geniodonna www.geniodonna.it • www.geniodonna.ch Insieme per la parità nne che o d e l l a a La parol g.10-14) a p ( à t t i c e guidano l Premiato dalla UE - progetto Geniodonna I.D. 7671128 - Interreg Italia/Svizzera Fondo Fesr Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Como Periodico delle pari opportunità di Como e del Cantone Ticino - Anno 2 - N. 23/24 -Settembre/Ottobre 2011 per una società paritaria gd E dopo Siena? Un progetto partecipato per una forte presenza di donne elette ta un po’ burocratica che ha dato la parola solo alle organizzazioni “ufficiali”. Dopo una prima giornata in cui sono stati snocciolati i problemi che affliggono le donne, dal lavoro alla maternità passando per quote rosa e precarietà, nella seconda giornata si è parlato del che fare, di come creare una rete, organizzarsi in gruppi e rappresentanze locali, di come coinvolgere le amministratrici di Comuni ed Enti locali, di come fare arrivare a livello politico le proposte chiare e precise delle donne. La domanda che ci poniamo immediatamente e con più urgenza, dopo aver verifica- to la potenzialità del movimento, è: “Quale progetto?” L’impressione è che si sia ancora lontane dall’organizzazione che sceglie coralmente, mettendo a frutto le tante idee che nelle varie città e sedi le donne esprimono, individuando e selezionando obiettivi e modi per sviluppare una propria strategia politica. Di certo i movimenti che si sono creati in questi mesi attorno ai referendum e settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 1 di Andrée Cesareo H a detto qualcuno che il 13 febbraio è stata una manifestazione contro lo svilimento e la strumentalizzazione continua della figura della donna da parte soprattutto della politica. La due giorni di Siena (9 e 10 luglio) ha invece avuto un sapore diverso: sicuramente perché ha voluto rivitalizzare i movimenti che si sono creati sotto l’acronimo Snoq (Se Non Ora Quando?) in moltissime città italiane e far incontrare tutte o quasi le associazioni femminili, da quelle storiche alle neonate. Anche Geniodonna, periodico che è voce sulle pari opportunità dentro il movimento, ha partecipato all’incontro di Siena con proposte precise. Purtroppo non siamo riuscite a far sentire la nostra voce, sia per l’alto numero di adesioni sia anche per una scel- gd per una società paritaria alle elezioni amministrative insegnano che il network è un ottimo mezzo, ma il problema potrebbe essere quello che sempre scaturisce dai movimenti spontanei: quello di azzerare le specificità delle realtà locali. Oltre a questo problema, che potremmo definire “organizzativo”, ve n’è un altro più squisitamente politico: come si può pensare di raggiungere obiettivi di “politica al femminile”, se non aumentando la presenza delle donne nelle sedi istituzionali? Certo bisogna fare scelte, sintetizzando fra le varie idee e proposte: è proprio qui che il movimento femminile deve dare prova di sé, riuscendo a portare all’esterno tematiche, ri- chieste o risposte chiare e univoche, valorizzando sempre tutte le differenze presenti. Solo così potrà investirne le forze politiche e, quando si tratterà di partecipare alle prossime elezioni, potrà informare l’opinione pubblica dell’esistenza di un nuovo modello di amministrazione e di partecipazione alla vita politica. Donne facciamo rete Il primo incontro nazionale a Siena di “Se non ora quando?” – Dalla “proporzionale sessuale” delle donne di Grosseto alle iniziative fiorentine contro la misoginia, alla lotta per la parità di salario delle lavoratrici di Modena... dersi per due giorni nella piazza Sant’Agostino per un confronto sulle grandi contraddizioni della vita delle donne oggi in Italia. Le portavoci di 30 comitati e 10 associazioni, 15 testimoni singole, qualche voce del femminismo storico e un pugno di donne della politica, del sindacato e delle istituzioni, hanno parlato per 3 minuti ciascuna dandosi la staf- fetta in 55 interventi. Prese nel “gioco della rete”, migliaia di altre donne in simultanea hanno seguito via Internet l’evento dal blog del comitato nazionale, in barba alla scelta della Rai e di tanti quotidiani di non parlare dell’evento. Le donne presenti a Siena, rappresentanti di tutte le generazioni, hanno tracciato una narrazione di sé attraverso 2 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 di Idapaola Sozzani S i è svolto a Siena il 9 e 10 luglio scorsi il primo appuntamento nazionale della Rete delle Donne Snoq (Se Non Ora Quando?) che il 13 febbraio era riuscita a mobilitare nelle piazze italiane decine di migliaia di donne, e che ha convinto un migliaio fra loro a se- per una società paritaria le esperienze concrete compiute dopo il 13 febbraio nel Paese, con uno stile del “prendere la parola” che dialoga e si relaziona. I comitati Snoq di Milano, Torino e Napoli hanno rivendicato alla passione messa dalle donne nelle campagne elettorali 2011 un modo nuovo di fare politica che ha prodotto coalizioni aperte alla sperimentazione e all’ascolto della società civile, e giunte comunali in cui le donne sono finalmente aumentate di numero. Le donne toscane vogliono il cambiamento delle leggi elettorali in Italia, perché consentono oggi una cooptazione grossolana, in qualche caso volgare, rendendo le elette ostaggio di un sistema di potere sottratto alla verifica democratica dei cittadini. Le donne di Grosseto propongono una vera e propria “proporzionale sessuale”, un rapporto fondato sulla percentuale di popolazione femminile e maschile nei territori, sull’esempio della proporzionale etnica vigente in Alto Adige. A Firenze è nata un’iniziativa forte contro gli stereotipi di genere e la misoginia della pubblicità, nonché del linguaggio della comunicazione. Dalla Campania e dalla Locride sono giunte drammatiche testimonianze sull’emergenza legalità. Il comitato formato da 100 donne di Siracusa ha raccontato il doloroso ritorno della violenza sulle donne nei contesti di disoccupazione e degrado sociale. Nel Nordest in crisi, dove i licenziamenti mordono di più le lavoratrici madri, è Snoq Verona a denunciare il ritorno alla prassi ricattatoria delle lettere di dimissioni in bianco imposte come condizione per l’assunzione. gd È stato sottolineato il tema della fatica e della negazione del corpo femminile nei luoghi di lavoro, pensati e organizzati sempre e solo “al maschile”. Precarietà e inoccupazione femminile preoccupano anche le 5000 donne riunite nel comitato di Sassari, assieme alle lavoratrici della conoscenza e della cultura di Modena che sollecitano stipendi uguali per uomini e donne a parità di mansioni. Sul nesso maternità-lavoro a tutte pare evidente come le donne moderne non vivano più nella loro coscienza una contrad- dizione tra queste sfere di vita: le donne sono consapevoli del valore sociale del lavoro e della funzione riproduttiva e rivendicano la maternità come diritto attraverso politiche di conciliazione e di riequilibrio dei ruoli di genere nella coppia genitoriale. Dalle donne delle istituzioni presenti a Siena e che avevano firmato l’appello del 13 febbraio è stata segnalata infine l’urgenza di superare schieramenti e appartenenze partitiche in vista della battaglia comune per i diritti delle donne e delle aree di diseguaglianza. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 3 gd per una società paritaria Più donne in Parlamento Una freccia all’arco dei progetti femminili per la nascita del sistema paritario di Maurizio Michelini L a nostra Repubblica, venendo meno al dettato della Costituzione, non ha dato vita a una società equa: abbiamo sotto gli occhi il sistematico vantaggio degli uomini in tutti i settori. La discriminazione delle donne negli affari pubblici e privati, e perfino nei diritti, non è solo una questione di equità, ma è il prodotto del disequilibrio dello stesso sistema democratico, di per sé duale, che tuttavia vive privandosi dell’apporto pieno dell’intelligenza di metà della sua popolazione. Il ruolo paritario delle donne Il pieno apporto delle donne alla democrazia è requisito per la stessa vitalità della società, per la sua possibilità di progredire. I movimenti femminili innanzi tutto debbono attuare un rovesciamento di ottica: questa società zoppica e traballa perché è dimezzata, è un organismo sociale distorto. Le istituzioni hanno un’impronta prevaricante e unidirezionale: “Non sono le donne ad avere bisogno delle istituzioni, ma sono le istituzioni che hanno urgente necessità di avere un maggior numero di donne” (senatrici Cinzia Dato e Vittoria Franco). La democrazia ha bisogno di più donne. Il pieno accesso delle donne in tutti i settori chiave è l’unica strada per la costruzione della democrazia paritaria e per potere crescere in un equilibrio che generi espansione economica e benessere per tutti. Nuove regole elettorali Qui siamo al primo punto strategico, la prima freccia che Geniodonna propone ai movimenti femminili: individuare autono- 4 - GD n. 23/24 - mamente e coralmente nuove regole elettorali da proporsi come obiettivi paritari da realizzare, per avere un maggior numero di donne in Parlamento, e proporle come obiettivi a forze politiche e associazioni. Non si può continuare ad avere un Parlamento la cui composizione non è decisa dai cittadini: tutti vedono che un Parlamento di designati dalle segreterie dei partiti, e oggi anche coalizioni costruite con metodi mercantili, non possono che produrre norme che continuano a perpetuare le discriminazioni femminili e a imporre leggi che violano la libertà delle donne e degli individui (vedi le norme sul fine vita, la bocciatura della legge di aumento delle pene per la violenza omofoba, il non riconoscimento delle unioni di fatto e gay, per citare solo le più recenti). settembre/ottobre 2011 per una società paritaria il Paese ne ha bisogno gd un obiettivo dei movimenti per guarire questa democrazia dimezzata Il punto di arrivo della Corte Costituzionale S i può avere un maggior numero di donne in Parlamento e nelle assemblee elettive? Vi è spazio per norme innovative? La Corte Costituzionale aveva nel ’95 giudicato illegittime le norme di tutela (quote) dell’elettorato femminile (sentenza 422 del 1995). Da allora molto è cambiato. Valle d’Aosta, 2003 Infatti la Corte con la sentenza 49 del 2003 ha ritenute legittime le norme della Valle d’Aosta per le quali le liste elettorali, per essere valide, debbono comprendere candidati di entrambi i sessi: gli obblighi, nota la Corte, operano solo sulla libertà di formazione delle liste dei partiti e non sulla libertà di voto dell’elettore e rispettano la parità dei sessi. Legge Costituzionale, 2003 Successivamente, sempre nel 2003, con la Legge Costituzionale n.1 viene modificato l’articolo 51 della Costituzione. Al testo originario “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione di uguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge”, è aggiunta la frase: “A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”; il che apre la strada all’adozione di misure paritarie sostanziali in materia elettorale. Corte Costituzionale, 2005 La legittimità di questa norma è stata con nettezza ribadita, ordinanza n. 39 del 2005 della Corte Costituzionale, e il principio è stato poi “esportato” negli statuti delle Regioni. La doppia preferenza della Campania, 2010 Decisiva è la sentenza n. 4 del 2010 con cui la Corte ha respinto il ricorso del Governo contro la legge della Regione Campania. Questa prevede la possibilità di esprimere due voti di preferenza, di cui una “deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza”; inoltre nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati. Il meccanismo viene giudicato strumento legittimo di riequilibrio fra i due generi, evitando di prefigurare un risultato elettorale: la norma, dice la Corte, assegna solo una facoltà, volta al riequilibrio, ma non lo impone, è una misura promozionale, non coattiva. Inoltre la normativa della Campania, introducendo la seconda preferenza, che l’elettore può utilizzare solo se vuole, allarga le possibilità di scelta del votante che, se decide di non avvalersene, non viene privato della prima preferenza. Alle regionali del 2010, effettuate con le nuove norme le donne presenti nel Consiglio regionale della Campania sono passate da 2 a 14. Questa evoluzione giurisprudenziale, sostenuta anche a livello europeo (trattato di Nizza in vigore dal 1° febbraio 2003), apre margini di iniziativa ai movimenti femminili: con l’aiuto di costituzionalisti ed esperti, si possono tracciare ipotesi di nuove norme da tradurre sul piano politico che puntino al riequilibrio e alla realizzazione di una parità oggettiva e non solo formale. Le proposte delle donne, elaborate autonomamente e con il contributo di tutte, saranno un punto di confronto con partiti e forze politiche e sociali. Oltre alla parità elettorale, Geniodonna ha individuato altre 3 “frecce” che possono introdurre nuove modalità di vita paritaria: 1) il congedo parentale obbligatorio anche per il partner, della stessa durata del congedo di maternità, retribuiti entrambi al 100% per una nuova gestione paritaria del nucleo familiare; 2) la parità di retribuzione per ruoli uguali; 3) il recupero al lavoro, con incentivi alle imprese e agli individui, di 2 milioni di donne divenute inattive e di 2 milioni e mezzo di giovani fino ai 29 anni che non hanno trovato lavoro e sono a loro volta divenuti fantasmi per il lavoro. Esamineremo in una seconda puntata le valenze paritarie di questi 3 obiettivi. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 5 l’evoluzione femminile Da sin.: Michelle Perrot, Nicole Bacharan, Françoise Heritier, Sylviane Agacinski. Vita dura per le donne su un pianeta dominato dagli uomini di Maria Tatsos della condizione femminile dalla Preistoria a oggi, mostrando quale ruolo le società, in luoghi e tempi diversi, hanno riservato alle donne. Un’analisi tutt’altro che facile, visto che la Storia è sempre stata scritta dai vincitori, ossia dal sesso dominante. La tentazione sarebbe quella di dire che la Storia delle donne inizia nel XX secolo, quando finalmente la loro lotta le porta a essere padrone del proprio destino. Ma è una visione comunque limitata al mondo occidentale: in buona parte del mondo, le donne continuano a vedere i propri diritti calpestati. Ma non per questo le loro vite sono prive d’importanza. La Storia che questo saggio racconta non è sempre “bella” – come dice il titolo – ma è sofferta, tuttavia ci è riportata senza toni arrabbiati e con rigore scientifico. Geniodonna l’ha letto e ha selezionato gli spunti più interessanti e curiosi. 6 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Q uattro donne e una grande sfida: raccontare qualche millennio di Storia dal punto di vista femminile. La saggista francese Nicole Bacharan ci è riuscita coinvolgendo tre studiose d’alto livello: l’antropologa Françoise Héritier, docente al Collège de France; la storica Michelle Perrot, specialista di Storia delle donne, e la filosofa Sylviane Agacinski, autrice di studi sulla differenza sessuale. Ne è scaturito il volume La plus belle histoire des femmes, uscito di recente in Francia (edizioni Seuil). Un viaggio appassionante alla scoperta Pubblicato in Francia da Seuil La plus belle histoire des femmes, un viaggio appassionante e scientifico nella condizione femminile dalla preistoria ad oggi l’evoluzione femminile La differenza parte dalla Preistoria Uomini e donne nelle società primitive avevano compiti complementari: i primi cacciavano, le seconde raccoglievano. Una divisione che nasceva, probabilmente, da condizioni oggettive: una donna incinta o che allatta corre di meno. Benché dalla raccolta di cibo venisse l’80% del nutrimento del gruppo e dalla caccia solo il 20%, ovunque il ruolo maschile era più valorizzato. È un elemento costante, in tutte le epoche e le latitudini. La donna è una pentola Il “privilegio esorbitante di generare” – mettendosi da un punto di vista maschile – indica lo stupore di fronte alla capacità misteriosa delle donne di dare la vita. Gli uomini primitivi cercano una risposta: non può trattarsi di un potere femminile, il merito deve essere dell’uomo che impianta la vita nel ventre della donna. In Africa, si dice ancora che “la donna è una pentola”. Questo “modello arcaico dominante” giunge fino ai nostri giorni, quando si affronta con un bambino piccolo il tema dell’arrivo di un fratellino. Oltre a cavoli e cicogne, la spiegazione classica: “papà mette un semino nella pancia di mamma”, riflette l’immagine della pentola. È la stessa mentalità dello stupro di guerra: l’identità dell’individuo – persino politica e religiosa – è nello sperma del padre. “Tu metterai al mondo un franchista!”, dicevano i franchisti alle donne repubblicane che violentavano durante la guerra di Spagna. la libertà e controlla il suo corpo. Fino alla menopausa. Nella maggioranza delle società primitive, la perdita della fecondità la marginalizza e la lascia senza protezione. Tranne pochi casi fortunati: presso gli indiani Piegan in Canada, per esempio, una donna di lignaggio importante con la menopausa può diventare “una donna con il cuore d’uomo”: è libera quanto un maschio, parla in assemblea, beve alcol e può persino urinare in piedi. Menopausa: “una donna con il cuore d’uomo” Per essere certo che il figlio sia suo, l’uomo priva la donna delsettembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - gd Guerriere adolescenti e non più feconde L’esistenza di donne guerriere in alcune società non è una prova sufficiente del matriarcato, ipotizzato da Johann Bachofen ma senza nessun riscontro storico. Adolescenti e donne in menopausa combattevano presso i Galli e alcuni popoli africani. Alla donna feconda, invece, era vietato, perché perdendo il sangue mestruale era meno vitale. Sono esistite anche società matrileari, dove l’eredità familiare passava attraverso gli zii materni, senza che le donne godessero di poteri particolari. Inferiorità femminile: il fondamento della società Filosofia e religione sono alleate, dall’antichità classica in poi, per legittimare l’ordine sociale, che vede le donne sottomesse e costrette a interiorizzare la loro inferiorità. Con un unico obiettivo: quello di diventare madri e preferibilmente madri di maschi. Cristo è un rivoluzionario nelle sue relazioni con le donne, ma la Chiesa non pone i due sessi su un piano di parità. Sant’Agostino dice che l’uomo è stato creato “per la gloria di Dio” e per il suo spirito, mentre la donna è stata creata “per la gloria dell’uomo” e per il suo corpo. Anche la Chiesa ha le sue sante, ma donne contemplative come Teresa d’Avila, che diceva di avere un legame diretto con Dio, sono sempre state viste come rivali dei sacerdoti nell’interpretazione delle sacre scritture. Tutti a scuola: la rivoluzione dei protestanti Lutero e Calvino non furono certo femministi, ma il protestantesimo ha aperto le porte all’alfabetizzazione delle donne. 