CORTE DEI CONTI
Sezione di controllo per la Regione Siciliana
RELAZIONE
SULL’ESITO DEL CONTROLLO SULLA GESTIONE
DELLE RISERVE NATURALI ISTITUITE
NELLA PROVINCIA DI TRAPANI
MISURE CONSEGUENZIALI ALLA DELIBERA N.8/2002
___________________
RELAZIONE APPROVATA CON DELIBERAZIONE N. 12/2003
Responsabile dell’indagine
Referendario - Dott. Valeria Mistretta
Personale amministrativo che ha partecipato all’indagine
Dott. Giuseppina D’Ippolito – esecuzione dell’istruttoria
Sig. Salvatore Grigliè – editing della relazione
Gestione delle riserve naturali istituite nella provincia di Trapani
Misure conseguenziali alla delibera n. 8/2002
1-Modalità di svolgimento dell’indagine
Con deliberazione n. 12 del 2002 la Sezione di controllo per la Regione siciliana ha
approvato il programma di controllo sulla gestione per l’anno 2003, del quale fa parte la
verifica delle misure adottate dalle amministrazioni controllate ai sensi dell’articolo 3,
comma 6, della legge 14 gennaio 1994 n. 20, in esito ad alcune indagini espletate dalla
Sezione stessa.
In particolare, è stato previsto il monitoraggio dell’impatto delle osservazioni
formulate da questa Corte con la deliberazione n. 8 del 2002 relativa alle riserve naturali
istituite nella provincia di Trapani.
Nell’indagine conclusasi con la delibera suddetta erano state prese in esame le
seguenti aree protette:
- Riserva naturale orientata “Saline di Trapani e Paceco” affidata in gestione al WWF;
- Riserva naturale integrale “Grotta di Santa Ninfa” affidata in gestione alla Legambiente;
- Riserva naturale orientata “Zingaro” affidata in gestione all’Azienda delle foreste
demaniali della Regione siciliana;
- Riserva naturale orientata “Isole dello Stagnone di Marsala” affidata in gestione alla
Provincia regionale di Trapani;
- Riserva naturale orientata “Bosco d’Alcamo” affidata in gestione alla Provincia regionale
di Trapani;
- Riserva naturale orientata “Foce del fiume Belice e dune limitrofe” affidata in gestione
alla Provincia regionale di Trapani.
Si è, quindi, proceduto all’esame della suddetta delibera al fine di rilevare le criticità
in essa segnalate.
Successivamente,
comunicato,
come
accertato
stabilito
dalla
che
le
legge
Amministrazioni
con
la
norma
interessate
su
non
richiamata,
le
avevano
misure
conseguenzialmente adottate, con nota del 24 luglio 2003 sono state chieste informazioni
agli enti gestori delle riserve naturali in esame, Legambiente, WWF, Azienda Regionale
Foreste Demaniali e Provincia di Trapani, nonché agli Assessorati Regionali del Territorio e
dell’Ambiente e del Bilancio e delle Finanze.
Nel mese di settembre 2003 tutti i destinatari della nota hanno fatto pervenire a
quest’Ufficio le risposte.
Come indicato in precedenza, con la delibera n. 8 del 2002 sono state mosse alcune
osservazioni in relazione alle gestioni in esame, che, ai fini della presente indagine, si è
ritenuto di schematizzare nei cinque punti di seguito indicati:
a) mancata predisposizione dei piani di sistemazione delle riserve da parte del Consiglio
Provinciale Scientifico;
b) opportunità di modifica del termine indicato nella circolare del 24 dicembre 1997 per la
presentazione delle relazioni annuali da parte degli enti gestori;
c) tempi eccessivamente lunghi per l’approvazione delle relazioni da parte del Consiglio
Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale;
d) mancata adozione da parte della Regione di strumenti di monitoraggio dell’attività degli
enti gestori;
e) incremento delle iniziative intraprese nelle singole riserve in relazione alle politiche di
salvaguardia dell’ambiente naturale, di promozione della ricerca scientifica, nonché
della conoscenza e della fruizione dei beni naturali.
Nel mese di luglio 2003 le associazioni ambientaliste enti gestori dei parchi naturali
della Sicilia hanno fatto pervenire a questa Corte una segnalazione in relazione alla
riduzione dei fondi loro destinati nel capitolo 443302 del bilancio 2003. Considerata la
rilevanza dell’argomento, le cui
conseguenze sono facilmente prevedibili nei confronti della concreta gestione delle riserve,
si è ritenuto di farne rientrare la verifica nella presente indagine.
Occorre, infine, far presente che nei primi mesi del 2003 sono state rinnovate le
convenzioni con le associazioni ambientaliste, dopo un susseguirsi di proroghe (le
convenzioni erano scadute nel settembre 2002) che hanno influito sullo svolgimento della
loro azione, in presenza di tale situazione di precarietà.
