GABRIELE D'AN NUNZIO VITE ^ UOMINI ILLUSTRI UOMINI OSCURI LA VITA DI RIENZO DI E ^^ DI MILANO .^ ^ TREVES • ^ COLA ^ FRATELLI DI TORI EDI- • MCMXIII ILLUSTRI VITE DI UOMINI OSCURI E DI UOMINI • • GABRIELE NUNZIO D'AN^c"rrE DI ILLUSTRI UOMINI UOMINI E DI OSCURI^^^^ LA VITA DI RIENZO FRATELLI COLA DI ^ .^ TREVES • MILANO TORI EDI• MCMXIII .^ letteraria. Proprietà tutti Riservati Copyright Si opera riterra Fratelli by non forti diritti. il dell' timbro Trevea. di esemplare a Tip. 1912. Treves, qualunque contraffatto che i secco questa Autore. PROEMIO DELL' A VTORE. LA VITA AD 'veda, tu i dopo avere la figura in lume di t'era in e alla da quella di nella velluto vecchia le curavano ad dei e in quel delle sue di differiva Eruditi degli di non dalle zimarra Basilea edizioni esempio qual studio non tanti punto improvviso per offerta mente credi Rotterdamo, paziente tua Follia quel rivelazione, l'effigie Forse scritture come dal in trailo ri- Holbein, Adagi, da quasi di e apparsa opere. che ispirito, ragione te filosofo del intiera degli a il della l'Elogio dinanzi certo Hans da. chiliadi le e per carne molto letto 'voUa prima. dipinto aver Colloquii di la. per Erasmo di ANNIBALE AMICISSIMO. SUO TENNERONI pur ZIO D'ANNUN- MANDATA E SCRITTA DE- RIENZO GABRIELE DA Se D! COLA DI Giovan Sebastiano in di rettone ber- vaio, stampatori Froben, Brandt DELL' OEMIO VII! giuriconsulto al sotto dell' "Elogio. Folli Ma ecco dinanzi ed Guardalo. eternità. la con co l'amisume as- parabile incom- uomo propria sua profilo, col capo, nell'atto ad "verità, di là e in nera azzurrognolo bone l'idea somigliando Egli berretta sua po- Bembo di non nella immoto altro, Pietro di cai tratto, un aspetto inimitabile, e alcun te a a di e un dato pur che, quale Fiammingo aveva Manuzio Aldo di dei il sa.pe'va. del p^'i a.1 sorridere la. Nave con Pandette delle peso chettin pa.latino conte e AUTORE di ro- scri'vere , foglio tenendo il volume dalla rilegatura le occhi gli è piena angoli, d'ironia; narici solito il di ampie e di fiuta mutazioni dei la nelle più penna tenui con un senso soffii. la ; su la bocca ma come acuito e della facilità vita mani della e dalle scarno, è Delle negli prudenza di delicate, espressiva l'attenzion Nel- profondamente lungo un s'abbassano sapienza, naso di vermiglia. guardinghi ripiegata e declivio palpebre sue di chiusa il sopra la vigile, il sede che sentore l'una consuetudine tiene ; le sotto chiuse dita, 'vi'vono d'ogni esperte cauta a o Leone Carlo a del mortali dal sue hai che non di Ora, pendule il carne ma in gli olii quella dell'umano se un alle e famoso in ma foresta. operato pochi, colori non non soltanto ti sembra cosicché abbiano miriadi Erasmo anima, essenza; pittura tata inargen- prodigio pennelli con foglia spartiture nella d'un virtù unghie la bruco dal mani le come compagne in spiriti palmari, men altre dentature conosciuto vista le è dissimile per Adriano grinzose rósa ma 'vivono non tutte dita quam quarto chiocciola tavola una soltanto in lor vento che, Ecco sopra da nervature dalla tu le sue gualcita delle Esse la stemprata sì mento ce- adulatoria al o fitte pieghe le le con Decimo diverse con inanius epistola una Quinto? 'volto, corte ? il forse "NihiI trambe en- cizio nell'eser- placide e Scri'vono all'adagio scire,, ed egualmente; giorno. multa foglio il fermo tiene inanellata, l'altra, « DELL'AUTOBE PROEMIO bene i più teria ma- sottili intelletto. artefice ti dipinge non un DELL'AUTORE PROEMIO X illustre uomo ma. la tutta in nel commozione del mirarlo Iacopo ti comprende che Guarda sparviere: il E vestito nero bianca cortina della orlata : ferro di e profondità perigliosa. il quale della la maestri si sforzi biografia; di che cuata ar- della di pebra palnino. leo- rossor di verde dolce una la come nica tu- nell'angolo là chi sa invochi l'arte ritrovare è la fiammella una che non allo l'oltraggio, e copre giova e può bocca piega nutre cortina funeraria, Questi di reale simile fondo sul colare parti- che quel e capelli Primavera tta il tutto sfida li restringe, il adunco, dalla torvi più che lucerne la scagliare resi e di precisa tutto è più somma giovinetto forte naso a che quel l'altra. del- poco forma infinito, tua minore una una con la su tempo un V l'ideale, essere. occhi a tutto e tutto entro vivo è non condensa incalcolabile vita senta, rappre- disegno, Barbari, dei spanna, lo te e singolarità sua rivelatrice l'energia d'una oscuro un se non quale colui latina l'arte di scegliere d'incidere e innumerevoli delle il esprimono rilevata degli atti i solinecessarii che lo storico primo nel e considerando non nelle publica, se Osservato dice fu che carnagione di a testa e bocca pien il già il se non fatti complessi vita la con della rilievi sua Cesare bianca e al caduco, mal con tocchi de' ingegni Quando Diogene Laerzio divino Aristotile usava dello d'olio stomaco cotto un e che, al soggetto ci ci più goni. para- racconta portar morto, dolor ben suoi sacchetto lui di magro, era molle, gli quando Plutarco, come Giulio che dentro che divario, singolare. persona ci il tra rappresentandoti non saglienti più ciò ritrattista, attinenze secondo il nei non dei efficaci più Ter uomini gli movimento pili vasto il scono apparieffigie grande e e una altra. è frescante il tra come biografo il e alcun' ad somigli non che quelli stampare a più sentimenti dei abiti, degli e la indicano parte che quelli umane che carattere, lineamenti i tra nature profonda o XI AVTOIìE DFA.V rROEMlO su la di cuoio fu ritro- XII PBOEMIO ne' 'oa.ta. ben di coppi egli le avidità con i quelli che di giudizio al fiacco non Per di nel e riferirli ventura subitaneo respirante cui Cleopatra specie di di non ne' risalto, l'uomo. Per di la e di del Guarda zarrie biz- le nità solen- Re Sole universale. nei ci sento con- considerare all'evento che sole esser alla fistola ingenui, il il quale e lecito rare un ciò vite minuzie è non singola stima sollevarsi son più sotto che colui le ismania storia della se di la suo. genere dalVincidere per naso fanno che comuni, capitano il descrittor artefice rifugga il nel unico gioia quelli non un mercatante un uomo di chiamo cer- con dai se che quelli persona, poeta concernono grafie bio- dunque noi dissimiglianti non sezza gros- Nelle particolare 'vita appaiono pia un della segni senza gustiamo e di imaginati'va non ritratti nei bottega una Peripato, del mol- gran nostra l'esporci dottrine come in la con casa sua. come incita che più tra della, ripostigli titadine Samo, DELUAVTOIÌE le nostri grafi, bio- pennellate rendono vivo questa attitu- DELL'AUTORE PJìOEMIO XIV Antonello di ma nella pur loro il ritratto certo Filippo ser della in tra Pippo drizzò e m' se quell'ottimo cartolaio ben nell'atto vedo lo la rugosa tolta dall'arnione Croce isparato. un Ben tal per Te la il la insieme, fine di di e E in che credo evocando eroica avea Santa di quanto diciotto.,. carlo. signifi- vorrei di teologo "a mano Serestrare dimo- sopportata aveva ch'eglino monaco raviglia ma- palma sua once sul del con grandezza Il dette io Tomaso peso di compare, la particolarità passione cardinale,,. la "Era pingere di- figura cardinal ricordi? ne glie zana del d'oca, uovo la Maestro che pietra spasiano Vea soppesar entro reverenza e avere nostro di tesca, dan- di arte tempera a parete Acccaiuoli. di imagino tavola in che gagliardìa candid' la ripenso se la Niccolò e Mcs- da quello su con Spano E evidenti. "vale Legnaia, Duro, dipinto non Castagno sala Però, Farinata di Alberto di o semplicità, giudice dal Andrea Messina, da. sero lacrimas- calcolo di rato sciaguCertosa; PROEMIO il quale "per regola,, prese mai "Papa questo a d'animx), che la. rompere sua il bicchiere rimedio a becco. di XV AUTOEE toler non non sangue ni'oa DELL' Nicola non di passo, quant'era di ve- tania nel stanza co- cardinale, lacrimasse. non ,, Or tu io mi la sera comprendi compiaccia, 'oi'oo che Messer di "scodella pollo,, bicchieri di molle bexeva si suoi Ambo 'oir.o lo la 'vedemmo la nella i hai insieme pigliava ci pane e tratti non ce e mentre di simili leggemmo Branda dinanzi, in dimenticato se dilettosa Vita del perché sua peverada "dja i mezzi nipoti anco ,,. là., che eran gliolino in la in capo 'oi del fusse suo nulla se uscio era suwi l'arme non famiglio suto na- E, n'anda^oa il legname; pezzo letto sanza e di ,,. mera ca- con che l'usciale panno E, cucita dopo in semplice tettuccio sua tova- un moscavoliere il ano con prete. se "uno d'arazzo, panno da prelato dov'era sua, un berretta il il color di panni una cenuzza, E spalla, una porta'va e ritti, mangia.'van zurro, az- prima XVI di DELL'AUTORE PROEMIO porsi sedere a. di candela il cera, ch'ei gere leg- per lume d'una, tastando soleva cava cer- tenere in baca. una direbbe Si qualcosa questo il come dipinta in una predellina di minio,,. Per piantata cavallo a si di proponga della il bel Morte con al intorno Ma pugno. sparviere arma toglie tempo, ferro di il che il capo con e che piovessi già Trionfo volto av- toglie lo anco gli "sempre, e d'ogni nevicasse, E lo uccisore, freddo; scoperto,,. avea sparviere uno o stracani Ca- azzurro maraviglioso a chiavelli Ma- il nel artista novo battuto cappuccio come con il quel a capo saldi il che cappuccio un ben che Lucca di uso figura dipingere l'Orcagna signore "a piedi attendere emulando posto i due ccn o grande una di cassone tondo un dio bisogna staffe nelle in storietta di corpo un sub d'interno, d'una fondo o ammirare quadretto un in Pesello in al 'vecchione occhiali gli letiuccio Sentenze delle libro il quel su lo dava an- alza in PROEMIO solidiik monumentale, virtù della e i a chic per dalla che si aspettar le ameni gli per quel e rombo Stige Zanobi a scelti e esatta disegno non dal un con è straniera vi è semplice colorito I lineamenti di cosi quivi son sagacia, della all'arte scorti sobrio contorni qua Il e tuna oppor- rilevato veloce, che realtà eroica. grandioso, di crudezza fierezza Alamanni acutissima e mai Luigi scrupolo vano sputa. di- Principe movimenti che senza e da i tica an- gente del avvenire, ricomposti impedita non a discepoli atteggiamenti gli la dall'incisore Buondelmonti suoi ai schiuma quant'altri insigne mandato questo, bra sem- imagine a la su ci "impetuoso infuria ove Esemplare guai preso di tornino pestifero dantesco levatosi dello là il là FuceC' che vento ,, del e al ardori avversi sicché di porta l'Arno, su come veggono genti sue esposto di lo la sua pur, Morte; sempre sopra leva ver e mezzodì vittoria, ma della ora della culmine fortuna sua occhi nostri fermo al all'ombra l'Orcagna, X^TI DELL'AUTORE la figura- xvm DELL' PROEMIO b3.it della zhne al Fiorentini la Pisa del 'vigor esperienza, latura e la con motivi suoi del e sostanza stessa constrette in insomma la dalla oscuri le stesso e'vitarle. per l'opera testimonio vuol allo sua muscu- i con le con norme dalla midolle poi e tutta con corporale sforzo Vite di ha non difficoltà animata disperate la del biografo attento nascosto e assiduo di ha né Erasmo della lo e di a sé 'voluto felice più l'essere Osservando mani illustri condizione è tore l'au- insolito, uomini dunque Certo, delle la l'acquista del- e dall'eloquenza. descrivere. che l'interezz nel- naturale imperiosa, "vita e queste st'arte que- estratte sue brevità Accingendoci uomini sembrano sua da compiuta atti, suoi delle passione di i che di magnanimità, sua con diritto suo con al condotto esce suo i e pensare Trattata persona gran fi di guerra Michelagnolo, di mano Casfruccio tra. a. dell'Arno guado della cartone agU AUTOME egli stato 'vita studio fece cui dele feHans Holbein l'effigie •virtù nelle Di Rienzo Sa fantastico modo e niche, cro- nelle consunte. e mina c'illu- lampo bocca di Cola appartava in che qual- la riso nelle non inerti non delle tracce qualche "sempre noi epistolarii, materie forvia. ci se negli tratto in tratto e di simili par ristam- per dubbie "vìzìl memorie, in lapidi, loro dei e sia trapassati le ricerca'e possiamo Ma grandi dei vola, ta- nutrimento qual immortalità. quella in dipingerle a di comprendi robusta [or porsi di prima tu XIX DELL'AUTORE PROEMIO in dopo sua camera ,, fu morte mezzo a trovato talune tavolette si de' Giovanni molto una ci Per ajli e Medici, di mobile Leon Battista ancor ardiva della vita ci lacrime primavera, che dormir Ecco notte. di della fogliette non cuore, camera caldo e prime di in che anti- con subitamente velavano le vedendo etrusco cerate occhi Gli scritture. Alberti specchio uno che attira, il fosse di solo in mistero ci tocca, sfugge. ciò uomini io voglio ardirmi di illustri tjiluni uomini accostare oscuri DELL' PROEMIO XX ch'io conobbi simo, specie da. presso sorti o 0 figura questi tutto capriccio e Ma de' quello nome che e ignudo che quella il chi le A riceve: or cinque li buon gli promisi, delle nome te mancherò non tirrem mandargli Vita maso To- di scrivere potere lecito l'uomo dona a ma....,, oggi mando è sett'anni: amici che mio riva ''Sarebbe cose a quando di la credulo. in- bello la su mio il rinno'oa Michelagnolo. di dare che per al mandare di volta non del sorriso tuo ancor Cavalieri, dei il parve adusto, e Vita una mi l'ultima mdi lo figli miei delle alcuna mancherò non talmente, mor- d'una indulgere per secondare per lor abbandonerò forse disegni, sé in'venzìone coperto 0 segrete. contro una raccontare per "vite mie forse farò sione pas- alfe mancato peccato a'ver per squallida, più a.'ver per intentis- guardai e che quelli sostennero alte AVTOIiE che Vita la te a sai, conoscidori come Sarei ... di e ai "al Cola, posta com- quattro de saggio contento o se tu XXn PROEMIO il pla.n Maia.no, tra ira. di Girone, Visif tornivamo rotta mente in macina tondo pendevano che ulive a non invaiolare. il lor pani si tendevano di di La per le alcuni in le su senza e parere, ed era giocassero ; di quando tronco, la a sica mu- sero fosmento. stru- uno sprofondandosi, nuvole non pam- sembrava restavano credere da di talora ci colline, già esse e quelle Poi cole pic- ancóra avean fuoco tatte in- le sante era fumi dove ogni tronco Fiesole di i volgesse spoglie che cose, attimi. sedevano o quasi cow.e vette che tanta macina tra cominciato viti, e passo, fresca- si foglie fra vibrare le le frutto, tulle per talora le corde; che per avean E dato guisa ma tra al sole roggia frangere; a II la con campagna I aratri dagli cavalli la come una pareva co' e Tre de' brigata in guinzaglio Gualchiere Fonte la e di poggio le e Monfereggi fumigavano il e Tedalda Rocca tra a AUTORE Salvi Sa.n di quando mata che DELL' si eleganti dine attitu- mutavano si accese sapeva che a che cessero fa- sero s'acconciasun tratto la DELL' PROEMIO sollevava chiara, più braccio al le che nudo Tutta la luce, I le poderi, colmo in calcina i silenzio per che si alle interromperlo che le sentimento che entro sotto prima, non l'occhiaia la di la o mascella. giungere a E un strade, argini, tale sembravano E zio, silen- quel pel quando cavo Lo indovinavo uno svolto, della mio l'ombra del- espressive stessa nel tutto gli aveva variazioni è E origine,, non eguale, pareva fossa una le misurarlo. ma vaio vi- un lungo sopra cavalli dei péste le un solitaria. faceva siepi, selci scorgevo senza mente e inferno orto, un luce nella pensieri delle fabbrica. quella di strade, porticale, una a le sella a strezza. lu- incerta candore un mezzo strano entro a presso splendeva come della dinanzi d' mucchi che so Dall'alto tacito. acciottolato di non sùbita di lungo i e palla difenda. splendeva fosse cima la la e graffiti di in sollevi mano luna muri splendevan e in la dei case chi come campagna ben se plenilunio il balzata è XXIII AUTORE s'aduna gota diverso, sicché al mio o XXIV DELL'AUTORE PROEMIO orecchie le in come in entravo in e meditativo l'anima pel rammarico d'un bene mi navata dal indietro In al o altro qualche viso mi e trava pene- il e la sta come saggezza dell'incenso chiesa nella entrando cosi era dolo, sorpassan- perduta penetrano ricordo luogo volgeva subito tovi, Giun- un che, acquistato. l'odore come della dolce si saliva mi qualche d'una non in come In drizza.'vx d'a,ombra.re. punto cosi e sensibile esso presagio. un luogo, bestia la. fremito lie'oe fresco che creatura per duta posse- essere dio. suo Sensualitade ci Turbami Et carnalitade Noi Hai del Non e 'l dalla più lassa mi in certo mente, lacopone. tuo mai in era corpo ; e coi avere.... non che miei era fra sentivo sempre della cosi tenzone ** me il amico, o Ma ,, profondità, puri vedere; mia occhi carne torbidi cantico per me. l'anima sorgere gli spiriti ricono- DELL'AUTORE PROEMIO iddii gli sce'vo trasfigurate connubii, deità esercitato Se a col tornando cavallo bello in d'oleandri io so che a sino mi Poggio mi ancor pregio di molli che Pino, ove i mia mi andavano cani le e neW intimo lungo di ravvicinarle i di que' di gombri in- sentieri il galoppo a Affrico, so e E verso come non me fossati salendo dell' di qualcosa vanno mettevo né solitudine. laggiù, fiutando estremità per Coverciano lasciato erboso misteriosa a un quel di settembre, di remota per Marte fiorito via Malcantone da fianco aver tritume, l'argine per più sembra grande su ma di la non a dere pren- Gondi fosse Gherardo nella stesso, sul gore vi- messo solevo scorcio conduceva dal Campo là allo quella come che di quella su nasce Bernardo di divini coraggio dal sudore, Arcolaio che l'erta ripenso sera scoprirono dal e sostanze generazioni carnale orgoglio prova! si mi in Quanti indicibili nome di sorta solo. me quante senza manifesti non per XXV mentre per che vare ritro- rotti rigiugnerle gami le- da- XXVI PROEMIO DELL'AUTORE a.ll'a.nsito 'vanti del che céuvatto catma'va. si stazzona-to. OGignoro, luogo la accolta ancor volte quante di della a ti campane che il caldo mio cosa una da appannata e mi sforzi, potrò mia sentire, comunicazione una del senso i demoni dello riodo capo della San Domenico, carro la e via elettrico e su Camerata dietro la rotaia, geli con- quanto per per dei- modi era il rinvenire cotidiana vita tra la il me mia e gia. ma- l'urto memoria dalla me si esperienza contro sonoro vi perpetua mia polla un'am- di que' ch'evocava nella di mia e incogniti zoccolo mai, mia tutto repentino che un'acqua mutua Ecco, fragile segreta mondo un'azione era più ogni non mentre rappresentar quando più musicale brivido non un'onda anima un Ahimè, traspiri! mia soffio in crocicchio, sotto d'organo, corpo diveniva mi nel della il canna una benedettina pace pozza riempii dov'è umiltà, passando sera perfettamente riempia deserta paziente belletta la come di sasso, parte in di lo stridore del lo stridore che Si prolunga, che ricordo "visa torturare come quella di la più della che eterna, forze la in In in altro un luogo altro teneva trat- 'volubile più ritrovavo dore, splen- mio il volta, Tal- crepuscolo. la con il inspirazione che creatura altro mio causa, senza la altro un il Tal Tal un cuore giù più una. me per oscurità, mia come parente. erranti. imprco- bella. me serba=va e delle a. fosse mi di sasso, l' del- prestezza traboccava petto mio mi e proprio mio collina incontro veni'va il petto grido; angoscia dal che giù radice mia come d'un piaga senza, salisse mi non ma nella rimosso lasci si nell'ombra, atrocemente coltello un ^ETi-n DELL-AUTOEE PBOEMIO , d'amore di cosi gettarmi la contro Poi, che giù di sella da se l'anima volontà una per una sorta mie m.embra. di crudo non mi m'accadeva spirito veniva la porre faccia terra. come potente mi E non che non tempera nella gioivo se volte rasse, indu- e più esser nova tante che freddasse si di spada so se non guaina delle di quello non appagai nel XXVm DELL riìOEMIO dette sangue te'vava si tutto in ond'eran sì una cfie me, queltx di aspro 'vafichezza E tragedie. mie imaginazione Al'TonK forte mi tivo sen- t"izzarra " gli irti saldi uomini ,, in parte Fiorenza Pistoia di lo "per mi E Guido a spronò contra mano, e Ma i Messer donzello Affrico mulina. E lo fummo raggiungemmo la Messer ci anco che là Salvi, con barone allora eravamo un Cerchi dei sùbito alle in fa frico l'Af- su Cavice gliammo ta- gli e nel corso all'uscio Rovezzano a di di nottola. come giunto che, sue Bordoni, confitta sopra ad chi bian- e recammo consorto, suo piuto com- ponte Boccaccio la trovammo il al afferrammo, fu il con Gherardo e e Tedici allora pur mano in secondarono. giorno con e Adimari; degli E altro perseguitare a dardo podere suo un sfesso ciuli Nicola al anco lo Donati assalire andava col trovammo Simone per che ci giorno esser qitand'ci Corso non nuto 've- non Cavalcanii compagni un pur seme pareva f,. dissimile mal e preso; costa raccapriccio a e San fiutando XXX PROEMIO tra. di Sani' Ansano Luca e le e a'vendo la e dal quando davano la dàlia. in pozta Belcanto, fitte a risonare spinsero l'altro fosco nell'ombra l'animo d'una vendicare se non dopo dei a il per la discesa fatto fece di senza come remoto, con cavalcas-e contro a dei un indietro che calen Ricovero. motosa., entrando quel in allentare trotto a tornare non avergli Ricoverino rovescio, che a Donati contro selva soperchieria risoluta Manzecca, a donne, l'un secolo pressi, ci- quei di Poggio, masnada una dei stando bàlio cavalli di del ostile comin-, come rimbombante della Mi, Partivamo Castel verso nel i rato inspi- picche che, un s'azzuffarono. e chiuso sùbito come groppa, delizia Trinità Santa di le Bianchi e 'volge^oo pioggia contro la il smalto, medicea. della aste Neri in la su tralasciavamo godersi gli Fiesole di le mi di lo e angeli gli Michelozzo, di rosa E sogno, fiato partigiani tra modanature toccato marmo un DELL'AUTORE il di snadiere ma- gio mag- Rinforzando il passavamo trotto sotto giù i piombatoi Mensola i in riveli, del faccia cielo riflessa I fuggitivi. come coi mille d'acquazzone il canili I i sbarre i Chiamavo per addosso fango, più ansandomi fiacchi chiama, era come o di in rimasto un gran in una. Nicolò per occhi ardenti. che taluno di un tavano saldi de' alla mancava fischiare, Soldanieri. mi lorde Se via Caccia le tra zampe viso. zandosi riz- ficcando tornati, le con col accorrevano. gli e i all'osso, abbaiavano cancelli, nome fradici generosa garzoni lunghi musi d'argento. fino rinchiusi contro chi spec- dirotti spiazzo, bestia della i cani lo una vano auli- avesse sudore inzuppato. guanto Dai collo que' careggiati di e là Belritorno li su mutati e di un pioggia sella, di in vedevo Tra- selci. qua del mille e Balzavamo palpando lauri la se suoi traboccanti, fossi i Setti- solchi i inondati, campi dal e di le risfavillavano ove guano Ponte, vecchia l'erta per su al sino torbidita. l'in- lungo poi Vincigli"ta, di Borghetto XXXI LELVAVTOEE PROEMIO gran Franco ciare, vo- chetti Sac- XXXII PROEMIO DELL'AUTORE «Tè, Ulivo, " Va ** Allora. su, che di quasi non bevuto faccende, si disformano nella del e luogo posta cavallo che che doveva dalla pratica ritmo misterioso regolato mia sa della che stropiccia'Oa la pancia il le vinità di- sforzo suo I governato. agevoli quotidiana, dalla curvo ben della l'arte piccola il fatto resi consueti, figure dall'importanza occupata essere le qualche citati con- Vedevo, poesia. quando aveva da cal- pensieri sorgere per penda stu- quella in non stico, fanta- qualche miei della delle V'era tocca. furore i di bagliore una tutti con che segrete che so singolare, involta pure Respiravo nel forte nel ! virtù una. ma mescolanza. come Donna so. me avessi bestialità „ „ in sogno, ! qua va pronta e 1„ tette toma enti-a'Và 'vigilante so tette, ed vimenti mo- esatti il componevano perizia, che ispirazione. Il lettiera niere palafre- asciutta, zaccherosa, fianco pareva schiumante e l'ombra nel- quello con FTìOEMIO manciata una. di che quello tenendo la coda la ch'era e la bisogna come un che so ogni per piede, con di soffiare persuasione talvolta si formava all' comunicando sensibile bestia pagnava accom- certo un la e secchia ognuno lieve onde mano, nella spugna suono parola della il o blandimento, di non paglia tuffava xxxni AUTOEE DELL' dine inquietul'amore e pena dell'uomo. Credi nel tu ch'io d'Arabia Deserto abbiadavo con il immensità ed ombra? era tutto spirito, azioni più profondo divenire la du'Arni, su come la spiaggia a.1 Gombo, dello mio come iddii cuore stare riacquinel come pisana, mia dello occhio il mio tra chiusa, gli e il infantile, limpidità come me sentivo e della scritture e tra un segnare apparizioni e là con stalla quella in sera impastoiato, il miracolo mutue Anche subitanei. o a disegni era della crusca appena là, quando me sosta di lontananze spirito, di stornello mio eternità Anche tutto po' luna la cominciando alla un d'orzo pugno ebro fossi più come nella serto, Deintra Ver- xxxn- DELL'AUTORE PROEMIO siiti, quando come Undulna. in una il nome Era. ben della, Non respiro mio Undulna, là. trasfigurata baia cavalla grande d'ali dal nasceva, che pieghevole merita'va dea dai " pie docile, abbassa'va le orecchie, labbra mostrando le gengi"ve, ,,. le incresp""va guarda'va •venato vermiglio; di belli occhi biechi le tra giorno che mi i entro l'essere spiava suoi sciuto scono- io come Serchio del canne bianco il per ma scoprivo divino e mostrando traverso a un il spiavo Centauro. V'è certo che un di dai e al se da dei simile Lt aiti me che mai esterna di sul dosso sopra li cigna i fantasmi corpi che la il la zione attensi sella riflesso Usciata mia o d'una dal e tavia Tut- cagionavano. sfibbiata, groppa erano dei veri più interrompesse fumante, una non come tuale abi- all'aperto fui ricco, accadeva si detta imaginazioni fossero movimenti La ne conferisce grazia fede. Sapevo di veduti non Io mie che velata quella a teologi. coperto, non Musa una sciasse. rilatolta terna lan- torcione. /ia a strepitoso, la mozzo, bianchi in mantello un rivelazione il in posta, palpavo la spalla le reni e pili sommo d'una l'esempio, in mi quanto destro e canile, a schiena, pel le nelle e pur cosce, tanto fra verso masse del delicati. la solo posta asciutte; lo zelo che con tu in maniche le zampe, pelo, tendini 0 Nel di cia, cami- ginocchia, le tra sai più esser accomodato. la costole, sentendo formidabili i secchi gioco guanto senza destri i levriere le stropicciavo Di sentirle mostrarmi il pregio. prontezza, carponi, serrando gli di piaccia quasi me eccitavo gara tutto in mano per volta peli dai come suo Canea d'un ogni che la con un acceso segnata novità del toccasse 'viso commoveva d'una dore l'o- caldo, rabicano, mi