GABRIELE
D'AN
NUNZIO
VITE
^
UOMINI
ILLUSTRI
UOMINI
OSCURI
LA
VITA
DI
RIENZO
DI
E
^^
DI
MILANO
.^
^
TREVES
•
^
COLA
^
FRATELLI
DI
TORI
EDI-
•
MCMXIII
ILLUSTRI
VITE
DI
UOMINI
OSCURI
E
DI
UOMINI
•
•
GABRIELE
NUNZIO
D'AN^c"rrE
DI
ILLUSTRI
UOMINI
UOMINI
E
DI
OSCURI^^^^
LA
VITA
DI
RIENZO
FRATELLI
COLA
DI
^
.^
TREVES
•
MILANO
TORI
EDI•
MCMXIII
.^
letteraria.
Proprietà
tutti
Riservati
Copyright
Si
opera
riterra
Fratelli
by
non
forti
diritti.
il
dell'
timbro
Trevea.
di
esemplare
a
Tip.
1912.
Treves,
qualunque
contraffatto
che
i
secco
questa
Autore.
PROEMIO
DELL'
A
VTORE.
LA
VITA
AD
'veda,
tu
i
dopo
avere
la
figura
in
lume
di
t'era
in
e
alla
da
quella
di
nella
velluto
vecchia
le
curavano
ad
dei
e
in
quel
delle
sue
di
differiva
Eruditi
degli
di
non
dalle
zimarra
Basilea
edizioni
esempio
qual
studio
non
tanti
punto
improvviso
per
offerta
mente
credi
Rotterdamo,
paziente
tua
Follia
quel
rivelazione,
l'effigie
Forse
scritture
come
dal
in
trailo
ri-
Holbein,
Adagi,
da
quasi
di
e
apparsa
opere.
che
ispirito,
ragione
te
filosofo
del
intiera
degli
a
il
della
l'Elogio
dinanzi
certo
Hans
da.
chiliadi
le
e
per
carne
molto
letto
'voUa
prima.
dipinto
aver
Colloquii
di
la.
per
Erasmo
di
ANNIBALE
AMICISSIMO.
SUO
TENNERONI
pur
ZIO
D'ANNUN-
MANDATA
E
SCRITTA
DE-
RIENZO
GABRIELE
DA
Se
D!
COLA
DI
Giovan
Sebastiano
in
di
rettone
ber-
vaio,
stampatori
Froben,
Brandt
DELL'
OEMIO
VII!
giuriconsulto
al
sotto
dell'
"Elogio.
Folli
Ma
ecco
dinanzi
ed
Guardalo.
eternità.
la
con
co
l'amisume
as-
parabile
incom-
uomo
propria
sua
profilo,
col
capo,
nell'atto
ad
"verità,
di
là
e
in
nera
azzurrognolo
bone
l'idea
somigliando
Egli
berretta
sua
po-
Bembo
di
non
nella
immoto
altro,
Pietro
di
cai
tratto,
un
aspetto
inimitabile,
e
alcun
te
a
a
di
e
un
dato
pur
che,
quale
Fiammingo
aveva
Manuzio
Aldo
di
dei
il
sa.pe'va.
del
p^'i
a.1
sorridere
la. Nave
con
Pandette
delle
peso
chettin
pa.latino
conte
e
AUTORE
di
ro-
scri'vere
,
foglio
tenendo
il
volume
dalla
rilegatura
le
occhi
gli
è
piena
angoli,
d'ironia;
narici
solito
il
di
ampie
e
di
fiuta
mutazioni
dei
la
nelle
più
penna
tenui
con
un
senso
soffii.
la
;
su
la
bocca
ma
come
acuito
e
della
facilità
vita
mani
della
e
dalle
scarno,
è
Delle
negli
prudenza
di
delicate,
espressiva
l'attenzion
Nel-
profondamente
lungo
un
s'abbassano
sapienza,
naso
di
vermiglia.
guardinghi
ripiegata
e
declivio
palpebre
sue
di
chiusa
il
sopra
la
vigile,
il
sede
che
sentore
l'una
consuetudine
tiene
;
le
sotto
chiuse
dita,
'vi'vono
d'ogni
esperte
cauta
a
o
Leone
Carlo
a
del
mortali
dal
sue
hai
che
non
di
Ora,
pendule
il
carne
ma
in
gli
olii
quella
dell'umano
se
un
alle
e
famoso
in
ma
foresta.
operato
pochi,
colori
non
non
soltanto
ti sembra
cosicché
abbiano
miriadi
Erasmo
anima,
essenza;
pittura
tata
inargen-
prodigio
pennelli
con
foglia
spartiture
nella
d'un
virtù
unghie
la
bruco
dal
mani
le
come
compagne
in
spiriti
palmari,
men
altre
dentature
conosciuto
vista
le
è dissimile
per
Adriano
grinzose
rósa
ma
'vivono
non
tutte
dita
quam
quarto
chiocciola
tavola
una
soltanto
in
lor
vento
che,
Ecco
sopra
da
nervature
dalla
tu
le
sue
gualcita
delle
Esse
la
stemprata
sì
mento
ce-
adulatoria
al
o
fitte pieghe
le
le
con
Decimo
diverse
con
inanius
epistola
una
Quinto?
'volto,
corte
?
il
forse
"NihiI
trambe
en-
cizio
nell'eser-
placide
e
Scri'vono
all'adagio
scire,,
ed
egualmente;
giorno.
multa
foglio
il
fermo
tiene
inanellata,
l'altra,
«
DELL'AUTOBE
PROEMIO
bene
i
più
teria
ma-
sottili
intelletto.
artefice
ti
dipinge
non
un
DELL'AUTORE
PROEMIO
X
illustre
uomo
ma.
la
tutta
in
nel
commozione
del
mirarlo
Iacopo
ti
comprende
che
Guarda
sparviere:
il
E
vestito
nero
bianca
cortina
della
orlata
:
ferro
di
e
profondità
perigliosa.
il
quale
della
la
maestri
si
sforzi
biografia;
di
che
cuata
ar-
della
di
pebra
palnino.
leo-
rossor
di
verde
dolce
una
la
come
nica
tu-
nell'angolo
là
chi
sa
invochi
l'arte
ritrovare
è
la
fiammella
una
che
non
allo
l'oltraggio,
e
copre
giova
e
può
bocca
piega
nutre
cortina
funeraria,
Questi
di
reale
simile
fondo
sul
colare
parti-
che
quel
e
capelli
Primavera
tta
il
tutto
sfida
li restringe,
il
adunco,
dalla
torvi
più
che
lucerne
la
scagliare
resi
e
di
precisa
tutto
è
più
somma
giovinetto
forte
naso
a
che
quel
l'altra.
del-
poco
forma
infinito,
tua
minore
una
una
con
la
su
tempo
un
V
l'ideale,
essere.
occhi
a
tutto
e
tutto
entro
vivo
è
non
condensa
incalcolabile
vita
senta,
rappre-
disegno,
Barbari,
dei
spanna,
lo
te
e
singolarità
sua
rivelatrice
l'energia
d'una
oscuro
un
se
non
quale
colui
latina
l'arte
di
scegliere
d'incidere
e
innumerevoli
delle
il
esprimono
rilevata
degli
atti
i solinecessarii
che
lo
storico
primo
nel
e
considerando
non
nelle
publica,
se
Osservato
dice
fu
che
carnagione
di
a
testa
e
bocca
pien
il
già
il
se
non
fatti complessi
vita
la
con
della
rilievi
sua
Cesare
bianca
e
al
caduco,
mal
con
tocchi
de'
ingegni
Quando
Diogene
Laerzio
divino
Aristotile
usava
dello
d'olio
stomaco
cotto
un
e
che,
al
soggetto
ci
ci
più
goni.
para-
racconta
portar
morto,
dolor
ben
suoi
sacchetto
lui
di
magro,
era
molle,
gli
quando
Plutarco,
come
Giulio
che
dentro
che
divario,
singolare.
persona
ci
il
tra
rappresentandoti
non
saglienti
più
ciò
ritrattista,
attinenze
secondo
il
nei
non
dei
efficaci
più
Ter
uomini
gli
movimento
pili vasto
il
scono
apparieffigie
grande
e
e
una
altra.
è
frescante
il
tra
come
biografo
il
e
alcun'
ad
somigli
non
che
quelli
stampare
a
più
sentimenti
dei
abiti,
degli
e
la
indicano
parte
che
quelli
umane
che
carattere,
lineamenti
i
tra
nature
profonda
o
XI
AVTOIìE
DFA.V
rROEMlO
su
la
di
cuoio
fu
ritro-
XII
PBOEMIO
ne'
'oa.ta.
ben
di
coppi
egli
le
avidità
con
i
quelli
che
di
giudizio
al
fiacco
non
Per
di
nel
e
riferirli
ventura
subitaneo
respirante
cui
Cleopatra
specie
di
di
non
ne'
risalto,
l'uomo.
Per
di
la
e
di
del
Guarda
zarrie
biz-
le
nità
solen-
Re
Sole
universale.
nei
ci
sento
con-
considerare
all'evento
che
sole
esser
alla
fistola
ingenui,
il
il quale
e
lecito
rare
un
ciò
vite
minuzie
è
non
singola
stima
sollevarsi
son
più
sotto
che
colui
le
ismania
storia
della
se
di
la
suo.
genere
dalVincidere
per
naso
fanno
che
comuni,
capitano
il descrittor
artefice
rifugga
il
nel
unico
gioia
quelli
non
un
mercatante
un
uomo
di
chiamo
cer-
con
dai
se
che
quelli
persona,
poeta
concernono
grafie
bio-
dunque
noi
dissimiglianti
non
sezza
gros-
Nelle
particolare
'vita
appaiono
pia
un
della
segni
senza
gustiamo
e
di
imaginati'va
non
ritratti
nei
bottega
una
Peripato,
del
mol-
gran
nostra
l'esporci
dottrine
come
in
la
con
casa
sua.
come
incita
che
più
tra
della,
ripostigli
titadine
Samo,
DELUAVTOIÌE
le
nostri
grafi,
bio-
pennellate
rendono
vivo
questa
attitu-
DELL'AUTORE
PJìOEMIO
XIV
Antonello
di
ma
nella
pur
loro
il ritratto
certo
Filippo
ser
della
in
tra
Pippo
drizzò
e
m'
se
quell'ottimo
cartolaio
ben
nell'atto
vedo
lo
la
rugosa
tolta
dall'arnione
Croce
isparato.
un
Ben
tal
per
Te
la
il
la
insieme,
fine
di
di
e
E
in
che
credo
evocando
eroica
avea
Santa
di
quanto
diciotto.,.
carlo.
signifi-
vorrei
di
teologo
"a
mano
Serestrare
dimo-
sopportata
aveva
ch'eglino
monaco
raviglia
ma-
palma
sua
once
sul
del
con
grandezza
Il
dette
io
Tomaso
peso
di
compare,
la
particolarità
passione
cardinale,,.
la
"Era
pingere
di-
figura
cardinal
ricordi?
ne
glie
zana
del
d'oca,
uovo
la
Maestro
che
pietra
spasiano
Vea
soppesar
entro
reverenza
e
avere
nostro
di
tesca,
dan-
di
arte
tempera
a
parete
Acccaiuoli.
di
imagino
tavola
in
che
gagliardìa
candid'
la
ripenso
se
la
Niccolò
e
Mcs-
da
quello
su
con
Spano
E
evidenti.
"vale
Legnaia,
Duro,
dipinto
non
Castagno
sala
Però,
Farinata
di
Alberto
di
o
semplicità,
giudice
dal
Andrea
Messina,
da.
sero
lacrimas-
calcolo
di
rato
sciaguCertosa;
PROEMIO
il
quale
"per
regola,,
prese
mai
"Papa
questo
a
d'animx),
che
la.
rompere
sua
il bicchiere
rimedio
a
becco.
di
XV
AUTOEE
toler
non
non
sangue
ni'oa
DELL'
Nicola
non
di
passo,
quant'era
di
ve-
tania
nel
stanza
co-
cardinale,
lacrimasse.
non
,,
Or
tu
io
mi
la
sera
comprendi
compiaccia,
'oi'oo
che
Messer
di
"scodella
pollo,,
bicchieri
di
molle
bexeva
si
suoi
Ambo
'oir.o
lo
la
'vedemmo
la
nella
i
hai
insieme
pigliava
ci
pane
e
tratti
non
ce
e
mentre
di
simili
leggemmo
Branda
dinanzi,
in
dimenticato
se
dilettosa
Vita
del
perché
sua
peverada
"dja
i
mezzi
nipoti
anco
,,.
là., che
eran
gliolino
in
la
in
capo
'oi
del
fusse
suo
nulla
se
uscio
era
suwi
l'arme
non
famiglio
suto
na-
E,
n'anda^oa
il
legname;
pezzo
letto
sanza
e
di
,,.
mera
ca-
con
che
l'usciale
panno
E,
cucita
dopo
in
semplice
tettuccio
sua
tova-
un
moscavoliere
il
ano
con
prete.
se
"uno
d'arazzo,
panno
da
prelato
dov'era
sua,
un
berretta
il
il
color
di
panni
una
cenuzza,
E
spalla,
una
porta'va
e
ritti,
mangia.'van
zurro,
az-
prima
XVI
di
DELL'AUTORE
PROEMIO
porsi
sedere
a.
di
candela
il
cera,
ch'ei
gere
leg-
per
lume
d'una,
tastando
soleva
cava
cer-
tenere
in
baca.
una
direbbe
Si
qualcosa
questo
il
come
dipinta
in
una
predellina
di
minio,,.
Per
piantata
cavallo
a
si
di
proponga
della
il
bel
Morte
con
al
intorno
Ma
pugno.
sparviere
arma
toglie
tempo,
ferro
di
il
che
il
capo
con
e
che
piovessi
già
Trionfo
volto
av-
toglie
lo
anco
gli
"sempre,
e
d'ogni
nevicasse,
E
lo
uccisore,
freddo;
scoperto,,.
avea
sparviere
uno
o
stracani
Ca-
azzurro
maraviglioso
a
chiavelli
Ma-
il
nel
artista
novo
battuto
cappuccio
come
con
il
quel
a
capo
saldi
il
che
cappuccio
un
ben
che
Lucca
di
uso
figura
dipingere
l'Orcagna
signore
"a
piedi
attendere
emulando
posto
i due
ccn
o
grande
una
di
cassone
tondo
un
dio
bisogna
staffe
nelle
in
storietta
di
corpo
un
sub
d'interno,
d'una
fondo
o
ammirare
quadretto
un
in
Pesello
in
al
'vecchione
occhiali
gli
letiuccio
Sentenze
delle
libro
il
quel
su
lo
dava
an-
alza
in
PROEMIO
solidiik
monumentale,
virtù
della
e
i
a
chic
per
dalla
che
si
aspettar
le
ameni
gli
per
quel
e
rombo
Stige
Zanobi
a
scelti
e
esatta
disegno
non
dal
un
con
è
straniera
vi
è
semplice
colorito
I
lineamenti
di
cosi
quivi
son
sagacia,
della
all'arte
scorti
sobrio
contorni
qua
Il
e
tuna
oppor-
rilevato
veloce,
che
realtà
eroica.
grandioso,
di
crudezza
fierezza
Alamanni
acutissima
e
mai
Luigi
scrupolo
vano
sputa.
di-
Principe
movimenti
che
senza
e
da
i
tica
an-
gente
del
avvenire,
ricomposti
impedita
non
a
discepoli
atteggiamenti
gli
la
dall'incisore
Buondelmonti
suoi
ai
schiuma
quant'altri
insigne
mandato
questo,
bra
sem-
imagine
a
la
su
ci
"impetuoso
infuria
ove
Esemplare
guai
preso
di
tornino
pestifero
dantesco
levatosi
dello
là
il
là
FuceC'
che
vento
,,
del
e
al
ardori
avversi
sicché
di
porta
l'Arno,
su
come
veggono
genti
sue
esposto
di
lo
la
sua
pur,
Morte;
sempre
sopra
leva
ver
e
mezzodì
vittoria,
ma
della
ora
della
culmine
fortuna
sua
occhi
nostri
fermo
al
all'ombra
l'Orcagna,
X^TI
DELL'AUTORE
la
figura-
xvm
DELL'
PROEMIO
b3.it
della
zhne
al
Fiorentini
la
Pisa
del
'vigor
esperienza,
latura
e
la
con
motivi
suoi
del
e
sostanza
stessa
constrette
in
insomma
la
dalla
oscuri
le
stesso
e'vitarle.
per
l'opera
testimonio
vuol
allo
sua
muscu-
i
con
le
con
norme
dalla
midolle
poi
e
tutta
con
corporale
sforzo
Vite
di
ha
non
difficoltà
animata
disperate
la
del
biografo
attento
nascosto
e
assiduo
di
ha
né
Erasmo
della
lo
e
di
a
sé
'voluto
felice
più
l'essere
Osservando
mani
illustri
condizione
è
tore
l'au-
insolito,
uomini
dunque
Certo,
delle
la
l'acquista
del-
e
dall'eloquenza.
descrivere.
che
l'interezz
nel-
naturale
imperiosa,
"vita
e
queste
st'arte
que-
estratte
sue
brevità
Accingendoci
uomini
sembrano
sua
da
compiuta
atti,
suoi
delle
passione
di
i
che
di
magnanimità,
sua
con
diritto
suo
con
al
condotto
esce
suo
i
e
pensare
Trattata
persona
gran
fi
di
guerra
Michelagnolo,
di
mano
Casfruccio
tra.
a.
dell'Arno
guado
della
cartone
agU
AUTOME
egli
stato
'vita
studio
fece
cui
dele
feHans
Holbein
l'effigie
•virtù
nelle
Di
Rienzo
Sa
fantastico
modo
e
niche,
cro-
nelle
consunte.
e
mina
c'illu-
lampo
bocca
di
Cola
appartava
in
che
qual-
la
riso
nelle
non
inerti
non
delle
tracce
qualche
"sempre
noi
epistolarii,
materie
forvia.
ci
se
negli
tratto
in
tratto
e
di
simili
par
ristam-
per
dubbie
"vìzìl
memorie,
in
lapidi,
loro
dei
e
sia
trapassati
le
ricerca'e
possiamo
Ma
grandi
dei
vola,
ta-
nutrimento
qual
immortalità.
quella
in
dipingerle
a
di
comprendi
robusta
[or
porsi
di
prima
tu
XIX
DELL'AUTORE
PROEMIO
in
dopo
sua
camera
,,
fu
morte
mezzo
a
trovato
talune
tavolette
si
de'
Giovanni
molto
una
ci
Per
ajli
e
Medici,
di
mobile
Leon
Battista
ancor
ardiva
della
vita
ci
lacrime
primavera,
che
dormir
Ecco
notte.
di
della
fogliette
non
cuore,
camera
caldo
e
prime
di
in
che
anti-
con
subitamente
velavano
le
vedendo
etrusco
cerate
occhi
Gli
scritture.
Alberti
specchio
uno
che
attira,
il
fosse
di
solo
in
mistero
ci
tocca,
sfugge.
ciò
uomini
io
voglio
ardirmi
di
illustri
tjiluni
uomini
accostare
oscuri
DELL'
PROEMIO
XX
ch'io
conobbi
simo,
specie
da.
presso
sorti
o
0
figura
questi
tutto
capriccio
e
Ma
de'
quello
nome
che
e
ignudo
che
quella
il
chi
le
A
riceve:
or
cinque
li
buon
gli promisi,
delle
nome
te
mancherò
non
tirrem
mandargli
Vita
maso
To-
di
scrivere
potere
lecito
l'uomo
dona
a
ma....,,
oggi
mando
è
sett'anni:
amici
che
mio
riva
''Sarebbe
cose
a
quando
di
la
credulo.
in-
bello
la
su
mio
il
rinno'oa
Michelagnolo.
di
dare
che
per
al
mandare
di
volta
non
del
sorriso
tuo
ancor
Cavalieri,
dei
il
parve
adusto,
e
Vita
una
mi
l'ultima
mdi
lo
figli
miei
delle
alcuna
mancherò
non
talmente,
mor-
d'una
indulgere
per
secondare
per
lor
abbandonerò
forse
disegni,
sé
in'venzìone
coperto
0
segrete.
contro
una
raccontare
per
"vite
mie
forse farò
sione
pas-
alfe
mancato
peccato
a'ver
per
squallida,
più
a.'ver
per
intentis-
guardai
e
che
quelli
sostennero
alte
AVTOIiE
che
Vita
la
te
a
sai,
conoscidori
come
Sarei
...
di
e
ai
"al
Cola,
posta
com-
quattro
de
saggio
contento
o
se
tu
XXn
PROEMIO
il
pla.n
Maia.no,
tra
ira.
di
Girone,
Visif
tornivamo
rotta
mente
in
macina
tondo
pendevano
che
ulive
a
non
invaiolare.
il
lor
pani
si
tendevano
di
di
La
per
le
alcuni
in
le
su
senza
e
parere,
ed
era
giocassero
;
di
quando
tronco,
la
a
sica
mu-
sero
fosmento.
stru-
uno
sprofondandosi,
nuvole
non
pam-
sembrava
restavano
credere
da
di
talora
ci
colline,
già
esse
e
quelle
Poi
cole
pic-
ancóra
avean
fuoco
tatte
in-
le
sante
era
fumi
dove
ogni
tronco
Fiesole
di
i
volgesse
spoglie
che
cose,
attimi.
sedevano
o
quasi
cow.e
vette
che
tanta
macina
tra
cominciato
viti,
e
passo,
fresca-
si
foglie
fra
vibrare
le
le
frutto,
tulle
per
talora
le
corde;
che
per
avean
E
dato
guisa
ma
tra
al
sole
roggia
frangere;
a
II
la
con
campagna
I
aratri
dagli
cavalli
la
come
una
pareva
co'
e
Tre
de'
brigata
in
guinzaglio
Gualchiere
Fonte
la
e
di
poggio
le
e
Monfereggi
fumigavano
il
e
Tedalda
Rocca
tra
a
AUTORE
Salvi
Sa.n
di
quando
mata
che
DELL'
si
eleganti
dine
attitu-
mutavano
si
accese
sapeva
che
a
che
cessero
fa-
sero
s'acconciasun
tratto
la
DELL'
PROEMIO
sollevava
chiara,
più
braccio
al
le
che
nudo
Tutta
la
luce,
I
le
poderi,
colmo
in
calcina
i
silenzio
per
che
si
alle
interromperlo
che
le
sentimento
che
entro
sotto
prima,
non
l'occhiaia
la
di
la
o
mascella.
giungere
a
E
un
strade,
argini,
tale
sembravano
E
zio,
silen-
quel
pel
quando
cavo
Lo
indovinavo
uno
svolto,
della
mio
l'ombra
del-
espressive
stessa
nel
tutto
gli
aveva
variazioni
è
E
origine,,
non
eguale,
pareva
fossa
una
le
misurarlo.
ma
vaio
vi-
un
lungo
sopra
cavalli
dei
péste
le
un
solitaria.
faceva
siepi,
selci
scorgevo
senza
mente
e
inferno
orto,
un
luce
nella
pensieri
delle
fabbrica.
quella
di
strade,
porticale,
una
a
le
sella
a
strezza.
lu-
incerta
candore
un
mezzo
strano
entro
a
presso
splendeva
come
della
dinanzi
d'
mucchi
che
so
Dall'alto
tacito.
acciottolato
di
non
sùbita
di
lungo
i
e
palla
difenda.
splendeva
fosse
cima
la
la
e
graffiti
di
in
sollevi
mano
luna
muri
splendevan
e
in
la
dei
case
chi
come
campagna
ben
se
plenilunio
il
balzata
è
XXIII
AUTORE
s'aduna
gota
diverso,
sicché
al
mio
o
XXIV
DELL'AUTORE
PROEMIO
orecchie
le
in
come
in
entravo
in
e
meditativo
l'anima
pel
rammarico
d'un
bene
mi
navata
dal
indietro
In
al
o
altro
qualche
viso
mi
e
trava
pene-
il
e
la
sta
come
saggezza
dell'incenso
chiesa
nella
entrando
cosi
era
dolo,
sorpassan-
perduta
penetrano
ricordo
luogo
volgeva
subito
tovi,
Giun-
un
che,
acquistato.
l'odore
come
della
dolce
si
saliva
mi
qualche
d'una
non
in
come
In
drizza.'vx
d'a,ombra.re.
punto
cosi
e
sensibile
esso
presagio.
un
luogo,
bestia
la.
fremito
lie'oe
fresco
che
creatura
per
duta
posse-
essere
dio.
suo
Sensualitade
ci
Turbami
Et
carnalitade
Noi
Hai
del
Non
e
'l
dalla
più
lassa
mi
in
certo
mente,
lacopone.
tuo
mai
in
era
corpo
;
e
coi
avere....
non
che
miei
era
fra
sentivo
sempre
della
cosi
tenzone
**
me
il
amico,
o
Ma
,,
profondità,
puri
vedere;
mia
occhi
carne
torbidi
cantico
per
me.
l'anima
sorgere
gli spiriti
ricono-
DELL'AUTORE
PROEMIO
iddii
gli
sce'vo
trasfigurate
connubii,
deità
esercitato
Se
a
col
tornando
cavallo
bello
in
d'oleandri
io
so
che
a
sino
mi
Poggio
mi
ancor
pregio
di
molli
che
Pino,
ove
i
mia
mi
andavano
cani
le
e
neW
intimo
lungo
di
ravvicinarle
i
di
que'
di
gombri
in-
sentieri
il
galoppo
a
Affrico,
so
e
E
verso
come
non
me
fossati
salendo
dell'
di
qualcosa
vanno
mettevo
né
solitudine.
laggiù,
fiutando
estremità
per
Coverciano
lasciato
erboso
misteriosa
a
un
quel
di
settembre,
di
remota
per
Marte
fiorito
via
Malcantone
da
fianco
aver
tritume,
l'argine
per
più
sembra
grande
su
ma
di
la
non
a
dere
pren-
Gondi
fosse
Gherardo
nella
stesso,
sul
gore
vi-
messo
solevo
scorcio
conduceva
dal
Campo
là
allo
quella
come
che
di
quella
su
nasce
Bernardo
di
divini
coraggio
dal
sudore,
Arcolaio
che
l'erta
ripenso
sera
scoprirono
dal
e
sostanze
generazioni
carnale
orgoglio
prova!
si
mi
in
Quanti
indicibili
nome
di
sorta
solo.
me
quante
senza
manifesti
non
per
XXV
mentre
per
che
vare
ritro-
rotti
rigiugnerle
gami
le-
da-
XXVI
PROEMIO
DELL'AUTORE
a.ll'a.nsito
'vanti
del
che
céuvatto
catma'va.
si
stazzona-to.
OGignoro,
luogo
la
accolta
ancor
volte
quante
di
della
a
ti
campane
che
il
caldo
mio
cosa
una
da
appannata
e
mi
sforzi, potrò
mia
sentire,
comunicazione
una
del
senso
i
demoni
dello
riodo
capo
della
San
Domenico,
carro
la
e
via
elettrico
e
su
Camerata
dietro
la
rotaia,
geli
con-
quanto
per
per
dei-
modi
era
il
rinvenire
cotidiana
vita
tra
la
il
me
mia
e
gia.
ma-
l'urto
memoria
dalla
me
si
esperienza
contro
sonoro
vi
perpetua
mia
polla
un'am-
di
que'
ch'evocava
nella
di
mia
e
incogniti
zoccolo
mai,
mia
tutto
repentino
che
un'acqua
mutua
Ecco,
fragile
segreta
mondo
un'azione
era
più
ogni
non
mentre
rappresentar
quando
più
musicale
brivido
non
un'onda
anima
un
Ahimè,
traspiri!
mia
soffio
in
crocicchio,
sotto
d'organo,
corpo
diveniva
mi
nel
della
il
canna
una
benedettina
pace
pozza
riempii
dov'è
umiltà,
passando
sera
perfettamente
riempia
deserta
paziente
belletta
la
come
di
sasso,
parte
in
di
lo
stridore
del
lo
stridore
che
Si
prolunga,
che
ricordo
"visa
torturare
come
quella
di
la
più
della
che
eterna,
forze
la
in
In
in
altro
un
luogo
altro
teneva
trat-
'volubile
più
ritrovavo
dore,
splen-
mio
il
volta,
Tal-
crepuscolo.
la
con
il
inspirazione
che
creatura
altro
mio
causa,
senza
la
altro
un
il
Tal
Tal
un
cuore
giù
più
una.
me
per
oscurità,
mia
come
parente.
erranti.
imprco-
bella.
me
serba=va
e
delle
a.
fosse
mi
di
sasso,
l'
del-
prestezza
traboccava
petto
mio
mi
e
proprio
mio
collina
incontro
veni'va
il
petto
grido;
angoscia
dal
che
giù
radice
mia
come
d'un
piaga
senza,
salisse
mi
non
ma
nella
rimosso
lasci
si
nell'ombra,
atrocemente
coltello
un
^ETi-n
DELL-AUTOEE
PBOEMIO
,
d'amore
di
cosi
gettarmi
la
contro
Poi,
che
giù
di
sella
da
se
l'anima
volontà
una
per
una
sorta
mie
m.embra.
di
crudo
non
mi
m'accadeva
spirito
veniva
la
porre
faccia
terra.
come
potente
mi
E
non
che
non
tempera
nella
gioivo
se
volte
rasse,
indu-
e
più
esser
nova
tante
che
freddasse
si
di
spada
so
se
non
guaina
delle
di
quello
non
appagai
nel
XXVm
DELL
riìOEMIO
dette
sangue
te'vava
si
tutto
in
ond'eran
sì
una
cfie
me,
queltx
di
aspro
'vafichezza
E
tragedie.
mie
imaginazione
Al'TonK
forte
mi
tivo
sen-
t"izzarra
"
gli
irti
saldi
uomini
,,
in
parte
Fiorenza
Pistoia
di
lo
"per
mi
E
Guido
a
spronò
contra
mano,
e
Ma
i
Messer
donzello
Affrico
mulina.
E
lo
fummo
raggiungemmo
la
Messer
ci
anco
che
là
Salvi,
con
barone
allora
eravamo
un
Cerchi
dei
sùbito
alle
in
fa
frico
l'Af-
su
Cavice
gliammo
ta-
gli
e
nel
corso
all'uscio
Rovezzano
a
di
di
nottola.
come
giunto
che,
sue
Bordoni,
confitta
sopra
ad
chi
bian-
e
recammo
consorto,
suo
piuto
com-
ponte
Boccaccio
la
trovammo
il
al
afferrammo,
fu
il
con
Gherardo
e
e
Tedici
allora
pur
mano
in
secondarono.
giorno
con
e
Adimari;
degli
E
altro
perseguitare
a
dardo
podere
suo
un
sfesso
ciuli
Nicola
al
anco
lo
Donati
assalire
andava
col
trovammo
Simone
per
che
ci
giorno
esser
qitand'ci
Corso
non
nuto
've-
non
Cavalcanii
compagni
un
pur
seme
pareva
f,.
dissimile
mal
e
preso;
costa
raccapriccio
a
e
San
fiutando
XXX
PROEMIO
tra.
di
Sani'
Ansano
Luca
e
le
e
a'vendo
la
e
dal
quando
davano
la
dàlia.
in
pozta
Belcanto,
fitte
a
risonare
spinsero
l'altro
fosco
nell'ombra
l'animo
d'una
vendicare
se
non
dopo
dei
a
il
per
la
discesa
fatto
fece
di
senza
come
remoto,
con
cavalcas-e
contro
a
dei
un
indietro
che
calen
Ricovero.
motosa.,
entrando
quel
in
allentare
trotto
a
tornare
non
avergli
Ricoverino
rovescio,
che
a
Donati
contro
selva
soperchieria
risoluta
Manzecca,
a
donne,
l'un
secolo
pressi,
ci-
quei
di
Poggio,
masnada
una
dei
stando
bàlio
cavalli
di
del
ostile
comin-,
come
rimbombante
della
Mi,
Partivamo
Castel
verso
nel
i
rato
inspi-
picche
che,
un
s'azzuffarono.
e
chiuso
sùbito
come
groppa,
delizia
Trinità
Santa
di
le
Bianchi
e
'volge^oo
pioggia
contro
la
il
smalto,
medicea.
della
aste
Neri
in
la
su
tralasciavamo
godersi
gli
Fiesole
di
le
mi
di
lo
e
angeli
gli
Michelozzo,
di
rosa
E
sogno,
fiato
partigiani
tra
modanature
toccato
marmo
un
DELL'AUTORE
il
di
snadiere
ma-
gio
mag-
Rinforzando
il
passavamo
trotto
sotto
giù
i
piombatoi
Mensola
i
in
riveli,
del
faccia
cielo
riflessa
I
fuggitivi.
come
coi
mille
d'acquazzone
il
canili
I
i
sbarre
i
Chiamavo
per
addosso
fango,
più
ansandomi
fiacchi
chiama,
era
come
o
di
in
rimasto
un
gran
in
una.
Nicolò
per
occhi
ardenti.
che
taluno
di
un
tavano
saldi
de'
alla
mancava
fischiare,
Soldanieri.
mi
lorde
Se
via
Caccia
le
tra
zampe
viso.
zandosi
riz-
ficcando
tornati,
le
con
col
accorrevano.
gli
e
i
all'osso,
abbaiavano
cancelli,
nome
fradici
generosa
garzoni
lunghi
musi
d'argento.
fino
rinchiusi
contro
chi
spec-
dirotti
spiazzo,
bestia
della
i cani
lo
una
vano
auli-
avesse
sudore
inzuppato.
guanto
Dai
collo
que'
careggiati
di
e
là
Belritorno
li
su
mutati
e
di
un
pioggia
sella,
di
in
vedevo
Tra-
selci.
qua
del
mille
e
Balzavamo
palpando
lauri
la
se
suoi
traboccanti,
fossi
i
Setti-
solchi
i
inondati,
campi
dal
e
di
le
risfavillavano
ove
guano
Ponte,
vecchia
l'erta
per
su
al
sino
torbidita.
l'in-
lungo
poi
Vincigli"ta,
di
Borghetto
XXXI
LELVAVTOEE
PROEMIO
gran
Franco
ciare,
vo-
chetti
Sac-
XXXII
PROEMIO
DELL'AUTORE
«Tè,
Ulivo,
"
Va
**
Allora.
su,
che
di
quasi
non
bevuto
faccende,
si
disformano
nella
del
e
luogo
posta
cavallo
che
che
doveva
dalla
pratica
ritmo
misterioso
regolato
mia
sa
della
che
stropiccia'Oa
la
pancia
il
le
vinità
di-
sforzo
suo
I
governato.
agevoli
quotidiana,
dalla
curvo
ben
della
l'arte
piccola
il
fatto
resi
consueti,
figure
dall'importanza
occupata
essere
le
qualche
citati
con-
Vedevo,
poesia.
quando
aveva
da
cal-
pensieri
sorgere
per
penda
stu-
quella
in
non
stico,
fanta-
qualche
miei
della
delle
V'era
tocca.
furore
i
di
bagliore
una
tutti
con
che
segrete
che
so
singolare,
involta
pure
Respiravo
nel
forte
nel
!
virtù
una.
ma
mescolanza.
come
Donna
so.
me
avessi
bestialità
„
„
in
sogno,
!
qua
va
pronta
e
1„
tette
toma
enti-a'Và
'vigilante
so
tette,
ed
vimenti
mo-
esatti
il
componevano
perizia,
che
ispirazione.
Il
lettiera
niere
palafre-
asciutta,
zaccherosa,
fianco
pareva
schiumante
e
l'ombra
nel-
quello
con
FTìOEMIO
manciata
una.
di
che
quello
tenendo
la
coda
la
ch'era
e
la
bisogna
come
un
che
so
ogni
per
piede,
con
di
soffiare
persuasione
talvolta
si
formava
all'
comunicando
sensibile
bestia
pagnava
accom-
certo
un
la
e
secchia
ognuno
lieve
onde
mano,
nella
spugna
suono
parola
della
il
o
blandimento,
di
non
paglia
tuffava
xxxni
AUTOEE
DELL'
dine
inquietul'amore
e
pena
dell'uomo.
Credi
nel
tu
ch'io
d'Arabia
Deserto
abbiadavo
con
il
immensità
ed
ombra?
era
tutto
spirito,
azioni
più profondo
divenire
la
du'Arni,
su
come
la
spiaggia
a.1
Gombo,
dello
mio
come
iddii
cuore
stare
riacquinel
come
pisana,
mia
dello
occhio
il mio
tra
chiusa,
gli
e
il
infantile,
limpidità
come
me
sentivo
e
della
scritture
e
tra
un
segnare
apparizioni
e
là
con
stalla
quella
in
sera
impastoiato,
il miracolo
mutue
Anche
subitanei.
o
a
disegni
era
della
crusca
appena
là,
quando
me
sosta
di
lontananze
spirito,
di
stornello
mio
eternità
Anche
tutto
po'
luna
la
cominciando
alla
un
d'orzo
pugno
ebro
fossi più
come
nella
serto,
Deintra
Ver-
xxxn-
DELL'AUTORE
PROEMIO
siiti,
quando
come
Undulna.
in
una
il
nome
Era.
ben
della,
Non
respiro
mio
Undulna,
là.
trasfigurata
baia
cavalla
grande
d'ali
dal
nasceva,
che
pieghevole
merita'va
dea
dai
"
pie
docile,
abbassa'va
le
orecchie,
labbra
mostrando
le
gengi"ve,
,,.
le
incresp""va
guarda'va
•venato
vermiglio;
di
belli
occhi
biechi
le
tra
giorno
che
mi
i
entro
l'essere
spiava
suoi
sciuto
scono-
io
come
Serchio
del
canne
bianco
il
per
ma
scoprivo
divino
e
mostrando
traverso
a
un
il
spiavo
Centauro.
V'è
certo
che
un
di
dai
e
al
se
da
dei
simile
Lt
aiti
me
che
mai
esterna
di
sul
dosso
sopra
li
cigna
i
fantasmi
corpi
che
la
il
la
zione
attensi
sella
riflesso
Usciata
mia
o
d'una
dal
e
tavia
Tut-
cagionavano.
sfibbiata,
groppa
erano
dei
veri
più
interrompesse
fumante,
una
non
come
tuale
abi-
all'aperto
fui ricco,
accadeva
si
detta
imaginazioni
fossero
movimenti
La
ne
conferisce
grazia
fede. Sapevo
di
veduti
non
Io
mie
che
velata
quella
a
teologi.
coperto,
non
Musa
una
sciasse.
rilatolta
terna
lan-
torcione.
/ia
a
strepitoso,
la
mozzo,
bianchi
in
mantello
un
rivelazione
il
in posta,
palpavo
la
spalla
le reni
e
pili
sommo
d'una
l'esempio,
in
mi
quanto
destro
e
canile,
a
schiena,
pel
le
nelle
e
pur
cosce,
tanto
fra
verso
masse
del
delicati.
la
solo
posta
asciutte;
lo
zelo
che
con
tu
in
maniche
le
zampe,
pelo,
tendini
0
Nel
di
cia,
cami-
ginocchia,
le
tra
sai
più
esser
accomodato.
la
costole,
sentendo
formidabili
i secchi
gioco
guanto
senza
destri
i
levriere
le
stropicciavo
Di
sentirle
mostrarmi
il
pregio.
prontezza,
carponi,
serrando
gli
di
piaccia
quasi
me
eccitavo
gara
tutto
in
mano
per
volta
peli
dai
come
suo
Canea
d'un
ogni
che
la
con
un
acceso
segnata
novità
del
toccasse
'viso
commoveva
d'una
dore
l'o-
caldo,
rabicano,
mi
apparenze
mito
fre-
un
canfora,
beverone
cifra
strana
sbuffo
che
tenue
sul
poggiale
uno
della
nel
luce
di
guizzo
più
l'odore
farina
della
delle
nitrito
un
gazella,
di
far
per
l'impaziente,
calmare
per
bel
dall'uomo
data,
'ooce
XXXV
DELL'AUTORE
PnOEìIIO
dei
tanto
sedentario
con
goglio
or-
muscoli
possenti
amico.