Le nuove convenzioni sono riportate in allegato alla presente relazione.
2-Sintesi delle osservazioni
A conclusione dell’indagine effettuata si ritiene opportuno evidenziare le osservazioni
che seguono.
a) La situazione relativa alla mancata predisposizione dei piani di sistemazione delle
riserve è invariata rispetto a quanto rilevato in precedenza dalla Corte, dato che il
Consiglio Provinciale Scientifico della Provincia di Trapani non ha provveduto a porre in
essere gli adempimenti di propria competenza, nonostante gli enti gestori abbiano fornito
le indicazioni utili per la loro redazione già da lungo tempo.
La situazione rappresentata dall’Assessorato Territorio e Ambiente nella nota del 23
settembre 2003 appare a questa Corte indice del disinteresse dell’Amministrazione per
quello strumento operativo; per di più il ritardo del Consiglio non ha suscitato alcuna
reazione da parte dell’Amministrazione regionale, che si è dedicata all’approvazione dei
piani relativi ad altri territori per i quali l’iter preparatorio era già stato definito.
b) Alla data di chiusura della presente indagine risulta che il termine del 30
novembre di ogni anno, fissato dall’Assessorato Territorio e Ambiente con la circolare del
24 dicembre 1997 per la presentazione da parte degli enti gestori di una relazione
concernente i risultati conseguiti nell’esercizio in
corso
e le
richieste per
l’anno
successivo, non sia stato
modificato, nonostante la segnalazione di questa Corte e la successiva richiesta in tal
senso da parte degli stessi enti.
Si conferma, pertanto, quanto già indicato dalla Sezione nella delibera n.8/2002,
ovvero che non sia stata riconosciuta appieno l’importanza di tali relazioni per il lavoro del
Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale.
c) Strettamente correlata con la precedente è l’osservazione relativa all’eccessiva
lunghezza dei tempi di approvazione delle relazioni da parte del Consiglio Regionale per la
Protezione del Patrimonio Naturale.
Dall’indagine svolta da questa Corte non sono emerse rilevanti modifiche rispetto a
quanto accertato con la delibera n.8/2002, pertanto si ritiene che la situazione costituisca
un’ulteriore conferma della scarsa considerazione manifestata nei confronti di tali
strumenti di conoscenza della realtà delle aree protette.
d) Nella precedente indagine era emersa la difficoltà di valutare in modo uniforme la
gestione delle riserve a causa della non omogeneità delle relazioni programmatiche e
consuntive presentate da ciascuna di esse nonché tra quelle relative alle diverse aree
protette; la Corte aveva, pertanto, rappresentato la “forte esigenza” che l’Amministrazione
regionale si dotasse di idonei strumenti di monitoraggio delle attività degli enti gestori,
ritenendoli indispensabili per implementare indirizzi precisi e controlli non meramente
formali.
Il CRPPN nel corso dell’anno 2002 ha attivato alcune iniziative apprezzabili in quanto
rappresentano l’inizio di un controllo dell’attività svolta nelle aree protette, oltre che il
segnale di un interesse per l’operato degli enti gestori, che lamentavano la difficoltà di
procedere in assenza di indicazioni e di regole certe a cui fare riferimento. Si deve, però,
rilevare che tale attività è stata rivolta in maniera predominante nei confronti dei gestori
privati.
Occorre che l’attività di monitoraggio, effettuata finora episodicamente e in modo
parziale, diventi una regola e si estenda anche agli altri aspetti segnalati nella delibera n.
8/2002.
e) La scadenza delle convenzioni di affidamento della gestione delle riserve e la
lunghezza delle procedure di rinnovo hanno influito in modo fortemente negativo
sull’operatività e sulla programmazione delle attività nelle riserve gestite dalle associazioni
ambientaliste a causa della incertezza che hanno determinato.
Per quanto riguarda le “Saline di Trapani e Paceco”, un ulteriore elemento di
precarietà è stato provocato dall’avvicendamento alla direzione della riserva, procedura la
cui conclusione ha richiesto circa un anno di tempo a causa del ritardo del CRPPN
nell’esprimere il parere previsto dalla convenzione.
L’esame della gestione delle riserve nel periodo successivo a quello preso in
considerazione dalla precedente indagine mostra come sia sostanzialmente rimasta
invariata la situazione delineata nella delibera n. 8/2002: al maggiore dinamismo
riscontrato presso le riserve affidate in gestione alle associazioni ambientaliste, pur nella
precarietà della loro titolarità, fa riscontro la presenza di alcune iniziative assunte dagli
altri gestori non prive di rilevanza soprattutto sotto il profilo della conoscibilità delle aree.
