www.lifeaufidus.it
LIFE+NAT/IT/000175
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CREDITS
© 2013 a cura del CSN Onlus
Centro Studi Naturalistici
[email protected]
www.centrostudinatura.it
TESTI: Vincenzo Rizzi, Matteo Caldarella,
Maurizio Gioiosa e con il contributo
di Valeria Valendino - Comune di Barletta
FOTO: Matteo Caldarella, Maurizio Gioiosa
(granchio di fiume) e Vincenzo Rizzi (lontra)
GRAFICA: sinkronia.it
STAMPA: a cura del Comune di Barletta
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“…Sic tauriformis volvitur Aufidus,
Qui regna Dauni perfluit Appuli,
Cum saevit horrendamque cultis
Diluviem meditatur agris…”
“…Così irrompe l’Ofanto tauriforme,
che attraversa i regni dell’Apulo Dauno,
quando inferocisce e trama un’orrenda
alluvione sui campi coltivati…”
(ORAZIO, ODI, LIBER IV OD. 14 V. 25)
3
L’Ofa
e la
Codice sito: IT9120011
Denominazione: Valle Ofanto - Lago di Capaciotti
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SIC IT9120011
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Ofanto
a sua storia
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Canne, fino a due importanti scontri
tra Bizantini e Longobardi alleati con
i Normanni.
Proprio nei pressi della foce, nel corso di migliaia di anni, il fiume ha creato un sistema di zone umide frammiste ad aree sabbiose, che ospitano
molte specie di uccelli. Ed è proprio
in questo luogo conteso tra il mare e
il fiume che inizia la storia del progetto Life+ 2011 “Aufidus”.
Il Fiume Ofanto nasce sull’Altopiano
Irpino, sotto il piano dell’Angelo, a
sud di Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino a circa 715 m
s.l.m.. Le acque dell’Ofanto, dalla
sorgente fino alla foce, tra Margherita di Savoia e Barletta, compiono
un viaggio di 170 km attraversando
tre regioni: Campania, Basilicata e
Puglia. Il fiume, prima di entrare in
Puglia compie un ampio giro intorno
al massiccio del Monte Vulture, un
antico vulcano, attivo fino al Pleistocene superiore.
A testimoniare il legame tra il fiume
e il vulcano, vi sono le caratteristiche
spiagge dalle sabbie scure in prossimità della foce.
Gli antichi latini lo chiamavano Aufidus ed era un tempo navigabile, ma
al contempo imprevedibile per le sue
piene.
Lungo le sue sponde nel corso della
Storia, si sono svolti rilevanti eventi
bellici a partire dalla battaglia di
5
Inquadramento ge
nistra idrografica troviamo i seguenti
torrenti: Isca de Morra, Sarda, Orata, Cortino, Osento e la “marana”
Capacciotti sul quale è stato ricavato
l’invaso artificiale Capacciotti della
capacità di 48 milioni di mc. Mentre in destra idrografica troviamo i
torrenti: Acqua bianca, Fiumicello,
Lucido, Ficocchia, fiumara di Atella,
Olivento (dove è stata realizzata la
diga di Abate Alonia o del Rendina
della capacità di circa 21 milioni di
mc), Lampeggiano, Locone (sbarrato
anch’esso per realizzarvi un grosso
invaso artificiale della capacità di
circa 105 ml di mc).
Il bacino idrografico dell’Ofanto è
ampio circa 2.764 kmq, con una altitudine media di 454 m s.l.m., comprende parte delle province d’Avellino, Potenza, Foggia e BAT.
Di scarsa portata nel periodo estivo,
è caratterizzato da piene primaverili
e autunnali.
In particolare la sua portata varia da
un minimo di 1 m³/sec. in agosto,
ad un massimo di 35-40 m³/sec. in
gennaio, quindi con una media annuale di poco superiore ai 15 m³/
sec.
L’Ofanto è alimentato da corsi d’acqua e da fiumare che presentano
uno spiccato carattere torrentizio.