apparenze mito fre- un canfora, beverone cifra strana sbuffo che tenue sul poggiale uno della nel luce di guizzo più l'odore farina della delle nitrito un gazella, di far per l'impaziente, calmare per bel dall'uomo data, 'ooce XXXV DELL'AUTORE PnOEìIIO dei tanto sedentario con goglio or- muscoli possenti amico. XXXVI mOEÌltO mAÌ quAt di Ia che bAnchile dei che frasfA risse Atto, bA- scorsA Ai Ia su miei pagliA Sotto i sepATAre a d'occhi fuoco CTA di scoppiA"VAno. "oAle"vA non tatto ir Ba- li rACCcmAndo D'an spedAti. segaACi il re infusione d'Aliarne e dutA a sensibili, otiimA anA simo, mede- messi ov'è fA^cvAn "vr'rtà io piedi i ìoscatia mi con qaera'nA fresCA strAdA Se rcccÌAio. "voltA, per (JaIIa gftA'vo EsAminA"%"0 strattvre? "ooltA Ia eguagliò sintassi nostTA quelle provA DELL'ArrORE tendenti con- ringhio e , di mASCeile ferito t^ACCiA il sdrucio ndlA set A, un bimbo, Amico, coìlegire A E me co- dAlle mie Eisogn""K"A pArlArgli nelli sua le con niAÌ i membri del intorno mAÌ, del a periodo quAntA cerusico così 'ver sue tAntA giustA, l'Ago non frignA"z"A a mcdicAre cIausoìa fAsce or nellA strAppo quAsi feroce lo tro^A'vo lAsdAndosi ebbi nell'usAre le finA, consólA'lo non gli mie le su guAr'VA: Ti combAttenie fA-vellA, Ali che pelle leggère. ditA ^cnde-vo AtmAte. Certo, moine. nel ACOorteszA e ne e nel "i}olgerli dimostrAi nel mettere dine, difficile irrequietu- Amente, come tuff Ando XXXVin PROEMIO ch'io tìcicqui Nel tempo una. sera, non potei mi DELL' delle nostre come fui giunto E il m'o del suo mi che altro cibo mai Mentre ? la passo, commozione quivi di sente, pre- fondo nel sin che mangiavo io se al è cosa meglio poi la non solo me tutto al e a ciò non di dedito nel a d'ottobre la bellezza che tutto ornavano Quivi mi come presente la fossi da ottenere per ma ma se di simiglianza passato, eternità; "niuna notte; come me, viveva, intorno la per che toccava che sentendo con- mistura,,. in mia mista, Torquato rifoggiare alla mensa anima mia non prolungavo valli ca- a compagna mondo, i veramente della se lettiere con soave ebro ero alte ogni me tritavano la non mia le per abbeverati medesimo più sedeva essere su e l'avena, agio rose questo tremito poteva copertati mi voce, amasse. Ma Mi aita donna, credo e cuore; ad a tanto ricordi} ne letture gentile una rice'vette Te lui...,,. per seguitare, 'vinse. AUTORE me deificarmi. gevo ricongiuna di ta.vota, dentro quelle ancor DELL' PROEMIO molli e di pioggia, d'ombra, piccole La vita 'Bastava vivente. in perché ella quanta con dell' campi ai mezzo o Ma le nel in cipressi tutta la forma la violenza, facevo grido sùbito un lenzio si- suo di prendere di che un stormire levasse si bella talora uno l'ansia "rte. così era le assopiti! profondavo la che poppanti segreta più giorno dei freddo di misere più e chiuse pugna mia ogni tènere più malate poco un XXXIX AUTOHE ciavo ricac- profondità, nella O *' profondato del altura mare, ! abisso tuo », E in vivevo fui come di e me a Antonio un stesso e di compito quel de' sud secondare toponevo sot- curioso l' inconciliabile discordia, dalla usurpato ciò, invece m'imposi la mi vita, avversa, conciliare concordare male di Per di sempre dinanzi metobio disciplina una a un'altra palese tare meri- per titolo di Amimana ro- grossezza compagni. il mio determinato, genio, allogai XXXX a. PROEMIO sfesso me trattare nella i Anche e a pensato di laudi ebro lanaiuolo delicato andare di Viterbo a Papa, laude nel la dalle insanguinate del pensato dalla a di divin Gentile collana Dio vanni Gio- Siena per incontro pieva com- anch' verziere in le a al dita zione commemora- di Avevo Bellini, la ella ciando intrec- con rose Sangue, e e Benincasa spine turca, lato l'immaco- da cantava ghirlanda giovinetto di piccolo suo che cantore d'ulivo rami e poi "bellissimo Caterina quando niera ma- di per partirsi con vent'anni sua al laco, all'uomo punto la con gesuato apparve garzone,, in al come nino Gian- Anciolina d'amore distrutto Agnello, dell' Fra ché per- Avevo povero come ferro, Re al affrescata al conosci, mia fui duro; pensato Bianco il legno, Lorenzetti. quel a. settignanesi scelta Siena una a il la con artieri a've'vo Ambrogio di ben miei nella prima da impresi ignuda trattavano casa pietra. lena, di materia come mia tu Uvoro un una. maestria, la DELL'AUTORE Misser suo poi Zentil passaggio PROEMIO d'oltremare 'oisan, alla Bisanzio neo-platonismo ellenisti, lo volto pur di ambizioso sospetto nella Firenze Lione, dal del in cavallo con al la ludibrio gnificentissimo, il delitioso " e col stronco, aragonese, nella suo Banchi suoi Lorenzino caro Montemurlo in in canaglia, grecalo sotto sul zino ron- lui, il amatore di a mano, messo paradiso e d'Ippolito, ai Prato il e nella verso della mai, Settimo, zagaglietta mia Strozzi, tirannide Napoli Clemente Vinegia della mura a Cristianissimo, pollice le nella e magnanimo, e sospetto d'Alessandro 'Parigi di di ^oma vizii licenza; ogni a corrotto libertà, a di nodo non M'ero quant'altro e molle, e se 'voluttà. Filippo ricco l'avevo, veduto la di cultura ogni a metto Mao- pregiava e e degli quel di non Filippo di migrazione difficile quel a diverso spirito fatto studio ch'era virtù la guai il Tre- profumata Costantinopoli alla guerra Melchiorre di ancor dopo Secondo la galera la. su e XXXXI DELL'AUTORE Camilla di ma- putti, Pisana, ,, il ** dimidium dei animae „ mignoni e delle nette meretrici, il Or filo in cruentata d'una presentò la Vitelleschi colpo del secco e nella Cometa di che ''terzo giana da s'era bande profondo si Giovanni dell'Agro il o fosse punzone Cesare al Borgia, martello. era segno quel del scrivano Marche, di mi acquedotto materia di d'una Considerandola, di fatto imbottito terribilità medesimo mia poiana botta, medesimo padre,, delle d'una d'un col di resti figura alta medaglia acerbo che dei colombario. che la coniata e maravigliosa d'un sembrò nido n'era bareni, di state, biscia vertebra la che carneficina putrido per papaveri Campagna e propria quanto di d'un rire smar- d'ugcia, e medesima cavallo di e Plinio, campo gran d'una donnola mi nebbia nella nella rudere di fantasticato scoperto crini Comentarii un come aver per domestica di obliare soleva •viragine giorno un quell'anno visto di dei risognato a'ver braccia cui della l'agrezza e DELL'AUTORE PROEMIO XXXxn despoto Roma! l'eccidio Con primerlo im- da di prete Tartaglia capo irresistibile L'impresa di Pietro e borGen- PROEMIO iite la. Recznaii, in grande di tronca e in al Galestrina in nel di di sopra la il cadavere "in la i miei altra in certi te miei altre essendo era so non sogni avrei e traboccante notte brache,,, postuma: per alla convenienza, Ma tagliente! e di che ricordi; potuto prigione, gagliardi contorni alcuna in senza di senza e cruda grazia nella Minerva quanta secca alcuna bile inelutta- l'infamazione cartoni, maniera alla profili t'Angelo San- sprona.ta squallida e tino rependi ponte l'ultima scalzo, spoliazione nell'oro crollo fiumana portato scjrci il gialla sorte, come occupata la giupetto, quanti lasciata e al l'agonia galoppo, Campidoglio, in terra equestre statua potenza tanta come la Trinci, dei sangue rocche delle Foligno cenere, qui'vi Sa"velli dei tagliamento trionfatore rasa stoppia Vico dei fumante, il Lazio tutto schiatta l'abbattimento Colonnesi, dei Veiralta., di espugnazione il netto, decretata e V radicata e XXXXm DELL'AUTORE amire d'amore quelle era figure, rispondenza sicché le con une o ammirare, e disposto e a XXXXIV Per donarmi. la. cagione ciò Roma di forata Vecchio. Onde Cornetano dal Albornozzo, nel Lazio e Ecco mia una io mi tra la lavoro mi sembrò me raccogliere Non ne far serbi qualche baronìa parte l'armonia memoria allogazione Cecco quasi vòlto nome Roma e facinorosa. mi amico, o che voluntatts del di tu bilito Staposta com- penna, pagina, prima loro la e artieri. la la strinsi co- richiedevano i miei pulitezza tutta di in temperata compito, buno Tri- del ch'ebbe rimanessi con Fiore, quell'altro verso disciplina assidua comunanza con che, improbo arcana il stocco vicenda, qual per al dallo condottiere prelato antico pancia tanagliato at- e di la medesimo strido supplizio a'wenne a capopolo Campo in sibilare udir par'vemi al né e Venerameri sbranato che so lagno tra tratto, e chiara, esserti Vitelleschi dal e più può D'un distolsi; ne Poncelletto quel mandato del me non qualti'uogli. di DELL'AUTORE PROEMIO e corpo in ognuno. che stando per sul me cesti fatirato XXXXVt Sapiente d'un ^violinista; Maestro Anf bottega col contraffatto mi al il donzello Guelfa rado, ch'io a e fioco dell'arte il anch' de' e tirare egli il Parte danari ch'egli chiedeva sentimento il piacere mio ferro bogliente Roco era imbacuccato col de' quale pregiare polmoni, e per , bronchi nel i dire gran e vorato la- prendere di mi specie. sempre Redi; a l'arra che certo prima il aveva alare aveva sua l'antiche quasi e famoso però stato era Capitani rapivi tevo promet- me per cosi e battere un'angustia direbbe lo avevo rinvenire come egli contare credenza vederlo e, Debbo tanto gli mandarono di costretti faceva mi Certo signori l'incudine. sopra di i chiamavo e ? paio, mura massiccio. il che quel a lo io miracolo che delle d'oro Caparra a musicale Feliceto fabbro mancava per da ione Contri il baia l'opra nel- guardare a ritmico per quella come quasi mito martellina una E diletto il m'arieggia'va sicché starlo e un tebane, istinti-va. e nervosa m'era a DELL'AUTORE PBOEMIO come credo tisse consen- tanto il vino E colore. mezzo Porretta della passato "Si sa: ci ifucl tempo, la. si e passare a avesse ora ch'era, un. qua. che gli giovasse l'a.c- fuoco. il diceva gli cura maricava ram- per tanto per il ed dorato il lamenfa'va si non che bianco il quanto vermiglio XXXXS'U DELL'AUTORE PROEMIO dico, me- , quel nostro il peperino come schietto fredda, si mi che, vecchio tutto " di lucerne, le rrtacchie a. ogni stufo del volli al dire II giorno delle star lucignolo 7 tutta, rassegnarmi ghiribizzi ad venne certo polverino continuo aver di smoccolature ai ci una. lini, Braccio- scoprir il puzzo e con Francesco co ferro quel di di sospeso il beffa, sta cina, fu- una Ma dall' disperato momento di di Piano. e smoccolatore goffo un casa, da va vendetta Incomodato mano,,. per tempo d'una, prendere di fatto del quasi dottore,,. sor invenzione nuova in "Il sotterra: Castel di fioco, egli, Rispondeva Montamiata, suo fonte un come di del sedo Nasini, Andrea caro ceri tutto per e di e soffrire delle moccolaie, notte ai dello accogliere capricci stoppino, nel bel XXXXVin DELL'AUTORE PBOEMW palagio con Tanagli pr de' e luce delle dei teatri, afelio delle considerando un custodia di fronte del e come Duomo da Galileo dinanzi al dal Fece: a "Questa su il intorno alle cornici degli breve, per è gli cappe armadii, su E, ci per lature. co- messo gemmo accinsenza stalli della camini, da in cerume gli scaffali dei stava polverino per beffa lombarda bona,,. primo le vecchio mi subito arnese, costruire In il attaccato l'altro parte che il cassa che e otto per il torciera una ancóra era sei, nella Contri la lampadario ingannare racconciando appunto percossi d'ingegno Corsi bella coppia a sostituire e tava por- sua quattro, legate alzata luminosa! polvere. mi sabbia Che Barba. nella battuto, vere pol- a quale il Colonia, Due, giorno, un ferro potevan ampolle da oriuolo lampadine più cui singolare pisano. picciuolo a Or racchiuse ampolle otto botteghe, stazioni. in comperato l'atroce delle puhliche, de' fu ahimè, Capponi, ine che cotte, e del fettorio, re- libreria, lungo tutto erano le disposti gli d'arena, oriuoli custodie arrugginite l'arte ritolto a dai al si vespro, funebre oriuoli Tu àlzsivi in Ma il i io posso nell'orecchio di canile e i e rose mi e dal davanti la matita mi Mi calcio a me, turchina su un poco banco del gentil un spalliera una la di cassone un cavallo. un mite suo forniva un d'un perpetuo temente componeva rabberciava nibale An- tuttavia e nazareno sostenere per ho quel ristaurava Quattrocento, graticolato Maestro cuore trucioli? mi „. peritoso nel cevi di- e lucesci quale suo Giuseppe calpestare Tutti chiosatore di del quel di aspetto abolita. mentovare non dirrei....,, timo. dell'at- "Tempus latino: tuo fuga illuminavano. e occhi tuoi legnaiuolo, "Io era risplendevano granello dall'ampolla la era misura Il dolo. più Fermata tacita gli D'improvviso, iscorreva nell'ampolla. perfin avevamo guastatore. rivelava non La che dalle offuscati, 'vetri ; Tempo, inesorabile dell' emblemi gli XXXXEK DELL'AUTORE PROEMIO dato sfon- tramezzo Lo vedo sgomento, bocca di dove córa an- con le L parole s'ingarbugliavano, gli domandarmi che se io e detto Morino il "veramente della Fortuna Te in come scoppiare facendo scempio l'ordegno mobili e rigido della ; terra della chiodo liei un giorno tante suono più fuggivano petulanti al accanto le e paesaggio. più Sul insidia cigolava prova, i tronfiona vendichevole della inaudito chione cer- attonite dall' salva della dal vie quella a e Era rendevano liberati su si a leonardesco,' quarti non dietro all'altro che doveva che dell'astuto cani e trale, pene- sacrosanti. nascoste i greto se- infernale, acume sottentrare gomma selce, con agevoli nel passavi Testi ruota e momento un de' molle di raro macchina da costrutto munito così libreria, le tu se, dovesse carro. messa della e sospetto di la del quinta angolo un ingegnando, l'a've'vo mappamondo; un con la Era che pregio figliuolo doventare per ricordi? ne s'veglio anda'vamo o misteriosa, ruota molto 'volle quando certa una suo un fosse in DELL'AUTORE PROEMIO che perfino tardi paperi primo virare. i DELL'. PnOEMIO 5/ sconquasso investito Il dalla, Betti tore raffica. To', che credo gli Aveva lo per che de' l'aveva sopra mai E, restassero. quelle su grinzo, o tanta che di Monte innumerevoli fossero Ricevuta di il suo e in sua di ava sua Ceceri che e degli chiese e di testa ei che gli sciva riu- non che modo bracalone di rigatino bigia pietra Maiano egli fosse pareva fabbrica della sua vestite della nella pesce dinanzi corte della possa minore bene, su Piero di brache di standomi ragionava e serena la niera ma- focosa ginocchia; alle gambe mi E paio tirarle a del ventre cordi? ri- ne alla quella Brancaccio un Te gli diveniva come dal infino cascavano scarpella- risentita, chinato cappella mio testa che i danari cava macine,,. duretto. una stare una poco Masaccio; di questo a un mente: giudiziosa- disse meglio era anche paressi tu ombrello vecchio un tagliapietra " Io come U tVTORE il con fratello tutte XJffizii palagi in le e lonne co- altre Firenze parentado, l'allogazione, eseguiva coi gesti issofatto il il di ecco portava il come l'annunziatore tanto un incominciai a lui per stile di il mio comprendere sentir sua di cave potesse balia concia, E sorridendo Canzone quanto che fiorentina dalle grana pietrosa aspro. Betti, per che um Dante la l'annunzio, piacque mi sempre pietra porta giorno spiazzo pur della derlo ve- s' impuntavano che nondimeno polimento piti, sti- due lo su Andava seco targa bisognava carichi carreggiata. ; e Ma l'aria, nel- una ecco giungeva i barocci nella Caro soglia, una alfine precedendo bracalone pattonaio architrave. un quando nello il come paitona: peso Ta.glia.'oa. facile lavoro. sasso ecco il DELL'AUTORE PROEMIO LI! virtù e d'aver la grande egli nerazione ge- nascesse Michelagnolo come tirato latte dal gli settignanese aiutò scultori degli macigni mi scarpelli della il e mazzuolo! Questo dei lapicida Gamberelli, Lorenzi, dei della mero, dei Caprina, Fancelli, era certo generazione dei doli, l'uomo dei della tIV Rossi, de' Bastiano di incaricato scoterlo trarre misura anche co' degli Testi di tutto, scricchiante, quelle levigate di or quel fogli, i tenere pareva vfziale mi Un per confidarmi sia. dell'Ariosto Porro e del vite, a le bassa con rarissimo voce le con da lenti, con ch'egli fosse mi e nocca pulce il ser- Salvini, Maria che per guardatura come Anton a banco. stecca sua color giorno teghe bot- cimase dalle sopra pregio dell'abate sai traccia di or in del d'una ombrclluccio suo le collo suo quella sotto le a bilenco rematico con usati frugolando l'avorio come tagliare biava di ficile dif- mia passettino quel mani sue la ripostigli suo con se, aiutas- mi sopra rovistando quel con al bulletta lingua fin ne' fiatando gistrato re- Conosceva librai e averne perché preso de' e 'versarlo la e peso compiere scaffali Castaldo, dopo a vecchi Andava di sacco, Vocabolario, nel dei il piedi, raccolta stampa del il L'avevo Campione. Sergenie Tramoggia, nella la AÙTOTìE DELL' PROEMIO tirò da parte in d'essere figure Pecorone di lamo Gerostam- che e Gio. da. paio cosi teneva le su del testo alla dinanzi fermo gine, nel il come beccaccia; sentimento pre- da can nell'ima- e, delle conto più tenevo non quell'atto, immobile raro, allora Da in non librai, dei soglie se piede un alquanto. aria in alza'oa me imaginarlo seppi non verso notai Antonii, degli Antonio inchinandosi lo LV DELL'AUTORE PROEMIO lenti e dell'ombrello. Non qualche fossero che le gli più avrebber VAcademia famose Biblioteche ardere salva Se arciconsolo. trovasse suo la su capovolgerlo con in in corpo un in libro di del- venerato dover mettere ri- ch'egli vano mai do Quan- condanna. diceva burattello. " e' tati,,, Ci- giavano biancheg- stacciature veramente un rico, ramma- mancava suono di e di non segno mondo raccolta Tortoli accadeva tavola, secoli lui; suo non Credo del la del luogo inimitabile un tre elesse gli che libri senza rimanesse quella una Vocabolario, dal o nel altri allegati potuto purché di ad importanza attribuire potesse si ammetteva pareva ch'egli LVI FKOEMIO Non che credo qualche i tra Certi ghiotto della grazia inclinazione in Or la la quasi qual donne vita converte intelletto li di non selci virginea gli Anche si divino. tribù che floride invano. improvviso, il non e sapeva chiuse, Or nell'ombra senza quel quando nota sentimento ignaro uomo cosi di le riso sor- una un duro scio gu- usarli se ? lapidazioni facile e non sapeva per apriva conoscendo polpa in frutti lente eccel- nasce Quale gente sua luogo questi unghia, e mi per cosa di me dentro all'ospite che di in inebriante. mostrava era aspettavo mia dell' novità non lo che guaio lin- un quando promessa Sorridevo indistinto conoscere non me. fatti, in qualche impazienza. una Academici di esquisita, gli fosse dimostrava per giorni, 0 di mi virtuosissimi mantenere libro mio ammirazione più la alcun Tuttavia, familiare. pur DELL'AUTORE la con punto il e di racconta palpandole che della non delle usare avvenne modo; nutrimento un era lieve tenda, e so sue tandole scru- l'ospite rive- PROEMIO lasse onde ; del taluna a. LVU DELL'AUTORE il tutte piacere race fe- rendessi partirono si poi la e in traccia giacitore» La d'una vorticella docce libri camelie, delicatissimo ferraio il ragnatelo, Per la più difficile quella Vulcano Se di specie fatti gli luce occhi ad berillo della e alzando un io sé a le tutte dell'arte. rendere affinare il colore chiarezza alla onde la si Minerva fossero dice nel di di tempio Atene. veniva ne martello pareva sino di scompartimenti a e riccio ter- secolo del seduzione l'adito della verdiccio cui tenuità stessa sua lustra, invetriati. riferiva la con delle nel terra imitato naturali cose di ne' aveva del figura scolo fronda cancellino, Manetti, Giannozzo dallo lastrico ingrassavano vasi larghi dei sul dalla piante e dava inverdita dove i magnolie Un dei stanza di egli col si fardelletto soffermava pochettino togliergli si schermiva il il sul mio cacciante; pro- limitare quel piede. tesoro per aggirandosi, tando Ten- zienza, impase- LVUI DELL'AUTORE PROEMIO "al Testo, il condo Per stornello, dello ancóra ovvero della, modo aizzarlo ovvero lèo pa- "Sa Ella, dicevo: gli trottola, ,,, che cruscone, vita e d'Oringa ad occhiali le di ghignava de' Citati. La Con quie infinita delle che rossigna da sudore fuori un carta forte di opuscolo del Ben- delle mani "Non La d'una doveva Dati: la che su al e zuola pez- metteva quella tasto il zuola pez- gran esser impresso guardi disfaceva cautela Magheri dino Aldobran- confonda. Carlo me? "Co- Trattato negando: cocche quattro : Zucchero da l'una si tati,,, Ci- de' il ,,, nodo è Mcsser teso, non sopra spallucciava anco levava poco un "Non volgarizzato e cia Fran- inarcate qua l'indice con stava poi di Santo di punzecchiarlo a ecco Egli civenni,,. è ciglia genda leg- divoto Reali Egli Stagioni Siena libera, io Ed Quattro da àz* rispondendo: come? grolioso molto traverso; Seguitavo delle fu La su eremita quale con mano del Pitavia?,, ascoltare, agli e de duca e il Dio, di la messo pcaitenzia e Guiglielmo servo ho bella suona. o volume un MoscovicL a Testi quei del in di all'insegna dalle salvato a.'ve'oa. Dante Frullone. pati stam- distinti e Ci " tarme, turchina, carta, presa l'im- con diceva bei si di 'pa.cchetta. la. che giuntino non di un L»x BELVAVTOnE rnOEMIO ci " ,, si bei. ,, E del fragranza la beato Ed fra gli scaffali. i mentre capitoli, pagine; oppure occhiali di con sul fisso Ed come era retta; rinchiuso, lesso dolce, quel tanto da poterlo indulgenza Giotto, dei pur a a si e di o dei maltrattate. immiserito dal dal del regime nobile che mi piò e qualche con Peruzzi E qu^si macche- una della, quelle tarli net- cervello. mio più figura una Bardi teso, assomigliare una. gli pezzuola, faceva si accademico, toglieva quella tolta stantio, dallo le a viso, suo spiava, metteva del fosse mi prelibavo l'orecchio battito si se di con il ascoltare ad si si e fondeva dif- si riscontravo là e capi ma io sedeva, naso de' egli mentre qua si un restando di lenti, alle sotto di Trecento vecchiezza nella pella cap- vono sopravvi- piaceva al- LX rnOEMIO torà. e d'a.ttribuirgli d'assegnarlo semplici reina fenevan Catilina, calonaca di Credeva quel semplice del fosse il del sacchetto, fior della lo Io tro"va ogni e mio ma della la fosse In era mio non mia giorni mi libertà e occasione soltanto proposito. mi compiuta libera, ogni tenevo Con- corrente' non nel fosse della tutto mio Distruggermi in pronto nascosto. miei nei vita della stesso magica, poesia, forma una mia mia sta, gu- amico, o creatura a affinché sangue, mi caso lo il prezzo! tempo, incantamento me metro quel il palma lecca, dell'arte ogni su in mette sommo fare a gli bocca la sua lo l'assaggia del- quello scioglie fiuta, e in me al ora sempre pel ottimo di giunto lo andasse farinaiuolo a nella soppesa la Fiesole. simile quale farina, dentro ero nel di quei che fede per nella mio di generazione moglie l'officio Ricordano di messa che il candore alla Belisea, alla il quali i AUTOEE DELL' come divenisse e duratura forza una il mia ritmo pidezza. intrerare avventu- istinto e ma accre- Lxii DELL' rnoKMio nell'infinita, fuga.ce delle Il genti. d'una, vita vissute la su al volgere significato mio terribile: Dai " morti che alti negli dello meriggi spirito, "Non Questa Poi alia il nella, poeta la. menzogna il mio buio: rimaneva, della non simile pauroso, monumentali, soltanto il a. onde le teste vita vita tua a. eterna,,. temeraria., col dadi pia nel che l'una demone suo è la veggono bianche amatore di libri, un certo o verità ritrovavo coscienza muri e corpo Poi aspetto rola: pa- non mi misterioso dei e cimiteri sopravvan- delle statue funerarie. 