanziari. In
soldoni, ha immesso liquidità sul
mercato, tagliando i tassi monetari
e utilizzando strumenti monetari
flessibili. Una specie di quantitative
easing in salsa agrodolce, che comunque arriva a valle di un nuovo
tonfo della borsa di Shanghai: -7,6%.
Manovre espansive (assai più vere
del bazooka di Draghi, i cui effetti
sulle economie reali cominciano ad
essere smascherati: sono praticamente nulli) che ora dovranno mi-
surarsi con la situazione dell’economia cinese, sulle quali gravano
ormai ombre pesanti.
Pechino, che non è un monumento
alla trasparenza, si ostina ad indicare
nel 7% la stima di crescita del suo
Pil per il 2015. Nell’Italia di Renzi (e
nell’Europa della Merkel) sono cifre
ormai impossibili, ma per la Cina
non sono performance straordinarie.
Anzi, proprio la soglia del 7% è secondo lo stesso governo quella sotto
la quale potrebbero esplodere ten-
FEDERALBERGHI: SCARSA ATTRAZIONE ALL'ESTERO
Expò: tanti italiani,
ma gli stranieri latitano
econdo un rapporto di Federalberghi, al 31 ottobre,
quando Expò chiuderà i
battenti, saranno stati 16 milioni
i visitatori ad essersi recati ai
padiglioni. Ad agosto abbiamo
assistito ad un boom di visite,
grazie alle numerosissime agevolazioni concesse ad anziani e
disoccupati, ma gli stranieri risultano molto al di sotto delle
aspettative. Comunque 16 milioni
sono "un dato sicuramente lusinghiero - come commenta il
presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - che ha contribuito
- ha detto - nel semestre interessato dalla manifestazione, a
rimettere in moto l'economia
turistica dell'intero Paese. Ma
purtroppo - ha aggiunto - dai
nostri terminali in Lombardia e
nelle Regioni limitrofe non risultano essere approdati nel Bel
Paese quei flussi dall'estero che
invece sulla carta erano stati
ipotizzati". Quindi un successo,
per Bocca, "ma non sufficientemente forte oltreconfine". Altro
dato che Federalberghi fa emergere è che "per quanto riguarda
i visitatori dell'ultimo trimestre,
oltre 3 milioni effettueranno una
visita giornaliera, mentre quasi
3,5 milioni pernotteranno almeno
una notte, dormendo nel 40%
dei casi in casa di parenti o
amici, nel 31% in albergo e nel
28% in un B&B". Risultati che a
parere di Bocca "ci insegnano
una cosa: i grandi eventi creano
grandi numeri, ma di sicuro non
abbiamo adeguatamente promosso con campagne pubbli-
S
citarie e la creazione di pacchetti
ad hoc un'occasione unica per
valorizzare col veicolo dell'Expo
l'immagine turistica complessiva
del Paese". Dal 1 maggio al 31
agosto si stimano in quasi nove
milioni gli italiani che hanno visitato l'Expò, di questi circa il
10% ha riferito che intende tornarci. A quanto si prevede, tra il
1 settembre e il 31 ottobre i visitatori saranno circa sette milioni, di cui 2,2 milioni a settembre e 3,5 a ottobre, mentre
1,2 milioni di italiani sono indecisi
su quando andare. A questi andrebbero aggiunte circa 640mila
persone che l'Expò lo hanno
già visitato ma vogliono tornarci.
Disattese così le stime, basate
sulle prenotazioni, che parlavano
di circa un milione di visitatori
cinesi. Non ci sono, insomma i
"grandi numeri" che ci si aspettava di poter sciorinare a esposizione avanzata. Potrebbero
avere influito, in parte, le vicende
occorse all'apertura: le manifestazioni violente in strada, le
vetrine sfasciate e il terrore dilagante dei primi giorni di cui
oggi sembra non si parli più
potrebbero aver costituito un
deterrente per potenziali visitatori
esteri. Altra questione: l'area
dell'esposizione. Che ne sarà?
Si parla di "padiglioni provvisori",
il che significa che una volta
archiviata l'esperienza Expò tutto
ciò che è stato costruito e che
è costato un sacco di soldi
andrà distrutto, archiviato anch'esso. Un'altra bella prova,
non c'è che dire.
sioni economiche e quindi sociali.
Del resto la produzione industriale
aumenta ora del 5% annuo rispetto
al 23% del 2010 mentre i consumi
elettrici sono non registrano alcun
aumento. Quanto basta perché i
maggiori investitori internazionali
ipotizzino una crescita del Pil del
4/5%, prevedendo quindi che il volo
del Dragone (schizzato fino al 10%
del 2010) è destinato ad un atterraggio. Quanto sarà brusco, è la
vera domanda che ci si deve porre.
Ancora: la borsa di Shanghai ha
perso la metà circa della sua capitalizzazione, vi sono milioni di piccoli
investitori che potrebbero aver perso
i loro risparmi. Presto la febbre
gialla potrebbe quindi investire il
settore immobiliare cinese: se scoppia quella bolla, la deflagrazione
sarà globale e le scosse di terremoto
avvertite nelle settimane scorse sprigioneranno un’energia devastante.
Lo dicono anche alcune statistiche
diffuse ieri da Bloomberg, desunte
dall’andamento dei mercati. L’imprenditore cinese Wang Jianlin, fondatore del gruppo Dalian Wanda e
il cui patrimonio è stato stimato in
40,7 miliardi di dollari, ha perso 3,6
miliardi di dollari nella sola giornata
di lunedì. Il fondatore di AliBaba,
Jack Ma, ha perso invece 545 milioni
di dollari. Ma, appunto, di mezzo
non ci vanno solo i “padroni di
casa”. Bill Gates ha bruciato 3,2 miliardi di dollari e Amancio Ortega,
fondatore della catena Zara, ha visto
andare in fumo 1,5 miliardi di dollari.
I miliardi dei potenti vanno in fumo,
figuriamoci i risparmi dei “piccoli”.
Che la Banca Popolare Cinese riesca
a disinnescare il meccanismo, è
tutto da vedere.
Il tutto mentre ci si avvicina al
momento in cui la Federal Reserve
americana dovrà rendere note le
decisioni rispetto ai suoi tassi d’interesse, che sono ai minimi storici
ormai da sei anni. Ogni volta ci si
attende il rialzo, che però viene
sempre rimandato. Potrà essere
con questa tempesta in atto che
si prenderà una scelta in tal senso?