Nel tratto iniziale, è stretto e a tratti
rapido mentre nella parte finale le
sue valli sono ampie e a fondo piatto, con ripe e scarpate nettamente
definite.
Nell’alto corso l’Ofanto confina a
nord con il bacino idrografico del
torrente Carapelle, a ovest–nordovest con quelli del torrente Calore
Irpino – Ufita (sottobacini del fiume
Volturno), a sud con quello del fiume Sele (e sottobacino del torrente
Platano- fiumara di Muro), a est con
quello del fiume Bràdano.
Durante il suo tragitto l’Ofanto è alimentato da numerosi corsi d’acqua.
Gli affluenti principali sono 14, in si6
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geografico
ti da vistosi fenomeni superficiali di
dissoluzione carsica (doline, campi
di pietre ecc.), si mostrano come distesa dominata da coltivi di cereali,
oliveti, ortaggi e dai residui ambienti
prativi.
Nell’ultima parte della valle, tra Canosa e Cerignola, il fiume scorre a
meandri verso il Mare Adriatico,
crea un modesto delta che si protende per circa 1 km nel mare, ormai
divenuto estuario a causa probabilmente degli interventi antropici.
Grazie a questa fitta rete di bacini
confinanti l’Ofanto dal punto di vista
ecologico non è isolato e ciò permette la conservazione di popolazioni
vitali di moltissime specie animali
d’interesse conservazionistico come
ad esempio la Lontra.
L’aspetto geologico dell’area interessata dal fiume Ofanto è costituito da
depositi di materiale databile al quaternario con sedimentazioni portate
dal fiume medesimo composte da
argille e sabbie intercalate a ciottoli
conglomerati.
Tra l’alta e la media valle, si erge il
complesso vulcanico del Monte Vulture (1.327 m), che costringe l’Ofanto a deviare verso nord ed a descrivere un’ampia ansa lungo le falde di
questo complesso montuoso.
La media valle è costituita invece
dalle propaggini argillose preappenniniche ed in parte dai calcari del
margine settentrionale delle Murge
baresi. Questi ultimi tratti, interessa-
Il clima del bacino può essere
distinto in tre zone: nell’alto
corso (zona montana), il clima
è temperato freddo, nel medio
corso (zona pedemontana), è
temperato calda, con inverni
più piovosi mentre nel basso
corso verso valle è di tipo mediterraneo, con estati calde e
secche e inverni miti.
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La Rete Natura
2000
La Direttiva Uccelli
Per la prima volta nel 1979 l’Unione Europea ha adottato l’importante
Direttiva CEE 79/409 denominata
“Uccelli”, che ha determinato un
quadro di riferimento per la conservazione della natura in tutti gli Stati
dell’Unione. Essa prevede sia azioni
per la conservazione delle specie di
Uccelli dall’altra l’individuazione da
parte degli Stati membri dell’Unione
di aree da destinarsi alla loro conservazione tutela delle specie minacciate di uccelli e dei loro habitat, le
cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS), ponendo le basi per la
creazione di una prima rete europea
di aree protette.
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diversità mediante la conservazione
degli habitat d’interesse comunitario
(naturali e seminaturali, della flora e
della fauna selvatiche nel territorio
comunitario, tenuto conto delle esigenze economiche, sociali e culturali
locali).
Sulla base di tale Direttiva gli Stati
membri dell’Unione Europea hanno
identificato i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), intesi come aree che
aiutano a mantenere o a ripristinare
un tipo di habitat o una specie della
flora e della fauna selvatiche in uno
stato di conservazione soddisfacente
contribuendo così al mantenimento
della biodiversità.
L’Italia ha individuato un elenco di
circa 2.800 SIC. Il prossimo passo
sarà quello di designarli Zone Speciali di Conservazione (ZSC).
