Wealth Management Research I Analisi della congiuntura svizzera 1o trimestre 2010 UBS outlook Svizzera Tema Situazione paradisiaca per i proprietari immobiliari – per quanto ancora? Congiuntura I paesi emergenti escono dalla crisi più velocemente di quelli industrializzati Settori Quest’anno andrà meglio Ab Indice Editoriale 3 In sintesi 4 Tema Possibili correzioni dei prezzi nelle regioni surriscaldate 6 Atteso aumento degli interessi 9 Sicurezza con le ipoteche a tasso fisso 10 Congiuntura Gestire la crisi in quattro mosse 12 Svizzera: la ripresa è arrivata 14 La Svizzera in prospettiva 16 Congiuntura globale 17 Tanti nuovi posti di lavoro … a Zurigo e Obvaldo, nella sanità e nell’orologeria 18 Finanza La Banca nazionale fra equilibrismi monetari 20 Dollaro – moneta di riferimento in scadenza 22 Settori Inversione di tendenza per l’industria svizzera 26 Panorama industriale 28 Settore dei servizi: consolidamento 30 Panorama dei servizi 32 Selezione di pubblicazioni UBS 35 UBS outlook 1o trimestre 2010 Pubblicazione redatta da UBS SA e UBS Financial Services Inc. Edita da UBS SA, Wealth Management Research, casella postale, CH-8098 Zurigo Capoeconomista e Responsabile Wealth Management Research: Dr. Andreas Höfert Responsabile Economic & Swiss Research: Dr. Daniel Kalt Caporedattore: Pierre Weill; tel. +41 44 234 80 62, fax +41 44 234 25 99, e-mail: [email protected] Responsabile progetto sondaggio settoriale: Carla Duss Product management: Christian Burger Desktop: Werner Kuonen, Margrit Oppliger Stampa: W. Gassmann AG, Bienne Ordinazioni: UBS SA, Printed & Branded Products R4RG, casella postale, CH-8098 Zurigo, fax +41 44 238 50 21, e-mail: [email protected] «UBS outlook Svizzera» è pubblicato trimestralmente in italiano, francese e tedesco. Chiusura redazionale del presente numero: 25 gennaio 2010 Foto di copertina: www.keystone.ch Homepage UBS: www.ubs.com N-Sap. 80428I-1001 Per modifiche degli abbonamenti e variazioni di indirizzo: [email protected] o telefono: 044 238 50 15 Il mercato immobiliare riveste un’importanza capitale per l’economia e, in ultima analisi, riguarda ogni persona in quanto cittadino o locatore, proprietario di un’abitazione, imprenditore o investitore. Gli investimenti immobiliari rappresentano, da soli, l’8,7% del prodotto interno lordo (2008). Nella prima edizione di UBS outlook Svizzera del 2010 analizziamo questo importante settore economico da diverse prospettive. Nell’immagine è raffigurata la facciata di una casa della Bäckerstrasse di Zurigo. 2 UBS outlook Svizzera 1/2010 Editoriale Cara lettrice Caro lettore «My home is my castle» usano dire gli inglesi. Nella nostra casa o nel nostro appartamento, ancorché piccoli, siamo noi i sovrani. Tutti abbiamo bisogno di un luogo dove ritirarci e sentirci «a casa», un luogo in cui siamo «padroni» e in cui nessuno può dirci cosa possiamo o dobbiamo fare. L’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani sancisce che: «Ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo (…) all’abitazione (…)». Una dimora sicura rientra, accanto all’alimentazione, tra le esigenze primarie di ogni persona. Una parte considerevole dei nostri costi fissi mensili riguarda i costi abitativi, sotto forma di canoni di locazione o di interessi ipotecari. La comunità garantisce il diritto a godere di una «situazione abitativa adeguata» attraverso disposizioni di legge che stabiliscono in quale misura i canoni di locazione possono essere adeguati in caso di variazione dei tassi. Per molti proprietari, la propria abitazione rappresenta una parte sostanziale del patrimonio. In fase di finanziamento del proprio immobile, essi devono pertanto raccogliere informazioni dettagliate relativamente al mercato immobiliare e alle previsioni sugli interessi. Le previsioni sui tassi giocano un ruolo chiave nella scelta del tipo di finanziamento per un’ipoteca. Con un finanziamento ottimale è infatti possibile ridurre sensibilmente i costi fissi. Le regole applicabili al settore privato valgono anche per gli immobili commerciali o gli oggetti d’investimento. Vista l’importanza dei costi abitativi e immobiliari, questo numero di UBS outlook Svizzera si occupa in modo approfondito del mercato immobiliare e dell’andamento dei tassi. Le informazioni fornite fungono da supporto decisionale per investimenti immobiliari. Presentiamo inoltre diverse opportunità di finanziamento. Oltre alle rubriche periodiche sull’andamento congiunturale, proponiamo anche un contributo in cui ci chiediamo se la persistente debolezza del dollaro rischia di pregiudicare la posizione dominante della moneta statunitense come valuta mondiale. Vi auguro buone lettura e un anno di successo Vostro Manuel Leuthold Responsabile Corporate & Institutional Clients UBS outlook Svizzera 1/2010 3 In sintesi Tema: Immobili e interessi Finanza Svizzera non del tutto immune alla crisi immobiliare Gli anni scorsi l’elevata e costante immigrazione e i bassi tassi hanno protetto dalla crisi economica il mercato immobiliare svizzero. Queste condizioni quadro sono però destinate a cambiare, poiché i prezzi degli immobili nelle regioni surriscaldate sono prossimi a correzioni. Pagina 6 Monete, interessi: la Banca nazionale alle prese con equilibrismi La Banca nazionale deve decidere l’entità di aiuti a breve termine che può garantire senza provocare danni troppo ingenti sul lungo termine. Deve tutelare gli interessi della Svizzera e, al contempo, tener conto dei partner internazionali. A fronte di questi interessi divergenti, è difficile definire una rotta ottimale. Pagina 20 Probabili aumenti dei tassi in Svizzera I tassi d’interesse a lungo termine in Svizzera, contrariamente a quanto avvenuto all’estero, hanno reagito a stento al miglioramento dalla situazione congiunturale. Ora ci si attende un cambiamento di tendenza. L’incremento dei tassi è imminente. Pagina 9 Ipoteche: a breve o a lungo termine? Questo è il dilemma! Condizioni paradisiache per i proprietari di abitazione. Ma si profila una svolta sul fronte dei tassi. Sorge quindi la questione se il debitore debba approfittare dei bassi tassi Libor o assicurarsi tassi di interesse a lungo termine. Pagina 10 Settori Congiuntura Panorama industriale: in miglioramento Secondo l’indicatore congiunturale UBS, l’industria svizzera nel quarto trimestre 2009 dovrebbe essere in crescita. L’andamento degli affari atteso per l’anno 2010 fa sperare anche in una ripresa dell’industria. Pagina 26 Economia dominata da squilibri L’economia è sulla via della crescita. Ma numerosi squilibri minacciano la ripresa. Colpisce che la ripresa non avvenga in modo simultaneo nei vari gruppi di economie mondiali. Al contrario la regressione, che aveva invece coinvolto tutti. Pagina 12 Panorama dei servizi: primi segnali di ripresa. Le aziende di servizi contano quindi di tornare al livello di attività dell’anno precedente per il primo trimestre del 2010. È quanto risulta dal sondaggio trimestrale di UBS WMR. Pagina 32 Svizzera: la ripresa è arrivata La recessione è ormai alle spalle e l’economia svizzera ha imboccato la via della crescita. Tuttavia, non prevediamo che gli elevati tassi di crescita degli anni pre-crisi saranno ripristinati nell’immediato futuro. Abbiamo comunque aumentato le nostre previsioni di crescita per il 2010 dall’1,7% al 2,0%. Pagina 14 Nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore della sanità e a Zurigo In Svizzera tra il 2005 e il 2008 sono stati creati più di 38 000 posti di lavoro solo nel ramo sanità e servizi sociali. Il numero dei posti di lavoro nel terziario è salito del 9% e nell’industria dell’8,3%. Con oltre 46 000 unità, in testa alla classifica del numero di nuovi posti di lavoro si piazza il Canton Zurigo. Pagina 18 4 Il dominio del dollaro USA sotto accusa Il dollaro USA è la principale moneta d’investimento e lo strumento di scambio di riferimento per il commercio internazionale fin dai tempi della seconda guerra mondiale. La creazione della moneta unica europea e l’ascesa della Cina sollevano la questione se il dominio del dollaro USA sia sostenibile. Pagina 22 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Tema Claudio Saputelli Thomas Veraguth Achim Peijan Pierre Weill Tema: Immobili e interessi Possibili correzioni dei prezzi nelle regioni surriscaldate Nel corso dell’attuale recessione il mercato immobiliare residenziale svizzero non ha registrato alcuna flessione dei prezzi. Se osserviamo i mercati immobiliari residenziali internazionali, la situazione è molto diversa. La Svizzera potrebbe davvero uscire indenne dalla crisi immobiliare internazionale? I prezzi d’offerta calcolati da Wüest & Partner per la Claudio Saputelli Svizzera mostrano che i prezzi per gli appartamenti Thomas Veraguth di proprietà nel 2009 sono saliti del 6,4% rispetto all’anno precedente. Anche i prezzi offerti per le case unifamiliari sono aumentati, di un solido 5,1%. Ciò rivela che per un appartamento di proprietà oggi si paga in media il 44% in più rispetto a 10 anni fa. I prezzi delle case unifamiliari, in proporzione, sono aumentati meno, ma oggi costano pur sempre un terzo in più che nel 2000. Su tutto il territorio nazionale i proprietari di abitazione continuano ad attenersi alla fase al rialzo in corso ormai da 10 anni. In tale ambito, i prezzi d’offerta si basano sulle inserzioni immobiliari e rappresentano piuttosto i prezzi ambiti e non i prezzi di mercato realmente ottenibili. Gli offerenti immobiliari svizzeri non sembrano volersi preoccupare della recessione. A quanto pare non si trovano nemmeno nell’estrema necessità di vendere come succede invece ai proprietari immobiliari di Irlanda, Inghilterra, Spagna o Stati Uniti che, per cedere la loro proprietà d’abitazione, hanno dovuto accettare notevoli riduzioni dei prezzi rispetto ai rispettivi picchi. Fino ad oggi i prezzi medi delle case in Irlanda sono scesi del 26%, in Inghilterra del 16%, in Spagna del 10% e negli USA del 9%. Correzione nel segmento di prezzo superiore Contrariamente ai prezzi d’offerta, i prezzi delle transazioni si basano sui passaggi di proprietà realmente avve- nuti. Rappresentano dunque i prezzi effettivamente ottenuti e possono discostarsi significativamente dai prezzi d’offerta. La società IAZI calcola gli indici immobiliari basati sulle transazioni sulla base dei dati relativi ai passaggi di proprietà. L’indice SWX IAZI Private Real Estate Price Index ritrae l’andamento dei prezzi per le case unifamiliari e gli appartamenti di proprietà e indica che dal 2000 c’è stato un aumento del 33% dei prezzi delle transazioni per la proprietà d’abitazione. Ciò coincide esattamente con l’aumento dei prezzi d’offerta per le case unifamiliari e quindi gli offerenti delle stesse sembrano conformarsi bene alle direttive del mercato. La stessa cosa non si può dire per i proprietari di abitazioni di proprietà le cui proposte di prezzo oggi e nel corso degli ultimi 10 anni si sono discostate nettamente di oltre il 10% dal mercato delle transazioni. È interessante notare che, secondo IAZI, i prezzi delle transazioni per la proprietà d’abitazione privata hanno raggiunto il picco già alla fine del 2008 e nel 2009 hanno registrato movimenti solo laterali se non in calo. L’inevitabile adeguamento dei prezzi di offerta e dei prezzi delle transazioni dovrà quindi materializzarsi nei prossimi trimestri. Tuttavia, gli aumenti dei prezzi degli ultimi 10 anni, moderati se visti nel confronto internazionale, non fanno supporre una vicina dolente correzione dei prezzi, benché negli ultimi anni i prezzi delle transazioni nel segmento di prezzo superiore abbiano già registrato una correzione superiore al 3%. Il SWX IAZI Private Real Estate Price Index (indice dei prezzi di negoziazione per le abitazioni di proprietà) viene calcolato sulla base di dati anonimizzati forniti da banche, assicurazioni e casse pensione sui trasferimenti di proprietà effettivamente effettuati (passaggi di mano). Con le sue rilevazioni, l’indice IAZI copre oltre 25 000 passaggi di mano all’anno. Il prezzo d’offerta si basa sulle inserzioni immobiliari. Prezzi delle transazioni vs. prezzi di offerta per case di proprietà e case unifamiliari 150 140 130 120 110 100 2000 2001 2002 2003 2004 Case di proprietà (prezzi di offerta, W&P) Case unifamiliari (prezzi di offerta, W&P) 6 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 2005 2006 2007 2008 2009 Prezzi delle transazioni (indice SWX IAZI) Fonti: IAZI, Wüest & Partner (W&P), UBS WMR Tema: Immobili e interessi «Aspettative decisamente ottimistiche porteranno a delusioni». Pericolo di un eccesso d’offerta I prezzi delle transazioni dipendono dall’equilibrio tra domanda e offerta. A seguito di uno squilibrio di mercato, è possibile che un aumento eccessivo dell’offerta e/o un’inattesa flessione della domanda scatenino una significativa correzione dei prezzi. L’offerta di immobili residenziali dipende dagli utili attesi e dalle entrate future degli offerenti di spazi abitativi. Tipicamente l’offerta reagisce con un ritardo da uno a due anni rispetto alla domanda. Se, a causa di aspettative troppo ottimistiche del mercato si costruisce troppo, presto o tardi si assisterà a un eccesso di offerta che, se la richiesta rimane invariata, causerà inevitabilmente un calo dei prezzi delle transazioni e un aumento della percentuale di abitazioni sfitte. Soprattutto negli ultimi tempi numerosi offerenti sono stati attirati da prezzi degli immobili in forte crescita. Ciò ha scatenato un aumento dell’offerta e garantito una maggiore liquidità del mercato. A fronte delle esperienze negative con programmi di sostegno congiunturale con investimenti notevoli nell’edilizia negli anni ’90, lo stato per fortuna ha limitato le sovvenzioni legate alle strutture. Nel 1994 e nel 1995 lo stato scatenò un boom edilizio artefatto con una produzione di circa 50 000 nuove unità abitative all’anno. Ciò causò un forte calo dell’attività edilizia annuale a sole 30 000 unità nel 2001. La percentuale di abitazioni sfitte disponibili è aumentata dall’1,2% del 1994 al picco dell’1,8% di quattro anni dopo. In questo periodo i prezzi delle transazioni per le case unifamiliari sono scesi di circa il 3%. Tra il 2006 e il 2008, ogni anno sono state messe sul mercato da 42 000 a 44 000 nuove unità abitative, valore leggermente superiore alla media su 30 anni. Inoltre il numero di licenze edilizie indica il perdurare di un’intensa attività nel settore; finora tuttavia