UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
DIPARTIMENTO DI STUDI STORICI GEOGRAFICI ANTROPOLOGICI
STUDI E RICERCHE
28
Comitato scientifico
Stefano Andretta, Paolo Apolito, Marcella Arca Petrucci,
Mario Belardinelli, Gianfranco Bonola, Maria Teresa Caciorgna,
Francesca Cantù, Claudio Cerreti, Giuliana Di Febo, Fabio Fabbri,
Jean-Claude Maire Vigueur, Roberto Morozzo della Rocca,
Adriano Roccucci, Gaetano Sabatini, Maria Rosaria Stabili
Segreteria di redazione
Maria Rosaria Folchetti
e-mail: [email protected]
tel. 06 57338469 - fax 06 57338490
Relazioni religiose nel Mediterraneo
Schiavi, redentori, mediatori
(secc. XVI-XIX)
a cura di
Sara Cabibbo e Maria Lupi
viella
Copyright © 2012 - Viella s.r.l.
Tutti i diritti riservati
Prima edizione: luglio 2012
ISBN 978-88-8334-411-4
Questo volume è pubblicato con il contributo del progetto di ricerca PRIN 2006 Il
Mediterraneo delle tre religioni e del progetto di ricerca del Dipartimento di Studi
Storici Geografici Antropologici (ex 60%) L’universo religioso delle redenzioni nel
vecchio e nel nuovo mondo. I soggetti istituzionali, la trattatistica, le rappresentazioni (secc. XVI-XIX) (2009-2010) (responsabile Maria Lupi)
viella
libreria editrice
via delle Alpi, 32
I-00198 ROMA
tel. 06 84 17 758
fax 06 85 35 39 60
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Indice
Sara Cabibbo, Maria Lupi
Introduzione 7
I. Tra Mediterraneo e Nuovo Mondo:
la dimensione religiosa della schiavitù
Enrique Mora González
La redención de cautivos entre lo carismático y lo institucional
en la España de Felipe II. Aproximación a los libros de las
cuentas de la redención de 1575, 1579 y 1583 13
Stefano Defraia
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia:
riflessione e percorsi
37
Sara Cabibbo, Maria Lupi
Tra autorappresentazione, cronaca e negozio spirituale.
Il trattato del mercedario Ignacio Vidondo
e la redenzione di Algeri del 1654
65
María Berta Pallares Garzón
A la sombra de un redentor: el Padre Fray Gabriel Gómez
de Losada, mercedario y su Escuela de trabajos
101
Francesco Russo
Schiavitù e conversioni a Malta in età moderna:
nuove fonti e percorsi di ricerca
135
Celia L. Cussen
Cofradías y evangelización de negros
en Lima, Perú y Santiago de Chile, siglo XVII
159
6
Indice
II. Tra Europa e Africa:
convivenze religiose e mediazioni politiche
Francesco Correale
Le relazioni “garbate” fra il Sultanato del Marocco
e il Regno di Napoli. Diplomazia, religione e rappresentazione
nella missione marocchina del 1782
177
Anthony Santilli
La questione della protezione dei cattolici d’Egitto.
Il caso delle Suore del Buon Pastore, missionarie francesi
sotto la tutela del Regno di Sardegna (1820-1850)
201
Giuseppe Continiello, Stefano Minetti
Il Faro di Tunisi. Musulmani, ebrei e cristiani
alla scuola delle élites
219
Indice dei nomi e dei luoghi
239
Gli autori
259
Abstracts
261
Stefano Defraia
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia:
riflessione e percorsi
La libertad, Sancho, es uno de los más preciosos dones
que a los hombres dieron los cielos […]
el cautiverio es el mayor mal que puede venir a los hombres.
M. de Cervantes, Don Quijote de la Mancha
«Non abbiamo alcuna idea precisa sul numero globale delle navi
corsare, sul volume delle prede, sulla massa dei prigionieri […] Questa
massa sembra aumentare».1 Per poco che si sia al corrente dei problemi
storici, che le fonti dell’epoca medioevale e moderna sollevano circa un
Mediterraneo di prigionieri e rinnegati, una citazione del genere non può
fare una certa sensazione. Gli è che, mentre per un verso, circa la captivitas christiana, non si trovano degli studi che decifrano il quantitativo
di cristiani anonimi catturati dai corsari barbareschi e redenti dall’Ordine
della Mercede, ma contributi che in gran parte hanno preteso relazionare
la detenzione islamica di prigionieri cristiani e il riscatto di prigionieri
famosi con la mentalità spagnola e musulmana2 o approcci più o meno
1. F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, Torino 2002, II,
p. 944 (Piccola Biblioteca Einaudi. Storia e geografia, 188/2).
2. A. Mas, Les Turcs dans la littérature espagnole du siècle d’Or. Recherches sur
l’evolution d’un thème littérarire, Paris 1967; F. Márques Villanueva, El tema de los cautivos, in Id., Personajes y temas del Quijote, Madrid 1975, pp. 92-146; G. Camamis, Estudios
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Stefano Defraia
generali consumati alla frontiera tra l’Islam e la Cristianità,3 per l’altro
verso, è un fatto che una indicazione del genere, almeno per l’attività
svolta dall’Ordine della Mercede, e non solo, deve pur trovare qualche
riscontro in testimonianze effettivamente disponibili.
Se la bibliografia degli studi si è arricchita, anche quella dell’edizione delle fonti sembra pronta notevolmente ad aumentare. I nuovi documenti scoperti recentemente dimostrano che l’azione redentrice della
Mercede non è del tutto conosciuta. La via rimane aperta ad ulteriori
ricerche.
Ma non è facile ritrovarsi nell’abbondante letteratura in proposito,
sparsa in tante biblioteche e archivi. Sarebbe perciò di aiuto per gli
eventuali interessati presentare in una visione rapida e sintetica le fonti,
oltre a qualche pista per nuove indagini, i testi appena editi e i lavori in
corso di stampa.
Pertanto il nostro contributo si dividerà in due parti. La prima prenderà
in esame la tipologia delle fonti dell’azione redentrice dell’Ordine della
Mercede in alcuni dei tratti più problematici; mentre nella seconda parte si offrirà una riflessione sui principi fondamentali dell’edizione critica
dell’Opera Omnia in corso di realizzazione.
sobre el cautiverio en el Siglo de Oro, Madrid 1977; M.Á. Teijeiro Fuentes, Moros y turcos
en la narrativa áurea. El tema del cautiverio, Cáceres 1987.
3. Da una parte la nostra pagina di storia deve fare i conti talvolta con elementi
appartenenti ad un visione mitificatrice e mistificatrice, ingredienti prodottisi dall’immaginario apologetico cristiano ed emersi dal genere letterario ereditato dalla trattatistica
religiosa medievale, come sostiene N. Daniel, Islam and the West. The Making of an
image, Edimburgh 1966, il più delle volte legata al caratteristico modo del fare storia
degli ordini religiosi: J.A. Garí Siumell, La orden redentora de la Merced, o sea historia de las redenciones de cautivos cristianos desde su fundación hasta nuestros días,
Barcelona 1873; G. Cipollone, Cristianità-Islam. Cattività e liberazione in nome di Dio,
Roma 1992; B. Porres Alonso, Libertad a los cautivos. Actividad redentora de la orden
trinitaria (1198-1785), 2 voll., Córdoba-Salamanca 1997-1998. Altri tentativi recenti,
pur partendo da presupposti storiografici diversi, cadono in una decontestualizzata analisi
delle fonti. Una generalizzazione che il più delle volte non rende ragione delle diversità e
delle peculiarità da un epoca all’altra, intendo quella medievale e moderna, di un collettivo dei captivi christiani, i cui contorni esigono un approccio metodologico adeguato: La
liberazione dei ‘captivi’ tra Cristianità e Islam. Oltre la crociata e il gigad: tolleranza e
servizio umanitario, a cura di G. Cipollone, Città del Vaticano 2000 (Collectanea archivi
vaticani, 46); «Analecta Mercedaria», 18 (1999), pp. 7-521, fascicolo interamente dedicato all’azione redentrice mercedaria.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
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1. Le fonti
1.1. Osservazioni preliminari metodologiche
Sul tema captivitas christiana4 esiste una letteratura imponente.5
Vi compaiono riflessioni di schietto interesse religioso, sociologico,
politico, economico e insieme ricerche storiche, con o senza risvolti
applicativi allo specifico dell’Ordine della Mercede. Tuttavia la vita
e il riscatto dei prigionieri cristiani nel nord Africa rimane ancora un
fenomeno in sospeso sui quali conviene attirare l’attenzione in modo da
risparmiare agli studiosi altre confusioni, affermazioni inesatte e giudizi affrettati, per esempio riguardo la vita quotidiana dei prigionieri
(captivi christiani), gli itinerari delle redenzioni, i rischi e i pericoli
prima-durante-dopo la redenzione, le varianti economiche del riscatto
e le spese per la redenzione, l’elemosina (testamenti, legati, questue
ecc.) e l’appoggio economico della Corona, chi erano i redentori della
Mercede e coloro che venivano riscattati dai mercedari, l’iter burocratico della redenzione, la trattatistica preventiva e teologica della redenzione, la tipologia delle fonti (diretta e indiretta), la rappresentazione
dell’immaginario carismatico.
Il presente consuntivo non è altro dunque che una breve riflessione
sui percorsi che l’Institutum Historicum Ordinis de Mercede ha intrapreso
4. Ci sembra, tuttavia – ed è quanto si è cercato di fare –, di poter approfondire ancora
ulteriormente il problema in particolare per quel che riguarda i secoli XIII-XVIII, nei quali
la captivitas christiana, come fatto storico, tende a contrapporsi alla schiavitù in termini
che non sono solo terminologici. Ci riferiamo all’importante studio di E. González Castro,
Schiavitù e “captivitas”, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, a cura di G. Pelliccia, G.
Rocca, VIII, Roma 1988, coll. 1039-1058.