La Direttiva Habitat
Nel 1992, nell’ambito della conferenza mondiale di Rio de Janeiro
su ambiente e sviluppo, l’Unione Europea ha adottato la Direttiva CEE
92/43 denominata “Habitat”. Tale
Direttiva è lo strumento principale
per la salvaguardia della natura europea, tramite un approccio all’uso
del territorio in una logica di sviluppo sostenibile per il mantenimento
vitale degli ecosistemi.
Il fine ultimo della Direttiva è quello
di contribuire a salvaguardare la bio-
Una sfida per il futuro:
la rete ecologica europea
Natura 2000
Natura 2000 è il nome della “rete”
di siti (ZPS, SIC/ZSC), destinati alla
protezione della biodiversità nel territorio dei Paesi appartenenti all’Unione Europea attraverso il mantenimento o il ripristino degli habitat naturali
e delle specie d’interesse comunitario, in Italia copre circa un’area pari
9
Il Program
l’Unione Eur
Cosa significa LIFE+?
Il programma LIFE, istituito nel 1992,
successivamente rinominato LIFE+ è
lo strumento finanziario dell’Unione
Europea, che cofinanzia azioni a favore dell’ambiente negli Stati membri
ed in taluni Paesi terzi che si affacciano nel Mediterraneo e nel Baltico,
nonché nei paesi dell’Europa centrale e orientale candidati all’ingresso
nell’Unione che aderiscono a LIFE+.
al 21% del territorio nazionale.
Essa punta alla tutela di habitat e
specie animali e vegetali indicati nelle direttive comunitarie “Habitat” e
“Uccelli”, tenendo conto anche delle
specifiche esigenze economiche, sociali e culturali dei vari Stati membri.
Essa è, in altre parole, il “serbatoio
biologico” dell’Unione Europea, che
dovrà garantire il mantenimento o,
all’occorrenza, il ripristino di uno
stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e delle
specie presenti nel nostro continente.
La rete Natura 2000 è una sfida che
l’Europa ha deciso di affrontare per
conservare la natura del continente
per le future generazioni, riconoscendo l’esigenza fondamentale di
legare questo obiettivo alla gestione
complessiva del territorio.
Il programma LIFE è diviso in quattro
settori tematici: LIFE+ Natura e Biodiversità, LIFE+ Ambiente, LIFE+ Politica e governance ambientali, LIFE+
Informazione e Comunicazione.
In particolare LIFE+ Natura, nel cui
ambito specifico si inserisce il progetto “Aufidus”, ha lo scopo di contribuire all’attuazione delle direttive
comunitarie concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna
selvatica.
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amma
LIFE+
Europea per l’OFANTO
Il SIC IT9120011“Valle dell’Ofanto-Lago di Capacciotti”
ca nei pressi della foce ed è parte di
un sistema di paludi costiere fra i più
importanti del bacino del Mediterraneo, sia per la presenza di avifauna
minacciata che per le essenze botaniche tipiche degli habitat alofili, testimonianza delle più vaste ed estese
aree umide in gran parte bonificate
nella seconda metà del ‘900.
Le formazioni vegetali più rappresentate caratterizzano importanti habitat di interesse comunitario riferibili
alle lagune costiere nei pressi della
foce, nonché a steppe salate mediterranee, ed aree ove un tempo erano presenti cordoni dunali sabbiosi
e foreste a galleria di Populus spp.
lungo l’asta idrografica del fiume.
Il SIC, con una superficie di 7.572
ettari e una lunghezza di 34 km,
comprende il tratto pugliese del Fiume Ofanto.
L’area di intervento ricade interamente nel territorio del Parco Naturale Regionale del Fiume Ofanto e
anche nel sito IBA “Zone Umide di
Capitanata” codice IT130.
Il tratto di fiume interessato è quello
medio-basso con elevata importanza
naturalistica non solo per gli habitat
e le specie presenti, ma anche in
qualità di corridoio ecologico fra la
costa Adriatica e l’Appennino.