tale elevata attività è stata seguita da una percentuale di abitazioni sfitte quasi costantemente in calo dal 1998. È proprio la bassa percentuale di abitazioni sfitte ad attirare tuttavia sul mercato altri offerenti. Al momento non si osserva alcun eccesso di offerta a livello generale, tuttavia gli offerenti di proprietà d’abitazione si stanno rendendo ora più che mai dipendenti da un’ipotetica domanda in costante crescita. Queste aspettative decisamente ottimistiche porteranno a delusioni. Per ora domanda solida Un calo inatteso della domanda di abitazioni può distruggere l’equilibrio tra domanda e offerta. La domanda dipende da numerosi fattori, quali l’andamento demografico o la crescita economica e dei redditi. Un confronto pluriennale mostra che negli ultimi 10 anni il reddito disponibile è cresciuto più dei prezzi delle transazioni per le case di proprietà, quindi al momento non si pone la questione dell’accessibilità finanziaria degli immobili ad uso abitativo. Un’influenza particolare sulla domanda è esercitata anche dagli interessi ipotecari che oggi sono a un minimo storico (cfr. articolo a pag. 9 e 10). Inoltre negli ultimi mesi il mercato ha ripreso a dare segnali positivi. Nel terzo trimestre 2009, infatti, dopo 4 trimestri segnati da una crescita negativa del PIL, si è conclusa la maggiore recessione dagli anni ’70 e il PIL reale è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Con un calo del PIL dell’1,3% rispetto all’anno precedente, la recessione è stata molto meno severa di quanto atteso (cfr. articolo a pag. 14). Inoltre gli indicatori indicano già una stabilizzazione della situazione Prezzi delle transazioni per case di proprietà e case unifamiliari: accessibilità finanziaria migliorata 140 130 120 110 100 90 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Reddito nominale disponibile SWX IAZI Private Real Estate Price Index 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Rispetto al 1° trimestre 1997, sia i prezzi delle transazioni per le proprietà d’abitazione (SWX IAZI Private Real Estate Price Index), sia il reddito nominale disponibile in Svizzera hanno registrato un netto incremento. Fino al 4° trimestre 2009, il reddito nominale disponibile calcolato dall’Ufficio federale di statistica è aumentato anche del 37%. Un incremento persino più rapido dei prezzi delle transazioni per le proprietà d’abitazione, aumentate di un terzo nello stesso periodo. Fonti: IAZI, BFS; UBS WMR UBS outlook Svizzera 1/ 2010 7 Tema: Immobili e interessi occupazionale e la fiducia dei consumatori sta risalendo. Inoltre il 2009 ha di nuovo registrato una crescita demografica superiore all’1%. Ciò indica un aumento della popolazione di circa 80 000 unità, dopo che la popolazione svizzera già nel 2008 era aumentata di oltre 108 000 unità. Dal 2006 la Svizzera conta circa 240 000 abitanti in più, da cui deriva un potenziale di domanda teorico da parte di famiglie di grandezza media di 2,2 persone di ca. 110 000 nuove abitazioni. Gli squilibri di mercato a livello regionale che si sono creati durante il boom sono ancora presenti. Sono nati a causa di un eccesso di domanda soprattutto finanziato da importazioni di capitali. È attesa da tempo una correzione. Infatti a causa della passata straordinaria crescita dei redditi e della solida domanda di famiglie straniere, la scarsità di abitazioni nelle regioni Lago di Ginevra, Zurigo e Svizzera meridionale si è notevolmente aggravata. Ciò risulta dai prezzi delle transazioni calcolati da Wüest & Partner. A livello nazionale dunque il potenziale di un’imminente correzione dei prezzi rimane limitato, mentre sono sempre più probabili correzioni dei prezzi nelle regioni surriscaldate. Il mercato qui con grande probabilità deluderà e si noteranno inattesi rincari. Possiamo quindi affermare che a breve la Svizzera non uscirà del tutto indenne dalla crisi immobiliare internazionale. Rischi attuali La Svizzera ha superato la crisi finanziaria ed economica meglio della maggior parte dei paesi OCSE. Negli ultimi trimestri la situazione economica più favorevole di quella degli stati confinanti ha generato un elevato flusso migratorio verso il paese, cosa che ha garantito un’eccellente dinamicità al mercato immobiliare. Ma non appena la situazione economica negli stati confinanti migliorerà, l’attrattività relativa della Svizzera dovrebbe diminuire e spingere di nuovo stranieri e svizzeri a lasciare il paese. La positiva dinamica demografica quindi si affievolirà al più tardi l’anno prossimo. Una parte non trascurabile dell’attuale domanda di abitazioni è inoltre da riportare alla situazione di finanziamento molto favorevole. I bassi interessi hanno ridotto i costi e aperto il mercato delle abitazioni di proprietà a non pochi richiedenti che possono permettersi la proprietà d’abitazione solo nel segmento di prezzo inferiore. Gli oggetti costosi, richiesti durante la fase del boom, oggi si vendono con più difficoltà. Ciò dimostra che l’annientamento di ingenti ricchezze scatenato dalla crisi finanziaria ha lasciato il suo segno anche sul mercato immobiliare svizzero. Presto anche la liquidità eccessiva che la BNS ha reso disponibile per evitare l’apprezzamento del CHF (cfr. articolo a pag. 20) dovrà essere riassorbita, cosa che causerà un aumento dei tassi. Quindi in futuro i richiedenti con budget ridotti saranno costretti a tenersi lontani dal mercato o a uscirne. Attesa correzione degli squilibri regionali Abitazioni di proprietà: la regione del lago di Ginevra spicca il volo Indice 1° semestre 2000 = 100 Aumento dei prezzi dal 1° semestre 2000 in % 200 180 160 25 25 27 34 37 45 98 50 44 140 120 100 2000 01 02 03 04 05 Fonti: Wüest & Partner; UBS WMR 8 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 06 07 08 09 Berna Svizzera orientale Sv. nord-occidente Sv. occidentale Svizzera centrale Sv. meridion. Zurigo L. di Ginevra Svizzera Dal 2000, i prezzi delle transazioni per le abitazioni di proprietà sono aumentati in tutta la Svizzera. Berna, Svizzera orientale, Svizzera nord-occidentale, Svizzera occidentale e Svizzera centrale hanno registrato un incremento inferiore alla media nazionale. A Ginevra, Zurigo e nel sud della Svizzera i rincari hanno superato il 40%. Nella regione del Lago di Ginevra, i prezzi sono persino raddoppiati. Tema: Immobili e interessi Atteso aumento degli interessi Nonostante il miglioramento congiunturale dai minimi storici, in Svizzera i tassi d’interesse a lungo termine restano fermi mentre in quasi tutti gli altri mercati sono in salita già dallo scorso anno. Gli Stati hanno in buona parte reagito al crollo Achim Peijan economico adottando una politica fiscale fortemente espansiva, con conseguente aumento di nuove emissioni di titoli di Stato in tutto il mondo. Di conseguenza, su quasi tutti i mercati obbligazionari sviluppati i rendimenti a lungo termine sono già leggermente cresciuti lo scorso anno. Tutt’altra situazione in Svizzera: nel 2009, anche qui l’economia si è contratta rispetto all’anno precedente ma ha mostrato una condizione decisamente migliore rispetto ai paesi confinanti. È stato quindi possibile limitare le misure economiche a una politica monetaria espansiva senza intervenire quasi per nulla sul piano della politica fiscale. Raramente si è quindi fatto ricorso a nuove emissioni. La crescente domanda dagli investitori privati ha fatto salire i corsi e scendere leggermente i rendimenti. Previsti tassi in aumento a fronte dell’andamento congiunturale Nei prossimi mesi questa tendenza dovrebbe capovolgersi. Crediamo che la ripresa economica si affermerà in tutto il mondo rallentando, come di consueto, la domanda verso obbligazioni «sicure» a favore di investimenti più redditizi. Se si considera anche che globalmente gli istituti di emissione interverranno molto meno in veste di investitori, è probabile un aumento dei tassi a breve come a lungo termine. I tassi svizzeri non potranno sottrarsi a questa tendenza, in particolare se l’andamento congiunturale e l’aumento, atteso a medio termine, dei tassi guida di politica monetaria eserciteranno maggiore influsso sui rendimenti e i rischi di politica fiscale scivoleranno in secondo piano. Questione di tempo e volontà È ancora difficile dire se la forte espansione della massa monetaria produrrà maggiori tassi d’inflazione. In generale, i banchieri centrali possono evitare un incremento duraturo dell’inflazione restando vigili e riassorbendo per tempo l’ingente massa monetaria. Non è chiaro però quanto tempo gli resta e nemmeno quale sia effettivamente la volontà politica di adottare un approccio monetario e fiscale più restrittivo. È comunque probabile che la volontà politica di contrastare l’inflazione sia maggiore in Svizzera che nei paesi con elevato rapporto di indebitamento, i quali potrebbero essere tentati di neutralizzare il problema tollerando tassi di inflazione maggiori. Nel complesso, la ripresa congiunturale e l’elevata incertezza relativa alle aspettative inflazionistiche suggeriscono un premio di rischio leggermente superiore per i tassi d’interesse a lungo termine, anche in Svizzera. A fronte dell’andamento dei tassi da noi atteso consigliamo fondamentalmente investimenti in obbligazioni con durate residue brevi, poiché i loro corsi scendono meno in caso di rialzo dei tassi. Al contrario, consigliamo di scegliere durate relativamente lunghe per le ipoteche (vedi articolo a pagina 10). Andamento storico dei tassi d’interesse (titoli di Stato) 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 2005 2006 Interesse a 10 anni in CHF 2007 2008 2009 A fronte del robusto sviluppo delle finanze statali i tassi d’interesse a lungo termine in Svizzera finora non sono aumentati molto, contrariamente a quanto è avvenuto all’estero. In futuro ci aspettiamo che la ripresa congiunturale e gli aumenti dei tassi d’interesse da parte degli istituti di emissione influenzeranno maggiormente lo sviluppo dei tassi. A quel punto i tassi svizzeri non potranno più estraniarsi e seguiranno quindi la tendenza globale. Interesse a 10 anni in EUR Fonti: Bloomberg, UBS WMR UBS outlook Svizzera 1/ 2010 9 Tema Sicurezza con le ipoteche a tasso fisso Condizioni paradisiache per i proprietari di abitazione. Malgrado la crisi, i prezzi rimangono stabili in molte parti della Svizzera e i tassi d’interesse oscillano entro livelli storicamente bassi. Ma si profila una svolta sul fronte dei tassi. Pierre Weill Da mesi ormai l’onere degli interessi per i proprietari di abitazione è molto esiguo nel confronto a lungo termine. Le migliori prospettive congiunturali e le crescenti aspettative inflazionistiche hanno tuttavia già innescato significativi incrementi dei tassi all’estero. Wealth Management Research (WMR) prevede che i tassi subiranno rialzi anche in Svizzera (vedi articolo a pagina 9). In quest’ottica, per i debitori ipotecari si pone il quesito se sia preferibile approfittare di ipoteche a tasso Libor estremamente basso con durate fino a sei mesi oppure puntare su ipoteche plu- Il guadagno svanisce I risparmi ottenuti con un tasso d’interesse conveniente a breve termine possono essere annullati già con un minimo aumento dei tassi a lungo termine. Esempio: Un debitore intende accendere un’ipoteca di sei mesi per un importo di CHF 300 000 per poi convertirla, trascorsi sei mesi, in un’ipoteca a tasso fisso con durata di cinque anni. Ipotizzando che per i primi sei mesi il nostro debitore paghi un tasso Libor dell’1,64%, l’interesse ipotecario per questo periodo ammonterà in totale a CHF 2460. Se in questo periodo i tassi aumentano e l’ipoteca a tasso fisso per cinque anni diventa più cara, passando anche solo dal 2,78% al 3%, il debitore pagherà nei successivi cinque anni (sei mesi a tasso Libor e 4 ½ anni con ipoteca a tasso fisso) già CHF 1260 in più di quanto avrebbe pagato se avesse stipulato l’ipoteca a tasso fisso già sei mesi prima. riennali a tasso fisso, anch’esso molto basso nel confronto storico, pur accettando di pagare un interesse attualmente superiore al tasso d’interesse Libor. La decisione del debitore dipende dal suo profilo di rischio, dalla sua stima personale sull’andamento degli interessi e dalla sua capacità finanziaria. Se è disposto ad assumersi un rischio maggiore e dispone di mezzi finanziari sufficienti a sopportare tale rischio, eventualmente sotto forma di tassi futuri notevolmente maggiori, il debitore può continuare a scegliere ipoteche Libor. Deve tuttavia considerare che anche un minimo incremento dei tassi per un periodo più lungo potrebbe costargli caro (vedi riquadro). Poiché WMR prevede tassi futuri in netto aumento, attualmente consigliamo di preferire durate lunghe. Principi In ogni caso bisogna considerare i seguenti due fattori: • Diversificazione temporale. Una suddivisione dell’ipoteca in durate diverse riduce il rischio che l’intera ipoteca sfoci in una fase di tassi elevati e debba essere completamente rinegoziata. • Durata. Nella scelta della durata, il debitore non deve considerare solo la convenienza del tasso, bensì anche la propria situazione personale. Uno scioglimento anticipato dell’ipoteca comporta notevoli costi. Rispetto ai dati storici, attualmente gli interessi per le ipoteche a tasso fisso sono bassi. Per questo, consigliamo di accendere le ipoteche a tasso fisso UBS con durate più lunghe per assicurarsi gli attuali tassi d’interesse bassi. Per limitare il rischio di variazione dei tassi di interesse alla scadenza dell’ipoteca a tasso fisso, consigliamo di suddividere l’ipoteca in più tranche con durate diverse. Ipoteche a tasso fisso UBS 5 Previsioni 4 3 2 1 0 2005 2006 Ipoteca fissa UBS 2 anni 2007 2008 Ipoteca fissa UBS 5 anni 2009 2010 2011 Ipoteca fissa UBS 8 anni Fonte: UBS WMR 10 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Congiuntura Andreas Höfert Caesar Lack Carla Duss Congiuntura Gestire la crisi in quattro mosse Sui mercati finanziari e nell’economia reale regna di nuovo la normalità, almeno all’apparenza. Nel frattempo tutti i grandi paesi hanno trovato il modo di uscire dalla recessione. Tuttavia un valido motivo per tanta euforia non c’è. I prossimi mesi e anni vedranno vari significativi squilibri macroeconomici. Inoltre non vi sono riscontri storici alle misure di politica fiscale e monetaria adottate da alcuni paesi. È quindi estremamente difficile fare previsioni plausibili su ciò che sarà. Andreas Höfert Lo split della congiuntura mondiale La crisi finanziaria