Lo scetticismo comincia a prendere il volo.
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8
Mercoledì 26 agosto 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
ASSUNZIONI NELLE ASL DEL LAZIO TRAMITE CONCORSI
Giubileo: personale sanitario sia da graduatorie
Il vicepresidente del Consiglio Storace presenta una interrogazione per scongiurare sprechi dovuti a nuove inutili procedure selettive
di Daniele Belli
er il Giubileo occorre incrementare il personale sanitario delle ASL
ed il commissario
ad acta, Zingaretti, il 20 agosto scorso, sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio
ha pubblicato un Decreto
(U00402) per il reperimento
di questo personale aggiuntivo “a tempo pieno e determinato”. Solo che, invece
di attingere, come prevedono le normative attuali, alle
graduatorie già esistenti nel
Lazio (art. 4, comma 1, lettera
a-bis della Legge 125/2013),
il Decreto prevede di ricorrere ad “apposite procedure
selettive per titoli e colloquio”, in sostanza, a concorso. Tutto ciò provocando un
inutile dispendio di risorse
pubbliche e danneggiando
i vincitori e gli idonei dei
concorsi già espletati i cui
interessi vengono elusi dal
reclutamento indetto con
questo provvedimento.
Per chiarimenti su questo
inutile spreco di risorse nella pubblica amministrazione
il Vice Presidente del Consiglio regionale del Lazio e
Capogruppo de La Destra,
Francesco Storace, ha presentato una interrogazione
P
urgente al Presidente della
Giunta, Nicola Zingaretti. In
un momento – si legge nell’interrogazione - in cui non
è di secondaria importanza
garantire una riduzione dei
costi gravanti sulle amministrazioni pubbliche, nell’atto ispettivo presentatoho
ritenuto doveroso chiedere
al Commissario ad acta se
intenda fornire spiegazioni
sulle motivazioni che l’hanno spinto a reclutare il personale delle Aziende Sanitarie ricorrendo alla dispendiosa procedura concorsuale a cui fa riferimento il Decreto n. U00402 anziché tramite lo scorrimento delle
graduatorie vigenti, così
come dispone l’attuale normativa in materia;
Per garantire il corretto
svolgimento degli eventi
connessi al Giubileo anche
in considerazione dell’elevato afflusso di pellegrini
– prosegue Storace nell’interrogazione – il Commissario ad acta Zingaretti ha
previsto il reclutamento di
quasi 600 unità di personale
sanitario da assumere a
tempo determinato mediante apposite procedure selettive per titoli e colloquio.
Questo può essere accettato
se nella regione Lazio non
fossero ancora vigenti gra-
duatorie concorsuali dalle
quali si è attinto in questi
anni personale per le assunzioni a tempo determinato per sostituzioni in caso
di maternità, aspettative e
simili. E la normativa nazionale è chiara sull’argomento: le ultime disposizioni legislative e gli orientamenti giurisprudenziali,
infatti, hanno ribadito che
per il reperimento del personale nella pubblica amministrazione si deve utilizzare lo scorrimento delle
graduatorie concorsuali ancora efficaci, in quanto questa procedura riduce i costi
gravanti sulle amministrazioni per la gestione delle
procedure selettive.
Curioso poi – conclude Storace nell’interrogazione –
che lo stesso Zingaretti
smentisca se stesso: il 23
luglio scorso, sempre in vista del Giubileo, per reperire infermieri per il 118
ha autorizzato l’Azienda Sanitaria a ricorrere alle graduatorie esistenti mediante
scorrimento delle stesse.
La speranza è che questa
interrogazione porti ad una
revisione della modalità di
reclutamento del personale
delle Aziende Sanitarie previsto dal Decreto n. U00402,
modalità dispendiosa e contraria all’attuale normativa
in materia.
DALLA PISANA
Fondi per il Comune:
“Valutazioni da rivedere”
Roma affonda mentre
il Sindaco si riposa ai
Caraibi dall'immane
lavoro di distruggere la
città. I servizi di trasporto
pubblico sono al collasso
quotidiano dimostrando
che si possono anche sostituire gli assessori ma se
è la testa pensante a non
funzionare non si va molto
lontani. Come ha giustamente ricordato il capogruppo di FI, Aurigemma,
“
al rientro, Zingaretti dovrà
confrontarsi con tutto il
Consiglio in merito alla
valutazione sui fondi per
l'Amministrazione Marino.
Non possiamo continuare
a gettare euro nella fornace del sindaco vacanziero".
Lo afferma Francesco Storace, vicepresidente del
Consiglio regionale del
Lazio e segretario nazionale de La Destra.
DURO INTERVENTO DELLA PARLAMENTARE LEGHISTA SULLE VACANZE AMERICANE DI MARINO
Saltamartini: “Il sindaco ha abdicato”
P
iovono critiche su Ignazio
Marino. Che quando il consiglio dei ministri si preparerà a leggere la relazione sullo
stato delle cose nella città investita
da mafia capitale e dai suoi veleni,
se ne starà al ripari negli Stati Uniti,
a sei ore di fuso orario di distanza
dal suo ufficio. Così, magari, non
si potrà neppure disturbarlo: a
quell’ora starà dormendo…
Evidentemente non teme che il suo
consiglio comunale vada sciolto, a
meno l’incontro con il sindaco di
New York Bill De Blasio (un altro
della sua razza politica) non lo
abbia fissato per consegnagli il
curriculum. Anche se negli Stati
Uniti, professionalmente parlando,
pare non abbiano un buon ricordo
di lui. Citofonare al’università di
Pittsburgh…
Ma lasciamo perdere, ché il dottore
è permaloso e (in particolare su
questa vicenda) facile di querela.
Marino si mostra invece assai più
insensibile alle critiche, praticamente unanimi, dalle quali sta ve-
nendo investito per questa sua vacanza tra i Caraibi e la Grande
Mela mentre la Città Eterna brucia
di vergogna. Tanto che Barbara
Saltamartini (Lega Nord) vi legge
un comportamento volutamente irriguardoso nei confronti delle istituzioni. “L’assenza di Ignazio Marino
da Roma in queste ore è gravissima.
