Wealth Management Research I Analisi della congiuntura svizzera 1o trimestre 2010
UBS outlook Svizzera
Tema
Situazione paradisiaca per i proprietari immobiliari –
per quanto ancora?
Congiuntura
I paesi emergenti escono dalla crisi più velocemente
di quelli industrializzati
Settori
Quest’anno andrà meglio
Ab
Indice
Editoriale
3
In sintesi
4
Tema
Possibili correzioni dei prezzi nelle regioni surriscaldate
6
Atteso aumento degli interessi
9
Sicurezza con le ipoteche a tasso fisso
10
Congiuntura
Gestire la crisi in quattro mosse
12
Svizzera: la ripresa è arrivata
14
La Svizzera in prospettiva
16
Congiuntura globale
17
Tanti nuovi posti di lavoro … a Zurigo e Obvaldo,
nella sanità e nell’orologeria
18
Finanza
La Banca nazionale fra equilibrismi monetari
20
Dollaro – moneta di riferimento in scadenza
22
Settori
Inversione di tendenza per l’industria svizzera
26
Panorama industriale
28
Settore dei servizi: consolidamento
30
Panorama dei servizi
32
Selezione di pubblicazioni UBS
35
UBS outlook 1o trimestre 2010
Pubblicazione redatta da UBS SA e UBS Financial Services Inc.
Edita da UBS SA, Wealth Management Research, casella postale, CH-8098 Zurigo
Capoeconomista e Responsabile Wealth Management Research: Dr. Andreas Höfert
Responsabile Economic & Swiss Research: Dr. Daniel Kalt
Caporedattore: Pierre Weill; tel. +41 44 234 80 62, fax +41 44 234 25 99,
e-mail: [email protected]
Responsabile progetto sondaggio settoriale: Carla Duss
Product management: Christian Burger
Desktop: Werner Kuonen, Margrit Oppliger
Stampa: W. Gassmann AG, Bienne
Ordinazioni: UBS SA, Printed & Branded Products R4RG, casella postale, CH-8098 Zurigo,
fax +41 44 238 50 21, e-mail: [email protected]
«UBS outlook Svizzera» è pubblicato trimestralmente in italiano, francese e tedesco.
Chiusura redazionale del presente numero: 25 gennaio 2010
Foto di copertina: www.keystone.ch
Homepage UBS: www.ubs.com
N-Sap. 80428I-1001
Per modifiche degli abbonamenti e variazioni di indirizzo: [email protected] o telefono: 044 238 50 15
Il mercato immobiliare riveste un’importanza capitale per l’economia e, in ultima analisi, riguarda ogni persona in
quanto cittadino o locatore, proprietario di un’abitazione, imprenditore o investitore. Gli investimenti immobiliari
rappresentano, da soli, l’8,7% del prodotto interno lordo (2008). Nella prima edizione di UBS outlook Svizzera
del 2010 analizziamo questo importante settore economico da diverse prospettive. Nell’immagine è raffigurata la
facciata di una casa della Bäckerstrasse di Zurigo.
2
UBS outlook Svizzera 1/2010
Editoriale
Cara lettrice
Caro lettore
«My home is my castle» usano dire gli inglesi. Nella nostra casa o nel nostro
appartamento, ancorché piccoli, siamo noi i sovrani. Tutti abbiamo bisogno di
un luogo dove ritirarci e sentirci «a casa», un luogo in cui siamo «padroni» e in
cui nessuno può dirci cosa possiamo o dobbiamo fare.
L’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani sancisce che: «Ogni
individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il
benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo (…) all’abitazione (…)». Una dimora sicura rientra, accanto all’alimentazione, tra le esigenze primarie di ogni persona.
Una parte considerevole dei nostri costi fissi mensili riguarda i costi abitativi,
sotto forma di canoni di locazione o di interessi ipotecari. La comunità garantisce il diritto a godere di una «situazione abitativa adeguata» attraverso disposizioni di legge che stabiliscono in quale misura i canoni di locazione possono
essere adeguati in caso di variazione dei tassi.
Per molti proprietari, la propria abitazione rappresenta una parte sostanziale
del patrimonio. In fase di finanziamento del proprio immobile, essi devono pertanto raccogliere informazioni dettagliate relativamente al mercato immobiliare
e alle previsioni sugli interessi. Le previsioni sui tassi giocano un ruolo chiave
nella scelta del tipo di finanziamento per un’ipoteca. Con un finanziamento
ottimale è infatti possibile ridurre sensibilmente i costi fissi.
Le regole applicabili al settore privato valgono anche per gli immobili commerciali o gli oggetti d’investimento. Vista l’importanza dei costi abitativi e immobiliari, questo numero di UBS outlook Svizzera si occupa in modo approfondito
del mercato immobiliare e dell’andamento dei tassi. Le informazioni fornite
fungono da supporto decisionale per investimenti immobiliari. Presentiamo
inoltre diverse opportunità di finanziamento.
Oltre alle rubriche periodiche sull’andamento congiunturale, proponiamo
anche un contributo in cui ci chiediamo se la persistente debolezza del dollaro
rischia di pregiudicare la posizione dominante della moneta statunitense come
valuta mondiale.
Vi auguro buone lettura e un anno di successo
Vostro
Manuel Leuthold
Responsabile Corporate & Institutional Clients
UBS outlook Svizzera 1/2010
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In sintesi
Tema: Immobili e interessi
Finanza
Svizzera non del tutto immune alla crisi immobiliare
Gli anni scorsi l’elevata e costante immigrazione e i bassi
tassi hanno protetto dalla crisi economica il mercato
immobiliare svizzero. Queste condizioni quadro sono però
destinate a cambiare, poiché i prezzi degli immobili nelle
regioni surriscaldate sono prossimi a correzioni. Pagina 6
Monete, interessi: la Banca nazionale alle prese con
equilibrismi
La Banca nazionale deve decidere l’entità di aiuti a breve
termine che può garantire senza provocare danni troppo
ingenti sul lungo termine. Deve tutelare gli interessi della
Svizzera e, al contempo, tener conto dei partner internazionali. A fronte di questi interessi divergenti, è difficile
definire una rotta ottimale. Pagina 20
Probabili aumenti dei tassi in Svizzera
I tassi d’interesse a lungo termine in Svizzera, contrariamente a quanto avvenuto all’estero, hanno reagito a stento al miglioramento dalla situazione congiunturale. Ora ci
si attende un cambiamento di tendenza. L’incremento dei
tassi è imminente. Pagina 9
Ipoteche: a breve o a lungo termine? Questo è il
dilemma!
Condizioni paradisiache per i proprietari di abitazione. Ma
si profila una svolta sul fronte dei tassi. Sorge quindi la
questione se il debitore debba approfittare dei bassi tassi
Libor o assicurarsi tassi di interesse a lungo termine.
Pagina 10
Settori
Congiuntura
Panorama industriale: in miglioramento
Secondo l’indicatore congiunturale UBS, l’industria svizzera nel quarto trimestre 2009 dovrebbe essere in crescita.
L’andamento degli affari atteso per l’anno 2010 fa sperare
anche in una ripresa dell’industria. Pagina 26
Economia dominata da squilibri
L’economia è sulla via della crescita. Ma numerosi squilibri
minacciano la ripresa. Colpisce che la ripresa non avvenga
in modo simultaneo nei vari gruppi di economie mondiali.
Al contrario la regressione, che aveva invece coinvolto
tutti. Pagina 12
Panorama dei servizi: primi segnali di ripresa.
Le aziende di servizi contano quindi di tornare al livello di
attività dell’anno precedente per il primo trimestre del
2010. È quanto risulta dal sondaggio trimestrale di UBS
WMR. Pagina 32
Svizzera: la ripresa è arrivata
La recessione è ormai alle spalle e l’economia svizzera ha
imboccato la via della crescita. Tuttavia, non prevediamo
che gli elevati tassi di crescita degli anni pre-crisi saranno
ripristinati nell’immediato futuro. Abbiamo comunque
aumentato le nostre previsioni di crescita per il 2010
dall’1,7% al 2,0%. Pagina 14
Nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore della
sanità e a Zurigo
In Svizzera tra il 2005 e il 2008 sono stati creati più di
38 000 posti di lavoro solo nel ramo sanità e servizi sociali.
Il numero dei posti di lavoro nel terziario è salito del 9% e
nell’industria dell’8,3%. Con oltre 46 000 unità, in testa
alla classifica del numero di nuovi posti di lavoro si piazza il
Canton Zurigo. Pagina 18
4
Il dominio del dollaro USA sotto accusa
Il dollaro USA è la principale moneta d’investimento e lo
strumento di scambio di riferimento per il commercio
internazionale fin dai tempi della seconda guerra mondiale. La creazione della moneta unica europea e l’ascesa
della Cina sollevano la questione se il dominio del dollaro
USA sia sostenibile. Pagina 22
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Tema
Claudio Saputelli
Thomas Veraguth
Achim Peijan
Pierre Weill
Tema: Immobili e interessi
Possibili correzioni dei prezzi nelle regioni
surriscaldate
Nel corso dell’attuale recessione il mercato immobiliare residenziale svizzero
non ha registrato alcuna flessione dei prezzi. Se osserviamo i mercati immobiliari residenziali internazionali, la situazione è molto diversa. La Svizzera
potrebbe davvero uscire indenne dalla crisi immobiliare internazionale?
I prezzi d’offerta calcolati da Wüest & Partner per la
Claudio Saputelli
Svizzera mostrano che i prezzi per gli appartamenti
Thomas Veraguth
di proprietà nel 2009 sono saliti del 6,4% rispetto
all’anno precedente. Anche i prezzi offerti per le case unifamiliari sono aumentati, di un solido 5,1%. Ciò rivela che
per un appartamento di proprietà oggi si paga in media il
44% in più rispetto a 10 anni fa. I prezzi delle case unifamiliari, in proporzione, sono aumentati meno, ma oggi
costano pur sempre un terzo in più che nel 2000. Su tutto
il territorio nazionale i proprietari di abitazione continuano
ad attenersi alla fase al rialzo in corso ormai da 10 anni. In
tale ambito, i prezzi d’offerta si basano sulle inserzioni
immobiliari e rappresentano piuttosto i prezzi ambiti e non
i prezzi di mercato realmente ottenibili. Gli offerenti
immobiliari svizzeri non sembrano volersi preoccupare
della recessione. A quanto pare non si trovano nemmeno
nell’estrema necessità di vendere come succede invece ai
proprietari immobiliari di Irlanda, Inghilterra, Spagna o
Stati Uniti che, per cedere la loro proprietà d’abitazione,
hanno dovuto accettare notevoli riduzioni dei prezzi
rispetto ai rispettivi picchi. Fino ad oggi i prezzi medi delle
case in Irlanda sono scesi del 26%, in Inghilterra del 16%,
in Spagna del 10% e negli USA del 9%.
Correzione nel segmento di prezzo superiore
Contrariamente ai prezzi d’offerta, i prezzi delle transazioni si basano sui passaggi di proprietà realmente avve-
nuti. Rappresentano dunque i prezzi effettivamente ottenuti e possono discostarsi significativamente dai prezzi
d’offerta. La società IAZI calcola gli indici immobiliari
basati sulle transazioni sulla base dei dati relativi ai passaggi di proprietà. L’indice SWX IAZI Private Real Estate
Price Index ritrae l’andamento dei prezzi per le case unifamiliari e gli appartamenti di proprietà e indica che dal
2000 c’è stato un aumento del 33% dei prezzi delle transazioni per la proprietà d’abitazione. Ciò coincide esattamente con l’aumento dei prezzi d’offerta per le case unifamiliari e quindi gli offerenti delle stesse sembrano conformarsi bene alle direttive del mercato. La stessa cosa
non si può dire per i proprietari di abitazioni di proprietà le
cui proposte di prezzo oggi e nel corso degli ultimi 10 anni
si sono discostate nettamente di oltre il 10% dal mercato
delle transazioni. È interessante notare che, secondo IAZI,
i prezzi delle transazioni per la proprietà d’abitazione privata hanno raggiunto il picco già alla fine del 2008 e nel
2009 hanno registrato movimenti solo laterali se non in
calo. L’inevitabile adeguamento dei prezzi di offerta e dei
prezzi delle transazioni dovrà quindi materializzarsi nei
prossimi trimestri. Tuttavia, gli aumenti dei prezzi degli
ultimi 10 anni, moderati se visti nel confronto internazionale, non fanno supporre una vicina dolente correzione
dei prezzi, benché negli ultimi anni i prezzi delle transazioni nel segmento di prezzo superiore abbiano già registrato una correzione superiore al 3%.
Il SWX IAZI Private Real Estate Price
Index (indice dei prezzi di negoziazione per le abitazioni di proprietà)
viene calcolato sulla base di dati anonimizzati forniti da banche, assicurazioni e casse pensione sui trasferimenti di proprietà effettivamente
effettuati (passaggi di mano). Con le
sue rilevazioni, l’indice IAZI copre oltre
25 000 passaggi di mano all’anno. Il
prezzo d’offerta si basa sulle inserzioni
immobiliari.
Prezzi delle transazioni vs. prezzi di offerta per case di proprietà e
case unifamiliari
150
140
130
120
110
100
2000
2001
2002
2003
2004
Case di proprietà (prezzi di offerta, W&P)
Case unifamiliari (prezzi di offerta, W&P)
6
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
2005
2006
2007
2008
2009
Prezzi delle transazioni (indice SWX IAZI)
Fonti: IAZI, Wüest & Partner (W&P), UBS WMR
Tema: Immobili e interessi
«Aspettative decisamente ottimistiche
porteranno a delusioni».
Pericolo di un eccesso d’offerta
I prezzi delle transazioni dipendono dall’equilibrio tra
domanda e offerta. A seguito di uno squilibrio di mercato,
è possibile che un aumento eccessivo dell’offerta e/o un’inattesa flessione della domanda scatenino una significativa correzione dei prezzi. L’offerta di immobili residenziali
dipende dagli utili attesi e dalle entrate future degli offerenti di spazi abitativi. Tipicamente l’offerta reagisce con
un ritardo da uno a due anni rispetto alla domanda. Se, a
causa di aspettative troppo ottimistiche del mercato si
costruisce troppo, presto o tardi si assisterà a un eccesso
di offerta che, se la richiesta rimane invariata, causerà inevitabilmente un calo dei prezzi delle transazioni e un
aumento della percentuale di abitazioni sfitte. Soprattutto
negli ultimi tempi numerosi offerenti sono stati attirati da
prezzi degli immobili in forte crescita. Ciò ha scatenato un
aumento dell’offerta e garantito una maggiore liquidità
del mercato.
