recensioni
D
ue libri su Cardano al
Campo, usciti a breve
distanza l'uno dall'altro: il primo, a carattere generale, propone la storia della localitaÁ dalle origini al Novecento,
mentre il secondo, di taglio piuÁ
particolare, eÁ dedicato alla figura di don Luigi Villa che vi fu
parroco per un quarantennio e
si distinse per il carattere battagliero, prima come oppositore
dell'emergente partito socialista che non rispettava ne il clero
ne la religione, poi quale avversario dello squadrismo fascista
e del fascismo trionfante percheÂ
non dava affidamento sul piano
morale e aveva soppresso le libertaÁ garantite dallo statuto.
Iniziamo dalla prima pubblicazione dedicata a questa localitaÁ. Cardano eÁ il centro piuÁ importante ai margini della brughiera, quel paesaggio di arbusti sorgenti da un terreno di argilla e sabbia che, proprio per
le sue caratteristiche, si prestava alle manovre, illustrate da
stampe dell'epoca, dell'esercito
italiano alle quali, oltre agli ufficiali dello stato maggiore, assistevano membri della famiglia
reale.
Il sottotitolo pone l'accento
sulla laboriositaÁ degli abitanti
di Cardano, carattere comune
a tutti i paesi del circondario
di Gallarate, ricordato come la
culla dell'industria tessile italiana, e anche Cardano non fece
eccezione: le fabbriche sorte
agli inizi del Novecento furono
tessiture e cotonifici. Molti suoi
abitanti lavoravano negli stabilimenti gallaratesi dei Ponti, dei
Bellora, dei Borgomaneri, dei
Maino, che avevano notevoli dimensioni e impiegavano un numero consistente di operai. A
Gallarate sorse cosõÁ un movimento operaio forte e compatto
che incise profondamente nella
vita politica locale attraverso il
partito socialista e la Camera
del lavoro. Figura di primo piano del socialismo della zona fu
Francesco Buffoni, che fu sindaco di Crenna e di Gallarate,
e deputato al Parlamento prima
che l'avvento del fascismo lo costringesse all'esilio in Francia,
dove rimase fino alla restaurazione democratica.
Un altro motivo di interesse
per Cardano eÁ la sua antichissima esistenza come centro di vita, non lontano dall'area in cui
si sviluppoÁ la civiltaÁ di Golasecca, come eÁ attestato dal primo
dei saggi raccolti nel volume,
dovuto a Massimo Palazzi che
illustra le origini della localitaÁ
attraverso l'esame delle testimonianze archeologiche costituite
dalle numerose ceramiche emerse dagli scavi. Il Palazzi accenna al problema della presenza celtica, che non risulta peroÁ
documentata, mentre eÁ accertata la presenza nella zona di popolazioni di origine gallica che
furono interessate al processo
di romanizzazione, i cui reperti
sono numerosi e di non scarsa
importanza. Il denso capitolo
di Monica Cantarello rievoca
le vicende cardanesi dall'etaÁ
medievale all'Ottocento, dalla
cristianizzazione del contado
del Seprio, al quale Cardano
apparteneva, fino agli anni viLOMBARDIA NORD-OVEST
81
3/2001
Cardano al Campo
Storia di una comunitaÁ laboriosa
Varese-Azzate, Macchione editore,
2000, pagine 136
Livio Ghiringhelli
Storia di un parroco
Don Luigi Villa a Cardano al Campo
(1906-1946)
Varese, Macchione editore, 2001,
pagine 154
scontei, sforzeschi, delle dominazioni spagnola e austriaca; si
parla, tra l'altro, della visita pastorale a Cardano di san Carlo,
del periodo francese durante il
quale, con provvedimento del
1811, Cardano fu aggregata a
Gallarate ma ritornoÁ comune
libero nel 1817, del Risorgimento, dell'istituzione, nell'ordinamento amministrativo del
Regno, del circondario di Gallarate.
