ISSN 1590-7740 Spedizione in A.P. 70% aut. dc/er - bo - In caso di mancato recapito restituire all’ufficio P.T. CMP di Bologna per l’inoltro al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. Contiene I.R. BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA quattro ANNO VIII - N°4 - OTTOBRE 2004 Sommario 4.2004 Anno VIII - n. 4 - ottobre 2004 PORTICI PER I PORTICI Il chiostro di San Vittore Marta Forlai 2 COME ERAVAMO La grande fuga dal carcere di Bologna Claudio Santini 3 TERRITORIO E AMBIENTE Cavallette sulle colline bolognesi Maura Guerrini Parchi regionali, borse di studio N. M. In copertina Tecnica mista su tavola, 2001 Mario Nanni dopo gli esordi informali rielabora talune tematiche matafisiche e, soprattutto, futuriste ponendo sempre grande attenzione ai temi dello spazio, della materia e del gesto in opere che combinano scultura e pittura in una ricerca tra il luodico ed il drammatico. 6 7 7 Un premio per l’ambiente 8 8 RICERCA L’inquinamento ci ruba le nuvole Stefano Gruppuso Il sisma del 14 settembre Stefano Pisauri 9 Direzione e redazione: Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226 e.mail: [email protected] Direttore: Roberto Olivieri Caporedattore: Sonia Trincanato Segreteria di redazione: Rita Michelon, Grazietta Demaria Art: Piero Brighetti Impaginazione: Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli Fotografie: Archivio Provincia, G. Avoni, V. Cavazza, L. Nadalini, A. Sammaritani, Studio FN, Studio “Terra e Cavina”, M. Rebeschini, M. Vigna, Stampa: Casma s.r.l. Bologna Tiratura: 13.000 copie Chiuso in fotocomposizione il 5/10/2004 Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97 10 11 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Gli strumenti per una comunità che apprende 22 Star bene a scuola Gabriele Bardulla 24 12 Ricordo di Roberto Vighi 12 Sul decreto tagliaspese 13 Biblioteche, archivi e musei in rete 14 Scuola inizio difficile 15 SPAZIO EUROPA Istruzione, formazione e cultura. I nuovi programmi 16 Marina Marino L’ALTRA PARTE DEL MONDO Alla ricerca di un rifugio 38 Silvia Cavazza ECONOMIA E SOCIETÀ La pace non si compra, si finanzia MOSTRE a cura di Lorenza Miretti IL CINEMA RACCONTA L’utopia di Alice Costanzo Baffetti PORTICI RACCONTA Occhiacci di legno Tahr Lamri Fotografie Pietro Gigli 26 DALL’IDEA AL PROGETTO La città pensata dai bambini 29 Alessandro Finelli IL POSTO DELLE FRAGOLE Dal mare santo della vita a suor Dolce Nicola Muschitiello 30 IN MOVIMENTO 31 43 44 45 46 Sui colli con gusto 48 49 33 34 35 36 TRASPORTI In treno per Vignola ANDAR PER MUSEI La passione di Pelagalli Marco Bentivogli NUOVI TURISMI Buone prospettive per l’agriturismo bolognese Lorenzo Bertocchi GRANDI OPERE A precise condizioni Il passante nord in cifre RASSEGNE Parola Immaginata Barbara Tucci LIBRI a cura di Lorenza Miretti La mappa dei cantieri N. M. 42 BOLOGNA IN LETTERE Rumore rosa Stefano Tassinari 40 Tra istruzione e formazione 25 Gian Carlo Sacchi VIABILITÀ Le nostre strade tra progetti e realizzazioni 32 Nicodemo Mele DAL CONSIGLIO Istituite le commissioni consiliari 19 Bimestrale della Provincia di Bologna Riforma sì, riforma no TERREMOTO Arrivano i finanziamenti per la ricostruzione Veronica Brizzi 17 18 L’Osservatorio sulla scolarità 23 Migliorare la convivenza tra il cervo e l’uomo V. B. I progetti di Agenda 21 IN CLASSE Il diritto all’istruzione Il parere dell’assessore Paolo Rebaudengo Federico Lacche 37 LA SPORTINA SPORTIVA Si ricomincia Antonio Farnè NEWS 50 51 LETTERATURA E DIRITTO Il valore della semplicità Fabio Zanaroli 53 TOSSICODIPENDENZE Cambiano le abitudini di consumo, intensificate le misure di intervento Silvia Ciavardelli CALEIDOSCOPIO 54 55 portici per i portici Il chiostro di San Vittore di MARTA FORLAI Il chiostro dell’antico cenobio di San Vittore sui colli di Bologna. Sotto la facciata della chiesa prima dei restauri novecenteschi T ra i rari tesori che si svelano a chi percorre le tortuose strade che si inerpicano su per i colli di Bologna, a pochi minuti dalla città, vi è l’antichissimo cenobio di S. Vittore. Grazie all’accurato restauro compiuto nel 2000 che ha reso nuovamente fruibile l’ex complesso religioso, possiamo immergerci nella quiete incantata del suo chiostro dove il tempo pare essersi fermato e visitare l’antica chiesa che conserva ancora alcuni resti degli affreschi d’epoca romanica. Il primo documento che ricordi l’esistenza di un cenobio dedicato a san Vittore risale al 1062. Il culto del santo martire di origine milanese fu probabilmente introdotto a Bologna da sant’Ambrogio, contemporaneo di san Petronio, durante una delle sue visite pastorali nella città felsinea. Dall’inizio del XII secolo vi si insediò una comunità di canonici regolari lateranensi che nel 1118 acquistarono in città terreni presso la chiesa di S. Giovanni in Monte dando vita all’importante monastero. Da questo momento la comunità religiosa ebbe la sua principale sede in città mentre il cenobio suburbano diventò una sorta di eremo desti- 2 nato ad accogliere anche personaggi illustri come il giurista Ugo da Porta Ravegnana o il vescovo bolognese Enrico della Fratta che qui si ritirò in meditazione e vi fu sepolto dopo la morte avvenuta nel 1242. La comunità di S. Vittore svolgeva inoltre la funzione di accoglienza per i pellegrini in viaggio tra Bologna e Firenze, essendo collocata lungo un’antica direttrice della viabilità dell’epoca, di origine romana, che metteva in comunicazione le due città. La piccola abside quadrata è quanto rimane dell’originaria chiesa romanica, solennemente consacrata dal vescovo Giovanni IV nel 1178, oltre agli interessanti frammenti di affreschi duecenteschi tra cui spicca la raffigurazione di san Vittore. A partire dal secondo decennio del Quattrocento, infatti, tutto il complesso subì importanti trasformazioni che gli hanno conferito l’aspetto che ancora conserva. In particolare, il suggestivo e raccolto chiostro quadriporticato ad un solo ordine venne ricostruito alla fine del XV secolo, conservando le antiche colonnine binate in marmo d’Istria, che ricordano quelle più eleganti del chiostro di S. Stefano. Prezioso dettaglio, indice dell’importanza economica e spirituale del cenobio, in una città dove assai raro era l’utilizzo del marmo. L’antica cisterna posta al centro del chiostro fu coronata nel 1560 da due colonne doriche trabeate in arenaria scolpita su cui si innalzava lo stemma del convento (il calice con il serpente simbolo di san Giovanni Evangelista, sopra i tre monti). Importante centro devozionale e spirituale, soprattutto a partire dal XVI secolo, S. Vittore, come S. Giovanni in Monte, divenne sede di un importante studio teologico collegato allo Studio bolognese. In seguito alla soppressione dello studio avvenuta nel 1797 il complesso fu dapprima venduto a privati e, dopo successivi passaggi di proprietà in cui rischiò addirittura la demolizione, nel 1830 fu acquistato dai Padri dell’Oratorio di San Filippo Neri. Nel 1860 venne confiscato dal genio militare e fu in questo periodo che subì le manomissioni più gravi per adattarlo agli usi militari, tra queste ricordiamo la tamponatura delle arcate del chiostro e la rimozione delle lapidi antiche, mentre il coro della chiesa venne adibito a magazzino. Dal 1909 la chiesa fu riconsegnata alla Curia e nuovamente officiata dai padri Filippini che restaurarono il convento. Oggi il chiostro è spesso teatro di concerti, letture o spettacoli che con sensibilità ne va lorizzano la storia e l’arte. COME ERAVAMO La grande fuga dal carcere di Bologna di CLAUDIO SANTINI Sessant’anni fa un memorabile episodio della Resistenza. I detenuti politici furono fatti evadere da un commando di partigiani travestiti da tedeschi e brigatisti neri. Lasciarono le celle in 340 con i detenuti comuni. I particolari dell’impresa nel ricordo di uno dei protagonisti G Lino Michelini, nome di battaglia William, nella sede dell’Anpi, mentre viene festeggiato per il suo ottantesimo compleanno. Sotto, la lapide che ricorda l’azione del commando di partigiani posta in prossimità dell’ingresso di San Giovanni in Monte iù le armi!”. Una guardia s’arrende, l’altra invece reagisce con un colpo di pistola che ha come risposta una raffica di mitra. Seguono altre detonazioni che lacerano la cupa quiete serale di una Bologna buia, calda, offesa, ferita. È il quarto anno di guerra, l’undicesimo mese d’ occupazione tedesca: tempo di audaci attacchi partigiani e di feroci rappresaglie nazifasciste. Le strade urbane sono percorse dalle ronde armate che cercano i “ribelli” anche fra le macerie provocate dai bombardamenti alleati. Gli scoppi, dilatati dal silenzio, sono stati un forte segnale d’allarme e l’arrivo dei pattuglianti è prevedibilmente questione di minuti mentre il portone del carcere di San Giovanni in Monte è spalancato per dare la libertà ai detenuti. “Via, via tutti, in fretta!”. Così, alle 22,15 del 9 agosto 1944, è vissuto il momento cruciale dell’evasione “politica” organizzata, a Bologna, dalla settima brigata di azione patriottica: un episodio memorabile della Resistenza che rievochiamo con Lino Michelini, nome di battaglia William, classe 1922, uno dei protagonisti della lotta di Liberazione. “Chi allora finiva in cella - soprattutto se per ragioni politiche - era anche ostaggio da usare per le rappresaglie”. Dopo l’uccisione del federale Eugenio Facchini (26 gennaio) le vittime da offrire al plotone d’esecuzione erano state prelevate proprio da San Giovanni in Monte oltre che dalla Rocca di Imola. Dopo l’attentato mortale a un tedesco in via del Pratello (26 giugno) il Carlino aveva pubblicato coi nomi degli ammazzati per ritorsione - la notizia dell’arresto di altre persone messe preventivamente in cella per essere fucilate “non appena si dovessero ripetere altri attentati contro appartenenti a forze armate germaniche”. “Occorreva dunque privare i carnefici delle loro vittime: per solidarietà verso i compagni a rischio di morte e per strategia militare e politica. Così aveva deciso il nostro Comando Unico dopo aver esaminato la questione col Comitato di Liberazione”. La lotta partigiana, nell’estate 1944, era diretta da un organismo politico (il Cln, costituito a Bologna nel settembre dell’anno prima) e da una struttura militare (il Cumer, operante in forma unitaria dall’aprile). Trovava supporto nelle squadre semiclandestine di azione patriottica (Sap) e operava in città con i gruppi clandestini di azione patriottica (Gap). Fra questi, la settima brigata, in attività dall’ottobre 1943, dedicata a “Gianni” Massimo Meliconi sacrificatosi per proteggere il ripiegamento dei compagni caduti in un agguato, sorretta dall’esperienza di alcuni anziani, comprendente, dopo le retate, anche diversi giovani come William, allora 22 anni, metalmeccanico. “Dopo l’ordine d’attacco al carcere, cominciammo a raccogliere informazioni sulla vita interna a San Giovanni in Monte attraverso i familiari che andavano ai colloqui. Le bombe cadute sull’Hotel del Corso, in Via Santo Stefano, e sulla chiesa attigua al reclusorio avevano creato dei varchi che potevano essere sfruttati per un’evasione dall’interno. Noi avremmo dovuto aspettare i fuggitivi per portarli via…” 3 COME ERAVAMO Nella notte convenuta, i gappisti, fra i ruderi, attesero per ore i reclusi che sarebbero dovuti uscire da soli, ma invano. Evidentemente non era stato possibile fuggire da dentro così occorreva studiare un’incursione da fuori. Un’idea: “Facciamoci aprire il portone dalle stesse guardie, fingendo la consegna di ribelli catturati…”. “Potrebbe funzionare ed è militarmente realizzabile”. Le divise e le armi, necessarie per la simulazione, sono già nei depositi partigiani. I coraggiosi per l’incursione non mancano. Chi parla tedesco è fra i compagni di Castelmaggiore. Le informazioni su come far muovere il gruppo, una volta superato il portone d’ingresso, sono date da guardie che collaborano coi partigiani. “Il piano è studiato nella base di Via Leonello Spada, alla Bolognina. Dodici i componenti il commando: cinque falsi brigatisti neri, tre tedeschi con tenente “parlante”, quattro finti prigionieri da consegnare. Due auto, Millecento, recuperabili da una ditta di marmellate e dai Vigili del fuoco. In azione, il 9 agosto” L’estate 1944 è il tempo dell’avanzata al nord delle truppe alleate: le Marche sono liberate in luglio, Firenze il 4 agosto. I partigiani hanno occupato, con alterne fortune, territori alle spalle della Linea gotica. Il fascismo repubblichino, voluto e protetto dai tedeschi, sta ancora in piedi reggendosi sul terrore. A Bologna la repressione è operata prima dall’Ufficio politico investigativo, dal Reparto antipartigiani, dalla Compagnia autonoma di Renato Tartarotti, infine dalla brigata nera comandata dal federale Torri. La Resistenza è riuscita però ad affermarsi come Movimento saldando la lotta militare delle punte avanzate (gli attacchi contro i tedeschi per le strade, nei locali pubblici, al comando di Villa Spada e contro i fascisti di spicco come il federale Facchini e i giudici speciali Donati e Amaduzzi) alle richieste popolari più sentite (aumenti salariali, cibo, fine di una guerra “già persa”). Liberare i reclusi può essere un’impresa con connotazione epico-popolare, capace, per di più, di far sentire i fascisti insicuri anche nelle loro strutture protette. “Ci mettiamo sei per macchina: due, camuffati da brigatisti neri e da tedeschi, fuori, ai lati del cofano, con le gambe che stringono i fanali; quattro dentro: due finti prigionieri e due falsi catturatori. Sono le 21,45 e l’orario è stato scelto apposta perché fra le 22 e le 22,15 la ronda è nel punto più lontano dalla prigione…” Il coprifuoco è dalle 20 alle 5. Il buio è ormai fitto e solo parzialmente penetrato dai fari delle auto schermati di blu con una stretta feritoia orizzontale, come ha disposto la Protezione antiaerea. Le bombe su Bologna (la prima incursione con morti il 24 luglio ‘43; quella a tappeto, con oltre mille vittime, il 25 settembre sempre ‘43) hanno provocato l’esodo della popolazione verso la campagna e la collina. Le strade, vuote, sono segnate da cumuli di macerie e ruderi di edifici. Il commando, approntato in una casa di Via Calvart, resa disponibile da antifascisti sfollati, parte dalla Bolognina e attraversa il centro. William ricorda quel momento portandosi istintivamente una mano alla gamba rimasta per sempre lesa nell’azione. Davanti al carcere i quattro partigiani sui cofani balzano giù, aprono le portiere delle auto e fanno scendere i falsi militari che, a pugni e a calci, spingono i finti prigionieri verso l’ingresso sorvegliato da due sentinelle. -Aprite, dobbiamo portarli in cella! 4 COM’ERA COMINCIATO La guerra, proclamata il 10 giugno 1940, è vissuta all’inizio dai bolognesi nell’ ottica della retorica fascista. Ben presto però la cruda realtà si manifesta col razionamento alimentare e la vista dei feriti che arrancano per le strade dopo le cure specialistiche all’ ospedale Putti. I primi dissensi sono espressi dalle scritte murali e dai volantini messi sotto le saracinesche dei negozi. Poi gli antifascisti cominciano ad organizzarsi in comitati clandestini e gli scioperi, nei campi e nelle fabbriche, assumono connotazioni politiche. Iniziano i sabotaggi. Le donne protestano. I giornali ignorano la crisi bellica ma ugualmente si diffonde il clima di una ormai inevitabile fine del regime fascista. La caduta di Mussolini, il 25 luglio del 1943, è preceduta dal primo grosso bombardamento aereo sulla città (quello a tappeto, devastante, il 25 settembre). I bolognesi sfollano. L’8 Settembre vede lo sbando dell’esercito seguito dall’occupazione tedesca. I partigiani si danno strutture politiche e militari e dalla clandestinità passano alla lotta armata. I primi obbiettivi sono gli uomini e i mezzi della Wehrmacht (attentato al ristorante Fagiano e bombe contro i carri armati) poi è la volta dei repubblichini. Il 26 gennaio ‘44 è ucciso il federale Eugenio Facchini. Ogni volta la risposta è “rappresaglia”: dieci per uno. Sino alla fine. -Nessuno ci ha avvertiti di questo arrivo. -Informatevi. Su, presto… La situazione è di diffidenza e di stallo e a questo punto il “tenente tedesco” fa l’arrabbiato, tira fuori la pistola e comincia a urlare: “Schnell, schnell! Presto!”. La sfuriata, udita anche dal corpo di guardia interno, sorte l’effetto desiderato e il portone si apre per poi chiudersi alle spalle del gruppo. Entrano in otto preparati su cosa fare e con le informazioni necessarie per muoversi. Fanno prigioniere le guardie, interrompono le comunicazioni con l’esterno, s’impossessano delle chiavi, vanno alle celle annunciando: “Siete liberi!”. I reclusi però non si muovono perché te- Il cortile di San Giovanni in Monte dopo i restauri COME ERAVAMO Una cella di San Giovanni in Monte e, sotto, un’immagine che rievoca il clima di quegli anni (Foto Villani 1942 tratta da “Bologna dall’autarchia al boom”Collezione d’arte e di storia della Cassa di Risparmio di Bologna) mono una messa in scena per portarli in massa davanti ai fucilatori. Dopo un po’, tuttavia, i prigionieri politici (ci sono, fra gli altri, Sonilio Parisini e Nerio Nannetti, catturati dopo un’azione in Piazza Trento e Trieste, Monaldo Calari, sorvegliato speciale, alcuni della “Matteotti”, il comandante del distaccamento di Anzola) riconoscono i partigiani e allora tutti - in 340 coi comuni - raggiungono l’uscita. William, vestito da militare tedesco, muto perché non sa la lingua, è fuori con gli altri tre postisi a fianco delle sentinelle da neutralizzare al momento della sortita. Adesso. “Il buio è fitto e, quando interveniamo, non vedo che il mio brigatista nero - invece di arrendersi come l’altro - tira fuori la pistola e si oppone. Spara e mi prende alla gamba destra. Un male boia. Rispondo con una raffica che però non ha effetto risolutivo. Lottiamo corpo a corpo e lui fa partire un altro colpo che mi prende alla gamba sinistra. Non vado giù. Interviene un compagno che mette fine alla reazione. C’è stata una confusione tremenda, non prevista…” -Che succede? -Via,via! È il momento della grande fuga, ma non proprio di tutti: le donne non sono state ancora raggiunte nel reparto speciale, loro riservato, e non c’è più tempo per liberarle. L’azione deve concludersi in fretta. Gli evasi se la danno a gambe: chi seguendo l’istinto, chi raggiungendo le basi concordate, chi occupando i posti lasciati liberi sulle auto. Ci sono anche quattro religiosi. L’allarme ha già raggiunto la Questura e il Comando fascista partendo dall’unico telefono non neutralizzato: quello del direttore che è nella sezione femminile. I neri di Tartarotti possono arrivare da un momento all’altro anche se in effetti - ma nessuno poteva immaginarlo - giungeranno solo la mattina dopo: “perché non era operativo il pur sollecitato piano antievasione”,”perché era finita la benzina dei mezzi di pronto intervento”, perché, forse, la richiesta d’aiuto non era contro dodici coraggiosi ma verso “un vero esercito di partigiani con armi e mezzi blindati”… “Poco dopo le 22,30, il gruppo si scioglie nella base di via Spada dove resto solo io, ferito, curato d’urgenza da un medico amico, convocato da una staffetta. Due giorni dopo sarò trasferito, su un calesse, nella casa di due infermiere del Rizzoli, a Porta Zamboni.” La notizia della fuga è resa pubblica, indirettamente, tre giorni dopo, dal Carlino che stampa un comunicato con la promessa di “spirito di comprensione” per gli evasi che si consegneranno spontaneamente entro le ore 12 del 13 (solo qualcuno si costituirà o perché imprigionato per lievi reati comuni o perché timoroso di ritorsioni sui familiari). Un manifesto clandestino della federazione bolognese comunista esalta l’audace impresa e invita la popolazione alla lotta: “I gap ci indicano la strada: seguiamoli”. Il 29 settembre i partigiani assaltano il comando tedesco all’Hotel Baglioni dove è in corso una festa danzante in onore di uno dei liberatori di Mussolini e il 18 ottobre replicano perché la prima grossa carica d’esplosivo non è esplosa. Ai primi di novembre combattono, in campo aperto, a Porta Lame e alla Bolognina in un clima di rivolta armata popolare che i nazifascisti non riescono a soffocare nemmeno col sangue di Marzabotto. “La liberazione sembra prossima. Invece…” I tedeschi riescono a fermare l’avanzata alleata sulla linea gotica e il tempo inclemente ostacola le operazioni militari. Il 13 novembre il generale Alexander invita i patrioti a sospendere la guerriglia nell’attesa dell’offensiva di primavera. Il messaggio, diramato per radio, è inteso anche dai repubblichini che percepiscono di avere, almeno per un po’, mani libere contro i partigiani ormai inarrestabilmente esposti e massacrati a Sabbiano, San Ruffillo, Gaggio, Lizzano, Sassoleone, Casteldebole… I primi reparti alleati entreranno a Bologna la mattina del 21 aprile 1945 e quel momento, meta militare e ideale di quanti hanno combattuto nella Resistenza, non potrà essere vissuto da tutti gli audaci protagonisti attivi dell’assalto a San Giovanni in Monte. Diversi fra loro (Marchesini, Casali, Drusiani, Toffano: finti brigatisti e prigionieri…) hanno perso la vita combattendo o davanti al plotone di esecuzione. Alcuni evasi (Calari, Facchini…) hanno incontrato la morte pochi mesi, alcune settimane, dopo aver lasciato le celle. Per Nerio Nannetti, caduto in combattimento in 3 settembre 1944 ad Anzola, la libertà prima del la Liberazione è durata solo venticinque giorni. 