Ma il problema non è quante ferie
ha preso il sindaco cosa che, anche
a seguito di quanto avvenuto con i
funerali show del capo clan, attiene
alla sua sensibilità. Il vero punto
politico, quello grave, è l’assenza
del Sindaco a Roma il 27 agosto
prossimo quando ci sarà la relazione del Ministro dell’Interno in
Consiglio dei Ministri su Mafia Capitale. Questa assenza oltre ad essere un sonoro schiaffo istituzionale
alla città, è un’abdicazione volontaria o peggio indotta'”.
Insomma, non chiamatelo il nuovo
Nerone. Anche perché quando
Roma va a fuoco, Marino brilla
sempre per la sua assenza. Per la
serie: non sono stato io…
ALTRO INVESTIMENTO MORTALE IERI MATTINA A POMEZIA
A COLLE OPPIO
Piazza del Popolo: furgone sbanda
e investe un gruppo di persone
Violenza sessuale
sventata da due cani
nvestimento mortale a pochi
passi da piazza del Popolo, in
via Maria Adelaide: un furgone
ha travolto cinque persone che
camminavano a piedi, ribaltandosi
sul fianco. Una donna di 60 anni,
che rientrava con i colleghi in ufficio
dalla pausa pranzo, è deceduta sul
colpo mentre un'altra di 52 anni è
stata portata in gravi condizioni in
ospedale. Lievemente feriti gli altri
investiti. Secondo le prime ricostruzioni, il conducente del veicolo
ha perso il controllo del mezzo investendo il gruppo di cinque persone. A bordo del furgone c'erano
I
tre uomini e il guidatore, che si è
subito fermato a prestare soccorsi,
sarebbe negativo all'alcol test.
Proprio poche ore prima a Pomezia
si era registrato un altro investimento mortale. Il sinistro è accaduto in via del Mare, all'angolo
con via Cavour, intorno alle 8. Il
pensionato Franceso Lorusso, 82
anni, era uscito come tutte le mattine a fare la spesa. Stava attraversando sulle strisce pedonali
per tornare a casa su via Cavour
quando il bus, che veniva da destra, ha svoltato a sinistra, travolgendolo.
ovunque, un’area verde a
ridosso di un sito archeologico di fama mondiale
sarebbe un gioiello. A Roma diventa ricettacolo di degrado e
violenza. Si parla di Colle Oppio,
dove domenica sera (ma l’episodio è stato reso noto solo ieri)
una donna è stata abusata sessualmente da un immigrato. Vittima del purtroppo non più incredibile episodio una donna di
52 anni, romana, che abitualmente
porta a spasso i suoi cani nel
polmone verde alle spalle del Colosseo. Al suo passaggio, da un
cespuglio del parco, è saltato
D
fuori un ragazzo di 26 anni, etiope,
che ha iniziato ad abusare di lei
palpeggiandola insistentemente.
Fortunatamente i cani, due giovani
esemplari di pastore tedesco,
hanno reagito con fermezza; si
sono scagliati contro l’aggressore
ed hanno al contempo richiamato,
abbaiando a tutta forza, l’aiuto
dei carabinieri che stavano pattugliando una zona poco distante.
L’uomo, uno dei tanti sbandati
di origine africana che hanno
scelto di “abitare” a Colle Oppio
in rifugi di fortuna ricavati col
teli di plastica e sagome di cartone,
è stato così bloccato.
9
Mercoledì 26 agosto 2015
DALL’ITALIA
IL BUSINESS CONTINUA
Ancora violenza dietro gli sbarchi
Un 15enne muore sulla nave di Medici Senza Frontiere: era stato picchiato in Libia
ercosse e i maltrattamenti subiti
in Libia, dove era
stato costretto a lavorare senza cibo
né acqua. Per questo sarebbe morto un ragazzo somalo
di 15 anni, deceduto dopo
essere stato soccorso dalla
nave Dignity di Medici Senza
Frontiere, impegnata in al-
P
cune operazioni di salvataggio. È l’ennesima tragedia a
bordo di una “carretta del
mare” che conferma il business senza scrupoli di organizzazioni criminali, le
quali vedono nei migranti
semplicemente “polli da
spennare”.
Un sistema malato che si
protrae da mesi, se non da
anni, e che l’Italia, e la stessa
Europa, invece di stoppare,
continuano ad incentivare.
E le tragedie si susseguono.
Il decesso del giovane sarebbe avvenuto lunedì, in
seguito a un arresto cardiocircolatorio. Sulla nave, dove
viaggiavano 302 extracomunitari (tra cui donne e bambini) che ha attraccato ieri
nel porto di Augusta, è salito
il medico legale Giuseppe
Bulla, incaricato dalla Procura di compiere accertamenti sul cadavere.
Il minore viaggiava da solo,
e quando è stato soccorso
era in condizioni critiche con
difficoltà di movimento. Dopo
essere stato accolto nella clinica di bordo, ha risposto
bene ai farmaci e alle cure
mediche e la sua condizione
è migliorata notevolmente
nelle prime 24 ore. Tragicamente e inaspettatamente,
prima dell’arrivo della ‘Dignity I’ in Italia, è deceduto
all'improvviso per arresto
cardiaco, nonostante gli inutili
sforzi di salvare la sua vita.
Secondo la prima ispezione
cadaverica sarebbe morto
per le percosse. Sono stati
gli stessi immigrati a bordo
della nave a riferire che era
stato ripetutamente e brutalmente picchiato in Libia,
tre settimane prima. Secondo
il team medico il giovane
presentava malattie croniche
e da quel momento la sua
salute era peggiorata. «Dalle
testimonianze che raccogliamo ogni giorno da parte di
minori, spesso non accompagnati, abbiamo purtroppo
la conferma di abusi e mal-
trattamenti di ogni tipo subiti
in Libia prima della loro partenza - afferma Giovanna Di
Benedetto, portavoce di Save
the children – Purtroppo il
caso di questo ragazzo somalo non è isolato. In questi
mesi abbiamo ascoltato i
racconti di tantissimi minori
e tutti ci hanno parlato delle
condizioni atroci in cui sono
stati costretti a vivere, nei
centri di detenzione libici o
nei luoghi dove i trafficanti
concentrano i migranti prima
di imbarcarli. Proprio i minori e le donne sono vittime
del numero maggiore di
abusi, perché sono le persone più deboli e vulnerabili». Non solo, la stessa organizzazione denuncia come
i ragazzi spesso siano costretti a lavorare, sotto minaccia e violenza, per pagarsi il viaggio.