Nel primo dopoguerra la lotta politica fu caratterizzata, come viene rilevato nel contributo
di Livio Ghiringhelli, da episodi
di violenza per la contrapposizione tra i partiti operai e i fascisti; il 4 settembre 1922, in uno
scontro tra comunisti e fascisti,
fu ucciso a Cardano il segretario
del Fascio di Gallarate e ci fu un
seguito di denunce, condanne e
atti di rappresaglia.
Di Enrico Franzioni sono i
capitoli riguardanti il Novecento e la Resistenza. Monica Cantarelli ritorna con alcune divagazioni su episodi locali e con la
cronologia della storia di Cardano.
La biografia di don Luigi Villa eÁ sviluppata da Livio Ghiringhelli con molta attenzione e
con frequenti richiami alle vicende italiane degli anni in cui
il sacerdote visse e operoÁ. Dopo
aver riferito della formazione e
degli inizi dell'attivitaÁ pastorale
del futuro parroco di Cardano,
l'autore dedica un capitolo a La
spirale dell'anticlericalismo che
puoÁ essere considerato la chiave
di lettura dell'intero libro, perche l'anticlericalismo eÁ la realtaÁ
con la quale don Villa si scontra: sia quella di matrice socialista che ritiene la Chiesa ``corresponsabile in ordine all'assetto
socio-economico'', nonostante
che Leone XIII, nella Rerum
novarum avesse affermato che
il salario non doveva essere inferiore al sostentamento dell'operaio (p. 19), sia quello di matrice fascista che, anni dopo,
cercoÁ di sottrarre alla Chiesa
l'educazione della gioventuÁ, cosicche anche il parroco Villa si
3/2001
82
LOMBARDIA NORD-OVEST
trovoÁ di fronte a ``l'ukase che
impone la chiusura di sede dell'Unione giovani, di associazioni religiose e quindi anche degli
oratori'' (p. 84).
Si puoÁ immaginare quale fu
l'atteggiamento di don Villa dopo l'8 settembre 1943 e quale fu
la sua ostilitaÁ, nei confronti dei
fascisti della repubblica di SaloÁ
e dei tedeschi; egli annotoÁ: ``A
che punto eÁ giunta questa guerra fatale! SchiavituÁ e tratta
d'uomini deportati in Germania!''. La liberazione fu accolta
da don Villa con sollievo ma il
suo spirito critico lo indusse a
non apprezzare i mutamenti di
costume apportati soprattutto
dalla blanda e breve occupazione americana.
Il Ghiringhelli ha rievocato
questo interessante quadro storico con efficacia e linearitaÁ lasciando parlare in primo luogo i
fatti, ma senza mancare di aggiungervi i suoi pertinenti commenti.
L.A.
A
cinquantasei anni dalla
liberazione, questo `libro-documento' ± cosõÁ
lo definisce l'autore nell'introduzione ± s'impone con immediatezza anche a chi ne scorra
rapidamente le pagine. Colpisce l'abbondanza dei documenti inediti, raggruppati in dieci
capitoli, secondo un criterio insieme cronologico e di argomento.
Giornalista varesino, da trent'anni ormai Franco Giannantoni conduce con rigore metodologico un'attenta esplorazione
archivistica. Ne sono scaturite
alcune opere sul fascismo e sulla
Resistenza, di angolazione locale e generale, che si distinguono
per profonditaÁ di analisi. Ricordiamo Fascismo, guerra e societaÁ
nella Repubblica Sociale Italiana, nelle due edizioni del 1985
e del 1999, che si avvale in parte
della documentazione raccolta
in questi volumi.
Rapporti e relazioni della
Prefettura e della Questura di
Varese, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia nazionale
repubblicana figurano accanto
a lettere d'ufficio, a telegrammi
e fonogrammi, ad altri documenti. L'ariditaÁ spietata del linguaggio burocratico testimonia
e consente di rivivere o di conoscere la tragedia che si consumoÁ
in provincia di Varese nei seicento giorni della forzata appartenenza alla Repubblica di SaloÁ
o del Reich, come la denomina
l'autore per la servile sudditanza ai nazisti occupanti. Al suo
sorgere peraltro, subito dopo
l'8 settembre 1943, nel generale
disinteresse della popolazione,
essa raccolse stentate adesioni,
nettamente inferiori a quelle di
altre province.