XXXVI
mOEÌltO
mAÌ
quAt
di
Ia
che
bAnchile
dei
che
frasfA
risse
Atto,
bA-
scorsA
Ai
Ia
su
miei
pagliA
Sotto
i
sepATAre
a
d'occhi
fuoco
CTA
di
scoppiA"VAno.
"oAle"vA
non
tatto
ir
Ba-
li
rACCcmAndo
D'an
spedAti.
segaACi
il
re
infusione
d'Aliarne
e
dutA
a
sensibili,
otiimA
anA
simo,
mede-
messi
ov'è
fA^cvAn
"vr'rtà
io
piedi
i
ìoscatia
mi
con
qaera'nA
fresCA
strAdA
Se
rcccÌAio.
"voltA,
per
(JaIIa
gftA'vo
EsAminA"%"0
strattvre?
"ooltA
Ia
eguagliò
sintassi
nostTA
quelle
provA
DELL'ArrORE
tendenti
con-
ringhio
e
,
di
mASCeile
ferito
t^ACCiA
il
sdrucio
ndlA
set
A,
un
bimbo,
Amico,
coìlegire
A
E
me
co-
dAlle
mie
Eisogn""K"A
pArlArgli
nelli
sua
le
con
niAÌ
i membri
del
intorno
mAÌ,
del
a
periodo
quAntA
cerusico
così
'ver
sue
tAntA
giustA,
l'Ago
non
frignA"z"A
a
mcdicAre
cIausoìa
fAsce
or
nellA
strAppo
quAsi
feroce
lo
tro^A'vo
lAsdAndosi
ebbi
nell'usAre
le
finA,
consólA'lo
non
gli
mie
le
su
guAr'VA:
Ti combAttenie
fA-vellA,
Ali
che
pelle
leggère.
ditA
^cnde-vo
AtmAte.
Certo,
moine.
nel
ACOorteszA
e
ne
e
nel
"i}olgerli
dimostrAi
nel
mettere
dine,
difficile irrequietu-
Amente,
come
tuff
Ando
XXXVin
PROEMIO
ch'io
tìcicqui
Nel
tempo
una.
sera,
non
potei
mi
DELL'
delle
nostre
come
fui giunto
E
il m'o
del
suo
mi
che
altro
cibo
mai
Mentre
?
la
passo,
commozione
quivi
di
sente,
pre-
fondo
nel
sin
che
mangiavo
io
se
al
è
cosa
meglio
poi
la
non
solo
me
tutto
al
e
a
ciò
non
di
dedito
nel
a
d'ottobre
la
bellezza
che
tutto
ornavano
Quivi
mi
come
presente
la
fossi
da
ottenere
per
ma
ma
se
di
simiglianza
passato,
eternità;
"niuna
notte;
come
me,
viveva,
intorno
la
per
che
toccava
che
sentendo
con-
mistura,,.
in
mia
mista,
Torquato
rifoggiare
alla
mensa
anima
mia
non
prolungavo
valli
ca-
a
compagna
mondo,
i
veramente
della
se
lettiere
con
soave
ebro
ero
alte
ogni
me
tritavano
la
non
mia
le
per
abbeverati
medesimo
più
sedeva
essere
su
e
l'avena,
agio
rose
questo
tremito
poteva
copertati
mi
voce,
amasse.
Ma
Mi
aita
donna,
credo
e
cuore;
ad
a
tanto
ricordi}
ne
letture
gentile
una
rice'vette
Te
lui...,,.
per
seguitare,
'vinse.
AUTORE
me
deificarmi.
gevo
ricongiuna
di
ta.vota,
dentro
quelle
ancor
DELL'
PROEMIO
molli
e
di
pioggia,
d'ombra,
piccole
La
vita
'Bastava
vivente.
in
perché
ella
quanta
con
dell'
campi
ai
mezzo
o
Ma
le
nel
in
cipressi
tutta
la
forma
la
violenza,
facevo
grido
sùbito
un
lenzio
si-
suo
di
prendere
di
che
un
stormire
levasse
si
bella
talora
uno
l'ansia
"rte.
così
era
le
assopiti!
profondavo
la
che
poppanti
segreta
più
giorno
dei
freddo
di
misere
più
e
chiuse
pugna
mia
ogni
tènere
più
malate
poco
un
XXXIX
AUTOHE
ciavo
ricac-
profondità,
nella
O
*'
profondato
del
altura
mare,
!
abisso
tuo
»,
E
in
vivevo
fui
come
di
e
me
a
Antonio
un
stesso
e
di
compito
quel
de'
sud
secondare
toponevo
sot-
curioso
l' inconciliabile
discordia,
dalla
usurpato
ciò, invece
m'imposi
la
mi
vita,
avversa,
conciliare
concordare
male
di
Per
di
sempre
dinanzi
metobio
disciplina
una
a
un'altra
palese
tare
meri-
per
titolo
di
Amimana
ro-
grossezza
compagni.
il mio
determinato,
genio,
allogai
XXXX
a.
PROEMIO
sfesso
me
trattare
nella
i
Anche
e
a
pensato
di
laudi
ebro
lanaiuolo
delicato
andare
di
Viterbo
a
Papa,
laude
nel
la
dalle
insanguinate
del
pensato
dalla
a
di
divin
Gentile
collana
Dio
vanni
Gio-
Siena
per
incontro
pieva
com-
anch'
verziere
in
le
a
al
dita
zione
commemora-
di
Avevo
Bellini,
la
ella
ciando
intrec-
con
rose
Sangue,
e
e
Benincasa
spine
turca,
lato
l'immaco-
da
cantava
ghirlanda
giovinetto
di
piccolo
suo
che
cantore
d'ulivo
rami
e
poi
"bellissimo
Caterina
quando
niera
ma-
di
per
partirsi
con
vent'anni
sua
al
laco,
all'uomo
punto
la
con
gesuato
apparve
garzone,,
in
al
come
nino
Gian-
Anciolina
d'amore
distrutto
Agnello,
dell'
Fra
ché
per-
Avevo
povero
come
ferro,
Re
al
affrescata
al
conosci,
mia
fui duro;
pensato
Bianco
il
legno,
Lorenzetti.
quel
a.
settignanesi
scelta
Siena
una
a
il
la
con
artieri
a've'vo
Ambrogio
di
ben
miei
nella
prima
da
impresi
ignuda
trattavano
casa
pietra.
lena,
di
materia
come
mia
tu
Uvoro
un
una.
maestria,
la
DELL'AUTORE
Misser
suo
poi
Zentil
passaggio
PROEMIO
d'oltremare
'oisan,
alla
Bisanzio
neo-platonismo
ellenisti,
lo
volto
pur
di
ambizioso
sospetto
nella
Firenze
Lione,
dal
del
in
cavallo
con
al
la
ludibrio
gnificentissimo,
il
delitioso
"
e
col
stronco,
aragonese,
nella
suo
Banchi
suoi
Lorenzino
caro
Montemurlo
in
in
canaglia,
grecalo
sotto
sul
zino
ron-
lui, il
amatore
di
a
mano,
messo
paradiso
e
d'Ippolito,
ai
Prato
il
e
nella
verso
della
mai,
Settimo,
zagaglietta
mia
Strozzi,
tirannide
Napoli
Clemente
Vinegia
della
mura
a
Cristianissimo,
pollice
le
nella
e
magnanimo,
e
sospetto
d'Alessandro
'Parigi
di
di
^oma
vizii
licenza;
ogni
a
corrotto
libertà,
a
di
nodo
non
M'ero
quant'altro
e
molle,
e
se
'voluttà.
Filippo
ricco
l'avevo,
veduto
la
di
cultura
ogni
a
metto
Mao-
pregiava
e
e
degli
quel
di
non
Filippo
di
migrazione
difficile
quel
a
diverso
spirito
fatto
studio
ch'era
virtù
la
guai
il
Tre-
profumata
Costantinopoli
alla
guerra
Melchiorre
di
ancor
dopo
Secondo
la
galera
la.
su
e
XXXXI
DELL'AUTORE
Camilla
di
ma-
putti,
Pisana,
,,
il
**
dimidium
dei
animae
„
mignoni
e
delle
nette
meretrici,
il
Or
filo
in
cruentata
d'una
presentò
la
Vitelleschi
colpo
del
secco
e
nella
Cometa
di
che
''terzo
giana
da
s'era
bande
profondo
si
Giovanni
dell'Agro
il
o
fosse
punzone
Cesare
al
Borgia,
martello.
era
segno
quel
del
scrivano
Marche,
di
mi
acquedotto
materia
di
d'una
Considerandola,
di
fatto
imbottito
terribilità
medesimo
mia
poiana
botta,
medesimo
padre,,
delle
d'una
d'un
col
di
resti
figura
alta
medaglia
acerbo
che
dei
colombario.
che
la
coniata
e
maravigliosa
d'un
sembrò
nido
n'era
bareni,
di
state,
biscia
vertebra
la
che
carneficina
putrido
per
papaveri
Campagna
e
propria
quanto
di
d'un
rire
smar-
d'ugcia,
e
medesima
cavallo
di
e
Plinio,
campo
gran
d'una
donnola
mi
nebbia
nella
nella
rudere
di
fantasticato
scoperto
crini
Comentarii
un
come
aver
per
domestica
di
obliare
soleva
•viragine
giorno
un
quell'anno
visto
di
dei
risognato
a'ver
braccia
cui
della
l'agrezza
e
DELL'AUTORE
PROEMIO
XXXxn
despoto
Roma!
l'eccidio
Con
primerlo
im-
da
di
prete
Tartaglia
capo
irresistibile
L'impresa
di
Pietro
e
borGen-
PROEMIO
iite
la.
Recznaii,
in
grande
di
tronca
e
in
al
Galestrina
in
nel
di
di
sopra
la
il
cadavere
"in
la
i
miei
altra
in
certi
te
miei
altre
essendo
era
so
non
sogni
avrei
e
traboccante
notte
brache,,,
postuma:
per
alla
convenienza,
Ma
tagliente!
e
di
che
ricordi;
potuto
prigione,
gagliardi
contorni
alcuna
in
senza
di
senza
e
cruda
grazia
nella
Minerva
quanta
secca
alcuna
bile
inelutta-
l'infamazione
cartoni,
maniera
alla
profili
t'Angelo
San-
sprona.ta
squallida
e
tino
rependi
ponte
l'ultima
scalzo,
spoliazione
nell'oro
crollo
fiumana
portato
scjrci
il
gialla
sorte,
come
occupata
la
giupetto,
quanti
lasciata
e
al
l'agonia
galoppo,
Campidoglio,
in
terra
equestre
statua
potenza
tanta
come
la
Trinci,
dei
sangue
rocche
delle
Foligno
cenere,
qui'vi
Sa"velli
dei
tagliamento
trionfatore
rasa
stoppia
Vico
dei
fumante,
il Lazio
tutto
schiatta
l'abbattimento
Colonnesi,
dei
Veiralta.,
di
espugnazione
il
netto,
decretata
e
V
radicata
e
XXXXm
DELL'AUTORE
amire
d'amore
quelle
era
figure,
rispondenza
sicché
le
con
une
o
ammirare,
e
disposto
e
a
XXXXIV
Per
donarmi.
la.
cagione
ciò
Roma
di
forata
Vecchio.
Onde
Cornetano
dal
Albornozzo,
nel
Lazio
e
Ecco
mia
una
io
mi
tra
la
lavoro
mi
sembrò
me
raccogliere
Non
ne
far
serbi
qualche
baronìa
parte
l'armonia
memoria
allogazione
Cecco
quasi
vòlto
nome
Roma
e
facinorosa.
mi
amico,
o
che
voluntatts
del
di
tu
bilito
Staposta
com-
penna,
pagina,
prima
loro
la
e
artieri.
la
la
strinsi
co-
richiedevano
i miei
pulitezza
tutta
di
in
temperata
compito,
buno
Tri-
del
ch'ebbe
rimanessi
con
Fiore,
quell'altro
verso
disciplina
assidua
comunanza
con
che,
improbo
arcana
il
stocco
vicenda,
qual
per
al
dallo
condottiere
prelato
antico
pancia
tanagliato
at-
e
di
la
medesimo
strido
supplizio
a'wenne
a
capopolo
Campo
in
sibilare
udir
par'vemi
al
né
e
Venerameri
sbranato
che
so
lagno
tra
tratto,
e
chiara,
esserti
Vitelleschi
dal
e
più
può
D'un
distolsi;
ne
Poncelletto
quel
mandato
del
me
non
qualti'uogli.
di
DELL'AUTORE
PROEMIO
e
corpo
in
ognuno.
che
stando
per
sul
me
cesti
fatirato
XXXXVt
Sapiente
d'un
^violinista;
Maestro
Anf
bottega
col
contraffatto
mi
al
il
donzello
Guelfa
rado,
ch'io
a
e
fioco
dell'arte
il
anch'
de'
e
tirare
egli
il
Parte
danari
ch'egli
chiedeva
sentimento
il
piacere
mio
ferro
bogliente
Roco
era
imbacuccato
col
de'
quale
pregiare
polmoni,
e
per
,
bronchi
nel
i
dire
gran
e
vorato
la-
prendere
di
mi
specie.
sempre
Redi;
a
l'arra
che
certo
prima
il
aveva
alare
aveva
sua
l'antiche
quasi
e
famoso
però
stato
era
Capitani
rapivi
tevo
promet-
me
per
cosi
e
battere
un'angustia
direbbe
lo
avevo
rinvenire
come
egli
contare
credenza
vederlo
e,
Debbo
tanto
gli
mandarono
di
costretti
faceva
mi
Certo
signori
l'incudine.
sopra
di
i
chiamavo
e
?
paio,
mura
massiccio.
il
che
quel
a
lo
io
miracolo
che
delle
d'oro
Caparra
a
musicale
Feliceto
fabbro
mancava
per
da
ione
Contri
il
baia
l'opra
nel-
guardare
a
ritmico
per
quella
come
quasi
mito
martellina
una
E
diletto
il
m'arieggia'va
sicché
starlo
e
un
tebane,
istinti-va.
e
nervosa
m'era
a
DELL'AUTORE
PBOEMIO
come
credo
tisse
consen-
tanto
il
vino
E
colore.
mezzo
Porretta
della
passato
"Si
sa:
ci ifucl
tempo,
la.
si
e
passare
a
avesse
ora
ch'era,
un.
qua.
che
gli giovasse
l'a.c-
fuoco.
il
diceva
gli
cura
maricava
ram-
per
tanto
per
il
ed
dorato
il
lamenfa'va
si
non
che
bianco
il
quanto
vermiglio
XXXXS'U
DELL'AUTORE
PROEMIO
dico,
me-
,
quel
nostro
il
peperino
come
schietto
fredda,
si
mi
che,
vecchio
tutto
"
di
lucerne,
le
rrtacchie
a.
ogni
stufo
del
volli
al
dire
II
giorno
delle
star
lucignolo
7
tutta,
rassegnarmi
ghiribizzi
ad
venne
certo
polverino
continuo
aver
di
smoccolature
ai
ci
una.
lini,
Braccio-
scoprir
il puzzo
e
con
Francesco
co
ferro
quel
di
di
sospeso
il
beffa,
sta
cina,
fu-
una
Ma
dall'
disperato
momento
di
di
Piano.
e
smoccolatore
goffo
un
casa,
da
va
vendetta
Incomodato
mano,,.
per
tempo
d'una,
prendere
di
fatto
del
quasi
dottore,,.
sor
invenzione
nuova
in
"Il
sotterra:
Castel
di
fioco,
egli,
Rispondeva
Montamiata,
suo
fonte
un
come
di
del
sedo
Nasini,
Andrea
caro
ceri
tutto
per
e
di
e
soffrire
delle
moccolaie,
notte
ai
dello
accogliere
capricci
stoppino,
nel
bel
XXXXVin
DELL'AUTORE
PBOEMW
palagio
con
Tanagli
pr
de'
e
luce
delle
dei
teatri,
afelio
delle
considerando
un
custodia
di
fronte
del
e
come
Duomo
da
Galileo
dinanzi
al
dal
Fece:
a
"Questa
su
il
intorno
alle
cornici
degli
breve,
per
è
gli
cappe
armadii,
su
E,
ci
per
lature.
co-
messo
gemmo
accinsenza
stalli
della
camini,
da
in
cerume
gli
scaffali
dei
stava
polverino
per
beffa
lombarda
bona,,.
primo
le
vecchio
mi
subito
arnese,
costruire
In
il
attaccato
l'altro
parte
che
il
cassa
che
e
otto
per
il
torciera
una
ancóra
era
sei,
nella
Contri
la
lampadario
ingannare
racconciando
appunto
percossi
d'ingegno
Corsi
bella
coppia
a
sostituire
e
tava
por-
sua
quattro,
legate
alzata
luminosa!
polvere.
mi
sabbia
Che
Barba.
nella
battuto,
vere
pol-
a
quale
il
Colonia,
Due,
giorno,
un
ferro
potevan
ampolle
da
oriuolo
lampadine
più
cui
singolare
pisano.
picciuolo
a
Or
racchiuse
ampolle
otto
botteghe,
stazioni.
in
comperato
l'atroce
delle
puhliche,
de'
fu
ahimè,
Capponi,
ine
che
cotte,
e
del
fettorio,
re-
libreria,
lungo
tutto
erano
le
disposti
gli
d'arena,
oriuoli
custodie
arrugginite
l'arte
ritolto
a
dai
al
si
vespro,
funebre
oriuoli
Tu
àlzsivi
in
Ma
il
i
io
posso
nell'orecchio
di
canile
e
i
e
rose
mi
e
dal
davanti
la
matita
mi
Mi
calcio
a
me,
turchina
su
un
poco
banco
del
gentil
un
spalliera
una
la
di
cassone
un
cavallo.
un
mite
suo
forniva
un
d'un
perpetuo
temente
componeva
rabberciava
nibale
An-
tuttavia
e
nazareno
sostenere
per
ho
quel
ristaurava
Quattrocento,
graticolato
Maestro
cuore
trucioli?
mi
„.
peritoso
nel
cevi
di-
e
lucesci
quale
suo
Giuseppe
calpestare
Tutti
chiosatore
di
del
quel
di
aspetto
abolita.
mentovare
non
dirrei....,,
timo.
dell'at-
"Tempus
latino:
tuo
fuga
illuminavano.
e
occhi
tuoi
legnaiuolo,
"Io
era
risplendevano
granello
dall'ampolla
la
era
misura
Il
dolo.
più
Fermata
tacita
gli
D'improvviso,
iscorreva
nell'ampolla.
perfin
avevamo
guastatore.
rivelava
non
La
che
dalle
offuscati,
'vetri
;
Tempo,
inesorabile
dell'
emblemi
gli
XXXXEK
DELL'AUTORE
PROEMIO
dato
sfon-
tramezzo
Lo
vedo
sgomento,
bocca
di
dove
córa
an-
con
le
L
parole
s'ingarbugliavano,
gli
domandarmi
che
se
io
e
detto
Morino
il
"veramente
della
Fortuna
Te
in
come
scoppiare
facendo
scempio
l'ordegno
mobili
e
rigido
della
;
terra
della
chiodo
liei
un
giorno
tante
suono
più
fuggivano
petulanti
al
accanto
le
e
paesaggio.
più
Sul
insidia
cigolava
prova,
i
tronfiona
vendichevole
della
inaudito
chione
cer-
attonite
dall'
salva
della
dal
vie
quella
a
e
Era
rendevano
liberati
su
si
a
leonardesco,'
quarti
non
dietro
all'altro
che
doveva
che
dell'astuto
cani
e
trale,
pene-
sacrosanti.
nascoste
i
greto
se-
infernale,
acume
sottentrare
gomma
selce,
con
agevoli
nel
passavi
Testi
ruota
e
momento
un
de'
molle
di
raro
macchina
da
costrutto
munito
così
libreria,
le
tu
se,
dovesse
carro.
messa
della
e
sospetto
di
la
del
quinta
angolo
un
ingegnando,
l'a've'vo
mappamondo;
un
con
la
Era
che
pregio
figliuolo
doventare
per
ricordi?
ne
s'veglio
anda'vamo
o
misteriosa,
ruota
molto
'volle
quando
certa
una
suo
un
fosse
in
DELL'AUTORE
PROEMIO
che
perfino
tardi
paperi
primo
virare.
i
DELL'.
PnOEMIO
5/
sconquasso
investito
Il
dalla,
Betti
tore
raffica.
To',
che
credo
gli
Aveva
lo
per
che
de'
l'aveva
sopra
mai
E,
restassero.
quelle
su
grinzo,
o
tanta
che
di
Monte
innumerevoli
fossero
Ricevuta
di
il
suo
e
in
sua
di
ava
sua
Ceceri
che
e
degli
chiese
e
di
testa
ei
che
gli
sciva
riu-
non
che
modo
bracalone
di
rigatino
bigia
pietra
Maiano
egli fosse
pareva
fabbrica
della
sua
vestite
della
nella
pesce
dinanzi
corte
della
possa
minore
bene,
su
Piero
di
brache
di
standomi
ragionava
e
serena
la
niera
ma-
focosa
ginocchia;
alle
gambe
mi
E
paio
tirarle
a
del
ventre
cordi?
ri-
ne
alla
quella
Brancaccio
un
Te
gli diveniva
come
dal
infino
cascavano
scarpella-
risentita,
chinato
cappella
mio
testa
che
i danari
cava
macine,,.
duretto.
una
stare
una
poco
Masaccio;
di
questo
a
un
mente:
giudiziosa-
disse
meglio
era
anche
paressi
tu
ombrello
vecchio
un
tagliapietra
"
Io
come
U
tVTORE
il
con
fratello
tutte
XJffizii
palagi
in
le
e
lonne
co-
altre
Firenze
parentado,
l'allogazione,
eseguiva
coi
gesti
issofatto
il
il
di
ecco
portava
il
come
l'annunziatore
tanto
un
incominciai
a
lui
per
stile
di
il
mio
comprendere
sentir
sua
di
cave
potesse
balia
concia,
E
sorridendo
Canzone
quanto
che
fiorentina
dalle
grana
pietrosa
aspro.
Betti,
per
che
um
Dante
la
l'annunzio,
piacque
mi
sempre
pietra
porta
giorno
spiazzo
pur
della
derlo
ve-
s' impuntavano
che
nondimeno
polimento
piti,
sti-
due
lo
su
Andava
seco
targa
bisognava
carichi
carreggiata.
;
e
Ma
l'aria,
nel-
una
ecco
giungeva
i barocci
nella
Caro
soglia,
una
alfine
precedendo
bracalone
pattonaio
architrave.
un
quando
nello
il
come
paitona:
peso
Ta.glia.'oa. facile
lavoro.
sasso
ecco
il
DELL'AUTORE
PROEMIO
LI!
virtù
e
d'aver
la
grande
egli
nerazione
ge-
nascesse
Michelagnolo
come
tirato
latte
dal
gli
settignanese
aiutò
scultori
degli
macigni
mi
scarpelli
della
il
e
mazzuolo!
Questo
dei
lapicida
Gamberelli,
Lorenzi,
dei
della
mero,
dei
Caprina,
Fancelli,
era
certo
generazione
dei
doli,
l'uomo
dei
della
tIV
Rossi,
de'
Bastiano
di
incaricato
scoterlo
trarre
misura
anche
co'
degli
Testi
di
tutto,
scricchiante,
quelle
levigate
di
or
quel
fogli,
i
tenere
pareva
vfziale
mi
Un
per
confidarmi
sia.
dell'Ariosto
Porro
e
del
vite,
a
le
bassa
con
rarissimo
voce
le
con
da
lenti,
con
ch'egli
fosse
mi
e
nocca
pulce
il
ser-
Salvini,
Maria
che
per
guardatura
come
Anton
a
banco.
stecca
sua
color
giorno
teghe
bot-
cimase
dalle
sopra
pregio
dell'abate
sai
traccia
di
or
in
del
d'una
ombrclluccio
suo
le
collo
suo
quella
sotto
le
a
bilenco
rematico
con
usati
frugolando
l'avorio
come
tagliare
biava
di
ficile
dif-
mia
passettino
quel
mani
sue
la
ripostigli
suo
con
se,
aiutas-
mi
sopra
rovistando
quel
con
al
bulletta
lingua
fin
ne'
fiatando
gistrato
re-
Conosceva
librai
e
averne
perché
preso
de'
e
'versarlo
la
e
peso
compiere
scaffali
Castaldo,
dopo
a
vecchi
Andava
di
sacco,
Vocabolario,
nel
dei
il
piedi,
raccolta
stampa
del
il
L'avevo
Campione.
Sergenie
Tramoggia,
nella
la
AÙTOTìE
DELL'
PROEMIO
tirò
da
parte
in
d'essere
figure
Pecorone
di
lamo
Gerostam-
che
e
Gio.
da.
paio
cosi
teneva
le
su
del
testo
alla
dinanzi
fermo
gine,
nel
il
come
beccaccia;
sentimento
pre-
da
can
nell'ima-
e,
delle
conto
più
tenevo
non
quell'atto,
immobile
raro,
allora
Da
in
non
librai,
dei
soglie
se
piede
un
alquanto.
aria
in
alza'oa
me
imaginarlo
seppi
non
verso
notai
Antonii,
degli
Antonio
inchinandosi
lo
LV
DELL'AUTORE
PROEMIO
lenti
e
dell'ombrello.
Non
qualche
fossero
che
le
gli
più
avrebber
VAcademia
famose
Biblioteche
ardere
salva
Se
arciconsolo.
trovasse
suo
la
su
capovolgerlo
con
in
in
corpo
un
in
libro
di
del-
venerato
dover
mettere
ri-
ch'egli
vano
mai
do
Quan-
condanna.
diceva
burattello.
"
e'
tati,,,
Ci-
giavano
biancheg-
stacciature
veramente
un
rico,
ramma-
mancava
suono
di
e
di
non
segno
mondo
raccolta
Tortoli
accadeva
tavola,
secoli
lui;
suo
non
Credo
del
la
del
luogo
inimitabile
un
tre
elesse
gli
che
libri
senza
rimanesse
quella
una
Vocabolario,
dal
o
nel
altri
allegati
potuto
purché
di
ad
importanza
attribuire
potesse
si
ammetteva
pareva
ch'egli
LVI
FKOEMIO
Non
che
credo
qualche
i
tra
Certi
ghiotto
della
grazia
inclinazione
in
Or
la
la
quasi
qual
donne
vita
converte
intelletto
li
di
non
selci
virginea
gli
Anche
si
divino.
tribù
che
floride
invano.
improvviso,
il
non
e
sapeva
chiuse,
Or
nell'ombra
senza
quel
quando
nota
sentimento
ignaro
uomo
cosi
di
le
riso
sor-
una
un
duro
scio
gu-
usarli
se
?
lapidazioni
facile
e
non
sapeva
per
apriva
conoscendo
polpa
in
frutti
lente
eccel-
nasce
Quale
gente
sua
luogo
questi
unghia,
e
mi
per
cosa
di
me
dentro
all'ospite
che
di
in
inebriante.
mostrava
era
aspettavo
mia
dell'
novità
non
lo
che
guaio
lin-
un
quando
promessa
Sorridevo
indistinto
conoscere
non
me.
fatti,
in
qualche
impazienza.
una
Academici
di
esquisita,
gli fosse
dimostrava
per
giorni,
0
di
mi
virtuosissimi
mantenere
libro
mio
ammirazione
più
la
alcun
Tuttavia,
familiare.
pur
DELL'AUTORE
la
con
punto
il
e
di
racconta
palpandole
che
della
non
delle
usare
avvenne
modo;
nutrimento
un
era
lieve
tenda,
e
so
sue
tandole
scru-
l'ospite
rive-
PROEMIO
lasse
onde
;
del
taluna
a.
LVU
DELL'AUTORE
il
tutte
piacere
race
fe-
rendessi
partirono
si
poi
la
e
in
traccia
giacitore»
La
d'una
vorticella
docce
libri
camelie,
delicatissimo
ferraio
il
ragnatelo,
Per
la
più
difficile
quella
Vulcano
Se
di
specie
fatti gli
luce
occhi
ad
berillo
della
e
alzando
un
io
sé
a
le
tutte
dell'arte.
rendere
affinare
il
colore
chiarezza
alla
onde
la
si
Minerva
fossero
dice
nel
di
di
tempio
Atene.
veniva
ne
martello
pareva
sino
di
scompartimenti
a
e
riccio
ter-
secolo
del
seduzione
l'adito
della
verdiccio
cui
tenuità
stessa
sua
lustra,
invetriati.
riferiva
la
con
delle
nel
terra
imitato
naturali
cose
di
ne'
aveva
del
figura
scolo
fronda
cancellino,
Manetti,
Giannozzo
dallo
lastrico
ingrassavano
vasi
larghi
dei
sul
dalla
piante
e
dava
inverdita
dove
i
magnolie
Un
dei
stanza
di
egli
col
si
fardelletto
soffermava
pochettino
togliergli
si
schermiva
il
il
sul
mio
cacciante;
pro-
limitare
quel
piede.
tesoro
per
aggirandosi,
tando
Ten-
zienza,
impase-
LVUI
DELL'AUTORE
PROEMIO
"al
Testo,
il
condo
Per
stornello,
dello
ancóra
ovvero
della,
modo
aizzarlo
ovvero
lèo
pa-
"Sa
Ella,
dicevo:
gli
trottola,
,,,
che
cruscone,
vita
e
d'Oringa
ad
occhiali
le
di
ghignava
de'
Citati.
La
Con
quie
infinita
delle
che
rossigna
da
sudore
fuori
un
carta
forte
di
opuscolo
del
Ben-
delle
mani
"Non
La
d'una
doveva
Dati:
la
che
su
al
e
zuola
pez-
metteva
quella
tasto
il
zuola
pez-
gran
esser
impresso
guardi
disfaceva
cautela
Magheri
dino
Aldobran-
confonda.
Carlo
me?
"Co-
Trattato
negando:
cocche
quattro
:
Zucchero
da
l'una
si
tati,,,
Ci-
de'
il
,,,
nodo
è
Mcsser
teso,
non
sopra
spallucciava
anco
levava
poco
un
"Non
volgarizzato
e
cia
Fran-
inarcate
qua
l'indice
con
stava
poi
di
Santo
di
punzecchiarlo
a
ecco
Egli
civenni,,.
è
ciglia
genda
leg-
divoto
Reali
Egli
Stagioni
Siena
libera,
io
Ed
Quattro
da
àz*
rispondendo:
come?
grolioso
molto
traverso;
Seguitavo
delle
fu
La
su
eremita
quale
con
mano
del
Pitavia?,,
ascoltare,
agli
e
de
duca
e
il
Dio,
di
la
messo
pcaitenzia
e
Guiglielmo
servo
ho
bella
suona.
o
volume
un
MoscovicL
a
Testi
quei
del
in
di
all'insegna
dalle
salvato
a.'ve'oa.
Dante
Frullone.
pati
stam-
distinti
e
Ci
"
tarme,
turchina,
carta,
presa
l'im-
con
diceva
bei
si
di
'pa.cchetta.
la.
che
giuntino
non
di
un
L»x
BELVAVTOnE
rnOEMIO
ci
"
,,
si
bei.
,,
E
del
fragranza
la
beato
Ed
fra gli scaffali.
i
mentre
capitoli,
pagine;
oppure
occhiali
di
con
sul
fisso
Ed
come
era
retta;
rinchiuso,
lesso
dolce,
quel
tanto
da
poterlo
indulgenza
Giotto,
dei
pur
a
a
si
e
di
o
dei
maltrattate.
immiserito
dal
dal
del
regime
nobile
che
mi
piò
e
qualche
con
Peruzzi
E
qu^si
macche-
una
della,
quelle
tarli
net-
cervello.
mio
più
figura
una
Bardi
teso,
assomigliare
una.
gli
pezzuola,
faceva
si
accademico,
toglieva
quella
tolta
stantio,
dallo
le
a
viso,
suo
spiava,
metteva
del
fosse
mi
prelibavo
l'orecchio
battito
si
se
di
con
il
ascoltare
ad
si
si
e
fondeva
dif-
si
riscontravo
là
e
capi
ma
io
sedeva,
naso
de'
egli
mentre
qua
si
un
restando
di
lenti,
alle
sotto
di
Trecento
vecchiezza
nella
pella
cap-
vono
sopravvi-
piaceva
al-
LX
rnOEMIO
torà.
e
d'a.ttribuirgli
d'assegnarlo
semplici
reina
fenevan
Catilina,
calonaca
di
Credeva
quel
semplice
del
fosse
il
del
sacchetto,
fior
della
lo
Io
tro"va
ogni
e
mio
ma
della
la
fosse
In
era
mio
non
mia
giorni
mi
libertà
e
occasione
soltanto
proposito.
mi
compiuta
libera,
ogni
tenevo
Con-
corrente'
non
nel
fosse
della
tutto
mio
Distruggermi
in
pronto
nascosto.
miei
nei
vita
della
stesso
magica,
poesia,
forma
una
mia
mia
sta,
gu-
amico,
o
creatura
a
affinché
sangue,
mi
caso
lo
il prezzo!
tempo,
incantamento
me
metro
quel
il
palma
lecca,
dell'arte
ogni
su
in
mette
sommo
fare
a
gli
bocca
la
sua
lo
l'assaggia
del-
quello
scioglie
fiuta,
e
in
me
al
ora
sempre
pel
ottimo
di
giunto
lo
andasse
farinaiuolo
a
nella
soppesa
la
Fiesole.
simile
quale
farina,
dentro
ero
nel
di
quei
che
fede
per
nella
mio
di
generazione
moglie
l'officio
Ricordano
di
messa
che
il
candore
alla
Belisea,
alla
il
quali
i
AUTOEE
DELL'
come
divenisse
e
duratura
forza
una
il
mia
ritmo
pidezza.
intrerare
avventu-
istinto
e
ma
accre-
Lxii
DELL'
rnoKMio
nell'infinita,
fuga.ce
delle
Il
genti.
d'una,
vita
vissute
la
su
al
volgere
significato
mio
terribile:
Dai
"
morti
che
alti
negli
dello
meriggi
spirito,
"Non
Questa
Poi
alia
il
nella,
poeta
la.
menzogna
il mio
buio:
rimaneva,
della
non
simile
pauroso,
monumentali,
soltanto
il
a.
onde
le
teste
vita
vita
tua
a.
eterna,,.
temeraria.,
col
dadi
pia
nel
che
l'una
demone
suo
è
la
veggono
bianche
amatore
di
libri,
un
certo
o
verità
ritrovavo
coscienza
muri
e
corpo
Poi
aspetto
rola:
pa-
non
mi
misterioso
dei
e
cimiteri
sopravvan-
delle
statue
funerarie.
0
i
sono
sempiterna.
quei
si
signore,,.
haec
mia
un
mino,
cam-
che
fermi
dell'altro.
e
mio
l'altra
gioca
anima,
se
sul
parola
intendevo
la
creda,
sua
la
l'allegrezza
s'egli
sa
zare
è
sopravveniva
non
a
sed
vita
tua
quando
più
silenzii
forse
potevo
sono
me
come
umano
io
e
da.
ansare
giacenti
riconoscerete
Anche,
vite
Io
morte.
secoli
possibilità
tante
faceva,
mi
della
dei
della
dopo
distrutte,
soglia
sinfonia,
presagio
divina,
e
avtohk
mio
modo
PROEMIO
amarti
df
né
chiaro.
d'essi
tutti
era
e
quel
di
di
piaghe
Vita
sùbito
medico
questa
collo
Moriate,
fra
di
in
trasponeva
in
fianco
un
ed
esalta
quello
il
con
rapida
in
oggi,
che
di
e
i
di
pensavo
non
gran
mortali
sensibile
d'una
parte
che
corpo
da
sangue,
spirito
E
forse
quella
dell'opera
scrittore
E,
l'arte
miei
Ferdinando
come
migliava
so-
aveva
dopo,
scoperta,
de'
il
mio
che
ancóra
sce
na-
impreveduta
comporta.
fu
scapula
del
lo
vero
fitta
tutto
il
si
una
da
imagine
esser
tenere
ot-
punto
cerchi
che
tenzione,
d'in-
virtù
seppero
creatore,
quella
nel
asceti
potenza
splendida
prima
l'osso
per
tutto
di
capitoletto
un
invade
tono
tumulto
un
libri
nemici
all'apice
tutti
in
come
una
a
avuta
o
nasceva
operante
E,
me.
febbre
una
quel
care
cer-
perizia
ritrova
gli
ih
ma
sapevo
stessa
Allora,
stimmate,
rendertelo
che
che
già
come
le
la
con
sempre
intiero;
sensibile
pr:mere,
sarà,
mai
vi've'oa
punto
un
saprò
io
sconosciuto;
Niun
ti
possederli
di
e
LXin
DELL'AUTORE
come
di
E
vere
scrisideravo
con-
quei
d'Aragona
Uav
PROEMIO
si
di
piaceva,
morire
"0
tener
di
le
con
di
Pean,
Lennos,
di
crudeli.
più
di
balsamati
im-
averli
dopo
invenzioni
nell'isola
bene
sé
mummie,
figliuolo
Filotete,
saresti
AUrOEE
presso
guisa
a
fatti
DELL'
tu
col
non
nostro
peccato!
,,
Coglievo
d'una
pagina
il
mio
sul
le
udito
Ed
"0
Ciliare,
te
combattente!
la
un
un
eroica
dabbene
con
le
schede.
sublime.
compianto
bellezza
tua
ché,
pera
voce
radunava
s'alzava
ecco
so
se
l'uomo
nocchiute
dita
sue
non
una
pie
a
come
gridare
mentre
capo:
e,
balzava
mi
cuore
scorrente
grido
questo
avessi
tratto
l'occhio
con
ricomperò
non
,,
Ed
ecco,
più
al
limite
Saturno
di
stridore
E
volgendosi
confine
poco
E
a
in
altra,
dell'aria.
disfece
si
del
silenzio.
in
poco
queste
il
"La
ecco,
alle
diventò
la
e
non
fece
tenere
ne'
della
al
scioglieva
si
vana
voce
figliuola
ganghero.,,
"Finalmente,
fino
guava
s'ade-
parola
porta,
una
aperse
alcun'
qualche
oltre,
piagnendo
midolle;
lievi
e
venti.,,
profonda
sag-
a
salire
pa.re'oa.
gezza.
tortuosa
e
tonante.
"
in
alcuno
si
segna
compirsi
Tutte
le
Lo
forme,
in
nuo"ve
era,
e
ma
medesima,
dal
'vinta
sia
col
notricato
di
grande
a'
'venti;
che
stia
Ma
niuna
e
impeto
era
"Onde
ho
è
cosa
pietà
'vostre
tratto
'vele
le
date
non
ch'io
il
tutto
del
in
un
dialogo
piene
mondo
rantolo,
tra
di
libertà
e
Del
venisti?
savio
un
la
innominati,
breve
più
di
certezza
ventre.
venisti?