Viaggi che continuano, nonostante tutto. Tratte che nessuno si decide a fermare.
Barbara Fruch
TARANTO
Arrestato scafista
ontinuano gli arresti di
scafisti. A finire in manette ieri a Taranto è
stato un somalo di 44 anni.
Lo straniero avrebbe traghettato in Italia i 453 immigranti giunti lunedì nel
porto di Taranto a bordo
della nave militare Tedesca
“Holstein”,e poi trasferiti in
varie località italiane. L'uomo
è stato identificato anche
grazie alle testimonianze degli extracomunitari che hanno riconosciuto il 44enne
come lo “scafista'”che aveva
C
condotto un piccolo gommone salpato dal porto libico di Tagiura con circa
150 persone a bordo, per
poi defilarsi nei momenti
immediatamente precedenti al soccorso e confondersi tra gli altri stranieri.
Il 44enne è stato così fermato e trovato in possesso
di 600 dollari ed un foglio
sul quale era annotato un
numero di cellulare satellitare. È ora accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
DOPO I NOVANTA MESSI IN QUARANTENA AD AUGUSTA
Allarme scabbia, altri infetti a Palermo
è
ancora allarme scabbia.
Dopo i novanta immigranti
messi in quarantena domenica in seguito al loro arrivo ad Augusta, anche tra i 530 extracomunitari
giunti lunedì a Palermo a bordo
della nave Vega si sono registrati alcuni casi della stessa malattia.
Le autorità cercano di non far alzare
comunque gli allarmismi e dicono
che la situazione sanitaria non
desta preoccupazione, dal momento che complessivamente le condizioni degli stranieri giunti in Eu-
ropa sono buone.
Lo sbarco di lunedì a Palermo, il diciottesimo del 2015, è quello che ha
registrato il più alto numero di adolescenti soli (ben 45), non accompagnati, dunque senza famiglia né
parenti maggiorenni al loro fianco.
Gli immigrati, 542 in totale, sono approdati approdata intorno alle 10.30
al porto dopo esser stati soccorso a
quaranta miglia dalle coste libiche.
Circa 400 provengono dall'Eritrea,
gli altri dal Ghana, Burkina Faso,
Gambia, Sierra Leone.
Il barcone su cui si trovavano, imbarcava acqua, secondo quanto raccontato il comandante della nave
della Marina Militare, tenente di vascello Antonio Dovizio subito dopo
lo sbarco. “Sabato abbiamo ricevuto
l’allarme dalla Guardia Costiera –
ha spiegato il comandante – si trattava di un natante in legno che imbarcava acqua nella stiva e rischiava
di affondare, se non fossimo intervenuti in tempo. Per fortuna quando
siamo entrati nella stiva -raccontanon c'erano vittime, ma il rischio
era altissimo”. Anche il gommone
con a bordo 116 immigrati, salvati
in un’altra operazione, rischiava di
affondare, come racconta sempre il
comandante Dovizio.
Quattrocento di loro stanno per
essere trasferiti in altri centri del
Centro e Nord Italia: in alcune strutture d’accoglienza dell’Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Umbria,
Marche, Basilicata, Toscana e
Abruzzo. I minori stranieri non accompagnati invece resteranno in
città e saranno presi in carico dal
Comune, che li ospiterà sin da
subito in alcune comunità d’accoglienza della provincia.
Resteranno in Sicilia anche gli ammalati di scabbia, un’infestazione
della cute causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. Si tratta di un parassita
capace di annidarsi sotto la pelle e
deporre le sue uova in cunicoli che
appositamente scava. Il rischio di
entrare in contatto con l’acaro in
Italia era basso. Ma negli ultimi tempi
non sono pochi i casi di immigrati
infetti.
B.F.
IL VIRUS TRASMESSO DALLE ZANZARE CULEX PIPIENS, ORIGINARIE DELL’EGITTO
Allerta febbre del Nilo, due contagi a Lodi
I pazienti erano arrivati in ospedale nei giorni scorsi con febbre alta e stato confusionale. Ora sono fuori pericolo
astidiose. Inevitabili durante l’estate.
Ma anche pericolose per la salute.
Sono loro, le zanzare, il veicolo per la
“febbre del Nilo”, o “West Nile Virus”. E
sono due i casi registrati a Lodi.
Si tratta di una malattia infettiva che viene
trasmessa all’uomo e agli animali (in genere
cavalli e uccelli) attraverso la puntura di
zanzare notturne “padane” (Culex pipiens),
originarie dell’Egitto ma molto diffuse in
Italia. Gli infetti, due persone anziane, sono
ricoverati nel reparto di malattie infettive e
tropicali dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano. Erano arrivati nei giorni scorsi al nosocomio con febbre alta e stato confusionale,
in gravi condizioni, e sono stati sottoposti a
F
complessi esami radiodiagnostici e sierologici che hanno accertato la malattia. Ora
sono fuori pericolo.“Sono ormai fuori pericolo. In entrambi i casi di stratta di due
anziani fragili, uno ricoverato il 10 agosto
scorso e l’altro pochi giorni fa – spiega all'AdnKronos Salute Marco Tinelli, direttore
del Reparto di Malattie infettive dell'ospedale
lodigiano – Si tratta di casi sporadici, che
non devono destare allarme. In Europa gli
Ecdc segnalano 13 casi di virus del Nilo occidentale questa estate, di cui 4 in Italia: ora
i casi nel nostro Paese salgono a 6”. Secondo
quanto trapelato i due pazienti non hanno
soggiornato all’estero, quindi sono stati infettati proprio nella zona di residenza. Un
monitoraggio con esami genetici effettuato
in luglio dall’Asl lodigiana su alcune zanzare
appositamente catturate in luglio aveva infatti
confermato che erano portatrici del virus.
Sono i primi casi in provincia di Lodi ma
altri episodi si erano già verificati nelle
vicine province di Pavia, Cremona e Mantova.
Solitamente la malattia non è pericolosa e
comporta un’influenza che dura circa una
settimana. Ma in alcuni casi, soprattutto
nelle persone anziane, può causare gravi
infezioni, come l’encefalite che porta al
coma e alla morte. “Spesso non ci si accorge
della malattia, che può dare sintomi simili
all’influenza, come febbre e dolore alle
ossa. Solo raramente (in persone fragili o
immunocompromesse) si hanno forme più
complesse, con sintomi a carico dell'encefalo”, come nei due anziani di Lodi, spiega
ancora Tinelli. Nel caso di questi pazienti,
attualmente sotto osservazione, “sarà necessaria una riabilitazione neuromotoria”,
dal momento che si tratta di persone anziane
immobilizzate a letto per giorni.
