Anno IV - Numero 200 - Mercoledì 26 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Economia Grecia Nuovo Centro Destra volano gli stracci Compro Oro addio: ci siamo venduti tutto Sinistre europee: requiem per Syriza Colosimo a pag. 2 a pag. 3 Ovidi a pag. 5 IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIRA L’ITALIA ALLA RICERCA DI FACILI APPLAUSI. MA TROVA CONTESTAZIONI Il tour di Renzi si ferma a L’Aquila Davanti alla platea di Cl scatta la promessa: “Via l’Imu e la Tasi per tutti” Ma il sottosegretario lo smentisce. E la riforma del catasto resta in agguato di Robert Vignola Q uando si va in tour, è bene non prendere stecche. Perché magari si viene ammirati a Rimini, applauditi a Pesaro. Ma il pubblico di L’Aquila può essere meno gentile. E si fanno figuracce. Matteo Renzi lo ha capito. Nell’Italia abitata dai “gufi”, non sono così sempre rose e fiori, né comunioni e liberazioni. A Rimini è andato con fare guardingo e un po’ guascone, contestando alla platea di aver tributato calorose accoglienze ai fautori della Seconda Repubblica. E ha parlato dei vent’anni di “berlusconismo e antiberlusconismo che hanno bloccato l’Italia mentre il resto del mondo cresceva”, ha detto che “non sarà per perdere tre voti in più che smetteremo di salvare la gente in mezzo al mare”, che dall’anno prossimo “togliamo la Tasi e l’Imu per tutti”. Miele per le orecchie del pubblico, che però non ha sentito (neanche sotto il pressing del leader Vittadini) parole sul premier sulle unioni civili, né sulla droga. E chi bazzica da sempre i meeting ciellini commenta che non è vero amore. Sarà… La pappardella è ripetuta al teatro di Pesaro, con poche varianti di condimento. “Noi siamo abituati ai politici che stanno per generazioni ed invece noi dopo due mandati lasceremo. L’Italia ha bisogno di ridurre il carico fiscale, mantenere certo il livello di sociale ma ridurre”. Dentro applausi, fuori contestazioni. Ma erano attivisti delle opposizioni, “gufi”. Ebbene, giacché anche l’immigrazione è stato tema di giornata per il presidente del consiglio, dev’esserci stata una vera e propria migrazione di rapaci notturni in Abruzzo. Qua la passeggiata per il centro della città messa in ginocchio dal terremoto, e non ancora rialzatasi, è stato impedito da manifestazioni, anche al limite dell’aggressività. “Tornerò tra un anno a verificare l’andamento dei lavori”, ha promesso Renzi. Rifugiandosi al chiuso... A proposito delle promesse, però, c’è un problema: e a sollevarlo, mentre il suo capo percorreva l’Italia in lungo e in largo cercando il favore delle telecamere, è stato Enrico Zanetti. Sottose- IL PRESIDENTE LANCIA IL SUO VICE BIDEN gretario all’Economia, l’ultimo leader rimasto a Scelta Civica (già, ancora esistono) plaudiva ai proclami renziani criticando la minoranza dem, epperò avvertiva: bello il taglio delle tasse sulla prima casa, ma mica per tutti! “Deve restare per gli immobili di valore maggiore per finanziare, con 1,2 miliardi, la deducibilità al 100% per le imprese dell’Imu sui capannoni”. Guarda caso l’introduzione di un tema, quello catastale, che fa parte di una riforma che il segretario del Pd ha accantonato non appena ha visto i sondaggi. E quello delle coperture, infatti, è un tema che scotta, con le associazioni di categoria (e gli ordini professionali) che paiono aver già capito la mal parata. Ma fosse proprio Renzi, il vero gufo di se stesso? QUANDO CHI HA FATTO IL MINISTRO CAMBIA SCHIERAMENTO SIAMO AL TRIONFO DEL TRASFORMISMO GRAND HOTEL CENTRODESTRA Ora la De Girolamo pretende pure di spiegarci come deve avvenire la ricostruzione di Francesco Storace ualcuno che dice “in fondo si è pentita”. Un altro che assicura che “è una bella ragazza (un nuovo requisito della politica...)”, e chi afferma che “non bisogna fare polemiche”. E invece vanno fatte eccome, perché l’indignazione sorda, nascosta, occultata non serve proprio a nulla. I commenti sul web trasudano rabbia. Nunzia De Girolamo è sicuramente bella, affabile, sa il fatto suo; ma leggerla impegnata adesso “nella ricostruzione del centrodestra” è qualcosa che fa salire il sangue alla testa, il trionfo del trasformismo, l’apoteosi del ribaltonismo come pratica politica. Per carità, ormai non fa più scandalo che si passi da uno schieramento all’altro e c’è pure chi ha la faccia di esibire come buona pratica di capacità politica strappare un pezzo allo schieramento avverso. Un ministro non è una semplice pedina. Un semplice deputato che cambia partito ci può stare e in alcuni casi è un bene. Ma un ministro che passa indifferentemente da destra a sinistra a destra è una cosa che non si può sopportare. E Nunzia De Girolamo è rimasta al governo anche quando il suo esecutivo - quello guidato da Letta - prese a calci il suo capo, Silvio Berlusconi. Preferi’ obbedire ad Alfano per mantenere stretta la seggiola di governo. Poi, costretta ad andarsene per vicende di Asl, pretese la poltrona più alta al gruppo par- Q lamentare. Sono quelli che pretendono di non cascare mai. Sono quelli che allontanano a frotte gli elettori. Libero Berlusconi di riciclare la De Girolamo e Balotelli; ma mentre allo stadio si paga il biglietto, la politica ci spreme di tasse e chi le ha messe dovrebbe recitare quanto meno un mea culpa pubblico, altro che annunciare che adesso ci farà vedere lei come si rimettono a posto le cose nel centrodestra. Che fai, ci sveli i segreti del centrosinistra, ti travesti da Mata Hari? Se volete prendervela, prendetevela. Ma ditele di non salire in cattedra. Umiltà, per favore, quando si torna sui propri passi. La De Girolamo non era estranea a Forza Italia quando ha lasciato il Pdl per andare con Alfano. Sapeva perfettamente che cosa volesse dire in termini di valori militare da questa parte del campo. Se per lei tutto è indifferente e dipende solo dalla poltrona che si riesce a conquistare, sappia che c’è anche chi la pensa molto diversamente e considera inaccettabile sentire la recita di adesso. Si metta in fila, per cortesia; è stata eletta due volte in Parlamento, anzi nominata senza dover beccare neppure un solo voto di preferenza; non troverà certo il cartello vietato l’ingresso; non so se con se’ porterà anche il suo amato collega e marito Boccia; ma rispetti comunità che hanno sofferto amaramente per il tradimento di chi li rappresentava. Le porte girevoli sono gradevoli solo in albergo. DAVANTI ALL’ESODO MEZZA EUROPA CHIUDE LE PORTE, MA LA FRITTATA È FATTA Migranti e lacrime di coccodrillo rrivano. Hanno attraversato la Turchia e poi le acque dell’Egeo. Sono dilagati come un fiume in piena, dopo aver rotto la diga che la repubblica di Macedonia aveva posto al confine con la Grecia. Sono entrati in Serbia e ora bivaccano a Belgrado, aspettando di lanciare l’assalto a quell’Ungheria che chiude loro il passo con un muro che sarà completato entro pochi giorni. Sono i profughi siriani. Che dall’altra parte dell’Adriatico hanno portato quell’emergenza che gli italiani ormai conoscono, tra identità da ricostruire, documenti da distribuire, file da smaltire. Non è lì che si vogliono fermare. Vorrebbero arrivare in Germania e la repubblica A OBAMA SILURA HILLARY CLINTON Di Giorgi a pag. 4 federale tedesca è anche disposta ad aumentare il suo sforzo: ieri ha fatto sapere che ha sostanzialmente sospeso il trattato di Dublino pur di accoglierli, senza quindi chiedere (come vuole il documento che l’Italia ha firmato e che le iene sventolato in faccia ormai da mesi) che sia il Paese di primo arrivo ad occuparsi dell’identificazione. Il fatto è che le autorità di Berlino sono state le uniche a mostrare un passo avanti. La Bulgaria ha mandato direttamente l’esercito alla frontiera con la repubblica macedone, così come lo tiene allerta al confine con la Turchia. A Londra si parla di spedire in carcere gli immigrati illegali che lavorano nel Regno Unito. Con pene detentive fino a sei mesi secondo una nuova misura che sarà inserita nella Immigration Bill, la severa legge sull’immigrazione che verrà discussa il mese prossimo in Parlamento. La serrata è quasi completa, restano aperte le porte di Italia e Grecia mentre la Germania cerca di dare l’esempio che nessun altro intende seguire. Intanto altre file umane stanno attraversando la Turchia, spinte ad abbandonare le proprie case dalla criminale politica di destabilizzazione voluto da chi innalzava la primavera araba in Siria a strumento di democrazia. E si è ritrovato l’Isis e gli esodi per i quali, ora piange le sue lacrime di coccodrillo davanti alla tv. R.V. 2 Mercoledì 26 agosto 2015 ATTUALITA’ NUOVO ATTACCO DELLA DE GIROLAMO AD ALFANO: “ALTRO CHE NCD, IL PARTITO DOVREBBE CHIAMARSI NCS” C’eravamo tanto amati La deputata sogna di contribuire a riformare il centrodestra, ma Storace l’avverte: “Nessuna lezione da chi ha fatto il ministro col centrosinistra” - Lupi e altri centristi pronti a mollare Angelino, la maggioranza traballa di Marcello Calvo eravamo tanto amati. Per descrivere il rapporto tra Angelino Alfano e Nunzia De Girolamo, anche se solo per un momento ci permettiamo di scomodare uno dei più memorabili esempi di commedia all’italiana. Quella del 1974, diretta da Ettore Scola e interpretata da Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Aldo Fabrizi e Mike Bongiorno. Solo per citarne qualcuno. A distanza di 41 anni, nelle sale davvero cinematografiche della politica, sta andando in scena il remake di quella pellicola. Da una vera e propria opera d’arte, siamo passati a uno spettacolo di bassissimo gusto. Con gli attori protagonisti certamente non così eccellenti come quelli del passato. Da una parte colui che continua a fare da stampella al governo Renzi, dall’altra la deputata campana che ha deciso di uscire dal Nuovo Centrodestra che, di destra, ha solo la seconda parte della sigla. Una parlamentare ferita dalle scelte di quel partito cui aveva deciso di aderire dopo la “separazione” con Forza Italia, esausta dalle mosse del suo ex “principale”: Alfano. Dopo aver vuotato il sacco, anticipando un pensiero condiviso dai più C’ nei corridoi dei Palazzi della politica, e quindi il presunto (o imminente?) passaggio del vecchio pupillo del fu Cavaliere nel Pd di Renzi, l’ex ministro torna alla carica. Ospite della trasmissione Agorà su RaiTre, la De Girolamo annuncia di non far più parte della maggioranza e di essere ormai uscita dal movimento. E rispondendo alle domande della conduttrice la parlamentare precisa: “Fa bene a non mettere come sottopancia ‘Ncd’, perché non esiste più. Ora si chiama ‘Ncs’. Tradotto, Nuovo Centrosinistra”. Angelino incassa, ma non porta a casa. A rispondere per le rime all’ormai ex fedelissima, è Gioacchino Alfano, sottosegretario alla Difesa e coordinatore regionale in Campania del partito, che va giù pesante: “Sputa – l’attacco – nel piatto dove ha mangiato”. A un passo dal ritorno in Forza Italia, la deputata non nasconde il suo obiettivo: quello di riunire il centrodestra. Tant’è, c’è chi come France- sco Storace, leader de La Destra, che non accetta lezioni di morale da chi ha contribuito a spalleggiare l’attuale esecutivo. E intervenendo nella disputa, tuona contro la De Girolamo: “Chi ha fatto il ministro col centrosinistra – se proprio deve tornare di qua – eviti lezioni sulla ricostruzione del centrodestra”. Una sfida a suon di colpi bassi, dunque, che preoccupa (e molto) pure Matteo Renzi. Con il Rottamatore che non dovrà più guardarsi le spalle solo dalla minoranza del Pd. Ma pure dall’area centrista. Il partito di Alfano, infatti, rischia di sfaldarsi per effetto delle prossime, smascherate scelte. A Palazzo Madama, il Nuovo Centrodestra conta la bellezza di 31 senatori. Dunque, per il presente e il futuro della maggioranza è a dir poco decisivo. Non tutti sembrano voler seguire la via (non certo retta) di Alfano. Di fondamentale importanza, il rimpasto di governo a cui sarà chiamato presto il premier. Due, le poltrone in ballo, che il primo ministro deve consegnare. C’è chi sostiene che il presidente del Consiglio le userà per calmare le acque all’interno dei ribelli targati Pd. Tant’è, se così dovesse essere Renzi rischia di facilitare la decisione di molti eccellenti alfaniani pronti ad abbandonare la scialuppa. Tra questi, il principale candidato pronto a fare armi e bagagli sembra essere Maurizio Lupi. Che a quanto pare sogna di candidarsi sindaco a Milano e crede nell’intesa con la Lega e Roberto Maroni. A ruota seguono poi Formigoni, Giovanardi, Augello, Albertini. Tutti delusi dalle mosse del leader e sempre più convinti di volerlo piantare in asso. Tempi duri per Alfano, il Nuovo Centrodestra e Renzi. C’è aria