A fronte delle esperienze negative con programmi di
sostegno congiunturale con investimenti notevoli nell’edilizia negli anni ’90, lo stato per fortuna ha limitato le sovvenzioni legate alle strutture. Nel 1994 e nel 1995 lo stato
scatenò un boom edilizio artefatto con una produzione di
circa 50 000 nuove unità abitative all’anno. Ciò causò un
forte calo dell’attività edilizia annuale a sole 30 000 unità
nel 2001. La percentuale di abitazioni sfitte disponibili è
aumentata dall’1,2% del 1994 al picco dell’1,8% di quattro anni dopo. In questo periodo i prezzi delle transazioni
per le case unifamiliari sono scesi di circa il 3%. Tra il 2006
e il 2008, ogni anno sono state messe sul mercato da
42 000 a 44 000 nuove unità abitative, valore leggermente
superiore alla media su 30 anni. Inoltre il numero di
licenze edilizie indica il perdurare di un’intensa attività nel
settore; finora tuttavia tale elevata attività è stata seguita
da una percentuale di abitazioni sfitte quasi costantemente in calo dal 1998. È proprio la bassa percentuale di
abitazioni sfitte ad attirare tuttavia sul mercato altri offerenti. Al momento non si osserva alcun eccesso di offerta
a livello generale, tuttavia gli offerenti di proprietà d’abitazione si stanno rendendo ora più che mai dipendenti da
un’ipotetica domanda in costante crescita. Queste aspettative decisamente ottimistiche porteranno a delusioni.
Per ora domanda solida
Un calo inatteso della domanda di abitazioni può distruggere l’equilibrio tra domanda e offerta. La domanda
dipende da numerosi fattori, quali l’andamento demografico o la crescita economica e dei redditi. Un confronto
pluriennale mostra che negli ultimi 10 anni il reddito disponibile è cresciuto più dei prezzi delle transazioni per le
case di proprietà, quindi al momento non si pone la questione dell’accessibilità finanziaria degli immobili ad uso
abitativo.
Un’influenza particolare sulla domanda è esercitata anche
dagli interessi ipotecari che oggi sono a un minimo storico
(cfr. articolo a pag. 9 e 10). Inoltre negli ultimi mesi il mercato ha ripreso a dare segnali positivi. Nel terzo trimestre
2009, infatti, dopo 4 trimestri segnati da una crescita
negativa del PIL, si è conclusa la maggiore recessione dagli
anni ’70 e il PIL reale è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Con un calo del PIL dell’1,3% rispetto
all’anno precedente, la recessione è stata molto meno
severa di quanto atteso (cfr. articolo a pag. 14). Inoltre gli
indicatori indicano già una stabilizzazione della situazione
Prezzi delle transazioni per case di proprietà e case unifamiliari:
accessibilità finanziaria migliorata
140
130
120
110
100
90
1997
1998
1999
2000
2001
2002
Reddito nominale disponibile
SWX IAZI Private Real Estate Price Index
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Rispetto al 1° trimestre 1997, sia i
prezzi delle transazioni per le proprietà d’abitazione (SWX IAZI Private
Real Estate Price Index), sia il reddito
nominale disponibile in Svizzera
hanno registrato un netto incremento.
Fino al 4° trimestre 2009, il reddito
nominale disponibile calcolato dall’Ufficio federale di statistica è aumentato
anche del 37%. Un incremento persino
più rapido dei prezzi delle transazioni
per le proprietà d’abitazione, aumentate di un terzo nello stesso periodo.
Fonti: IAZI, BFS; UBS WMR
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
7
Tema: Immobili e interessi
occupazionale e la fiducia dei consumatori sta risalendo.
Inoltre il 2009 ha di nuovo registrato una crescita demografica superiore all’1%. Ciò indica un aumento della
popolazione di circa 80 000 unità, dopo che la popolazione svizzera già nel 2008 era aumentata di oltre 108 000
unità. Dal 2006 la Svizzera conta circa 240 000 abitanti
in più, da cui deriva un potenziale di domanda teorico da
parte di famiglie di grandezza media di 2,2 persone di
ca. 110 000 nuove abitazioni.
Gli squilibri di mercato a livello regionale che si sono creati
durante il boom sono ancora presenti. Sono nati a causa
di un eccesso di domanda soprattutto finanziato da
importazioni di capitali. È attesa da tempo una correzione.
Infatti a causa della passata straordinaria crescita dei redditi e della solida domanda di famiglie straniere, la scarsità
di abitazioni nelle regioni Lago di Ginevra, Zurigo e Svizzera meridionale si è notevolmente aggravata. Ciò risulta
dai prezzi delle transazioni calcolati da Wüest & Partner. A
livello nazionale dunque il potenziale di un’imminente correzione dei prezzi rimane limitato, mentre sono sempre
più probabili correzioni dei prezzi nelle regioni surriscaldate. Il mercato qui con grande probabilità deluderà e si
noteranno inattesi rincari. Possiamo quindi affermare che
a breve la Svizzera non uscirà del tutto indenne dalla crisi
immobiliare internazionale.
Rischi attuali
La Svizzera ha superato la crisi finanziaria ed economica
meglio della maggior parte dei paesi OCSE. Negli ultimi
trimestri la situazione economica più favorevole di quella
degli stati confinanti ha generato un elevato flusso migratorio verso il paese, cosa che ha garantito un’eccellente
dinamicità al mercato immobiliare. Ma non appena la
situazione economica negli stati confinanti migliorerà, l’attrattività relativa della Svizzera dovrebbe diminuire e spingere di nuovo stranieri e svizzeri a lasciare il paese. La
positiva dinamica demografica quindi si affievolirà al più
tardi l’anno prossimo.
Una parte non trascurabile dell’attuale domanda di abitazioni è inoltre da riportare alla situazione di finanziamento
molto favorevole. I bassi interessi hanno ridotto i costi e
aperto il mercato delle abitazioni di proprietà a non pochi
richiedenti che possono permettersi la proprietà d’abitazione solo nel segmento di prezzo inferiore. Gli oggetti
costosi, richiesti durante la fase del boom, oggi si vendono
con più difficoltà. Ciò dimostra che l’annientamento di
ingenti ricchezze scatenato dalla crisi finanziaria ha
lasciato il suo segno anche sul mercato immobiliare svizzero. Presto anche la liquidità eccessiva che la BNS ha reso
disponibile per evitare l’apprezzamento del CHF (cfr. articolo a pag. 20) dovrà essere riassorbita, cosa che causerà
un aumento dei tassi. Quindi in futuro i richiedenti con
budget ridotti saranno costretti a tenersi lontani dal mercato o a uscirne.
Attesa correzione degli squilibri regionali
Abitazioni di proprietà: la regione del lago di Ginevra spicca il volo
Indice 1° semestre 2000 = 100
Aumento dei prezzi
dal 1° semestre 2000 in %
200
180
160
25
25
27
34
37
45
98
50
44
140
120
100
2000 01
02
03
04
05
Fonti: Wüest & Partner; UBS WMR
8
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
06
07
08
09
Berna
Svizzera orientale
Sv. nord-occidente
Sv. occidentale
Svizzera centrale
Sv. meridion.
Zurigo
L. di Ginevra
Svizzera
Dal 2000, i prezzi delle transazioni per
le abitazioni di proprietà sono aumentati in tutta la Svizzera. Berna, Svizzera orientale, Svizzera nord-occidentale, Svizzera occidentale e Svizzera
centrale hanno registrato un incremento inferiore alla media nazionale.
A Ginevra, Zurigo e nel sud della Svizzera i rincari hanno superato il 40%.
Nella regione del Lago di Ginevra, i
prezzi sono persino raddoppiati.
Tema: Immobili e interessi
Atteso aumento degli interessi
Nonostante il miglioramento congiunturale dai minimi storici, in Svizzera i tassi
d’interesse a lungo termine restano fermi mentre in quasi tutti gli altri mercati
sono in salita già dallo scorso anno.
Gli Stati hanno in buona parte reagito al crollo
Achim Peijan economico adottando una politica fiscale fortemente espansiva, con conseguente aumento di nuove emissioni di titoli di Stato in tutto il mondo. Di conseguenza, su
quasi tutti i mercati obbligazionari sviluppati i rendimenti a
lungo termine sono già leggermente cresciuti lo scorso anno.
Tutt’altra situazione in Svizzera: nel 2009, anche qui l’economia si è contratta rispetto all’anno precedente ma ha
mostrato una condizione decisamente migliore rispetto ai
paesi confinanti. È stato quindi possibile limitare le misure
economiche a una politica monetaria espansiva senza
intervenire quasi per nulla sul piano della politica fiscale.
Raramente si è quindi fatto ricorso a nuove emissioni. La
crescente domanda dagli investitori privati ha fatto salire i
corsi e scendere leggermente i rendimenti.
Previsti tassi in aumento a fronte dell’andamento
congiunturale
Nei prossimi mesi questa tendenza dovrebbe capovolgersi.
Crediamo che la ripresa economica si affermerà in tutto il
mondo rallentando, come di consueto, la domanda verso
obbligazioni «sicure» a favore di investimenti più redditizi.
Se si considera anche che globalmente gli istituti di emissione interverranno molto meno in veste di investitori, è
probabile un aumento dei tassi a breve come a lungo termine. I tassi svizzeri non potranno sottrarsi a questa tendenza, in particolare se l’andamento congiunturale e l’aumento, atteso a medio termine, dei tassi guida di politica
monetaria eserciteranno maggiore influsso sui rendimenti
e i rischi di politica fiscale scivoleranno in secondo piano.
Questione di tempo e volontà
È ancora difficile dire se la forte espansione della massa
monetaria produrrà maggiori tassi d’inflazione. In generale, i banchieri centrali possono evitare un incremento
duraturo dell’inflazione restando vigili e riassorbendo per
tempo l’ingente massa monetaria. Non è chiaro però
quanto tempo gli resta e nemmeno quale sia effettivamente la volontà politica di adottare un approccio monetario e fiscale più restrittivo. È comunque probabile che la
volontà politica di contrastare l’inflazione sia maggiore in
Svizzera che nei paesi con elevato rapporto di indebitamento, i quali potrebbero essere tentati di neutralizzare il
problema tollerando tassi di inflazione maggiori.
Nel complesso, la ripresa congiunturale e l’elevata incertezza relativa alle aspettative inflazionistiche suggeriscono
un premio di rischio leggermente superiore per i tassi d’interesse a lungo termine, anche in Svizzera. A fronte dell’andamento dei tassi da noi atteso consigliamo fondamentalmente investimenti in obbligazioni con durate residue brevi, poiché i loro corsi scendono meno in caso di
rialzo dei tassi. Al contrario, consigliamo di scegliere
durate relativamente lunghe per le ipoteche (vedi articolo
a pagina 10).
Andamento storico dei tassi d’interesse (titoli di Stato)
5,0
4,5
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
2005
2006
Interesse a 10 anni in CHF
2007
2008
2009
A fronte del robusto sviluppo delle
finanze statali i tassi d’interesse a
lungo termine in Svizzera finora non
sono aumentati molto, contrariamente a quanto è avvenuto all’estero.
In futuro ci aspettiamo che la ripresa
congiunturale e gli aumenti dei tassi
d’interesse da parte degli istituti di
emissione influenzeranno maggiormente lo sviluppo dei tassi. A quel
punto i tassi svizzeri non potranno più
estraniarsi e seguiranno quindi la tendenza globale.
Interesse a 10 anni in EUR
Fonti: Bloomberg, UBS WMR
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Tema
Sicurezza con le ipoteche a tasso fisso
Condizioni paradisiache per i proprietari di abitazione. Malgrado la crisi, i prezzi
rimangono stabili in molte parti della Svizzera e i tassi d’interesse oscillano
entro livelli storicamente bassi. Ma si profila una svolta sul fronte dei tassi.
Pierre Weill Da mesi ormai l’onere degli interessi per i proprietari
di abitazione è molto esiguo nel confronto a lungo
termine. Le migliori prospettive congiunturali e le crescenti
aspettative inflazionistiche hanno tuttavia già innescato
significativi incrementi dei tassi all’estero. Wealth Management Research (WMR) prevede che i tassi subiranno rialzi
anche in Svizzera (vedi articolo a pagina 9). In quest’ottica,
per i debitori ipotecari si pone il quesito se sia preferibile
approfittare di ipoteche a tasso Libor estremamente basso
con durate fino a sei mesi oppure puntare su ipoteche plu-
Il guadagno svanisce
I risparmi ottenuti con un tasso d’interesse conveniente a
breve termine possono essere annullati già con un minimo
aumento dei tassi a lungo termine.
Esempio: Un debitore intende accendere un’ipoteca di sei
mesi per un importo di CHF 300 000 per poi convertirla,
trascorsi sei mesi, in un’ipoteca a tasso fisso con durata di
cinque anni. Ipotizzando che per i primi sei mesi il nostro
debitore paghi un tasso Libor dell’1,64%, l’interesse ipotecario per questo periodo ammonterà in totale a CHF 2460.
Se in questo periodo i tassi aumentano e l’ipoteca a tasso
fisso per cinque anni diventa più cara, passando anche solo
dal 2,78% al 3%, il debitore pagherà nei successivi cinque
anni (sei mesi a tasso Libor e 4 ½ anni con ipoteca a tasso
fisso) già CHF 1260 in più di quanto avrebbe pagato se
avesse stipulato l’ipoteca a tasso fisso già sei mesi prima.
riennali a tasso fisso, anch’esso molto basso nel confronto
storico, pur accettando di pagare un interesse attualmente
superiore al tasso d’interesse Libor.
La decisione del debitore dipende dal suo profilo di rischio,
dalla sua stima personale sull’andamento degli interessi e
dalla sua capacità finanziaria. Se è disposto ad assumersi
un rischio maggiore e dispone di mezzi finanziari sufficienti a sopportare tale rischio, eventualmente sotto forma
di tassi futuri notevolmente maggiori, il debitore può continuare a scegliere ipoteche Libor. Deve tuttavia considerare che anche un minimo incremento dei tassi per un
periodo più lungo potrebbe costargli caro (vedi riquadro).
Poiché WMR prevede tassi futuri in netto aumento, attualmente consigliamo di preferire durate lunghe.
Principi
In ogni caso bisogna considerare i seguenti due fattori:
• Diversificazione temporale. Una suddivisione dell’ipoteca in durate diverse riduce il rischio che l’intera ipoteca sfoci in una fase di tassi elevati e debba essere
completamente rinegoziata.
• Durata. Nella scelta della durata, il debitore non deve
considerare solo la convenienza del tasso, bensì anche
la propria situazione personale. Uno scioglimento anticipato dell’ipoteca comporta notevoli costi.
Rispetto ai dati storici, attualmente gli
interessi per le ipoteche a tasso fisso
sono bassi. Per questo, consigliamo di
accendere le ipoteche a tasso fisso UBS
con durate più lunghe per assicurarsi
gli attuali tassi d’interesse bassi. Per
limitare il rischio di variazione dei tassi
di interesse alla scadenza dell’ipoteca
a tasso fisso, consigliamo di suddividere l’ipoteca in più tranche con
durate diverse.
Ipoteche a tasso fisso UBS
5
Previsioni
4
3
2
1
0
2005
2006
Ipoteca fissa UBS 2 anni
2007
2008
Ipoteca fissa UBS 5 anni
2009
2010
2011
Ipoteca fissa UBS 8 anni
Fonte: UBS WMR
10
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Congiuntura
Andreas Höfert
Caesar Lack
Carla Duss
Congiuntura
Gestire la crisi in quattro mosse
Sui mercati finanziari e nell’economia reale regna di nuovo la normalità,
almeno all’apparenza. Nel frattempo tutti i grandi paesi hanno trovato il modo
di uscire dalla recessione. Tuttavia un valido motivo per tanta euforia non c’è.