0 i sono sempiterna. quei si signore,,. haec mia un mino, cam- che fermi dell'altro. e mio l'altra gioca anima, se sul parola intendevo la creda, sua la l'allegrezza s'egli sa zare è sopravveniva non a sed vita tua quando più silenzii forse potevo sono me come umano io e da. ansare giacenti riconoscerete Anche, vite Io morte. secoli possibilità tante faceva, mi della dei della dopo distrutte, soglia sinfonia, presagio divina, e avtohk mio modo PROEMIO amarti df né chiaro. d'essi tutti era e quel di di piaghe Vita sùbito medico questa collo Moriate, fra di in trasponeva in fianco un ed esalta quello il con rapida in oggi, che di e i di pensavo non gran mortali sensibile d'una parte che corpo da sangue, spirito E forse quella dell'opera scrittore E, l'arte miei Ferdinando come migliava so- aveva dopo, scoperta, de' il mio che ancóra sce na- impreveduta comporta. fu scapula del lo vero fitta tutto il si una da imagine esser tenere ot- punto cerchi che tenzione, d'in- virtù seppero creatore, quella nel asceti potenza splendida prima l'osso per tutto di capitoletto un invade tono tumulto un libri nemici all'apice tutti in come una a avuta o nasceva operante E, me. febbre una quel care cer- perizia ritrova gli ih ma sapevo stessa Allora, stimmate, rendertelo che che già come le la con sempre intiero; sensibile pr:mere, sarà, mai vi've'oa punto un saprò io sconosciuto; Niun ti possederli di e LXin DELL'AUTORE come di E vere scrisideravo con- quei d'Aragona Uav PROEMIO si di piaceva, morire "0 tener di le con di Pean, Lennos, di crudeli. più di balsamati im- averli dopo invenzioni nell'isola bene sé mummie, figliuolo Filotete, saresti AUrOEE presso guisa a fatti DELL' tu col non nostro peccato! ,, Coglievo d'una pagina il mio sul le udito Ed "0 Ciliare, te combattente! la un un eroica dabbene con le schede. sublime. compianto bellezza tua ché, pera voce radunava s'alzava ecco so se l'uomo nocchiute dita sue non una pie a come gridare mentre capo: e, balzava mi cuore scorrente grido questo avessi tratto l'occhio con ricomperò non ,, Ed ecco, più al limite Saturno di stridore E volgendosi confine poco E a in altra, dell'aria. disfece si del silenzio. in poco queste il "La ecco, alle diventò la e non fece tenere ne' della al scioglieva si vana voce figliuola ganghero.,, "Finalmente, fino guava s'ade- parola porta, una aperse alcun' qualche oltre, piagnendo midolle; lievi e venti.,, profonda sag- a salire pa.re'oa. gezza. tortuosa e tonante. " in alcuno si segna compirsi Tutte le Lo forme, in nuo"ve era, e ma medesima, dal 'vinta sia col notricato di grande a' 'venti; che stia Ma niuna e impeto era "Onde ho è cosa pietà 'vostre tratto 'vele le date non ch'io il tutto del in un dialogo piene mondo rantolo, tra di libertà e Del venisti? savio un la innominati, breve più di certezza ventre. venisti? — Piagnendo e nudo. del e crudele — ci gliate 'vo- 'l sangue però in sia non sono e gure. fi- non ventre, E una ferma.,. entrambi eroe la cosi ; isvariate che sangue. e medesime sempre in "va morte: materia, altróve, vagito è del crudele ferma medesima l'anime, con cera sta non una che desiderio turbare parenti, e l'anima acciò Adunque, muore Vage'vole quelle ch'ella niuna : non e come è ella ma mutano osserva non sentenza una erra, figure che io si si E pure ammaestro in "vena una. per cose spirito tempo. com'ella come alfine muore. cosa LXV DELL'AUTORE PEOEMIO morte vittoria. Come — Dove — un ixn DELL'AUTORE PROEMIO se' Nel ? Perché mondo, — Ove combattere. Per Alla, 'oa.i? Perché A vai? Forse dabben il Settignano, gli e in tratto d'un il lo cane, rodio mio i malinconia. sotto come Belisea, *' col la fine Ci ci Pastore Fiorentino zibetto di Mcsscr si Demonio, Pietro a della divoto quando bei,,. Santo Zanobi, del labbro ginocchia le del rola pa- della col biasciava divoto dalla imbambolendo su bei, del polso là il cruscaio il come il musicali penzoloni, si campi, ai insonnito, ritrovasse si quando: Or poco un se reina a Mezzo l'uggiolar di rapporti lina, Mu- alle bimbo divinavo, e di nel udivo gonfio tarlo, d'un prossimo vigere; Io d'un sulti sus- che cavallo, strillo impressa, di d'un scalpitar i Frullone; dell'Arno necchiare son- vecchia sopore riscoteva. si il rombo lo nel del intoppi di punto dell'erta fatica traudiva tratto silenzio in uomo, la per alfine.,. vincere — — morte. — — di se'? ci — — Venerando quasi potè del fosse tato un- egli fare suo Mo- PROEMIO nichio della Nanna, ma-non-'ouol Un del e giorno consueto, rossi, tutto grinze giunse con gli modi, come Mi rispose con che sguaiato Sinai Monte San di popolo Trecento, La e dissimili la. prima d'una del volta e del di m.' d'una e che il tava por- al Viaggio del fiorentino un la raccolta Iacopo a' cui aveva del testo pito em- non sfogliando dei entro per disegni lassò, Bellini, vetri già. maraviglia provai Conservatore, finestra Mi Oltrarno, Milione quelli a cosi lingua Citati. diletto Pisanello stanza de' : Sigoli Nicolò lettura d'un Simone di invaso e novità?,. di ghiotfornia nei e vizzo Stra- scandolezzai. ne lauta una Che ^' so passo cotticelo schiocco me non un nel Cicalata. uno tane dall'annuale mezzo della i pomelli con zimarrino con venisse se veneri vispi, arzillo academico, dalle occhi svolazzi, d'insolitamente che saltabellante più ventoso un e ire Ma- di o ? mi con Riccia della Pippa, della Zaf fetta, della. dt'vofissimo e l-X^TI AUTOBE DELL' il fumigava di nella, vano la LX\'ni nebbia, Senna della. nizzi, quel quelli e Ser " di Apersi come la stecca nelle Santo al costumi fa e e quel condizioni al nell'altre cioè Andrea Monte S'goli e sante luogora Lionardo di di M. loro nate giore tutte andai Sinai de' e le quello dette personalmente modi, quando 1384, si quando e Simone io dire delle quante mezzo; e Dio menzione un'altra a come di nome appresso Terra una in Domini e da truova 'voglio e modi, mela una Cristo di che intonse Al di laudate. d'oltremare Sepolcro e si cose Terre none, Porde- assai pagine " di Cucci, apre faremo appresso delle nobiltà Monte del si mare, d'oltre- da ivi spicchi. negli Qjì amen. da paradiso,, A've- Poggibo- saporite più volume il coltello da Oderico il misi rosa, Nicolao Frescobaldi, prose pomora Viaggi Beato del Mariano, le si dd altri Riccoldo Frate di quel Croce, Frate di quello cloache. di grassa avidamente cercato T'O va DELL'AUTORE PROEMIO al Santa a Santo con Niccolò Francesco negli le anni terina Ca- Sepolcro questa pagnia com- Frescobaldi, Rinuccini, e LXX cioè mente, acciocché lussuria, di si Macometto di iCTONE DELL'. rnOEMTO la. legge accresca.,,,. ,, A che indistinta, nel certi mano'veU^ a E, il come la " di 'mbusto Non Buratto cui 'voce, il risai di di nere conte- stomaco suo quasi al più avevo sia ma, di fili ha non suo erano cenci gioco. tutti a, al di giraffa salvo ha che lo lana,,.. ,, dinanzi e tanea subi- La " anzi penne venia stia bead bizzarria struzzolo, lo con-.e che giraffa una per mettermi burattino i qualche contraffacendo lessi, io è,, mia la fatta qualche scoppio della racconteremo ella è organetto un soffii, ilarità, mo- intimpanito. Ora arte a in sforzava si decente, nascosti dove uno era cruscaio non pareva ne Ed primo messi e altra qualche sìbili. altra ?vocali sconquassato strida, Canna pens"re al poi poi natura fece mi autòmati chii"ve, dalla 'oimento primo congegni certi di corpo di suono un Malebolge, in di cigolare sul in Barbariccia a udii punto questo bisticcio, stecchi nella l'uomo me un del vero agevolissimo mia mano. Lo PROEillO della, spiritello zamurello LX.VI DELL'AUTORE strsLva.ga.nza., che ebbe il quel " maz- nascondiglio suo ,, mila che carbonaia, fin della dall' apparito Il quelle a dossi Ma, riso i come non a poco fitte quando gatti che meccanico ben mia Ancora è élla e strano e fantoccio del ridendo la su simo, mede- io dinanzi sarticol di- la. me a prefissa. vittima " quello d'avere sapevo fusa. le dislogare scricchiolante, seggiola bravano sem- gonfiare fanno pareva l'armatura che e udendo perché, so libri di me co- palpitando inarcare poco era bandonava, m'ab- realtà fantastica pareti e scapricciarsi della vita tre balia, in a sentimento una i m'ha infanzia paterna casa incominciava e suole. fra mia egli come è che leofante dd diremo bestia fatto. ,, Quel tutto come tonde, cappelli cadì fosse turcimanni corna maniche preti seta barbe di cia, brac- a a pan- giardini, granai, code e di drappi castella, gambe bàtoli tutto misurava villate, nilani: torri Simore pio di di moschette animali, saraini, : cento LXXII braccia, brcLcda., e d'oro uno moneta, La le e quaglie e goffaggine beata cucciolotti, miei dei quella Il stessa. grazia riso la Con mazzamwellodiil gighe sue fatto nìffolo 'vuole più e budello io il budello con un mezzo nella tura. letil sorveglia'vo di egli piglia 'vidi in in co' esce d'uno il furetto, temendo in delle una da corno che occhi miei bigoncia, budello meno bicchiere che tu di con mise in non 'vino; uno d'uno più a'oresti e e cia brac- questo bere; 'vuole e trasse otto e che quasi sonare, bene dilunga l'acqua una budcìlo uno egli svuole; quantunque questo d'acjua gli modo a quando sillabe pre- 'vertiginose. Del ** dai trascinarmi per della irrompendo muso fosse ch'egli rammentava dell'occhio coda di pollaiuolo. pia graziosa le ira'volge'va mi cordii mi l'una sei dal pelate anco cime nostra di denari "vi"ve la e libbra la ire, il bisanto e qaa.rto, sedici moneta, sua braccio, un e braccia, mezzo, e al danari castrone nostra due d'oro bisonti due fiorini di DELL'AUTORI-: PROEMIO con et questo punto barile bevuto questo PEÙEHIO budello quando vanno alberi, vassono 'oero che ramo, il budello, budello: gitterebbelo il Il il da baio fra tavola fila di cassetta una rimbalzando terrestre, il calcagno, mezzo umana meccanico fra in è si e e morto.,. da l'urto nelsciando rove- roteando Ora celeste più più al pamondo map- fermare le serrare autòmato, carcassa in ossatura tutte le di là e qua ora poter e quanto sfondando spera più, seggiola la su schede. mezzo uomo, braccia vocabolarii, poter senza trasverso a sbatteva ora senza questo con e si di dalla per irresistibile scaffali, e s'appressasse di Vito, San di tiralo questo sanne, ilarità suso in venti sollevato una una e sulle riceve ha esso ben alto in cruscaio, agitato con a=o- gittì e aggiugnere da'eblegli budello, poi gli potesse =oi ch'egli forza niuno se e ch'egli modo e la albero schianta lo tro- e grosso leofante incontanente ca. boc- in cammino si è il se tant'è terra, metteselo e per non LXXUI AUTOBt: cibo ogni piglia E a DELL' vulsione con- legno, viva, stravaganze scelle, ma- dore stri- gantissima stravada me Lxxiv PROEMIO fmaginate e E mai, beffardo, marrino, nel DELL'AUTORE me canto il mazzamurello aggraffate le lo addosso spingeva vicenda E, sogni. il di braccio suo barbugliava e naso E dei mio al lo.... budel- questo divincolava si poi quasi e reva pa- ,, in spezzarsi di che riso "Se lo due, pe' pigliava il bellico, vi gitta il stretta nuova gli fianchi, chiudeva gli suso una a devo ve- levava sotto Con " : lo fantoccio fin stoppa io labili figure il appressandosi, tirava allontanarsi e le come zi- lo o che appressarsi indefinitamente dello falde facilità tanta con a ruzzante ceva tor- stomaco. lo budello.... ,, schiantato, Come su la seggiola per nella gli nella all'aria cionco; squittì, non si per mosse dietro; in diede Un l'ultima più. batté "E goglio gor- golino tracollo. spalliera la strise; il mase ri- quel con aperta. caduta levando duro, gola colpo di bilico, in mazzamurello egli riabbandonò rovesciandosi attimo un arido del si volta la si guì Se- greve, il piede capata nel è morto. ,, Or a. miei chi quegli Di dunque per diffondendosi non proposto Colonna, di Marsiglia la imbelle. Genazzano, la del la martellina del lo Contri, la scarpello si simile locutione ,, sospiravo "la a uno di gnore si- gare. sfan- Annibale, Maestro martello il del suoni Betti, e di scolare gue san- al riesciva bontà di come diligente; fosse dalla supino e me, parendomi penna, dove di pantanata, im- Agapito beccaio, Romanelli, dell'opera discreti E pialla di segata a non vano. Lorenzo, piovana anche Il vigna, San pappagorgia Or Udivo e 'Pietro d'acqua pozza di di Sgarigtia di sguerruccia una Porta fuori se rimorso. alla là con rimaneva al mezzo cono stor- e increscioso in lasciato ,, mi simile leno, Ga- allegrezza cervello non diveniva mi Avevo in ahimè, ? vuole per il i tramoggia come o inquietudine vna lavoro il che, riempiono bocca, la ilari titillazione " confidare per nella, mettere spiriti o io ero da. quaderni LXXV DELL'AUTORE l'IiOEMJO io navo strasci- più non e virtù pere sa- della svogliato. , la ben posta Domasco del buon LXxvi PROEMIO SigoU, S imene Bambilonia al polendo Samarcanda il la di scuola scrivere pagina per fuori ben di l'unghia una e d'ogni pomati mi divisare, E avrei d'Asia anche e mille piastre giardini che frutti ragione Simone Di " rosa. bellissimi di guita se- Nizham-eddin d'acqua diceva del scritture, avrei ha maio cala- d'acqua, Maestri come cogna Damasco del farina. molte domandato e miniata azzurra, Sette dei di con Bokhari; di trisa inmeco scatola sabbia la colla esperto avendo custodia a da filiggine dell'ampolla per la per Minore, mia porcellana, cri"velletto vasetto la fuori di e di del bene mio dentro miele, di carta facendo la di di paduli la gruogo, con col dell'aquila, rostro in e gomma de' cristallo inchiostro mio ogni di di tinta di per del l'o-vo con tagliando calamo modo dolce stato copista, il affilato temperino sarebbe mi dove calligrafo da 'vi'vere me DELL'AUTORE " e tu sai quando ,, fronzuti sono sole e le non donne è può; vi vi la tanta e pigliano per quantità, questo grandissimi gli che 'l uomini piaceri. LXXVIII FTÌOEMIO macchioni dalle felci a"vrei dato sabbia, come Nulla è La dica"va contro il errante di poesia tutti i ciò, Cola la come quasi rosea, tedii Un artiere. a rilievi. Quasi flutto cellare can- iroso, op- 'Dolontaria.\ nella tro'oerai locuzione ven- tratto un dell'arte tu gusti dis- e si ingrata rigido di ciuffi tra questi materia resistenza spica di l miei d'una più stretta pare"va amico, Che •viottola nella quanto inattesi. Per sughere. pieghe-voli, tristo la le ghi, ro- mortella, di e sotto scriminatura una pone'vo sondro d'Arno, Bocca di capannoni ricamminare cannucce e dai di infoltite per a d'erbe AUTOIìE uscendo d'improwiso dai DELL' Vita risentita Metaponto Ti da ^ so'wiene studio, l'aspetto d'una San quella alla mia nella del Giovanni stanza cupa biblioteca? sacrestia; minore, sentimento di di attigua tanto nel I moneta incusa, Aveva ché ben- somigliava, dei pàtina silenzio in a legni quella Parma, che stia sacre- m'è / \ netta e nella, di e si Un'alta cara.. intorno, le e due a una la leggio i parete, No'vella •viario, E, ricordavano il è quivi se il non dov'è, Or quella or semplice trovata E perugino? monacale, fatta pareva comodità sue le penne, con i gli ad e refettorio quella gentile di uso per l'arte, mondo quale a d'un monastero per i libri utili anche scrivania, in ricevere ogni il tutte calamaio, altro ogni che piedi, con riporvi e uso, scana france- statura, e non misurata. scrivere alla__mia neumi dov'è tavola nel ripostigli inchiostri, e serve quattro dai Forma massiccia lampada la suoi chi a le questo della mondo Ufi- un o che, Bre- un tagliate che e secondo aperte, continuo Santa da Messale rubrica Canto, addossati erano Antifonario, un di mezzo; regge^va, pagine in leggìi. nel era ognuno un nelle parallele linee coro con e dai pro'veni'vano Rituale, un ziòlo. le e sedere da forma, grandezza, sua mi da quali ; ricorreva noce occupate d'altra altri, Maria è lunghe solenne di panche sue tavole sue Un spalliera le con LXXIX DELL'AUTORE PBOEMrO arnese, le altra carte, cosa Lxxx "EMi"" j'i; Qui-vi gelosa.? fu la scritta il Laus su ròtolo che ronE con tavola la recà'oa per terrotta, ininsteso di- era figurazione me quel a Sibilla la svolge lena una l'altra simile ardentemente piedi Vitae, mentre che ir in tutta, Sistina, della DELL'. desimo me- Delfica, mile si- al ròtolo che vela come là polso ; e del e là, con Non Ulivo, succhio, è quante a difficile un l'Affrico, fresca salce col late bal- sette quella e crazte busto e come da miei renderà non buon mio legname, qualche giudio? vendùìójudat miei del Machiavelli posto avevo dei giorno quel schiavo quel cui fermo odora,,. o tenuto le Lungo volte tre si con casta, l'ode e cinta fenderà scorticatori più si mano si sangue per che contraria. L'Otre, trasparente fien "il E composi fiesolana Sera se io banda Fanciullo, quel quadra alla s'inarca E santo freni, per nanzi di- offerta forse nell'in- il timo pregio dispari troppo non consecra.to alla. acquistare la Dea UXXXI autori: DELL PROEMIO cèsia Cimane, da cavalleria l'altro con " per spirituale ? ,, Debbo, descritto Fra amico, o si con Il fratelli ai cosa come a l'orazion e ponte di Arno "Io Mura quando erano se da per Ora giorno. di sempre come E se Ma che altra spensi di morte meglio in la da questa m'è in un non. vita ogni non che dispregio matto maschia una Neri non se contante, avuta bandonato ab- disceso conquistare l'avrei ben Poppi, cosi dovermela rivendutami cosa quanto istimai non ricomperarla poi piace mia prendere; penso potuto avere città plizio, sup- giudicarlo conspetto di e miatarli acco- per uomini, al di Priore al di dagli morrò, di non mi Conte Dio dubito. mia del e posso straniera, me da Capponi. e fine il condotto rileggo piccola il sopra lo che ora confortarli d'esser prima la che discorso per l'a'ver presenza sobrietà strenua Moriate, tiene tal a lano....,, vilrola, pa- mai. alfine il figlio del taverniere, LXXXII PROEMIO il per al fendente Ero miaJàTica, a'.la nocca dopo •vetrata come quel entrò, di che a libri mi tirare i per si non che le con Balzai corsi: ac- tanè zimarrino a una chia: conoc- alzando fili. fra sembravan di che di un parve tre nuovo la il masa cimio arrampicato che so in fantoccio se fosse di lenti porcellana Sbirciai vedere quelle alle volgendosi bocce Non poco un sopra stecchi. scaffale ripalpitò di di e mazzamurello lassù due mai panni dello cor- attimo, appeso occhi due Più di qualche guardò mi l'aria bilicate. fatto e con avevan su della libreria. soffermò si piede: sbieche del passo risoluto. apersi Egli il della fosse se d'ogni picchiare il Austa. termine lastrico vetri diedi tristezza udii per pe' tra'vidi floscio sul titubai piedi, in ti q'ìrscndu''rtconobbi' poco e dell' delusa quella claudicante cruscaio lo e campo accompagna sempre ticella, notato, nel in sospeso AUTORE Treio di ignominioso rogo che LiELV vita pareti inarcare tastica fan- fitte e DELL' FROEMIO gonfiare le dossi i LXXXIII AUTUlii: quando gatti i come fanno fusa, "Mi scilinguò V Arciconsolo manda , La mai "caso la me "volesse , dare la per stacciatura. ,, Su l'ultima, sillaba al d'Adamo, come si potesse pomo dislogata e la lingua, non carnosa da tornai tutti con i che la se scella ma- chiudere; pia d'un pagallo, pap- sentimento andai di la verso quaderni, esso rente ade- suono. so "volsi; mi raccolsi senza non restò quella come s'agitò Mosso bazza la feci m un il cruscaio. verso cessità, ne- tavola, fascio; "Ecco. ,, Egli a le con cuore di due mani suo il zimarrino, ossute s'apre che del burattello tabernacolefto un usciuoli. Ecco " due modo quel sul aperto aveva il Componimento dissi, zando for- ,, la da voce sordo, un come per egli giacché intendere farmi doventato era mutolo. E, dopo manoscritto avergli caldo, introdotto sul quale in il corpo zimarrino il Lxxxiv si PROEMIO chiuse DELL' abbottonò, e a Sùbito satti, a o la ne' libri, registrato Quando Fiore. si si luogo, la ottenuto si salire nel Farina, sia, "Salir fimo nell'in- Quando de' il passa, come di per ha revoli, favo- voti un'altra dopo lo terzo non condannato. nel quindi, stacciatura, Fiore.,, l'ultima r'congiunse il ove, parte dal detto Farina, maggior pone che quando Su vien luoghi, mento Componi- l'uno Stacciato, lone, frul- sempre il Componimento nello pone moveva i sono il macina, il si nomi la posto di essere i gero leg- un rumore Tre " tratti l'altro Stacciato, un può ; che f-umento con quali al che lingua, intoppi. a dargli rimettergli rifavellò vuoto, volli per sorgozzone mascella. AVTOHE sillaba al nel la bazza ricascò, si d'Adamo. pomo Fiore, nel salir Fiore! spirai so,, dal profondo. più sorgozzone e "La squittì non E netto, gli diedi dileguandosi sa. come secondo rincastrarlo per riarticolarlo disperi, un congegnar ri- meglio. La lo non disperi,, spaventacchio LXXXVI PROEMIO quel come nostro smanioso di le tio, ciascuna dita! Chi fosse delle al la con l'anima è non di Se l'ora Lapo hai solitaria fosse solito solo il stato era anch'io molte dire, secondo tempo della E so. altre ma e vituperato. che mandò in dono tu a ed so che, Aret:'no, solitaria affanno. v'ha gli non Questo per compreso abominato, Poeta esso l'altro ancóra me della vita sua d'esser e E Beato, Leonardo pena maniere amato il come perché vita, so sezza gras- volgarizzamento ricordandomi vita quando alcuna da manoscritto, raro chiamar poteva sento notte rugiada, direbbe buon un Vita Ogni Castiglionchio un mandato che conoscerenuove a della come di Petrarca al e già tuttavia preparo contaminata carne, avendo anni, forza, m'assista. brivido un sei e intavolatura? mi a^MQvellamentejmaiere^ (jeità, sela sei nuova io non Volca.- aveva degli vite, di Marco di liuto di disperato quali coirne tante sona.tore figliuole due troverà Giunto vissuto antico superarsi somigliare \ DELL'AUTORE \ me e compreso, in- glorificato d'origine libero, [ PROEMIO avendo sempre Forse discepolo un domani rivolgerà io **SoIus scis canzone ballo nel ripete della mi discosto e gli parrà Vatia, Servilio Intanto vecchia una Landa Grande barbarico metro suo trascendere. che di meglio che,, so operato, da detto vivere.,, a ho potente il meritato E arditamente ardiri più grandi a avere che più starmi conqui- da ancor Jibertà. ardua più una ancóra ho liberissimo, fattomi Lxxxvii AVTOBE DELL' la mi medesima, cosa. " lou 'n sréy tustém lou meste sréy tustém lou meste. Menoun, lou Addio, 'n mio amico di piaciuto son Ecco, già. che le povero vie lene è non quel o gesuato Ognissanti, invitto. Vora il in canto se mi di tempo della quella non "lucente cui Assai al stanotte, forse d'Italia e rivivere teco anche tenebria,, del „ giada; ru- tima "ot- tenebrore,, riecheggiava del tuo per lacopone. 19 12. G. d'A. I. alla alla famiglia sua resta già scolpito aveva grandi e sdegno fissato forza figure ossature di sasso, onde dantesca tondo, tutto in la banda l'Eretico del- prestanza Catilina; rato gi- attitudini d'ogni staccato da del vena arte umane piedestallo disceso sbozzata compatta di in parte, sua figura l'acerrima solitario, in consorteria sua alla della prigione Ma la aderisce rilievo incorporato alla che guisa nasce. di alla maestranza sua quella basso viveva comunale L'uomo ed esso 1 2 VITA LA l'artiere di delle fuoco dei folto secoli Il duro di in gli da Elementi due delia prodigio nel di un la protesa caldo tirannico parte di sé della stesso, Le fatta a avevano un me Co- nell'una la natività mano sì bene porta bello l'altra nel- ma urgenti. annunciava lunno l'a- Chiesa, crociato fu con dell'Impero aprir cui solo fermezza. dell'oro, ad tesse po- medesimo tal e più si non tempo verga il terrestre reggeva spirito, per Dite Pensieri. Mente chiuso mondo suoi liberator Vergilio non di era restainatore mondo chiave i con il venerando e sul compiere creatura duplice occidentale alla torri rimasto eroe Divina operato pria pro- sempre composto con della imagine sua contro per che un e mani mai lui volontà terra tristo infernale. per atto la di le aveva più civiche, come notte Poema macra nel visibile Fato, nella rosse bronzi, sollevatala e al e lilENZO gota passioni statua Città DI dalla grifagno gittate anco COLA DI aversi la di un Quel fatta l'avvento LA delle DI VITA singolari, volontà predominio quel in petto la con e Lupa di frutti e la si coi ribalzavano fatto voto l'una col con di sangue di d'uomini. murar Nella Per risalto. furor ovunque vicenda ghie l'un- con della novello razza atterrate, ; e torri dell'altra suo ture, sta- Tirannide La che, ricementar più ardue entrambi giganteggiando Anteo merevoli innu- fiori combattevano rostri, zia, mar- produrre per spaziose, Libertà col calpesto umana anime d'aspro odii radici fossero pesanti. volti e di più già le sangue dell'arbore apparivano così dall'Aquila genti delle larghi, roggio, drizzarsi suolo sorvolato e cima tola cin- dominatori. i nel imbevute alla dalla degli a fronte che, Pareva dalla avello cominciavano cittadini Come gloria. scoperchiata fornace dalla della efifrenato Ubarti dell' fuor su J l'esaltazione della e magnanimo suo RIENZO l'amore soveichiatrice, virtù del DI COLA e degli palagi l'antico quel- come tempio aveano con cranii insedia- 4 VITA LA nienti riscatti, dei e racquisti, del nerbo virtù le si morire di il possa come come le cui al Duca di libertà, rifermava di tuna d'un capitudini anno la per tieri Gual- si dicava rivendal alle ven- più poco stati rivolture lagio, pa- ordini gli in di a grandi signoria quattro tante Roberto loro dell'arte, mutava a sùbito i sopra dava giustizia, giro Calabria, traeva deva pren- breve sé di poi Brenna; in In offeriva Firenze dono, in i dedizioni. le Pisa prapponendosi. so- Frequenti sale. il forza. per si novità la erano riceveva Lucca di pareva intricandosi, greggi violenze d'Angiò, o variissime politica vita le Uguccione tempo strezza, de- di vincere di Appetivano popoli il cresceva s'ac- e il torace alternandosi, creavano, dei e giaco. di Forme di selvaggia ampliava angusto cacciate dell'ingegno più gioia giure con- moltiplicavano, e ognora delle delle braccio la BIENZO abbattimenti, degli e DI COLA DI di gimento, reg- passava 6 LA VITA dalla il nominato al pace Visconti fosco fuoruscito di Vescovo la Re da in gente nuova, con recando tagli dona- regia poi'pora Roberto, Roma Francesco a colonnesi, la salmerie le tra di nato cavalieri dei scorta tevano commet- solenni il E Giovanni or Galeazzo ambascerie Petrarca. aveva procurator Luni; il secondo e liera. capel- rossa Malaspina Franceschino Già RIENZO DI l'OLA Castruccio lettavasi di DI mente trionfal- entrava vedova. II. Roma la sopra pativa tutti Donna dei le città dal di Giuda la cadute la fame e stese la le statue strage si dei nella battute ab- fossero profeti della della sua sua della alle strutta Di- vergogna. indizii che abominazioni e ruggito magnificenza terra a regni desolazioni annunciate quasi mali, i forza ; gloria ; vita ri- LA VITA COLA DI DI nell'immensa masta che la diserta fiume non nella ventosa in sul Avignone d'orafo il limo del intento suo là stimar a fiorini ogni se di legittimo peso lamento Pontefice dal udito era dessero gli II ruina. faceva bilancia con 7 RIENZO otto cia on- una d'oro. Miserabile formidabile e si rispecchiò settimo Arrigo quale ceruli del Porta sì del scarso che si dal suolo. La che i Templi e da per Teatri gli jLa sì con radicato bellezza nel dell' discendendo silenzio degli asfodeli grande più furenti pietre 1 inghiottire Archi le che tufo Fori i tutti Republica fondamento primiero. Urbe si a reva pa- Terme, la stabile e dell'Agro, secolare, pasto venerandi Imperio avevan tanto e sogno voracit?i stesse testimoni! r funebre ricco dalle espresso alla giunto fazioni delle occhi negli drama cotidiano placata non Un svolgeva sì con arnese. quello vi i Popolo l'Urbe del- l'aspetto poco verso faceva a poco i Mani terranea, sot- nel degli 8 LA riTA Scipioni de' e iniagine a le sterpeti i vigne gli dei le i nudi Teatro Stazii i Millini il che rida Un'or- irta di I afforzavano nel Sanguigni di quella ruderi del la rocca nello del quelli Margani Circo fese, of- plando contem- costruivano con cielo parevano antichi. Coi Marcello. i muraglia la acquietarsi Pierleoni la neva soprappo- lineamento trionfato. i ed illustri, cresceva, Pompeo di si moli colossi potuto Orsini; Ma, nel riconquistava composto di pavano occu- ruina. ottimati guerra l'orbe gli le dei aveva Teatro paludi e inespugnabili di Gli profondandosi e fantasmi sul le scolpito torri creata loro. ruina nuovi cotto città che orti tra marmo di rozza l'avean che andavan al lìIEXZO magnanimità luoghi superbia DI Cesari seppellimento lento con COLA della più come DI gli e Flaminio, Stadio di Domiziano. al Poggiata la fulvo cittadella in una travertino dei cintura Frangipani di losseo Co- del torri prendeva com- gli Ar- VITA LA di chi e le i nesi il tra ; ch'ebbe bucranii, intorno di al saettame battifolle di Cecilia dai accumulato era illeso della base una cittadella dei incontro di cotto in sposa merli bertesche propugnacoli cerchia, Nerva al Campidoglio degno e sopra la di guernimento di piombatoi, l'altissimo dominatore d'esser massa murata mastra con Cesare di e ciclopici torre gipani Fran- abbracciava di ripiani tre Conti macigni della tetragona dei all'opere potenza d'Augusto Fori ergendo la il Capo-di-bove sarcofago in la dei nale Quiri- Crasso. Rivale i la i Caetani sepolcro nome il ove al e Colon- il l'Aventino; dei tutta e e Tiberina intorno Metella, culto i Pincio tutto dell'Isola inalzato al Tenevano Monte i Savelli parte quadrata, d'Augusto "il Mausoleo valle imperiali, Roma dedicati indigeti. il Costantino, palagi della santuarii 9 lìIEXZO di altri sante Eroi primi DI Tito, gli e vestigia forse COLA di Giano, Septizonio e ni di comparato tutta per 2 10 VITA LA robustezza DI COLA