Chiarificatrici su questo e sugli altri aspetti documentati,
l'introduzione e le pagine d'apertura di ciascun capitolo. In
esse Giannantoni inquadra la situazione locale nell'ambito nazionale, precisandone analogie
e differenze. Risaltano le peculiaritaÁ di una zona nella quale
non a caso affluirono via via
piuÁ agguerriti reparti delle Brigate nere. La vicinanza della
Confederazione elvetica, la fitta
rete viaria, l'industria di guerra,
specie aeronautica, rendevano
strategicamente importante il
territorio varesino. Ripercorsi
nella prospettiva documentaria
di parte fascista, acquistano una
dimensione tragicamente emblematica l'eroica battaglia di
San Martino, destinata al fallimento in un'area montuosa poco adatta alla guerriglia partigiana, e gli scioperi che, tra
l'inverno 1943-44 e la primavera 1945, sabotarono la produzione militare e rivendicarono
salari piuÁ umani. Molti operai
varesini si aggiunsero ai deportati in Germania.
La mancata soppressione dei
registri dei censimenti degli
ebrei italiani facilitoÁ, come altrove, la disumana caccia contro di essi, particolarmente intensa in provincia, dove profughi di ogni parte d'Italia cercavano salvezza oltre il confine.
Gli elenchi degli ebrei, non distrutti durante l'autoritario governo Badoglio, comprendono
LOMBARDIA NORD-OVEST
83
3/2001
Franco Giannantoni
La notte di SaloÁ (1943-1945)
L'occupazione nazifascista di Varese
dai documenti delle camicie nere
Edizioni Arterigere, Varese, 2001,
2 volumi, pagine XVII, 980
decine di nomi, spesso di donne
e di anziani: furono trasmessi
dalle autoritaÁ di SaloÁ locali al
Comando germanico.
All'ignobile servilismo dei
`repubblichini' si contrappone
idealmente la generosa solidarietaÁ dei civili e delle autoritaÁ elvetiche. La testimoniano in appendice i nomi dei civili e militari del Varesotto che in Svizzera
salvarono la vita e la loro dignitaÁ.
L'opera, grazie anche alle numerose fotografie, contribuisce
efficacemente a non far dimenticare la tragica `notte di SaloÁ' e
invita altresõÁ a riflettere sulla necessitaÁ di salvaguardare anche
oggi i diritti della persona umana, spesso insidiati in forme diverse, ma egualmente intolleranti e spietate.
Gianni Perna
Marco Pippione
Barasso e la sua gente
Tre secoli di storia di un territorio (1700-2000)
Barasso, Edizioni Quirici, 2000,
pagine 152
I
l capitolo introduttivo riferisce sugli aspetti rilevanti
della storia del luogo in cui
sorse Barasso, dalle origini al
Seicento, e nota come sia documentata, dal IV secolo, la predicazione cristiana di sacerdoti
provenienti da Milano, Como e
Vercelli e come, in seguito, Barasso fu inserita nella pieve varesina di San Vittore. Tracce
dell'esistenza di un centro abitato esistono prima del Mille e
la chiesa attuale sorse probabilmente su un altare pagano trasformato poi in cappella cristiana. Il disegno della chiesa di
San Martino risale al 1578 ma
nella frazione Molina esisteva,
nelle forme del primo romanico, una chiesa dedicata a Sant'Ambrogio. Vicino era stato
costruito un piccolo ospedale
dei poveri, e si sono trovate le
tracce di un castello, eretto attorno al Mille per offrire alla
popolazione un rifugio in caso
di pericolo.