I prossimi mesi e anni vedranno vari significativi
squilibri macroeconomici. Inoltre non vi sono
riscontri storici alle misure di politica fiscale e monetaria
adottate da alcuni paesi. È quindi estremamente difficile
fare previsioni plausibili su ciò che sarà.
Andreas Höfert
Lo split della congiuntura mondiale
La crisi finanziaria del 2008 ha causato un crollo sincronizzato di tutte le grandi economie nazionali. Ora che la
ripresa è in atto rileviamo per contro che il mondo si sta
nettamente dividendo. Ad esempio la Cina, grazie a una
politica di spesa pubblica ultraespansiva, è riuscita a dare
una nuova accelerazione alla sua crescita già dal 1° trimestre 2009. La Gran Bretagna, per contro, nel 3° trimestre
2009 era ancora in piena recessione. Da un’attenta analisi
possiamo, schematicamente, suddividere i paesi del mondo
in 4 categorie, a seconda dell’andamento congiunturale di
ognuno: i paesi emergenti, i produttori di materie prime,
i paesi indebitati e gli altri paesi sviluppati.
rapidamente. Ma anche gli altri paesi emergenti, soprattutto quelli grandi come Brasile, Russia, India, Indonesia e
Messico, grazie al loro relativo isolamento dalla crisi finanziaria rappresentano al momento oasi di stabilità e di solida
congiuntura. Persino la crisi che ha colpito Dubai lo scorso
dicembre non ha finora lasciato tracce significative negli
altri paesi emergenti.
La fortuna dei produttori di materie prime
Il dinamismo che si sprigiona dai paesi emergenti ha contagiato anche i paesi produttori di materie prime. L’Australia
ad esempio è l’unico tra i paesi sviluppati che dopo la crisi
finanziaria non è scivolato nella recessione. Nel frattempo
anche qui si sono manifestati alcuni fenomeni di surriscaldamento congiunturale, tra cui un nuovo rialzo dei tassi
operato dalla banca centrale australiana già a metà 2009.
Mentre a ottobre 2009 la banca centrale della Norvegia,
altro produttore di materie prime, avviava misure di irrigidimento della politica monetaria.
Il dinamismo dei paesi emergenti
L’instabilità dei paesi indebitati
I paesi emergenti, Cina e i suoi vicini del sud-est asiatico in
È vero che nel terzo trimestre 2009 gli USA hanno trovato
testa, hanno ricominciato a crescere con la stessa rapidità di
la strada per uscire dalla recessione e nei primi sei mesi del
prima della crisi. La Cina ha lanciato un programma con2010 dovrebbero registrare una crescita tendenziale anche
giunturale che in rapporto al PIL ha liberato ancora più fondi di quanto non
Tendenze globali di crescita e inflazione
abbiano fatto gli USA con il loro programma di incentivazione. Ciò ha perTasso di crescita PIL in %
Tasso di inflazione in %
messo al paese di riprendere veloce2007 2008 2009P 2010P 2011P
2007 2008 2009 2010P 2011P
mente il percorso di crescita a inizio
Svizzera
3,6
1,8
–1,4
2,0
1,9
0,7
2,4
–0,5
0,6
1,1
2009. Ora però non è più solo lo Stato
UME
2,7
0,6
–3,8
2,2
2,2
2,1
3,3
0,2
1,2
1,4
a trainare questa espansione. La
Germania
2,6
1,0
–4,9
2,0
1,6
2,3
2,8
0,2
0,9
1,4
domanda finale dei privati è molto
Francia
2,3
0,3
–1,9
2,6
2,5
1,6
3,2
0,2
1,7
2,0
solida. A fine 2009 l’incremento delle
attività creditizie rispetto all’anno prece- Italia
1,5
–1,0
–4,7
2,0
2,2
2,0
3,5
0,8
1,7
1,9
dente era del 33%, cosa che ha spinto
Spagna
3,6
0,9
–3,7
0,6
1,5
2,8
4,1
0,3
1,5
1,4
le autorità cinesi ad adottare misure di
Gran Bretagna
2,6
0,6
–4,6
1,8
2,3
2,3
3,6
2,0
1,7
1,6
contenimento della ripresa e ad aumen- USA
2,1
0,4
–2,4
2,8
3,0
2,9
3,8
–0,4
1,3
1,5
tare dello 0,5% le riserve delle banche. Giappone
2,4
–1,2
–5,3
1,7
1,3
0,0
1,4
–1,3
–1,5
–0,4
Interpretiamo ciò come il primo passo
Cina
13,0
9,0
8,4
9,0
8,7
4,8
5,9
–0,7
3,0
4,0
verso un irrigidimento della politica
Asia 1
9,6
6,3
4,6
7,6
7,0
4,1
6,3
0,7
3,2
4,1
monetaria, che nei prossimi 12-18 mesi America Latina
5,7
4,1
–2,0
3,3
3,4
6,4
8,3
5,9
6,7
7,9
dovrebbe sfociare in un allentamento
Europa orient.
6,6
5,6
–6,3
3,7
4,1
7,4
10,8
8,4
5,7
5,0
del corso fisso tra CNY e USD.
Mondo
Grazie alla ripresa cinese, anche la
situazione economica in molti dei paesi
ad essa vicini, sta migliorando piuttosto
12
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
1 Giappone
4,9
escluso
2,5
–1,0
3,6
3,7
3,4
5,0
1,5
2,5
2,9
Fonti: Reuters EcoWin, P: previsioni UBS
Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti impiegati presso UBS Investment
Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione e potrebbero variare senza preavviso.
Congiuntura
«Senza misure di sostegno statali cresce il rischio
di una non trascurabile recessione negli Stati Uniti».
del 5% (annualizzata). La crescita USA si basa su due fattori importanti: un ciclo delle scorte positivo e imponenti
misure di stimolo da parte dello Stato. Finora la domanda
finale privata, non sovvenzionata dallo Stato, si è ripresa
solo in minima parte. Il ciclo delle scorte, ossia il riempimento dei magazzini, dovrebbe perdurare anche nella
prima metà dell’anno, per poi rallentare poco a poco;
mentre il programma congiunturale statale finirà a metà
2010. Da quel momento saranno i consumi e gli investimenti privati a dover sostenere la congiuntura. Cosa che
non è per nulla scontata. Le famiglie americane stanno
cercando di risolvere la loro situazione di elevato indebitamento, ma la rapida crescita della disoccupazione (raddoppiata dal 2007) crea condizioni di insicurezza per molti
lavoratori, che sono anche consumatori. Sul fronte degli
investimenti, anche le imprese USA mantengono un atteggiamento titubante, in quanto i tassi di sfruttamento delle
capacità continuano a sfiorare i minimi storici.
Ciò significa che l’economia USA continuerà a dipendere
dal governo. Senza misure di sostegno statali cresce il
rischio di una non trascurabile recessione nella seconda
metà dell’anno. Il debito pubblico però si avvicina rapidamente al 100% del PIL. In più, le recenti elezioni nel Massachusetts hanno evidenziato che anche la popolazione
americana sta iniziando a dubitare della sostenibilità della
politica fiscale USA. Questo clima renderà senz’altro più
difficili nuovi impulsi di politica fiscale.
Il rischio di una flessione congiunturale nella seconda metà
del 2010 potrebbe spingere nuovamente la Federal Reserve
a differire il suo primo aumento dei tassi d’interesse. In
linea di principio comunque noi continuiamo a ritenere che
la Fed aumenterà i tassi a metà anno. Rimandare troppo a
lungo tale decisione causerebbe un rafforzamento della
pressione inflazionistica. Negli ultimi 18 mesi la massa
monetaria è più che raddoppiata negli USA, creando un
potenziale inflazionistico di notevole entità.
Altri paesi che si erano fortemente indebitati a seguito di
bolle immobiliari (ad es. Gran Bretagna, Spagna o Irlanda)
si trovano in una situazione simile a quella degli USA. In
ragione di un tasso di disoccupazione in fortissima crescita
e del notevole indebitamento delle famiglie, anche per loro
c’è il rischio di un cedimento congiunturale nella seconda
metà del 2010. All’origine di questa situazione ci sarebbe
l’insufficiente domanda finale privata.
Le altre nazioni industrializzate: l’economia non
brilla, ma è solida
Le nazioni industrializzate che non hanno conosciuto né
eccessi creditizi né bolle immobiliari (in particolare le grandi
economie nazionali dell’Europa continentale, Germania,
Francia e Italia) godono secondo noi in proporzione di una
maggiore solidità che non gli USA o la Gran Bretagna.
Certo, anche qui la recessione dello scorso anno ha lasciato
tracce profonde. Per esempio la Germania nel 2009 ha registrato un tasso di crescita del –5%. È interessante notare
però che questa recessione, se si è sentita, ha influito
pochissimo sulla disoccupazione. Inoltre, le famiglie dell’Europa continentale, se si esclude la Spagna, sono nettamente
meno indebitate di quelle degli USA o della Gran Bretagna.
Anche se prevediamo per l’Eurozona una crescita più contenuta che negli USA, poiché ci aspettiamo un più ampio
sostegno alla crescita soprattutto nella seconda metà del
2010, siamo molto fiduciosi che non dovremo rivedere al
ribasso queste previsioni nei prossimi mesi, come potrebbe
succedere invece per gli USA.
Il rischio maggiore per l’Eurozona arriva attualmente dagli
stati meridionali, in particolare la Grecia. L’incertezza generata da un possibile ritardo nei pagamenti da parte del
governo ellenico grava sulla moneta unica, e potrebbe portare a tensioni politiche tra i singoli paesi europei.
E poi c’è il Giappone che ancora una volta esula da qualsiasi classificazione. Attualmente il Paese affronta di nuovo
una forte pressione deflazionistica. Inoltre il suo debito
pubblico presto supererà la soglia del 200%. A questo fa
da contrasto un fenomeno, in continua accelerazione, di
eccessivo invecchiamento, che spinge sempre più i giapponesi a diminuire i risparmi. Una tale situazione può essere
risolta nel medio periodo solo con un aumento dei tassi e/o
dell’inflazione. Il Giappone potrebbe quindi passare relativamente presto da un contesto di deflazione a uno di elevata inflazione, con conseguente svalutazione dello yen.
Ancora notevoli squilibri
Oltre ai rischi di rallentamento della congiuntura nella
seconda metà del 2010 e alla titubanza delle banche centrali e dei governi su quale sia il momento ottimale per
rientrare dall’espansione della politica fiscale e monetaria,
ci sono anche altri squilibri che stanno nuovamente emergendo e che preoccupano gli economisti. Se il deficit commerciale degli USA dovesse nuovamente aumentare, e
tutto lo lascia supporre, agli americani potrebbe venir
voglia di adottare ulteriori misure protezionistiche, con
tutte le conseguenze negative che ne deriverebbero.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
13
Congiuntura Svizzera
La ripresa è arrivata
La recessione è ormai alle spalle e l’economia svizzera ha imboccato la via
della crescita. Tuttavia, non prevediamo che gli elevati tassi di crescita degli
anni pre-crisi saranno ripristinati nell’immediato futuro.
La recessione in cui la Svizzera è scivolata a metà
del 2008 è giunta alla fine già l’anno scorso. In
base alle ultime stime della Segreteria di Stato dell’Economia (seco), nel terzo trimestre 2009 il PIL ha fatto segnare
una leggera ascesa dopo quattro trimestri negativi. Per
quest’anno prevediamo un’accelerazione dell’economia e
abbiamo aumentato le nostre previsioni di crescita
dall’1,7% al 2,0%.
Caesar Lack
L’economia interna svizzera resiste alla crisi
La recessione del 2007/2008 è quasi interamente riconducibile a fattori esterni, ossia al crollo delle esportazioni e al
calo della creazione di valore nel settore finanziario dovuto
alla crisi dei mercati finanziari. L’economia interna, al contrario, si è dimostrata molto robusta. I consumi e l’edilizia
hanno assunto la funzione di pilastri congiunturali. La
Svizzera si è pertanto distinta positivamente dalla maggior
parte degli altri paesi.
Un motivo importante alla base della solida congiuntura
interna è il fatto che la Svizzera non ha partecipato alla
bolla dei prezzi immobiliari. La dolorosa esperienza dei
primi anni Novanta ha insegnato al paese che una bolla
immobiliare produce conseguenze pesanti e prolungate:
dopo lo scoppio di una bolla immobiliare, gli investimenti
in perdita devono essere ammortizzati. Ne consegue una
riduzione prolungata della capacità di erogazione di crediti
del sistema bancario e, di conseguenza, della crescita economica. Ora molti paesi si trovano esattamente in questa
situazione.
In Svizzera, al contrario, i bilanci del sistema bancario sono
solidi. Nonostante i timori, finora in Svizzera non si è verificata alcuna stretta creditizia: mentre, nell’ultimo anno,
negli USA e in Europa l’attività creditizia ha subito una
forte contrazione, in Svizzera la crescita dei crediti ha registrato solo un leggero rallentamento.
Un secondo motivo della robusta situazione interna è il
forte incremento della popolazione residente per effetto
dell’immigrazione. Nel 2009 la popolazione residente permanente è aumentata di circa 84 000 unità, pari all’1,1%,
dopo essere aumentata dell’1,4% nel 2008 e dell’1,1%
nel 2007.
14
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Questo incremento, relativamente forte nel confronto storico, sostiene i consumi. Anche a fronte di una stagnazione del consumo pro capite, il consumo complessivo
aumenta automaticamente in proporzione all’aumento
demografico.
Il terzo motivo alla base della situazione di relativa robustezza dell’economia svizzera è riconducibile alla risolutezza e alla rapidità di reazione della Confederazione e
della Banca Nazionale Svizzera (BNS) durante la crisi finanziaria: la creazione di un fondo di stabilizzazione per UBS,
i rapidi tagli dei tassi e i massicci interventi monetari per
evitare una rivalutazione del franco hanno contribuito in
misura decisiva a sostenere la nostra economia.
Ampio sostegno alla crescita
Per l’anno in corso prevediamo che la crescita beneficerà
di ampio sostegno. Anche se il continuo flusso immigratorio continuerà a sostenere i consumi, questi potrebbero
subire un lieve indebolimento per effetto dell’aumento
della disoccupazione. Un contributo positivo alla crescita
potrebbe giungere anche dagli investimenti in nuove
attrezzature. Anche su questo fronte, dopo la forte flessione dell’anno scorso prevediamo che si avvertirà l’esigenza di recuperare terreno. In ragione della forte
domanda di spazi abitativi e dei tassi ipotecari al minimo
storico, prevediamo una crescita persistente degli investimenti edili. Dopo il crollo dell’anno scorso, nel 2010 riteniamo probabile un nuovo leggero contributo alla crescita
economica da parte del commercio estero.