5 TERRITORIO E AMBIENTE Cavallette sulle colline bolognesi di MAURA GUERRINI Illustrazione di PIERO BRIGHETTI Non sono un flagello pubblico ma un fenomeno da controllare attentamente per mantenerlo entro limiti accettabili Le colture si alternano a zone poco coltivate: è questo l’habitat preferito dalla cavalletta per riprodursi Q uando, nel 1975, fui assunta in Provincia, l’allora Dirigente del Settore Agricoltura, Luciano Sarti, nell’illustrare le funzioni dell’Ente non tralasciò di ricordare uno dei compiti assegnati dalla legge: la lotta alle cavallette. A distanza di quasi 30 anni quella prima “lezione” è tornata utile. Sull’Appennino bolognese, infatti, quest’anno, in piena estate, sono arrivate le cavallette in numero tale da preoccupare agricoltori e amministratori pubblici. Il piano di difesa è scattato immediatamente. La cavalletta nostrana (Calliptamus italicus) non è certo paragonabile al flagello dell’antico Egitto e i danni arrecati nelle nostre terre sono estremamente modesti, ben diversi dalle devastazioni subite dai Paesi africani. Tuttavia il fenomeno non va sottovalutato. Oltre al fastidio per i residenti, le cavallette italiane, dette simpaticamente “locuste dalle ali rosa”, preoccupano perché si cibano soprattutto di erba medica e di piante ortive. Raramente infestano altre colture, quali mais e vite. 6 Con il favore del clima In Emilia-Romagna compaiono ciclicamente, a seconda delle condizioni climatiche più o meno favorevoli alla loro riproduzione. Negli anni 1984 – ‘85 e ‘86 e nel 2002 le infestazioni più consistenti hanno interessato le colline di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Nel bolognese il territorio interessato, secondo il monitoraggio effettuato dai tecnici dell’assessorato Agricoltura e dal Corpo di Polizia provinciale a fine agosto e inizio settembre del 2004, comprende i seguenti comuni: Castello di Serravalle, Savigno, Monteveglio, Pianoro, Castel San Pietro, Dozza, Sasso Marconi e Zola Predosa. La lotta alle cavallette non è facile e tutt’altro che rapida. In nessuna situazione si è riusciti a eliminare completamente il problema, si può soltanto cercare di contenerlo entro limiti accettabili. Le infestazioni sono favorite da inverni scarsamente piovosi e miti. Anche l’uomo contribuisce involontariamente alla moltiplicazione dell’insetto. L’abbandono di terreni in zone collinari e montane, l’aumento di aree incolte fa sì che si crei un habitat ideale per la riproduzione delle cavallette. Certe alterazioni di equilibri naturali aggiungono altri effetti indesiderati. Le cavallette, ad esempio, sono ottime prede per ricci, rapaci, lucertole e rospi, specie purtroppo sempre più rare. Prevenzione tempestiva La prima regola da seguire per la lotta alle cavallette è quella di prevenirne la diffusione. Gli adulti segnalati sulle nostre colline in agosto potranno generare nuovi e più numerosi individui nella primavera del 2005. Per questo motivo la Provincia di Bologna si è attivata immediatamente per monitorare il fenomeno e per individuare i luoghi di possibile ovideposizione. La cavalletta, infatti, alla fine del suo ciclo biologico, depone nel terreno un numero variabile di uova, da 22 a 50, all’interno di una “ooteca” o cannello, sovrapposte e incollate le une alle altre tramite un secreto spugnoso, alla profondità di 3-6 cm. L’insetto sceglie terreni incolti, suoli compatti, esposti a sud, dotati di leggera pendenza e quindi meno soggetti a ristagni idrici. La mappatura di questi luoghi diventa fondamentale per provvedere successivamente alla distruzione delle uova attraverso opportune lavorazioni da farsi prima che inizi la schiusura, entro il mese di aprile, per evitare la nascita dei nuovi individui. L’individuazione delle aree a rischio è quindi solo il primo passo per una efficace lotta a questi temibili insetti. Sarà indispensabile, nei prossimi mesi, la collaborazione degli agricoltori per applicare buone prassi agronomiche e distruggere le aree infestate. Eventuali tratta- TERRITORIO E AMBIENTE menti chimici si potranno autorizzare solo in ambiti molto circoscritti e nei momenti in cui gli insetti sono allo stadio giovanile (neanidi), quindi sono poco mobili e vivono ancora in maniera gregaria. In questo periodo, solitamente nei mesi di maggio e giugno, gli interventi dovranno essere localizzati e a base di prodotti consentiti dalla normativa specifica. Obiettivo prioritario rimane la prevenzione e quindi una particolare cura del proprio territorio: un compito per il quale, ancora una volta, diventa fondamentale la presenza e l’opera dell’agricoltore. Parchi regionali, borse di studio L’ assessorato all’Ambiente torna a puntare sui parchi. A metà settembre ha rilanciato il bando per 11 borse di studio da assegnare ad altrettanti laureati che per due anni lavoreranno nei parchi regionali, istituiti sul territorio della provincia di Bologna, cioè nei parchi del Corno alle Scale, di Monte Sole, dei Laghi di Suviana e Brasimone, dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbades- sa e dell’Abbazia di Monteveglio. Il concorso è per titoli e i partecipanti selezionati saranno sottoposti ad un colloquio con la commissione giudicatrice. I vincitori saranno seguiti da un tutor dell’università di Bologna e riceveranno una borsa di 850 euro lordi al mese. Gli interessati dovranno presentare le domande entro il 29 ottobre e dovranno essere laureati in Architettura o Ingegneria, in Economia e commercio, Giurisprudenza, Veterinaria, Scienze Agrarie, Biologiche, Forestali, Geologiche e Naturali. Una dodicesima borsa sarà dedicata alla memoria del professor Umberto Bagnaresi, scomparso nel 2003. Come già successe nel 2001 con il bando delle prime 10 borse di studio sui parchi regionali, l’iniziativa sarà sostenuta dalla Fondazione Carisbo di Bologna che l’ha finanziata con 244.800 euro. Inoltre, la Fondazione Carisbo ha finanziato altri due progetti dell’assessorato all’Ambiente: il progetto Acqua Label per la certificazione ambientale degli acquedotti (50 mila euro) e il progetto di riapertura al pubblico della Grotta del Farneto (200 mila euro). [N.M.] Migliorare la convivenza tra il cervo e l’uomo I l 2000 ha rappresentato per il cervo dell'Appennino Tosco-Emiliano l’inizio di una nuova stagione. Dopo sei anni di censimenti, monitoraggi, sensibilizzazione e negoziati, si è infatti passati ad una vera e propria “gestione” della specie, che comprende anche azioni di miglioramento ambientale e prelievi venatori. La peculiarità di questa realtà, senza precedenti nel nostro paese, prende il via da un accordo tra due Regioni (Toscana ed Emilia-Romagna) e quattro Province (Bologna, Pistoia, Prato, Firenze) per conoscere, conservare e gestire meglio la popolazione dei cervi, originaria della foresta dell’Acquerino. Per la stagione venatoria in corso il numero di cervi prelevabile nella provincia di Bologna sale da 176 a 190, con un incremento dell’8% rispetto all’anno scorso. Ma la novità non riguarda solo il numero. I quattordici esemplari in più infatti non verranno abbattuti ma saranno catturati e trasferiti al Parco nazionale del Pollino, per contribuire alla reintroduzione del cervo in quell’area. Le operazioni di cattura saranno effettuate in collaborazione con la Provincia di Pi- stoia. Il Piano di prelievo del Cervo 2004-2005 è stato approvato dall'assessorato alla Pianificazione faunistica, sulla base della proposta avanzata dalla commissione tecnica per la gestione del cervo dell’Appennino tosco-emiliano. Piena soddisfazione per questo risultato è stata espressa dall’assessore Marco Strada, che ha sottolineato come per la prima volta anziché incrementare gli abbattimenti (peraltro necessari per venire incontro alle legittime esigenze degli agricoltori) si procede alla cattura salvando alcuni esemplari del magnifico animale che andrà a ripopolare altre zone e parchi d’Italia. Ogni anno si abbattono i capi secondo una particolare forma di censimento, cosiddetta “al bramito”, effettuata in autunno contemporaneamente sui versanti toscano ed emiliano dell’Appennino da centinaia di volontari e i cui risultati sono elaborati da biologi specializzati. [V.B.] Info: Ministero Ambiente www.minambiente.it/Sito/home.asp 7 TERRITORIO E AMBIENTE Un Premio per l’ambiente S cade il prossimo 31 dicembre il bando della terza edizione del “Premio Ambiente in memoria di Giorgio Nicoli e Milena Bastia”, il concorso promosso dal Centro Agricoltura Ambiente in collaborazione con 17 comuni bolognesi e la partecipazione dell’assessorato provinciale all’Ambiente. Nato in ricordo di Milena Bastia, amministratrice di Sala Bolognese, e di Giorgio Nicoli, sindaco di San Giovanni in Persiceto scomparso da alcuni anni, il premio è un riconoscimento per chi nella provincia lavora e studia per garantire all’ambiente un futuro migliore. Il concorso è articolato in tre sezioni: la prima per gli studenti dell’Università di Bologna, residenti in provincia di Bologna e neolaureati nel 2004 con una tesi in ambito ambientale (Facoltà di Agraria, di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e di Ingegneria, corso di Ingegneria per l’ambiente e il territorio), la seconda per le aziende agricole presenti sul territorio della provincia bolognese e la terza riservata a tutti i comuni della provincia. Il testo integrale del bando, con la domanda di partecipazione, è disponibile su internet all’indirizzo www.caa.it o presso i Comuni, le sedi delle organizzazioni agricole, le segreterie delle facoltà coinvolte e il Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore. Info: Segreteria organizzativa 051981698, [email protected]. I progetti di Agenda 21 P rotagonista del nuovo numero dei ‘Quaderni del Rospo’, il periodico di informazione ambientale dell’assessorato Ambiente della Provincia, è “Agenda 21”, il documento di intenti ed obiettivi programmatici su ambiente, economia e società sottoscritto da oltre 170 paesi nel 1992 durante la Conferenza su sviluppo e ambiente di Rio de Janeiro (Piano di Azione dell’ONU per lo sviluppo sostenibile per il 21° secolo). “Agenda 21 partiamo dalle parole” spiega il funzionamento del processo di sviluppo sostenibile e presenta i progetti elaborati e messi in atto dalla Provincia fra i quali “Verso la costru- zione di reti ecologiche”, “Parchi in rete”, “Progetto Sellustra Life”, “Micro Kyoto”, “The bet”, “Agenda 21 e parchi”. http://www.provincia.bologna.it/ambiente/ rospo/quaderni.html UN P0’ DI NUMERI - Nel Mondo oltre 6000 amministrazioni pubbliche di piccole e grandi città sono impegnate in A21 L. - In Europa oltre 2000 amministrazioni pubbliche hanno aderito ai principi della Carta di Aalborg, impegnandosi a definire piani e progetti di azione locale di Agenda 21L. - In Italia sono 400 gli enti e le organizzazioni che hanno realizzato oltre 1300 progetti di sviluppo sostenibile su ambiti ambientali, sociali ed economici da parte di enti pubblici, associazioni, imprese e cittadini. - L’Emilia-Romagna vede impegnati oltre 80 enti pubblici con circa 800 progetti di A21 L. 8 COME RISPARMIARE ENERGIA Le scuole medie inferiori delle province di Bologna, Milano e Firenze potranno aderire a un programma di educazione ambientale sul risparmio energetico pensato per diffondere una cultura di attenzione e sensibilità verso questi temi, già a partire dagli alunni della scuola dell’obbligo. Il percorso didattico, realizzato dall’associazione Amici della Terra e da Ikea, con il patrocinio della Provincia di Bologna e del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, abbraccia l’insieme delle tematiche legate all’energia, con particolare attenzione agli impatti ambientali della produzione di energia, dell’uso e dei comportamenti individuali in materia. Il pacchetto tipo per una classe contiene 20 opuscoli per gli alunni, 2 schede di approfondimento per gli insegnanti, 2 cdrom in cui i simpatici personaggi di Fiammino, Rina, Chioma, Goccia e Dina accompagnano i ragazzi in un viaggio nel mondo dell’energia. Inoltre, grazie a un gioco interattivo è possibile determinare i comportamenti al risparmio e quantificarne il risultato. Info Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio http://www.minambiente.it/ Sito/temi/tema_energia.htm Amici della terra http://www.amicidellaterra.it/ Ikea e l’ambiente http://www.ikea.it/ms/it_IT/about_ikea/ social_environmental/environment.html ricerca L’inquinamento ci ruba le nuvole di STEFANO GRUPPUSO Sandro Fuzzi studioso dell’atmosfera spiega come le polveri sospese riducono anche le probabilità di pioggia L’ inquinamento atmosferico che fa ammalare i polmoni, che deteriora i monumenti e che compromette l’agricoltura, crea problemi anche alle nubi facendo diminuire quelle che di solito producono la pioggia. E minor pioggia nei luoghi inquinati vuol dire una riduzione del lavaggio naturale dell’aria, delle strade, dei monumenti, della vegetazione e quindi un accumulo degli agenti tossici e corrosivi in una spirale sempre più dannosa. La causa di questo fenomeno è ormai chiara: la responsabilità è delle polveri prodotte prevalentemente dal traffico, ma derivate anche dai processi industriali, dagli impianti di riscaldamento e di raffreddamento. Ma come agiscono le polveri all’interno delle nubi? Lo spiega Sandro Fuzzi, ricercatore dell’ISAC, l’istituto del CNR di Bologna che studia l’atmosfera e il clima, dove, nel luglio scorso, si è tenuta la “XIV Conferenza internazionale su nubi e precipitazioni” , un appuntamento di importanza mondiale al quale hanno partecipato oltre 500 scienziati provenienti da 39 paesi e che, di fatto, è stato un riconoscimento al valore scientifico dell’istituto di ricerca bolognese. “Le nubi, dice Fuzzi, sono costituite da goccioline d’acqua molto piccole che si formano solo in presenza di nuclei di condensazione che sono, in pratica, polveri e particelle. L’uomo con le sue attività immette in atmosfera una grande quantità di queste microsostanze che determinano un aumento dei nuclei di condensazione. Tutti questi nuclei competono per la stessa acqua e di conseguenza si formano nubi con un numero molto elevato di goccioline che sono, però, più piccole. Ne deriva che gocce di queste dimensioni e peso hanno serie difficoltà a cadere e a congiungersi assieme, secondo un fenomeno che si chiama coalescenza, per cui solo in parte precipitano a terra. QUANTA ACQUA C’È IN UNA NUBE? In ogni centimetrocubo di una modesta nuvola estiva, ad esempio un cumulo, ci sono circa 100 goccioline d’acqua del raggio di 0,01 millimetri, ognuna del minuscolo volume di 0,000004 millimetricubi. Se il nostro cumulo ha un volume di 1 kmcubo, con una semplice moltiplicazione otteniamo i litri d’acqua che contiene: 400.000, una quantità pari al contenuto di una piscina delle nostre città. Il valore in peso è di 400 tonnellate. Ma questo peso è distribuito in così tante goccioline che bastano i moti dell’aria a tenerlo in sospensione. Quindi piove meno. Ma ciò non si verifica solo nelle aree urbanizzate. Il calo delle piogge può avvenire in qualsiasi parte del globo dove per cause diverse vi siano in atmosfera polveri in eccesso”. A conferma di quest’affermazione Fuzzi cita una ricerca sperimentale cui ha partecipato direttamente e che ha avuto come teatro un’area dell’Amazzonia, da sempre considerata il polmone verde della Terra. “Qui - spiega - abbiamo verificato che i fumi provocati dagli incendi appiccati alla foresta pluviale per ampliare le terre da coltivare, causano la riduzione delle precipitazioni. In generale il diametro delle goccioline in condizioni normali affinché possa piovere è di 16 o 18 micrometri, cioè millesimi di millimetro. Quando vi sono incendi le polveri e le particelle derivate dalla combustione ed immesse in atmosfera fanno si che si formino goccioline di 8 o 9 micrometri di diametro, la metà di quelle normali. È evidente che tra le conseguenze della minor massa c’è la difficoltà a precipitare al suolo”. Oggi la ricerca sulla struttura delle nubi e sui meccanismi fisico-chimici che le governano dispone di strumenti d’avanguardia. Con l’osservazione da satelliti, con l’impiego di aerei speciali e con apparecchiature la- ser collocate a terra viene rilevata una moltitudine di dati da elaborare e utilizzare per modelli su grande scala e per simulazioni numeriche. L’importanza del tema delle precipitazioni è cresciuta negli ultimi anni di pari passo con l’aumento delle preoccupazioni del più ampio problema del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. Nei più avanzati paesi del mondo, in particolare USA, Canada, Germania e Giappone, cresce l’impegno e l’investimento in ricerca. Ma avanza con passi da gigante anche la Cina. “Nella Conferenza internazionale sulle nubi e sulle precipitazioni - conclude Fuzzi - si è notata la consistenza e la qualità del gruppo dei ricercatori cinesi passati dai tre dell’edizione precedente ai trenta di quest’anno. Segno del grande interesse che questo tema suscita nel colosso asiatico”. L’IDROGENO NEL NOSTRO FUTURO L’ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) ha promosso e organizzato Il 7 e 8 ottobre scorso, assieme alla Regione Emilia-Romagna e in collaborazione con l’UGIS (Unione Giornalisti Italiani Scientifici), un seminario di aggiornamento sul tema “L’idrogeno nel nostro futuro. Perché, come e quando” presso il Centro di Informazione Energia ENEA del Brasimone, località del comune di Camugnano in provincia di Bologna. I temi affrontati nei due giorni del seminario hanno riguardato l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile pulito e le azioni di promozione che la Regione EmiliaRomagna sta attivando per favorire, in questo settore, lo sviluppo di imprese tecnologicamente avanzate. Sono state inoltre presentate alcune imprese regionali che, in diversi campi, sviluppano tecnologie sull’idrogeno. 9 TERREMOTO Arrivano i finanziamenti per la ricostruzione di VERONICA BRIZZI Sarà la Provincia a valutare le richieste avanzate. La presidente nominata commissario straordinario. Pubblicato il piano per l’erogazione degli aiuti economici A poco più di un anno dal terremoto stanno arrivando i fondi per la ricostruzione delle opere ed edifici danneggiati. Rispettando i tempi previsti da un’apposita Ordinanza, la Provincia è così pronta a ripartire i 12 milioni di euro stanziati per i danni provocati dal sisma, assumendo una competenza che per la prima volta è passata dalla Regione all’amministrazione provinciale. Dopo il primo mezzo milione di euro stanziato a luglio per far fronte agli interventi di prima emergenza e assistenza alla popolazione, la presidente della Provincia Beatrice Draghetti, nella sua qualità di commissario straordinario delegato, ha firmato il secondo stralcio del Piano degli interventi straordinari destinati alle opere pubbliche, alle attività produttive e ai privati, per un totale di oltre undici milioni e mezzo di euro. Una parte dei contributi per gli interventi su opere pubbliche, oltre un milione e duecento mila euro, riguarda nove edifici risultati inagibili: il municipio e il centro polivalente di Borgo Tossignano (8.500 euro e 24.700 euro), la scuola elementare “Mengoni” di Fontanelice (268.000 euro), la scuola elementare di Monterenzio (89.900 euro), la scuola materna di Castenaso (97.200 euro), il palazzetto dello 10 sport di Castel San Pietro (132.000 euro), il Museo della Civiltà Contadina (76.100 euro), il centro civico di Monghidoro (69.500 euro) e il ponte sulla strada provinciale 21 di Monterenzio (460.000 euro). La parte più consistente, circa tre milioni e cinquecento mila euro, è destinata a edifici privati di uso pubblico, tra cui 35 chiese e due scuole materne appartenenti alle Diocesi di Bologna e Imola. I sei milioni e seicento mila euro destinati ai privati riguardano invece abitazioni, attività commerciali, produttive e aziende agricole gravemente danneggiate con inagibilità parziale o totale. A partire dal 15 settembre, giorno della pubblicazione del bando per l’accesso ai finanziamenti sul bollettino della Provincia, gli enti pubblici hanno 21 mesi per completare i lavori di ripristino degli edifici danneggiati, mentre sono 36 quelli concessi ai privati. La domanda deve essere indirizzata al Comune di residenza che provvederà ad anticipare il finanziamento, ottenendo successivamente il rimborso dalla Provincia. Il piano stralcio, contenente la descrizione degli interventi, le risorse assegnate, le modalità di attuazione e lo schema di domanda, è scaricabile dal sito internet della Provincia nella sezione Ambiente-Bandi. I comuni italiani sono classificati in diverse zone sismiche, in rela- zione alla frequenza e intensità dei terremoti attesi. Per ogni zona sismica si applicano diverse norme tecniche riguardanti la costruzione. Nel 2003 è stata adottata una revisione completa delle classi sismiche (ora indicate come zone) e delle norme sismiche relative. Nell’ultima zona (4) considerata la meno pericolosa le regioni possono introdurre criteri minimi di progettazione antisismica per l’edilizia pubblica. La normativa sismica attuale sarà soggetta a revisioni e modifiche ogni qualvolta le conoscenze maturate lo rendano necessario. Bisogna però ricordare che la normativa sismica si riferisce alle nuove costruzioni, e solo nella più recente revisione normativa si introduce il concetto di riadeguamento antisismico di quanto già edificato. Le abitazioni sismicamente protette in Italia, quindi, sono una limitata percentuale del patrimonio edilizio esistente. 