—
Piagnendo
e
nudo.
del
e
crudele
—
ci
gliate
'vo-
'l sangue
però
in
sia
non
sono
e
gure.
fi-
non
ventre,
E
una
ferma.,.
entrambi
eroe
la
cosi
;
isvariate
che
sangue.
e
medesime
sempre
in
"va
morte:
materia,
altróve,
vagito
è
del
crudele
ferma
medesima
l'anime,
con
cera
sta
non
una
che
desiderio
turbare
parenti,
e
l'anima
acciò
Adunque,
muore
Vage'vole
quelle
ch'ella
niuna
:
non
e
come
è
ella
ma
mutano
osserva
non
sentenza
una
erra,
figure
che
io
si
si
E
pure
ammaestro
in
"vena
una.
per
cose
spirito
tempo.
com'ella
come
alfine
muore.
cosa
LXV
DELL'AUTORE
PEOEMIO
morte
vittoria.
Come
—
Dove
—
un
ixn
DELL'AUTORE
PROEMIO
se'
Nel
?
Perché
mondo,
—
Ove
combattere.
Per
Alla,
'oa.i?
Perché
A
vai?
Forse
dabben
il
Settignano,
gli
e
in
tratto
d'un
il
lo
cane,
rodio
mio
i
malinconia.
sotto
come
Belisea,
*'
col
la
fine
Ci
ci
Pastore
Fiorentino
zibetto
di
Mcsscr
si
Demonio,
Pietro
a
della
divoto
quando
bei,,.
Santo
Zanobi,
del
labbro
ginocchia
le
del
rola
pa-
della
col
biasciava
divoto
dalla
imbambolendo
su
bei,
del
polso
là
il cruscaio
il
come
il
musicali
penzoloni,
si
campi,
ai
insonnito,
ritrovasse
si
quando:
Or
poco
un
se
reina
a
Mezzo
l'uggiolar
di
rapporti
lina,
Mu-
alle
bimbo
divinavo,
e
di
nel
udivo
gonfio
tarlo,
d'un
prossimo
vigere;
Io
d'un
sulti
sus-
che
cavallo,
strillo
impressa,
di
d'un
scalpitar
i
Frullone;
dell'Arno
necchiare
son-
vecchia
sopore
riscoteva.
si
il rombo
lo
nel
del
intoppi
di
punto
dell'erta
fatica
traudiva
tratto
silenzio
in
uomo,
la
per
alfine.,.
vincere
—
—
morte.
—
—
di
se'?
ci
—
—
Venerando
quasi
potè
del
fosse
tato
un-
egli fare
suo
Mo-
PROEMIO
nichio
della
Nanna,
ma-non-'ouol
Un
del
e
giorno
consueto,
rossi,
tutto
grinze
giunse
con
gli
modi,
come
Mi
rispose
con
che
sguaiato
Sinai
Monte
San
di
popolo
Trecento,
La
e
dissimili
la.
prima
d'una
del
volta
e
del
di
m.'
d'una
e
che
il
tava
por-
al
Viaggio
del
fiorentino
un
la
raccolta
Iacopo
a'
cui
aveva
del
testo
pito
em-
non
sfogliando
dei
entro
per
disegni
lassò,
Bellini,
vetri
già.
maraviglia
provai
Conservatore,
finestra
Mi
Oltrarno,
Milione
quelli
a
cosi
lingua
Citati.
diletto
Pisanello
stanza
de'
:
Sigoli
Nicolò
lettura
d'un
Simone
di
invaso
e
novità?,.
di
ghiotfornia
nei
e
vizzo
Stra-
scandolezzai.
ne
lauta
una
Che
^'
so
passo
cotticelo
schiocco
me
non
un
nel
Cicalata.
uno
tane
dall'annuale
mezzo
della
i pomelli
con
zimarrino
con
venisse
se
veneri
vispi,
arzillo
academico,
dalle
occhi
svolazzi,
d'insolitamente
che
saltabellante
più
ventoso
un
e
ire
Ma-
di
o
?
mi
con
Riccia
della
Pippa,
della
Zaf fetta,
della.
dt'vofissimo
e
l-X^TI
AUTOBE
DELL'
il
fumigava
di
nella,
vano
la
LX\'ni
nebbia,
Senna
della.
nizzi,
quel
quelli
e
Ser
"
di
Apersi
come
la
stecca
nelle
Santo
al
costumi
fa
e
e
quel
condizioni
al
nell'altre
cioè
Andrea
Monte
S'goli
e
sante
luogora
Lionardo
di
di
M.
loro
nate
giore
tutte
andai
Sinai
de'
e
le
quello
dette
personalmente
modi,
quando
1384,
si
quando
e
Simone
io
dire
delle
quante
mezzo;
e
Dio
menzione
un'altra
a
come
di
nome
appresso
Terra
una
in
Domini
e
da
truova
'voglio
e
modi,
mela
una
Cristo
di
che
intonse
Al
di
laudate.
d'oltremare
Sepolcro
e
si
cose
Terre
none,
Porde-
assai
pagine
"
di
Cucci,
apre
faremo
appresso
delle
nobiltà
Monte
del
si
mare,
d'oltre-
da
ivi
spicchi.
negli
Qjì
amen.
da
paradiso,,
A've-
Poggibo-
saporite
più
volume
il coltello
da
Oderico
il
misi
rosa,
Nicolao
Frescobaldi,
prose
pomora
Viaggi
Beato
del
Mariano,
le
si
dd
altri
Riccoldo
Frate
di
quel
Croce,
Frate
di
quello
cloache.
di
grassa
avidamente
cercato
T'O
va
DELL'AUTORE
PROEMIO
al
Santa
a
Santo
con
Niccolò
Francesco
negli
le
anni
terina
Ca-
Sepolcro
questa
pagnia
com-
Frescobaldi,
Rinuccini,
e
LXX
cioè
mente,
acciocché
lussuria,
di
si
Macometto
di
iCTONE
DELL'.
rnOEMTO
la.
legge
accresca.,,,.
,,
A
che
indistinta,
nel
certi
mano'veU^
a
E,
il
come
la
"
di
'mbusto
Non
Buratto
cui
'voce,
il
risai
di
di
nere
conte-
stomaco
suo
quasi
al
più
avevo
sia
ma,
di
fili
ha
non
suo
erano
cenci
gioco.
tutti
a,
al
di
giraffa
salvo
ha
che
lo
lana,,..
,,
dinanzi
e
tanea
subi-
La
"
anzi
penne
venia
stia
bead
bizzarria
struzzolo,
lo
con-.e
che
giraffa
una
per
mettermi
burattino
i
qualche
contraffacendo
lessi,
io
è,,
mia
la
fatta
qualche
scoppio
della
racconteremo
ella
è
organetto
un
soffii,
ilarità,
mo-
intimpanito.
Ora
arte
a
in
sforzava
si
decente,
nascosti
dove
uno
era
cruscaio
non
pareva
ne
Ed
primo
messi
e
altra
qualche
sìbili.
altra
?vocali
sconquassato
strida,
Canna
pens"re
al
poi
poi
natura
fece
mi
autòmati
chii"ve,
dalla
'oimento
primo
congegni
certi
di
corpo
di
suono
un
Malebolge,
in
di
cigolare
sul
in
Barbariccia
a
udii
punto
questo
bisticcio,
stecchi
nella
l'uomo
me
un
del
vero
agevolissimo
mia
mano.
Lo
PROEillO
della,
spiritello
zamurello
LX.VI
DELL'AUTORE
strsLva.ga.nza.,
che
ebbe
il
quel
"
maz-
nascondiglio
suo
,,
mila
che
carbonaia,
fin
della
dall'
apparito
Il
quelle
a
dossi
Ma,
riso
i
come
non
a
poco
fitte
quando
gatti
che
meccanico
ben
mia
Ancora
è
élla
e
strano
e
fantoccio
del
ridendo
la
su
simo,
mede-
io
dinanzi
sarticol
di-
la.
me
a
prefissa.
vittima
"
quello
d'avere
sapevo
fusa.
le
dislogare
scricchiolante,
seggiola
bravano
sem-
gonfiare
fanno
pareva
l'armatura
che
e
udendo
perché,
so
libri
di
me
co-
palpitando
inarcare
poco
era
bandonava,
m'ab-
realtà
fantastica
pareti
e
scapricciarsi
della
vita
tre
balia,
in
a
sentimento
una
i
m'ha
infanzia
paterna
casa
incominciava
e
suole.
fra
mia
egli
come
è
che
leofante
dd
diremo
bestia
fatto.
,,
Quel
tutto
come
tonde,
cappelli
cadì
fosse
turcimanni
corna
maniche
preti
seta
barbe
di
cia,
brac-
a
a
pan-
giardini,
granai,
code
e
di
drappi
castella,
gambe
bàtoli
tutto
misurava
villate,
nilani:
torri
Simore
pio
di
di
moschette
animali,
saraini,
:
cento
LXXII
braccia,
brcLcda.,
e
d'oro
uno
moneta,
La
le
e
quaglie
e
goffaggine
beata
cucciolotti,
miei
dei
quella
Il
stessa.
grazia
riso
la
Con
mazzamwellodiil
gighe
sue
fatto
nìffolo
'vuole
più
e
budello
io
il
budello
con
un
mezzo
nella
tura.
letil
sorveglia'vo
di
egli
piglia
'vidi
in
in
co'
esce
d'uno
il
furetto,
temendo
in
delle
una
da
corno
che
occhi
miei
bigoncia,
budello
meno
bicchiere
che
tu
di
con
mise
in
non
'vino;
uno
d'uno
più
a'oresti
e
e
cia
brac-
questo
bere;
'vuole
e
trasse
otto
e
che
quasi
sonare,
bene
dilunga
l'acqua
una
budcìlo
uno
egli svuole;
quantunque
questo
d'acjua
gli
modo
a
quando
sillabe
pre-
'vertiginose.
Del
**
dai
trascinarmi
per
della
irrompendo
muso
fosse
ch'egli
rammentava
dell'occhio
coda
di
pollaiuolo.
pia graziosa
le
ira'volge'va
mi
cordii
mi
l'una
sei
dal
pelate
anco
cime
nostra
di
denari
"vi"ve
la
e
libbra
la
ire,
il bisanto
e
qaa.rto,
sedici
moneta,
sua
braccio,
un
e
braccia,
mezzo,
e
al
danari
castrone
nostra
due
d'oro
bisonti
due
fiorini
di
DELL'AUTORI-:
PROEMIO
con
et
questo
punto
barile
bevuto
questo
PEÙEHIO
budello
quando
vanno
alberi,
vassono
'oero
che
ramo,
il budello,
budello:
gitterebbelo
il
Il
il
da
baio
fra
tavola
fila
di
cassetta
una
rimbalzando
terrestre,
il
calcagno,
mezzo
umana
meccanico
fra
in
è
si
e
e
morto.,.
da
l'urto
nelsciando
rove-
roteando
Ora
celeste
più
più
al
pamondo
map-
fermare
le
serrare
autòmato,
carcassa
in
ossatura
tutte
le
di
là
e
qua
ora
poter
e
quanto
sfondando
spera
più,
seggiola
la
su
schede.
mezzo
uomo,
braccia
vocabolarii,
poter
senza
trasverso
a
sbatteva
ora
senza
questo
con
e
si
di
dalla
per
irresistibile
scaffali,
e
s'appressasse
di
Vito,
San
di
tiralo
questo
sanne,
ilarità
suso
in
venti
sollevato
una
una
e
sulle
riceve
ha
esso
ben
alto
in
cruscaio,
agitato
con
a=o-
gittì
e
aggiugnere
da'eblegli
budello,
poi
gli
potesse
=oi
ch'egli
forza
niuno
se
e
ch'egli
modo
e
la
albero
schianta
lo
tro-
e
grosso
leofante
incontanente
ca.
boc-
in
cammino
si
è
il
se
tant'è
terra,
metteselo
e
per
non
LXXUI
AUTOBt:
cibo
ogni
piglia
E
a
DELL'
vulsione
con-
legno,
viva,
stravaganze
scelle,
ma-
dore
stri-
gantissima
stravada
me
Lxxiv
PROEMIO
fmaginate
e
E
mai,
beffardo,
marrino,
nel
DELL'AUTORE
me
canto
il mazzamurello
aggraffate
le
lo
addosso
spingeva
vicenda
E,
sogni.
il
di
braccio
suo
barbugliava
e
naso
E
dei
mio
al
lo....
budel-
questo
divincolava
si
poi
quasi
e
reva
pa-
,,
in
spezzarsi
di
che
riso
"Se
lo
due,
pe'
pigliava
il
bellico,
vi
gitta
il
stretta
nuova
gli
fianchi,
chiudeva
gli
suso
una
a
devo
ve-
levava
sotto
Con
"
:
lo
fantoccio
fin
stoppa
io
labili
figure
il
appressandosi,
tirava
allontanarsi
e
le
come
zi-
lo
o
che
appressarsi
indefinitamente
dello
falde
facilità
tanta
con
a
ruzzante
ceva
tor-
stomaco.
lo
budello....
,,
schiantato,
Come
su
la
seggiola
per
nella
gli
nella
all'aria
cionco;
squittì,
non
si
per
mosse
dietro;
in
diede
Un
l'ultima
più.
batté
"E
goglio
gor-
golino
tracollo.
spalliera
la
strise;
il
mase
ri-
quel
con
aperta.
caduta
levando
duro,
gola
colpo
di
bilico,
in
mazzamurello
egli
riabbandonò
rovesciandosi
attimo
un
arido
del
si
volta
la
si
guì
Se-
greve,
il
piede
capata
nel
è
morto.
,,
Or
a.
miei
chi
quegli
Di
dunque
per
diffondendosi
non
proposto
Colonna,
di
Marsiglia
la
imbelle.
Genazzano,
la
del
la
martellina
del
lo
Contri,
la
scarpello
si
simile
locutione
,,
sospiravo
"la
a
uno
di
gnore
si-
gare.
sfan-
Annibale,
Maestro
martello
il
del
suoni
Betti,
e
di
scolare
gue
san-
al
riesciva
bontà
di
come
diligente;
fosse
dalla
supino
e
me,
parendomi
penna,
dove
di
pantanata,
im-
Agapito
beccaio,
Romanelli,
dell'opera
discreti
E
pialla
di
segata
a
non
vano.
Lorenzo,
piovana
anche
Il
vigna,
San
pappagorgia
Or
Udivo
e
'Pietro
d'acqua
pozza
di
di
Sgarigtia
di
sguerruccia
una
Porta
fuori
se
rimorso.
alla
là
con
rimaneva
al
mezzo
cono
stor-
e
increscioso
in
lasciato
,,
mi
simile
leno,
Ga-
allegrezza
cervello
non
diveniva
mi
Avevo
in
ahimè,
?
vuole
per
il
i
tramoggia
come
o
inquietudine
vna
lavoro
il
che,
riempiono
bocca,
la
ilari
titillazione
"
confidare
per
nella,
mettere
spiriti
o
io
ero
da.
quaderni
LXXV
DELL'AUTORE
l'IiOEMJO
io
navo
strasci-
più
non
e
virtù
pere
sa-
della
svogliato.
,
la
ben
posta
Domasco
del
buon
LXxvi
PROEMIO
SigoU,
S imene
Bambilonia
al
polendo
Samarcanda
il
la
di
scuola
scrivere
pagina
per
fuori
ben
di
l'unghia
una
e
d'ogni
pomati
mi
divisare,
E
avrei
d'Asia
anche
e
mille
piastre
giardini
che
frutti
ragione
Simone
Di
"
rosa.
bellissimi
di
guita
se-
Nizham-eddin
d'acqua
diceva
del
scritture,
avrei
ha
maio
cala-
d'acqua,
Maestri
come
cogna
Damasco
del
farina.
molte
domandato
e
miniata
azzurra,
Sette
dei
di
con
Bokhari;
di
trisa
inmeco
scatola
sabbia
la
colla
esperto
avendo
custodia
a
da
filiggine
dell'ampolla
per
la
per
Minore,
mia
porcellana,
cri"velletto
vasetto
la
fuori
di
e
di
del
bene
mio
dentro
miele,
di
carta
facendo
la
di
di
paduli
la
gruogo,
con
col
dell'aquila,
rostro
in
e
gomma
de'
cristallo
inchiostro
mio
ogni
di
di
tinta
di
per
del
l'o-vo
con
tagliando
calamo
modo
dolce
stato
copista,
il
affilato
temperino
sarebbe
mi
dove
calligrafo
da
'vi'vere
me
DELL'AUTORE
"
e
tu
sai
quando
,,
fronzuti
sono
sole
e
le
non
donne
è
può;
vi
vi
la
tanta
e
pigliano
per
quantità,
questo
grandissimi
gli
che
'l
uomini
piaceri.
LXXVIII
FTÌOEMIO
macchioni
dalle
felci
a"vrei
dato
sabbia,
come
Nulla
è
La
dica"va
contro
il
errante
di
poesia
tutti
i
ciò,
Cola
la
come
quasi
rosea,
tedii
Un
artiere.
a
rilievi.
Quasi
flutto
cellare
can-
iroso,
op-
'Dolontaria.\
nella
tro'oerai
locuzione
ven-
tratto
un
dell'arte
tu
gusti
dis-
e
si
ingrata
rigido
di
ciuffi
tra
questi
materia
resistenza
spica
di
l
miei
d'una
più
stretta
pare"va
amico,
Che
•viottola
nella
quanto
inattesi.
Per
sughere.
pieghe-voli,
tristo
la
le
ghi,
ro-
mortella,
di
e
sotto
scriminatura
una
pone'vo
sondro
d'Arno,
Bocca
di
capannoni
ricamminare
cannucce
e
dai
di
infoltite
per
a
d'erbe
AUTOIìE
uscendo
d'improwiso
dai
DELL'
Vita
risentita
Metaponto
Ti
da
^
so'wiene
studio,
l'aspetto
d'una
San
quella
alla
mia
nella
del
Giovanni
stanza
cupa
biblioteca?
sacrestia;
minore,
sentimento
di
di
attigua
tanto
nel
I
moneta
incusa,
Aveva
ché
ben-
somigliava,
dei
pàtina
silenzio
in
a
legni
quella
Parma,
che
stia
sacre-
m'è
/
\
netta
e
nella,
di
e
si
Un'alta
cara..
intorno,
le
e
due
a
una
la
leggio
i
parete,
No'vella
•viario,
E,
ricordavano
il
è
quivi
se
il
non
dov'è,
Or
quella
or
semplice
trovata
E
perugino?
monacale,
fatta
pareva
comodità
sue
le
penne,
con
i
gli
ad
e
refettorio
quella
gentile
di
uso
per
l'arte,
mondo
quale
a
d'un
monastero
per
i libri
utili
anche
scrivania,
in
ricevere
ogni
il
tutte
calamaio,
altro
ogni
che
piedi,
con
riporvi
e
uso,
scana
france-
statura,
e
non
misurata.
scrivere
alla__mia
neumi
dov'è
tavola
nel
ripostigli
inchiostri,
e
serve
quattro
dai
Forma
massiccia
lampada
la
suoi
chi
a
le
questo
della
mondo
Ufi-
un
o
che,
Bre-
un
tagliate
che
e
secondo
aperte,
continuo
Santa
da
Messale
rubrica
Canto,
addossati
erano
Antifonario,
un
di
mezzo;
regge^va,
pagine
in
leggìi.
nel
era
ognuno
un
nelle
parallele
linee
coro
con
e
dai
pro'veni'vano
Rituale,
un
ziòlo.
le
e
sedere
da
forma,
grandezza,
sua
mi
da
quali
;
ricorreva
noce
occupate
d'altra
altri,
Maria
è
lunghe
solenne
di
panche
sue
tavole
sue
Un
spalliera
le
con
LXXIX
DELL'AUTORE
PBOEMrO
arnese,
le
altra
carte,
cosa
Lxxx
"EMi""
j'i;
Qui-vi
gelosa.?
fu
la
scritta
il
Laus
su
ròtolo
che
ronE
con
tavola
la
recà'oa
per
terrotta,
ininsteso
di-
era
figurazione
me
quel
a
Sibilla
la
svolge
lena
una
l'altra
simile
ardentemente
piedi
Vitae,
mentre
che
ir
in
tutta,
Sistina,
della
DELL'.
desimo
me-
Delfica,
mile
si-
al
ròtolo
che
vela
come
là
polso
;
e
del
e
là,
con
Non
Ulivo,
succhio,
è
quante
a
difficile
un
l'Affrico,
fresca
salce
col
late
bal-
sette
quella
e
crazte
busto
e
come
da
miei
renderà
non
buon
mio
legname,
qualche
giudio?
vendùìójudat
miei
del
Machiavelli
posto
avevo
dei
giorno
quel
schiavo
quel
cui
fermo
odora,,.
o
tenuto
le
Lungo
volte
tre
si
con
casta,
l'ode
e
cinta
fenderà
scorticatori
più
si
mano
si
sangue
per
che
contraria.
L'Otre,
trasparente
fien
"il
E
composi
fiesolana
Sera
se
io
banda
Fanciullo,
quel
quadra
alla
s'inarca
E
santo
freni,
per
nanzi
di-
offerta
forse
nell'in-
il
timo
pregio
dispari
troppo
non
consecra.to
alla.
acquistare
la
Dea
UXXXI
autori:
DELL
PROEMIO
cèsia
Cimane,
da
cavalleria
l'altro
con
"
per
spirituale
?
,,
Debbo,
descritto
Fra
amico,
o
si
con
Il
fratelli
ai
cosa
come
a
l'orazion
e
ponte
di
Arno
"Io
Mura
quando
erano
se
da
per
Ora
giorno.
di
sempre
come
E
se
Ma
che
altra
spensi
di
morte
meglio
in
la
da
questa
m'è
in
un
non.
vita
ogni
non
che
dispregio
matto
maschia
una
Neri
non
se
contante,
avuta
bandonato
ab-
disceso
conquistare
l'avrei
ben
Poppi,
cosi
dovermela
rivendutami
cosa
quanto
istimai
non
ricomperarla
poi
piace
mia
prendere;
penso
potuto
avere
città
plizio,
sup-
giudicarlo
conspetto
di
e
miatarli
acco-
per
uomini,
al
di
Priore
al
di
dagli
morrò,
di
non
mi
Conte
Dio
dubito.
mia
del
e
posso
straniera,
me
da
Capponi.
e
fine
il
condotto
rileggo
piccola
il
sopra
lo
che
ora
confortarli
d'esser
prima
la
che
discorso
per
l'a'ver
presenza
sobrietà
strenua
Moriate,
tiene
tal
a
lano....,,
vilrola,
pa-
mai.
alfine
il
figlio
del
taverniere,
LXXXII
PROEMIO
il
per
al
fendente
Ero
miaJàTica,
a'.la
nocca
dopo
•vetrata
come
quel
entrò,
di
che
a
libri
mi
tirare
i
per
si
non
che
le
con
Balzai
corsi:
ac-
tanè
zimarrino
a
una
chia:
conoc-
alzando
fili.
fra
sembravan
di
che
di
un
parve
tre
nuovo
la
il
masa
cimio
arrampicato
che
so
in
fantoccio
se
fosse
di
lenti
porcellana
Sbirciai
vedere
quelle
alle
volgendosi
bocce
Non
poco
un
sopra
stecchi.
scaffale
ripalpitò
di
di
e
mazzamurello
lassù
due
mai
panni
dello
cor-
attimo,
appeso
occhi
due
Più
di
qualche
guardò
mi
l'aria
bilicate.
fatto
e
con
avevan
su
della
libreria.
soffermò
si
piede:
sbieche
del
passo
risoluto.
apersi
Egli
il
della
fosse
se
d'ogni
picchiare
il
Austa.
termine
lastrico
vetri
diedi
tristezza
udii
per
pe'
tra'vidi
floscio
sul
titubai
piedi,
in
ti
q'ìrscndu''rtconobbi'
poco
e
dell'
delusa
quella
claudicante
cruscaio
lo
e
campo
accompagna
sempre
ticella,
notato,
nel
in
sospeso
AUTORE
Treio
di
ignominioso
rogo
che
LiELV
vita
pareti
inarcare
tastica
fan-
fitte
e
DELL'
FROEMIO
gonfiare
le
dossi
i
LXXXIII
AUTUlii:
quando
gatti
i
come
fanno
fusa,
"Mi
scilinguò
V Arciconsolo
manda
,
La
mai
"caso
la
me
"volesse
,
dare
la
per
stacciatura.
,,
Su
l'ultima,
sillaba
al
d'Adamo,
come
si
potesse
pomo
dislogata
e
la
lingua,
non
carnosa
da
tornai
tutti
con
i
che
la
se
scella
ma-
chiudere;
pia
d'un
pagallo,
pap-
sentimento
andai
di
la
verso
quaderni,
esso
rente
ade-
suono.
so
"volsi;
mi
raccolsi
senza
non
restò
quella
come
s'agitò
Mosso
bazza
la
feci
m
un
il cruscaio.
verso
cessità,
ne-
tavola,
fascio;
"Ecco.
,,
Egli
a
le
con
cuore
di
due
mani
suo
il zimarrino,
ossute
s'apre
che
del
burattello
tabernacolefto
un
usciuoli.
Ecco
"
due
modo
quel
sul
aperto
aveva
il
Componimento
dissi,
zando
for-
,,
la
da
voce
sordo,
un
come
per
egli
giacché
intendere
farmi
doventato
era
mutolo.
E,
dopo
manoscritto
avergli
caldo,
introdotto
sul
quale
in
il
corpo
zimarrino
il
Lxxxiv
si
PROEMIO
chiuse
DELL'
abbottonò,
e
a
Sùbito
satti,
a
o
la
ne'
libri,
registrato
Quando
Fiore.
si
si
luogo,
la
ottenuto
si
salire
nel
Farina,
sia,
"Salir
fimo
nell'in-
Quando
de'
il
passa,
come
di
per
ha
revoli,
favo-
voti
un'altra
dopo
lo
terzo
non
condannato.
nel
quindi,
stacciatura,
Fiore.,,
l'ultima
r'congiunse
il
ove,
parte
dal
detto
Farina,
maggior
pone
che
quando
Su
vien
luoghi,
mento
Componi-
l'uno
Stacciato,
lone,
frul-
sempre
il Componimento
nello
pone
moveva
i
sono
il
macina,
il
si
nomi
la
posto
di
essere
i
gero
leg-
un
rumore
Tre
"
tratti
l'altro
Stacciato,
un
può
;
che
f-umento
con
quali
al
che
lingua,
intoppi.
a
dargli
rimettergli
rifavellò
vuoto,
volli
per
sorgozzone
mascella.
AVTOHE
sillaba
al
nel
la
bazza
ricascò,
si
d'Adamo.
pomo
Fiore,
nel
salir
Fiore!
spirai
so,,
dal
profondo.
più
sorgozzone
e
"La
squittì
non
E
netto,
gli
diedi
dileguandosi
sa.
come
secondo
rincastrarlo
per
riarticolarlo
disperi,
un
congegnar
ri-
meglio.
La
lo
non
disperi,,
spaventacchio
LXXXVI
PROEMIO
quel
come
nostro
smanioso
di
le
tio,
ciascuna
dita!
Chi
fosse
delle
al
la
con
l'anima
è
non
di
Se
l'ora
Lapo
hai
solitaria
fosse
solito
solo
il
stato
era
anch'io
molte
dire,
secondo
tempo
della
E
so.
altre
ma
e
vituperato.
che
mandò
in
dono
tu
a
ed
so
che,
Aret:'no,
solitaria
affanno.
v'ha
gli
non
Questo
per
compreso
abominato,
Poeta
esso
l'altro
ancóra
me
della
vita
sua
d'esser
e
E
Beato,
Leonardo
pena
maniere
amato
il
come
perché
vita,
so
sezza
gras-
volgarizzamento
ricordandomi
vita
quando
alcuna
da
manoscritto,
raro
chiamar
poteva
sento
notte
rugiada,
direbbe
buon
un
Vita
Ogni
Castiglionchio
un
mandato
che
conoscerenuove
a
della
come
di
Petrarca
al
e
già
tuttavia
preparo
contaminata
carne,
avendo
anni,
forza, m'assista.
brivido
un
sei
e
intavolatura?
mi
a^MQvellamentejmaiere^
(jeità, sela
sei
nuova
io
non
Volca.-
aveva
degli
vite,
di
Marco
di
liuto
di
disperato
quali
coirne
tante
sona.tore
figliuole
due
troverà
Giunto
vissuto
antico
superarsi
somigliare
\
DELL'AUTORE
\
me
e
compreso,
in-
glorificato
d'origine
libero,
[
PROEMIO
avendo
sempre
Forse
discepolo
un
domani
rivolgerà
io
**SoIus
scis
canzone
ballo
nel
ripete
della
mi
discosto
e
gli
parrà
Vatia,
Servilio
Intanto
vecchia
una
Landa
Grande
barbarico
metro
suo
trascendere.
che
di
meglio
che,,
so
operato,
da
detto
vivere.,,
a
ho
potente
il
meritato
E
arditamente
ardiri
più grandi
a
avere
che
più
starmi
conqui-
da
ancor
Jibertà.
ardua
più
una
ancóra
ho
liberissimo,
fattomi
Lxxxvii
AVTOBE
DELL'
la
mi
medesima,
cosa.
"
lou
'n
sréy
tustém
lou
meste
sréy
tustém
lou
meste.
Menoun,
lou
Addio,
'n
mio
amico
di
piaciuto
son
Ecco,
già.
che
le
povero
vie
lene
è
non
quel
o
gesuato
Ognissanti,
invitto.
Vora
il
in
canto
se
mi
di
tempo
della
quella
non
"lucente
cui
Assai
al
stanotte,
forse
d'Italia
e
rivivere
teco
anche
tenebria,,
del
„
giada;
ru-
tima
"ot-
tenebrore,,
riecheggiava
del
tuo
per
lacopone.
19 12.
G.
d'A.
I.
alla
alla
famiglia
sua
resta
già
scolpito
aveva
grandi
e
sdegno
fissato
forza
figure
ossature
di
sasso,
onde
dantesca
tondo,
tutto
in
la
banda
l'Eretico
del-
prestanza
Catilina;
rato
gi-
attitudini
d'ogni
staccato
da
del
vena
arte
umane
piedestallo
disceso
sbozzata
compatta
di
in
parte,
sua
figura
l'acerrima
solitario,
in
consorteria
sua
alla
della
prigione
Ma
la
aderisce
rilievo
incorporato
alla
che
guisa
nasce.
di
alla
maestranza
sua
quella
basso
viveva
comunale
L'uomo
ed
esso
1
2
VITA
LA
l'artiere
di
delle
fuoco
dei
folto
secoli
Il
duro
di
in
gli
da
Elementi
due
delia
prodigio
nel
di
un
la
protesa
caldo
tirannico
parte
di
sé
della
stesso,
Le
fatta
a
avevano
un
me
Co-
nell'una
la
natività
mano
sì
bene
porta
bello
l'altra
nel-
ma
urgenti.
annunciava
lunno
l'a-
Chiesa,
crociato
fu
con
dell'Impero
aprir
cui
solo
fermezza.
dell'oro,
ad
tesse
po-
medesimo
tal
e
più
si
non
tempo
verga
il
terrestre
reggeva
spirito,
per
Dite
Pensieri.
Mente
chiuso
mondo
suoi
liberator
Vergilio
non
di
era
restainatore
mondo
chiave
i
con
il venerando
e
sul
compiere
creatura
duplice
occidentale
alla
torri
rimasto
eroe
Divina
operato
pria
pro-
sempre
composto
con
della
imagine
sua
contro
per
che
un
e
mani
mai
lui
volontà
terra
tristo
infernale.
per
atto
la
di
le
aveva
più
civiche,
come
notte
Poema
macra
nel
visibile
Fato,
nella
rosse
bronzi,
sollevatala
e
al
e
lilENZO
gota
passioni
statua
Città
DI
dalla
grifagno
gittate
anco
COLA
DI
aversi
la
di
un
Quel
fatta
l'avvento
LA
delle
DI
VITA
singolari,
volontà
predominio
quel
in
petto
la
con
e
Lupa
di
frutti
e
la
si
coi
ribalzavano
fatto
voto
l'una
col
con
di
sangue
di
d'uomini.
murar
Nella
Per
risalto.
furor
ovunque
vicenda
ghie
l'un-
con
della
novello
razza
atterrate,
;
e
torri
dell'altra
suo
ture,
sta-
Tirannide
La
che,
ricementar
più
ardue
entrambi
giganteggiando
Anteo
merevoli
innu-
fiori
combattevano
rostri,
zia,
mar-
produrre
per
spaziose,
Libertà
col
calpesto
umana
anime
d'aspro
odii
radici
fossero
pesanti.
volti
e
di
più
già
le
sangue
dell'arbore
apparivano
così
dall'Aquila
genti
delle
larghi,
roggio,
drizzarsi
suolo
sorvolato
e
cima
tola
cin-
dominatori.
i
nel
imbevute
alla
dalla
degli
a
fronte
che,
Pareva
dalla
avello
cominciavano
cittadini
Come
gloria.
scoperchiata
fornace
dalla
della
efifrenato
Ubarti
dell'
fuor
su
J
l'esaltazione
della
e
magnanimo
suo
RIENZO
l'amore
soveichiatrice,
virtù
del
DI
COLA
e
degli
palagi
l'antico
quel-
come
tempio
aveano
con
cranii
insedia-
4
VITA
LA
nienti
riscatti,
dei
e
racquisti,
del
nerbo
virtù
le
si
morire
di
il
possa
come
come
le
cui
al
Duca
di
libertà,
rifermava
di
tuna
d'un
capitudini
anno
la
per
tieri
Gual-
si
dicava
rivendal
alle
ven-
più
poco
stati
rivolture
lagio,
pa-
ordini
gli
in
di
a
grandi
signoria
quattro
tante
Roberto
loro
dell'arte,
mutava
a
sùbito
i
sopra
dava
giustizia,
giro
Calabria,
traeva
deva
pren-
breve
sé
di
poi
Brenna;
in
In
offeriva
Firenze
dono,
in
i
dedizioni.
le
Pisa
prapponendosi.
so-
Frequenti
sale.
il
forza.
per
si
novità
la
erano
riceveva
Lucca
di
pareva
intricandosi,
greggi
violenze
d'Angiò,
o
variissime
politica
vita
le
Uguccione
tempo
strezza,
de-
di
vincere
di
Appetivano
popoli
il
cresceva
s'ac-
e
il torace
alternandosi,
creavano,
dei
e
giaco.
di
Forme
di
selvaggia
ampliava
angusto
cacciate
dell'ingegno
più
gioia
giure
con-
moltiplicavano,
e
ognora
delle
delle
braccio
la
BIENZO
abbattimenti,
degli
e
DI
COLA
DI
di
gimento,
reg-
passava
6
LA
VITA
dalla
il
nominato
al
pace
Visconti
fosco
fuoruscito
di
Vescovo
la
Re
da
in
gente
nuova,
con
recando
tagli
dona-
regia
poi'pora
Roberto,
Roma
Francesco
a
colonnesi,
la
salmerie
le
tra
di
nato
cavalieri
dei
scorta
tevano
commet-
solenni
il
E
Giovanni
or
Galeazzo
ambascerie
Petrarca.
aveva
procurator
Luni;
il secondo
e
liera.
capel-
rossa
Malaspina
Franceschino
Già
RIENZO
DI
l'OLA
Castruccio
lettavasi
di
DI
mente
trionfal-
entrava
vedova.
II.
Roma
la
sopra
pativa
tutti
Donna
dei
le
città
dal
di
Giuda
la
cadute
la
fame
e
stese
la
le
statue
strage
si
dei
nella
battute
ab-
fossero
profeti
della
della
sua
sua
della
alle
strutta
Di-
vergogna.
indizii
che
abominazioni
e
ruggito
magnificenza
terra
a
regni
desolazioni
annunciate
quasi
mali,
i
forza
;
gloria
;
vita
ri-
LA
VITA
COLA
DI
DI
nell'immensa
masta
che
la
diserta
fiume
non
nella
ventosa
in
sul
Avignone
d'orafo
il
limo
del
intento
suo
là
stimar
a
fiorini
ogni
se
di
legittimo
peso
lamento
Pontefice
dal
udito
era
dessero
gli
II
ruina.
faceva
bilancia
con
7
RIENZO
otto
cia
on-
una
d'oro.
Miserabile
formidabile
e
si
rispecchiò
settimo
Arrigo
quale
ceruli
del
Porta
sì
del
scarso
che
si
dal
suolo.
La
che
i
Templi
e
da
per
Teatri
gli
jLa
sì
con
radicato
bellezza
nel
dell'
discendendo
silenzio
degli
asfodeli
grande
più
furenti
pietre
1
inghiottire
Archi
le
che
tufo
Fori
i
tutti
Republica
fondamento
primiero.
Urbe
si
a
reva
pa-
Terme,
la
stabile
e
dell'Agro,
secolare,
pasto
venerandi
Imperio
avevan
tanto
e
sogno
voracit?i
stesse
testimoni!
r
funebre
ricco
dalle
espresso
alla
giunto
fazioni
delle
occhi
negli
drama
cotidiano
placata
non
Un
svolgeva
sì
con
arnese.
quello
vi
i
Popolo
l'Urbe
del-
l'aspetto
poco
verso
faceva
a
poco
i Mani
terranea,
sot-
nel
degli
8
LA
riTA
Scipioni
de'
e
iniagine
a
le
sterpeti
i
vigne
gli
dei
le
i nudi
Teatro
Stazii
i
Millini
il
che
rida
Un'or-
irta
di
I
afforzavano
nel
Sanguigni
di
quella
ruderi
del
la
rocca
nello
del
quelli
Margani
Circo
fese,
of-
plando
contem-
costruivano
con
cielo
parevano
antichi.
Coi
Marcello.
i
muraglia
la
acquietarsi
Pierleoni
la
neva
soprappo-
lineamento
trionfato.
i
ed
illustri,
cresceva,
Pompeo
di
si
moli
colossi
potuto
Orsini;
Ma,
nel
riconquistava
composto
di
pavano
occu-
ruina.
ottimati
guerra
l'orbe
gli
le
dei
aveva
Teatro
paludi
e
inespugnabili
di
Gli
profondandosi
e
fantasmi
sul
le
scolpito
torri
creata
loro.
ruina
nuovi
cotto
città
che
orti
tra
marmo
di
rozza
l'avean
che
andavan
al
lìIEXZO
magnanimità
luoghi
superbia
DI
Cesari
seppellimento
lento
con
COLA
della
più
come
DI
gli
e
Flaminio,
Stadio
di
Domiziano.
al
Poggiata
la
fulvo
cittadella
in
una
travertino
dei
cintura
Frangipani
di
losseo
Co-
del
torri
prendeva
com-
gli
Ar-
VITA
LA
di
chi
e
le
i
nesi
il
tra
;
ch'ebbe
bucranii,
intorno
di
al
saettame
battifolle
di
Cecilia
dai
accumulato
era
illeso
della
base
una
cittadella
dei
incontro
di
cotto
in
sposa
merli
bertesche
propugnacoli
cerchia,
Nerva
al
Campidoglio
degno
e
sopra
la
di
guernimento
di
piombatoi,
l'altissimo
dominatore
d'esser
massa
murata
mastra
con
Cesare
di
e
ciclopici
torre
gipani
Fran-
abbracciava
di
ripiani
tre
Conti
macigni
della
tetragona
dei
all'opere
potenza
d'Augusto
Fori
ergendo
la
il
Capo-di-bove
sarcofago
in
la
dei
nale
Quiri-
Crasso.