La ripresa fa sentire i suoi effetti con un certo ritardo sul
mercato del lavoro. L’aumento della disoccupazione
dovrebbe pertanto durare ancora diversi mesi e, alla fine
dell’anno, superare il 5%. Per il 2010 prevediamo una
disoccupazione media del 4,8%. Una crescita economica
del 2% circa non è quindi sufficiente ad arginare rapidamente la disoccupazione che, quindi, dovrebbe resistere
ancora a lungo.
In ragione delle ripercussioni della crisi finanziaria, riteniamo che l’economia mondiale non ritornerà presto agli
elevati tassi di crescita degli anni pre-crisi. La debolezza del
contesto economico mondiale non consentirà probabilmente un’ulteriore accelerazione della crescita in Svizzera
nel 2011.
Congiuntura Svizzera
«Per quest’anno prevediamo un’accelerazione
dell’economia e abbiamo aumentato le nostre
previsioni di crescita dall’1,7% al 2,0%».
Inflazione e politica monetaria
La bassa utilizzazione delle capacità, l’elevata disoccupazione e la robustezza del franco manterranno probabilmente la pressione inflazionistica a livelli relativamente
contenuti quest’anno. Prevediamo un tasso d’inflazione
medio dello 0,6%, perlopiù riconducibile all’incremento
dei canoni di locazione.
Sul fronte dei tassi d’interesse riteniamo che la BNS opererà rialzi solo dall’autunno, ma poi proseguirà a ritmo
sostenuto. Un periodo prolungato di bassi tassi d’interesse
implica il rischio di un’allocazione errata del capitale,
soprattutto nell’immobiliare. Per scongiurare questo pericolo e per ridurre al minimo il rischio di un incremento dell’inflazione nei prossimi anni, la BNS punta a normalizzare
rapidamente il livello dei tassi. Il pericolo di un rafforzamento del franco impedisce tuttavia alla BNS di avviare
questa normalizzazione molto prima della BCE. Con il
primo rialzo dei tassi da parte della BCE, che prevediamo
per settembre, anche la BNS dovrebbe compiere il primo
passo. Entro la fine dell’anno, prevediamo che la BNS
aumenterà i tassi complessivamente di un punto percentuale.
Incertezza ancora elevata sull’economia mondiale
Dallo scoppio della crisi finanziaria, l’andamento dell’economia mondiale e, quindi, anche dell’economia svizzera,
è stato caratterizzato da una forte incertezza. Stiamo
attraversando un territorio sconosciuto. Non esistono precedenti storici che consentano di formulare previsioni sullo
sviluppo dell’economia mondiale dopo una profonda crisi
finanziaria, una recessione simultanea a livello globale e
un massiccio allentamento della politica monetaria e
fiscale.
L’elevata incertezza si manifesta con elevati livelli di errore
delle previsioni. Dall’inizio della crisi finanziaria fino a
2008 inoltrato, in tutto il mondo l’entità del rallentamento
è stata fortemente sottovalutata. In seguito, per qualche
tempo sono stati prospettati scenari apocalittici, poi rivelatisi eccessivamente pessimistici. Il rischio che le attuali
stime di consenso di una moderata ripresa economica globale si rivelino sbagliate sussiste ancora oggi. Da una
parte, una ricaduta dei mercati finanziari potrebbe soffocare la ripresa, dall’altra l’economia mondiale potrebbe
risollevarsi più rapidamente del previsto grazie alle misure
di politica monetaria e fiscale. Pertanto, anche la nostra
previsione per la Svizzera è caratterizzata da un’incertezza
maggiore del consueto.
Intravediamo la possibilità di sorprese positive ad es. nel
settore finanziario: se le borse azionarie continueranno a
generare guadagni significativi, questo settore potrebbe
contribuire in misura inaspettata alla crescita economica.
Al contrario, una sorpresa negativa potrebbe essere costituita da un forte incremento dell’inflazione dovuto a una
politica monetaria permissiva eccessivamente prolungata.
Un tale aumento dell’inflazione potrebbe tuttavia verificarsi solo dal prossimo anno. Un segnale di un’evoluzione
in questa direzione potrebbe essere un ulteriore rincaro
dei prezzi delle materie prime, in particolare dei prezzi
dell’energia.
Indicatore congiunturale UBS
Indice dello sviluppo economico svizzero dal 1975
Dal 1975 UBS intervista trimestralmente le imprese dell’industria
Svizzera sull’andamento degli affari. Sulla base dei dati così ottenuti, e con l’obiettivo di tracciare fedelmente l’andamento congiunturale dell’economia Svizzera, nel 1992 gli economisti di
UBS hanno sviluppato l’indicatore congiunturale.
L’indicatore congiunturale UBS viene calcolato adottando il
metodo sviluppato nel 2001 e tenendo conto dei seguenti elementi ricavati dal sondaggio: evoluzione delle commesse totali
in entrata nel trimestre trascorso e previsione per il trimestre successivo nonché afflusso di commesse nazionali ed estere, evoluzione della produzione, del magazzino prodotti finiti, dell’organico e delle riserve di lavoro.
In una prima fase, Wealth Management Research (WMR) determina il tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) sulla base
della stima fatta dalle aziende intervistate a proposito dell’andamento degli affari nel trimestre in corso. I dati del sondaggio con
capacità previsionale servono come base per la stima del PIL per
il trimestre successivo.
La deviazione media dell’indicatore rispetto alla crescita svizzera
effettiva negli ultimi dieci anni è stata di 0,36 punti percentuali.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
15
Congiuntura svizzera
La Svizzera in prospettiva
Recessione solo a causa del commercio estero
Indicatori economici Svizzera
Contributi di crescita al prodotto interno lordo, in %
6
Variazioni reali rispetto all’anno precedente in %
4
Livello*
2007
2008
2009P
2010P
2011P
Prodotto interno lordo
541,8
3,6
1,8
–1,4
2,0
1,9
Consumi privati
308,7
2,4
1,7
1,2
1,1
1,4
–2
Consumi pubblici
57,9
0,5
–0,1
2,1
1,9
0,9
–4
Investimenti
115,2
5,2
0,4
–2,1
2,1
3,7
49,5
–2,3
0,9
0,3
0,3
0,9
5,6
2
0
–6
Edilizia
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Consumi privati
Consumi pubblici
Investimenti
Scorte
Beni strumentali
Esportazioni nette
PIL rispetto all’anno precedente
65,6
11,1
0,1
–3,6
3,2
Esportazioni
305,6
9,5
2,9
–10,7
3,2
3,2
Fonti: seco, UBS WMR
Importazioni
245,0
6,0
0,4
–6,4
2,8
3,0
La recessione in Svizzera è riconducibile al calo delle esportazioni. Per il
2010 e il 2011 prevediamo un contributo alla crescita leggermente positivo da parte delle esportazioni nette.
Fonte: seco; P: previsioni UBS; *anno 2008 (in miliardi di CHF a prezzi correnti)
Indicatore congiunturale UBS e PIL svizzero
Crescita economica fortemente correlata
Variazioni in % rispetto all'anno precedente
Variazione in % nel confronto annuale
Al sito www.ubs.com/wmr-swiss-research trovate previsioni
sempre aggiornate per l’economia svizzera
5
Previsioni
6
4
4
3
2
2
1
0
0
–2
–1
–4
–2
–3
–6
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Prodotto interno lordo (PIL)
Indicatore congiunturale UBS
96
97
98
99
00
01
02
03
04
Zona Euro
Svizzera
Fonti: seco (PIL);
UBS WMR (sondaggio e calcoli)
05
06
07
08
09
10
11
Fonti: Reuters EcoWin (Seco, Eurostat), UBS
Sulla base dei sondaggi trimestrali condotti da UBS si calcola l’indicatore
congiunturale UBS. Questo indicatore funge da barometro tendenziale
per l’evoluzione del PIL svizzero con due trimestri di anticipo sulla pubblicazione della statistica ufficiale. Con valori di 0,9 per il 4° trimestre 2009
e 1,4 per il 1° trimestre 2010, l’indicatore conferma la nostra stima positiva e le prospettive di crescita per l’economia svizzera.
Dal 2004, la Svizzera presenta una crescita economica superiore a quella
dell’Eurozona. Se le nostre previsioni di una sensibile ripresa economica
in Europa dovessero concretizzarsi, la nostra stima di crescita del 2,0%
per la Svizzera nel 2010 potrebbe persino essere superata.
Nessuna stretta del credito in Svizzera
La disoccupazione sale ancora nel 2010
Tasso di disoccupazione in %
Crediti al settore privato, variazione nel confronto annuale
15
6
10
5
Previsioni
4
5
3
0
2
–5
–10
Gen. 08
1
0
Apr. 08
Zona Euro
Lug. 08
Ott. 08
Svizzera
Gen. 09
Apr. 09
Lug. 09
Ott. 09
Stati Uniti
Fonti: Reuters EcoWin (BNS, Fed, BCE), UBS
Al contrario di Stati Uniti ed Eurozona, l’economia svizzera non è interessata da una stretta del credito.
16
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Tasso di disoccupazione
Tasso di disoccupazione (destagionalizzato)
2008
2009
2010
2011
Fonti: seco, UBS
La disoccupazione dovrebbe aumentare ancora quest’anno. Prevediamo
che a metà anno il tasso di disoccupazione arriverà al 4,8%, per poi tornare a retrocedere con lentezza.
Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti
impiegati presso UBS Investment Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione
e potrebbero variare senza preavviso.
Congiuntura globale
Crescita Variazioni reali del PIL in % rispetto all’anno precedente1
2006
2007
2008
2009P
2010P
2011P
Svizzera
3,6
3,6
1,8
–1,4
2,0
1,9
UME
3,1
2,7
0,6
–3,8
2,2
2,2
Germania
3,4
2,6
1,0
–4,9
2,0
1,6
Francia
2,4
2,3
0,3
–1,9
2,6
2,5
Italia
2,1
1,5
–1,0
–4,7
2,0
2,2
Gran Bretagna
2,9
2,6
0,6
–4,6
1,8
2,3
USA
2,7
2,1
0,4
–2,4
2,8
3,0
Giappone
2,0
2,4
–1,2
–5,3
1,7
1,3
2003
2002
2004
6
4
2
0
–2
–4
–6
–8
–10
2005
2006
UME
Svizzera
2007
2008
USA
2009
Giappone
Inflazione Variazioni dei prezzi al consumo in % rispetto all’anno precedente: media annuale (tabella)1 e valori mensili (grafico)
2006
2007
2008
2009
2010P
2011P
Svizzera
1,1
0,7
2,4
–0,5
0,6
1,1
UME
2,2
2,1
3,3
0,2
1,2
1,4
Germania
1,8
2,3
2,8
0,2
0,9
1,4
Francia
1,9
1,6
3,2
0,2
1,7
2,0
Italia
2,2
2,0
3,5
0,8
1,7
1,9
Gran Bretagna
2,3
2,3
3,6
2,0
1,7
1,6
USA
3,2
2,9
3,8
–0,4
1,3
1,5
Giappone
0,3
0,0
1,4
–1,3
–1,5
–0,4
2002
2003
2004
6
5
4
3
2
1
0
–1
–2
–3
2005
2006
UME
Svizzera
2007
2008
USA
2009
Giappone
Tasso di disoccupazione in %: media annuale (tabella)1 e valori mensili (grafico)
2006
2007
2008
2009
2010P
2011P
Svizzera
3,3
2,8
2,6
3,8
4,8
4,7
12
UME
2002
8,4
7,5
7,6
9,6
11,1
10,9
10
Germania
9,8
8,4
7,3
8,3
9,8
9,3
8
Francia
9,3
8,3
7,9
9,3
10,3
9,6
6
Italia
6,8
6,2
6,8
7,7
8,1
8,2
4
Gran Bretagna
5,4
5,3
5,6
5,2
6,0
5,7
2
USA
4,6
4,6
5,8
9,3
10,4
9,9
0
Giappone
4,1
3,9
4,0
5,3
5,9
5,4
2003
2004
Svizzera
2005
2006
UME
2007
2008
USA
2009
Giappone
Tassi Rendimento di obbligazioni della Confederazione a 10 anni in % a fine anno (tabella) e medie mensili (grafico)
2006
2007
2008
2009
2010P
2011P
Svizzera
2,5
3,0
2,1
1,9
2,8
3,3
6
UME
2002
3,9
4,3
3,0
3,4
4,0
4,3
5
Germania
3,9
4,3
3,0
3,4
4,0
4,3
4
Francia
4,0
4,4
3,4
3,6
4,3
4,5
3
Italia
4,2
4,7
4,4
4,1
4,7
5,0
2
Gran Bretagna
4,7
4,5
3,0
4,0
4,8
5,0
1
USA
4,7
4,0
2,2
3,8
4,5
5,3
0
Giappone
1,7
1,5
1,2
1,3
1,7
2,0
2003
2004
2005
2006
Germania
Svizzera
2007
2008
USA
2009
UK
Corsi di cambio CHF a fine anno (tabella) e medie mensili (grafico)
2006
2007
2008
2009
2010P
PPA*
EUR
1,61
1,65
1,49
1,48
1,52
1,51
1,9
USD
1,22
1,13
1,07
1,03
0,97
1,22
1,7
GBP
2,39
2,25
1,53
1,67
1,65
2,04
1,5
JPY
1,03
1,00
1,16
1,11
0,92
1,35
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
1,3
1,1
Fonti: Reuters EcoWin, Thomson Financial; P = previsioni UBS e UBS WMR; *Parità di potere di acquisto
0,9
CHF/EUR
1
Nell’elaborare le previsioni economiche WMR, gli economisti WMR hanno lavorato in collaborazione con alcuni economisti impiegati presso UBS Investment Research. Le previsioni e le stime sono attuali solo alla data della presente pubblicazione
e potrebbero variare senza preavviso.
CHF/USD
CHF/JPY
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
17
Congiuntura
«Boom economico, successo delle esportazioni e trend
demografici si riflettono nello sviluppo dei posti a tempo
pieno in Svizzera».
Tanti nuovi posti di lavoro … a Zurigo e Obvaldo,
nella sanità e nell’orologeria
Dal 2005 al 2008, in Svizzera il numero di posti di lavoro nel terziario è salito
del 9% e nell’industria dell’8,3%. Nel periodo precedente l’andamento era
negativo.
Dal 2005, nel ramo sanità e servizi sociali sono
stati creati oltre 38 000 nuovi posti equivalenti a
tempo pieno. Questo è quanto emerge dall’ultimo censimento aziendale (vedi riquadro). Nei settori immobiliare e
studi di architettura e progettazione sono sorti 18 000
posti di lavoro, mentre i servizi alle imprese (consulenza
legale, economica) occupano oltre 17 000 addetti in più
(in termini di posti a tempo pieno). Oltre 10 000 nuovi
posti si registrano nei settori edilizia, industria elettrotecnica, commercio all’ingrosso e al dettaglio, orologeria e
settore bancario. Hanno invece ridotto il personale gli assicuratori e il settore della stampa e dei media.