10 REGOLE SALVAGENTE Le illustrazioni sono tratte da “A lezione di terremoto” di Roberto Luciani in collaborazione con Edurisk Giunti Progetti Educativi e Provincia di Bologna Se siete in casa, e la vostra è una casa sicura, non provate a uscire durante la scossa di terremoto: aspettate che sia finita. Non usate mai gli ascensori: la corrente elettrica che li aziona potrebbe interrompersi, bloccandovi dentro. TERREMOTO Il sisma del 14 settembre 2003 I l terremoto che ha colpito l’Appennino Bolognese alle ore 23.43 del 14 settembre 2003, è stato localizzato a 30 km a sud della città di Bologna nel territorio di Monghidoro. La scossa pari a 5.0 della Scala Richter (VII°scala Mercalli), è stata registrata in prossimità della località Zaccarlina con profondità dell’ipocentro moderatamente elevata (15-20 km). L’evento sismico ha prodotto gli effetti più rilevanti nell’area compresa fra i comuni di Loiano, Monzuno, Monghidoro e San Benedetto Val di Sambro, ed è stato avvertito in un’area molto vasta del nord d’Italia; danni significativi ancorchè più sporadici e irregolarmente distribuiti si sono registrati anche nella valle del Santerno. L’attività di verifica dell’agibilità e di censimento danni dell’evento del 14 settembre 2003, è proseguita per circa due mesi, attraverso la realizzazione di 1066 sopralluoghi, sul territorio di 19 Comuni, con l’individuazione di 141 inagibilità totali, 67 inagibilità parziali e 114 inagibilità temporanee. L’area appenninica fra il bolognese e l’imolese è stata storicamente interessata da terremoti di moderata entità, i più importanti dei quali sono quelli avvenuti negli anni 1878, 1879, 1881 caratterizzati da lunghe sequenze sismi- che, che si protrassero per alcuni mesi, i cui effetti massimi raggiunsero il VII°(M.C.S). Il terremoto del 24 gennaio 1881 produsse gli effetti maggiori con danni significativi in località di Campeggio (Monghidoro) e Scanello (Loiano). In generale comunque nei secoli precedenti le conoscenze appaiono estremamente scarse, sia per una bassa produzione documentaria sull’area, per la sua scarsa rilevanza economica e culturale, che per l’assenza di indagini specifiche e approfondite; la storia sismica nota dell’area è quindi verosimilmente poco rappresentativa della storia sismica reale. Nelle aree circostanti la sismicità è più presente e significativa; verso est, nel faentino, i terremoti del 1725, del 1754 e 1781 interessarono i comuni dell’imolese, verso sud i comuni dell’alto Appennino risentono degli eventi della Garfagnana e del Mugello le cui aree sismogenetiche possono generare terremoti anche distruttivi (es. 1542 e 1919). In pianura l’area compresa tra i comuni di Malalbergo e Molinella può risentire degli effetti dei terremoti con epicentro in provincia di Ferrara, associati alla struttura compressiva della dorsale ferrarese, mentre in misura ridotta la medio bassa valle del Samoggia può avere effetti degli eventi sismici del modenese e del reggiano. [STEFANO PISAURI] PER SAPERNE DI PIÙ Ulteriori dettagli descrittivi dell’evento sismico si possono trovare nel documento “Il terremoto del 14 settembre 2003 - Appennino Bolognese - Rilievo Macrosismico” redatto dal gruppo di esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e disponibile sul sito http://www.ingv.it/quest/index.html, mentre per avere un quadro più completo delle storia sismica del territorio provinciale si segnala il sito http://emidius.mi.ingv.it/ dove sono disponibili data base dei terremoti consultabili per evento e per comune. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia http://www.ingv.it/ Servizio Sismico Nazionale http://ssn.protezionecivile.it Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste http://www.crs.inogs.it/ Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti http://gndt.ingv.it/ Università di Genova, I.G.G. Seismic Network http://www.dister.unige.it/geofisica/ Consiglio Nazionale delle Ricerche: http://www.cnr.it/sitocnr/home.html Dipartimento della Protezione Civile http://www.protezionecivile.it/ Riparatevi sotto un tavolo: vi proteggerà dalla caduta di calcinacci, mobili o lampadari, Potete ripararvi anche nel vano di una porta inserita in un muro portante (cioè un muro spesso e solido). Un altro luogo abbastanza sicuro può essere l’angolo di una stanza fra due muri maestri (muri che danno verso l’esterno, per esempio). Non usate le scale durante la scossa: a volte sono la parte più fragile della casa. Se siete all’aperto allontanatevi dai muri delle case: possono cadere tegole, cornicioni o camini. State lontano dagli alberi, dai lampioni, dai fili della luce: potrebbero venire giù. Non sostate sopra o sotto i ponti. Cercate un posto dove non avete niente sopra di voi che possa cadere. 11 DAL CONSIGLIO ISTITUITE LE COMMISSIONI CONSILIARI PERMANENTI Una seduta del Consiglio provinciale e, sotto, il ritratto di Roberto Vighi presidente della Provincia dal 1951 al 1970 Le sei Commissioni consiliari permanenti, istituite dal Consiglio provinciale nella seduta di fine luglio, si sono insediate eleggendo i rispettivi presidenti e vicepresidenti. Il numero delle Commissioni è rimasto invariato rispetto a quello dello scorso mandato, mentre è aumentato il numero dei membri partecipanti e sono cambiate in parte le competenze, in modo da adeguarle maggiormente alle funzioni attribuite alla nuova Giunta. Una novità riguarda inoltre la regolamentazione dei lavori delle Commissioni. L’assemblea di palazzo Malvezzi ha infatti approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato dalla Conferenza dei capigruppo, con il quale si affida ai presidenti delle Commissioni e al presidente del Consiglio il compito di “ottenere una permanenza costante e ampia” dei consiglieri alle sedute delle Commissioni, così da ottimizzarne i lavori. Le sei Commissioni permanenti, che hanno il compito di istruire i più importanti temi politico-amministrativi di competenza del Consiglio provinciale, sono: I Commissione - competenze: affari generali, governo metropolitano, sistema delle autonomie locali, partecipazioni societarie dell’ente, personale, relazioni internazionali e politiche di pace. Presidente: Claudia Rubini (Alleanza nazionale). Vicepresidente: Paolo Nanni (Lista Di Pietro). II Commissione - competenze: bilancio, patrimonio, provveditorato, edilizia. Presidente: Marino Lorenzini (Forza Italia). Vicepresidente: Giovanni Venturi (Comunisti italiani). III Commissione - competenze: attività produttive, agricoltura. Presidente: Anna Pariani (Democratici di sinistra). Vicepresidente: Giuseppe Vicinelli (Forza Italia). IV Commissione - competenze: ambiente e sicurezza del territorio, pianificazione territoriale, mobilità, viabilità, trasporto. Presidente: Andrea De Pasquale (Margherita). Vicepresidente: Marco Mainardi (Alleanza nazionale). 12 V Commissione - competenze: sanità, servizi sociali, istruzione, formazione, lavoro, associazionismo e volontariato. Presidente: Lorenzo Grandi (Rifondazione Comunista). Vicepresidente: Giovanni Leporati (Forza Italia). VI Commissione - competenze: cultura, pari opportunità, sport, turismo, caccia e pesca, comunicazione e sistemi informativi. Presidente: Raffaele Finelli (Democratici di sinistra). Vicepresidente: Alberto Vecchi (Alleanza nazionale). tifondisti. Nel periodo fascista si impegnò per la tutela giuridica dei perseguitati dal regime, fino a quando venne arrestato e condannato al confino.” Attivo nella rete clandestina e nella rinascita dei movimenti, nel dopoguerra si adoperò per ricostruire il tessuto democratico della nostra società civile all’atto della ricostituzione dei partiti politici e delle istituzioni elettive. Dopo la Liberazione divenne vicepresidente della Provincia, e nel 1951 pre- RICORDO DI ROBERTO VIGHI, PRIMO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA Durante la seduta del Consiglio provinciale di inizio settembre, la presidente Beatrice Draghetti ha ricordato Roberto Vighi, primo presidente della Provincia di Bologna, dal 1951 al 1970. In occasione del trentesimo anniversario della sua scomparsa, la Draghetti ha descritto Vighi come “una figura di primo piano per la nostra comunità civile e politica alla quale ha lasciato un’eredità importante, in particolare per la difesa dei diritti degli oppressi”. Avvocato, esponente socialista e militante antifascista di primo piano, Roberto Vighi era nato a Bologna nel 1891. “Operò sempre per l’affermazione degli ideali del socialismo umanitario, ha ricordato la presidente Draghetti. Già all’inizio del ‘900 si segnalò nelle lotte sociali in difesa dei diritti dei deboli e degli oppressi dalle ingiustizie dei la- sidente, oltre che consigliere comunale a Bologna dal ‘56 al ’60. “Mi è gradito ricordare questa ricorrenza - ha concluso la Draghetti - e porre l’accento su un esempio di dedizione ai bisogni dei cittadini e di servizio alle istituzioni, proprio nel momento in cui, riprendendo i lavori sia del Consiglio, sia della Giunta, è opportuno che abbiamo anche davanti persone di esemplarità significativa.” DAL CONSIGLIO SUL DECRETO TAGLIASPESE L’ampia mobilitazione dei Comuni e delle Province italiane contro il decreto legge sui correttivi alla finanza pubblica (168/2004), approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 luglio, ha visto impegnata anche la Provincia di Bologna. La Giunta, da poco insediata, ha partecipato alle iniziative promosse da Upi (Unione province italiane) e Anci (Associazione nazionale comuni italiani) per sollecitare una radicale svolta nelle politiche finanziarie dell’esecutivo. Il cosiddetto decreto tagliaspese prevede la riduzione, entro dicembre 2004, del 10% della spesa corrente calcolato sulla media del triennio 2001-2003, da applicare nel triennio 2005-2007. Ciò significherebbe, per quanto riguarda le Province italiane un taglio di 480 milioni di euro. In particolare per quella di Bologna, che ha mantenuto il patto di stabilità interna, secondo una prima stima ancora da verificare, il taglio ammonterebbe al 6%, pari a 1.746.000,00 euro. Sul cosiddetto decreto tagliaspese si è espresso, a fine luglio, anche il Consiglio provinciale che ha approvato, con 22 voti a favore (Ds, Margherita, Verdi, Rc, Comunisti italiani, Italia dei Valori) e 10 contrari (An, FI), un ordine del giorno presentato a fine giugno dalla presidente Beatrice Draghetti, in cui si esprime contrarietà alla manovra economica decisa dal Governo. Secondo l’odg, il decreto oltre ad essere lesivo dell’autonomia di Comuni, Province e Regioni prevista dal Titolo V della Costituzione, “rischia di com- promettere il già fragile equilibrio degli Enti locali, dopo tre anni di leggi finanziarie che hanno ridotto le risorse a loro attribuite e di vincoli centralistici che ne hanno ridotto l’autonomia”. Nel documento si sottolinea inoltre come “la costante incertezza del quadro di riferimento normativo ed economico non consente agli Enti locali di sviluppare con serenità i propri programmi sulla base dei quali gli elettori hanno loro consegnato il mandato di amministrare”. Il fatto poi che i tagli siano previsti quando ormai è trascorsa la prima metà dell’anno, andrebbe a incidere, secondo l’ordine del giorno, per valori nettamente superiori al 10% indicato nel provvedimento governativo, rischiando di mettere in discussione il funzionamento di alcuni servizi essenziali. Dopo aver invitato l’Upi e le altre organizzazioni di enti locali, a portare avanti ogni iniziativa utile all’immediato ritiro del provvedimento, l’ordine del giorno ritiene che, prima di adottare qualsiasi atto riguardante la finanza degli Enti locali, “il Governo debba attivare un tavolo di concertazione presso la sede della Conferenza Stato-Città”. Intervenendo nel dibattito consiliare sull’ordine del giorno, la presidente Beatrice Draghetti ha sottolineato la necessità che venga riconosciuta la dignità del sistema delle autonomie locali nel confronto con il Governo. Dal momento che su questi temi è in corso una discussione, ha aggiunto la Draghetti “riteniamo nostro dovere e utile contributo anche al cammino del Governo e del Parlamento far pervenire la posizione di questo Consiglio provinciale. Nel caso, al termine della discussione che sta avvenendo a Roma, verificassimo una accoglienza sapiente degli input venuti dal sistema delle autonomie locali, saremo ben lieti di esprimerci nuovamente attra- verso un diverso ordine del giorno”. Il documento presentato dalla Giunta di palazzo Malvezzi ha ottenuto il voto favorevole del gruppo Ds. Il presidente del gruppo Gabriella Ercolini ha espresso preoccupazione per una situazione che ha i tratti di “una minaccia al sistema delle autonomie”. “Sono anni - ha proseguito Ercolini - che subiamo tagli di spesa a esercizi iniziati, bilanci approvati e servizi già erogati”. Secondo il suo collega Raffaele Finelli, il documento coglie un disagio comune a tutti gli Enti locali verso una manovra che non è stata concertata e che rappresenta una “incursione nei bilanci degli Enti da parte dello Stato”, dalla quale traspare come “l’Ente locale venga considerato un semplice centro di spesa e non un motore di sviluppo dell’economia”. Un voto contrario all’ordine del giorno è stato invece espresso dal gruppo di An, il cui presidente Sergio Guidotti ha giudicato il documento tutto politico. “Non nascondo - ha detto il consigliere - che come amministratore locale risento anch’io dei temi e delle problematiche che possono nascere da una finanziaria più o meno virtuosa nei confronti degli Enti locali”. Sarebbe opportuno, ha proseguito il consigliere, che il sistema delle autonomie facesse un dibattito serio e costruttivo su questo tema, ma poiché il modo e i tempi con i quali si è giunti alla discussione in aula non lo hanno permesso, “il gruppo di An dovrà dare un voto di bandiera e dire no a questo odg”. Analoghe le obiezioni sollevate dal gruppo di Forza Italia, anch’esso contrario all’odg. Il documento presenta, secondo il consigliere forzista Angela Labanca, “affermazioni non veritiere dettate da una logica di contrapposizione politica”. A queste dichiarazioni si è associato il presidente del gruppo Luca Finotti secondo il quale sarebbe stato necessario un passaggio dell’odg in Commissione Bilancio. Finotti ha sottolineato che “essendo la Provincia di Bologna un ente virtuoso, certe cose non la riguardano, mentre interessano altri enti che virtuosi non sono”. Inoltre, parlando di conti pubblici “bisogna considerare gli sprechi che sono stati fatti per tanti anni nel passato e che forse ci hanno portato a queste condizioni”. La replica è arrivata dal gruppo di Rifondazione comunista, che si è di- 13 DAL CONSIGLIO Un interno della biblioteca “Sala Borsa” 14 chiarato favorevole al documento, giudicandolo non solo “un’opzione politica, ma una questione di sostanza, che non può essere elusa”. Nel motivare il voto favorevole del proprio gruppo, il consigliere Sergio Spina ha, fra l’altro, voluto sottolineare che, di fronte ai tagli e alle limitazioni che le amministrazioni locali si trovano costantemente davanti, esse devono rivendicare il proprio impegno ad agire per soddisfare le reali esigenze popolari. Nel decreto 168 il consigliere Fabrizio Castellari della Margherita vede l’ennesima riprova di un atteggiamento che si ripete da anni di far pesare agli enti locali l’infelice situazione economica del Paese. “La Provincia è il riferimento anche per il sistema dei Comuni, in una situazione di vuoto profondo nell’interlocuzione con il Governo” ha ricordato il presidente del gruppo Margherita, Gabriele Zaniboni. Da diverse finanziarie, ha proseguito, il sistema delle autonomie viene penalizzato e il principio di sussidiarietà verticale, quello che è il federalismo, viene eluso. È importante che da subito le autonomie locali facciano sentire la propria voce opponendosi a questo sistema, che non consente confronto con il sistema centrale. Un voto favorevole all’ordine del giorno è quello espresso dal consigliere Giovanni Venturi, presidente del gruppo dei Comunisti italiani. Secondo Venturi è necessario prendere atto che il decreto legge 168 “figliato dal Governo azienda di Berlusconi ha prodotto effetti devastanti in tutto il territorio nazionale”. “Un documento che invita le parti interessate a un dialogo, cosa che invece da parte del Governo non abbiamo assolutamente avuto”. Questo il parere del presidente del gruppo Verdi Alfredo Vigarani riguardo all’odg. “Tutti sappiamo che i nostri Comuni, la nostra Provincia, sono Enti in grado di creare e mantenere un welfare locale importante, al quale tutti i cittadini fanno riferimento”, ha proseguito il consigliere. Se è vero che con le riforme istituzionali degli ultimi anni, agli Enti locali sono state legittimamente attribuite funzioni di primaria importanza, d’altra parte però, dal punto di vista economico finanziario non sono state fatte operazioni adeguate all’importanza delle modifiche. [a cura di BARBARA TUCCI] BIBLIOTECHE, ARCHIVI E MUSEI IN RETE Approvati i piani per l’integrazione tra i servizi offerti dagli istituti culturali per la salvaguardia del patrimonio e il loro potenziamento Il Consiglio ha approvato i criteri per la predisposizione dei piani provinciali relativi al triennio 2004/2006 in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali, con 26 voti favorevoli (Ds, Margherita, Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani, lista Di Pietro-Occhetto) e 8 astenuti (An e FI). I Piani rappresentano il principale strumento programmatorio per promuovere e sostenere la cooperazione tra istituzioni culturali, l’integrazione tra servizi bibliotecari, archivistici e museali, il loro potenziamento, nonché l’aggiornamento e la riqualificazione professionale degli operatori che lavorano in questi settori. Per quanto riguarda gli investimenti, si prevede per l’anno in corso un finanziamento regionale complessivo di circa 338mila euro, suddiviso tra 185mila euro per i musei e 153mila euro per le biblioteche nonché impegni provinciali diretti per circa 947mila euro. L’intervento provinciale, in sintonia con le linee di indirizzo regionali, favorisce l’integrazione di biblioteche e archivi, la conservazione e la salvaguardia del patrimonio, l’apertura di nuovi servizi volti a facilitare l’accesso alle più diverse categorie di utenza, la visibilità dei servizi offerti, la promozione della lettura, in particolare tra i giovani e l’aggiornamento delle banche dati. Relativamente invece ai musei, il Piano prevede gli adeguamenti a norma delle strutture, la loro climatizzazione, l’abbattimento delle barriere ar- chitettoniche, la realizzazione di progetti volti a favorire l’accesso e l’informazione al pubblico, il potenziamento didattico-educativo, la predisposizione degli studi di fattibilità relativi alla sostenibilità della gestione per istituzioni di nuovo impianto e per istituzioni già attive per le quali siano previsti significativi progetti di sviluppo. Tra questi interventi l’assessora alla cultura Simona Lembi, che ha illustrato la delibera, ha sottolineato alcune priorità: innanzitutto il miglioramento della fruibilità dei servizi, la messa a norma delle strutture, la facilitazione dell’accesso ai portatori di handicap, la formazione degli operatori. Precedenza, inoltre, ha la promozione complessiva della messa in rete dei vari sistemi bibliotecari, museali e archivistici provinciali, anche per sostenere le strutture della provincia che hanno maggiori difficoltà nel reperimento delle risorse necessarie a garantire la qualità dei servizi. Sulla necessità che il Piano coinvolga anche le strutture private del nostro territorio si sono espressi alcuni consiglieri: il forzista Giovanni Leporati ritiene che la legge regionale, e di conseguenza il Piano provinciale, non dia il necessario spazio al settore privato. Per Raffaele Finelli, del gruppo Ds, invece, la legge regionale già prevede DAL CONSIGLIO azioni sinergiche tra Comuni e strutture private qualora queste ultime mettano a disposizione il proprio patrimonio. Finelli ha ricordato inoltre l’elevato standard dei servizi culturali a cui sono abituati i cittadini del nostro territorio, standard che definisce il grado di civiltà della provincia. e dei musei nonché la loro dislocazione sul territorio. L’assessore Lembi, a conclusione del dibattito, si è impegnata a rispondere ai quesiti dei consiglieri entro la fine dell’anno. La Lembi ha inoltre risposto al consigliere Leporati che chiedeva, tra l’altro, di non limitare l’abbattimento delle barriere architettoniche ai soli musei. Tale scelta - ha spiegato Lembi - dipende dalle scarse risorse a disposizione di queste strutture; la messa in rete delle biblioteche, invece, garantisce la maggior fruibilità di tali servizi da parte dei portatori di handicap. La Lembi ha tuttavia assicurato che terrà conto della richiesta del Consigliere. [a cura di LAURA PAPPACENA] SCUOLA, INIZIO DIFFICILE Per il capogruppo della Margherita, Gabriele Zaniboni, sarebbe auspicabile, in un’ottica di sussidiarietà, fare