di resa dei conti e la maggioranza non può dormire sonni tranquilli. Premier e ministro degli Interni sono avvertiti. IL DIBATTITO Rampelli: “Primarie? Sì, per legge” Il capogruppo di Fdi: “I timori di Berlusconi non sono ingiustificati: ma la proposta depositata alla Camera può essere un antidoto ai veleni che hanno contraddistinto le consultazioni popolari nel centrosinistra” di Robert Vignola i arricchisce il dibattito sulle primarie del centrodestra. Anche al di là delle sfide tra chi, come Salvini, le vorrebbe “anche a Cernusco su Naviglio” e chi, come Berlusconi, ne teme l’effetto boomerang già intravisto in alcune situazioni. Parlare di primarie oggi, ad esempio, a Roma significa rievocare i rom in fila al voto. E per il Pd, so- S prattutto in questi giorni, è meglio che tutti se lo siano scordato. Per non parlare di ciò che sono costate a Genova, con le accuse tra Cofferati e la Paita e il successivo bagno elettorale, o in Campania dove comunque il centro-sinistra è finito per incartarsi nell’affare De Luca. E non è un caso se proprio ieri Debora Serracchiani, vicesegretaria del partito, ha detto che a Milano per il dopo Pisapia “le primarie non sono un fatto scontato”. Un tema particolarmente caro proprio al Cav, che lo ha detto spesso: la sinistra si sta disfacendo di questo strumento, perché mai dovremmo raccoglierlo noi? E dentro il perimetro di Fratelli d’Italia, anche se non c’è dubbio che le primarie siano considerate il passaggio principe per giungere a candidature condivise, pare proprio che preferiscano non entrare nel terreno di conflitto di questi giorni se non per indicarne la via d’uscita. A provarci è Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fdi-An. “Berlusconi ha qualche ragione a temere che le primarie siano a rischio manipolazione, lo stesso Pd è stato vittima di intrusioni organizzate e condizionamenti da parte dei clan in Campania. Tuttavia il metodo democratico nella selezione del candidato premier di un gruppo di partiti è l’unico accettabile da tutti e contemporaneamente è l’unico che legittimi una leadership. Occorre comunque ricordare che le primarie nel centrodestra si sono celebrate in passato per la scelta di diversi candidati sindaci con il benestare dell’ex cavaliere, con risultati finali positivi”. Dall’analisi alla proposta il passo di Rampelli è breve. “Una soluzione esiste per fugare i dubbi di brogli ed è perfettamente attuale: introdurre le ele- SALTAMARTINI (LEGA): HA OCCUPATO TUTTO PER TENTARE DI NASCONDERE IL SUO FALLIMENTO Renzi: nomination per il Telegatto N on è il telecomando rotto. È che praticamente ogni network, anche se la tv di Stato si distingue per zelo, fa vedere lo stesso personaggio. Somiglia a mister Bean, ma dopo un po’ non fa ridere più. Tanto che l’oscar del presenzialismo è assicurato. “Renzi stia sereno, quest'anno il Telegatto se lo è aggiudicato lui e i suoi alleati di Governo. Dopo un anno e mezzo il fallimento di questo esecutivo è conclamato”, dichiara in una nota la deputata della Lega Nord, Barbara Saltamartini. “Un anno e mezzo in cui - aggiunge - il premier ha lavorato unicamente all'occupazione sistematica di spazi di potere, nulla più. E intanto il nostro Paese oggi ha le tasse più alte d'Europa, una disoccupazione record, una fallimentare politica di contrasto all'immigrazione clandestina, per non parlare della mancanza di sicurezza e legalità nelle nostre città. Ma Renzi non vede nulla di tutto ciò, troppo occupato a spendere le sue energie per mettere i suoi uomini ai vertici di importanti e strategiche realtà così come è successo per la Cassa depositi e Prestiti o per la Rai, che è diventata TeleRenzi”. “Ma d'altronde se per Renzi l'elezione diretta dei senatori è considerata poltronificio capiamo bene - insiste Saltamartini - quale è l'idea di democrazia di questo Premier arrogante. Un bullo che, da vero e proprio 'One Man Show', muove le fila del potere nel totale asservimento dei suoi alleati di governo, silenti anche di fronte all'accusa di blocco prodotto da 20 anni di berlusconismo malgrado fossero a tutti gli effetti protagonisti di quella fase politica”, conclude. zioni primarie nella riforma elettorale in corso di approvazione, spazzando via ogni perplessità sull’incidenza delle 'truppe cammellate'. Qualificherebbe - spiega - la proposta del centrodestra e sfiderebbe il mediocre impianto renziano dell’Italicum. Una proposta che Fdi-An ha formalizzato alla Camera e che oggi potrebbe essere un punto d’incontro buono per tutti”. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 26 agosto 2015 ATTUALITA’ ENNESIMO INQUIETANTE EFFETTO DI UNA CRISI SENZA FINE Ci siamo venduti pure i gioielli di famiglia Strage di Compro Oro: gli italiani non hanno più tesoretti da vendere e i negozi chiudono L’associazione di categoria mette sul banco degli imputati tetto al contante e spesometro ompro oro? Non più. I negozi che hanno vissuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, infatti, stanno abbassando le serrande. Uno dopo l’altro, irrimediabilmente. Il fatto è che l’oro lo comprerebbero pure: ma non c’è più nessuno che lo vende. Perché il ceto medio, quella specie in via d’estinzione, i gioielli di famiglia se li è già venduti tutti A segnalare l'inversione di tendenza di queste attività commerciali, nate in Italia sull'onda della crisi economica e finanziaria è Oroitaly, l'associazione nazionale che associa tutta la filiera orafa di alta qualità dagli artigiani, alle piccole e medie imprese del settore, dai grossisti ai negozi di gioielleria. Negli ultimi quattro anni infatti, a chiudere i battenti sono stati tantissimi Compro oro e botteghe, tutti gestiti da italiani. Dati alla mano, si è passati dai 35 mila del 2011 agli attuali 20 mila. Una moria che, secondo gli addetti ai lavori, si è determinata, in primis, per la forte contrazione dei consumi ma anche per il fatto che gli italiani, costretti dalle necessità, ormai si sono venduti tutto, perfino i preziosi "gioielli di famiglia". “Molti orafi avevano tratto linfa vitale trasformandosi in Compro Oro ma gli italiani hanno esaurito il loro 'tesoretto ' - afferma all'Adnkronos Gianni Lepre, segretario generale di Oroitaly - hanno venduto tutto quello che avevano, compresi i gioielli che avevano in casa”. Nell'ultimo quinquennio c'è stata una contra- C zione di aziende produttrici del settore orafo del 30% circa, segnalano gli orafi, da oltre 12.000 sono passate a poco meno di 9.000, con una perdita di 15.000 posti di lavoro, mentre la categoria dei grossisti si è ridotta a poche centinaia in tutto il paese. Appena un anno fa, più del 40% delle attività commerciali aperte negli ultimi quattro anni hanno chiuso i battenti, bruciando investimenti per 2,7 miliardi di euro. Le cause della crisi dell'oreficeria sono varie e vanno ricercate anche in scelte politiche che, invece di incentivare i consumi e sostenere uno dei settori di punta del made in Italy, ap- prezzato in tutto il mondo, tendono ad affossarlo. Ad esempio, la misura che impone un tetto di mille euro all'uso del contante, in vigore dal 2012, ostacola fortemente gli acquisti di oro e gioielli oltre che a essere, secondo Gianni Lepre, poco efficace per combattere l'evasione fiscale. “L'innalzamento del limite del contante favorirebbe la ripresa dei consumi e anche dell'economia - sostiene Lepre - infatti, se si spende di meno anche lo Stato incassa di meno. L'innalzamento della soglia porrebbe, tra l'altro, l'Italia in linea con altri stati europei, ad esempio in Spagna il limite è di 2.500 euro, in Francia di 3.000 e in Germania addirittura a 12.500 euro”. Oltre ad una maggiore elasticità per l'uso del contante, Oroitaly porta avanti un'altra battaglia sul fronte fiscale. “Si dovrebbe intervenire anche sulle soglie di accertamento del redditometro e dello spesometro che frenano in maniera importante i consumi” spiega Lepre. Non solo critiche ma anche proposte arrivano dall'associazione degli orafi che vorrebbero tramandare il proprio mestiere, fatto di estro e tecnica, alle generazioni future, una professione molto richiesta anche all'estero che altrimenti rischia di scomparire. È proprio da questa esigenza che nasce il progetto delle "Botteghe Scuola", un'iniziativa a favore dell'apprendistato che i maestri orafi intendono portare all'attenzione della politica attraverso la formulazione di una proposta di legge. A REGGIO EMILIA SVENTOLA BANDIERA BIANCA DOPO LE POLEMICHE PER IL “VOLONTARIATO” ALLA FESTA DEM Contrordine compagni: i profughi si ritirano di Robert Vignola e foto giravano da giorni sui social network. Uno stillicidio per i militanti del Pd, impegnati a far comprendere quanto sia importante sostenere Renzi. Perché quella fotografia di un partito che invece di dar lavoro ai giovani, magari della propria parte politica, ingaggiava gratis richiedenti asilo da una cooperativa della rossa Emilia era troppo eloquente. Mafia capitale, sistema cooperativo, accoglienza selvaggia, sfruttamento del lavoratore: dal leghista al destrorso, fino al compagno dissidente dell’estrema sinistra, tutti avevano un commento col quale mettere in croce definitivamente i democratici. Così, alla fine, il partito di maggioranza L relativa si è arreso. Anche se a battere in ritirata è stata, ufficialmente, proprio la struttura che ospita i “compagni migranti”. Con una email Marco Aicardi, Coordinatore del centro di Accoglienza Straordinaria per la cooperativa Dimora d’Abramo, ha annunciato la decisione di ritirare la propria forza lavoro da Festareggio, la manifestazione dem in corso a Campovolo, nei pressi del capoluogo di provincia emiliano. E parla, significativamente, di “decisione assunta insieme alla Prefettura di Reggio Emilia, che resta il nostro punto di riferimento per tutti i temi legati alla accoglienza e all’assistenza ai profughi, maturata a seguito delle polemiche suscitate da una vicenda che a mio avviso non meritava tanto clamore, essendo carat- terizzata da assoluta correttezza e trasparenza. Questo - prosegue Aicardi vale anche per i pasti consumati dai profughi impegnati nel volontariato a "Festareggio", dei quali non sarà chiesto alcun rimborso, come è del resto accaduto in altre occasioni simili”. Il tono è quello, lamentoso, dell’opportunità sprecata, con tanto di “sorpresa e rammarico per come è stata trattata una vicenda che vede alcuni profughi impegnati nel volontariato in un luogo che hanno liberamente scelto, così come liberamente scelgono di impegnarsi in altre realtà associative senza alcuno scandalo, ma con apprezzamento di un lavoro (e anche in questo caso sono ben accolti e sono stati ben lieti di impegnarsi) che ne consente l’integrazione ed evita la creazione di ghetti in cui passivamente si attende un permesso di soggiorno o, peggio, crescono rancori verso le comunità ospitanti”. E arriva persino ad offrire, in un impeto solidaristico, il loro apporto al "nemico" per antonomasia. “Su questo piano - conclude Marco Aicardi - sussistendo le condizioni di sicurezza, di inserimento sociale e di accompagnamento dovuti, non esistono preclusioni, anche per la Lega, alla richiesta di volontariato ai profughi. Ritenendo l’attività di volontariato un’occasione di inserimento e di ricchezza sociale per i profughi accolti e per le comunità accoglienti stiamo lavorando, unitamente alla Prefettura di Reggio Emilia, alla stesura di un protocollo specifico relativamente al volontariato, che permetterà dal mese prossimo di riprendere queste attività di inclusione sociale tutelando le istituzioni, il soggetto gestore ed i migranti coinvolti”. Un po’ meno le maestranze che potrebbero essere occupate. Ma si sa: come dice il ministro Poletti, catapultato dal mondo cooperativo al ministero del Lavoro, il volontariato è importante. Forse, per lorsignori, persino più del lavoro… NIENTE CRISI O DISOCCUPAZIONE. ANCHE “I SOLDI NON DANNO LA FELICITÀ” Vince al Superenalotto, ma si suicida di Barbara Fruch he i soldi non facciano la felicità è risaputo. Ma di certo una grossa mano la danno. Eppure non è sempre così. Per un uomo di 49 anni di Sanluri in Sardegna, Gigi Podda, evidentemente non è stato così. L’uomo dopo una grossa vincita al superenalotto ha deciso di togliersi la vita. Nessun suicidio che ha a che vedere con crisi e disoccupazione, dunque, bensì l’esatto contrario: troppi soldi e la ricerca di un qualcosa che la ricchezza non dà. C L’estremo gesto il 49enne lo ha compiuto poche ore dopo che, su Facebook, aveva scritto: “I soldi ti fanno ricco. Il rispetto e l’educazione ti fanno signore”. Una riflessione profonda, come se ne fanno tante sui social network ma che, alla luce di quanto accaduto, suona come un testamento morale. “Ricordatevi che il denaro non fa la felicità. Sono altri i valori che contano” concludeva nel messaggio postato intorno all’una e trenta di notte. La mattina dopo Gigi è stato trovato morto, probabilmente per suicidio. Sul corpo, infatti, non c’era nessun segno di violenza, secondo il racconto della “Unione Sarda”. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, coordinati dal capitano Marcello Capodiferro, intervenuti sul posto, l'uomo si sarebbe ucciso o ingoiando una dose eccessiva di medicinali oppure bevendo liquidi velenosi. La volontà di farla finita sarebbe testimoniata inoltre da un biglietto appoggiato sul tavolo della cucina. A stabilire comunque con certezza quali sono state le cause del decesso sarà l’autopsia. Di certo il problema dell’uomo non erano i soldi. In molti sicuramente sperano di far colpo al Superenalotto, come è successo a lui. Vincere un bel malloppo e arricchirsi, specialmente in questo periodo di crisi economica, ‘salverebbe’ la vita a molti. Ma per Podda non è stato così. Inevitabile, un’ultima riflessione: lottare per la vita, qualsiasi sia il problema, è sempre la cosa migliore. 4 Mercoledì 26 agosto 2015 ESTERI USA, PRESIDENZIALI 2016 Obama e Biden rallentano Hillary Il presidente lancia la candidatura del suo vice e mette in difficoltà la corsa elettorale della signora Clinton di Cristina Di Giorgi a corsa di Hillary Clinton nelle Presidenziali del 2016 potrebbe complicarsi. Secondo quanto riferito dalla Cnn, che cita alcune fonti ben informate, Barack Obama avrebbe infatti dato la sua benedizione alla discesa in campo del vicepresidente Joe Biden. L’approvazione alla successione sarebbe giunta nelle scorse ore durante una colazione tra i due proprio alla Casa Bianca, durante la quale Obama avrebbe affermato che “non si opporrà” alla candidatura, oltre a “non sconsigliare” la discesa in campo. E se anche tale investitura non è stata ancora ufficializzata, la Cnn precisa che intanto Biden, alla presenza del capo del suo staff, ha parlato a lungo con Anita Dunn e Bob Bauer, consiglieri fidati di Obama da dieci anni a questa parte. Una specie di “consiglio di guerra” dunque, che sembra confermare l’idea che l’attuale amministrazione abbia intenzione di puntare sul vicepresidente come sfidante della fino ad ora apparentemente favorita Clinton (che pure Obama aveva voluto come Segretario di Stato nel suo primo mandato) alle primarie democratiche. La candidatura di Biden era nell’aria già da tempo. Ad ulteriore conferma della stessa, le L parole del portavoce di Obama Josh Earnest, secondo cui il Presidente “ritiene che nominarlo vicepresidente sia stata la sua decisione migliore”: un segno non indifferente di stima dunque. Che segue di poco la lettera con cui un gruppo di sostenitori di Biden invita “figure chiave nell’ambito del partito democratico americano a prendere in considerazione la COREE: RAGGIUNTA UN’INTESA DAL MONDO Giappone colpito dal tifone Goni Le regioni sudoccidentali dell’arcipelago giapponese sono state raggiunte dal tifone Goni, che ha causato interruzioni del traffico ferroviario e aereo. In diverse città della zona gli abitanti sono stati invitati, per precauzione, a lasciare le loro case. Si tratta del quindicesimo tifone che, in questa stagione, ha colpito l’Asia. Il fenomeno Goni, sotto costante monitoraggio, è stato qualificato come categoria 3 e gli esperti prevedono che nelle prossime ore raggiungerà la terraferma. Si era formato nel Pacifico il 13 agosto come semplice depressione tropicale: da allora il tifone è aumentato di intensità, scaricando torrenti di pioggia e innescando frane mortali (sono almeno 13 le vittime nelle Filippine). Groenlandia: iceberg gigante alla deriva Un iceberg gigante (di massa pari a 12,4 km quadrati) si è staccato dal ghiacciaio di Jalobshawn e sta andando alla deriva nelle acque intorno alla Groenlandia. Secondo gli scienziati, che stanno studiando la situazione, si tratta i uno dei più grandi blocchi di ghiaccio mai rilevati. Secondo quanto rilevato dalle immagini satellitari, il distacco si è verificato tra il 13 e il 19 agosto. Jakobshavn – precisano gli esperti – produce circa il 10% degli iceberg della Groenlandia che, una volta staccatisi dal ghiacciaio, si muovono lungo un fiordo per poi entrare nello Stretto di Davis e dirigersi verso possibilità di schierarsi con il vicepresidente”. La nota, inviata in vista di un “meeting della commissione nazionale democratica in cui i cinque attuali candidati per la nomination interverranno per illustrare le proprie credenziali”, prosegue sottolineando tra l’altro che “tutti conoscono lo stile diretto e l’approccio genuino di Joe Biden alla politica. Si aggiunga poi a queste qualità un curriculum da peso massimo: decenni al Senato e sette anni e mezzo alla Casa Bianca. E le motivazioni a favore di Joe Biden sono chiarissime”. Dal canto suo il possibile (ed a questo punto assai probabile) sfidante della Clinton sembra già impegnato nella selezione dei componenti della squadra che dovrà sostenerlo nella campagna elettorale ed ha fatto sapere di aver scelto un nuovo direttore della comunicazione. Si tratta di Kate Bedingfield, ex consigliere di Obama passata poi all’industria cinematografica. “Sarà per me una collaboratrice chiave – ha detto Biden –un elemento fantastico per il nostro ufficio e importante in tutta l’organizzazione della Casa Bianca”. Oltretutto sembra che Biden abbia, a sorpresa, incontrato in privato la senatrice Elizabeth Warren, esponente dell’ala sinistra del partito, che aveva rifiutato di correre per la nomination. L’ipotesi che circola è che il vicepresidente abbia voluto sondare le intenzioni dell’area che fa riferimento alla Warren. Senza contare che più di qualcuno ritiene possibile un’accoppiata Biden – Warren, che farebbe guadagnare molti punti al vicepresidente. Che già si presenterebbe con un’eredità non da poco: l’essere l’ideale continuazione della presidenza Obama. l’Atlantico. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea, che sta monitorando la situazione, il volume dell’iceberg è di 17 km sufficiente per coprire l’intera isola di Manhattan con uno strato di ghiaccio di 300 metri di spessore. Turchia: alluvione provoca almeno 8 morti e due dispersi Una grave alluvione ha provocato almeno otto morti e due dispersi. E’ accaduto nella provincia nordorientale turca di Artvin, nei pressi del confine con la Georgia. La notizia è stata diffusa dall’ufficio del governatore locale. Tre delle vittime sono rimaste intrappolate nel crollo di un’abitazione nella città di Hopa. In seguito alle forti piogge, sono state registrate in tutta la zona diverse frane. Squadre di soccorso sono all’opera nell’area colpita dalla forte ondata di maltempo. America: forti nevicate in Alberta (Canada) e nel Montana (Usa) L’estate e il caldo sono divenuti in queste ore un ricordo per gli abitanti degli Stati di Alberta in Canada e del Nord Ovest del Montana negli Stati Uniti. Una forte nevicata ha infatti imbiancato le montagne rocciose settentrionali e si è spinta fino a Sud al Glacier National Park. Brusco cambio di temperatura dunque che, come ricorda 3bmeteo.com, non è comunque un evento eccezionale per quelle zone: lì “la neve nel mese di agosto può cadere, anche se non tutti gli anni”. Venti di pace tra Seoul e Pyongyang I due Paesi si sono impegnati a proseguire nei colloqui distensivi per migliorare i rapporti l vertice diplomatico tra i rappresentanti dei governi delle due Coree sembra abbia dato i suoi frutti. Dopo la maratona negoziale di tre giorni nel villaggio di Panmunjom (situato all’interno della zona demilitarizzata che separa i due Paesi) infatti, secondo quanto anticipato dall’agenzia Yonhap, è stata raggiunta un’intesa per allentare la tensione nella penisola che nelle ultime settimane aveva fatto temere la possibilità di un ricorso alle armi. Il patto prevede che Seoul faccia tacere gli altoparlanti posti sul confine attraverso i quali venivano diffusi messaggi di propaganda contro il regime di Kim Jong-un (che, come previsto, alle 12 ora locale – le 5 di ieri mattina in Italia - sono stati spenti. Ma non disinstallati, come ha precisato un portavoce del ministero della Difesa sudcoreano) “a meno che non succeda qualcosa di anormale”. Le trasmissioni, considerate un’efficace arma di guerra psicologica, erano state una delle principali cause dell’escalation di tensione dell’ultimo periodo: Seoul le aveva riprese dopo undici anni in seguito al- I l’esplosione, ad inizio agosto, di tre mine nordcoreane che avevano gravemente ferito due soldati in servizio di pattuglia sul confine. Dal canto suo Pyongyang ha chiesto scusa per l’incidente delle mine e si è impegnata a revocare il “quasi stato di guerra” dichiarato negli ultimi giorni. Le due parti inoltre, come emerso da una dichiarazione congiunta di entrambe le delegazioni, terranno nei prossimi giorni ulteriori colloqui per discutere una se- rie di questioni finalizzate al miglioramento dei rapporti tra i due Paesi. “E’ molto significativo – ha dichiarato durante una conferenza stampa il consigliere per la Sicurezza nazionale di Seoul Kim Kwan-jin – che la Corea del Nord si sia scusata per la provocazione delle mine e abbia promesso di lavorare per prevenire il ripetersi di tali eventi e allentare le tensioni”. L’intesa raggiunta è stata accolta positivamente anche dalle Nazioni Unite e da Washington: “diamo il benvenuto a questo accordo – ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa - e siamo fiduciosi che porterà ad una diminuzione delle tensioni nella penisola”. La Corea del Nord – ricorda in proposito la Reuters - è stata fatta oggetto di sanzioni internazionali a causa dei test nucleari e missilistici, che Pyongyang ha sempre considerato come un attacco al suo diritto sovrano di difendersi. CdG 5 Mercoledì 26 agosto 2015 ESTERI IL PARTITO DI SINISTRA GRECO, AL GOVERNO SINO A POCHI GIORNI FA, È ORMAI DIVISO IN TRE TRONCONI Syriza si frantuma: belli ciao... Il segretario Tanos Koronakis si dimette in aperta contestazione della linea di Alexis Tsipras di Tatiana Ovidi alle stelle alle stalle, tante volte è successo in politica, questo sta accadendo anche al dimissionario presidente greco Tsipras. Votato perché doveva salvare la patria dalla tirannia di Bruxelles, sostenuto, anche nell'ultimo referendum, perché baluardo di sovranità e giustizia sociale, alla fine è crollato sotto i bombardamenti della Merkel, della finanza e della Troika. Dopo aver avuto il sostegno popolare per sfidare l'Unione Tsipras non solo ha firmato una resa incondizionata, ma alla fine si è dimesso, lasciando la Grecia allo sbando e nuove elezioni a brevissima scadenza. Si parla del prossimo 20 settembre. E se Tsipras ha perso contro Bruxelles, ha perso la fiducia del suo popolo, ora perde pezzi anche nel suo partito. Ieri si è dimesso Tasos Koronakis, segretario di Syriza, considerato uno dei più stretti alleati e collaboratori dell’ex premier. D Nella lettera con cui comunica di lasciare l’incarico spiega di essere in disaccordo con la linea ufficiale del partito. Koronakis ha criticato anche la decisione di andare alle elezioni il 20 settembre senza prima discutere all'interno di Syriza e ignorando le scelte del Comitato Centrale. Koronakis ha ammesso che la strategia di negoziazione del partito è fallita e ha criticato duramente Pa- nagiotis Lafazanis e gli altri rappresentanti dell’ala più radicale che hanno lasciato Syriza per formare "Unione Popolare": "Sembravano pronti a questo scontro e a finalizzare la rottura". Insomma le scelte di Tsipras hanno spaccato il partito in tre tronconi: i fedeli all'ex presidente, i radicali ed i fedelissimi dell'ormai ex segretario, che rappresentano una terza via tra il governo e gli oltranzisti. Il prossimo 20 settembre queste tre anime potrebbero addirittura presentarsi con tre partiti diversi. Ricordiamo che Koronakis la scorsa primavera era stato in Italia per una serie di incontri. In una conferenza stampa a Roma, in cui erano presenti Pippo Civati, Nicola Fratoianni, Marco Revelli e Paolo Ferrero, aveva dichiarato ri- ferendosi alla politica del suo partito: "Noi vogliamo aprire un’altra strada in Europa per rifiutare la disastrosa politica di austerità, per aprire una strada di democrazia, di giustizia sociale e solidarietà". Forse i "comunisti nostrani" gli hanno insegnato come demolire un partitone e vendersi ai poteri forti una volta arrivati al potere. Seppur con toni minori, in quanto il partito di Bertinotti non ha mai conquistato Palazzo Chigi, la