L’area progettuale comprende zone
umide presenti lungo l’asta idrografi11
Aufidus
il Progetto LIFE+
L’area di intervento
del progetto
Informazioni bibliografiche e un’interessante cartografia storica del paesaggio locale indicano come l’area
progettuale si inserisse già al tempo
dei Romani nel complesso di zone
umide connesse fra loro e costituite
dal Lago Salpi (una vera e propria
laguna costiera), dalle più piccole lagune retrodunali presenti fino
all’attuale abitato di Barletta e dagli
“stagna Aufida” ricordati già da Silio Italico.
Tale complesso di zone umide, determinato dall’afflusso delle acque dei
torrenti (da nord a sud: Candelaro,
Cervaro, Carapelle e fiume Ofanto)
e dalla connessione con le acque del
Mare Adriatico, creavano le condizioni per la presenza dell’habitat
prioritario.
Tutta l’area rientrava nell’antico sistema lagunare compreso tra l’antica
Sipontum, (Manfredonia), fino a Barletta. Tale complesso di zone umide
era separato dal mare Adriatico da
un cordone dunale del tutto simile
agli altri e attuali cordoni dunali presenti in Puglia (ad esempio i tomboli
denominati localmente “Isole” delle lagune di Lesina e Varano) dove
ancora è predominante l’habitat
prioritario delle “Dune costiere con
ginepri”.
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Obiettivi del progetto
L’obiettivo generale del progetto è
quello di realizzare interventi di restauro ambientale nel SIC con ampliamento degli habitat obiettivo e di
sensibilizzare le popolazioni locali
al fine di proteggere le zone umide
e gli habitat prioritari. Indirettamente
le azioni del progetto, attraverso il
miglioramento ecologico generale
locale, consentiranno un aumento
di aree idonee per molti uccelli acquatici, limicoli e rapaci, alcuni dei
quali sono considerati di importanza
prioritaria.
Saranno quindi realizzate una serie
di azioni concrete finalizzate alla
conservazione di due habitat prioritari del SIC:
- 1150* “Lagune costiere”: ripristino di 40 ettari di habitat;
- 2250* “Dune costiere con Juniperus spp.”: ripristino di 1,2 km di
habitat.
Le aree di intervento si trovano nei
pressi della foce del fiume Ofanto.
Le azioni di sensibilizzazione prevedono la realizzazione di Workshop/
open day rivolti a operatori scolastici, ambientalisti, cacciatori, pescatori, agricoltori, operatori turistici, al
fine di contribuire al coinvolgimento
attivo di tutti i vari portatori d’interesse che agiscono sul fiume. Inoltre, la
realizzazione di un programma di
educazione ambientale rivolto alle
scuole, è finalizzato a rafforzare il
legame tra i giovani e il fiume.
13
Le minacce per l’area
e gli habitat obiettivo
del progetto
Gli obiettivi precedentemente descritti sono stati formulati per rispondere
alle seguenti minacce rilevate per gli
habitat di progetto.
Bonifica delle zone umide e scomparsa delle aree tampone marginali
Negli anni ’50 del Novecento i margini
nord dell’attuale zona umida sono stati
oggetto di imponenti opere di bonifica che
hanno comportato la trasformazione e bonifica delle paludi mediterranee e la distruzione delle aree tampone costituite dai bordi,
rive, lanche, delle lagune e paludi attraverso
la semplificazione dei margini.
Dati relativi ad aree limitrofe evidenziano che
dal 1958 al 2005 l’ambiente denominato “Laghi e bacini d’acqua” ha subito una riduzione di 5.000 ettari per la gran parte ascrivibili
all’habitat delle lagune, passando da 6.000 a
1.006 ettari.
Queste zone umide erano già ricordate, in epoca rTali alterazioni rappresentano una delle prime
cause del impoverimento di biodiversità. In particolar modo si è verificata la scomparsa di ambienti
come le Lagune costiere ridotte a circa 15 ha.