7 gd l’evoluzione femminile Ogni persona, infatti, doveva essere in grado di leggere la Bibbia. Le statistiche dimostrano che nel XVIII secolo nel nord Europa (Inghilterra, Germania, Scandinavia, Olanda) maschi e femmine avevano lo stesso livello di alfabetizzazione, mentre in Italia, Portogallo e Spagna il divario era esclusivamente a vantaggio dei maschi. nare a essere considerata, da un punto di vista femminile, come un potere. La liberazione delle donne non passa più attraverso il rifiuto della maternità, ma attraverso il suo controllo. La contraccezione: riappropriarsi del corpo La grande rivoluzione del XX secolo è stata la separazione di sessualità e procreazione. Grazie alla contraccezione, il ventre femminile si affranca da secoli di controllo maschile. Un personaggio interessante in questo processo è Margaret Sanger, un’infermiera newyorkese che aveva visto morire sua madre per sfinimento dopo 18 gravidanze. Nel 1914, inventa il concetto di “controllo delle nascite” e nel 1921 scrive What every girl should know e fonda l’American Birth Control League. Insieme a Marie Stopes ha fondato cliniche e centri informativi. Ma è anche finita in prigione per le sue idee, ritenute oscene. Secondo Agacinski, con l’accesso alla contraccezione e all’aborto, la fecondità può tor- artigiani, nelle botteghe… Ma fin dal Medioevo le donne non hanno mai avuto un riconoscimento imprenditore cattolico cerca di organizzare un minimo di divisione fra i sessi. Ma con la prima guerra mondiale le donne diventano più numerose degli uomini, spediti al fronte, e assumono anche il ruolo di sovraintendenti. Le prime leggi sull’assicurazione malattia e la protezione del lavoro delle donne nascono nella Germania di Bismarck e poi in altri Paesi protestanti dove gli imprenditori, per filantropia o per interesse privato, non vogliono sfruttare la classe operaia. Nel 1891 una legge francese riduce l’orario di lavoro delle donne a 10 ore (in Italia, una legge del 1902 limita l’orario a 12 ore, che diventano 11 nel 1934 solo per le minori di 15 anni). Il riconoscimento della parità di salario è giunto molto più di recente: nel 1946 in Francia e nel 1956 in Italia, dove una legge nazionale ha recepito una norma dell’Ilo (International Labour Organization) del 1951. Ma è un obiettivo lungi dall’essere raggiunto. Le professioni femminili (quelle a prevalenza di donne almeno nelle corporazioni, a eccezione delle vedove. Con la rivoluzione industriale, entrano in fabbrica, ma sono soggette agli abusi sessuali dei caporeparti. La promiscuità è malvista e qualche al 75%) sono considerate sottoqualificate e dunque sottopagate. Anche in ambito intellettuale: un esempio è il mestiere di traduttrice, molto femminile e quindi spesso mal pagato. 8 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 La parità di retribuzione è ancora utopia Il lavoro delle donne è sempre esistito: nei campi, nei laboratori testamento biologico gd Fine vita, solo al medico la parola decisiva Alla Camera la destra approva norme che riducono la volontà del paziente a semplice orientamento e rendono obbligatoria l’alimentazione forzata di Anna Cardinali* chi raggiunga lo stato vegetativo dopo una perdurante condizione di inabilità intellettiva saranno inefficaci, mentre potranno essere valutate limitatamente ai casi estremi di pazienti che presentino “accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale” (se ne stimano attualmente in Italia circa 2.500), ovvero con encefalogramma piatto. Il medico sarà sempre e comunque obbligato a somministrare al paziente acqua e cibo, fatte salve le limitate e residuali ipotesi in cui “non risultino più efficaci nel fornire al paziente in fase terminale i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo”. È chiaro che il disegno di legge approvato introduce nel sistema normativo una serie di divieti piuttosto che di diritti. La sensazione è che la politica si sia impadronita di una questione che, riguardando la persona quale individuo piuttosto che quale membro della collettività, meritava di essere trattata attribuendo maggior rilievo alle istanze della gente comune. Il lavoro parlamentare ha suscitato, ed è destinato a suscitare, ampie critiche: la salute costituisce nel nostro sistema un diritto e non un obbligo, e mantenere in vita attraverso idratazione e alimentazione forzate costituisce violazione di un diritto fondamentale della persona. La legge, così formulata, svaluta la libertà dell’individuo di autodeterminarsi e di concludere la propria esistenza in modo dignitoso. Per contro attribuisce al medico responsabilità ultronee rispetto al suo mandato professionale, obbligandolo di fatto a quell’accanimento terapeutico, formalmente censurato, contrario ai canoni della scienza medica, cui il paziente non può sottrarsi, avendo perso le facoltà mentali e fisiche per evitare trattamenti inidonei al ripristino di condizioni di vita compatibili con l’umano decoro. Prima che il Senato ponga il proprio sigillo su una legge tanto attesa quanto insoddisfacente è pertanto auspicabile che i mondi della scienza, dell’etica e del diritto offrano il loro irrinunciabile contributo per pervenire a soluzioni condivise e coerenti con il sentire collettivo. *avvocata settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 9 L o scorso 12 luglio, la Camera ha deliberato il testo di legge sul Testamento biologico, inviato ora al Senato per la definitiva deliberazione. Il disegno di legge, composto da 9 articoli, s’intitola Disposizioni di Alleanza Terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento. Il testo normativo definisce la vita quale “diritto inviolabile e indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza” e pone un chiaro divieto a ogni forma di eutanasia. A tutti i cittadini maggiorenni e capaci d’intendere e volere è attribuito il diritto di formalizzare il proprio testamento biologico e di nominare un fiduciario deputato a farlo valere (esclusi però i conviventi), tuttavia esso costituirà solo l’espressione dell’orientamento del paziente, avrà un’efficacia limitata a 5 anni, assumerà rilievo solo allorché l’interessato versi in stato vegetativo, non sarà vincolante per il medico e non potrà riguardare alimentazione e idratazione. Su tali presupposti le Dat rese da gd Donne in politica Lo scorso giugno Giuliano Pisapia, neo-sindaco di Milano, ha reso nota la sua Giunta che, come promesso, è composta per il 50% da donne. Ed è proprio da Milano che comincia il viaggio-inchiesta di Geniodonna per scoprire chi sono le donne che fanno politica e che amministrano piccole e grandi realtà: quali sono i loro progetti? Che difficoltà incontrano? A quali principi si ispirano? Alcune sono all’inizio della loro “avventura”, altre invece praticano da anni il difficile ruolo politico in un mondo in cui la logica maschile è prevalente. Tutte però sono accomunate dalla profonda convinzione che le pari opportunità sono ancora lontane, ma che con passione e volontà le cose si possono cambiare. Abbiamo raccolto le loro testimonianze nelle interviste di Laura Dotti, Laura Frigerio, Manuela Moretti, Pierangelo Piantanida, Idapaola Sozzani. Il cambiamento e lo sguardo femminile sulla realtà. Credo nella cultura come potenziamento e trasformazione della comunità Daniela Benelli Milano Assessora all’Area metropolitana, Decentramento e Municipalità, Servizi Civici 59 anni. Ha diretto la Casa della Cultura e grazie a lei lo spazio Oberdan è diventato uno dei centri nevralgici della città. Dal 1995 ha ricoperto per 2 mandati l’incarico di Assessora alla Cultura della Provincia di Milano. […] La scelta di Pisapia di comporre una Giunta al femminile per il 50% è una scelta innovativa, necessaria e lungimirante. Non soltanto per il riequilibrio della rappresentanza ma anche perché “femminilizzare” il potere è mettersi in sintonia con i tempi, creare un nuovo stile di leadership, la “forza gentile” di Pisapia, appunto. Guidare, anziché comandare, ascoltare molto, creare relazioni, connettere, anziché dominare e controllare, mettersi al servizio anziché al centro della scena. Creare condivisione per generare accoglienza, relazione, calore e fiducia. Internet, i social network, l’importanza del territorio, della partecipazione dal basso stanno cambiando in profondità il modo di vivere la propria individualità e di stare nella società in relazioni creative e orizzontali. Per avere un futuro il mondo politico, così come quello aziendale, devono modificarsi profondamente e imparare virtù femminili fino a oggi marginalizzate. Se non lo faranno sarà peggio per loro. […] […] La manifestazione del 13 febbraio scorso ha dato una scossa al Paese e, come è già avvenuto negli anni Sessanta e Settanta, sono state le donne a dare una svolta. Allora le donne portarono a una modernizzazione nei costumi e nella cultura italiani. Oggi reagiscono a un’incredibile involuzione culturale e nello stesso tempo guardano avanti, affermano valori di dignità, libertà e opportunità per tutti senza i quali la nostra società è destinata a declinare e a isolarsi dal mondo avanzato. Le donne italiane stanno difendendo i valori della civiltà progredita. […] […] Ho la convinzione che la cultura sia uno strumento potentissimo, indispensabile per affrontare tutti i problemi delle politiche pubbliche. Soprattutto per fare crescere la coesione sociale, il senso di comunità, la partecipazione civica. Ma anche per arricchire la vita individuale, ampliare le capacità di ognuno. La cultura ben utilizzata in progetti sociali e nei contesti territoriali è un formidabile strumento di empowerment, di potenziamento delle persone e di trasformazione delle comunità. […] Ricchezza nella diversità, una formula che funziona in politica e in azienda Chiara Bisconti Milano Assessora al Benessere, Qualità della Vita, Sport e Tempo Libero 44 anni, sposata, con 3 figli, è Direttora Risorse umane di Sanpellegrino Spa del Gruppo Nestlè. Attualmente, per via del suo nuovo incarico, è in aspettativa. […] Conciliare la dimensione professionale a quella personale-familiare è impegnativo, ma non impossibile. Quando ero in azienda, dove occupavo il posto di direttore del personale, testavo io stessa 10 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 gd gd la forza gentile nuove forme di organizzazione che poi proponevo anche agli altri dipendenti. Per esempio facevo part-time in modo tale da riuscire ad andare a prendere mio figlio all’asilo, ma con questo non distoglievo del tutto la mente dal lavoro. Se si fa una professione creativa che non richiede la presenza fissa in ufficio, la flessibilità risulta la giusta chiave perché uscire e fare altro aiuta la nascita delle idee. Quante volte vi è capitato di stare in riunione per ore senza arrivare a nulla? Invece staccare aiuta la creatività e di conseguenza la produttività. Certo, è necessario sapersi organizzare, ma è fattibile e credo che un approccio del genere potrebbe interessare anche gli uomini. […] […] Ci sono alcune tematiche femminili che si possono applicare a tutti e questo è un punto su cui lavorerò come Assessora al Benessere. Un importante punto di partenza è l’accordo raggiunto con la Regione Lombardia per finanziamenti (previsti per il 2012) piuttosto corposi, che andranno a progetti che mirano a facilitare la conciliazione lavoro-famiglia. […] […] Milano è un esempio da seguire, oltre che un’ottima ricetta. La squadra di Pisapia, infatti, non è solo al 50% femminile, ma è bilanciata anche come età: trova quindi la sua forza e la sua ricchezza nella diversità. È una scelta che dovrebbe essere fatta anche in una dimensione aziendale. […] La parità non deve essere un obiettivo ma la regola automatica dell’operare. Milano sarà il volano di un nuovo progetto per l’Italia da conquistare, ma regola “automatica” dell’operare. […] […] I movimenti femminili attuali rappresentano un’iniziativa formidabile, hanno guidato il cambiamento e ne sono ancora parte essenziale. Hanno la forza non solo di rappresentare le istanze della parità effettiva, ma anche di consegnare alla politica un metodo di partecipazione, discussione e confronto nuovo ed efficace. […] […] Il futuro del nostro Paese lo vorrei vedere ispirato ai principi di legalità, equità, solidarietà, giustizia sociale, rispetto e laicità. Lo vorrei vedere ritornare a occuparsi dei problemi reali, della gente normale che con il suo lavoro lo manda avanti ogni giorno, della qualità della scuola, del suo patrimonio architettonico, paesaggistico e ambientale. Un Paese in grado di elaborare un progetto per lo sviluppo economico moderno ed efficace, ma che contemperi i principi che ho appena richiamato. Milano dovrà essere il volano del nuovo progetto di Paese e il modello di città che questa nuova amministrazione vuole introdurre, ne sono certa, ne costituirà spinta e impulso decisivi. […] Le donne possono fare squadra, la mia esperienza lo dimostra. Per le pari opportunità, necessario forzare i tempi Federica Bernardi Cermenate (CO - 8599 abitanti) Ada Lucia De Cesaris Milano Assessora all’Urbanistica ed Edilizia Privata 51 anni, sposata, con 3 figli, è avvocata e consulente di diritto amministrativo, già docente presso l’Università degli Studi dell’Insubria. […] Io credo che anche in riferimento alla parità di genere il vento stia cambiando, tuttavia nulla deve essere dato per scontato. Bisogna vigilare affinché in tutti i luoghi la parità diventi non un obiettivo Vicesindaca 45 anni, sposata, con 2 figli, già Sindaca dello stesso Comune per 2 mandati, dal 1999 al 2009. […] Appena eletta Sindaca la prima volta, ho scelto da subito una Vicesindaca-donna, la dottoressa Rumi, commercialista esperta di bilancio e gestione delle risorse economiche, che mi è stata di grande supporto. Con lei abbiamo formato un bel tandem: sempre io e lei per 10 anni, attraverso la sfida di due mandati elettorali. Si dice che le donne non sono capaci di “fare squadra” fra di loro. Noi due, invece, pur provenendo da esperienze diverse, ab- settembre/ottobre 2011 - GD n.23/24 - 11 gd Donne in politica biamo vissuto una vera sintonia d’intenti, ritagliandoci nel contempo spazi di autonomia reciproca che, mentre valorizzavano le nostre competenze personali, evitavano interferenze inutili e lungaggini, dannose per la buona amministrazione. […] […] I giovani del paese e l’esperienza sociale dell’immigrazione nel nostro Comune meritano molta attenzione. Le nostre famiglie di immigrati oggi condividono spesso le stesse contingenze e i disagi economici di ormai tante famiglie italiane in tempi di crisi. Ma talora hanno minori risorse culturali e necessitano di un accompagnamento maggiore alla socializzazione: i ragazzi figli di immigrati (in realtà non più di un paio per classe nelle scuole di Cermenate) sono abbastanza inseriti a scuola ma trovano maggiori difficoltà a partecipare alle attività extrascolastiche, sia culturali sia sportive. Sono le donne e le madri delle famiglie immigrate la “cerniera” e lo snodo di questa indispensabile integrazione sociale. Conosciamo già personalmente alcune delle nostre immigrate e pensiamo, per loro tramite, di raggiungerne altre anche con un progetto per l’apprendimento dell’italiano per adulti. Per i ragazzi, dal prossimo autunno, assieme all’Assessora ai servizi sociali, una donna, abbiamo alcuni progetti da sviluppare attraverso le scuole di Cermenate. È in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando che la realtà giovanile, il futuro dei nostri paesi, deve essere agganciata con strategie efficaci e nuove strade, anche al di fuori delle famiglie, che negli ultimi tempi si sono troppo rinchiuse nel privato e sembrano poco inclini a confrontarsi in una dimensione collettiva, anche quando si parla dei loro ragazzi e delle problematiche dei giovani. […] […] Come amministratrice sono convinta che è necessario potenziare la partecipazione delle donne alla gestione pubblica, ma non con iniziative “di facciata” o slogan, bensì partendo dal basso, per esempio dalla formazione delle liste elettorali. Io, inizialmente restia sul tema delle quote in politica, sono oggi favorevole a introdurre meccanismi che mandino a regime il sistema: nella fase iniziale di ogni processo di