storia di Syriza somiglia a quella di Rifondazione Comunista: nel 2006 prese quasi il 10%, Fausto divenne presidente della Camera e molti "No Global" entrarono in parlamento. Nel 2008 non superarono lo sbarramento del 4%, nessun partito di sinistra radicale entrò in parlamento e di Bertinotti abbiamo perso le tracce. Ed oggi esistono una decina di partiti nati da fusioni di Rifondazione. Insomma, da "Bella ciao...", a "ciao belli!" il passo è stato breve. Ci auguriamo, per la Grecia, che se la notte è stata lunga, almeno l'alba sia dorata. “SEMPRE ESPOSTI, CIÒ CHE È AVVENUTO AVREBBE POTUTE DEGENERARE IN MOSTRUOSO MASSACRO” Terrorismo, Hollande: “Dobbiamo prepararci” “Livello di barbarie mai raggiunto in decenni”. E avverte Erdogan: “Turchia faccia fronte comune con curdi” di Emma Moriconi Dobbiamo prepararci ad altri attacchi e dobbiamo proteggerci": così si è espresso con gli ambasciatori francesi a Parigi il presidente Hollande dopo l'attacco al treno Amsterdam-Parigi. "Siamo sempre esposti e ciò che è avvenuto venerdì avrebbe potuto degenerare in un mostruoso massacro", ha aggiunto, specificando che la Francia proporrà ai Paesi coinvolti nella lotta ai terroristi del gruppo Boko Haram nella Nigeria e nei Paesi limitrofi, un incontro per organizzare azioni comuni, incontro che - propone- si svolgerà a Parigi e ha commentato: "Il terrorismo ha raggiunto un livello di barbarie mai visto in decenni". Il presidente francese ha anche ringraziato quelli che sono stati definiti "gli eroi del treno": "avete evitato una car- “ neficina", ha detto. Ai coraggiosi passeggeri il presidente ha conferito la Legion d'onore, la massima onorificenza francese per aver bloccato il marocchino 25enne Ayoub al-Khazzani che lo scorso 21 agosto ha tentato un attacco, armato di kalashnikov e revolver, al treno su cui viaggiavano. Un attacco sventato solo grazie alla prontezza e al coraggio dei passeggeri che lo hanno prontamente fermato impedendo così una probabile strage. Agli statunitensi Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler, tutti di età compresa fra 22 e 23 anni, e al britannico 62enne Chris Norman, durante la cerimonia all'Eliseo di due giorni fa Hollande ha detto di apprezzare il "valore" e il "sangue freddo" e ha aggiunto: "Il vostro eroismo deve essere un esempio per molti e una fonte di ispirazione. Davanti a un male che sta qui e che si chiama ter- rorismo, c'è anche un bene, quello dell'umanità. Ed è quello che voi incarnate". Ancora nella giornata di ieri, agli ambasciatori francesi ha detto: "Fra qualche giorno riceverò il nuovo presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari - ha aggiunto, sempre rivolgendosi al corpo diplomatico - e gli darò conferma che la Francia è pronta ad unirsi a tutti coloro che lottano contro Bolo Haram". Poi Hollande ha trattato l'argomento Isis, sollecitando la Turchia a fare di più, a riaprire il dialogo con i curdi per fare fronte comune contro la minaccia terroristica jihadista: "Tutti i giocatori devono far parte della soluzione. Penso ai Paesi del Golfo Persico e all'Iran - ha detto ancora Penso anche alla Turchia - ha ribadito - che deve essere coinvolta nella battaglia contro l'Isis e deve rilanciare il dialogo con i curdi". ALL’ORIGINE DELLE MOSSE SULLO SCACCHIERE GEOPOLITICO CHE METTONO L’EUROPA SULL’ORLO DELL’ABISSO Turchia, Russia, Nato: schemi vecchi di 150 anni no scontro che dura da un secolo e mezzo, da quando uno dei due polmoni d'Europa, quello occidentale, è caduto in un declino inarrestabile e l'altro, quello russo, nel 1853, si proclamò baluardo della cristianità e di conseguenza figlio della tradizione romana, facendo di Mosca la Terza Roma. Proprio in quella data progettò di attaccare l'impero ottomano, in piena decadenza, e di impadronirsi di Costantinopoli e dell'Anatolia. Francia e Inghilterra si unirono con la Turchia islamica, dichiararono guerra alla Russia e la sconfissero nella guerra di Crimea. L'impero ottomano continuò a esistere fino alla Prima guerra mondiale, quando fu smembrato U e i suoi pezzi divennero protettorati inglesi o francesi. Dopo la Seconda guerra mondiale l'egemonia sul Medio Oriente passò agli Stati Uniti. Oggi, dopo 150 anni, nel terzo millennio, troviamo uno scenario molto simile: l'America e l'Inghilterra, alleate della Turchia, impongono sanzioni alla Russia e, con la Nato, fanno contro di lei minacciose esercitazioni. Ma perché gli Stati Uniti ce l'hanno tanto con la Russia anche dopo la caduta dell'Unione Sovietica? E perché gli occidentali "odiavano" anche la Russia zarista? Quindi la "difesa del mondo libero", la lotta al comunismo, le esportazioni di democrazia sono tutte baggianate? A quanto pare si. Basta guardare una carta geografica dell'Asia. Qui si vede che tutto il nord del continente è Russia, al centro vi sono grandi Stati come il Kazakistan, l'Uzbekistan e il Turkmenistan, ricchissimi di gas e petrolio, sotto l'influenza russa. Gli americani non lo sopportano, vogliono il potere totale. Per questo, appoggiati al mondo islamico, si sono sbarazzati di chi aveva simpatie filorusse come Mossadeq in Iran, Saddam Hussein in Irak, Gheddafi in Libia e Assad in Siria, hanno appoggiato i mujaheddin afghani nella loro lotta contro i russi e hanno sempre protetto gli Stati islamici più integralisti e più ricchi, come l'Arabia Saudita, il Qatar e Abu Dhabi. Non hanno fatto nulla contro il Ca- liffato che governa col terrore in Irak e in Siria e, insieme gli amici della Lega araba, lo lasciano avanzare in Libia e in Africa. Da ultimo hanno fatto un accordo con l'Iran. Sono andati a braccetto con Al Qeida, hanno sostenuto la Jihad, hanno sempre preferito Hamas ad Al Fatah, hanno finanziato e sostenuto le rivoluzioni arancioni e quelle dei fratelli mussulmani ed oggi fanno lo stesso con l'Isis. Non solo, Washington non fa nulla nemmeno contro l'enorme organizzazione economico-politica gestita dagli arabi che recluta ed esporta milioni di africani sulle coste libiche per invadere l'Europa. Né contro la Turchia che, anziché fare campi profughi per i siriani, li manda da noi. Non solo, approfittando della debolezza e della fragilità della Grecia sta di fatto "costruendo" un ponte con la Macedonia, la Bosnia, la Slovenia e le comunità islamiche dell'ex jugoslave, allungando il progetto del "nuovo Califfato" dalla Libia a pochi km da Udine e Trieste o a pochi passi dall'Ungheria. Milioni di cellule dormienti e di Jihadisti, ricordiamoci sempre pilotati dagli americani, pronti ad invadere l'Europa. E noi europei rimaniamo passivi, inermi, immobili. Non abbiamo più una guida, una meta, un ideale e non ci rendiamo nemmeno conto che stiamo per essere distrutti. Anzi, estinti. A meno che l'Europa torni a respirare autonomamente con i suoi due polmoni, con Roma e Mosca, liberandosi da Londra e Washington. T. Ov. 6 Mercoledì 26 agosto 2015 STORIA LE TESTIMONIANZE IN AULA PER LE ACCUSE DOPO GLI ARTICOLI E LE VIGNETTE IN DIFESA DELLA POPOLAZIONE DELL’AGRO ROMANO Roccagorga “assassinio di Stato”: Mussolini a processo “Ritengo di avere diritto di spiegare la genesi di questo mio crimine e non già per difendermi, ma piuttosto per farne ancora una volta l’apologia” di Emma Moriconi iprendiamo la rievocazione, lasciata ieri in sospeso, sul processo a L’Avanti! a causa della presa di posizione del giornale a favore della popolazione dimostrante di Roccagorga. Le informazioni che seguono sono state pubblicate dal quotidiano all’indomani della sentenza del Tribunale di Milano del 1914. “Parlo a nome dei miei compagni e brevemente - dice Benito Mussolini al processo - Si dice che una prima prova del delitto sa il rimorso che turba la coscienza di chi lo ha commesso. Io non sento rimorsi. Quindi probabilmente non ho commesso nessun delitto, specie di natura ‘comune’. Sono venuto qui perché mi si informi sulla natura e la figura del delitto che avrei commesso tre o quattordici mesi fa. D’altra parte ritengo di avere diritto di spiegare la genesi di questo mio crimine e non già per difendermi, perché non ne sento il bisogno, ma piuttosto per farne ancora una volta l’apologia. Ero da poche settimane direttore del giornale Avanti! quando, la sera del 7 gennaio, giunse una telefonata da Roma nella quale si riferiva dell’eccidio di Roccagorga. Poco dopo ne giunse un’altra in cui si riferiva di un altro eccidio avvenuto nella provincia di Parma; una terza, da Comiso, in pro- R vincia di Catania, annunciava ancor un eccidio. La corrispondenza romana era seguita da una nota del nostro corrispondente politico da Roma, che è quindi coimputato. Egli non conosceva gli altri eccidi e la nota commentava solo quello di Roccagorga. Ampliai la nota intitolata ‘L’Assassinio di Stato’. Quella nota era molto vivace non lo nego; ma adesso dopo sedici mesi trovo che avrei potuto, e sarei stato in diritto di scriverla anche più vivace, perché i particolari che giunsero dopo erano tali da giustificare qualsiasi violenza di stile e di linguaggio. Non vi narrerò nei suoi particolari l’eccidio di Roccagorga; noi abbiamo portato qui dei testimoni oculari, dei protagonisti e dei superstiti. Però, per sommi capi, sarà bene che io vi prospetti, cittadini giurati, la situazione di quel piccolo comune come è apparsa dalle relazioni dei corrispondenti. Piccolo comune rurale nella provincia di Roma, nel quale la politica era fatta da un circolo, come vedete, realista, niente affatto sovversivo. Piccolo paese dove la vicenda della vita si chiude in un ritmo breve. Però anche là c’erano delle ragioni di malcontento, di dissidio; c’era una questione sanitaria. I contadini di Roccagorga si lagnavano del servizio sanitario. Poi, nello sfondo, c’era la questione degli usi civici, problema appassionante dell’Agro Romano ma su questo punto io non sono bene informato e ve ne parlerà l’amico Ciccotti. In quel piccolo paese non si era mai parlato di socialismo, di rivoluzione, di lotta di classe. Dominavano i signorottti del luogo, che avevano convertita l’amministrazione comunale in loro feudo. Le dimostrazioni andavano ripetendosi e le autorità comunali cominciarono a chieder dei rinforzi; giunse anche della truppa. Questa fu accolta con applausi. Erano dei soldati, dei figli del popolo... dei fratelli!... si ripete la dimostrazione, una dimostrazione assolutamente pacifica. È ormai assodato che i contadini lasciarono nella sala del circolo Savoia i loro temperini; è anche assodato che dei dimostranti erano preceduti dalla bandiera tricolore; [...] Ad un certo momento questa colonna di dimostranti, nella quale erano tante donne, molti bambini, si imbatté in un plotone di fanteria. Si ode lo sparo di una rivoltellata che non fu sparata dai dimostranti, assolutamente inermi. Quello fu il segnale dell’eccidio; vennero sparati trecento colpi, furono uccisi sette individui fra cui una donna fuggente e un bambino di cinque anni. Un eccidio feroce, atroce. Ed i soldati furono mandati contro la folla al grido ‘Avanti Savoia!’ Potete ben immaginare che al crepitio della fucilata micidiale tutti fuggirono all’impazzata e non rimasero sulla piazzetta che i morti ed i feriti... Così - ancora una volta - fu ristabilito l’ordine. Vennero fatti degli arresti, vi fu un processo, mi pare a Frosinone, e vi furono delle condanne. La strage era stata compiuta dall’esercito, o da una parte dell’esercito. [...] In venti anni di agitazioni, in venti anni, di eccidi non c’è mai stato un morto tra la forza pubblica, perché il popolo italiano va in piazza inerme! [...] In Italia c’è l’eccidio classico, che p anche u sintomo di questo stato di disagio, di miseria, di malessere che tormenta almeno 6000 sugli ottomila comuni del regno [...] Per tutte queste ragioni l’articolo doveva essere così come fu scritto in quella forma, contenere quei dati concetti, dare un monito al proletariato ed anche al Governo. [...] Noi non ci facciamo un proposito quotidiano di vilipendere l’esercito; noi non abbiamo bisogno di vilipenderlo, per indebolirlo nella sua costituzione, nelle sue funzioni, nella sua finalità. Ci basta la critica. Per tutte queste ragioni io vi dico: dopo aver visti stamane i superstiti di Roccagorga, dopo aver visto queste povere donne, questi uomini che rappresentano un’umanità così dolorante, così tragica, quell’umanità che abbiamo spesso il torto di ignorare [...] io vi dico chiaramente,l cittadini giurati, che se domani un altro eccidio si verificasse io non vorrei scrivere coll’inchiostro, ma col sangue! Se la vita umana deve essere rispettata, deve esserlo così in basso come in alto”. L’Avanti! assolto “Io vi dirò che voi dovete assolverci, non già perché non abbiamo commesso il delitto, ma perché lo abbiamo commesso, e perché promettiamo di ricadere ancora” I l processo prosegue con l’interrogatorio di Guarino, che si dichiara d’accordo con il suo direttore e che, quando il presidente chiede: “Lei non ha scritto nessuno degli articoli ...” risponde: “Si, si, anzi! Io ho un articolo su Napoli si ribella e un titolo: ‘Come ragionano le belve militari’ e poi ho la responsabilità generica di redattore-capo”. Insomma nessuno degli imputati pensa minimamente a negare le proprie responsabilità. Come fa anche Scalarini: “Si, si, è vero. Sono l’autore delle vignette incriminate. Ma con ciò? Esse non possono costituire a mio modo di vedere una lume di buon senso, nessun reato”. Per primo era stato chiamato Galassi, che aveva riferito di non aver niente da dire e di essere “completamente solidali con i miei compagni e li ringrazio per avere portato qui il contributo morale della loro presenza in questa causa”. Passiamo ora alla testimonianza di Francesco Ciccotti: “La proprietà privata dei terribili crimini perpetrati con quell’articolo mi appartiene e non capisco perché l’ottimo comm. Nicora, procuratore generale, abbia voluto... collettivizzarla fra tutti i miei coimputati. Certo, quel mio scritto era assai vivace. Ma esso era anche perfettamente proporzionato all’impressione degli atroci fatti di Roccagorga. E la impressione di orrore e di indignazione io l’attinsi dalla narrazione non meno impressionante della nostra, fatta dal Giornale d’Italia di quei giorni. La folla era stata mitragliata mentre fuggiva. I morti e i feriti furono tutti colpiti alle spalle. Furono inseguiti, anzi, fu data loro la caccia come ad un branco di belve. Una donna incinta, colpita da un primo proiettile, cade. Il sangue della ferita si mescola a quello di un parto prematuro. Ella si dibatte oscenamente nel suo sangue. E allora le si tira addosso, con una voluttà feroce. Un contadino, inquieto per il suo figliuolo di cinque anni, lo prende in braccio e corre con lui verso la propria casa. Si tira su di lui e gli si uccide la creatura fra le braccia. Questa selvaggia ‘caccia grossa’ era stata preordinata. Altro che legittima difesa dei mitragliatori!”. E poi inveisce contro il sindaco, che definisce “un’anima di jena”, contro il medico al quale era stato ordinato di tenere pronti i medicamenti perché ci sarebbero stati feriti. l’intervento di Ciccotti è molto lungo e purtroppo non possiamo riportarlo per intero. Come interessanti sono anche quelli di Fasulo e di Liguori, e anche i giorni successivi del processo sono estremamente utili a capire il contesto, con le testimonianze di chi era stato presente all’eccidio, tra cui il padre del bambino ucciso, ma siamo costretti a fermarci qui. Salvo tornare sull’argomento in altra sede. Tuttavia abbiamo voluto riferire il più possibile nei dettagli questo processo perché consente di fare un vero e proprio tuffo in quel particolare momento storico. Merita però, prima di chiudere questo capitolo, di essere riportato uno stralcio della dichiarazione finale di Benito Mussolini: “Io vi dirò che voi dovete assolverci, non già perché non abbiamo commesso il delitto, ma perché lo abbiamo commesso, e perché promettiamo di ricadere ancora”. E Guarino: “Noi accettiamo completamente tutto quello che ha detto il nostro amico Mussolini in questo momento, tranne che in quella parte in cui egli vuole assumere da solo la responsabilità. Noi siamo e vogliamo essere con lui completamente solidali”. Gli altri intervengono alla stessa maniera, tutti reclamano la responsabilità, persino Grassi; “Il gerente vi è per L’avanti! assolto, opuscolo sul processo per l’eccidio di Roccagorga Dalla mostra Il Giovane Mussolini, Predappio 2014 qualcosa - dice - Condannate me solo. Io sono facilmente sostituibile; il direttore e gli altri, no”. Il processo si chiude con l’assoluzione da tutte le imputazioni. È il 1 aprile 1914. [email protected] 7 Mercoledì 26 agosto 2015 ECONOMIA SUI MERCATI FINANZIARI LA TEMPESTA ASIATICA È ANCORA IN CORSO La Cina corre ai ripari: troppo tardi? Tagliati i tassi d’interesse e immessa liquidità nei mercati dopo il nuovo tonfo di Shanghai. A milioni rischiano di essere finiti sul lastrico. Ora preoccupa il possibile scoppio della bolla immobiliare di Robert Vignola B orse asiatiche giù, borse occidentali su dopo il lunedì nero. Ma cos’è successo? Presto detto. La banca centrale cinese ha effettuato alcune contromosse, secondo la maggior parte degli analisti in ritardo, secondo alcuni di essi fuori tempo massimo. Ha tagliato i tassi d'interesse a un anno dello 0,25% e il coefficiente di riserva obbligatorio per le banche di 0,5%. Quest'ultimo in vigore dal 6 settembre sarà al 18%. Si tratta del quinto taglio dei tassi dal mese di novembre con l'obiettivo di rilanciare la crescita e calmare i mercati finanziari. In soldoni, ha immesso liquidità sul mercato, tagliando i tassi monetari e utilizzando strumenti monetari flessibili. Una specie di quantitative easing in salsa agrodolce, che comunque arriva a valle di un nuovo tonfo della borsa di Shanghai: -7,6%. Manovre espansive (assai più vere del bazooka di Draghi, i cui effetti sulle economie reali cominciano ad essere smascherati: sono praticamente nulli) che ora dovranno mi- surarsi con la situazione dell’economia cinese, sulle quali gravano ormai ombre pesanti. Pechino, che non è un monumento alla trasparenza, si ostina ad indicare nel 7% la stima di crescita del suo Pil per il 2015. Nell’Italia di Renzi (e nell’Europa della Merkel) sono cifre ormai impossibili, ma per la Cina non sono performance straordinarie. Anzi, proprio la soglia del 7% è secondo lo stesso governo quella sotto la quale potrebbero esplodere ten- FEDERALBERGHI: SCARSA ATTRAZIONE ALL'ESTERO Expò: tanti italiani, ma gli stranieri latitano econdo un rapporto di Federalberghi, al 31 ottobre, quando Expò chiuderà i battenti, saranno stati 16 milioni i visitatori ad essersi recati ai padiglioni. Ad agosto abbiamo assistito ad un boom di visite, grazie alle numerosissime agevolazioni concesse ad anziani e disoccupati, ma gli stranieri risultano molto al di sotto delle aspettative. Comunque 16 milioni sono "un dato sicuramente lusinghiero - come commenta il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - che ha contribuito - ha detto - nel semestre interessato dalla manifestazione, a rimettere in moto l'economia turistica dell'intero Paese. Ma purtroppo - ha aggiunto - dai nostri terminali in Lombardia e nelle Regioni limitrofe non risultano essere approdati nel Bel Paese quei flussi dall'estero che invece sulla carta erano stati ipotizzati". Quindi un successo, per Bocca, "ma non sufficientemente forte oltreconfine". Altro dato che Federalberghi fa emergere è che "per quanto riguarda i visitatori dell'ultimo trimestre, oltre 3 milioni effettueranno una visita giornaliera, mentre quasi 3,5 milioni pernotteranno almeno una notte, dormendo nel 40% dei casi in casa di parenti o amici, nel 31% in albergo e nel 28% in un B&B". Risultati che a parere di Bocca "ci insegnano una cosa: i grandi eventi creano grandi numeri, ma di sicuro non abbiamo adeguatamente promosso con campagne pubbli- S citarie e la creazione di pacchetti ad hoc un'occasione unica per valorizzare col veicolo dell'Expo l'immagine turistica complessiva del Paese". Dal 1 maggio al 31 agosto si stimano in quasi nove milioni gli italiani che hanno visitato l'Expò, di questi circa il 10% ha riferito che intende tornarci. A quanto si prevede, tra il 1 settembre e il 31 ottobre i visitatori saranno circa sette milioni, di cui 2,2 milioni a settembre e 3,5 a ottobre, mentre 1,2 milioni di italiani sono indecisi su quando andare. A questi andrebbero aggiunte circa 640mila persone che l'Expò lo hanno già visitato ma vogliono tornarci. Disattese così le stime, basate sulle prenotazioni, che parlavano di circa un milione di visitatori cinesi. Non ci sono, insomma i "grandi numeri" che ci si aspettava di poter sciorinare a esposizione avanzata. Potrebbero avere influito, in parte, le vicende occorse all'apertura: le manifestazioni violente in strada, le vetrine sfasciate e il terrore dilagante dei primi giorni di cui oggi sembra non si parli più potrebbero aver costituito un deterrente per potenziali visitatori esteri. Altra questione: l'area dell'esposizione. Che ne sarà? Si parla di "padiglioni provvisori", il che significa che una volta archiviata l'esperienza Expò tutto ciò che è stato costruito e che è costato un sacco di soldi andrà distrutto, archiviato anch'esso. Un'altra bella prova, non c'è che dire. sioni economiche e quindi sociali. Del resto la produzione industriale aumenta ora del 5% annuo rispetto al 23% del 2010 mentre i consumi elettrici sono non registrano alcun aumento. Quanto basta perché i maggiori investitori internazionali ipotizzino una crescita del Pil del 4/5%, prevedendo quindi che il volo del Dragone (schizzato fino al 10% del 2010) è destinato ad un atterraggio. Quanto sarà brusco, è la vera domanda che ci si deve porre. Ancora: la borsa di Shanghai ha perso la metà circa della sua capitalizzazione, vi sono milioni di piccoli investitori che potrebbero aver perso i loro risparmi. Presto la febbre gialla potrebbe quindi investire il settore immobiliare cinese: se scoppia quella bolla, la deflagrazione sarà globale e le scosse di terremoto avvertite nelle settimane scorse sprigioneranno un’energia devastante. Lo dicono anche alcune statistiche diffuse ieri da Bloomberg, desunte dall’andamento dei mercati. L’imprenditore cinese Wang Jianlin, fondatore del gruppo Dalian Wanda e il cui patrimonio è stato stimato in 40,7 miliardi di dollari, ha perso 3,6 miliardi di dollari nella sola giornata di lunedì. Il fondatore di AliBaba, Jack Ma, ha perso invece 545 milioni di dollari. Ma, appunto, di mezzo non ci vanno solo i “padroni di casa”. Bill Gates ha bruciato 3,2 miliardi di dollari e Amancio Ortega, fondatore della catena Zara, ha visto andare in fumo 1,5 miliardi di dollari. I miliardi dei potenti vanno in fumo, figuriamoci i risparmi dei “piccoli”. Che la Banca Popolare Cinese riesca a disinnescare il meccanismo, è tutto da vedere. Il tutto mentre ci si avvicina al momento in cui la Federal Reserve americana dovrà rendere note le decisioni rispetto ai suoi tassi d’interesse, che sono ai minimi storici ormai da sei anni. Ogni volta ci si attende il rialzo, che però viene sempre rimandato. Potrà essere con questa tempesta in atto che si prenderà una scelta in tal senso? Lo scetticismo comincia a prendere il volo. Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 8 Mercoledì 26 agosto 2015 DA ROMA E DAL LAZIO ASSUNZIONI NELLE ASL DEL LAZIO TRAMITE CONCORSI Giubileo: personale sanitario sia da graduatorie Il vicepresidente del Consiglio Storace presenta una interrogazione per scongiurare sprechi dovuti a nuove inutili procedure selettive di Daniele Belli er il Giubileo occorre incrementare il personale sanitario delle ASL ed il commissario ad acta, Zingaretti, il 20 agosto scorso, sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio ha pubblicato un Decreto (U00402) per il reperimento di questo personale aggiuntivo “a tempo pieno e determinato”. Solo che, invece di attingere, come prevedono le normative attuali, alle graduatorie già esistenti nel Lazio (art. 4, comma 1, lettera a-bis della Legge 125/2013), il Decreto prevede di ricorrere ad “apposite procedure selettive per titoli e colloquio”, in sostanza, a concorso. Tutto ciò provocando un inutile dispendio di risorse pubbliche e danneggiando i vincitori e gli idonei dei concorsi già espletati i cui interessi vengono elusi dal reclutamento indetto con questo provvedimento. Per chiarimenti su questo inutile spreco di risorse nella pubblica amministrazione il Vice Presidente del Consiglio regionale del Lazio e Capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione P urgente al Presidente della Giunta, Nicola Zingaretti. In un momento – si legge nell’interrogazione - in cui non è di secondaria importanza garantire una riduzione dei costi gravanti sulle amministrazioni pubbliche, nell’atto ispettivo presentatoho ritenuto doveroso chiedere al Commissario ad acta se intenda fornire spiegazioni sulle motivazioni che l’hanno spinto a reclutare il personale delle Aziende Sanitarie ricorrendo alla dispendiosa procedura concorsuale a cui fa riferimento il Decreto n. U00402 anziché tramite lo scorrimento delle graduatorie vigenti, così come dispone l’attuale normativa in materia; Per garantire il corretto svolgimento degli eventi connessi al Giubileo anche in