A causa della riduzione e alterazione delle zone umi14
de presenti in passato nell’area progettuale,
molte specie hanno risentito negativamente
della diminuzione nell’estensione e nell’idoneità
ambientale; a tal proposito, in ordine di importanza, si possono citare alcuni taxa di importanza prioritaria come, fra gli uccelli, il Marangone
minore; il Tarabuso, la Moretta tabaccata.
Interrimento naturale della laguna
L’apporto di sedimenti del fiume Ofanto ha causato
il deposito del materiale solido trasportato in sospensione dalle acque e la chiusura degli ultimi specchi
d’acqua libera.
Gli ecosistemi palustri sono, per loro natura, ambienti
di transizione le cui associazioni vegetazionali tendono naturalmente ad evolvere verso ambienti di terraferma. Ciò è dovuto al veloce accrescimento della vegetazione che tende a invadere gli specchi d’acqua, e
quindi all’innalzamento del fondale. In un contesto non
antropizzato la perdita naturale di tali ecosistemi verrebbe compensata dalla colonizzazione di altri territori in una
dinamica di funzionalità ecologia virtuosa, mentre in un
contesto territoriale fortemente antropizzato come quello di
progetto, tale compensazione è purtroppo impossibile.
Distruzione della fascia costiera dunale
La fascia costiera dell’area progettuale era un tempo costituita
da un cordone dunale che è stato completamente alterato con
lo spianamento delle dune e la distruzione della vegetazione
tipica.
Tale degrado ha causato effetti negativi sull’intero ecosistema,
per la maggiore esposizione all’erosione marina e, in particolare
sulla zona umida retrodunale che non presenta più la normale
successione vegetazionale.
Si può ipotizzare, per l’area di intervento, una fascia dunale che
ricopriva una superficie complessiva pari a circa 20 ettari.
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AZIONI DI RI
Azioni
previste
dal progetto
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Le azioni previste
possono essere
suddivise
nelle seguenti
quattro categorie
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AZIONI
CONCRETE DI
CONSERVAZIONE
01
AZIONI
PREPARATORIE
AZIONI PER IL
FUNZIONAMENTO DEL PROGETTO
E IL MONITORAGGIO
03
Il progetto prevede
due azioni finalizzate
alla conservazione,
restauro e
miglioramento per gli
habitat obiettivo:
- Ripristino di 40 ettari
dell’Habitat 1150* Lagune costiere;
- Ripristino di 1,2 km
dell’Habitat 2250*
- Dune costiere con
Juniperus spp.
Organizzazione
dell’ufficio di progetto;
Controllo e verifica
dell’efficacia delle
azioni; Collegamento
con altri progetti LIFE
per lo scambio di
esperienze; Controllo
finanziario.
17
Studi preliminari su
vegetazione, fauna
e habitat; Progetti
esecutivi delle
azioni concrete di
conservazione; Verifiche
idrauliche e valutazione
di incidenza.
04
AZIONI DI
SENSIBILIZZAZIONE
DEL PUBBLICO
E DIVULGAZIONE
DEI RISULTATI
Studi preliminari su
vegetazione, fauna
e habitat; Progetti
esecutivi delle
azioni concrete di
conservazione; Verifiche
idrauliche e valutazione
di incidenza.
Gli habitat
I principali obiettivi
concreti di conservazione
previsti nel progetto
Life+Afidus sono relativi
a due habitat considerati
prioritari per l’UE:
2250*
Dune costiere
con Juniperus spp.
L’habitat è diversificato dal punto di vista
vegetazionale, in quanto racchiude più tipi di
vegetazione dalla legnosa dominata da ginepri
e da altri arbusti della macchia mediterranea, riconducibili a diverse associazioni vegetazionali.
È distribuito lungo le coste sabbiose del Mediterraneo e in Italia è presente solo nelle
regioni mediterranea e temperata.
Nel sito di intervento tale habitat prioritario risulta scomparso a causa delle
alterazioni ambientali avvenute
nel corso dell’ultimo secolo.
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1150*
Lagune costiere
L’habitat include distese con acque ferme, salate
o salmastre, poco profonde,
poste alla foce del fiume Ofanto.