Rivale
i
la
i Caetani
sepolcro
nome
il
ove
al
e
Colon-
il
l'Aventino;
dei
tutta
e
e
Tiberina
intorno
Metella,
culto
i
Pincio
tutto
dell'Isola
inalzato
al
Tenevano
Monte
i Savelli
parte
quadrata,
d'Augusto
"il Mausoleo
valle
imperiali,
Roma
dedicati
indigeti.
il
Costantino,
palagi
della
santuarii
9
lìIEXZO
di
altri
sante
Eroi
primi
DI
Tito,
gli
e
vestigia
forse
COLA
di
Giano,
Septizonio
e
ni
di
comparato
tutta
per
2
10
VITA
LA
robustezza
DI
COLA
alle
austera
Republica.
della
Arrigo,
cavalli
In
tal
combatté
bastita
in
di
vanamente,
gli
giorni
il
le
arse
banarono
e
i
case,
i
maglia
nei
fu
d'un
fatto
giannetto
dalla
i
Fiori
furono
francescani
in
vivo
diedero
il
dei
potere
resisteva
precludendo
la
al
ad
limitare
Liegi
groppa
di
in
logna
Cata-
Campo
i
sacco;
di
convento
Bavari,
Sant'Angelo
via
a
meggiò
ar-
ammazzato
Orsini
messi
piastra
in
balestriere
degli
ab-
di
soma,
d'un
palagi
in
vescovo
gettato
come
ferocia
;
de'
prigione,
il
e
il fuoco
corsesche
e
crocicchi;
cano
Vati-
uccisi
chiericìa
spuntoni
con
glio,
serra-
ottimati
vie,
le
di
giorni
degli
la
al
al
Per
cumuli
ponti:
in
gli
e
arrossò
vevano
do-
torre,
giungere
d'Acaia
sangue
che
maggio
in
contendevano.
trava
en-
duemila
serraglio
per
Giovanni
guelfi
dal
torre
di
bastita,
che
suoi
legati
E
arci
nemica
coi
incoronarlo.
valide
selva
cardinali
tre
giugno
lilENZO
più
attonito,
coi
e
DI
il
Ma
ogni
frati
celi
Ara-
Castel
assalto,
degli
Apo-
LA
stoli.
Stanco
Cardinali
dal
lo
alfine,
cavai
l'Aventino,
vide
mestizia
insegna
dell'Impero,
offerto
a
altro
un
da
E
certo
aureo,
Benedetto
Vili
ch'era
An-igo:
le
su
globo
quel
snade
ma-
colle,
volar
guelfe.
su
le
del
pie
balestie
con
convito
che
gazzarra
ripensò
non
discese
a
a
dalle
ai
Laterano.
zazzera
quadrella
e
tratti
mense
in
sedette
udì
chiese
cerimonia
la
menavano
bolzoni
Re
in
e
e
egli
orsine
il
dopo
bianco
1t
hlESZO
coronassero
vestito
bianco
DI
C'JLS
scorato,
e
che
Quando
lieta,
DI
VIT.i
pien
di
cenere.
III.
Gran
compita
di
tempo
la
faccia
ricorresse
corse
l'incoronazione
biondo
partirsi
poi
da
Roma
della
in
troppo
senz'aver
Casa
all'astuzia
di
del
che,
voce
Laterano,
l'Impera
al-
dolesse
veduto
pur
Pietro,
di
e
travestimento
ch'ei
12
I^A
circostanti.
sbocchi
gli
abito
di
passare
presidii
qualche
subitamente
si
guelfe,
di
fu
e
strada
levò
fatta
alla
e
poi
porta,
modo
le
genti
ogni
capo
tori
bandi-
da
e
taglie
la
San
E
si
giorni
infermo,
il sospetto
sinché
e
ridursi
d'un
su
Sinagoga.
più
dì
taverna
dietro
mulina,
la
Onde
tra
grossissime
ebbe
quale
Rienzo,
sotto
destar
dosso
ad-
Tedesco.
compagno
le
tanto
non
in
di
trare
pene-
occhiuti.
custodia
furono
al
più
a
non
rumore
ogni
ad
e
messe
Il
nei
sospetto
sano
pae-
nando
ingan-
così
da
l'inganno
coperto
im
barre
e
che
ma
che
s' ardisse
riescisse
Basilica;
nella
da
fossi
e
milizie
voce
ei
vie,
steccati
per
i
Corse
delle
sendo
es-
asserragliati
condotto
romeo,
pratico
fosse
tutti
e
pio,
dalle
guardato
d'Acaia
principe
del
RIENZO
desiderio
suo
quartiere
il
DI
I/OLA
il
appagare
per
in
DI
VITA
non
ripa
col
tavernaio
del
minato
no-
Tevere
Tomaso
quivi
suo
dei
rimase
i nemici
Cenci,
la
passò
celato
non
rallentai"ono
fra
notte,
dosi
fingensero
depola
vi-
14
LA
alla
insino
in
VITA
poi
che
di
mossosi
dei
Pisa
rendeva
disegni
grandi
nelle
là
febbre
di
galee
i
sfioriva
in
lento
delle
onde
Rienzo.
con
E,
fu
un
solitario
al
i
allo
pito
stre-
stare
contadino;
anno,
dal
zoviglie
goz-
di
taverna
madre
agitato
del
delle
la
ventesimo
che
vapori
egli
baccano
a
casa
madre
tra
la
mandato
già
tanta
set-
nella
della
risonava
parente
suo
ma
al
quando
egli
fino
triste
sbigottendo
e
le
Doria.
male,
risse
di
giando
veleg-
etrusco
mare
ginocchi
limoso,
speranze,
d'agosto,
l'infanzia
su
di
fumide
Lamba
Cola
tiberina,
vita,
sul
letto
grave
grandi
maremme
invano
a
suo
spirito
più
tro
con-
cavallo
sul
l'ardore
sotto
fiume
di
lugubri
Visse
da
lo
e
oste
a
coricato
e
delle
l'Imperatore
andare
scendeva
Buonconvento
campo
volubilità
sogni,
per
nella
esperimentar
la
l'Angioino
da
vagiva
doveva
fugacità
la
e
lìIEXZO
mentre
crudamente
così
sorti
DI
E,
morte.
quegli
culla
COLA
di
passò
in
Anagni
dove
mase
ri-
incolto
flutto
delle
e
passioni
sue
in
DI
VITA
LA
quella
di
Sciarra
laggiù,
deserta
che
Sciarra
eletto
stato
cacciato
i
capitano
del
milizie?
Di
novelle.
Sciarra
di
fosse
a
signore
dall'esilio
Cinque
del
re
galee
Roberto
acciocché
di
papa
corte,
col
dato
man-
in
s'ei
non
cevuto
ri-
avrebber
Non
que
duntornava.
mandato
per
entrasse
città,
Giovanni
il
alla
tratto
reggesse
Tornava
papa?
dottiero
con-
e
la
che,
Genovesi
non
era
avevano
il Bavaro.
erano
non
popolani,
minacciandolo
la
lante
vacil-
in
tratto
riformato
a
con
osato
aveva
Popolo
cìnquantadue
tornato
Monti
vespro?
dal
tiara,
la
nura
pia-
alla
I Romani
che
ambasciatori
Avignone
dentro
Caetani
della
grandi,
chiamato
consiglio
il
peso
le
giungevano
cruccio
i
che
braccio
delle
fondo
accesi
colui
il
sotto
del
ardeva
in
i Laziali
pel
ricordo
chiudevano
Colonna,
trascinar
il
e
fuoco
cerchia,
e
imaginazioni,
serbava
Oual
Prenestini
l5
RIENZO
sue
che
terra
Bonifacio.
dalla
DI
delle
e
dell'oltraggio
di
COLA
foce
del
vere
Te-
vettovaglia
l6
LA
in
i
città
VITA
la
per
trattati
?
Il
via
Pietro
sonato
le
fanti
alle
e
s'era
s'eran
disonore.
il
la
Giungeva
volta
di
duca
di
a
Roma,
popolo
semplice!
uomini
disputavano
in
segreto
di
Ludovico,
e
si
gli
I
mettesse
ambasciatori
che
in
e
i
alla
per
Castruccio
Oh
moneta.
buoni
patti
;
Sciarra
e
la
trattava
lasciasse
ogni
E,
cammino.
furono
grasce.
cinquantadue
su
ordinava
di
seco
molta
con
aftanno
moveva
aveva
Lucca
Ora
grande
si
Viterbo,
patti?
senza
scarsità
e
e
levano
Vo-
chiamato.
con
gato
le-
danno
veniva?
l'aveva
crudo
tempo
e
il
e
con
non
Maremma
doglio,
Campi-
battaglia
gran
salvo
trare
en-
aveva
di
signoria
la
Colonna
passava
popolo
principe
Bavaro
dargli
Sciarra
il
in
posti
E
Il
di
per
campana
e
dinal
car-
giardino
Leonina,
fatte
combattuta,
il
Napoleone
del
sbarre
erano
e
niesser
cavalli.
la
Rotti
Giovanni
Città
e
lìIEXZO
mare.
mura
stormo
a
del
con
nella
con
DI
principe
rotto
avevano
COLA
Orsini
degli
San
DI
giunti
a
venuta
indugio
quando
Viterbo,
LA
comnìise
il
le
che
Roma;
ogni
di
nel
disse
la
è
egli
E
Giungevano
le
faville
massi
del
di
giovinetto
canuto,
interrogava
ricercava
i
ritrovava
Di
quivi
tempo
per
le
Bonifazio!
sentendo
il
da
aveva
Quivi
»
detto:
il
le
bandiere
Dacché
dio.
incen-
a
per
papa
vecchio,
vedendosi
e
vallo
ca-
del
«Muoia
i cardinali
«
dal
mattina
Anagni
magnanimo
e
rumore
tutti
dell'
in
gridando:
donato
abban1
il
parente
suo
una
e
E
segnati
Colonna
insegne
Francia
il
i
su
Ernici.
tracce
entrato
era
con
di
il
là
commessi
e
luoghi
le
quando
fin
degli
Cola
sacrilegio,
re
forza
tano?
capi-
il
a
tagliati
dall'antichissima
gozio
ne-
Tebaldo?
e
civico
fuoco
gnore
si-
del
quando
a
travertino
del
prezzo
Savelli?
così
tori
ambascia-
Sciarra
avuto,
Jacopo
verso
agli
Oual
linperadore.
nare
so-
mandò
e
risposta
—
/
basciata
am-
fece
quale
cavalcasse
—
Roma
aveva
il
campo
uomo
questa
e
;
trombe
dell'
risposta
la
Castruccio
tutte
1
lìIESZO
DI
COLA
Bavaro
a
bando
DI
VITA
famigliari,
tradimento
i8
LA
mi
conviene
riTA
papa.
sedia
la
di
Pietro,
E
con
in
Sciarra
lo
della
popolo
di
la
e
varo
donna,
la
Per
cristiano
dal
del
città
piena
di
e
di
lezzo
officio
sacro
canonico
di
né
di
era
San
E
«Viva
il
!»
e
più
frati
s'era
di
tutti
di
si
stato
Pietro
stro
no-
E
Santa
gran
cantava
campana,
sonava
Cristo
tato
depu-
un
nell'aria
non
e
non
Romani
spandeva
eresìa,
sudario
un
si
tore
impera-
scismatici
e
merità?
te-
memorabile.
prelati
ribelli
il Ba-
da
ma
dei
e
del
nome
un
gi-ido:
re
crilego
sa-
rinnovata
evento
cherici
gli ordini,
Chiesa;
e
Il
consacrare
legato
levava
signore
in
volta
faceva
popolo:
la
tutta
dal
o
papa
che,
con
prima
si
fiamme
alle
incoronava
ora
sua
croce.
minacciato,
dato
quegli
Roma,
la
e
saccheggiatori.
dei
era
tino,
Costan-
di
schernito,
cupidigia
non
dell'anìmanto
chiavi
palagio
rire
mo-
sedere
a
Corona
le
aveva
nel
alla
posto
parato
pugno
manomesso,
e
s'era
papale
cinto
voglio
almeno
E
»
KIEXZO
DI
morire,
come
su
COLA
DI
e
da
nascosto
peixhé
il
non
Quali
Il bello
l'officio
indosso
messa
«
«
Egli
E'
è
Dio
che
quel
sarà
sciamilo
che
vuole,
Dio
che
quel
di
dinanzi
lettere
con
s'era
pompa,
toga
una
prendere
nel
Roma,
grandissima
con
nato
nomi-
Castruccio
di
senatore
nicati.
scomu-
approssimavano?
si
avventuroso
e
degli
sguardo
tempi
19
RIENZO
DI
COLA
dallo
offeso
fosse
DI
VITA
LA
»
misi
cre-
dicevano:
di
e
vorrà.
dietro:
»
V.
L'avvenire
di
procella.
d'oro:
Il
dopo
signoria
de'
appariva
di
Gatti,
Viterbo
in
del
nella
Piazza
una
non
senza
che
dalla
s'attendeva
dell'Imperatore
carichi.
con
Roma
Popolo
gran
il tesoro
e
Appresso,
di
San
nube
una
aveva
tolto
fiorini,
trentamila
non
Bavaro
aver
fece
come
fame
martirio
a
Salvestro
imposta
Pietro;
di
zione
indegnapresenza
larghezze
fece
la
e
Parlamento
vestito
di
20
globo
col
porpora,
solennemente
dinanzi
il
temporale
fra
dar
buono
pochi
ai
dinanzi
sé
da
Romani,
pontefice;
che
se
mato
chia-
lo
lo
mostrò
volessero
risposero
1" eletto
a
fece
e
e
eglino
E
sì.
popolo
minore
Corvara;
ed
gregò
ricon-
E
il
frate
un
di
medesimo;
domandò
e
promise
Cristiani.
luogo
a
fine
dopo,
poco
nel
Pietro
per
in
beneficio
e
provvederebbe
giorni
fatti,
parlamento
ai
dall'officio
officio
ogni
pastore
in
chiamare
faceva
spirituale;
e
che
venire
da
e
Jacopo
piete
ventiduesimo,
papato
molto
una
con
si
della
conspetto
il
quale
eretti
pergami
al
e,
rimosse
sentenza
Giovanni
del
grandi
i
comparve
verga,
silenziosa,
Caorsa,
papa
la
chiesa;
moltitudine
di
BIESZO
DI
e
su
alla
lunga
COLA
DI
VITA
LA
ebbe
dando
grinome
,
Nicola
ed
quinto,
E
della
il
della
e,
sua
smontato
dopo
poco
cavalcò
all'incontro
corte
in
di
falmente.
trionil
dì
verso
dell'antipapa
cardinali
chiesa,
chiesa
ancóra,
il Bavaro
Pentecoste,
Vaticano,
in
entrò
mise
e
scismatici;
a
quel
suo
22
Tebaldo
e
DI
VITA
LA
si
dileguò
illusione
breve
si
udendo
papa
Cola
di
della
Regola,
che
Roma
in
con
gentili
e
frate
di
nico,
Dome-
seppe
uomini
religiosi,
fratelli
di
della
Venturino
San
cilestro
e
e
loici
battè
s'ab-
compagnia
che
e
nitenti
pe-
lomba
co-
una
venivano
misericordia.
costoro,
t^r-
aveva
letto,
intagliata,
e
per
terribile
e
durissimo
mantello
pace
Anagni
santa
dell'abito
bianca
torri
le
tavernaio
il
nòt?e"gli
grande
una
sul
gridando
quella
si
ventenne
da
d^ùna
nel
vestiti
con
a
più
sonni
i
fra
l'orfano
tornavasene
Casilina
via
che
contese
spentosi
Rienzo,
miseria,
furore
più
il
bandono,
dell'ab-
sua
delle
Quando
grandi.
restituita
nella
con
Dalla
tristezza
ricolcò
rombo
il
fumo.
maestà
nella
riaccendevano
un
il
presso
come
della
ricadde
popolo
bato
RIENZO
trovarono.
Tutto
la
DI
grazia
cercaron
la
dei
COLA
E
si
scolò
me-
ch'eran
bardi,
Lom-
rubatori,
diali
mici-
mentecatti,
colomba,
bergamasco
mati
chia-
condotti
da
dell'or-
VITA
LA
dine
dei
in
si
DI
E
predicatori.
città,
alle
COLA
DI
li
e
chiese
vide
in
e
si
giunse
rassegnavano
all'altare
dinanzi
quelle
dalla
spogliavano
essi
con
che
23
lìIEXZO
in
cintola
su
si
e
flagellavano.
Errò
le
per
vie
smarritamente,
infanzia
tescate,
le
deserti,
i
dalle
s'arrestò
su
le
che
macerie
stormo
il
in
popolo
sua
frate
forse
ad
per
la
il
innanzi
ascoltare
volta,
laudi
e
sangue
giare
biancheg-
ogni
e
cantando.
il
congregò
la
predicare
per
nella
prima
le
sera
Bergamo
confuso
stette
a
tra
Campidoglio
penitenza,
Cola
da
vesi
pa-
d'assalti,
intagliate,
croce
dei
capi
sul
stormi
colombe
con
ai
testimone
udì
dal
e
con
passavano
a
delle
Come
fu
palagi
sbarrati
masnade
d'arsioni;
Battuti
i
sbocchi
serragli,
dalle
balestre;
ruberie,
dei
dai
e
\
imber-
dall'erba
agli
r
delia
torri
disfatte,
e
invasi
chiostri
contadino,
ricordi
le
guardò
arse
guardati
e
di
;
case
catene
ponti
dai
oppresso
lontana
bestiame;
il
anguste
calca
la
mentre
il
giovine
predica;
la
mol-
e
24
titudine
COLA
ni
VITA
LA
lìIEXZO
DI
intorno
gli mareggiava
dalla
si
parola,
in
lui
attenti
dell'
spiriti
egli
era;
deridevano
frate
in
Il
eloquenza.
i
che
notò
e
il
cogliendolo
quando
mente
confusa-
risvegliarono
gli
Attentissimo
mossa
più
quando
a
di
peccato
a
falso
latino.
VI.
Ora
tuttavia
la
Anagni,
terra
appunto
bolla
statutaria,
scolari
come
e
nobili
Anibaldo
Egidio
ai
una
esenzione
uomini
sua
la
il
dottori
mento
tradie
agli
giurisdizione
dalle
ornati
Anibaldi,
Colonna,
dalla
e
innanzi
poco
prigionia,
la
fondator
egli promulgato
concedendo
propria
già
romano;
aveva
la
e
il
stato
che
ombra
grande
sua
era
Studio
dello
vero
della
copriva
natale
Bonifacio,
l'ottavo
appunto
Iacopo
di
lor
E
imposte.
tutte
Romano
lettere,
sini,
Or-
Stefaneschi,
LA
VITA
interrotto
avevano
lor
dottrina
la
Meraviglioso
plebeo
l'ardore
fu
da
sé
retorica;
oratori
studiò
Seneca,
Valerio
la
imagini
Profeti
fiamma,
di
grandi
di
parole
di
e
Ma
le
forte
ruine
i suoi
Bella
figlio
più
inscrizioni
gli
e
di
della
del
Bibbia
pienza,
sa-
ben
vere;
vi-
trovò
le
imperiose,
sentenze
minaccia
s'ebbe
insegnamento:
delle
gnità
di-
postrema
di
zione
esorta-
promessa.
dalle
furono
gli
Boezio
in
uso
della
e
rone,
Cice-
Livio,
compiuta
norma
nei
la
l'amoroso
Roma,
tura,
na-
storici
gli
Massimo;
venerò
voce,
dalla
Sallustio,
Simmaco
di
poeti
i
conobbe
;
viva
gramatica
Imparò
stesso.
giovine
del
dall'autorità,
tradizione,
in
sata
adden-
dalla
nell'apprendere
dalla
le
barbarie
di
notte
di
splendore
lo
con
25
lilEXZO
l'Urbe.
su
e
DI
COLA
DI
punse
gli
severi
singolare
Rienzo,
nuo
stre-
marmi
l'acume
maestri;
dilucidava,
incitandolo.
questa
in
più
antichi
latine, ch'egli
l'animo
il
egli
verità,
giovinezza
la
più
del
nobile
4
26
VITA
LA
di
parte
assidua
vita,
sua
DI
della
l'anello
amor
perenne.
virtù
prisca,
di
mulacro
si-
un
quell'imberbe
come
marmoreo,
che
ricerca
china
innamorata
perdutissimamente
dona
alla
ansiosamente
testimonianze
Astrolabio
RIENZO
consacrata
taciturna,
e
le
sopra
COLA
DI
nella
leggenda
alla
Statua
demoniaca
in
di
segno
VII.
Egli
gli
archi
i
Aureliano,
aridi,
dei
consoli
le
lungo
le
mura
delle
le
secoli
le
leggendo
e
degli
omai
le
lettere
imperatori,
incise,
nudando
dall'edera,
scolpite
alta
di
liberando
lapidi,
sparsi,
istorie
ad
di
ingombri
mascherati
statue
terme
acquedotti
i frammenti
interpretando
rilievi,
fra
spiazzi
diseppellendo
crosta
giorno
gli
deserti
raccozzando
i volti
colonnati,
sotto
nei
ruderi,
dalla
il
tutto
vagava
voce
nei
i nomi
evocando
bassi
dei
in
LA
DI
VITA
cimitero
quel
gli
nel
quando
Lupa
i
e
silenzio
divenuto
ratori
affievolì
rito
Assai
tazioni
più
erranti
allora
verità,
Gli
voleva
]
si
spi- /
torbida
delle
in
\
libe-
nello
e(
egli
cace.
ineffi-
sogno
suo
/
medi-
sue
cabile
quell'impla-
dT_g]|ifrrn (^V\p ingnngiiinnvcj
il^tufodel
CampidoglÌQ__aìe
Comune
pativa
dalla
la
dei
rocca
Milizie,
dalla
era
un
necessario
retore
il
mala
palagio
ombra
Conti,
cittadella
dell'arce
emule
non
quiriti.
romano
era,
furore
guen'iero
dei
cui
del
l'imagine
j
esser
della
su
C
fantasia
credette
contezza
del
mondo
consanguineo
materia
imprimere
favore
nella
sfigurò
si
la
ossesso
animò
della
della
quel
pacificatori
gli
o
perigliosa
delle
il
dei
e
Col
ch'egli
quasi
urli
presaghi
solitudine
si
gusti,
au-
quando
a
gli
Roma.
fieramente,
così
del
di
gli
sotterraneo
udire
funebre
della
e
i fantasmi
dell'Aquila
vita
27
RIEXZO
pareva
vento
gridi
seconda
DI
formidabile
mentre
a
COLA
tesa
pro-
dalla
dei
romùlea.
alla
facondo.
torre
pani
FrangiUn
gran
Come
graji
gna,
bisola
/
/
28
LA
folgore
VITA
Ur
uomini
deve
il
ad
ritta
tenne
la
contro
Marco
Se
un
eroe
questi
avrebbe
Eccomi.
la
e
cose
non
parola
e
ha
un
un
poeta,
re.
il
Il
non
ma
plebeo,
solo
di
tempo
Egli
per
per
è
dal
parola
veramente
mana,
ro-
condurre
volgendosi
la
con
realtà
degli
dal
mini,
uo-
in
fondo/
messaggi
coma
eventi
coma
dal
:
per
maturarsi
inviato
recar
azioni
lottare
l'ignobilità
eloquente.
dell'Infinito
sola
deve
salute,
con
disfatta.
delle
Chi
la
per
l'usuraio
del-
espulso
una
velocissima
Adswn.
vita
delle
Roma,
glio;
ta-
Stratone
la
stato
proferito,
nunzia
di
e
che
dopo
fosse
di
sepolto
cuor
lama
larga
mammella
Bruto
vero
tima
in-
sua
punta
quella
neppur
tento
in-
grandezza,
la
di
ziosa.
silen-
dalla
macerie
e
gli
tra
lapidi,
della
ottima
anzi
di
accenti
le
aguzza,
spada
ripercossi
sotto
imperatoria,
in
deciferatore
gli
trovò
non
saetta
nel
apparito
novo
ascoltar
eco
di
convertirsi
Ma
RIESZO
profondandosi
guisa
a
pensier
ogni
così
1)1
favoleggiata
s'indura
suolo
COLA
silenzio
1
I
3o
LA
delle
discipline
Tre
di
atto
vita
di
e
Di
quel
l'aborto
Roma;
s'era
sottoposto
da
il
che
furono
maschio
Ma
lupigno.
che
scettro
non
aveva
dalle
ariento
dita?
sue
»
officio
suo
Il
biografo
di
della
era
latte
scelto
e
più
che
lo
brò
sem-
disgiungere
di
«penna
fino
esercitare
uso
tabellione
antico
farlo
a
esaltazione
conveniva
quella
cui
con
mammelle
egli
mai
potersi
non
due
dell'aspro
prima
piià gli
notarla
valso
sorso
assai
tribunato
al
di
degno
Uars
sarebbegli
solo
un
il
sovrabbondanza,
con
meglio
quando
rica
li-
la
triduano
farsi
le
tesimo
bat-
a
laureato
Campidoglio.
nutrirono
lo
Poeta
per
dictandì
Vars
tenne
all'esame
sermone
culto
attonito
quel
rilità.
ste-
egli
nel
lo
e
la
e
ci-eatlvo
mondo
di
ascendere
e
al
illusione
Re
rigore
sforzo
il
stica
umani-
battezzato
innanzi
del
il
un
già
se
primavera
vano
di
in
come
regno,
ventoso
tradizionale
RIENZO
manifestarsi
a
disciogliesse
ne
quale
DI
della
presentimento
fu
COLA
DI
VITA
il
remunerato.
ci
dice
che
«
in
sua
LA
bocca
fantastico
dell'
in
in
era
riso
un
della
dal
dato
dal
il
tare
di
rire
Dì
voi
lui
salvezza
su
la
lessi
bassa
nell'una
e
o
e
stata
fu
le
il
di
vite
vostre
».
pione
Sci-
di
mondo,
montagna
che
quasi
Paragonata
i
ch'io
monti
che
sarebbe
favella
/
proffe-
del
cielo.
altra
j
dono
di
tanto
tutti
j
man-
esor-
fate
scoscesa
l'Olimpo
nell'altra
certa.
Romani
mezzo
sublime
qualunque
vallèa:
lui
Nel
una
l'altezza
intesi,
futuro,
il cantore
toccare
a
quella
vidi,
«
vederti
giungevi
a
di
Ma
rarissimo
e
di
:
cima
parvemi
i
sognare
Africano
su
stizioso
super-
voi
a
Come
«
doveva
del
sentimento
veneratelo;
la
per
giorno
faccia
doveva
»
Petrarca.
Dio
polito
un
credetelo,
cielo
sima
mede-
predestinazione
sua
Quest'uomo,
biguo
am-
scoperchiato.
alla
generato
lui
d'acciaio
forse
rivolto
qualche
il riso
a
specchio
sarcofago
riso
un
in
apparso
specchiò
d'un
3l
lìIEXZO
sembra
E
àugure
si
DI
appariva
».
quello
cui
l'orlo
e
COLA
riso
sempre
modo
«
DI
VITA
descritta
profonda
stesso
tanto
dai
poeti
esaltato
e
i
32
si
LA
VITA
riduceva
Basse
le
Ti
i
sotto
quali
ai
questi
la
per
venendo
dal
lo
bene
aveva
lara
delle
Camene?
pel
Monte
padri
la
si
volta
contemplare
e
con
lo
acclamò,
a
Capranica
«
la
plebe
Terme
Io
spettacolo
ragionare
quattro
»,
anni
lustri,
il-
pel
sdegnosa
o
assidersi
diocleziane
delle
delle
di
lontano
patrizii
volte
tre
delle
Giovanni
di
l'Aventino
per
ritrasse
amico
e
dei
dove
ove
dell'Anguil-
vide
lo
compagnia
Sacro,
Roma
Colonna
Gianicolo
bre
Om-
quando
visitava
Orso
Certo
in
delle
di
Agnese
ed
diarti....
invi-
pareva
il Petrarca
accolto
per
splendente
volta
prima
di
aggirarsi,
ruine
forse
castello
sposo
sedevi
evocatore
incontrò
non
forti,
maggiore
tutti
stesso
L'errante
»
capo.
d'uomini
così
Febo
che
augusto,
sul
girava
di
bellezza
sovrumana
su
ti
luminoso
scoglio
uno
avevi
distanza
gran
tu
colle.
umile
stuolo
uno
mezzo
sovra
a
il Sole
circondava
in
ai
piedi
vicino
BIEyzO
DI
confronto
quel
a
nubi;
COLA
DI
San
dopo,
grandi
grandi
Vito.
in
a
morie
me-
Certo
quell'in-
dito
che
aprile
popolo
l'onta
della
fazioso,
gente
la
verso
primo
del
composta
la
gesto
ghirlanda
reciso
al
divenire
vinetto
gio-
l'arbore
Rinascimento.
del
vittoriosa
per
sol
la
ramo
ch'era
alloro
sangue
tutta
un
Poeta
sé
i nobili
del
con
del
fronte
da
concordia
sollevò
romana
quando
quando
mondarono
festante
vo
nuo-
scosse
servitù,
si
un
Roma,
giorno
sua
in
e
di
un
giorno
un
per
illuminare
Natale
per
33
RIENZO
DI
COLA
parve
inopinato
e
il
DI
VITA
LA
IX.
Una
brezza
l'aria.
del
Non
era
tumulto
i
di
tredici
Firenze,
ambasciatori
di
anco
sedata
che
i
e
viva
l'ultima
delle
priori
richiesto,
con
gli
lì
pidoglio
Camsina
or-
insediarvi
comune
mandato
ordini
onda
parte
per
arti.
aveva
dal
di
patrizii
colonnese
parte
inaspriva
tolto
aveva
senatori
novità
della
di
suoi
giù-
34
VITA
LA
stizia
i
contra
«
fensione
Si
DI
dei
la
popolari
e
elezione
il
e
degli
ond'era
palagio
le
del
speranze
Clemente
di
posta
di
di
Pietro.
la
Ma
che
da
gli
né
il
valsero
a
signor
in
di
quel
sollievo
Pisa
della
e
fame
fece
romana
decrepito
intanto
del
il
sommo
viata
in-
com-^
minuti,
per
la
plicarlo
sup-
«edia
degli
Francesco
il Limosino;
ricompensò
un
l'anticipazione
e
di
carme
magnifico
conferendogli
di
e
gitarono.
ria-
fu
argomenti
smuovere
cantore
si
Avignone,
civica
nel
detto,
Bene-
rioccupare
a
né
Morto
mediani
potestà
venire
ambasciatori
Petrarca
di
grandi
recargli
per
diritti
racquisto
in
gliarsi
risve-
antichi
solenne
VI
per
più
il dodicesimo
Un'ambasceria
a
blee
assem-
supreme;
spogliato.
avignonese
».
Bavaro
sempre
coscienza
maiestatici
delle
potestà
sentiva
di-
possenti
meno
dal
due
in
potenti
e
convocate
popolo
EIENZO
memoria
delle
la
DI
grandi
popolani
rinnovellava
la
COLA
buon
il
priorato
intendere
avrebbe
giubileo.
maestro
che
a
cesso
con-
^Moriva
in
LA
DI
VITA
teologia
divoto
e
di
Roberto
mutazioni
dei
tredici
in
luogo
dei
al
pontefice
Cola
di
scritta
il
fa
La
troppo
del
delirio
vostro
montes
coeli
a
e
:
universe
et
sé
orfani,
""
ha
la
Exultent
induantiir
sunt...
il
stesso
di
delle
lirica
titolo
legato
vedove,
gli fa
maschera
di
»
Cola,
abondanza
una
planities....
aperti
l'officio
di
dell'ebrezza,
senz'arpa.
voce
dell'ambasceria,
scoppio
salmo
una
una
compressa,
e
gento
d'ar-
penna
epistola
ragguaglio
lungo
a
verno
go-
oratore
ebbe
gesto,
prima
allo
pensare
dalla
popolo
ampio
pel
Il
Rienzo.
Subitamente
cospicua.
si
che
spediva
notaro
vertito
sov-
rinsediato
uomini,
Senatori,
vanna
Gio-
era
finitimo.
stato
buoni
il
un
J^egno
impetuose
allo
propagavano
sonora,
il
e
Chiesa
erede
lasciando
l'adultera;
da
della
avvocato
Napoli,
35
RIENZO
DI
COLA
foga
di
in
circuito
colles
gaudio
già
conferisce
//
romano
unico
poveri.
precorrere
un
namque
console
popolare
dei
accenti
Ecce
Egli
di
gli
degli
tuazione
L'infa-
gli eventi.
36
DI
VITA
LA
Babilonia
Nella
l'aspetto
molto
dell'eroe
e
egli
dell'inviato
dal
crede
questi
sublimi,
avvenire
il vicario
riposto
soglio
originaria
fonte
restituita
la
del
supremazia
II
loquii
folle
sollevava
altezza.
la
e
Eglino
Enea
sine
fine
ranze
spe-
prossimo
nel
Cristo
l'
bertà,
li-
la
con
suo
alla
Impero
lico,
ita-
popolare
due
poteri
concordi
alla
madre
Roma
la
mondo.
il
perpetua
pronìesso
rium
di
incitamento
mutuo
di
nel
diritto
ai
sede
romana
del
ai
l'eterna
del-
accende
ravvivato
verace,
ché
cosic-
prodigio
l'ordine
i-estaurato
giato
fog-
incarnazione
vede
già
e
s'era
per
si
e
del
mente;
sua
la
imagine,
dosi
moven-
poeta
offerta
mortali
occhi
il
della
fuoco
aspetto
similitudine
a
che
sume
as-
Cielo,
Petrarca,
ideale
nel
già
tale
In
atteso.
atteggiandosi
redentore
suoi
provenzale
Francesco
a
compare
RIENZO
DI
COLA
nei
sogno
col-
d'entrambi
a
ripromettevano
sovranità
nel
segreti
che
le
vergiliano:
dabit».
l'Urbe
al-
L'impero
«
aveva
Impenon
38
LA
VITA
i due
comunava
furono
i
nel
al
e
che
Il
ruine
cagionate
germanica
avignonese.
suo
pensiero
latine,
città
il
cui
l'obbedienza,
autorità
le
il
E
di
libertà
patto
bene
sì
Roma
e
barbarie
cemento
con
confermato
i
cemento
morbida
di
:
mettere
ricom-
fresco
avrebbe
non
altrui
barbarie
fresco
i
in
dall'orrida
dalla
e
investito
di
tutti
ond'esso
risollevare
voleva
che
tutte
romano
gli uffici,
aveva
al
tradurre
colui
potestà
irrobustire
e
le
le
che
di
Popolo
seguivano.
pro-
profferiva
come
tutti
e
tempo
colui
come
si
condo
se-
e,
o
capace
al
tutte
qualunque
eseguire
conceduta,
o
concetto:
restituire
e
di
al
cessavano
l'eroe
l'alto
privilegi
ascritti
chiedevano
tabellione
giurisdizioni
le
bene
se
negata
o
come
opera
«Guanti
licenza
imprese
rimatore
ardenti.
intraprendere;
fosse
»
h'IENXO
Iddii,
Popolo
meditate
voleva
DI
Roma,
volevano
che
in
di
degli
Senato
le
COLA
spinti
signori
novero
ciò
PI
era
alleanza
nel
tra
le
egli imposta
la
legittima
e
privilegi, largito
rato
assicu-
inoltre
LA
VITA
il diritto
egli quel
più
patto
ristabilir
come
sé
ripenso
mi
il
cieco:
gravissimo
anzi
repubblica
della
tua
che,
ogni
ne
la
fondo
tristezza
tu
un
lo
qualvolta
mi
agli
il
ritorna
la
parlavi,
ruina
e
ardeva,
sente,
pre-
della
il dito
piaghe;
di
suono
quelle
orecchie,
all'animo,
occhi;
stato
nostre
alle
un
uomo.
mettesti
nelle
il dolore
cresce
mentre
a
eloquenza
parole
tue
così
l'antica
quel-
udito
non
e
che
di
avere
scadimento
me
il
»
«quando
porta
deplorasti
lo
;
la
su
dio,
divinamente
Così
ripenso
discorso
santo
un
brava
sem-
vampa
Regola
parmi
sacro,
l'animo
Quando
della
notaro
chiesa,
oracolo
«
l'altrieri
tenesti
l'uomo
accendeva
l'interna
e
renderlo
al
a
della
vestire
a
liberatore,
il
fervore
Petrarca;
scriveva
alemanno,
giogo
?
stesso
Incredibile
cace
effi-
strumento
italico,
imperiale
novo,
considerava
non
uno
il
nel
E
imperiale.
l'impero
porpora
39
RIENZO
DI
segreto
scuotere
a
del
COLA
dell'elezione
pensiero
suo
DI
cuore
ora,
ne
me
sale
che,
mentre
-
40
LA
scioglie
potere
anche
se
spero,
mai
che
oh
il
l'amico
in
della
causa
con
le
iniquità
ornato
allo
ed
studio
aveva
esercitato
Colonna
al
di
uomini
segreto
miseranda
si
e
copiosa
lettere
sino
il Limo-
l'oflìcio
di
e
cancelliere
dedito
quegli
come
teologia
professato
gliava
sca-
contro
patrizi!. Essendo
dell'eloquenza,
la
pontefice
del
buone
con
difendeva
anche
;
indignazione
dei
! oh
presa,
im-
grande
buoni
in
conspetto
plebe
fosse
se
»
ragionava
del
e
giorni
sì
tredici
dei
legato
palese
!
ora
speranza
miei
di
son
dispero,
Oh
parte
siero
pen-
giorno
tra
gloria
tanta
soltanto
non
a
col
era
ora
a'
E
giustìzia.
stesso:
me
fossi
di
Ma
e
avvenisse
se
anch'io
se
che
in
secondo
quel
dopo
sovente;
dico
!
io
ondeggiando
ora
timore
della
sovente,
più
all'occasione
pietoso
addietro
per
teco
teco
di
cosa
feminee
già
che
difensione
a
prevede,
non
d'uomo
ma
RIENZO
mentre
lacrime,
qualche
oserà
il
in
virili,
ina
DI
COLA
ricorda,
mentre
pensa,
si
DI
VITA
in
Parigi
presso
LA
di
Filippo
favore
e
la
mala
al
il
l'imprudente
l'animo
lui
volgei-e
in
disgrazia,
le
accuse
guitar
perse-
di
contro
seppe
Caduto
tempo
in
giocare
col
alcun
visse
vanni
Gio-
a
pontefice.
del
Cola
mendico.
quasi
povertà,
cardinal
prese
e
letto.
di-
gran
tollerando
non
parentado,
suo
romano,
dava
gli
ventura
Colonna,
senza
non
giovane
del
dicendi
noziifas
4'«
RIENZO
DI
ascoltava
Valos,
invettive
le
Per
fatte
COLA
DI
VITA
X.
cominciava
fortuna
La
lui
di
capo
il
le
tra
ruine
gran
Madre,
quei
mesi
che,
secondo
per
sé
gli
».
gioco
suo
i
Come
taciti
le
d'esilio
onori
Egli
del
patì
vissuti
a
profondi
Rodano
vorace
petrarchesco,
la
miseria
car
cer-
della
sembrano
Tevere
mendo.
tre-
e
testimonianze
sul
lagno
ridevole
anni
ci
così
il
a
«
rodeva
e
tutti
goiava
in-
e
l'infer-
6
42
LA
mità.
di
Per
i
vesti
sogni
Veneri,
et
pìleafus
e
lacrimevole
e
avrebbe
Numa?
caduto
l'animo
suo
della
neir
abisso
la
di
prora
Come
dal
sed
c/a
to-
egli
lora
al-
un
periale
im-
doininato
mai
di
capace
gli
vare
risolle-
mondo
duto
ca-
in^evocabili
cose
e
veggente
disparità
Chi
scudo
belle?
im-
sogno
servile
quello
cielo,
la
Enea
pulento
cor-
ambizione
sua
delle
occhi
braccio
suo
secolo
come
Baccho
sentì
morte?
del
luce
bilonico;
ba-
prelato
violento
leva
la
sole
agli
rostro?
quel
alla
«al
Non
della
le
palagio
armatiis
del
tra
data
coperto
sotto
alcun
».
cuo
va-
tempia
Mal
veteranus,
senza
paura
fra
egli
non
vanità
ugne
cranio
dinanzi
debolezza
la
come
nel
del
febbre
et
la
dalla
di
e
vento
gran
trascinava
Cupìdinìs
«
senza
si
passava
d'odio
il
d'infermo.
stando
gli
»,
fus
udì
impenetrabili
ove,
saccr
RIENZO
pazzamente
logore,
muraglie
riarsi
DI
giorni
e
agitargli
biscia
COLA
rintronargli
tempia
di
DI
giorni
Provenza
o
e
VITA
l'ancile
di
veriniglio
tutto
il
pò-
LA
di
polo
VITA
Roma,
era
fatale
spada
la
del
cui
sanese
lo
man
E
fu
stile
cardinale
esso
lo
breve
in
il
giubberello,
era
fra
e
a
quistarsi
il
favor
ottenere
urbana,
al
mese,
l'ofticio
remunerato
e
non
e
di
in
gli
notaro
con
soltanto
versatile
turalmente
na-
rac-
seppe
dottore
onde
ghe
lusin-
inclinato
volpeggiare),
perduto;
in
artificiose
volpi
il
Papa.
popolano
(scaltro
tante
presso
al
il
che
così
dinanzi
dimacrato
cortigianesche
egli
gli impetrò
Colonna,
senza
il
certo
per
rimise
non
in
posto
Laura.
che
Giovan
pra
so-
Simone
Maestro
Francesco
da
Donna
lunetta
aveva
intercessore
perdono
Nostra
nella
ritrarre
per
colonna
Cattedrale,
di
Petrarca
Messer
grazioso
E
il
riso
genti
spor-
una
della
quel
piedi
labbra
a
dipinta
da
porta
ai
fantastico
sue
l'iniagine
Figliuolo
la
le
vestibolo
egli guardava
e
il
addossato
nel
4^
SIEXZO
cadérgli
Ma
su
quando,
pagana
DI
per
?
ancora
vagava
COLA
DI
camauro
fu
della
cinque
tornarsene
agevole
Camera
fiorini
a
44
LA
Roma
VITA
sul
devozione
senatori
per
zioni
lo
il breve
costumi
la
ma
Clemente
Orsini
vendicare
i
contro
Conti
risapute
sottoposto
sua
esser
Paolo
e
le
avevan
che
sapienza,
da
Matteo
quali
suoi
sua
difeso
anco
lìIENZO
lode,
i
la
e
LI
della
vento
encomiava
papale
pur
COLA
DI
a
i
infama-
processo.