alle austera Republica. della Arrigo, cavalli In tal combatté bastita in di vanamente, gli giorni il le arse banarono e i case, i maglia nei fu d'un fatto giannetto dalla i Fiori furono francescani in vivo diedero il dei potere resisteva precludendo la al ad limitare Liegi groppa di in logna Cata- Campo i sacco; di convento Bavari, Sant'Angelo via a meggiò ar- ammazzato Orsini messi piastra in balestriere degli ab- di soma, d'un palagi in vescovo gettato come ferocia ; de' prigione, il e il fuoco corsesche e crocicchi; cano Vati- uccisi chiericìa spuntoni con glio, serra- ottimati vie, le di giorni degli la al al Per cumuli ponti: in gli e arrossò vevano do- torre, giungere d'Acaia sangue che maggio in contendevano. trava en- duemila serraglio per Giovanni guelfi dal torre di bastita, che suoi legati E arci nemica coi incoronarlo. valide selva cardinali tre giugno lilENZO più attonito, coi e DI il Ma ogni frati celi Ara- Castel assalto, degli Apo- LA stoli. Stanco Cardinali dal lo alfine, cavai l'Aventino, vide mestizia insegna dell'Impero, offerto a altro un da E certo aureo, Benedetto Vili ch'era An-igo: le su globo quel snade ma- colle, volar guelfe. su le del pie balestie con convito che gazzarra ripensò non discese a a dalle ai Laterano. zazzera quadrella e tratti mense in sedette udì chiese cerimonia la menavano bolzoni Re in e e egli orsine il dopo bianco 1t hlESZO coronassero vestito bianco DI C'JLS scorato, e che Quando lieta, DI VIT.i pien di cenere. III. Gran compita di tempo la faccia ricorresse corse l'incoronazione biondo partirsi poi da Roma della in troppo senz'aver Casa all'astuzia di del che, voce Laterano, l'Impera al- dolesse veduto pur Pietro, di e travestimento ch'ei 12 I^A circostanti. sbocchi gli abito di passare presidii qualche subitamente si guelfe, di fu e strada levò fatta alla e poi porta, modo le genti ogni capo tori bandi- da e taglie la San E si giorni infermo, il sospetto sinché e ridursi d'un su Sinagoga. più dì taverna dietro mulina, la Onde tra grossissime ebbe quale Rienzo, sotto destar dosso ad- Tedesco. compagno le tanto non in di trare pene- occhiuti. custodia furono al più a non rumore ogni ad e messe Il nei sospetto sano pae- nando ingan- così da l'inganno coperto im barre e che ma che s' ardisse riescisse Basilica; nella da fossi e milizie voce ei vie, steccati per i Corse delle sendo es- asserragliati condotto romeo, pratico fosse tutti e pio, dalle guardato d'Acaia principe del RIENZO desiderio suo quartiere il DI I/OLA il appagare per in DI VITA non ripa col tavernaio del minato no- Tevere Tomaso quivi suo dei rimase i nemici Cenci, la passò celato non rallentai"ono fra notte, dosi fingensero depola vi- 14 LA alla insino in VITA poi che di mossosi dei Pisa rendeva disegni grandi nelle là febbre di galee i sfioriva in lento delle onde Rienzo. con E, fu un solitario al i allo pito stre- stare contadino; anno, dal zoviglie goz- di taverna madre agitato del delle la ventesimo che vapori egli baccano a casa madre tra la mandato già tanta set- nella della risonava parente suo ma al quando egli fino triste sbigottendo e le Doria. male, risse di giando veleg- etrusco mare ginocchi limoso, speranze, d'agosto, l'infanzia su di fumide Lamba Cola tiberina, vita, sul letto grave grandi maremme invano a suo spirito più tro con- cavallo sul l'ardore sotto fiume di lugubri Visse da lo e oste a coricato e delle l'Imperatore andare scendeva Buonconvento campo volubilità sogni, per nella esperimentar la l'Angioino da vagiva doveva fugacità la e lìIEXZO mentre crudamente così sorti DI E, morte. quegli culla COLA di passò in Anagni dove mase ri- incolto flutto delle e passioni sue in DI VITA LA quella di Sciarra laggiù, deserta che Sciarra eletto stato cacciato i capitano del milizie? Di novelle. Sciarra di fosse a signore dall'esilio Cinque del re galee Roberto acciocché di papa corte, col dato man- in s'ei non cevuto ri- avrebber Non que duntornava. mandato per entrasse città, Giovanni il alla tratto reggesse Tornava papa? dottiero con- e la che, Genovesi non era avevano il Bavaro. erano non popolani, minacciandolo la lante vacil- in tratto riformato a con osato aveva Popolo cìnquantadue tornato Monti vespro? dal tiara, la nura pia- alla I Romani che ambasciatori Avignone dentro Caetani della grandi, chiamato consiglio il peso le giungevano cruccio i che braccio delle fondo accesi colui il sotto del ardeva in i Laziali pel ricordo chiudevano Colonna, trascinar il e fuoco cerchia, e imaginazioni, serbava Oual Prenestini l5 RIENZO sue che terra Bonifacio. dalla DI delle e dell'oltraggio di COLA foce del vere Te- vettovaglia l6 LA in i città VITA la per trattati ? Il via Pietro sonato le fanti alle e s'era s'eran disonore. il la Giungeva volta di duca di a Roma, popolo semplice! uomini disputavano in segreto di Ludovico, e si gli I mettesse ambasciatori che in e i alla per Castruccio Oh moneta. buoni patti ; Sciarra e la trattava lasciasse ogni E, cammino. furono grasce. cinquantadue su ordinava di seco molta con aftanno moveva aveva Lucca Ora grande si Viterbo, patti? senza scarsità e e levano Vo- chiamato. con gato le- danno veniva? l'aveva crudo tempo e il e con non Maremma doglio, Campi- battaglia gran salvo trare en- aveva di signoria la Colonna passava popolo principe Bavaro dargli Sciarra il in posti E Il di per campana e dinal car- giardino Leonina, fatte combattuta, il Napoleone del sbarre erano e niesser cavalli. la Rotti Giovanni Città e lìIEXZO mare. mura stormo a del con nella con DI principe rotto avevano COLA Orsini degli San DI giunti a venuta indugio quando Viterbo, LA comnìise il le che Roma; ogni di nel disse la è egli E Giungevano le faville massi del di giovinetto canuto, interrogava ricercava i ritrovava Di quivi tempo per le Bonifazio! sentendo il da aveva Quivi » detto: il le bandiere Dacché dio. incen- a per papa vecchio, vedendosi e vallo ca- del «Muoia i cardinali « dal mattina Anagni magnanimo e rumore tutti dell' in gridando: donato abban1 il parente suo una e E segnati Colonna insegne Francia il i su Ernici. tracce entrato era con di il là commessi e luoghi le quando fin degli Cola sacrilegio, re forza tano? capi- il a tagliati dall'antichissima gozio ne- Tebaldo? e civico fuoco gnore si- del quando a travertino del prezzo Savelli? così tori ambascia- Sciarra avuto, Jacopo verso agli Oual linperadore. nare so- mandò e risposta — / basciata am- fece quale cavalcasse — Roma aveva il campo uomo questa e ; trombe dell' risposta la Castruccio tutte 1 lìIESZO DI COLA Bavaro a bando DI VITA famigliari, tradimento i8 LA mi conviene riTA papa. sedia la di Pietro, E con in Sciarra lo della popolo di la e varo donna, la Per cristiano dal del città piena di e di lezzo officio sacro canonico di né di era San E «Viva il !» e più frati s'era di tutti di si stato Pietro stro no- E Santa gran cantava campana, sonava Cristo tato depu- un nell'aria non e non Romani spandeva eresìa, sudario un si tore impera- scismatici e merità? te- memorabile. prelati ribelli il Ba- da ma dei e del nome un gi-ido: re crilego sa- rinnovata evento cherici gli ordini, Chiesa; e Il consacrare legato levava signore in volta faceva popolo: la tutta dal o papa che, con prima si fiamme alle incoronava ora sua croce. minacciato, dato quegli Roma, la e saccheggiatori. dei era tino, Costan- di schernito, cupidigia non dell'anìmanto chiavi palagio rire mo- sedere a Corona le aveva nel alla posto parato pugno manomesso, e s'era papale cinto voglio almeno E » KIEXZO DI morire, come su COLA DI e da nascosto peixhé il non Quali Il bello l'officio indosso messa « « Egli E' è Dio che quel sarà sciamilo che vuole, Dio che quel di dinanzi lettere con s'era pompa, toga una prendere nel Roma, grandissima con nato nomi- Castruccio di senatore nicati. scomu- approssimavano? si avventuroso e degli sguardo tempi 19 RIENZO DI COLA dallo offeso fosse DI VITA LA » misi cre- dicevano: di e vorrà. dietro: » V. L'avvenire di procella. d'oro: Il dopo signoria de' appariva di Gatti, Viterbo in del nella Piazza una non senza che dalla s'attendeva dell'Imperatore carichi. con Roma Popolo gran il tesoro e Appresso, di San nube una aveva tolto fiorini, trentamila non Bavaro aver fece come fame martirio a Salvestro imposta Pietro; di zione indegnapresenza larghezze fece la e Parlamento vestito di 20 globo col porpora, solennemente dinanzi il temporale fra dar buono pochi ai dinanzi sé da Romani, pontefice; che se mato chia- lo lo mostrò volessero risposero 1" eletto a fece e e eglino E sì. popolo minore Corvara; ed gregò ricon- E il frate un di medesimo; domandò e promise Cristiani. luogo a fine dopo, poco nel Pietro per in beneficio e provvederebbe giorni fatti, parlamento ai dall'officio officio ogni pastore in chiamare faceva spirituale; e che venire da e Jacopo piete ventiduesimo, papato molto una con si della conspetto il quale eretti pergami al e, rimosse sentenza Giovanni del grandi i comparve verga, silenziosa, Caorsa, papa la chiesa; moltitudine di BIESZO DI e su alla lunga COLA DI VITA LA ebbe dando grinome , Nicola ed quinto, E della il della e, sua smontato dopo poco cavalcò all'incontro corte in di falmente. trionil dì verso dell'antipapa cardinali chiesa, chiesa ancóra, il Bavaro Pentecoste, Vaticano, in entrò mise e scismatici; a quel suo 22 Tebaldo e DI VITA LA si dileguò illusione breve si udendo papa Cola di della Regola, che Roma in con gentili e frate di nico, Dome- seppe uomini religiosi, fratelli di della Venturino San cilestro e e loici battè s'ab- compagnia che e nitenti pe- lomba co- una venivano misericordia. costoro, t^r- aveva letto, intagliata, e per terribile e durissimo mantello pace Anagni santa dell'abito bianca torri le tavernaio il nòt?e"gli grande una sul gridando quella si ventenne da d^ùna nel vestiti con a più sonni i fra l'orfano tornavasene Casilina via che contese spentosi Rienzo, miseria, furore più il bandono, dell'ab- sua delle Quando grandi. restituita nella con Dalla tristezza ricolcò rombo il fumo. maestà nella riaccendevano un il presso come della ricadde popolo bato RIENZO trovarono. Tutto la DI grazia cercaron la dei COLA E si scolò me- ch'eran bardi, Lom- rubatori, diali mici- mentecatti, colomba, bergamasco mati chia- condotti da dell'or- VITA LA dine dei in si DI E predicatori. città, alle COLA DI li e chiese vide in e si giunse rassegnavano all'altare dinanzi quelle dalla spogliavano essi con che 23 lìIEXZO in cintola su si e flagellavano. Errò le per vie smarritamente, infanzia tescate, le deserti, i dalle s'arrestò su le che macerie stormo il in popolo sua frate forse ad per la il innanzi ascoltare volta, laudi e sangue giare biancheg- ogni e cantando. il congregò la predicare per nella prima le sera Bergamo confuso stette a tra Campidoglio penitenza, Cola da vesi pa- d'assalti, intagliate, croce dei capi sul stormi colombe con ai testimone udì dal e con passavano a delle Come fu palagi sbarrati masnade d'arsioni; Battuti i sbocchi serragli, dalle balestre; ruberie, dei dai e \ imber- dall'erba agli r delia torri disfatte, e invasi chiostri contadino, ricordi le guardò arse guardati e di ; case catene ponti dai oppresso lontana bestiame; il anguste calca la mentre il giovine predica; la mol- e 24 titudine COLA ni VITA LA lìIEXZO DI intorno gli mareggiava dalla si parola, in lui attenti dell' spiriti egli era; deridevano frate in Il eloquenza. i che notò e il cogliendolo quando mente confusa- risvegliarono gli Attentissimo mossa più quando a di peccato a falso latino. VI. Ora tuttavia la Anagni, terra appunto bolla statutaria, scolari come e nobili Anibaldo Egidio ai una esenzione uomini sua la il dottori mento tradie agli giurisdizione dalle ornati Anibaldi, Colonna, dalla e innanzi poco prigionia, la fondator egli promulgato concedendo propria già romano; aveva la e il stato che ombra grande sua era Studio dello vero della copriva natale Bonifacio, l'ottavo appunto Iacopo di lor E imposte. tutte Romano lettere, sini, Or- Stefaneschi, LA VITA interrotto avevano lor dottrina la Meraviglioso plebeo l'ardore fu da sé retorica; oratori studiò Seneca, Valerio la imagini Profeti fiamma, di grandi di parole di e Ma le forte ruine i suoi Bella figlio più inscrizioni gli e di della del Bibbia pienza, sa- ben vere; vi- trovò le imperiose, sentenze minaccia s'ebbe insegnamento: delle gnità di- postrema di zione esorta- promessa. dalle furono gli Boezio in uso della e rone, Cice- Livio, compiuta norma nei la l'amoroso Roma, tura, na- storici gli Massimo; venerò voce, dalla Sallustio, Simmaco di poeti i conobbe ; viva gramatica Imparò stesso. giovine del dall'autorità, tradizione, in sata adden- dalla nell'apprendere dalla le barbarie di notte di splendore lo con 25 lilEXZO l'Urbe. su e DI COLA DI punse gli severi singolare Rienzo, nuo stre- marmi l'acume maestri; dilucidava, incitandolo. questa in più antichi latine, ch'egli l'animo il egli verità, giovinezza la più del nobile 4 26 VITA LA di parte assidua vita, sua DI della l'anello amor perenne. virtù prisca, di mulacro si- un quell'imberbe come marmoreo, che ricerca china innamorata perdutissimamente dona alla ansiosamente testimonianze Astrolabio RIENZO consacrata taciturna, e le sopra COLA DI nella leggenda alla Statua demoniaca in di segno VII. Egli gli archi i Aureliano, aridi, dei consoli le lungo le mura delle le secoli le leggendo e degli omai le lettere imperatori, incise, nudando dall'edera, scolpite alta di liberando lapidi, sparsi, istorie ad di ingombri mascherati statue terme acquedotti i frammenti interpretando rilievi, fra spiazzi diseppellendo crosta giorno gli deserti raccozzando i volti colonnati, sotto nei ruderi, dalla il tutto vagava voce nei i nomi evocando bassi dei in LA DI VITA cimitero quel gli nel quando Lupa i e silenzio divenuto ratori affievolì rito Assai tazioni più erranti allora verità, Gli voleva ] si spi- / torbida delle in \ libe- nello e( egli cace. ineffi- sogno suo / medi- sue cabile quell'impla- dT_g]|ifrrn (^V\p ingnngiiinnvcj il^tufodel CampidoglÌQ__aìe Comune pativa dalla la dei rocca Milizie, dalla era un necessario retore il mala palagio ombra Conti, cittadella dell'arce emule non quiriti. romano era, furore guen'iero dei cui del l'imagine j esser della su C fantasia credette contezza del mondo consanguineo materia imprimere favore nella sfigurò si la ossesso animò della della quel pacificatori gli o perigliosa delle il dei e Col ch'egli quasi urli presaghi solitudine si gusti, au- quando a gli Roma. fieramente, così del di gli sotterraneo udire funebre della e i fantasmi dell'Aquila vita 27 RIEXZO pareva vento gridi seconda DI formidabile mentre a COLA tesa pro- dalla dei romùlea. alla facondo. torre pani FrangiUn gran Come graji gna, bisola / / 28 LA folgore VITA Ur uomini deve il ad ritta tenne la contro Marco Se un eroe questi avrebbe Eccomi. la e cose non parola e ha un un poeta, re. il Il non ma plebeo, solo di tempo Egli per per è dal parola veramente mana, ro- condurre volgendosi la con realtà degli dal mini, uo- in fondo/ messaggi coma eventi coma dal : per maturarsi inviato recar azioni lottare l'ignobilità eloquente. dell'Infinito sola deve salute, con disfatta. delle Chi la per l'usuraio del- espulso una velocissima Adswn. vita delle Roma, glio; ta- Stratone la stato proferito, nunzia di e che dopo fosse di sepolto cuor lama larga mammella Bruto vero tima in- sua punta quella neppur tento in- grandezza, la di ziosa. silen- dalla macerie e gli tra lapidi, della ottima anzi di accenti le aguzza, spada ripercossi sotto imperatoria, in deciferatore gli trovò non saetta nel apparito novo ascoltar eco di convertirsi Ma RIESZO profondandosi guisa a pensier ogni così 1)1 favoleggiata s'indura suolo COLA silenzio 1 I 3o LA delle discipline Tre di atto vita di e Di quel l'aborto Roma; s'era sottoposto da il che furono maschio Ma lupigno. che scettro non aveva dalle ariento dita? sue » officio suo Il biografo di della era latte scelto e più che lo brò sem- disgiungere di «penna fino esercitare uso tabellione antico farlo a esaltazione conveniva quella cui con mammelle egli mai potersi non due dell'aspro prima piià gli notarla valso sorso assai tribunato al di degno Uars sarebbegli solo un il sovrabbondanza, con meglio quando rica li- la triduano farsi le tesimo bat- a laureato Campidoglio. nutrirono lo Poeta per dictandì Vars tenne all'esame sermone culto attonito quel rilità. ste- egli nel lo e la e ci-eatlvo mondo di ascendere e al illusione Re rigore sforzo il stica umani- battezzato innanzi del il un già se primavera vano di in come regno, ventoso tradizionale RIENZO manifestarsi a disciogliesse ne quale DI della presentimento fu COLA DI VITA il remunerato. ci dice che « in sua LA bocca fantastico dell' in in era riso un della dal dato dal il tare di rire Dì voi lui salvezza su la lessi bassa nell'una e o e stata fu le il di vite vostre ». pione Sci- di mondo, montagna che quasi Paragonata i ch'io monti che sarebbe favella / proffe- del cielo. altra j dono di tanto tutti j man- esor- fate scoscesa l'Olimpo nell'altra certa. Romani mezzo sublime qualunque vallèa: lui Nel una l'altezza intesi, futuro, il cantore toccare a quella vidi, « vederti giungevi a di Ma rarissimo e di : cima parvemi i sognare Africano su stizioso super- voi a Come « doveva del sentimento veneratelo; la per giorno faccia doveva » Petrarca. Dio polito un credetelo, cielo sima mede- predestinazione sua Quest'uomo, biguo am- scoperchiato. alla generato lui d'acciaio forse rivolto qualche il riso a specchio sarcofago riso un in apparso specchiò d'un 3l lìIEXZO sembra E àugure si DI appariva ». quello cui l'orlo e COLA riso sempre modo « DI VITA descritta profonda stesso tanto dai poeti esaltato e i 32 si LA VITA riduceva Basse le Ti i sotto quali ai questi la per venendo dal lo bene aveva lara delle Camene? pel Monte padri la si volta contemplare e con lo acclamò, a Capranica « la plebe Terme Io spettacolo ragionare quattro », anni lustri, il- pel sdegnosa o assidersi diocleziane delle delle di lontano patrizii volte tre delle Giovanni di l'Aventino per ritrasse amico e dei dove ove dell'Anguil- vide lo compagnia Sacro, Roma Colonna Gianicolo bre Om- quando visitava Orso Certo in delle di Agnese ed diarti.... invi- pareva il Petrarca accolto per splendente volta prima di aggirarsi, ruine forse castello sposo sedevi evocatore incontrò non forti, maggiore tutti stesso L'errante » capo. d'uomini così Febo che augusto, sul girava di bellezza sovrumana su ti luminoso scoglio uno avevi distanza gran tu colle. umile stuolo uno mezzo sovra a il Sole circondava in ai piedi vicino BIEyzO DI confronto quel a nubi; COLA DI San dopo, grandi grandi Vito. in a morie me- Certo quell'in- dito che aprile popolo l'onta della fazioso, gente la verso primo del composta la gesto ghirlanda reciso al divenire vinetto gio- l'arbore Rinascimento. del vittoriosa per sol la ramo ch'era alloro sangue tutta un Poeta sé i nobili del con del fronte da concordia sollevò romana quando quando mondarono festante vo nuo- scosse servitù, si un Roma, giorno sua in e di un giorno un per illuminare Natale per 33 RIENZO DI COLA parve inopinato e il DI VITA LA IX. Una brezza l'aria. del Non era tumulto i di tredici Firenze, ambasciatori di anco sedata che i e viva l'ultima delle priori richiesto, con gli lì pidoglio Camsina or- insediarvi comune mandato ordini onda parte per arti. aveva dal di patrizii colonnese parte inaspriva tolto aveva senatori novità della di suoi giù- 34 VITA LA stizia i contra « fensione Si DI dei la popolari e elezione il e degli ond'era palagio le del speranze Clemente di posta di di Pietro. la Ma che da gli né il valsero a signor in di quel sollievo Pisa della e fame fece romana decrepito intanto del il sommo viata in- com-^ minuti, per la plicarlo sup- «edia degli Francesco il Limosino; ricompensò un l'anticipazione e di carme magnifico conferendogli di e gitarono. ria- fu argomenti smuovere cantore si Avignone, civica nel detto, Bene- rioccupare a né Morto mediani potestà venire ambasciatori Petrarca di grandi recargli per diritti racquisto in gliarsi risve- antichi solenne VI per più il dodicesimo Un'ambasceria a blee assem- supreme; spogliato. avignonese ». Bavaro sempre coscienza maiestatici delle potestà sentiva di- possenti meno dal due in potenti e convocate popolo EIENZO memoria delle la DI grandi popolani rinnovellava la COLA buon il priorato intendere avrebbe giubileo. maestro che a cesso con- ^Moriva in LA DI VITA teologia divoto e di Roberto mutazioni dei tredici in luogo dei al pontefice Cola di scritta il fa La troppo del delirio vostro montes coeli a e : universe et sé orfani, "" ha la Exultent induantiir sunt... il stesso di delle lirica titolo legato vedove, gli fa maschera di » Cola, abondanza una planities.... aperti l'officio di dell'ebrezza, senz'arpa. voce dell'ambasceria, scoppio salmo una una compressa, e gento d'ar- penna epistola ragguaglio lungo a verno go- oratore ebbe gesto, prima allo pensare dalla popolo ampio pel Il Rienzo. Subitamente cospicua. si che spediva notaro vertito sov- rinsediato uomini, Senatori, vanna Gio- era finitimo. stato buoni il un J^egno impetuose allo propagavano sonora, il e Chiesa erede lasciando l'adultera; da della avvocato Napoli, 35 RIENZO DI COLA foga di in circuito colles gaudio già conferisce // romano unico poveri. precorrere un namque console popolare dei accenti Ecce Egli di gli degli tuazione L'infa- gli eventi. 36 DI VITA LA Babilonia Nella l'aspetto molto dell'eroe e egli dell'inviato dal crede questi sublimi, avvenire il vicario riposto soglio originaria fonte restituita la del supremazia II loquii folle sollevava altezza. la e Eglino Enea sine fine ranze spe- prossimo nel Cristo l' bertà, li- la con suo alla Impero lico, ita- popolare due poteri concordi alla madre Roma la mondo. il perpetua pronìesso rium di incitamento mutuo di nel diritto ai sede romana del ai l'eterna del- accende ravvivato verace, ché cosic- prodigio l'ordine i-estaurato giato fog- incarnazione vede già e s'era per si e del mente; sua la imagine, dosi moven- poeta offerta mortali occhi il della fuoco aspetto similitudine a che sume as- Cielo, Petrarca, ideale nel già tale In atteso. atteggiandosi redentore suoi provenzale Francesco a compare RIENZO DI COLA nei sogno col- d'entrambi a ripromettevano sovranità nel segreti che le vergiliano: dabit». l'Urbe al- L'impero « aveva Impenon 38 LA VITA i due comunava furono i nel al e che Il ruine cagionate germanica avignonese. suo pensiero latine, città il cui l'obbedienza, autorità le il E di libertà patto bene sì Roma e barbarie cemento con confermato i cemento morbida di : mettere ricom- fresco avrebbe non altrui barbarie fresco i in dall'orrida dalla e investito di tutti ond'esso risollevare voleva che tutte romano gli uffici, aveva al tradurre colui potestà irrobustire e le le che di Popolo seguivano. pro- profferiva come tutti e tempo colui come si condo se- e, o capace al tutte qualunque eseguire conceduta, o concetto: restituire e di al cessavano l'eroe l'alto privilegi ascritti chiedevano tabellione giurisdizioni le bene se negata o come opera «Guanti licenza imprese rimatore ardenti. intraprendere; fosse » h'IENXO Iddii, Popolo meditate voleva DI Roma, volevano che in di degli Senato le COLA spinti signori novero ciò PI era alleanza nel tra le egli imposta la legittima e privilegi, largito rato assicu- inoltre LA VITA il diritto egli quel più patto ristabilir come sé ripenso mi il cieco: gravissimo anzi repubblica della tua che, ogni ne la fondo tristezza tu un lo qualvolta mi agli il ritorna la parlavi, ruina e ardeva, sente, pre- della il dito piaghe; di suono quelle orecchie, all'animo, occhi; stato nostre alle un uomo. mettesti nelle il dolore cresce mentre a eloquenza parole tue così l'antica quel- udito non e che di avere scadimento me il » «quando porta deplorasti lo ; la su dio, divinamente Così ripenso discorso santo un brava sem- vampa Regola parmi sacro, l'animo Quando della notaro chiesa, oracolo « l'altrieri tenesti l'uomo accendeva l'interna e renderlo al a della vestire a liberatore, il fervore Petrarca; scriveva alemanno, giogo ? stesso Incredibile cace effi- strumento italico, imperiale novo, considerava non uno il nel E imperiale. l'impero porpora 39 RIENZO DI segreto scuotere a del COLA dell'elezione pensiero suo DI cuore ora, ne me sale che, mentre - 40 LA scioglie potere anche se spero, mai che oh il l'amico in della causa con le iniquità ornato allo ed studio aveva esercitato Colonna al di uomini segreto miseranda si e copiosa lettere sino il Limo- l'oflìcio di e cancelliere dedito quegli come teologia professato gliava sca- contro patrizi!. Essendo dell'eloquenza, la pontefice del buone con difendeva anche ; indignazione dei ! oh presa, im- grande buoni in conspetto plebe fosse se » ragionava del e giorni sì tredici dei legato palese ! ora speranza miei di son dispero, Oh parte siero pen- giorno tra gloria tanta soltanto non a col era ora a' E giustìzia. stesso: me fossi di Ma e avvenisse se anch'io se che in secondo quel dopo sovente; dico ! io ondeggiando ora timore della sovente, più all'occasione pietoso addietro per teco teco di cosa feminee già che difensione a prevede, non d'uomo ma RIENZO mentre lacrime, qualche oserà il in virili, ina DI COLA ricorda, mentre pensa, si DI VITA in Parigi presso LA di Filippo favore e la mala al il l'imprudente l'animo lui volgei-e in disgrazia, le accuse guitar perse- di contro seppe Caduto tempo in giocare col alcun visse vanni Gio- a pontefice. del Cola mendico. quasi povertà, cardinal prese e letto. di- gran tollerando non parentado, suo romano, dava gli ventura Colonna, senza non giovane del dicendi noziifas 4'« RIENZO DI ascoltava Valos, invettive le Per fatte COLA DI VITA X. cominciava fortuna La lui di capo il le tra ruine gran Madre, quei mesi che, secondo per sé gli ». gioco suo i Come taciti le d'esilio onori Egli del patì vissuti a profondi Rodano vorace petrarchesco, la miseria car cer- della sembrano Tevere mendo. tre- e testimonianze sul lagno ridevole anni ci così il a « rodeva e tutti goiava in- e l'infer- 6 42 LA mità. di Per i vesti sogni Veneri, et pìleafus e lacrimevole e avrebbe Numa? caduto l'animo suo della neir abisso la di prora Come dal sed c/a to- egli lora al- un periale im- doininato mai di capace gli vare risolle- mondo