L’elevato numero di riserve naturali presenti in Sicilia, che comprendono circa il
10% della superficie dell’intero territorio, pone la Regione a livelli di eccellenza nell’ambito
della salvaguardia dell’ambiente.
Tale situazione richiede un intervento costante affinché la valorizzazione delle
risorse naturali non rimanga solo un dato previsto sulla carta, ma ad essa corrisponda
un’azione efficace da parte degli organi preposti.
Questa Corte ritiene, di conseguenza, che la scelta di ridurre in misura
considerevole i trasferimenti a favore degli enti gestori per le spese di impianto e di
gestione vada in direzione contraria ad una corretta politica di salvaguardia del territorio.
Appare pertanto opportuna una riflessione su quale sia il grado d’importanza
attribuito alla politica dell’ambiente da parte del Governo regionale.
3- Situazione relativa agli anni 2002-2003
Si procede di seguito all’esame di quanto posto in essere dall’Amministrazione
regionale e dagli enti gestori con riferimento alle criticità segnalate da questa Sezione con
la delibera n. 8/2002.
a) Mancata predisposizione dei piani di sistemazione delle riserve da parte del
Consiglio Provinciale Scientifico presso la Provincia regionale di Trapani.
I piani di sistemazione delle riserve sono disciplinati dall’art. 37 della legge regionale
n.14 del 1998, che ha istituito presso ogni Provincia regionale un Consiglio Provinciale
Scientifico con il compito, tra gli altri, di elaborare i piani suddetti.
Nel periodo preso in esame dalla delibera n. 8/2002 (1998-2000) non era stato
predisposto alcun piano da parte del CPS della Provincia regionale di Trapani, tanto da far
sollevare dubbi da parte della Sezione sull’efficacia operativa dell’iter di redazione dei piani
stessi.
L’Assessorato Territorio e Ambiente, nella nota del 23 settembre 2003, ha
comunicato che la situazione è rimasta invariata, in quanto il CPS della Provincia regionale
di Trapani non ha predisposto i piani di sistemazione delle riserve istituite nel proprio
territorio. Peraltro, gli enti gestori hanno fornito le indicazioni utili per la loro redazione già
da lungo tempo (il WWF per le
“Saline
di
Trapani
e
Paceco”
il
7.9.1998, la
Legambiente per la
“Grotta di Santa Ninfa” il 23.9.1998, l’11.9.1998 e il 2.10.2000, l’Azienda Regionale delle
foreste demaniali il 10.12.1998).
Si riporta di seguito la giustificazione a tale inadempienza fornita nella detta nota: ”la
redazione dei piani di sistemazione da parte del CPS ha comportato notevoli difficoltà
operative, con i conseguenti ritardi, proprio per la tipologia stessa di tali organi consultivi,
costituiti da esperti che svolgono la propria attività non a tempo pieno e le Province
Regionali non hanno dotato gli stessi Consigli di apposite segreterie tecniche per la
redazione degli elaborati necessari”.
Appare a questa Corte come la situazione rappresentata dall’Assessorato territorio e
Ambiente sia indice del disinteresse dell’Amministrazione per quegli strumenti operativi,
considerato che, anche a voler tenere conto dell’ordinaria attività lavorativa degli esperti,
il CPS della Provincia di Trapani non ha trovato il tempo di definire 6 documenti per cui i
relativi elementi erano stati forniti fin dal 1998. L’incuria per un compito che è stato
volontariamente accettato da parte dei componenti del Consiglio non ha, d’altra parte,
suscitato alcuna reazione da parte dell’Amministrazione regionale, che si è dedicata
all’approvazione dei piani relativi ad altri territori per i quali l’iter preparatorio era già stato
definito.
La segnalata intenzione di procedere alla modifica della normativa che prevede i
piani di sistemazione, con la creazione di un Piano di Gestione che comprenda il Piano di
sistemazione per l’area di riserva e il Piano di utilizzazione per la preriserva, lungi dal
rassicurare circa l’efficacia di tale strumento, tra l’altro più articolato e complesso così che
è possibile ipotizzare la necessità di tempi più lunghi per la sua definizione, non fornisce
alcuna garanzia circa la sua effettiva predisposizione da parte degli organi competenti, nel
perdurare della situazione di disinteresse e inerzia segnalati.
b) Opportunità di modifica del termine indicato nella circolare del 24 dicembre 1997
per la presentazione delle relazioni annuali da parte degli enti gestori.
Come indicato nella delibera n. 8/2002, l’articolo 4 della legge regionale n.98 del
1981 e successive modifiche attribuisce le funzioni di vigilanza e di controllo sulle aree
protette al Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale.