Carla Duss
Questi dati riflettono tendenze tipiche del periodo. La
creazione e l’occupazione di posti sono state favorite da
una crescita economica superiore alla media e dal forte
incremento demografico seguito alla libera circolazione
delle persone. La crescita demografica è stata la forza trainante anche per gli sviluppi positivi nell’edilizia e nei segmenti legati all’edilizia e all’immobiliare. Lo sviluppo occupazionale nella sanità e nei servizi sociali è conseguente
all’invecchiamento della popolazione. Solo dal 2005, il
rapporto tra le persone con oltre 65 anni di età e la fascia
dai 20 ai 64 anni è salito di quasi un punto percentuale al
26,6%.
Un terzo di posti in più nell’orologeria
La maggiore crescita relativa di posti si è registrata nell’orologeria. Il numero di offerte di lavoro è aumentato di oltre
il 34%. L’orologeria ha beneficiato significativamente della
crescita globale, e in special modo di quella asiatica, nel
periodo 2005 –2008, quando la crescita delle esportazioni
per questo settore superava il 10% annuo. Parimenti elevata è stata la crescita delle esportazioni anche nell’eterogenea industria elettrotecnica. Il numero di offerte di
lavoro per industria elettrotecnica, società immobiliari,
studi di architettura e progettazione, servizi alle imprese,
sanità e servizi sociali è aumentato di circa il 16 –19%.
18
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Zurigo in testa
Oltre un terzo dei posti di lavoro in Svizzera si trova nei
Cantoni Zurigo e Berna. Ed è proprio il Canton Zurigo ad
aggiudicarsi la testa della classifica del numero di nuovi
posti tra il 2005 e il 2008, con oltre 46 000 unità.
Seguono i Cantoni Vaud, San Gallo e Argovia, ancor prima
di Berna. In termini relativi, l’offerta è cresciuta maggiormente nei Cantoni Obvaldo (+22%), Zugo (+19%),
Vallese (+13%), Neuchâtel (+11%) e Turgovia (+10%).
L’incremento nel Cantone Neuchâtel è attribuibile soprattutto all’eccellente stato di salute dell’industria orologiaia,
dove i posti a tempo pieno sono aumentati di oltre il
40%. I Cantoni Zugo e Obvaldo sono probabilmente favoriti dal vantaggioso regime fiscale.
Censimento aziendale e cambiamento strutturale
Con il censimento aziendale triennale, l’Ufficio federale di statistica monitora lo sviluppo strutturale dell’economia svizzera.
Secondo la statistica pubblicata nell’autunno 2009, nel 2008 le
imprese occupavano oltre 4 milioni di lavoratori in Svizzera. Ciò
corrisponde a oltre 3,5 milioni di addetti a tempo pieno. UBS
Wealth Management Research usa questi dati strutturali (sempre equivalenti a tempo pieno) per valutare i sondaggi trimestrali. Questi dati sono anche indicati nelle informazioni settoriali delle panoramiche congiunturali (vedi pagine 26–33).
Finanza
Thomas Flury
Pierre Weill
Finanza
La Banca nazionale fra equilibrismi monetari
Nel contrastare la crisi economica e finanziaria, la Banca Nazionale Svizzera (BNS)
si trova esposta a conflitti d’interesse. Sebbene finora la Svizzera abbia accusato
molto meno i contraccolpi della crisi globale rispetto alla maggior parte dei suoi
partner commerciali, le difficoltà di questo compito non vanno sottovalutate.
Nonostante la relativa solidità dell’economia
interna, le difficoltà emerse di recente, come
l’aumento della disoccupazione o il rafforzamento del
franco, dimostrano che la Svizzera non è isolata. Ogni settore economico è invece in qualche modo collegato a
partner esteri. Se turbolenze provenienti dall’esterno
fanno vacillare l’economia, la politica monetaria è chiamata a evitare danni a breve termine senza arrecarne di
eccessivi nel lungo termine. Questo conflitto d’interessi fra
le misure di sostegno a breve termine e i potenziali danni a
lungo termine è uno degli equilibrismi che la BNS deve
affrontare nell’ambito della politica monetaria.
Thomas Flury
Molte delle decisioni di politica monetaria dell’ultimo anno
e mezzo sono equiparabili a un intervento dei vigili del
fuoco: nelle più disparate situazioni, bisognava correre a
spegnere veri e propri incendi. Per farlo, i tutori della
moneta hanno utilizzato strumenti da cui, in una situazione
normale, si sarebbero tenuti a distanza. È stata necessaria
una buona dose di creatività. Fortunatamente, il basso
livello d’inflazione ha lasciato il margine di libertà necessario, ma i nostri tutori della moneta hanno dovuto affrontare
problemi mai incontrati prima. L’obiettivo era scongiurare
una deflazione che potesse far crollare i prezzi spingendo
l’economia verso la depressione. Il compito tradizionale
della Banca nazionale, la lotta all’inflazione, è passato in
secondo piano, non essendovi un pericolo immediato.
Inserimento nel contesto internazionale
La politica monetaria e la politica dei mercati finanziari
vengono spesso percepite come compiti di politica
interna, pur essendo di fatto questioni internazionali.
Tutte le decisioni devono essere inserite nel contesto internazionale per poter produrre soluzioni durature. Pertanto,
la BNS può evitare un apprezzamento del franco solo se gli
istituti di emissione esteri non fanno opposizione. Lo
stesso vale per la regolamentazione dei mercati finanziari.
Gli istituti finanziari operanti a livello globale beneficiano
di regolamenti di mercato coordinati su scala internazionale più che di un pacchetto di delibere locali. Per raggiungere un equilibrio fra gli interessi di politica interna ed
estera, la Banca nazionale è stata nuovamente costretta a
fare appello alle sue doti funamboliche, dovendo trovare
un equilibrio fra gli interessi della Svizzera e quelli dei suoi
partner commerciali.
In questo contesto gli istituti di emissione sono intervenuti
per stabilizzare il mercato finanziario, garantire il flusso del
Fino ad oggi, la Svizzera è stata interessata solo di striscio
dalle turbolenze internazionali. Questo anche grazie
all’impiego di nuovi strumenti di politica monetaria. Riteniamo tuttavia che il buon esito dell’esercitazione antincendio non dovrebbe distrarre dal fatto che i compiti sono
divenuti più complessi e in futuro anche i conflitti sugli
obiettivi si inaspriranno. Fintanto che l’inflazione non sarà
Andamento dei tassi in Svizzera
Andamento del franco
Previsioni dal 1º trimestre 2010
Previsioni dal 1º trimestre 2010
5
Previsioni
4
3
2
1
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Rendimento obbligazioni della Confederazione a 10 anni in %
Tasso per investimenti a tre mesi in %
Fonti: Thomson Financial, UBS WMR
20
credito e le funzioni basilari del traffico dei pagamenti.
Al contempo, la BNS ha scongiurato un apprezzamento
eccessivo del franco per mezzo di interventi in valuta
estera, anch’essi volti a evitare una deflazione.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
2,50
2,30
2,10
1,90
1,70
1,50
1,30
1,10
0,90
0,70
Previsioni
2006
CHF/EUR
CHF/USD
2007
CHF/GBP
CHF/JPY
2008
2009
2010
Fonti: Thomson Financial, UBS WMR
Finanza
«La BNS deve decidere se concentrare
la politica monetaria sui settori nazionali o sui settori
dell’esportazione».
un problema, il margine di manovra sul fronte monetario
rimarrà relativamente ampio. Poiché negli scorsi anni l’inflazione è stata fra lo 0 e il 2 percento, la Banca nazionale
ha potuto dispiegare tutto il proprio strumentario di politica monetaria. In teoria, non sarebbe saggio aspettarsi
che il margine di manovra si mantenga così ampio. Già
oggi si stanno delineando conflitti che, in futuro, potrebbero passare in primo piano.
Uno degli equilibrismi principali che oggi la Banca nazionale
deve affrontare è la scelta degli strumenti di politica monetaria. Quando gli interessi sono pari a zero, le possibilità
della politica dei tassi sono, per definizione, limitati. Benché, negli ultimi anni, tutti i paesi che hanno perseguito
una politica di tassi zero abbiano introdotto numerosi strumenti straordinari, non esistono dati storici significativi per
prevederne l’efficacia. Chi ricorre a strumenti straordinari,
deve tenere conto anche di un certo grado di incertezza –
cosa che rappresenta, di per sé, un altro equilibrismo.
Spostamento di ingenti somme
Nella scelta degli strumenti straordinari, la Svizzera si è concentrata principalmente sul controllo del tasso di cambio.
Osserviamo che la difesa di una linea di demarcazione per il
tasso di cambio è efficace, ma produce anche lo spostamento di ingenti somme di denaro. Solo pochi si aspettavano che gli interventi del 2009 avrebbero raddoppiato le
riserve valutarie nell’arco di pochi trimestri. All’accumulo di
riserve, che di per sé è una buona cosa, si contrappone la
creazione di denaro il cui effetto a lungo termine non è
facile da spiegare. L’esperienza con gli interventi del 2009
dimostra una volta in più che il bonus interessi svizzero è
una lama a doppio taglio: se, da un lato, offre sostegno
alla produzione con condizioni di finanziamento vantaggiose, dall’altro non risulta interessante per gli investitori.
Ora, la limitazione imposta da questa situazione è visibile
anche per la politica monetaria. Negli ultimi 30 anni, i tassi
del franco svizzero per gli investimenti a tre mesi si sono
mantenuti da 1 a 2 punti percentuali al di sotto dei tassi
europei o tedeschi. Non appena il differenziale degli interessi si riduceva, il franco si rafforzava contro la sua moneta
di negoziazione principale.
Se il rafforzamento del franco non era auspicato, la BNS
poteva ridurre i tassi, talvolta fino al 2,5% al di sotto del
tasso di riferimento. Così facendo, la Banca nazionale
riusciva a contrastare le turbolenze dei mercati finanziari
senza che le riserve lievitassero e senza dover creare
denaro con questi mezzi. Durante l’ultima grande crisi dal
2001 al 2003, la BNS è riuscita a controllare il volume di
denaro nell’ambito delle operazioni di pronti contro termine, gravando solo limitatamente sul suo bilancio.
Pressione di rivalutazione sul franco
Oggi il differenziale degli interessi rispetto all’Eurozona per
gli investimenti a tre mesi è a circa 40 punti base, ossia al
minimo storico e questo fa sì che il franco sia sottoposto a
forti pressioni di rivalutazione. Su questo fronte, i responsabili della Banca nazionale hanno le mani legate fintanto
che la Banca Centrale Europea non manderà un segnale di
aumento dei tassi. Il nostro istituto di emissione può stare
a guardare la nostra moneta apprezzarsi, oppure intervenire ed esporre la stabilità a lungo termine al pericolo di
una bolla inflazionistica. Proprio questo costituisce il prossimo equilibrismo: la BNS deve decidere se concentrare la
politica monetaria sui settori nazionali o sui settori dell’esportazione. La posta in gioco non sono gli incentivi all’industria ma la stabilità dei prezzi. Nella situazione odierna,
la politica monetaria espansiva va a vantaggio del settore
nazionale. Il basso costo del credito incentiva i consumi e
favorisce gli investimenti. La BNS non attuerebbe mai una
politica monetaria così espansiva guardando all’economia
interna. Il settore delle esportazioni, al contrario, è sottoposto molto di più alla pressione internazionale e, da questa prospettiva, una politica monetaria espansiva risulta
più che opportuna. La riflessione su quale dei due settori
meriti una maggiore attenzione per limitare i danni a
lungo termine è, secondo noi, un altro equilibrismo della
Banca nazionale per il quale non vi è una ricetta. I danni
potrebbero assumere la forma di un aumento dell’inflazione o di un indebolimento persistente delle esportazioni.
Nel complesso osserviamo che nella politica monetaria la
BNS si muove su un filo sottile e pertanto deve agire con
prudenza. La Banca nazionale deve decidere l’entità di aiuti
a breve termine da erogare senza provocare danni troppo
ingenti sul lungo termine. Deve tutelare gli interessi svizzeri
e, al contempo, tenere conto dei partner internazionali.
Deve utilizzare nuovi strumenti di politica monetaria senza
avventurarsi in esperimenti troppo azzardati. Inoltre, l’economia interna presenta un andamento diverso rispetto al
settore delle esportazioni. A fronte di tutte queste forze e
interessi divergenti, è difficile definire una rotta ottimale.
Visto che probabilmente la BNS dovrà scendere a compromessi, dobbiamo aspettarci che attuerà una politica progressivamente più restrittiva per potersi tenere in equilibrio
senza cadere. L’obiettivo rimane quello di una moneta stabile in un contesto di prezzi stabili. Senza queste condizioni
la crescita non può essere sostenibile.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
21
Finanza
Dollaro – moneta di riferimento in scadenza
Il dollaro potrebbe perdere il suo ruolo dominante come moneta di riserva
mondiale, un’evoluzione che comprometterebbe anche il suo tasso di cambio
rispetto al franco svizzero.
Pierre Weill Le imprese svizzere negoziano oltre il 20% delle
esportazioni in dollari. Dopo l’euro (62% delle
esportazioni), il dollaro USA rappresenta quindi la moneta
di scambio principale per le imprese elvetiche. Tuttavia, il
dollaro è di capitale importanza soprattutto come moneta
d’investimento e di riserva. Il 63% di tutte le riserve globali
viene negoziato in dollari, dieci anni fa addirittura il 71%. Il
dollaro è diventato moneta di riferimento alla fine della
Seconda Guerra Mondiale. Da allora è la principale moneta
d’investimento e lo strumento di scambio di riferimento
per il commercio internazionale. Fino alla fine della Prima
Guerra Mondiale era l’impero britannico, con la sterlina e il
sistema aureo, a esercitare queste funzioni. Dietro a una
moneta globalmente accettata vi è sempre anche una
potenza mondiale ed economica. L’ascesa della Cina e di
altri paesi emergenti e la nascita di una moneta unica europea, associate all’attuale fase di debolezza del dollaro,
mettono in dubbio la sostenibilità del dominio del dollaro e
aprono all’eventualità di una moneta alternativa.
Il dollaro perde importanza
Il passaggio del testimone da sterlina a dollaro ha richiesto
quasi vent’anni e due guerre mondiali. Il dollaro è ancora la
moneta dominante a livello mondiale e figura in oltre
l’80% di tutte le transazioni in divise (fig. 1). Emergono
tuttavia i sintomi di una perdita di importanza del greenback come moneta d’investimento e di un certo interesse
degli investitori verso soluzioni alternative. Il presidente dell’istituto di emissione cinese, Zhou Xiaochuan, ha chiesto di
sostituire il dollaro USA con un paniere diversificato di
monete dominanti. La Cina ha inoltre stipulato accordi con
paesi come Argentina, Brasile, Indonesia e Corea del Sud
che prevedono l’utilizzo delle rispettive monete nazionali al
posto del dollaro negli scambi bilaterali.
La Cina, in quanto maggiore creditore in dollari, si trova in
una posizione complessa. Le riserve monetarie cinesi, per
un totale di oltre USD 2200 miliardi, sono investite prevalentemente in dollari. Una perdita di valore del biglietto
verde ridurrebbe quindi il valore del patrimonio cinese.