duto ca- in^evocabili cose e veggente disparità Chi scudo belle? im- sogno servile quello cielo, la Enea pulento cor- ambizione sua delle occhi braccio suo secolo come Baccho sentì morte? del luce bilonico; ba- prelato violento leva la sole agli rostro? quel alla «al Non della le palagio armatiis del tra data coperto sotto alcun ». cuo va- tempia Mal veteranus, senza paura fra egli non vanità ugne cranio dinanzi debolezza la come nel del febbre et la dalla di e vento gran trascinava Cupìdinìs « senza si passava d'odio il d'infermo. stando gli », fus udì impenetrabili ove, saccr RIENZO pazzamente logore, muraglie riarsi DI giorni e agitargli biscia COLA rintronargli tempia di DI giorni Provenza o e VITA l'ancile di veriniglio tutto il pò- LA di polo VITA Roma, era fatale spada la del cui sanese lo man E fu stile cardinale esso lo breve in il giubberello, era fra e a quistarsi il favor ottenere urbana, al mese, l'ofticio remunerato e non e di in gli notaro con soltanto versatile turalmente na- rac- seppe dottore onde ghe lusin- inclinato volpeggiare), perduto; in artificiose volpi il Papa. popolano (scaltro tante presso al il che così dinanzi dimacrato cortigianesche egli gli impetrò Colonna, senza il certo per rimise non in posto Laura. che Giovan pra so- Simone Maestro Francesco da Donna lunetta aveva intercessore perdono Nostra nella ritrarre per colonna Cattedrale, di Petrarca Messer grazioso E il riso genti spor- una della quel piedi labbra a dipinta da porta ai fantastico sue l'iniagine Figliuolo la le vestibolo egli guardava e il addossato nel 4^ SIEXZO cadérgli Ma su quando, pagana DI per ? ancora vagava COLA DI camauro fu della cinque tornarsene agevole Camera fiorini a 44 LA Roma VITA sul devozione senatori per zioni lo il breve costumi la ma Clemente Orsini vendicare i contro Conti risapute sottoposto sua esser Paolo e le avevan che sapienza, da Matteo quali suoi sua difeso anco lìIENZO lode, i la e LI della vento encomiava papale pur COLA DI a i infama- processo. XI. dopo Poco Cola di banco Rienzo, notarile penna già intorno dunque, riassiso ripresa l'esser ottimati, pontefice, il al meritato protetto ricoprire soprapprendere le l'aura efficacemente l'aver baratterie le dita la lare; popo- conspetto compiuta Iodio degli dal apertamente l'officio più soverchierie dei suo sentendo gli giovava l'aver l'ambasceria, le tra spirar 1044 al sorrideva capo assai popolo e dell'anno e al che a Pasqua d'argento, sua del la giudici. adatto dei roni ba- 46 LA VITA illustre. si di urbano, si e ceffata manca più Sgonfiato I e senatorio figure e di cartigli; Roma Città flagellate, cardinali. Pietro Bestie e Cola rinunziò le vedova, l'Italia Paolo, isole lagio pa- dipinta figure le oppressa, occhiute tina mat- del tavola e littiche. apoca- una parete vasta una ceria, di- schiaffo. allegorie alla durò della svegliandosi pendere l'uomo al- certo malo le tentò stro de- giunta l'effetto del Romani videro di che del chiuso Per sbigottito, e catilinarie la tendo bat- ; e, pugno rossa. risonanza la le col lo sorse piegatura die gota consiglio, gli stampò motto la priapèo, dalla fierissima Poi agitato scherno ancóra Fortifiocca su braccio che maestro. Tonìaso la nel far An- camerario della senza da scribasenato colui a finito, nome allora ansante e ebbe per accostò acceso lìIEXZO dicitore il Normanno, perorazione, a DI Colonnese un dreozzo una COLA Quando levò era III presentavano rap- antiche le pennute desolate, Virtù nute, cor- navi LA in DI VITA O Se Roma I Romani Cola egli della senatoconsulto era stato la interpretata, il Senato a il figliuol divino suo giovane conficcar popolo nel muro dal pieno il dipingere e e Colonna Gianni Avendola dell'investitura. parlamento; Stefano Vespasiano a intórnovi nell'atto quindi « fece e coro, solenne l'imperio. trasmesso mai altra testimonio cui di favola la per altare un quant' regìa, pa. pom- avvedutisin preziosa Lex del terano antichità Lateranense fatta dietro strana una scoperto aveva dall'incisa ? rono. maraviglia- si e di Basilica bronzo io starò imaginò Esploratore simo, dove accadde. nulla Allora e mio, signor e rimirarono Ma distico, favellava: duca pere, ogni e un così patre, sommo molte; recava cristiana 47 RIENZO cose parlante Fede la DI altre tempesta, cartiglio COLA i dei gregò Con- nobili in nobili iuniore Petrarca dell'antica Lanero ven- quel e celebrato e vera 4^ LA e guarnacca alle Il notaro di fino in emblematico. e additando « la Vedete quanta Senato, che ! » illustrò delle sovrani diritti. E i evocò guerra gli aratri. dirono. Allora nuova di e I Ma le regia, lo e ducendos riavi- di la fame celebrò seria mi- prossima, deserti, spade, quei la deplorò e deprecò la ascoltarono e pace e plau- accadde. il demagogo le scritture, Sant'Agnolo che colloquii incolti nulla tavola fine in Romani perio all'im- perpetuit?i profetò campi del abondanti, i alla presente, la chiose intorno gnonesi esclamò: Legge memoria a Poi, scriba uno della sue pergamo l'autorità a testo pelletto cap- magnificenza la era comandò il leggesse sul bronzea, conferiva E un similitudini. per tavola puccio cap- bianco, capo Salì parlare a prese e panno bizzarramente portando comparve alemanna cappa gote RIEXZO DI grandezza». romana in COLA DI VITA dipinta in le moltiplicò le egli discorse. appese Pescheria, legorie, alUna al muro costrutto LA il entro di Giorgio Cloaca suvvi Romani Ottavia : Ogni ». concionare. i di spaccio i patrizii, potesse convitavano bere e Chi vento; qui bonissima asciutti ridotti della e del traverso e conviene ferrigni, in » e E partecipanti verruto, lo Lo davano del della lo per di corpo giovani Colonna, al tastavano, : ganascia, quei nerbo guerra, guarnacca, dere mor- corpo Hai Gianni come muscolo la il far fina. Sere. epa. che dicendogli empie vivanda vano ride- gli grassamente ti ne abbaiatore. palagi, abbaia troppo or lor suo chie pastoc- e anche tanto un formare ri- quel con pensandosi non mangiare alla sacco Più nei ridevano bubbole quotidiano. a intendeva città frottole bella savii che disfatta buono fu gli smanioso notaro li tempo antico loro cittadini la cartiglio breve occasione porta presso un In « al E la « Velabro, torneranno stato la su ; conficcò scritto 49 BIENZO DI in MassiiTia, con del COLA DI portico San di riTA mestiero balestra palpavano sollazzo e 7 5o LA DI floscia quella noi perché tu duca, se esser ! e intorno scrosciavano da schiamazzo, tavernario. in l'avevan lo su come a gran alzavano pergamo. voce il boccone Certo che alle capo «Fa tuo abbacinerò su risa Le » all'altro, più davano gri- sermone!» la E Ed vituperandoli poi la tavola egli ; lo era mense; tracannar a dei decollerò Caetani. un sarò ladronaglia i commensali. coro costretto colma, « lezii. e Colonna, i gotata carezze i Savelli, arderò Normanni, che i squarterò » il della alla Appiccherò gli Orsini, i imperadore. : guai almen manomessioni rispondeva imperadore; baroni Roma masticando roco, e ; saginare Norcia parevangli rideva amaro in confronto a Andreozzo Egli in grassetto, ben quelle che conviva, del già possa puoi non "sghignazzavano M vogliamo turbavano Non di ti chegiàj/ sedentaria Sentì « Or sere. RIENZO comperatoli a3Tpi?. dicevano: e DI carne di gravava COLA valutavanoda ispiegio, per si VITA in che tazza piedi sermonava e quanto più LA crudi -risa. VITA ì erano Ma in barre ai e arsioni. di lesto esser e che pensava il sollazzo. alle uccisioni alle e luccicare com'era alle tanto in gli bisognasse mano le allarme correvano vedendo sere, e nobili serragli, Il ferro, i di grido gozzoviglia arme alte più tanto sùbito la 5l BIEXZO DI vituperii, talora interrompeva Pronti COLA DI di fine lingua; l'evento. affrettava XII. Tuttavia di concionò flato dar segreto alla suoi del « popolo egli la miseria, di Roma. Piansero antico i più cavalierotti molto ». rappresentò servitù, con luogo un adunò stato la prima per grasso, buono piangendo volta sacro partigiani, del mercatanti In plebe, della de' maturi volta, una tromba. l'Aventino, su libertà alla pur lui A siderosi de- costoro anche il e una periglio gli adunati, 52 VITA LA piansero l' seniore per ogni capo che il trovava Cola di a al primo di Sant'Agnolo in dello Spirito mezza terza uscì nudo ma del vicario lo tre il il buon secondo, dicitore con 1 il su della l'effigie due lo amplissimo, l'imagine e Sire polani po- vano precede- leoni, Guallato alla di campo di di trarre ; Libertà Cola il vescovo primo in con mato ar- fianco al era clamori : di ora tutto moltitudine seguiva di trenta Su saputo avea sedente gonfalone Gli capo. gonfaloni Roma chiesa udì Raimondo vermiglio tutto nella Santo. grandi con di il papa, parte; sua campana. "3alla~^iiesa ch'egli Orvieto, Campidoglio Pescheria, messe in tromba, della notte, inezza di in tocco Cor- a bando suon convenisse popolo l'ora mandò strada la Colonna milizia la con grano. senz'armi Su e i347, Stefano Pentecoste. si neto dell'anno maggio di della vigilia deliberata Fu impresa. il 19 Era RIENZO DI COLA fremettero. e giurata DI lo ; san ed era portava bianco Paolo, il 54 VITA LA DI di figlio Conte ordinamenti COLA Cecco città la rimise ogni nelle I potestà. seggio: il dalle pacifica, Nicolaio clementissimo del di Cristo, libertà liberatore della soA'^'enne di Casilina, Battuti dei Paràclito. quel e un Il battito di Cielo giustizia della Regola si sera su la \ìa. bergamasco la fausto consacrava d'ali. Gesiì Republica Venturino indicò grazia per romana lontana ; chiamò Nostro Gracco fra come con il E ». si novo pace sacra dida can- l'assemblea su Clemente, di fu Una ferire. Signor della Tribuno, e e esci mutazione l'uomo Severo novo ottimati degli aleggiò quando lamento par- abbandonarono colpo colomba il dell'uomo mani mirabile senza polo, po- male- allegrezza parte La mura. mavano rifor- grandi, dei senatori gran compiuta « di gli del dei forza tracotanza grida Con fattori. che signoria la schiantavano lesse stato, alla affievolivano KIEXZO Mancino buono del la DI colomba messaggio parita ap- del l'eletto VITA LA BIESZO DI COLA DI XIII. Or Stefano messere che del stava udita grano, cavalcò alla Ceppo Tal lui le e taglio orsino. Già conte in entrato cui due Gianciotto cognati. romano nella dato nutrice e Nicolò la IV di Malatesta Dalla offese spada rudezza le il libertà ed ; era reva pa- la il minorità l'anno lone. stal- suo cuna per sua senza che anni, Roinagna Riinino che nepoti di e battesimo per fibra staffa il negli avesse per dura nonagenario figliuoli rampollata egli indugio più piede di l'incetta senza saldamente razza giore, mag- Roma. omai il il per novella, di inforcava e Corneto della metteva aiuto fatto volta vegliardo ancor targa la umano questo da a Colonna a pio dop- sangue l'aveva egli medesimo vi dei era in trafiggeva del sua sole procon- Comuni i 56 VITA LA insorte; erano grido con poi eguale combattuto la con del l'anacoreta tremante del da due Benedetto Ghinea bianca sostenuto taurina del alle indòmito di sgomento satira la Cristianità papale a la latti, scar- collera prender posto op- l'orgoglio mirato capro udito invocare la il congiura nella come pazzesca, furia i suoi la su re eretta, lacopone saltar due pezza ca- poco a tiara Bonifazio colonna Dio Lunghezza la di folgori di indi di e la d'Anagni, prete gran della giullare tutti con duto ve- papa, per quei tra lestra ba- pallido cinto pur coorti; la nuovo veduto Caetani Cesare con e condotta re, polo po- senatoria, Morrone l'asina su dal dignità parola l'elezione per padre delle quello la Roma suo gridato e a ottenuto aveva del trionfale carro e in Campidoglio in tratto lenta Po- Ravenna Il reduce fianco al da Guido in il rettore. messo su di assalito imprigionato Giovanni RIENZO DI figli i e avevano erasi COLA DI croce gliando sca- senza versa l'unicon- LA 11 tro VITA DI lasciato dell'esigilo rasa al come al collo delle torri « Stefano?» la con Questa di l'esiglio. quale virtù esule invitto, di re di ogni egli terra, di medesimo più opera minacce artigliarlo, in ospite di di per terra i dove in posto promesse ricchezze di ogni per grande re dalla era plina disci- magnanimi il Caetani pertinacia atroce richiesto avea per la ogni di mento argo- autorità errando gli que- mare, oltre- sembianza maggiore sempre, sfortuna. l' del- testa oltremonte, talvolta, ridendo, sor- petto gran stupenda fosse Con l'eroe volta una mandato: do- ti rimane, sul anco dimostro sorte di E ». mina avevagll aveva mano corda chie mac- la dopo fortezza Risposto e Sciarra per càssarl, quale Or la con Mario Taluno, dei e disfatta congiunti, Caio paludi. per Siila, cardinali come e « di via nella sé ciclopica tempo 1 due errabondo di rocca mente final- Palestrina, dietro la nel radicato di inespugnabile ^7 RIENZO d'uomini mucchio sasso o DI COLA Un giorno, : 58 VITA LA tenitorio nel di ricercatori Stefano Sono s'erano non il dei la superba, Roma ai aveva rotto VII cittadino Farisei Stefano e Bavaro morto; rialzata rientrato alle e in vittorie: rigo Ar- sostenuto Roberto contro i sicarii era era Orsini, gli mano ro- era s' d'Angiò, patito : finalmente E combattimenti il che inarmorea più suo risposto toccarlo. nuovi colonna di aveva coraggio arditi principe e alto di mano richiesto e Colonna sì con », in caduto Arles, indugio senza lìIKXZO DI prezzolati nome, « COLA DI giato ostegil novamente , bando e breve, ma fuori le del l'esempio del del a Marcello, lonnese in Roma fondata sul glio, peri- consiglio, udite le velle, no- di pensandosi nella prossimità nel esigilo. castigare Giunto notaro. continuo nel nell' leggermente poter di vecchio, gran dentro ardire decoro questo suoi senno cavalcava del ai massimo massimo massimo Or dato mura, armi le ripreso la di piazza della luogo ove pazzia rocca nelle San co- an- r.A VITA apoteosi tiche li non cose mattina mandò che la finestre minaccia al in tempo in il seguito San il leoni che Giunto meditò un la non vendetta. sopra Un della pane oscuro il cavallo, fante cuore da di porta basilica, di gli gravò guer- la per pilastri pezzo siderato Con- a sedette i reggono armi. scarso sol alla si a tumulto. un città la por alle suo da dalle campana rimontò della portico; masticando il mi senza corse il non Lorenzo. sotto e uscì e tolino, capi- Riferita » la e cerò la- pazzo costui Colonna se vecchio gittare popolo pericolo Rienzo messo farò cresceva ora nimento, al sonò il dì questo lo mezzo il piede, viso Tribuno, Tutto stormo. non sul io seguente, Il Campidoglio. di D'ora Roma. «Se d'ira, poco dì queste comandamento da gridò: periali, im- che Cola Stefano cedola salme « Il ». tempo. messere e fa piaceano partisse si le disse e ^9 RIENZO arse fermò per a DI COLA erano si egli la Tìl sostò un dei porta, amaro timento presen- ferreo? 60 LA Lì DI VITA travertino da costrutto i tre dei vegliardo di volto per Ben miei altrove doglia sul niolt'anni io : Ahi « di natura, l'erede!» occhi gli nanzi, in- Francesco con della sarò reggere sor- egli vaticinato già di sima pros- alla e l'ordine figli alla sacro via per aveva aveva Augusto giorno, un sovvertito i arco Colonnesi andando tutti l'ampio superstite. tramontare Petrarca, lìIENZO acquedotti, strage che, DI s'incurvava presso del COLA E di gonfi lacrime. XIV. Il loro e li Tribuno terre confinò e fece castella; delle sgombrò i prendere le manteneano mandò al suo i baroni tutti tutti occupò barre capi e delle ruberie editto conspetto in ai de' i ponti serragli masnade Roma nobili in nelle ; che e torno; d'in- che Campidoglio. nissero ve- 62 VITA LA epistole quelle inviati gli in stabiliva d primo al in verghetta una genti questi serpi ai ; il smisuranti, spirito che al oltremirabili ripartivano notte gli come con scribi severo alla e e il senza e avesse suo essi sermone narravano magico fosse Tornati, epistole. la clemente. ai Giorno lunghi chi bandi dettatura Da Le novità talari dipinto. seduti sotto officio loro mondo. se nuove scrivevano colaio del ritorno bastoncello lor quel inermi, il Tribuno pareva dì le arnese, senza suo il correvano curiose quali sale, univer- legname Mercurii insufflato cose messi accorrevano cludere con- convegno gran di a d'alleanza patto insegna per cava convo- italiche lievissimo portando ragionar liberazione I agosto. province e il di gli alla stato, città Roma impresa una e di delle che per buono al rava nar- giureconsulti indetta utili cose egli » pregava e assemblea delle sol luculentissime sindici solenne HIEXZO DI evento, mandassero per « felice il COLA III prima Ninon VITA LA s'udiva di d'oca; d'ogni parte la verso il di gente il Camillo le iperboli te a di fragile fra quante d'inespugnabili da Bruto recenti Salve Romolo e già a disperavasi, noi o circondato? tiranni molti Camillo rivendicasti? ancor Camillo, qualunque mine, fumanti l'una e facesti a città la grandissima da tu antichissime rovine cui libertà la usurpata da solo, un città tu hai mura non se meschina sono e ebbe chiarissimo, o ricinse, furono ma; Ro- l'altra e una steccato lungi, nominai, già differenza Romolo clie questa: di fondò l'una cori-e rima redivivi Laureato, quale, e in Romolo volte tante Or redintegrata. loro cantatori Romolo « Camillo libertà; da il bunizia tri- mensa celebrare il Bruto che che qualvenir grassa a sonore. Bruto, la corte Forniva nell'Lrbe. stridere sonettatori buffoni simil la non se incominciarono che ribechino, lui a s'udì poi 63 lìIENZO intorno stridere penna DI COLA DI noi altro e da tu di l'altra, risorgere? Bruto, sia a nome noi 64 LA ti onde DI VITA piaccia della Roma. futuro. di della di stormo nelle appelletto sindici e di regio gonfalone con di perle. nacchere, preceduto Regola, mentre Scavalcò vestito sul suono di San a di giudici pacieri cancellieri con scelti sventolava codazzo camerlenghi su degli giovani gli infinito marescalchi, vestito simiglianza della sonne. in- grande con cento priva rico- fame bianco di rione nativo giorni gli coronazioni^ guardia del nei mal feste a e ornai dalla alle bianco, Imperatori tavernaio che cavalieri, palafreno sua del scarnito Cavalcò l-.illa figlio avignonese fianco il gonfiò impetuoso sbrandellato disgrazia iiotari in vivranno immemore acquaiuola, l'ietro che tanto il giubberello 11 liberi morire, quei che quelli te liberi lode smisuratamente ci della » Vento dell' datore fon- o pace, Per te per salve, della potranno nasceranno RIENZO chiamarti; di vivono DI libertà, tranquillità or COLA di velluto trombe mezzo LA verde VITA e in da Legno di giustizia di al gittava di lui portatori Cecco di dal da scale la di incontro Veni d'oro aveva dardo sten- stelle gento d'ar- destra a e i orsi. bianca cotta i ostentate Su tutta con gli turiboli gli con canonici e Tante si fecero cantando: cenze magnifiil a salli vas- fedeli, come Spìrifus. creator non suoi Pietro agitando a cinquanta irsuti in lo dalle e camminavano San che sacca dietro cilestro; mano, chiericìa alle palleggiava Vitorchiano in danari di sostenevano; campo gli manca Migliaro manate Alesso sole in spiedi gli nuda spada Liello continuo Buccio lui la popolaccio attingendo scheggia a e nella che una portava vaio, acciaio di pomo Dinanzi Giubileo segno due aureo santo. dì verga conteneva crocetta figlio in un 65 BIENZO foderato una pugno sorinontata sua DI COLA giallo mezzo tenendo del DI Bavaro. le 66 VITA LA COLA DI DI lilES/A) XV. Ma il oltre. Da nel buon vendicarsi dì Tutto vivande più ricche, che berciavano centerie di barone in moglie di riedificare il condannò in e andasse giovincelli confetture addietro del ciascun coperto l'oro, mal cene goffi. doglio, Campi- avesse Ricevette in sto prete- fiorini cento adorni, pia- vomivano palagio per fràdici Sotto senatore. apparati delle giullari e ininterrottamente. di si mangiare. e delle canzoni per per ora, rinzeppandosi iscialacquarlo per e bere buffoni tra Volle le legrare ral- a temperanza, preziose, che l'officio patita crapulava, più peccava nobili; spropositato a egli dei della più sempre acconciato erasi conviti i andò demagogo Già ventre. dava i-ifatto villan vie digeste che con seguita ma la una dalle sua corte pa- LA che lasciò matricola e Gianni a Una d'onore. barone a parenti suoi scialavano buono sorella di valcando ca- iscorta con si Simili ritò ma- altri grandezze; in pudicizia volle crapula crudeltà e del spese a quella usava bilance nobili, infermo intorno fu che di chiamato cardinale il all' Per viso, le Martino di dar e terrore il Porto, era collo, un accumulò atrocità; di Ceccano, esile e paura impiccagione mortale supplizio al sorta, dalla bugiarde. la ma peggior nasceva inorbo nare alter- crudeltà; della dannò anche egli la con sua come secco chiamò stato. la del ranno vedova entrarono Romanamente ai si castella. senza mezza burbanzoso larghe sua di cresta, andò gambe mosche. lanciuola, e la e spruzzavano cerusico rasoio Rosso, fantesche dalle e rizzò mignatte, la difendevano barbiere zio suo dalle vento, la essenze, 67 BIEXZO DI assistita facevano le Un COLA DI umiliate, trizie di VITA che stui, co- nepote idropico: riarso il 6S LA VITA labbro, « da sete sonare chiamata Tribuno lo moglie, al cappa dì lasciò la che sì di della tristo quel scorgere pria pro- mani glio Campidodella sua piccare im- plebaglia, E notte una dalle pendere dal E le tra spogliare vedova plicando sup- nella al indugio. lo donna, medicassero. pigliare conspetto in grandissima trascinare senza due lo ladrone, come stavasi Alberteschi, strappare casa, della che fece corpo, leggiadra degli fisici E sua molto sua il ». la Amasia ì lUENZO parca con la con e DI dismisura a rinchiuso casa COLA enfiato liuto il DI forche, balcone potesse d'acqua pien sacco e morta. Così Però dei a in oste odio ai giovava sua letto delle nari della vittoria. era guerreggiai-ono » potenti. il dal ove per e lui suo solo Giordano contro alle egli accompagnato Cola darli man- per che vece, preferiva campo trionfai in si potenti del durezze e Roma resse « sto one- pito stre- il gno so- sini Or- Gianni 70 illustri Un raccontò sul in il dopo gridato novo, avesse del sposa del vendette di uccisione grazia alla alla Perfino fu secondo e condotta il bucinato lo perché di ora maestà, tronfio col gli con schernito ciarlone L'antico fiocca, riconciliasse in globo Clemente, segreti — — seggio, crociato gioie Taranto da Bavaro donò di di principe legazione una con mandò racco- e giunta il Severo d'amicizia richiese le si Liberatore con Il Tribunessa. già vole l'abomine- per del la temendo Andreasso, fiorini cinquecento Giovanna, ungaro re aiuti Aloisi, drudo suo l'uomo Maometto regina La Saracinia!» che sbigottimento con «Sire grandissimo: e udito gloria in cresceva bito su- Roma a corse Soldano, il Tevere ch'era saracina, terra riscatto come lettere. di avventuroso, schiavo divenuto basciate am- con dettator al bolognese buono RIENZO DI rispondevano reami i signorie COLA DI VITA LA la un civescovo. ar- mandò messi, Chiesa. dal Forti- atteggiato in palma VITA LA dr Salmo del delle neir : equità la Giudicherò « giustizia, nella terre il solennemente usurpava mano, 7^ RIENZO DI COLA DI dità roton- i e setto ver- popoli ». XVI. Il popolo magnifici Cola romano, di l'ordine cavalleria cerimonia in da Giotto, in che cavaliere. uomini gonnella notte Tornate in terra.» e a Dio Come solita al mi strutta co- dipinta da la « udrete cielo piate Sapfare deggio e in Late- loggia parlò: domani, falso dalla bianca, questa pagnato accom- di bella Vili nesca buffo- più cavalcò alla tutto prese mai seguito Bonifacio piaceranno la abbia allegorica, Affacciatosi rano. che e di Rienzo esaltazione terra mascherata conspetto e di con che Preceduto eroe. al agosto, ambasciatori degli il di primo dì cose e moltitudine agli 72 si LA fu DI VITA l'Aula divino; si renderlo notaro ignudo che si adagiò » si fama Silvestro dalla involto in al alzato letto porfido dei templi fece la tutto ebbe di loggia cinta vestito la spada gli speroni di turbato Vico un bene se dal riapparso innanzi da ai Come crollò scarlatto da tolte ordinate. Bonifacio di colonne avea mattino, al ottagono le fu sonno ganìa pa- appressò recinto quivi tefice Pon- lavacro, si il letto Ma presagio. del Sisto e il e del dalla tra terzo Gentili nuovo; tristo su il coricarsi, per era il chiuso che santi Escito entro stantino Co- imperator candidi, drappi battistero del l' lebbra. pudenza im- ov'era mondarsi per del già paragone occhi gli sotto e di bagnato fosse Il tranquilla con conca che pargolo. sentiva « lieri cava- bagno qual puro nella dei al apprestò doveva grassetto all'ufficio l'usanza secondo antiqui, basilica nella assistette Dio; di poi, RIENZO discese dispersa, ch'era DI COLA al e di polo, po- vaio, lacciati al- Scotto, Orsini e da DI VITA LA Armanni. un dello Severo laio di genti dell' la italico, prossima di Boemia i popoli i ì duchi secondo Santo! risa 1' » e Non delle beffe signoria polo po- comparire dovico LoCarlo che o si ciavano spac- già eletti i tutti i conti prelati i marchesi minacciandoli in loro scoppio coprì Spirito fragoroso la di contumacia dello inspirazione lo alle Messer ancóra di contro libertà Messer imperatori Comunità, le la la a e principi mento fonda- romano quelli citava procedere « Baviera veri all'impero, re citava come per i al Pentecoste di duca re e appartenersi air e e dichiarava Italia, sacra fermava con- romana dell'Imperatore impero per la tutta l'elezione donava cittadinanza la e da che dell'orbe capo do mon- leggere decreto un cristianità, della perpetua fece », capitolino Roma della del amatore di Nico- Santo liberatore augusto notaro un Spirito d'Italia Tribuno il titolo assunto Clemente zelatore Città 1^ BIEXZO DI Quindi, Candidato « COLA fine di delle questa 10 74 LA VITA incredibile di DI pontificio. della fuor il vento volte e gente modi potuto Prato i dare », un ovunque Ciappelletto? tuttavolta risa bene ? del gran costumi fratello presso vedere e suo rare conside- quelli illustre conosciuto il ritrovato egli di presso come se avrebbe non Ov'era Forlì, fosse vevano fer- quell'ora Ravenna, Ah, la tra ispandersi per a quivi e E è questo Boccaccio. si per mio, se ogni a e è in Polenta? vivono Roma da « care indi- a libera Ordelafiì Roma i che A Abraam, ferì mnocua, già l'anima da Francesco in » Certaldese? Ostasio tratta m^ondo, Giovanni del protesta bande beffe, spiriti dileggiatore giudeo tre fosse degli il per né entro egli, spada mio. melle ciara- e ciurmadore, del è questo nuova taluno il «Questo s'udirono, non la la