Nel XIIsecolo visse Giacomo
da Barasso, giurista e giudice
principale di quel Comitato del
Seprio che si estendeva su larga
parte della Lombardia nordovest. Allo stesso secolo appartiene la figura di Nico o Nicone
per il quale le fonti indicano localitaÁ diverse come luogo di nascita e luogo in cui visse. Massimo Fabi, nel Dizionario geografico-storico-statistico (1855 ca.),
lo fa nascere a Barasso, mentre il
prete Luigi Brambilla, in Varese
e il suo circondario (1874), indica Comerio. Il cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di
Milano e storico dell'ordine benedettino, in Bibliotheca Sanctorum, (vol. IX, Roma, 1967),
riteneva che, nativo di Gavirate, fosse appartenuto all'ordine di san Benedetto e morto a
Besozzo nel 1180. Le ricerche
condotte attorno agli anni Quaranta dal parroco Basilio Parietti, cui fa riferimento Pippione,
ripropongono Barasso come
luogo di nascita di Nicone.
La dominazione spagnola
non lascioÁ particolari tracce: l'agricoltura rimase per secoli l'attivitaÁ prevalente. Nei primi anni
del XVIII secolo alla dominazione spagnola subentroÁ quella
austriaca. Barasso risultava infeudata a Giulio Visconti Borromeo Arese, grande proprietario terriero, ma si affermoÁ anche
la famiglia Alemagna. Le riforme ecclesiastiche promosse dal
governo austriaco sfociarono
3/2001
84
LOMBARDIA NORD-OVEST
nella soppressione delle confraternite. Scarsa fu l'incidenza del
periodo rivoluzionario e napoleonico sulla vita del paese, che
ebbe il suo prete rivoluzionario,
Carlo Rapazzini, come Varese
aveva avuto Felice Lattuada.
Barasso entroÁ a far parte del dipartimento del Lario e poi, con
la Restaurazione e la costituzione del Regno d'Italia, della provincia di Como. Solo nel 1927
fu incorporata nella provincia
di Varese allora istituita.
L'istruzione elementare si
diffuse negli ultimi decenni del
XIX secolo insieme a un altro
fenomeno caratteristico di tutto
il territorio varesino: l'emigrazione. Soltanto nel 1897 venne
aperta la prima fabbrica e fu
una fabbrica di pipe, un'attivitaÁ
industriale che ebbe notevole
sviluppo soprattutto dopo la
grande guerra: nel 1910 gli addetti erano 160, nel 1925 divennero 430. Nel 1920 le elezioni
amministrative furono vinte
dai socialisti ma la loro gestione
duroÁ assai poco per l'avvento
del fascismo, di cui si ricorda il
provvedimento che riuniva i comuni di Luvinate, Barasso e Comerio e poneva in Comerio la
sede del comune cosõÁ costituito.
Dopo il fascismo, nel 1957, le
tre localitaÁ si separarono e si ricostituirono i tre comuni preesistenti. Nel dopoguerra l'industria della pipa progressivamente eÁ declinata ma, in compenso, in localitaÁ vicine sono sorte
altre importanti industrie che
hanno assorbito manodopera
barassese.
L.A.
C
ome ricorda nella presentazione Claudia Morando, direttrice dell'Archivio di Stato di Varese,
Dall'uomo al satellite eÁ il terzo
volume realizzato a partire dal
1994 dall'Archivio varesino
nell'ambito della sua attivitaÁ
culturale e di ricerca.
Il libro raccoglie le relazioni
presentate al convegno organizzato nel 1998 a Varese, nell'ambito dell'Ottava Settimana
della cultura scientifica e tecnologica, al fine di mettere a
confronto specialisti (in gran
parte docenti universitari) di
varie discipline coinvolte nello
studio delle rappresentazioni
del mondo.
Alcuni contributi si riferiscono alla ricostruzione storica della misurazione della terra. Estremamente chiaro e interessante
eÁ il saggio di Carlo Monti, che
abbraccia la storia della cartografia e della geodesia a partire
dagli antichi Greci per giungere
all'Ottocento. Attilio Selvini ci
informa sull'evoluzione degli
strumenti topografici dal Settecento a oggi, mentre alla cartografia catastale sono dedicati
due saggi: il primo, della stessa
Morando, riguarda il Catasto
cosiddetto teresiano con puntuali riferimenti al territorio
dell'attuale provincia di Varese,
il secondo, di Carlo Cannafoglia, tratta della cartografia catastale tra Ottocento e Novecento.