XI.
dopo
Poco
Cola
di
banco
Rienzo,
notarile
penna
già
intorno
dunque,
riassiso
ripresa
l'esser
ottimati,
pontefice,
il
al
meritato
protetto
ricoprire
soprapprendere
le
l'aura
efficacemente
l'aver
baratterie
le
dita
la
lare;
popo-
conspetto
compiuta
Iodio
degli
dal
apertamente
l'officio
più
soverchierie
dei
suo
sentendo
gli giovava
l'aver
l'ambasceria,
le
tra
spirar
1044
al
sorrideva
capo
assai
popolo
e
dell'anno
e
al
che
a
Pasqua
d'argento,
sua
del
la
giudici.
adatto
dei
roni
ba-
46
LA
VITA
illustre.
si
di
urbano,
si
e
ceffata
manca
più
Sgonfiato
I
e
senatorio
figure
e
di
cartigli;
Roma
Città
flagellate,
cardinali.
Pietro
Bestie
e
Cola
rinunziò
le
vedova,
l'Italia
Paolo,
isole
lagio
pa-
dipinta
figure
le
oppressa,
occhiute
tina
mat-
del
tavola
e
littiche.
apoca-
una
parete
vasta
una
ceria,
di-
schiaffo.
allegorie
alla
durò
della
svegliandosi
pendere
l'uomo
al-
certo
malo
le
tentò
stro
de-
giunta
l'effetto
del
Romani
videro
di
che
del
chiuso
Per
sbigottito,
e
catilinarie
la
tendo
bat-
; e,
pugno
rossa.
risonanza
la
le
col
lo
sorse
piegatura
die
gota
consiglio,
gli stampò
motto
la
priapèo,
dalla
fierissima
Poi
agitato
scherno
ancóra
Fortifiocca
su
braccio
che
maestro.
Tonìaso
la
nel
far
An-
camerario
della
senza
da
scribasenato
colui
a
finito,
nome
allora
ansante
e
ebbe
per
accostò
acceso
lìIEXZO
dicitore
il
Normanno,
perorazione,
a
DI
Colonnese
un
dreozzo
una
COLA
Quando
levò
era
III
presentavano
rap-
antiche
le
pennute
desolate,
Virtù
nute,
cor-
navi
LA
in
DI
VITA
O
Se
Roma
I Romani
Cola
egli
della
senatoconsulto
era
stato
la
interpretata,
il
Senato
a
il
figliuol
divino
suo
giovane
conficcar
popolo
nel
muro
dal
pieno
il
dipingere
e
e
Colonna
Gianni
Avendola
dell'investitura.
parlamento;
Stefano
Vespasiano
a
intórnovi
nell'atto
quindi
«
fece
e
coro,
solenne
l'imperio.
trasmesso
mai
altra
testimonio
cui
di
favola
la
per
altare
un
quant'
regìa,
pa.
pom-
avvedutisin
preziosa
Lex
del
terano
antichità
Lateranense
fatta
dietro
strana
una
scoperto
aveva
dall'incisa
?
rono.
maraviglia-
si
e
di
Basilica
bronzo
io
starò
imaginò
Esploratore
simo,
dove
accadde.
nulla
Allora
e
mio,
signor
e
rimirarono
Ma
distico,
favellava:
duca
pere,
ogni
e
un
così
patre,
sommo
molte;
recava
cristiana
47
RIENZO
cose
parlante
Fede
la
DI
altre
tempesta,
cartiglio
COLA
i
dei
gregò
Con-
nobili
in
nobili
iuniore
Petrarca
dell'antica
Lanero
ven-
quel
e
celebrato
e
vera
4^
LA
e
guarnacca
alle
Il notaro
di
fino
in
emblematico.
e
additando
«
la
Vedete
quanta
Senato,
che
!
»
illustrò
delle
sovrani
diritti.
E
i
evocò
guerra
gli
aratri.
dirono.
Allora
nuova
di
e
I
Ma
le
regia,
lo
e
ducendos
riavi-
di
la
fame
celebrò
seria
mi-
prossima,
deserti,
spade,
quei
la
deplorò
e
deprecò
la
ascoltarono
e
pace
e
plau-
accadde.
il
demagogo
le
scritture,
Sant'Agnolo
che
colloquii
incolti
nulla
tavola
fine
in
Romani
perio
all'im-
perpetuit?i
profetò
campi
del
abondanti,
i
alla
presente,
la
chiose
intorno
gnonesi
esclamò:
Legge
memoria
a
Poi,
scriba
uno
della
sue
pergamo
l'autorità
a
testo
pelletto
cap-
magnificenza
la
era
comandò
il
leggesse
sul
bronzea,
conferiva
E
un
similitudini.
per
tavola
puccio
cap-
bianco,
capo
Salì
parlare
a
prese
e
panno
bizzarramente
portando
comparve
alemanna
cappa
gote
RIEXZO
DI
grandezza».
romana
in
COLA
DI
VITA
dipinta
in
le
moltiplicò
le
egli
discorse.
appese
Pescheria,
legorie,
alUna
al
muro
costrutto
LA
il
entro
di
Giorgio
Cloaca
suvvi
Romani
Ottavia
:
Ogni
».
concionare.
i
di
spaccio
i
patrizii,
potesse
convitavano
bere
e
Chi
vento;
qui
bonissima
asciutti
ridotti
della
e
del
traverso
e
conviene
ferrigni,
in
»
e
E
partecipanti
verruto,
lo
Lo
davano
del
della
lo
per
di
corpo
giovani
Colonna,
al
tastavano,
:
ganascia,
quei
nerbo
guerra,
guarnacca,
dere
mor-
corpo
Hai
Gianni
come
muscolo
la
il
far
fina.
Sere.
epa.
che
dicendogli
empie
vivanda
vano
ride-
gli
grassamente
ti
ne
abbaiatore.
palagi,
abbaia
troppo
or
lor
suo
chie
pastoc-
e
anche
tanto
un
formare
ri-
quel
con
pensandosi
non
mangiare
alla
sacco
Più
nei
ridevano
bubbole
quotidiano.
a
intendeva
città
frottole
bella
savii
che
disfatta
buono
fu
gli
smanioso
notaro
li
tempo
antico
loro
cittadini
la
cartiglio
breve
occasione
porta
presso
un
In
«
al
E
la
«
Velabro,
torneranno
stato
la
su
;
conficcò
scritto
49
BIENZO
DI
in
MassiiTia,
con
del
COLA
DI
portico
San
di
riTA
mestiero
balestra
palpavano
sollazzo
e
7
5o
LA
DI
floscia
quella
noi
perché
tu
duca,
se
esser
!
e
intorno
scrosciavano
da
schiamazzo,
tavernario.
in
l'avevan
lo
su
come
a
gran
alzavano
pergamo.
voce
il boccone
Certo
che
alle
capo
«Fa
tuo
abbacinerò
su
risa
Le
»
all'altro,
più
davano
gri-
sermone!»
la
E
Ed
vituperandoli
poi
la
tavola
egli
;
lo
era
mense;
tracannar
a
dei
decollerò
Caetani.
un
sarò
ladronaglia
i commensali.
coro
costretto
colma,
«
lezii.
e
Colonna,
i
gotata
carezze
i Savelli,
arderò
Normanni,
che
i
squarterò
»
il
della
alla
Appiccherò
gli Orsini,
i
imperadore.
:
guai
almen
manomessioni
rispondeva
imperadore;
baroni
Roma
masticando
roco,
e
;
saginare
Norcia
parevangli
rideva
amaro
in
confronto
a
Andreozzo
Egli
in
grassetto,
ben
quelle
che
conviva,
del
già
possa
puoi
non
"sghignazzavano
M
vogliamo
turbavano
Non
di
ti
chegiàj/
sedentaria
Sentì
«
Or
sere.
RIENZO
comperatoli
a3Tpi?.
dicevano:
e
DI
carne
di
gravava
COLA
valutavanoda
ispiegio,
per
si
VITA
in
che
tazza
piedi
sermonava
e
quanto
più
LA
crudi
-risa.
VITA
ì
erano
Ma
in
barre
ai
e
arsioni.
di
lesto
esser
e
che
pensava
il sollazzo.
alle
uccisioni
alle
e
luccicare
com'era
alle
tanto
in
gli bisognasse
mano
le
allarme
correvano
vedendo
sere,
e
nobili
serragli,
Il
ferro,
i
di
grido
gozzoviglia
arme
alte
più
tanto
sùbito
la
5l
BIEXZO
DI
vituperii,
talora
interrompeva
Pronti
COLA
DI
di
fine
lingua;
l'evento.
affrettava
XII.
Tuttavia
di
concionò
flato
dar
segreto
alla
suoi
del
«
popolo
egli
la
miseria,
di
Roma.
Piansero
antico
i
più
cavalierotti
molto
».
rappresentò
servitù,
con
luogo
un
adunò
stato
la
prima
per
grasso,
buono
piangendo
volta
sacro
partigiani,
del
mercatanti
In
plebe,
della
de'
maturi
volta,
una
tromba.
l'Aventino,
su
libertà
alla
pur
lui
A
siderosi
de-
costoro
anche
il
e
una
periglio
gli adunati,
52
VITA
LA
piansero
l'
seniore
per
ogni
capo
che
il
trovava
Cola
di
a
al
primo
di
Sant'Agnolo
in
dello
Spirito
mezza
terza
uscì
nudo
ma
del
vicario
lo
tre
il
il buon
secondo,
dicitore
con
1
il
su
della
l'effigie
due
lo
amplissimo,
l'imagine
e
Sire
polani
po-
vano
precede-
leoni,
Guallato
alla
di
campo
di
di
trarre
;
Libertà
Cola
il
vescovo
primo
in
con
mato
ar-
fianco
al
era
clamori
:
di
ora
tutto
moltitudine
seguiva
di
trenta
Su
saputo
avea
sedente
gonfalone
Gli
capo.
gonfaloni
Roma
chiesa
udì
Raimondo
vermiglio
tutto
nella
Santo.
grandi
con
di
il
papa,
parte;
sua
campana.
"3alla~^iiesa
ch'egli
Orvieto,
Campidoglio
Pescheria,
messe
in
tromba,
della
notte,
inezza
di
in
tocco
Cor-
a
bando
suon
convenisse
popolo
l'ora
mandò
strada
la
Colonna
milizia
la
con
grano.
senz'armi
Su
e
i347,
Stefano
Pentecoste.
si
neto
dell'anno
maggio
di
della
vigilia
deliberata
Fu
impresa.
il 19
Era
RIENZO
DI
COLA
fremettero.
e
giurata
DI
lo
;
san
ed
era
portava
bianco
Paolo,
il
54
VITA
LA
DI
di
figlio
Conte
ordinamenti
COLA
Cecco
città
la
rimise
ogni
nelle
I
potestà.
seggio:
il
dalle
pacifica,
Nicolaio
clementissimo
del
di
Cristo,
libertà
liberatore
della
soA'^'enne
di
Casilina,
Battuti
dei
Paràclito.
quel
e
un
Il
battito
di
Cielo
giustizia
della
Regola
si
sera
su
la
\ìa.
bergamasco
la
fausto
consacrava
d'ali.
Gesiì
Republica
Venturino
indicò
grazia
per
romana
lontana
;
chiamò
Nostro
Gracco
fra
come
con
il
E
».
si
novo
pace
sacra
dida
can-
l'assemblea
su
Clemente,
di
fu
Una
ferire.
Signor
della
Tribuno,
e
e
esci
mutazione
l'uomo
Severo
novo
ottimati
degli
aleggiò
quando
lamento
par-
abbandonarono
colpo
colomba
il
dell'uomo
mani
mirabile
senza
polo,
po-
male-
allegrezza
parte
La
mura.
mavano
rifor-
grandi,
dei
senatori
gran
compiuta
«
di
gli
del
dei
forza
tracotanza
grida
Con
fattori.
che
signoria
la
schiantavano
lesse
stato,
alla
affievolivano
KIEXZO
Mancino
buono
del
la
DI
colomba
messaggio
parita
ap-
del
l'eletto
VITA
LA
BIESZO
DI
COLA
DI
XIII.
Or
Stefano
messere
che
del
stava
udita
grano,
cavalcò
alla
Ceppo
Tal
lui
le
e
taglio
orsino.
Già
conte
in
entrato
cui
due
Gianciotto
cognati.
romano
nella
dato
nutrice
e
Nicolò
la
IV
di
Malatesta
Dalla
offese
spada
rudezza
le
il
libertà
ed
;
era
reva
pa-
la
il minorità
l'anno
lone.
stal-
suo
cuna
per
sua
senza
che
anni,
Roinagna
Riinino
che
nepoti
di
e
battesimo
per
fibra
staffa
il
negli
avesse
per
dura
nonagenario
figliuoli
rampollata
egli
indugio
più
piede
di
l'incetta
senza
saldamente
razza
giore,
mag-
Roma.
omai
il
il
per
novella,
di
inforcava
e
Corneto
della
metteva
aiuto
fatto
volta
vegliardo
ancor
targa
la
umano
questo
da
a
Colonna
a
pio
dop-
sangue
l'aveva
egli
medesimo
vi
dei
era
in
trafiggeva
del
sua
sole
procon-
Comuni
i
56
VITA
LA
insorte;
erano
grido
con
poi
eguale
combattuto
la
con
del
l'anacoreta
tremante
del
da
due
Benedetto
Ghinea
bianca
sostenuto
taurina
del
alle
indòmito
di
sgomento
satira
la
Cristianità
papale
a
la
latti,
scar-
collera
prender
posto
op-
l'orgoglio
mirato
capro
udito
invocare
la
il
congiura
nella
come
pazzesca,
furia
i suoi
la
su
re
eretta,
lacopone
saltar
due
pezza
ca-
poco
a
tiara
Bonifazio
colonna
Dio
Lunghezza
la
di
folgori
di
indi
di
e
la
d'Anagni,
prete
gran
della
giullare
tutti
con
duto
ve-
papa,
per
quei
tra
lestra
ba-
pallido
cinto
pur
coorti;
la
nuovo
veduto
Caetani
Cesare
con
e
condotta
re,
polo
po-
senatoria,
Morrone
l'asina
su
dal
dignità
parola
l'elezione
per
padre
delle
quello
la
Roma
suo
gridato
e
a
ottenuto
aveva
del
trionfale
carro
e
in
Campidoglio
in
tratto
lenta
Po-
Ravenna
Il reduce
fianco
al
da
Guido
in
il rettore.
messo
su
di
assalito
imprigionato
Giovanni
RIENZO
DI
figli
i
e
avevano
erasi
COLA
DI
croce
gliando
sca-
senza
versa
l'unicon-
LA
11
tro
VITA
DI
lasciato
dell'esigilo
rasa
al
come
al
collo
delle
torri
«
Stefano?»
la
con
Questa
di
l'esiglio.
quale
virtù
esule
invitto,
di
re
di
ogni
egli
terra,
di
medesimo
più
opera
minacce
artigliarlo,
in
ospite
di
di
per
terra
i
dove
in
posto
promesse
ricchezze
di
ogni
per
grande
re
dalla
era
plina
disci-
magnanimi
il Caetani
pertinacia
atroce
richiesto
avea
per
la
ogni
di
mento
argo-
autorità
errando
gli
que-
mare,
oltre-
sembianza
maggiore
sempre,
sfortuna.
l'
del-
testa
oltremonte,
talvolta,
ridendo,
sor-
petto
gran
stupenda
fosse
Con
l'eroe
volta
una
mandato:
do-
ti rimane,
sul
anco
dimostro
sorte
di
E
».
mina
avevagll
aveva
mano
corda
chie
mac-
la
dopo
fortezza
Risposto
e
Sciarra
per
càssarl,
quale
Or
la
con
Mario
Taluno,
dei
e
disfatta
congiunti,
Caio
paludi.
per
Siila,
cardinali
come
e
«
di
via
nella
sé
ciclopica
tempo
1 due
errabondo
di
rocca
mente
final-
Palestrina,
dietro
la
nel
radicato
di
inespugnabile
^7
RIENZO
d'uomini
mucchio
sasso
o
DI
COLA
Un
giorno,
:
58
VITA
LA
tenitorio
nel
di
ricercatori
Stefano
Sono
s'erano
non
il
dei
la
superba,
Roma
ai
aveva
rotto
VII
cittadino
Farisei
Stefano
e
Bavaro
morto;
rialzata
rientrato
alle
e
in
vittorie:
rigo
Ar-
sostenuto
Roberto
contro
i sicarii
era
era
Orsini,
gli
mano
ro-
era
s'
d'Angiò,
patito
:
finalmente
E
combattimenti
il
che
inarmorea
più
suo
risposto
toccarlo.
nuovi
colonna
di
aveva
coraggio
arditi
principe
e
alto
di
mano
richiesto
e
Colonna
sì
con
»,
in
caduto
Arles,
indugio
senza
lìIKXZO
DI
prezzolati
nome,
«
COLA
DI
giato
ostegil
novamente
,
bando
e
breve,
ma
fuori
le
del
l'esempio
del
del
a
Marcello,
lonnese
in
Roma
fondata
sul
glio,
peri-
consiglio,
udite
le
velle,
no-
di
pensandosi
nella
prossimità
nel
esigilo.
castigare
Giunto
notaro.
continuo
nel
nell'
leggermente
poter
di
vecchio,
gran
dentro
ardire
decoro
questo
suoi
senno
cavalcava
del
ai
massimo
massimo
massimo
Or
dato
mura,
armi
le
ripreso
la
di
piazza
della
luogo
ove
pazzia
rocca
nelle
San
co-
an-
r.A
VITA
apoteosi
tiche
li
non
cose
mattina
mandò
che
la
finestre
minaccia
al
in
tempo
in
il
seguito
San
il
leoni
che
Giunto
meditò
un
la
non
vendetta.
sopra
Un
della
pane
oscuro
il
cavallo,
fante
cuore
da
di
porta
basilica,
di
gli gravò
guer-
la
per
pilastri
pezzo
siderato
Con-
a
sedette
i
reggono
armi.
scarso
sol
alla
si
a
tumulto.
un
città
la
por
alle
suo
da
dalle
campana
rimontò
della
portico;
masticando
il
mi
senza
corse
il
non
Lorenzo.
sotto
e
uscì
e
tolino,
capi-
Riferita
»
la
e
cerò
la-
pazzo
costui
Colonna
se
vecchio
gittare
popolo
pericolo
Rienzo
messo
farò
cresceva
ora
nimento,
al
sonò
il
dì
questo
lo
mezzo
il
piede,
viso
Tribuno,
Tutto
stormo.
non
sul
io
seguente,
Il
Campidoglio.
di
D'ora
Roma.
«Se
d'ira,
poco
dì
queste
comandamento
da
gridò:
periali,
im-
che
Cola
Stefano
cedola
salme
«
Il
».
tempo.
messere
e
fa
piaceano
partisse
si
le
disse
e
^9
RIENZO
arse
fermò
per
a
DI
COLA
erano
si
egli
la
Tìl
sostò
un
dei
porta,
amaro
timento
presen-
ferreo?
60
LA
Lì
DI
VITA
travertino
da
costrutto
i tre
dei
vegliardo
di
volto
per
Ben
miei
altrove
doglia
sul
niolt'anni
io
:
Ahi
«
di
natura,
l'erede!»
occhi
gli
nanzi,
in-
Francesco
con
della
sarò
reggere
sor-
egli
vaticinato
già
di
sima
pros-
alla
e
l'ordine
figli
alla
sacro
via
per
aveva
aveva
Augusto
giorno,
un
sovvertito
i
arco
Colonnesi
andando
tutti
l'ampio
superstite.
tramontare
Petrarca,
lìIENZO
acquedotti,
strage
che,
DI
s'incurvava
presso
del
COLA
E
di
gonfi
lacrime.
XIV.
Il
loro
e
li
Tribuno
terre
confinò
e
fece
castella;
delle
sgombrò
i
prendere
le
manteneano
mandò
al
suo
i baroni
tutti
tutti
occupò
barre
capi
e
delle
ruberie
editto
conspetto
in
ai
de'
i
ponti
serragli
masnade
Roma
nobili
in
nelle
;
che
e
torno;
d'in-
che
Campidoglio.
nissero
ve-
62
VITA
LA
epistole
quelle
inviati
gli
in
stabiliva
d
primo
al
in
verghetta
una
genti
questi
serpi
ai
;
il
smisuranti,
spirito
che
al
oltremirabili
ripartivano
notte
gli
come
con
scribi
severo
alla
e
e
il
senza
e
avesse
suo
essi
sermone
narravano
magico
fosse
Tornati,
epistole.
la
clemente.
ai
Giorno
lunghi
chi
bandi
dettatura
Da
Le
novità
talari
dipinto.
seduti
sotto
officio
loro
mondo.
se
nuove
scrivevano
colaio
del
ritorno
bastoncello
lor
quel
inermi,
il Tribuno
pareva
dì
le
arnese,
senza
suo
il
correvano
curiose
quali
sale,
univer-
legname
Mercurii
insufflato
cose
messi
accorrevano
cludere
con-
convegno
gran
di
a
d'alleanza
patto
insegna
per
cava
convo-
italiche
lievissimo
portando
ragionar
liberazione
I
agosto.
province
e
il
di
gli
alla
stato,
città
Roma
impresa
una
e
di
delle
che
per
buono
al
rava
nar-
giureconsulti
indetta
utili
cose
egli
»
pregava
e
assemblea
delle
sol
luculentissime
sindici
solenne
HIEXZO
DI
evento,
mandassero
per
«
felice
il
COLA
III
prima
Ninon
VITA
LA
s'udiva
di
d'oca;
d'ogni
parte
la
verso
il
di
gente
il
Camillo
le
iperboli
te
a
di
fragile
fra
quante
d'inespugnabili
da
Bruto
recenti
Salve
Romolo
e
già
a
disperavasi,
noi
o
circondato?
tiranni
molti
Camillo
rivendicasti?
ancor
Camillo,
qualunque
mine,
fumanti
l'una
e
facesti
a
città
la
grandissima
da
tu
antichissime
rovine
cui
libertà
la
usurpata
da
solo,
un
città
tu
hai
mura
non
se
meschina
sono
e
ebbe
chiarissimo,
o
ricinse,
furono
ma;
Ro-
l'altra
e
una
steccato
lungi,
nominai,
già
differenza
Romolo
clie
questa:
di
fondò
l'una
cori-e
rima
redivivi
Laureato,
quale,
e
in
Romolo
volte
tante
Or
redintegrata.
loro
cantatori
Romolo
«
Camillo
libertà;
da
il
bunizia
tri-
mensa
celebrare
il
Bruto
che
che
qualvenir
grassa
a
sonore.
Bruto,
la
corte
Forniva
nell'Lrbe.
stridere
sonettatori
buffoni
simil
la
non
se
incominciarono
che
ribechino,
lui
a
s'udì
poi
63
lìIENZO
intorno
stridere
penna
DI
COLA
DI
noi
altro
e
da
tu
di
l'altra,
risorgere?
Bruto,
sia
a
nome
noi
64
LA
ti
onde
DI
VITA
piaccia
della
Roma.
futuro.
di
della
di
stormo
nelle
appelletto
sindici
e
di
regio
gonfalone
con
di
perle.
nacchere,
preceduto
Regola,
mentre
Scavalcò
vestito
sul
suono
di
San
a
di
giudici
pacieri
cancellieri
con
scelti
sventolava
codazzo
camerlenghi
su
degli
giovani
gli
infinito
marescalchi,
vestito
simiglianza
della
sonne.
in-
grande
con
cento
priva
rico-
fame
bianco
di
rione
nativo
giorni
gli
coronazioni^
guardia
del
nei
mal
feste
a
e
ornai
dalla
alle
bianco,
Imperatori
tavernaio
che
cavalieri,
palafreno
sua
del
scarnito
Cavalcò
l-.illa
figlio
avignonese
fianco
il
gonfiò
impetuoso
sbrandellato
disgrazia
iiotari
in
vivranno
immemore
acquaiuola,
l'ietro
che
tanto
il
giubberello
11
liberi
morire,
quei
che
quelli
te
liberi
lode
smisuratamente
ci
della
»
Vento
dell'
datore
fon-
o
pace,
Per
te
per
salve,
della
potranno
nasceranno
RIENZO
chiamarti;
di
vivono
DI
libertà,
tranquillità
or
COLA
di
velluto
trombe
mezzo
LA
verde
VITA
e
in
da
Legno
di
giustizia
di
al
gittava
di
lui
portatori
Cecco
di
dal
da
scale
la
di
incontro
Veni
d'oro
aveva
dardo
sten-
stelle
gento
d'ar-
destra
a
e
i
orsi.
bianca
cotta
i
ostentate
Su
tutta
con
gli
turiboli
gli
con
canonici
e
Tante
si
fecero
cantando:
cenze
magnifiil
a
salli
vas-
fedeli,
come
Spìrifus.
creator
non
suoi
Pietro
agitando
a
cinquanta
irsuti
in
lo
dalle
e
camminavano
San
che
sacca
dietro
cilestro;
mano,
chiericìa
alle
palleggiava
Vitorchiano
in
danari
di
sostenevano;
campo
gli
manca
Migliaro
manate
Alesso
sole
in
spiedi
gli
nuda
spada
Liello
continuo
Buccio
lui
la
popolaccio
attingendo
scheggia
a
e
nella
che
una
portava
vaio,
acciaio
di
pomo
Dinanzi
Giubileo
segno
due
aureo
santo.
dì
verga
conteneva
crocetta
figlio
in
un
65
BIENZO
foderato
una
pugno
sorinontata
sua
DI
COLA
giallo
mezzo
tenendo
del
DI
Bavaro.
le
66
VITA
LA
COLA
DI
DI
lilES/A)
XV.
Ma
il
oltre.
Da
nel
buon
vendicarsi
dì
Tutto
vivande
più
ricche,
che
berciavano
centerie
di
barone
in
moglie
di
riedificare
il
condannò
in
e
andasse
giovincelli
confetture
addietro
del
ciascun
coperto
l'oro,
mal
cene
goffi.
doglio,
Campi-
avesse
Ricevette
in
sto
prete-
fiorini
cento
adorni,
pia-
vomivano
palagio
per
fràdici
Sotto
senatore.
apparati
delle
giullari
e
ininterrottamente.
di
si
mangiare.
e
delle
canzoni
per
per
ora,
rinzeppandosi
iscialacquarlo
per
e
bere
buffoni
tra
Volle
le
legrare
ral-
a
temperanza,
preziose,
che
l'officio
patita
crapulava,
più
peccava
nobili;
spropositato
a
egli
dei
della
più
sempre
acconciato
erasi
conviti
i
andò
demagogo
Già
ventre.
dava
i-ifatto
villan
vie
digeste
che
con
seguita
ma
la
una
dalle
sua
corte
pa-
LA
che
lasciò
matricola
e
Gianni
a
Una
d'onore.
barone
a
parenti
suoi
scialavano
buono
sorella
di
valcando
ca-
iscorta
con
si
Simili
ritò
ma-
altri
grandezze;
in
pudicizia
volle
crapula
crudeltà
e
del
spese
a
quella
usava
bilance
nobili,
infermo
intorno
fu
che
di
chiamato
cardinale
il
all'
Per
viso,
le
Martino
di
dar
e
terrore
il
Porto,
era
collo,
un
accumulò
atrocità;
di
Ceccano,
esile
e
paura
impiccagione
mortale
supplizio
al
sorta,
dalla
bugiarde.
la
ma
peggior
nasceva
inorbo
nare
alter-
crudeltà;
della
dannò
anche
egli
la
con
sua
come
secco
chiamò
stato.
la
del
ranno
vedova
entrarono
Romanamente
ai
si
castella.
senza
mezza
burbanzoso
larghe
sua
di
cresta,
andò
gambe
mosche.
lanciuola,
e
la
e
spruzzavano
cerusico
rasoio
Rosso,
fantesche
dalle
e
rizzò
mignatte,
la
difendevano
barbiere
zio
suo
dalle
vento,
la
essenze,
67
BIEXZO
DI
assistita
facevano
le
Un
COLA
DI
umiliate,
trizie
di
VITA
che
stui,
co-
nepote
idropico:
riarso
il
6S
LA
VITA
labbro,
«
da
sete
sonare
chiamata
Tribuno
lo
moglie,
al
cappa
dì
lasciò
la
che
sì
di
della
tristo
quel
scorgere
pria
pro-
mani
glio
Campidodella
sua
piccare
im-
plebaglia,
E
notte
una
dalle
pendere
dal
E
le
tra
spogliare
vedova
plicando
sup-
nella
al
indugio.
lo
donna,
medicassero.
pigliare
conspetto
in
grandissima
trascinare
senza
due
lo
ladrone,
come
stavasi
Alberteschi,
strappare
casa,
della
che
fece
corpo,
leggiadra
degli
fisici
E
sua
molto
sua
il
».
la
Amasia
ì
lUENZO
parca
con
la
con
e
DI
dismisura
a
rinchiuso
casa
COLA
enfiato
liuto
il
DI
forche,
balcone
potesse
d'acqua
pien
sacco
e
morta.
Così
Però
dei
a
in
oste
odio
ai
giovava
sua
letto
delle
nari
della
vittoria.
era
guerreggiai-ono
»
potenti.
il
dal
ove
per
e
lui
suo
solo
Giordano
contro
alle
egli
accompagnato
Cola
darli
man-
per
che
vece,
preferiva
campo
trionfai
in
si
potenti
del
durezze
e
Roma
resse
«
sto
one-
pito
stre-
il
gno
so-
sini
Or-
Gianni
70
illustri
Un
raccontò
sul
in
il
dopo
gridato
novo,
avesse
del
sposa
del
vendette
di
uccisione
grazia
alla
alla
Perfino
fu
secondo
e
condotta
il
bucinato
lo
perché
di
ora
maestà,
tronfio
col
gli
con
schernito
ciarlone
L'antico
fiocca,
riconciliasse
in
globo
Clemente,
segreti
—
—
seggio,
crociato
gioie
Taranto
da
Bavaro
donò
di
di
principe
legazione
una
con
mandò
racco-
e
giunta
il Severo
d'amicizia
richiese
le
si
Liberatore
con
Il
Tribunessa.
già
vole
l'abomine-
per
del
la
temendo
Andreasso,
fiorini
cinquecento
Giovanna,
ungaro
re
aiuti
Aloisi,
drudo
suo
l'uomo
Maometto
regina
La
Saracinia!»
che
sbigottimento
con
«Sire
grandissimo:
e
udito
gloria
in
cresceva
bito
su-
Roma
a
corse
Soldano,
il
Tevere
ch'era
saracina,
terra
riscatto
come
lettere.
di
avventuroso,
schiavo
divenuto
basciate
am-
con
dettator
al
bolognese
buono
RIENZO
DI
rispondevano
reami
i
signorie
COLA
DI
VITA
LA
la
un
civescovo.
ar-
mandò
messi,
Chiesa.
dal
Forti-
atteggiato
in
palma
VITA
LA
dr
Salmo
del
delle
neir
:
equità
la
Giudicherò
«
giustizia,
nella
terre
il
solennemente
usurpava
mano,
7^
RIENZO
DI
COLA
DI
dità
roton-
i
e
setto
ver-
popoli
».
XVI.
Il
popolo
magnifici
Cola
romano,
di
l'ordine
cavalleria
cerimonia
in
da
Giotto,
in
che
cavaliere.
uomini
gonnella
notte
Tornate
in
terra.»
e
a
Dio
Come
solita
al
mi
strutta
co-
dipinta
da
la
«
udrete
cielo
piate
Sapfare
deggio
e
in
Late-
loggia
parlò:
domani,
falso
dalla
bianca,
questa
pagnato
accom-
di
bella
Vili
nesca
buffo-
più
cavalcò
alla
tutto
prese
mai
seguito
Bonifacio
piaceranno
la
abbia
allegorica,
Affacciatosi
rano.
che
e
di
Rienzo
esaltazione
terra
mascherata
conspetto
e
di
con
che
Preceduto
eroe.
al
agosto,
ambasciatori
degli
il
di
primo
dì
cose
e
moltitudine
agli
72
si
LA
fu
DI
VITA
l'Aula
divino;
si
renderlo
notaro
ignudo
che
si
adagiò
»
si
fama
Silvestro
dalla
involto
in
al
alzato
letto
porfido
dei
templi
fece
la
tutto
ebbe
di
loggia
cinta
vestito
la
spada
gli speroni
di
turbato
Vico
un
bene
se
dal
riapparso
innanzi
da
ai
Come
crollò
scarlatto
da
tolte
ordinate.
Bonifacio
di
colonne
avea
mattino,
al
ottagono
le
fu
sonno
ganìa
pa-
appressò
recinto
quivi
tefice
Pon-
lavacro,
si
il letto
Ma
presagio.
del
Sisto
e
il
e
del
dalla
tra
terzo
Gentili
nuovo;
tristo
su
il
coricarsi,
per
era
il
chiuso
che
santi
Escito
entro
stantino
Co-
imperator
candidi,
drappi
battistero
del
l'
lebbra.
pudenza
im-
ov'era
mondarsi
per
del
già
paragone
occhi
gli
sotto
e
di
bagnato
fosse
Il
tranquilla
con
conca
che
pargolo.
sentiva
«
lieri
cava-
bagno
qual
puro
nella
dei
al
apprestò
doveva
grassetto
all'ufficio
l'usanza
secondo
antiqui,
basilica
nella
assistette
Dio;
di
poi,
RIENZO
discese
dispersa,
ch'era
DI
COLA
al
e
di
polo,
po-
vaio,
lacciati
al-
Scotto,
Orsini
e
da
DI
VITA
LA
Armanni.
un
dello
Severo
laio
di
genti
dell'
la
italico,
prossima
di
Boemia
i
popoli
i
ì
duchi
secondo
Santo!
risa
1'
»
e
Non
delle
beffe
signoria
polo
po-
comparire
dovico
LoCarlo
che
o
si
ciavano
spac-
già
eletti
i
tutti
i conti
prelati
i marchesi
minacciandoli
in
loro
scoppio
coprì
Spirito
fragoroso
la
di
contumacia
dello
inspirazione
lo
alle
Messer
ancóra
di
contro
libertà
Messer
imperatori
Comunità,
le
la
la
a
e
principi
mento
fonda-
romano
quelli
citava
procedere
«
Baviera
veri
all'impero,
re
citava
come
per
i
al
Pentecoste
di
duca
re
e
appartenersi
air
e
e
dichiarava
Italia,
sacra
fermava
con-
romana
dell'Imperatore
impero
per
la
tutta
l'elezione
donava
cittadinanza
la
e
da
che
dell'orbe
capo
do
mon-
leggere
decreto
un
cristianità,
della
perpetua
fece
»,
capitolino
Roma
della
del
amatore
di
Nico-
Santo
liberatore
augusto
notaro
un
Spirito
d'Italia
Tribuno
il titolo
assunto
Clemente
zelatore
Città
1^
BIEXZO
DI
Quindi,
Candidato
«
COLA
fine
di
delle
questa
10
74
LA
VITA
incredibile
di
DI
pontificio.
della
fuor
il
vento
volte
e
gente
modi
potuto
Prato
i
dare
»,
un
ovunque
Ciappelletto?
tuttavolta
risa
bene
?
del
gran
costumi
fratello
presso
vedere
e
suo
rare
conside-
quelli
illustre
conosciuto
il
ritrovato
egli
di
presso
come
se
avrebbe
non
Ov'era
Forlì,
fosse
vevano
fer-
quell'ora
Ravenna,
Ah,
la
tra
ispandersi
per
a
quivi
e
E
è
questo
Boccaccio.
si
per
mio,
se
ogni
a
e
è
in
Polenta?
vivono
Roma
da
«
care
indi-
a
libera
Ordelafiì
Roma
i
che
A
Abraam,
ferì
mnocua,
già
l'anima
da
Francesco
in
»
Certaldese?