considerazione dell’elevato afflusso di pellegrini – prosegue Storace nell’interrogazione – il Commissario ad acta Zingaretti ha previsto il reclutamento di quasi 600 unità di personale sanitario da assumere a tempo determinato mediante apposite procedure selettive per titoli e colloquio. Questo può essere accettato se nella regione Lazio non fossero ancora vigenti gra- duatorie concorsuali dalle quali si è attinto in questi anni personale per le assunzioni a tempo determinato per sostituzioni in caso di maternità, aspettative e simili. E la normativa nazionale è chiara sull’argomento: le ultime disposizioni legislative e gli orientamenti giurisprudenziali, infatti, hanno ribadito che per il reperimento del personale nella pubblica amministrazione si deve utilizzare lo scorrimento delle graduatorie concorsuali ancora efficaci, in quanto questa procedura riduce i costi gravanti sulle amministrazioni per la gestione delle procedure selettive. Curioso poi – conclude Storace nell’interrogazione – che lo stesso Zingaretti smentisca se stesso: il 23 luglio scorso, sempre in vista del Giubileo, per reperire infermieri per il 118 ha autorizzato l’Azienda Sanitaria a ricorrere alle graduatorie esistenti mediante scorrimento delle stesse. La speranza è che questa interrogazione porti ad una revisione della modalità di reclutamento del personale delle Aziende Sanitarie previsto dal Decreto n. U00402, modalità dispendiosa e contraria all’attuale normativa in materia. DALLA PISANA Fondi per il Comune: “Valutazioni da rivedere” Roma affonda mentre il Sindaco si riposa ai Caraibi dall'immane lavoro di distruggere la città. I servizi di trasporto pubblico sono al collasso quotidiano dimostrando che si possono anche sostituire gli assessori ma se è la testa pensante a non funzionare non si va molto lontani. Come ha giustamente ricordato il capogruppo di FI, Aurigemma, “ al rientro, Zingaretti dovrà confrontarsi con tutto il Consiglio in merito alla valutazione sui fondi per l'Amministrazione Marino. Non possiamo continuare a gettare euro nella fornace del sindaco vacanziero". Lo afferma Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. DURO INTERVENTO DELLA PARLAMENTARE LEGHISTA SULLE VACANZE AMERICANE DI MARINO Saltamartini: “Il sindaco ha abdicato” P iovono critiche su Ignazio Marino. Che quando il consiglio dei ministri si preparerà a leggere la relazione sullo stato delle cose nella città investita da mafia capitale e dai suoi veleni, se ne starà al ripari negli Stati Uniti, a sei ore di fuso orario di distanza dal suo ufficio. Così, magari, non si potrà neppure disturbarlo: a quell’ora starà dormendo… Evidentemente non teme che il suo consiglio comunale vada sciolto, a meno l’incontro con il sindaco di New York Bill De Blasio (un altro della sua razza politica) non lo abbia fissato per consegnagli il curriculum. Anche se negli Stati Uniti, professionalmente parlando, pare non abbiano un buon ricordo di lui. Citofonare al’università di Pittsburgh… Ma lasciamo perdere, ché il dottore è permaloso e (in particolare su questa vicenda) facile di querela. Marino si mostra invece assai più insensibile alle critiche, praticamente unanimi, dalle quali sta ve- nendo investito per questa sua vacanza tra i Caraibi e la Grande Mela mentre la Città Eterna brucia di vergogna. Tanto che Barbara Saltamartini (Lega Nord) vi legge un comportamento volutamente irriguardoso nei confronti delle istituzioni. “L’assenza di Ignazio Marino da Roma in queste ore è gravissima. Ma il problema non è quante ferie ha preso il sindaco cosa che, anche a seguito di quanto avvenuto con i funerali show del capo clan, attiene alla sua sensibilità. Il vero punto politico, quello grave, è l’assenza del Sindaco a Roma il 27 agosto prossimo quando ci sarà la relazione del Ministro dell’Interno in Consiglio dei Ministri su Mafia Capitale. Questa assenza oltre ad essere un sonoro schiaffo istituzionale alla città, è un’abdicazione volontaria o peggio indotta'”. Insomma, non chiamatelo il nuovo Nerone. Anche perché quando Roma va a fuoco, Marino brilla sempre per la sua assenza. Per la serie: non sono stato io… ALTRO INVESTIMENTO MORTALE IERI MATTINA A POMEZIA A COLLE OPPIO Piazza del Popolo: furgone sbanda e investe un gruppo di persone Violenza sessuale sventata da due cani nvestimento mortale a pochi passi da piazza del Popolo, in via Maria Adelaide: un furgone ha travolto cinque persone che camminavano a piedi, ribaltandosi sul fianco. Una donna di 60 anni, che rientrava con i colleghi in ufficio dalla pausa pranzo, è deceduta sul colpo mentre un'altra di 52 anni è stata portata in gravi condizioni in ospedale. Lievemente feriti gli altri investiti. Secondo le prime ricostruzioni, il conducente del veicolo ha perso il controllo del mezzo investendo il gruppo di cinque persone. A bordo del furgone c'erano I tre uomini e il guidatore, che si è subito fermato a prestare soccorsi, sarebbe negativo all'alcol test. Proprio poche ore prima a Pomezia si era registrato un altro investimento mortale. Il sinistro è accaduto in via del Mare, all'angolo con via Cavour, intorno alle 8. Il pensionato Franceso Lorusso, 82 anni, era uscito come tutte le mattine a fare la spesa. Stava attraversando sulle strisce pedonali per tornare a casa su via Cavour quando il bus, che veniva da destra, ha svoltato a sinistra, travolgendolo. ovunque, un’area verde a ridosso di un sito archeologico di fama mondiale sarebbe un gioiello. A Roma diventa ricettacolo di degrado e violenza. Si parla di Colle Oppio, dove domenica sera (ma l’episodio è stato reso noto solo ieri) una donna è stata abusata sessualmente da un immigrato. Vittima del purtroppo non più incredibile episodio una donna di 52 anni, romana, che abitualmente porta a spasso i suoi cani nel polmone verde alle spalle del Colosseo. Al suo passaggio, da un cespuglio del parco, è saltato D fuori un ragazzo di 26 anni, etiope, che ha iniziato ad abusare di lei palpeggiandola insistentemente. Fortunatamente i cani, due giovani esemplari di pastore tedesco, hanno reagito con fermezza; si sono scagliati contro l’aggressore ed hanno al contempo richiamato, abbaiando a tutta forza, l’aiuto dei carabinieri che stavano pattugliando una zona poco distante. L’uomo, uno dei tanti sbandati di origine africana che hanno scelto di “abitare” a Colle Oppio in rifugi di fortuna ricavati col teli di plastica e sagome di cartone, è stato così bloccato. 9 Mercoledì 26 agosto 2015 DALL’ITALIA IL BUSINESS CONTINUA Ancora violenza dietro gli sbarchi Un 15enne muore sulla nave di Medici Senza Frontiere: era stato picchiato in Libia ercosse e i maltrattamenti subiti in Libia, dove era stato costretto a lavorare senza cibo né acqua. Per questo sarebbe morto un ragazzo somalo di 15 anni, deceduto dopo essere stato soccorso dalla nave Dignity di Medici Senza Frontiere, impegnata in al- P cune operazioni di salvataggio. È l’ennesima tragedia a bordo di una “carretta del mare” che conferma il business senza scrupoli di organizzazioni criminali, le quali vedono nei migranti semplicemente “polli da spennare”. Un sistema malato che si protrae da mesi, se non da anni, e che l’Italia, e la stessa Europa, invece di stoppare, continuano ad incentivare. E le tragedie si susseguono. Il decesso del giovane sarebbe avvenuto lunedì, in seguito a un arresto cardiocircolatorio. Sulla nave, dove viaggiavano 302 extracomunitari (tra cui donne e bambini) che ha attraccato ieri nel porto di Augusta, è salito il medico legale Giuseppe Bulla, incaricato dalla Procura di compiere accertamenti sul cadavere. Il minore viaggiava da solo, e quando è stato soccorso era in condizioni critiche con difficoltà di movimento. Dopo essere stato accolto nella clinica di bordo, ha risposto bene ai farmaci e alle cure mediche e la sua condizione è migliorata notevolmente nelle prime 24 ore. Tragicamente e inaspettatamente, prima dell’arrivo della ‘Dignity I’ in Italia, è deceduto all'improvviso per arresto cardiaco, nonostante gli inutili sforzi di salvare la sua vita. Secondo la prima ispezione cadaverica sarebbe morto per le percosse. Sono stati gli stessi immigrati a bordo della nave a riferire che era stato ripetutamente e brutalmente picchiato in Libia, tre settimane prima. Secondo il team medico il giovane presentava malattie croniche e da quel momento la sua salute era peggiorata. «Dalle testimonianze che raccogliamo ogni giorno da parte di minori, spesso non accompagnati, abbiamo purtroppo la conferma di abusi e mal- trattamenti di ogni tipo subiti in Libia prima della loro partenza - afferma Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children – Purtroppo il caso di questo ragazzo somalo non è isolato. In questi mesi abbiamo ascoltato i racconti di tantissimi minori e tutti ci hanno parlato delle condizioni atroci in cui sono stati costretti a vivere, nei centri di detenzione libici o nei luoghi dove i trafficanti concentrano i migranti prima di imbarcarli. Proprio i minori e le donne sono vittime del numero maggiore di abusi, perché sono le persone più deboli e vulnerabili». Non solo, la stessa organizzazione denuncia come i ragazzi spesso siano costretti a lavorare, sotto minaccia e violenza, per pagarsi il viaggio. Viaggi che continuano, nonostante tutto. Tratte che nessuno si decide a fermare. Barbara Fruch TARANTO Arrestato scafista ontinuano gli arresti di scafisti. A finire in manette ieri a Taranto è stato un somalo di 44 anni. Lo straniero avrebbe traghettato in Italia i 453 immigranti giunti lunedì nel porto di Taranto a bordo della nave militare Tedesca “Holstein”,e poi trasferiti in varie località italiane. L'uomo è stato identificato anche grazie alle testimonianze degli extracomunitari che hanno riconosciuto il 44enne come lo “scafista'”che aveva C condotto un piccolo gommone salpato dal porto libico di Tagiura con circa 150 persone a bordo, per poi defilarsi nei momenti immediatamente precedenti al soccorso e confondersi tra gli altri stranieri. Il 44enne è stato così fermato e trovato in possesso di 600 dollari ed un foglio sul quale era annotato un numero di cellulare satellitare. È ora accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. DOPO I NOVANTA MESSI IN QUARANTENA AD AUGUSTA Allarme scabbia, altri infetti a Palermo è ancora allarme scabbia. Dopo i novanta immigranti messi in quarantena domenica in seguito al loro arrivo ad Augusta, anche tra i 530 extracomunitari giunti lunedì a Palermo a bordo della nave Vega si sono registrati alcuni casi della stessa malattia. Le autorità cercano di non far alzare comunque gli allarmismi e dicono che la situazione sanitaria non desta preoccupazione, dal momento che complessivamente le condizioni degli stranieri giunti in Eu- ropa sono buone. Lo sbarco di lunedì a Palermo, il diciottesimo del 2015, è quello che ha registrato il più alto numero di adolescenti soli (ben 45), non accompagnati, dunque senza famiglia né parenti maggiorenni al loro fianco. Gli immigrati, 542 in totale, sono approdati approdata intorno alle 10.30 al porto dopo esser stati soccorso a quaranta miglia dalle coste libiche. Circa 400 provengono dall'Eritrea, gli altri dal Ghana, Burkina Faso, Gambia, Sierra Leone. Il barcone su cui si trovavano, imbarcava acqua, secondo quanto raccontato il comandante della nave della Marina Militare, tenente di vascello Antonio Dovizio subito dopo lo sbarco. “Sabato abbiamo ricevuto l’allarme dalla Guardia Costiera – ha spiegato il comandante – si trattava di un natante in legno che imbarcava acqua nella stiva e rischiava di affondare, se non fossimo intervenuti in tempo. Per fortuna quando siamo entrati nella stiva -raccontanon c'erano vittime, ma il rischio era altissimo”. Anche il gommone con a bordo 116 immigrati, salvati in un’altra operazione, rischiava di affondare, come racconta sempre il comandante Dovizio. Quattrocento di loro stanno per essere trasferiti in altri centri del Centro e Nord Italia: in alcune strutture d’accoglienza dell’Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Umbria, Marche, Basilicata, Toscana e Abruzzo. I minori stranieri non accompagnati invece resteranno in città e saranno presi in carico dal Comune, che li ospiterà sin da subito in alcune comunità d’accoglienza della provincia. Resteranno in Sicilia anche gli ammalati di scabbia, un’infestazione della cute causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. Si tratta di un parassita capace di annidarsi sotto la pelle e deporre le sue uova in cunicoli che appositamente scava. Il rischio di entrare in contatto con l’acaro in Italia era basso. Ma negli ultimi tempi non sono pochi i casi di immigrati infetti. B.F. IL VIRUS TRASMESSO DALLE ZANZARE CULEX PIPIENS, ORIGINARIE DELL’EGITTO Allerta febbre del Nilo, due contagi a Lodi I pazienti erano arrivati in ospedale nei giorni scorsi con febbre alta e stato confusionale. Ora sono fuori pericolo astidiose. Inevitabili durante l’estate. Ma anche pericolose per la salute. Sono loro, le zanzare, il veicolo per la “febbre del Nilo”, o “West Nile Virus”. E sono due i casi registrati a Lodi. Si tratta di una malattia infettiva che viene trasmessa all’uomo e agli animali (in genere cavalli e uccelli) attraverso la puntura di zanzare notturne “padane” (Culex pipiens), originarie dell’Egitto ma molto diffuse in Italia. Gli infetti, due persone anziane, sono ricoverati nel reparto di malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano. Erano arrivati nei giorni scorsi al nosocomio con febbre alta e stato confusionale, in gravi condizioni, e sono stati sottoposti a F complessi esami radiodiagnostici e sierologici che hanno accertato la malattia. Ora sono fuori pericolo.