Vi sono poi contributi di studiosi che illustrano l'impiego
della cartografia in vari campi.
Si passa dalla geografia medica
dell'Ottocento (Giuseppe Armocida) allo studio dello spazio
in etaÁ preindustriale (Renzo
Paolo Corritore), a quello dei
problemi economici (Gianfranco Benati), alle `mappe letterarie' desunte dalle immagini e
dalle metafore cartografiche
della narrativa italiana (Davide
Papotti).
L'uso della cartografia e la
`politica cartografica' sono affrontati alla scala nazionale da
Salvatore Mastruzzi, direttore
generale per i Beni ambientali
e paesaggistici del ministero
per i Beni e le AttivitaÁ culturali,
a quella della Regione Lombardia da Giovanna Negri, mentre
Marco Tamborini ha scritto di
un ente che si eÁ sempre interessato di cartografia come il Touring Club Italiano. Il volume
contiene inoltre saggi estremamente specialistici sul rilevamento satellitare del territorio
(di Carlo Lavalle), sull'uso del
radar ad apertura sintetica, grazie al quale si possono avere immagini precisissime della superficie terrestre con osservazione
continua sia di giorno che di
notte (di Alessandro Ferretti,
Andrea Monti Guarnieri, Claudio Prati, Fabio Rocca), sui prodotti e sulle applicazioni dell'aerofotogrammetria (Petronio
Malagoli).
L'ultima parte della pubblicazione ripropone ± con note
di Claudia Morando, Attilio
Selvini, Guido Mura e Paolo
Paoli ± le illustrazioni della mostra cartografica (allestita dal 24
marzo al 30 aprile 1998) organizzata, in occasione del conveLOMBARDIA NORD-OVEST
85
3/2001
Ministero per i Beni e le AttivitaÁ culturali
Archivio di Stato di Varese
Dall'uomo al satellite
a cura di Claudia Morando
Milano, Franco Angeli, 2001,
pagine 226
gno, dall'Archivio di Stato di
Varese; hanno collaborato la Biblioteca nazionale Braidense, il
Centro comune di ricerca di
Ispra, il Comune di Varese, l'Istituto tecnico per geometri
`Nervi' di Varese e il Politecnico
di Milano - Sezione Rilevamento del Diiar.
Raccogliendo contributi molto interessanti, ma estremamente diversificati, il volume,
come varie raccolte di interventi presentati a convegni, seminari, giornate di studio, eÁ
utile soprattutto alle biblioteche presso le quali gli specialisti e i cultori delle varie discipline toccate nei diversi saggi
possono trovare le informazioni che li interessano maggiormente.
C.B.
Gruppo Polis
Il Verbano Cusio Ossola
agli inizi del 2000
Atlante Socio-Economico provinciale
Camera di Commercio Industria Artigianato
e Agricoltura del Verbano Cusio Ossola,
2001, pagine 120
L'
iniziativa della Camera
di Commercio del Verbano-Cusio-Ossola ± attiva su un territorio storicamente e culturalmente piuÁ legato alla Lombardia nord-occidentale che al Piemonte (nel
volume eÁ significativamente
definito ``piemontese-lombardo''), unito al Varesotto dallo
specchio d'acqua del lago Maggiore e facente parte della Regio
Insubrica ±, si rivela di particolare interesse anche per gli abitanti della provincia di Varese
che vogliono conoscere meglio
questa zona nei confronti della
quale si sviluppano importanti
sinergie economiche non solo
nel campo del turismo.