del 2008 ha causato un crollo sincronizzato di tutte le grandi economie nazionali. Ora che la ripresa è in atto rileviamo per contro che il mondo si sta nettamente dividendo. Ad esempio la Cina, grazie a una politica di spesa pubblica ultraespansiva, è riuscita a dare una nuova accelerazione alla sua crescita già dal 1° trimestre 2009. La Gran Bretagna, per contro, nel 3° trimestre 2009 era ancora in piena recessione. Da un’attenta analisi possiamo, schematicamente, suddividere i paesi del mondo in 4 categorie, a seconda dell’andamento congiunturale di ognuno: i paesi emergenti, i produttori di materie prime, i paesi indebitati e gli altri paesi sviluppati. rapidamente. Ma anche gli altri paesi emergenti, soprattutto quelli grandi come Brasile, Russia, India, Indonesia e Messico, grazie al loro relativo isolamento dalla crisi finanziaria rappresentano al momento oasi di stabilità e di solida congiuntura. Persino la crisi che ha colpito Dubai lo scorso dicembre non ha finora lasciato tracce significative negli altri paesi emergenti. La fortuna dei produttori di materie prime Il dinamismo che si sprigiona dai paesi emergenti ha contagiato anche i paesi produttori di materie prime. L’Australia ad esempio è l’unico tra i paesi sviluppati che dopo la crisi finanziaria non è scivolato nella recessione. Nel frattempo anche qui si sono manifestati alcuni fenomeni di surriscaldamento congiunturale, tra cui un nuovo rialzo dei tassi operato dalla banca centrale australiana già a metà 2009. Mentre a ottobre 2009 la banca centrale della Norvegia, altro produttore di materie prime, avviava misure di irrigidimento della politica monetaria. Il dinamismo dei paesi emergenti L’instabilità dei paesi indebitati I paesi emergenti, Cina e i suoi vicini del sud-est asiatico in È vero che nel terzo trimestre 2009 gli USA hanno trovato testa, hanno ricominciato a crescere con la stessa rapidità di la strada per uscire dalla recessione e nei primi sei mesi del prima della crisi. La Cina ha lanciato un programma con2010 dovrebbero registrare una crescita tendenziale anche giunturale che in rapporto al PIL ha liberato ancora più fondi di quanto non Tendenze globali di crescita e inflazione abbiano fatto gli USA con il loro programma di incentivazione. Ciò ha perTasso di crescita PIL in % Tasso di inflazione in % messo al paese di riprendere veloce2007 2008 2009P 2010P 2011P 2007 2008 2009 2010P 2011P mente il percorso di crescita a inizio Svizzera 3,6 1,8 –1,4 2,0 1,9 0,7 2,4 –0,5 0,6 1,1 2009. Ora però non è più solo lo Stato UME 2,7 0,6 –3,8 2,2 2,2 2,1 3,3 0,2 1,2 1,4 a trainare questa espansione. La Germania 2,6 1,0 –4,9 2,0 1,6 2,3 2,8 0,2 0,9 1,4 domanda finale dei privati è molto Francia 2,3 0,3 –1,9 2,6 2,5 1,6 3,2 0,2 1,7 2,0 solida. A fine 2009 l’incremento delle attività creditizie rispetto all’anno prece- Italia 1,5 –1,0 –4,7 2,0 2,2 2,0 3,5 0,8 1,7 1,9 dente era del 33%, cosa che ha spinto Spagna 3,6 0,9 –3,7 0,6 1,5 2,8 4,1 0,3 1,5 1,4 le autorità cinesi ad adottare misure di Gran Bretagna 2,6 0,6 –4,6 1,8 2,3 2,3 3,6 2,0 1,7 1,6 contenimento della ripresa e ad aumen- USA 2,1 0,4 –2,4 2,8 3,0 2,9 3,8 –0,4 1,3 1,5 tare dello 0,5% le riserve delle banche. Giappone 2,4 –1,2 –5,3 1,7 1,3 0,0 1,4 –1,3 –1,5 –0,4 Interpretiamo ciò come il primo passo Cina 13,0 9,0 8,4 9,0 8,7 4,8 5,9 –0,7 3,0 4,0 verso un irrigidimento della politica Asia 1 9,6 6,3 4,6 7,6 7,0 4,1 6,3 0,7 3,2 4,1 monetaria, che nei prossimi 12-18 mesi America Latina 5,7 4,1 –2,0 3,3 3,4 6,4 8,3 5,9 6,7 7,9 dovrebbe sfociare in un allentamento Europa orient. 6,6 5,6 –6,3 3,7 4,1 7,4 10,8 8,4 5,7 5,0 del corso fisso tra CNY e USD. Mondo Grazie alla ripresa cinese, anche la situazione economica in molti dei paesi ad essa vicini, sta migliorando piuttosto 12 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 1 Giappone 4,9 escluso 2,5 –1,0 3,6 3,7 3,4 5,0 1,5 2,5 2,9 Fonti: Reuters EcoWin, P: previsioni UBS Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti impiegati presso UBS Investment Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione e potrebbero variare senza preavviso. Congiuntura «Senza misure di sostegno statali cresce il rischio di una non trascurabile recessione negli Stati Uniti». del 5% (annualizzata). La crescita USA si basa su due fattori importanti: un ciclo delle scorte positivo e imponenti misure di stimolo da parte dello Stato. Finora la domanda finale privata, non sovvenzionata dallo Stato, si è ripresa solo in minima parte. Il ciclo delle scorte, ossia il riempimento dei magazzini, dovrebbe perdurare anche nella prima metà dell’anno, per poi rallentare poco a poco; mentre il programma congiunturale statale finirà a metà 2010. Da quel momento saranno i consumi e gli investimenti privati a dover sostenere la congiuntura. Cosa che non è per nulla scontata. Le famiglie americane stanno cercando di risolvere la loro situazione di elevato indebitamento, ma la rapida crescita della disoccupazione (raddoppiata dal 2007) crea condizioni di insicurezza per molti lavoratori, che sono anche consumatori. Sul fronte degli investimenti, anche le imprese USA mantengono un atteggiamento titubante, in quanto i tassi di sfruttamento delle capacità continuano a sfiorare i minimi storici. Ciò significa che l’economia USA continuerà a dipendere dal governo. Senza misure di sostegno statali cresce il rischio di una non trascurabile recessione nella seconda metà dell’anno. Il debito pubblico però si avvicina rapidamente al 100% del PIL. In più, le recenti elezioni nel Massachusetts hanno evidenziato che anche la popolazione americana sta iniziando a dubitare della sostenibilità della politica fiscale USA. Questo clima renderà senz’altro più difficili nuovi impulsi di politica fiscale. Il rischio di una flessione congiunturale nella seconda metà del 2010 potrebbe spingere nuovamente la Federal Reserve a differire il suo primo aumento dei tassi d’interesse. In linea di principio comunque noi continuiamo a ritenere che la Fed aumenterà i tassi a metà anno. Rimandare troppo a lungo tale decisione causerebbe un rafforzamento della pressione inflazionistica. Negli ultimi 18 mesi la massa monetaria è più che raddoppiata negli USA, creando un potenziale inflazionistico di notevole entità. Altri paesi che si erano fortemente indebitati a seguito di bolle immobiliari (ad es. Gran Bretagna, Spagna o Irlanda) si trovano in una situazione simile a quella degli USA. In ragione di un tasso di disoccupazione in fortissima crescita e del notevole indebitamento delle famiglie, anche per loro c’è il rischio di un cedimento congiunturale nella seconda metà del 2010. All’origine di questa situazione ci sarebbe l’insufficiente domanda finale privata. Le altre nazioni industrializzate: l’economia non brilla, ma è solida Le nazioni industrializzate che non hanno conosciuto né eccessi creditizi né bolle immobiliari (in particolare le grandi economie nazionali dell’Europa continentale, Germania, Francia e Italia) godono secondo noi in proporzione di una maggiore solidità che non gli USA o la Gran Bretagna. Certo, anche qui la recessione dello scorso anno ha lasciato tracce profonde. Per esempio la Germania nel 2009 ha registrato un tasso di crescita del –5%. È interessante notare però che questa recessione, se si è sentita, ha influito pochissimo sulla disoccupazione. Inoltre, le famiglie dell’Europa continentale, se si esclude la Spagna, sono nettamente meno indebitate di quelle degli USA o della Gran Bretagna. Anche se prevediamo per l’Eurozona una crescita più contenuta che negli USA, poiché ci aspettiamo un più ampio sostegno alla crescita soprattutto nella seconda metà del 2010, siamo molto fiduciosi che non dovremo rivedere al ribasso queste previsioni nei prossimi mesi, come potrebbe succedere invece per gli USA. Il rischio maggiore per l’Eurozona arriva attualmente dagli stati meridionali, in particolare la Grecia. L’incertezza generata da un possibile ritardo nei pagamenti da parte del governo ellenico grava sulla moneta unica, e potrebbe portare a tensioni politiche tra i singoli paesi europei. E poi c’è il Giappone che ancora una volta esula da qualsiasi classificazione. Attualmente il Paese affronta di nuovo una forte pressione deflazionistica. Inoltre il suo debito pubblico presto supererà la soglia del 200%. A questo fa da contrasto un fenomeno, in continua accelerazione, di eccessivo invecchiamento, che spinge sempre più i giapponesi a diminuire i risparmi. Una tale situazione può essere risolta nel medio periodo solo con un aumento dei tassi e/o dell’inflazione. Il Giappone potrebbe quindi passare relativamente presto da un contesto di deflazione a uno di elevata inflazione, con conseguente svalutazione dello yen. Ancora notevoli squilibri Oltre ai rischi di rallentamento della congiuntura nella seconda metà del 2010 e alla titubanza delle banche centrali e dei governi su quale sia il momento ottimale per rientrare dall’espansione della politica fiscale e monetaria, ci sono anche altri squilibri che stanno nuovamente emergendo e che preoccupano gli economisti. Se il deficit commerciale degli USA dovesse nuovamente aumentare, e tutto lo lascia supporre, agli americani potrebbe venir voglia di adottare ulteriori misure protezionistiche, con tutte le conseguenze negative che ne deriverebbero. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 13 Congiuntura Svizzera La ripresa è arrivata La recessione è ormai alle spalle e l’economia svizzera ha imboccato la via della crescita. Tuttavia, non prevediamo che gli elevati tassi di crescita degli anni pre-crisi saranno ripristinati nell’immediato futuro. La recessione in cui la Svizzera è scivolata a metà del 2008 è giunta alla fine già l’anno scorso. In base alle ultime stime della Segreteria di Stato dell’Economia (seco), nel terzo trimestre 2009 il PIL ha fatto segnare una leggera ascesa dopo quattro trimestri negativi. Per quest’anno prevediamo un’accelerazione dell’economia e abbiamo aumentato le nostre previsioni di crescita dall’1,7% al 2,0%. Caesar Lack L’economia interna svizzera resiste alla crisi La recessione del 2007/2008 è quasi interamente riconducibile a fattori esterni, ossia al crollo delle esportazioni e al calo della creazione di valore nel settore finanziario dovuto alla crisi dei mercati finanziari. L’economia interna, al contrario, si è dimostrata molto robusta. I consumi e l’edilizia hanno assunto la funzione di pilastri congiunturali. La Svizzera si è pertanto distinta positivamente dalla maggior parte degli altri paesi. Un motivo importante alla base della solida congiuntura interna è il fatto che la Svizzera non ha partecipato alla bolla dei prezzi immobiliari. La dolorosa esperienza dei primi anni Novanta ha insegnato al paese che una bolla immobiliare produce conseguenze pesanti e prolungate: dopo lo scoppio di una bolla immobiliare, gli investimenti in perdita devono essere ammortizzati. Ne consegue una riduzione prolungata della capacità di erogazione di crediti del sistema bancario e, di conseguenza, della crescita economica. Ora molti paesi si trovano esattamente in questa situazione. In Svizzera, al contrario, i bilanci del sistema bancario sono solidi. Nonostante i timori, finora in Svizzera non si è verificata alcuna stretta creditizia: mentre, nell’ultimo anno, negli USA e in Europa l’attività creditizia ha subito una forte contrazione, in Svizzera la crescita dei crediti ha registrato solo un leggero rallentamento. Un secondo motivo della robusta situazione interna è il forte incremento della popolazione residente per effetto dell’immigrazione. Nel 2009 la popolazione residente permanente è aumentata di circa 84 000 unità, pari all’1,1%, dopo essere aumentata dell’1,4% nel 2008 e dell’1,1% nel 2007. 14 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Questo incremento, relativamente forte nel confronto storico, sostiene i consumi. Anche a fronte di una stagnazione del consumo pro capite, il consumo complessivo aumenta automaticamente in proporzione all’aumento demografico. Il terzo motivo alla base della situazione di relativa robustezza dell’economia svizzera è riconducibile alla risolutezza e alla rapidità di reazione della Confederazione e della Banca Nazionale Svizzera (BNS) durante la crisi finanziaria: la creazione di un fondo di stabilizzazione per UBS, i rapidi tagli dei tassi e i massicci interventi monetari per evitare una rivalutazione del franco hanno contribuito in misura decisiva a sostenere la nostra economia. Ampio sostegno alla crescita Per l’anno in corso prevediamo che la crescita beneficerà di ampio sostegno. Anche se il continuo flusso immigratorio continuerà a sostenere i consumi, questi potrebbero subire un lieve indebolimento per effetto dell’aumento della disoccupazione. Un contributo positivo alla crescita potrebbe giungere anche dagli investimenti in nuove attrezzature. Anche su questo fronte, dopo la forte flessione dell’anno scorso prevediamo che si avvertirà l’esigenza di recuperare terreno. In ragione della forte domanda di spazi abitativi e dei tassi ipotecari al minimo storico, prevediamo una crescita persistente degli investimenti edili. Dopo il crollo dell’anno scorso, nel 2010 riteniamo probabile un nuovo leggero contributo alla crescita economica da parte del commercio estero. La ripresa fa sentire i suoi effetti con un certo ritardo sul mercato del lavoro. L’aumento della disoccupazione dovrebbe pertanto durare ancora diversi mesi e, alla fine dell’anno, superare il 5%. Per il 2010 prevediamo una disoccupazione media del 4,8%. Una crescita economica del 2% circa non è quindi sufficiente ad arginare rapidamente la disoccupazione che, quindi, dovrebbe resistere ancora a lungo. In ragione delle ripercussioni della crisi finanziaria, riteniamo che l’economia mondiale non ritornerà presto agli elevati tassi di crescita degli anni pre-crisi. La debolezza del contesto economico mondiale non consentirà probabilmente un’ulteriore accelerazione della crescita in Svizzera nel 2011. Congiuntura Svizzera «Per quest’anno prevediamo un’accelerazione dell’economia e abbiamo aumentato le nostre previsioni di crescita dall’1,7% al 2,0%». Inflazione e politica monetaria La bassa utilizzazione delle capacità, l’elevata disoccupazione e la robustezza del franco manterranno probabilmente la pressione inflazionistica a livelli relativamente contenuti quest’anno. Prevediamo un tasso d’inflazione medio dello 0,6%, perlopiù riconducibile