accedere direttamente ai finanziamenti provinciali anche le strutture private. Zaniboni ha inoltre giudicato positivamente l’attenzione che nel piano è stato rivolto a quelle istituzioni culturali minori che hanno maggiori necessità economiche, invece di concentrarsi esclusivamente sulle “eccellenze”. Ritiene altresì importante una buona integrazione tra istituzioni culturali e percorsi storici- geografici per promuovere il territorio anche da un punto di vista turistico. Sul Piano si sono astenuti Forza Italia e Alleanza Nazionale. I soldi spesi in materia culturale sono sempre un ottimo investimento per l’intera collettività, a giudizio del capogruppo di An, Sergio Guidotti. Il voto di astensione si deve alla disponibilità dell’assessore a fornire nel più breve tempo possibili i dati sulla distribuzione delle risorse e sulla mancata partecipazione di alcuni Comuni a progetti previsti dal Piano. Sulla stessa linea di Guidotti si è espressa Angela La Banca, consigliere di Forza Italia. La Banca, che avrebbe voluto ricevere maggiori particolari sulle priorità proposte dalla Lembi, rimane comunque in attesa di verificare la situazione degli archivi L’Assemblea di Palazzo Malvezzi ha approvato, il 14 settembre, un ordine del giorno in cui si chiede al ministro dell’Istruzione Moratti di coprire gli organici sufficienti ad attivare le sezioni necessarie per evitare l’esclusione di 800 bambini dalle scuole d’infanzia. L’ordine del giorno è stato presentato in Consiglio provinciale dai consiglieri Gigliola Poli (Ds), Fabrizio Castellari (Margherita) e Paolo Nanni (Lista Di Pietro) ed è stato approvato con 24 voti favorevoli (Ds, Margherita, Prc, Di Pietro, PdCi, Verdi) e 7 contrari (An e FI). (l’argomento è trattato anche nelle pagine seguenti) Nel presentare l’argomento, il consigliere Ds Gigliola Poli ha illustrato la situazione attuale, in cui circa 800 bambini risultano in lista di attesa, il che presuppone la necessità di istituire trenta nuove sezioni a tempo pieno e il completamento di diciotto sezioni part time. Il consigliere ha sottolineato come la generalizzazione dell’offerta formativa prevista dalla riforma Moratti (legge 53/2003) sia, di fatto, “disattesa e vanificata” alla luce dei dati attuali, nella Provincia di Bologna e nella Regione-Emilia-Romagna. “Stiamo parlando di dare una risposta alle legittime aspettative dei bambini e delle bambine e delle loro famiglie”, ha detto il consigliere Poli, puntando l’atten- zione sul fatto che non dare la possibilità a questi bambini di essere inseriti comporterebbe da una parte un’esclusione delle donne dal lavoro e dall’altra un aggravio economico consistente per le famiglie. Giovanni Leporati, Forza Italia, si è soffermato sulla necessità di migliorare e rendere più virtuoso il sistema misto di gestione dell’istruzione, che vede agire amministrazioni centrali e locali e soggetti privati, in modo da rispondere in maniera sempre più ottimale alle esigenze della collettività. Citando l’accordo siglato dal presidente della Regione Bersani con la Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) nel 1995, ha sostenuto come questo aspetto vada “ripreso come atto significativo”, su una linea di collaborazione tra i diversi soggetti interessati, unitamente a una de-burocratizzazione del sistema scolastico, partendo dall’esentare le scuole dal pagamento dell’IRAP e della TARSU, proposta presentata da Forza Italia. Intervenendo nel dibattito, Gaetano Mattioli dei Ds, analizzando l’attuale condizione del sistema scolastico, ha posto l’attenzione sull’aumento della popolazione infantile degli ultimi anni: per rendere concreto il diritto di bambine e bambini alla scuola dell’infanzia “occorre che vi siano i finanziamenti, e oggi i finanziamenti non ci sono”, ha detto Mattioli, “Oggi, a fronte delle richieste che già erano presenti in primavera, non vi è stato lo stanziamento di nessun insegnante.” Alberto Vecchi di Alleanza Nazionale, rispondendo all’intervento di Mattioli, ha individuato nella mancanza di programmazione a livello comunale delle scuole d’infanzia l’origine del problema attuale. Invitando a “non scaricare sulla Moratti le responsabilità dei Comuni”, Vecchi ha ricordato ai consiglieri che “la Commissione Europea ha considerato la riforma Moratti la migliore riforma scolastica europea degli ultimi anni.” Il consigliere della Margherita Fabrizio Castellari, citando l’accordo che l’attuale presidente della Regione Vasco Errani ha siglato con la Fism nell’ottobre 2003, migliorando il precedente accordo e la qualità delle sinergie in atto, ha auspicato una soluzione positiva, cioè “che arrivino le risposte di docenti in grado di assolvere le domande presentate legittimamente dalle famiglie nel nostro territorio.” [a cura di ROBERTO LAGHI] 15 SPAZIO EUROPA Istruzione, formazione e cultura. I nuovi programmi di MARINA MARINO* L 16 a Commissione europea ha adottato le ambiziose proposte legislative(1) per finanziare la nuova generazione di programmi nei settori dell’istruzione e formazione, della gioventù, della cultura e degli audiovisivi per il periodo 2007 - 2013. Queste quattro proposte, che tengono conto delle valutazioni dei programmi attuali e delle ampie consultazioni con le parti interessate, riflettono gli orientamenti indicati dalla Commissione il 10 marzo scorso(2). Nell’insieme, l’esecutivo UE assegna ai quattro programmi settoriali risorse complessive per quasi 16 miliardi di euro. “Per raggiungere obiettivi ambiziosi – ha commentato la commissaria UE all’audiovisivo, Viviane Reding – abbiamo bisogno delle risorse adeguate, ed i buoni risultati finora raggiunti sono una prova dell’importanza di questi programmi”. Il budget approvato è tre volte superiore a quello dei programmi attuali. Le proposte dovranno ora essere esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri ai fini di un’adozione definitiva alla fine del 2005. zione o mobilità per 25.000 adulti l’anno nel contesto di Grundtvig entro il 2013. Per l’istruzione e l’apprendimento permanente Ai quattro programmi settoriali per l’istruzione e la formazione, incentrati sull’insegnamento scolastico (Comenius), sull’insegnamento superiore (Erasmus) sulla formazione professionale (Leonardo da Vinci), e sull’insegnamento per gli adulti (Grundtvig), spetta la parte più cospicua di risorse per complessivi 13,6 miliardi di euro. L’obiettivo di Bruxelles è quello di aumentare il numero di studenti universitari che beneficiano del programma Erasmus per effettuare parte dei propri studi all’estero, in modo da superare la soglia di tre milioni di spostamenti entro il 2011, favorire la formazione post-universitaria, portando a 150.000 l’anno gli stage di formazione all’estero effettuati grazie al programma Leonardo, e incoraggiare la forma- COME E PERCHÈ I GEMELLAGGI Per la produzione di film e audiovisivi Con un bilancio proposto di oltre un miliardo di euro, il programma Media (che riunirà gli attuali programmi Media plus e Media formazione) interverrà nelle fasi di preproduzione (sostenendo per esempio la formazione iniziale ai mestieri dell’audiovisivo o facilitando l’accesso ai finanziamenti delle PMI) e di postproduzione finanziando la distribuzione e la promozione delle opere audiovisive. I suoi obiettivi principali: - conservare e promuovere la diversità culturale europea e il patrimonio cinematografico o audiovisivo, garantendo l’accesso del pubblico al patrimonio e promuovendo il dialogo inter culturale Il gemellaggio come strumento di sensibilizzazione politica ed europeista, e di cooperazione locale fra enti locali di Paesi diversi. L’importanza di tali iniziative è riconosciuta in ambito comunitario, tanto che la Commissione europea a Bruxelles ha istituito, su proposta del Parlamento di Strasburgo, un sistema di sostegno finanziario ai gemellaggi, per contribuire al loro sviluppo fra Comuni appartenenti all’Unione europea. Le possibilità offerte da tale Fondo europeo, le modalità per accedere rapidamente ai finanziamenti disponibili sono state fra gli argomenti del convegno tenutosi lo scorso settembre al Palazzo Minerva di Minerbio, a cui hanno partecipato i Comuni gemellati con la cittadina bolognese. - incrementare la circolazione di film e di altre produzioni audiovisive europee, sia all’interno che all’esterno dell’UE - potenziare il rendimento commerciale del settore audiovisivo europeo nel contesto di un mercato aperto e competitivo. Giovani in azione Il programma sarà dotato nel suo complesso di un budget di 915 milioni di euro e il suo funzionamento sarà semplificato e decentralizzato. Sarà accessibile ai giovani di età compresa tra i 13 e i 30 anni provenienti dagli Stati membri e dai paesi terzi che rientrano nella politica di vicinato, e finanzierà varie azioni tra le quali il Servizio volontario europeo (obiettivo 10.000 volontari l’anno) e Gioventù nel mondo, che favorisce lo sviluppo di progetti e di scambi con i paesi fuori dall’UE. Cultura 2007 Questo programma, dotato di un budget appena superiore ai 400 milioni di euro (raddoppiato rispetto a quello attuale), è volto a favorire la mobilità transnazionale degli artisti e dei professionisti del settore culturale, a finanziare la circolazione delle loro opere e dei prodotti artistici e culturali e incoraggiare il dialogo tra le culture, completando le azioni degli Stati membri. Tra gli obiettivi quantitativi per il dopo 2006: il sostegno annuale a circa 50 reti o organizzazioni culturali transeuropee e il finanziamento di circa 1.400 progetti di cooperazione cultu rale nell’Unione allargata. *dello Staff Info Point Europa Note (1) COM(2004) 474 final, COM(2004) 471 final, COM(2004) 469 final, COM(2004) 270 final (2) COM(2004) 156 def., COM(2004) 154 final Tutti siamo d’una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più [Massimo D’Azeglio - I miei ricordi] Il nuovo anno scolastico 17 IN CLASSE Il diritto all’istruzione di FEDERICO LACCHE Nelle ultime settimane le cronache sono state particolarmente ricche di notizie sul faticoso debutto del nuovo anno scolastico. Si va dalle tribolazioni di maestri, professori e di supplenti per le graduatorie, alle incertezze che coinvolgono studenti e famiglie a proposito di un diritto all’istruzione pubblica sempre più difficile da esigere. Abbiamo cercato di capire lo stato di salute sulla scuola bolognese attraversata dalla riforma facendoci guidare nella ricerca da Paolo Rebaudengo, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro L e riforme richiedono tempo per essere valutate. I primissimi effetti della parziale applicazione della riforma scolastica, paradossalmente anche a causa della disapplicazione di direttive in essa enunciate, sono sostanzialmente negativi. Basti pensare alla nota e critica situazione di circa 800 famiglie della nostra provincia che non possono mandare i propri bambini alla scuola dell’infanzia. Oppure ai 5000 ricorsi depositati dagli insegnanti per il caos che ha riguardato le graduatorie». Non si tratta solo di disagi che coinvolgono in modo grave le attività sociali e lavorative dei cittadini: vengono meno, puntualizza l´assessore, gli stessi impegni assunti dallo Stato con la Legge 53/2003, meglio conosciuta come riforma Moratti. «Dietro un progetto di scuola divulgato come nuovo e moderno sono evidentemente in agguato contraddizioni lampanti: prima si dichiara, per esempio, di voler aumentare le ore di insegnamento delle lingue straniere e dell’informatica, poi in concreto si effettuano tagli rispetto alla situazione precedente alla riforma. Questo disordine coinvolge inevitabilmente anche la nostra realtà territoriale». Alla luce della situazione descritta, le priorità del nuovo mandato amministrativo saranno “istruzione, formazione e lavoro”. «Non è una pura questione terminologica - spiega Rebaudengo - il nuovo assessorato fonda il suo ruolo sulla concezione di una filiera, di un processo unitario che riguarda un peculiare itinerario nella vita di ogni cittadino. Esso va dall’ingresso nei processi educativi della scuola, sino al momento della formazione professionale e della transizione verso il lavoro». 18 I prossimi cinque anni di mandato si focalizzeranno pertanto su tre principali linee guida. La prima, quella dell’obbligo formativo, riguarda l’istruzione e la formazione fino ai 18 anni d’età. Un compito di formidabile importanza in cui la Provincia rivestirà un ruolo di primo piano, operando soprattutto sul versante della lotta all’abbandono scolastico - sul nostro territorio attestato al 10% - anche attraverso occasioni alternative a quelle tradizionali. Altro filo conduttore sarà quello dell’alta formazione, per sostenere i livelli di competitività e innovazione delle nostre industrie, che oggi si stanno affievolendo. Si tratta di elementi che avranno bisogno di essere potenziati in una chiave di sistema, anche con l’apporto della Regione, dell’Università e delle parti sociali. «Il terzo versante su cui concentreremo l’attenzione - continua l´assessore - è costituito dai servizi per il lavoro. Su questo tema abbiamo ricevuto nuove deleghe, per esempio nello svolgimento di compiti prima appartenenti agli uffici di collocamento. Con gli sportelli dei Centri per l’impiego siamo anche investiti di un ruolo politico attivo per incrociare domanda e offerta di lavoro attraverso servizi individuali e personalizzati. Le attività di orientamento, assistenza e accompagnamento delle persone sono rivolte con particolare attenzione ai soggetti più deboli: giovani al primo impiego, disabili e quanti sono in condizione di disagio sociale o da ricollocare dopo un lungo periodo di inattività oltre che gli ultracinquantenni che intendono prolungare la loro attività lavorativa». Per dare concretezza a questo programma, l´assessorato ha avviato e avvierà diverse iniziative, in collaborazione con enti che offrono formazione, a partire dai bandi pubblici della Provincia per attività e profili professionali richiesti sul nostro territorio. Esempi di alta formazione sono invece i corsi di post-diploma e di post-laurea, che puntano a obiettivi più specialistici e professionalizzanti. Infine, per i servizi per l’impiego la Provincia sta pensando di incrementare anche vere e proprie attività di servizio ad personam, dove l’orientamento al lavoro viene considerato inscindibile dalla comprensione delle proprie competenze da spendere sul mercato. Ma l´assessorato di Rebaudengo ha anche nuove competenze, talune già accennate, con cui sarà necessario confrontarsi. «Siamo in una situazione decisamente in evoluzione - spiega l´assessore - con attività che ci vengono via via delegate. Le nuove linee regionali di programmazione, indirizzi per il sistema formativo e per il lavoro, la legge regionale sul lavoro che vedrà la luce entro la fine di quest’anno, insieme ai decreti applicativi del D. lgs. 276/03 (riforma del mercato del lavoro), definiranno nuovi compiti in campi molto significativi come quello dell’apprendistato e dei servizi del lavoro». IN CLASSE Riforma sì, riforma no al risparmio finanziario nel settore scolastico. Tra i problemi più concreti che derivano da questa situazione c’è quello dei finanziamenti chiesti alle famiglie, che partecipano sempre più pesantemente ai bilanci delle scuole. Nei fatti, ai trasferimenti statali ogni anno più ridotti corrispondono quelli ‘volontari’ chiesti ai genitori. Si tratta di contributi che un tempo andavano a integrare l’offerta progettuale delle scuole, ma che in modo quanto meno discutibile affrontano attualmente i costi delle ore che lo Stato non paga più ai propri insegnanti. [ANDREA GRAFFI, Associazione Genitori Attivi per la Scuola Pubblica] Secondo alcuni fa proprio un brutto effetto e punta alla fine della scuola pubblica, per altri è ancora da venire o al massimo ha le sue luci e le sue ombre. I più la considerano un’aggravante ai drammatici problemi strutturali delle istituzioni formative del nostro Paese. Ecco alcuni pareri su come la riforma Moratti si coniuga con la realtà bolognese L’ avvio dell’anno scolastico 2004-2005, il 15 settembre, si è caratterizzato soprattutto per la reazione pubblica della società civile ai primi dati di fatto della legge 53/2003, più conosciuta come riforma Moratti. Oltre alle preoccupazioni delle famiglie per le liste di attesa alle scuole materne, degli insegnanti precari rispetto alle nuove nomine, del sindacato e dell’amministrazione della scuola, non sono mancati i colpi di scena. Uno fra tutti, il blitz romano di pubblici amministratori delle province di Bologna e di Modena con un sit-in davanti al ministero dell’Istruzione. Proprio nel giorno della riapertura delle scuole abbiamo raccolto i pareri di alcuni fra gli “addetti ai lavori”. Vogliamo una scuola pubblica e di qualità La riforma Moratti fa un brutto effetto, tanto più in un contesto che patisce drammaticamente da lungo tempo tagli finanziari alla scuola pubblica. Al disagio sulle risorse disponibili si aggiunge oggi quello che coinvolge gli insegnanti e, per la prima volta nel nostro territorio provinciale e regionale, le famiglie che non riescono a iscrivere i loro bambini nelle scuole d’infanzia. Perciò l’obiettivo dell’associazione non è la Moratti, ma una scuola di qualità per tutti, capace di offrire garanzia di laicità e di pari condizioni per tutti. Oggi questo ruolo propositivo si scontra però anche contro la legge 53, la cui filosofia punta In attesa della riforma Alle scuole superiori la legge 53 non è ancora arrivata. Ciò che possiamo notare è però un certo calo di disponibilità finanziaria. Alcune attività a cui partecipavano le nostre classi - ad esempio, la settimana scientifica del Life Learning Center rivolta a tutte le quarte non riceveranno più finanziamenti dallo Stato ma richiederanno un contributo economico agli studenti. Dal punto di vista dei ragazzi questo si traduce anche in un calo dell’offerta scolastica e della preparazione. Della legge Moratti sentiamo dunque l’atmosfera di cui sta pervadendo la scuola italiana, l’effetto di alcune restrizioni, ma per la riforma stiamo ancora alle finestre. L’impressione complessiva per quello che si riesce a capire della legge 53 è che non abbiano tenuto in grande considerazione il parere degli addetti ai lavori, e che oggi tirino a risparmiare e a tagliare anche dove avevano promesso di implementare. Tutto questo non ci lascia pensare con tranquillità che il prossimo fronte su cui si dirigerà la riforma siamo proprio noi. [MARCO BARONI, vicepresidente del Liceo Copernico di Bologna] Il futuro è incerto Negli ultimi mesi, prima dell’avvio di questo nuovo anno scolastico, abbiamo lavorato per l’attuazione della riforma. Naturalmente oltre al lavoro di progettazione su nuovi contenuti e indirizzi abbiamo tenuto fermi i capisaldi della nostra offerta formativa, che fa riferimento a un patto per l’educazione alla formazione siglato già lo scorso anno tra Comune di Granarolo e Istituto Comprensivo. Al contempo, stiamo dando risposta alle richiesta delle famiglie, che quest’anno chiedono un’offerta formativa 19 IN CLASSE più ampia. L’adeguamento rispetto al dettato della legge ci ha trovati pronti, nel senso che già da tempo, per esempio, avevamo inserito la lingua straniera e l’informatica. I tagli, per il momento, non sono stati troppo consistenti, ma le preoccupazioni concernono il futuro. Con i genitori, infatti, stiamo onorando gli impegni assunti per questo anno scolastico, tuttavia non sappiamo davvero se per il prossimo riusciremo ad avere le stesse sufficienti risorse. [MARISA MAGNONI, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Granarolo] Effetto paradosso Nonostante una campagna mediatica che continua a sottolineare gli aspetti innovativi della riforma, ci accorgiamo in realtà di come questa stia fortemente penalizzando un modello scolastico con requisiti positivi sia dal punto di vista pedagogigo didattico sia per il servizio offerto ai cittadini. Dal tema del tempo pieno a quello degli organici è alto lo sconcerto sulle modalità con cui la legge Moratti vuole scardinare il precedente modello di scuola. Mai, nella nostra provincia, avevamo poi assistito a una tale situazione per le scuole materne, dove centinaia di bambini non hanno al momento ancora trovato possibilità di iscriversi. Mentre la legge 53 sbandiera la possibilità di anticipare addirittura a due anni e mezzo l’entrata nelle scuole d’infanzia, molti bimbi di tre anni non trovano il posto a cui hanno diritto nella scuola materna, parte integrante del nostro sistema formativo. A questo si aggiunga che da anni abbiamo delle convenzioni con le scuole paritarie private, che sosteniamo economicamente per la loro qualificazione. Oggi anche queste sono più che affollate, perchè hanno supplito alle mancanze del pubblico. Non hanno più disponibilità di posti e chiedono un ulteriore sostegno economico. Così, per paradosso, non garantiamo la scuola pubblica alle famiglie che ne hanno diritto ma diveniamo finanziatori del sistema privato. [PAOLA MARANI, sindaco di San Giovanni in Persiceto] Le difficoltà dell’avvio La riforma Moratti - così come i grandi interventi di modifica degli assetti organizzativi della scuola - trova come è successo in passato qualche incertezza d’avvio. Non ravviso però una vera e propria situazione di ostruzionismo alla legge 53 da parte delle nostre scuole. Piuttosto