Il virus, scoperto in Africa, si è diffuso poi
nel resto del mondo. Gli esperti, per prevenzione, suggeriscono l'uso di repellenti
e abiti coprenti “soprattutto all'imbrunire”.
Non è un caso che l'area più colpita in Italia
sia proprio quella della Pianura Padana,
“dove questi insetti si riproducono più facilmente”.
10
Mercoledì 26 agosto 2015
DALL’ITALIA
IL SINDACO DI TELGATE PRETENDE PER I SUOI CONCITTADINI LO STESSO TRATTAMENTO DEI PROFUGHI
Immigrazione, i discriminati sono gli italiani
L’iniziativa, partita un mese fa, si espande. La lettera, in cui si chiedono soldi al governo per i cittadini meno abbienti,
inviata anche da altre amministrazioni. Fabrizio Sala: “A fine settembre invieremo allo Stato le domande”
B
asta discriminazioni.
Continua la “battaglia”
del sindaco leghista di
Telgate, Fabrizio Sala deciso a chiedere la parità
di trattamento tra gli immigrati e
gli italiani. Lo aveva annunciato un
paio di settimane fa, quando aveva
inviato una lettere ai residenti invitandoli a compilare il modulo allegato, rappresentativo delle proprie
eventuali difficoltà, con l’intenzione
di chiedere al Governo lo stesso
trattamento economico riservato a
tutti i richiedenti asilo. “Caro concittadino, ti invito a compilare l’allegato modulo in modo che io mi
adoperi affinché lo Stato si faccia
carico delle tue necessità – ha scritto il primo cittadino nella missiva –
e chiedere al Governo Italiano, anche per te, lo stesso trattamento
economico di 37 euro giornalieri,
che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo,
che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni, grazie
alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton”.
Un’iniziativa che non è di certo
passata inosservata. Non solo all’interno del comune di cinquemila
anime. In tanti infatti, in queste settimane, hanno contattato il primo
cittadino, come spiega lui stesso
in un intervista pubblicata dal sito
‘SputnikItalia’ a firma di Marina
Tantushyan. «Mi hanno scritto e telefonato tantissimi cittadini e sindaci
di ogni colore politico, non solo
della Lega Nord ma anche di centrosinistra che in teoria dovrebbero
essere in linea con la politica di
questo governo – spiega Sala –
Alla fine tutti abbiamo gli stessi
problemi. I sindaci da tutte le parti
di Italia, da nord a sud hanno le situazioni terribili su proprio territorio
e i cittadini in difficoltà. A tutti loro
ho mandato il modello della lettera
e il modulo e adesso i parecchi
ammirazioni si stanno attivando per
aiutare ai loro concittadini».
In un periodo storico in cui molte
famiglie si trovano in difficoltà a
causa della crisi economica che da
anni attanaglia il Paese, il sindaco
ha dunque deciso di chiedere, per
lo meno, la parità di trattamento.
«Volevo prima di tutto dare voce ai
problemi degli italiani e ascoltandoli
tutti praticamente sempre risultava
una domanda: perché lo stato italiano
si occupa degli immigranti che arrivano sulle coste italiane (la maggior
parte di loro, come dicono i numeri,
diventano poi clandestini) assegnandogli un trattamento economico di
37 euro giornalieri e a noi che siamo
cittadini italiani in difficoltà non riserva nulla» continua il primo cittadino ricordando come la sua ini-
ziativa è indirizzata a tutti. «Ho mandato la lettera a tutti i miei concittadini
con un modulo da compilare. Ognuno deve indicare il suo stato di disagio, il reddito che ha, la dichiarazione di avere una situazione socio
economica di fragilità dettata da
reddito pensionistico, disoccupazione, cassa integrazione, mobilità
o altro. E rivolta maggiormente agli
studenti neo-laureati che non riescono a trovare un lavoro e alle persone anziane che vivono con una
pensione minima di 500 euro, e che
non riescono più pagare l’affitto o
avere i beni di prima necessità».
In questo scenario si inserisce poi
il problema immigrazione. Telgate,
piccolo comune dell’est bergamasco, conta poco più di 5mila abitanti
e un primato poco invidiabile: quasi
il 30% di stranieri residenti (precisamente il 28,7% al 1 gennaio 2015)
sulla popolazione totale, qualcosa
come 1,450 persone in maggioranza
indiani, senegalesi, romeni, albanesi.
Percentuale che ne fa il primo Comune della provincia di Bergamo
per presenza di stranieri e il terzo
della Lombardia.
Ma niente sedicenti profughi. «Ci
rifiutiamo categoricamente. Non è
più un problema dell'immigrazione.
Visto gli ultimi numeri e tutto quello
che sta succedendo in Italia, si tratta
di un`invasione – afferma il primo
cittadino – Arrivano le persone in
maniera incontrollata e noi dobbiamo
prenderli in acque internazionali
con l’aiuto della nostra marina e
TARANTO
con l’aiuto anche della marina europea. Questa è la cosa più tragica.
Nelle regione del nord alcuni sindaci
si rifiutano perché qui non c'è un
piano serio e una accoglienza ben
organizzata. Il governo italiano ripete
in continuazione: questo è un problema dell’Europa e l’Ue ci deve
aiutare. L’Europa ha già dato la sua
risposta, ha allestito i suoi confini e
ha tirato i suoi muri. Abbiamo visto
questo in Macedonia, in Ungheria
e in Francia quando sono state chiuse
le frontiere. Quindi, ognuno cerca
di proteggersi da questa evasione.
E poi i numeri ci dicono che solo
un terzo dell’arrivo ha il diritto di
chiedere uno status di rifugiato.
Oggi in Italia dall’anno scorso sono
arrivati 160 mila profughi e quest’anno dovremmo passare su 200
mila-400 mila persone in due anni.
Questo diventa un grossissimo problema da punto di vista pubblico,
della sicurezza ma anche sociale
perché alla fine ci sono quasi 10
milioni di italiani che vivono in povertà».