all’incremento dei canoni di locazione. Sul fronte dei tassi d’interesse riteniamo che la BNS opererà rialzi solo dall’autunno, ma poi proseguirà a ritmo sostenuto. Un periodo prolungato di bassi tassi d’interesse implica il rischio di un’allocazione errata del capitale, soprattutto nell’immobiliare. Per scongiurare questo pericolo e per ridurre al minimo il rischio di un incremento dell’inflazione nei prossimi anni, la BNS punta a normalizzare rapidamente il livello dei tassi. Il pericolo di un rafforzamento del franco impedisce tuttavia alla BNS di avviare questa normalizzazione molto prima della BCE. Con il primo rialzo dei tassi da parte della BCE, che prevediamo per settembre, anche la BNS dovrebbe compiere il primo passo. Entro la fine dell’anno, prevediamo che la BNS aumenterà i tassi complessivamente di un punto percentuale. Incertezza ancora elevata sull’economia mondiale Dallo scoppio della crisi finanziaria, l’andamento dell’economia mondiale e, quindi, anche dell’economia svizzera, è stato caratterizzato da una forte incertezza. Stiamo attraversando un territorio sconosciuto. Non esistono precedenti storici che consentano di formulare previsioni sullo sviluppo dell’economia mondiale dopo una profonda crisi finanziaria, una recessione simultanea a livello globale e un massiccio allentamento della politica monetaria e fiscale. L’elevata incertezza si manifesta con elevati livelli di errore delle previsioni. Dall’inizio della crisi finanziaria fino a 2008 inoltrato, in tutto il mondo l’entità del rallentamento è stata fortemente sottovalutata. In seguito, per qualche tempo sono stati prospettati scenari apocalittici, poi rivelatisi eccessivamente pessimistici. Il rischio che le attuali stime di consenso di una moderata ripresa economica globale si rivelino sbagliate sussiste ancora oggi. Da una parte, una ricaduta dei mercati finanziari potrebbe soffocare la ripresa, dall’altra l’economia mondiale potrebbe risollevarsi più rapidamente del previsto grazie alle misure di politica monetaria e fiscale. Pertanto, anche la nostra previsione per la Svizzera è caratterizzata da un’incertezza maggiore del consueto. Intravediamo la possibilità di sorprese positive ad es. nel settore finanziario: se le borse azionarie continueranno a generare guadagni significativi, questo settore potrebbe contribuire in misura inaspettata alla crescita economica. Al contrario, una sorpresa negativa potrebbe essere costituita da un forte incremento dell’inflazione dovuto a una politica monetaria permissiva eccessivamente prolungata. Un tale aumento dell’inflazione potrebbe tuttavia verificarsi solo dal prossimo anno. Un segnale di un’evoluzione in questa direzione potrebbe essere un ulteriore rincaro dei prezzi delle materie prime, in particolare dei prezzi dell’energia. Indicatore congiunturale UBS Indice dello sviluppo economico svizzero dal 1975 Dal 1975 UBS intervista trimestralmente le imprese dell’industria Svizzera sull’andamento degli affari. Sulla base dei dati così ottenuti, e con l’obiettivo di tracciare fedelmente l’andamento congiunturale dell’economia Svizzera, nel 1992 gli economisti di UBS hanno sviluppato l’indicatore congiunturale. L’indicatore congiunturale UBS viene calcolato adottando il metodo sviluppato nel 2001 e tenendo conto dei seguenti elementi ricavati dal sondaggio: evoluzione delle commesse totali in entrata nel trimestre trascorso e previsione per il trimestre successivo nonché afflusso di commesse nazionali ed estere, evoluzione della produzione, del magazzino prodotti finiti, dell’organico e delle riserve di lavoro. In una prima fase, Wealth Management Research (WMR) determina il tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) sulla base della stima fatta dalle aziende intervistate a proposito dell’andamento degli affari nel trimestre in corso. I dati del sondaggio con capacità previsionale servono come base per la stima del PIL per il trimestre successivo. La deviazione media dell’indicatore rispetto alla crescita svizzera effettiva negli ultimi dieci anni è stata di 0,36 punti percentuali. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 15 Congiuntura svizzera La Svizzera in prospettiva Recessione solo a causa del commercio estero Indicatori economici Svizzera Contributi di crescita al prodotto interno lordo, in % 6 Variazioni reali rispetto all’anno precedente in % 4 Livello* 2007 2008 2009P 2010P 2011P Prodotto interno lordo 541,8 3,6 1,8 –1,4 2,0 1,9 Consumi privati 308,7 2,4 1,7 1,2 1,1 1,4 –2 Consumi pubblici 57,9 0,5 –0,1 2,1 1,9 0,9 –4 Investimenti 115,2 5,2 0,4 –2,1 2,1 3,7 49,5 –2,3 0,9 0,3 0,3 0,9 5,6 2 0 –6 Edilizia 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Consumi privati Consumi pubblici Investimenti Scorte Beni strumentali Esportazioni nette PIL rispetto all’anno precedente 65,6 11,1 0,1 –3,6 3,2 Esportazioni 305,6 9,5 2,9 –10,7 3,2 3,2 Fonti: seco, UBS WMR Importazioni 245,0 6,0 0,4 –6,4 2,8 3,0 La recessione in Svizzera è riconducibile al calo delle esportazioni. Per il 2010 e il 2011 prevediamo un contributo alla crescita leggermente positivo da parte delle esportazioni nette. Fonte: seco; P: previsioni UBS; *anno 2008 (in miliardi di CHF a prezzi correnti) Indicatore congiunturale UBS e PIL svizzero Crescita economica fortemente correlata Variazioni in % rispetto all'anno precedente Variazione in % nel confronto annuale Al sito www.ubs.com/wmr-swiss-research trovate previsioni sempre aggiornate per l’economia svizzera 5 Previsioni 6 4 4 3 2 2 1 0 0 –2 –1 –4 –2 –3 –6 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Prodotto interno lordo (PIL) Indicatore congiunturale UBS 96 97 98 99 00 01 02 03 04 Zona Euro Svizzera Fonti: seco (PIL); UBS WMR (sondaggio e calcoli) 05 06 07 08 09 10 11 Fonti: Reuters EcoWin (Seco, Eurostat), UBS Sulla base dei sondaggi trimestrali condotti da UBS si calcola l’indicatore congiunturale UBS. Questo indicatore funge da barometro tendenziale per l’evoluzione del PIL svizzero con due trimestri di anticipo sulla pubblicazione della statistica ufficiale. Con valori di 0,9 per il 4° trimestre 2009 e 1,4 per il 1° trimestre 2010, l’indicatore conferma la nostra stima positiva e le prospettive di crescita per l’economia svizzera. Dal 2004, la Svizzera presenta una crescita economica superiore a quella dell’Eurozona. Se le nostre previsioni di una sensibile ripresa economica in Europa dovessero concretizzarsi, la nostra stima di crescita del 2,0% per la Svizzera nel 2010 potrebbe persino essere superata. Nessuna stretta del credito in Svizzera La disoccupazione sale ancora nel 2010 Tasso di disoccupazione in % Crediti al settore privato, variazione nel confronto annuale 15 6 10 5 Previsioni 4 5 3 0 2 –5 –10 Gen. 08 1 0 Apr. 08 Zona Euro Lug. 08 Ott. 08 Svizzera Gen. 09 Apr. 09 Lug. 09 Ott. 09 Stati Uniti Fonti: Reuters EcoWin (BNS, Fed, BCE), UBS Al contrario di Stati Uniti ed Eurozona, l’economia svizzera non è interessata da una stretta del credito. 16 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione (destagionalizzato) 2008 2009 2010 2011 Fonti: seco, UBS La disoccupazione dovrebbe aumentare ancora quest’anno. Prevediamo che a metà anno il tasso di disoccupazione arriverà al 4,8%, per poi tornare a retrocedere con lentezza. Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti impiegati presso UBS Investment Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione e potrebbero variare senza preavviso. Congiuntura globale Crescita Variazioni reali del PIL in % rispetto all’anno precedente1 2006 2007 2008 2009P 2010P 2011P Svizzera 3,6 3,6 1,8 –1,4 2,0 1,9 UME 3,1 2,7 0,6 –3,8 2,2 2,2 Germania 3,4 2,6 1,0 –4,9 2,0 1,6 Francia 2,4 2,3 0,3 –1,9 2,6 2,5 Italia 2,1 1,5 –1,0 –4,7 2,0 2,2 Gran Bretagna 2,9 2,6 0,6 –4,6 1,8 2,3 USA 2,7 2,1 0,4 –2,4 2,8 3,0 Giappone 2,0 2,4 –1,2 –5,3 1,7 1,3 2003 2002 2004 6 4 2 0 –2 –4 –6 –8 –10 2005 2006 UME Svizzera 2007 2008 USA 2009 Giappone Inflazione Variazioni dei prezzi al consumo in % rispetto all’anno precedente: media annuale (tabella)1 e valori mensili (grafico) 2006 2007 2008 2009 2010P 2011P Svizzera 1,1 0,7 2,4 –0,5 0,6 1,1 UME 2,2 2,1 3,3 0,2 1,2 1,4 Germania 1,8 2,3 2,8 0,2 0,9 1,4 Francia 1,9 1,6 3,2 0,2 1,7 2,0 Italia 2,2 2,0 3,5 0,8 1,7 1,9 Gran Bretagna 2,3 2,3 3,6 2,0 1,7 1,6 USA 3,2 2,9 3,8 –0,4 1,3 1,5 Giappone 0,3 0,0 1,4 –1,3 –1,5 –0,4 2002 2003 2004 6 5 4 3 2 1 0 –1 –2 –3 2005 2006 UME Svizzera 2007 2008 USA 2009 Giappone Tasso di disoccupazione in %: media annuale (tabella)1 e valori mensili (grafico) 2006 2007 2008 2009 2010P 2011P Svizzera 3,3 2,8 2,6 3,8 4,8 4,7 12 UME 2002 8,4 7,5 7,6 9,6 11,1 10,9 10 Germania 9,8 8,4 7,3 8,3 9,8 9,3 8 Francia 9,3 8,3 7,9 9,3 10,3 9,6 6 Italia 6,8 6,2 6,8 7,7 8,1 8,2 4 Gran Bretagna 5,4 5,3 5,6 5,2 6,0 5,7 2 USA 4,6 4,6 5,8 9,3 10,4 9,9 0 Giappone 4,1 3,9 4,0 5,3 5,9 5,4 2003 2004 Svizzera 2005 2006 UME 2007 2008 USA 2009 Giappone Tassi Rendimento di obbligazioni della Confederazione a 10 anni in % a fine anno (tabella) e medie mensili (grafico) 2006 2007 2008 2009 2010P 2011P Svizzera 2,5 3,0 2,1 1,9 2,8 3,3 6 UME 2002 3,9 4,3 3,0 3,4 4,0 4,3 5 Germania 3,9 4,3 3,0 3,4 4,0 4,3 4 Francia 4,0 4,4 3,4 3,6 4,3 4,5 3 Italia 4,2 4,7 4,4 4,1 4,7 5,0 2 Gran Bretagna 4,7 4,5 3,0 4,0 4,8 5,0 1 USA 4,7 4,0 2,2 3,8 4,5 5,3 0 Giappone 1,7 1,5 1,2 1,3 1,7 2,0 2003 2004 2005 2006 Germania Svizzera 2007 2008 USA 2009 UK Corsi di cambio CHF a fine anno (tabella) e medie mensili (grafico) 2006 2007 2008 2009 2010P PPA* EUR 1,61 1,65 1,49 1,48 1,52 1,51 1,9 USD 1,22 1,13 1,07 1,03 0,97 1,22 1,7 GBP 2,39 2,25 1,53 1,67 1,65 2,04 1,5 JPY 1,03 1,00 1,16 1,11 0,92 1,35 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 1,3 1,1 Fonti: Reuters EcoWin, Thomson Financial; P = previsioni UBS e UBS WMR; *Parità di potere di acquisto 0,9 CHF/EUR 1 Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti impiegati presso UBS Investment Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione e potrebbero variare senza preavviso. CHF/USD CHF/JPY UBS outlook Svizzera 1/ 2010 17 Congiuntura «Boom economico, successo delle esportazioni e trend demografici si riflettono nello sviluppo dei posti a tempo pieno in Svizzera». Tanti nuovi posti di lavoro … a Zurigo e Obvaldo, nella sanità e nell’orologeria Dal 2005 al 2008, in Svizzera il numero di posti di lavoro nel terziario è salito del 9% e nell’industria dell’8,3%. Nel periodo precedente l’andamento era negativo. Dal 2005, nel ramo sanità e servizi sociali sono stati creati oltre 38 000 nuovi posti equivalenti a tempo pieno. Questo è quanto emerge dall’ultimo censimento aziendale (vedi riquadro). Nei settori immobiliare e studi di architettura e progettazione sono sorti 18 000 posti di lavoro, mentre i servizi alle imprese (consulenza legale, economica) occupano oltre 17 000 addetti in più (in termini di posti a tempo pieno). Oltre 10 000 nuovi posti si registrano nei settori edilizia, industria elettrotecnica, commercio all’ingrosso e al dettaglio, orologeria e settore bancario. Hanno invece ridotto il personale gli assicuratori e il settore della stampa e dei media. Carla Duss Questi dati riflettono tendenze tipiche del periodo. La creazione e l’occupazione di posti sono state favorite da una crescita economica superiore alla media e dal forte incremento demografico seguito alla libera circolazione delle persone. La crescita demografica è stata la forza trainante anche per gli sviluppi positivi nell’edilizia e nei segmenti legati all’edilizia e all’immobiliare. Lo sviluppo occupazionale nella sanità e nei servizi sociali è conseguente all’invecchiamento della popolazione. Solo dal 2005, il rapporto tra le persone con oltre 65 anni di età e la fascia dai 20 ai 64 anni è salito di quasi un punto percentuale al 26,6%. Un terzo di posti in più nell’orologeria La maggiore crescita relativa di posti si è registrata nell’orologeria. Il numero di offerte di lavoro è aumentato di oltre il 34%. L’orologeria ha beneficiato significativamente della crescita globale, e in special modo di quella asiatica, nel periodo 2005 –2008, quando la crescita delle esportazioni per questo settore superava il 10% annuo. Parimenti elevata è stata la crescita delle esportazioni anche nell’eterogenea industria elettrotecnica. Il numero di offerte di lavoro per industria elettrotecnica, società immobiliari, studi di architettura e progettazione, servizi alle imprese, sanità e servizi sociali è aumentato di circa il 16 –19%. 