Ambienti acquatici costieri caratterizzati da notevole
variazioni stagionali in salinità e in profondità in relazione agli apporti idrici (acque marine o continentali),
alla piovosità e alla temperatura che condizionano
l’evaporazione. Sono in contatto diretto o indiretto
con il mare, dal quale sono in genere separati da
cordoni di sabbie o ciottoli e meno frequentemente
da coste basse rocciose. Sono aree di elezione
per la sosta e la nidificazione di moltissime
specie di uccelli, nonché sito di riproduzione e accrescimento di molte
specie di pesci.
19
Le specie animali
E’ utile evidenziare, la presenza di
numerose specie animali di rilevante
valore conservazionistico.
Sono infatti censite complessivamente 49 specie d’interesse nazionale o
comunitario. In particolare le specie
d’interesse comunitario, inserite nelle direttive di riferimento 79/409 e
92/43, sono 31 di cui ben 17 sono
uccelli nidificanti (Regione Puglia Ufficio Parchi).
Le lagune costiere e il fiume rappre-
sentano aree idonee alla riproduzione di molte specie di pesci. Fra questi
è presente l’anguilla, specie sempre
più rara, che utilizza le lagune e il
fiume per crescere e raggiungere la
maturità.
Tra le specie di rettili maggiormente
a rischio d’estinzione locale ci sono
sia la testuggine palustre che la tartaruga terrestre, entrambe sempre più
rare in seguito alla distruzione del
loro habitat e ai prelievi illegali.
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L’area di progetto in prossimità della foce, rappresenta inoltre un importante sito di sosta per l’avifauna
migratoria in particolare uccelli acquatici come anatre (ad esempio
germani, alzavole, fischioni), ma anche rapaci (ad esempio: falco pescatore, falco cuculo, grillaio)
L’inverno è anche il periodo di arrivo degli storni che, con le fantasiose
forme disegnate nel cielo, animano i
freddi tramonti invernali. Nei canneti
soprattutto durante il transito prima-
verile sostano diversi esemplari del
raro ed elusivo Tarabuso.
Nei piccoli specchi d’acqua sosta
anche la rara Moretta tabaccata.
Tra i passeriformi, la foce dell’Ofanto ospita in primavera tre tra le specie più colorate presenti tra l’avifauna italiana: il gruccione, che scava
i suoi nidi nelle dune o lungo piccole scarpate presenti lungo il fiume,
come fa anche il Martin pescatore,
mentre la Ghiandaia marina predilige nidificare sotto i ponti in muratura
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(Internation Union for Conservation
of Nature and Natural Resources,
1988) ed è presente nell’Allegato II
della Convenzione di Berna (1979)
come specie severamente protetta.
Inoltre, secondo la Direttiva Habitat
92/43 (All. II, Consiglio della Comunità Economica Europea), la Lontra
figura tra le specie di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
di tutela. In Italia la specie è protetta
dal 1977.
o nelle vecchie masserie di campagna. Dove la vegetazione è più folta
si possono osservare anche i pendolini, graziosi uccelli che costruiscono
i loro incredibili nidi appesi ai rami.
Ma la foce e l’intera asta idrografica dell’Ofanto rappresenta una delle
aree di maggiore rilevanza a livello
nazionale per uno dei mammiferi più
rari d’Italia la Lontra.
La Lontra è classificata specie vulnerabile o localmente in pericolo nel Red
Data Book dei vertebrati dell’IUCN
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Beneficiario coordinatore
Beneficiari associati
Provincia
di Barletta,
Andria
e Trani
Enti che supportano il progetto
Comune di Barletta
Regione Puglia
Assessorato alla Qualità
del Territorio
Ufficio Parchi e Tutela
della Biodiversità
Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare
Dir. gen. Protezione della Natura e del Mare
Realizzato con il contributo
dell’Unione Europea - programma Life+
Comune di Margherita di Savoia
Autorità
di Bacino
della Puglia
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