5. Non è pensabile l’indicazione di una bibliografia esauriente sull’argomento per la
quale, peraltro, può servire, entro certi limiti l’ottimo volume del Repertorio bibliográfico
de las relaciones entre la Península Ibérica y el norte de África (siglos XV-XVI). Fuentes y bibliografía, a cura di M. García-Arenal, M.Á. de Bunes, V. Aguilar, Madrid 1989;
l’evoluzione di una problematica e di una analisi di un certo tipo di fonti si intravvede
soprattutto in lavori quali Actas del Coloquio «Relaciones de la Península Ibérica con el
Magreb (siglos XIII-XVI»), a cura di M. García-Arenal, M.J. Viguera, Madrid 1988; M.Á.
de Bunes, La imagen de los musulmanes en el pensamiento español de los siglos XVI y
XVII: los caracteres de una hostilidad, Madrid 1988; I.B.Y. Ibn al-Ahmar, Rawdat al-nisrin
fi dawlat Banī Marīn, Introducción y traducción anotada de M.A. Manzano, Madrid 1989;
J. Zanón, Topografía de Córdoba almohade a través de las fuentes árabes, Madrid 1989.
40
Stefano Defraia
in vista della realizzazione dell’Opera Omnia6 delle testimonianze manoscritte e stampate inerenti l’attività redentrice svolta dai frati della Mercede
dal secolo XIII fino a tutto il secolo XVIII.
Pertanto parlando a titolo personale, ma esprimendo un’opinione che
so condivisa da quanti collaborano all’edizione critica dell’Opera Omnia
in parola, vorrei innanzi tutto sottolineare il fatto che, secondo noi, ogni
tentativo di edizione critica costituisce un caso individuale. In ogni caso,
infatti, l’indole delle testimonianze documentarie o letterarie, il contesto
storico e sociale e innumerevoli altri fattori determinano una peculiare elaborazione e confezione documentale, e pertanto una tradizione manoscritta
tipica del caso in esame. Non si possono, di conseguenza, effettuare delle
estrapolazioni se non con la massima prudenza e con molte riserve. Difatti
ogni generalizzazione è decisamente fuorviante.7 È dunque opportuna una
ricostituzione del testo che tenga presente la genesi delle testimonianze nel
contesto religioso, politico e geografico in cui vengono redatte.
Nel caso della produzione redentiva della Mercede abbiamo potuto
constatare nella recensio della tipologia delle fonti a tutt’oggi utili che ciascuno dei testi pone dei problemi originali ed obbliga di volta in volta ad
adattare o perfino a trasformare i metodi e i procedimenti.
Tenterò semplicemente di presentare in modo succinto la concezione,
le norme e i metodi attuali dell’Institutum Historicum Ordinis de Mercede,
insistendo sui principali problemi che stiamo affrontando, nel corso del
nostro lavoro.
1.2. La tipologia delle fonti redentive
Le testimonianze dell’opera redentrice della Mercede costituiscono un
ventaglio assai particolare: da un lato la peculiarità delle fonti medioevali e
moderne (pergamenacee e cartacee) legittimano il ricorso a mezzi e a sforzi
che per altre edizioni critiche sarebbero forse sproporzionati all’interesse oggettivo; d’altro canto e al di sopra di ogni considerazione, gran parte delle fonti
che disponiamo sono testimonianze testuali uniche, talvolta residui accessori
6. Una presentazione esaustiva della ratio editionis dell’Opera Omnia siamo oramai in
grado di renderla quanto prima di pubblico dominio, giacché vi lavoriamo già da qualche anno.
7. Tra gli esempi tra mano di approssimazione e generalizzazione, raccogliendo qua e là,
estrapolando e congetturando a-storicamente, quella proposta da M. Rodríguez Carrajo, Modo
prático de llevar cabo una redención de cautivos durante los siglos XVII y XVIII, in «Analecta
Mercedaria», 18 (1999), pp. 455-521, risulta una sintesi inutile se non affatto sviante.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
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autenticati dalla macchina burocratica statale. Questa duplice circostanza autorizza e addirittura obbliga a utilizzare mezzi e metodi appropriati a questo che è
in qualche modo un caso limite in materia di edizione di testi di documenti (A).
Circa invece la consueta letteratura non si pone alcun problema (B, C).
Per ritrovarci in quella massa di testimonianze prese in esame bisogna
classificarle in categorie (A, B, C). Nell’analisi s’è tenuto conto non solo
dei testimoni che tramandano un testo completo, ma sono stati presi in
considerazione anche i frammenti, sovente numerosissimi e talora utili dal
punto di vista della ricostruzione critica della tradizione.
La tavola appena seguente illustra lo stato delle fonti fino ad oggi preso in esame.
A. Fonti diplomatiche e giuridiche:
1. Documenti e libri amministrativi delle redenzioni (sec. XIV-XVIII)
2. Cataloghi dei redenti
3. Testamenti, legati ecc.
4. Documenti pontifici, episcopali
5. Documenti reali (di sovrani, del Consejo de Castilla y de Aragón, di Cruzada ecc.)
6. Documenti mercedari (costituzionali, capitolari, statuti ecc.)
B. Fonti narrative:
1. Libri delle redenzioni
2. Memoriali
3. Controversie
4. Trattati
5. Le cronache (XVI-XVIII)
6. La letteratura
7. Liturgie e devozioni
C. Fonti artistiche:
1. Iconografia
2. Pittura
3. Scultura
4. Incisioni
5. Stampe
Tanta letteratura sull’attività redentrice della Mercede, che in realtà, si
estese non solo al Mediterraneo (sec. XIII-XV), ma che abbracciò durante
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Stefano Defraia
tutta l’epoca moderna anche la collaborazione economica di tutti i conventi
dell’Ordine sparsi nell’America e la relativa rappresentazione dell’immaginario carismatico in variegate forme artistiche (sec. XVI-XVIII), rischia
di intimorire lo studioso di turno che volesse intraprendere nuove ricerche.
È certo una difficoltà alla quale si aggiunge quella euristica delle fonti non
meno ampia e varia e che, di più, si trova dispersa in istituzioni religiose e
civili non sempre facili da reperire.
Si continua a fare ricorso a tutti i mezzi a disposizione per redigere
l’elenco più completo possibile di tutti i manoscritti e degli stampati che
costituiscono le testimonianze dell’attività redentrice della Mercede da
pubblicare. Basandosi su questo catalogo si tenta di entrare in possesso dei
microfilm e delle riproduzioni digitalizzate (non sempre ottime ai nostri
fini, a causa dello stato dei supporti e degli inchiostri) di tutte le testimonianze individuate.
Lavori del genere non sono mai portati a termine e bisogna costantemente esser pronti ad acquisire nuove informazioni secondo le esigenze del
proseguimento del lavoro. Occorre cercarle e appropriarsene senza sosta.
Va qui sottolineato il fatto che l’eccessivo numero di biblioteche e
archivi privi di cataloghi e/o inventari dotati di repertori insufficienti crea
dei problemi terribili agli editori di testi medievali e moderni.
Circa lo studio e l’edizione delle rappresentazioni artistiche si è ancora
in fase di riflessione, sebbene si sia iniziato un censimento per zone geografiche delle testimonianze anzi tutto conservate nei conventi dell’Ordine.8
A. Le fonti diplomatiche e giuridiche
Il problema è complesso quando si esaminano le fonti giuridiche e
diplomatiche: nel nostro caso vogliamo intendere gli atti scritti, o documenti
redatti in determinate forme, che esprimano e attestino, o soltanto attestino,
peculiari avvenimenti e situazioni tali da poter avere conseguenze giuridiche
e religiose, come avremo modo di spiegare meglio.
Per una ricerca che sia fondata su tale variegata documentazione, e in
particolare privata e pubblica, è necessario prendere in considerazione non
soltanto anzi non tanto quelle realtà e quelle idee che siano state presenti
alla coscienza riflessa dei contemporanei, ma soprattutto gli avvenimenti, le
8. L’inventario raccoglie una serie fotografica delle opere con una scheda contenente
gli elementi fondamentali: 1. titolo dell’opera; 2. luogo di conservazione; 3. materiale; 4.
descrizione fisica; 5. autore; 6. cronologia.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
43
situazioni di fatto, i comportamenti esterni, gli stessi atteggiamenti mentali
di cui né i protagonisti, né i compartecipanti o spettatori o comunque i contemporanei si siano resi conto in maniera critica o almeno meditata. Così,
appunto su dati di fatto esterni è fondata l’indagine di quella massa di “anonimi” prigionieri cristiani e sulle varianti redentive: perché in mancanza di
scritti che rivelino l’animo, ci rimane la possibilità di desumere alcuni tratti
sommari della personalità di quella “anonima merce umana” dalle notizie sul
loro comportamento pratico, così come un’accurata e ampia indagine sulle
persone (redentori, redenti e rinnegati) offre il modo di ricavare nuove ed
importanti concezioni di storia sociale, politica e religiosa.
A questo punto il controllo del ventaglio delle testimonianze prese in
esame non può non essere determinante. Pertanto in attesa dell’edizione
critica dei testi in parola, si può leggere la pubblicazione di Ellen G. Friedman, Spanish Captives in North Africa in the Early Modern Age,9 che
fornì, appena qualche anno fa a José A. Martínez Torres10 l’occasione di
produrre la messa a punto più recente – a quanto sappiamo – circa la vida y
rescate de los cautivos cristianos en el Mediterráneo musulmán. I due consuntivi in parola costituiscono infatti la più opportuna premessa al nostro
lavoro sulle fonti: certo non sono esaurienti né privi di inesattezze, ma si
impongono come strumenti di lavoro. Diversamente da altri che non danno
piena soddisfazione né per la serietà dell’indagine né per la completezza
dell’informazione o il metodo di esposizione.11
A.1. Documenti e libri amministrativi della redenzione
Una ricerca fondata sulla elaborazione di numerosi dati forniti da molteplici e vari documenti di diversa provenienza e prodotti da diverse istituzioni, esige una chiara posizione di problemi storici concreti e precisi.
Lo studioso che affronta l’esame dei documenti e dei libri amministrativi
della redenzione si trova ad affrontare non facili problemi circa il contesto
religioso, politico e geografico in cui vengono redatti. Pertanto non può
9. E.G. Friedman, Spanish Captives in North Africa in the Early Modern Age, Wisconsin 1983.
10. J.A. Martínez Torres, Prisioneros de los infieles. Vida y rescate de los cautivos
cristianos en el Mediterráneo musulmán (siglos XVI-XVII), Barcelona 2004.
11. A. Díaz Borrás, El miedo al Mediterráneo. La caridad popular valenciana y la
redención de cautivos bajo poder musulmán 1323-1539, Barcelona 2001 (Anuario de estudios medievales. Anejo, 44).
44
Stefano Defraia
non aver presenti sin dall’inizio i problemi, generali e generici, dei limiti
cronologici e geografici in cui si è prodotta tale documentazione.