Ostasio
tratta
m^ondo,
Giovanni
del
protesta
bande
beffe,
spiriti
dileggiatore
giudeo
tre
fosse
degli
il
per
né
entro
egli,
spada
mio.
melle
ciara-
e
ciurmadore,
del
è
questo
nuova
taluno
il
«Questo
s'udirono,
non
la
la
parti
tre
vociò:
colpo
E
guaina
tre
le
mio,
nacchere
coprir
a
frastuono
sì
ma
trombette
levato
RIENZO
DI
buffoneria,
trombe
Vicario
COLA
che
forse
egli
al
notaro
per
Ser
a
LA
COLA
DI
VITA
7^
RIENZO
DI
XVII.
cerimonia
la
Ma
della
mezz'
annunciata
per
gagliofiferia
stomachevole
Il
fatuo
retoi'e
l'Arco
su
per
di
ciascuna
scelti
fece
i
il
priore
cittadini
da
dicendo:
edera
fosti
religione
Paolo
:
e
«
«
la
gli
lo
perocché
»
aborristi
cinsero
Il
»
quella
e
di
berasti
li-
priore
di
quella
perocché
perocché
sapienza
si
corona
offerì
Ricevila,
Ricevila,
sacerdoti
la
gli
porse
rante
Du-
lateranense
morte.
zelante.
passi
scrittori.
Ricevila,
«
colti
con
offerì
gli
e
similmente
vaticano
Altri
antichi
dicendo:
quercia
San
in
sei
il simbolo
e
illustrato
messa,
innanzi
ramoscelli
Costantino,
vànvera
la
le
composto
aveva
a
precedente.
la
con
di
in
superò
agosto,
aveva
tribunizie
corone
coronazione,
Il
della
decano
di
di
mirto
onorasti
cendo
dificio
l'of-
l'avarizia.
d'altre
corone
»
76
LA
altri
con
abito
DI
VITA
detti.
COLA
E
con
del
gli ritoglieva
schemi
in
termine
si
al
paragonò
dì
trentatre
al
Cielo
com'
vestito
da
il
Santo
Napoli
glie
in
ebbe
frate
il Tribuno
cui
nell'
salito
senza
saliva
al
Incredibile
per
un
se
obbligo
:
l'uomo
d'istrione
in
Guglielmo,
mine
culdirsi
a
non
monaco
età
vittorioso
avendo
popolo,
mendico,
ma
santità,
di
che
ridere
a
ammaestrato:
di
in
ora,
gloria.
scoppiò
l'ultima,
ricalcare
era
egli
liberato
non
di
Nazzareno
anni
della
compagnavano
ac-
trionfatori
priore
un'arringa
con
spada
dal
a
degli
rappresentazione
burlesca
La
capo.
uno
potè
cerimonialmente
dovette
la
i
l'arcivescovo
che
Spirito,
a
che
non
offertagli
d'argento,
mano,
ricordanza
tempo
ritogliergli
; ma
serti
in
ammonimenti
un
quiriti
i
in
uomo
spada
capo
degli
e
un
una
sogghignando,
uno,
KIES'ZO
frattanto
mendico,
di
l'I
proruppe
odore
in
lagrime.
diadema
Con
Cola
sedette
d'argento
a
conviti
e
speroni
senza
ro.
d'o-
fine.
78
VITA
LA
scrollava
col
a
vegliardo
o
Increduli
buon
e
di
che
e
ciascun
patrizio
ciascuno
non
volle
non
canizie
eroica
stette
l'evento.
fede
ad
Quegli
d'incertezza,
più
che
in
bile,
igno-
morte
della
della
in
a
verità,
sua
labile,
invio-
un'arme
aspettare
sto.
Cri-
conforto,
l'intocco
al
da
come
di
il
coperto
:
e
corpo
alla
di
segno
ricevesse
respinse
funebre
campana
in
il
apparecchiarsi
prestò
bianco
di
confessione
la
Stefano
aveva
minore
amministrasse
Messere
Tribuno
parato
frate
non
essendo
freschi,
parlatorio,
un
ché
poi-
mangiato
aver
il
fosse
il
vermiglio
sangue,
da
che
altri,
Orsini
fichi
Ma
quel
Casata.
gli
per
i
il
ceppo
Grande
anco
settembre.
disposto
a
Rainaldo
e
mattino
il dolce
già
della
comunicarsi
poterono
che
mandare
certo
eran
Giordano
di
credere
di
capo
aperta.
orgoglio
tenace
poteva
il
dava
coman-
e
fosse
gli
suo
ardisse
laccio
a
porta
che
In
non
si
plebeo
la
voce
gran
IHE^ZO
DI
pugno
l'alba.
Venne
COLA
DI
silenzio
dentro
era
mava
tre-
il
con-
a
LA
dannatore;
la
egli,
prudenti
sìibito
accolse
il
popolo
anche
di
»
soltanto
i nobili
scusò
li
ma
gonfaloni,
perfìdia,
per
le
li
in
fortuna
con
mantenerlo,
con
e
tanta
fetti,
pre-
di
mente.
onesta-
rapidità
lo
si
stato
prosunzione
impotenza
bei
cavallo
inettitudine
tanta
tanta
a
tanta
nell'acquistar
benee
e
accomiatò
mondo
tanti,
aspet-
senz'altra
dietro
li
mone
ser-
di
robe
mensa
trasse
al
volte
agli
e
e
Non
capitani
a
fine
trepido
bello
officii
ricche
tenne
se
vie,
Rare
di
li
le
perdonanza.
di
di
furono
uno
«
consoli
regalò
posito.
pro-
ringhiera
dinanzi
colmò
ficii, li nominò
li
di
e
il
e
alla
fece
pace
Di
mutò
avido
salì
volta
questa
clemenza.
squillarono
attese
Cola
cittadini
i baroni
terza:
parlatorio,
supplizio.
Castruccio.
alcuni
la
dato
avea
di
o
consiglio,
di
ora
al
trombe,
non
vennero
il
Era
condotti
natura
consigliargli
a
79
RIENZO
LI
Ezzelino
di
tempra
COLA
la
cui
Vacillando
il
DI
VITA
di
compagnò
ac-
nel
di
fatti.
role
pa-
Tra
8o
VITA
LA
DI
COLA
DT
niEXZO
quanti al mondo
pervennero
non
origine in signoria nuova
alcuno, forse, che
conoscere
e
usare
la
bestia
e
la
fede, l'arme
crudeltà
e
la
clemenza,
legge.
Sùbito
escirono
dalle
Campagna,
vi fu mai
di costui
men
la frode
che
d'abietta
furon
e
sapesse
l'uomo,
e
la
virtù, la
il sopruso
afforzarono
la
liberati,i baroni
si ritrassero
mura,
e
le ròcche
nella
e
cominciarono
in-
la guerra.
XVIII.
Marino
tenne
il nerbo
della
ribellione
Giordano
e
guernimento. Rainaldo
ficora fresche », vi
Orsini, quelli delle
condussero
con
grande ardore le opere:
il fosso, alzarono
rimondarono
doppio
e
del
«
intorno, abbertescarono
steccato
balestri
fecero
armi
e
le torri,
tutto,
manganelle posero
per
di
di danari
provvisione d'uomini
di vettovaglie. Il Tribuno, non
e
già
stava
ì
giocolali
suoi
d'ogni
le
da
fornito
rincorso
il
alla
scritture
avea
Durenza
le
rotte
e
Giordano
risposta
di
osteggiare
di
menar
le
teiTe
ogni
preda
Un'altra
che
le
venissero
folgori
ordinò
parete
volta
del
intorno
a
presero
Roma
fin
giorno
il
suo
che
furore;
entrambi
Campidoglio
e,
e
le
sotto
dei
Tribuno
sottomettersi,
a
del
si
le
Per
verga.
sbigottimento
molto
con
masto
ri-
lacerate
Rainaldo
e
gere
giun-
s'era
e
la
e
l'altro
quel-
potuto
con
ossa
le
tra
che
pur
un
fu
morto
avignonese
la
loro
messo
altrimenti
non
su
11
maso
To-
ebbero
spedì
mezzo
non
corte
là
di
i ribelli
egli
lasciato
quale
rentino
fio-
Boncompagno
Come
Marino,
di
scribi
agli
comparissero.
e
di
setaiuoli
ai
gli esemplari
Capua.
che
mura,
di
regole
l'apparecchio,
messo
tra
teva
commet-
epistole
secondo
o
banchettava
drappi
dettava
secondo
8l
BIEXZO
cavalierotti,
e
sorta
Calimala,
vigne
avvisi:
gli
su
DI
COLA
DI
riTA
LA
li
tadini.
citcitò
brandendo
per
i
sopra
tarli,
spaven-
fosser
una
dipinti
11
82
LA
col
VITA
DI
In
giù.
capo
fin
spinse
Rainaldo
arse
il
matura
il
colava
i
e
gli
ferentina,
in
al
alberi,
bruciò
dell'
laziale
alle
torri;
per
e
di
Rainaldo
a
belle
i
due
gne;
vi-
L'esercito
furia
stare
deva-
a
tagliò
le
capanne,
il
e
fuoco
selva
della
quivi
non
bensì
nomi
veltri
di
che
antichissima
Ma
furono
isfregio
le
castello:
che
solenni.
assemblee
mia;
vendem-
memoria
alla
sacra
e
di
fen-o
il
portò
nell'ombra
sin
cavalli
tini.
intorno
gli ovili,
rubò
l'oste
saccomanni
diede
si
campi
viti
dai
dai
e
bandì
tempo
di
stra
de-
strida
gravava
più
Nepi,
alla
dalle
mosto
raccogliticcio,
combattenti,
territorio
Era
ròcca;
in
entrò
ottocento
con
l'uva
pecore
alla
finalmente
Severo
pedoni.
ventimila
le
il
Spinto
Marino
sopra
bovi
Tevere,
tutto
si
Giovanni
trascinando
fiume.
il
lagni,
San
femmine
cosa
guastò
del
Giordano
di
porta
passò
e
RIEXZO
DI
Allora
uomini
ogni
porci,
la
su
prendere
a
COLA
fu
tenne
dato
dati
di
dal
Giordano
innocenti.
federazione
con-
le
salto
l'asbuno
Tri-
LA
Era
VITA
intanto
giunto
e
tardanza.
di
Cola
perito
era
Superbo
il
donio,
egli
Rientrò
in
città
al
cavalcò
di
piastra
che
e
morione,
la
se
la
brandì
cotto;
di
squilli
Legato
dal
facoltà
ogni
dominio,
marziali
e
tolse
imperiale,
di
e
sor-
si
cese
ac-
gli
tra
comparve
attonito.
Pontefice
piena
di
paladino
guisa
fantastica,
trombe
delle
armato
tribunizia,
verga
terribilità
al
Aveva
la
so;
Cel-
manopole
perle
a
le
San
sacrestia,
l'arme
sopra
di
con
di
».
disfece
un
nella
Er-
cavalieri
Tutto
come
e
Turno
fronte
tregue,
d'oro
pose
innanzi
maglia
penetrò
dalmatica
in
cui
Tarquinio
genti;
Vaticano.
sappia
non
di
cani
«
le
ch'erano
prima
in
aricino
con
senza
medesimo
i due
affogò
tore
guasta-
ma,
perfidia
deputato
orsine
case
la
per
del
presentarsi
rivo
quel
in
partirsi,
al
l'assedio;
levò
nale
cardi-
legato
lettere
di
intimandogli
il
Roma
Deucio
spedito
aveva
83
lìIEXZO
a
di
Bertrando
papa
DI
COLA
DI
il
di
riporre
cardinal
togliere
in
trando
Bera
Cola
Campidoglio
84
LA
deposto
il
di
un
ternìine.
II
al
della
notaro
tribuno
urbana
folle
di
nella
con
l'Un-
la
le
i
e
violazione
di
lenze
vio-
vicario,
Carlo
contro
titolo
bagno
il
e
l'abolizione
chiesastici,
il
Napoli,
ottimati
dell'Impero,
breve
più
l'alleanza
diretta
citazione
il
ché
per-
rimproverava
Giovanna
gli
eresia,
i Romani
Camera
il
tro
con-
per
Padre
Costantino,
contro
iniziare
entro
Santo
contro
garo
di
sopra
augusto,
di
lìlEXZO
processo
rinnegassero
lo
conca
DI
eletti,
coercizioni
usare
di
COLA
senatori
nuovi
due
DI
VITA
dei
cipi
prindiritti
le
tutte
la
leggi
sancite.
in
per
dicendo
sua
con
il
vigne
prudenza
«
voi
Papa
di
queste?
son
si
ingrossò
Mandaste
mai?»
per
Signore
informazioni
molto
volete
che
delle
il cardinale
arroganza:
«Abbiamo
Nostro
Cola
scettrato
e
imperatore,
con
Or
noi.
ferrato
Ma
voce.
senza
l'altro:
di
da
dalmatica
restò
la
l'uomo
vedere
Al
tacque,
Rispose
informazioni
».
Tonò
il devastatore
Marino:
»
«
II
Che
Legato
pensando
di
86
LA
diente,
nella
grande
matto
Non
».
prendeva
la
sonare
il
e
le
visioni.
sue
mandò
Il
innanzi
poi
dal
che
l'arme.
co'
mensa
Gli
Romani.
per
ma
suoi
arnesi
dirgli
«
lo
d'aver
quale
alle
i
e
Radunò
il
udito
fu
di
volta
l'insidia
fece
una
sogno
di
invitò
gione.
pri-
distribuì
popolo
figlio
Lo
lo
cavalli
Fianvestiva
lui
frutta
in
na,
Tosca-
figliuolo
suo
mento
fru-
lance,
di
pentirsi.
;
sogni
cento
con
con
senza
tratto
chiamato,
carra
prima
rinnovò
Cola
conviviale,
a
la
per
da
suoi
baronetti
accompagnato
cesco,
i
molte
quindici
da
seguito
di
venne
e
no.
son-
congregava
Prefetto,
sé
a
né
ogni
a
raccontargli
per
e
vedeva
patarina,
campana
popolo
cibo
più
faceva
traditori,
tutto
per
Tribuno,
infermo
farneticava,
Smaniava,
lo
mise
al
fosse
come
cavalli
rannata
addosso
diventò
Pa-
tentare
per
della
spavento
di
cinquanta
novella
La
«
cittadella
quattromila,
sforzo.
RIESZO
DI
cinquecento
da
pedoni
che
COLA
raunarono
lestrina
e
DI
VITA
San
tribuno
al
volta
tino
Mar»
as-
LA
la
un'altra
volta
DI
COLA
vittoria
slcurare
santo
DI
VITA
vendetta
di
vaticinare
la
odiati
gli
sopra
Dio;
udito
d'aver
dirgli
per
Bonifacio
papa
nemici
i
su
»7
BIEXZO
il
stuma
po-
Colon-
nesi.
Come
s'erano
costoro
gridò
che
certo
segno
sconfitti
sarebbero
solamente
non
un
l'interprete
il
questo
esser
a
presso
Monumento,
detto
luogo
città
dalla
miglia
quattro
accampati
ma
,
nìorti
E
sepolcrale.
nelle
Orsini
genti
Si
».
Lorenzo,
lo
sforzo
I
volgendo
accampati
trombe
nelle
di
Fiore
«
cui
Ponte
Monte.
Santo
Spirito
la
verso
dinò
or-
degli
da
e
dal
d'ordine
mosse
e
certi
Giordano
contro
di
porta
s'apparecchiava
ostile.
baroni,
s'eran
di
parola
per
cavaliere
di
monumento
ciaramelle,
l'aiuto
con
e
lor
dar
nelle
Campo
di
Diede
fece
e
Sant'Angelo,
San
sùbito
nacchere
le
il
quivi
avrebbero
di
sperando
discosti
dalla
quella
a
in
vicinanza
di
occultare
via
Tivoli
del
di
la
cia,
mar-
Palestrina
e
Ponte
s'erano
Mam-
88
LK
molo.
DI
VITA
In
la
su
iuniore,
condusse
pioggia
di
in
della
la
per
col
i
di
terzana
baroni
Cola
dì
quel
la
della
pioggia
quale
era
aver
e
Fondi.
Pietro
cautele
lasciato
Agapito
Orsini,
Sciarra
grassoccio
alle
per
;
da
suo
Sclarretta
capitolina
campana
malore
il
di
Petruccio
di
denti
consiglio
Giordano
tremendo
Bonifazio,
i
erano
Pietro
Braccia,
Caetani
due
che
a
quali
Genazzano,
Buccio
di
i
;
Gianni,
di
di
e
adunò
il
—
il
—
primogenito
signore
Sotto
batteva
e
fiche
ràf-
pidoglio,
Cam-
di
Stefanuccio
animo
collegati
le
con
dominava
ma
grande
vento,
riscossa.
vòmito
la
travagliava
campane
basilica,
infermo
stero
Mona-
crudelissimo
delle
della
al
giungendo
segno
era
il
l'oste,
tutta
sino
Li
tratto
stormo
portico
di
mura.
e
lonna
Co-
Stefano
cavalli
e
dirotta
lo
RIENZO
capitano
le
tratto
DI
mezzanotte
fanti
fuori
COLA
fano
or-
tore
castigaFrangipane
Udivasi
nello
di
scroscio
Agapito,
e
alquanto
che
agli
giovine
via
tutta-
più
il
clinato
in-
ardimenti
l'abito
di
VITA
LA
chierico
e
in
tenne
seco
con
prese
cavallo,
nella
voce
voglio
pel
non
«
stato
faceva
fede.
Per
custodia,
potendosi
accomandò
di
la
la
chiave
la
la
Paolo
tradire
fermezza,
a
un
rispose
egli
se
nopola,
ma-
allora
voler
aprire
porta
E
avere
sua
ma;
Ro-
vengo
con
gli
non
segno
di
nominata
batté
grido.
mutata,
esser
la
il
Ad
guardia
la
dall'androne
balestriere
aprire.
tornare;
Egli
motto.
be
avreb-
guardia
La
il
poiché
cittadino
mia
iterando
Buffa
di
ca
boc-
voltò
cavalierotti
Sono
».
in
porta,
chiamò
casa
a
buono
guardia
alla
notte
e
Ma
fante,
promessa
disse:
nome;
consiglio
parole
sol
dei
la
mantenuta
vile;
vedo-
Palestrina.
le
un
taluno
che
sperava
Nel
su
dinanzi
fu
e
degli
una
dell'impresa
mozzò
gli
duto
ve-
gramaglia
presagio.
ritirata
Stefanuccio
a
in
a
aveva
moglie,
l'abbandono
rapida
cominciò
Egli
sua
il
temeva
»9
BIEXZO
indole,
scapigliata
la
alta
DI
vacillare.
a
la
per
:
l'
sogno
Annibaldi,
e
COLA
non
ma
disanimarsi
per
DI
non
una
la
non
di
tro,
den-
verretta
90
e
dì
là
te
il
la
è
battaglia
trombe
fanti
Mise
la
quindi
la
da
disfida;
medesimo
di
sotto
di
suon
a
».
schiere.
mandò
Co-
movessero
sero
des-
ritta
man
voltò
La
la
si
dotta
con-
mosse
sonò
porta
senza
prendere
ri-
per
prima,
Sciarra,
la
di
più
rasentassero,
a
fece
tere
rimet-
passando
tre
consolare.
giunta
a
11
via
Sciarretta
ordinata;
trombe
volta
pazzo
con
l'altra
quella
rata
Ser-
quel
porta
in
cuna,
al-
difficile
;
levate
dopo
porta,
la
la
cavalli
l'una
che
verso
e
via
inganno.
onore
bandiere
a
collegati
Giova
con
E
».
per
giorno
davanti
e
in
mura.
altro
ad
ordinanza
Colonna
appellare
ritirarsi
ma
balestriere,
saldissima
fuori
colpo
pantano.
un
Ai
tratti
e
stro
baleCadde
potiamo
non
difficile
abbatterla,
di
monasterio.
porta
di
travertino.
«Buono
fummo
che
in
forza
Stefano
Entrare
«
forze,
a
melma
il
verso
il
scagliò
ricorderà
spronò
alla
RIENZO
patrizio:
si
disse:
DI
di
nella
Disse
COLA
dall'arco
chiave
di
la
questa
con
la
DI
VITA
LA
le
colpo
seconda,
rire.
fecon-
LA
da
dotta
avanti
la
il
giannetti
su
combattere
Precedevano
ditori
questi
il
in
Gianni
e
gli
di
che
primi
otto
nobili
il
sotto
l'assalto.
tutti
oltre
al
prima
grosso
fiero
citata
eser-
ardente
tanto
tentasse
Colonna
gran
leggiera,
niuno
antiguardo,
in
di
bando
messo
aveva
corporale
pena
e
trizia,
pa-
meglio
Stefanuccio
che
muoverla
la
alla
fazione
ogni
a
che
cavalleria
romani
su
terza
gioventù
arme,
montata
o
della
animosa
in
La
baldanza,
fiore
più
meglio
arcione,
9"
RIKXZO
più
con
la
colonnese,
DI
Frangipane.
s'accoglieva
corpo
COLA
Petruccio
veniva
vi
DI
VITA
fetra
e
;
leoncello,
misura,
ditissimo
ar-
occhio
del
vegliardo.
XX.
Cominciava
meno
il
terreno
sicché
ad
spessa
tutto
vi
albeggiare
era
melma
s'affondavano
la
tra
il
volo;
nu-
pioggia,
ma
pozzanghere,
e
i
cavalli
fino
92
LA
alla
VITA
DI
Le
grascella.
del
Giordano
e
due
la
Buffa
le
scuri
Gianni
i
con
la
coscia,
e
di
prese
rincorrere,
fu
all'impeto.
Come
che
dinanzi
avversa
sbigottito
a
die
lui
alla
le
la
la
alla
Lo
lancia
su
per
e
cadde,
tanta
la
tutta
per
bracciò
im-
spronata
con
e
porta
alquanto
terreno
volta
suoi
sùbito
accette,
solo
lunga.
i
quel
dirompere
varco
s'arretrò
tumulto;
che
l'imposta
nel
la
il
rono
Udi-
movessero
pronto
irruppe
giar
maneg-
dritta.
e
abbassò
rotella,
ben
a
credendo
a
Paolo
erano
il rimbombo
mannaresi
chiave
di
l'imposta
fossero
la
la
verretta
sopraggiunti
e
romore
pitìo
scalper
come
e,
Colonna,
partigiani
già
lo
e
gangheri
contro
i feditori
e
avendo
incominciarono
all'urto,
sini
Or-
Cola
squilli
la
e
e
tumultuavano
;
con
serrarne
e
saldi
gli
zuffa
involata
erasi
Monte,
porta,
la
Tribuno
del
capitani
udito
sotto
IiIK:"ZO
genti
dal
volte
appiccar
VI
ond'eran
popolo,
le
CULA
tutto
una
stendardo
mineo
fulfuria
cavalleria
il
mezza
popolo
lestrata
ba-
tribù-
94
LA
VITA
di
zandosi
drizzarsi
alla
testa
sol
grande
dai
il
ladra
lo
ferro
A
a
me,
Il
colpì
che
gli
aggia
fatto,
buon
Udì
stramazzato
Dov'è
Noi
voce
nella
»
entrò
buca
mio?
»
sappiaino
gito
il
».
lora
Al-
cello
leon-
suo
E,
varco.
buon
mandava
do-
porta
sia
che
del
degli
l'intrepido:
non
pel
solo
sando
pas-
Gianni
dove
né
fu
viluppo
alla
chiama
spronò,
l'ultima
«
balzato
sangue
ch'egli
!
Stefano
sospettò
fosse
:
pezzo,
Trevi
di
dinanzi
era
sciale,
co-
ignudo
tuttavia
«
metto,
l'el-
capo
per
il
tra
ansioso:
Risposto
del
spallaccio
Colonna
me.
il
schiamazzi
nell'inguinaia,
basso
padre
suo
Io
lonna
Co-
abbrancava
Gridava
abbattitori.
«
Colonna,
«
Fonneraglia
che
il
:
pezzo
lo
dilacerarlo.
primo
sperando
l'arnese
ferocia
per
Gridava
gorzarino
tutto
la
sopraffaceva
su
dosso
tener
per
lo
Strappatogli
nome.
di
piedi
suoi
Risonava
»
EIENZO
che
atterrato.
udito
!
DI
in
canaglia
perché
essere
COLA
1)1
come
sangue,
an-
nell'androne.
figlio, vide
melmosa,
il
figlio
sopra
VITA
LA
il
Come
uccisori.
gli
la
la
fu
febbre
gli
rientrar
nelle
figlio
abbattuto.
lorda
divino
il
I
rivolse
su
pel
del
le
che
la
contro
in
repentino
dei
rotto
un
impazzato
Sùbito
e
del
di
;
gue,
san-
ciato
squar-
petto
giq-
silenzioso
in
splendeva
dei
bagliore
nuvoli.
Dalla
nella
Tramortito
torn-
lo
groppa
sbalzò
lo
raggi
gli piombò
macigno
fu
vide
bellissimo
pubescente,
percosse
a
il
lo
fango
dove
muraglia.
terra.
il
disserrò
varco
presidio
spalle,
stallone
restò
il
punto
saettati
cella
al
volta
morto,
riverso
non
e
soccorrere
coraggio
denti
le
silenzioso
una
di
vita.
tura.
nell'arma-
ossa
vide
l'inguine
tura
crea-
agghiadava
per
chioma
la
cavallo,
il
della
ancora
Lo
sini
Or-
Cola
della
denti;
mura
lacerato
quel
i
ignudo,
e
venile.
le
scoteva
spronò
disperato,
supino
gli
strinse
Egli
voltò
l'amor
autunnale
e
di
l'amore
che
degli
viluppo
egli
forte
9^
EIEXZO
masnada
Ma
soglia.
più
midolle
si
DI
il
contro,
corse
ripassò
capo,
COLA
sanguinante
corpo
La
DI
di
sella
dall'urto,
calpesto;
tratto
96
LA
da!
fu
ebbe
sozzura
belluina.
figliale,
mescolò
virgineo
quel
con
;
il viso
aperto
fauce
come
dì
caldo
ancor
destro,
pie
maturo
sangue
RIENZO
alla
cadavere
sul
suo
DI
mezzo
naso
e
Gittato
il
il
occhi
COLA
in
popolo
tronco
tra
DI
VITA
fallace.
speranza
XXI.
dei
il fato
Ma
Colonnesi
Imbaldanzito
da
uccisioni,
la
per
di
Fiore
inimistà
dei
privi
congiura
soperchiati
dal
della
zuffa
e
questi
ultimi
sotto
scavalcati
la
duce
dei
della
magnanimo
e
le
stragi-ande,
volsero
che
odio
per
cavalieri
i
numero
si
di
Orsini
Sant'Angelo
Ponte
consorti
del
due
proseguir
a
degli
di
e
piuto.
com-
le
per
aizzato
costernati
competitori,
sorti
popolo
l'accanimento
strage
Campo
il
queste
era
non
in
debole
porta,
balenarono
breve
sforzo
respinti
su
non
la
tro
con-
tarono
ten-
sero,
res-
melma
riTA
LA
sdrucciolevole
in
pie
e
fuga
di
Caetani
cavallo
il
era
folta,
del
pe' pantani
a
si
e
vigna
una
la
per
sero
danari
a
e
gli
lo
oro,
e
scalzo,
ritrovarsi
allo
spavento.
e
la
poi
del
e
Ma
Dei
pelle.
sorcotto
nudo
tavia
tut-
sperava
donna
Dio
toglies-
Rimasto
sbaraglio.
mava
ansi-
per
gli
tutto,
e
dalla
riparare
pregare
arnese.
sua
e
raggiunto,
tuttavia,
alla
tornare
di
ribaldi
a
spogliarono,
pregava
La
scampo.
di
lasciassero
poi d'ogni
mischia
sfangava
Da
che
Vergine
ma
la
cercando
vicina.
da
Pietro
inconsueta
ginocchione
buttò
Caduto
l'empiva
chericale,
pinguedine
un
perdessero
lo
dall'arme
Impacciato
sella
e
Marsiglia
cercava
sogno
Marino
dove
Colonna,
men
veracità
di
la
nata,
abbando-
mortali.
proposto
Agapito
in
bene
se
ferite
dalle
sangue
rimasti
di
Fondi
l'altro
e
briglia
a
Giordano
come
vita
pochi
e
il
all'altro,
sopra
la
cara
in
tornarono
di
l'un
caddero
salva,
fermare
potendo
vendette
domandò
97
RIENZO
DI
non
terra,
l'uno
COLA
DI
mai
più
Sgariglia
9»
VITA
LA
beccaio
con
grasso
bianco,
del
pozza
sangue
fazioni
da
lungi
di
un
nobili
calva
bastardo
di
uomo
E
di
poco
Pietro
e
di
ligaro,
Ca-
un
Lugnano,
Stefanuccio.
:
E
lati
macel-
perirono,
tronchi
nudi
cruenta
gna
su-
nella
Messer
famiglia
e
che
non
della
altri
supino
cotenna
Frangipani
un
mozzi
mota
più
cugino
ottanta
furono,
nella
bracato,
prebende.
suo
e
Camillo
dei
da
il
Belvedere,
e
vigna
grumoso,
ma
stette
e
la
con
la
gli segò
nella
Giacque
proposto,
BIENZO
DI
sguerruccia
una
pappagorgia.
il
COLA
DI
giacquero
ludibrio
al
della
razzumaglia.
XXII.
Il
Tribuno
fuori
della
dello
vista
e
tremacuore,
s'era
non
porta
né
cozzo
ardito
distaccarsi
bruttato.
stendardo
il
mai
del
perocché
ferro
escir
bra
dall'om-
Sempre
gli
assai
il
davano
più
la
fami-
VITA
LA
ei
gliare
vini
che
fosse
dello
fece
pronti
nel
già
la
Vergine
d'acciaio.
si
al
pugno
l'atto
forbirla
andò
tagliare
al
a
mensa.
di
Papa
salì
il
lembo
né
in
voto
la
verga
al
pidoglio
Camin
ciola
goc-
nitore
della
mimo
fece
della
capo,
celi
Ara-
una
cotta
sua
Disse:
tal
di
spada
Non
l'eroico
ma
orecchia
mozzata
potè
festante.
rotondamente.
cremisina,
e
la
con
inteiTompeva
imbelle;
di
appese
grazie,
mostrò
popolo
rossa
lama
le
in
genti
Maria
d'ulivo
corona
Rendute
e
Santa
;
parato
l'ap-
e
le
la
capo
l'ordine
Quivi
tripudio.
con
in
Rimise
a
già
pose
capo
cavalcò
e
gento
d'ar-
aveva
la
ti-ionfo.
del
ischiera
suo
egli
piena,
trombe
sue
se
e
col
dall'arcione
Pronta
d' ulivo,
parire
ricom-
annunciar
^^ttoria
le
virili.
vene
rizzatosi
e
raccolta.
corona
alla
la
coi
e
Monte
ad
tutte
sonare
a
delle
dal
stocco
colore;
riprese
inchiostri
succo
l'arco
sotto
99
RIESZO
gli
Giordano
vide
guizzo
DI
con
buon
col
Quando
COLA
DI
che
Imperadore
Hai
«
la
non
».
E
100
LA
VITA
Su
rimbrunire
Stefano,
di
trasferiti
LOLA
DI
i
Gianni
Lorenzo
della
casata
in
le
di
lacera,
il
fare
i cari
nel
convito
Parve
nella
parole
da
fanno
fossa
;
San
perché
poco
degli
ch'ei
minaccia
gridò
senza
».
stuolo
agli
lante,
ur-
uccisi.
le
Vecchio
Marcello
appesi,
sono
loro
fossero
rammemorar
il
d' ira,
in
Montò
che
esequie
strida
turbavano
accosto.
col
e
l'ululo
le
e
comandò
le
titudine
mol-
una
e
sacra,
vedove
Stefano
in
quando
l'editto
e
negate
e
da
lamentazione
palagio
le
scacciate
colon-
donne
Echeggiavano
Tribuno,
il
furore
denti.
ar-
scarmigliata
l'erta
per
di
furon
torchietti
seguite
morti.
pianti
sepolcrale
di
gentili
la
di
porta
Coperti
lamentatrici
per
furon
proposto
dalla
intorniati
di
spogli
cappella
gramaglia,
in
i
del
Araceli.
Vennero
e
cadaveri
e
alla
d'oro,
coltri
sopra
HIEXZO
pietosamente
San
nesi
DI
io
spregiato
aveva
:
li
come
Allora
pompa
profferite
«
Se
farò
quei
gittare
maledetti
i cadaveri
e
senza
tre
mi
nella
giuri
spertetempo,
not-
ploro,
102
VITA
LA
Colore
aridi
occhi
gli
d'ambascia.
quella
in
la
le
dai
selci
di
volontà
E,
nella
apprestar
poiché
non
le
di
anche
vendette.
tanta
me
co-
fatta
la
«
morire
è
che
villano
un
».
poteva
in
fiutava
ri-
e
ossa
Sia
Meglio
rimase
fossa,
già
infaticabile.
:
giogo
tenne
destino
riscotendosi
il
sopportare
del
torrente
Dio.
li
vecchissime
travagli
dal
dal
inghiottito
alle
pace
alfine,
Disse
che
aveva
polite
fissi
terra;
ingiusta
terra
immatura
omai
spaziosa
incurvata
non
stampava
di
Soltanto
l'ombra
statura
non
gesto
mosse
chinò
sua
secolo
stirpe
motto,
su
la
che
vacillarCw
fece
non
sospiro
né
RIENZO
senza
non
lacrima,
cruccio
DI
piedi,
mutò,
non
sparse
in
in
diritto
Ascoltò,
COLA
DI
piedi
,
coricarsi
ferrato
ad
LA
DI
VITA
COLA
DI
1o3
RIENZO
XXIV.
Che
il
d'arnie
fatto
di
Certo
certo.
né
vincere
sapeva
vittoria.
Marino
sopra
di
di
di
Invece
nobili,
da
cavalierotti
e
adunò
egli
credette
si
del
pretesa
soldo
«Vògliovi
Venite
ineco
drappi
lo
pose
di
cavallo,
nacchere
andar
il
e
a
di
parare
e
zia
mili-
facezia.
nuova
doppia
menò
troinbette.
oggi.
schiere.
figliuol
con
di
all'importuna
le
lo
dicar
sra-
ribellione
sacra
paga
Ordinò
».
indugi
cavalleria
sua
una
dar
bianchi
a
e
chiamata
con
la
quivi
per
satisfare
Parlò:
di
la
lui
dettatore
senza
resistenza
ogni
colpo
non
usare
oste
Palestrina
e
il
sapeva
fare
ginese
Carta-
Canne,
che
né
Orsini,
al
di
bensì,
è
dopo
due
Maliarbale
battaglia
la
dopo
Tribuno,
dai
compiuto
l'ammonimento
è
al
ripetesse
taluno
Vestì
Lorenzo,
suo
a
seco
suon
Dov'ei
quella
mostra.
lesse
vo-
104
LA
non
VITA
alcuno.
sapeva
tiburtina,
del
fedìtore
fece
inginocchiare
Cavaliere
della
stupirono
e
che
i
delle
Sì
i
tal
la
paga
mormoravano
il dannato
asperse
Ed
volle
egli
col
piatto
l'ignobile
pari
suo
astanti
gli
che
più
col
eroi.
disgusto,
il
baroni
di
di
cialtrone.
soldatesca,
E
tinse
at-
«Sarai
l'usanza,
fango
vergognarono
di
ne
percotessero
fu
grande
che
».
secondo
degli
sangue
tristo,
impronto:
Vittoria
col
figliuolo;
l'orlo
inorridirono.
spade,
battezzato
il
sanguigna,
conestabili
la
Dinanzi
su
dicendogli
prostrato
dal
Colonna
smontare
quell'acqua
di
con
arrossate
Stefanuccio
fece
lo
masta
ri-
atroce
pozza
adolescente.
smontò,
pozza
il
di
porta
ov'era
zuflfa;
l'acqua
magnifico
sangue
e
la
con
e
HIEXZO
versola
della
terreno
melma
DI
Cavalcò
luogo
al
nel
la
COLA
DI
ristucchi
e
e
Giordano
in
arme
i cavalierotti
ornai
doppia
colo,
spetta-
si
pur
attendere
paga,
;
con
di
l'altra
mezza
sbandavano
Orsini,
prò
e
di
la
si
popolare
parte
vestire
E
allo
mentre
le
ferite
ancóra
DI
VITA
LA
Savelli
Luca
che
legato
d'Umbria
guelfe
Roma
11
chiudevano
di
dato
né
udiva.
Dì
e
che
toglieva
le
dei
vettovaglie.
mormorio
ai
chiese,
beni
delle
aveva
ventresca
fatti
in-
badie
impinguarsi
delle
stito
ve-
condo,
rubi-
e
che
Alle
i
vedeva
grasso
badiale.
mercanti
tutto
conviti,
la
entrate
sava
pas-
non
inzeppando
per
libre
sette
ganascia
la
diveniva
già
era
satrapo,
potentissima,
guerreggiatori
fasto,
notte
esercitando
città
spocchione,
al
e
un
come
dal
Lo
crapula
dinal
car-
dalle
valeva
tumulto.
alla
dal
alle
passo
plebe
La
moneta.
al
I
frumento
di
Rubbio
uomini
Toscana.
di
e
affamata.
era
tregua,
traeva
ne
mura,
collegatosi
senza
di
e
le
sotto
operava
danari
di
sovvenuto
fin
nuta
mi-
guerra
Colonna
Sciarretta
con
la
il guasto
portando
o5
1
RIENZO
rinnovava
aperte,
mentre
DI
COLA
strava
seque-
;
le
aziende
comunità
;
,
prendeva
l'oro
ammutolendo
spolpati.
Il
tutto
a
l'aveva,
chi
con
andava
le
in
senza
gno,
rite-
gli
minacce
ghiotteria
14
e
lOG
in
LA
scialo,
In
Così,
al
si
più
la
mordeva
serpe,
devasi
figure
se
le
e
a
coteste
dunque,
il mondo
sentenze
che
la
di
vicende,
ammirò
vedrà
Oh
fatto
cando
moltipli-
! che
le
dirti
diceva
Bruto
trei
po-
vendo
scridi
vergogna
cotesta
duca
vanità
epistolare
Sento
Cicerone?
che
«
conosciu
ri-
Petrarca,
scriveva
:
quello
non
il
rossore
sogno,
qual
difton-
scorpione,
E
bandonasse
abminevole
abo-
strisciava
».
papa
che
l'uomo
obiurgazione
nella
il
bando,
malizia
dinal
car-
ciava
minac-
errori
senza
lirico
suo
suoi
tossico
qual
Il
i cittadini
qual
non
del
il
e
cui
stui
Co-
parlamento,
Montefìascone
ai
la
che
an-
improvviso.
esortava
«
faceva
villano.
tener
scomunica
gariava
an-
divenuto
del
giogo
da
Avignone
e
egli
era
furore
legato
da
derubava
ardiva
del
paura
dieri.
masna-
e
il medesimo
il
popolo
lìIENZO
buflfoni
Intollerabile
non
per
DI
l'Orsino
fuori,
dentro.
COLA
mantener
mentre
di
di
DI
VITA
de'
satellite
fortuna.
Te
buoni,
oggi
de'ribaldi?.
VITA
LA
Così
nemico
si
quel
Genio
fama
che
Tanto
si
noi
per
avessi
grandi
Ma
tue.
te
Roma,
te
che
?
le
prese
im-
m'affanno?...
addio
pure
era
convegni
volgo
or
quale
incredibili
e
a
correva,
a
col
continui
tu
così
n'andò
Dove
salutare,
tuo
stelle,
le
cielo?
il
l»?
UIESZO
DI
inutaron
fece
eran
verso
COLA
DI
Io.
Addio
strada.
!