Alla base di tali compiti vi è l’esame delle relazioni che gli enti affidatari devono
presentare ai sensi dell’articolo 20 della legge regionale n.14/1988.
L’Assessorato Territorio e Ambiente, al fine di predisporre una programmazione
tempestiva degli interventi, ha emanato in data 24 dicembre 1997 una circolare con la
quale è stato fissato al 30 novembre di ogni anno il termine per la presentazione di una
relazione concernente i risultati conseguiti nell’esercizio in corso e le richieste per l’anno
successivo.
Nella delibera n. 8/2002 era stato rilevato come, a fronte del mancato rispetto del
termine da parte degli enti gestori, lo stesso si presentasse non idoneo allo scopo per cui
era stato introdotto.
A tale proposito, la Corte segnalava l’opportunità di prevedere due termini
differenziati per la presentazione della relazione consuntiva e di quella programmatica,
considerato in particolare che la prima dovrebbe tenere conto delle attività svolte
nell’intero anno. Nel corso dell’indagine relativa alla delibera in esame, infatti, gli enti
gestori avevano segnalato le difficoltà incontrate nel rispettare detta scadenza per la
presentazione delle relazioni consuntive, determinata dall’impossibilità di includere in esse
l’attività di gestione relativa agli ultimi mesi dell’esercizio finanziario, durante i quali
spesso essa si concentra.
Alla data di chiusura della presente indagine risulta che il termine del 30 novembre
non è stato modificato, nonostante la richiesta formulata in tal senso da parte degli enti
gestori all’Amministrazione regionale.
Si continuano a presentare, quindi, le stesse problematiche emerse nella precedente
indagine e al momento non risulta posta in essere alcuna azione concreta per il loro
superamento,
nonostante
la
dichiarazione
dell’Assessorato
Territorio
e
Ambiente,
contenuta nella nota di risposta alle richieste di questa Corte, di avere in progetto la
modifica della suddetta scadenza.
Si conferma, pertanto, quanto già indicato dalla Sezione nella delibera n.8/2002,
ovvero che non sia stata riconosciuta appieno l’importanza di tali relazioni per il lavoro del
CRPPN.
c) Tempi eccessivamente lunghi per l’approvazione delle relazioni da parte del
Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale.
La criticità in esame è strettamente correlata con la precedente.
Anche con riferimento alle osservazioni formulate sul punto, dall’indagine svolta da
questa Corte non sono emerse rilevanti modifiche rispetto a quanto accertato con la
delibera n. 8/2002, pertanto si ritiene che la situazione costituisca un’ulteriore conferma
della scarsa considerazione manifestata nei confronti di tali strumenti di conoscenza della
realtà delle aree protette.
L’Assessorato Territorio e Ambiente, infatti, non ha fornito dati precisi circa i tempi di
completamento dell’iter di approvazione delle relazioni, ma si è limitato a richiamare la
normativa che impone agli organi consultivi il rispetto di termini perentori per esprimere il
loro parere (articolo 68, comma 9, della legge regionale n. 10 del 27 aprile 1999). Per il
detto Assessorato tale scadenza è ulteriormente ridotta a 45 giorni dalla richiesta
dell’ufficio istruttore, nelle ipotesi di tutela ambientale, in base alla norma contenuta
nell’articolo 131 della legge regionale n. 6 del 3 maggio 2001.
In tale normativa manca però un termine che includa anche l’istruttoria che
compiono gli uffici regionali, così che la rigidità di quella previsione rischia di essere
vanificata dai tempi di giacenza presso il Dipartimento competente.
A tale proposito l’Assessorato fa presente che, di regola, è stato rispettato il termine
di 180 giorni per istruttoria e provvedimento finale disposto dal Decreto Assessoriale n.
1185 del 14 luglio 1992. Ciò contrasta con quanto accertato dalla Sezione con la delibera
n. 8/2002, relativa ad un periodo in cui le prescrizioni contenute nel detto Decreto
Assessoriale avrebbero dovuto essere già osservate, e con quanto emerso nella presente
indagine.
In particolare, infatti, la Legambiente ha presentato la relazione annuale consuntiva
2001-programmatica 2002, relativa alla Riserva naturale integrale “Grotta di Santa Ninfa”,
all’Assessorato con nota prot. 045/m/sni del 21 marzo 2002, ma al 12 settembre 2003
non aveva ancora ricevuto comunicazione dell’esito dell’istruttoria.
Tra l’altro, l’Assessorato conferma che si sono verificati alcuni ritardi nelle istruttorie
causati dal notevole numero di riserve istituite in breve tempo, dai problemi logistici e
dalla carenza di personale degli uffici preposti.