cambiamento e innovazione c’è bisogno di “forzare i tempi”, sottraendo le istanze di cambiamento alla volubilità delle “buone volontà” o sensibilità individuali. […] Un lavoro “sotterraneo” per le famiglie Maria Angela Capuccino Montano Lucino (CO - 4294 abitanti) Sindaca 59 anni, sposata con 2 figli, è Sindaca al secondo mandato. […] Cerco di dare priorità al sociale; per me fare politica significa soprattutto far fronte alle problematiche delle fasce più deboli della cittadinanza. Le problematiche da affrontare sono innumerevoli e molto diverse le une dalle altre, dandomi modo di aver ancora più contatti con le persone e le loro necessità. Questo è spesso un lavoro “sotterraneo”, per ovvi motivi di privacy e delicatezza, poco evidente ai più, ma che gratifica nel momento in cui si ha la certezza di aver supportato la tale famiglia o il tal giovane, aiutandoli a risolvere i loro problemi… Un atto concreto è l’imminente apertura di uno “sportello per le famiglie”, attuato tramite un supporto psicologico che, a partire dalle scuole, possa individuare eventuali situazioni di disagio famigliare, cui portare un aiuto tangibile. […] […] Un atto concreto nel campo della conciliazione famiglia-lavoro è la possibilità data già da qualche anno alle dipendenti di gestire con flessibilità gli orari lavorativi, in considerazione delle necessità famgliari. […] […] È positivo che la questione delle quote rosa venga posta, ma non mi sembra giusto portarla all’esasperazione, in quanto di una persona vanno valutate la capacità e la preparazione prima che il genere, quindi secondo me sono da evitare le applicazioni forzate di un concetto pur giusto in sé. Tuttavia, la presenza femminile nei posti di comando è importante perché apporta, pure nell’ambito delle decisioni in apparenza più “fredde” e “tecniche”, quel “tocco”, quel “qualcosa in più” che fa la differenza e “rende gli atti dell’amministrazione più ‘umani’, più vicini alla gente”. […] 12 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 la forza gentile Pari opportunità in Giunta. Noi ci siamo riuscite Maria Rita Livio Olgiate Comasco (CO - 11268 abitanti) Sindaca 61 anni, sposata con 3 figli, è Sindaca al secondo mandato e Consigliera Provinciale da anni. […] Diciamo che noi donne abbiamo una sensibilità diversa e che forse le donne mettono più facilmente insieme la testa col cuore, poi naturalmente ci sono le eccezioni. Io ho avuto la fortuna, negli anni in cui mi son dedicata e mi sto dedicando alla politica attiva, di essere accompagnata da altre donne che dimostrano capacità e passione di grande valore, dando vita a una politica fatta con molto entusiasmo, con partecipazione, con competenza e con assoluta onestà. Credo sia molto più facile trovare esempi negativi di combine, di malaffari, di situazioni poco pulite, insomma, con protagonisti maschili. Forse qualcuno può dire: per forza le donne sono poche; sì, però, dove le donne ci sono, tante cose non esistono, non succedono… A Olgiate in questo momento c’è una realtà amministrativa che, penso, possa essere d’esempio: abbiamo le pari opportunità in giunta, Sindaca e Vicesindaca al femminile e un gruppo di maggioranza che ha ugual numero di donne e uomini in consiglio comunale. E questo è motivo di grande ricchezza per il gruppo, perché le discussioni e le riunioni programmatiche sono molto ricche di interventi, con punti di vista diversificati che poi trovano facilmente la sintesi proprio perché le donne mettono anche la pacatezza e la concretezza nei ragionamenti. Noi da sempre siamo abituate a destreggiarci in più ruoli, professioniste, lavoratrici, madri, mogli, magari si fa volontariato, siamo presenti nelle scuole, negli organismi che affiancano gli insegnanti. Siamo, cioè, abituate a interessarci compiutamente anche della vita degli altri. […] […] Io ho avuto la fortuna di lavorare in un partito, il Pd, che alle donne crede, e crede all’intel- gd gd Un esempio: L’Ape rosa Posso raccontare un dispiacere che viene dal mio mandato precedente, per dare l’idea di cosa saremmo o vorremmo fare. Premetto che ogni anno portavo delle insegnanti dell’asilo nido di Olgiate al Reggio Children (gli asili di Reggio Emilia sono i più avanzati nel mondo, vengono dall’estero per studiarli) a fare aggiornamenti e abbiamo avuto l’occasione di vedere esempi di scuole d’infanzia o di nido straordinari. Poi, proprio in quegli anni era uscita una legge della Regione Lombardia che finanziava delle nuove attività imprenditoriali femminili; tra le possibilità segnalate vi era anche quella di nuove modalità di accudimento dei minori, di bimbi non ancora iscritti alla scuola dell’infanzia. Così insieme con una cooperativa, in particolare con la responsabile di allora, che, guarda caso, era una donna e frequentava i corsi di aggiornamento a Reggio Emilia, abbiamo studiato e realizzato un progetto, di cui mi sono occupata personalmente e che ci fu finanziato dalla regione Lombardia: l’Ape rosa. L’Ape rosa, che sarebbe poi potuta costare negli anni a venire una cifra sostenibile dal comune di Olgiate, era uno spazio-gioco nel centro del paese nel quale i genitori o i nonni potevano andare liberamente portando i propri bimbi che potevano dedicarsi ad attività semplici e giocose sotto la guida di educatrici specializzate. Si stava creando, così, un bellissimo movimento di famiglie giovani, di bimbi piccoli, ma anche di nonni; purtroppo, però, una delle prime operazioni che fece l’amministrazione che ha seguito la nostra e preceduto quella attuale, è stata la chiusura, pur tra le proteste, di questo spazio. Ecco, la sensibilità femminile è diversa, una donna non l’avrebbe mai fatto. In questo caso c’è stata proprio una discriminante di genere: è stato cancellato con un colpo di spugna, con protervia esclusivamente maschile, un servizio nel quale, qui veramente è il caso di dirlo, il maschio non aveva voluto mettere la testa. Ora siamo occupati nell’ampliamento del nido. La cosa che sono arrivata a fare in tempo utile, perché il cantiere è già avanzato, è l’intervento riguardante l’allestimento e l’arredo. Il primo passo che stiamo facendo è questo: c’è una giovane architetta che sta realizzando, con la collaborazione del Politecnico di Milano e a titolo gratuito, uno studio di colori per il nido, progetto col quale lei parteciperà a un concorso e se lo vincerà il Comune avrà una dotazione di colori per tinteggiature future. Così noi cercheremo di dipingere le pareti del nido, che dovevano essere tutte bianche, con dei colori, secondo uno studio ragionato. Anche questo secondo me è un dato che viene fuori dalla sensibilità femminile. settembre/ottobre 2011 - GD n.23/24 - 13 gd Donne in politica ligenza e alla capacità delle donne, non al loro aspetto fisico. Se poi qualcuna è anche avvenente, tanto di guadagnato, ma non è questo il requisito che viene cercato. Certo, purtroppo, in questi ultimi anni, abbiamo avuto lo spettacolo della politica che ha privilegiato l’aspetto esteriore delle donne e, recentemente, abbiamo visto che il concedersi sessualmente è diventato uno strumento per fare carriera politica, con un effetto lacerante anche su quella che è la figura femminile. E meno male che le donne a un certo punto si sono ribellate e ci sono state quelle grandi manifestazioni nelle piazze, a cui ho partecipato, il “Se non ora, quando?” Meno male… perché non è una cosa accettabile, che va a discapito delle tante donne capaci e intelligenti che mandano avanti questo Paese con ruoli diversi, spesso anche in modo silenzioso e sottaciuto, senza riconoscimenti. […] […] Quando sposo, leggo questa poesia di Khalil Gibran, la cui vita ha fatto da ponte tra due culture: “[…] Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale. Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro, Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori. E siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.” In questa poesia c’è un invito ad apprezzare l’individualità e quindi la ricchezza di ciascuno per creare, insieme, la sinfonia. Ma non c’è armonia senza stima e considerazione paritaria… le donne sanno fare una bella musica, perché hanno delle corde che si possono attivare perfettamente, devono esserne solo consapevoli e partecipare! Guardare fuori dal proprio ambito domestico perché lo sanno fare. […] […] Ancora sul ruolo della donna in politica, io credo che anche nelle famiglie vada valorizzato il ruolo della donna, perché là dove c’è una donna capace, la famiglia funziona. Ed è proprio questo il modello virtuoso che va esportato nella politica. Ci dobbiamo assolutamente arrivare, e purtroppo sono ancora troppo pochi gli esempi. Non dico che gli uomini vadano marginalizzati, assolutamente no, quello che vale è il merito individuale, però certo bisogna fare ancora un po’ di strada per dare alle donne lo spazio che le donne meritano. […] Comincerò affidando ai giovani un teatro da ristrutturare. Poi servizi alle famiglie bisognose Rossella Radice Tavernerio (CO - 5700 abitanti) Sindaca 39 anni, sposata con 2 figlie, sessuologa e dirigente medico presso l’ospedale Sant’Anna di Como. […] Uno sguardo femminile sicuramente apporterà una maggiore attenzione ai giovani (aspetto che in questo paese è stato spesso tralasciato), alla cultura, all’arte e alle famiglie, alla tutela del territorio e agli spazi verdi. […] […] Dal momento che è prevista una ristrutturazione del Teatro Sociale, ci piacerebbe coinvolgere i giovani tra i 14 e i 17 anni, fascia di età che gli adulti lavoratori difficilmente riescono a gestire. Noi del Comune vorremmo offrire un servizio (gratuito per le famiglie particolarmente bisognose e a pagamento per chi se lo può permettere) che segua i giovani in questa fascia d’età. Noi offriamo gli spazi, mentre abbiamo preso i contatti con un’associazione che offre personale qualificato (docenti di inglese, matematica e italiano). Inoltre, è prevista una parte dedicata allo svago e al divertimento. Questo è il primo provvedimento da noi ideato, che pone l’attenzione a una fascia di età normalmente trascurata e vuole essere un aiuto concreto per le famiglie. […] […] La campagna elettorale è stata piuttosto dura, poiché ero l’unica donna candidata e ho dovuto conciliare il mio lavoro con questo nuovo impegno. Ho però avuto moltissima comprensione: in ambito lavorativo mi hanno aiutato a modificare il mio contratto in modo tale che si potesse conciliare con la mia nuova attività. In famiglia ho ricevuto aiuto da parte dei miei genitori per quanto riguarda la gestione delle mie figlie. Con mio marito, ho avuto delle difficoltà in più, poiché per un uomo risulta più difficile confrontarsi con una donna che ha un determinato tipo di status. […] 14 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 la memoria gd Non è vera Storia la storia senza le donne Un’enciclopedia online scritta da storiche ed esperte che si propone come strumento di conoscenza e di ricerca anche per gli studenti delle scuole superiori di Giulia Tagliabue R accontare e tramandare la conoscenza delle donne famose, di quelle di cui hanno cancellato le tracce, della vita e delle condizioni di quelle che giorno per giorno sono vissute sconosciute. È ciò che si legge nella dichiarazione di intenti delle redattrici che hanno dato vita, a enciclopediadelledonne. it. Margherita Marcheselli e Rossana Di Fazio, coordinatrici del nucleo originario di quella che definiscono “un’impresa”, affermano: “è un’operazione che si propone di radunare, illuminare, costruire e divulgare. Che cosa? Intanto la conoscenza, nomi e cognomi. Ogni nome e cognome fa una storia, e ogni storia singola va in un paesaggio pieno di storie, e tutto diventa la Storia. Ma senza la storia delle donne – di tutte le donne – non si fa una bella Storia: si fanno degli schemi, delle approssimazioni, dei riassunti che non somigliano più a niente. E che fan danno”. Ma c’è un altro aspetto importante: “L’altra cosa che si divulga da sé facendo un’Enciclopedia delle donne è l’idea della libertà: la conoscenza delle donne in carne e ossa del passato e del presente, al pari dell’esperienza”. Questa iniziativa online, meglio denominata “Specchio delle Dame”, si presenta subito come un progetto “di intelligenze”: a firmare i “lemmi” sono infatti donne provenienti da vari campi di scienza e cultura, impegnate nell’editoria o, in ogni caso, portatrici di esperienze. Un lavoro enciclopedico per divulgare l’idea di libertà delle donne “Ci premeva questo: creare una vera Encyclopédie, come Diderot e D’Alembert, una fusione di memoria ed esperienza”– racconta Rossana Di Fazio. “L’enciclopedia è stata pensata per valorizzare ciò che già esiste, attraverso un lavoro di ricerca e documentazione, ma anche per fare con- settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - fluire tutte le conoscenze in un unico contenitore”. enciclopediadelledonne.it si fonda su un fermo proposito: mescolare donne illustri e comuni in modo da riunire i pezzi. “è il pensiero sottinteso a ciò che facciamo: se non racconti anche delle ostetriche, delle balie, delle operaie, non puoi raccontare bene la storia, ci sarebbero dei buchi”. La damnatio memoriae che da sempre perseguita le donne non ha gettato nell’oblio solo quelle comuni, ma anche alcune che, a loro tempo, sono state famosissime. Invito alle studentesse a scrivere anche una sola voce creando gruppi di lavoro insieme ai docenti Così Elena Doni, giornalista e collaboratrice del progetto, ha riscoperto la vita di Cristina di Belgioioso, che nel XIX secolo si permetteva di scrivere al Papa e organizzava un esercito perché combattesse alle Cinque Giornate di Milano e fu sostenitrice della parità fra uomo e donna. Il progetto delle redattrici non finisce qui. “Vorremmo anche diventare un luogo di formazione” – spiega sempre Rossana – “invitare le scuole a scrivere anche una sola voce creando gruppi di lavoro coordinati da un docente”. 15 gd storie Ora ho una “bella” casa allo Zen Nel diario di Emanuela anni di lotte per un’abitazione dignitosa – Un’odissea di container infuocati, notti all’addiaccio, sgomberi forzati – E una bambina perduta Emanuela Sacco con la piccola Desirée. di Anna Bernasconi “Fiocco azzurro tra i senza casa”, si legge sulla cronaca, “partorisce durante l’occupazione al Comune”. Conosco Emanuela in questa occasione con un pancione più grande di lei, occhi grandi e scuri e fiocchetto nei capelli, diventiamo amiche e mi fa leggere pagine fitte senza punteggiatura, testimonianze drammatiche intervallate da cuori a cornice del nome del marito Orazio e foto di Gabriel Garko. Una coraggiosa odissea femminile raccontata in un diario dall’ita- liano inciampato. In prima fila ma sempre composta, Emanuela è riuscita a creare intorno a sé un comitato, con l’appoggio di consiglieri e organizzazioni solidali. Dopo anni di container e porte in faccia, niente di romantico a darle la casa che le spetta: la frase dell’ufficio assegnazione case popolari “Senza soldi il parroco non canta messa” e una registrazione col cellulare al momento giusto. Ha ragione Emanuela: questo mondo non cambierà mai. 16 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Z en significa “Zona Espansione Nord”. Considerato il peggior quartiere di Palermo, è una barricata di palazzi fatti per trasferirci intere famiglie. Qui la lotta di Emanuela, 28 anni, licenza elementare e tre figli, durata quasi dieci anni, trova finalmente vittoria: una casa. Mancano le porte, al padiglione 19 i lavori sono incompiuti. Ma è pur sempre la casa che Emanuela ha sognato e che abita in legalità. storie Il diario di Emanuela gd per i capelli strascinandoci con i manganelli, hanno rotto le porte, la gente si disperava e ci fissavano senza capire la nostra disperazione di chi non sa cosa fare e dove andare. Avevo tutte le mie cose dentro anche un bel cagnolino piccolo che ho trovato morto, le persone non si curano dei cagnolini per questo anche li abbandonano. Per strada Al Comune, mettevamo cassonetti per terra o cantavamo canzoncine dedicate al sindaco. Stando là in mezzo non ero contenta perché non avevo confidenza a scioperare, cercavo di avvicinarmi alla gente e mi sentivo a disagio, però se dovevo lottare, era per avere una casa che è un diritto. Mi sentivo sola, mi tenevo tutto dentro e pensavo che era un libro che dovevo scrivere. Passavano mesi, una famiglia non aveva neanche da ripararsi e gli hanno prestato una tenda: battevamo anche le mani o anche di più come se avevo vinto una partita di calcio, ma con la rabbia che il sindaco non faceva niente per fare evitare perché era la sua vergogna e non la nostra. Al Pignatelli Ci hanno messo in attesa in una struttura con coperte e reti, per due anni non uscivamo mai da quell’incubo, c’era sporcizia insostenibile. Io là ho perduto la mia bambina. Al quinto mese i dottori hanno detto che aveva delle malformazioni e di abortire io non volevo, si era ammalata per la malaria e la muffa che io assorbivo e ho pianto quando l’ho perduta. Mi hanno fatto partorire e non l’ho neanche vista, solo mio marito. Volevo portarle un fiore ma è senza nome insieme a tutti gli altri. Dal container all’albergo Nei container ero uscita incinta stavolta di un maschietto, lì si moriva dal caldo e mi hanno dato un albergo che non voleva nessuno perché c’erano le prostitute, ma per me andava bene perché ero stanca e tanto stavo sempre dentro. Ma altri senza casa erano invidiosi, hanno fatto la festa alla mia macchina, piangevo ma la stessa sera pensavo che non me ne importava niente di loro e della macchina bruciata, e mi feci una