l’esigenza di chiarezza del quadro di riferimento normativo, come nel caso della figura tanto dibattuta del tutor. Per quanto invece riguarda la questione delle nomine, si è trattato di una vicenda che ha messo a dura prova la tenuta dei Centri Servi- 20 zi Amministrativi in tutta Italia. Il problema è che il 27 luglio il Parlamento ha votato una legge che ha fissato criteri e tempi nuovi per la valutazione delle domande. Noi ne avevamo circa 6000 da esaminare in meno di un mese. Perciò il lavoro è stato affrettato, con molti errori nelle graduatorie che hanno preoccupato i docenti precari. Molta parte di quegli errori sono stati sanati, mentre i nostri uffici sono oggi impegnati a rivederne una parte che verrà sanata con provvedimenti in autotutela. In ogni caso, con l’avvio della scuola tutti i docenti sono in classe. Un’ultima questione concerne le non-risposte del ministero sull’avvio di nuove sezioni di scuola materna, per corrispondere ai circa 900 bambini ancora in lista d’attesa. Un dato preoccupante per il quale le famiglie bolognesi attendono con urgenza una soluzione. [PAOLO MARCHESELLI, dirigente del Centro Servizi Amministrativi di Bologna] Strutturale, ma non troppo I problemi che ci siamo trovati ad affrontare in queste settimane sono sostanzialmente strutturali. La legge 53 inciderebbe ancor più negativamente, per esempio, se volessimo praticarne le possibilità previste dell’anticipo scolastico. Tuttavia, nonostante non sia stata ancora applicata, la riforma non ha mancato di offrire un assaggio dei suoi effetti, come nel caso delle mancate nomine di insegnanti statali da parte del Ministero. Pur ribadendo che questa amministrazione si farà carico in tutti i modi per rispondere alla domanda delle famiglie, e pur già coprendo il 66% dell’offerta di scuola d’infanzia (in Italia questo avviene solo a Bologna, Milano e Pistoia), continuiamo a pretendere che lo Stato mantenga gli impegni assunti. Nel giorno dell’apertura delle scuole posso però essere più ottimista: la lista di attesa è at- tualmente di 92 bambini, con un’offerta di 54 posti. La graduatoria, insomma, continua a girare. Il problema nodale rimangono i 40 bimbi in attesa concentrati nel quartiere Navile, dove assistiamo a un’indice di natalità maggiore e dove storicamente si è costruito senza pensare troppo a realizzare scuole e servizi. Anche se i problemi sono strutturali, sarebbe stato tuttavia necessario immaginare quanto è successo, dunque prevedere alcune delle risposte - compresi gli interventi edilizi - che la nostra amministrazione ha messo in cantiere per il mandato 2004-2009. In altre parole, la legge Moratti dovrà fare i conti con il contesto bolognese, dove la scuola d’infanzia è intesa dalle famiglie come un servizio e un momento formativo indispensabile. Serviranno perciò anche idee nuove, perché la domanda è al contempo assai più duttile di quanto possa sembrare. [MARIA VIRGILIO, assessore alla Scuola e Formazione del Comune di Bologna] IN CLASSE Con la riforma Moratti non si può convivere Uno dei temi centrali della Legge 53/2003 è il tempo-scuola. Quello necessario, secondo la riforma Moratti, è di 27 ore settimanali, a fronte delle oltre 30 attuali che in media caratterizzano le scuole italiane. Il ‘poco tempo’ obbligatorio produce per conseguenza una frattura dell’unità complessiva del lavoro nelle classi, contratti e figure professionali sempre più differenziate, grandissima flessibilità delle prestazioni tali da impedire assunzioni a tempo indeterminato, aumento della selezione a causa del tempo minore da dedicare al recupero. Una scuola povera di ore e di qualità produce come inevitabile effetto una selezione sociale tra chi già ha e chi non avrà mai. La sua parola d’ordine pare essere il ‘meno’: meno insegnanti per meno ore di lezione, con LE ORE DELL’INSEGNAMENTO La stragrande maggioranza delle scuole in Italia sono strutturate su più di 27 ore settimanali: circa 45 la scuola dell’infanzia, da 30 a 36 la scuola elementare dei moduli, mentre la scuola elementare a tempo pieno 40, da 32 a 40 la scuola media (tempo normale e tempo prolungato, da 28 a 32 i licei, almeno 36 i tecnici e da 36 a 40 i professionali per quanto riguarda le scuole superiori. Le scuole di Bologna e della sua provincia hanno come chiave di sviluppo la scuola dell’infanzia garantita a tutti (piena occupazione anche femminile) per 50 ore (dalle 7,30 alle 17,30 tutti i giorni), il tempo pieno e prolungato che raggiunge anche il 70% nonché la rete straordinariamente ricca degli istituti tecnici e professionali (il maggiore di questi comunale). Circa il 60% dei ragazzi che escono dalla terza media si iscrive ad un tecnico o professionale. meno compresenza, meno laboratori e meno educazione. Tutto porta a considerare che si tenti di: sostituire al modello di almeno due insegnanti nella scuola dell’infanzia il modello di un solo insegnante e gli altri sono tutti “educatori o sorveglianti” per fare tanto tempo di pre o post scuola; sostituire al modello di almeno tre insegnanti nelle classi di scuola elementare il modello un solo insegnante: non solo il prevalente ma anche il tutor; cancellare tutte quelle materie che erano Educazioni (educazione tecnica, educazione musicale, educazione fisica,…) e cioè un curricolo ricco e in grado di affrontare temi articolati nel saper fare, poter includere e non selezionare; meno ore di laboratorio, di informatica e di lingua. Tanto inglese ed informatica sono certamente a disposizione di chi ha già molto. Nonostante il tentativo di intimidazione a colpi di atti disciplinari che ricordano epoche buie, il Governo ha trovato a impedimento dello sviluppo del proprio progetto l’autonomia delle scuole. Nella grande maggioranza queste hanno utilizzato le prerogative dell’autonomia, deliberando di non modificare il proprio Piano dell’Offerta Formativa. E quindi non vengono applicati i principi contenuti nella riforma. Cancellare l’autonomia obbligando la scuola ad una mera applicazione di circolari e norme cancellando la stagione della partecipazione iniziata nel 1974, significa anche cancellare speranze e futuro per le giovani generazioni. Perciò la riforma Moratti è la più iniqua delle riforma dell’attuale governo. Va cancellata, come presupposto e primo atto di una nuova stagione dello sviluppo in Italia. [CLAUDIO CATTINI, Cgil Scuola Bologna] TUTTI A ROMA La delegazione di sindaci, amministratori di 13 Comuni, parlamentari e presidenti e assessori delle Province di Bologna e Modena che lo scorso 9 settembre ha manifestato davanti al ministero dell’Istruzione a Roma. Il sit-in di protesta, annunciato il giorno precedente durante un’assemblea dall’Organismo per il miglioramento dell’offerta formativa tenutasi a palazzo Malvezzi, è nato dalla mancata risposta a un telegramma inviato a Letizia Moratti per un incontro urgente. Contenuto del messaggio: le mancate nomine degli insegnanti statali (per circa 30 nuove sezioni a tempo pieno) nella scuola d’infanzia e la lista di attesa per quasi 1400 bambini di cui 800 della nostra provincia. Durante la giornata la delegazione è stata ricevuta dal sottosegretario Valentina Aprea, che nei giorni successivi ha garantito di fornire le prime risposte alle richieste. Un risultato politicamente apprezzabile che si è concretizzato con la disponibilità a nominare 30/40 docenti per coprire la carenza di organico in regione; un numero ancora ampiamente insufficiente rispetto alle reali esigenze del territorio. La mobilitazione però continua. 21 IN CLASSE Gli strumenti per una comunità che apprende A nche quest’anno l’assessorato Istruzione Formazione e Lavoro realizzerà una serie di incontri e di iniziative per il quinto anno consecutivo all’interno del ciclo “La comunità che apprende”, dedicate a tematiche ritenute particolarmente significative per le politiche di intervento nel territorio. Per l’occasione verranno realizzati i consueti strumenti informativi destinati a studenti, famiglie ed operatori del settore per la scelta della scuola superiore: la Guida agli istituti superiori di Bologna e provincia “La scuola che voglio”, contenente informazioni approfondite su tutte le scuole superiori della provincia di Bologna, con particolare riferimento a piani dell’offerta formativa; il libretto rivolto agli studenti stranieri “Scuola e formazione”, contenente una sintesi della normativa scolastico-formativa aggiornata e commentata rivolta ad allievi stranieri e loro famiglie. Il testo è tradotto anche nelle lingue straniere delle principali comunità presenti sul territorio. Il catalogo “Scuole e centri aperti”, finalizzato alla promozione delle giornate di apertura organizzate da scuole superiori ed enti di formazione per incontrare genitori e studenti. Tutte le pubblicazioni saranno distribuite a novembre ai ragazzi frequentanti la terza me- IL PORTALE EDUBO Il portale EduBO (www.edubo.it), creato su progetto del Servizio Scuola della Provincia di Bologna e della Fondazione Aldini Valeriani, è uno strumento pensato per facilitare lo scambio d’informazioni e l’integrazione tra quanti hanno interesse per il mondo dell’education. Presenta le iniziative e le risorse offerte dai sistemi dell’istruzione e della formazione, con particolare riguardo all’ambito provinciale. Al suo interno si trova infatti una sezione che mette in risalto le attività delle scuole della provincia, pubbliche e private, come ad esempio ricerche, progetti, la di- 22 dattica disciplinare e interdisciplinare. Il portale è dotato inoltre di un motore di ricerca, di link utili a raggiungere rapidamente siti istituzionali e di una newsletter destinata agli utenti registrati. Dal punto di vista redazionale, EduBO è gestito da un insieme di insegnanti provenienti da scuole diverse dislocate sul territorio provinciale. Essi hanno aderito spontaneamente alla proposta di far parte stabilmente della redazione e hanno seguito un percorso formativo creato ad hoc per sviluppare le necessarie competenze tecniche e redazionali.a PER SAPERNE DI PIÙ “Integrazioneonline è dedicato agli operatori impegnati nel campo della scuola e della formazione professionale. All’interno del sito è possibile reperire informazioni, materiali e strumenti riferibili alle principali aree di attività del servizio scuola della Provincia di Bologna, in particolare: I progetti realizzati in integrazione tra Scuola e Formazione professionale. I progetti di qualificazione scolastica in campo interculturale. L’educazione degli adulti. L’orientamento scolastico e formativo. Il sistema di relazioni territoriali per il miglioramento dell’offerta formativa. L’Osservatorio sulla scolarità. Lo sviluppo della rete scolastica. dia. Nello stesso periodo saranno anche disponibili sul sito della Provincia di Bologna. Tra gli incontri dedicati agli operatori della scuola e della formazione segnaliamo il convegno, previsto per novembre 2004, sul tema dei linguaggi e delle forme espressive atipiche utilizzate nei contesti scolastici e formativi a supporto dell’insegnamento delle discipline curricolari. L’incontro proporrà una riflessione sui possibili modi di “fare scuola” e sulle migliori strategie didattiche per favorire l’apprendimento attraverso l’integrazione del linguaggio “tradizionale” con altri linguaggi, quali quelli tipici della musica, del teatro, delle arti visive. In occasione del Convegno sarà presentato il “Catalogo delle officine/laboratori” attivati nelle scuole superiori e nei centri di formazione professionale della provincia di Bologna, finalizzato a presentare le migliori esperienze di utilizzo di linguaggi e forme espressive “non convenzionali” in ambito formativo. Il programma in dettaglio del convegno sarà disponibile sul sito www.integrazioneonline a parti re dalla seconda metà di ottobre. Info: segreteria organizzativa 051-65.99.027-65.98.124 IN CLASSE L’Osservatorio sulla scolarità L a nostra Provincia dispone a partire dal 1999 di un sistema di rilevazione denominato Anagrafe OF (offerta formativa) provinciale per poter seguire i giovani durante la scuola dell’obbligo e per contrastare l’anticipato abbandono scolastico. Gli allievi più a rishio sono particolarmente “monitorati” e coinvolti in azioni di orientamento e inserimento lavorativo anche con l’aiuto di tutor. Sulla base dei dati forniti dall’anagrafe si è potuto passare alla realizzazione di un Osservatorio sulla scolarità. La Provincia ha a tal proposito avviato l’iter per la sottoscrizione di un Protocollo di intesa con i Comuni, le Istituzioni, i soggetti della formazione professionale, l’Ufficio scolastico regionale, il Centro Servizi Amministrativi, l’Università di Bologna. L’Osservatorio sulla scolarità è una struttura operativa che risponde prioritariamente all’esigenza di fornire al sistema (scuole, enti locali, agenzie formative) specifici “prodotti” come: 1) dati statistici che descrivono i fenomeni della scolarità e consentano di valutare l’andamento della scolarità sul territorio; l’accesso all’istruzione, esiti dei percorsi intrapresi, mobilità all’interno del sistema dell’istruzione e della formazione, mobilità geografica intraprovinciale ed extraprovinciale; mettere in relazione l’andamento della scolarità con le principali variabili socio-economiche che caratterizzano un territorio (andamento demografico, tassi di scolarizzazione e collocazione professionale dei genitori, provenienza geografica degli allievi, dislocazione della rete scolastica sul territorio, ecc.); individuare i principali indicatori per programmare gli interventi che competono agli Enti locali in materia di estensione del diritto allo studio e del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione fino a 18 anni e di accessibilità della rete scolastica; individuare i principali indicatori per favorire, a livello di singole scuole o per reti di scuole, la predisposizione di programmi per il miglioramento del “prodotto scolastico”. 2) azioni di ricerca per realizzare approfondimenti sugli aspetti connessi ai fenomeni della scolarità. Per perseguire questi obiettivi è in via di costruzione un sistema informativo il cui nucleo principale sia costituito da una banca dati composta da tutte le informazioni che riguardano l’allievo: dall’ingresso nella scuola fino al completamento degli studi, registrando i passaggi, le uscite e gli eventuali rientri, gli esiti, i ritardi, ecc. relative alla popolazione in obbligo scolastico e formativo residente nel territorio provinciale. Le attività di raccolta e rilevazione dati realizzata nell’ambito dell’Anagrafe OF provinciale ha consentito la redazione di due Rapporti dal carattere sperimentale in cui sono illustrate informazioni statisticamente elaborate che descrivono fenomeni relativi alla scolarità in provincia di Bologna relativi all’a.s 2001/2002 e al l’a.s. 2002/03. http://www.provincia.bologna.it/pls/provbo/Documenti PER MIGLIORARE L’OFFERTA FORMATIVA Il sistema territoriale di relazioni per il miglioramento dell’offerta formativa della Provincia di Bologna è la “cornice” che consente il coordinamento e il governo integrato dell’istruzione e della formazione e l’individuazione di orientamenti condivisi per le politiche di istruzione e formazione. Il Sistema territoriale consiste: nell’Organismo provinciale per il miglioramento dell’offerta formativa e nelle Conferenze territoriali cui hanno formalmente aderito i Comuni e le scuole della provincia e le altre istituzioni coinvolte. Le Conferenze territoriali sono 7 e sono le realtà attraverso cui vengono esercitate in modo condiviso le responsabilità in materia di istruzione, formazione e transizione al lavoro dei differenti soggetti istituzionali. Ne fanno parte i sindaci, i dirigenti scolastici, la Provincia, l’Ufficio scolastico regionale. Lo scopo è quello di creare uno strumento di relazioni territoriali fluide e costanti tra le istituzioni e le parti sociali, gli altri attori istituzionali e non, per promuovere le azioni di integrazione in materia di istruzione, formazione e transizione al lavoro. L’Organismo provinciale per il miglioramento dell’offerta formativa coordina e governa le azioni dell’istruzione, della formazione professionale e della transizione al lavoro, per dare ai cittadini le risposte ai bisogni specifici secondo i criteri dello sviluppo sostenibile e solidale. Ne fanno parte l'assessore all'Istruzione e formazione professionale della Provincia di Bologna, il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, un sindaco e un dirigente scolastico per ogni ambito territoriale funzionale. ALUNNI ISCRITTI NELLE SCUOLE STATALI DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA Materna 7.716 659 8,5% Elementare 12.088 1.091 9,0% Media 7.545 670 8,9% Superiore 15.091 726 4,8% Totale 42.440 3.146 7,4% Altri comuni della provincia 14.630 alunni stranieri 1.022 % alunni stranieri 7,0% 22.891 1.814 7,9% 13.393 932 7,0% 11.790 508 4,3% 62.704 4.276 6,8% Provincia di Bologna alunni stranieri % alunni stranieri 34.979 2.905 8,3% 20.938 1.602 7,7% 26.881 1.234 4,6% 105.144 7.422 7,1% Comune di Bologna alunni stranieri % alunni stranieri 22.346 1.681 7,5% fonte: CSA di Bologna 23 IN CLASSE Star bene a scuola di GABRIELE BARDULLA “Dal disagio scolastico alla promozione del benessere”, curato dall’Istituzione Gian Franco Minguzzi è il nuovo titolo che arricchirà la collana “Studi e ricerche” dell’assessorato Istruzione, Formazione, Lavoro I l tema dello “stare bene a scuola”, che coinvolge studenti, genitori e insegnanti, rischia talvolta di frammentarsi in disomogenei interventi operativi che non riescono ad armonizzare organicamente i bisogni espressi dalle persone che gravitano attorno al mondo scolastico: primi fra tutti gli studenti. Il risultato è quello di fronteggiare il disagio, cercando semplicemente di arrotondare gli “angoli” più spigolosi, senza contrastarlo efficacemente. In quest’approccio all’insegna dell’emergenza, il rischio, più reale che potenziale, è quello di occludere tutti i canali di progettazione che prevedono un’equilibrata concertazione fra concetti come lavoro di rete, ricerca-azione, empowerment personale e sociale, partecipazione attiva,…parole queste che hanno, invece, orientato sin dall’inizio gli interventi e le ricerche condotti sul tema dall’Istituzione G. F. Minguzzi, che si pone ormai come accreditato interlocutore nel settore: non tanto per vanità istituzionale, quanto per le riconosciute esperienze maturate sul campo. In questa direzione nasce “Dal disagio scolastico alla promozione del benessere”, come afferma nell’introduzione il Presidente dell’Istituzione, professor Eustachio Loperfido, con “l’auspicio e l’augurio che possa essere un contributo utile all’arricchimento di idee e strumenti per incentivare quei processi di cambiamento evolutivo che favoriscano lo ‘star-bene a scuola’ per tutti quelli che la ‘abitano e la fanno vivere quotidianamente’”. Il libro colleziona interventi di più autori, tutti accreditati nel settore. Tuttavia, l’eterogeneità dei contributi non si traduce in una serie di riflessioni che “camminano da sole”. Al contrario, le differenti prospettive espresse nel libro si riverbera- 24 no sul lettore consentendogli di cogliere tutte le note del pentagramma tematico affrontato, che passano dal disagio adolescenziale alla promozione del benessere in contesti di apprendimento. Infatti, il tratto riconoscibile che contraddistingue le diverse “penne” fautrici del libro è mostrare come il disagio, percepito dai soggetti coinvolti nella dinamica educativa, possa essere contrastato seguendo strategie di promozione del benessere. I contenuti affrontati sono articolati in tre sezioni: 1) una prospettiva teorica sul disagio giovanile 2) il benessere: una ricerca costante nel sistema scolastico 3) il racconto di alcune esperienze. Si cerca, dunque, di delimitare l’argomento in tutto il suo frastagliato perimetro: dalle teorie di riferimento sino alle pratiche messe in campo. Il primo aspetto è ad appannaggio di due illustri accademici: Augusto Palmonari e Alfio Maggiolini. Mentre le riflessioni che ne seguono sono a cura di riconosciuti operatori del settore, che hanno condotto significative esperienze in merito. Nella seconda sezione si possono poi trovare due capitoli curati dall’equipe (1) dell’Istituzione G. F. Minguzzi, nei quali si illustrano sia i presupposti teorici seguiti nella progettazione, sia le azioni condotte nella realtà territoriale. Note (1) l’Area ricerca e innovazione sociale dell’Istituzione G. F. Minguzzi è coordinata da Cinzia Migani e composta da Valentina Vivoli, Cinzia Albanesi, Alberto Bertocchi e Gabriele Bardulla. IN CLASSE Tra istruzione e formazione di GIAN CARLO SACCHI* Il biennio integrato per migliorare l’apprendimento e formare alla cultura del lavoro QUALCHE DATO Nell’anno scolastico 2002-2003 l’Anagrafe OF provinciale ha raccolto le informazioni sui ragazzi in obbligo formativo (nati nel quadriennio 1985-1988) iscritti nelle scuole della provincia di Bologna 769 alla scuola media inferiore 9117 al liceo 7012 all’istituto tecnico 4061 all’istituto professionale 687 iscritti ai corsi di formazione professionale per un totale di 21.646 alunni di cui il 50,5% femmine. I lettori conoscono certamente come avviene la navigazione sul grande fiume Reno, dove attraverso un sistema di chiuse idrauliche la nave supera numerosi