“Sono ormai fuori pericolo. In entrambi i casi di stratta di due anziani fragili, uno ricoverato il 10 agosto scorso e l’altro pochi giorni fa – spiega all'AdnKronos Salute Marco Tinelli, direttore del Reparto di Malattie infettive dell'ospedale lodigiano – Si tratta di casi sporadici, che non devono destare allarme. In Europa gli Ecdc segnalano 13 casi di virus del Nilo occidentale questa estate, di cui 4 in Italia: ora i casi nel nostro Paese salgono a 6”. Secondo quanto trapelato i due pazienti non hanno soggiornato all’estero, quindi sono stati infettati proprio nella zona di residenza. Un monitoraggio con esami genetici effettuato in luglio dall’Asl lodigiana su alcune zanzare appositamente catturate in luglio aveva infatti confermato che erano portatrici del virus. Sono i primi casi in provincia di Lodi ma altri episodi si erano già verificati nelle vicine province di Pavia, Cremona e Mantova. Solitamente la malattia non è pericolosa e comporta un’influenza che dura circa una settimana. Ma in alcuni casi, soprattutto nelle persone anziane, può causare gravi infezioni, come l’encefalite che porta al coma e alla morte. “Spesso non ci si accorge della malattia, che può dare sintomi simili all’influenza, come febbre e dolore alle ossa. Solo raramente (in persone fragili o immunocompromesse) si hanno forme più complesse, con sintomi a carico dell'encefalo”, come nei due anziani di Lodi, spiega ancora Tinelli. Nel caso di questi pazienti, attualmente sotto osservazione, “sarà necessaria una riabilitazione neuromotoria”, dal momento che si tratta di persone anziane immobilizzate a letto per giorni. Il virus, scoperto in Africa, si è diffuso poi nel resto del mondo. Gli esperti, per prevenzione, suggeriscono l'uso di repellenti e abiti coprenti “soprattutto all'imbrunire”. Non è un caso che l'area più colpita in Italia sia proprio quella della Pianura Padana, “dove questi insetti si riproducono più facilmente”. 10 Mercoledì 26 agosto 2015 DALL’ITALIA IL SINDACO DI TELGATE PRETENDE PER I SUOI CONCITTADINI LO STESSO TRATTAMENTO DEI PROFUGHI Immigrazione, i discriminati sono gli italiani L’iniziativa, partita un mese fa, si espande. La lettera, in cui si chiedono soldi al governo per i cittadini meno abbienti, inviata anche da altre amministrazioni. Fabrizio Sala: “A fine settembre invieremo allo Stato le domande” B asta discriminazioni. Continua la “battaglia” del sindaco leghista di Telgate, Fabrizio Sala deciso a chiedere la parità di trattamento tra gli immigrati e gli italiani. Lo aveva annunciato un paio di settimane fa, quando aveva inviato una lettere ai residenti invitandoli a compilare il modulo allegato, rappresentativo delle proprie eventuali difficoltà, con l’intenzione di chiedere al Governo lo stesso trattamento economico riservato a tutti i richiedenti asilo. “Caro concittadino, ti invito a compilare l’allegato modulo in modo che io mi adoperi affinché lo Stato si faccia carico delle tue necessità – ha scritto il primo cittadino nella missiva – e chiedere al Governo Italiano, anche per te, lo stesso trattamento economico di 37 euro giornalieri, che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo, che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni, grazie alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton”. Un’iniziativa che non è di certo passata inosservata. Non solo all’interno del comune di cinquemila anime. In tanti infatti, in queste settimane, hanno contattato il primo cittadino, come spiega lui stesso in un intervista pubblicata dal sito ‘SputnikItalia’ a firma di Marina Tantushyan. «Mi hanno scritto e telefonato tantissimi cittadini e sindaci di ogni colore politico, non solo della Lega Nord ma anche di centrosinistra che in teoria dovrebbero essere in linea con la politica di questo governo – spiega Sala – Alla fine tutti abbiamo gli stessi problemi. I sindaci da tutte le parti di Italia, da nord a sud hanno le situazioni terribili su proprio territorio e i cittadini in difficoltà. A tutti loro ho mandato il modello della lettera e il modulo e adesso i parecchi ammirazioni si stanno attivando per aiutare ai loro concittadini». In un periodo storico in cui molte famiglie si trovano in difficoltà a causa della crisi economica che da anni attanaglia il Paese, il sindaco ha dunque deciso di chiedere, per lo meno, la parità di trattamento. «Volevo prima di tutto dare voce ai problemi degli italiani e ascoltandoli tutti praticamente sempre risultava una domanda: perché lo stato italiano si occupa degli immigranti che arrivano sulle coste italiane (la maggior parte di loro, come dicono i numeri, diventano poi clandestini) assegnandogli un trattamento economico di 37 euro giornalieri e a noi che siamo cittadini italiani in difficoltà non riserva nulla» continua il primo cittadino ricordando come la sua ini- ziativa è indirizzata a tutti. «Ho mandato la lettera a tutti i miei concittadini con un modulo da compilare. Ognuno deve indicare il suo stato di disagio, il reddito che ha, la dichiarazione di avere una situazione socio economica di fragilità dettata da reddito pensionistico, disoccupazione, cassa integrazione, mobilità o altro. E rivolta maggiormente agli studenti neo-laureati che non riescono a trovare un lavoro e alle persone anziane che vivono con una pensione minima di 500 euro, e che non riescono più pagare l’affitto o avere i beni di prima necessità». In questo scenario si inserisce poi il problema immigrazione. Telgate, piccolo comune dell’est bergamasco, conta poco più di 5mila abitanti e un primato poco invidiabile: quasi il 30% di stranieri residenti (precisamente il 28,7% al 1 gennaio 2015) sulla popolazione totale, qualcosa come 1,450 persone in maggioranza indiani, senegalesi, romeni, albanesi. Percentuale che ne fa il primo Comune della provincia di Bergamo per presenza di stranieri e il terzo della Lombardia. Ma niente sedicenti profughi. «Ci rifiutiamo categoricamente. Non è più un problema dell'immigrazione. Visto gli ultimi numeri e tutto quello che sta succedendo in Italia, si tratta di un`invasione – afferma il primo cittadino – Arrivano le persone in maniera incontrollata e noi dobbiamo prenderli in acque internazionali con l’aiuto della nostra marina e TARANTO con l’aiuto anche della marina europea. Questa è la cosa più tragica. Nelle regione del nord alcuni sindaci si rifiutano perché qui non c'è un piano serio e una accoglienza ben organizzata. Il governo italiano ripete in continuazione: questo è un problema dell’Europa e l’Ue ci deve aiutare. L’Europa ha già dato la sua risposta, ha allestito i suoi confini e ha tirato i suoi muri. Abbiamo visto questo in Macedonia, in Ungheria e in Francia quando sono state chiuse le frontiere. Quindi, ognuno cerca di proteggersi da questa evasione. E poi i numeri ci dicono che solo un terzo dell’arrivo ha il diritto di chiedere uno status di rifugiato. Oggi in Italia dall’anno scorso sono arrivati 160 mila profughi e quest’anno dovremmo passare su 200 mila-400 mila persone in due anni. Questo diventa un grossissimo problema da punto di vista pubblico, della sicurezza ma anche sociale perché alla fine ci sono quasi 10 milioni di italiani che vivono in povertà». E proprio per loro si chiede ora lo stesso trattamento riservato agli immigrati. «Questa richiesta non arriva da sindaci, arriva da cittadini che chiedono lo stesso trattamento che lo stato riserva ai profughi. Intorno a fine settembre raccoglieremo tutte le domande che sono prevenute nel mio comune e altri comuni e poi inoltriamo una richiesta ufficiale allo stato e poi lo stato ci dovrà dare una risposta concreta». Soltanto il primo passo, dunque, per ottenere il contributo. Poi ci sarà da vincere la battaglia politica, cioè far sì che lo Stato e il Governo italiano si facciano carico delle necessità di chi ha bisogno approvando una legge che conceda anche agli italiani bisognosi i 37 euro giornalieri. Una legge che oggi non esiste. A questo punto, pare chiaro chi sono i veri discriminati. Barbara Fruch AREZZO alla marijuana, Bracciante morta ad Andria, Biscotti intossicati zio e nipote salgono a tre gli indagati H S algono a tre gli indagati per la morte di Paola Clemente, la bracciante di 49 anni morta il 13 luglio scorso mentre lavorava all’acinellatura dell’uva nelle campagne di Andria. Nelle ultime ore il pm inquirente di Trani, Alessandro Pesce, ha accertato che alla guida del bus che ha portato Paola dalla sua città, San Giorgio Ionico (Taranto), ad Andria non è stato l’indagato Ciro Grassi ma un suo dipendente, Salvatore Filippo Zurlo, a cui è stato notificato l’avviso di iscrizione nel registro degli indagati nella serata di lunedì. Nell'indagine è indagato, oltre a Grassi, anche Luigi Terrone, uno dei responsabili della Ortofrutta Meridionale per conto della quale la donna stava lavorando dopo essere stata assunta da un'agenzia interinale. Nella sede di quest’ultima, sabato scorso, la polizia ha acquisito la do- cumentazione relativa all’assunzione della donna, con particolare riguardo anche alla certificazione medica. Per tutti gli indagati la procura di Trani ipotizza i reati di omicidio colposo e omissione di soccorso. L’indagine era stata avviata dopo l’esposto-denuncia presentato il 14 agosto scorso ai carabinieri della Stazione di San Giorgio Jonico dal marito della donna. E intanto ieri pomeriggio è stata eseguita l’autopsia sul corpo della donna, nel cimitero di Crispiano (Taranto), chiuso al pubblico dalla mattina. L'avanzato stato di decomposizione del cadavere non ha consentito un’autopsia approfondita che potesse fornire già in giornata le prime risposte. I risultati si conosceranno entro novanta giorni. Si dovrà infatti attendere l’esito degli esami istologici e tossicologici per comprendere le cause del decesso. Ciò permetterà di capire se la morte sia in qualche modo connessa con il lavoro nei campi e l’utilizzo di fitofarmaci. Barbara Fruch anno mangiato biscotti alla marijuana. Per questo un quarantenne di Montevarchi, nell'Aretino, e il nipotino di 9 anni sono finiti in ospedale, intossicati. I dolci sarebbero stati confezionati da un amico dell'uomo che poi, inavvertitamente, li avrebbe dati a lui. Le analisi cliniche hanno riscontrato la presenza di tetracannabinoidi nel sangue dei due. I sanitari hanno immediatamente avvisato gli agenti del Commissariato di Montevarchi, che ha sequestrato i biscotti e denunciato il caso alla Procura.L'uomo ed il ragazzino si sono sentiti male due giorni fa dopo pranzo. A una prima vista sembrava un’intossicazione da cibo avariato. Ma poi è emersa la verità: poco prima avevano mangiato i biscotti confezionati artigianalmente, tra i quali ve ne erano diversi nel cui impasto erano state triturate delle foglie di marijuana. Dopo un periodo di osservazione zio e nipote sono stati dimessi dall'ospedale mentre gli agenti hanno provveduto a sequestrare i biscotti alla cannabis ancora rimasti. L’amico di famiglia è stato raggiunto da un avviso di garanzie, ma le indagini continuano e non sono esclusi altri provvedimenti. 