spaghettata. Occupazione del Comune Una mattina venne lo sgombero. Al nono mese di gravidanza, mi buttarono fuori dall’albergo siamo andati ad occupare dentro il Palazzo. Avevo i piedi gonfi e dormivo per terra, ma ho continuato a lottare non ascoltavo i medici. Una mattina mi alzai strana e lo ignorai, non ce la facevo più per l’ansia, le case c’erano non ce le volevano dare, mi sentii veramente male, e avevo partorito lì. Abbiamo passato mesi a dormire fuori non ce la facevamo più. Siamo andati ad occupare una scuola e io e altre ci siamo pentite di questo. Allo Zen Finalmente dopo tante sofferenze mi sono sistemata, ora ho una bella casa allo Zen. Ora ci vuole un lavoro, è appena nata Desirée un regalo di Dio, la bambina che ho sempre desiderato. Voglio cambiare la mia vita. Voglio che dia un senso alle parole che ho scritto. Le amiche di avventura aspettano ancora e gli hanno tolto luce, acqua, gas con i bambini, non hanno cuore? Hanno sbagliato con noi e continuano a sbagliare. Questo mondo non cambierà mai. Emanuela Sacco settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 17 Oggi, 19-06-2011, sono triste perché mio marito non ha lavorato e noi eravamo senza un euro, è così brutto stare senza un lavoro e senza soldi, sono disperata, vorrei qualche amica, Gesù, mi piacerebbe che mi ascoltassero. Scrivo per sfogarmi. Perché il mondo è fatto così? Perché nel mondo girano bugie? Perché nel mondo non c’è lavoro? Ventotto anni sono passati da quando Emanuela è nata oggi è una donna innamorata mi specchio nei miei occhi castani con infinita tenerezza sei bella, lontana tesoro ti auguro che la vita doni a te amore e gioia infinita 16 anni Avevo 16 anni che ho cercato una casa in affitto, mio marito lavorava al muratore e ci andava tutto per il verso giusto fino quando è finito il lavoro. Sentivo la padrona di casa parlare col marito “Dove se ne vanno col bambino?” A lui non importava. Era vero non sapevamo dove andare. Una mattina venne il postino con lo sfratto. Ci davano dei mesi, ma non si aggiustò niente. C’erano le case popolari che stavano finendo di fare, così ne occupammo una era bella e per paura dormivamo a terra, invece abbiamo passato il Natale là e anche l’Anno nuovo. Sgombero forzato Una mattina aspettavamo quell’orribile sgombero forzato. Erano 70 famiglie. Tutte le donne ci siamo messe davanti, alcune coi neonati, per far resistenza passiva. Invece ci sono assaliti addosso come animali tirandoci gd donne e scienza La passione per la luce Varenna Fisica Festival Incontro con Rossella Sirtori ideatrice insieme a Luisa Cifarelli di Passion For Light di Tiziana Rota con i suoi corsi, a fare di Villa Monastero un centro di eccellenza della didattica della Fisica. Mi sono limitata “a salire sulle spalle di questi giganti e così ho potuto guardare più lontano”, come direbbe Bernardo di Chartres. Così è nata l’idea del “Varenna Fisica Festival” che è cresciuta grazie all’imprescindibile colla- borazione di Luisa Cifarelli che, con il professor Sindoni, è membro del Comitato scientifico del festival. Con grande entusiasmo questa scienziata ha condiviso e tracciato il percorso, guidandomi in questa avventura per me dai molti lati oscuri ma affascinante (difficile capirli quando parlano di materia oscura e sincrotrone). 18 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Come è nata l’idea di un festival della Fisica? Il progetto che cercavo era lì, scritto nella storia di Villa Monastero nella sua lunga tradizione di centro di formazione di ricerca scientifica da preservare e rilanciare, nel rispetto di uno dei vincoli che il Cnr ha posto nell’atto di vendita della villa alla Provincia di Lecco nel 2008. Giovanni Polvani, dell’università di Milano e presidente della società di Fisica, nel 1953 concepì l’idea di una scuola estiva a livello post universitario che avrebbe dovuto conquistare un’altissima rilevanza internazionale. Scelse Lecco e in particolare Varenna e Villa Monastero. I più celebri scienziati del mondo, come docenti o studenti, sono passati dalla Scuola di Varenna: Gilberto Bernardini, Bruno Rossi, i Premi Nobel Werner Heisenberg, Enrico Fermi, Jack Steinberger, Piero Caldirola, Carlo Castagnoli, Marcello Conversi, Louis Leprince Ringuer, Menon, Giuseppe Occhialini, Antonio Rostagni e altri ancora. I corsi si sono potenziati e il loro prestigio internazionale è rimasto indiscusso. Varenna ha ospitato oltre 40 Premi Nobel dal 1953 a oggi. Anche il “Piero Caldirola International Centre for the promotion of science” ha contribuito, gd donne e scienza Come tenere alto il livello scientifico per gli addetti ai lavori e avvicinare la Fisica al grande pubblico? La sfida sembra ardua. Il festival ha due anime diverse ma complementari: da un lato la creazione di un centro di cultura scientifica a Villa Monastero che valorizzi le esperienze scientifiche già presenti e incrementi l’attività convegnistica con miglioramento dell’accessibilità del complesso, dall’altro un ampio programma di divulgazione scientifica con eventi destinati al grande pubblico articolati sul territorio provinciale. Lecco, Merate, Mandello oltre Varenna ospiteranno incontri con scienziati come il Premio Nobel Rossella Sirtori e il Festival della Fisica Un’imprenditrice impegnata nella società civile Rossella Sirtori, amministratore delegato di Sircatene spa, da oltre vent’anni alla guida dell’impresa di famiglia, un’azienda di Missaglia (Lc) leader nella costruzione di catene di trasporto, trasmissione e raschianti, dal settembre 2009 è Presidente dell’Istituzione Villa Monastero e in questo ruolo ha dato vita al Festival della Fisica. Prima donna presidente di ConfindustriaLecco (2003-2007), in sessant’anni di storia, dalla nascita dell’associazione nel 1946, si è distinta per l’attenzione alle esigenze delle imprese, dove, prima che dirlo fosse di moda, ha impostato relazioni sindacali moderne, convinta che capitale e lavoro siano facce della stessa medaglia. In questo ambito si è spesa per l’identità femminile costruendo anche un proget- to ad hoc dedicato agli asili nido, che probabilmente ha ispirato quello attuale della regione Lombardia. Dopo l’esperienza confindustriale ha messo la sua creatività al servizio del Distretto Metalmeccanico Lecchese (20072009) ideando la prima mostra della sub-fornitura locale perché la filiera corta, in un territorio dove il knowhow è diffuso, è realmente un vantaggio competitivo. Nel 2009 il Presidente della Provincia di Lecco, Daniele Nava, a capo di una giunta di centrodestra tutta al maschile, la nomina Presidente dell’Istituzione Villa Monastero confidando nelle sue riconosciute capacità imprenditoriali e culturali per la valorizzazione della prestigiosa villa di Varenna, da poco acquisita dalla Provincia (2008), Casa-Museo e Centro-Convegni internazionale con splendido giardino a lago. Rossella Sirtori mette subito in chiaro, com’è nel suo stile, che la sua è una presidenza libera da ogni condizionamento politico e tesa esclusivamente alla dimensione progettuale e allo sviluppo della Villa. Ha avviato una gestione collegiale dell’Istituzione attivando tutte le forze disponibili, coinvolgendo e valorizzando le competenze e l’impegno di ciascuno, al di là delle appartenenze politiche per rilanciare a un livello sempre più alto Villa Monastero nelle sue specificità: paesaggistiche, scientifiche, artistiche. Luisa Cifarelli e l’anno della luce è Professore Ordinario di Fisica Sperimentale all’Università degli Studi di Bologna dal 1991, Presidente della Società Italiana di Fisica (Sif) dal 2008, e il 2 aprile di quest’anno è diventata il primo presidente donna della European Physical Society (Eps). Su proposta della Società Europea di Fisica, le Nazioni Unite proclameranno per il 2012 l’anno internazionale della luce nel mondo e tale annuncio avverrà proprio a Varenna durante il workshop scientifico internazionale del 16 settembre Passion for Light, che vedrà la partecipazione di scienziati e studiosi, tra cui i due Nobel Teodor Haensch e Claude CohenTannoudji. Il tema della prima edizione del festival sarà proprio la luce declinata sotto molteplici aspetti: dalle ultime ricerche dedicate alla luce come fenomeno fisico, fino ai chiaroscuri dei profili di uomini di scienza alle ombre di grande attualità come il nucleare e la situazione climatica del pianeta. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 19 gd donne e scienza Carlo Rubbia, il Fisico Antonino Zichichi e l’astrofisica Margherita Hack. Ma anche una moltitudine di eventi nelle piazze, negli osservatori, e negli spazi cittadini: mostre, musica, teatro, arte, danza, laboratori, esibizioni, parchi giochi, esplorazioni del cielo e scoperta dei beni artistici e architettonici. Il tutto è possibile grazie al coinvolgimento dei Comuni, delle Associazioni, degli operatori economici, degli sponsor privati, oltre che istituzionali, per gli obiettivi comuni di crescita di una cultura scientifica che getti un ponte tecnologico tra ricerca e applicazioni industriali e stimo- li la promozione di un turismo responsabile. Per la prima volta la Fisica esce dai laboratori, dalle università e incontra in piazza la gente, i giovani e i giovanissimi, nel tentativo di cambiare la percezione della cultura scientifica e, lasciando intatto il suo rigore, di avvicinarla anche al grande pubblico. Per concludere, una riflessione sul posto delle donne nella società degli uomini da parte di una donna di successo. Devo ammettere che anche per me non è sempre stato facile superare pregiudizi e resistenze nei ruoli che ho occupato, tradizio- nalmente previsti per gli uomini. Per lungo tempo ho pensato che le quote rosa fossero una “riserva” non necessaria. Ora ho cambiato opinione perché nonostante le donne siano spesso grandi professioniste che fanno dell’impegno e della tenacia i loro punti di forza, non sempre il merito viene premiato, quindi la riserva diventa necessaria. Mi sento di smentire con forza il luogo comune che vuole le donne incapaci di lavorare in squadra: in azienda lo staff è quasi tutto al femminile e anche il Varenna Fisica Festival nasce sotto il segno dell’altra metà del cielo. I principali incontri con gli scienziati Varenna - Villa Monastero Venerdì 16-9 Passion for Light, Workshop scientifico Gli incontri che seguono sono alle ore 21.00 Varenna - Villa Monastero Martedì 20-9 Pasquale Tucci (prof. Storia della Fisica Univ. Statale Milano) Lecco - Camera di Commercio Sabato 17-9 Margherita Hack (astrofisica) e Giulio Giorello (filosofo) Giovedì 22-9 Enrico Marco Ricotti (Dip. Energia Politecnico Milano) Lecco - Teatro della Società Giovedì 29-9 Antonino Zichichi (fisico) Sabato 1-10 Lecco - Sala Ticozzi Carlo Rubbia (fisico) Lunedì 19-9 Umberto Guidoni (astronauta) Merate - Sala Consiliare Rosa Filippini (presidente Amici della Terra) Giovanni Bignami (astrofisico) Venerdì 23-9 Giuseppe Orombelli (Prof. ordinario di Geografia Fisica) Tanti gli appuntamenti collaterali per gli appassionati di scienza e per i bambini Da sabato 17 Settembre a Merate: “Fisici in erba - Laboratori per i giovanissimi”, “Percorsi di luce - Alla scoperta dei beni architettonici di Merate”, “La fisica del tango”, “Spettacolo degli scienziati pazzi” Domenica 18 settembre a Merate, dalle 10 alle 12.30, Osservazione solare con il telescopio Coronado SolarMax, e, alle 16, esibizione dei ragni di Lecco Alle 21, al Teatro de Andrè di Mandello del Lario, conferenza-spettacolo dal titolo “Universo: orizzonte infinito” Il programma completo e aggiornato è visibile sul sito: www.varennafisicafestival.com 20 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 idee&parole Due grandi donne custodi del verde gd La lotta di Ottorina Bianchi per l’Oasi del Bassone e di Pupa Frati che ha trasformato una discarica abusiva in un incantevole giardino Entrambe nel disinteresse delle istituzioni di Pietro Berra a storia non la si fa con i se o con i ma... Ma di certo la si fa con le donne. Quindi, non è tempo buttato quello dedicato a immaginare come potrebbe essere una piccola città lacustre - Como - se non fosse sempre stata governata soltanto da uomini. Già, tra i palazzi della politica che le donne non sono ancora riuscite a conquistare non c’è solo la Casa Bianca, ma vi sono anche i più modesti Palazzo Cernezzi (sede del municipio comasco) e Villa Saporiti (sede dell’Amministrazione provinciale). Si dice che le donne siano portatrici di valori diversi. Si sostiene che, se fossero arrivate prima al potere, avremmo avuto meno guerre. Può darsi, però, per l’appunto, la storia non si fa con i se. Scendendo nel particolare di Como, tuttavia, forse non è sbagliato pensare che, se le donne avessero contato di più, oggi avremmo un po’ meno cemento – che è arrivato a deturpare il lungolago e a far crollare le rive – e un po’ più verde. Lo suggeriscono le storie di due donne, che da anni custodiscono delle oasi incantevoli, nel disinteresse delle istituzioni. Una è Ottorina Bianchi: ha lottato contro tutto e tutti (compresi i cacciatori che all’inizio le lasciavano minacciosi bigliettini appesi agli alberi) perché la torbiera del Bassone fosse riconosciuta come area protetta. Oggi è una delle più belle Oasi del Wwf, con due laghetti frequentati da decine di specie animali. In tutto novanta ettari di natura pressoché incontaminata a due passi dal grigiore del centro città. L’altra è Pupa Frati, che ha trasformato una discarica abusiva lungo il corso del torrente Garrovo, in quel di Cernobbio, in un giardino botanico con 130 specie di piante, laghetti ornamentali e spazi per ospitare performance di musicisti e poeti, cui è prioritariamente dedicato, per statuto, questo angolo di paradiso chiamato “Giardino della valle”. Ogni giorno, o quasi, sia Ottorina, che da un paio d’anni ha passato i 70, che “nonna Pupa”, giunta alle 87 primavere, continuano ad alimentare il loro “sogno verde”. Purtroppo – e questa non è un’ipotesi ma un fatto – con pochissimi volontari disposti ad aiutarle. E non è questione di uomini o di donne, stavolta, ma di giovani senza distinzione di genere. Se volete più verde e meno cemento, cari ragazzi, non bastano le parole: rimboccatevi le maniche, date una mano e queste due grandi donne. Il giardino della valle. L’oasi del Bassone. L settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 21 gd idee&parole “Sono partita all’alba” Quando espatriare voleva dire emanciparsi Al Museo dell’emigrante di San Marino una sala dedicata alle donne di Pietro Berra 22 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 idee&parole D efilato rispetto alle rocche che sovrastano il Monte Titano, al museo delle armi antiche, ai ristoranti e ai negozi di souvenir, nel centro di San Marino si nasconde uno scrigno di memorie: il Museo dell’emigrante. Chi ha avuto la fortuna di scoprirlo ne è rimasto colpito e, in più di un caso, ha preso spunto per aprire nella sua città una Casa del ricordo. Varrebbe la pena di crearne una anche a Como, che conta oltre 35mila concittadini ancora residenti all’estero, e ne ha visti partire decine di migliaia dalla provin- gd cia tra fine Ottocento e inizi Novecento. Non solo uomini, ma anche molte donne. A queste ultime il Museo sammarinese ha dedicato una stanza e anche un documentario, Sono partita all’alba (si può vedere anche sul sito www.museoemigrante.sm). Diversi studi sulla specificità dell’emigrazione femminile li ha condotti in prima persona la direttrice del museo, Noemi Ugolini, che caparbiamente difende questo centro di ricerca e documentazione dalla crisi economica, che non ha risparmiato neanche la più antica repubblica d’Europa. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 23 gd idee&parole Noemi Ugolini difende con caparbietà questo centro di ricerca e documentazione: una “casa del ricordo” per conservare la memoria dei nostri antenati e per capire le emigrazioni attuali Perché nel vostro museo avete deciso di dedicare una stanza all’emigrazione femminile? Perché la storia dell’emigrazione è stata spesso considerata dagli storici un’esperienza esclusivamente maschile: sempre si scrive di uomini che partono, uomini che lavorano, e la mobilità femminile è stata ingiustamente sottovalutata. Gli studi più recenti hanno invece dimostrato che la scelta migratoria veniva spesso concordata da tutti i membri della famiglia e che le donne, sia quelle emigrate, sia quelle rimaste in paese, hanno dovuto modificare il loro ruolo familiare e sociale e sono state parte attiva e protagoniste del fenomeno. nomeno migratorio le ha portate infatti a svolgere, con sempre maggiore frequenza, mansioni che in precedenza erano considerate prettamente maschili, nel podere come nelle fabbriche. Che lavori facevano le donne emigrate? Mettevano in gioco la loro competenza professionale e la loro manualità nel mondo delle professioni artigiane o in quello della fabbrica, in qualche cantone svizzero o nelle grandi città industriali della Francia e degli Stati Uniti, o andavano a lavorare nelle grandi piantagioni, prima in Brasile, poi in Argentina. Oppure mettevano a frutto la loro qualifica di “massaie” o “donne di casa” per impiegarsi come “domestiche” presso qualche famiglia benestante nella vicina Rimini o in alcune grandi città italiane o francesi. Emigrate e maternità: ad alcune era vietata per contratto dai datori di lavoro, per altre invece si rivelò una risorsa. Come mai? In passato, come purtroppo ancora oggi, in alcuni settori lavorativi la maternità diventa un ostacolo per il prosieguo di un contratto di lavoro. Ma un “Si partiva come appendice di uomini e si tornava come persone”, racconta una testimone intervistata nel documentario Sono partita all’alba. L’emancipazione, dunque, è passata anche attraverso un fenomeno, apparentemente negativo per chi si trova a viverlo, come l’emigrazione? L’emigrazione femminile ha segnato profondamente il percorso di emancipazione delle donne. La vita in grandi città, l’apprendimento di lingue straniere, la pratica e la conoscenza di nuovi sistemi lavorativi, l’influenza di modelli di relazioni sociali e culturali diversi e più moderni, lontani anni luce da quelli vissuti in patria, non sono che alcuni esempi di esperienze che hanno attraversato la vita delle donne migranti e che hanno messo a prova la loro capacità di assimilazione e selezione delle novità. Le sammarinesi e le italiane all’estero imparano a rendersi autonome, acquisiscono un’indipendenza che non è soltanto economica e allentano, in alcuni casi, i vincoli familiari e con essi il controllo esercitato dagli uomini su di loro. L’emigrazione è stata un fattore di modernizzazione anche per le donne che sono restate in patria, mogli o figlie di emigranti. La mancanza di manodopera, tanto nelle attività agricole quanto nella produzione artigianale e industriale, negli anni di massima espansione del fe- 24 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 idee&parole antico mestiere come quello del baliatico è stato il “simbolo dell’emigrazione femminile”. La donna che non si limita a seguire il proprio marito, ma mette a frutto le risorse di cui dispone per mantenere la famiglia. Il latte materno era, infatti, un’importante risorsa economica da sfruttare, tanto che, in alcuni casi, le maternità venivano programmate in funzione di questa esperienza. Donne che emigravano per raggiungere i loro uomini attraverso i ricongiungimenti familiari, altre che erano costrette a lasciare i figli in patria presso parenti… Si scoprono molte analogie tra le storie dei nostri emigrati e quelle degli stranieri che oggi cercano un futuro migliore in Italia… Quello delle “bordanti” era un altro mestiere tipico della mobilità femminile. Il lavoro delle bordanti (il termine deriva dall’inglese “board” e significa “tenere in casa ospiti”) è un lavoro non riconosciuto, un lavoro sommerso, che porta tuttavia un grande contributo al reddito familiare. La moglie di un emigrante mette a frutto le sue risorse di casalinga ospitando in casa, a pagamento, i connazionali senza famiglia che preferivano questa sistemazio- gd ne perché ritrovavano cibi e lingue conosciuti che aiutavano a smaltire il senso di spaesamento. Per la donna, tuttavia, aumenta il carico di lavoro e di disagio: cucina, lava e stira per tutti, dividendosi fra figli, ospiti e marito. La mancanza di privacy, la tutela dei figli e delle figlie di fronte ai nuovi estranei e un passaggio indiscriminato di ospiti creano non pochi problemi alla donna che deve anche, in diversi casi, subire i pettegolezzi del vicinato. Anche aree considerate ricche o privilegiate, vale tanto per San Marino quanto per la Lombardia, sono state toccate dal fenomeno migratorio. Cosa fare per non perderne la memoria? L’emigrazione è un fenomeno che trasforma, porta cambiamenti nelle persone e nei luoghi, lascia segni e tracce che è necessario raccogliere e studiare. In tutti i luoghi toccati dall’emigrazione bisognerebbe costruire una Casa del ricordo non solo per conservare la memoria del passato dei nostri antenati ma anche per capire le emigrazioni attuali, perché sempre le dinamiche migratorie si ripropongono con tutta la loro drammatica forza di impatto e sempre portano la trasformazione. Lavorate sul ricordo perché sarà più facile capire il presente… settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 25 idee&parole “La brasa sota la pèll”, con il dialetto a scrutare l’esistenza photo: Annick Romanski. gd Intervista alla poetessa luganese Elena Ghielmini di Emanuela Ravetta Ruini L a poesia dialettale è la voce pura del balletto emozionale interiore senza coreografie. Elena Ghielmini è nata e vive a Sorengo. Nella sua casa dove domina il legno, tutto è avvolgente ma essenziale come il suo essere e la sua poesia: oggetti come testimonianza del passato, che suscitano ricordi ma non malinconie, alternati a una equilibrata modernità. A soli 14 anni ha iniziato a scrivere le prime poesie e ha continuato anche durante la carriera professionale. Con l’età della pensione arriva anche il tempo per dedicarsi interamente alle poesie. È membra delle associazioni Pen International-Assi (Associazione Scrittori della Svizzera Italiana), Ads (Autrici e Autori della Svizzera). Ha vinto vari premi tra cui il secondo posto al Premio Città di Legnano 2009, il cui obiettivo era riscoprire tradizioni e valorizzare parlate locali. Che futuro potrà avere la poesia dialettale? Poche persone scrivono ancora poesie in dialetto. È importante che qualcuno lo faccia, per lasciare alle generazioni future parte della nostra esistenza. Il dialetto è una lingua e il bilinguismo è una grande ricchezza. Questo bilinguismo è un valore aggiunto ma i giovani non scrivono in dialetto, sebbene taluni ora mostrino interesse a riscoprirne le radici. Le persone della mia età gli lasciano la traccia per il futuro, un punto fermo del loro passato. Negli anni ’50 in Ticino il dialetto era la prima lingua, l’italiano l’ho imparato in prima elementare senza fatica, ed entrambi sono stati utili per l’apprendimento delle altre lingue (tedesco, francese, inglese e spagnolo, che mi ha ispirato una trentina di poesie). Lei ha detto: “Rimango volentieri nell’angolo seppur fortemente attratta dall’essere umano e dall’incognito”. Conduce una vita contemplativa? Sono tendenzialmente timida, introversa e abbastanza solitaria e per me la poesia è un veicolo, un modo per rimanere parte della realtà. Per carattere non mi piace apparire, impormi, lasciarmi coinvolgere, però mi piace scoprire e capire l’interiorità delle persone superando le apparenze. Rimanendo nascosta nell’angolo posso osservare meglio e non ho l’obbligo di conoscerle, ché forse potrebbero influenzarmi. Mi attraggono i volti, le mani, gli occhi e la calligrafia. Recentemente sono andata a vedere la mostra di Giovanni Segantini e mi sono innamorata della sua calligrafia, tanto che ho comprato un libro con le lettere scritte di suo pugno. Ha affermato: “La poesia mi fa sentire un granello di sabbia nel giardino Zen”. Nel giardino Zen dominano bellezza, armonia ed essenzialità. In Giappone ne sono rimasta affascinata. Le mie poesie sono essenziali, abbastanza er- 26 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 gd idee&parole metiche, senza o quasi aggettivi, che sono fronzoli. Nascono da emozioni registrate nell’inconscio e spesso dimenticate sino a quando prendono corpo da sole. Non ho mai pensato di scrivere qualcosa che facesse piacere agli altri o che mi desse visibilità. Sì, poche parole ma che emozionino. Io non le cerco, tutto nasce dentro di me in modo spontaneo e armonico. Scrivo di getto e raramente cambio le parole perché non mi interessa abbellirle. Le poesie d’amore escono quasi esclusivamente in italiano. Forse perché ci sono suoni, voci, sussurri, flussi ma anche un fondo di malinconia illuminato dalla speranza di salvezza. C’è stata un’evoluzione della sua espressione negli anni? Si, ma riesco a rivivere sempre il sentimento del momento in cui l’ho scritta. La poesia mi ha sempre aiutata a esprimere ciò che non oserei dire: è stata la mia compagnia fedele e le sono molto, molto grata. Come vive il presente? Ho difficoltà a ritrovarmi in questo mondo che corre. Amo la lentezza, il fermarmi e soffermarmi, il piacere delle piccole cose. Faccio parte del mondo degli introversi, ma non come patologia. È un mondo molto ricco, di estrema sensibilità, a cui bisognerebbe dare spazio. Al contrario si privilegia la superficialità e si dà rilievo alla conflittualità che divide. Il mio slogan nel mondo professionale è “insieme per riuscire”. La prossima pubblicazione sarà un libro di fiabe, quindi un mondo onirico… Un mondo che sognavo di vivere, in contrapposi- LA BRASA Unda, brasa sota la pèll ch’a sc’ciopéta dent par dent ch’a ma ciapa quand, ingulfada, a sgarbi la föia tanti vòlt sc’ciuncada da la tempèsta d’estaa, föia ch’a riess dumà a fa umbría a la furmiga. Unda, brasa sota la pèll, ta ma pòrtat in da la mi stagión minüdra, indúa i pass i baltiga par ògni boff da vent e i man, rügát e pòvri da carezz i gòra cumè sta föia, scarligada chissà ‘ndúa forse a quetass in brascia al nì, cuatada dal tecc. LA BRACE Onda, brace sotto la pelle che scoppietta di tanto in tanto che mi prende quando, ingolfata, raschio la foglia spesso spezzata dalla tempesta d’estate, foglia che riesce solo a fare ombra alla formica. Onda, brace sotto la pelle, mi porti nella mia stagione minuscola, dove i passi vacillano per ogni folata di vento e le mani, rugose e povere di carezze volano come questa foglia, scivolata chissà dove forse a quietarsi in braccia al nido, coperta dal tetto. Elena, 1 luglio 2011 zione alla realtà. In due anni ho scritto 15 fiabe in forma poetica che ho messo nel cassetto. All’inizio di quest’anno le ho riprese, ed è già pronto un testo per la pubblicazione. Ora continuo il mio cammino verso la Bellezza, la Spiritualità, il Trascendentale. Ultimissima poesia Il lunedì di Pasqua. Pubblicazioni: • Riciam da cà nôssa, Bologna 1977 • Strad, Sentee, Gent…, Lugano 1979 • Scai da pèll, Lugano 1982 • Nei giorni il Soffio, Lugano 1986 • Di radís la vus, Lugano 1991 • A passi sospesi, Balerna 2002 • Le Madri (plaquette), Edizioni Ulivo Balerna, 2005 • Il mondo degli Ulivi - Ul mund di Uliv, (plaquette) Balerna 2005 • Cerc Slungaa, Balerna 2008 • La danza degli aquiloni, Balerna 2010 settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 27 gd idee&parole Né vergine né madonna Un viaggio nella letteratura erotica femminile di Alina Rizzi S crivere in rosso, ossia scrivere d’amore e passione, di fantasie erotiche e giochi trasgressivi, di curiosità sfrenate e di incontri proibiti. Scrivere quindi libri erotici, anche detti pornografici. Ma esiste forse una differenza tra i due generi? E, se esiste, quale potrebbe essere? Si dovrebbe rispondere, come il grande Woody Allen, che “la pornografia è l’erotismo degli altri” e chiudere brillantemente il discorso. Ma, volendo approfondire, appare molto interessante il parere della scrittrice Dacia Maraini, estrapolato da una vecchia intervista, per la quale la pornografia sarebbe “la pretesa di separare il sesso dal sentimento facendone uno strumento autonomo di conoscenza e relazione.” Diciamo allora che se la pornografia può essere, a volte, un puro svago fine a se stesso, consumato il quale si può tornare alla propria vita sen- za residui emozionali, in campo letterario il libro pornografico è quello che ci permette di distrarci dai problemi e dai dubbi personali, coinvolgendoci quel tanto che basta per regalarci due ore di “libera uscita” dalle consuete abitudini. Un libro erotico, invece, dovrebbe non solo divertirci e intrigarci, ma anche suscitare fantasie e curiosità, suggerirci percorsi alternativi, farci dubitare delle nostre preferenze o scelte precedenti, prospettarci modi e luoghi più accattivanti. Insomma, dovrebbe risvegliare la nostra attenzione, non distrarla, e quindi aprirci ad una conoscenza maggiore dell’argomento, che evidentemente non è il sesso ma l’incontro intimo di due individui. Può capitare dunque che uno scrittore o una scrittrice, nel tentativo di fare dell’erotismo, ottengano soltanto pornografia, oppure che volutamente decidano di scrivere un libro di puro e disimpegnato intrattenimento. Perché indignarsi? Si sono pubblicate e si pubblicano ancora tonnellate di libri d’amore che non hanno altro scopo che questo, lo stesso dicasi per certe voluminose saghe 28 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 idee&parole dipinti: courtesy Jo Taiana painter. gd storiche di matrice inglese. Nessuno se ne lamenta, giustamente. è ora quindi di accettare la letteratura erotica come un genere tra gli altri, che può essere più o meno ben confezionata. Se vogliamo essere franchi, anche molti racconti di Anaïs Nin sono semplicemente pornografici: alcuni assomigliano a un catalogo di peripezie erotiche poco probabili, altri si impegolano con la massima leggerezza in argomenti scottanti come l’incesto e la violenza carnale. Ciò nonostante Anaïs Nin viene considerata una scrittrice di tutto rispetto. Il confine è labile quindi, e soltanto quarant’anni fa una donna che scriveva del proprio desiderio di fare l’amore era una donna scandalosa, addirittura una strega, come ribadiva la trasgressiva poetessa americana Anne Sexton negli anni ‘70: In giro sono andata, strega posseduta / ossessa ho abitato l’aria nera, padrona della notte; sognando malefici, ho fatto il mio mestiere passando sulle case, luce dopo luce: solitaria e folle, con dodici dita. / Una donna così non è una donna. / Come lei io sono stata. O come ribadiva la scrittrice Erica Jong: è lei la donna che inseguo. / Ogni volta che entro in una stanza / lei c’è già stata con capelli che odorano di leoni e tigri, con un abito più nero dell’inchiostro di seppia, con scarpe che guizzano come lucertole sopra il grano ondeggiante del tappeto… Non è vergine né madonna. Le sue palpebre sono rosse. / Va a letto con tutti. Pare evidente che le donne sanno benissimo cosa vogliono quando si tratta di sesso, e se trovano il coraggio di esprimerlo – non necessariamente in un libro – lo fanno spesso senza inibizioni. In letteratura si va allora dall’apoteosi della “scopata senza cerniera” lanciata da Erica Jong con Paura di volare nel lontano 1973 (un libro che Henry Miller definì “la controparte femminile di Tropico del Cancro”) al più recente Vita sessuale di Catherine M. di Catherine Millet, dove di tutto si parla purché legato al sesso. Dalle confessioni ad occhi spalancati di aspiranti lolite del sud d’Italia, alle preziose e disinibite quartine di poetesse affermate come Patrizia Valduga. Insomma libri diversi senz’altro, a volte molto sensuali a volte dichiaratamente pornografici, ma rigorosamente “al femminile”, come quelli che elenchiamo a pagina 30. Una scelta di “classici” del genere, che hanno saputo attraversare i secoli. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 29 gd idee&parole Classici dell’erotismo femminile “Esprimere liberamente quanto appartiene alla sfera delle abitudine sessuali è il coraggio più grande che possiamo trovare in uno scrittore” diceva Apollinaire, e sicuramente si può non condividere il suo pensiero ma, come dare torto a Oscar Wilde quando affermava: “Non esistono libri morali o immorali. I libri o sono scritti bene o sono scritti male. Questo è tutto” ? Quello che segue è un breve “catalogo” di libertinaggi cartacei, al femminile naturalmente, dove la più lirica poesia può confondersi con una sofisticata manualistica e il best-seller della trasgressione (per l’epoca) con un epistolario galante dai contenuti ancora attuali, seguendo l’unico filo conduttore del desiderio “spudoratamente” dichiarato. Saffo (VII secolo a.C.) Poesie e frammenti. è la prima poetessa erotica della storia, canta il fuoco nei sensi e l’amore omosessuale. letterario che descrive il desiderio amoroso femminile con un linguaggio maschile, fu la prima scrittrice professionista in grado di mantenersi pubblicando libri che, all’epoca, vennero accusati di oscenità. Felicité de Choiseul-Meuse (inizio XIX secolo) Julie, ou j’ai sauvè ma rose Con lo pseudonimo Madame de C… firmò diversi libri erotici che portavano la seguente epigrafe “Per leggermi, nascondetevi bene”. In Julie narra le intime avventure di una giovane donna che prima dei trent’anni riesce a collezionare una vasta gamma di avventure sessuali senza perdere la verginità. Rosvita (950 d.C. circa) Drammi e leggende. La prima poetessa di nazionalità tedesca. Vissuta in un convento, fedelissima al voto della castità, scrisse storie molto trasgressive descrivendo realisticamente scene di sesso che non poteva aver vissuto. Celeste Mogador (1824-1909) Eloisa (1101-1164) XIX secolo ) Vari romanzi. Il più famoso romanzo di questa autrice si intitola Le Cousines de la Colonelle e inizialmente fu attribuito a Maupassant. Ebbe grande successo per il ricco campionario di scene erotiche trattate, che vanno dalla flagellazione, agli incontri omosessuali, al sesso di gruppo. Lettere ad Abelardo. Monaca a diciotto anni, per compiacere l’amante gli scrisse lettere appassionate e cariche di sensualità, affrontando l’argomento scottante della sua falsa vocazione religiosa. Margherita di Navarra (1492-1549) Storia degli amanti fortunati. Con un tono erudito e senza alcuna grossolanità racconta tutti gli aspetti dell’amore, prediligendo il tema erotico e senza omettere argomenti classici come l’incesto e il sadismo. Louise Labé (1524-1566) Elegie e sonetti. Poetessa colta e di buona famiglia scandalizzò con le sue composizioni traboccanti di abbandoni erotici e di desideri che dichiarava legittimi nonostante i severi divieti morali dell’epoca. Aphra Behn ( 1641 –1689) Oroonoko e romanzi vari. Antesignana di un nuovo universo Memories de Celeste Mogador L’autrice racconta la propria storia di prostituta divenuta poi donna di spettacolo e infine moglie di un diplomatico. Il libro ricorda il romanzo Moll Flanders. Madame di Mannoury D’ectot (fine Sidonie Colette (1873-1954) I famosi romanzi intitolati Claudine… All’inizio del secolo scorso Colette pubblicò tutta una serie di romanzi, in parte autobiografici, che narravano le vicende sentimentali e galanti della giovane Claudine e le diedero immediato successo. Negli anni continuò a occuparsi di temi scottanti come l’omosessualità e la frigidità femminile. Rachilde (1860-1953) Romanzi vari. Dichiaratamente omosessuale, al punto da vestirsi perennemente da uomo, e appassionata di occultismo pubblicò molti romanzi di successo su temi scabrosi e macabri, tra cui il famoso Monsieur Venus. 