Le prime e più costanti, seppur più rare, sono le testimonianze notarili,
pergamenacee e cartacee, di cui si ha notizia, dal secolo XIV fino alla prima metà del Cinquecento, come durante tutta l’epoca moderna nel regno di
Aragona. Registrano brevemente alcuni elementi determinanti l’avvenuto
riscatto e danno spazio a delle vere e proprie liste di prigionieri riscattati,
con qualche dato, non sempre costante, del sesso, del luogo di provenienza
(città e/o diocesi), dell’età, degli anni di detenzione e del prezzo. Le redazioni della documentazione dell’azione redentrice subiscono continue
variazioni, dovute soprattutto all’altalenante situazione politica ed economica dalla quale dipendono. Il favore del sovrano di turno non sempre è
garantito e gli aiuti economici e le elemosine raccolte non sempre vanno
per il fine prefissato.12 Alcuni documenti, invece, rilevano anche dei legami
che si stringevano tra i redentori e i prigionieri riscattati, per un periodo da
stabilire dopo l’avvenuto riscatto, quale certificazione pubblica di gratitudine per i pericoli e le fatiche sofferte dai redentori.13
12. Si tratta di una lettera reale di Pietro “el Ceremonioso” nella quale, venuto a sapere
che le elemosine e altri contributi economici che l’Ordine riceveva per redimere prigionieri
cristiani erano stati spesi, impedendo per oltre tre anni l’attività redentrice, e che molti altri
beni dell’Ordine erano stati alienati senza un giusto motivo, ordinava al maestro generale e
ai vocali del prossimo capitolo generale di Agramunt, che tutto il denaro raccolto per le redenzioni fosse affidato a due frati che si impegnano nel destinarlo alla redenzione concordata.
E inoltre, una volta terminato il capitolo, i definitori dovevano rendere conto delle decisioni
prese davanti allo stesso sovrano. Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, C, reg. 1274,
f. 51v: «sicut ex clamosa insinuatione nonnullorum fidedignorum zelantium bonum statum
vestri Ordinis nostris auribus pluries est deductum, elemosine et alia caritatis subsidia que
pro redimendis captivis vestro cotidie Ordini a Christi fidelibus tribuuntur, erogata fuerunt,
tres anni et amplius sunt elapsi inutiliter et inane cum nulla extunc inde facta extiterit, prout
decuisset, redemptio captivorum, et, quod deterius est, ab aliquo tempore citra diverse facultates et iura ipsius Ordinis vendita et alienata fuerunt nulla causa necessaria subeunte quod, si
veritate nitatur, molestum valde gerimus et nimirum, presertim dum attendius quod nos sumus
et esse debemus protectores et conservatores Ordinis supradicti veluti fundati a progenitoribus
nostris Aragonum regibus memorie recolende, ob quod cupimus et corde tenemus quod ex
illo sequatur effectus ad quem fundatum extitit, videlicet dictorum captivorum redemptio, et
quod non in alienis usibus predicte elemosine expendantur».
13. Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, «Monacales», reg. 2703, n. III, perg.
orig.; «Monacales», reg. 2704, doc. IV, copia cart. del sec. XVIII. Cf. J.W. Brodman, Ransoming Captives in Crusader Spain. The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier, Philadelfia 1986, pp. 114-116.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
45
Qualche eccezione di libro amministrativo della redenzione è data dal
secolo XV, ma non di carattere notarile.
A titolo di mera esemplificazione, ecco il tenore di una redenzione del
secolo XIV significativa, tra le conosciute, al fine di circoscrivere opportunamente un sì singolare fenomeno:
Iacobus diuina miseracione sancte romane ecclesie presbiter cardinalis administrator ecclesie Valentine, dilectis in Christo uniuersis et singulis rectoribus et
curatis ecclesiarum ciuitatis et diocesis Valentine eorumque locatenentibus ad
quos presentes peruenerint, salutem in Domino et bonis semper operibus feliciter
habun<d>are(!). Venerabiles Magistrum et fratres ordinis Mercedis captiuorum,
salubri studio pietatis misericordie operibus, intendentes, sincera complectimur
in Domino caritate, dum erga christianos captiuos pia genstantes viscera, pro illis
de manibus inimicorum fidei liberandis, bona que obtinent et que possunt adquirere, iugiter impendunt et superimpendunt eciam semetipsos. Ad hec igitur rem
apud Deum et homines multipliciter comendatam(!) deuocioni vestre refferimus
quod diebus istis ― venerabiles et religiosi Iacobus de sancto Martino, prior
domus Barchinone, et Petrus de Bayguri, preceptor domus Seguntinensis, Ordinis supradicti ― triginta octo christianos ex maxima multitudine christianorum,
qui in ciuitate Bugie sub compendibus et arta captiuitatis custodia detinentur ab
infidelissimis sarracenis, redimerunt precio duplarum auri nimium excessiuo, et
eosdem taliter liberatos, in naui portantes honusta, venerunt ad litora huius maris,
et descendentes in terram illos nostro conspectui presentarunt, fide nobis facta
multis testibus et scripturis, quod pro redempcione tam sancta tres mille octingentas quadraginta duplas auri exsoluerunt, preter multa noniura et victigalia sarracenice nacionis ac factum nauis et expensas alias quas de necessitate fecerunt
plurimas et diuisas. Unde cum idem magister et fratres multis ex hoc debitis et
creditoribus remanenat obligati, vestroque propterea auxilio et succursu indigeant
plurimum in hac parte. Idcirco, caritatem vestram in Domino exortamur, vobis
<rasura: in re>missione vestrorum iniungimus peccatorum quatenus cum dicti
frater vel alter eorum ad vos peruenerint, benigne recipere et caritative tractare
curetis, et ipsos ac personas redemptas vestris plebibus fauorabiliter presentare,
plebes ipsas ad exibendum eis auxilium inducentes, verbo pariter et exemplo.
Et si dicti fratres in ecclesiis vestris aut eciam in plateis predicare voluerint populum vestrum conuenire simul pulsatis campanis faciatis ad locum, necessitatem
christianorum captiuorum et benefficia et gracias ac indulgencias dicti ordinis
audiri. Mandamus eciam vobis quod si aliquis deffunctorum parrochiarum vestrarum in suis ultimis uoluntatibus pro redimendis captiuis quicquam suarum
legauerint facultatum, totum illud faciatis eisdem fratribus cum integritate omnimoda exhiberi. Ut autem christifideles ad hoc eo libentius animentur quo pociori
dono celestis gratie sensserint se reffectos, omnibus vere penitentibus et confessis
qui ad hoc manus porrexerint caritatis quadraginta dies de iniunctis sibi legittime
46
Stefano Defraia
penitentiis per gratiam sancti Spiritus in Domino misericorditer indulgemus. Datis Valentie sub sigilli nostri testimonio, vicesima die octobris, anno a Nativitate
Domini millesimo CCCLXXXº octauo. Iacobus cardinalis. Nomina vero liberatorum a captiuitate sunt ista: Iohannes Sobratus, Lazerus Egidii, Berengarius Iusti,
Andreas Mas, Iohannes Aluaro, Alfonsus Moyoc, Didacus Pelado, Bartholomeus
Spinos Valentinensi diocesis. Iohannes Thome, Iacobus Azani Gundensis diocesis. Iacobus Saura, Petrus de Podis Uridi Barchinonensis diocesis. Bartholomeus
Simonis, Anthonius Lobregat, Arnaldus Cadres, Franciscus Corbella, Iohannes
Amati diocesis Traconensis. Paschasius Benedicti, Bernardus Cervani diocesis
Vertusensis. Michael Sanctori, Romerus de Molinos, Petrus de sancto Sabastiano,
Iohannes de Matrico, Michael Montero, Michael Arotges diocesis Cesaraugustane. Marchus de Bernauer diocesis Ibridensis. Berengarius Arnaldi diocesis Titurensis. Iohannes Siluestri diocesis Agatensis. Stephanus Rabulli, Bonanato uxor
eius, Stephanus filius eorum diocesis magalonensis. Stephanus Columberi diocesis arelatensis. Guillelmus Porcelli, Raimundus Blanquardi, Massiliensis diocesis. Rombernus de Abbate diocesis Burdegalensis. Raymundus de sancto Monte,
auxitanus. Iohannes Tornerii, lombardus, et Bonauentura Castri Calleris.14
Un cambio si respira nella Chiesa con il concilio di Trento. E anche l’Ordine della Mercede gode di un nuovo impulso a partire dal capitolo generale
di Guadalajara (1574).15 Un ritorno carismatico capace di denunciare e potenziare, sostenuto e corroborato dallo stesso Filippo II,16 che in quegli stessi anni
approfittò – dovendo far fronte all’intensa attività barbaresca17 – ad appoggiare
e regolamentare l’altro volto dell’azione redentrice degli ordini redentori.18 Lo
14. Madrid, Archivo Histórico Nacional, Clero Secular-Regular, carp. 122, n. 14.
Valentiae, 1388 octobris 20; membr.; LAT; 42 x 35 cm.
15. Actas del Capítulo general de Guadalajara 1574, ed. G. Vázquez Núñez, in «Boletín de la Orden de la Merced», 1-3 (1932), pp. 22-47. L’edizione del testo si basa su due
codici: Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, «Monacales Hacienda», vol. 3004bis
e Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 2284, ff. 76r-102v. Mentre il significativo contributo di
J. García Oro, M. J. Portela Silva, Felipe II y la reforma de las Órdenes redentoras, in «Estudios», 200-201 (1998), pp. 5-155, ripropone alle pp. 103-117, a mala pena, una ulteriore
trascrizione del testo conservato in Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, reg. 2670,
di cui la qualità critica del testo risulta inequivocabilmente mediocre. Difatti, il misconosciuto apporto del Vázquez avrebbe di certo garantito, perlomeno, una edizione confortata
dai tre testimoni a tutt’oggi utili.
16. García Oro, Portela Silva, Felipe II y la reforma de las Órdenes redentoras, pp. 10-21.
17. G. López Nadal, Corsarismo y esclavitud en el Mediterráneo occidental (ss. XVIXIX), in Captius i esclaus a l’Antiguitat i al món modern, Actes del XIX col·loqui internacional del Girea, ed. M. L. Sánchez León, G. López Nadal, Napoli 1996, pp. 301-323.