dislivelli mantenendosi sempre nella stessa posizione. La metafora si addice al biennio integrato, in cui lo studente non deve passare da un sistema all’altro, precipitando per lo più dall’insuccesso scolastico verso la formazione professionale, ma sono i due segmenti, scuola e formazione professionale, ad organizzare un unico percorso formativo in grado di rispondere alla complessità dell’attuale realtà sociale e lavorativa e di interpretare il valore formativo della cultura del lavoro. Percorsi di biennio integrato Attivati nella provincia di Bologna per l’anno scolastico 2004-05 interessano 16 classi per figure professionali che vanno dall’operatore della ristorazione, amministrativo, meccanico, ai processi a stampa, edile e gestione merci e coinvolge gli alunni di istituti professionali e tecnici. In quest’ottica il biennio integrato non è tanto un’opportunità in più quanto un ambiente di formazione nella delicata fase dell’età evolutiva, in cui devono prevalere l’attenzione e il sotegno alla persona. È quella dell’integrazione dei percorsi una strategia che l’Emilia-Romagna ha inserito in una sua legge e ne ha fatto oggetto di un’intesa anche con il Governo nella convinzione che alla piena formazione si possa arrivare attraverso l’interazione tra istruzione e formazione professionale. Il biennio è un contenitore troppo importante per porre le basi del successo formativo e dunque non si possono separare in tale periodo gli stimoli ed i percorsi, pena il favorire, come già accade, da un lato l’iscrizione crescente verso i licei e dall’altro la marginalizzazione sociale e culturale della formazione professionale. La sperimentazione in atto del biennio integrato offre tanti spunti di riflessione anche per quanto riguarda la soluzione del Governo regionale, che qualora fosse confermato in sede di riforma del sistema scolastico nazionale, darebbe veramente la possibilità di costruire una terza via di qualità capace di costruire più cultura e più espe- rienza. Scuola e formazione professionale lavorano insieme, ma il cerchio si chiude solo se si arriverà a valorizzare adeguatamente il ruolo, in certi aspetti insostituibile, formativo delle imprese. Anche qui la parola efficace è integrazione anziché alternanza tra le conoscenze, le competenze e l’ambiente. Molti tirocini aziendali evidenziano quanto spesso il termine alternanza possa nascondere conflittualità tra le proposte scolastiche e quelle del mondo del lavoro, mentre l’alleanza tra questi due soggetti oggi può rappresentare una delle modalità più efficaci anche sul piano dell’accompagnamento al lavoro. L’esperienza che si sta conducendo è promettente sul piano dell’azione didattica, ma rischia di subire costrizioni per quanto riguarda la disponibilità delle risorse finanziarie e una certa rigidità sul versante dell’organizzazione delle scuole. Qui occorre davvero una riflessione se si vuol pensare al futuro, a partire da una crescente sollecitazione di chi in questo progetto è inserito, sia come utente o familiare, sia come ope ratore. *vicepresidente IRRE Emilia Romagna 25 P O RT I C I R A C C O N TA 26 P O RT I C I R A C C O N TA Una scuola di Baghdad Occhiacci di legno di TAHAR LAMRI Fotografie di PIETRO GIGLI I banchi azzurri mi guardano. Mi gettano certe occhiate. Io conosco soltanto i banchi color legno, del mio paese, pieni di scritte che non bastavano mai a contenerci tutti. Eravamo in cinquanta, potevamo giocare a spintoni. Qui siamo dodici, tutti in fila ordinati. Chissà se un giorno potrò avere un amico con cui giocare. Sono così pochi i bambini qui. Questi banchi sono azzurri e non ci si può scrivere sopra. Sono lisci. Come tutto qui. Anche la faccia della maestra è liscia, sembra che il tempo non lascia segni né sui banchi né sulle facce. Sarà vero? Mah. Non si vedono i muri di questa classe, ci sono foto, scritte, disegni, bambole e tante altre diavolerie che non si sa quale è il colore dei muri. Ci sono tante finestre, ma poca luce. Non si sentono gli uccelli cantare. Ogni tanto passa un treno e tutto trema. Mio padre ieri ha detto: «Cerca di essere bravo, qui si devono fare tanti sacrifici». All’inizio non ho capito bene cosa intendeva dire, credevo che bisognava sacrificare tanti montoni, come quando c’è la festa dell’Aid, per poter andare a scuola. Poi ho capito che in un paese ricco, non si può vivere da poveri. Chissà se devo fare anch’io dei “sacrifici”. Oggi la maestra mi ha detto: ‹Quando parli alle persone le devi guardare negli occhi», ma a me la nonna ha sempre insegnato di non guardare le persone in faccia: «Solo gli animali si guardano negli occhi» mi diceva. Per aiutarmi a guardare le persone negli occhi, da una settimana si siede a fianco a me Ahmed, anche lui è del mio paese. 27 P O RT I C I R A C C O N TA Quando si è presentato e ha parlato con me nella mia lingua mi è sembrato così strano quel suono che quasi quasi non capivo cosa mi diceva. Mi ha detto «Non ti preoccupare imparerai in fretta l’italiano« ma quando l’ho sentito parlare questa lingua mi sono preoccupato subito, perché io la lingua la conosco nella mia testa e ho capito subito che lui la parla malissimo. Chissà perché non mi mettono vicino un italiano così imparo da lui. Comunque devo impararla in fretta perché la mamma ha bisogno quando deve andare a fare acquisti. Io l’italiano lo so benissimo. Nella mia testa. Tahar Lamri è nato ad Algeri. Laureato in Legge, vive a Ravenna dove svolge attività di consulente per il commercio con l’estero e di docente di lingua e letteratura araba presso l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente. Ha partecipato, tra l’altro, al CD musicale Metissage, con “I Metissage” e Teresa De Sio, con il pezzo La ballata di Riva (SOS Razzismo - Il Manifesto 1997). Lo spettacolo Il pellegrinaggio della voce è stato presentato nel 2001 a Santarcangelo di Romagna nell’ambito della rassegna “Eirene”. Collabora alla rivista on-line di letteratura dell’immigrazione “El-ghibli” 28 D A L L’ I D E A A L P R O G E T T O La città pensata dai bambini di ALESSANDRO FINELLI* S ognare, pensare, valorizzare, rimodellare spazi urbani, aree verdi e parchi. Più di trecentocinquanta studenti di scuole medie inferiori dei Comuni del Persicetano sono stati coinvolti nella progettazione delle loro città. L’iniziativa è promossa dalla Regione EmiliaRomagna, dal Centro C.Am.In.A (Città Amiche dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e dalla facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara. Ciascun Comune ha individuato le aree su cui intervenire, consegnando ad una scuola del loro territorio una scheda con tutte le informazioni relative, a partire da carte topografiche, notizie storiche, motivazioni che hanno portato alla scelta del luogo. In seguito classi di quinta elementare, seconda e terza media, effettuata una visita sul posto, hanno elaborato una serie di proposte, espresse attraverso disegni e plastici per migliorare le zone rivisitate. Questi materiali sono stati tradotti in progetti veri e propri dagli Uffici tecnici comunali con la collaborazione della facoltà di Architettura, e assolto il regolare iter procedurale gli interventi sono stati poi realizzati. Bambini e ragazzi, con l’importante apporto dei loro insegnanti, hanno così contribuito direttamente alla costruzione di una città più bella ed accogliente. L’urbanistica “partecipata” si è confermata come un ottimo metodo per far sentire i giovani cittadini parte attiva di una comunità. * Servizio politche infanzia e adolescenza della Regione Emilia-Romagna IL LIBRO Diritti e principi d’ispirazione delle politiche rivolte alla tutela ed alla promozione dei diritti dei più piccoli, obiettivi ed azioni, proposte di innovazione della pubblica amministrazione, suggestioni e sollecitazioni sono il fondamento di “Le competenze di bambini e adolescenti al servizio dell’innovazione per il governo delle città, I quaderni di Camina 5”, che prende avvio da tre documenti, elaborati da gruppi di lavoro regionali: Il cambiamento della città e la trasformazione del territorio, a cura di Vanni Bulgarelli; Comunità educanti, a cura di Viviana Tanzi; La partecipazione dei bambini e degli adolescenti, a cura di Valter Baruzzi. A seguire vengono i contributi di Alfredo Carlo Moro, I diritti di cittadinanza delle persone di età minore; Andrea Canevaro, Educazione alla cittadinanza tra precarizzazione e fiducia; Giancarlo Paba, Bambini e costruzione della città; Elisa Manna, Minori e TV: media education, sussidiarietà e solidarietà. Il volume è completato dagli interventi di Lorenzo Campioni, Paolo Tamburini, Michele Zanelli e da otto brevi interviste ad altrettante personalità del mondo politico, economico e sociale condotte da Marco Dallari. I documenti regionali sono sul sito www.regione.emilia-romagna.it/infanzia IL CENTRO C.AM.IN.A Nato nel 1999 in seno all’ANCI Emilia-Romagna (associazione nazionale Comuni italiani), è un centro servizi rivolto ai Comuni, ad associazioni e a quant’altri esprimano l’interesse a promuovere progetti sui temi relativi ad infanzia, adolescenza e città, diritti e responsabilità. Info: www.camina.it e-mail: [email protected] 29 bologna in lettere Rumore rosa di STEFANO TASSINARI D opo aver pubblicato una quindicina tra dischi e cd realizzati nel doppio ruolo di autore ed interprete, un romanzo breve, due libri di racconti e una raccolta completa dei testi delle proprie canzoni, il cantautore e scrittore bolognese Claudio Lolli ha deciso di misurarsi anche con il linguaggio strettamente poetico, finora frequentato solo di sfuggita (nel 1987 uscì la plaquette “Vincent”). Da poche settimane, infatti, è in libreria il volume/Cd intitolato “Rumore rosa” (Edizioni Stampa Alternativa, pagg. 102, fotografie di Enzo Eric Toccaceli, euro 18,00), un’opera in qualche modo multimediale di grande impatto emotivo, che certamente segna un ulteriore passaggio positivo nell’ambito del trentennale percorso artistico di Lolli. Dedicato (e rivolto) ai “resistenti” di ogni ordine e grado, il libro raccoglie quaranta poesie corredate da altrettante fotografie, formando un gioco di rimandi tra le due anime principali dell’autore: quella lirico/letteraria e quella musicale, a cui si riferisce la gran parte delle immagini. D’altronde, d’ispirazione musicale è anche il titolo (“rumore rosa” è riferito a quelle frequenze artificiali utilizzate dai tecnici del suono per evidenziare la curva di equalizzazione ottimale in un ambiente destinato ad ospitare un concerto), anche se in questo caso il collegamento è puramente metaforico, come sottolinea l’autore delle foto nella sua prefazione. Attraverso un approccio basato sulla distanza nei confronti del mondo esterno (messo in discussione soltanto qua e là, come nelle poesie sulla caduta di Guazzaloca e sulle guerre della nostra epoca), Lolli mischia fatti privati e pubblici, riuscendo ad estrarre da entrambi quell’essenza che spesso è l’unico elemento in grado di farci intuire il senso delle cose e della vita. Attento, come sempre, al ritmo dei versi e alle suggestioni immaginifiche delle parole, l’autore ci propone una serie di frammenti, ognuno dei quali, però, capace di affrontare e rappresentare un discorso compiuto, sia che si tratti di un omaggio a qualche amico (nel libro c’è una sezione specifica al proposito), sia che l’attenzione si concentri su fatti intimi, magari proposti senza ricorrere a 30 NOVITÀ E ANTICIPAZIONI filtri e depistaggi. Con qualche pennellata d’ironia (“L’esistenza di dio, o la sua assenza / non mi è remota / abbiamo appuntamento tutti i giorni / ora di pranzo, lui si materializza / si transustanzia in un / campari soda”) e con una buona dose della sua proverbiale malinconia costruttiva (“Non ho le carte, è vero, le ho perdute / Ho perduto di tutto, quanto amore / impolverato sopra gli scaffali / dissipatore di ozi e documenti / non ricordo i momenti / importanti / dell’unica avventura / Forse mi fa paura / il tuo sguardo affettuoso che mi fruga / l’ultimo libro, l’ultima canzone / mi disegnano in viso / un’altra ruga”), Claudio Lolli ci regala un altro affresco esistenziale in cui riversare un pezzo d’identificazione, malgrado sia segnato da venature assolutamente personali. Un affresco in movimento, quasi vagabondo, reso ancor più prezioso dalla versione recitata presente nel cd allegato, le cui musiche originali - composte ed eseguite dal maestro Paolo Capodacqua, da molti anni compagno di strada di Lolli - interagiscono con grande equilibrio con la componente poetica di un lavoro comunque unitario. Un lavoro dal quale viene naturale trarre ciò che si vuole o ciò che ci si aspetta, perché tanto potremmo essere anche noi i destinatari di questo verso emblematico: “…così ho deciso di non raccontarti mai / davvero nien te / tanto lo sai”. Tra le novità degli ultimi mesi c’è da registrare il romanzo d’esordio di Fiorenza Renda, autrice di origine palermitana trasferitasi da anni a Bologna. Il libro, intitolato “Baciamo le mani” (edizioni Riccardo Morandotti, pagg. 156, euro 9,00) è una sorta di montaggio di storie, riflessioni, frammenti emotivi e memorie, cucito addosso a una protagonista trentenne, emblema della giovane precaria di questa nostra incerta epoca. Franza - questo il suo nome - è alla ricerca di un lavoro e di un rapporto sentimentale soddisfacenti, ma va da sé che il doppio obbiettivo si dimostra difficile da realizzare. Così, tra ricordi famigliari, riferimenti alla cultura meridionale e descrizioni della quotidiana vita giovanile in una città un po’ dispersiva come Bologna, Franza trova la propria vocazione in comportamenti e ambienti decisamente pericolosi, raccontando in prima persona questa svolta in una forma accattivante e piuttosto originale (almeno per gli stilemi della narrativa giovanile), anche se con qualche aritmia di troppo. In ogni caso un esordio interessante e una nuova scrittrice da seguire con attenzione. Consolidatissimo, invece, è il lavoro letterario di Danila Comastri Montanari, la quale, proprio nei giorni immediatamente precedenti alle Olimpiadi greche, è tornata in libreria con una nuova avventura del suo investigatore Publio Aurelio Stazio, ambientata proprio durante un’edizione dei giochi (ma siamo nel ‘43 dopo Cristo). Il romanzo (“Olympia”, edizioni Hobby & Work, pagg. 317, euro 16) è uno scorrevole e intrigante giallo, che ci accompagna per mano dentro i costumi e le tradizioni dell’antica Grecia, proponendoci da un lato un confronto con la cultura romana (decisamente preferita dall’autrice) e dall’altro lato un’immersione in vizi e in modelli di corruzione che assomigliano molto a quelli della nostra società di oggi. Infine un’anticipazione: a ottobre uscirà, presso l’editore Einaudi, il primo romanzo solista di Wu Ming 1, sicuramente molto atteso, anche da noi. IL POSTO DELLE FRAGOLE Dal mare santo della vita a suor Dolce di NICOLA MUSCHITIELLO I n una notissima chiesa di Bologna intitolata alla Vergine, invece di un ritratto ovale di vergine (un ritratto che pure è posto più in alto), Vergine madre del Figlio, di fronte a chi entra barbaglia la semplice scritta “Sancta Maria de Vita”, cioè la santa Maria della Vita. La madre della santa vita. Ma può accadere che il nome Maria diventi il mare. Il nome Maria diventa agli occhi di chi guarda (e ai miei occhi) un plurale, dove ci sono tante acque. Maria corrisponde ai Mari. Così si legge il nome Maria se spostiamo l’accento sulla prima a. Sàncta Mària de Vìta. I santi mari della vita. Mari pieni di latte, di dolcezza. Mari che scorrono nei petti delle madri, che sono l’albore della vita, l’alba del sangue. Vi nuotano i bambini di ogni tempo. Sono sgorgati da una mammella in forma di Verbo che si è voluta dissanguare. I mari della nostra vita sono sporchi, e non sono più santi. Non sono più colore del vino, e le loro acque non sono più intollerabili. Non generano più né una dea né una partenza. Non ci danno più l’immagine compiuta di un dolce latte salato. Erano mari originali, acque che stanno in basso, legate alla pioggia invisibile delle acque eterne, delle stelle celesti e non marine. Adesso sono acque infime, e non possiamo più navigarle. Adesso lambiscono il nostro piede, fatto di sabbia. Stavano in una goccia di latte, ed erano immensi. Ma come siamo giunti a questo mare santo che si legge nel nome Maria ? Tutto cominciò all’inizio del mille e duecento, quando Francesco d’Assisi, che aveva già superato il mare cercando candidamente di convertire un sultano, manda a Bologna frate Bernardo, che si fa lietamente deridere dai “fanciulli”, che “sì gli faceano molti ischerni e molte ingiurie, come si fa a un pazzo”. Frate Bernardo, grazie alla sua pazienza, ottiene da “un savio dottore di legge”, conquistato dalla sua “constanzia e virtù” e dalla Regola di cui era testimone, il “luogo” dove sorse la prima casa francescana. Francesco stesso venne poi a Bologna, dove “tutto il popolo della città correa per vederlo” (era il 1222). Questi due episodi sono raccontati nei Fioretti. Dove non si parla però di un terzo personaggio che venne a Bologna a sua volta, appartenente al- La facciata del Santuario di “Santa Maria della Vita” e un particolare del soffitto ricostruito nel 1600 l’Ordine francescano. Costui si chiamava Riniero Barcobini Fasiani e veniva da Perugia. Arrivò dunque a Bologna nell’anno 1260 e, dopo aver acceso gli animi, fondò una Confraternita detta dei Devoti o dei Battuti, e poi quello che verrà sùbito chiamato Hospitale della Vita. Era semplicemente un ospizio, al principio, per dare assistenza e ricovero ai poveri, agli sbandati, ai pellegrini; poi pian piano si trasformò in un vero e proprio “ospedale”, come l’intendiamo oggi. Riniero, che assisteva di persona i suoi malavventurati ospiti, e in maniera così salutare che si cominciò a chiamare appunto “della Vita” quell’ospedale, era aiutato da una terziaria francescana dal nome appropriato, suor Dolce, nobildonna bolognese che all’esempio di Francesco d’Assisi aveva scelto Madonna Povertà. Riniero accudiva gli uomini, lei le donne. Era stata lei a donare a Riniero una casa accanto a una chiesetta dedicata alla Vergine, in via Pescherie, che divenne sede dell’Ospedale. Sicché la Chiesa di Santa Maria delle Clavature prese anch’essa la bella e propizia specificazione “della Vita”. La chiesa che vediamo oggi, con l’ingresso appunto in via Clavature, fu edificata, nel medesimo luogo di due precedenti chiese con la medesima intitolazione, per opera dell’architetto padre Giovanni Battista Bergonzoni (un altro francescano!), e consacrata il giorno dei morti del 1692. Circa due secoli prima, la Confraternita della Vita aveva commissionato a Nicolò dell’Arca il suo Compianto straordinario, per sempre legato alla chiesa di Santa Maria della Vita. Ma adesso è bello finire, credo, piuttosto che con la rammentazione delle figure straziate del Compianto, con l’ignorata immagine della dolce suor Dolce, morta in odore di santità, come si dice. Nell’infermeria delle donne, dentro il leggendario ospedale, si ha notizia che ci fosse una lapide con un’iscrizione dedicata, oltre che al beato Raynerio, anche a suor Dolce, e costei vi veniva ricordata per aver donato appunto una casa all’esercizio ospitaliere e aver prestato le cure alle languentibus foeminis. 