30 - GD n. 23/24 - Djuna Barnes (1892- 1982) Romanzi, racconti e poesie. Affascinante e raffinata donna di mondo scrisse storie impregnate di un erotismo decadente e cerebrale, dando largo spazio alle passioni più intime e istintive delle sue eroine. Anaïs Nin (1903-1977) Romanzi, racconti e diari. Oltre ai due volumi di racconti strettamente erotici che scrisse per denaro, la celebre autrice attinse ai propri sterminati diari per tutti i suoi romanzi: da La casa dell’incesto a Collages a Scale di fuoco. Della relazione con Henry Miller si può leggere Henry and June che raccoglie le pagine censurate che la scrittrice dedicò all’uomo e alla moglie June. Pauline Reage (1954: data di pub- blicazione del romanzo Histoire d’O.) Con lo pseudonimo Pauline Reage una misteriosa letterata pubblica nel 1954 uno scabrosissimo romanzo sul tema del sodomasochismo, tutt’oggi considerato uno dei testi erotici più trasgressivi. Emmanuelle Arsan (1967: data di pubblicazione del romanzo Emmanuelle.) Sotto lo pseudonimo Emanuelle si nasconde Madame Marajat, autrice del famoso libro e di tutta la serie che ne seguì, in cui si narrano le avventure autobiografiche di una giovane donna senza inibizioni e dominata da una sana quanto inesauribile sete di avventure sessuali nell’esotico panorama thailandese. Il romanzo diede l’avvio ad un ricco filone cinematografico. Negli anni ’70 del secolo scorso, in America appare la poesia confessional, da cui nasceranno Erica Jong e Anne Sexton per esempio, scrittrici che non fecero più mistero dei loro desideri più intimi. Ciò che seguì è storia recente. Tratto da: www.segniesensi.it di Alina Rizzi. settembre/ottobre 2011 idee&parole Guide e manuali dell’orgasmo primo atto del controllo sociale “Perché tanto accanimento nel cercare di spiegare sessuale?... È il principio della maionese, se impazil piacere femminile?” Questo interrogativo apre zisce significa che non si è stati capaci di seguire una riflessione della filosofa Michela Marzano (vedi la ricetta alla lettera.” Secondo la filosofa non esiLa Repubblica del 1 ottobre 2010) che cerca di capire stono in questo campo regole che valgano per tutti come mai si tenti di codificare, fino a fornire veri e e “quando l’orgasmo diventa un’ingiunzione, la propri prontuari, il segreto del sommo piacere fem- sessualità si trasforma in un vettore di controllo sominile, prendendo spunto dall’uscita in Francia di ciale, un mezzo efficace per ridurre il corpo delle Les secrets des femmes. Voyage au coeur du plaisir et donne a un nuovo ricettacolo del biopotere”. Dopo avere rammentato che nel rapde la jouissance di Elisa Brune e Yves Ferroul. Moltissimi sono i La filosofa Michela Marzano porto sessuale si esprime un dedecaloghi, i prontuari “a uso e contesta i vari vademecum siderio di possesso e nello stesso consumo di una donna moderche soffocano libertà e unicità tempo ci si lascia andare, “ci si abbandona e allora si scopre il na”, e in questa schiera si coldell’esperienza individuale piacere nel suo aspetto più inloca anche questa pubblicaziodelle donne timo”, la filosofa osserva che si ne. “L’orgasmo ormai lo si può misurare”, nota la filosofa, “e controllare. Basta tratta di un complesso di stimoli che “non possono capire il funzionamento della clitoride, l’anatomia essere descritti scientificamente perché acquistano della vagina, la giusta collocazione del punto G. senso solo all’interno della storia personale di ogni Che senso hanno questi ‘libri di ricette’ che ridu- persona”. Occorre ritrovare il limite “per lasciare cono il piacere a una serie di gesti e di pratiche che le donne libere di sperimentare il proprio piacere si possono imparare e sperimentare?… Non sono senza illuderle che esistano ricette magiche capaci forse il sintomo di una società in cui ognuno do- di aprire loro le porte del settimo cielo… le ricette vrebbe essere sempre capace di gestire la propria diventano, molto più spesso di quanto non si creda, vita in modo impeccabile, compresa la propria vita regole da seguire e norme da rispettare”. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 31 gd Ticino/dieci anni da ricordare Dalla parte di Mnemosine, con gli Archivi delle Donne del Ticino Casa Maderni, la nostra sede di Melano. Passaggio pedonale dedicato a Giuseppina Ortelli Taroni. di Chiara Macconi una favola avviata a grandi risultati, ma è soprattutto l’opera di un gruppo di donne con le loro diverse esperienze, entusiasmi, difficoltà e soddisfazioni. Un gruppo che muta col tempo ma che non trascura le motivazioni originarie, anzi le arricchisce con le nuove. Sullo sfondo, il femminismo degli anni ‘70 nelle sue articolazioni e differenziazioni, con le domande e le questioni che col tempo ha suscitato, nelle connessioni con gruppi, italiani e svizzeri, che hanno approfondito questo passaggio epocale nella storia delle donne. E la vita di Aardt si dipana nel tempo: i primi due anni di attività esemplificano il paradigma dello Stato nascente di Alberoni, quando le organizzazioni escono dai confini del caos iniziale, della sovrabbondanza di energia e proposte per diventare progressivamente un movimento, dai molti rivoli al fiume, dal linguaggio codificato, dalle procedure concordate e condivise, con un’organizzazione definita. Le metafore utilizzate dai documenti fanno riferimento all’alveare delle api operaie, al formi- L ’Associazione Archivi Riuniti delle Donne del Ticino (Aardt, con sede a Melano in casa Maderni) è arrivata al decimo anno di attività, sui sentieri della memoria per raccontare e documentare la storia delle donne del nostro Paese. Come suggerisce Andrea Ghiringhelli, direttore dell’Archivio di Stato, “Gli Archivi sono sempre più indispensabili nella nostra frenetica realtà; essi testimoniano dei nostri rapporti col passato, forniscono la chiave di lettura del presente e sono supporto per le decisioni del futuro”. Di fronte a questa sfida (e a quella lanciata dal Coordinamento per l’Autodeterminazione della Donna di Catania del 1985), “Noi, utopia delle donne di ieri, memoria delle donne di domani” leggiamo con curiosità i documenti che descrivono questi archivi e parliamo con le persone che li hanno vissuti per ripercorrere l’origine e lo sviluppo di questa appassionante avventura iniziata nel 2001. Potrebbe essere un’indagine poliziesca senza vittima, oppure 32 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Ticino/dieci anni da ricordare caio febbrile e poi al fiume che corre nel suo alveo, un’attività vorticosa e molteplice che diventa anche internazionale, che si fa testimonianza scritta nelle ricerche pubblicate dalle storiche, che aggiusta le sue dimensioni e forme organizzative nel tempo secondo i bisogni, che include sempre più giovani membre e ne assume la voce, che sa essere presente e attiva anche nelle collaborazioni e nelle proposte, sempre più aperta al territorio in modo da evitare la sindrome della “riserva indiana” e dell’autoreferenzialità. Questa è la storia degli Archivi, una storia fatta anche di difficoltà, come tutte le esperienze umane, ma connotata da grande entusiasmo e affiatamento. Rimangono sempre le domande cruciali che faticano a trovare risposta e soluzione, quelle domande e quei perché che hanno illuminato e determinato il nostro viaggio e ancora segnano la direzione alla ricerca. In questo importante anniversario, ringraziamo l’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino per la ricerca, la testimonianza e l’impegnativo lavoro svolto. Ne parliamo con l’attuale Presidente, Renata Raggi-Scala, cui chiediamo come è nata questa iniziativa, e con quali finalità. Alla fine degli anni ‘90, quale presidente della Federazione Associazioni Femminili Ticino (Faft), avevo sentito l’esi- gd genza di trovare un modo per raccogliere la documentazione dell’attività delle associazioni femminili operanti in Ticino e non da ultimo raccogliere e completare quello della Faft, fondata nel 1957. D’altra parte Franca Cleis desiderava mettere a disposizione la sua biblioteca privata e la documentazione raccolta negli anni sulle donne ticinesi, le sue ricerche e i suoi studi: anche lei socia fondatrice è stata direttrice dal 2004 al 2009. Ci eravamo rese conto che agli Archivi cantonali esistevano solo pochi fondi di figure femminili e che se non intervenivamo con un’azione di raccolta e recupero di documenti, nel futuro non ci sarebbero state testimonianze della storia delle donne del Canton Ticino. Iniziative simili nel Canton Turgovia e nella Svizzera orientale ci hanno dato lo stimolo per costituire anche in Ticino un’Associazione che potesse gestire un centro di documentazione e una biblioteca: volevamo conservare memorie importanti per testimoniare il progresso civile del Paese, sensibilizzare sull’importanza della conservazione, promuovere la ricerca e la scrittura delle donne nel Canton Ticino. È grazie al sostegno della Faft e a un gruppo di amiche che nel settembre del 2001 Aardt ha potuto essere costituita e partire con il suo progetto. Il fondo Franca Cleis, la sua biblioteca privata e la sua documentazione (utilizzata per il libro Ermiza e le altre, Il percorso della scrittura femminile nella Svizzera Italiana con bibliografia degli scritti e biografie delle autrici, Rosenberg &Sellier, 1993); l’archivio della Federazione, del Lyceum Club Donne di Bissone di ritorno dal mercato. settembre/ottobre 2011 - GD n.23/24 - 33 gd Ticino/dieci anni da ricordare Lugano e altre donazioni hanno costituito la base di partenza. Con questi era possibile proseguire! Chi erano le pioniere? Molte le presenti alla prima assemblea del 2001 svoltasi nella sede della Faft e Associazione Dialogare a Massagno: in quell’occasione sono stata nominata Presidente. Abbiamo costituito l’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino, approvato lo statuto, strumento giuridico che ci avrebbe permesso di iniziare l’attività, e in seguito promosso molteplici e validi contatti istituzionali per presentare il nostro progetto, in particolare al dott. Ghiringhelli, direttore dell’Archivio di Stato. Era necessaria una sede per “contenere” il nostro materiale. La ricerca della sede ha mobilitato le energie di tutte, mentre la grafica M.Balmelli abbozzava il primo prospetto e con la prima assemblea arrivavano le quote sociali come adesione all’iniziativa. Un primo contributo dalla Faft ha acceso le speranze e il desiderio di cercare sponsor e finanziamenti. Chiediamo a una delle membre di comitato di più lunga data, Anita Testa Mader, di ricordare l’atmosfera dei primi tempi. Il ricordo che ho è quello di un clima segnato da entusiasmo e nello stesso tempo da una certa attesa e curiosità per la nascita di una collaborazione tra donne di provenienza diver- sa, con un progetto tutto da costruire, ma in cui credevamo profondamente. Come tutte le cose nuove, questo percorso ha richiesto innanzitutto l’approfondimento della conoscenza reciproca e l’integrazione di modalità di lavoro e riferimenti professionali e politici diversi, in particolare tra chi come me proveniva da una lunga esperienza nel movimento femminista degli anni ’70 e chi era stata attiva in associazioni più istituzionali, come la Federazione Associazioni Femminili Ticino, oppure non aveva mai avuto particolari contatti con i movimenti delle donne. Un grande arricchimento dunque (che ha contribuito anche alla nascita di amicizie personali), ma anche momenti di conflitto a volte dolorosi che in questi 10 anni hanno portato a cambiamenti sia nella composizione del comitato dell’Aardt, sia nell’impostazione dell’attività. Inoltre la collaborazione tra donne più “grandi” e un gruppo di giovani entrate nel corso degli anni a far parte del comitato è stata, secondo me, un’occasione di confronto generazionale, a volte difficile, ma molto proficuo. Qualche ricordo particolarmente significativo? Sicuramente il momento in cui abbiamo “trovato casa”: Margherita Scala-Maderni, che ci aveva ospitato per l’assemblea, ha offerto in comodato per sei anni l’uso della casa di Melano, appartenuta alle sue zie, per (come ci ha detto lei stessa) “far rivivere il loro spirito di cultura”. Alla sua offerta si è aggiunta quella del mobilio e delle scaffalature Lavandaie della Valle Onsernone. 34 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Ticino/dieci anni da ricordare provenienti dall’Istituto batterio sierologico di Lugano che traslocava a Bellinzona. Questo insieme di circostanze positive ci ha permesso di avere un luogo molto bello in cui ospitare la biblioteca e i nostri archivi e organizzare incontri e manifestazioni, e ciò ha senz’altro costituito una tappa decisiva nella storia dell’Aardt. Manuela Maffongelli, responsabile degli Archivi e della Biblioteca ci offre qualche spunto sull’attualità. Dopo il lascito iniziale e quelli che si sono aggiunti, a poco a poco, la biblioteca Aardt è diventata lo scrigno di tesori della letteratura e della saggistica femminile, un luogo di ricerca per studenti che si interessano alle questioni di genere, all’operato e al vissuto delle donne. Se la documentazione raccolta nell’archivio Aardt permette gd di lavorare su fonti locali, il patrimonio librario a disposizione offre d’altra parte una vasta gamma di proposte di lettura e di studio che raggiungono il livello internazionale. Negli ultimi anni, si è constatato che la tematica del lavoro femminile (da un profilo storico, ma anche allo stato attuale) è molto studiata e approfondita dalle ricercatrici. Per poter rispondere alle esigenze delle/dei nostre/i utenti, molte nuove acquisizioni sono monografie che trattano questo tema. Tra le richieste più frequenti figurano anche i volumi di educazione e in particolare quelli di educazione femminile, libri sulla questione delle pari opportunità in Svizzera e nel resto del mondo e biografie di donne del passato. Grazie al Sistema bibliotecario ticinese la biblioteca Aardt può gestire il prestito dei libri, e di conseguenza contribuire alla diffusione di una cultura di genere, in ogni angolo del Cantone Ticino. Qualche dato sull’Associazione Archivi Donne Ticino Lo scopo • Raccogliere, conservare e catalogare in modo sistematico opere e materiali diversi che documentano le esperienze e la vita delle donne che hanno vissuto e operato in Ticino. • Individuare, acquisire e valorizzare archivi di scrittrici, di artiste, di donne impegnate nel lavoro politico e per il progresso civile del Paese. In particolare, archivi di associazioni femminili e documentazione di gruppi di donne. • Sensibilizzare sull’importanza della conservazione di documenti, fotografie e opere d’arte. • Promuovere la ricerca e la scrittura della storia delle donne nel nostro cantone e altrove. Vendemmia nella prima metà del Novecento. settembre/ottobre 2011 - GD n.23/24 - 35 gd Ticino/dieci anni da ricordare Gli scaffali e le scatole La prima immagine che viene alla mente pensando agli Archivi di Melano è la bellissima villa con parco che li accoglie, ma anche la consuetudine di amicizia e agape che caratterizza gli incontri. Gli scaffali della biblioteca e le scatole dove sono custoditi e organizzati i fondi costituiscono l’essenza vera del ricordare. Ricordi pubblici e privati (lettere, quaderni scolastici, ma anche pizzi e ricami), singoli e collettivi, tutti preziose testimonianze da consegnare al futuro. La biblioteca Conserva più di 5 mila volumi. Tutti i volumi sono disponibili sia per la lettura in sede sia per il prestito interbibliotecario, in quanto catalogati nel Sistema Bibliotecario Ticinese (Sbt), nella Biblioteca cantonale e del Liceo di Mendrisio. I volumi riguardano prevalentemente la scrittura femminile e sono così suddivisi: • Ticinensia ed Helvetica: saggistica, narrativa e poesia di autrici ticinesi e svizzere; • poesia, saggistica, storia delle donne, narrativa italiana e internazionale; • pensiero della differenza; • raccolta di tesi di laurea; • raccolte di riviste femminili e femministe; • opere bibliografiche. Gli Archivi Sono costituiti da numerosi fondi privati di donne e di associazioni femminili ticinesi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri, da una vasta raccolta documentaria di biografie di donne che nel Ticino hanno vissuto, operato e pubblicato; da donazioni di opere d’arte. Come quelle delle maestre parLa prima brochure, 2006. ticolarmente presenti come Angelica Gianola-Mattei, vittima di una campagna denigratoria per aver promosso l’educazione sessuale a scuola, Anna Gnesa, maestra e religiosa, Irene Marcionetti, maestra e poeta, in comunicazione epistolare con Sibilla Aleramo e Fausta Cialente. Ma anche i fondi delle sorelle Maderni, con i loro quaderni scolastici, quello dell’artista Ruth Meyer, pittrice e scrittrice. Il fondo di Emma Degoli, da Zurigo nel Ticino, raccoglie le testimonianze della sua attività a sostegno del suffragio femminile nelle lunghe battaglie politiche e la sua opera di sensibilizzazione sulle tematiche dei consumi. Il fondo Monica Cerutti-Giorgi raccoglie le elaborazioni sul pensiero della differenza sessuale emerse dal gruppo Diotima di Verona fin dal 1984. Fra le Associazioni le Donne Liberali Radicali della Valgersa, il gruppo Donne per la Pace, Movimento Liberazione delle Donne (Mld), il Coordinamento Donne della Sinistra, Soroptimist e molti altri ancora. Questi documenti sono a disposizione del pubblico e dei/delle ricercatori/trici. Le Attività Comunicazione e presenza sul territorio • sito attivo e aggiornato: www.archividonneticino.ch • partecipazioni a iniziative altrui e collaborazioni • visite di gruppi alla nostra sede per conoscere l’attività • lavori della Commissione culturale cantonale per un giorno nella sede degli Archivi, nel 2005, e della Commissione Consultiva per le questioni femminili nel 2009 • collaborazione con la Biblioteca Cantonale di Lugano, l’Archivio di Stato e il Dipartimento Sanità e Socialità del Canton Ticino per la mostra dedicata a L’Infanzia preziosa. Le politiche familiari nel Ticino dal Novecento a domani. La nostra brochure attuale, 2011. 