L’abbandono del dollaro da parte dei cinesi accelererebbe
ulteriormente il crollo del corso. In quest’ottica, ai cinesi
non rimane altro che diversificare progressivamente le proprie riserve in altri valori patrimoniali diversi dal dollaro.
È un percorso lungo, ma i cinesi non hanno fretta.
A livello mondiale, gli stati hanno investito oltre il 60% di
tutte le riserve valutarie in dollari USA. L’euro si aggiudica
il secondo posto, con una quota di poco inferiore al 30%.
Nel 2001, il rapporto era ancora a 70 (dollaro) contro 20
(euro).
Le possibili alternative evidenziano carenze
La nascita dell’euro, con un’area monetaria ed economica in
grado di competere con la potenza economica statunitense,
ha creato una nuova situazione. Il «track record», ossia lo
sviluppo continuo ripercorribile nell’arco di vari decenni,
della Banca Centrale Europea (BCE), attiva dal 1998, è certamente positivo ma ancora troppo breve rispetto a quello
della Federal Reserve statunitense o della Banca Nazionale
Figura 1
Poiché in ciascuna transazione sono
coinvolte due monete, la somma delle
quote percentuali delle singole
monete è pari al 200%, non al 100%.
Il dollaro USA domina le transazioni forex
Distribuzione monetaria del turnover riportato sui mercati dei cambi nel 2007, in %
Dollaro USA
Euro
Yen giapponese
Sterlina inglese
Franco svizzero
Dollaro australiano
Dollaro canadese
Corona svedese
Dollaro di Hong Kong
Corona norvegese
Dollaro neozelandese
Peso messicano
Dollaro di Singapore
Won sudcoreano
Altre
0
20
40
60
80
100
Fonte: Banca dei Regolamenti Internazionali, Indagine triennale sulle banche centrali (2007), UBS WMR
22
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Finanza
«A fronte dell’ascesa della Cina e della
nascita dell’euro ci si chiede se esista
una moneta alternativa al dollaro».
Svizzera (BNS). Finora la crisi non ha generato alcuna sollecitazione di trazione all’interno dell’Unione Monetaria Europea (UME), corroborando la buona reputazione della
moneta unica. Cresce l’uso dell’euro negli investimenti e
diminuisce in parallelo quello del dollaro. Tuttavia, Wealth
Management Research (WMR) crede che il dollaro resterà la
principale moneta d’investimento ancora per qualche
tempo. Non vi sono quasi alternative oltre all’euro. Vista la
difficile situazione economica in Giappone, lo yen è fuori
discussione, mentre lo yuan cinese non è liberamente convertibile. L’euro non minaccia (ancora) la posizione del dollaro USA come principale moneta di scambio internazionale.
In base al proprio incarico legale (riquadro 1), la Fed può
tollerare un’inflazione che superi anche il 3%, purché vengano in tal modo garantite la crescita e la creazione di
nuovi posti di lavoro. Il più dogmatico consiglio della BCE
interpreta invece la stabilità dei prezzi con un’inflazione
annuale inferiore al 2%. L’obiettivo della BNS è molto
simile a quello della BCE. Il franco, almeno per ora, è
legato a senso unico all’euro, ma la BNS non intende accettare un suo eccessivo apprezzamento. Le esportazioni svizzere possono pertanto contare su un franco non eccessivamente forte. Ne consegue che il potere d’acquisto dell’euro, e anche del franco, aumenta rispetto al dollaro.
Conseguenze per il corso di cambio
Alla luce di questa situazione, per le imprese che utilizzano
il dollaro come strumento di pagamento è fondamentale
capire come si evolverà prossimamente la moneta statunitense rispetto al franco. In passato, la coppia dollaro
USA/franco svizzero ha subito forti oscillazioni (fig. 2). Nel
novembre 2000, il dollaro segnava un record pluriennale
sul franco, toccando quota 1,8077 mentre nove anni dopo
costava in franchi solo quasi la metà. A marzo 2008 e dalla
fine di novembre all’inizio di dicembre 2009, il dollaro è
addirittura sceso sotto un franco. WMR prevede che fra
non molto il dollaro tornerà a scendere sotto la parità, e
quindi un franco costerà più di un dollaro.
La perdita di potere d’acquisto del dollaro porta a una svalutazione della moneta statunitense rispetto a euro e
franco. Questo sviluppo è una conseguenza del diverso
Dall’abolizione della convertibilità aurea nel 1973, il dollaro
ha continuamente perso valore. Questo andamento va
visto nel quadro della parità del potere d’acquisto (PPA). La
PPA è un tasso di cambio teorico al quale un paniere di
beni avrebbe lo stesso costo in due paesi differenti.
Riquadro 1
Differenti priorità per Fed, Banca Centrale Europea
e Banca Nazionale
Ai sensi del Federal Reserve Act del 1913, la Fed è chiamata a
«sostenere efficacemente gli obiettivi di massima occupazione,
stabilità dei prezzi e moderati tassi d’interesse a lungo termine».
La Banca Centrale Europea, invece, è tenuta a «garantire l’obiettivo prioritario (…) della stabilità dei prezzi», ai sensi del Trattato
di Maastricht del 1992. La Legge sulla Banca nazionale del 2003
dispone che la Banca Nazionale Svizzera (BNS) attui «la politica
monetaria nell’interesse generale del paese». «Essa garantisce
la stabilità dei prezzi. A tale scopo tiene conto dell’evoluzione
congiunturale». Anche per la BNS la priorità va alla stabilità dei
prezzi.
Figura 2
Dollaro USA e potere d’acquisto
In una media pluriennale, l’inflazione
negli Stati Uniti è maggiore che in
Svizzera. Questa perdita di potere
d’acquisto del dollaro USA negli Stati
Uniti indebolisce la moneta anche
nella sua negoziazione contro il
franco.
Dollaro USA e potere d’acquisto
3,0
2.5
2,0
1,5
1,0
0,5
1982
1985
USDCHF
1988
1991
1994
1997
2000
2003
2006
2009
Parità del potere d’acquisto USDCHF
Fonti: Thomson Reuters, UBS WMR
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
23
Finanza
approccio di politica monetaria adottato dagli istituti di
emissione di Europa e Stati Uniti. Per questo motivo il dollaro dovrebbe continuare a perdere rispetto a euro e
franco. Non si esclude che i cambi possano salire o scendere provvisoriamente rispetto al loro livello di PPA ma, sul
lungo termine, non possono discostarsi da questo livello
fondamentale.
Riteniamo che il dollaro USA si indebolirà nel lungo termine, benché appaia attualmente sottovalutato in termini
di PPA rispetto ad altre monete principali e abbia già perso
notevole valore negli ultimi anni. Per via dell’inflazione
negli USA, la PPA potrebbe lentamente spostarsi su un
livello che giustificherebbe un fair value inferiore per il dollaro USA. Ciò non esclude che nel frattempo il dollaro
Che fare?
Imprenditori e investitori si chiedono come possono anticipare
nelle proprie decisioni d’investimento il probabile scenario caratterizzato da un dollaro sempre più debole. A questo proposito
distinguiamo tra investimenti nell’economia reale a lungo termine e investimenti finanziari a breve termine.
Imprese
Gli imprenditori possono ridurre il rischio di cambio conciliando
il rischio valutario dell’attivo in portafoglio con le passività future.
Se l’impresa opera in paesi emergenti, i dirigenti dovrebbero
investire parte delle riserve in valute corrispondenti. Le imprese
che necessitano di materie prime possono acquisire in portafoglio le monete dei rispettivi offerenti (come il dollaro australiano
o canadese). Le materie prime evidenziano spesso un andamento contrario rispetto al dollaro USA; le monete di paesi ricchi
di materie prime si muovono per lo più in linea con i prezzi delle
materie prime e, di conseguenza, offrono una copertura rispetto
al dollaro USA.
Investitori privati
Gli investitori privati cercano di ottimizzare il rapporto rischio/rendimento attraverso la componente valutaria, spesso senza avere
esigenze valutarie. Un investitore può infatti effettuare un investimento in moneta estera semplicemente perché convinto
possa anche guadagnare sulla base della situazione politica
o di altri fattori. Tuttavia, la tendenza a lungo termine è
confermata dalle diverse priorità della Fed, da un lato, e
della BCE e della BNS, dall’altro. Sulla base dei fondamentali, il dollaro tende quindi alla debolezza, e pertanto la sua
dominanza è destinata a diminuire.
Se consideriamo le funzioni classiche del denaro, il dollaro
rimarrà senza dubbio lo strumento di scambio e l’unità contabile di preferenza. I costi per convertire la negoziazione
del greggio e di altre materie prime in una nuova moneta
sarebbero troppo elevati. Al contrario, la presenza dominante del dollaro nelle riserve e negli investimenti diminuirà
in futuro. Gli altri stati diversificheranno più ampiamente le
proprie riserve, indebolendo ulteriormente il dollaro.
dell’investimento in sé. Attraverso una copertura, un investitore
può mitigare il rischio di cambio ma anche cercare di gestire in
modo mirato gli attivi e i passivi monetari. In linea di principio, un
investitore dovrebbe detenere il proprio patrimonio in un’unica
moneta di riferimento solo se tutti i suoi proventi e i suoi oneri
sono espressi nella sua moneta locale e se non desidera assumere
alcun rischio di cambio. Possibili allocazioni valutarie:
• Riserve delle banche centrali. Nell’orientamento del proprio
portafoglio, gli investitori possono basarsi sull’allocazione
delle riserve valutarie degli istituti di emissione.
• Diritti speciali di prelievo. Per la definizione del portafoglio ottimale, gli investitori possono fare riferimento ai diritti speciali
di prelievo (DSP), quindi al paniere di valute del Fondo Monetario Internazionale. I DSP si basano su dollaro, euro, yen e
sterlina.
• Quote globali di prodotto interno lordo. Un approccio interessante è rappresentato da un portafoglio con una scelta più
ampia di monete, tra cui le divise dei maggiori paesi emergenti.
La diversificazione monetaria aiuta a conservare il potere
d’acquisto globale. Visto il carico strutturale che il dollaro dovrà
sopportare rispetto a molte altre monete, un portafoglio diversificato dovrebbe rivelarsi vantaggioso.
UBS research focus
Il futuro del dollaro USA
Investitori, dirigenti e imprenditori con patrimoni e redditi esposti all’andamento del corso del dollaro USA devono ricordare che l’attuale debolezza
della moneta statunitense potrebbe durare a lungo. Devono valutare come
tutelare al meglio il proprio patrimonio dalle perdite e come approfittare della
forza di altre monete.
Abbonamenti
I clienti UBS possono sottoscrivere un abbonamento a «UBS research focus» contattando il proprio
consulente o scrivendo alla mailbox di Printed & Branded Products:
[email protected]
L’abbonamento elettronico può essere effettuato anche tramite il portale WMR.
24
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Settori
Carla Duss
Settori
Inversione di tendenza per l’industria svizzera
Per i 2 trimestri invernali, l’indicatore congiunturale UBS segnala una nuova
crescita. La maggior parte dei settori dell’industria svizzera però si sta ancora
riprendendo dalla crisi degli scorsi trimestri.
Stando all’indicatore congiunturale UBS, nel
4T2009 l’industria svizzera dovrebbe aver ripreso a
crescere. Con un valore di 0,9 nel 4T2009 e di 1,4 nel
1T2010, il barometro tendenziale del PIL svizzero lascia
intravedere un netto miglioramento della situazione
rispetto all’anno passato. Anche le previsioni di sviluppo
delle attività operative per l’intero 2010 lasciano sperare in
una ripresa dell’industria. Le 300 imprese intervistate da
metà dicembre a metà gennaio prevedono per il 2010 un
incremento degli ordini, una crescita della produzione e un
aumento degli utili rispetto al 2009. Nonostante queste
prospettive ottimistiche, però, le aziende ancora non
osano lanciarsi in grossi piani d’investimento e prevedono
inoltre di operare con un ridotto numero di dipendenti.
Carla Duss
Industria meccanica, elettronica e metallurgica:
rallenta la spirale discendente
Benché nel confronto annuale l’industria meccanica, elettronica e metallurgica (industria MEM) registri ancora dati
scarsi in termini di ordini e fatturato, una riduzione della
produzione e un calo degli utili, nel quarto trimestre questi
elementi negativi si sono rivelati meno forti che nei tre precedenti trimestri. Solo alla forte contrazione dei posti di
lavoro non si è ancora riusciti a porre un freno. Nei settori
MEM la riduzione del personale è superiore alla media di
tutti i settori industriali ed è seconda solo a quella rilevata
nell’industria orologiaia. Dopo 5 trimestri di recessione, per
il 1T2010 le aziende MEM prevedono per la prima volta,
sempre nel confronto annuale, un livello invariato se non
addirittura in leggera crescita di fatturato, prezzi e ordinativi. Sul fronte degli ordini dall’estero, le industrie meccaniche ed elettroniche si dichiarano particolarmente ottimiste.
I tagli al personale dovrebbero però continuare. I produttori svizzeri di macchine, apparecchiature elettroniche e
metalli prevedono nel 2010 di operare con personale
ridotto rispetto al 2009; a fare piani d’investimento sono
principalmente le aziende nel settore elettronico.
La pressione sui prezzi colpisce anche l’industria
orologiaia
L’industria orologiaia era uno dei pochi settori che nella
recessione era riuscita a sottrarsi alla pressione sui prezzi. Il
4° trimestre ha però segnato una svolta sul fronte dell’andamento dei prezzi nel settore – per la prima volta in questo ciclo economico l’industria orologiaia ha visto un calo
dei prezzi dei suoi prodotti. Gli ordini sono diminuiti
26
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
rispetto all’anno scorso, la produzione cala, i tagli al personale continuano e anche la pressione sui fatturati non si
allenta. Solo il calo dei profitti sembra essersi fermato.
Rispetto a questa cupa valutazione dell’andamento delle
attività operative nel 4° trimestre, le previsioni degli industriali svizzeri del settore orologiaio sono relativamente
ottimiste: per il 1° trimestre contano su una stabilizzazione
di produzione, fatturato e utili, un calo della pressione
sugli ordini e tagli al personale solo di lieve entità.
Si arresta la tendenza negativa nell’industria chimica
Stando ai dati emersi dagli ultimi sondaggi UBS, nel 4° trimestre 2009 l’industria chimica sembra essere riuscita a
invertire la tendenza: gli ordini sia nazionali che esteri si
sono stabilizzati, la produzione ha mantenuto lo stesso
livello dell’anno scorso e il fatturato e gli utili sono perfino
cresciuti a parità di livello dei prezzi. Solo sul fronte del
personale si è registrato ancora qualche calo. Gli esponenti
del settore prevedono per l’inizio dell’anno una netta crescita degli ordini esteri e un leggero incremento di quelli
nazionali. La produzione e i fatturati dovrebbero quindi
riprendere a salire, e i tagli al personale finire.
Beni di consumo e materiali quasi alla soglia di crescita?