18 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Zurigo in testa Oltre un terzo dei posti di lavoro in Svizzera si trova nei Cantoni Zurigo e Berna. Ed è proprio il Canton Zurigo ad aggiudicarsi la testa della classifica del numero di nuovi posti tra il 2005 e il 2008, con oltre 46 000 unità. Seguono i Cantoni Vaud, San Gallo e Argovia, ancor prima di Berna. In termini relativi, l’offerta è cresciuta maggiormente nei Cantoni Obvaldo (+22%), Zugo (+19%), Vallese (+13%), Neuchâtel (+11%) e Turgovia (+10%). L’incremento nel Cantone Neuchâtel è attribuibile soprattutto all’eccellente stato di salute dell’industria orologiaia, dove i posti a tempo pieno sono aumentati di oltre il 40%. I Cantoni Zugo e Obvaldo sono probabilmente favoriti dal vantaggioso regime fiscale. Censimento aziendale e cambiamento strutturale Con il censimento aziendale triennale, l’Ufficio federale di statistica monitora lo sviluppo strutturale dell’economia svizzera. Secondo la statistica pubblicata nell’autunno 2009, nel 2008 le imprese occupavano oltre 4 milioni di lavoratori in Svizzera. Ciò corrisponde a oltre 3,5 milioni di addetti a tempo pieno. UBS Wealth Management Research usa questi dati strutturali (sempre equivalenti a tempo pieno) per valutare i sondaggi trimestrali. Questi dati sono anche indicati nelle informazioni settoriali delle panoramiche congiunturali (vedi pagine 26–33). Finanza Thomas Flury Pierre Weill Finanza La Banca nazionale fra equilibrismi monetari Nel contrastare la crisi economica e finanziaria, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) si trova esposta a conflitti d’interesse. Sebbene finora la Svizzera abbia accusato molto meno i contraccolpi della crisi globale rispetto alla maggior parte dei suoi partner commerciali, le difficoltà di questo compito non vanno sottovalutate. Nonostante la relativa solidità dell’economia interna, le difficoltà emerse di recente, come l’aumento della disoccupazione o il rafforzamento del franco, dimostrano che la Svizzera non è isolata. Ogni settore economico è invece in qualche modo collegato a partner esteri. Se turbolenze provenienti dall’esterno fanno vacillare l’economia, la politica monetaria è chiamata a evitare danni a breve termine senza arrecarne di eccessivi nel lungo termine. Questo conflitto d’interessi fra le misure di sostegno a breve termine e i potenziali danni a lungo termine è uno degli equilibrismi che la BNS deve affrontare nell’ambito della politica monetaria. Thomas Flury Molte delle decisioni di politica monetaria dell’ultimo anno e mezzo sono equiparabili a un intervento dei vigili del fuoco: nelle più disparate situazioni, bisognava correre a spegnere veri e propri incendi. Per farlo, i tutori della moneta hanno utilizzato strumenti da cui, in una situazione normale, si sarebbero tenuti a distanza. È stata necessaria una buona dose di creatività. Fortunatamente, il basso livello d’inflazione ha lasciato il margine di libertà necessario, ma i nostri tutori della moneta hanno dovuto affrontare problemi mai incontrati prima. L’obiettivo era scongiurare una deflazione che potesse far crollare i prezzi spingendo l’economia verso la depressione. Il compito tradizionale della Banca nazionale, la lotta all’inflazione, è passato in secondo piano, non essendovi un pericolo immediato. Inserimento nel contesto internazionale La politica monetaria e la politica dei mercati finanziari vengono spesso percepite come compiti di politica interna, pur essendo di fatto questioni internazionali. Tutte le decisioni devono essere inserite nel contesto internazionale per poter produrre soluzioni durature. Pertanto, la BNS può evitare un apprezzamento del franco solo se gli istituti di emissione esteri non fanno opposizione. Lo stesso vale per la regolamentazione dei mercati finanziari. Gli istituti finanziari operanti a livello globale beneficiano di regolamenti di mercato coordinati su scala internazionale più che di un pacchetto di delibere locali. Per raggiungere un equilibrio fra gli interessi di politica interna ed estera, la Banca nazionale è stata nuovamente costretta a fare appello alle sue doti funamboliche, dovendo trovare un equilibrio fra gli interessi della Svizzera e quelli dei suoi partner commerciali. In questo contesto gli istituti di emissione sono intervenuti per stabilizzare il mercato finanziario, garantire il flusso del Fino ad oggi, la Svizzera è stata interessata solo di striscio dalle turbolenze internazionali. Questo anche grazie all’impiego di nuovi strumenti di politica monetaria. Riteniamo tuttavia che il buon esito dell’esercitazione antincendio non dovrebbe distrarre dal fatto che i compiti sono divenuti più complessi e in futuro anche i conflitti sugli obiettivi si inaspriranno. Fintanto che l’inflazione non sarà Andamento dei tassi in Svizzera Andamento del franco Previsioni dal 1º trimestre 2010 Previsioni dal 1º trimestre 2010 5 Previsioni 4 3 2 1 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Rendimento obbligazioni della Confederazione a 10 anni in % Tasso per investimenti a tre mesi in % Fonti: Thomson Financial, UBS WMR 20 credito e le funzioni basilari del traffico dei pagamenti. Al contempo, la BNS ha scongiurato un apprezzamento eccessivo del franco per mezzo di interventi in valuta estera, anch’essi volti a evitare una deflazione. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 2,50 2,30 2,10 1,90 1,70 1,50 1,30 1,10 0,90 0,70 Previsioni 2006 CHF/EUR CHF/USD 2007 CHF/GBP CHF/JPY 2008 2009 2010 Fonti: Thomson Financial, UBS WMR Finanza «La BNS deve decidere se concentrare la politica monetaria sui settori nazionali o sui settori dell’esportazione». un problema, il margine di manovra sul fronte monetario rimarrà relativamente ampio. Poiché negli scorsi anni l’inflazione è stata fra lo 0 e il 2 percento, la Banca nazionale ha potuto dispiegare tutto il proprio strumentario di politica monetaria. In teoria, non sarebbe saggio aspettarsi che il margine di manovra si mantenga così ampio. Già oggi si stanno delineando conflitti che, in futuro, potrebbero passare in primo piano. Uno degli equilibrismi principali che oggi la Banca nazionale deve affrontare è la scelta degli strumenti di politica monetaria. Quando gli interessi sono pari a zero, le possibilità della politica dei tassi sono, per definizione, limitati. Benché, negli ultimi anni, tutti i paesi che hanno perseguito una politica di tassi zero abbiano introdotto numerosi strumenti straordinari, non esistono dati storici significativi per prevederne l’efficacia. Chi ricorre a strumenti straordinari, deve tenere conto anche di un certo grado di incertezza – cosa che rappresenta, di per sé, un altro equilibrismo. Spostamento di ingenti somme Nella scelta degli strumenti straordinari, la Svizzera si è concentrata principalmente sul controllo del tasso di cambio. Osserviamo che la difesa di una linea di demarcazione per il tasso di cambio è efficace, ma produce anche lo spostamento di ingenti somme di denaro. Solo pochi si aspettavano che gli interventi del 2009 avrebbero raddoppiato le riserve valutarie nell’arco di pochi trimestri. All’accumulo di riserve, che di per sé è una buona cosa, si contrappone la creazione di denaro il cui effetto a lungo termine non è facile da spiegare. L’esperienza con gli interventi del 2009 dimostra una volta in più che il bonus interessi svizzero è una lama a doppio taglio: se, da un lato, offre sostegno alla produzione con condizioni di finanziamento vantaggiose, dall’altro non risulta interessante per gli investitori. Ora, la limitazione imposta da questa situazione è visibile anche per la politica monetaria. Negli ultimi 30 anni, i tassi del franco svizzero per gli investimenti a tre mesi si sono mantenuti da 1 a 2 punti percentuali al di sotto dei tassi europei o tedeschi. Non appena il differenziale degli interessi si riduceva, il franco si rafforzava contro la sua moneta di negoziazione principale. Se il rafforzamento del franco non era auspicato, la BNS poteva ridurre i tassi, talvolta fino al 2,5% al di sotto del tasso di riferimento. Così facendo, la Banca nazionale riusciva a contrastare le turbolenze dei mercati finanziari senza che le riserve lievitassero e senza dover creare denaro con questi mezzi. Durante l’ultima grande crisi dal 2001 al 2003, la BNS è riuscita a controllare il volume di denaro nell’ambito delle operazioni di pronti contro termine, gravando solo limitatamente sul suo bilancio. Pressione di rivalutazione sul franco Oggi il differenziale degli interessi rispetto all’Eurozona per gli investimenti a tre mesi è a circa 40 punti base, ossia al minimo storico e questo fa sì che il franco sia sottoposto a forti pressioni di rivalutazione. Su questo fronte, i responsabili della Banca nazionale hanno le mani legate fintanto che la Banca Centrale Europea non manderà un segnale di aumento dei tassi. Il nostro istituto di emissione può stare a guardare la nostra moneta apprezzarsi, oppure intervenire ed esporre la stabilità a lungo termine al pericolo di una bolla inflazionistica. Proprio questo costituisce il prossimo equilibrismo: la BNS deve decidere se concentrare la politica monetaria sui settori nazionali o sui settori dell’esportazione. La posta in gioco non sono gli incentivi all’industria ma la stabilità dei prezzi. Nella situazione odierna, la politica monetaria espansiva va a vantaggio del settore nazionale. Il basso costo del credito incentiva i consumi e favorisce gli investimenti. La BNS non attuerebbe mai una politica monetaria così espansiva guardando all’economia interna. Il settore delle esportazioni, al contrario, è sottoposto molto di più alla pressione internazionale e, da questa prospettiva, una politica monetaria espansiva risulta più che opportuna. La riflessione su quale dei due settori meriti una maggiore attenzione per limitare i danni a lungo termine è, secondo noi, un altro equilibrismo della Banca nazionale per il quale non vi è una ricetta. I danni potrebbero assumere la forma di un aumento dell’inflazione o di un indebolimento persistente delle esportazioni. Nel complesso osserviamo che nella politica monetaria la BNS si muove su un filo sottile e pertanto deve agire con prudenza. La Banca nazionale deve decidere l’entità di aiuti a breve termine da erogare senza provocare danni troppo ingenti sul lungo termine. Deve tutelare gli interessi svizzeri e, al contempo, tenere conto dei partner internazionali. Deve utilizzare nuovi strumenti di politica monetaria senza avventurarsi in esperimenti troppo azzardati. Inoltre, l’economia interna presenta un andamento diverso rispetto al settore delle esportazioni. A fronte di tutte queste forze e interessi divergenti, è difficile definire una rotta ottimale. Visto che probabilmente la BNS dovrà scendere a compromessi, dobbiamo aspettarci che attuerà una politica progressivamente più restrittiva per potersi tenere in equilibrio senza cadere. L’obiettivo rimane quello di una moneta stabile in un contesto di prezzi stabili. Senza queste condizioni la crescita non può essere sostenibile. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 21 Finanza Dollaro – moneta di riferimento in scadenza Il dollaro potrebbe perdere il suo ruolo dominante come moneta di riserva mondiale, un’evoluzione che comprometterebbe anche il suo tasso di cambio rispetto al franco svizzero. Pierre Weill Le imprese svizzere negoziano oltre il 20% delle esportazioni in dollari. Dopo l’euro (62% delle esportazioni), il dollaro USA rappresenta quindi la moneta di scambio principale per le imprese elvetiche. Tuttavia, il dollaro è di capitale importanza soprattutto come moneta d’investimento e di riserva. Il 63% di tutte le riserve globali viene negoziato in dollari, dieci anni fa addirittura il 71%. Il dollaro è diventato moneta di riferimento alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Da allora è la principale moneta d’investimento e lo strumento di scambio di riferimento per il commercio internazionale. Fino alla fine della Prima Guerra Mondiale era l’impero britannico, con la sterlina e il sistema aureo, a esercitare queste funzioni. Dietro a una moneta globalmente accettata vi è sempre anche una potenza mondiale ed economica. L’ascesa della Cina e di altri paesi emergenti e la nascita di una moneta unica europea, associate all’attuale fase di debolezza del dollaro, mettono in dubbio la sostenibilità del dominio del dollaro e aprono all’eventualità di una moneta alternativa. Il dollaro perde importanza Il passaggio del testimone da sterlina a dollaro ha richiesto quasi vent’anni e due guerre mondiali. Il dollaro è ancora la moneta dominante a livello mondiale e figura in oltre l’80% di tutte le transazioni in divise (fig. 1). Emergono tuttavia i sintomi di una perdita di importanza del greenback come moneta d’investimento e di un certo interesse degli investitori verso soluzioni alternative. Il presidente dell’istituto di emissione cinese, Zhou Xiaochuan, ha chiesto di sostituire il dollaro USA con un paniere diversificato di monete dominanti. La Cina ha inoltre stipulato accordi con paesi come Argentina, Brasile, Indonesia e Corea del Sud che prevedono l’utilizzo delle rispettive monete nazionali al posto del dollaro negli scambi bilaterali. La Cina, in quanto maggiore creditore in dollari, si trova in una posizione complessa. Le riserve monetarie cinesi, per un totale di oltre USD 2200 miliardi, sono investite prevalentemente in dollari. Una perdita di valore del biglietto verde ridurrebbe quindi il valore del patrimonio cinese. L’abbandono del dollaro da parte dei cinesi accelererebbe ulteriormente il crollo del corso. In quest’ottica, ai cinesi non rimane altro che diversificare progressivamente le proprie riserve in altri valori patrimoniali diversi dal dollaro. È un percorso lungo, ma i cinesi non hanno fretta. A livello mondiale, gli stati hanno investito oltre il 60% di tutte le riserve valutarie in dollari USA. L’euro si aggiudica il secondo posto, con una quota di poco inferiore al 30%. Nel 2001, il rapporto era ancora a 70 (dollaro) contro 20 (euro). Le possibili alternative evidenziano carenze La nascita dell’euro, con un’area monetaria ed economica in grado di competere con la potenza economica statunitense, ha creato una nuova situazione. Il «track record», ossia lo sviluppo continuo ripercorribile nell’arco di vari decenni, della Banca Centrale Europea (BCE), attiva dal 1998, è certamente positivo ma ancora troppo breve rispetto a quello della Federal Reserve statunitense o della Banca Nazionale Figura 1 Poiché in ciascuna transazione sono coinvolte due monete, la somma delle quote percentuali delle singole monete è pari al 200%, non al 100%. Il dollaro USA domina le transazioni forex Distribuzione monetaria del turnover riportato sui mercati dei cambi nel 2007, in % Dollaro USA Euro Yen giapponese Sterlina inglese Franco svizzero Dollaro australiano Dollaro canadese Corona svedese Dollaro di Hong Kong Corona norvegese Dollaro neozelandese Peso messicano Dollaro di Singapore Won sudcoreano Altre 0 20 40 60 80 100 Fonte: Banca dei Regolamenti Internazionali, Indagine triennale sulle banche centrali (2007), UBS WMR 22 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Finanza «A fronte dell’ascesa della Cina e della nascita dell’euro ci si chiede se esista una moneta alternativa al dollaro». Svizzera (BNS). Finora la crisi non ha generato alcuna sollecitazione di trazione all’interno dell’Unione Monetaria Europea (UME), corroborando la buona reputazione della moneta unica. Cresce l’uso dell’euro negli investimenti e diminuisce in parallelo quello del dollaro. Tuttavia, Wealth Management Research (WMR) crede che il dollaro resterà la principale moneta d’investimento ancora per qualche tempo. Non vi sono quasi alternative oltre all’euro. Vista la difficile situazione economica in Giappone, lo yen è fuori discussione, mentre lo yuan cinese non è liberamente convertibile. L’euro non minaccia (ancora) la posizione del dollaro USA come principale moneta di scambio internazionale. In base al proprio incarico legale (riquadro 1), la Fed può tollerare un’inflazione che superi anche il 3%, purché vengano in tal modo garantite la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. Il più dogmatico consiglio della BCE interpreta invece la stabilità dei prezzi con un’inflazione annuale inferiore al 2%. L’obiettivo della BNS è molto simile a quello della BCE. Il franco, almeno per