18. Actas del Capítulo general de Guadalajara 1574, pp. 35-36: «Otrosí se ordena que
en la corona de Castilla se guarde al pie de la letra sin fraude ni yendo al pie de la letra como
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
47
stato diviene dunque il garante della carità gestita dalla Mercede e fissa un nuovo iter burocratico ed un cliché che nei libri amministrativi della redenzione si
seguirà fino alla fine del secolo XVIII, sebbene con qualche variante.
Una prospettiva indubitabilmente non facile, di cui ci chiariremo certo
il significato più in là, ma che qui è necessario adottare tale e quale, con
l’unico correttivo che il capitolo generale di Guadalajara ci anticipa:
se manda ninguna persona de los dichos religiosos, aora ni en ningún tempo,
por sí ni por tercera persona tome ni consienta tomar para sí ni para otro, por
via de gastos o recompensas, no por otro título real ni verdadero ni finguido,
por justificado o honesto que sea, cosa ninguna de lo que asi se diere en limosna
para captivos, fuera de las tercera parte que por bullas de su Sanctidad se les
permite y que los gastos que se hovieren de hazer yendo a la redemption sean
moderatos y no arbitrarios, ni a volutad de los redemptores ni a la del provincial […] encárgasele la consciencia al general y provincial y difinidores de los
capítulos generales y provinciales que han de tomar las dichas quentas, que no
tomen en quenta sino las cosas precisas necessarias y forzosas, e no pasen ni
consientan pasar partida que no sea tal, porque no es justo que a costa de los
captivos se hagan y de sus bienes y limosnas gastos escusados, so pena que el
provincial o definidores que pasaren alguna partida que no sea tan necessaria y
forçosa serán castigados por el General; y si el General lo pasare sea castigado
por el primero capítulo general que se celebrare despues de las quenta, para lo
qual se ordena y manda que se lleven los libros de la redemption y gastos a los
capítulos provinciales y generales, a donde se vean y pasen con todo rigor y
demonstracion de justicia; y las quentas se hayan de dar por los redemptores al
primero capítulo general o provincial que se celebrare despues que ellos hayan
entrado, los de Castilla en Castilla y los de la Corona de Aragón en la Corona
dicho es, la institución que por órden de su Magestad se ha dado a los que este presente año
de 1574 van hazer la redemption; y que en la Corona de Aragón se guarde lo que conforme a
ello dieren los señores del Consejo Real de la Corona de Aragón que residen en la Corte de su
Magestad; y sin esta orden ninguno sea osado hazer ni tratar que se haga camino ni viaie ni
concierto alguno; e que desde el punto que en la Corte de Su Magestad y por los del Consejo
fueren despachados para ir al rescate y les dieren los recados bastantes para ello, no sea osado
ninguno de los redemptores, por sí ni por otra persona, a recivir dineros ni cosa que lo valga
para redemption de cautivos, ni por via de limosna ni adiutorio, ni otra cosa cualquiera que sea
sin estar presente el escrivano que llevaren en su compañía por orden de Su Magestad, u sin
que asiente con fé y testimonio público lo que assi se recibe, so pena que el que lo contrario
hiziere sea privado de officio en la Orden toda y de voz activa y pasiva indispensablemente».
Ulteriori riferimenti al provvedimento di Filippo II non mancano anche tra i documenti previ
di questo genere di libri amministrativi sia per l’Ordine della Mercede: Madrid, Biblioteca
Nacional, ms. 2963, ms. 6559; e sia per i Trinitari: Madrid, Archivo Histórico Nacional, leg.
117, leg. 118, leg. 119, leg. 120, leg. 121, leg. 122, leg. 123.
48
Stefano Defraia
de Aragón; y si acaesciere ser el primero capítulo provincial, en él se tomen las
quentas, y en el primero capítulo general siguiente se vean y passen y confirman y aprueven, castigando los culpados; y si el capítulo primero fuere general
se tomen en él las quentas y en el otro capítulo general inmediate siguiente se
vean y pasen o corrijan, como dicho es.19
E la ragione è, in fondo, ovvia: «el principal fin desta religión y para
lo que ella se ordenó es la Redemption de captivos, y por no haberse tenido
con esto la quenta que se devia ha permitido nuestro Señor los travaios que
la orden ha padescido estos años».20 Tanto più, in quanto uno statuto del
genere risponde a più che ragionevoli esigenze.21
Ma c’è di più. Al fine di circoscrivere opportunamente un sì singolare
genere di libri amministrativi si dovrebbe comprendere la loro struttura. E ciò
detto, è ormai manifesto che entriamo per ciò stesso in possesso delle prime
concrete possibilità ai fini della determinazione dei testi, che cerchiamo. Martínez Torres fornisce, infatti, una indicazione ben vaga, se non del tutto errata,
quando crede di intravedere nei nostri testi delle «listas de cautivos rescatados […] elaboradas por los redentores de la Merced y la Trinidad».22 E però,
qualora si fossero sottoposti ad un controllo più continuo e minuto, mentre si
sarebbe indubitabilmente scoperta la effettiva composizione e articolazione di
ciascuno dei nostri libri, si sarebbe anche intravisto come queste “liste” sono
di fatto, una esigua misura – quando si trovano – a chiusa di tanta fatica, di un
organico economico di più attente cure del “escribano real” di turno.
19. Actas del Capítulo general de Guadalajara 1574, pp. 34-35. Il corsivo è nostro.
20. Ibidem, p. 33.
21. E nonostante le iterate ritorsioni della provincia di Aragona alla riforma tridentina e
al tenace monarca spagnolo, determinato nel riformare la Mercede, come d’altronde anche gli
altri ordini religiosi, la mutuazione dei testi capitolari di Guadalajara è presto fatta nel nuovo
corpus costituzionale della Mercede. Si trattò di una operazione redazionale storico-legislativa con aggiornati addizionamenti riformatori, ma nella plurisecolare continuità del ricalco
costituzionale domenicano, lasciata alle cure dell’affermato teologo salmantino Francisco
Zumel. Circa le redenzioni, l’intero coagulo di Guadalajara lo ritroviamo diluito in tre capitoli, Regula et constitutiones fratrum sacri ordinis beatae Mariae de Mercede redemptionis
captivorum, Salmanticae, Cornelius Bonardus, 1588, dist. 1, cap. 28-30, pp. 129-135, sotto
le rubriche De redemptione captivorum (pp. 129-131), De his qui eleemosynas redemptionis
procurant (pp. 132-133) e De redemptoribus (pp. 133-135). E appena un secolo dopo si dilata
e puntualizza grazie all’esperienza di anni e fatiche di redenzioni, Regula et constitutiones
regalis Ordinis beatae Mariae de Mercede redemptionis captivorum, Caesaraugustae, Typis
Gasparis Thomae Martinez, 1692, dist. 2, cap. 1-8, pp. 34-59.
22. Martínez Torres, Prisioneros de los infieles, p. 41.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
49
Onde dare un’idea dell’integrale ed analitico organico, ci permettiamo
presentare lo schema in sinossi di due testimonianze cronologicamente distanti del libro de cuentas de la redención:
I. Documenti per la redenzione2324
Libro de cuentas de la redencion de 157523
Libro de cuentas de la redención de 171324
ff. 143r-v: Comision de los señores del Consejo
de Su Magestad al contador Antonio de
Villegas para tomar las cuentas a frai Rodrigo
de Arze y a fray Antonio de Valdepeñas, que
entendieron en redimir captivos […].
ff. Ir-IIIr: Passaporti originali in arabo,
spagnolo e francese.
ff. 145r-149v: Provision e Ynstruçion de
Su Magestad para el rescate he hizieron
los religiosos de nuestra Señora de la
Merced […].
ff. 1r-2v: <Aceptación> En nombre de la
Santisima Trinidad […] en la ciudad de
Murcia a quince dias del mes de henero
de mill setecientos y treze años ante mi
scrivano del Rey nuestro señor, nombrado
por Su Magestad para asistir a la redencion
de cautibos que esta proxima para pasar a
executarse […].
ff. 151r-v: Obligaçion que hizieron el
provinçial y horden de la Merced para que
los religiosos que fueron a rescatar captivos
a Argel darian buena quenta con pago […].
ff. 3r-4r: Licencia a los religiosos
redemptores que pasan a Argel […].
ff. 153r-v: El preçepto de la excomunion
que padre frai Juan Covarrubias, probinzial,
pusso a frai Rodrigo de Arze y frai Antonio
de Valdepeñas para que harian el rescate,
conforme a lo que se les hordeno por Su
Magestad y norma della[…].
ff. 5r-10v: Instruccion que an de observar
y guardar los Redemptores del Horden de
Nuestra Señora de la Merced calzada y los
de la SS. Trinidad descalza en la redempcion
que ban ahora […].
ff. 11r-13v: <Testimonio> En la ciudad de
Cartagena en veinte y ocho dias del mes de
henero año del mill setecientos y trece ante
mi el scrivano de Su Magestad […].
23. Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 2963.
24. Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 3837.
50
Stefano Defraia
ff. 14r-16v: Fee de partida de Madrid […]
fee de averse atascado la Gatera […] fee de
no aver podido caminar mas que tres leguas
los dias quatro y cinco de jornadas […] fee
de llegada a Murcia […] fee de aver allado
al Rev.mo P. Maestro […] fee de asistencia
en Murcia […] salida de la ciudad de Murcia
para Cartagena […] llegada a la ciudad de
Cartagena […].
II. Conti della redenzione
ff. 155r-170v, 1r-138v: Cargo de los
maravedis que reçivieron para la redençion
de cristianos captivos, que hovieron de
hazer en Argel, por probision e ynstruçion
de Su Magestad, que reçivieron de fray
Juan de Covarrubias, probinzial de la dicha
orden, de lo que en ella avia recoxido para
este hefecto […].
ff. 17r-19v: Registro del caudal en
Cartagena […].
ff. 20r-25v: Fee de salida de Cartagena y
enbarcacion […] fee de llegada a Argel […]
Acuerdos que tuvieron los PP. Redentores
[…] Papel […] Respuesta […] visita y
regalo que hizieron los PP. Redentores al
señor Governador […] doy fee por aver
passado en mi presencia […].
III. Lista dei prigionieri riscattati
ff. 138r-142v: Los cautivos cristianos que
desembarcaron en la playa del Grao de
Valencia, de lo que rescataron por horden
de Su Magestad frai Rodrigo de Arze y frai
Antonio de Valdepeñas de la Horden de
nuestra Señora de la Merced […].
ff. 25v-75r: Redencion. En la ciudad de
Argel […] y me mandaron a mi el scrivano
tomarse por escrito los nombres y naturalezas
y el tipo que estavan esclavos, y son en la
forma siguiente: 1. Primeramente rescataron
a Gabriel Garcia, natural de Piñera en
Asturias, de edad de veinte y cuattro años y
cinco de cautiverio, cautibo en el castillo de
san Andres de Oran, en precio de duecientos
y quinze […]. [f. 29r] Diligencia […] y
conforme acordaron el tomar de dicho
Governador dichos onze mozos los quales
con precios que costo cada uno. Son en la
forma siguiente: 15 […].