parti tre vociò: colpo E guaina tre le mio, nacchere coprir a frastuono sì ma trombette levato RIENZO DI buffoneria, trombe Vicario COLA che forse egli al notaro per Ser a LA COLA DI VITA 7^ RIENZO DI XVII. cerimonia la Ma della mezz' annunciata per gagliofiferia stomachevole Il fatuo retoi'e l'Arco su per di ciascuna scelti fece i il priore cittadini da dicendo: edera fosti religione Paolo : e « « la gli lo perocché » aborristi cinsero Il » quella e di berasti li- priore di quella perocché perocché sapienza si corona offerì Ricevila, Ricevila, sacerdoti la gli porse rante Du- lateranense morte. zelante. passi scrittori. Ricevila, « colti con offerì gli e similmente vaticano Altri antichi dicendo: quercia San in sei il simbolo e illustrato messa, innanzi ramoscelli Costantino, vànvera la le composto aveva a precedente. la con di in superò agosto, aveva tribunizie corone coronazione, Il della decano di di mirto onorasti cendo dificio l'of- l'avarizia. d'altre corone » 76 LA altri con abito DI VITA detti. COLA E con del gli ritoglieva schemi in termine si al paragonò dì trentatre al Cielo com' vestito da il Santo Napoli glie in ebbe frate il Tribuno cui nell' salito senza saliva al Incredibile per un se obbligo : l'uomo d'istrione in Guglielmo, mine culdirsi a non monaco età vittorioso avendo popolo, mendico, ma santità, di che ridere a ammaestrato: di in ora, gloria. scoppiò l'ultima, ricalcare era egli liberato non di Nazzareno anni della compagnavano ac- trionfatori priore un'arringa con spada dal a degli rappresentazione burlesca La capo. uno potè cerimonialmente dovette la i l'arcivescovo che Spirito, a che non offertagli d'argento, mano, ricordanza tempo ritogliergli ; ma serti in ammonimenti un quiriti i in uomo spada capo degli e un una sogghignando, uno, KIES'ZO frattanto mendico, di l'I proruppe odore in lagrime. diadema Con Cola sedette d'argento a conviti e speroni senza ro. d'o- fine. 78 VITA LA scrollava col a vegliardo o Increduli buon e di che e ciascun patrizio ciascuno non volle non canizie eroica stette l'evento. fede ad Quegli d'incertezza, più che in bile, igno- morte della della in a verità, sua labile, invio- un'arme aspettare sto. Cri- conforto, l'intocco al da come di il coperto : e corpo alla di segno ricevesse respinse funebre campana in il apparecchiarsi prestò bianco di confessione la Stefano aveva minore amministrasse Messere Tribuno parato frate non essendo freschi, parlatorio, un ché poi- mangiato aver il fosse il vermiglio sangue, da che altri, Orsini fichi Ma quel Casata. gli per i il ceppo Grande anco settembre. disposto a Rainaldo e mattino il dolce già della comunicarsi poterono che mandare certo eran Giordano di credere di capo aperta. orgoglio tenace poteva il dava coman- e fosse gli suo ardisse laccio a porta che In non si plebeo la voce gran IHE^ZO DI pugno l'alba. Venne COLA DI silenzio dentro era mava tre- il con- a LA dannatore; la egli, prudenti sìibito accolse il popolo anche di » soltanto i nobili scusò li ma gonfaloni, perfìdia, per le li in fortuna con mantenerlo, con e tanta fetti, pre- di mente. onesta- rapidità lo si stato prosunzione impotenza bei cavallo inettitudine tanta tanta a tanta nell'acquistar benee e accomiatò mondo tanti, aspet- senz'altra dietro li mone ser- di robe mensa trasse al volte agli e e Non capitani a fine trepido bello officii ricche tenne se vie, Rare di li le perdonanza. di di furono uno « consoli regalò posito. pro- ringhiera dinanzi colmò ficii, li nominò li di e il e alla fece pace Di mutò avido salì volta questa clemenza. squillarono attese Cola cittadini i baroni terza: parlatorio, supplizio. Castruccio. alcuni la dato avea di o consiglio, di ora al trombe, non vennero il Era condotti natura consigliargli a 79 RIENZO LI Ezzelino di tempra COLA la cui Vacillando il DI VITA di compagnò ac- nel di fatti. role pa- Tra 8o VITA LA DI COLA DT niEXZO quanti al mondo pervennero non origine in signoria nuova alcuno, forse, che conoscere e usare la bestia e la fede, l'arme crudeltà e la clemenza, legge. Sùbito escirono dalle Campagna, vi fu mai di costui men la frode che d'abietta furon e sapesse l'uomo, e la virtù, la il sopruso afforzarono la liberati,i baroni si ritrassero mura, e le ròcche nella e cominciarono in- la guerra. XVIII. Marino tenne il nerbo della ribellione Giordano e guernimento. Rainaldo ficora fresche », vi Orsini, quelli delle condussero con grande ardore le opere: il fosso, alzarono rimondarono doppio e del « intorno, abbertescarono steccato balestri fecero armi e le torri, tutto, manganelle posero per di di danari provvisione d'uomini di vettovaglie. Il Tribuno, non e già stava ì giocolali suoi d'ogni le da fornito rincorso il alla scritture avea Durenza le rotte e Giordano risposta di osteggiare di menar le teiTe ogni preda Un'altra che le venissero folgori ordinò parete volta del intorno a presero Roma fin giorno il suo che furore; entrambi Campidoglio e, e le sotto dei Tribuno sottomettersi, a del si le Per verga. sbigottimento molto con masto ri- lacerate Rainaldo e gere giun- s'era e la e l'altro quel- potuto con ossa le tra che pur un fu morto avignonese la loro messo altrimenti non su 11 maso To- ebbero spedì mezzo non corte là di i ribelli egli lasciato quale rentino fio- Boncompagno Come Marino, di scribi agli comparissero. e di setaiuoli ai gli esemplari Capua. che mura, di regole l'apparecchio, messo tra teva commet- epistole secondo o banchettava drappi dettava secondo 8l BIEXZO cavalierotti, e sorta Calimala, vigne avvisi: gli su DI COLA DI riTA LA li tadini. citcitò brandendo per i sopra tarli, spaven- fosser una dipinti 11 82 LA col VITA DI In giù. capo fin spinse Rainaldo arse il matura il colava i e gli ferentina, in al alberi, bruciò dell' laziale alle torri; per e di Rainaldo a belle i due gne; vi- L'esercito furia stare deva- a tagliò le capanne, il e fuoco selva della quivi non bensì nomi veltri di che antichissima Ma furono isfregio le castello: che solenni. assemblee mia; vendem- memoria alla sacra e di fen-o il portò nell'ombra sin cavalli tini. intorno gli ovili, rubò l'oste saccomanni diede si campi viti dai dai e bandì tempo di stra de- strida gravava più Nepi, alla dalle mosto raccogliticcio, combattenti, territorio Era ròcca; in entrò ottocento con l'uva pecore alla finalmente Severo pedoni. ventimila le il Spinto Marino sopra bovi Tevere, tutto si Giovanni trascinando fiume. il lagni, San femmine cosa guastò del Giordano di porta passò e RIEXZO DI Allora uomini ogni porci, la su prendere a COLA fu tenne dato dati di dal Giordano innocenti. federazione con- le salto l'asbuno Tri- LA Era VITA intanto giunto e tardanza. di Cola perito era Superbo il donio, egli Rientrò in città al cavalcò di piastra che e morione, la se la brandì cotto; di squilli Legato dal facoltà ogni dominio, marziali e tolse imperiale, di e sor- si cese ac- gli tra comparve attonito. Pontefice piena di paladino guisa fantastica, trombe delle armato tribunizia, verga terribilità al Aveva la so; Cel- manopole perle a le San sacrestia, l'arme sopra di con di ». disfece un nella Er- cavalieri Tutto come e Turno fronte tregue, d'oro pose innanzi maglia penetrò dalmatica in cui Tarquinio genti; Vaticano. sappia non di cani « le ch'erano prima in aricino con senza medesimo i due affogò tore guasta- ma, perfidia deputato orsine case la per del presentarsi rivo quel in partirsi, al l'assedio; levò nale cardi- legato lettere di intimandogli il Roma Deucio spedito aveva 83 lìIEXZO a di Bertrando papa DI COLA DI il di riporre cardinal togliere in trando Bera Cola Campidoglio 84 LA deposto il di un ternìine. II al della notaro tribuno urbana folle di nella con l'Un- la le i e violazione di lenze vio- vicario, Carlo contro titolo bagno il e l'abolizione chiesastici, il Napoli, ottimati dell'Impero, breve più l'alleanza diretta citazione il ché per- rimproverava Giovanna gli eresia, i Romani Camera il tro con- per Padre Costantino, contro iniziare entro Santo contro garo di sopra augusto, di lìlEXZO processo rinnegassero lo conca DI eletti, coercizioni usare di COLA senatori nuovi due DI VITA dei cipi prindiritti le tutte la leggi sancite. in per dicendo sua con il vigne prudenza « voi Papa di queste? son si ingrossò Mandaste mai?» per Signore informazioni molto volete che delle il cardinale arroganza: «Abbiamo Nostro Cola scettrato e imperatore, con Or noi. ferrato Ma voce. senza l'altro: di da dalmatica restò la l'uomo vedere Al tacque, Rispose informazioni ». Tonò il devastatore Marino: » « II Che Legato pensando di 86 LA diente, nella grande matto Non ». prendeva la sonare il e le visioni. sue mandò Il innanzi poi dal che l'arme. co' mensa Gli Romani. per ma suoi arnesi dirgli « lo d'aver quale alle i e Radunò il udito fu di volta l'insidia fece una sogno di invitò gione. pri- distribuì popolo figlio Lo lo cavalli Fianvestiva lui frutta in na, Tosca- figliuolo suo mento fru- lance, di pentirsi. ; sogni cento con con senza tratto chiamato, carra prima rinnovò Cola conviviale, a la per da suoi baronetti accompagnato cesco, i molte quindici da seguito di venne e no. son- congregava Prefetto, sé a né ogni a raccontargli per e vedeva patarina, campana popolo cibo più faceva traditori, tutto per Tribuno, infermo farneticava, Smaniava, lo mise al fosse come cavalli rannata addosso diventò Pa- tentare per della spavento di cinquanta novella La « cittadella quattromila, sforzo. RIESZO DI cinquecento da pedoni che COLA raunarono lestrina e DI VITA San tribuno al volta tino Mar» as- LA la un'altra volta DI COLA vittoria slcurare santo DI VITA vendetta di vaticinare la odiati gli sopra Dio; udito d'aver dirgli per Bonifacio papa nemici i su »7 BIEXZO il stuma po- Colon- nesi. Come s'erano costoro gridò che certo segno sconfitti sarebbero solamente non un l'interprete il questo esser a presso Monumento, detto luogo città dalla miglia quattro accampati ma , nìorti E sepolcrale. nelle Orsini genti Si ». Lorenzo, lo sforzo I volgendo accampati trombe nelle di Fiore « cui Ponte Monte. Santo Spirito la verso dinò or- degli da e dal d'ordine mosse e certi Giordano contro di porta s'apparecchiava ostile. baroni, s'eran di parola per cavaliere di monumento ciaramelle, l'aiuto con e lor dar nelle Campo di Diede fece e Sant'Angelo, San sùbito nacchere le il quivi avrebbero di sperando discosti dalla quella a in vicinanza di occultare via Tivoli del di la cia, mar- Palestrina e Ponte s'erano Mam- 88 LK molo. DI VITA In la su iuniore, condusse pioggia di in della la per col i di terzana baroni Cola dì quel la della pioggia quale era aver e Fondi. Pietro cautele lasciato Agapito Orsini, Sciarra grassoccio alle per ; da suo Sclarretta capitolina campana malore il di Petruccio di denti consiglio Giordano tremendo Bonifazio, i erano Pietro Braccia, Caetani due che a quali Genazzano, Buccio di i ; Gianni, di di e adunò il — il — primogenito signore Sotto batteva e fiche ràf- pidoglio, Cam- di Stefanuccio animo collegati le con dominava ma grande vento, riscossa. vòmito la travagliava campane basilica, infermo stero Mona- crudelissimo delle della al giungendo segno era il l'oste, tutta sino Li tratto stormo portico di mura. e lonna Co- Stefano cavalli e dirotta lo RIENZO capitano le tratto DI mezzanotte fanti fuori COLA fano or- tore castigaFrangipane Udivasi nello di scroscio Agapito, e alquanto che agli giovine via tutta- più il clinato in- ardimenti l'abito di VITA LA chierico e in tenne seco con prese cavallo, nella voce voglio pel non « stato faceva fede. Per custodia, potendosi accomandò di la la chiave la la Paolo tradire fermezza, a un rispose egli se nopola, ma- allora voler aprire porta E avere sua ma; Ro- vengo con gli non segno di nominata batté grido. mutata, esser la il Ad guardia la dall'androne balestriere aprire. tornare; Egli motto. be avreb- guardia La il poiché cittadino mia iterando Buffa di ca boc- voltò cavalierotti Sono ». in porta, chiamò casa a buono guardia alla notte e Ma fante, promessa disse: nome; consiglio parole sol dei la mantenuta vile; vedo- Palestrina. le un taluno che sperava Nel su dinanzi fu e degli una dell'impresa mozzò gli duto ve- gramaglia presagio. ritirata Stefanuccio a in a aveva moglie, l'abbandono rapida cominciò Egli sua il temeva »9 BIEXZO indole, scapigliata la alta DI vacillare. a la per : l' sogno Annibaldi, e COLA non ma disanimarsi per DI non una la non di tro, den- verretta 90 e dì là te il la è battaglia trombe fanti Mise la quindi la da disfida; medesimo di sotto di suon a ». schiere. mandò Co- movessero sero des- ritta man voltò La la si dotta con- mosse sonò porta senza prendere ri- per prima, Sciarra, la di più rasentassero, a fece tere rimet- passando tre consolare. giunta a 11 via Sciarretta ordinata; trombe volta pazzo con l'altra quella rata Ser- quel porta in cuna, al- difficile ; levate dopo porta, la la cavalli l'una che verso e via inganno. onore bandiere a collegati Giova con E ». per giorno davanti e in mura. altro ad ordinanza Colonna appellare ritirarsi ma balestriere, saldissima fuori colpo pantano. un Ai tratti e stro baleCadde potiamo non difficile abbatterla, di monasterio. porta di travertino. «Buono fummo che in forza Stefano Entrare « forze, a melma il verso il scagliò ricorderà spronò alla RIENZO patrizio: si disse: DI di nella Disse COLA dall'arco chiave di la questa con la DI VITA LA le colpo seconda, rire. fecon- LA da dotta avanti la il giannetti su combattere Precedevano ditori questi il in Gianni e gli di che primi otto nobili il sotto l'assalto. tutti oltre al prima grosso fiero citata eser- ardente tanto tentasse Colonna gran leggiera, niuno antiguardo, in di bando messo aveva corporale pena e trizia, pa- meglio Stefanuccio che muoverla la alla fazione ogni a che cavalleria romani su terza gioventù arme, montata o della animosa in La baldanza, fiore più meglio arcione, 9" RIKXZO più con la colonnese, DI Frangipane. s'accoglieva corpo COLA Petruccio veniva vi DI VITA fetra e ; leoncello, misura, ditissimo ar- occhio del vegliardo. XX. Cominciava meno il terreno sicché ad spessa tutto vi albeggiare era melma s'affondavano la tra il volo; nu- pioggia, ma pozzanghere, e i cavalli fino 92 LA alla VITA DI Le grascella. del Giordano e due la Buffa le scuri Gianni i con la coscia, e di prese rincorrere, fu all'impeto. Come che dinanzi avversa sbigottito a die lui alla le la la alla Lo lancia su per e cadde, tanta la tutta per bracciò im- spronata con e porta alquanto terreno volta suoi sùbito accette, solo lunga. i quel dirompere varco s'arretrò tumulto; che l'imposta nel la il rono Udi- movessero pronto irruppe giar maneg- dritta. e abbassò rotella, ben a credendo a Paolo erano il rimbombo mannaresi chiave di l'imposta fossero la la verretta sopraggiunti e romore pitìo scalper come e, Colonna, partigiani già lo e gangheri contro i feditori e avendo incominciarono all'urto, sini Or- Cola squilli la e e tumultuavano ; con serrarne e saldi gli zuffa involata erasi Monte, porta, la Tribuno del capitani udito sotto IiIK:"ZO genti dal volte appiccar VI ond'eran popolo, le CULA tutto una stendardo mineo fulfuria cavalleria il mezza popolo lestrata ba- tribù- 94 LA VITA di zandosi drizzarsi alla testa sol grande dai il ladra lo ferro A a me, Il colpì che gli aggia fatto, buon Udì stramazzato Dov'è Noi voce nella » entrò buca mio? » sappiaino gito il ». lora Al- cello leon- suo E, varco. buon mandava do- porta sia che del degli l'intrepido: non pel solo sando pas- Gianni dove né fu viluppo alla chiama spronò, l'ultima « balzato sangue ch'egli ! Stefano sospettò fosse : pezzo, Trevi di dinanzi era sciale, co- ignudo tuttavia « metto, l'el- capo per il tra ansioso: Risposto del spallaccio Colonna me. il schiamazzi nell'inguinaia, basso padre suo Io lonna Co- abbrancava Gridava abbattitori. « Colonna, « Fonneraglia che il : pezzo lo dilacerarlo. primo sperando l'arnese ferocia per Gridava gorzarino tutto la sopraffaceva su dosso tener per lo Strappatogli nome. di piedi suoi Risonava » EIENZO che atterrato. udito ! DI in canaglia perché essere COLA 1)1 come sangue, an- nell'androne. figlio, vide melmosa, il figlio sopra VITA LA il Come uccisori. gli la la fu febbre gli rientrar nelle figlio abbattuto. lorda divino il I rivolse su pel del le che la contro in repentino dei rotto un impazzato Sùbito e del di ; gue, san- ciato squar- petto giq- silenzioso in splendeva dei bagliore nuvoli. Dalla nella Tramortito torn- lo groppa sbalzò lo raggi gli piombò macigno fu vide bellissimo pubescente, percosse a il lo fango dove muraglia. terra. il disserrò varco presidio spalle, stallone restò il punto saettati cella al volta morto, riverso non e soccorrere coraggio denti le silenzioso una di vita. tura. nell'arma- ossa vide l'inguine tura crea- agghiadava per chioma la cavallo, il della ancora Lo sini Or- Cola della denti; mura lacerato quel i ignudo, e venile. le scoteva spronò disperato, supino gli strinse Egli voltò l'amor autunnale e di l'amore che degli viluppo egli forte 9^ EIEXZO masnada Ma soglia. più midolle si DI il contro, corse ripassò capo, COLA sanguinante corpo La DI di sella dall'urto, calpesto; tratto 96 LA da! fu ebbe sozzura belluina. figliale, mescolò virgineo quel con ; il viso aperto fauce come dì caldo ancor destro, pie maturo sangue RIENZO alla cadavere sul suo DI mezzo naso e Gittato il il occhi COLA in popolo tronco tra DI VITA fallace. speranza XXI. dei il fato Ma Colonnesi Imbaldanzito da uccisioni, la per di Fiore inimistà dei privi congiura soperchiati dal della zuffa e questi ultimi sotto scavalcati la duce dei della magnanimo e le stragi-ande, volsero che odio per cavalieri i numero si di Orsini Sant'Angelo Ponte consorti del due proseguir a degli di e piuto. com- le per aizzato costernati competitori, sorti popolo l'accanimento strage Campo il queste era non in debole porta, balenarono breve sforzo respinti su non la tro con- tarono ten- sero, res- melma riTA LA sdrucciolevole in pie e fuga di Caetani cavallo il era folta, del pe' pantani a si e vigna una la per sero danari a e gli lo oro, e scalzo, ritrovarsi allo spavento. e la poi del e Ma Dei pelle. sorcotto nudo tavia tut- sperava donna Dio toglies- Rimasto sbaraglio. mava ansi- per gli tutto, e dalla riparare pregare arnese. sua e raggiunto, tuttavia, alla tornare di ribaldi a spogliarono, pregava La scampo. di lasciassero poi d'ogni mischia sfangava Da che Vergine ma la cercando vicina. da Pietro inconsueta ginocchione buttò Caduto l'empiva chericale, pinguedine un perdessero lo dall'arme Impacciato sella e Marsiglia cercava sogno Marino dove Colonna, men veracità di la nata, abbando- mortali. proposto Agapito in bene se ferite dalle sangue rimasti di Fondi l'altro e briglia a Giordano come vita pochi e il all'altro, sopra la cara in tornarono di l'un caddero salva, fermare potendo vendette domandò 97 RIENZO DI non terra, l'uno COLA DI mai più Sgariglia 9» VITA LA beccaio con grasso bianco, del pozza sangue fazioni da lungi di un nobili calva bastardo di uomo E di poco Pietro e di ligaro, Ca- un Lugnano, Stefanuccio. : E lati macel- perirono, tronchi nudi cruenta gna su- nella Messer famiglia e che non della altri supino cotenna Frangipani un mozzi mota più cugino ottanta furono, nella bracato, prebende. suo e Camillo dei da il Belvedere, e vigna grumoso, ma stette e la con la gli segò nella Giacque proposto, BIENZO DI sguerruccia una pappagorgia. il COLA DI giacquero ludibrio al della razzumaglia. XXII. Il Tribuno fuori della dello vista e tremacuore, s'era non porta né cozzo ardito distaccarsi bruttato. stendardo il mai del perocché ferro escir bra dall'om- Sempre gli assai il davano più la fami- VITA LA ei gliare vini che fosse dello fece pronti nel già la Vergine d'acciaio. si al pugno l'atto forbirla andò tagliare al a mensa. di Papa salì il lembo né in voto la verga al pidoglio Camin ciola goc- nitore della mimo fece della capo, celi Ara- una cotta sua Disse: tal di spada Non l'eroico ma orecchia mozzata potè festante. rotondamente. cremisina, e la con inteiTompeva imbelle; di appese grazie, mostrò popolo rossa lama le in genti Maria d'ulivo corona Rendute e Santa ; parato l'ap- e le la capo l'ordine Quivi tripudio. con in Rimise a già pose capo cavalcò e gento d'ar- aveva la ti-ionfo. del ischiera suo egli piena, trombe sue se e col dall'arcione Pronta d' ulivo, parire ricom- annunciar ^^ttoria le virili. vene rizzatosi e raccolta. corona alla la coi e Monte ad tutte sonare a delle dal stocco colore; riprese inchiostri succo l'arco sotto 99 RIESZO gli Giordano vide guizzo DI con buon col Quando COLA DI che Imperadore Hai « la non ». E 100 LA VITA Su rimbrunire Stefano, di trasferiti LOLA DI i Gianni Lorenzo della casata in le di lacera, il fare i cari nel convito Parve nella parole da fanno fossa ; San perché poco degli ch'ei minaccia gridò senza ». stuolo agli lante, ur- uccisi. le Vecchio Marcello appesi, sono loro fossero rammemorar il d' ira, in Montò che esequie strida turbavano accosto. col e l'ululo le e comandò le titudine mol- una e sacra, vedove Stefano in quando l'editto e negate e da lamentazione palagio le scacciate colon- donne Echeggiavano Tribuno, il furore denti. ar- scarmigliata l'erta per di furon torchietti seguite morti. pianti sepolcrale di gentili la di porta Coperti lamentatrici per furon proposto dalla intorniati di spogli cappella gramaglia, in i del Araceli. Vennero e cadaveri e alla d'oro, coltri sopra HIEXZO pietosamente San nesi DI io spregiato aveva : li come Allora pompa profferite « Se farò quei gittare maledetti i cadaveri e senza tre mi nella giuri spertetempo, not- ploro, 102 VITA LA Colore aridi occhi gli d'ambascia. quella in la le dai selci di volontà E, nella apprestar poiché non le di anche vendette. tanta me co- fatta la « morire è che villano un ». poteva in fiutava ri- e ossa Sia Meglio rimase fossa, già infaticabile. : giogo tenne destino riscotendosi il sopportare del torrente Dio. li vecchissime travagli dal dal inghiottito alle pace alfine, Disse che aveva polite fissi terra; ingiusta terra immatura omai spaziosa incurvata non stampava di Soltanto l'ombra statura non gesto mosse chinò sua secolo stirpe motto, su la che vacillarCw fece non sospiro né RIENZO senza non lacrima, cruccio DI piedi, mutò, non sparse in in diritto Ascoltò, COLA DI piedi , coricarsi ferrato ad LA DI VITA COLA DI 1o3 RIENZO XXIV. Che il d'arnie fatto di Certo certo. né vincere sapeva vittoria. Marino sopra di di di Invece nobili, da cavalierotti e adunò egli credette si del pretesa soldo «Vògliovi Venite ineco drappi lo pose di cavallo, nacchere andar il e a di parare e zia mili- facezia. nuova doppia menò troinbette. oggi. schiere. figliuol con di all'importuna le lo dicar sra- ribellione sacra paga Ordinò ». indugi cavalleria sua una dar bianchi a e chiamata con la quivi per satisfare Parlò: di la lui dettatore senza resistenza ogni colpo non usare oste Palestrina e il sapeva fare ginese Carta- Canne, che né Orsini, al di bensì, è dopo due Maliarbale battaglia la dopo Tribuno, dai compiuto l'ammonimento è al ripetesse taluno Vestì Lorenzo, suo a seco suon Dov'ei quella mostra. lesse vo- 104 LA non VITA alcuno. sapeva tiburtina, del fedìtore fece inginocchiare Cavaliere della stupirono e che i delle Sì i tal la paga mormoravano il dannato asperse Ed volle egli col piatto l'ignobile pari suo astanti gli che più col eroi. disgusto, il baroni di di cialtrone. soldatesca, E tinse at- «Sarai l'usanza, fango vergognarono di ne percotessero fu grande che ». secondo degli sangue tristo, impronto: Vittoria col figliuolo; l'orlo inorridirono. spade, battezzato il sanguigna, conestabili la Dinanzi su dicendogli prostrato dal Colonna smontare quell'acqua di con arrossate Stefanuccio fece lo masta ri- atroce pozza adolescente. smontò, pozza il di porta ov'era zuflfa; l'acqua magnifico sangue e la con e HIEXZO versola della terreno melma DI Cavalcò luogo al nel la COLA DI ristucchi e e Giordano in arme i cavalierotti ornai doppia colo, spetta- si pur attendere paga, ; con di l'altra mezza sbandavano Orsini, prò e di la si popolare parte vestire E allo mentre le ferite ancóra DI VITA LA Savelli Luca che legato d'Umbria guelfe Roma 11 chiudevano di dato né udiva. Dì e che toglieva le dei vettovaglie. mormorio ai chiese, beni delle aveva ventresca fatti in- badie impinguarsi delle stito ve- condo, rubi- e che Alle i vedeva grasso badiale. mercanti tutto conviti, la entrate sava pas- non inzeppando per libre sette ganascia la diveniva già era satrapo, potentissima, guerreggiatori fasto, notte esercitando città spocchione, al e un come dal Lo crapula dinal car- dalle valeva tumulto. alla dal alle passo plebe La moneta. al I frumento di Rubbio uomini Toscana. di e affamata. era tregua, traeva ne mura, collegatosi senza di e le sotto operava danari di sovvenuto fin nuta mi- guerra Colonna Sciarretta con la il guasto portando o5 1 RIENZO rinnovava aperte, mentre DI COLA strava seque- ; le aziende comunità ; , prendeva l'oro ammutolendo spolpati. Il tutto a l'aveva, chi con andava le in senza gno, rite- gli minacce ghiotteria 14 e lOG in LA scialo, In Così, al si più la mordeva serpe, devasi figure se le e a coteste dunque, il mondo sentenze che la di vicende, ammirò vedrà Oh fatto cando moltipli- ! che le dirti diceva Bruto trei po- vendo scridi vergogna cotesta duca vanità epistolare Sento Cicerone? che « conosciu ri- Petrarca, scriveva : quello non il rossore sogno, qual difton- scorpione, E bandonasse abminevole abo- strisciava ». papa che l'uomo obiurgazione nella il bando, malizia dinal car- ciava minac- errori senza lirico suo suoi tossico qual Il i cittadini qual non del il e cui stui Co- parlamento, Montefìascone ai la che an- improvviso. esortava « faceva villano. tener scomunica gariava an- divenuto del giogo da Avignone e egli era furore legato da derubava ardiva del paura dieri. masna- e il medesimo il popolo lìIENZO buflfoni Intollerabile non per DI l'Orsino fuori, dentro. COLA mantener mentre di di DI VITA de' satellite fortuna. Te buoni, oggi de'ribaldi?. VITA LA Così nemico si quel Genio fama che Tanto si noi per avessi grandi Ma tue. te Roma, te che ? le prese im- m'affanno?... addio pure era convegni volgo or quale incredibili e a correva, a col continui tu così n'andò Dove salutare, tuo stelle, le cielo? il l»? UIESZO DI inutaron fece eran verso COLA DI Io. Addio