31 VIABILITÀ Le nostre strade tra progetti e realizzazioni di NICODEMO MELE D a poco insediatosi, Graziano Prantoni, il nuovo assessore provinciale alla Mobilità e Viabilità, ha subito voluto fare il punto sullo stato dell’arte dei progetti, delle realizzazioni e dei lavori di manutenzione in atto sui 1400 chilometri di strade gestite dalla Provincia su tutto il suo territorio. «Anche perché - confessa Prantoni - già pochi minuti dopo la nomina, tanti sindaci mi chiedevano conto sullo stato dei lavori di una certa strada o del progetto di una certa altra rotonda». E allora, in poco più di un mese, gli uffici competenti hanno steso un quadro completo della situazione aggiornata al 30 giugno scorso, consegnato alla nuova Giunta nei primi giorni di settembre. Ne è scaturito un volumetto, distribuito a tecnici e amministratori della stessa Provincia e degli oltre 60 Comuni del territorio bolognese, che rende possibile verificare opera per opera, intervento per intervento, appalto per appalto, lo stato dei lavori di una qualsiasi delle tratte stradali del nostro territorio. «Per fare il punto della situazione - racconta l’assessore Prantoni - insieme ai tecnici della Provincia, ho visitato 45 dei comuni e fatto il sopralluogo su mille chilometri dei 1400 gestiti dal nostro assessorato». Si è trattato, sottolinea l´assessore, di un check up necessario: il territorio provinciale è caratterizzato da dense aree produttive e residenziali, oltre che da pesanti flussi di passaggio del traffico nazionale, e presenta una rete stradale complessa e ricca di criticità. «Bisogna partire da qui per pensare al futuro delle strade provinciali, a ogni intervento progettuale o di messa in sicurezza, manutentivo. La realtà è complessa, le questioni sul tappeto sono molte, soprattutto da quando, tre anni fa (dal 1° ottobre 2001), è stata trasferita alla Provincia la gestione di oltre 300 chilometri di strade statali». È quindi necessaria una costante attività di scambio di informazioni con le diverse parti coinvolte, a cominciare dalle Amministrazioni locali, e di ascolto delle continue istanze che vengono avanzate dai cittadini dei singoli Comuni. «Sono tutte sollecitazioni - continua Prantoni - che non possiamo ignorare, che riguardano problemi diversi, dai volumi di traffico alle condizioni di sicurezza delle nostre strade». Dal rapporto dell´assessorato si evince che at- 32 La rotonda di Castelletto realizzata recentemente tualmente ci sono circa 150 milioni di euro di investimenti in corso. Di questi, 45 milioni riguardano l’appalto dei lavori di 39 cantieri già aperti. C’è poi la progettazione di altre 14 opere da realizzarsi con altri partner che, alla fine, comporterà l’investimento di altri 39 milioni di euro. Da ultimo, il settore progettazione della Provincia sta lavorando ad un’ulteriore serie di progetti che, una volta divenuti esecutivi, serviranno a finanziare opere per almeno 40 milioni di euro. Ma dove li prende tutti questi soldi la Provincia? «Il bilancio della Provincia consente lo stanziamento solo di 10 milioni di euro l’anno spiega l´assessore - e con questi deve rispondere a tutte le esigenze. Il nostro Ente si è sempre adoperato, dimostrando forti capacità, perché venissero reperite le risorse necessarie alla costruzione di nuove opere (piste ciclabili comprese) e alla incessante attività manutentiva e di messa in sicurezza delle provinciali, con il contributo di Stato e Regione innanzitutto». Per i prossimi anni l´assessorato ha comunque già stabilito delle priorità d´intervento. "L’impegno è di dotare la provincia di una rete viaria moderna, sicura e efficace. Nello specifico delle infrastrutture, nel campo delle grandi opere la priorità sono la Trasversale di Pianura, la Nuova Galliera, la circonvallazione di San Giovanni Persiceto, la San Donato, la San Carlo e la Pedemontana nuova Bazzanese". Anche nel campo della sicurezza stradale l´attenzione è molto alta. La Provincia opera costantemente sul versante della manutenzione e della messa in sicurezza delle strade, ed ha inoltre in corso diversi progetti all’interno dei Piani nazionale e regionale della Sicurezza stradale: l’ultimo di tali progetti si è classificato primo nella graduatoria nazionale. «Si tratta di un vero e proprio piano per la gestione della sicurezza stradale - chiarisce Prantoni -, che va a integrare il progetto Siss (Sistema informativo sulla sicurezza stradale) attivo già da due anni. Non meno importante è l’attività di confronto continuo sul tema con amministrazioni e utenti che ha luogo all’interno della Consulta provinciale per la Sicurezza stradale, dove prendono forma i progetti per la diffusione della cultura della sicurezza stradale fra i cittadini, soprattutto i più giovani». GLI IMPEGNI DELLA CONSULTA PER LA SICUREZZA STRADALE Nel corso della recente riunione l’assessore Graziano Prantoni ha confermato la prossima realizzazione, secondo le indicazioni contenute nel Piano nazionale per la Sicurezza stradale, del Piano provinciale per la Sicurezza stradale, da licenziare entro il 2005. Nel frattempo si procederà alla creazione all’interno dell’assessorato alla Viabilità e Mobilità di un apposito settore per la sicurezza stradale, che si occuperà anche di viabilità ciclopedonale, e nell’ambito delle attività della Consulta si procederà alla compilazione di una sorta di “testo unico” che raccolga le iniziative e i saperi dei singoli Comuni in materia di sicurezza stradale per facilitarne la condivisione. Si sta inoltre lavorando ad un importante progetto che riguarda la sicurezza dei bambini, gli utenti più deboli e esposti ai rischi della strada, con la creazione di percorsi sicuri casa-scuola che garantiscano il loro diritto alla mobilità in sicurezza, progetto che coinvolgerà Enti e associazioni quali la Regione Emilia-Romagna e l’associazione nazionale Camina - Città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza. VIABILITÀ La mappa dei cantieri Lungo i 1.400 chilometri di strade provinciali tanti cantieri aperti. In tre anni saranno investiti 150 milioni di euro La lungovalle Savena durante i lavori di ripristino sette che richiederanno uno stanziamento di circa 3 milioni e 760 mila euro. In alcuni casi si è trattato di riappalto di opere, come l’intersezione a due livelli tra la Saliceto e la Trasversale di Pianura, il cui contratto era stato rescisso dall’impresa. Da registrare, inoltre, l’esecuzione nel corso del 2004 di altri 27 interventi appaltati nel biennio 2002-2003, di cui ben 20 terminati prima del 30 giugno scorso. Tra le opere ultimate ci sono il secondo lotto della variante di Budrio (3 milioni e 563.552 euro spesi). In dirittura di arrivo la ristrutturazione della provinciale delle Budrie in corrispondenza dell’Alta velocità (7 milioni e 566 mila euro), l’eliminazione del passaggio a livello a Ozzano sulla provinciale Castelli Guelfi nella variante di raccordo alla via Emilia (718 mila euro) e l’ultimazione del terzo e quarto lotto della Trasversale di Pianura (9 milioni e 347.868 euro, la spesa prevista). In chiusura, il volumetto riassume una per una tutte le opere I l “vademecum” dei “progetti, le realizzazioni e le attività di manutenzione delle strade provinciali”, consegnato al Consiglio provinciale nella seduta del 7 settembre scorso, è una mappa precisa e puntuale di quanto in questo settore la Provincia sta eseguendo o progettando nel corso del 2004. Complessivamente nel corso dell’anno la Provincia ha previsto uno stanziamento di 23 milioni e 784.268 euro, destinati alla realizzazione di ben 56 interventi. Il Servizio Progettazione e costruzioni stradali sta attualmente curando la realizzazione della Tangenziale di San Giovanni in Persiceto, per cui sono stati impegnati 11 milioni e mezzo di euro. Altre opere programmate di grande importanza sono escluse dall’anno 2004 del programma triennale in quanto in attesa di prossimo finanziamento regionale: la costruzione di un nuovo ponte sull’Idice della Trasversale di pianura (importo: 5 milioni e 164.600 euro); la variante sulla San Donato dalla Trasversale alla via Bargello nei comuni di Castenaso e Granarolo (12 milioni e mezzo di euro, il costo previsto); la variante alla San Carlo di collegamento della Trasversale al casello dell’A14 nei comuni di Medicina, Castel Guelfo e Castel San Pietro (17 milioni e 750 mila euro); il rifa- cimento dell’incrocio tra la Trasversale e la Padullese nel comune di Sala Bolognese (3 milioni e 800 mila euro). Gli altri 55 interventi, in corso di realizzazione nel 2004, sono curati dal Servizio Manutenzione strade dell’assessorato alla Viabilità e impegneranno la Provincia con uno stanziamento di 12 milioni e 284.268 euro. Di questi interventi, 38 hanno già il progetto esecutivo approvato per un importo complessivo di poco più di 8 milioni di euro.Inoltre, risultano già appaltati 31 interventi, per una spesa complessiva impegnata di 5 milioni e 736 mila euro. Tra le opere contemplate in questo capitolo ci sono la risistemazione della frana di Scascoli e della provinciale delle Ganzole. Un altro capitolo importante, sul quale il settore Viabilità è impegnato nel corso del 2004, è un pacchetto di opere programmate e finanziate negli anni passati e che, al 30 giugno scorso, si presentava con l’aggiudicazione dei lavori di 14 interventi per una spesa totale di circa 15 milioni di euro. Ne restano da appaltare altri stradali che stanno impegnando la Provincia nel corso del 2004. Si scopre così che sono 39 le opere stradali appaltate e in costruzione. A queste si aggiungono altre nove opere stradali in costruzione o in progetto da parte di altri enti e realizzate con il finanziamento o la collaborazione della Provincia. Infine, ci sono ben 17 progetti di opere che attendono solo di essere appaltati e altri 17 progetti sui quali stanno lavorando i tecnici dell’assessorato alla Mobilità e viabilità. [N. M.] Info: www.provincia.bologna.it/viabilità/ 33 GRANDI OPERE A precise condizioni Il Passante Nord come elemento importante di un sistema di mobilità dove il trasporto pubblico, in particolare ferroviario, gioca un ruolo strategico N on si erano ancora chiuse le ferie estive, che la Provincia il 31 agosto ha preso in mano una delle questioni più spinose che giaceva sul piatto dell’agenda politica degli ultimi mesi: il Passante Nord. Due gli appuntamenti di rilievo cui non voleva mancare in merito a questa partita: quello del 9 settembre a Roma con il ministro delle Infrastrutture Lunardi sui problemi legati al Nodo ferrostradale di Bologna; e quello del 15 novembre, data entro la quale dovranno essere rivisti i progetti relativi al metrò leggero di Bologna e al progetto del Tram per non perdere i finanziamenti statali. La Provincia si è mossa subito con decisione e secondo una logica di collegialità e di concertazione. Sia tra i suoi settori, che con gli altri enti e gli altri soggetti interessati. Sicché il 31 agosto ha incontrato per primi i sindaci dei Comuni che saranno attraversati dal Passante, ossia Argelato, Bentivoglio, Budrio, Calderara, Castel Maggiore, Castenaso, Granarolo, Ozzano, Sala Bolognese, San Lazzaro, Il Comitato tecnico scientifico Il Consiglio provinciale, nella seduta del 21 settembre, ha nominato l’architetto Piero Cavalcoli presidente del Comitato tecnicoscientifico che esaminerà diverse soluzioni correlate allo studio di fattibilità del Passante Nord. Dopo un ampio dibattito consiliare, la delibera del conferimento dell’incarico a Cavalcali è stata approvata con 25 voti favorevoli (Ds, Margherita, Rc, Lista Di Pietro, Ci, Verdi) e 10 contrari (An e FI).Con atto della presidente Draghetti sono stati nominati gli altri componenti: per la Provincia l’ingegnere Stefano Ciurnelli e l’architetto Giuseppe Campos Venuti; per la Regione Emilia-Romagna l’ingegnere Maria Cristina Baldazzi, per l’Associazione Intercomunale Terre di Pianura l’architetto Michele Gentilizi; per l’Associazione Intercomunale Reno-Galliera e per l’Associazione Intercomunale Terre d’Acqua l’architetto Piero Vignali; per l’Associazione Intercomunale Valle dell’Idice l’architetto Franco Tinti; per i proponenti delle osservazioni al Ptcp: Social Forum Terre d’Acqua, senatrice Anna Donati; società Lodi e Ghedini S.r.l. costruzioni edili, professor Maria Rosa Cittadini, geometra Giuseppe Lodi. Il Comitato potrà ora avviare l’approfondimento dei progetti sul Passante Nord e sulla proposta alternativa dei Comitati e di Legambiente. Avrà tempo fino al 31 ottobre per rilasciare un parere di indirizzo che la Provincia presenterà al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in un incontro già fissato per il 15 novembre 2004. «Ora si inizia a lavorare sul serio; ci sono tutte le condizioni per far fronte all’impegno assunto verso i cittadini e verso il ministero, ha dichiarato Giacomo Venturi. Rinnovo l’invito a tutti i soggetti che si riconoscono nei progetti alternativi di sedersi al tavolo del Comitato e di confrontarsi sulle varie proposte in campo. Prendo atto con rammarico che le forze di minoranza di Centro-destra non intendono partecipare al ridisegno del sistema infrastrutturale dell’area metropolitana bolognese.» 34 Zola Predosa e il Quartiere Borgo Panigale di Bologna. Quindi, i comitati locali e le associazioni ambientaliste, i sindacati e le associazioni di categoria degli agricoltori. Con i sindaci la Provincia ha stilato un documento comune che poi è stato sottoposto al ministro Lunardi nell’incontro del 9 settembre. In questo documento si chiede esplicitamente che i progetti e la realizzazione delle opere del Passante Nord si muovano in parallelo con quelli che mirano all’incentivazione del trasporto pubblico urbano e, soprattutto, allo sviluppo delle tratte ferroviarie del Sistema ferroviario metropolitano, come del metrò leggero e del Tram di Bologna città. «Inoltre, abbiamo posto tre importanti condizioni - afferma Giacomo Venturi, assessore provinciale al Trasporto pubblico - per studiare e risolvere i problemi ambientali e sociali che si creeranno lungo il Passante Nord. Soprattutto, è stata posta la condizione che il tracciato corra in alcune zone in galleria o in trincea e che venga mitigato il suo impatto nelle zone vicino ai centri urbani. Un’altra condizione è il risarcimento del territorio agricolo, compromesso dal passaggio del GRANDI OPERE Il traffico alle porte di Bologna tra tangenziale e autostrada Passante, con progetti di valorizzazione ambientale del territorio e di riappoderamento dei terreni agricoli. Infine, l’ultima condizione riguarda la soluzione dei problemi esistenti sulla viabilità locale e di quelli che saranno creati dal Passante. Sarà, perciò, indispensabile il finanziamento della costruzione di strade come la nuova Galliera, la Lungosavena, l’Intermedia di pianura e la Trasversale di Pianura per allontanare il traffico di merci e persone dai centri abitati. La messa in atto di tutte queste condizioni sarà garantita dai nuovi piani strutturali intercomunali, che preserveranno il territorio da ogni eventuale corsa al mattone nelle aree verdi tra il Passante e l’abitato dei comuni della cintura. Se Bologna vuole essere una città metropolitana deve cominciare a pensare a se stessa come tale progettandosi in tal senso. Il trasporto e la mobilità – conclude Venturi – sono i primi temi per il loro valore strategico e simbolico e per questo è tempo di muoversi con maggiore determinazione e coerenza.» [N. M.] IL PASSANTE NORD IN CIFRE Il Passante Nord è una nuova autostrada che collega l’A14 all’altezza di Ozzano con la A1 nei pressi di Lavino, incrociando l’A13 all’altezza dell’Interporto. Tre corsie per senso di marcia, più quella di emergenza, per una lunghezza di circa 40 Km, 14 in più dell’itinerario attuale A1-A14. L’abbandono del tracciato attuale dell’A14 tra Borgo Panigale e San Lazzaro permetterà l’allargamento dell’attuale tangenziale, che diventerebbe a 4 corsie per senso di marcia. Si dividerebbe così il traffico di attraversamento - che rappresenta poco meno della metà dei flussi complessivi - da quello cosiddetto di scambio, ovvero dalla mobilità nell’area metropolitana. In questo modo, la velocità di percorrenza media sulla tangenziale passerebbe da 38 a 56 Km/h, riducendo la congestione dell’80% rispetto allo scenario tendenziale. È previsto un sistema di pagamento sia sul Passante Nord (pedaggi autostradali) sia sulla tangenziale “banalizzata” (road pricing). L’idea del Passante Nord ha preso forma con il lavoro di elaborazione del Piano territoriale di coordinamento (Ptcp), che delinea gli scenari di sviluppo della nostra provincia per i prossimi decenni e pone un’attenzione particolare ai temi della mobilità sostenibile. Il progetto di fattibilità è stato pre- sentato a palazzo Malvezzi il 14 aprile 2003. Dallo studio di 500 pagine redatto da un gruppo di esperti incaricati dalla Provincia, emerge che il Passante è la soluzione migliore per risolvere i problemi della viabilità bolognese rispetto alle proposte alternative allora in campo (Passante Sud, banalizzazione). Cinque i parametri in base ai quali gli esperti hanno valutato i progetti: popolazione esposta all’inquinamento, contributo al decongestionamento delle strade, costo, capacità di autofinanziamento e impatto ambientale. Il 19 dicembre dello stesso anno l’opera è stata inserita all’interno dell’intesa tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, sulle grandi opere infrastrutturali; è diventata così a tutti gli effetti un impegno prioritario del Governo nazionale. Il costo previsto per realizzare il Passante Nord è di 790 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 190 milioni di euro per la “banalizzazione” della tan- genziale (103 milioni) e l’ammodernamento della viabilità ordinaria (87 milioni). I tempi di realizzazione dovrebbero essere di 5-6 anni, con il completamento previsto per il 2010. Quattro i caselli previsti: Cento-S. Giovanni in Persiceto, Interporto-Trasversale, Granarolo-Lungosavena, Castenaso-Budrio. Dei 40 Km di tracciato la maggioranza sono previsti in rilevato (29,88), 3,650 Km sono in galleria artificiale, 3,175 in viadotto e 3,5 in scavo. 35 ➜ ➜ IN MOVIMENTO UN SITO PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE Ridurre il traffico e le emissioni inquinanti a vantaggio della qualità della vita e della salute dei cittadini è lo scopo principale del programma di mobilità sostenibile messo in campo dalla Provincia. Come strumento operativo dell’Accordo di programma per la mobilità sostenibile, sottoscritto lo scorso giugno dalla Provincia insieme a 17 Comuni del territorio, è attivo adesso anche un sito dedicato all’argomento. Qui si trovano informazioni di interesse dei Comuni, delle aziende, ma anche dei singoli cittadini, la descrizione dei progetti, lo stato di avanzamento dei lavori, la normativa di riferimento e le ultime novità. A disposizione anche una newsletter pensata per i mobility manager dei Comuni e delle aziende, con l’indicazione degli strumenti che possono essere adottati e approfondimenti sull’argomento. Il programma per la mobilità sostenibile e per ridurre quindi l’inquinamento atmosferico, comprende quattro azioni: velocizzare il trasporto pubblico nell’hinterland e migliorare l’interscambio fra i diversi sistemi di trasporto; mobility management sovracomunale, cioè interventi a sostegno delle aziende per rendere più razionale la mobilità dei dipendenti nel tragitto casa-lavoro; estensione al territorio provinciale del servizio di car sharing (auto condivisa), già attivo sul territorio del comune; fornire incentivi ai privati per la conversione degli autoveicoli da benzina a metano. http://www.provincia.bologna.it/mobilita/ TUTTE LE INFORMAZIONI SUL SERVIZIO FERROVIARIO METROPOLITANO Dal 1 settembre è on line il nuovo sito del Servizio Ferroviario Metropolitano dove si possono trovare maggiori informazioni e notizie sul progetto e sulle novità in programma. Il nuovo sito è nato in concomitanza con altri miglioramenti del servizio: dopo l’attivazione, nello scorso anno, delle fermate di Casalecchio-Garibaldi, Ozzano, Casteldebole e Funo e della ferrovia Bologna-Bazzano, diventeranno operative le nuove fermate di Rastignano e di Pian 36 di Venola e da dicembre 2004 entrerà in vigore il nuovo orario. Il sito è articolato in varie sezioni: nella sezione “Progetto” sono illustrati gli obiettivi e lo stato di avanzamento dei lavori, la situazione della mobilità bolognese e le caratteristiche del servizio, come linee, stazioni e fermate. Una sintesi del servizio offerto a regime, corredata da link ai siti dove è possibile consultare gli orari attuali è offerta dalla sezione “Orari”. Nella sezione “Mappe” si può vedere la cartina dell’intera rete, ma anche quella relativa a un particolare relativo al nodo di Bologna. In “Dati” si trovano informazioni tecniche e statistiche sull’uso dei treni, in “Accordi” le sintesi delle intese stipulate con i vari Enti, posti alla base dell’idea del progetto SFM e della sua attuazione. Nella sezione “Info” si trovano notizie sulle tariffe dei biglietti e sulle stazioni dove si fermano anche altri mezzi del trasporto pubblico. Infine, la sezione “Curiosità” raccoglierà foto particolari sulle linee e le fermate presenti sul territorio provinciale. Oltre a uno spazio dedicato alle “News”, saranno inoltre attivi un Forum e una Newletter. http://sfm.provincia.bologna.it/ SEGNALETICA PUBBLICITARIA SULLE STRADE PROVINCIALI Quali sono le autorizzazioni e i nulla osta necessari per installare segnali pubblicitari lungo le strade provinciali? Come fare per ottenerli? Quali strade sono provinciali? Le risposte a questi ed altri quesiti in materia si possono trovare on line nelle pagine dell’ufficio Segnaletica della Provincia. In particolare, nelle pagine web si trovano la documentazione cartografica e le tabelle dei tratti urbani ed extraurbani delle strade provinciali; il modello della domanda per richiedere l’autorizzazione all’installazione di mezzi e cartelli pubblicitari, corredato dalle informazioni sulla compilazione e la documentazione da allegare; il vademecum, che definisce le caratteristiche tecniche e le possibilità di installazione dei vari strumenti pubblicitari, le modalità di presentazione della domanda, gli obblighi e le sanzioni; il modulo del verbale di sopralluogo, utilizzato dagli operatori provin- ciali quando verificano le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni; la normativa del nuovo Codice della Strada riguardante la segnaletica pubblicitaria e quella stradale. http://www.provincia.bologna.it/pls/ provbo/consultazione.mostra_pagina? id_pagina=1406 TORNA “SATURDAY NIGHT BUS” Grazie ai risultati della sperimentazione dello scorso anno (che ha visto punte di carico di 30-40 persone con una media di circa 10-15 persone), l’assessorato provinciale al Trasporto pubblico, d’intesa con i Comuni interessati e con la Società FER (Ferrovie EmiliaRomagna Srl), riconferma anche per il 20045 il servizio notturno della linea bus Molinella-Budrio-Castenaso-Bologna. I cittadini di questi comuni possono ora spostarsi a Bologna il sabato sera, senza rischi e problemi di auto e parcheggi. Da Molinella, Budrio e Castenaso è possibile raggiungere il centro di Bologna in tre diversi orari serali (con partenza alle ore 19, 21 e 24). L’ultima corsa di ritorno dal capoluogo verso i tre comuni è all’1,15. A richiesta, può essere prolungata