E proprio per loro si chiede ora lo
stesso trattamento riservato agli immigrati. «Questa richiesta non arriva
da sindaci, arriva da cittadini che
chiedono lo stesso trattamento che
lo stato riserva ai profughi. Intorno
a fine settembre raccoglieremo tutte
le domande che sono prevenute nel
mio comune e altri comuni e poi
inoltriamo una richiesta ufficiale allo
stato e poi lo stato ci dovrà dare
una risposta concreta».
Soltanto il primo passo, dunque, per
ottenere il contributo. Poi ci sarà da
vincere la battaglia politica, cioè far
sì che lo Stato e il Governo italiano
si facciano carico delle necessità
di chi ha bisogno approvando una
legge che conceda anche agli italiani
bisognosi i 37 euro giornalieri. Una
legge che oggi non esiste. A questo
punto, pare chiaro chi sono i veri
discriminati.
Barbara Fruch
AREZZO
alla marijuana,
Bracciante morta ad Andria, Biscotti
intossicati zio e nipote
salgono a tre gli indagati
H
S
algono a tre gli indagati per la morte
di Paola Clemente, la bracciante di
49 anni morta il 13 luglio scorso
mentre lavorava all’acinellatura dell’uva
nelle campagne di Andria.
Nelle ultime ore il pm inquirente di Trani,
Alessandro Pesce, ha accertato che alla
guida del bus che ha portato Paola dalla
sua città, San Giorgio Ionico (Taranto),
ad Andria non è stato l’indagato Ciro
Grassi ma un suo dipendente, Salvatore
Filippo Zurlo, a cui è stato notificato l’avviso di iscrizione nel registro degli indagati nella serata di lunedì.
Nell'indagine è indagato, oltre a Grassi,
anche Luigi Terrone, uno dei responsabili
della Ortofrutta Meridionale per conto
della quale la donna stava lavorando
dopo essere stata assunta da un'agenzia
interinale. Nella sede di quest’ultima, sabato scorso, la polizia ha acquisito la do-
cumentazione relativa all’assunzione della
donna, con particolare riguardo anche
alla certificazione medica.
Per tutti gli indagati la procura di Trani
ipotizza i reati di omicidio colposo e
omissione di soccorso.
L’indagine era stata avviata dopo l’esposto-denuncia presentato il 14 agosto
scorso ai carabinieri della Stazione di
San Giorgio Jonico dal marito della donna.
E intanto ieri pomeriggio è stata eseguita
l’autopsia sul corpo della donna, nel cimitero di Crispiano (Taranto), chiuso al
pubblico dalla mattina. L'avanzato stato
di decomposizione del cadavere non ha
consentito un’autopsia approfondita che
potesse fornire già in giornata le prime
risposte.
I risultati si conosceranno entro novanta
giorni. Si dovrà infatti attendere l’esito
degli esami istologici e tossicologici per
comprendere le cause del decesso. Ciò
permetterà di capire se la morte sia in
qualche modo connessa con il lavoro
nei campi e l’utilizzo di fitofarmaci.
Barbara Fruch
anno mangiato biscotti alla marijuana.
Per questo un quarantenne di Montevarchi,
nell'Aretino, e il nipotino
di 9 anni sono finiti in ospedale, intossicati.
I dolci sarebbero stati confezionati da un amico dell'uomo che poi, inavvertitamente, li avrebbe dati a
lui. Le analisi cliniche hanno riscontrato la presenza
di tetracannabinoidi nel
sangue dei due.
I sanitari hanno immediatamente avvisato gli agenti
del Commissariato di Montevarchi, che ha sequestrato
i biscotti e denunciato il
caso alla Procura.L'uomo
ed il ragazzino si sono sentiti male due giorni fa dopo
pranzo. A una prima vista
sembrava un’intossicazione
da cibo avariato.
Ma poi è emersa la verità:
poco prima avevano mangiato i biscotti confezionati
artigianalmente, tra i quali
ve ne erano diversi nel cui
impasto erano state triturate delle foglie di marijuana.
Dopo un periodo di osservazione zio e nipote sono
stati dimessi dall'ospedale
mentre gli agenti hanno
provveduto a sequestrare
i biscotti alla cannabis ancora rimasti.
L’amico di famiglia è stato
raggiunto da un avviso di
garanzie, ma le indagini continuano e non sono esclusi
altri provvedimenti.
11
Mercoledì 26 agosto 2015
CULTURA
EROI D’ITALIA: ALBERTO BECHI LUSERNA
Di presidio per l’eternità tra i ragazzi della Folgore
La storia di un uomo che anche quando si trattò di fare scelte difficili, mise avanti a tutto la Patria
di Cristina Di Giorgi
n uomo figlio d’altri tempi Alberto
Bechi Luserna. E di altro valore
rispetto a molti che, oggi, rappresentano l’Italia. Nato in una famiglia tosco-piemontese di tradizioni militari, frequentò la Nunziatella a
Napoli e l’Accademi di Modena, per passare
poi all’arma di cavalleria Partecipò alle
campagne di Libia ed Etiopia, guadagnandosi onori e decorazioni (gli furono conferite
due medaglie di bronzo per le sue azioni
in Cirenaica e un’altra la ottenne nel 1935
in Africa Orientale).
Durante la Seconda Guerra mondiale chiese
di passare alla nuova specialità dei paracadutisti ed al comando del IV Battaglione
della Divisione “Folgore”, da lui formato
ed addestrato, raggiunse l’Africa settentrionale. Nell’ottobre 1942, come comandante
del 187° Reggimento paracadutisti “Folgore”,
condusse la difesa del settore settentrionale
del fronte durante la battaglia di El Alamein,
per cui ricevette una quarta medaglia di
bronzo.
E’ sua la poesia incisa nel marmo all’ingresso
del Sacrario Militare Italiano di El Alamein
dedicata ai Ragazzi della Folgore: “Fra le
sabbie non più deserte, son qui di presidio
U
per l'eternità i ragazzi della Folgore, fior
fiore di un popolo e di un Esercito in armi.
Caduti per un'idea, senza rimpianto, onorati
nel ricordo dello stesso nemico, essi additano
agli italiani, nella buona e nell'avversa
fortuna, il cammino dell'onore e della gloria.
Viandante, arrestati e riverisci. Dio degli
Eserciti, accogli gli spiriti di questi ragazzi
in quell'angolo di cielo che riserbi ai martiri
ed agli Eroi”.