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
51
ff. 75r-81r: Fee de llegada al puerto de
Cartagena […]. Presentacion de despachos
de Sanidad […] Desembarco […] Diligencia
[…] Prozession […] Salida de Cartagena
para Murcia[…].
ff. 81v-85r: Resumen general del cargo
[…]. Resumen general de Datta […].
ff. 85v-87r: Autto de aprobazion y otras
cossas […].
Qualche parola circa la tradizione dei testi. La minuta analisi cui abbiamo sottoposto i testi a nostra disposizione e della quale l’introduzione e
gli apparati delle nostre edizioni critiche raccoglieranno l’arido risultato, ci
dà modo di porre in tutto fondamento le quattro conclusioni seguenti:
a) i testi che abbiamo tra mano dipendono dalla fusione di due tradizioni parallele: quella del libro grande della redenzione [= LG] e quella del
libro piccolo della redenzione [= LP]. Nel primo, in triplice copia (per il
provinciale, per il Consejo, per i redentori e il notaio reale), vi annotavano
– i redentori e il notaio reale della redenzione – tutto il movimento economico prima di entrare in Africa; mentre nel LP si annotavano le spese per la
redenzione (viaggi, vitto, vestiti, regali diplomatici ecc.). Questi due libri
segnano una prima fase redazionale.
b) Alla seconda fase redazionale appartiene l’addizione – nell’esemplare rimasto (ossia il LG) ai redentori e al notaio reale – del movimento
economico in terra di Africa per l’effettivo riscatto.
c) Una volta terminata la redenzione, si passava alla rendicontazione
economica delle spese effettivamente realizzate ai fini della redenzione.
Pertanto, l’imponente documentazione raccolta – l’integrale LG e il LP – si
consegnava al “contador” per preparare la definitiva e certificata testimonianza del libro maestro o originale della redenzione [= LO] da consegnare al Consejo. E questa è la terza fase redazionale.
d) La quarta fase redazionale è data da una trascrizione notarile [= M]
di LO, in copia conforme, su richiesta dell’Ordine, ai fini di conservarla
nell’archivio della Mercede. Le uniche testimonianze, le residue di una
redazione farraginosa a tutt’oggi utile, molte sono conservate presso la Biblioteca Nazionale di Madrid.
52
Stefano Defraia
Di tutte e ciascuna della quattro conclusioni in parola la tradizione
utile ne dà ampia testimonianza. Basterà, onde rendersene conto, segnalare
i passi più significativi raccolti da un libro amministrativo della redenzione
tra i tanti conservati:
Este es un treslado bien y fielmente sacado de unas quentas originales que,
por comision de los señores del Consejo Real, el señor contador Gaspar de
Cuellar ha feneçido y tomado a fray Rodrigo de Arçe y fray Martin de Percheta de la Orden de la Merced, a cuyo cargo fue la redempcion de captibos
que fueron a hazer e yçieron en Çeuta y Tituan, el año pasado de mill y
quinientos y ochenta y tres. El thenor de las cuales con sus glosas e ydenes,
sumarios y adiciones, de berbo ad berbum, es el que se sigue […].25
Que son los dichos cinquenta y un mill y trecientos y veinte y tres maravedis
los que, segun dicho es, gasto el dicho fray Rodrigo de Arze en los dichos
viajes que hizo a Portugal a negoçios de la dicha redempçion, segun pareçe
por el Libro pequeño de gastos por menudo y por la dicha relaçion jurada y
firmada de los dichos religiosos […].26
Comprovado por el Libro pequeño de costa que esta escripto de mano de Geronimo de Castro Vid, escribano desta redempçion, y por la relaçion jurada
de los dichos religiosos […].27
Y por quanto el dicho Antonio de Villafañe fue rescatado y ayudado con las
dichas ochocientas onças, segun pareçe por la partida de su rescate, que esta
en el Libro grande de la dicha redempçion, a fojas 102, y conforme esto, bolvieron y restituyeron los dichos religiosos a la dicha doña Ana de Velasco los
dichos ochoçientos y noventa y dos reales y medio, por el valor de ducientas
y cinquenta y cinco onças de la dicha moneda, que restaron y quedaron de las
dichas mill y cinquenta y cinco onças, en que ansi se vendio el dicho aljofar
y oro y lado, descontadas las dichas ochocientas onças, que ansi pagaron por
el dicho [f. 39v] Antonio de Villafañe, en virtud de la dicha carta y orden de
la dicha doña Ana de Velasco, segun que mas largo pareçe por su carta de
pago, que paso y se otrogo por ante Alonso de Garabias, escrivano publico de
Sevilla, fecha en ella a doze dias del mes de decembre de mill y quinientos
y ochenta y quatro años, por la qual apareçe que los recibio del dicho fray
Rodrigo de Arze, por mano de fray Baltasar de los Reyes, professo de la dicha
Orden, que los pago en su nombre, en reales de contado, conformes a lo qual
se reçiben aqui en quenta, a los dichos religiosos, los dichos ochoçientos y
25. Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 3588, f. 2r.
26. Ibidem, f. 27r.
27. Ibidem, f. 25v, in marg. sin.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
53
noventa y dos reales y medio, que valen los dichos treinta mill y trecientos y
quarenta y cinco maravedis, que ansi la restituieron y pagaron y sobraron del
dicho adjutorio de aljofar y oro y lado de la dicha doña Ana de Velasco, viuda,
vezina de la dicha ciudad de Sevilla […].28
Tipici, ai fini per i quali li abbiamo anticipati, i testi in parola lo sono
senza dubbio. Dacché la indubbia penuria di testimoni, in cui ci troviamo ad
operare, è in certo modo compensata dalla circostanza di cui discorriamo.
Qualora si volessero raccogliere in uno stemma provvisorio le considerazioni sin qui fatte, a proposito della tradizione dei nostri testi, potremmo suggerire, valida la genealogia che segue:
La tradizione dei testi che abbiamo così ricostruito ci pare dia sufficiente affidamento. Non oseremmo dirla tuttavia definitiva, giacché tutti i
nostri sforzi non possono non terminare al comune ascendente dei codici
utili e che è a sua volta una trascrizione.
28. Ibidem, ff. 39rv.
54
Stefano Defraia
Infine altri libri amministrativi della redenzione, invece, venivano realizzati nei tanti conventi dell’Ordine, e in particolare nell’America,29 per registrare il denaro raccolto da inviare alle province spagnole impegnate nel sostenere
l’attività redentrice.30 Il corpus costituzionale li presenta come segue:
Sed ut de cunctis et singulis discreta ratio habeatur, tre libros omnino diversos a predictiscommendatoribus confici, et in eadem arca servari precipimus.
Primus sit ubi expresse annotentur patronatus, possessiones, census, aliaque
iura perpetua ad redemptionem pertinentia cum relatione instrumentorum,
et nominibus eorum, a quibus exigenda sunt, et temporis tractu mutantur.
Secundus contineat pia legata, donationes, cessiones, credita pecuniarum,
proventus fructuum ex procuratione, et questua procedentium cum elemosinis ubilibet minutatim collectis, et quecumque alia bona adventia. Tertius sit
quasi maior, et index universalis aliorum, in quem referenda est omnis quo29. Regula et constitutiones regalis [1692], dist. 2, cap. 3, 6, p. 39: «In regionibus
Peruanis apud Indias pecuniarum collectae ad depositum Provinciae Limensis deserantur,
ut inde sub classe regia ad depositum generale conventum Hispalensis pro Castellae et
Vandaliae Provinciis secure mittantur. In nova vero Hispania thesaurum depositi generalis
Provinciae Guatemalae, ad depositum generale Provinciae, et conventus Mexicani confluere providemus, ut inde utriusque depositi pecuniae ad prefatum Hispalense depositum
adstortenntur, ad quod etiam, utpote transvectioni commodius, quae in Provincia Insularum
Sancti Dominici colliguntur, recto tramite deducantur». Circa la produzione manoscritta
– in particolare delle redenzioni – conservata nelle istituzioni mercedarie del Perù (Lima,
Arequipa, Cuzco), registriamo un tentativo di informare, purtroppo mal riuscito. Difatti si
tratta di un inventario, se così si può definire, decisamente insufficiente circa la copiosa
produzione ammassata negli storici conventi andini della Mercede, e purtroppo priva di una
segnatura che ne faciliti la localizzazione. S. Aparicio Quispe, Archivos mercedarios del
Perú, in «Revista Peruana de Historia Eclesiástica», 7 (2001), pp. 155-182.
30. Regula et constitutiones fratrum [1588], dist. 1, cap. 28, pp. 130: «Quae omnia etiam
in prouinciis Indiarum sub eisdem poenis obseruentur; et prouinciales earundem provinciarum
diligentissime curent, quod huiusmodi redemptionis bona maxima fidelitate et securitate in
Hispaniam mittantur; et provinciali Castellae aut Bethicae seu commendatori Hispalensi consignentur, ut suo tempore in usus redemptionis captivorum convertantur. Vicarii autem generales Indiarum, circa hoc maximam inquisitionem faciant, et provinciales commendatores, vel
quoscunque alios fratres circa praedictum redemptionis munus negligentes; et praedicta non
observantes, privatione officiorum, et grauissimis aliis poenis puniant». Regula et constitutiones regalis [1692], dist. 2, cap. 1, p. 38: «Statuimus ut in quolibet conventu arcam specialem
et diversam a deposito conventos destinatam habeant, cui omnia redemptionis bona fideliter
iniciantur, et secure consignata permaneant […]». Qualche tentativo di sintesi si può leggere in
S. Aparicio Quispe, Los mercedarios de América y la redención de cautivos. Siglos XVI-XIX, in
«Analecta Mercedaria», 1 (1982), pp. 1-56; A. Morales Ramírez, Historicidad del espíritu del
cuarto voto de la Merced en América Latina, in «Analecta Mercedaria», 1 (1982), pp. 57-96.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
55
modolibet ratio dati et accepti; idest omnes pecunie quocumque titulo adepte,
et pariter quomodocumque consumpte.31
A.2. Cataloghi dei redenti
Si tratta di testimonianze a stampa. Esse possono essere dei manifesti
di diverso formato, o addirittura dei veri e propri opuscoli. Le due tipologie offrono preziose informazioni su i redentori e registrano del sesso, del
luogo di provenienza (città e/o diocesi), dell’età, degli anni di detenzione e
del prezzo dei riscattati.32
A.3. Testamenti, legati
È una documentazione endemica che perdura dal medioevo a tutta
l’epoca moderna. Appartiene ad una sensibilità non solo delle persone
più facoltose ma anche delle meno abbienti. Si tratta di una coscienza
che abbraccia il sovrano di turno come anonime famiglie toccate dalla
perdita di un loro congiunto.33 Ne troviamo un ampio ventaglio in Martínez Torres.34
A.4. Documenti pontifici, episcopali; documenti reali (di sovrani, del Consejo
de Castilla y de Aragón, di Cruzada ecc.); documenti mercedari (costituzionali, capitolari, statuti ecc.)