36 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 Ticino/dieci anni da ricordare gd Attività culturale e incontri aperti al pubblico Dal 2004 abbiamo iniziato a presentare tematiche di stretta attinenza al dibattito femminile: • 2004 Il simbolico delle donne. Percorsi d’esperienza fra storia, filosofia e traduzione • 2006 Relazioni, pratiche e mediazioni di donne • 2007 Alla luce del presente • 2008/2009 Il corpo femminile, l’intimo soggetto • 2010/2011 Impronte di vita. La biografia nel racconto, nel ricordo, negli oggetti, come viaggio, come ricerca. Attività editoriale Pubblicazione di quaderni: • Il simbolico delle donne. Percorsi d’esperienza fra storia, filosofia e traduzione. A cura di Monica Cerutti-Giorgi, Edizioni Ulivo, Balerna, 2006 • Luigia Carloni-Groppi (1872-1947). La Signora Maestra narratrice. A cura di Francesca Lo Iudice e Franca Cleis, Edizioni Ulivo, Balerna, 2007 • Karin Stefanski, La Residenza Emmy. Storia di un’impresa femminile. Edizioni AARDT, Melano, 2009 • Donne Ticinesi. Rievocazioni. 1928-2008. Il lavoro femminile. Edizioni AARDT, 2009; con il Cd Il motore nascosto dell’economia. Il lavoro delle donne ticinesi fra Ottocento e Novecento, supporto didattico destinato agli insegnanti e agli allievi delle nostre scuole, Edizioni AARDT • Alla luce del presente, relazioni, pratiche e mediazioni di donne, a cura di Monica Cerutti-Giorgi, Franca Cleis e Karin Stefanski, Edizioni AARDT, 2010 • Una missione d’amore, Storia della lotta alla mortalità infantile in Ticino e del Nido d’infanzia di Lugano, a cura di Manuela Maffongelli, Edizioni AARDT, 2011 Progetti continuativi, che rappresentano il nostro interesse nelle biografie: • Tracce di donne: richiesta a comuni perché dedichino piazze, strade, viali, sentieri del nostro Cantone a figure femminili dimenticate, come Adriana Ramelli, già direttrice della Biblioteca cantonale di Lugano, che le ha intestato una sala di lettura, Giuseppina Ortelli Taroni, scrittrice, un passaggio pedonale a Melide, Barbara Polli, maestra, una piazza a Brusino • www.rsi.ch/donnestorie: raccolta di voci di donne in 39 biografie fra cui Carla Agustoni, Maria Luisa Albrizzi, Ines Bolla, Iva Cantoreggi, Ersilia Fossati, Anita Spinelli, Alfonsina Storni Organizzazione interna Gli organi statutari prevedono una presidente, una vicepresidente e il comitato direttivo • Presidente: Renata Raggi-Scala dal 2001 • Vicepresidente: Lisa Fornara dal 2010 • Responsabile degli Archivi e della Biblioteca: Manuela Maffongelli dal 2009 • Amministratrice: Mariagrazia Citella dal 2010 Copertina di Donne Ticinesi, Rievocazioni. 1928-2008. Il lavoro femminile, ristampa dal 1928. Il comitato, composto da 7-9 membre, opera attualmente attraverso gruppi di lavoro e si avvale di collaborazioni esterne. Gli Aardt hanno sempre avuto la collaborazione di giovani volontarie che, a turno, hanno contribuito con le loro ricerche e le loro competenze al riordino dei fondi e alla scrittura di testi: in alcuni casi il tempo dedicato si è allungato e le “volontarie” sono diventate membre effettive con cariche importanti. Le ringraziamo tutte perché gli eccellenti risultati ottenuti sono in gran parte merito del loro lavoro silenzioso e competente. Finanziamento Gli Archivi sono operativi attraverso il sostegno del Decs (Divisione della Cultura), del comune di Melano e attraverso le quote delle socie ed eventuali donazioni o incarichi di ricerca. E per concludere Dopo 10 anni di fervida attività siamo liete di poter mostrare i nostri progressi: il numero dei libri è raddoppiato, il numero dei fondi è triplicato e il numero delle socie quasi quintuplicato. Si può ancora migliorare. settembre/ottobre 2011 -- GD 23/24 -GD n. n.23/24 37 gd animali e ambiente L’ape sorregge il mondo Colpa dell’agricoltura intensiva, dell’uso eccessivo di prodotti chimici di Marialuisa Righi giunge; così ha luogo, in volo, il primo accoppiamento. La copula comporta l’inevitabile morte del maschio, poiché i suoi organi genitali restano infissi nel corpo della femmina ed esso deve strapparli per allontanarsi; mentre il maschio precipita morto verso il suolo, la regina plana sull’alveare, dando alle operaie, in tal modo, un segnale in seguito al quale esse assalgono e uccidono gli altri fuchi; nessun fuco si salva perché i pochi superstiti non sanno nutrirsi da sé, essendo stati nutriti sempre dalle operaie…” (da Wikipedia) E poverette anche le operaie che nella loro breve vita (45 giorni) devono occuparsi di tutto: dal nutrimento delle larve alla pulizia dell’alveare, fino alla mirabile operazione dell’impollinazione… Ebbene, pare che le api stiano scomparendo. I primi allarmi furono diffusi nel 2006: i ricercatori parlarono della scomparsa di un terzo delle colonie presenti sulla terra. Il preoccupante fenomeno fu battezzato Ccd (Colony Collapse Disorder) e si puntò il dito contro i prodotti chimici usati da apicoltori e agricoltori, si pensò al riscaldamento globale (usato spesso a vanvera per ogni problema ambientale), a un agente virale in grado di sterminare tutte le api del mondo, alle onde elettromagnetiche, alla molecola attiva di imidaclopride presente nei cosiddetti insetticidi sistemici, ecc. In realtà la scomparsa delle api sarebbe causata da un insieme di fattori, a partire dalla trasformazione di prati a campi per fare spazio all’agricoltura 38 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 L a società matriarcale più famosa della terra? Indubbiamente quella delle api: l’ape regina è l’unica femmina in grado di riprodursi e questo status la colloca all’apice di un’affascinante (e poco democratica) piramide dove i maschi servono solo alla riproduzione, e dove un destino infame li aspetta, basti pensare alla fecondazione. “Appena sfarfalla, la nuova regina è presa da frenesia, emette un singolare ronzio, dopo di che si avvicina alle celle delle altre ‘principesse’ sue sorelle e, una dopo l’altra, le uccide tutte; poi inizia il volo nuziale, innalzandosi a grandi altezze, seguita dalla folla dei fuchi, il più possente dei quali la rag- animali e ambiente gd gd e rischia di scomparire e dello stravolgimento bio-ecologico degli ultimi cinquant’anni intensiva dove l’uso di prodotti chimici è dannosamente richiesto, per arrivare allo stravolgimento bio-ecologico avvenuto negli ultimi cinquant’anni. Che cosa fare? “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”, teorizzava Einstein, e non è difficile capire qual è il problema: senza api scomparirebbero i fiori, gli alberi, i frutti, gli animali… e amen. Per salvare loro (e noi) bisognerebbe fermarsi, resettare il programma che ci vuole proprietari incontrastati della Terra, allentare la corsa, sfilare gli scarponi e rimettere l’ape al centro di un regno, quello della natura che ci osserva, pronta a farcela pagare. La vespa asiatica che annienta le api U n nuovo pericolo minaccia le nostre api: sta avanzando dal sud est della Francia una grossa vespa predatrice (Vespa velutina). Gli entomologi ritengono che il rischio di una sua acclimatazione in tutto il Mediterraneo sia solo una questione di tempo. Assomiglia a un calabrone ed è arrivata in Francia nel 2004 proveniente da Shanghai insieme a una partita di vasi dove alcune vespe stavano svernando. Questo imenottero non è particolarmente aggressivo per l’uomo ma attacca le nostre api domestiche (Apis mellifera) che non avendola mai incontrata prima non hanno potuto sviluppare una strategia per difendersi. In certe zone della Francia questa vespa sta già procurando gravi danni in quanto divorando le api operaie mette in crisi le regine per mancanza di nutrimento e di acqua. Nel loro ambiente naturale (Cina, India, Indocina e Giava) queste vespe coesistono con un’ape domestica (Apis cerana) che proprio perché fa parte della biodiversità ha sviluppato una strategia anti-predatoria: quando un gruppo di Apis cerana incontra una Vespa velutina si butta sulla vespa imprigionandola in una sorta di intreccio ronzante e il calore prodotto da questa specie di gomitolo uccide la predatrice. A dimostrazione ancora una volta di quanto la biodiversità sia un valore da proteggere e di come sia rischiosa l’introduzione di nuovi soggetti. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 39 gd Ticino/consultorio Faft La parità in azienda Per paura di perdere il lavoro o perché non sanno a chi rivolgersi, spesso di Antonella Sicurello L ontano dal caos cittadino, ma a due passi dal centro di Lugano, il Consultorio giuridico Donna e Lavoro della Faft è diventato negli anni crocevia dei più disparati vissuti lavorativi delle donne. In un piccolo ma accogliente locale riservato alle consulenze, si intrecciano i racconti, le difficoltà, a volte i drammi, di donne che ancora oggi, a 15 anni dall’entrata in vigore della legge sulla parità, devono fare i conti con le discriminazioni sul posto di lavoro. Sono 400 le donne che chiedono aiuto ogni anno Attivo da quasi tre lustri, il Consultorio è contattato mediamente da 400 donne ogni anno, provenienti per il 60 per cento dal luganese e di un’età com- presa tra i 30 e i 50 anni, che richiedono consulenze personali o brevi contatti telefonici. Al primo posto le cause di licenziamento, poi i diritti di maternità, il part-time, il mobbing Le richieste di aiuto riguardano tutte le problematiche che si possono vivere in azienda. Ne abbiamo parlato con una delle due avvocate responsabili del servizio, Raffaella Martinelli Peter. Quali sono i problemi maggiori che le donne devono affrontare sul posto di lavoro? Secondo la nostra casistica, sono le cause di licenziamento, in cui occorre valutare se la disdetta è giustificata, i diritti e la protezione durante la gravidanza, la durata del congedo maternità e la successiva organizzazione familiare con un eventuale part-time. 40 - GD n. 23/24 - Ma anche le condizioni di lavoro, cioè la formazione interna, i ruoli assegnati e le promozioni, i casi di mobbing, la disoccupazione e le modalità per dare le dimissioni e per richiedere il certificato di lavoro. Le vostre consulenze vanno sempre a buon fine? “Direi nel 70 per cento dei casi. Molto spesso interveniamo direttamente presso il datore di lavoro e abbiamo quindi un feedback. Va comunque detto che ci sono casi difficili da risolvere e altri risolvibili. L’intervento del consultorio ha risolto positivamente il 70% dei casi Se, per esempio, vi è una chiara violazione della legge, la soluzione del problema è piuttosto semplice. Non lo è, invece, nel caso settembre/ottobre 2011 Ticino/consultorio Faft gd va difesa con coraggio le donne non fanno valere i propri diritti – Il Consultorio della Faft può aiutarle in cui ci troviamo di fronte a opinioni divergenti tra datore di lavoro e dipendente, per esempio in merito a una situazione di mobbing o riguardo all’interpretazione del contratto di lavoro. Dopo un aumento costante negli anni passati, il numero di consulenze si è stabilizzato. Perché? Gli importanti incrementi registrati in passato sono imputabili alle nostre campagne pubblicitarie. Dopo quella del 2006, per esempio, abbiamo avuto un forte aumento di consulenze l’anno successivo. Ecco perché occorre continuare a fare una pubblicità mirata e mantenere i contatti con altri consultori, gli assistenti sociali, le preture, le tutorie, i medici e le associazioni. In maggiore difficoltà le famiglie monoparentali per la situazione di crisi I problemi sul posto di lavoro sono più diffusi di quanto indichi il numero della nostra utenza. Per questo ci preme far sapere che ci siamo e forniamo una consulenza individuale e professionale in un ambiente accogliente e riservato. Il Consultorio in pillole Nascita. Un anno dopo l’entrata in vigore della legge sulla parità dei sessi, nel 1997 la Federazione associazioni femminili Ticino (Faft) ha aperto il Consultorio giuridico Donna e Lavoro, finanziato soprattutto dall’Ufficio federale della parità. Finalità. Il Consultorio offre una consulenza giuridica di base per problemi sul luogo di lavoro, volta a contrastare le discriminazioni in azienda. Utenza. Questo tipo di consulenza è fornito alle donne. Gli uomini possono chiedere un consiglio sul tema della conciliabilità tra famiglia e lavoro. Consulenza. Il Consultorio si avvale della collaborazione di due avvocate: Raffaella Martinelli Peter e Micaela Antonini Luvini. Costo. Vengono richiesti 30 franchi per una consulenza, poi 2060 franchi all’ora in base al reddito. Dove e quando. Il Consultorio si trova a Massagno, in via Foletti 23. È raggiungibile telefonicamente al numero 0041 (0)91 9500088, dalle 9 alle 12 (nelle altre fasce orarie si può lasciare un messaggio). Sul web: www.donnalavoro.ch. Crede che la crisi economica abbia avuto ripercussioni sul lavoro delle donne? Considerato il numero di utenti in proporzione alla popolazione attiva nel Cantone, risulta difficile fare una valutazione in questo senso. Quello che abbiamo certamente notato è un incremento delle situazioni di disagio delle famiglie monoparentali, che a volte vivono situazioni finanziarie disastrose facendo fatica ad arrivare alla fine del mese. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 41 Ma forse le donne non fanno valere i propri diritti per paura di perdere il posto di lavoro. In parte è così. Ma molte lavoratrici non fanno nulla perché non sanno dell’esistenza del nostro consultorio. E, non potendosi rivolgere a un avvocato perché troppo oneroso, lasciano perdere. E questo è un peccato, perché vi sono a volte gravi violazioni della legge che non dovrebbero essere sottaciute. gd Ticino/abusi sul corpo Una pratica crudele L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato le varie forme di mutilazioni dei genitali femminili: • clitoridectomia: asportazione parziale o totale della clitoride; • escissione: rimozione parziale o totale della clitoride e delle piccole labbra; • infibulazione: asportazione della clitoride, delle piccole labbra e parte delle grandi labbra, con cucitura della vulva; • altre forme: incisione, perforazione o taglio della clitoride. Stop alla mutilazione genitale anche se fatta all’estero Con una nuova norma introdotta nel Codice penale, la Svizzera punisce anche se si va all’estero per essere sottoposta all’intervento di Antonella Sicurello L a Svizzera si schiera apertamente contro le mutilazioni genitali femminili. Dopo il sì del Consiglio nazionale, durante la sessione estiva anche il Consiglio degli Stati si è espresso all’unanimità a favore dell’introduzione nel Codice penale svizzero di una norma specifica contro questo tipo di reato. Fino a oggi, infatti, non vi erano disposizioni che lo punivano espressamente. Le mutilazioni genitali femminili erano considerate lesioni corporali gravi e, secondo l’articolo 122 del codice penale, chi le commetteva rischiava da sei mesi a dieci anni di carcere. Ora sarà introdotto un nuovo articolo che consentirà di perseguire penalmente anche chi fa mutilare all’estero una ragazza domiciliata in Svizzera, indipendentemente dal fatto che in un Paese tale pratica non sia vietata dalla legge. Una battaglia lunga sei anni La gestazione della nuova norma è durata sei anni, cioè da quando, nel 2005, Maria Roth-Bernasconi, consigliera nazionale e co-presidente delle donne socialiste svizzere, presentò l’iniziativa “Divieto di compiere mutilazioni sessuali”. La parlamentare chiedeva, appunto, di punire penalmente anche chi commette al di fuori dei confini svizzeri un reato che ha gravi conseguenze fisiche e psicologiche. Secondo l’Unicef, in Svizzera vivono tra le seimila e le settemila donne e ragazze, provenienti soprattutto dall’Africa orientale, che sono vittime dell’escissione o che rischiano di esserlo. E proprio 42 - GD n. 23/24 - il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia ha sostenuto con forza l’introduzione in Svizzera del divieto delle mutilazioni genitali femminili: nella primavera 2010 oltre 20 mila persone hanno risposto al suo appello. Informare per combattere Questa terribile pratica va però combattuta anche con un’informazione capillare. In risposta a una mozione del deputato Alex Pedrazzini, che chiedeva più informazione in difesa delle bambine, l’amministrazione cantonale ticinese ha realizzato l’opuscolo Perché lottare contro le mutilazioni genitali femminili, tradotto in francese, inglese e arabo. È possibile richiederlo all’Ufficio della legislazione e delle pari opportunità (telefono: 0041918143010, email [email protected]) o scaricarlo sul web (www.tinyurl.com/mutilazioni). settembre/ottobre 2011 gd scuola Un altro anno di passione Sarà un settembre caldo, con nuovi tagli e soppressione di cattedre – Ne parliamo con Adria Bartolich, segretaria Cisl Scuola di Como di Katia Trinca Colonel T ravolta dai mille rivoli della crisi c’è anche la scuola. Già gravata da problemi strutturali “secolari”, sarà in prima fila anche quest’anno nel pagare lo scotto di una Riforma che si accanirà ancora più brutalmente rispetto all’anno già difficile, appena trascorso, sulle risorse dell’insegnamento. Il nuovo corso si apre con l’applicazione della manovra 2011 che congela i salari degli insegnanti fino al 2014. Con l’azzeramento delle carriere e l’accorpamento degli istituti che comporterà la chiusura di plessi minori. Le norme parlano di nuove assunzioni ma poi se si va a leggere bene tra le righe si scopre, in una nota, che l’adozione del piano assunzioni è “subordinata agli esiti di una specifica sessione negoziale su interventi contrattuali per garantire l’invarianza finanziaria”. Cioè, in soldoni, si assume, ma solo se ciò non comporta un’aggiunta di spese. “Temo l’anno che si apre in vista dei tagli – commenta preoccupata Adria Bartolich, segretaria provinciale della Cisl Scuola di Como – sarà un settembre alquanto problematico. E la scuola media, soprattutto, sarà la punta dell’iceberg di questa crisi. Ci sono poche risorse ed è attualmente quella più in sofferenza, mentre per quanto riguarda le scuole superiori saranno gli istituti tecnici professionali quelli più in difficoltà”. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 43 gd scuola Tagli nel triennio nelle province lombarde Provincia Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Pavia Sondrio Varese 2009/10 % taglio -0,99 -0,89 -5,99 -0,98 -1,83 -1,16 -0,76 -1,95 -1,84 -1,1 -1,86 2010/11 % taglio -1,2 -0,9 -1,08 -2,7 -2,5 -2,5 -2,4 -3,2 -1,6 -4,9 -1,3 Vediamo i problemi con ordine. Innanzitutto la riduzione di organico dovuta all’azzeramento delle carriere dei precari. La riduzione di organico comporta un accorpamento delle classi di concorso. Bisogna intendersi bene. Non riguarda supplenti che hanno 10 anni di insegnamento alle spalle. In Italia ci sono 100mila precari con appena 2-3 anni di esperienza. Non possono essere equiparati a coloro che insegnano da anni e non hanno ancora una stabilità. Ma attenzione, riduzione di posti significa che quando si tagliano i posti di diritto l’insegnante in cattedra viene spostato e non rimane senza lavoro. Ad essere penalizzati saranno invece i giovani che vogliono entrare nel mondo dell’insegnamento. Considerato il fatto che la media dell’età degli insegnanti è sui 50-51 anni si allargherà paurosamente la forbice della differenza di età tra alunni e insegnanti. L’insegnante è sottoposto a livelli di stress sempre più elevati (pensiamo ai numerosi casi di burn out) e impedendo a forze giovani di rinnovare il 2011/12 totale triennio % taglio % taglio -3,89 -0,9 -3,9 -3,02 -1,66 -1,4 -1,35 -10,1 -6,3 -10,8 -4 -6 -4,97 -10,59 -8,64 -5,9 -5,11 -4,5 -8,06 -9,62 -16,15 comparto non si fa che appesantire ancora di più le responsabilità di questi insegnanti. -8 totale triennio valore assoluto 248 234 228 106 75 44 65 1231 173 132 249 Sempre meno insegnanti e classi sempre più affollate. Questo è un problema che ha destabilizzato soprattutto i docenti delle scuole superiori non più abituati a classi numerose. Io sono un’ex insegnante delle scuole medie e ricordo classi con medie alte nel numero di alunni. Per gli insegnanti di questo comparto non è una grossa novità. Eppure è proprio nelle scuole medie che è più penalizzante l’elevato numero di scolari, perché è a questo livello che si creano i problemi più gravi, soprattutto per quanto riguarda la disciplina. I ragazzi sono in un’età delicata, hanno bisogno di più attenzioni. E quali possibilità ha poi l’inse- 44 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 scuola gnante di intervenire con ragazzi problematici, quando a fatica riesce a coprire il regolare curriculum previsto dal programma? Per quanto riguarda invece le scuole superiori, e in particolare nel nostro territorio, i problemi più importanti si presentano negli istituti professionali che diventano spesso la valvola di sfogo dei due anni di scuola obbligatoria. In realtà, sono scuole di altissimo livello che formano giovani che possono accedere al mondo del lavoro (pensiamo alla Magistri Cumacini). L’attenzione dovrebbe essere più alta perché questi istituti non divengano semplicemente l’imbuto in cui tutto va a confluire. Serve che vengano messi nelle condizioni di lavorare bene né più né meno di quello che accade nei licei. E il tanto sbandierato “merito” della Legge Brunetta? Sarà il decreto a definire l’elenco dei meritevoli e i protocolli di comportamento utile per accedere alle premialità. Come si applicherà concretamente nel mondo della scuola? Per quanto mi riguarda (e come il mio sindacato ha ribadito più volte) io sono a favore del merito. è giusto che gli insegnanti più preparati e che riescono a portare a termine progetti all’avanguardia vengano premiati. A patto però che siano ben definiti i criteri di valutazione. Non va considerata solo la preparazione culturale personale ma anche la capacità dell’insegnante di rapportarsi con la classe, di fare in modo che gli alunni svantaggiati non vengano esclusi dalla possibilità di colmare il gap culturale e sociale. I parametri di valutazione, poi, devono riguardare anche il personale che lavora a fianco degli insegnanti. Sempre dalla Riforma Brunetta, si parla di un 25% di eventuali risparmi delle amministrazioni per applicare i principi del merito. Ma quali soldi? Non ce ne sono proprio! Piuttosto bisognerebbe pensare ai buchi di bilancio che pesano sulle amministrazioni scolastiche. gd Adria Bartolich è Segretaria provinciale della Cisl Scuola di Como. Nata a Brunate nel 1958, è laureata in Architettura e ha conseguito una specializzazione in Counselling sistemico. Consigliera comunale a Fino Mornasco prima, poi Consigliera comunale e capogruppo al comune di Como. Iscritta al gruppo parlamentare Democratici di Sinistra – L’Ulivo è stata eletta deputato nella XII e XIII Legislatura e ha ricoperto la carica di Segretaria di Presidenza della Camera dei deputati. è stata inoltre componente dell’VIII Commissione Lavori pubblici e della III Commissione permanente esteri. Al termine del mandato parlamentare ha ricoperto l’incarico di Presidente della sezione provinciale di Como della Fidapa (donne, arti, professioni e affari). Un altro importante cambiamento sarà l’aggregazione di scuole primarie e medie inferiori in istituti comprensivi che saranno autonomi solo con almeno 1000 alunni (500 nelle zone disagiate) e che saranno affidati ai reggenti e quindi privi di dirigenza stabile. Per il nostro territorio l’accorpamento degli istituti non darà adito a grossi cambiamenti. Ma ci saranno comunque degli scossoni. Chiuderanno purtroppo alcuni plessi di montagna. Ci saranno scuole enormi con fino a 1800 alunni. Spesso il personale dirigente non ha la preparazione tecnica per affrontare le problematiche complesse. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 45 gd scuola Smaltire le lattine oppure usare al meglio il pronome “che”? Diario di un anno di passione di una insegnante della scuola media, ora secondaria di primo grado di Cristina Fontana giunge un pizzico di latente perversione, dovuta al fatto che il prof si sia dannato l’anima in corso d’anno per raccogliere qualcosa dai suoi pupilli e alla fine si sia reso conto di aver lavorato più lui di loro. Sì, perché con l’entrata in vigore della riforma Gelmini, fare quadrare il cerchio è un’impresa ardua non solo per chi insegna matematica… e alla fine dell’anno scolastico si arriva, a seconda degli stati d’animo direttamente proporzionali all’età, 46 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011 A lla fine del triennio di quella che era la vecchia scuola media (e che oggi porta il nome di secondaria di primo grado), chi è esterno al mondo dell’istruzione si aspetta di incontrare un ragazzino soddisfatto o meno del proprio esame di Stato (il successore del vetusto esame di licenza), ma comunque felice, perché l’estate che gli si prospetta sarà davvero diversa dalle altre, priva di libri, quaderni, fascicoli per le vacanze, tavole e quant’altro i fantasiosi docenti si siano premurarti di appioppargli, per non farlo annoiare durante quei lunghissimi giorni di sole. Sarà per puro sadismo nel vedere gli alunni sgobbare, mentre loro si godono quei tre mesi che, nell’immaginario collettivo, vogliono essere i mesi di ferie del prof perennemente a riposo? O ci saranno motivazioni intrinseche, spesso non comprese né condivise dai ragazzi e dalla loro famiglie alle prese nel caricare in auto pesanti dizionari e voluminosi fogli da disegno? La risposta ovviamente è la seconda, alla quale, magari, si ag- scuola imbufaliti, stressati, rassegnati o semplicemente alleggeriti, perché un nuovo anno è passato indenne da ricorsi o infortuni. Le ore di insegnamento sono sempre di meno, ma i programmi da svolgere sono degni di un precoce Leonardo. Anzi, sbagliato sarebbe parlare di programmi, perché la nuova scuola non vuole essere nozionistica. Meglio sarebbe parlare di obiettivi di apprendimento irrinunciabili che sono un mix di conoscenze e abilità. Bagaglio indiscusso di un quattordicenne che, ad esempio, deve essere in grado di “utilizzare in modo paradigmatico alcune fonti documentarie per verificarne la deformazione, volontaria o involontaria, soprattutto per quanto riguarda i mass media” o di “conoscere le norme, intese come valori utili al bene comune e condividerne le implicazioni gd emotive e cognitive che vengono dalla loro adozione”. Tutto ciò perché la Cittadinanza e la Costituzione sono ormai una disciplina imprescindibile della nuova scuola. Piccolo dettaglio: quando insegnarla, in quali spazi, visto che il monte ore è sempre più flebile? Inoltre, come valutare, ad esempio, un comportamento sano e corretto? Molto soggettivo, perché il prof salutista potrebbe appioppare un bel 4 alla sua alunna, che all’intervallo divora tranci di pizza e patatine, mentre il collega buongustaio e partenopeo approverebbe una ventata di patriottismo tricolore, proprio nell’anno del 150° dell’unità d’Italia. Quisquilie per chi è esterno alla scuola e si chiede: “Ma la valutazione non dovrebbe riguardare la grammatica, la matematica, l’inglese, insomma tutte le discipline in- segnate?”. Domanda sacrosanta, visto che all’esame di Stato i ragazzi devono sottoporsi alla prova ministeriale dell’Invalsi, sulla quale tutto si può dire, fuorché che non sia nozionistica. E se il prof durante l’anno è riuscito con successo a far capire alla sua classe che la lattina della bibita va gettata nel cestino o meglio ancora va raccolta in modo differenziato, impiegando ore e ore con uscite, progetti o attività laboratoriali, come può adesso pretendere che i suoi alunni sappiano qual è la funzione del “che” all’interno di un periodo? Sarà pronome, congiunzione o che altro si sarà inventato il Ministero, per rendere la vita difficile ai suoi futuri cittadini? Per fortuna il prof facendo salti mortali, magari proprio con la collaborazione del collega di educazione motoria, si è lanciato in qualche progetto, che gli ha permesso di risicare ore preziose. E alla fine? Tutti promossi o bocciati come prima. Perché che si usi un bel “4” dall’antico sapore liceale o un meno invasivo “insufficiente” (ma perché meno invasivo se poi si è comunque respinti non si sa), un “10” o un “ottimo”, il risultato non cambia. Con la differenza che prima della riforma, se un alunno aveva qualche insufficienza, questa compariva sulla scheda di valutazione, adesso con una sola carenza si viene per legge respinti. Che severità, penserete. E no, perché basta che il consiglio di classe reputi che l’alunno, durante l’estate, sia in grado di recuperare le proprie lacune ed ecco che per magia comparirà sulla scheda un bel “6”, accompagnato dalla dicitura “voto di consiglio”. E allora speriamo siano state buone vacanze per tutti. settembre/ottobre 2011 - GD n. 23/24 - 47 gd FLAS H Affrontare il presente pensando al futuro Secondo il Wwf Italia è questo il momento delle scelte e degli investimenti nel futuro, individuando il ruolo del “sistema Italia” e tagliando gli aiuti a settori superati e inquinanti. La crisi è oggi non solo economica, ma anche ambientale e sociale, e in quanto tale va affrontata, offrendo a tutte le persone e alla Terra una prospettiva di futuro. Puntare oggi sulla Green Economy vuol dire pensare a un’economia sostenibile portatrice di un benessere duraturo e fondato sulla qualità. Festival del film di Locarno: il pardo d’oro è donna Il sito di Geniodonna (www.geniodonna.it) ha seguito il 64° Festival del Film di Locarno (3-13 agosto 2011) con un report quotidiano di Laura Frigerio. Il Pardo d’oro è andato ad Abrir puertas y ventanas della regista argentina Milagros Mumenthaler. Un film tutto al femminile che vede protagoniste Marina, Sofia e Violeta, 3 ragazze di Buenos Aires che si trovano a confrontarsi con il vuoto lasciato dalla morte dalla nonna, la donna che le ha cresciute. Il film si è portato a casa un secondo premio: il Pardo alla “migliore interpretazione femminile”, andato a una delle protagoniste, Maria Canale. Il fabbro scopre la sottana Le artigiane con un lavoro “da uomo” in Italia sono 1800 camioniste, 400 elettriciste, 1100 tappezziere, 2300 fabbre, 700 meccaniche, 140 idrauliche, 300 falegname e oltre 300 calzolaie. è quanto emerge da una elaborazione e da stime dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. Il giudice tutelare autorizza il rifiuto di terapie non volute Ammalata di una grave patologia degenerativa, ha chiesto al giudice che non vengano utilizzati, in caso di necessità, i farmaci per curarla e il magistrato ha sentenziato in suo favore. Una 48enne di Treviso, testimone di Geova, che nei mesi scorsi – all’esordio della sua grave malattia – aveva rifiutato tracheotomia e trasfusione, – anche se non si trova in immediato pericolo di vita - si è rivolta al giudice tutelare: “Non voglio che la mia vita venga prolungata se i medici sono ragionevolmente certi che le mie condizioni sono senza speranza”. Non vuole, insomma, terapie salvavita che prolunghino l’agonia se per lei non ci sarà più speranza di riprendersi. Il Giudice Tutelare di Treviso le ha riconosciuto il diritto di dire in futuro no a farmaci e terapie salvavita, basandosi sul codice deontologico dei medici e sui principi evidenziati anche dalla Cassazione, secondo cui il consenso del paziente rappresenta un presupposto indispensabile per qualsiasi intervento medico. Assassinata Patricia Acioli La giudice brasiliana Patricia Acioli che lottava contro narcotrafficanti e militari corrotti, 47 anni, tre figli – è stata uccisa giovedì 11 agosto 2011, freddata da una ventina di proiettili che un commando di una dozzina di persone, con caschi “ninja” a bordo di auto e moto, le ha scaricato contro mentre parcheggiava l’auto sotto casa a Niteroi, cittadina affacciata sulla baia di Guanabara, di fronte a Rio de Janeiro. Serena, forte e idealista, la Acioli, da giovane magistrata era stata in prima linea contro i crimini delle gang dei narcotrafficanti dello stato di São Goçalo e Niteròi. Negli anni più recenti del boom economico brasiliano si era battuta contro la dilagante criminalità urbana rappresentata dalle “milizie”, gruppi organizzati composti da agenti ed ex agenti di polizia corrotti, funzionari della polizia militare, guardie giurate e pompieri che hanno assunto il controllo degli slums delle megalopoli del Brasile, dopo averli “liberati” dalle mafie e dai narcotrafficanti. La magistrata Acioli è stata uccisa per il suo intervento contro le illegalità delle milizie: aveva condannato una sessantina di “miliziani” e mandato all’ergastolo quattro agenti responsabili di almeno 11 omicidi su commissione. Nel passato le era stata accordata una scorta, revocata però inspiegabilmente dal 2008. Sì alle nozze dell’extracomunitario anche se manca il permesso di soggiorno La mancanza del permesso di soggiorno non può essere un impedimento alla celebrazione del matrimonio fra un cittadino italiano e un extracomunitario: la Corte Costituzionale ha stabilito la parziale illegittimità dell’articolo 116 del Codice civile laddove è stato modificato nel 2009 dalle norme del pacchetto di sicurezza volute dal centro destra. La nuova norma ora ritenuta illegittima prescriveva, con la giustificazione di impedire matrimoni di comodo, che un cittadino extracomunitario che voglia contrarre matrimonio in Italia “deve presentare all’ufficiale di Stato civile anche un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano”. Secondo la Corte “la condizione giuridica dello straniero non deve essere considerata come causa ammissibile di trattamenti diversificati e peggiorativi”. I gatti “condominiali” hanno diritto al loro territorio I gatti sono liberi di vivere e di abitare negli spazi condominiali dei palazzi dove gli inquilini li alimentano: si tratta di gatti senza un padrone, ma accuditi di fatto dalla comunità degli abitanti: non possono essere scacciati e catturati. A stabilirlo è un giudice civile del Tribunale di Milano che ha risolto una causa intentata da due inquilini di un condominio di 500 abitanti nel quartiere di Baggio che avevano chiesto l’allontanamento degli animali. I gatti condominiali sono protetti dalla legge 281 del 1991 che li tutela dai maltrattamenti e dalle soppressioni: la sentenza stabilisce ora il loro diritto alla territorialità. L’ Anagrafe canina della Lombardia ha censito 440 colonie feline. 48 - GD n. 23/24 - settembre/ottobre 2011