Il lavoro eÁ corredato da una
efficace serie di carte tematiche
e da numerose e aggiornate tabelle statistiche utili per sintetizzare le caratteristiche sociali
ed economiche di questa `giovane' provincia. L'Atlante prende
avvio con un inquadramento
del Verbano-Cusio-Ossola all'interno prima dell'Italia del
Nord, poi nel contesto della regione Piemonte. La cartografia
evidenzia inoltre le relazioni
che intercorrono fra il territorio
in esame e quelli limitrofi delle
province di Novara, Varese e
dei Cantoni Ticino e Vallese,
tutti interessati da importanti
infrastrutture geografiche di
circolazione internazionale, in
primis la rete stradale e ferroviaria del Sempione.
Il lettore scopre che, con i
suoi 160.000 abitanti, la provincia del Verbano-Cusio-Ossola eÁ
la meno popolosa del Piemonte
ed eÁ pure una delle meno popolose d'Italia, collocandosi sul
livello demografico della provincia di Oristano, mentre Gorizia (mutilata dal trattato di pace seguito alla sconfitta italiana
nella seconda guerra mondiale)
scende a centoquarantamila cittadini come Rieti.
Le tre subregioni in cui si divide il Verbano-Cusio-Ossola
contano rispettivamente 61.151
abitanti e 26 comuni (Verbano),
31.415 abitanti e 13 comuni
(Cusio), 68.185 abitanti e 38 comuni (Ossola). Come si vede,
notevole eÁ la frammentazione
amministrativa comunale originata sia dalla morfologia, sia
dalla tradizione tipica delle regioni alpine e prealpine. Quasi
3/2001
86
LOMBARDIA NORD-OVEST
tutti i comuni sono riconosciuti
`montani' dalla legge e, in questo territorio ricco di valli, si
contano dieci `comunitaÁ montane' con non pochi problemi
da risolvere, soprattutto in rapporto alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente e dell'economia.
In queste zone infatti l'agricoltura eÁ stata largamente abbandonata e lo sviluppo dei settori secondario e terziario, che
assorbono la netta maggioranza degli addetti, non appare
possibile come in altre parti
del territorio provinciale. Nelle
aree marginali che hanno subito, per decenni, una forte emorragia demografica, e in parte in
tutte le altre zone della provincia, si manifesta attualmente
anche un diffuso invecchiamento della popolazione e da
tempo, ormai, le morti superano le nascite. Al riguardo appare eloquente il grafico della piramide dell'etaÁ al 1999 (p. 31).
Nell'Atlante non mancano le
considerazioni sulla qualitaÁ della vita degli abitanti, la quale
trae pure beneficio dai redditi
del settore turistico rivolto a
un mercato internazionale e
che spazia dalle costiere lacuali
del Verbano e del Cusio alle cime delle Alpi, coprendo tutte le
stagioni dell'anno.
Da ultimo, l'utile e interessante volume richiama alla memoria un'analoga, apprezzabile
iniziativa: quella dell'Atlante
della Provincia di Varese voluto,
nel 1988, ancora una volta, da
un Ente camerale.
C.B.
L'
interesse storico per i
Recalcati, per villa Recalcati, per la Varese
del Settecento eÁ attestato dalla
pubblicazione, nei numeri 38 e
39 dello scorso anno nella rivista ``Tracce'', di due densi articoli di Paolo Cottini intitolati
Dai Recalcati alla Provincia e,
ora, da questo bel volume che,
attraverso nuove ricerche archivistiche, si sofferma sulla famiglia Recalcati e sulla genesi
della villa, attuale sede della
Provincia di Varese promotrice
della pubblicazione.
I Recalcati sono una grande
famiglia di Milano i cui componenti, fin dal XIV secolo, occupano posizioni di rilievo nella
vita della cittaÁ e che, dopo il trattato di Cateau-Cambresis del
1559 e l'avvento della dominazione spagnola in Lombardia,
entrano a far parte della nobiltaÁ.
Paolo, indicato come nobilis dominus, ottiene dalla Camera ducale di Milano la cessione dei
dazi sull'imbottato; la riscossione delle imposte rappresenta la
fonte delle ricchezze dei Recalcati che impiegano il denaro
nell'acquisto di terreni e mettono insieme una assai vasta proprietaÁ fondiaria. Alla fine del
XVII secolo, i Recalcati saranno segnalati tra le pochissime
famiglie che posseggono oltre
ventimila pertiche di terreni
agricoli.