Richiamato in Patria (4 novembre 1942)
dopo la battaglia, assunse l’incarico di Capo
di Stato Maggiore della divisione paracadutisti “Nembo”. L’8 settembre divisione
era di stanza in Sardegna. Quando giunse
la notizia dell’armistizio, molti paracadutisti
la presero male. Alcuni decisero di unirsi ai
tedeschi e nel tentativo di indurli a recedere,
il colonnello Bechi Luserna li raggiunse nei
pressi di Macomer. “Lì venne fermato ad
un posto di blocco stradale da un distaccamento del reparto ammutinato. Al culmine
di un violento alterco verbale per reclamare
il passaggio – si legge sul sito Congedati
Folgore - il colonnello Bechi Luserna venne
ucciso insieme ad uno dei carabinieri della
scorta da una raffica del fucile mitragliatore
a presidio del blocco. Il corpo di Bechi Luserna, chiuso in un sacco, fu caricato su un
camion e successivamente venne sepolto
in mare alle Bocche di Bonifacio”, nei pressi
di Santa Teresa di Gallura. Pochi giorni
dopo, gli venne conferita la medaglia d’oro
al valor militare alla memoria (10 settembre
1943) per aver coronato “col cosciente sacrificio della vita, la propria esistenza di
valoroso soldato”.
Nel punto in cui fu gettato in acqua, rinominato
in seguito Punta Bechi, è stato eretto un monumento (una croce in granito) in sua memoria. A lui è stata poi intitolata la caserma
di Macomer e un’altra a Pisa. La Sardegna
lo ricorderà, nel giorno dell’anniversario
della sua morte, con due appuntamenti:
un’esposizione documentaria ella biblioteca
Grazia Deledda (visitabile fino al 30 settembre) e una visita guidata all’archivio storico.
I cui partecipanti si uniranno poi al corteo
organizzato dall’amministrazione comunale
che da Piazza Vittorio Emanuele raggiungerà
Punta Bechi e il monumento dedicato al tenente colonnello paracadutista.
Onori questi che restano, insieme alle opere
di Bechi Luserna (la più nota delle quali, “I
ragazzi della Folgore”, narra l’epopea della
Divisione a El Alamein), a imperituro ricordo
di un uomo che, anche nei momenti difficili
in cui si trattava di scegliere da che parte
schierarsi, ha comunque messo al primo
posto l’onore della Patria.
NOVITÀ IN LIBRERIA
“Mussolini socialista”: la vita del
Duce nel suo periodo rivoluzionario
Nel saggio di Emilio Gentile e Spencer Di Scala sono ricostruiti gli anni tra il 1902 e il 1914
di Stella Spada
li storici Emilio Gentile e
Spencer Di Scala hanno
recentemente curato, per
le edizioni Laterza, un volume
che ha inteso “ricostruire –
spiega uno degli autori – un
Mussolini socialista” da “restituire alla storiografia e anche
alla nostra sensibilità contemporanea per ciò che effettivamente è stato: uno dei fondatori
del socialismo rivoluzionario
europeo in uno dei principali
G
partiti socialisti europei”.
Partendo da questo punto di vista,
“Mussolini socialista” rilegge dunque con i criteri della moderna
storiografia il periodo della vita
del futuro Duce che va dal 1902
al 1914, cercando di fare chiarezza
su una questione di notevole interesse. Se è vero infatti che molti
biografi di Mussolini hanno interpretato la sua militanza socialista
come matrice del futuro fascismo
ed hanno individuato nell’ideologia
interventista mussoliniana l’espressione dell’ideologia totalitaria del
regime, Di Scala e Gentile “approfondiscono l’analisi dell’esperienza socialista di Mussolini situandola nel suo contesto, come
capitolo importante nella storia
del socialismo e dell’Italia contemporanea”. Il punto di vista
della loro analisi acquista dunque
una dimensione storica e storiografica originale, nuova ed interessante, che attraverso il lavoro
di sette storici “raffigura l’esperienza di un uomo con molteplici
contaminazioni ideologiche” e racconta le “singolarità nella tradizione
del socialismo italiano”.
Chi era dunque il Mussolini socialista? “Una singolare sintesi
avanguardistica, un rottamatore
ante litteram, una spina nel fianco
dei vecchi politici, un polemico
sindacalista rivoluzionario. Una
fusione politica che non accettava
più rappresentanze, desiderando
di entrare direttamente nella scena
politica. Un capofila delle tendenze
rivoluzionarie” scrive Renato De
Robertis nella sua recensione su
Barbadillo.it. Ed aggiunge che
“con il lavoro di Gentile e Di Scala
il lettore si ritrova dentro l’avventura politica del maestro di Predappio e dentro la storia del socialismo italiano. Ma i vecchi fondatori socialisti e riformisti naturalmente non lo volevano, lo temevano per i suoi richiami ‘alla
violenza e l’aggressività che caratterizzarono la sua figura di
teorico sia di militante del socialismo rivoluzionario sin dalla sua
prima giovinezza’. E per questo
l’abile direttore dell’Avanti si dimise
e fu espulso dal partito. La cosa
lo colpì relativamente perché egli
‘puntava adesso a fondare un suo
partito che gli permettesse di mettersi nuovamente in contatto diretto
con le masse’. Si formò così l’immagine del socialista opportunista
e cacciato via dal partito. Ma il 29
novembre del 1914, Prezzolini e
Lombardo Radice gli telegrafarono:
“Partito socialista ti espelle, l’Italia
ti accoglie”.
CULTURA IN RETE
Tolkien sale ancora in cattedra
Si chiama “Waymeet” la piattaforma on line per gli insegnanti
americani che vogliono seguire le orme del Prof. di Oxford
na rivista digitale dedicata
alla condivisione di risorse
pedagogiche per l’insegnamento di vita e opere di J.R.R.Tolkien. E’“Waymeet” (www.waymeet.commons.mla.org), la piattaforma digitale che alcuni professori
americani hanno recentemente
creato per coordinarsi e collaborare. “In queste pagine – si legge
nella home del sito – troverete
materiali di classe, dispense, articoli e pubblicazioni. Abbiamo creato Waymeet con l’idea che la condivisione delle risorse offra ottime
U
opportunità per l’insegnamento.
E per questo abbiamo inserito
spazi per commenti, suggerimenti
e domande, per incoraggiare all’invio di contributi e alla collaborazione”.