Fino a metà 2009 una notevole pressione si è accumulata
su ordini, fatturati e utili dell’industria dei beni di consumo
e dei produttori di materiali da costruzioni e materie plastiche, tessili, carta e cartone. Molte anche le flessioni. Da
allora, però, la situazione è andata lentamente migliorando; la spirale negativa non si è arrestata, ma ha rallentato il ritmo! Gli operatori di questi settori prevedono di
poter riuscire a controllare questa dinamica negativa nel
1T2010 e di riconfermare per ordini, produzione, fatturati
e utili gli stessi livelli dell’anno precedente. Si prevede però
un ulteriore calo dei posti di lavoro.
Industria alimentare: tutte le ferite vanno curate,
anche quelle lievi
Nella recessione dello scorso anno l’industria alimentare
svizzera ha dato prova di una discreta resistenza alla crisi:
rispetto ad altri settori, ha dovuto far fronte a un crollo di
ordini, fatturato e utili minore, ridurre meno la produzione
e perdere meno collaboratori. Ora però, mentre molti settori si riavvicinano ai livelli di attività dell’anno passato, l’industria alimentare nel 4° trimestre ancora non riusciva a
vedere chiaramente all’orizzonte questi segnali di schiarita.
Settori
«Andrà meglio l’anno prossimo».
Ecco quindi che gli ordini nazionali e i fatturati sono crollati
nel 4° trimestre ancor più che nel 3°, i tagli al personale
sono continuati a ritmo immutato e neanche la pressione
sui prezzi si è affievolita. Le previsioni per il 1T2010,
invece, testimoniano un certo ottimismo e lasciano ben
sperare in una stabilizzazione.
Alla domanda di quali fossero le loro previsioni economiche per il 2010 gli intervistati hanno risposto con positività:
tutti si aspettano una ripresa degli ordinativi provenienti sia
dal mercato nazionale che da quelli esteri, un incremento
dei fatturati e maggiori utili. Si prevede inoltre un aumento
sia dello sfruttamento delle capacità che della produzione,
anche se con personale ridotto.
Il settore edile in Svizzera continua a tenere il tempo
Le imprese svizzere del settore edile che hanno partecipato
al sondaggio hanno dimostrato una certa continuità anche
nel 4° trimestre: il volume di ordinativi e commesse è rimasto immutato, i fatturati hanno continuato a ristagnare né
si è arrestata la lotta sui prezzi. Malgrado ciò gli esponenti
del settore temono anche per il 1° trimestre un calo del
volume di ordinativi e commesse, una riduzione dei fatturati e un’ulteriore crescita della pressione sui prezzi.
Andrà meglio l’anno prossimo
Il 2009 è stato un anno eccezionale. Le esportazioni svizzere hanno fortemente risentito del crollo del commercio
globale. Senza gli interventi della BNS, che ha stabilizzato il
corso del CHF rispetto all’EUR, la situazione sarebbe stata
ancora più difficile. Ora che l’economia mondiale sembra
riprendersi migliorano anche i segnali che giungono agli
esportatori svizzeri. Per i lavoratori svizzeri invece la crisi
non è ancora superata.
Indicatori selezionati rispetto all’anno precedente
in quota percentuale delle
imprese intervistate
Commesse entrata Svizzera
Commesse entrata estero
1
11
2
12
3
Riserve di lavoro1
11
4
Fatturato totale
12
4
Fatturato export
13
3
1
Magazzino prodotti finiti
8
4
Occupati
9
7
Prezzi di vendita
3
3
Utili
11
4
Cashflow
9
2
minore/molto minore
36
33
19
14
3
Produzione1
1
invariato
molto maggiore/maggiore
1
Evoluzione nel 4° trimestre 2009
Previsioni per il 1° trimestre 2010
20
49
34
27
17
24
35
1
2
43
39
24
24
24
33
32
20
35
1
1
31
38
25
22
1
3
37
36
29
24
40
1
2
32
41
23
0
0
30
25
20
34
1
2
38
31
47
27
13
13
56
43
36
37
46
35
32
52
57
36
32
30
20
37
34
29
29
27
36
1
27
34
L’industria tedesca si trova in una
situazione difficile. La maggior parte
degli indicatori presentano tendenze
di contrazione e le aspettative per il
breve termine non segnalano alcuna
svolta.
1
0
12
10
0
0
10
8
0
0
1
0
1
1
Comparti edili esclusi
Fonte: sondaggio UBS WMR dic. 2009./gen. 2010
Informazioni complementari
Sondaggio UBS: condotto trimestralmente presso circa
400 imprese del settore industriale ed edile (nuovo sondaggio
presso i fornitori di servizi, vedi pagina 30 e seguenti). Le tendenze per il trimestre scorso corrispondono alle proiezioni
dei risultati effettivi, le tendenze per il trimestre corrente corrispondono alle aspettative delle imprese. L’indagine di mercato
si riferisce alle variazioni in confronto allo stesso trimestre
dell’anno precedente.
La valutazione dei dati raccolti viene fatta mediante un indice
di diffusione. La gradazione della scala va da un massimo
di +100 (molto meglio, nettamente superiore) a un minimo
di –100 (molto peggio, nettamente inferiore). Non si tratta
quindi di una variazione percentuale del valore analizzato.
Il calcolo degli aggregati è ponderato per il tasso di occupazione, sulla base dei dati dell’ultimo censimento aziendale.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
27
Settori
Panorama industriale
4o trimestre 2009
Dal 2° trimestre 2007 al 3° trimestre 2009
Commesse
in entrata
dalla
Svizzera1, 2
molto maggiore
Previsioni per il 1o trimestre 2010
Media
dell’industria
Macchinari
2007
2007
2008
2009 2010
2008
2009 2010
Elettrotecnica
Metalli
2007
2007
2008
2009 2010
Chimica
2008
2009 2010
2007
2008
2009 2010
maggiore
invariato
minore
molto minore
Commesse molto maggiore
in entrata
maggiore
dall’estero1, 2
invariato
minore
molto minore
Produzione 1, 2
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Fatturato 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Utili 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Prezzi
di vendita 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Organico 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Dati strutturali
Posti a tempo pieno in 1000 3
Quota di addetti in PMI 6
Quota di addetti in
grandi aziende 6
Quota dell’export: 4
– negli USA
– nell’UE
– in Germania
– in Francia
– in Italia
– in Cina
Creazione di valore lordo
reale in mld di CHF 5
Creazione di valore per posto
a tempo pieno in 1000 CHF 5
968,0
70%
119,7
58%
102,2
53%
101,2
84%
28,4
38%
30%
42%
47%
16%
62%
9,5%
61,9%
20,3%
8,6%
8,8%
2,7%
8,2%
59,6%
23,5%
8,6%
5,2%
5,3%
11,4%
64,0%
25,7%
6,1%
5,2%
3,3%
7,1%
79,5%
37,5%
8,3%
9,6%
1,8%
9,6%
61,0%
22,6%
9,7%
5,4%
1,9%
137,0
15,4
15,6
11,6
9,1
141,5
129,0
153,1
114,7
321,4
Dati fino al 3o trimestre 2008: saldi delle notifiche di «aumento» e «diminuzione» (confronto con l’anno precedente) relative al sondaggio trimestrale UBS WMR.
Dati a partire dal 4o trimestre 2008: media ponderata delle risposte date, indice di diffusione. Avvertenza: i dati non si riferiscono alla variazione percentuale del valore considerato.
2
Industria: media senza edilizia
1
28
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Settori
Orologeria
Commesse
in entrata
dalla
Svizzera1, 2
molto maggiore
2007
2008
2009 2010
Generi alimentari
Beni di consumo
(non food)
Materiali
2007
2007
2007
2008
2009 2010
2008
2009 2010
2008
Edilizia
2009 2010
2007
2008
2009 2010
Volume delle commesse
maggiore
invariato
minore
molto minore
Volume reale di costruzione
Commesse molto maggiore
in entrata
maggiore
dall’estero1, 2
invariato
minore
molto minore
Produzione 1, 2
Fatturato con
ristrutturazioni e rinnovi
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Fatturato 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Utili 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Prezzi
di vendita 1
Prezzi
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Organico 1
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Dati strutturali
Posti a tempo pieno in 1000 3
Quota di addetti in PMI 6
Quota di addetti in
grandi aziende 6
Quota dell’export: 4
– negli USA
– nell’UE
– in Germania
– in Francia
– in Italia
– in Cina
Creazione di valore lordo
reale in mld di CHF 5
Creazione di valore per posto
a tempo pieno in 1000 CHF 5
3
47,9
45%
55,7
51%
54,5
73%
67,1
82%
323,1
90%
55%
49%
27%
18%
10%
13,9%
29,5%
5,4%
6,7%
6,1%
4,9%
11,8%
69,5%
17,6%
10,6%
7,0%
0,3%
8,9%
66,7%
25,4%
8,3%
9,2%
3,4%
4,7%
79,6%
33,5%
9,5%
9,1%
1,7%
7,1
9,1
3,8
12,8
27,8
148,9
163,7
70,3
190,9
86,0
Numero di addetti (in equivalenti a tempo pieno) secondo il censimento aziendale 2008. Fonte: UST
Fonte: statistica del commercio estero 2008 (situazione a maggio 2009)
5
Fonti: BAK Basel, UBS WMR
6
Secondo il censimento aziendale 2005
4
Per motivi di spazio nel panorama industriale vengono presentati
i risultati del sondaggio relativi a diversi comparti.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
29
Settori
Settore dei servizi: consolidamento
Nel complesso, nel 2009 il settore svizzero dei servizi è uscito quasi indenne
dalla recessione: rispetto all’industria, i danni riportati sono stati minimi. Nel
corso del quarto trimestre la situazione non ha subito variazioni di carattere
rilevante, mentre al contrario per il primo trimestre i fornitori di servizi attendono la conclusione delle tendenze alle contrazioni.
Secondo le rilevazioni, per il 2009 il risultato economico svizzero dovrebbe aver subito una contrazione
maggiore dell’1%. In questo difficile quadro, le aziende
svizzere dei servizi hanno tenuto abbastanza bene: se è
vero che in ciascun trimestre si è assistito a una diminuzione di fatturati e utili rispetto all’anno precedente, le
perdite hanno avuto minore impatto rispetto a quello rilevato nell’industria. Nel quarto trimestre però la situazione
nel settore dei servizi non è molto migliorata. Gli utili sono
rimasti al di sotto del livello dell’anno precedente, è proseguita a rilento la riduzione dei posti di lavoro e le perdite
di fatturato sono state maggiori di quanto si attendeva nel
terzo trimestre, soprattutto nelle esportazioni. In ogni caso
per il 2010 i partecipanti al sondaggio contano di giungere di nuovo al livello di attività dell’anno scorso. Utili e
fatturati non dovrebbero subire altri cali, e anche i prezzi
Carla Duss
Buona tenuta dei servizi per le aziende
Nel quarto trimestre, i fatturati dei fornitori di servizi alle
imprese – avvocati, consulenti economici e finanziari, servizi di traduzione e simili prestatori di servizi – si sono attestati sul livello dell’anno precedente. I fatturati delle esportazioni sono stati un po’ più bassi e anche l’utile è sceso
sotto il livello dell’anno precedente. Grazie a organici
invariati, all’atteso utilizzo delle capacità pari al 90% e a
prezzi stabili, per il primo trimestre i fornitori di servizi alle
aziende contano su un aumento del fatturato complessivo
e dei proventi.
alta
Posizionamento settoriale a lungo termine
Prestazioni preliminari
Intermediari
Consumo finale
Servizi informatici
Logistica
Attrattiva di mercato
Chimica
Sanità
servizi sociali
Servizi per
imprese
Immobili, Studi di
architettura
e di ingegneria
Cultura, sport e
formazione
Commercio
al dettaglio
Orologi
Banche
incl. automobili
Approvvigion.
e smaltimento
Commercio
Materie
Alimentari all’ingrosso
sintetiche
Edilizia Elettrotecnica
Prodotti non alimentari
Materiali
Carte e cartone
Media
Macchinari
Creazione di valore
nominale lordo 2009
40 mld CHF
20 mld CHF
10 mld CHF
5 mld CHF
Tessili
debole
forte
Competitività
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Assicurazioni
Materiali edili
Metalli
Turismo
Fonti: BAK Basel, UST, UBS WMR
30
Farmaceutica
Telecomunicazioni
bassa
È possibile rappresentare schematicamente le prospettive a lungo termine
dei settori svizzeri in un’ottica bidimensionale. Il potenziale della
domanda (sull’asse verticale, rappresentato come attrattività del mercato)
viene valutato in base alla crescita di
mercato attesa nel lungo termine. Sul
livello orizzontale si valuta come si
presenta la posizione concorrenziale di
ciascuna azienda del settore dal punto
di vista dell’offerta. A riguardo, tra gli
altri fattori, vengono presi in considerazione redditività e andamento della
produttività. La dimensione del cerchio
nel diagramma simboleggia la creazione di valore nel 2009 dei singoli settori. In linea di massima occorre ricordare che il posizionamento rappresentato nel grafico costituisce una media
del settore (rispetto alla media svizzera
indicata dalle due linee nere.) I singoli
sottosettori e in particolare le singole
aziende potrebbero discostarsi nettamente dal valore medio fornito.
dovrebbero stabilizzarsi. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto da UBS tra dicembre e metà gennaio
presso più di 300 aziende del settore dei servizi.
Settori
Il settore IT di fronte a un’accelerazione di fatturati
e utili?
Benché nel quarto trimestre 2009 rispetto all’anno precedente si sia assistito a un crollo di fatturati e utili e a un
aumento della pressione sui prezzi, gli operatori del settore intervistati sono ottimisti circa l’andamento degli
affari dall’inizio dell’anno: essi si aspettano una crescita
positiva dei fatturati e degli utili, anche se la pressione sui
prezzi dovrebbe durare. Gli organici restano immutati e
l’atteso utilizzo delle capacità si attesta all’87%.
Media svizzeri ancora sotto pressione
L’andamento degli utili del comparto svizzero dei media e
della stampa, dopo aver già subito una contrazione nello
stesso trimestre dell’anno precedente, a fine 2009 è di
nuovo in forte calo; i prezzi sono scesi ancor più del trimestre precedente e si è registrata la rapida continuazione
dei tagli al personale. Tuttavia anche in questo settore le
prospettive per il primo trimestre 2010 sono più rosee: è
infatti atteso un calo esiguo dei fatturati e anche gli utili
non dovrebbero più scendere.
Commercio all’ingrosso vittima della tendenza
al ribasso; logistica fuori dalla crisi
Sin dal primo sondaggio trimestrale condotto da UBS
presso aziende di servizi nel quarto trimestre 2008 le
aziende attive nel commercio all’ingrosso hanno lamentato perdite di fatturato e utili e da inizio 2009 parlano di
tagli al personale e pressione sui prezzi. Ora, dalla metà
dell’anno scorso la dinamica tendente al ribasso sembra
rallentare. Allo stato attuale però il livello di attività dell’anno precedente sembra ancora fuori portata. Anche
per il primo trimestre 2010 i partecipanti al sondaggio
non scorgono ancora alcuna crescita, sebbene pare si
stiano di nuovo avvicinando a piccoli passi verso la soglia
di crescita.
parti le prospettive per il primo trimestre siano di poco
migliori, commercianti al dettaglio e operatori turistici
attendono una crescita settoriale.