»
XXV.
di
Tribuno
dal
i
esasperò
carestia.
il
i
dei
rombo
della
per
del
gola
solletico
dalle
i
fumi
l'uom
della
del
da
vino
della
udì
il
prima
gli
paura
operato
barbe
dalla
delirante
E
tempesta.
intermesso
mercenarii,
tribolati
tra
giullari,
sto
impo-
sale,
i
già
pur
gagliarda.
del
pagare
Romani
della
tremolìo
alla
gabella
Allora,
lazzi
luogo
la
su
Orsini
gli
e
lavoravano
Marino
L'aumento
e
i Colonnesi
ciance,
Senza
in
penna
tenne
sommo
per
108
LA
vuotar
col
ÌITA
si
vomito
Ma,
ancóra.
il
in
A
v'
che
larve
il
notti
dodici
tornò
la
su
Egli
minetta,
di
coltri.
farsi
per
compagno
l'insonne.
del-
vene
fem-
una
lino.
fanto-
un
la
e
gufare
a
come
le
volte,
piìi
come
ritrar
mansueto
suo
Per
tunque
quan-
le
placare
di
raumiliarsi,
guanciali
i
servi
sveniva
per
dere.
ucci-
malauguroso,
piagnucolava
Allora,
di
si
piedi
notturni,
agghiacciando
sinistramente
presagi.
campanaria
torre
nuo
conti-
per
nelle
dai
scacciato
teva
po-
in
sotto
gufo
un
gran
di
uccelli
tutto
sciò
la-
non
nemici
capo
raggricchiandosi
la
nagliò
atta-
Campidoglio
il
degli
nascondeva
fu
dai
e
crollasse
verso
non
balzava
irrompessero
Al
più
L'uomo
remore,
che
gli
dormire,
né
dalle
lieve
credendo
o
e
capitolina.
gli
tremolio
Finita
mangiare
ogni
il
che
boccone.
agitato
riempierlo
e
strozza
e
gozzoviglia
né
sacco
serramento
stomaco
passar
lì I ENZO
dopo,
poco
converse
DI
COLA
DI
cercò
sorte,
corna
in
tro,
den-
pieghevole.
nel
governo
cevette
Ri-
110
LA
diede
riTA
il
tra
dal
alleanze
si
di
di
dai
stringere
la
e
più
come
il
le
figlia
negoziò
Ma,
breve
tolse
costui
sprofondava
favola
sua
nobili,
Monte,
dedizioni.
più
RIESZO
tentò
fìgliuol
Giordano
DI
coi
Prefetto,
il
carcere
di
COLA
riconciliarsi
a
nozze
hi
paci
tava,
s'agi-
pusillo.
La
compita.
era
XXVI.
Movendosi
Lodovico
vendicare
la
Aversa
del
racquistare
anche
in
di
di
il
soldati
conti
adunque
Giovan
di
in
Pipino,
Potenza
Roma
rUngaro,
ribalderie
per
paladino
e
e
ad
commetteva
e
di
ladrerie.
e
Puglia,
ingaggiatori
levar
in
Andreasso
di
reame
a
fatta
morte
fratello
Roma
Minerbino
chiamato
per
vituperosa
suo
d'Ungheria
re
di
vennero
con
lui.
di
a
dato
man-
Un
conte
Altamura,
con
suoi
Nocera,
stando
assoldare
ogni
telli
fra-
bande
di
sorta
Collegato
con
Savelli
Luca
alla
affiggere
adunanza
una
a
mandò
suoi
luogo
comparisse
sotto
dalle
colto
fu
nel
citò
Cola
di
paladino
si
e
in
assai
Pesoli
Popolo!
il
e
fece
cavallo
a
Tribuno
».
circo
in
a
Viva
dì,
tre
in
menato.
mal-
e
il
giudizio
sta
rispo-
per
alzò
l'arco
di
San
tutta
la
contrada
sonare
a
le
gente
gridando:
Colonna,
vatore
Sal-
martello
ragunò
piede,
la
ché
per-
Flaminio,
contrada,
e
suo
capitolino
Costui
sotto
della
campane
di
Pugliese
allora
nel
barre
Colonnesi,
dei
del
Altamura.
afforzò
serragli
termine
genti
in
Luca
a
L'officiale
pena.
grave
Cola
il bando
affiggere
d'intimazione
atto
un
ad
e
pel
case
sue
lacerare
a
sovvertitore
del
tava
invi-
partigiani.
marescalco
un
t'Angelo
San-
quale
nelle
i
giorno
quarto
col
fece
di
chiesa
bando
suo
un
tribunizie
il Savelli
della
porta
cario,
vi-
crescente.
decembre,
di
cardinal
dal
arroganza
con
l5
ai
m
RIEXZO
citazioni
delle
imperversava
Ora,
DI
COLA
protetto
e
rideva
si
e
DI
VITA
LA
«
e
polo!
Po-
muoia
112
LA
Si
di
trattava
Giordano
al
DI
VITA
le
stormo
Monte
di
conestabile
E
alle
barre
annullato
uno
Così
core
piccolo
era,
del
e
ribelli
;
un
si
a
mase
ri-
che
manava
scalpanare
scam-
traeva
Campidoglio
«
non
forte,
sospirava
sbigottito
avea
non
e
il Tribuno
nessuno
et
virtude
».
Liberatore
lacrimette
egli
al
rioni
suoi
giudeo
garzone
l'impresa
dal
popolo
dei
piagnea,
suo
in
Lacrimava
nei
facesse,
raffreddato
tutto
per
si
che
sapeva
Orsini
scampanare
in
del
nessuno
Gli
e
una
per
ma
buon
a
sonata
Scarpetta
a
Cola
e
e
il
Pescheria;
;
dì
fu
forza
il
tuttavia
sonare
un
barre.
nome
ucciso.
in
fece
egli
Disperato
la
contro
gomiti
Santo
mostravano;
l'evento.
aspettava
mandò
le
Dov'era
dirompeva
paura
asserragliava
si
romore
mani.
giudeo;
un
si
le
Pescheria
disfare
non
EIEXZO
Per
di
da
DI
Spirito
campane.
continuo
a
La
Anch'
quella
traeva
?
dello
ginocchia.
notte
menar
Orsini
cavaliere
e
COLA
balbettava,
e
in
si
balbettìo.
lacrimavano
sciogliev
di-
VITA
LA
e
balbettavano
il
mentre
buon
la
Escito
della
e
Sant'Angelo;
celato
moglie
tempo,
di
abito
di
notaro
Castel
in
chiuso
stette
lo
e
dalle
partitasi
il
rifugiarsi
si
sciando
la-
zeppa
inviate,
quivi
e
alcun
a
sonava
palagio,
piena
non
andò
Regola
intorno,
lungi
dal
camera
sua
dettate
epistole
di
giudeo
riposo.
senza
familiari
suoi
i
1l3
RIENZO
DI
COLA
DI
e
la
raggiunse
Lalli
dei
case
in
minore.
frate
XXVII.
due
Dopo
Colonna
Stefano
E
suo
rifugio,
caduto
ma
gli ordinamenti
la
sincerità
per
chio
vec-
fazione.
sua
nimità;
magna-
rappresaglie,
perseguitò
non
lui
né
snidò
ogni
evitare
mantenne
della
il
di
alle
ire,
le
del
Roma
la
con
corse
non
rinfocolò
congiunti
in
memorando
esempio
diede
che
non
rientrò
dì,
e
sua
per
ì
dal
dissenso
strare
dimo-
perdonanza
-114
VITA
LA
in
diede
COLA
di
colui
l'acqua
DI
il
pubblico
suocero
ov'era
DI
che
il
di
bacio
ger
attin-
dall'orribile
fiore
bel
più
al
pace
osato
aveva
sanguigna
caduto
RIEXZO
pozza
virtù
della
colonnese.
Indi
di
Deucio
tutti
i
il
Bertoldo
fecero
in
capo
giù
il nepote
e
Campidoglio
poiché
figuratore,
Cola
muro
fianco
a
Savelli.
Luca
e
di
di
cancelliere
Conte
Rienzo
costui
che
an-
cino
Man-
Cecco
che
a
la
teneva
rocca
Civitavecchia.
A
Civitavecchia
ma,
dal
in
e
il
capovolti
di
sul
eleggendo
in
folle
dipingere
abolendo
ed
ritrovare
del
Bertrando
stato
Orsini
parvero
contagio
col
lo
tribunizii
decreti
quali
anche
riformò
e
senatori
I
rientrò
poco
a
cardinale
Castel
che
saginata,
ricoverato
quando
il
Sant'Angelo
che
perdendo
però
per
Quivi
in
tanto
l'adipe
fu
sini
Or-
quegli
presso
fortune.
mebondo;
tre-
tornò
resa,
combattuto
avevano
il
nepote
suo
alla
costretto
delle
tempo
erasi
la
sua
carne
travaglio
accolto
nel
lui
in
dava
an-
sette
LA
mesi
DI
VITA
di
buona
E
prezzo.
dei
se
Orsini,
mercato
stiracchiar
Nicolao
la
del
ratori
di
mettersi
di
far
di
Santa
del
che
di
ebbe
mercatato
al
sicuro,
Maria
sul
anche
verchio
so-
Volle
contratto.
i
compe-
sicché
la
pelle.
E,
trovò
tempo
Maddalena
un'ultima
cone
stec-
uno
ambo
fianco
la
la
siìbito;
salva
dipingere
Castello
del
tembre
set-
contanti
qui
ma
sorte
morissero
di
dopo
in
vivo
l'indugio
della
gioco
avendo
notte
di
pagar
fosso;
suo
fu
il
voleva
feroce
non
Campidoglio
conficcarlo
del
gioia
nepote
quel
trista
papa
tempo
suo
che,
in
passata
il
perse
con
della
cia
Nor-
Avignone,
Il
Marino
memoria
infida,
ma
;
intanto
di
perso
in
somma.
trattava
Rainaldo
cena
mani
cena,
di
ingraziarsi
e
nelle
darglielo
col
a
averlo
per
a
Francesco
romano.
pontificio
notaro
a
avverarsi
principe
imperator
non
1-3
messa
patrizii
lepidi
presagirono
lui
fu
quasi
così
parve
1
HIESZO
pasciona,
quell'augurio
quando
1)1
COLA
in
allegoria
prima
modo
e
della
il
Chiesa
prossimità
d'un
an-
.Il 6
VITA
LA
l'allegoria
Ma
di
bruttata
di
speranza
alla
civile
la
draghi
di
e
anzi
fu
Perduta
del
ogni
dalla
esci
dietro
Compagnia
la
aspidi.
effetto,
Cola
lasciando
di
e
sterco.
riscossa,
ventura,
BIEXZO
ebbe
non
loto
DI
di
calpestatore
gelo
e
COLA
DI
la
sé
duca
città
guerra
Guernieri
pestilenza.
XXVIII.
condussero
lo
Dove
signoria
della
il
papali
del
nel
al
che
su
disse
un
Nemico
e
andò
che
legno
di
;
Dio
e
per
la
cavalcar
trasse
en-
cato
vendiE
terra.
sconosciuto
mare
disse
dei
soccorso
già
aveva
riformata
per
chi
ch'egli
chiedere
vi
confusa
la
penitenza,
bucinò
per
Andreasso
chi
Si
?
Lodovico
re
della
lidamente,
sto-
persecuzioni
l'eretico,
peccato,
reame
così
delle
contro
celesti
castighi
nioso
sma-
renunziata
terrore
indette
angoscia
il rammarico
che
trattò
con
lui
col
so-
llS
LA
solo
radici,
nite
DI
VITA
che
nella
uomini
nella
malinconia
di
di
bellezza,
tra
i
dello
spirito
remoti,
troppo
nei
Nelle
dell'acqua
di
verso
ch'era
vellare
umile
asceti
r
per
il
orientai
venire
regno
il
quel
alcuna
in
mole
di
adorne
casta,
e
i
reva
pana.
uma-
dall'arte
viveva
un
bagliore
dell'
Eletto
e
rinno-
purificare
profanato.
polo
po-
rivolto
perpetuamente
a
cieli
sasso
dell'estasi
e
vero.
dall'ansia
verso
fulcro
polite
tore
retutta
senza
sollevato
quella
cavità
di
d'implorazione
e
sotterraneo
secoli
fabile
inef-
nome
grandezza,
venerandi,
più
rotonda
il
è
sacrificio
di
rauco
montagna
divino
alcuna
senza
pressarsi
l'ape
bocca
quell'aspra
a
anelito
Altare
stracco
l'appressarsi
Roma,
riconfuso
Ma
plebe
gli
primo
suo
e
con
alla
e
fra
mondo.
volte
vento
sgonfio
piena
del
troppe
al
il
quell'istrione
di
gittato
domani
disciolto
sarà
nosciuta
disco-
custodita
quando
si
dall'aver
verità
sua
risolleverà
operosa
portatore
la
con
RIEXZO
profondamente
si
terra
DI
COLA
11
loro
culto
dì
era
DI
VITA
LA
della
novello
sarebb'egli
dell'ultimo
orizzonte?
egli
spelonca,
indi
di
la
preghiera
venuta,
l'anima
lume.
semplici
dal
braccia
bocca
o
a
vie
forse
della
a
letizia
erba
con
su
di
il
alpestre
o
il
legume
mulando
si-
giubilo
del
con
di
liuto;
le
per
chinarsi
dell'oliva
con
creature,
giungere
e
piià
aprendo
gioco
scodelletta
l'olio
dei
ripeteva
vedeva
la
ché
per-
vere
rice-
rupe
voce
il Serafico
la
macerazione
delle
legni
vespro
dell'aria
condirgli
gran
Essi
con
talun
Cantico
due
?
facilmente
l'aurora
il
nura
pia-
carnale
tuttavia
vertice
cantava
la
più
verso
con
e
E
fedele
lo
profezia
ingombro
potesse
il
sul
alla
monte
con
l'
assottigliavano
nella
affrettavano
aspettando,
vivevano
rebbe
sa-
attoniti
agli
l'alta
compiere
per
luminato
il-
stuoia
la
su
dal
sceso
nell'alba
paradisiaco
risplenduto
limitare,
pastore
subitamente
o
sorto
il
apparso
mattino
un
Lo
trepida.
e
Povertà,
angelico,
da
-^9
RIENZO
vigile
aspettazione
sposo
le
DI
COLA
nigna
be-
scorza
umbra
a
dorata
l'o-
farinoso.
LA
VITA
DI
COLA
DI
lilENZO
XXIX.
Cola
la
vestì
vanità
la
improvvisarsi
Cirillo
e
da
Parma
le
visioni
l'ansia
e
il
le
di
Pier
in
caliginoso.
dentissimo,
egli
per
eterno
di
Giovanni
Ulivi,
suscitati
si
tutte
dal
bine
tur-
affaticava
rimescolarono
spirito
due
di
delle
Gioachimita
i
il
Cronache
quello
Divenuto
per
vaticinii
quanti
tutti
Futuro,
in
i
Giovanni
dell'Apocalisse
polle
ci-
Spirituali;
Vangelo
glosse
sogni
del
di
Concordia
le
i
tutti
e
confusamente
e
La
Fioi-e,
tribolazioni,
sette
la
profetiche
Sibilla,
della
Non
per
degli
il Comento,
da
vaio.
rimpinzò
dottrine
Gioachimo
di
Si
teologo.
Decacordo
nelle
dictatorìa
modello
di
ingombrò
di
e
regula
farsi
per
stessa
composto
paupertatìs.
regala
la
con
sciamito
di
dimenticò
rozza
erasi
cui
con
guarnacche
si
lana
primi
ventoso
ar-
stadii
LA
del
VITA
DI
mondo
dì
fondato
dal
Cristo,
iniziarsi
riformar
a
Or
chi
di
lo
Rienzo,
un
romito
ad
frate
Dio
Io
esortò
ribollita.
Il
«
in
vivesti
a
air
fu
O
iniperator
l'esortatore
a
che
Or
la
salute
Signore
romano
ti
gero
messag-
prodigi,
per
ha
buon
il
gli
tra
Cola,
e
dipartirsi
solitudine.
vivere
terza,
Cielo
a
novissimi
medesimo
follìa
Assai
i
operare
egli
di
di
voce
Non
ridiscendere
a
la
medesimo
sé
a
Monte
Cola
del
dell'era
da
e
questo
cavaliere
elezione.
questa
vertà.
po-
egli.
infatti
Angelo
di
per
scavalcato
persuadere
altrui
uomo
nella
non
annunziatore
egli
volle
santo
mai
se
al
doveva
Chiesa
Simulando
Paràclito?
che
esser
riformatore
angelico
discese
d'un
poteva
»
—
»
la
la
e
sacerdotale
«
Figlio
l'avvento
preso
com-
»,
Adamo
il
monacale
«
con
eletto
di
per
divino
stadio
terzo
carnale
«
creazione
la
natività
il
121
RJEXZO
DI
per
—
tra
COLA
scelto.
che
l'eremo
dal-
uomini
sì
bene
della
sua
t'indugi
devi
?
minciare
rico-
verso.
dell'Uni-
Va,
recati
nell'ordine
è
lo
122
il
VITA
LA
centesimo,
col
che
papale
trascorsi
i
Roma
dustre
agli
occhi
lino
e
i rotoli
incisi
nelle
fu
il
egli
verità,
pili
efficace
conosciuto
il
e
in
era
Il
terziario
del
di
sul
Roma
dove
tuttora
gittò
Morrone
al
la
viva
la
la
di
derlo
pren-
s'incamminò
gato
Le-
del
forse
che
Napoli,
cai"dinal
memoria
e
paura
di
tonacella
e
melo.
Car-
pensasse
consegnarlo
iMer-
offerte
viaggio;
l'arcives.covo
rifugio,
l'in-
i vaticinii
monte
al
mini
uo-
sotto
di
volta
questa
gnore
Si-
il romito
che
d'argento
stimolo
come
seppe
E
».
trascritti
anche
degli
profezie
Cirillo
a
tolto
del
svolgesse
delle
tavole
due
dall'Angelo
In
gli
ov'eran
quelli
fu
sede
imaginò
incitarlo
più
già
che
peccati
vera
sua
gonfianùgoll
vie
per
essendo
da
i
non
della
tabernacolo
per
dalla
E
s'adorni
quarant'anni
rimasto
sore
precur-
l'opera.
corona,
il
lungi
qual
presto
Gerusalemme
e
RIENZO
con
e
imperiale
e
DI
assistilo
tu
e
consiglio
dubitare
a
COLA
DI
buno
Tri-
faziosa.
in
un
tro
boalla
VITA
LA
volta
DI
della
Magna
alla
giunse
di
dell'anno
luglio
valicate
;
città
123
BIEXZO
DI
COLA
le
Alpi
,
nel
Praga
di
mese
i35o.
XXX.
nella
capitò
Quivi
fiorentino;
Chiesa
la
per
di
cosa
Boemo
ammise
pellegrino
ignoto
Il
il
vita
due
in
Papa
tarlo
sagace,
verso
con
di
Cola
il
quello
sono
lo
que'
premendo
strano
suoi
ha
a
II
».
il
collo
per
eletto
mandato
voi
occhi
il
si
iscru-
per
e
peratore.
Im-
Boemo
messo
grossi
«Fa
ha
quale
l'altro
e
esporre
romito
l'uno
e
il
disse:
un
Avignone
Io
chinò
consenti
Montecelo
ambasciatori,
utilità.
sua
conspetto
Angiolo;
Frate
nome
al
in
santa
tore
impera-
suo
Allora
messaggio.
sentasse
pre-
volendo
di
e
al
gli
lo
Roma,
onore
e
ziale
spe-
eletto
di
suo
uno
che
pregò
Carlo
messer
a
dirgli
lo
e
di
casa
di
viso
cane
in-
124
vi
manda
succedette
la
è
deve
suoi
de'
peli
dall'amor
e
Sei
«Chi
l'altro:
E
il
r
di
Tribuno
grazia
di
e
avendo
quale
io
penso?
«
Roma
poter
Io
».
Cola
E
cui
governare
il
E
»
sia?»
che
questi:
a
disse:
ch'io
penso
il
e
Cola,
quel
sono
Padre
Santo
voi
stume
co-
Avendo
di
il
:
suo
eresie
pensate
imperatore
io
die
colui,
tu
il
Spirito
delle
notizia
già
verghette
udienze.
separare
dallo
Figliuolo
regina
com'era
nelle
quell'uomo
udito
«
diletto
suo
natogli
propi-
le
tagliuzzar
«.
pelato
della
coltelluccio,
col
salcio
di
dal
cessò
onesta,
il
venire
a
rimasto
geloso
;
Santo,
beveraggio
il
per
gli
possanza
tempo
ch'era
astuto,
giolo
An-
dopo
e
Spirito
sul
piate,
Sap-
«
principio
nel
nella
dello
parlò
Frate
Padre
Figliuolo
regnare
gobbetto
11
che
che
il
volta
disse:
stadii.
tre
dire
a
il
ora
Gli
gioachimita
dei
mondo
sul
regnò
RIENZO
Imperatore,
messere
quale
Il
dottrina
la
secondo
DI
costume.
suo
adunque».
Parla,
ed
COLA
DI
com'era
nanzi,
«
VITA
LA
tu
«
sia
mente
Vera-
Signore
in
pace
126
VITA
LA
i savii
udissero
fu
il
a
finché
col
dicitore.
pontefice
trine
dot-
vescovo
all'arcirazione
delibe-
la
cui
quale
iscritto
custodia
a
l'empia
Il
per
giungesse
non
spedito
suo
in
eglino
quelle
distendere
dato
e
del
eresia
il
costretto
messaggio,
aveva
di
abominarono
preso,
Ed
giudicassero.
infette
giudicarono
e
e
BtEXZO
DI
COLA
VI
l'imperatore
sigillata
scrittura
sigillo.
XXXI.
Cola
Stette
disputare
facondia
sua
«
L'amico
faceva
mal
giorni
La
teologia.
di
quelli
conviti
dei
i
quelli
stordire
boemi,
quelli
Praga,
passando
maestri
con
in
tempo
imianamente,
trattato
a
alcun
deschi,
te-
schiavoni
».
alla
disposto
,
frugalità
francescana,
mangiare
e
vino,
bere
assai
si
all'alemanna
vivanda
li
di
contentava
;
era
che
data
«
».
sai
as-
Per
LA
VITA
ingi-aziarsi
del
il
vostro
che,
DI
il
suo
sino
e
Sono
parlo.
E
gli
in
Cola
su
l'Elba;
dell'aria
atti
lui
la
di
finché
della
dal
in
mesi
con
epistole,
le
avesse
gobbetto
vate
rile-
gote
le
tagliuzzar
a
legato
Il
triste
un
dalla
castello
inclemenza
della
di
sorte,
sua
tandosi
confor-
prigionia
scrittura
d'innumerevoli
giunsero
inquisizione
Spoleto.
Il
prese
im-
sue
non
sorriso
dall'incertezza
lunghi
passò
il Boemo
afflitto
ove,
e
le
salcio.
condotto
fu
taverna,
volta
seguitò
Enrico
sangue».
della
una
e
di
di
vostro
favola
nel
colmo,
verghette
bastardo
parentado.
aggi-inzò
astuto
Ora
tacermi.
del
del
nosciuto
sco-
vituperato
voleva
perché
vergognarsi
visse
sua
paterna
anche
l'omane
a
naggio
pellegri-
sono
magnificò
e
dal
morte
la
sono
ritorno
figliuolo
raccontò
Io
«
Alessio
ben
imperatore;
disse:
Santo
casa
io
servi,
1^1
RIENZO
Come
alla
nella
dai
gli
Boemo,
sangue.
dopo
DI
COLA
in
diretta
papale
Giovanni
Boemo
allora
Praga
gli
contro
di
vescovo
mandò
l'è-
128
fu,
non
palagio,
la
il
Narrava
dei
era
nella
murata
era
Apostoli
avere
il
supplizio
per
poeta
santificata
studio
sul
città,
o
stessi
ma
chiusa
cuore
bella
perché
la
luoghi
nata
ad
nel
bel
gli
di
nobile
crilegio
sa-
l'antico
Delnotizia
nella
entrare
amicizia
so,
soccor-
in
alla
tornasse
quegli
mente;
solitudine
di
melodia
del
la
colui
moso
fa-
senza
qualche
nella
viso
sì
che
Laui-a
si
un
persona.
primo
ascoltare
doglioso
da
chiesto
calda
ritratto
erasi
sua
sperandone
forse
che
egli
e
aveva
prigioniero
tato
evi-
Romano
potersi
la
laudatore
il
tale
non
offendere
Francesco
a
esser
come
e
la
e
bile!
incrolla-
l'opinione
volgo
nel
del
piede;
volta
il
Fu
torre
Petrarca
SS.
sparsa
assolto.
al
catena
parve
com-
cardinali;
dei
massiccia
più
;
mani.
egli
Napoli,
l'adultera,
come
con
catena
scorta
nelle
collegio
al
nella
rinchiuso
buona
di
dinanzi
RIEXZO
finalmente
Giovanna
Come
DI
con
ebbe
lo
il papa
ma
COLA
DI
Avignone
ad
retico
e
VITA
LA
mirato
la
Valsuo
aveva
morte.
VITA
LA
i
egli
Poteva
«
suoi
invece
in
che
colui
Limosino,
che
1
prese
d'Ostia,
il
sotto
di
proposito
col
della
Curia
di
e
Il
assai
dal
partì
cenne
de-
pompa
di
il
Pietro
re.
vescovo
d'Innocenzo
la
da
perio.
vitu-
ogni
profezia
Pastore
VI,
disonestà
la
purgarla
e
»
di
Frate
la
disposava
?
Povertà
scaltramente
Così
Cola
si
ammendare
nuovo
del
Papa
larghezza
nome
S'adempiva
Angiolo?
del
la
di
Ma
vitto
«
Livio,
con
ammanto
capegli
fortuna
riceveva
Tito
dispiegata
E
i
isvegliarla.
tralasciando
mondo
dolce
anelato
entro
scodella
leggere
un
rava
deplo-
»
aveva
per
pur
dalla
sufficiente
!
sere
es-
da
poi
improvvisa
con
catenato
poteva
mani
sonnolenta
dell'Italia
il
le
avvolgere
di
ad
e
giorno
un
dusse
ri-
della
sostenuto
carcere
si
e
romano
Boemo
un
gloria
immensa
nome
da
prima
in
compiuto
onta
del
e
I29
EIESZO
Campidoglio,
con
Republica
DI
aver
sul
giorni
Limosino
COLA
DI
con
questo
maneggiarsi
seppe
uomo
di
buona
vita
17
e
I.'O
di
l.A
VJTA
IH
benedetto
di
donato
per-
fianco
a
del
Albornozzocui
era
pacificare
di
in
restaurare
assoluto
posto
Hgidio
l'oiììcio
commesso
che
fu
cardinale
gran
lìlEI^/.O
DI
scicn/a,
grande
non
COLA
Roma
i
l'Italia
diritti
e
della
Chiesa.
XXXII.
In
Roma
che
novità
non
di
del
barre
e
Tribuno.
del
della
rettore
di
scienza
piccola
«
;
ma,
vile
dopo
aveva
deposto
lo
a
e
sul
alle
scimmia
una
gridato
furia.
cesco
Fran-
Schiavo
nazione,
gli
e
madre
aveva
quattro
su
lievi
scribasenalo
lo
riformato
lo
i
versato
popolo
detto
e
lani
Vil-
sorta,
colonnese
città
Uaroiicclli
Matteo
era
—
il'agosto,
Il
quelle
per
«
»
tumulti
nei
da
quell'antica
moiulo
orsino
sangue
a
memoria
movimenti
donna
giorno
parevano
di
degne
vili
ogni
corsa
—
e
mesi
statuti
«
di
di
mo
uo-
poca
gimento
reg-
toscani,
LA
Signoria
La
di
al
della
nella
del
il
dalla
sostenuto
e
di
il
con
condotta
la
Prefetto
di
di
Vico
suoi
ribelle,
Cola
su
di
di
calzati
piedi
cui
Rienzo
pesavano
s'era
suoi
ad
e
Al-
celerità.
uomini
raccolti
Conti,
Siena
di
contro
guerra
del
trimonio.
Pa-
Monaldeschi
coi
ebbe
Orvieto;
in
pidoglio
Cam-
dei
recupero
Vittorioso,
entrò
tire
consen-
ardita
la
pel
co-
in
Firenze,
rinforzò
Perugia,
buon
(ìiovanni
di
lega
un
insediò
diecimila
dei
memorie
dal
Talifta
il
e
vassero
risolle-
Memore
a
Conchese
accresciuto
sotto
e
innanzi
il
gesira,
le
Egidio
Patrizi.
d'arme
Cola
già
guardò
designazione
Guido
fatti
di
bene
provocassero
savio
si
porre
Se
senatorio.
e
nal
cardi-
di
popolare
parte
d'uomini
alla
facoltà
vicinanza
fermento,
noscitor
al
Montefìascone;
la
tribunato
primo
certo
in
liberazione
sua
l3!
RIENZO
ofterta
seggio
della
sentore
allora
Papa
nel
novella
DI
giunto
fu
vicarii
suoi
COLA
fu
Spagna
restituita
la
DI
VITA
alfine
ferro
tre
ritrovato
la
curva
del
nuca
scomuniche.
al
ai
campo
l32
LA
con
molti
sano
e
VITA
DI
salvo
fuor
E
di
istessa.
di
curala
Roma,
signore.
vamente
di
Non
favore
mai
fosti
».
di
tanto
Gli
popolari
parole,
e
Noi
sov^'enirti
promettitore
a
dubitare.
addimandato
i
vesciche
queste
danaro.
un
no-
mo
vorre-
Non
e
di
tua
siine
male,
».
sua
alla
tanto
amato
non
l'arte
«Torna
davano
e
lingue
con
forza.
reva
pa-
rientrar
a
grandi
«
dicevano:
Gli
pericoli
gonfiarlo
ora
parevano
tanti
cittadini
i
il rivederlo
quali
invitavano
Lo
mura
RIENZO
DI
ai
Romani;
portento.
nelle
COLA
parolaio
A
promesse.
XXXIII.
L'Albornozzo
lo
francescane,
spelonche
fu
Povertà,
preso
dell'oro,
fu
il
si
allora
diede
sollecitatore
Perugia,
in
Il
provvigione.
scarsissima
astuta,
tenne
il
reduce
seguace
dalla
tutto
fame
alla
insidioso
con
dalle
della
rula
que-
ricerca
dei
l34
VITA
LA
forte
dreotto
doveva
i
di
farsi
poi
COLA
DI
DI
senno
RIENZO
di
e
dei
capo
che
mano
Raspanti
tro
con-
Nobili.
XXXIV.
essendogli
Non
«
con
la
Priori
della
dolcezza
delle
delle
Arti
il
vischio
palagio
il
Giurisprudenza,
di
di
e
Messere
fratelli
Gino
carnali
ed
Fra
Moriale.
di
l'
dal-
dal
di
di
vino
difatti
in-
trovò
dottore
cavaliero
tra
scola
ora
egli
suo
riva
fio-
illuminata
Bartolo,
di
il
che
Nella
Brettone
Cola
civiche
passioni
Arìmbaldo
tare
abi-
e
illustre
già quivi
insegnamento
di
ad
miele
suo
maravigliosamente.
Messere
giorno
fatto,
Studio
delle
ingegno
nel
Magistrato
il
novellamente
quello
imperversare
Signori
incominciato
avevano
in
sedurre
i
»
appunto
sotto
d'introdurre
pensò
di
parole
che
Pentecoste
Leggieri
r
riescito
legge
Narba
L'uccel-
VITA
LA
latore
in
fu
la
Ben
egli
fosser
posti
intomo
la
vin
si
l'una
e
l'altra
di
nelle
Tito
Livio
che
nella
quel
e
ornai
il
perfino
gabbia
ruggirle
a
gran
giovanile
Tra
quida
li-
sua
il
latino
dell'Apocalisse
forza
romana
di
prontissimo.
volte
serrato
avrebbe
L'effetto
fu
la
leone
capitolina
con
lui.
numero
vecchio
mente.
giovane
con
della
sì
^-irtù
sùbito
rimescolò
celebrazioni
ripetute
il
versò
coppa,
e
il
alla
volle
eloquenza,
Trivio
Bevignate,
trincare
cena,
di
continua
A\'viluppando
a
Gli
Pisano
accomandò
Arimbaldo,
sedere
il
Nicola
Fra
canti
mer-
modo
acqua
di
mero.
litterato
lui
fonte
ai
taglie.
bene
bevere
a
teologo
notaro
le
da
San
di
stata
acqui-
il
Se
figurati
Quadrivio
presa.
moneta
trovar
parte.
una
teva
po-
bella
deposito
con
e
non
friere'
molta
dunque
spillarne
e
la
in
ruberie
le
bisognava
il
dato
Perugia
con
che
più
come
U^
RIESZO
giubilo,
avesse
di
VI
mandargli
sapeva
del
COLA
gran
sorte
Giovanni
il
DI
potuto
su
mo
l'aniArim-
l36
VITA
LA
baldo
DI
credette
al
al
in
di
tempo
togliere
fiorini,
perché
cantafavola
Moriale,
Fra
col
rasa
dell'oro,
odorava
la
e
il
fd
In
«
In
li
perdano
farebbe
il
suo
le
costume.
di
cose
gia
mog-
Egli
consentì
fiorini
che,
persona
;
nimento
l'ammo-
aggiate
alla
sura
mi-
meno,
Nondi-
con
promise
anco
verrebbe
malanno,
la
alle
fratello,
mila
quattro
neta
mo-
richiesta.
primamente
E
».
far
spada
del
:
messere».
di
alla
ciò
nell'avventura.
follìa
ogni
a
ritornello
accompagnò
che
e
della
tentennò
consenso
:
di
poneva
solito
amor
per
mila
quattro-
bisogna,
uomo
lo
tutto
domandò
gli
moneta.
cominciare
per
in
medesimo
bisogna
:
gnato
guada-
banco
Cola
un
fare
ciò
A
dal
Marca
voi
E
».
vetta
porpora.
aggio
che
vita
vostra
di
licenza
di
più
die,
uno
in
della
fratello,
io
«
vestito
la
pugno
già
sé
devastatore
«Onorato
sua
vide
Tarpèo,
Scrisse
in
già
Roma,
Monte
EIEXZO
DI
avere
di
signorìa
COLA
dia
guar-
si
non
in
al
grande,
caso
corso
soc-
condo
se-
LA
Intascati
DI
COLA
DI
VITA
fiorini
i
iS?
lìTEXZO
Cola
capiva
non
,
cuoia
nelle
Per
ciò
cuoia
le
panni
mutò
serbò
ai
terziario
di
alla
di
Narba,
e
il
di
seguito
da
si
partì
donzelli,
figlio
delle
sue
altro
—
la
per
parabola
fanti
via
coi
andandosene
al
tempo
chiamato
della
di
Giovan
al
proporre
che
stampata
—
guidapopolo
Capoccio
di
quella
per
oro,
cavalier
turba
una
Roma
verso
a
il
e
aveva
vestigia
sante
compagni
un
messa
Bernardone
di
sella
con
Arimbaldo
dottore
il
scarlatta
cappa
gualdrappa
e
Il
pomposamente
palafreno
su
ma
dell'Austa.
giudei
e
vaio,
gianetta
tra
indugio,
senza
guarnacca
di
foderata
l'allegrezza.
per
Morrone,
del
rivestito
panni
nei
e
terzo
Povertà.
nocenzo
In-
l38
LA
VITA
DI
COLA
DI
BIENZO
XXXV.
Il
primo
suo
cardinale
e
all'ossuto
Egidio,
domatore
di
tirannelli
d'
costruttor
dinanzi
comparire
al
Spagnuolo
institutore
acquedotti
di
fu
di
paone
,
tronfio
colatore,
che
su
la
drata
di
lo
menava
Chi
dicesse:
come
rizzavasi
Poi
si
parlò
alzava,
e
Roma.
disse
:
Io
si
mo
«
io
de
e
chi
li
abbassava».
Legato,
vado
nauti
punte
e
retro,
sono?
piedi,
Allora
fammi
pàroti
fo-
superbo,
stava
;
di
canna
scarlatto
io?
le
ne
Mostravasi
in
capo
sono
illustri
«
di
vari
di
panze
capezzava,
Suburra
cappa
gesti-
pitturetta
rozza
cappuccio
con
e
una
sue
dell'antico
atellana.
suo
con
scarlatto
di
un'
di
scena
il
prosa
della
parete
una
grosso,
mo
in
come
rimiri
e
Eccolo,
nella
figurato
biografo
coda
crai-crai.
dica
e
penne
la
spieghi
che
leggi
senatore
la
via
».
Il
volto
DI
VITA
LA
del
ulivigno
forse
Egli
pietà.
la
né
di
rispondere
città
plebeo
fattolo
e,
ad
lontieri
spedì
Cola
di
fiorini
fanti
si
lo
vasi
della
in
con
con
festeggiarlo;
Era
col
Perugia.
di
egli
Roma.
La
si
popolo
la
Ma-
perugini
di
piede
il
da
masnada
alquanti
Il
balestra.
in
una
precedeva.
disparte,
coi
duecento
oziavano
volta
a
pur
assoldare
licenziate
alla
per
mosse
fama
e
vo-
dargli
ad
che,
cavalli,
toscani
mandò
Arimbaldo
Rimino,
questi
Con
lo
corpulento
senza
messo
barbute
di
latesta
un
Messere
cinquanta
siderò
Con-
viatico.
di
tornese
un
ma
veva
do-
caricando
il
aguzzo
bestìas
conti,
motto.
senatore,
più
recuperate
senza
l'occhio
con
che,
V
delle
inviandoglielo
e
loce,
ve-
disdegno
i
Urbano
suo
atto
l'uomo
chiavi
le
con
carro
un
il
né
rendere
a
plinato
disci-
pensier
in
ben
era
richiesto
tardi,
il
convertito
mostrò
non
forte
Conchese,
fosse
non
ì^
RIEXZO
DI
dissimulare
nel
finché
COLA
nobiltà
nella
ferragosto
recchiava
appasta-
staffa
dell'an-
140
LA
Ì'ITA
i354,
no
li
era
del
giorno
COLA
DI
DI
BIENZO
anniversario
settimo
nella
lavacro
dal
di
conca
stantino.
Co-
XXXVI.
Mario
i
lo
incontro
escirono
Gli
cavalierotti
L'entrata
trionfale.
fu
nella
sul
piazza,
ponte,
plausi
sonavano
cione
e
che,
al
cielo
della
inlni
le
si
essendo
bestie
la
fu
e
rugumò
giunta
all'estremità
d" infra
l'erba
con-
sor
Nabucodòno-
fino
stagioni
del
solita
signoria
scacciato
sette
per
re
cioso
fran-
denaro
sua
sua
pervenuta
e
terra,
e
al
al
papa
col
paragonò
strada
Giunto
del
fece
narbonese
porta,
frondi,
piovevano
rimpannucciato
ladron
la
per
l'uffiziale
Campidoglio,
la
clamori.
e
e
Castello.
Sotto
drappi,
ondeggiavano
d'ulivo
di
poi'ta
Monte
a
rami
con
alla
scortarono
fino
si
gli
rimase
come
uo-
con
1
buoi
142
LA
tuzione
ratissimo
bevitore
la
scalmane
notte
a
più
ogni
il
brusco,
il
trebbiano,
inoscadello
lavava
greco
e
il
e
giorno
suo
otro
Non
e
della
e
il
dolce
e
l'albano
l'ispano,
la
e
il
malvasìa,
benanche
màmmolo;
vin
con
mia.