ora, è legato a senso unico all’euro, ma la BNS non intende accettare un suo eccessivo apprezzamento. Le esportazioni svizzere possono pertanto contare su un franco non eccessivamente forte. Ne consegue che il potere d’acquisto dell’euro, e anche del franco, aumenta rispetto al dollaro. Conseguenze per il corso di cambio Alla luce di questa situazione, per le imprese che utilizzano il dollaro come strumento di pagamento è fondamentale capire come si evolverà prossimamente la moneta statunitense rispetto al franco. In passato, la coppia dollaro USA/franco svizzero ha subito forti oscillazioni (fig. 2). Nel novembre 2000, il dollaro segnava un record pluriennale sul franco, toccando quota 1,8077 mentre nove anni dopo costava in franchi solo quasi la metà. A marzo 2008 e dalla fine di novembre all’inizio di dicembre 2009, il dollaro è addirittura sceso sotto un franco. WMR prevede che fra non molto il dollaro tornerà a scendere sotto la parità, e quindi un franco costerà più di un dollaro. La perdita di potere d’acquisto del dollaro porta a una svalutazione della moneta statunitense rispetto a euro e franco. Questo sviluppo è una conseguenza del diverso Dall’abolizione della convertibilità aurea nel 1973, il dollaro ha continuamente perso valore. Questo andamento va visto nel quadro della parità del potere d’acquisto (PPA). La PPA è un tasso di cambio teorico al quale un paniere di beni avrebbe lo stesso costo in due paesi differenti. Riquadro 1 Differenti priorità per Fed, Banca Centrale Europea e Banca Nazionale Ai sensi del Federal Reserve Act del 1913, la Fed è chiamata a «sostenere efficacemente gli obiettivi di massima occupazione, stabilità dei prezzi e moderati tassi d’interesse a lungo termine». La Banca Centrale Europea, invece, è tenuta a «garantire l’obiettivo prioritario (…) della stabilità dei prezzi», ai sensi del Trattato di Maastricht del 1992. La Legge sulla Banca nazionale del 2003 dispone che la Banca Nazionale Svizzera (BNS) attui «la politica monetaria nell’interesse generale del paese». «Essa garantisce la stabilità dei prezzi. A tale scopo tiene conto dell’evoluzione congiunturale». Anche per la BNS la priorità va alla stabilità dei prezzi. Figura 2 Dollaro USA e potere d’acquisto In una media pluriennale, l’inflazione negli Stati Uniti è maggiore che in Svizzera. Questa perdita di potere d’acquisto del dollaro USA negli Stati Uniti indebolisce la moneta anche nella sua negoziazione contro il franco. Dollaro USA e potere d’acquisto 3,0 2.5 2,0 1,5 1,0 0,5 1982 1985 USDCHF 1988 1991 1994 1997 2000 2003 2006 2009 Parità del potere d’acquisto USDCHF Fonti: Thomson Reuters, UBS WMR UBS outlook Svizzera 1/ 2010 23 Finanza approccio di politica monetaria adottato dagli istituti di emissione di Europa e Stati Uniti. Per questo motivo il dollaro dovrebbe continuare a perdere rispetto a euro e franco. Non si esclude che i cambi possano salire o scendere provvisoriamente rispetto al loro livello di PPA ma, sul lungo termine, non possono discostarsi da questo livello fondamentale. Riteniamo che il dollaro USA si indebolirà nel lungo termine, benché appaia attualmente sottovalutato in termini di PPA rispetto ad altre monete principali e abbia già perso notevole valore negli ultimi anni. Per via dell’inflazione negli USA, la PPA potrebbe lentamente spostarsi su un livello che giustificherebbe un fair value inferiore per il dollaro USA. Ciò non esclude che nel frattempo il dollaro Che fare? Imprenditori e investitori si chiedono come possono anticipare nelle proprie decisioni d’investimento il probabile scenario caratterizzato da un dollaro sempre più debole. A questo proposito distinguiamo tra investimenti nell’economia reale a lungo termine e investimenti finanziari a breve termine. Imprese Gli imprenditori possono ridurre il rischio di cambio conciliando il rischio valutario dell’attivo in portafoglio con le passività future. Se l’impresa opera in paesi emergenti, i dirigenti dovrebbero investire parte delle riserve in valute corrispondenti. Le imprese che necessitano di materie prime possono acquisire in portafoglio le monete dei rispettivi offerenti (come il dollaro australiano o canadese). Le materie prime evidenziano spesso un andamento contrario rispetto al dollaro USA; le monete di paesi ricchi di materie prime si muovono per lo più in linea con i prezzi delle materie prime e, di conseguenza, offrono una copertura rispetto al dollaro USA. Investitori privati Gli investitori privati cercano di ottimizzare il rapporto rischio/rendimento attraverso la componente valutaria, spesso senza avere esigenze valutarie. Un investitore può infatti effettuare un investimento in moneta estera semplicemente perché convinto possa anche guadagnare sulla base della situazione politica o di altri fattori. Tuttavia, la tendenza a lungo termine è confermata dalle diverse priorità della Fed, da un lato, e della BCE e della BNS, dall’altro. Sulla base dei fondamentali, il dollaro tende quindi alla debolezza, e pertanto la sua dominanza è destinata a diminuire. Se consideriamo le funzioni classiche del denaro, il dollaro rimarrà senza dubbio lo strumento di scambio e l’unità contabile di preferenza. I costi per convertire la negoziazione del greggio e di altre materie prime in una nuova moneta sarebbero troppo elevati. Al contrario, la presenza dominante del dollaro nelle riserve e negli investimenti diminuirà in futuro. Gli altri stati diversificheranno più ampiamente le proprie riserve, indebolendo ulteriormente il dollaro. dell’investimento in sé. Attraverso una copertura, un investitore può mitigare il rischio di cambio ma anche cercare di gestire in modo mirato gli attivi e i passivi monetari. In linea di principio, un investitore dovrebbe detenere il proprio patrimonio in un’unica moneta di riferimento solo se tutti i suoi proventi e i suoi oneri sono espressi nella sua moneta locale e se non desidera assumere alcun rischio di cambio. Possibili allocazioni valutarie: • Riserve delle banche centrali. Nell’orientamento del proprio portafoglio, gli investitori possono basarsi sull’allocazione delle riserve valutarie degli istituti di emissione. • Diritti speciali di prelievo. Per la definizione del portafoglio ottimale, gli investitori possono fare riferimento ai diritti speciali di prelievo (DSP), quindi al paniere di valute del Fondo Monetario Internazionale. I DSP si basano su dollaro, euro, yen e sterlina. • Quote globali di prodotto interno lordo. Un approccio interessante è rappresentato da un portafoglio con una scelta più ampia di monete, tra cui le divise dei maggiori paesi emergenti. La diversificazione monetaria aiuta a conservare il potere d’acquisto globale. Visto il carico strutturale che il dollaro dovrà sopportare rispetto a molte altre monete, un portafoglio diversificato dovrebbe rivelarsi vantaggioso. UBS research focus Il futuro del dollaro USA Investitori, dirigenti e imprenditori con patrimoni e redditi esposti all’andamento del corso del dollaro USA devono ricordare che l’attuale debolezza della moneta statunitense potrebbe durare a lungo. Devono valutare come tutelare al meglio il proprio patrimonio dalle perdite e come approfittare della forza di altre monete. Abbonamenti I clienti UBS possono sottoscrivere un abbonamento a «UBS research focus» contattando il proprio consulente o scrivendo alla mailbox di Printed & Branded Products: [email protected] L’abbonamento elettronico può essere effettuato anche tramite il portale WMR. 24 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Settori Carla Duss Settori Inversione di tendenza per l’industria svizzera Per i 2 trimestri invernali, l’indicatore congiunturale UBS segnala una nuova crescita. La maggior parte dei settori dell’industria svizzera però si sta ancora riprendendo dalla crisi degli scorsi trimestri. Stando all’indicatore congiunturale UBS, nel 4T2009 l’industria svizzera dovrebbe aver ripreso a crescere. Con un valore di 0,9 nel 4T2009 e di 1,4 nel 1T2010, il barometro tendenziale del PIL svizzero lascia intravedere un netto miglioramento della situazione rispetto all’anno passato. Anche le previsioni di sviluppo delle attività operative per l’intero 2010 lasciano sperare in una ripresa dell’industria. Le 300 imprese intervistate da metà dicembre a metà gennaio prevedono per il 2010 un incremento degli ordini, una crescita della produzione e un aumento degli utili rispetto al 2009. Nonostante queste prospettive ottimistiche, però, le aziende ancora non osano lanciarsi in grossi piani d’investimento e prevedono inoltre di operare con un ridotto numero di dipendenti. Carla Duss Industria meccanica, elettronica e metallurgica: rallenta la spirale discendente Benché nel confronto annuale l’industria meccanica, elettronica e metallurgica (industria MEM) registri ancora dati scarsi in termini di ordini e fatturato, una riduzione della produzione e un calo degli utili, nel quarto trimestre questi elementi negativi si sono rivelati meno forti che nei tre precedenti trimestri. Solo alla forte contrazione dei posti di lavoro non si è ancora riusciti a porre un freno. Nei settori MEM la riduzione del personale è superiore alla media di tutti i settori industriali ed è seconda solo a quella rilevata nell’industria orologiaia. Dopo 5 trimestri di recessione, per il 1T2010 le aziende MEM prevedono per la prima volta, sempre nel confronto annuale, un livello invariato se non addirittura in leggera crescita di fatturato, prezzi e ordinativi. Sul fronte degli ordini dall’estero, le industrie meccaniche ed elettroniche si dichiarano particolarmente ottimiste. I tagli al personale dovrebbero però continuare. I produttori svizzeri di macchine, apparecchiature elettroniche e metalli prevedono nel 2010 di operare con personale ridotto rispetto al 2009; a fare piani d’investimento sono principalmente le aziende nel settore elettronico. La pressione sui prezzi colpisce anche l’industria orologiaia L’industria orologiaia era uno dei pochi settori che nella recessione era riuscita a sottrarsi alla pressione sui prezzi. Il 4° trimestre ha però segnato una svolta sul fronte dell’andamento dei prezzi nel settore – per la prima volta in questo ciclo economico l’industria orologiaia ha visto un calo dei prezzi dei suoi prodotti. Gli ordini sono diminuiti 26 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 rispetto all’anno scorso, la produzione cala, i tagli al personale continuano e anche la pressione sui fatturati non si allenta. Solo il calo dei profitti sembra essersi fermato. Rispetto a questa cupa valutazione dell’andamento delle attività operative nel 4° trimestre, le previsioni degli industriali svizzeri del settore orologiaio sono relativamente ottimiste: per il 1° trimestre contano su una stabilizzazione di produzione, fatturato e utili, un calo della pressione sugli ordini e tagli al personale solo di lieve entità. Si arresta la tendenza negativa nell’industria chimica Stando ai dati emersi dagli ultimi sondaggi UBS, nel 4° trimestre 2009 l’industria chimica sembra essere riuscita a invertire la tendenza: gli ordini sia nazionali che esteri si sono stabilizzati, la produzione ha mantenuto lo stesso livello dell’anno scorso e il fatturato e gli utili sono perfino cresciuti a parità di livello dei prezzi. Solo sul fronte del personale si è registrato ancora qualche calo. Gli esponenti del settore prevedono per l’inizio dell’anno una netta crescita degli ordini esteri e un leggero incremento di quelli nazionali. La produzione e i fatturati dovrebbero quindi riprendere a salire, e i tagli al personale finire. Beni di consumo e materiali quasi alla soglia di crescita? Fino a metà 2009 una notevole pressione si è accumulata su ordini, fatturati e utili dell’industria dei beni di consumo e dei produttori di materiali da costruzioni e materie plastiche, tessili, carta e cartone. Molte anche le flessioni. Da allora, però, la situazione è andata lentamente migliorando; la spirale negativa non si è arrestata, ma ha rallentato il ritmo! Gli operatori di questi settori prevedono di poter riuscire a controllare questa dinamica negativa nel 1T2010 e di riconfermare per ordini, produzione, fatturati e utili gli stessi livelli dell’anno precedente. Si prevede però un ulteriore calo dei posti di lavoro. Industria alimentare: tutte le ferite vanno curate, anche quelle lievi Nella recessione dello scorso anno l’industria alimentare svizzera ha dato prova di una discreta resistenza alla crisi: rispetto ad altri settori, ha dovuto far fronte a un crollo di ordini, fatturato e utili minore, ridurre meno la produzione e perdere meno collaboratori. Ora però, mentre molti settori si riavvicinano ai livelli di attività dell’anno passato, l’industria alimentare nel 4° trimestre ancora non riusciva a vedere chiaramente all’orizzonte questi segnali di schiarita. Settori «Andrà meglio l’anno prossimo». Ecco quindi che gli ordini nazionali e i fatturati sono crollati nel 4° trimestre ancor più che nel 3°, i tagli al personale sono continuati a ritmo immutato e neanche la pressione sui prezzi si è affievolita. Le previsioni per il 1T2010, invece, testimoniano un certo ottimismo e lasciano ben sperare in una stabilizzazione. Alla domanda di quali fossero le loro previsioni economiche per il 2010 gli intervistati hanno risposto con positività: tutti si aspettano una ripresa degli ordinativi provenienti sia dal mercato nazionale che da quelli esteri, un incremento dei fatturati e maggiori utili. Si prevede inoltre un aumento sia dello sfruttamento delle capacità che della produzione, anche se con personale ridotto. Il settore edile in Svizzera continua a tenere il tempo Le imprese svizzere del settore edile che hanno partecipato al sondaggio hanno dimostrato una certa continuità anche nel 4° trimestre: il volume di ordinativi e commesse è rimasto immutato, i fatturati hanno continuato a ristagnare né si è arrestata la lotta sui prezzi. Malgrado ciò gli esponenti del settore temono anche per il 1° trimestre un calo del volume di ordinativi e commesse, una riduzione dei fatturati e un’ulteriore crescita della pressione sui prezzi. Andrà meglio l’anno prossimo Il 2009 è stato un anno eccezionale. Le esportazioni svizzere hanno fortemente risentito del crollo del commercio globale. Senza gli interventi della BNS, che ha stabilizzato il corso del CHF rispetto all’EUR, la situazione sarebbe stata ancora più difficile. Ora che l’economia mondiale sembra riprendersi migliorano anche i segnali che giungono agli esportatori svizzeri. Per i lavoratori svizzeri invece la crisi non è ancora superata. Indicatori selezionati rispetto all’anno precedente in quota percentuale delle imprese intervistate Commesse entrata Svizzera Commesse entrata estero 1 11 2 12 3 Riserve di lavoro1 11 4 Fatturato totale 12 4 Fatturato export 13 3 1 Magazzino prodotti finiti 8 4 Occupati 9 7 Prezzi di vendita 3 3 Utili 11 4 Cashflow 9 2 minore/molto minore 36 33 19 14 3 Produzione1 1 invariato molto maggiore/maggiore 1 Evoluzione nel 4° trimestre 2009 Previsioni per il 1° trimestre 2010 20 49 34 27 17 24 35 1 2 43 39 24 24 24 33 32 20 35 1 1 31 38 25 22 1 3 37 36 29 24 40 1 2 32 41 23 0 0 30 25 20 34 1 2 38 31 47 27 13 13 56 43 36 37 46 35 32 52 57 36 32 30 20 37 34 29 29 27 36 1 27 34 L’industria tedesca si trova in una situazione difficile. La maggior parte degli indicatori presentano tendenze di contrazione e le aspettative per il breve termine non segnalano alcuna svolta. 