La redazione è composta da un
gruppo di docenti di scuole postsecondarie (college e università)
specializzati in materie differenti
– letteratura, inglese, fisica e scienze della terra – che invitano i colleghi e non solo a partecipare al
progetto. Gli articoli, come specificato, devono ovviamente riguar-
dare argomenti, concetti o metodi
di insegnamento utilizzati in un
corso che riguarda la vita e le
opere di Tolkien.
Tra le pubblicazioni già inserite
nella piattaforma, solo per citare
alcuni titoli, vi sono:“L'Astronomia
della Terra di Mezzo: Insegnare
Astronomia attraverso Tolkien”,
“Le relazioni internazionali della
Terra di Mezzo: imparare da Il Signore degli Anelli”, “Sugli Hobbit
e alte questioni. Tolkien in tutte le
discipline”,“Il Signore degli anelli:
un mito da applicare in tempi non
sostenibili?”,“Sfidare il paradigma
oggettivista: insegnare teologia
biblica con J.R.R.Tolkien”, “Mito,
canzoni ed educazione musicale:
il caso de Il Signore degli Anelli e
di The road goes ever on”.Vi sono
poi diversi piani di studio articolati
per livelli e materie su Tolkien e
la guerra, Tolkien autore del suo
secolo, studi per lettori avanzati e
altro. Presenti infine, a completare
il quadro, numerosi collegamenti
utili ad insegnanti e studenti per
approfondire vari aspetti del lavoro
di Tolkien, nell’ambito dei quali
risulta abbastanza facile orientarsi
anche per le proprie personali ricerche.
S.P.
12
Mercoledì 26 agosto 2015
SPORT
ALLA BAYARENA IL RITORNO DELLA GRANDE SFIDA CHE SIGNIFICA L’ACCESSO AI GIRONI DI CHAMPIONS LEAGUE
La Lazio a 90 minuti dal Paradiso
I biancocelesti in Germania forti dell’1-0 dell’andata all’Olimpico ma privi di molti giocatori infortunati
Il Leverkusen si affida alla stella Calhanoglu, in palio anche un bottino da 40 milioni di euro
di Federico Colosimo
la grande notte della Lazio.
Una serata che può significare
una stagione. Un confronto,
quello col Bayer Leverkusen,
che racchiude in sé ansie,
gioie, sacrifici di una annata intera (quella
precedente), esaltandone lo spirito qualora si passi il turno, devastandone il
corpo e la mente nel caso contrario.
Nella bolgia della BayArena i biancocelesti
si giocano
l’accesso
alla fase a gironi
della Champions League. A otto anni
dall’ultima, meravigliosa volta, la squadra
nata nel 1900 è a “soli” 90 minuti da
un traguardo inseguito da tempo. Da
quella coppa dalle grandi orecchie sognata da tutta la tifoseria. In Germania
la Lazio entra per prima sul rettilineo
che porta all’accesso della competizione
più importante d’Europa. E per questo
deve ringraziare Keita Balde. Quel talento
ex cantera del Barcellona, la grande
promessa finita un po’ nell’angolo, tentata dal mercato e chiusa da Klose e
Djordevic. “Grazie” agli infortuni dei
due arieti lo spagnolo ha saputo sfruttare
la grande occasione concessagli e sogna
di mettere nuovamente il timbro in un
incontro che si annuncia infuocato.
Sul piatto la qualificazione e un tesoro
ricchissimo. Circa 40 milioni di euro,
un bottino non indifferente che può si-
Lulic. Che avranno il compito di abbassarsi sulla linea dei difensori per aiutare
il reparto arretrato. In porta, vista l’assenza di Marchetti, toccherà ancora a
Berisha.
Il pericolo numero uno, per lo scacchiere
biancoceleste, si chiama Calhanoglu. Il
turco del Bayer Leverkusen (cercato
ora anche dalla Juventus) è l’uomo in
grado di accendere la manovra della
squadra tedesca. E ancora, di pennellare
punizioni e cross al bacio per l’ariete
Kissling. Dai suoi piedi partono praticamente la maggior parte delle azioni
dei teutonici. Un fuoriclasse, il numero
10 dei padroni di casa, da tenere d’occhio
assolutamente.
Novanta minuti separano la Lazio dal
Paradiso chiamato Champions League.
Un’ora e mezza (più il recupero) per
acciuffare il bottino e l’accesso ai gironi.
La posta in palio è troppo alta. Coppa
Campioni o Europa League, la sottile
differenza tra vivere e sopravvivere.
È
gnificare tranquillità e risorse da investire
– magari – sul mercato.
La pressione è tutta sui padroni di casa.
Chiamati a ribaltare il risultato della
gara d’andata (1-0) e quindi a sbilanciarsi
per provare a rimettere in sesto la situazione. Musica per le orecchie degli
ospiti, rapidi in ripartenza e abili nel
creare superiorità numerica. Una chiave
che si riproporrà senza ombra di dubbio
anche questa sera. Con il tridente formato da Candreva-Keita-Felipe Anderson
pronto ad ubriacare le “aspirine”. Una
compagine sì pericolosa in fase offensiva
ma imbarazzante se presa in controtempo in quella difensiva.
Alla Lazio basta una rete per mettere
immediatamente la partita in discesa.
Un gol per affondare il Bayer Leverkusen
che a quel punto, per centrare il pass
per la Champions, dovrebbe metterne
a segno tre senza subirne più alcuno.
Lo stop per infortunio di Biglia potrebbe
portare Pioli al cambio di modulo. Si
va verso il 3-4-3 con un paio di ballottaggi aperti: Gentiletti o Radu dietro
(accanto a De Vrij e Mauricio), Cataldi
o Onazi al fianco di Parolo per completare
la mediana. La fascia destra sarà affidata
a Basta, quella sinistra all’instancabile
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
Probabili formazioni:
Bayer Leverkusen (4-4-2): Leno; Hilbert,
Tah, Papadopoulos, Wendell; Bellarabi
Kramer, Bender, Calhanoglu; Mehmedi,
Kiessling. All.: Schmidt.
Lazio (3-4-3): Berisha; Mauricio,de Vrij,
Radu (Gentiletti); Basta, Onazi (Cataldi),
Parolo, Lulic; Candreva, Keita, Felipe
Anderson. All.: Pioli.
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Migranti e lacrime di coccodrillo