Nel 1678 i Recalcati sono investiti, con il titolo di marchesi
(che otterranno nel 1681), del
feudo di Basiano a est di Milano
verso il confine, costituito dal
fiume Adda, tra il Ducato di Mi-
lano e la Repubblica di Venezia.
Il figlio di un fratello di Paolo, Ambrogio, a conferma del
rilievo che la famiglia ha in tutti
i campi, emerge nella carriera
ecclesiastica: da prevosto di
Santa Maria di Bruzzano diventa canonico di Sant'Ambrogio,
protonotario apostolico e primo segretario del papa Paolo
III, Alessandro Farnese, noto
per i suoi interventi nella vita
politica del suo tempo. Il 15
giugno 1538 il papa lo invia, come suo legato, alle trattative per
la tregua tra Francesco I e Carlo V. I Recalcati appartengono
alla nuova aristocrazia che nasce durante la dominazione
spagnola in Lombardia, un'aristocrazia che non trova origine
nei servizi resi al sovrano in pace o in guerra ma nella ricchezza posseduta. Essi mantengono
il loro prestigio e la loro posizione di primo piano anche
quando, a partire dal 1713, alla
dominazione spagnola subentreraÁ quella austriaca e proprio
nella prima metaÁ del XVIII secolo essi si affermeranno in modo piuÁ consistente.
EÁ il momento in cui emergono i tre fratelli Francesco (morto nel 1724), Gabrio (morto nel
1731), Antonio (morto nel
1743), il quale, nel 1741, ottiene
il feudo di Binasco, verso Pavia,
dove avraÁ dimora nel Castello
visconteo. Gabrio eÁ al centro
della formazione del complesso
di Casbeno, localitaÁ in cui, sulla
scorta di un documento rinvenuto dalla Bassani, i Recalcati
hanno, fin dal 1665, delle proprietaÁ nelle quali, nel 1682,
LOMBARDIA NORD-OVEST
87
3/2001
Villa Recalcati a Varese
a cura di Paola Bassani
presentazione di Massimo Ferrario
scritti di Paola Bassani, Andrea Frigo,
Giuseppe Armocida
Varese, Ask Edizioni, 2001, pagine 128
ospitano il governatore di Milano conte di Melgar. Gabrio
muore scapolo, ed eÁ il figlio di
Antonio, Carlo Maria, che eredita beni e titoli e si afferma come l'esponente di maggior rilievo della famiglia. Egli fu, infatti,
membro del Consiglio dei giureconsulti di Milano, uno dei
sessanta decurioni, capitano di
giustizia nel 1741, senatore nel
1755. Nel 1734, nel corso della
guerra di successione polacca,
fece parte della delegazione
che incontroÁ Carlo Emanuele
III di Savoia, re di Sardegna,
in procinto di attaccare Milano
alla testa di un esercito francosardo, per fargli atto di sottomissione chiedendo, in compenso, che fossero garantiti gli
antichi privilegi della popolazione e la cittaÁ fosse risparmiata
dalle violenze della guerra. Ma
il primo tentativo dei Savoia di
penetrare in Lombardia fallõÁ
perche la pace di Vienna assegnoÁ al re di Sardegna soltanto le
province di Novara e Tortona.