11 Mercoledì 26 agosto 2015 CULTURA EROI D’ITALIA: ALBERTO BECHI LUSERNA Di presidio per l’eternità tra i ragazzi della Folgore La storia di un uomo che anche quando si trattò di fare scelte difficili, mise avanti a tutto la Patria di Cristina Di Giorgi n uomo figlio d’altri tempi Alberto Bechi Luserna. E di altro valore rispetto a molti che, oggi, rappresentano l’Italia. Nato in una famiglia tosco-piemontese di tradizioni militari, frequentò la Nunziatella a Napoli e l’Accademi di Modena, per passare poi all’arma di cavalleria Partecipò alle campagne di Libia ed Etiopia, guadagnandosi onori e decorazioni (gli furono conferite due medaglie di bronzo per le sue azioni in Cirenaica e un’altra la ottenne nel 1935 in Africa Orientale). Durante la Seconda Guerra mondiale chiese di passare alla nuova specialità dei paracadutisti ed al comando del IV Battaglione della Divisione “Folgore”, da lui formato ed addestrato, raggiunse l’Africa settentrionale. Nell’ottobre 1942, come comandante del 187° Reggimento paracadutisti “Folgore”, condusse la difesa del settore settentrionale del fronte durante la battaglia di El Alamein, per cui ricevette una quarta medaglia di bronzo. E’ sua la poesia incisa nel marmo all’ingresso del Sacrario Militare Italiano di El Alamein dedicata ai Ragazzi della Folgore: “Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio U per l'eternità i ragazzi della Folgore, fior fiore di un popolo e di un Esercito in armi. Caduti per un'idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dello stesso nemico, essi additano agli italiani, nella buona e nell'avversa fortuna, il cammino dell'onore e della gloria. Viandante, arrestati e riverisci. Dio degli Eserciti, accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo di cielo che riserbi ai martiri ed agli Eroi”. Richiamato in Patria (4 novembre 1942) dopo la battaglia, assunse l’incarico di Capo di Stato Maggiore della divisione paracadutisti “Nembo”. L’8 settembre divisione era di stanza in Sardegna. Quando giunse la notizia dell’armistizio, molti paracadutisti la presero male. Alcuni decisero di unirsi ai tedeschi e nel tentativo di indurli a recedere, il colonnello Bechi Luserna li raggiunse nei pressi di Macomer. “Lì venne fermato ad un posto di blocco stradale da un distaccamento del reparto ammutinato. Al culmine di un violento alterco verbale per reclamare il passaggio – si legge sul sito Congedati Folgore - il colonnello Bechi Luserna venne ucciso insieme ad uno dei carabinieri della scorta da una raffica del fucile mitragliatore a presidio del blocco. Il corpo di Bechi Luserna, chiuso in un sacco, fu caricato su un camion e successivamente venne sepolto in mare alle Bocche di Bonifacio”, nei pressi di Santa Teresa di Gallura. Pochi giorni dopo, gli venne conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria (10 settembre 1943) per aver coronato “col cosciente sacrificio della vita, la propria esistenza di valoroso soldato”. Nel punto in cui fu gettato in acqua, rinominato in seguito Punta Bechi, è stato eretto un monumento (una croce in granito) in sua memoria. A lui è stata poi intitolata la caserma di Macomer e un’altra a Pisa. La Sardegna lo ricorderà, nel giorno dell’anniversario della sua morte, con due appuntamenti: un’esposizione documentaria ella biblioteca Grazia Deledda (visitabile fino al 30 settembre) e una visita guidata all’archivio storico. I cui partecipanti si uniranno poi al corteo organizzato dall’amministrazione comunale che da Piazza Vittorio Emanuele raggiungerà Punta Bechi e il monumento dedicato al tenente colonnello paracadutista. Onori questi che restano, insieme alle opere di Bechi Luserna (la più nota delle quali, “I ragazzi della Folgore”, narra l’epopea della Divisione a El Alamein), a imperituro ricordo di un uomo che, anche nei momenti difficili in cui si trattava di scegliere da che parte schierarsi, ha comunque messo al primo posto l’onore della Patria. NOVITÀ IN LIBRERIA “Mussolini socialista”: la vita del Duce nel suo periodo rivoluzionario Nel saggio di Emilio Gentile e Spencer Di Scala sono ricostruiti gli anni tra il 1902 e il 1914 di Stella Spada li storici Emilio Gentile e Spencer Di Scala hanno recentemente curato, per le edizioni Laterza, un volume che ha inteso “ricostruire – spiega uno degli autori – un Mussolini socialista” da “restituire alla storiografia e anche alla nostra sensibilità contemporanea per ciò che effettivamente è stato: uno dei fondatori del socialismo rivoluzionario europeo in uno dei principali G partiti socialisti europei”. Partendo da questo punto di vista, “Mussolini socialista” rilegge dunque con i criteri della moderna storiografia il periodo della vita del futuro Duce che va dal 1902 al 1914, cercando di fare chiarezza su una questione di notevole interesse. Se è vero infatti che molti biografi di Mussolini hanno interpretato la sua militanza socialista come matrice del futuro fascismo ed hanno individuato nell’ideologia interventista mussoliniana l’espressione dell’ideologia totalitaria del regime, Di Scala e Gentile “approfondiscono l’analisi dell’esperienza socialista di Mussolini situandola nel suo contesto, come capitolo importante nella storia del socialismo e dell’Italia contemporanea”. Il punto di vista della loro analisi acquista dunque una dimensione storica e storiografica originale, nuova ed interessante, che attraverso il lavoro di sette storici “raffigura l’esperienza di un uomo con molteplici contaminazioni ideologiche” e racconta le “singolarità nella tradizione del socialismo italiano”. Chi era dunque il Mussolini socialista? “Una singolare sintesi avanguardistica, un rottamatore ante litteram, una spina nel fianco dei vecchi politici, un polemico sindacalista rivoluzionario. Una fusione politica che non accettava più rappresentanze, desiderando di entrare direttamente nella scena politica. Un capofila delle tendenze rivoluzionarie” scrive Renato De Robertis nella sua recensione su Barbadillo.it. Ed aggiunge che “con il lavoro di Gentile e Di Scala il lettore si ritrova dentro l’avventura politica del maestro di Predappio e dentro la storia del socialismo italiano. Ma i vecchi fondatori socialisti e riformisti naturalmente non lo volevano, lo temevano per i suoi richiami ‘alla violenza e l’aggressività che caratterizzarono la sua figura di teorico sia di militante del socialismo rivoluzionario sin dalla sua prima giovinezza’. E per questo l’abile direttore dell’Avanti si dimise e fu espulso dal partito. La cosa lo colpì relativamente perché egli ‘puntava adesso a fondare un suo partito che gli permettesse di mettersi nuovamente in contatto diretto con le masse’. Si formò così l’immagine del socialista opportunista e cacciato via dal partito. Ma il 29 novembre del 1914, Prezzolini e Lombardo Radice gli telegrafarono: “Partito socialista ti espelle, l’Italia ti accoglie”. CULTURA IN RETE Tolkien sale ancora in cattedra Si chiama “Waymeet” la piattaforma on line per gli insegnanti americani che vogliono seguire le orme del Prof. di Oxford na rivista digitale dedicata alla condivisione di risorse pedagogiche per l’insegnamento di vita e opere di J.R.R.Tolkien. E’“Waymeet” (www.waymeet.commons.mla.org), la piattaforma digitale che alcuni professori americani hanno recentemente creato per coordinarsi e collaborare. “In queste pagine – si legge nella home del sito – troverete materiali di classe, dispense, articoli e pubblicazioni. Abbiamo creato Waymeet con l’idea che la condivisione delle risorse offra ottime U opportunità per l’insegnamento. E per questo abbiamo inserito spazi per commenti, suggerimenti e domande, per incoraggiare all’invio di contributi e alla collaborazione”. La redazione è composta da un gruppo di docenti di scuole postsecondarie (college e università) specializzati in materie differenti – letteratura, inglese, fisica e scienze della terra – che invitano i colleghi e non solo a partecipare al progetto. Gli articoli, come specificato, devono ovviamente riguar- dare argomenti, concetti o metodi di insegnamento utilizzati in un corso che riguarda la vita e le opere di Tolkien. Tra le pubblicazioni già inserite nella piattaforma, solo per citare alcuni titoli, vi sono:“L'Astronomia della Terra di Mezzo: Insegnare Astronomia attraverso Tolkien”, “Le relazioni internazionali della Terra di Mezzo: imparare da Il Signore degli Anelli”, “Sugli Hobbit e alte questioni. Tolkien in tutte le discipline”,“Il Signore degli anelli: un mito da applicare in tempi non sostenibili?”,“Sfidare il paradigma oggettivista: insegnare teologia biblica con J.R.R.Tolkien”, “Mito, canzoni ed educazione musicale: il caso de Il Signore degli Anelli e di The road goes ever on”.Vi sono poi diversi piani di studio articolati per livelli e materie su Tolkien e la guerra, Tolkien autore del suo secolo, studi per lettori avanzati e altro. Presenti infine, a completare il quadro, numerosi collegamenti utili ad insegnanti e studenti per approfondire vari aspetti del lavoro di Tolkien, nell’ambito dei quali risulta abbastanza facile orientarsi anche per le proprie personali ricerche. S.P. 12 Mercoledì 26 agosto 2015 SPORT ALLA BAYARENA IL RITORNO DELLA GRANDE SFIDA CHE SIGNIFICA L’ACCESSO AI GIRONI DI CHAMPIONS LEAGUE La Lazio a 90 minuti dal Paradiso I biancocelesti in Germania forti dell’1-0 dell’andata all’Olimpico ma privi di molti giocatori infortunati Il Leverkusen si affida alla stella Calhanoglu, in palio anche un bottino da 40 milioni di euro di Federico Colosimo la grande notte della Lazio. Una serata che può significare una stagione. Un confronto, quello col Bayer Leverkusen, che racchiude in sé ansie, gioie, sacrifici di una annata intera (quella precedente), esaltandone lo spirito qualora si passi il turno, devastandone il corpo e la mente nel caso contrario. Nella bolgia della BayArena i biancocelesti si giocano l’accesso alla fase a gironi della Champions League. A otto anni dall’ultima, meravigliosa volta, la squadra nata nel 1900 è a “soli” 90 minuti da un traguardo inseguito da tempo. Da quella coppa dalle grandi orecchie sognata da tutta la tifoseria. In Germania la Lazio entra per prima sul rettilineo che porta all’accesso della competizione più importante d’Europa. E per questo deve ringraziare Keita Balde. Quel talento ex cantera del Barcellona, la grande promessa finita un po’ nell’angolo, tentata dal mercato e chiusa da Klose e Djordevic. “Grazie” agli infortuni dei due arieti lo spagnolo ha saputo sfruttare la grande occasione concessagli e sogna di mettere nuovamente il timbro in un incontro che si annuncia infuocato. Sul piatto la qualificazione e un tesoro ricchissimo. Circa 40 milioni di euro, un bottino non indifferente che può si- Lulic. Che avranno il compito di abbassarsi sulla linea dei difensori per aiutare il reparto arretrato. In porta, vista l’assenza di Marchetti, toccherà ancora a Berisha. Il pericolo numero uno, per lo scacchiere biancoceleste, si chiama Calhanoglu. Il turco del Bayer Leverkusen (cercato ora anche dalla Juventus) è l’uomo in grado di accendere la manovra della squadra tedesca. E ancora, di pennellare punizioni e cross al bacio per l’ariete Kissling. Dai suoi piedi partono praticamente la maggior parte delle azioni dei teutonici. Un fuoriclasse, il numero 10 dei padroni di casa, da tenere d’occhio assolutamente. Novanta minuti separano la Lazio dal Paradiso chiamato Champions League. Un’ora e mezza (più il recupero) per acciuffare il bottino e l’accesso ai gironi. La posta in palio è troppo alta. Coppa Campioni o Europa League, la sottile differenza tra vivere e sopravvivere. È gnificare tranquillità e risorse da investire – magari – sul mercato. La pressione è tutta sui padroni di casa. Chiamati a ribaltare il risultato della gara d’andata (1-0) e quindi a sbilanciarsi per provare a rimettere in sesto la situazione. Musica per le orecchie degli ospiti, rapidi in ripartenza e abili nel creare superiorità numerica. Una chiave che si riproporrà senza ombra di dubbio anche questa sera. Con il tridente formato da Candreva-Keita-Felipe Anderson pronto ad ubriacare le “aspirine”. Una compagine sì pericolosa in fase offensiva ma imbarazzante se presa in controtempo in quella difensiva. Alla Lazio basta una rete per mettere immediatamente la partita in discesa. Un gol per affondare il Bayer Leverkusen che a quel punto, per centrare il pass per la Champions, dovrebbe metterne a segno tre senza subirne più alcuno. Lo stop per infortunio di Biglia potrebbe portare Pioli al cambio di modulo. Si va verso il 3-4-3 con un paio di ballottaggi aperti: Gentiletti o Radu dietro (accanto a De Vrij e Mauricio), Cataldi o Onazi al fianco di Parolo per completare la mediana. La fascia destra sarà affidata a Basta, quella sinistra all’instancabile Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio Probabili formazioni: Bayer Leverkusen (4-4-2): Leno; Hilbert, Tah, Papadopoulos, Wendell; Bellarabi Kramer, Bender, Calhanoglu; Mehmedi, Kiessling. All.: Schmidt. Lazio (3-4-3): Berisha; Mauricio,de Vrij, Radu (Gentiletti); Basta, Onazi (Cataldi), Parolo, Lulic; Candreva, Keita, Felipe Anderson. All.: Pioli.