strada. ! » XXV. di Tribuno dal i esasperò carestia. il i dei rombo della per del gola solletico dalle i fumi l'uom della del da vino della udì il prima gli paura operato barbe dalla delirante E tempesta. intermesso mercenarii, tribolati tra giullari, sto impo- sale, i già pur gagliarda. del pagare Romani della tremolìo alla gabella Allora, lazzi luogo la su Orsini gli e lavoravano Marino L'aumento e i Colonnesi ciance, Senza in penna tenne sommo per 108 LA vuotar col ÌITA si vomito Ma, ancóra. il in A v' che larve il notti dodici tornò la su Egli minetta, di coltri. farsi per compagno l'insonne. del- vene fem- una lino. fanto- un la e gufare a come le volte, piìi come ritrar mansueto suo Per tunque quan- le placare di raumiliarsi, guanciali i servi sveniva per dere. ucci- malauguroso, piagnucolava Allora, di si piedi notturni, agghiacciando sinistramente presagi. campanaria torre nuo conti- per nelle dai scacciato teva po- in sotto gufo un gran di uccelli tutto sciò la- non nemici capo raggricchiandosi la nagliò atta- Campidoglio il degli nascondeva fu dai e crollasse verso non balzava irrompessero Al più L'uomo remore, che gli dormire, né dalle lieve credendo o e capitolina. gli tremolio Finita mangiare ogni il che boccone. agitato riempierlo e strozza e gozzoviglia né sacco serramento stomaco passar lì I ENZO dopo, poco converse DI COLA DI cercò sorte, corna in tro, den- pieghevole. nel governo cevette Ri- 110 LA diede riTA il tra dal alleanze si di di dai stringere la e più come il le figlia negoziò Ma, breve tolse costui sprofondava favola sua nobili, Monte, dedizioni. più RIESZO tentò fìgliuol Giordano DI coi Prefetto, il carcere di COLA riconciliarsi a nozze hi paci tava, s'agi- pusillo. La compita. era XXVI. Movendosi Lodovico vendicare la Aversa del racquistare anche in di di il soldati conti adunque Giovan di in Pipino, Potenza Roma rUngaro, ribalderie per paladino e e ad commetteva e di ladrerie. e Puglia, ingaggiatori levar in Andreasso di reame a fatta morte fratello Roma Minerbino chiamato per vituperosa suo d'Ungheria re di vennero con lui. di a dato man- Un conte Altamura, con suoi Nocera, stando assoldare ogni telli fra- bande di sorta Collegato con Savelli Luca alla affiggere adunanza una a mandò suoi luogo comparisse sotto dalle colto fu nel citò Cola di paladino si e in assai Pesoli Popolo! il e fece cavallo a Tribuno ». circo in a Viva dì, tre in menato. mal- e il giudizio sta rispo- per alzò l'arco di San tutta la contrada sonare a le gente gridando: Colonna, vatore Sal- martello ragunò piede, la ché per- Flaminio, contrada, e suo capitolino Costui sotto della campane di Pugliese allora nel barre Colonnesi, dei del Altamura. afforzò serragli termine genti in Luca a L'officiale pena. grave Cola il bando affiggere d'intimazione atto un ad e pel case sue lacerare a sovvertitore del tava invi- partigiani. marescalco un t'Angelo San- quale nelle i giorno quarto col fece di chiesa bando suo un tribunizie il Savelli della porta cario, vi- crescente. decembre, di cardinal dal arroganza con l5 ai m RIEXZO citazioni delle imperversava Ora, DI COLA protetto e rideva si e DI VITA LA « e polo! Po- muoia 112 LA Si di trattava Giordano al DI VITA le stormo Monte di conestabile E alle barre annullato uno Così core piccolo era, del e ribelli ; un si a mase ri- che manava scalpanare scam- traeva Campidoglio « non forte, sospirava sbigottito avea non e il Tribuno nessuno et virtude ». Liberatore lacrimette egli al rioni suoi giudeo garzone l'impresa dal popolo dei piagnea, suo in Lacrimava nei facesse, raffreddato tutto per si che sapeva Orsini scampanare in del nessuno Gli e una per ma buon a sonata Scarpetta a Cola e e il Pescheria; ; dì fu forza il tuttavia sonare un barre. nome ucciso. in fece egli Disperato la contro gomiti Santo mostravano; l'evento. aspettava mandò le Dov'era dirompeva paura asserragliava si romore mani. giudeo; un si le Pescheria disfare non EIEXZO Per di da DI Spirito campane. continuo a La Anch' quella traeva ? dello ginocchia. notte menar Orsini cavaliere e COLA balbettava, e in si balbettìo. lacrimavano sciogliev di- VITA LA e balbettavano il mentre buon la Escito della e Sant'Angelo; celato moglie tempo, di abito di notaro Castel in chiuso stette lo e dalle partitasi il rifugiarsi si sciando la- zeppa inviate, quivi e alcun a sonava palagio, piena non andò Regola intorno, lungi dal camera sua dettate epistole di giudeo riposo. senza familiari suoi i 1l3 RIENZO DI COLA DI e la raggiunse Lalli dei case in minore. frate XXVII. due Dopo Colonna Stefano E suo rifugio, caduto ma gli ordinamenti la sincerità per chio vec- fazione. sua nimità; magna- rappresaglie, perseguitò non lui né snidò ogni evitare mantenne della il di alle ire, le del Roma la con corse non rinfocolò congiunti in memorando esempio diede che non rientrò dì, e sua per ì dal dissenso strare dimo- perdonanza -114 VITA LA in diede COLA di colui l'acqua DI il pubblico suocero ov'era DI che il di bacio ger attin- dall'orribile fiore bel più al pace osato aveva sanguigna caduto RIEXZO pozza virtù della colonnese. Indi di Deucio tutti i il Bertoldo fecero in capo giù il nepote e Campidoglio poiché figuratore, Cola muro fianco a Savelli. Luca e di di cancelliere Conte Rienzo costui che an- cino Man- Cecco che a la teneva rocca Civitavecchia. A Civitavecchia ma, dal in e il capovolti di sul eleggendo in folle dipingere abolendo ed ritrovare del Bertrando stato Orsini parvero contagio col lo tribunizii decreti quali anche riformò e senatori I rientrò poco a cardinale Castel che saginata, ricoverato quando il Sant'Angelo che perdendo però per Quivi in tanto l'adipe fu sini Or- quegli presso fortune. mebondo; tre- tornò resa, combattuto avevano il nepote suo alla costretto delle tempo erasi la sua carne travaglio accolto nel lui in dava an- sette LA mesi DI VITA di buona E prezzo. dei se Orsini, mercato stiracchiar Nicolao la del ratori di mettersi di far di Santa del che di ebbe mercatato al sicuro, Maria sul anche verchio so- Volle contratto. i compe- sicché la pelle. E, trovò tempo Maddalena un'ultima cone stec- uno ambo fianco la la siìbito; salva dipingere Castello del tembre set- contanti qui ma sorte morissero di dopo in vivo l'indugio della gioco avendo notte di pagar fosso; suo fu il voleva feroce non Campidoglio conficcarlo del gioia nepote quel trista papa tempo suo che, in passata il perse con della cia Nor- Avignone, Il Marino memoria infida, ma ; intanto di perso in somma. trattava Rainaldo cena mani cena, di ingraziarsi e nelle darglielo col a averlo per a Francesco romano. pontificio notaro a avverarsi principe imperator non 1-3 messa patrizii lepidi presagirono lui fu quasi così parve 1 HIESZO pasciona, quell'augurio quando 1)1 COLA in allegoria prima modo e della il Chiesa prossimità d'un an- .Il 6 VITA LA l'allegoria Ma di bruttata di speranza alla civile la draghi di e anzi fu Perduta del ogni dalla esci dietro Compagnia la aspidi. effetto, Cola lasciando di e sterco. riscossa, ventura, BIEXZO ebbe non loto DI di calpestatore gelo e COLA DI la sé duca città guerra Guernieri pestilenza. XXVIII. condussero lo Dove signoria della il papali del nel al che su disse un Nemico e andò che legno di ; Dio e per la cavalcar trasse en- cato vendiE terra. sconosciuto mare disse dei soccorso già aveva riformata per chi ch'egli chiedere vi confusa la penitenza, bucinò per Andreasso chi Si ? Lodovico re della lidamente, sto- persecuzioni l'eretico, peccato, reame così delle contro celesti castighi nioso sma- renunziata terrore indette angoscia il rammarico che trattò con lui col so- llS LA solo radici, nite DI VITA che nella uomini nella malinconia di di bellezza, tra i dello spirito remoti, troppo nei Nelle dell'acqua di verso ch'era vellare umile asceti r per il orientai venire regno il quel alcuna in mole di adorne casta, e i reva pana. uma- dall'arte viveva un bagliore dell' Eletto e rinno- purificare profanato. polo po- rivolto perpetuamente a cieli sasso dell'estasi e vero. dall'ansia verso fulcro polite tore retutta senza sollevato quella cavità di d'implorazione e sotterraneo secoli fabile inef- nome grandezza, venerandi, più rotonda il è sacrificio di rauco montagna divino alcuna senza pressarsi l'ape bocca quell'aspra a anelito Altare stracco l'appressarsi Roma, riconfuso Ma plebe gli primo suo e con alla e fra mondo. volte vento sgonfio piena del troppe al il quell'istrione di gittato domani disciolto sarà nosciuta disco- custodita quando si dall'aver verità sua risolleverà operosa portatore la con RIEXZO profondamente si terra DI COLA 11 loro culto dì era DI VITA LA della novello sarebb'egli dell'ultimo orizzonte? egli spelonca, indi di la preghiera venuta, l'anima lume. semplici dal braccia bocca o a vie forse della a letizia erba con su di il alpestre o il legume mulando si- giubilo del con di liuto; le per chinarsi dell'oliva con creature, giungere e piià aprendo gioco scodelletta l'olio dei ripeteva vedeva la ché per- vere rice- rupe voce il Serafico la macerazione delle legni vespro dell'aria condirgli gran Essi con talun Cantico due ? facilmente l'aurora il nura pia- carnale tuttavia vertice cantava la più verso con e E fedele lo profezia ingombro potesse il sul alla monte con l' assottigliavano nella affrettavano aspettando, vivevano rebbe sa- attoniti agli l'alta compiere per luminato il- stuoia la su dal sceso nell'alba paradisiaco risplenduto limitare, pastore subitamente o sorto il apparso mattino un Lo trepida. e Povertà, angelico, da -^9 RIENZO vigile aspettazione sposo le DI COLA nigna be- scorza umbra a dorata l'o- farinoso. LA VITA DI COLA DI lilENZO XXIX. Cola la vestì vanità la improvvisarsi Cirillo e da Parma le visioni l'ansia e il le di Pier in caliginoso. dentissimo, egli per eterno di Giovanni Ulivi, suscitati si tutte dal bine tur- affaticava rimescolarono spirito due di delle Gioachimita i il Cronache quello Divenuto per vaticinii quanti tutti Futuro, in i Giovanni dell'Apocalisse polle ci- Spirituali; Vangelo glosse sogni del di Concordia le i tutti e confusamente e La Fioi-e, tribolazioni, sette la profetiche Sibilla, della Non per degli il Comento, da vaio. rimpinzò dottrine Gioachimo di Si teologo. Decacordo nelle dictatorìa modello di ingombrò di e regula farsi per stessa composto paupertatìs. regala la con sciamito di dimenticò rozza erasi cui con guarnacche si lana primi ventoso ar- stadii LA del VITA DI mondo dì fondato dal Cristo, iniziarsi riformar a Or chi di lo Rienzo, un romito ad frate Dio Io esortò ribollita. Il « in vivesti a air fu O iniperator l'esortatore a che Or la salute Signore romano ti gero messag- prodigi, per ha buon il gli tra Cola, e dipartirsi solitudine. vivere terza, Cielo a novissimi medesimo follìa Assai i operare egli di di voce Non ridiscendere a la medesimo sé a Monte Cola del dell'era da e questo cavaliere elezione. questa vertà. po- egli. infatti Angelo di per scavalcato persuadere altrui uomo nella non annunziatore egli volle santo mai se al doveva Chiesa Simulando Paràclito? che esser riformatore angelico discese d'un poteva » — » la la e sacerdotale « Figlio l'avvento preso com- », Adamo il monacale « con eletto di per divino stadio terzo carnale « creazione la natività il 121 RJEXZO DI per — tra COLA scelto. che l'eremo dal- uomini sì bene della sua t'indugi devi ? minciare rico- verso. dell'Uni- Va, recati nell'ordine è lo 122 il VITA LA centesimo, col che papale trascorsi i Roma dustre agli occhi lino e i rotoli incisi nelle fu il egli verità, pili efficace conosciuto il e in era Il terziario del di sul Roma dove tuttora gittò Morrone al la viva la la di derlo pren- s'incamminò gato Le- del forse che Napoli, cai"dinal memoria e paura di tonacella e melo. Car- pensasse consegnarlo iMer- offerte viaggio; l'arcives.covo rifugio, l'in- i vaticinii monte al mini uo- sotto di volta questa gnore Si- il romito che d'argento stimolo come seppe E ». trascritti anche degli profezie Cirillo a tolto del svolgesse delle tavole due dall'Angelo In gli ov'eran quelli fu sede imaginò incitarlo più già che peccati vera sua gonfianùgoll vie per essendo da i non della tabernacolo per dalla E s'adorni quarant'anni rimasto sore precur- l'opera. corona, il lungi qual presto Gerusalemme e RIENZO con e imperiale e DI assistilo tu e consiglio dubitare a COLA DI buno Tri- faziosa. in un tro boalla VITA LA volta DI della Magna alla giunse di dell'anno luglio valicate ; città 123 BIEXZO DI COLA le Alpi , nel Praga di mese i35o. XXX. nella capitò Quivi fiorentino; Chiesa la per di cosa Boemo ammise pellegrino ignoto Il il vita due in Papa tarlo sagace, verso con di Cola il quello sono lo que' premendo strano suoi ha a II ». il collo per eletto mandato voi occhi il si iscru- per e peratore. Im- Boemo messo grossi «Fa ha quale l'altro e esporre romito l'uno e il disse: un Avignone Io chinò consenti Montecelo ambasciatori, utilità. sua conspetto Angiolo; Frate nome al in santa tore impera- suo Allora messaggio. sentasse pre- volendo di e al gli lo Roma, onore e ziale spe- eletto di suo uno che pregò Carlo messer a dirgli lo e di casa di viso cane in- 124 vi manda succedette la è deve suoi de' peli dall'amor e Sei «Chi l'altro: E il r di Tribuno grazia di e avendo quale io penso? « Roma poter Io ». Cola E cui governare il E » sia?» che questi: a disse: ch'io penso il e Cola, quel sono Padre Santo voi stume co- Avendo di il : suo eresie pensate imperatore io die colui, tu il Spirito delle notizia già verghette udienze. separare dallo Figliuolo regina com'era nelle quell'uomo udito « diletto suo natogli propi- le tagliuzzar «. pelato della coltelluccio, col salcio di dal cessò onesta, il venire a rimasto geloso ; Santo, beveraggio il per gli possanza tempo ch'era astuto, giolo An- dopo e Spirito sul piate, Sap- « principio nel nella dello parlò Frate Padre Figliuolo regnare gobbetto 11 che che il volta disse: stadii. tre dire a il ora Gli gioachimita dei mondo sul regnò RIENZO Imperatore, messere quale Il dottrina la secondo DI costume. suo adunque». Parla, ed COLA DI com'era nanzi, « VITA LA tu « sia mente Vera- Signore in pace 126 VITA LA i savii udissero fu il a finché col dicitore. pontefice trine dot- vescovo all'arcirazione delibe- la cui quale iscritto custodia a l'empia Il per giungesse non spedito suo in eglino quelle distendere dato e del eresia il costretto messaggio, aveva di abominarono preso, Ed giudicassero. infette giudicarono e e BtEXZO DI COLA VI l'imperatore sigillata scrittura sigillo. XXXI. Cola Stette disputare facondia sua « L'amico faceva mal giorni La teologia. di quelli conviti dei i quelli stordire boemi, quelli Praga, passando maestri con in tempo imianamente, trattato a alcun deschi, te- schiavoni ». alla disposto , frugalità francescana, mangiare e vino, bere assai si all'alemanna vivanda li di contentava ; era che data « ». sai as- Per LA VITA ingi-aziarsi del il vostro che, DI il suo sino e Sono parlo. E gli in Cola su l'Elba; dell'aria atti lui la di finché della dal in mesi con epistole, le avesse gobbetto vate rile- gote le tagliuzzar a legato Il triste un dalla castello inclemenza della di sorte, sua tandosi confor- prigionia scrittura d'innumerevoli giunsero inquisizione Spoleto. Il prese im- sue non sorriso dall'incertezza lunghi passò il Boemo afflitto ove, e le salcio. condotto fu taverna, volta seguitò Enrico sangue». della una e di di vostro favola nel colmo, verghette bastardo parentado. aggi-inzò astuto Ora tacermi. del del nosciuto sco- vituperato voleva perché vergognarsi visse sua paterna anche l'omane a naggio pellegri- sono magnificò e dal morte la sono ritorno figliuolo raccontò Io « Alessio ben imperatore; disse: Santo casa io servi, 1^1 RIENZO Come alla nella dai gli Boemo, sangue. dopo DI COLA in diretta papale Giovanni Boemo allora Praga gli contro di vescovo mandò l'è- 128 fu, non palagio, la il Narrava dei era nella murata era Apostoli avere il supplizio per poeta santificata studio sul città, o stessi ma chiusa cuore bella perché la luoghi nata ad nel bel gli di nobile crilegio sa- l'antico Delnotizia nella entrare amicizia so, soccor- in alla tornasse quegli mente; solitudine di melodia del la colui moso fa- senza qualche nella viso sì che Laui-a si un persona. primo ascoltare doglioso da chiesto calda ritratto erasi sua sperandone forse che egli e aveva prigioniero tato evi- Romano potersi la laudatore il tale non offendere Francesco a esser come e la e bile! incrolla- l'opinione volgo nel del piede; volta il Fu torre Petrarca SS. sparsa assolto. al catena parve com- cardinali; dei massiccia più ; mani. egli Napoli, l'adultera, come con catena scorta nelle collegio al nella rinchiuso buona di dinanzi RIEXZO finalmente Giovanna Come DI con ebbe lo il papa ma COLA DI Avignone ad retico e VITA LA mirato la Valsuo aveva morte. VITA LA i egli Poteva « suoi invece in che colui Limosino, che 1 prese d'Ostia, il sotto di proposito col della Curia di e Il assai dal partì cenne de- pompa di il Pietro re. vescovo d'Innocenzo la da perio. vitu- ogni profezia Pastore VI, disonestà la purgarla e » di Frate la disposava ? Povertà scaltramente Così Cola si ammendare nuovo del Papa larghezza nome S'adempiva Angiolo? del la di Ma vitto « Livio, con ammanto capegli fortuna riceveva Tito dispiegata E i isvegliarla. tralasciando mondo dolce anelato entro scodella leggere un rava deplo- » aveva per pur dalla sufficiente ! sere es- da poi improvvisa con catenato poteva mani sonnolenta dell'Italia il le avvolgere di ad e giorno un dusse ri- della sostenuto carcere si e romano Boemo un gloria immensa nome da prima in compiuto onta del e I29 EIESZO Campidoglio, con Republica DI aver sul giorni Limosino COLA DI con questo maneggiarsi seppe uomo di buona vita 17 e I.'O di l.A VJTA IH benedetto di donato per- fianco a del Albornozzocui era pacificare di in restaurare assoluto posto Hgidio l'oiììcio commesso che fu cardinale gran lìlEI^/.O DI scicn/a, grande non COLA Roma i l'Italia diritti e della Chiesa. XXXII. In Roma che novità non di del barre e Tribuno. del della rettore di scienza piccola « ; ma, vile dopo aveva deposto lo a e sul alle scimmia una gridato furia. cesco Fran- Schiavo nazione, gli e madre aveva quattro su lievi scribasenalo lo riformato lo i versato popolo detto e lani Vil- sorta, colonnese città Uaroiicclli Matteo era — il'agosto, Il quelle per « » tumulti nei da quell'antica moiulo orsino sangue a memoria movimenti donna giorno parevano di degne vili ogni corsa — e mesi statuti « di di mo uo- poca gimento reg- toscani, LA Signoria La di al della nella del il dalla sostenuto e di il con condotta la Prefetto di di Vico suoi ribelle, Cola su di di calzati piedi cui Rienzo pesavano s'era suoi ad e Al- celerità. uomini raccolti Conti, Siena di contro guerra del trimonio. Pa- Monaldeschi coi ebbe Orvieto; in pidoglio Cam- dei recupero Vittorioso, entrò tire consen- ardita la pel co- in Firenze, rinforzò Perugia, buon (ìiovanni di lega un insediò diecimila dei memorie dal Talifta il e vassero risolle- Memore a Conchese accresciuto sotto e innanzi il gesira, le Egidio Patrizi. d'arme Cola già guardò designazione Guido fatti di bene provocassero savio si porre Se senatorio. e nal cardi- di popolare parte d'uomini alla facoltà vicinanza fermento, noscitor al Montefìascone; la tribunato primo certo in liberazione sua l3! RIENZO ofterta seggio della sentore allora Papa nel novella DI giunto fu vicarii suoi COLA fu Spagna restituita la DI VITA alfine ferro tre ritrovato la curva del nuca scomuniche. al ai campo l32 LA con molti sano e VITA DI salvo fuor E di istessa. di curala Roma, signore. vamente di Non favore mai fosti ». di tanto Gli popolari parole, e Noi sov^'enirti promettitore a dubitare. addimandato i vesciche queste danaro. un no- mo vorre- Non e di tua siine male, ». sua alla tanto amato non l'arte «Torna davano e lingue con forza. reva pa- rientrar a grandi « dicevano: Gli pericoli gonfiarlo ora parevano tanti cittadini i il rivederlo quali invitavano Lo mura RIENZO DI ai Romani; portento. nelle COLA parolaio A promesse. XXXIII. L'Albornozzo lo francescane, spelonche fu Povertà, preso dell'oro, fu il si allora diede sollecitatore Perugia, in Il provvigione. scarsissima astuta, tenne il reduce seguace dalla tutto fame alla insidioso con dalle della rula que- ricerca dei l34 VITA LA forte dreotto doveva i di farsi poi COLA DI DI senno RIENZO di e dei capo che mano Raspanti tro con- Nobili. XXXIV. essendogli Non « con la Priori della dolcezza delle delle Arti il vischio palagio il Giurisprudenza, di di e Messere fratelli Gino carnali ed Fra Moriale. di l' dal- dal di di vino difatti in- trovò dottore cavaliero tra scola ora egli suo riva fio- illuminata Bartolo, di il che Nella Brettone Cola civiche passioni Arìmbaldo tare abi- e illustre già quivi insegnamento di ad miele suo maravigliosamente. Messere giorno fatto, Studio delle ingegno nel Magistrato il novellamente quello imperversare Signori incominciato avevano in sedurre i » appunto sotto d'introdurre pensò di parole che Pentecoste Leggieri r riescito legge Narba L'uccel- VITA LA latore in fu la Ben egli fosser posti intomo la vin si l'una e l'altra di nelle Tito Livio che nella quel e ornai il perfino gabbia ruggirle a gran giovanile Tra quida li- sua il latino dell'Apocalisse forza romana di prontissimo. volte serrato avrebbe L'effetto fu la leone capitolina con lui. numero vecchio mente. giovane con della sì ^-irtù sùbito rimescolò celebrazioni ripetute il versò coppa, e il alla volle eloquenza, Trivio Bevignate, trincare cena, di continua A\'viluppando a Gli Pisano accomandò Arimbaldo, sedere il Nicola Fra canti mer- modo acqua di mero. litterato lui fonte ai taglie. bene bevere a teologo notaro le da San di stata acqui- il Se figurati Quadrivio presa. moneta trovar parte. una teva po- bella deposito con e non friere' molta dunque spillarne e la in ruberie le bisognava il dato Perugia con che più come U^ RIESZO giubilo, avesse di VI mandargli sapeva del COLA gran sorte Giovanni il DI potuto su mo l'aniArim- l36 VITA LA baldo DI credette al al in di tempo togliere fiorini, perché cantafavola Moriale, Fra col rasa dell'oro, odorava la e il fd In « In li perdano farebbe il suo le costume. di cose gia mog- Egli consentì fiorini che, persona ; nimento l'ammo- aggiate alla sura mi- meno, Nondi- con promise anco verrebbe malanno, la alle fratello, mila quattro neta mo- richiesta. primamente E ». far spada del : messere». di alla ciò nell'avventura. follìa ogni a ritornello accompagnò che e della tentennò consenso : di poneva solito amor per mila quattro- bisogna, uomo lo tutto domandò gli moneta. cominciare per in medesimo bisogna : gnato guada- banco Cola un fare ciò A dal Marca voi E ». vetta porpora. aggio che vita vostra di licenza di più die, uno in della fratello, io « vestito la pugno già sé devastatore «Onorato sua vide Tarpèo, Scrisse in già Roma, Monte EIEXZO DI avere di signorìa COLA dia guar- si non in al grande, caso corso soc- condo se- LA Intascati DI COLA DI VITA fiorini i iS? lìTEXZO Cola capiva non , cuoia nelle Per ciò cuoia le panni mutò serbò ai terziario di alla di Narba, e il di seguito da si partì donzelli, figlio delle sue altro — la per parabola fanti via coi andandosene al tempo chiamato della di Giovan al proporre che stampata — guidapopolo Capoccio di quella per oro, cavalier turba una Roma verso a il e aveva vestigia sante compagni un messa Bernardone di sella con Arimbaldo dottore il scarlatta cappa gualdrappa e Il pomposamente palafreno su ma dell'Austa. giudei e vaio, gianetta tra indugio, senza guarnacca di foderata l'allegrezza. per Morrone, del rivestito panni nei e terzo Povertà. nocenzo In- l38 LA VITA DI COLA DI BIENZO XXXV. Il primo suo cardinale e all'ossuto Egidio, domatore di tirannelli d' costruttor dinanzi comparire al Spagnuolo institutore acquedotti di fu di paone , tronfio colatore, che su la drata di lo menava Chi dicesse: come rizzavasi Poi si parlò alzava, e Roma. disse : Io si mo « io de e chi li abbassava». Legato, vado nauti punte e retro, sono? piedi, Allora fammi pàroti fo- superbo, stava ; di canna scarlatto io? le ne Mostravasi in capo sono illustri « di vari di panze capezzava, Suburra cappa gesti- pitturetta rozza cappuccio con e una sue dell'antico atellana. suo con scarlatto di un' di scena il prosa della parete una grosso, mo in come rimiri e Eccolo, nella figurato biografo coda crai-crai. dica e penne la spieghi che leggi senatore la via ». Il volto DI VITA LA del ulivigno forse Egli pietà. la né di rispondere città plebeo fattolo e, ad lontieri spedì Cola di fiorini fanti si lo vasi della in con con festeggiarlo; Era col Perugia. di egli Roma. La si popolo la Ma- perugini di piede il da masnada alquanti Il balestra. in una precedeva. disparte, coi duecento oziavano volta a pur assoldare licenziate alla per mosse fama e vo- dargli ad che, cavalli, toscani mandò Arimbaldo Rimino, questi Con lo corpulento senza messo barbute di latesta un Messere cinquanta siderò Con- viatico. di tornese un ma veva do- caricando il aguzzo bestìas conti, motto. senatore, più recuperate senza l'occhio con che, V delle inviandoglielo e loce, ve- disdegno i Urbano suo atto l'uomo chiavi le con carro un il né rendere a plinato disci- pensier in ben era richiesto tardi, il convertito mostrò non forte Conchese, fosse non ì^ RIEXZO DI dissimulare nel finché COLA nobiltà nella ferragosto recchiava appasta- staffa dell'an- 140 LA Ì'ITA i354, no li era del giorno COLA DI DI BIENZO anniversario settimo nella lavacro dal di conca stantino. Co- XXXVI. Mario i lo incontro escirono Gli cavalierotti L'entrata trionfale. fu nella sul piazza, ponte, plausi sonavano cione e che, al cielo della inlni le si essendo bestie la fu e rugumò giunta all'estremità d" infra l'erba con- sor Nabucodòno- fino stagioni del solita signoria scacciato sette per re cioso fran- denaro sua sua pervenuta e terra, e al al papa col paragonò strada Giunto del fece narbonese porta, frondi, piovevano rimpannucciato ladron la per l'uffiziale Campidoglio, la clamori. e e Castello. Sotto drappi, ondeggiavano d'ulivo di poi'ta Monte a rami con alla scortarono fino si gli rimase come uo- con 1 buoi 142 LA tuzione ratissimo bevitore la scalmane notte a più ogni il brusco, il trebbiano, inoscadello lavava greco e il e giorno suo otro Non e della e il dolce e l'albano l'ispano, la e il malvasìa, benanche màmmolo; vin con mia. Boe- acqua. del falerno il le con di prigioni nel stificav giu- e sete conoscer ora mescolava il diventato, nelle volle soltanto distempe- « spaventevole sua prese Non che era » della dispensa, cantina; della e BIEXZO DI della quella curò mensa COLA DI VITA mani le pretto si la e faccia. XXXVII. all'obbedienza, Chiamati Dei risposero. nello, punto oltre aveva il non Colonnesi di germano baroni l'orfano quel lanciato limitare i Gianni di tralignava Roma dalla e e sua Stefache il cavallo non in un l'animo nità, dell'Eter- progenie. LA VITA Avendo del suo ritta tener sul villano il Giubileo egli di sasso della beone strappare d'oro. Con fuori arcieri, menò mura, ritrasse, combattitore con di le gli e di dusse con- di le bestiame, si la di beffa mercenarii e destrezza, Costretto attorniato di rini fio- sotto tirato argani, l'altro al- bande sue e a ispregio, alternò Romani, famigli fece fin espeditissimo. dei mormorio tenne ri- rapidità, d'astuzia giocò gergli ingiun- quattrocento preda gran di l'orfano campagna ricomparve, danno, Buccio per rocca la corse dicare ven- Avendogli per guardinga della del a imprigionò, di la ritorno cittadini li taglia sforzava preparò dente un impose il all'omaggio, messi, unico il secolo pozza. i bili terri- Palestrina CafFarello venire i due si contro si Gianni e di banda ceppo seppe sangue mandato il centenni, battezzatore, il le quasi Come procelloso. 