Boe-
acqua.
del
falerno
il
le
con
di
prigioni
nel
stificav
giu-
e
sete
conoscer
ora
mescolava
il
diventato,
nelle
volle
soltanto
distempe-
«
spaventevole
sua
prese
Non
che
era
»
della
dispensa,
cantina;
della
e
BIEXZO
DI
della
quella
curò
mensa
COLA
DI
VITA
mani
le
pretto
si
la
e
faccia.
XXXVII.
all'obbedienza,
Chiamati
Dei
risposero.
nello,
punto
oltre
aveva
il
non
Colonnesi
di
germano
baroni
l'orfano
quel
lanciato
limitare
i
Gianni
di
tralignava
Roma
dalla
e
e
sua
Stefache
il cavallo
non
in
un
l'animo
nità,
dell'Eter-
progenie.
LA
VITA
Avendo
del
suo
ritta
tener
sul
villano
il
Giubileo
egli
di
sasso
della
beone
strappare
d'oro.
Con
fuori
arcieri,
menò
mura,
ritrasse,
combattitore
con
di
le
gli
e
di
dusse
con-
di
le
bestiame,
si
la
di
beffa
mercenarii
e
destrezza,
Costretto
attorniato
di
rini
fio-
sotto
tirato
argani,
l'altro
al-
bande
sue
e
a
ispregio,
alternò
Romani,
famigli
fece
fin
espeditissimo.
dei
mormorio
tenne
ri-
rapidità,
d'astuzia
giocò
gergli
ingiun-
quattrocento
preda
gran
di
l'orfano
campagna
ricomparve,
danno,
Buccio
per
rocca
la
corse
dicare
ven-
Avendogli
per
guardinga
della
del
a
imprigionò,
di
la
ritorno
cittadini
li
taglia
sforzava
preparò
dente
un
impose
il
all'omaggio,
messi,
unico
il secolo
pozza.
i
bili
terri-
Palestrina
CafFarello
venire
i due
si
contro
si
Gianni
e
di
banda
ceppo
seppe
sangue
mandato
il
centenni,
battezzatore,
il
le
quasi
Come
procelloso.
14^
BIEXZO
sepolcro
colonna
marmorea
gran
DI
nel
dell'avo
superstite
uno
COLA
composto
ossa
di
DI
dal
in
su
da
cione
ar-
una
Cola
144
LA
VITA
DI
fuor
cavalcò
àmbio,
COLA
della
che
il
consentivano
e
peso
la
di
vista
Tutta
deserta,
la
La
via
alla
tagliata
bassura
di
pel
dorso
più
miserevole
del
Tor
de'
di
risonava
dì
un
il
coorti
alla
cui
talvolta
delle
tardo
e
là
paura
vita
tenacità
della
persecutore:
per
del
lòcora
silenzio.
dei
nel
tufo
deva
discen-
nulla
Ma
era
sillanime
pu-
quella
a
groppa
zòccoli
ambìanti
battuto
Cincinnato)
silenzio
sul
l'Agro
delrano
s'e-
grandezza
i
sangui
nuovi
odii
il
la
per
dispregio
Mormorava
giova
vie?»
senza
di
e
pinguedine
morte.
Che
e
risaliva
E
per
«
polcri.
se-
muta
uomini
degli
oppressure
e
ruderi
di
selvaggia
la
via
ceva
fa-
era
agguagliati
per
ferocia
i
Quinzio
il sole
la
sciamannata
antichissimo
di
declinava
almeno
gli
lastrico
dalle
mentre
della
in
(sotto
grossa
Per
bulicame,
quella
gli
non
Schiavi.
dondoloni
chinea
l'ansima
campagna
traccia
senza
bestie.
tra
cercare
in
Maggiore,
andatura.
gente
sua
BIEXZO
Porta
altra
Prenestlna
DI
il
buon
il
gire
E
aveva
mastro
qua
di
taglio
della
innanzi
alla
cella
ricoverava
chiamata
Pantano,
poi,
fatta
ròcca
in
la
seppe,
preda:
di
nella
il
là
selva
confluente
il
traeva
Tivoli
per
il
giorno
di
era
già
in
;
alla
tutto
di
nunìero
trombe
cornamuse
vennero
Messer
l'arte
il
le
e
nàcchere
Studio
perugino
col
maggior
fratello.
stelle.
molte
Arim-
Messere
dello
snade
ma-
bandiere
con
guerra
le
vecchio
suo
sole
e
gran
sé
a
generali
della
struzione
di-
scrisse
Brettone
capitani
appresa
l'ultima
chiamò
e
mana
ro-
furente,
;
giurò
pochi
soldati
i
là
;
preda
Palestrina
col
azzurro
sostò
la
rialzò
mercenarie,
Vennero
che
Colonnesi,
lettere,
stendardo
là
;
poi,
millanterie,
dei
baldo
la
salvo.
in
sfogò
tempio
niandre
presso
notte,
volse
Cola
le
e
na,
Sabi-
del
dell'acquedotto,
ruine
dalle
bande
le
e
arcieri
rupe
innanzi
spingendosi
Giunone
lesti
suoi
il
traversava
passava
di
co'
^45
lìIENZO
DI
Stefanello
guerra
già
COLA
DI
VITA
LA
che
avevano
dai
sulti
giureconper
Ma
giare
gareg-
le
bar-
19
;
146
bute
conestabilì,
i
e
del
conspetto
a
combattere
che
lasciato
in
con
storie
per
quella
dei
due
fu
scritto
che
i
adunò
forze
di
fu
le
tutte
a
contraddire
di
sciolsero
ciascuno
somma
diede
fu
gli
a
a
altri
furore
dotta
voglia
cinquecento
distribuita
ciate
comin-
ma
alla
mala
ebbe
due
nicchiarono
impaniati
ardirono
voi
denari
avremo
bito
sù-
milizia
seguiranno
donare;
secondo
moneta
la
tutta
:
offici,
gli
donare
Così
sole
con-
disse
e
e
Tanta
paghe.
sue
Roma
a
che
il
pecunia
dignità
ciascuno.
storie
antiche
di
primi
raccolta,
e
due
i
borse
migliaio
un
di
le
dobbiamo
esser
le
baroni
teniamo
che
Noi,
ancora
nelle
e
dalle
trarre
diflfalta
l'antiche
del-
ciurmeria
una
di
Trovo
in
avendo
citazione
foggiò
buono
«
gridarono
Prestamente
una
Narbonesi
fiorini.
di
gli
l'arnese.
pegno
in
domandarono
poteano,
non
litteratissimo
il
gli
paghe^
le
furono
come
senatore,
voce
gi-an
RIENZO
DI
COLA
DI
VITA
LA
sempio,
l'eI
».
si
non
ne;
citaziole
borse,
fiorini.
l'oste.
e
La
Fatta
VITA
LA
la
DI
Cola
ragunata,
DI
COLA
147
RIENZO
di
all'assedio
mosse
Palestrina.
Dinanzi
alla
atellano
si
dinanzi
come
al
torri
le
i
genti
operavano
si
perché
di
rieri
che
«
le
egli
«
Non
era
giurava
:
si
?
aspra
»
?
«
»
poterla
Gli
la
allora,
l'ombra
al-
vedeva
trar
en-
di
stiame,
be-
carichi
giumenti
vettovaglie
portassero
troppo
Egli
Portano
alberi
guitava
se-
mandre
dicere
vonno
:
di
sue
quella
gli
:
munite
file
le
a
monte
domandava
e
;
Ma
».
L'espugnatore
frutta.
porte
lo
meriggiarvi
di
il
rici;
sto-
monte,
tagliavano
non
lunghe
Ed
appianare
guatare
le
salmerie
quel
è
fiaccamente,
sazii
per
morava
ramme-
stratagemmi
piacevano
a
rava
conside-
capo,
«Questo
d'agosto;
calura
Albor-
eccelso,
ingegnosi
conviene
mi
il
»
capezzare
«
cardinale
il càssaro
e
più
quale
a
chiuso
diceva:
poi
diede
dunque
Levava
nozzo.
gnatore
l'espu-
ciclopica
cittadella
Quelli
Gli
di
soma-
vano:
risponde-
alla
fare
rocca».
che
non
che
rispondevano
fortezza
senza
del
monte.
distogliere
lo
148
VITA
LA
Sguardo
ti
DI
Mai
:
Era
la
in
nestabili
suoi
fratelli
di
far
«
vendicare
i
mali
Narbonese
suoi
del
buon
l'assedio
essere
udito
a
luì
frode
che
condurre
la
piena
del
malvagio
friere
meglio
scarno.
che
il
saettame
volte
lustra
pelle
senatore
giorno)
Roma,
facile
più
dal
riscuoter
il
l'ottavo
a
di
più
di
la
ritornò
portante
il
avuti
proposito
(era
caso
l'animo
D'improvviso
senatore.
il
secondo
»
con
pigliandosi
ai
fosse
se
fante,
co-
promessa
trattamenti
far
crediti
levò
la
avere
praggiunto
so-
quaranta
con
riferì
padrone,
suo
il
La
chiese
Moriale
magnifiche
cose
sera
e
Fra
vedere
per
costume.
suo
di
mantener
e
le
fante
non
Una
».
Roma
per
finché
lento
femminetta
una
campo
udienza.
ti
Palestrina
o
al
lìIEXZO
DI
non
«
consumo,
giunse
COLA
guerra,
di
dosi
pensan-
ordire
e
la
giovargli
del
e
Colonnese
la
cassa
assai
l5o
LA
di
cipe
le
della
città
di
ruberie
e
Conobbe
il
plebeo
pili
la
Dio
!
si
dei
sotto
la
la
villani,
di
si
attestò
cavaliere
di
al
a
nel
uso
alla
spron
voce
d'oro,
per
che
il
dei
gno
soste-
goldo
mani-
ferri
nel
Come
l'audacia
la
alla
campo
gota
sùbito
contro
gran
fratelli
tondo
tormento.
sdegnò
libertà
condottiero
in
alleggerito
fu
dere
inten-
faccialo
nerbuto;
aveva
del
vano
Risponde-
il
notte,
facendo
condotto
corda,
i
Deh
«
com'era
veltri,
Scosso
sonno,
la
raccolto
braccio
lo
:
la
tenda,
del
fargli
riscatto.
sospirando
addormentò
guisa
che
Consolava
del
Discesa
»
dell'oro
di
"".
sbracato
comperata
speranza
egli
innocenti
maniera
prezzo.
e
parte,
quello
sete
avrebbe
qualunque
catuna
uomini
come
Arezzo
violenze
e
in
le
e
di
e
arsioni
di
cercò
e
che
con
fatte
frieie
Romagna,
Siena
cagione
avesse
sangue,
a
di
assalite
aveva
di
e
uccisioni
BIEXZO
quale
Marca,
senza
molte
e
il
Firenze,
Toscana,
DI
COLA
ladroni,
città
in
DI
VITA
sua
drizzò
fami.
in-
primo
vide
dei
lità
quacon-
LA
DI
VITA
l'oltraggio
tro
il
delle
novero
venir
volli
rivendere
e
ad
uomini
la
Puglia
alla
la
morte,
nel
il
priore
penitenza;
Brettone
e
il
parlò
quella
sì
l'impeto
io
me
Voi
ne
andava
fu
il
che
in
dell'assalto
con
in
Levante,
vi
non
e
e
nare
infre-
gio.
saccheg-
fioi-e
di
il
lete
do-
grave
e
del
sul
e
l'udisse
levare
galèa
si
singulto
non
e
in
la
fessore
con-
nell'ombra
pacata
anco
un
Domened-
con
conforto
potente
mandò
do-
dato
fratelli,
siete
quando
era
Gioanniti
Cari
«
a
voce
«
gli
tanto
primogenito.
»
dei
Arimbaldo
non
ma
si
predone
Ricondotto
soffocare
di
sforzavano
gemito,
del
acconciarsi
per
dio.
e
Dinanzi
».
magnanimità.
carcere,
la
sanno
Marca
pervicacia
di
accendeva
prie-
spada
la
terre
femmine
mia
e
seppi
taglie,
mettere
Toscana
liere,
cava-
Prendere
onore.
pesi
della
perché
e,
uccidere,
Quanto
mere.
;
il
Fece
Capo
«
li
né
trapasso.
fui
città,
guastare,
l'anima;
imprese.
sue
l^l
SIEXZO
e
al
Compagnia
Grande
DI
corpo
fino
mai
più
curvò
COLA
come
Provenza
la
fortuna
•1J2
LA
VITA
il
cacciò
la
DI
BIEXZO
nella
aiTcnato
Tevere
ricondotto
pur
fu
legno
antico
questo
COLA
DI
ov'ella
roba
galèa
e
di
m'ha
oggi
Predata
perire.
a
bocca
rotta
e
perdetti
arnese
,
scampai
ignudo
cinqu'anni
Di
fratelli,
:
vicario
la
accolto.
e
città
piaggia
del
barba
aiuta
siete
siate
mondo
che
tuna
for-
è
Pre-
savii
e
fui
io
come
dolci
fallace.
è
forti
tesoro
anco,
ciò
sebbene
che
dunque
il
e
conoscete
non
dopo
;
ria,
d'Unghe-
Re
d'Aversa
prima
i forti
al
la
per
fui
tenni
govi
,
mosi
ani-
e
che
e
vi
,
amiate
voi
vi
e
onoriate.
morirete
non
morte
quando
se
non
così
la
vita
nìeglio
in
l'avrei
m'è
non
in
da
contento
transirono
un
beati
matto
in
non
dere;
pren-
mela
dover-
per
Ora
penso
perarla
ricom-
potuto
di
sempre
come
e
poi
vendutam
ri-
cosa
villano.
quella
Pietro
non
da
avere
mia
città
giorno.
che
di
e
di
dispregio
morire
i
se
ogni
contante,
avuta
morrò,
erano
mia
che
temete,
Mura
conquistare
che
Io
ora.
dubito.
non
istimai
Non
Sono
terra
dove
Paolo,
nella
LA
VITA
misericordia
di
di
petto
fratelli,
tua
colpa,
in
Ma
ieri
vi
o
me,
la
né
a
e
alla
pietà
di
del
del
il
e
Il
friere
minciava
co-
scalzo,
e
fu
dinanzi
del
ov'era
cavaliere
morire.
all'imagine
mirava
vestito
la
ebbe
di
allegro
lo
pana,
cam-
Condotto
Provenzale
fraticelli
silenzioso
la
sonò
popolo.
il
leone,
Tre
Donna.
grandigia
forti,
con-
dì
stette
Campidoglio
fiera
della
popolo
Ci
terza
mezza
S'inginocchiò
Il
apparire.
congregato
scalea
gabbia
questi
nude.
l'ora
fu
glio
consi-
al
messa.
né
arme
sano
In
pur
strato
ammae-
in
più
».
ad
udir
volle
gambe
Su
meglio
s'avvicinava
notte
l'alba
sorse
di
ridottato
pili
né
v'era
non
meglio
né
cavallo
lacrimare.
non
fratelli,
dotto
con-
fantolino.
come
me,
Per
fui
uomo
che
guerriero
a
buono!
io
di
santo
posare.
mio
sovvenga
sopra
meglio
Giovanni
inganno
dolere
sul
pace,
Arimbaldo,
ti
bene
avere
sangue
su,
153
niEyZO
DI
santo
questo
non
Sì
Dio
Sire
Su,
COLA
DT
di
stra
No-
assistevano.
la
gentilesca
d'una
roba
20
154
di
velluto
lettore
la
sentenza.
gridando:
«Ahi
consentite
da
miseria
vostra
debbo
quel
frode
Sentì
».
di
di
ergendosi
lo
stavano
che
capo.
passo
spianata
Si
pallido
la
tutta
Monte
nanzi
inudire
per
che
che
era
allora;
balzò
come
Quelli
al
no;
intor-
corruccio,
di
statura
condannato
fermissiino
tatto
forche,
confortarono,
acquetò
del
m'ha
trist'a
novamente
le
l'infamia.
respingere
gli
piedi,
in
voi,
parvegli
mentovar
la
Per
popolo
Come
Vergine.
sentenza
sùbito
del
fremito
col
ricchezza
che
s'inginocchiò
alla
?
trist'a
traditore
can
sozzo
che
e
mia
la
ma
;
senno
Toscana
per
morire
oggi
placato
nella
e
la
io
non
se
e
trebbe
po-
stato
col
Marca
Puglia,
giuria
in-
mai
chi
buono
all'obbedienza
ridussi
come
Quale
E
miserabile,
vostra
il
e
morte?
iiformare,a
oggi
città
Romani,
aveste?
me
piedi
In
Interruppe
mia
alla
d'oro.
liste
a
TìIEXZO
DI
COLA
fosco
ascoltò
egli
ferro
DI
VITA
X--1
intorno
non
certo
camminò
supplizio,
Tarpeo.
bitasse,
dunel
con
verso
11
la
luogo
VITA
LA
tristo
era
DI
delle
alte
e
gevasi
la
con
le
sue
con
le
sue
l55
lilEXZO
di
basiliche
terme
i
e
i
e
scor-
dell'
travagliata
suoi
suoi
pre,
ca-
colonne
onde
contorti;
faccia
di
pascolo
sparso
d'oleastri
l'ombra
dal-
aduggiato
forche,
cordai,
di
infrante
DI
selvaggio,
e
scalo
COLA
Urbe
chiostri,
circhi
con
,
i
archi
suoi
imbertescati
sepolti
mezzo
cui
su
di
giro
nella
ciclopica
possa
con
Traiano.
Il
ripalpitò
delle
per
suo
un
attimo
la
su
formidabile.
cavalcare
Landò,
a
Disse:
vostra,
Si
prede,
nuove
«
o
accostò
al
le
verso
ceppo,
di
foro
dominazione
cima
terre
del
vide
pugnacolo
pro-
la
dal
sua
conte
lombarde
iniqua
lo voleva
questa
Ingiustamente
affisò
fondata
della
ignara
volse
li
il
condotta
Risollevare
Romani.
poi
Egli
Compagnia,
Grande
strutte
co-
Egli
sopra
di
di
opere
Milizie
sogno
mi
mar-
fossero
quasi
caetana
torre
le
grifagni;
occhi
gli
suoi
impietrato.
grumo
fori
suoi
dei
rosseggiavano
mattone
in
biancicore
col
trincerati,
i
e
sorte.
muoio
s'inginocchiò
città
».
in
i56
LA
levò
volse
di
il
nuovo
ceppo,
là
croce
bruno
medico
Tutto
il
rattenendo
lungi
la
e
delle
alto
il
era
i
mazzi
delle
colpo
capre
la
mozza,
del
veemente
di
quella
testa
sbalzò.
vita.
in
;
Al
Al
primo
getto
la
peli
sì
car
bru-
il
conobbe
Pochi
napa
ca-
cordai
udiva
sterpi.
si
vano
guata-
d'agosto
negli
sangue
fice.
carne-
della
dai
si
la
sospeso,
attoniti;
sole
con
al
pastori
che
suo
ritrovò
i
silenzio
se:
dis-
presso
intorno
tenute
la
il
chiamò
indicò
al
vita,
Come
respiro;
aste
la
collo,
gli
era
risplendevano
cima
sul
E
popolo
il
da
gittò.
cerusico
dell'osso
segno
cappuccio
ch'eragli
Il
santa
lasciar
aggiustata
familiari.
giuntura
il
lo
e
piaghe,
di
mano
il
bene».
sto
salvi,
tolse
baciò
;
ti
per
si
fu
gli
«Non
altri
dov'era
d'oro
listato
mannaia
la
con
Si
accomandò;
ginocchi
«Dio
poi
;
bene».
si
i
terra
baciò;
segno
legno
sto
Dio
a
Fece
».
sul
Non
disse:
e
RIESZO
prova
«
in
pose
1)1
a
Oriente,
Giustizia
il
COLA
disse:
e
verso
della
DI
il capo
posò
terra,
si
VITA
tenza
po-
della
l58
x.i
ciò.
più
I
arditi
le
Quegli
adunò
lo
il
li
terremo
far
per
fiorini
il
arraffò
resto
il
banchi
Fiorentini
volle
contro
tra
i
Colonnesi
Così
noi
;
Dei
tomila
cen-
parte,
gran
di
armi
sue
».
i
Castello;
gli
paura
Levò
;
creò
;
ch'e-
depositi
fosse
mandato
Brettone
e
onta.
nei
L'Albornozzo
Perugia.
fatto.
la
e
incamerarli
per
demenza
ultima
sua
le
egli
capitolina,
carcere
Cola
alla
fu
così
vento,
sessantamila
Arimbaldo
e
nella
di
come
uomo
Gianni
Padova
banchi
che
sano,
ebbe
abbrancarono
nei
ran
sé.
briga
sequestrò
di
dicerìa
al
falso
nostra
per
Faremo
per
Messer
ne
papa
popolo
cavalli
d'oro
Modale.
manda
pula
suoi
Fra
il
«
questo
sua
Arimbaldo
nella
tutto
dannato
moneta
di
impudente.
la
rimeritava
di
proponendo
serba
avemo
che
arringò
trescatore:
grano
colui
e
parabola
fa
titudine
d'ingra-
accusavano
il tesoro
sé
a
RIEXZO
beneficio
il
acquietarlo,
una
DI
già
catene
publicava
e
COLA
d'avarizia
e
con
DI
VITA
rimase
incatenato.
precipitava
nuove
capitano
milizie
Rie-
i
LA
cardo
DI
riTA
rOLA
Imprendente
di
mastro
condotta
poi
impresa
lo
nel
fece
del
pigliare
ritegno,
attorniato
vilissima
abito
il
senza
della
sua
rione
per
La
pagò.
da
dava
in
la
Rideva
e
gnotti
ca-
ma
guardia
uomini
risa
lacrimava
del
e
corpulenza
affatica
nel
in
li
non
ma
sua
d'estri
di
crosci
A
stormo
Sermonando
macello.
da
dell'opinione
nuvolo
vanda,
vi-
tamente
aper-
cinquanta
allo
inobilità
come
di
e
e
tirannìa.
travagliava
sospetto
pigra,
pronti
vino
tiranneschi
levò
persona
ogni
assunse
modi
della
nerbo
il
colpa
Perduto
sorta,
e
il
autorità
parassiti
da
scatti;
ri-
Pandoliucci
senza
di
pieno
lani
popo-
ombra
grande
popolo,
sempre
di
di
decapitare.
e
e
sul
esigere
de'
e
cospetto
vino,
dandogli
cittadino
antico
sul
per
Pandollo
uomo
ben
nala;
capita-
mercanti
ultimamente,
savio
dalla
cassò
imprigionò
grassi
buon
della
mezzo
a
den-ate;
altre
su
Anibaldi,
gabelle
nuove
pose
sale,
degli
guerra,
1^9
lìTEXZO
DI
consiglio,
scoppi
a
vacca
un
di
gulti.
sin-
tempo;
l6o
VITA
LA
nelle
traballava
DI
HIENZO
vertigini,
s'arrovesciava
Sobbalzando
sincopi.
nelle
COLA
DI
l'orecchio
nel
strida
alle
letto,
deva
ten-
uccelli
degli
notturni.
XL.
strida
altre
Ben
d'ottobre
mattino
un
secondo
greco
Popolo!
dolfo
e
i
Savelli.
i
a
levar
partigiani,
moltitudine
torrenti
quattro
scale,
battendo
cingendo
lo
rioni
steccato
ra-
Colonna
all' arme,
il
Popolo!
palagio
il
glio
Campido-
e
piazza,
e
esci-
Popolo!
ingrossavano
il
Pan-
cominciarono
Ripa
nella
sboccando
di
movimento,
contro
«
Popolo!
i Colonnesi
dai
e
faccia
la
morte
corsero
gridando:
le
rapido
rumore,
in
rono
Con
tre
men-
«
della
sùbito
nona
il costume.
Sant'Angelo
Trevi
la
su
nell'intenzione
aiutava
di
lavata
L'infamia
»
gunati
in
essendosi
poltriva,
col
gli giunsero
muro
»
vano
infuria-
invadendo
d'ogni
onde
parte,
Cola
I
T.A
chiusi
aveva
E
la
si
voce
fanciulli
«Mora,
ha
il
pensandosi
la
che
della
allora
consiglio.
Non
tutti
pelle
richiami
sale
livido
due
il
greco,
soli
da
calca
furia
ché
poilettera
dici
Giu-
alcuno.
famigli,
di
di
campar
s'eran
loro
dei
le
faccia
vermiglio,
quando
gridatori
lor
suo
venne
parente
e
I
vendette.
Cola
il
sotto
gli
il
di
in
gente.
sua
nelle
echeggiarono
La
fanti
la
molti
:
dar
se-
publicare
veniva
affannati
deserte.
la
giunta
chiamar
alla
nella
soffiavano
sarebbe
procacciato
fuggendosi
mescolati
strepiti
camarlinghi
già
bito
cu-
arringa;
una
non
scribi
avevan
anzi
vin
a
rispondeva,
notari
la
levò
sul
gli
gli
papale
Si
»
levatosi
eragli
conferma
Mora
I
poltrone
con
mine
fem-
bile:
implaca-
e
leggiere
sommossa
allora
di
mora
intorpidito,
il
dine
gran-
traditore!
gabella,
ascoltava
gia.
log-
la
tra
concorde
la
Tuttavia
della
d'uomini
mora
fatta
l6l
BIEXZO
mutava,
urlo
pietre,
di
DI
intercolonnii
gli
delle
chi
COLA
DI
VITA
in
mutò
mollore
innanzi
Lòcciolo
del
con
l62
VITA
LA
DT
riunto.
in
il
al
«
Non
così,
per
riscotendosi;
virtvi
dell'apparato
il
tutt'arme
la
il
guernito
che
per
se
del
distese
Un
nembo
dardi
lo
mora!
»
la
spesso
ributtò
Tentò
contro
egli
si
cinse
il
tutto
ferrò
af-
cuticagna,
la
Popolo,
sala
urli,
d'avanti
e
Solo
si
facciò;
af-
il tumulto.
di
al
di
sassi,
stipite.
agitare
così
e
maggiore
dietro
lo
vestì
porpora,
verso
di
nella
Si
di
palagio.
mano
fu
in
alla
di
sclamò
»
cavaliere,
del
balconi
traverso
!
sermone.
su
venne
obesa.
fede
sua
sorcotto
barbuta
ne
mia
batticulo
gonfalone
aveva
il
di
il
il
la
canaglia
vittima
fede
del
e
modo
s' infilò
calcò
delibei-ato
la
la
la
e
e
panzerone
tondo,
si
a
Cercava
costui,
fauci
la
chiedeva
fòderi.
d'ingraziarsi
Cola
di
di
qua-
e
legname
sbigottito
nelle
irà
subbuglio,
nel
già
disanimarlo
cacciandole
chio
pidoc-
sassi
mura
venditor
suo
cuor
il
le
su
senatore
più
anco
in
barattiere,
crepitando
consiglio
lìIEXZO
Crescendo
grandinando
vampa,
DI
yilìssimo
pellicciaro,
drella,
COLA
«
vento
Mora,
del
r.A
leggenda
la
gli
pietre
i
al
e
più
allo
pardo
che
rispondeva
il
di
sangue
del
fratello
dal
terror
r
insieme,
fanti
dinanzi
se
lo
si
fece
la
volse;
si
aggrappato
della
carcere,
l'odio
Rivide
Fra
Moriale
negli
Si
ritrasse,
cercando
occhi
preso
via
una
L'ansima
lunque
qua-
lo
cava,
soffole
gli impacciava
ferrame
tovaglie
da
una
compose
alla
inferriate
del
di
sorte
allo
Tabulano.
gli
le
tavola,
cintola,
discendere
prigione
alle
perigliosa.
popolo.
legò
del
e
al
scampo.
Trovò
mosse.
Narba
spiraglio
gelido,
inutile
cato
appic-
steccaia
sostenere,
superstite.
di
fuoco
scala
di
Brettone
scorse
del
della
Udiva
sconquasso,
a
della
sommo
come
e
porte
l'ardor
potendosi
Non
le
mano;
l'arnese.
legname
in
ponte
lanciato
nella
ammaccarono
sentiva
salire
Po-
verruto
colse
nelle
ditar
ad-
Senatus
Un
lo
colpi
all'asta,
solenne
balestra
una
egli
cima
Romanus.
pulusque
da
in
l63
RIEXZO
DI
COLA
zendado
lo
furore
DI
VITA
ulularono
dai
nodò
an-
napo,
ca-
due
scoperto
I
gionieri
pricon-
1(54
LA
tro
VITA
temette
di
sopra
ciolo
le
bestia
che
canea
Stordito
incessanti
egli
gambiere
r
la
tra
ignominia
gittò
ghiacciò
le
rivestirseli.
storie
e
il
lo
La
giunture
raccolse
chinò,
;
dell'arme.
spogliarsi
i
Un'ultima
gli
trasse
periglio
della
la
al
come
buta
bara
gli
vergogna
braccia.
Si
per
delle
cervello
proposito
eroe.
e
incominciò
dell'arnese
nel
le
strazio
imagine
balenò
tuna
forsu
cavò
delle
pezzi
gore
fracendio
l'in-
tempo
Si
terra
a
dal
e
dello
fuga.
la
per
ruggiva
paura
della
la
e
clamore
alcun
tentennò
tro
die-
alla
buona
disperato
porte),
di
tornava
(rapinoso
alle
la
soffiandogli
via
dal
che
balcon
anco
la
cennava
e
presa.
e
ceva
fa-
e
sta
dall'oppo-
scesa
parente
dubitasse;
non
Lóc-
sporgeva
al
il
avesse
mastino
correva
confortava
e
bene
d'avanti
n'era
Poi
parte.
Si
popolo
se
grossa
addentarlo.
se
balcone
al
segni
HIESZO
di
chiavi.
dal
intanto
DI
airetrò,
e
sé
COLA
bramosi
lupi
come
Egli
VI
volto
scon-
di
Ma
tiche
an-
tare
affronfu
breve
i66
LA
forbici
e
tagliò
la
faccia.
DI
il
per
Esci
e
dal
villano
passò
corsa
panni
la
loggia
la
seconda
a
che
c'è
scala
di
col
così
vide
il
braccialetti
vai
di
gli strappò
;
lo
in
gridando:
«
l'ultima
al
dì
lo
capo
Ecco
sommo
gli
ch'e-
tal
ai
piià
quella
al
ecco
l'odio
del-
raffigurò.
certo.
abbrancandolo.
discoperse
Suso
«
infallibile
lo conobbe
collo
nosciuto.
co-
rubbare,
luccicare
gli fece,
tu?»
tabarro
fascio
:
a
aguzzo
nemico
e
altri
quasi
l'occhio
ma
pri-
della
Passata
».
già
offeso,
la
essere
Suso
l'occhio
versò
tra-
parlatura
agli
assai
scampare,
aveva
Gli
la
era
Dì
era.
scese
senza
ti-aditore.
quando
porta,
mise
sei
e
nato
pericolante,
robba
rassa
mate-
all' incendio,
dicendo
gliu
suso
quello
d'una
come
Imitava
Campagna
fregò
dì
letto
mezzo
per
sì
e
fascio
un
forbici
fìligginoso,
e
consunto
altri
capo.
le
paiuolo
tonduto
tolse
con
RIEXZO
con
col
tabarro
un
LI
paiuolo;
Così
s'inviluppò;
in
COLA
barba,
la
sì
tolse
VITA
i
polsi
«
Dove
Si^ibito
materassa
cospetto
lo
e
del
traditore
il
polo,
po».
mille
mille
e
il
nemico
la
branca
il
spinse
Niuno
il
fatto
intorno.
chiomata
belva
Stava
corpulento.
col
giubbetto
e
rimasti
alla
su
l'anca.
impiastrato
destra
i
abbozzato
da
quella
isfondarlo.
potendo
marmaglia
Guatava
formare
una
e
erangli
il
col
simile
stoppato
e
parola,
a
toccio
fan-
ch'era
biasciava,
che
un
ceffo
chiasso
per
istessa
sciale
co-
falda
mezza
guatava,
filiggine,
sol
me
l'ar-
musacchini,
coscia,
e
uonìO
sotto
avea
vermiglie:
Soffiava
di
dell'
discinto,
che
omeri
agli
era
della
ringhio
costui
calze
grande
silenzio
l'ansito
verde
le
con
senz'altro
Stupor
il
e
tenza
sen-
Giovanni.
Grande
S'udiva
bia
gab-
la
Santo
bocca.
popolo.
alla
lasciò
lo
con
vittima
aveva
di
e
apriva
teneva
ma
fino
udito
cuotere
per-
Solo
la
scala
prode
friere
lo
la
dove
a
presa
trascinò
per
leone,
levate
la
gagliarda
del
dire.
lento
giù
tratto;
un
a
ricaddero.
ardere,
non
anelante
Quivi
cessò
braccia,
ad
e
167
BIENZO
DI
il tumulto
D'intorno
le
COLA
DI
VITA
LA
il
per
non
terrore
l68
gli
dei
die
gli
da
barcollò
alquanto
ch'ei
prima
ma,
gli
il
Piombò
lo
tutto
le
giunti
Quivi
lo
poggetto,
ferri
ei-a,
gran
poco
nel
logorato
pelle
come
si
feroci
a
gara
orecchi
il
mozzarono.
corsoio
trascinarono
San
appesero
quel
di
ferri,
gli
in
Penzolava
che
erasi
lo
con
lapidarono.
teschio,
Nudo
Colonnesi
dei
case
lo
gli
più
cappio
un
gambe,
delle
fùsoli
un
in
presigli
Poi,
alle
gli
dente.
fensoma,
Allora
mani
pudende
le
naso
la
i
tare
no-
un
schianto
co'
stamparono
crivellarono,
lo
con
urlando
sopra
come
Treio
gemito.
né
scagliarono
e
di
traia;
ven-
gambe;
rosse
cranio
giìi
motto
senza
nella
stramazzasse,
spaccò
gno,
pu-
spaventacchio
le
su
in
sibilo
con
Lo
forato.
otro
calca
stocco
diritto
l'anima
stra
chio-
dalla
lo
colpo
esci
nella
lingua
con
un
VTEXZO
fuora
Balzò
Vecchio
onde
vento
T"I
la
denti.
del
e
COLA
annodata
aveva
Cecco
DI
VITA
LA
fino
Marcello.
i
per
festa
i
e
giù
piedi
a
gazzarra
il
senza
lasciatogli
dai
lungo
strascino.
femmina
bianco
r.A
dove
DI
VITA
bùfoli
interiora
le
grassezza
mal
Quivi
dì
e
rimase
Per
comandamento
Colonna
fu
alla
rabbia
cardi
intórnogli
nudrito
ebbero
gli
Così
fati
ad
la
uni
e
e
stette
co'
suoi
ginolo,
pog-
su'
dessero.
l'ar-
che
sero
accor-
il
che
fuoco
forte.
vampeggiava
i
cenere,
altri
suoi
sepolcri.
secoli
la
moria,
me-
discordi.
Tribuno
colli
di
rogo
un
attizzare
gli
al
dato
e
numero
gran
il
scomparve
l'Urbe
dal
sozzi
costoro
dall'adipe
vènti
E
in
e
di
e
dell'Austa,
Giudei
fecero
secchi,
strada.
imperiale,
dei
Gli
di
giù
campo
Mausoleo
del
luogo
al
stato
appe-
Giugurta
calato
tratto
due
ebbe
capo
di
lacera.
ludibrio
non
quel
gavano
sgor-
rete
publico
fetore
gran
Sciarretta
I
dalla
finché
sparata
fumide
ancor
al
notte,
una
col
dalla
ricoperte
modo
al
e,
;
beccheria,
in
169
HIEXZO
DI
l'arrossava
non
sangue
dei
COLA
di
sola
Roma.
co'
suoi
AFriiovAzioyi
Il
Metropolita.na
leggere
la
di
a'
alla
buoni
in
se
il
e
di
alla
repugni
alla
unita
mirabile
di
voci,
non
manca
quale
ed
brio,
simo
Illustris-
da
o
Vita
costumi
dell'erudizione,
proprietà,
e
della
ed
tutto,
per
di
che
trovato,
buoni
ai
di
nunzio
d'An-
Gabriele
ho
frascritt
in-
me
intitolato
lasciar
senza
del
alcuna
cosa
da
stato
sparta
sceltezza
vaghissima
che
ec,
Cattolica,
nulla
Fede,
bensì
ma
f
è
descritta
Santa
nostra
di
Generale.
il libretto
nel
ce,
sia
Monsign.
Generale
Rienzo
Cola
referisca.
di
letto
Cola
vi
Vicario
Commissione
Vicario
sente
pre-
1912.
Il
Di
la
di
Fede
novembre
7
di
d'Annunzio
essa
Santa
costumi,
Dat.
Vita
Gabriele
da
riconoscere
repugnante
attenzione
intitolata
descritta
della.
compiaccia
si
solita
sua
operetta
e
Canonico
Fiorentina,
con
Rienzo
Pierazzi
Filippo
Signor
e
una
struttura
esser
gentilezza
prosa,
del
APPEOVAZIOXI
verso
onde
;
non
in
essere
alcun
in
Di
potersi
questo
componimento
modo
le
Casa,
dì
questo
15
la
Il
Il
Nobile
Sig.
di
del
si
Vita
di
la
presente
Cola
di
di
28
Fr.
S.
novembre
attenzione
intitolata
descritta
alle
da
riferire
poi,
di
Firenze
1912.
Nappa
Gener.
Plliciano
da
Conventuale
Minor
del
S.
La
briele
Ga-
se
stampe.
Inquisizione
Bartolommeo
Vie.
Inquisitore,
con
ec,
sione
Commis-
di
operetta
Rienzo
sultore
Con-
Cerusichi,
solita
sua
stampi.
Generale.
Offizio,
la
con
dalla
Dat,
si
relazione
S,
permettere
possa
Pieruzzi.
Vicario
d'Annunzio
si
J9t2.
Reverendissimo
compiacerà
rivedere
Muse.
novembre
Telesforo
questo
Padre
disgiunte
Filippo
soprascritta
'verità,
con
dalle
Grazie
Canonico
Attesa
dire
parmi
Ufizio
di
Firenze.
il
APPBOVAZTOXI
Re"verendissimo
bidienza.
dell'ordine
Vostra
nità
Padre
descritta
in
alla
da
con
co-a
Santa
mia
somma
de'
in
"vezzi
l'ei-udizione,
grado
sovrano
Maestro,
già
al
l'utile
lo
di
Di
Casa,
la
Vie.
del
sue
Repubblica
avendo
onde
luce
pubblica
ammaestramento.
1912.
mano
relazione
S.
prop.
si
stampi.
Nappa
Min,
PuLiciANO
Gen.
altre
;
Bartolommeo
Fra
lingua
insegnamenti
Cerusichi
DA
la
della
sopraddetta
copia
Toscana,
comune
Telesforo
la
Lingua
decembre
5
mirata
am-
Mondo,
perfetta
per
ho
chiarissimo
per
tutta
Universo
degnissimo
e
dal
celebre
singolarissimi
stampa,
Stante
e
da
di
dolce
giudico
della
noto,
nell'
Letteraria
costumi.
della
gentilezze
posseduta
applaudite
opere,
unito
delle
e
buoni
consolazione
l'eloquenza,
non
e
repagnante
a'
o
Rienzo
ec,
veruna
Fede,
con
retta
ope-
di
d'Annunzio
tro'uata
essa
letto
presente
Cola
di
Vita
La
Gabriele
nostra
Ma
la
commessami
intitolata
ho
ho
ab
Pater
dalla.
datomi
Re"verendissima,
l'attenzione
In
Inquisitore.
Offizio
Conv.
di
Firenze.
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