La copiosa documentazione pontificia, regia e mercedaria si trova
costantemente sparsa lungo tutta la storia di cui discorriamo. Raccoglie
testimonianze pergamenacee e cartacee, manoscritte e stampate, private,
notarili e sia della cancelleria pontificia e sia di quella reale. Delle mercedarie si trova ampio riverbero in particolare nelle costituzioni, nei capitoli
generali e provinciali e nella rara testimonianza epistolare (maestri generali, provinciali, redentori ecc.).
31. Regula et constitutiones regalis [1692], dist. 2, cap. 3, 2, pp. 38-39.
32. Qualche tentativo di censimento, per limiti geografici e tematici, lo possiamo trovare in A. Rubino, La redenzione degli schiavi in Italia, in «Analecta Mercedaria», 18
(1999), pp. 7-73; H. Cocard, Les Mercédaires français et le rachat des captif entre 1574 et
1789, in «Analecta Mercedaria», 18 (1999), pp. 75-143.
33. F. Martínez Gil, Muerte y sociedad en la España de los Austrias, Madrid 1993,
pp. 564-566.
34. Martínez Torres, Prisioneros de los infieles, pp. 44-46.
56
Stefano Defraia
B. Le fonti narrative
Riguardo ai testi narrativi che trattano direttamente dell’azione redentrice mercedaria non siamo veramente sommersi dall’abbondanza. Finora
conosciamo appena pochi manoscritti dei libri delle redenzioni, e appena
due di questi editi.35 E diverse testimonianze di stampati raccolgono una
letteratura devozionale di ex cautivos; mentre la liturgia ne codifica nel
corso dei secoli una celebrazione sempre più solenne.36
Con la letteratura polemica dell’Ordine e degli avversari esterni (Mercedari scalzi, Trinitari, Francescani ecc.), invece, entriamo in un campo molto
più esteso e pieno di problemi non facili da risolvere; abbiamo da affrontare
qui una vera massa di scritti in gran parte anonimi, di provenienza e di datazione incerta, che va dalle dichiarazioni, dai manifesti, dai libelli (memoriali)
alle lettere di protesta o di autodifesa ben costruiti e solidamente appoggiati
sulle fonti della tradizione della chiesa, in particolare giuridiche e storiche.
Al di là di qualche vaga referenza è terra incognita.
Di fronte a questa letteratura polemica esterna all’Ordine si erige la più
circoscritta replica in difesa della redenzione. Sono i trattati di Pedro Cijar,37
35. Va detto, in ogni caso, che dopo quasi un secolo queste due edizioni mostrano
ancora più evidenti e gravi i loro difetti originari, ma rimangono pur sempre i primi e, per
vari aspetti, gli unici tentativi di prima mano di conoscere una storia delle redenzioni tardive di M. García Navarro, Redenciones de cautivos en África (1723-1725), ed. M. Vázquez
Pajaro, Madrid 1946, e di un libro amministrativo delle redenzioni, fortuitamente incontrato
dal Pérez, durante il soggiorno sivigliano in più interessate e appassionate ricerche, Libro
de la redempción, a cura di P. N. Pérez, Santiago de Chile 1937. Anche il recente contributo
editoriale – il secondo, circa le fonti narrative – rimane al limes della storiografia di questo
mondo di prigionieri degli infedeli e di rinnegati, L. Vázquez Fernández, Fray Pedro de
Medina: Una relación inédita de redenciones de cautivos 1562-1614, in «Analecta Mercedaria», 18 (1999), pp. 275-454.
36. Y. Latomy, Histoire de la fondation de l’Ordre de Notre Dame de la Mercy, Paris,
Chez Sebastien Huré, 1618, pp. 135-188; I. Vidondo, Espeio catolico de la caridad, pp.
337-346; Regula et constitutiones regalis [1692], dist. 2, cap. 7-8, pp. 49-59.
37. Si conosce un testimone manoscritto, purtroppo misconosciuto dalla più accreditata storiografia mercedaria – Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, Códices Varia
V, inc.: Opusculum tantum quinque editum per fratrem Petrum Cijarii super comutacione
uotorum in redempcione captiuorum…, ff. 88 –, e alcuni rarissimi incunaboli: Petrus Cijar, Opusculum tantum quinque super commutatione votorum in redemptione captivorum,
Barcinone, Petrus Posa: impens. Johannis Urgellensis [1491]. Ci si consenta appena di segnalare alcune localizzazioni, fino ad oggi sfuggite: Madrid, Biblioteca Nacional, INC/968;
Madrid, Universidad Complutense, Biblioteca Universitaria, BH INC I-216(3), e Palma de
Mallorca, Biblioteca Pública del Estado.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
57
Pedro Merino,38 Ignacio Vidondo39 e Gabriel Losada40 le perentorie e sistematiche trattazioni teologiche e preventive della redenzione a fare da sottofondo dottrinale alla fatica delle redenzioni. Autorevoli testimonianze di ex
redentori, ma non sempre originali, perché compilatorie.41
Altri problemi storiografici rimangono in sospeso con la imponente
recensione di redenzioni conservate in produzioni storiche dell’epoca moderna.42 Il medioevo era del resto tutto da scoprire, e questi scrittori non
avvertivano che i loro racconti e i loro materiali documentari, quelli che
si riferivano all’azione redentrice, sfioravano problemi complicati che non
si potevano risolvere con giudizi sbrigativi e senza il sussidio di una più
ampia conoscenza documentaria e ambientale. Essi traevano troppo spesso
dal loro modo di vivere e di pensare illazioni sui primi secoli (secc. XIIIXV). Avevano visto come avvenivano le redenzioni secondo la riforma di
Filippo II, come si programmavano, come attraverso le nuove costituzioni
si curava la regolare osservanza dell’azione redentrice. Presupposero che
anche nei primi secoli di vita dell’Ordine le cose fossero andate così. La
questione se le prime redenzioni realizzate dal fondatore e la prima evoluzione nell’impegno redentore non fossero stati determinati anche da forze
inconsce, da confluenze di aspirazioni o da pressioni interne o esterne, non
38. Si conoscono due rarissimi testimoni, un manoscritto e uno stampato: Madrid,
Biblioteca Nacional, ms. 3865, inc.: Discurso christiano y politico sobre la redempcion de
cautiuos…, ff. 42; quello stampato, invece, è conservato a Madrid, Biblioteca de la Curia
Provincial de Castilla, sign. 720(6), P. Merino, En defensa de la redención de cautivos,
segun la forma en que oy la exerce el sagrado Orden de Nuestra Señora de la Merced,
Madrid [s.n.t.] 1627, pp. 32.
39. I. Vidondo, Espeio catolico de la caridad divina y christiana con los cautivos de su pueblo, en que se ve el sagrado instituto del real y militar orden de nuestra Señora de la Merced de la
redencion de cautivos christianos revelado en la iglesia militante por la Virgen Santissima Maria
Madre de Dios de las Mercedes, Pamplona, por Gaspar Martinez, 1658, pp. [22], 474, [18].
40. G. Gómez Losada, Escuela de trabaios, en quatro libros dividida: primero, del
cautiverio mas cruel y tirano; segundo, noticias y govierno de Argel; tercero, necessidad y
conveniencia de la redempcion de cautivos christianos; quarto, el mejor cautivo rescatado,
Madrid, por Iulian Paredes, 1670, pp. [24], 542, [8].
41. Esemplificativo è il caso di Losada che attinge endemicamente da Haedo.
42. Ci si consenta di rimandare appena a tre titoli, ovviamente complessivi: B. de Vargas, Chronica sacri et militaris Ordinis B. Mariae de Mercede redemptionis captivorum, I,
Panormi, apud Ioannem Baptistam Maringum, 1629; ibidem, II, Panormi 1622; A. Remón,
Historia general de la Orden de Nuestra Señora de la Merced redempcion de cautivos,
I-II, Madrid, por Luis Sanchez, 1618; G. Téllez, Historia general de la Orden de Nuestra
Señora de las Mercedes, ed. M. Penedo Rey, I-II, Madrid 1973.
58
Stefano Defraia
li tocca minimamente. Essi partivano dalla fede che la verità storica doveva confermare l’impegno redentore.
La nuova tendenza annalistica degli autori moderni si distingueva soprattutto, rispetto all’opera di Nadal Gaver della metà del secolo
XV,43 per la cura sistematica (senza che questo significhi esattezza) della cronologia e dei dati. Ma dal punto di vista espositivo le loro pretese,
di regola, erano ancora limitate alla completa e chiara riproduzione della buona tradizione storiografica mercedaria, senza mettere in dubbio il
valore della tradizionale autorità inaugurata dal Gaver. La loro critica
si accontentò di solito di far prevalere la tradizione più antica rispetto
alla moderna, ma nutrì l’ingenua fede che questa buona tradizione fosse senz’altro identica alla verità storica, non ponendosi che raramente
la questione se le affermazioni di fonti non fossero viziate a favore di
determinate tendenze.
È un fatto che questa annalistica offre un materiale prezioso allo storico
delle redenzioni. E non si può misconoscere una tradizione diretta e indiretta –
di quelle fonti primitive e contemporanee – dell’azione redentrice dell’Ordine
della Mercede raccolta dalla storiografia erudita. Pertanto, disponendo di ampie conoscenze di fonti in proposito e del sottofondo dell’azione redentrice,
alla luce delle nuove ricerche, si può iniziare a dare una risposta senza rischio
di cadere nell’errore. Ma la loro soluzione dipenderà da una documentazione
tutta da scoprire, il che suppone ulteriori e più puntuali ricerche.