Pur comprendendo che si possono verificare eventi contingenti che ritardano le
attività, la Corte ritiene che la situazione evidenziata non rientri in questa tipologia, in
quanto i tempi eccessivamente lunghi sono una costante che si protrae nel tempo e alla
quale non si è cercato di porre rimedio dopo la segnalazione contenuta nella delibera
n.8/2002.
d) Mancata adozione da parte della Regione di strumenti di monitoraggio dell’attività
degli enti gestori.
Nella precedente indagine era emersa la difficoltà di valutare in modo uniforme la
gestione delle riserve a causa della non omogeneità delle relazioni
programmatiche
e
consuntive per ciascuna di esse, nonché tra
quelle dei diversi enti; la Corte aveva, pertanto, rappresentato la “forte esigenza” che
l’Amministrazione regionale si dotasse di idonei strumenti di monitoraggio delle attività
degli enti gestori, ritenendoli indispensabili per implementare indirizzi precisi e controlli
non meramente formali.
Il punto è stato oggetto di specifica richiesta nell’ambito della presente indagine da
parte di questa Corte al fine di valutare se, in seguito a quanto segnalato, siano state
adottate idonee iniziative.
Dagli accertamenti è emerso che il Consiglio Regionale per la Protezione del
Patrimonio Naturale ha inviato in data 20 febbraio 2002 agli enti gestori privati una scheda
di rilevamento per la raccolta dei dati relativi alla situazione di ogni area protetta e alle
specifiche attività svolte.
Tale scheda, che è riportata in allegato alla relazione, è stata compilata dal WWF e
dalla Legambiente e, nel 2003, anche dall’Azienda delle foreste demaniali.
Inoltre, in data 4 maggio 2002 una commissione del CRPPN ha effettuato una visita
tecnica alla riserva delle “Saline di Trapani e Paceco” ed analoga iniziativa è stata assunta
nei confronti della riserva “Grotta di Santa Ninfa”.
Anche per quanto riguarda la riserva dello “Zingaro”, una commissione del predetto
Consiglio ha effettuato il 20 maggio 2003 un sopralluogo finalizzato alla verifica
dell’attività di gestione e alla proposta di riperimetrazione dell’area protetta presentata
dall’ente gestore, Azienda foreste demaniali, mentre non risulta svolta alcuna attività di
monitoraggio per la finalità sopra evidenziata.
Infine, nei confronti della Provincia Regionale di Trapani, per le tre riserve “Bosco
d’Alcamo”, “Foce del Fiume Belice e dune limitrofe” e “Isole dello Stagnone di Marsala”
non risulta posta in essere alcuna attività di monitoraggio.
Le iniziative, sopra indicate, assunte dal CRPPN negli anni 2002-2003 sono
apprezzabili in quanto rappresentano l’inizio di una forma di controllo
dell’attività svolta nelle aree protette, oltre che il segnale di un interesse per l’operato
degli enti gestori, che lamentavano la difficoltà di procedere in assenza di indicazioni e di
regole certe a cui fare riferimento. Si deve, però, rilevare che tale attività è stata rivolta in
un primo momento esclusivamente
nei confronti dei gestori privati; la scelta si può
spiegare con la circostanza che le convenzioni di affidamento erano in scadenza e
l’eventuale rinnovo avrebbe dovuto essere supportato da idonea valutazione circa
l’operato delle associazioni ambientaliste.
Occorre che l’attività di monitoraggio, effettuata finora episodicamente e in modo
parziale, diventi una regola e si estenda anche agli altri aspetti segnalati nella delibera n.
8/2002.
e) Incremento delle iniziative intraprese nelle singole riserve in relazione alle
politiche di
salvaguardia
dell’ambiente naturale, di
promozione
della
ricerca
scientifica, nonché della conoscenza e della fruizione dei beni naturali.
Come indicato nel capitolo introduttivo, la scadenza delle convenzioni di affidamento
e la lunghezza della procedura di rinnovo hanno influito in modo fortemente negativo
sull’operatività e sulla programmazione delle attività.
Dall’esame dell’attività svolta in ciascuna riserva con particolare riferimento alle
politiche su indicate emergono alcuni elementi significativi che di seguito si evidenziano.
- Riserva naturale orientata “Saline di Trapani e Paceco” affidata in gestione al WWF.
L’incertezza della situazione relativa all’affidamento in gestione si è protratta per
diversi mesi: la convenzione è scaduta nel mese di settembre 2002, vi è stata una prima
proroga fino al 31 gennaio 2003, una seconda fino al successivo 15 marzo e solo il 19
maggio 2003 è stata firmata la nuova convenzione, pubblicata sulla G.U.R.S. n. 34 del 1°
agosto 2003.
Un ulteriore elemento d’incertezza è stato determinato dall’avvicendamento alla
direzione della riserva.