14^ BIEXZO sepolcro colonna marmorea gran DI nel dell'avo superstite uno COLA composto ossa di DI dal in su da cione ar- una Cola 144 LA VITA DI fuor cavalcò àmbio, COLA della che il consentivano e peso la di vista Tutta deserta, la La via alla tagliata bassura di pel dorso più miserevole del Tor de' di risonava dì un il coorti alla cui talvolta delle tardo e là paura vita tenacità della persecutore: per del lòcora silenzio. dei nel tufo deva discen- nulla Ma era sillanime pu- quella a groppa zòccoli ambìanti battuto Cincinnato) silenzio sul l'Agro delrano s'e- grandezza i sangui nuovi odii il la per dispregio Mormorava giova vie?» senza di e pinguedine morte. Che e risaliva E per « polcri. se- muta uomini degli oppressure e ruderi di selvaggia la via ceva fa- era agguagliati per ferocia i Quinzio il sole la sciamannata antichissimo di declinava almeno gli lastrico dalle mentre della in (sotto grossa Per bulicame, quella gli non Schiavi. dondoloni chinea l'ansima campagna traccia senza bestie. tra cercare in Maggiore, andatura. gente sua BIEXZO Porta altra Prenestlna DI il buon il gire E aveva mastro qua di taglio della innanzi alla cella ricoverava chiamata Pantano, poi, fatta ròcca in la seppe, preda: di nella il là selva confluente il traeva Tivoli per il giorno di era già in ; alla tutto di nunìero trombe cornamuse vennero Messer l'arte il le e nàcchere Studio perugino col maggior fratello. stelle. molte Arim- Messere dello snade ma- bandiere con guerra le vecchio suo sole e gran sé a generali della struzione di- scrisse Brettone capitani appresa l'ultima chiamò e mana ro- furente, ; giurò pochi soldati i là ; preda Palestrina col azzurro sostò la rialzò mercenarie, Vennero che Colonnesi, lettere, stendardo là ; poi, millanterie, dei baldo la salvo. in sfogò tempio niandre presso notte, volse Cola le e na, Sabi- del dell'acquedotto, ruine dalle bande le e arcieri rupe innanzi spingendosi Giunone lesti suoi il traversava passava di co' ^45 lìIENZO DI Stefanello guerra già COLA DI VITA LA che avevano dai sulti giureconper Ma giare gareg- le bar- 19 ; 146 bute conestabilì, i e del conspetto a combattere che lasciato in con storie per quella dei due fu scritto che i adunò forze di fu le tutte a contraddire di sciolsero ciascuno somma diede fu gli a a altri furore dotta voglia cinquecento distribuita ciate comin- ma alla mala ebbe due nicchiarono impaniati ardirono voi denari avremo bito sù- milizia seguiranno donare; secondo moneta la tutta : offici, gli donare Così sole con- disse e e Tanta paghe. sue Roma a che il pecunia dignità ciascuno. storie antiche di primi raccolta, e due i borse migliaio un di le dobbiamo esser le baroni teniamo che Noi, ancora nelle e dalle trarre diflfalta l'antiche del- ciurmeria una di Trovo in avendo citazione foggiò buono « gridarono Prestamente una Narbonesi fiorini. di gli l'arnese. pegno in domandarono poteano, non litteratissimo il gli paghe^ le furono come senatore, voce gi-an RIENZO DI COLA DI VITA LA sempio, l'eI ». si non ne; citaziole borse, fiorini. l'oste. e La Fatta VITA LA la DI Cola ragunata, DI COLA 147 RIENZO di all'assedio mosse Palestrina. Dinanzi alla atellano si dinanzi come al torri le i genti operavano si perché di rieri che « le egli « Non era giurava : si ? aspra » ? « » poterla Gli la allora, l'ombra al- vedeva trar en- di stiame, be- carichi giumenti vettovaglie portassero troppo Egli Portano alberi guitava se- mandre dicere vonno : di sue quella gli : munite file le a monte domandava e ; Ma ». L'espugnatore frutta. porte lo meriggiarvi di il rici; sto- monte, tagliavano non lunghe Ed appianare guatare le salmerie quel è fiaccamente, sazii per morava ramme- stratagemmi piacevano a rava conside- capo, «Questo d'agosto; calura Albor- eccelso, ingegnosi conviene mi il » capezzare « cardinale il càssaro e più quale a chiuso diceva: poi diede dunque Levava nozzo. gnatore l'espu- ciclopica cittadella Quelli Gli di soma- vano: risponde- alla fare rocca». che non che rispondevano fortezza senza del monte. distogliere lo 148 VITA LA Sguardo ti DI Mai : Era la in nestabili suoi fratelli di far « vendicare i mali Narbonese suoi del buon l'assedio essere udito a luì frode che condurre la piena del malvagio friere meglio scarno. che il saettame volte lustra pelle senatore giorno) Roma, facile più dal riscuoter il l'ottavo a di più di la ritornò portante il avuti proposito (era caso l'animo D'improvviso senatore. il secondo » con pigliandosi ai fosse se fante, co- promessa trattamenti far crediti levò la avere praggiunto so- quaranta con riferì padrone, suo il La chiese Moriale magnifiche cose sera e Fra vedere per costume. suo di mantener e le fante non Una ». Roma per finché lento femminetta una campo udienza. ti Palestrina o al lìIEXZO DI non « consumo, giunse COLA guerra, di dosi pensan- ordire e la giovargli del e Colonnese la cassa assai l5o LA di cipe le della città di ruberie e Conobbe il plebeo pili la Dio ! si dei sotto la la villani, di si attestò cavaliere di al a nel uso alla spron voce d'oro, per che il dei gno soste- goldo mani- ferri nel Come l'audacia la alla campo gota sùbito contro gran fratelli tondo tormento. sdegnò libertà condottiero in alleggerito fu dere inten- faccialo nerbuto; aveva del vano Risponde- il notte, facendo condotto corda, i Deh « com'era veltri, Scosso sonno, la raccolto braccio lo : la tenda, del fargli riscatto. sospirando addormentò guisa che Consolava del Discesa » dell'oro di "". sbracato comperata speranza egli innocenti maniera prezzo. e parte, quello sete avrebbe qualunque catuna uomini come Arezzo violenze e in le e di e arsioni di cercò e che con fatte frieie Romagna, Siena cagione avesse sangue, a di assalite aveva di e uccisioni BIEXZO quale Marca, senza molte e il Firenze, Toscana, DI COLA ladroni, città in DI VITA sua drizzò fami. in- primo vide dei lità quacon- LA DI VITA l'oltraggio tro il delle novero venir volli rivendere e ad uomini la Puglia alla la morte, nel il priore penitenza; Brettone e il parlò quella sì l'impeto io me Voi ne andava fu il che in dell'assalto con in Levante, vi non e e nare infre- gio. saccheg- fioi-e di il lete do- grave e del sul e l'udisse levare galèa si singulto non e in la fessore con- nell'ombra pacata anco un Domened- con conforto potente mandò do- dato fratelli, siete quando era Gioanniti Cari « a voce « gli tanto primogenito. » dei Arimbaldo non ma si predone Ricondotto soffocare di sforzavano gemito, del acconciarsi per dio. e Dinanzi ». magnanimità. carcere, la sanno Marca pervicacia di accendeva prie- spada la terre femmine mia e seppi taglie, mettere Toscana liere, cava- Prendere onore. pesi della perché e, uccidere, Quanto mere. ; il Fece Capo « li né trapasso. fui città, guastare, l'anima; imprese. sue l^l SIEXZO e al Compagnia Grande DI corpo fino mai più curvò COLA come Provenza la fortuna •1J2 LA VITA il cacciò la DI BIEXZO nella aiTcnato Tevere ricondotto pur fu legno antico questo COLA DI ov'ella roba galèa e di m'ha oggi Predata perire. a bocca rotta e perdetti arnese , scampai ignudo cinqu'anni Di fratelli, : vicario la accolto. e città piaggia del barba aiuta siete siate mondo che tuna for- è Pre- savii e fui io come dolci fallace. è forti tesoro anco, ciò sebbene che dunque il e conoscete non dopo ; ria, d'Unghe- Re d'Aversa prima i forti al la per fui tenni govi , mosi ani- e che e vi , amiate voi vi e onoriate. morirete non morte quando se non così la vita nìeglio in l'avrei m'è non in da contento transirono un beati matto in non dere; pren- mela dover- per Ora penso perarla ricom- potuto di sempre come e poi vendutam ri- cosa villano. quella Pietro non da avere mia città giorno. che di e di dispregio morire i se ogni contante, avuta morrò, erano mia che temete, Mura conquistare che Io ora. dubito. non istimai Non Sono terra dove Paolo, nella LA VITA misericordia di di petto fratelli, tua colpa, in Ma ieri vi o me, la né a e alla pietà di del del il e Il friere minciava co- scalzo, e fu dinanzi del ov'era cavaliere morire. all'imagine mirava vestito la ebbe di allegro lo pana, cam- Condotto Provenzale fraticelli silenzioso la sonò popolo. il leone, Tre Donna. grandigia forti, con- dì stette Campidoglio fiera della popolo Ci terza mezza S'inginocchiò Il apparire. congregato scalea gabbia questi nude. l'ora fu glio consi- al messa. né arme sano In pur strato ammae- in più ». ad udir volle gambe Su meglio s'avvicinava notte l'alba sorse di ridottato pili né v'era non meglio né cavallo lacrimare. non fratelli, dotto con- fantolino. come me, Per fui uomo che guerriero a buono! io di santo posare. mio sovvenga sopra meglio Giovanni inganno dolere sul pace, Arimbaldo, ti bene avere sangue su, 153 niEyZO DI santo questo non Sì Dio Sire Su, COLA DT di stra No- assistevano. la gentilesca d'una roba 20 154 di velluto lettore la sentenza. gridando: «Ahi consentite da miseria vostra debbo quel frode Sentì ». di di ergendosi lo stavano che capo. passo spianata Si pallido la tutta Monte nanzi inudire per che che era allora; balzò come Quelli al no; intor- corruccio, di statura condannato fermissiino tatto forche, confortarono, acquetò del m'ha trist'a novamente le l'infamia. respingere gli piedi, in voi, parvegli mentovar la Per popolo Come Vergine. sentenza sùbito del fremito col ricchezza che s'inginocchiò alla ? trist'a traditore can sozzo che e mia la ma ; senno Toscana per morire oggi placato nella e la io non se e trebbe po- stato col Marca Puglia, giuria in- mai chi buono all'obbedienza ridussi come Quale E miserabile, vostra il e morte? iiformare,a oggi città Romani, aveste? me piedi In Interruppe mia alla d'oro. liste a TìIEXZO DI COLA fosco ascoltò egli ferro DI VITA X--1 intorno non certo camminò supplizio, Tarpeo. bitasse, dunel con verso 11 la luogo VITA LA tristo era DI delle alte e gevasi la con le sue con le sue l55 lilEXZO di basiliche terme i e i e scor- dell' travagliata suoi suoi pre, ca- colonne onde contorti; faccia di pascolo sparso d'oleastri l'ombra dal- aduggiato forche, cordai, di infrante DI selvaggio, e scalo COLA Urbe chiostri, circhi con , i archi suoi imbertescati sepolti mezzo cui su di giro nella ciclopica possa con Traiano. Il ripalpitò delle per suo un attimo la su formidabile. cavalcare Landò, a Disse: vostra, Si prede, nuove « o accostò al le verso ceppo, di foro dominazione cima terre del vide pugnacolo pro- la dal sua conte lombarde iniqua lo voleva questa Ingiustamente affisò fondata della ignara volse li il condotta Risollevare Romani. poi Egli Compagnia, Grande strutte co- Egli sopra di di opere Milizie sogno mi mar- fossero quasi caetana torre le grifagni; occhi gli suoi impietrato. grumo fori suoi dei rosseggiavano mattone in biancicore col trincerati, i e sorte. muoio s'inginocchiò città ». in i56 LA levò volse di il nuovo ceppo, là croce bruno medico Tutto il rattenendo lungi la e delle alto il era i mazzi delle colpo capre la mozza, del veemente di quella testa sbalzò. vita. in ; Al Al primo getto la peli sì car bru- il conobbe Pochi napa ca- cordai udiva sterpi. si vano guata- d'agosto negli sangue fice. carne- della dai si la sospeso, attoniti; sole con al pastori che suo ritrovò i silenzio se: dis- presso intorno tenute la il chiamò indicò al vita, Come respiro; aste la collo, gli era risplendevano cima sul E popolo il da gittò. cerusico dell'osso segno cappuccio ch'eragli Il santa lasciar aggiustata familiari. giuntura il lo e piaghe, di mano il bene». sto salvi, tolse baciò ; ti per si fu gli «Non altri dov'era d'oro listato mannaia la con Si accomandò; ginocchi «Dio poi ; bene». si i terra baciò; segno legno sto Dio a Fece ». sul Non disse: e RIESZO prova « in pose 1)1 a Oriente, Giustizia il COLA disse: e verso della DI il capo posò terra, si VITA tenza po- della l58 x.i ciò. più I arditi le Quegli adunò lo il li terremo far per fiorini il arraffò resto il banchi Fiorentini volle contro tra i Colonnesi Così noi ; Dei tomila cen- parte, gran di armi sue ». i Castello; gli paura Levò ; creò ; ch'e- depositi fosse mandato Brettone e onta. nei L'Albornozzo Perugia. fatto. la e incamerarli per demenza ultima sua le egli capitolina, carcere Cola alla fu così vento, sessantamila Arimbaldo e nella di come uomo Gianni Padova banchi che sano, ebbe abbrancarono nei ran sé. briga sequestrò di dicerìa al falso nostra per Faremo per Messer ne papa popolo cavalli d'oro Modale. manda pula suoi Fra il « questo sua Arimbaldo nella tutto dannato moneta di impudente. la rimeritava di proponendo serba avemo che arringò trescatore: grano colui e parabola fa titudine d'ingra- accusavano il tesoro sé a RIEXZO beneficio il acquietarlo, una DI già catene publicava e COLA d'avarizia e con DI VITA rimase incatenato. precipitava nuove capitano milizie Rie- i LA cardo DI riTA rOLA Imprendente di mastro condotta poi impresa lo nel fece del pigliare ritegno, attorniato vilissima abito il senza della sua rione per La pagò. da dava in la Rideva e gnotti ca- ma guardia uomini risa lacrimava del e corpulenza affatica nel in li non ma sua d'estri di crosci A stormo Sermonando macello. da dell'opinione nuvolo vanda, vi- tamente aper- cinquanta allo inobilità come di e e tirannìa. travagliava sospetto pigra, pronti vino tiranneschi levò persona ogni assunse modi della nerbo il colpa Perduto sorta, e il autorità parassiti da scatti; ri- Pandoliucci senza di pieno lani popo- ombra grande popolo, sempre di di decapitare. e e sul esigere de' e cospetto vino, dandogli cittadino antico sul per Pandollo uomo ben nala; capita- mercanti ultimamente, savio dalla cassò imprigionò grassi buon della mezzo a den-ate; altre su Anibaldi, gabelle nuove pose sale, degli guerra, 1^9 lìTEXZO DI consiglio, scoppi a vacca un di gulti. sin- tempo; l6o VITA LA nelle traballava DI HIENZO vertigini, s'arrovesciava Sobbalzando sincopi. nelle COLA DI l'orecchio nel strida alle letto, deva ten- uccelli degli notturni. XL. strida altre Ben d'ottobre mattino un secondo greco Popolo! dolfo e i Savelli. i a levar partigiani, moltitudine torrenti quattro scale, battendo cingendo lo rioni steccato ra- Colonna all' arme, il Popolo! palagio il glio Campido- e piazza, e esci- Popolo! ingrossavano il Pan- cominciarono Ripa nella sboccando di movimento, contro « Popolo! i Colonnesi dai e faccia la morte corsero gridando: le rapido rumore, in rono Con tre men- « della sùbito nona il costume. Sant'Angelo Trevi la su nell'intenzione aiutava di lavata L'infamia » gunati in essendosi poltriva, col gli giunsero muro » vano infuria- invadendo d'ogni onde parte, Cola I T.A chiusi aveva E la si voce fanciulli «Mora, ha il pensandosi la che della allora consiglio. Non tutti pelle richiami sale livido due il greco, soli da calca furia ché poilettera dici Giu- alcuno. famigli, di di campar s'eran loro dei le faccia vermiglio, quando gridatori lor suo venne parente e I vendette. Cola il sotto gli il di in gente. sua nelle echeggiarono La fanti la molti : dar se- publicare veniva affannati deserte. la giunta chiamar alla nella soffiavano sarebbe procacciato fuggendosi mescolati strepiti camarlinghi già bito cu- arringa; una non scribi avevan anzi vin a rispondeva, notari la levò sul gli gli papale Si » levatosi eragli conferma Mora I poltrone con mine fem- bile: implaca- e leggiere sommossa allora di mora intorpidito, il dine gran- traditore! gabella, ascoltava gia. log- la tra concorde la Tuttavia della d'uomini mora fatta l6l BIEXZO mutava, urlo pietre, di DI intercolonnii gli delle chi COLA DI VITA in mutò mollore innanzi Lòcciolo del con l62 VITA LA DT riunto. in il al « Non così, per riscotendosi; virtvi dell'apparato il tutt'arme la il guernito che per se del distese Un nembo dardi lo mora! » la spesso ributtò Tentò contro egli si cinse il tutto ferrò af- cuticagna, la Popolo, sala urli, d'avanti e Solo si facciò; af- il tumulto. di al di sassi, stipite. agitare così e maggiore dietro lo vestì porpora, verso di nella Si di palagio. mano fu in alla di sclamò » cavaliere, del balconi traverso ! sermone. su venne obesa. fede sua sorcotto barbuta ne mia batticulo gonfalone aveva il di il il la canaglia vittima fede del e modo s' infilò calcò delibei-ato la la la e e panzerone tondo, si a Cercava costui, fauci la chiedeva fòderi. d'ingraziarsi Cola di di qua- e legname sbigottito nelle irà subbuglio, nel già disanimarlo cacciandole chio pidoc- sassi mura venditor suo cuor il le su senatore più anco in barattiere, crepitando consiglio lìIEXZO Crescendo grandinando vampa, DI yilìssimo pellicciaro, drella, COLA « vento Mora, del r.A leggenda la gli pietre i al e più allo pardo che rispondeva il di sangue del fratello dal terror r insieme, fanti dinanzi se lo si fece la volse; si aggrappato della carcere, l'odio Rivide Fra Moriale negli Si ritrasse, cercando occhi preso via una L'ansima lunque qua- lo cava, soffole gli impacciava ferrame tovaglie da una compose alla inferriate del di sorte allo Tabulano. gli le tavola, cintola, discendere prigione alle perigliosa. popolo. legò del e al scampo. Trovò mosse. Narba spiraglio gelido, inutile cato appic- steccaia sostenere, superstite. di fuoco scala di Brettone scorse del della Udiva sconquasso, a della sommo come e porte l'ardor potendosi Non le mano; l'arnese. legname in ponte lanciato nella ammaccarono sentiva salire Po- verruto colse nelle ditar ad- Senatus Un lo colpi all'asta, solenne balestra una egli cima Romanus. pulusque da in l63 RIEXZO DI COLA zendado lo furore DI VITA ulularono dai nodò an- napo, ca- due scoperto I gionieri pricon- 1(54 LA tro VITA temette di sopra ciolo le bestia che canea Stordito incessanti egli gambiere r la tra ignominia gittò ghiacciò le rivestirseli. storie e il lo La giunture raccolse chinò, ; dell'arme. spogliarsi i Un'ultima gli trasse periglio della la al come buta bara gli vergogna braccia. Si per delle cervello proposito eroe. e incominciò dell'arnese nel le strazio imagine balenò tuna forsu cavò delle pezzi gore fracendio l'in- tempo Si terra a dal e dello fuga. la per ruggiva paura della la e clamore alcun tentennò tro die- alla buona disperato porte), di tornava (rapinoso alle la soffiandogli via dal che balcon anco la cennava e presa. e ceva fa- e sta dall'oppo- scesa parente dubitasse; non Lóc- sporgeva al il avesse mastino correva confortava e bene d'avanti n'era Poi parte. Si popolo se grossa addentarlo. se balcone al segni HIESZO di chiavi. dal intanto DI airetrò, e sé COLA bramosi lupi come Egli VI volto scon- di Ma tiche an- tare affronfu breve i66 LA forbici e tagliò la faccia. DI il per Esci e dal villano passò corsa panni la loggia la seconda a che c'è scala di col così vide il braccialetti vai di gli strappò ; lo in gridando: « l'ultima al dì lo capo Ecco sommo gli ch'e- tal ai piià quella al ecco l'odio del- raffigurò. certo. abbrancandolo. discoperse Suso « infallibile lo conobbe collo nosciuto. co- rubbare, luccicare gli fece, tu?» tabarro fascio : a aguzzo nemico e altri quasi l'occhio ma pri- della Passata ». già offeso, la essere Suso l'occhio versò tra- parlatura agli assai scampare, aveva Gli la era Dì era. scese senza ti-aditore. quando porta, mise sei e nato pericolante, robba rassa mate- all' incendio, dicendo gliu suso quello d'una come Imitava Campagna fregò dì letto mezzo per sì e fascio un forbici fìligginoso, e consunto altri capo. le paiuolo tonduto tolse con RIEXZO con col tabarro un LI paiuolo; Così s'inviluppò; in COLA barba, la sì tolse VITA i polsi « Dove Si^ibito materassa cospetto lo e del traditore il polo, po». mille mille e il nemico la branca il spinse Niuno il fatto intorno. chiomata belva Stava corpulento. col giubbetto e rimasti alla su l'anca. impiastrato destra i abbozzato da quella isfondarlo. potendo marmaglia Guatava formare una e erangli il col simile stoppato e parola, a toccio fan- ch'era biasciava, che un ceffo chiasso per istessa sciale co- falda mezza guatava, filiggine, sol me l'ar- musacchini, coscia, e uonìO sotto avea vermiglie: Soffiava di dell' discinto, che omeri agli era della ringhio costui calze grande silenzio l'ansito verde le con senz'altro Stupor il e tenza sen- Giovanni. Grande S'udiva bia gab- la Santo bocca. popolo. alla lasciò lo con vittima aveva di e apriva teneva ma fino udito cuotere per- Solo la scala prode friere lo la dove a presa trascinò per leone, levate la gagliarda del dire. lento giù tratto; un a ricaddero. ardere, non anelante Quivi cessò braccia, ad e 167 BIENZO DI il tumulto D'intorno le COLA DI VITA LA il per non terrore l68 gli dei die gli da barcollò alquanto ch'ei prima ma, gli il Piombò lo tutto le giunti Quivi lo poggetto, ferri ei-a, gran poco nel logorato pelle come si feroci a gara orecchi il mozzarono. corsoio trascinarono San appesero quel di ferri, gli in Penzolava che erasi lo con lapidarono. teschio, Nudo Colonnesi dei case lo gli più cappio un gambe, delle fùsoli un in presigli Poi, alle gli dente. fensoma, Allora mani pudende le naso la i tare no- un schianto co' stamparono crivellarono, lo con urlando sopra come Treio gemito. né scagliarono e di traia; ven- gambe; rosse cranio giìi motto senza nella stramazzasse, spaccò gno, pu- spaventacchio le su in sibilo con Lo forato. otro calca stocco diritto l'anima stra chio- dalla lo colpo esci nella lingua con un VTEXZO fuora Balzò Vecchio onde vento T"I la denti. del e COLA annodata aveva Cecco DI VITA LA fino Marcello. i per festa i e giù piedi a gazzarra il senza lasciatogli dai lungo strascino. femmina bianco r.A dove DI VITA bùfoli interiora le grassezza mal Quivi dì e rimase Per comandamento Colonna fu alla rabbia cardi intórnogli nudrito ebbero gli Così fati ad la uni e e stette co' suoi ginolo, pog- su' dessero. l'ar- che sero accor- il che fuoco forte. vampeggiava i cenere, altri suoi sepolcri. secoli la moria, me- discordi. Tribuno colli di rogo un attizzare gli al dato e numero gran il scomparve l'Urbe dal sozzi costoro dall'adipe vènti E in e di e dell'Austa, Giudei fecero secchi, strada. imperiale, dei Gli di giù campo Mausoleo del luogo al stato appe- Giugurta calato tratto due ebbe capo di lacera. ludibrio non quel gavano sgor- rete publico fetore gran Sciarretta I dalla finché sparata fumide ancor al notte, una col dalla ricoperte modo al e, ; beccheria, in 169 HIEXZO DI l'arrossava non sangue dei COLA di sola Roma. co' suoi AFriiovAzioyi Il Metropolita.na leggere la di a' alla buoni in se il e di alla repugni alla unita mirabile di voci, non manca quale ed brio, simo Illustris- da o Vita costumi dell'erudizione, proprietà, e della ed tutto, per di che trovato, buoni ai di nunzio d'An- Gabriele ho frascritt in- me intitolato lasciar senza del alcuna cosa da stato sparta sceltezza vaghissima che ec, Cattolica, nulla Fede, bensì ma f è descritta Santa nostra di Generale. il libretto nel ce, sia Monsign. Generale Rienzo Cola referisca. di letto Cola vi Vicario Commissione Vicario sente pre- 1912. Il Di la di Fede novembre 7 di d'Annunzio essa Santa costumi, Dat. Vita Gabriele da riconoscere repugnante attenzione intitolata descritta della. compiaccia si solita sua operetta e Canonico Fiorentina, con Rienzo Pierazzi Filippo Signor e una struttura esser gentilezza prosa, del APPEOVAZIOXI verso onde ; non in essere alcun in Di potersi questo componimento modo le Casa, dì questo 15 la Il Il Nobile Sig. di del si Vita di la presente Cola di di 28 Fr. S. novembre attenzione intitolata descritta alle da riferire poi, di Firenze 1912. Nappa Gener. Plliciano da Conventuale Minor del S. La briele Ga- se stampe. Inquisizione Bartolommeo Vie. Inquisitore, con ec, sione Commis- di operetta Rienzo sultore Con- Cerusichi, solita sua stampi. Generale. Offizio, la con dalla Dat, si relazione S, permettere possa Pieruzzi. Vicario d'Annunzio si J9t2. Reverendissimo compiacerà rivedere Muse. novembre Telesforo questo Padre disgiunte Filippo soprascritta 'verità, con dalle Grazie Canonico Attesa dire parmi Ufizio di Firenze. il APPBOVAZTOXI Re"verendissimo bidienza. dell'ordine Vostra nità Padre descritta in alla da con co-a Santa mia somma de' in "vezzi l'ei-udizione, grado sovrano Maestro, già al l'utile lo di Di Casa, la Vie. del sue Repubblica avendo onde luce pubblica ammaestramento. 1912. mano relazione S. prop. si stampi. Nappa Min, PuLiciANO Gen. altre ; Bartolommeo Fra lingua insegnamenti Cerusichi DA la della sopraddetta copia Toscana, comune Telesforo la Lingua decembre 5 mirata am- Mondo, perfetta per ho chiarissimo per tutta Universo degnissimo e dal celebre singolarissimi stampa, Stante e da di dolce giudico della noto, nell' Letteraria costumi. della gentilezze posseduta applaudite opere, unito delle e buoni consolazione l'eloquenza, non e repagnante a' o Rienzo ec, veruna Fede, con retta ope- di d'Annunzio tro'uata essa letto presente Cola di Vita La Gabriele nostra Ma la commessami intitolata ho ho ab Pater dalla. datomi Re"verendissima, l'attenzione In Inquisitore. Offizio Conv. di Firenze.