Nel 1756, secondo la cronaca
del Marliani, ebbero inizio i lavori della grande villa di Casbeno. Carlo Maria morõÁ nel 1762 e
suo successore fu Antonio Luigi, sotto il quale la dimora di Casbeno raggiunse il massimo
splendore nel quadro della civiltaÁ delle ville che ebbe tanto rilievo nel Varesotto. Nel 1763, l'anno dopo la morte di Carlo Maria, a Francesco III d'Este, duca
di Modena, era stata assegnata
dall'imperatrice Maria Teresa,
insieme al governatorato generale della Lombardia, la signoria
di Varese. Francesco III promosse grandi feste nel borgo
per il matrimonio di sua nipote
Beatrice con l'arciduca Ferdinando d'Austria; nel salone di
palazzo Estense, che fu costruito in quegli anni, fu rappresentato l'Ascanio in Alba di Giuseppe Parini che qualche mese prima era stato dato a Milano. Ma
tre anni dopo lo stesso Parini fu
ospite di Antonio Luigi Recalcati che lo accompagnoÁ al Sacro
Monte offrendo all'abate poeta
l'occasione per dettare il sonetto Per Santa Caterina Moriggia
di Pallanza. Ospite del Recalcati fu anche il poeta dialettale
milanese Domenico Balestrieri,
il cui Brindisi fatto a Casbeno
nell'ecc.[ellentissi]ma casa Recalcati eÁ proposto integralmente dalla Bassani nel libro.
I Recalcati non avevano man-
cato di partecipare alle iniziative culturali milanesi. Nel 172021 erano stati tra i promotori
della SocietaÁ Palatina per la
pubblicazione dei Rerum italicarum scriptores di Lodovico
Antonio Muratori, prima raccolta di cronache sulla storia
d'Italia. Nel 1776 furono tra i
fondatori della SocietaÁ patriottica che aveva la finalitaÁ di favorire lo sviluppo dell'agricoltura,
delle manifatture, delle belle arti in Lombardia e che promosse
la fondazione della rivista ``Il
CaffeÁ'' nella quale vennero proposti e discussi i temi dell'illuminismo lombardo. Antonio
Luigi morõÁ nel 1787; l'unico figlio, Carlo, morõÁ a soli ventuno
anni nel 1797, mentre le sorelle
Francesca ed Eleonora avevano
sposato, rispettivamente, il conte Alberto Scotti di Vigoleno e
Francesco Maria Melzi. Nella
divisione successiva alla morte
della madre, Giustina Lambertenghi, la villa di Casbeno toccoÁ
a Eleonora che se ne sbarazzoÁ
rapidamente, cedendola a Giovan Battista Morosini di Vezia,
nel Canton Ticino.
Questo Morosini non era certo al livello dei Recalcati, ma il
figlio Emilio, educato a Varese
insieme ai fratelli Dandolo, morõÁ
combattendo eroicamente per
la difesa di Roma. Fu la moglie
del Morosini, Emilia Zeltner, figlia dell'ambasciatore svizzero a
Parigi, che gli era diventato amico, a essere designata dall'eroe
dell'indipendenza polacca Tadeusz Kosciuzko quale erede
del suo cuore. Emilia lo conservoÁ per alcuni anni a Casbeno per
3/2001
88
LOMBARDIA NORD-OVEST
portarlo poi a Vezia; ora, come
racconta Giuseppe Armocida
che ricostruisce l'episodio, eÁ
conservato nel museo polacco
di Rapperwill.
La villa finõÁ per essere rilevata
da tre autentici varesini, Gerolamo Garoni, Giacomo Limido,
Eugenio Maroni Biroldi, che la
trasformarono nell'albergo Excelsior, aperto nel 1874, destinato a rinomanza internazionale
negli anni della belle eÂpoque. La
societaÁ proprietaria dell'immobile fallõÁ negli anni del primo dopoguerra che segnarono la decadenza dell'albergo e il disfacimento del mondo i cui esponenti vi avevano soggiornato.
Infine, dagli inizi degli anni
Trenta, palazzo Recalcati eÁ divenuto sede della Provincia di Varese che non ha mancato di
provvedere a restauri, ripristini,
riordini sia del fabbricato che
del bellissimo parco che lo circonda. Il libro curato da Paola
Bassani eÁ graficamente pregevole ed eÁ accompagnato da numerose illustrazioni. Contemporaneamente eÁ stato stampato
un opuscolo di un sedicesimo
che rievoca, sinteticamente, la
lunga e appassionante storia
della villa di Casbeno.
L.A.
Scarica

recensioni - Camera di Commercio Varese