2. L’edizione critica
Memore delle indicazioni di Gottfried Hermann (1772-1848), uno
dei pionieri della filologia critica ottocentesca, che sugli apporti metodologici all’edizione critica sentenziava: «scrive sul metodo chi non capisce
nulla dell’argomento», ci orientiamo piuttosto verso i problemi concreti
dell’edizione che stiamo realizzando rinunciando a considerazioni teoriche
sul metodo. Pertanto si esporranno i principi fondamentali dell’edizione
critica che ci stanno guidando nell’esame e nell’edizione delle fonti di cui
abbiamo fin qui parlato.
43. Barcelona, Archivo de la Corona de Aragón, Arm. Códices. Est. Varia, núm. II,
cámara V, ff. 1-42r, 177r-191v, «Speculum fratrum».
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
59
2.1. Definizione del fine
Per l’edizione critica delle nostre fonti diplomatiche e narrative il nostro programma di lavoro collettivo (trascrizione, revisione, analisi testuale e ricerca delle fonti) mira a ricostruire con la massima approssimazione
i testi originali in base a tutte le testimonianze della tradizione dei testi, sia
manoscritti sia a stampa.
Complessivamente la trama dell’Opera omnia può essere riassunta nel
seguente schema:
I/1. Catalogo dei manoscritti
I/2. Catalogo degli stampati
I/3. Catalogo delle opere d’arte
II. Edizioni critiche
II/1. Documenti delle redenzioni
II/2. Libri amministrativi delle redenzioni
II/2.1. Supplementi delle fonti
II/3. Documenti pontifici ed episcopali
II/4. Documenti reali e statali
II/5. Documenti mercedari (costituzionali, capitolari ecc.)
II/6. Libri delle redenzioni
II/7. Trattati
II/8. Controversie e memoriali
II/9. Letteratura devozionale ecc.
II/10. Tradizione indiretta
III. Le rappresentazioni artistiche
IV. Studi monografici e miscellanei
2.2. Dalla ricerca dei testimoni al catalogo
Attualmente la ricerca e individuazione dei manoscritti, degli stampati e delle fonti artistiche medievali e moderne, che tramandano testimonianze scritte o figurate da studiare è uno dei problemi più fastidiosi
e aleatori che esistano. Il conseguimento di microfilm o di riproduzioni
dei testimoni individuati, soprattutto per quel che riguarda certi paesi, è
un lavoro sfibrante.
In effetti non basta individuare un manoscritto, uno stampato o un’opera d’arte e ottenerne una riproduzione adeguata per poterne decifrare il
60
Stefano Defraia
testo o la raffigurazione. Bisogna in aggiunta acquisire una conoscenza
peculiare, ad esempio, dei manoscritti nella loro conformazione materiale
e nelle loro caratteristiche accidentali, sia sul piano codicologico (composizione del codice, analisi fascicolare, accidenti di rilegatura, ecc.), sia sul
piano del testo e della scrittura (variazioni grafiche e di inchiostri, prime e
seconde mani, ecc.). Da questo punto di vista è chiaro che la consultazione
dei cataloghi disponibili e l’uso dei microfilm o digitalizzazioni ordinari
non sono sempre sufficienti. Infatti le molteplici testimonianze manoscritte, stampate e artistiche esigono una descrizione puntuale, e pertanto si
rende indispensabile la consultazione diretta. Niente di più vero dopo anni
di viaggi, ricerche e… fatiche.
Non ci resta che segnalare le metodologie impiegate ai fini della catalogazione che stiamo realizzando.
Per quanto riguarda il metodo di descrizione dei manoscritti (effettuata direttamente sui codici), è sembrato opportuno seguire l’esperienza proposta da R. Macken nella sua Bibliotheca Manuscripta Henrici de
Gandavo.44 Questi gli elementi descrittivi: numero di catalogo, segnatura,
datazione, rilegatura, composizione codicologica, scrittura e decorazione,
correzioni e annotazioni, contenuto, origine, storia, bibliografia.
Mentre per la catalogazione degli stampati si seguono le norme
dell’ICCU per il libro antico.45 Non sembra superflua qualche generosità in
più nell’intestazione, a proposito di autori mercedari; e nelle note, nel caso
di cataloghi o liste di redenti, si registrano, così come si trovano, anche il
numero di riscattati, il luogo del riscatto e i nomi dei redentori.
Circa la catalogazione delle rappresentazioni artistiche della redenzione non si è ancora arrivati alla scelta di una metodologia e delle strategie
di censimento.
2.3. Testo e apparato critico
È questa – e solamente questa – la ricostituzione testuale preparata
nell’edizione critica: si presenta a tutta pagina il testo trascritto che ci sem44. R. Macken, Bref vade-mecum pour la déscription sur la place d’un manuscrit
médiéval, in «Bulletin de Philosophie Médievale», 21 (1979), pp. 86-95.
45. Guida alla catalogazione in SBN. Libro antico. Istituto Centrale per il Catalogo
Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, Roma 1995; Guida
alla catalogazione di bandi, manifesti e fogli volanti. Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, I-II, Roma 1999.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
61
bra il più verosimile, mentre le eventuali varianti sono consegnate nell’apparato critico. In questa prospettiva testo e apparato critico non debbono
essere dissociati.46 Di fatto, come regola generale noi ci limitiamo a inserire nell’apparato critico le sole varianti che appartengono ai testi, mirando a
mettere in evidenza uno o più stati della tradizione testuale.
2.4. Prefazione critica
Una tale concezione, che consiste nel presentare un testo accompagnato da un apparato critico, è per noi accettabile soltanto a patto che l’edizione comprenda come parte integrante una prefazione sufficientemente
ampia. Questa prefazione deve presentare in modo abbastanza dettagliato
le conclusioni dello studio critico della tradizione manoscritta e a stampa;
inoltre deve giustificare queste conclusioni per lo meno attraverso l’esibizione di campioni significativi del lavoro di collazione dei testi offerti dai
diversi testimoni.
La prefazione è dunque indispensabile per garantire il valore critico
dell’edizione e le conferisce la sua qualità scientifica, precisando in che misura gli editori giudicano di aver raggiunto la meta che si sono proposta.
Il valore critico dell’edizione presuppone inoltre che la prefazione
fornisca, a proposito della redazione e della trasmissione del testo edito,
46. Alle illazioni – in fatto di edizione di testi spagnoli del Siglo de Oro – di I. Arellano, Edición critíca y anotación filoógica en textos del Siglo de Oro. Notas muy sueltas,
in Crítica textual y anotación filológica en obras del Siglo de Oro, ed. I. Arellano, J.
Cañedo, Madrid 1991, pp. 570-571: «Quiero recordar, antes de seguir, que tampoco se
plantea esta elección como algo crucial desde el punto de vista teórico y prático, sino
simplemente como una opción de conveniencia, facilidad y claridad, ya que se veían
bastantes ventajas – económia de una gran masa de trabajo a nuestro juicio superfluo,
simplificación gráfica-visual de la página, mayor comunicabilidad ante un espectro más
amplio de lectores, etc. – sin que se percibieran inconvenientes mayores en esta aplicación modernizadora», non ci pare di poter dare il peso che per esse si pretende. Difatti,
condividiamo perfettamente le riserve di F. Brambilla Ageno, L’edizione critica dei testi
volgari, Padova 1984, p. 3: «È idea corrente, anche fra persone colte o che dovrebbero
essere tali, che tutte le edizioni di un testo si equivalgono e servano parimenti bene.
Anzi, nei confronti della “edizione critica” si nutre una sorta di diffidenza e di fastidio,
nati dalla convinzione, ovviamente erronea, che essa sia resa illegibile dall’adozione di
grafie come et, tucto, hauere; ed editori ben pensanti impongono al curatore di sopprimere, come un ingombro superfluo e nocivo alle fortune commerciali del libro, quell’apparato che dovrebbe essere il documento del lavoro compiuto e lo strumento, spesso, del
lavoro da compiere».
62
Stefano Defraia
tutte le informazioni di carattere storico che potrebbero essere utili per la
costituzione di quel testo. Ci pare al riguardo che la generosità non sia mai
troppa, perché le condizioni della genesi delle fonti delle redenzioni e della
loro diffusione e fruizione possono rivelare molte più cose sui testi stessi
di quanto forse non sembri sulle prime.
La minuta e puntuale analisi cui si è sottoposta l’intera, o in una sua
parte, tradizione testuale permetterà di riassumere e disegnare in uno stemma le conclusioni raggiunte.
2.5. Apparato delle fonti
Una vera e propria edizione critica deve anche corredare il testo di
un apparato delle fonti. Lo studio delle fonti ha un diretto interesse per
l’edizione critica nella misura in cui la conoscenza di quelle contribuisce
alla valutazione dei testimoni. Ma anche in questo caso bisogna evitare
ogni tipo di economia troppo gretta e conviene che gli editori indichino
tutte le fonti che hanno individuato.
La ricerca delle fonti e la loro identificazione pongono anch’esse più
di un problema. Noi ci sforziamo di indicare come fonti propriamente dette
non solo le classiche citazioni letterarie, implicite ed esplicite, ma anche
tutta quella mutuata documentazione giuridica e legislativa che i nostri autori (notai, redentori, cancelleria pontificia o regia) hanno potuto realmente
conoscere e che sembrano proprio aver influito nella sua redazione. Delle
affollatissime liste di riscattati (uomini, donne e bambini) e altri partecipanti rimane pressoché impossibile, se non per rari e circoscritti casi, identificare supplementi di informazione biografica (di registri di battesimi, di
lettere ecc.). Ulteriori riferimenti di approfondimento sono introdotti dalla
sigla “cf.”.
2.6. Problemi grafici
Il problema della grafia da adottare per il testo critico ci si è imposto
in maniera molto urgente. In effetti la tradizione testuale non è coerente e
si attestano usi grafici diversissimi, dalla medievale alla moderna, dal latino allo spagnolo del secolo XVIII; inoltre, anche all’interno di uno stesso
manoscritto l’eterogeneità testuale è costante; per di più ci rimane impossibile determinare in che modo un copista scrivesse una parola che figura
costantemente abbreviata.
Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia
63
Ciò nonostante ci rifiutiamo di imporre a questo disparato genere
letterario una ortografia di molto posteriore alla sua epoca e che sfigura
i testi nascondendo numerosi problemi critici. Ci orientiamo dunque sia
per l’epoca medievale (secc. XIII-XV) sia per quella moderna (secc. XVIXVIII), nel caso di testi giuridici e narrativi redatti nelle diverse lingue
(latino, catalano, spagnolo, italiano, francese), verso l’adozione di un’ortografia rispettosa del testo, con alcune precauzioni: per esempio nel latino
assenza di dittonghi, e si usa u per u e v, V per U e V, i per i e j, I per I e
J, z per ç, ecc. Nel caso delle lingue volgari (catalano, spagnolo, francese
e italiano) abbiamo preferito di non inserire il sistema di accentuazione
attuale, perché di fatto non gli appartiene.
È chiaro che, in certi casi particolari come l’esistenza di autografi,
abbiamo preferito rispettare l’ortografia stessa del testimone che ai nostri
occhi ha un’autorità eccezionale.
2.7. Interpunzione
Il problema dell’interpunzione è ancora meno facile da risolvere. Appare impossibile attenersi agli usi testimoniati dalla tradizione testuale di
cui discorriamo. In questo campo, in cui le teorie sono fluttuanti, tendiamo
ad una grande sobrietà. Tuttavia ci sforziamo di non imporre una punteggiatura che risolverebbe certe ambiguità testuali o le veicolerebbe verso
una interpretazione non sufficientemente autorizzata.
2.8. Indici
Ogni contributo dell’Opera Omnia dovrà concludersi con un insieme
di indici dei testi e delle prefazioni. Certe tavole speciali s’imporranno in
funzione delle particolari caratteristiche dei testi editi e quindi delle loro
prefazioni, ma in ogni caso è indispensabile aiutare chi utilizza l’edizione
mettendogli a disposizione delle tavole delle diverse testimonianze sollecitate (manoscritte, stampate ecc.), e degli autori e dei redenti ecc.
3. Conclusione
Fin qui, al fine di dimostrare che è nostra profonda persuasione che
ai fini di una qualunque storia – degna, s’intende, di tanto nome – più che
64
Stefano Defraia
l’ennesima discutibilissima sintesi, qualunque ne sia la ulteriore prospettiva, riesca ben più proficua l’ingrata fatica dell’edizione adeguatamente
presentata. Gli è che, in definitiva, il tessuto connettivo di un qualunque
caso non può essere raggiunto che nella esperienza che ne ricostituisse
rediviva la singolarissima vitalità.
Ci siamo così risolti per quella che riteniamo la più prudente discrezione. È chiaro che non tentiamo che una edizione critica delle testimonianze redentive, e di queste quali l’azione redentrice della Mercede le ha
trasmesse.
È nel solco dei nuovi interessi aperti alla captivitas christiana, che
l’Institutum Historicum Ordinis de Mercede ha inaugurato una nuova stagione con la monumentale Redemptionum Ordinis de Mercede Opera Omnia, recentemente intrapresa.47
Va da sé, che nel tentativo di tracciare una nuova tappa di ricerca e di
studio del grande patrimonio dell’azione redentrice della Mercede, sulla
base di una sistematica ricognizione di tutte le testimonianze utili, l’unico
itinerario perseguibile, al fine di introdurci in dettaglio nell’universo di
vida y rescate de los cautivos cristianos en el Mediterráneo musulmán è
l’edizione critica: un lavoro faticoso ma gratificante, segnato dalla diuturna
fatica dall’inedito all’edito.
Pertanto nella consapevolezza di tale invalicabile limite ci siamo decisi a tracciare queste poche riflessioni e segnalare alcuni percorsi.
E ciò su cinque secoli di redenzioni. Quanto basta per farci sinceramente auspicare che la produzione dei testi dell’azione redentrice della
Mercede possa in più larga e diretta misura tornare alla luce.
47. Sono in preparazione: il catalogo dei manoscritti (S. Defraia) e degli stampati (S.
Defraia, C. Baccini, E. Palladino); tre Libros de cuentas de la redención del Cinquecento
(E. Mora González) e tre Libros de la redención di Guatemala del sec. XVIII (J. Zaporta
Pallarés); G. Gómez de Losada, Escuela de trabajos (B. Pallares), P. Merino, Discurso
christiano y político sobre la redención de cautivos (E. Mora González); il censimento delle
rappresentazioni artistiche (M.T. Ruiz Barrera); la tradizione indiretta delle redenzioni nella
storiografia erudita (S. Defraia).
Abstracts
Enrique Mora Gonzales, La redención de cautivos entre lo carismático y lo institucional en la España de Felipe II. Aproximación a los libros de las cuentas de la
redención de 1575, 1579 y 1583.
In 1574 Philip II of Spain imposed to the religious orders, devoted to the
ransom of Christian prisoners of Muslims, to keep accurate records of the funds
collected and of the expenses incurred during redemptive expeditions. Mercedarians quickly adapted to new dispositions and organized the Libros de cuentas, a
copy of which was delivered to the Royal Council, after a clerk had certificated its
regularity. This essay considers three books from the province of Castile, written
in 1575, 1579 and 1583, and analyzes their formation, their nature, their structure
and their historical value.
Stefano Defraia, Redemptionum ordinis de Mercede opera omnia: riflessione e
percorsi.
The Institutum Historicum Ordinis de Mercede, with the innovation Redemptionum Opera Omnia, intends to throw new light on the many testimonies
of the Mercedarian redemptions, rendering them in the public domain according
to the most accredited philological and exegetical methodologies, in order to
remedy the gap that exists between the scarcity of information from the sources
and the demands of new historiographical constructs. Therefore, the reflection
examines the types of sources known to date (handwritten, printed and iconographic), collected in their medieval and modern tradition (direct and indirect)
to outline an accurate ratio editionis.
Sara Cabibbo, Maria Lupi, Tra autorappresentazione, cronaca e negozio spirituale.
Il trattato del mercedario Ignacio Vidondo e la redenzione di Algeri del 1654.
This essay introduces and explains the most significant themes of the treatise Espejo católico, published in Pamplona in 1658 and written by Ignacio Vidondo, a Mercedarian born in Navarre. This volume is directed to defend and
exalt the ransoming activity in favour of Christian captives in Muslim land,
which was the main aim of the Order of Mercy. In his work, the author gives his
own account of his activity as redeemer of slaves, describing the expedition he
262
Relazioni religiose nel Mediterraneo
leaded up to Algeri in 1654 and analyzing practical difficulties coming from the
contact with a society so different from the European one.
María Berta Pallares Garzón, A la sombra de un redentor: el Padre Fray Gabriel
Gómez de Losada mercedario y su Escuela de trabajos.
This work presents the edition and the study of Escuela de trabajos, 1670,
BG 1/28212, which is in the Library of the University of Salamanca. This edition is part of the project led by Stefano Defraia of Historical Institute of the
Order of Mercy in Rome and covers the edition of the mercedarian redemptive
work. The author of Escuela de trabajos, Gabriel Gómez de Losada, offers his
experience as a redeemer with the time reference to the two redemptions that
he held in Algiers, one in 1664 and another in 1667. This work includes an
appendix as a guide for other future projects about the universe of the book,
as this is a document rich in information about both the scope of the problem
of redemption, as on the spiritual biography of the author and the mercedarian
redeeming world.
Francesco Russo, Schiavitù e conversioni a Malta in età moderna: nuove fonti e
percorsi di ricerca.
Since the IX century the little island of Malta was characterized by the presence of the three monotheisms that were protagonists of the Mediterranean life.
During the rule of the Order of St John over the archipelago (XVI-XVIII centuries) the muslim and hebrew components of the society were absolutely under
christian control. Documents kept in the parishes and notarial archives of Valletta
allowed to explore and analyze the particular ties developed between the christian
lords and their slaves of other religions and also to find out the importance of conversions in the context of private slavery.
Celia L. Cussen, Cofradías y evangelización de negros en Lima, Perú y Santiago
de Chile, siglo XVII.
This article explores some of the policies and outcomes of the early evangelization of black slaves in colonial Santiago, Chile and Lima, Peru. It focuses on
three phenomena in particular: the adoption of domestic Catholic devotional practices among urban Africans and their descendents; the narratives of exemplary piety among slaves and former slaves who lived and worked in the religious institutions of these cities; and the brotherhoods in which the black population expressed
and developed their sense of community ties and shared their devotion to a patron
saint. These individual and collective behaviors suggest how Africans adopted
and adapted to the religion of their colonial masters in ways that responded to the
political and social circumstances of each city.
Abstracts
263
Francesco Correale, Le relazioni “garbate” fra il Sultanato del Marocco e il
Regno di Napoli. Diplomazia, religione e rappresentazione nella missione marocchina del 1782.
This study focuses on the relations between the Sultanate of Morocco and the
Kingdom of Naples (later Kingdom of Two Sicilies) between the 18th and the 19th
century. It pays special attention to the tone of the two State diplomats’ speeches
during the mission of the Sultan’s representative in Naples, in 1782. In fact, the
documents in the State Archives of Naples underline the superficiality of the mutual
understanding but also the amiable relationship, oriented towards mutual respect.
Anthony Santilli, La questione della protezione dei cattolici d’Egitto a partire
dall’eccezione delle Suore del Buon Pastore, missionarie francesi sotto la protezione del Regno di Sardegna (1820-1850).
In the wake of historiography concerning European protection accorded to
missionary orders in Middle East, this paper aims to concentrate its attention on
the Egyptian case during the first half of 19th century. After analysing the relationship between Christian missions and diplomacy in Mehmet Ali’s Egypt, the study
of Sisters of the Good Shepherd “exception” (a French missionary order which
obtained the Sardinian protection) allows us to better understand some peculiar
aspects of European religious policy in a colonial perspective.
Giuseppe Continiello, Stefano Minetti, Il Faro di Tunisi. Musulmani, ebrei e cristiani alla scuola delle élites.
Tunisia saw during the 19th century widening and more tolerant Muslim,
Jew, and Christian cultural boundaries, which promoted trade and strengthened
the state. Jews and Christians, holding prestigious governmental and administrative positions within the Tunisian regency, were able to spur a rebirth in the
social and civil processes of the country by profoundly shaking the earth that
had once welcomed them. Masonry and the journal «al-Mustaquilâ» played
an important role in the marketing of Risorgimento values, which were then
adopted by local high society, and were both key to revitalizing liberty and
independence ideals.
Finito di stampare
nel mese di luglio 2012
dalla Grafica Editrice Romana S.r.l.
Roma
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studi e ricerche