Il nuovo direttore è stato selezionato dal WWF nel luglio 2002, il 26 luglio è stata
inoltrata la richiesta di parere al CRPPN (come imposto dalla convenzione), solo il 3 giugno
2003 si è avuto esito positivo, mentre il parere è stato comunicato all’associazione solo il
successivo 7 luglio, a distanza di un anno.
La vicenda costituisce un segnale preoccupante della lunghezza nello svolgimento dei
propri compiti da parte del Consiglio, la cui azione non è senza conseguenze dato che, in
questo caso, l’intero anno trascorso ha contribuito ad aumentare la precarietà della
situazione.
L’ente gestore fa presente, però, che nonostante le difficoltà, sono proseguiti gli
interventi di tutela e vigilanza dell’area, l’attività di promozione della riserva nonché quelle
di educazione ambientale per i turisti in genere e per le scolaresche in particolare.
Nell’aprile 2002 è stato pubblicato un “Breve dossier sulla Riserva naturale orientata
Saline di Trapani e Paceco”, mentre nell’aprile 2003 un pieghevole dal titolo “Saline di
Trapani e Paceco, un successo per la Sicilia”
- Riserva naturale integrale “Grotta di Santa Ninfa” affidata in gestione alla
Legambiente.
La situazione relativa al rinnovo dell’affidamento in gestione è analoga alla
precedente: il 26 settembre 2002 è scaduta la convenzione, vi è stata una prima proroga
fino al 31 gennaio 2003, una seconda al 15 marzo e solo il 19 maggio 2003 è stata firmata
la nuova convenzione, pubblicata sulla G.U.R.S. n. 34 del 1° agosto 2003.
Le considerazioni al riguardo sono identiche a quelle espresse in precedenza, dato
che un ritardo così ampio ed immotivato su un evento la cui scadenza era certa e
conosciuta con largo anticipo è indice di mancanza di programmazione e scarsa attenzione
da parte dell’Amministrazione regionale e incide pesantemente sulla corretta gestione
dell’area protetta.
In linea generale l’ente gestore non può essere responsabile dell’inadeguato sviluppo
delle potenzialità del territorio in mancanza dei parametri di riferimento principali, quali la
certezza della titolarità della gestione e dello stanziamento in base al quale operare.
Negli anni successivi a quelli oggetto della precedente indagine sono state,
comunque, numerose le attività svolte nel campo della divulgazione della conoscenza
dell’area e della promozione della ricerca scientifica.
Meritano di essere segnalati l’attivazione del centro visitatori, lo svolgimento di
campi estivi di educazione ambientale rivolti alla comunità locale e la redazione delle Carte
sull’uso del suolo, della vegetazione reale e della vegetazione potenziale della Riserva,
nonché della relativa Carta geomorfologica, oltre alla pubblicazione di un opuscolo
illustrativo della riserva.
-Riserva naturale orientata “Zingaro” affidata in gestione all’Azienda delle foreste
demaniali della Regione siciliana.
A partire dall’estate 2000 l’ente gestore ha introdotto, come previsto dall’articolo 6
della legge regionale n.10/99, il biglietto d’ingresso per i visitatori della riserva, il cui
numero si è mantenuto in ciascuno di questi anni su una media di circa 110.000.
La riserva ha partecipato ad alcune importanti manifestazioni legate alla promozione
turistica, tra cui “Expo Natura” – Palermo 2002, “Parchi del 2002” – Torino 2002, “Borsa
Internazionale del Turismo” – Milano 2003.
La scelta dell’ente gestore di essere presente ad incontri specializzati a livello
nazionale
merita
un
particolare
apprezzamento
nell’ottica
di
una
diversificazione
dell’offerta turistica siciliana al fine di puntare non solo sul turismo balneare, ma sulle
peculiarità del territorio, che possono costituire un’attrazione per molteplici tipologie di
visitatori, anche allo scopo di prolungare la permanenza di chi già è orientato alla vacanza
nella Regione.
Un elemento negativo è, invece, costituito dalla inefficace lotta agli incendi; l’Azienda
delle foreste demaniali segnala di avere svolto l’attività di
prevenzione mediante la ripulitura dei sentieri che attraversano la riserva e del viale
parafuoco perimetrale e di avere realizzato una pista per consentire un intervento rapido,
sia per il controllo e la prevenzione, sia per lo spegnimento degli incendi stessi.
Tale attività, unitamente alla sorveglianza svolta dal Corpo forestale regionale, è
stata indicata dall’ente gestore come particolarmente impegnativa, anche sotto l’aspetto
finanziario, ma dai dati di seguito riportati si rileva come essa si sia rivelata inefficace, o
quanto meno non idonea allo scopo. Considerato che la maggior parte degli incendi sono
stati di natura dolosa, potrebbe essere opportuno modificare la tipologia degli interventi di
prevenzione, al fine di non vanificare le spese sostenute e l’impegno profuso.