1 0 12 10 0 0 10 8 0 0 1 0 1 1 Comparti edili esclusi Fonte: sondaggio UBS WMR dic. 2009./gen. 2010 Informazioni complementari Sondaggio UBS: condotto trimestralmente presso circa 400 imprese del settore industriale ed edile (nuovo sondaggio presso i fornitori di servizi, vedi pagina 30 e seguenti). Le tendenze per il trimestre scorso corrispondono alle proiezioni dei risultati effettivi, le tendenze per il trimestre corrente corrispondono alle aspettative delle imprese. L’indagine di mercato si riferisce alle variazioni in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La valutazione dei dati raccolti viene fatta mediante un indice di diffusione. La gradazione della scala va da un massimo di +100 (molto meglio, nettamente superiore) a un minimo di –100 (molto peggio, nettamente inferiore). Non si tratta quindi di una variazione percentuale del valore analizzato. Il calcolo degli aggregati è ponderato per il tasso di occupazione, sulla base dei dati dell’ultimo censimento aziendale. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 27 Settori Panorama industriale 4o trimestre 2009 Dal 2° trimestre 2007 al 3° trimestre 2009 Commesse in entrata dalla Svizzera1, 2 molto maggiore Previsioni per il 1o trimestre 2010 Media dell’industria Macchinari 2007 2007 2008 2009 2010 2008 2009 2010 Elettrotecnica Metalli 2007 2007 2008 2009 2010 Chimica 2008 2009 2010 2007 2008 2009 2010 maggiore invariato minore molto minore Commesse molto maggiore in entrata maggiore dall’estero1, 2 invariato minore molto minore Produzione 1, 2 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Fatturato 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Utili 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Prezzi di vendita 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Organico 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Dati strutturali Posti a tempo pieno in 1000 3 Quota di addetti in PMI 6 Quota di addetti in grandi aziende 6 Quota dell’export: 4 – negli USA – nell’UE – in Germania – in Francia – in Italia – in Cina Creazione di valore lordo reale in mld di CHF 5 Creazione di valore per posto a tempo pieno in 1000 CHF 5 968,0 70% 119,7 58% 102,2 53% 101,2 84% 28,4 38% 30% 42% 47% 16% 62% 9,5% 61,9% 20,3% 8,6% 8,8% 2,7% 8,2% 59,6% 23,5% 8,6% 5,2% 5,3% 11,4% 64,0% 25,7% 6,1% 5,2% 3,3% 7,1% 79,5% 37,5% 8,3% 9,6% 1,8% 9,6% 61,0% 22,6% 9,7% 5,4% 1,9% 137,0 15,4 15,6 11,6 9,1 141,5 129,0 153,1 114,7 321,4 Dati fino al 3o trimestre 2008: saldi delle notifiche di «aumento» e «diminuzione» (confronto con l’anno precedente) relative al sondaggio trimestrale UBS WMR. Dati a partire dal 4o trimestre 2008: media ponderata delle risposte date, indice di diffusione. Avvertenza: i dati non si riferiscono alla variazione percentuale del valore considerato. 2 Industria: media senza edilizia 1 28 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Settori Orologeria Commesse in entrata dalla Svizzera1, 2 molto maggiore 2007 2008 2009 2010 Generi alimentari Beni di consumo (non food) Materiali 2007 2007 2007 2008 2009 2010 2008 2009 2010 2008 Edilizia 2009 2010 2007 2008 2009 2010 Volume delle commesse maggiore invariato minore molto minore Volume reale di costruzione Commesse molto maggiore in entrata maggiore dall’estero1, 2 invariato minore molto minore Produzione 1, 2 Fatturato con ristrutturazioni e rinnovi molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Fatturato 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Utili 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Prezzi di vendita 1 Prezzi molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Organico 1 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Dati strutturali Posti a tempo pieno in 1000 3 Quota di addetti in PMI 6 Quota di addetti in grandi aziende 6 Quota dell’export: 4 – negli USA – nell’UE – in Germania – in Francia – in Italia – in Cina Creazione di valore lordo reale in mld di CHF 5 Creazione di valore per posto a tempo pieno in 1000 CHF 5 3 47,9 45% 55,7 51% 54,5 73% 67,1 82% 323,1 90% 55% 49% 27% 18% 10% 13,9% 29,5% 5,4% 6,7% 6,1% 4,9% 11,8% 69,5% 17,6% 10,6% 7,0% 0,3% 8,9% 66,7% 25,4% 8,3% 9,2% 3,4% 4,7% 79,6% 33,5% 9,5% 9,1% 1,7% 7,1 9,1 3,8 12,8 27,8 148,9 163,7 70,3 190,9 86,0 Numero di addetti (in equivalenti a tempo pieno) secondo il censimento aziendale 2008. Fonte: UST Fonte: statistica del commercio estero 2008 (situazione a maggio 2009) 5 Fonti: BAK Basel, UBS WMR 6 Secondo il censimento aziendale 2005 4 Per motivi di spazio nel panorama industriale vengono presentati i risultati del sondaggio relativi a diversi comparti. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 29 Settori Settore dei servizi: consolidamento Nel complesso, nel 2009 il settore svizzero dei servizi è uscito quasi indenne dalla recessione: rispetto all’industria, i danni riportati sono stati minimi. Nel corso del quarto trimestre la situazione non ha subito variazioni di carattere rilevante, mentre al contrario per il primo trimestre i fornitori di servizi attendono la conclusione delle tendenze alle contrazioni. Secondo le rilevazioni, per il 2009 il risultato economico svizzero dovrebbe aver subito una contrazione maggiore dell’1%. In questo difficile quadro, le aziende svizzere dei servizi hanno tenuto abbastanza bene: se è vero che in ciascun trimestre si è assistito a una diminuzione di fatturati e utili rispetto all’anno precedente, le perdite hanno avuto minore impatto rispetto a quello rilevato nell’industria. Nel quarto trimestre però la situazione nel settore dei servizi non è molto migliorata. Gli utili sono rimasti al di sotto del livello dell’anno precedente, è proseguita a rilento la riduzione dei posti di lavoro e le perdite di fatturato sono state maggiori di quanto si attendeva nel terzo trimestre, soprattutto nelle esportazioni. In ogni caso per il 2010 i partecipanti al sondaggio contano di giungere di nuovo al livello di attività dell’anno scorso. Utili e fatturati non dovrebbero subire altri cali, e anche i prezzi Carla Duss Buona tenuta dei servizi per le aziende Nel quarto trimestre, i fatturati dei fornitori di servizi alle imprese – avvocati, consulenti economici e finanziari, servizi di traduzione e simili prestatori di servizi – si sono attestati sul livello dell’anno precedente. I fatturati delle esportazioni sono stati un po’ più bassi e anche l’utile è sceso sotto il livello dell’anno precedente. Grazie a organici invariati, all’atteso utilizzo delle capacità pari al 90% e a prezzi stabili, per il primo trimestre i fornitori di servizi alle aziende contano su un aumento del fatturato complessivo e dei proventi. alta Posizionamento settoriale a lungo termine Prestazioni preliminari Intermediari Consumo finale Servizi informatici Logistica Attrattiva di mercato Chimica Sanità servizi sociali Servizi per imprese Immobili, Studi di architettura e di ingegneria Cultura, sport e formazione Commercio al dettaglio Orologi Banche incl. automobili Approvvigion. e smaltimento Commercio Materie Alimentari all’ingrosso sintetiche Edilizia Elettrotecnica Prodotti non alimentari Materiali Carte e cartone Media Macchinari Creazione di valore nominale lordo 2009 40 mld CHF 20 mld CHF 10 mld CHF 5 mld CHF Tessili debole forte Competitività UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Assicurazioni Materiali edili Metalli Turismo Fonti: BAK Basel, UST, UBS WMR 30 Farmaceutica Telecomunicazioni bassa È possibile rappresentare schematicamente le prospettive a lungo termine dei settori svizzeri in un’ottica bidimensionale. Il potenziale della domanda (sull’asse verticale, rappresentato come attrattività del mercato) viene valutato in base alla crescita di mercato attesa nel lungo termine. Sul livello orizzontale si valuta come si presenta la posizione concorrenziale di ciascuna azienda del settore dal punto di vista dell’offerta. A riguardo, tra gli altri fattori, vengono presi in considerazione redditività e andamento della produttività. La dimensione del cerchio nel diagramma simboleggia la creazione di valore nel 2009 dei singoli settori. In linea di massima occorre ricordare che il posizionamento rappresentato nel grafico costituisce una media del settore (rispetto alla media svizzera indicata dalle due linee nere.) I singoli sottosettori e in particolare le singole aziende potrebbero discostarsi nettamente dal valore medio fornito. dovrebbero stabilizzarsi. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto da UBS tra dicembre e metà gennaio presso più di 300 aziende del settore dei servizi. Settori Il settore IT di fronte a un’accelerazione di fatturati e utili? Benché nel quarto trimestre 2009 rispetto all’anno precedente si sia assistito a un crollo di fatturati e utili e a un aumento della pressione sui prezzi, gli operatori del settore intervistati sono ottimisti circa l’andamento degli affari dall’inizio dell’anno: essi si aspettano una crescita positiva dei fatturati e degli utili, anche se la pressione sui prezzi dovrebbe durare. Gli organici restano immutati e l’atteso utilizzo delle capacità si attesta all’87%. Media svizzeri ancora sotto pressione L’andamento degli utili del comparto svizzero dei media e della stampa, dopo aver già subito una contrazione nello stesso trimestre dell’anno precedente, a fine 2009 è di nuovo in forte calo; i prezzi sono scesi ancor più del trimestre precedente e si è registrata la rapida continuazione dei tagli al personale. Tuttavia anche in questo settore le prospettive per il primo trimestre 2010 sono più rosee: è infatti atteso un calo esiguo dei fatturati e anche gli utili non dovrebbero più scendere. Commercio all’ingrosso vittima della tendenza al ribasso; logistica fuori dalla crisi Sin dal primo sondaggio trimestrale condotto da UBS presso aziende di servizi nel quarto trimestre 2008 le aziende attive nel commercio all’ingrosso hanno lamentato perdite di fatturato e utili e da inizio 2009 parlano di tagli al personale e pressione sui prezzi. Ora, dalla metà dell’anno scorso la dinamica tendente al ribasso sembra rallentare. Allo stato attuale però il livello di attività dell’anno precedente sembra ancora fuori portata. Anche per il primo trimestre 2010 i partecipanti al sondaggio non scorgono ancora alcuna crescita, sebbene pare si stiano di nuovo avvicinando a piccoli passi verso la soglia di crescita. parti le prospettive per il primo trimestre siano di poco migliori, commercianti al dettaglio e operatori turistici attendono una crescita settoriale. Aumento della domanda di credito nel 2009 Nel 2009 le banche attive sul mercato svizzero hanno investito nel futuro creando nuovi posti di lavoro e aumentando il volume degli investimenti. Grazie alle vantaggiose condizioni di finanziamento i clienti delle banche svizzere hanno aumentato fortemente la richiesta di crediti. Non è però ancora stato possibile arrivare a una stabilizzazione dell’afflusso di nuovi capitali e degli utili. In ogni caso la prospettiva per il 2010 sembra ottimistica: le banche partecipanti al sondaggio attendono un nuovo aumento del volume d’affari, un chiaro afflusso di nuovi capitali e un positivo andamento degli utili. Posizionamento settoriale a più lungo termine per il 2010 Nel contesto del primo numero dell’anno presentiamo sempre il posizionamento sul mercato a lungo termine dei vari settori in Svizzera. Tra le imprese di servizi spiccano soprattutto gli offerenti di servizi informatici con un’elevata attrattiva del mercato, che si traduce in elevate prospettive di crescita. Ma anche la logistica e – a seconda dell’andamento demografico – il settore sociosanitario, rimarranno in futuro mercati interessanti. Sono molto concorrenziali le aziende che operano in modo redditizio utilizzando le proprie risorse in modo efficiente essendo quindi in grado di generare buoni profitti con quante meno spese possibile. Nel settore dei servizi citiamo ad esempio le assicurazioni o il commercio all’ingrosso. I settori che in relazione alla loro posizione concorrenziale e all’attrattiva del mercato si attestano sopra la media settoriale, e che quindi si trovano nel settore in alto a destra nel grafico – sono considerati settori in crescita. La situazione è migliore nella logistica, in cui nel quarto trimestre 2009 fatturati, utili e prezzi sono rimasti stabili al livello dell’anno precedente e si è registrata l’interruzione dei tagli del personale. Tuttavia, i fatturati delle esportazioni sono stati ancora relativamente deboli. I rappresentanti del settore attendono un miglioramento della situazione nel primo trimestre e contano addirittura su un lieve aumento degli utili. Festività all’insegna delle difficoltà Nonostante la recessione in vista, i turisti delle località invernali non hanno voluto farsi rovinare le festività natalizie. Tuttavia il turismo svizzero durante le festività natalizie non ha avuto risultati molto migliori. Il fatturato prodotto con i turisti svizzeri è sceso di nuovo, il crollo del fatturato complessivo nel quarto trimestre è stato persino maggiore che nel trimestre precedente ed è stato necessario tagliare il personale. Anche nel commercio al dettaglio la voglia di festeggiare è stata contenuta: anche questo contesto è stato contrassegnato da perdite di fatturato, calo di prezzi e utili e taglio di personale. Sebbene in entrambi i com- Informazioni complementari Come per il panorama industriale, ci serviamo di un indice di diffusione. I risultati si