Aumento della domanda di credito nel 2009
Nel 2009 le banche attive sul mercato svizzero hanno
investito nel futuro creando nuovi posti di lavoro e aumentando il volume degli investimenti. Grazie alle vantaggiose
condizioni di finanziamento i clienti delle banche svizzere
hanno aumentato fortemente la richiesta di crediti. Non è
però ancora stato possibile arrivare a una stabilizzazione
dell’afflusso di nuovi capitali e degli utili. In ogni caso la
prospettiva per il 2010 sembra ottimistica: le banche partecipanti al sondaggio attendono un nuovo aumento del
volume d’affari, un chiaro afflusso di nuovi capitali e un
positivo andamento degli utili.
Posizionamento settoriale a più lungo termine per
il 2010
Nel contesto del primo numero dell’anno presentiamo
sempre il posizionamento sul mercato a lungo termine dei
vari settori in Svizzera. Tra le imprese di servizi spiccano
soprattutto gli offerenti di servizi informatici con un’elevata attrattiva del mercato, che si traduce in elevate prospettive di crescita. Ma anche la logistica e – a seconda
dell’andamento demografico – il settore sociosanitario,
rimarranno in futuro mercati interessanti. Sono molto concorrenziali le aziende che operano in modo redditizio utilizzando le proprie risorse in modo efficiente essendo
quindi in grado di generare buoni profitti con quante
meno spese possibile. Nel settore dei servizi citiamo ad
esempio le assicurazioni o il commercio all’ingrosso. I settori che in relazione alla loro posizione concorrenziale e
all’attrattiva del mercato si attestano sopra la media settoriale, e che quindi si trovano nel settore in alto a destra nel
grafico – sono considerati settori in crescita.
La situazione è migliore nella logistica, in cui nel quarto trimestre 2009 fatturati, utili e prezzi sono rimasti stabili al
livello dell’anno precedente e si è registrata l’interruzione
dei tagli del personale. Tuttavia, i fatturati delle esportazioni sono stati ancora relativamente deboli. I rappresentanti del settore attendono un miglioramento della situazione nel primo trimestre e contano addirittura su un lieve
aumento degli utili.
Festività all’insegna delle difficoltà
Nonostante la recessione in vista, i turisti delle località
invernali non hanno voluto farsi rovinare le festività natalizie. Tuttavia il turismo svizzero durante le festività natalizie
non ha avuto risultati molto migliori. Il fatturato prodotto
con i turisti svizzeri è sceso di nuovo, il crollo del fatturato
complessivo nel quarto trimestre è stato persino maggiore
che nel trimestre precedente ed è stato necessario tagliare
il personale. Anche nel commercio al dettaglio la voglia di
festeggiare è stata contenuta: anche questo contesto è
stato contrassegnato da perdite di fatturato, calo di prezzi
e utili e taglio di personale. Sebbene in entrambi i com-
Informazioni complementari
Come per il panorama industriale, ci serviamo di un indice di diffusione.
I risultati si situano in una fascia che va da –100 a +100, in cui lo zero
indica una stagnazione e i due valori estremi, rispettivamente, un netto
peggioramento e un netto miglioramento della situazione rispetto all’anno
precedente (il 100% delle aziende indica un forte peggioramento o un
forte miglioramento). Nel valutare le risposte a livello settoriale si tiene
conto del peso economico del settore e delle dimensioni aziendali. I risultati
riportati sono espressione di valori medi ponderati. La prima rilevazione nel
settore dei servizi è stata effettuata a novembre e dicembre 2008.
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
31
Settori
Panorama dei servizi
4o trimestre 2009
Dal 4° trimestre 2008 al 3° trimestre 2009
Media
dei servizi
Fatturato
totale 6
molto maggiore
2008
2009
Previsioni per il 1o trimestre 2010
Servizi
per imprese
2010 2008
2009
IT
2010 2008
Commercio
all’ingrosso
Media
2009
2010 2008
2009
2010 2008
2009
2010
maggiore
invariato
minore
molto minore
Fatturato
export 2, 6
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Utili 6
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Prezzi/
Onorari/
Compensi 6
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
molto maggiore
Disponibilità di permaggiore
sonale speinvariato
cializzato 2, 6
minore
molto minore
Organico 6
molto maggiore
maggiore
invariato
minore
molto minore
Sfruttamento
delle
capacità 2, 3
100%
80%
60%
40%
20%
0%
Dati strutturali
Posti a tempo pieno in 1000 3
Quota di addetti in PMI 3
Quota di addetti
in grandi aziende 3
Creazione di valore lordo reale
in mld di CHF 4
Creazione di val. lordo per posto
a tempo pieno in 1000 CHF 4
1777,5
67%
121,4
89%
62,4
84%
61,6
71%
190,8
83%
33%
11%
16%
29%
17%
233,8
19,1
9,4
6,9
33,6
131,5
157,5
151,2
106,5
176,1
1
Non sono compresi i risultati dei fornitori di servizi finanziari 2 Non sono compresi i risultati di turismo e commercio al dettaglio 3 Settore alberghiero: occupazione di posti letto
Fonti: BAK Basel, UBS WMR 5 Numero di addetti (in equivalenti a tempo pieno) secondo il censimento aziendale 2005. Fonte: UST
6
Indice di diffusione. Media ponderata delle risposte date
4
32
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
Settori
Banche:
Cifre annue dal 1998 al 2009
Immobili, Studi
di architettura
e di ingegneria
Logistica
2008
2009
2010 2008
2009
Previsioni per 2010
Commercio
al dettaglio
Turismo
2010 2008
2009
2010 2008
2009
Banche
2010
Volume
degli affari
Fatturato totale 6
Fatturato con progetti
di ristrutturazione
Fatturato
(ospiti stranieri)
Fatturato con alimentari
e beni voluttuari
2000
2005
2010
Afflusso di
nuovi fondi
Utili
Margini
d’interesse
Volume reale degli ordini
Prezzi dei pernottamenti
Margine lordo totale
Commissioni
Organico
Fatturato per m 2
di superficie di vendita
molto magg.
maggiore
Investimenti
invariato
minore
molto minore
121,9
79%
154,9
84%
197,6
87%
358,1
62%
111,7
20%
21%
16%
13%
38%
80%
6,0
19,5
12,7
32,0
38,7
49,3
125,8
64,1
89,4
346,7
UBS outlook Svizzera 1/ 2010
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Wealth Management Research è pubblicato da Wealth Management & Swiss Bank e Wealth Management Americas, Divisioni d’affari di UBS AG (UBS) o da una
sua affiliata. In alcuni paesi, UBS AG viene indicata come UBS SA. Questa pubblicazione viene distribuita al solo fine informativo e non rappresenta né un’offerta
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basa su numerosi presupposti. Presupposti diversi potrebbero dare risultati sostanzialmente diversi. Alcuni prodotti e servizi sono soggetti a restrizioni legali e non
possono essere offerti in tutto il mondo in modo incondizionato e/o potrebbero non essere idonei alla vendita a tutti gli investitori. Tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento sono state ottenute da fonti ritenute attendibili e in buona fede, tuttavia si declina qualsiasi responsabilità, contrattuale o
tacita per mancanza di accuratezza o completezza (a eccezione delle divulgazioni d’informazione relative a UBS e alle sue affiliate). Tutte le informazioni e le opinioni così come i prezzi indicati si riferiscono unicamente alla data della presente pubblicazione e sono soggetti a cambiamenti senza preavviso. Le opinioni qui
espresse possono discostarsi o essere contrarie alle opinioni espresse da altre aree di attività o divisioni di UBS a seguito dell’utilizzo di presupposti e/o criteri diversi.
In ogni momento UBS AG e altre società del gruppo UBS (o dipendenti di queste società) possono avere posizioni lunghe o corte in questi strumenti finanziari o
effettuare operazioni in conto proprio o in conto terzi o fornire consulenza o altri servizi all’emittente di questi strumenti finanziari o a un’altra società collegata
all’emittente. Alcuni investimenti possono non essere immediatamente realizzabili, dal momento che lo specifico mercato può essere illiquido, e di conseguenza
la valutazione dell’investimento e la determinazione del rischio possono essere difficili da quantificare. UBS fa affidamento su ostacoli all’informazione per controllare il flusso di informazioni contenute in una o più aree in seno a UBS o in altre aree, unità, divisioni o affiliate di UBS. Operazioni su futures e opzioni sono particolarmente rischiose. Il risultato passato di un investimento non rappresenta alcuna garanzia della sua futura evoluzione. Alcuni investimenti possono essere soggetti a improvvise e consistenti perdite di valore e allo smobilizzo dell’investimento è anche possibile ricevere una somma inferiore a quella inizialmente investita o
dover effettuare un versamento integrativo. Le variazioni dei corsi di cambio possono avere un effetto negativo sul prezzo, sul valore o sul rendimento di un investimento. Considerata la nostra impossibilità di tenere conto degli obiettivi d’investimento, della situazione finanziaria e delle esigenze particolari di ogni singolo
cliente, vi raccomandiamo di rivolgervi a un consulente finanziario e/o fiscale per discutere le implicazioni, comprese quelle fiscali, dell’investimento in uno qualunque dei prodotti menzionati nel presente documento. Questo documento non può essere riprodotto e copie di questo documento non possono essere distribuite senza la preventiva autorizzazione di UBS o di un’associata di UBS. UBS proibisce espressamente la distribuzione e il trasferimento per qualsiasi ragione di
questo documento a parti terze. UBS non si riterrà responsabile per reclami o azioni legali di parti terze derivanti dall’uso o dalla distribuzione di questo documento.
Questo documento è destinato alla distribuzione solo secondo le circostanze permesse dal diritto applicabile.
Australia: Distribuito da UBS Wealth Management Australia Ltd (detentrice della licenza «Australian Financial Services» n. 231127), Chifley Tower, 2 Chifley Square,
Sydney, New South Wales, NSW 2000. Austria: Questa pubblicazione non costituisce né un’offerta pubblica né una sollecitazione di offerta ai sensi del diritto
austriaco e sarà utilizzata esclusivamente in situazioni non equivalenti a quelle di un’offerta pubblica di titoli in Austria. Il documento può essere utilizzato esclusivamente dal destinatario diretto di tali informazioni e non può essere ceduto in alcun caso ad altri investitori. Bahamas: Questa pubblicazione é distribuita ai clienti
privati di UBS (Bahamas) Ltd e non può essere distribuita a persone definite come cittadini bahamensi o residenti dalle «Bahamas Exchange Control Regulations».
Canada: In Canada, la presente pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Wealth Management Canada da UBS Investment Management Canada Inc.. Dubai:
Research è pubblicato da UBS AG Dubai Branch all’interno del DIFC; è inteso unicamente per clienti professionali e non per un’ulteriore distribuzione negli Emirati
Arabi Uniti. EAU: Il presente rapporto di ricerca non costituisce un’offerta, una vendita o una consegna di azioni o altri titoli ai sensi della legislazione degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Il contenuto di questo rapporto non è stato e non sarà approvato da alcuna autorità degli Emirati Arabi Uniti, ivi compresa la Banca Centrale
degli EAU oppure la «Dubai Financial Services Authority», la «Emirates Securities and Commodities Authority», il «Dubai Financial Market», l’«Abu Dhabi Securities Market» o qualsiasi altra borsa degli EAU. Francia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti attuali e potenziali di UBS (France) SA, «société anonyme» francese con capitale sociale di € 125.726.944, 69, boulevard Haussmann F-75008 Parigi, R.C.S. Paris B 421 255 670. UBS (France) SA è un fornitore di servizi di investimento debitamente autorizzato secondo i termini del «Code Monétaire et Financier» francese e regolato dalle autorità bancarie e finanziarie francesi quali la
«Banque de France» e la «Autorité des Marchés Financiers». Germania: La presente pubblicazione è distribuita ai sensi della legge tedesca da UBS Deutschland
AG, Bockenheimer Landstrasse 2– 4, 60306 Frankfurt am Main. UBS Deutschland AG è autorizzata e regolata dalla «Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht». Hong Kong: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS AG Filiale di Hong Kong da UBS AG Filiale di Hong Kong, banca autorizzata ai sensi della
«Hong Kong Banking Ordinance» e istituto registrato ai sensi della «Securities and Futures Ordinance». Indonesia: La presente ricerca o pubblicazione non è intesa
come offerta pubblica di titoli ai sensi della Legge indonesiana sui mercati dei capitali e delle sue disposizioni esecutive. I titoli menzionati in questo materiale non
sono stati e non saranno registrati secondo la Legge indonesiana sui mercati dei capitali e le sue disposizioni. Italia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di
UBS (Italia) S.p.A.. Via del vecchio politecnico 3 – Milano, banca debitamente autorizzata alla prestazione dei servizi di investimento dalla «Banca d’Italia» e sottoposta alla supervisione della «Consob» e della «Banca d’Italia». Jersey: UBS SA, filiale di Jersey, è regolata e autorizzata dalla Commissione per i servizi finanziari
di Jersey al fine di svolgere attività bancarie, di investimento e di gestione di fondi. Lussemburgo: La presente pubblicazione non deve essere intesa come un’offerta pubblica ai sensi del diritto del Lussemburgo, ma può essere messa a disposizione a scopo informativo ai clienti di UBS (Luxembourg) S.A., una banca regolata e sotto la supervisione della «Commission de Surveillance du Secteur Financier» (CSSF), alla quale la presente pubblicazione non è stata sottoposta per l’approvazione. Regno Unito: Approvata da UBS AG, autorizzata e regolata nel Regno Unito dalla «Financial Services Authority». Membro della Borsa Valori di Londra. Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Londra nel territorio del Regno Unito. Laddove i prodotti o i servizi forniti provengano da paesi esterni al
Regno Unito, gli stessi non saranno coperti dalla legislazione del Regno Unito o dal Financial Services Compensation Scheme. Singapore: Per qualsiasi questione
derivante da o in connessione con l’analisi e il report, siete pregati di contattare UBS AG Singapore branch, un «exempt financial adviser» ai sensi del «Singapore
Financial Advisers Act» (Cap. 110) e banca autorizzata in base al «Singapore Banking Act» (Cap. 19) sottoposta alla vigilanza della Monetary Authority of Singapore. Spagna: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Bank, S.A. da UBS Bank, S.A., banca registrata presso la «Banca di Spagna». USA: Distribuita
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Services Inc. è responsabile del contenuto di una relazione elaborata da un’affiliata non statunitense quando distribuisce relazioni alle «US person». Tutte le transazioni effettuate da una «US person» e riguardanti i titoli citati in questa relazione devono essere eseguite da una società di negoziazione titoli registrata negli
Stati Uniti e affiliata a UBS, e non da un’affiliata non statunitense.
Versione aggiornata a gennaio 2010.
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