Estensione della superficie percorsa dagli incendi
2000-nessun incendio
2001-incendio del 22 giugno: 20 ettari; incendio del 20/21 ottobre: 350 ettari
2002-nessun incendio
2003-incendio del 1° luglio: 12 ettari; incendio del 24 luglio: 45 ettari; incendio del 24
agosto: 5 ettari; incendio del 29/30 agosto: 700 ettari.
Risulta evidente che il fenomeno, nonostante la dichiarata attività di prevenzione, è in
preoccupante aumento.
-Riserva naturale orientata “Bosco d’Alcamo” affidata in gestione alla Provincia
regionale di Trapani.
Oltre all’ordinaria attività di vigilanza e controllo per prevenire il fenomeno degli
incendi, dell’abusivismo edilizio e degli atti vandalici, merita di essere segnalata
l’istituzione di un servizio di visite guidate indirizzato principalmente alle scuole, con un
risultato di circa 4.000 visitatori all’anno.
All’interno della riserva è presente il centro servizi del CELT (Centro di Esperienza e
Laboratorio Territoriale) per la realizzazione di percorsi integrati
creazione di un’offerta unica del patrimonio
di
fruizione
e
la
ambientale dei parchi siti nella Provincia. Di tale complesso fanno parte una biblioteca,
una mostra di plastici sulle riserve e un’aula didattica, oltre ad un servizio di piccola
ristorazione affidato ad una cooperativa.
-Riserva naturale orientata “Foce del fiume Belice e dune limitrofe” affidata in
gestione alla Provincia regionale di Trapani.
Anche in questo caso, l’attività è stata orientata in prevalenza all’ordinaria vigilanza e
controllo, con l’aggiunta di modesti interventi per migliorare la fruibilità dell’area. Il
servizio di visite guidate, attivato nelle tre riserve gestite dalla Provincia regionale di
Trapani, ha portato qui ad un
risultato di circa 5.000 visitatori all’anno.
-Riserva naturale orientata “Isole dello Stagnone di Marsala” affidata in gestione alla
Provincia regionale di Trapani.
La natura degli interventi posti in essere è analoga a quella delle riserve precedenti,
gestite dallo stesso ente, considerato che alcuni degli interventi indicati dall’ente gestore
sono ancora nella fase del progetto. Il numero di visitatori è stato di circa 5.500 all’anno.
L’esame della gestione delle riserve nel periodo successivo a quello preso in
considerazione dalla precedente indagine mostra come sia sostanzialmente invariata la
situazione delineata nella delibera n.8/2002: al maggiore dinamismo riscontrato presso le
riserve affidate in gestione alle associazioni ambientaliste, pur nella precarietà della loro
titolarità, fa riscontro la presenza di alcune iniziative assunte dagli altri gestori non prive di
rilevanza soprattutto sotto il profilo della conoscibilità delle aree.
4- Trasferimenti agli enti gestori – bilancio 2003
Con nota del 24 giugno 2003, pervenuta a quest’Ufficio il successivo 8 luglio, le
sezioni regionali di CAI, Legambiente, LIPU, Rangers e WWF segnalavano al Presidente
della Regione Siciliana e agli Assessorati competenti l’impossibilità di fare
fronte alle
necessità della gestione delle
riserve naturali in conseguenza della notevole riduzione di fondi sul capitolo 443302 del
bilancio 2003 della Regione.
Per tale capitolo, relativo a “trasferimenti a favore degli enti gestori delle riserve
naturali per spese di impianto e di gestione”, in sede di approvazione del bilancio regionale
2003 è stato previsto uno stanziamento di € 2.766.000,00 contro quello definitivo
dell’anno precedente di € 4.123.599,34.
Nella segnalazione su indicata gli enti firmatari hanno sostenuto che la riduzione, pari
al 75%, impedirebbe di far fronte alle spese di gestione fisse e obbligatorie derivanti da
affitti e canoni per uffici, sedi e centri visitatori per l’assistenza al pubblico, fitti di terreni
per finalità di conservazione e fruizione, assicurazioni ed imposte, manutenzione ed
esercizio degli automezzi di servizio.
In merito alla percentuale di riduzione occorre rilevare che il calcolo effettuato dagli
enti suddetti prevede che, fatta salva la copertura delle retribuzioni del personale, per il
fabbisogno ordinario di gestione delle riserve naturali siano disponibili circa € 13.000,00
ad area protetta, a fronte dei € 51.000,00 garantiti in precedenza.