situano in una fascia che va da –100 a +100, in cui lo zero indica una stagnazione e i due valori estremi, rispettivamente, un netto peggioramento e un netto miglioramento della situazione rispetto all’anno precedente (il 100% delle aziende indica un forte peggioramento o un forte miglioramento). Nel valutare le risposte a livello settoriale si tiene conto del peso economico del settore e delle dimensioni aziendali. I risultati riportati sono espressione di valori medi ponderati. La prima rilevazione nel settore dei servizi è stata effettuata a novembre e dicembre 2008. UBS outlook Svizzera 1/ 2010 31 Settori Panorama dei servizi 4o trimestre 2009 Dal 4° trimestre 2008 al 3° trimestre 2009 Media dei servizi Fatturato totale 6 molto maggiore 2008 2009 Previsioni per il 1o trimestre 2010 Servizi per imprese 2010 2008 2009 IT 2010 2008 Commercio all’ingrosso Media 2009 2010 2008 2009 2010 2008 2009 2010 maggiore invariato minore molto minore Fatturato export 2, 6 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Utili 6 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Prezzi/ Onorari/ Compensi 6 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore molto maggiore Disponibilità di permaggiore sonale speinvariato cializzato 2, 6 minore molto minore Organico 6 molto maggiore maggiore invariato minore molto minore Sfruttamento delle capacità 2, 3 100% 80% 60% 40% 20% 0% Dati strutturali Posti a tempo pieno in 1000 3 Quota di addetti in PMI 3 Quota di addetti in grandi aziende 3 Creazione di valore lordo reale in mld di CHF 4 Creazione di val. lordo per posto a tempo pieno in 1000 CHF 4 1777,5 67% 121,4 89% 62,4 84% 61,6 71% 190,8 83% 33% 11% 16% 29% 17% 233,8 19,1 9,4 6,9 33,6 131,5 157,5 151,2 106,5 176,1 1 Non sono compresi i risultati dei fornitori di servizi finanziari 2 Non sono compresi i risultati di turismo e commercio al dettaglio 3 Settore alberghiero: occupazione di posti letto Fonti: BAK Basel, UBS WMR 5 Numero di addetti (in equivalenti a tempo pieno) secondo il censimento aziendale 2005. Fonte: UST 6 Indice di diffusione. Media ponderata delle risposte date 4 32 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Settori Banche: Cifre annue dal 1998 al 2009 Immobili, Studi di architettura e di ingegneria Logistica 2008 2009 2010 2008 2009 Previsioni per 2010 Commercio al dettaglio Turismo 2010 2008 2009 2010 2008 2009 Banche 2010 Volume degli affari Fatturato totale 6 Fatturato con progetti di ristrutturazione Fatturato (ospiti stranieri) Fatturato con alimentari e beni voluttuari 2000 2005 2010 Afflusso di nuovi fondi Utili Margini d’interesse Volume reale degli ordini Prezzi dei pernottamenti Margine lordo totale Commissioni Organico Fatturato per m 2 di superficie di vendita molto magg. maggiore Investimenti invariato minore molto minore 121,9 79% 154,9 84% 197,6 87% 358,1 62% 111,7 20% 21% 16% 13% 38% 80% 6,0 19,5 12,7 32,0 38,7 49,3 125,8 64,1 89,4 346,7 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 33 Wealth Management Research è pubblicato da Wealth Management & Swiss Bank e Wealth Management Americas, Divisioni d’affari di UBS AG (UBS) o da una sua affiliata. In alcuni paesi, UBS AG viene indicata come UBS SA. Questa pubblicazione viene distribuita al solo fine informativo e non rappresenta né un’offerta né una sollecitazione di offerta diretta alla compravendita di prodotti di investimento o di altri prodotti specifici. L’analisi contenuta nella presente pubblicazione si basa su numerosi presupposti. Presupposti diversi potrebbero dare risultati sostanzialmente diversi. Alcuni prodotti e servizi sono soggetti a restrizioni legali e non possono essere offerti in tutto il mondo in modo incondizionato e/o potrebbero non essere idonei alla vendita a tutti gli investitori. Tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento sono state ottenute da fonti ritenute attendibili e in buona fede, tuttavia si declina qualsiasi responsabilità, contrattuale o tacita per mancanza di accuratezza o completezza (a eccezione delle divulgazioni d’informazione relative a UBS e alle sue affiliate). Tutte le informazioni e le opinioni così come i prezzi indicati si riferiscono unicamente alla data della presente pubblicazione e sono soggetti a cambiamenti senza preavviso. Le opinioni qui espresse possono discostarsi o essere contrarie alle opinioni espresse da altre aree di attività o divisioni di UBS a seguito dell’utilizzo di presupposti e/o criteri diversi. In ogni momento UBS AG e altre società del gruppo UBS (o dipendenti di queste società) possono avere posizioni lunghe o corte in questi strumenti finanziari o effettuare operazioni in conto proprio o in conto terzi o fornire consulenza o altri servizi all’emittente di questi strumenti finanziari o a un’altra società collegata all’emittente. Alcuni investimenti possono non essere immediatamente realizzabili, dal momento che lo specifico mercato può essere illiquido, e di conseguenza la valutazione dell’investimento e la determinazione del rischio possono essere difficili da quantificare. 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Considerata la nostra impossibilità di tenere conto degli obiettivi d’investimento, della situazione finanziaria e delle esigenze particolari di ogni singolo cliente, vi raccomandiamo di rivolgervi a un consulente finanziario e/o fiscale per discutere le implicazioni, comprese quelle fiscali, dell’investimento in uno qualunque dei prodotti menzionati nel presente documento. Questo documento non può essere riprodotto e copie di questo documento non possono essere distribuite senza la preventiva autorizzazione di UBS o di un’associata di UBS. UBS proibisce espressamente la distribuzione e il trasferimento per qualsiasi ragione di questo documento a parti terze. UBS non si riterrà responsabile per reclami o azioni legali di parti terze derivanti dall’uso o dalla distribuzione di questo documento. Questo documento è destinato alla distribuzione solo secondo le circostanze permesse dal diritto applicabile. 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Dubai: Research è pubblicato da UBS AG Dubai Branch all’interno del DIFC; è inteso unicamente per clienti professionali e non per un’ulteriore distribuzione negli Emirati Arabi Uniti. EAU: Il presente rapporto di ricerca non costituisce un’offerta, una vendita o una consegna di azioni o altri titoli ai sensi della legislazione degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Il contenuto di questo rapporto non è stato e non sarà approvato da alcuna autorità degli Emirati Arabi Uniti, ivi compresa la Banca Centrale degli EAU oppure la «Dubai Financial Services Authority», la «Emirates Securities and Commodities Authority», il «Dubai Financial Market», l’«Abu Dhabi Securities Market» o qualsiasi altra borsa degli EAU. Francia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti attuali e potenziali di UBS (France) SA, «société anonyme» francese con capitale sociale di € 125.726.944, 69, boulevard Haussmann F-75008 Parigi, R.C.S. Paris B 421 255 670. UBS (France) SA è un fornitore di servizi di investimento debitamente autorizzato secondo i termini del «Code Monétaire et Financier» francese e regolato dalle autorità bancarie e finanziarie francesi quali la «Banque de France» e la «Autorité des Marchés Financiers». Germania: La presente pubblicazione è distribuita ai sensi della legge tedesca da UBS Deutschland AG, Bockenheimer Landstrasse 2– 4, 60306 Frankfurt am Main. UBS Deutschland AG è autorizzata e regolata dalla «Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht». Hong Kong: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS AG Filiale di Hong Kong da UBS AG Filiale di Hong Kong, banca autorizzata ai sensi della «Hong Kong Banking Ordinance» e istituto registrato ai sensi della «Securities and Futures Ordinance». Indonesia: La presente ricerca o pubblicazione non è intesa come offerta pubblica di titoli ai sensi della Legge indonesiana sui mercati dei capitali e delle sue disposizioni esecutive. I titoli menzionati in questo materiale non sono stati e non saranno registrati secondo la Legge indonesiana sui mercati dei capitali e le sue disposizioni. Italia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS (Italia) S.p.A.. Via del vecchio politecnico 3 – Milano, banca debitamente autorizzata alla prestazione dei servizi di investimento dalla «Banca d’Italia» e sottoposta alla supervisione della «Consob» e della «Banca d’Italia». Jersey: UBS SA, filiale di Jersey, è regolata e autorizzata dalla Commissione per i servizi finanziari di Jersey al fine di svolgere attività bancarie, di investimento e di gestione di fondi. 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Tutte le transazioni effettuate da una «US person» e riguardanti i titoli citati in questa relazione devono essere eseguite da una società di negoziazione titoli registrata negli Stati Uniti e affiliata a UBS, e non da un’affiliata non statunitense. Versione aggiornata a gennaio 2010. © UBS 2010. Il simbolo della chiave e UBS figurano tra i marchi registrati e non registrati di UBS. Tutti i diritti riservati. 100% Da foreste correttamente gestite www.fsc.org Cert. no SQS-COC-100163 © 1996 Forest Stewardship Council 34 UBS outlook Svizzera 1/ 2010 Rubrik Info Selezione di pubblicazioni UBS UBS research focus: Il futuro del dollaro USA Nonostante l’economia statunitense si stia risollevando a seguito della crisi finanziaria, la cura potrebbe essere peggiore della malattia. Le misure di stimolo americane porteranno con sé anni di elevatissimo debito statale, un profondo deficit delle partite correnti, un rallentamento della crescita economica tendenziale e, per finire, un potenziale incremento dell’inflazione. Queste debolezze strutturali graveranno pesantemente sul dollaro USA e metteranno alla prova lo status di principale moneta di riserva mondiale. 28 pagine A4, in italiano, tedesco, inglese, francese, spagnolo e portoghese; novembre 2009. N. di ordinazione 82092I-0903 Prices and Earnings, 2009 Prices and Earnings viene pubblicato con cadenza triennale dal 1970. Si rivolge a clienti aziendali attivi a livello globale nonché a clienti privati con un orientamento internazionale. In un mondo globalizzato, i confronti di prezzi e salari sono importanti e sono inoltre particolarmente utili ai turisti e a coloro che viaggiano per affari. Basandosi su un sondaggio unico condotto con l’ausilio di corrispondenti in 73 grandi città in tutto il mondo, Prices and Earnings fornisce un raffronto completo tra prezzi (122 beni e servizi nonché canoni di affitto degli appartamenti), redditi, imposte sul reddito, ore lavorative e giorni di vacanza per 14 profili professionali diversi. Da questi dati viene tratta una classifica del potere d’acquisto relativo, e pertanto del tenore di vita di ognuna delle 73 città oggetto del sondaggio. Guida UBS per i proprietari di case plurifamiliari Questa guida completa fornisce un prezioso quadro generale di tutto ciò che riguarda le case plurifamiliari a chi ne è o ne sarà proprietario, con informazioni su temi quali finanziamenti, rendimenti, minimizzazione dei rischi e conservazione del valore. Chi sta pensando di acquistare una casa troverà in questa guida un valido aiuto per capire quale tipo di abitazione è più adatta alle sue esigenze, come fare per trovarla e come si svolge la procedura di acquisto. Completano la guida altre informazioni fondamentali inerenti il diritto immobiliare e locativo, la manutenzione dell’immobile, il diritto tributario ed ereditario. 100 pagine A5; tedesco, francese; settembre 2008. Cod. art. 83189D oppure su www.ubs.com/hypo-publ Guida «Management immobiliare» Temi trattati: ruolo degli immobili nell’azienda, mercato immobiliare, nuove costruzioni, acquisto o locazione, vendita di uno stabile aziendale, immobili a uso commerciale e loro finanziamento, possibilità economico-aziendali e fiscali, immobili come investimento. Prezzo speciale CHF 39 più spese di spedizione. Operare con successo sui mercati internazionali Le imprese orientate al commercio con l’estero, in primo luogo le PMI, troveranno in questo opuscolo informazioni specificatamente rivolte alle attività commerciali con partner esteri. Operare sui mercati internazionali significa per gli imprenditori avere maggiori opportunità ma anche andare incontro a maggiori rischi. Tema centrale sono i finanziamenti e la copertura dei rischi. L’opuscolo fornisce in forma concisa una visione d’insieme sui servizi bancari, i prodotti e le fonti d’informazione adatti allo scopo. 28 pagine A5; tedesco, francese, italiano e inglese; giugno 2007. Cod. art. 82889 o scaricabile da www.ubs.com/pmi-international Management immobiliare Finanziamento e gestione di immobili aziendali Prof. Dr. Hans-Rudolf Schalcher (curatore) Business Banking PMI UBS research focus – «Le infrastrutture: una base solida» Una volta rientrata la crisi finanziaria si dovrebbe assistere a un boom degli stanziamenti per opere infrastrutturali. Nel nuovo numero di UBS research focus intitolato «Le infrastrutture: una base solida», Wealth Management Research (WMR) mostra le opportunità d’investimento, molteplici e particolarmente interessanti, legate alle infrastrutture, evidenziandone la profittabilità grazie all’aumento esponenziale delle spese in questo settore. 28 pagine A4, in italiano, tedesco, inglese, francese, spagnolo e portoghese; settembre 2009. N. di ordinazione 820921I-0902 Ordinazioni e abbonamenti Come clienti UBS potete ordinare le pubblicazioni qui presentate o richiederne l’abbonamento. Per riceverle rivolgetevi al vostro consulente o inviate una mail all’indirizzo: [email protected] Le pubblicazioni a disposizione del pubblico sono inoltre consultabili al sito http://www.ubs.com/research (contenuti liberamente accessibili). Comprensibile. Trasparente. Svizzero. Il nuovo Mandato di gestione patrimoniale Svizzera UBS risponde al vostro desiderio di investire in soluzioni trasparenti e facilmente comprensibili. Gran parte del vostro patrimonio viene investito in obbligazioni denominate in franchi svizzeri e in azioni svizzere, e viene gestito attivamente da specialisti. Informatevi sulla nostra pagina Internet e richiedete una consulenza personale. www.ubs.com/mandatosvizzera 00 ab UBS Outlook 4/2004 © UBS 2010. Tutti i diritti riservati. Il Mandato di gestione patrimoniale Svizzera UBS è riservato esclusivamente ai clienti domiciliati in Svizzera.