Nella nota su richiamata si ritiene che la riduzione operata con l’approvazione
definitiva del bilancio regionale sia in contrasto con i criteri seguiti dall’Assessorato
Territorio e Ambiente in sede di gestione del bilancio in dodicesimi, dato che per il periodo
1 gennaio–15 marzo 2003 sono stati trasferiti € 10.000,00, mentre per i rimanenti nove
mesi sarebbero rimasti da trasferire solo € 3.000,00.
Alle richieste di chiarimenti sul punto formulate da questa Corte hanno risposto
l’Assessorato Territorio e Ambiente, con nota prot. n. 54809 del 23 settembre 2003 e
l’Assessorato del Bilancio e delle Finanze, con nota prot. n. 19645/D1 del 9 settembre
2003.
Il primo ha confermato quanto sostenuto dagli enti gestori circa l’impossibilità di
soddisfare le loro esigenze con lo stanziamento stabilito
con la legge regionale n. 5 del 16 aprile 2003 di approvazione del bilancio della Regione.
Ha comunicato, pertanto, che è stato predisposto un disegno di legge per apportare
le modifiche in aumento necessarie in sede di assestamento del bilancio. Nel frattempo
l’Assessorato ha afferma di avere ritenuto opportuno garantire i trasferimenti relativi al
pagamento degli emolumenti fondamentali per il personale assunto dagli enti gestori delle
aree protette.
L’Assessorato del Bilancio e delle Finanze ha addotto a giustificazione della riduzione
la necessità di recuperare risorse in sede di predisposizione del disegno di legge finanziaria
ed ha determinato nel solo 15% la variazione dello stanziamento a legislazione vigente,
per un importo di € 488.000,00 sul capitolo in esame.
Ad un’ulteriore richiesta di precisazioni da parte di questa Corte, l’Assessorato del
Bilancio e delle Finanze ha risposto con la nota prot. n. 25442/D1 del 27 ottobre scorso,
nella quale si fa presente che lo stanziamento sul quale è stata operata la riduzione del
15% operata nell’ambito della manovra finanziaria 2003 è quello previsto dalla tabella H
della legge regionale 26 marzo 2002 n.2 in relazione al 2003, pari a € 3.254.000,00.
Riepilogando, in base agli atti in possesso di questa Corte, la riduzione dello
stanziamento del capitolo 443302, rispetto a quanto assegnato in conto competenza nel
2002, è di € 1.357.599,34 pari a circa il 33%.
L’elevato numero di riserve naturali presenti in Sicilia, che comprendono circa il 10%
della superficie dell’intero territorio, pone la, pone la Regione a livelli di eccellenza
nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente. Tale situazione richiede però un intervento
costante affinché la valorizzazione delle risorse naturali non sia solo un dato previsto sulla
carta ma ad essa corrisponda un’azione efficace da parte degli organi preposti. Pur
comprendendo l’esigenza di ridurre nel complesso gli stanziamenti del bilancio per ovviare
alla mancanza di fondi, questa Corte
ritiene che la scelta di diminuire in misura così considerevole i trasferimenti a favore degli
enti gestori per le spese di impianto e di gestione vada in direzione contraria ad una
corretta politica di salvaguardia del territorio. Gli enti privati operano con scarsità di mezzi
e di personale, facendo affidamento in larga parte sul volontariato degli associati, ma in
mancanza di risorse certe non possono procedere ad una programmazione della loro
attività che vada al di là della mera manutenzione ordinaria dei parchi.
L’Assessorato
Territorio
e
Ambiente
si
rende
conto
della
situazione,
ma
i
comportamenti che dichiara di aver posto in essere per risolvere il problema non appaiono
sufficienti, nemmeno a dissipare il clima di incertezza che emerge dalle segnalazioni e
dalle risposte pervenute a questa Corte, considerato che, alla data di chiusura
dell’indagine, lo stanziamento è ancora invariato.
Qualora poi si dovesse arrivare all’aumento della dotazione finanziaria del capitolo
443302 in sede di assestamento del bilancio, occorrerebbe riflettere se non sarebbe stato
possibile reperire i fondi necessari fin dall’inizio dell’anno, così da consentire un’adeguata
programmazione delle attività, e valutare se per il Governo regionale la politica
dell’ambiente rivesta effettivamente un’importanza prioritaria.
Diversa è la situazione per i gestori pubblici, che possono comunque disporre di fondi
del proprio bilancio.
Peraltro, l’Azienda delle foreste demaniali nella nota del 12.9.2003 ha segnalato
come la mancanza di trasferimenti da parte della Regione negli esercizi 2002 e 2003 abbia
comportato una netta riduzione dei fondi disponibili per ciascuna riserva (come
rappresentato nelle tabelle allegate fornite dall’Azienda) in considerazione dell’aumento
del numero di quelle gestite dall’Ente.
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Sezione di controllo per la Regione siciliana