fino a Mezzolara. La tariffa è quella ordinaria dei servizi di linea. Chi lo possiede, può utilizzare il proprio abbonamento, valido anche per il “night bus”. TRASPORTI In treno per Vignola D al 20 settembre, a un anno dall’apertura del tratto Bologna-Bazzano, la suburbana arriva anche a Vignola passando dalla stazione della Muffa e di Savigno. Il viaggio tra le due città dura circa un’ora con 17 fermate. Il primo treno parte alle 6.06 e arriva nel capoluogo alle 7.07, poi dalle 6.45 partirà un treno ogni ora. La nuova tratta si avvale di una ferrovia ristrutturata, con nuove stazioni dotate di pannelli con l’indicazione dei tempi di attesa e di biglietterie automatiche. Per viaggiare potranno essere utilizzati gli stessi biglietti in vigore per l’ATC. I numeri dicono che gli utenti apprezzano: da settembre 2003 a luglio 2004 i treni hanno trasportato 460mila passeggeri fino a Bazzano. L’attuale cadenzamento delle corse una ogni ora costa 5,6 milioni di euro l’anno, di cui attualmente solo 3,5 arrivano dallo Stato che si era invece impegnato a coprire l’intera spesa. La scarsità di fondi suscita la preoccupazione dell’assessore provinciale al Trasporto pubblico, Giacomo Venturi, che ha, fra l’altro, dichiarato che “al tavolo aperto con il Governo sulla mobilità bolognese cercheremo di ottenere risorse soprattutto per il trasporto su ferro. Per il momento il servizio continuerà con vecchi treni a combustibile fossile. Nel prossimo anno dovrebbero arrivare quelli elettrici. Il condizionale è d’obbligo in quanto il materiale rotabile - ha concluso Venturi dipende dallo Stato ”. I notevoli sforzi compiuti in questi anni dalle istituzioni hanno raggiunto un risultato positivo che rafforza ulteriormente il progetto del Sistema ferroviario metropolitano e rappresenta un passo avanti sulla strada della mobilità sostenibile. Per informazioni, segnalazioni e reclami: [email protected], ATC tel 051 290290 Il libro Era il 1886 quando i vagoni cominciarono a muovere un traffico di merci e passeggeri già all’epoca consistente, ma era il 1967 quando il servizio dei passeggeri venne soppresso per ragioni molteplici tra le quali quella, sicuramente importantissima, della mancata connessione di questa linea con Bologna. Oggi tutto è cambiato e la vecchia linea ferroviaria si è trasformata in una ferrovia suburbana che nel 2007, terminata la linea ad alta velocità, arriverà fino a Portomaggiore. Per l’inaugurazione era pronta anche una pubblicazione dal titolo In treno per Vignola, curata dal gruppo fermodellistico “Treni e Tram Club” e realizzata con la collaborazione della Provincia di Bologna, della Ferrovia BolognaVignola e del Comune di Bologna. In queste pagine, ricche di immagini storiche e contemporanee, l’autore Maurizio Finelli racconta la storia della ferrovia come fosse la biografia di un amico che oggi sta vivendo una nuova stagione della sua vita. Nel 1927 la Provincia rileva la concessione della tranvia a vapore Bologna-Vignola e presenta un progetto di trasformazione della stessa in ferrovia con trazione elettrica che viene inaugurata il 28 ottobre 1938. Sopra il treno della nuova Ferrovia Suburbana che rientra nel sistema di trasporto integrato del bolognese 37 L’ A LT R A PA R T E D E L M O N D O Alla ricerca di un rifugio di SILVIA CAVAZZA Le vacanze estive di una studentessa bolognese passate come volontaria a Nairobi tra le violente ed estreme contraddizioni della realtà africana S to guardando le foto di quest’estate, sfogliandole sento che non è stata una vacanza ma è stato un vivere. Un mese intenso di emozioni, sensazioni drammaticamente coinvolgenti. Il mio viaggio inizia quando per la prima volta il 24 aprile incontro a Sasso Marconi altri 24 ragazzi provenienti un po’ da tutta Italia accomunati dal desiderio di andare in Africa come volontari. Da lì in poi ci saranno altri incontri prima di partire tutti assieme per il Kenya. Le motivazioni che mi hanno spinto a passare il mese d’agosto a Nairobi non le ho ben chiare neanche io, forse un senso di insoddisfazione per quello che mi circonda, un voler conoscere un paese con cultura e condizioni socio-economiche completamente differenti dal mio, un voler toccare con mano certe realtà che ti fanno vedere in tv o che solo ti puoi immaginare, un bisogno personale di dare senza condizioni. L’associazione che mi ha permesso di intraprendere questa avventura è Amani (che in swahili vuol dire “pace”) ispirata e fondata tra gli altri dal padre comboniano Renato Kizito Sesana. È una organizzazione non governativa e laica che agisce su base prevalentemente volontaria e che affida ogni progetto solo ed esclusivamente a persone del luogo. Le principali attività di Amani sono le due case di accoglienza per i bambini e bambine di strada di Nairobi, Kivuli e la Casa di Anita; la difesa del popolo Nuba in Sudan, un progetto per i bambini di strada in Zambia, il “News from Africa” cioè un’agenzia di stampa redatta da giovani giornalisti e scrittori africani, una piccola scuola in Kenya nella baraccopoli di Kibera e una compagnia di giovani attori “L’Amani people theatre”. 38 Una volta a Nairobi noi italiani ci siamo divisi, un gruppo è andato alla casa di Anita e l’altro a Kivuli, due luoghi, due progetti, due speranze per la gente che ci vive. La casa di Anita si trova sulle verdi colline N’Gong, le stesse de “La mia Africa” di Karen Blixen, dove tre famiglie keniote hanno deciso di accogliere in casa insieme ai loro figli, bambine di strada provenienti dalla città. La maggior parte di loro sono orfane, e sono vittime di abusi sessuali e del turismo sessuale. Alcune di loro sono letteralmente nate sui marciapiedi, altre a soli 12 anni sono madri. L’età delle bambine accolte va dai 4 ai 13 anni. Kivuli (in swahili vuol dire rifugio) è un centro nato nel quartiere di Riruta, ospita 60 bambini e con il passare del tempo si è trasformato in un centro sociale a disposizione di tutte le persone povere. Kivuli offre alla gente di strada acqua potabile a un prezzo molto inferiore a quello imposto dal taglieggio esistente all’interno della baraccopoli, la possibilità di farsi visitare da un dottore e di avere medicine. Anche lo sport è un’attività molto praticata, con un’associazione sportiva che segue oltre 300 piccoli atleti. Nel corso del ‘99 gli operatori di Kivuli hanno attivato un progetto di microcredito, una specie di banca dei poveri che ha permesso ad alcune decine di famiglie di vivere dignitosamente. Tante sono le attività e tanta è la voglia di fare, di vivere, anche se è una goccia nel mare delle necessità. Ricordo che a Nairobi ci sono circa 120.000 bambini di strada. Io sono stata a Kivuli e il nostro “compito” era di stare con i bambini, eravamo degli educatori-animatori anche se alcuni di noi avevano un passato professionale diverso e Alcuni squarci delle baraccopoli di Nairobi L’ A LT R A PA R T E D E L M O N D O esperienze lavorative e di studio che si discostano totalmente dall’ambito pedagogico. Abbiamo organizzato giochi e attività e mangiato con i bambini, li abbiamo accompagnati a letto ascoltando le loro paure, le loro storie e i loro sogni si è creato un rapporto di profondo e vero affetto. Abbiamo avuto la possibilità di vedere anche baraccopoli, tra cui Kibera e Korogocho, detta la seconda peggiore baraccopoli di Nairobi, buffo fare delle graduatorie…non voglio immaginare la prima. Da Kivuli siamo partiti con il pulmino del centro, l’autista ci ha addirittura accompagnato fin all’entrata della chiesa e un motivo preciso c’era. L’aria era troppo tesa, infatti, diversamente dalle altre volte in cui giravamo liberamente per le baraccopoli, ci hanno rivolto gesti offensivi, parecchio espliciti. In uno spazio ad arena la gente partecipava alla messa e dietro al sacerdote, sullo sfondo, separato da una schiera di alberi c’era la discarica. Qua e là persone che raccattavano cibo e in cielo domina- Basta versare 26 euro al mese, almeno per un anno sul c/c postale n. 37799202 intestato ad Amani via Gonin 8 20147 Milano o sul c/c bancario n. 503010 Banca Popolare Etica ABI 05018, CAB 12100, CIN G. È importante indicare oltre alle proprie generalità e al proprio indirizzo, la causale del versamento “adozione a distanza”. vano gli avvoltoi…e intorno sacchetti di plastica neri. Tutti noi in silenzio, ci siamo diretti sull’arena e ci siamo seduti di lato per cercare di non disturbare, muti, quanta fatica per trattenere le lacrime, quanti pensieri. L’uomo che non è più uomo ma un rifiuto che vive grazie ad altri rifiuti, esseri che nascono nei rifiuti e nel rifiuto e che riceveranno e saranno considerati rifiuti umani. Una apocalisse. A Korogocho abbiamo incontrato anche il laico combo- niano Gino Filippini che ci ha ospitato nella sua baracca e ci ha regalato tre ore di testimonianza personale, di vita vissuta con la gente della discarica. Era domenica 8 agosto e non mi dimenticherò mai quella giornata. In questo mese ho potuto vivere un pezzetto d’Africa senza filtri, a pieni polmoni, con la sensazione profonda in ogni momento di non voler essere in nessun altro posto. Ed è un viaggio che non finisce. COME AIUTARE I BAMBINI DI STRADA Info Amani onlus - Ong, via Gonin 8, 20147 Milano tel. 02 48951149; e-mail: [email protected]; sito web: www.amaniforafrica.org. 39 ECONOMIA E SOCIETÀ La pace non si compra, si finanzia A Bologna la quarta Giornata nazionale della Finanza Etica sarà dedicata alla costruzione di un’economia della pace I l 20 novembre si celebrerà a Bologna la Giornata nazionale della Finanza Etica, promossa e coordinata dall’Associazione Finanza Etica. Rappresentante e coordinatrice del vasto arcipelago di organizzazioni italiane che sostengono da anni il risparmio solidale, l’AFE come ogni anno promuove una giornata nazionale dedicata alla riflessione sulla finanza etica in Italia e ad un aggiornamento sui suoi sviluppi. Ma cos’è esattamente la finanza etica? «Non è beneficenza e non é nemmeno un’economia di nicchia - spiega Marco Gallicani, direttore dell’AFE - la finanza etica è un percorso di ricerca della sintesi tra una gestione che sia economicamente efficiente e nel contempo sia rispettosa dei diritti umani e delle risorse ambientali, che ne sono il presupposto». Questo sistema è in grado di creare un circolo virtuoso che porta ad un naturale flusso di liquidi da chi ne ha in esubero (potenziali risparmiatori) a chi ne ha bisogno (l’impresa sociale, chi ha in programma un investimento). “La finanza etica per la pace” sarà il titolo del convegno di quest’anno, cui parteciperanno personalità istituzionali locali e non (è prevista la presenza di Vasco Errani, Sergio Cofferati, Beatrice Draghetti) insieme ad esperti di finanza etica ed economie solidali (tra gli altri Ugo Buggeri della Fondazione Banca Etica, Francesco Terreri di Microfinanza, don Luigi Ciotti di Libera e tanti altri). Dopo la società e l’ambiente, la pace sarà il tema conclusivo di una trilogia di convegni che durante gli ultimi tre anni ha inteso gettare le basi culturali per la promozione di pratiche intese alla progettazione di un sistema finanziario alternativo, in grado di superare i conflitti e quindi di costruire un’economia di pace. Ad arricchire le occasioni di riflessione quest’anno la Giornata nazionale della Finanza Etica e Solidale tenterà di dare una prospettiva dal basso dell’apertura dell’anno internazionale del microcredito, voluto dall’Onu per il 2005. «Il microcredito - prosegue Gallicani viene spesso utilizzato dalla finanza etica perché da la possibilità a tutti, anche ai cosiddetti ‘non bancabili’, di ottenere piccoli prestiti. In questo senso riteniamo il microcredito uno 40 strumento finanziario realmente in grado di creare un’economia di solidarietà e di pace». Anche le banche tradizionali si sono accorte del nuovo “trend”. E hanno messo sul mercato prodotti finanziari che escludono finanziamenti a mercati o business eticamente discutibili. La giornata della finanza etica servirà a fare chiarezza anche su questo punto: al termine del dibattito sarà aggiornato e pubblicato il nuovo “Manifesto della finanza etica” nel quale verranno chiaramente espressi i criteri attraverso i quali stabilire cosa è finanza etica e cosa no, aiutandoci così ad orientarci e non credere a tutto quello che luccica nel panorama delle proposte finanziarie cosiddette etiche. Discussione del fenomeno Secondo i dati di Banca Etica, relativamente all’attività della filiale di Bologna in Regione, attualmente i soci ammontanto a 2620 per un capitale sociale di 1.859.103 euro, mentre 5547 sono le persone fisiche e 928 le persone giuridiche che, a vario titolo, risultano clienti e/o soci della banca. Per quanto riguarda l’attività di credito etico, nella sola Provincia di Bologna sono già stati erogati 91 finanziamenti per un valore totale di 4.709.134 euro. Fra le principali e più recenti realtà finanziate da istituti di credito etici (Banca Etica e Mag6) troviamo Ong (Gruppo di Volontariato Civile), Cooperative (Coop. Teatri di Vita onlus), associazioni (Comunità Santa Maria della Veneta onlus), enti o progetti aventi finalità sociale (Epta Lavoro Sociale onlus) o comunque volti a favorire la redistribuzione delle ricchezze ed il flusso da chi ha soldi in esubero a chi ne ha bisogno. Un territorio per l’economia solidale Bologna è il capoluogo di un territorio tra i primi in Italia per memoria storica solidale ed è stata tra i primi ad aver creduto ad un progetto di finanza etica e ad aver continuato, per quattro anni, a crederci. Come ha spiegato la presidente della Provincia Beatrice Draghetti: «Il territorio bolognese è ricco di associazioni e realtà legate al mondo della finanza etica e del microcredito. È da queste esperienze che vengono promos- ECONOMIA E SOCIETÀ ABITI E ABILITÀ Si chiama “Per filo e per segno - Abiti e abilità sociali” ed è un negozio molto particolare quello inaugurato il 17 settembre dalla presidente Beatrice Draghetti e dal sindaco Sergio Cofferati in via Cesare Battisti 4/b a Bologna. Nei 200 metri quadrati dei locali la Caritas e le principali cooperative sociali di Bologna vendono abiti rigenerati per bambini e prodotti di artigianato frutto del lavoro dei ragazzi e delle ragazze di queste cooperative: articoli da regalo, partecipazioni, bomboniere, cartotecnica, bigiotteria, ceramiche, affreschi, icone… Al progetto della Caritas diocesana, sostenuto in questo suo primo anno di attività dalla Fondazione Carisbo, hanno aderito le cooperative sociali La Piccola Carovana (che gestirà il negozio), Campi d’Arte, Siamo Qua, l’associazione di volontariato Mosaico di Solidarietà, l’Opera dell’Immacolata e Casa Santa Chiara. «Il negozio - spiega il direttore della Caritas don Giovanni Nicolini - nasce dal desiderio di riconoscere che questi centri sono delle vere aziende dove lavorano persone il cui operato ha un valore che va oltre l’oggetto prodotto». Orario di apertura al pubblico: lunedì e mercoledì: 10.30 - 16 martedì e sabato: 10.30 - 12.30 e 16.30 19.00 giovedì: 10.30 - 12.30 venerdì: 9 - 12.30 e 16.30 - 19.00 se nelle nostre città che possiamo sperare di costruire un futuro di pace. Per costruire la pace ci vuole una vita diversa, un modo diverso di vivere per ciascuno di noi e per le nostre comunità e anche una economia nuova e la finanza etica è un bell’esempio di economia nuova. La Provincia non può quindi che supportare queste iniziative affinché possano raggiungere risultati sempre più importanti e tangibili.» La scelta di sostenere l’economia e la finanza responsabile e solidale fonda le sue radici in una cultura territoriale che da sempre ha fatto della solidarietà, dei diritti sociali e del lavoro i pilastri delle proprie scelte economiche e sociali, dove per altro, e non a caso, la presenza del Terzo Settore è sempre stata attiva e numericamente significativa. L’esempio di Bologna ha portato benefici po- sitivi ed è stato seguito anche da un’altra realtà molto sensibile ai temi della solidarietà e del senso civico: Firenze e la Toscana. Si tratta di due città e di due regioni che da sempre collaborano sui temi della finanza etica e che quest’anno, insieme, consentiranno un raddoppio di luoghi, ma anche di contenuti: a Firenze, il 18 novembre verrà celebrata l’apertura dell’anno internazionale del microcredito attraverso la collaborazione con l’Università degli Studi, il Comune, la Provincia e la Regione; l’appuntamento bolognese rimarrà invece legato al sabato - il 20 novembre - come da tradizione, con un ampio dibattito che vedrà la presenza di Istituzioni ed esperti dell’economia solidale in un confronto comune. Intanto gli esperimenti sono già partiti. A Torino è nato il primo distretto di economia solidale: imprese non profit e associazioni hanno stretto un accordo per permettere ai “consumatori critici” di accedere a tutti i prodotti disponibili. A Roma il progetto di una “città dell’altra economia” è stato finanziato dal Comune con quattro milioni di euro. C’è da chiedersi se presto non succederà qualcosa anche a Bologna, città dell’economia solidale, e magari proprio legato a ciò che la vede in prima linea in Italia: la finanza etica. LA FINANZA ETICA DEI LAMPADIERI IL PROGRAMMA DELL’EVENTO Come già altri anni, in questa giornata, importante è il confronto e la contaminazione fra tutti i soggetti, a partire dal mondo finanziario tradizionale (Banca popolare dell’Emilia Romagna e Federazione Banche di Credito Cooperativo) il confinante commercio equo e solidale (CTM altromercato), i rappresentanti dei sindacati di riferimento (Fiba Cisl e Fisac Cgil), con le industrie attive in percorsi di responsabilità socio ambientale innovativi (Coop Italia), gli enti pubblici sulla frontiera delle sperimentazioni urbane (Comune di Roma, di Firenze e di Bologna, Provincia di Firenze e Bologna), i mezzi di comunicazione della società civile italiana (Altreconomia, Emi, Agenzia Metamorfosi), le principali realtà del pacifismo italiano (Movimento Nonviolento, Peacelink, Emergency, Beati i costruttori di Pace, Mancaintesa, Controllarmi, Banche Armate, Ucodep) e i partner tecnici insostituibili (Arena del Sole e GoodWill) Sabato 20 novembre a Bologna teatro Arena del Sole: Ore 10,30 “Lo scenario: pace e nonviolenza, economia e finanza etica”. Alle 15 “Le pratiche: la finanza etica occasione di pacificazione”. Il convegno si concluderà alle 17,30 con un seminario su “Una nuova finanza per un modello di sviluppo nonviolento”. Uno sportello per il microcredito nell’India meridionale La 4° Giornata nazionale della Finanza Etica e Solidale è dedicata dal movimento alla memoria dell’impegno di Tom Benetollo, presidente dell’Arci, grande amico e sostenitore dell’economia solidale come pratica di pacificazione delle reti sociali, deceduto improvvisamente nel corso di una conferenza d’inizio estate. «In questa notte scura - diceva Tom ai suoi di recente - qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita [...]» 41 MOSTRE I DISEGNI DELLO SCULTORE È allestita presso il Museo Morandi fino al 28 novembre, la mostra Domenico Rambelli a cura di Lorenza Selleri che raccoglie 25 disegni dello scultore faentino scomparso nel 1972, provenienti da una collezione privata bolognese. Si tratta di opere su carta che non hanno legami con la sua produzione di scultore e non tengono quindi conto delle volumetrie tridimensionali degli oggetti scultorei ma solo della bidimensionalità evocata dal gesto ora morbido, della matita, ora incisivo, dell’inchiostro. 42 ONORE AI CADUTI OFFICINA ASIA In occasione del decennale raduno sezionale degli Alpini svoltosi nello scorso settembre presso la Baita alpini “Dante Salomoni” situata nel comune di Monzuno, in perenne memoria dei caduti Alpini, è stato inaugurato un monumento, opera dell’artista bolognese Mario Nanni. Nelle forme più drammatiche del suo personale linguaggio figurativo, Mario Nanni ha creato una scultura che non vuole rappresentare una realtà, bensì interpretarla nell’evocazione di uno spirito di corpo che rende omaggio ai suoi caduti. Sbrecciati piani sovrapposti, culminano in una forma apparentemente rocciosa che non colpisce per la vaga somiglianza col cappello piumato emblema degli alpini, ma per lo squarcio che, come un ferita, lascia fuoriuscire un groviglio di fili ferruginosi quasi brandelli ormai senza vita di corpo tecnologico ed inumano. Officina Asia, titolo che insieme evoca due eventi, uno espositivo ed uno editoriale strettamente correlati l’uno all’altro, ovvero la mostra allestita presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna ed il catalogo pubblicato dall’editore Gabriele Mazzotta, entrambi sono curati dal critico d’arte Renato Barilli. Tralasciando la mostra recentemente conclusasi, in questa sede vogliamo dedicarci a quelle pagine che, dopo aver accompagnato le numerose opere raccolte in Galleria, rimangono come testimonianza e riflessione critica sull’impatto visivo realizzato dall’esposizione. Là dove l’allestimento, attraverso le immagini, quasi “mette in scena”, ricostruendolo, un panorama artistico, il catalogo è sempre uno strumento più discorsivo seppure non scarno nell’apporto illustrativo. Questo volume ne è un esempio con il suo ricco apparto illustrativo ed suoi ampi testi critici che oltre a quello di Renato Barilli mettono in campo i nomi di Francesca Jordan, Tang Di, Kim Airyung e Mikiko Kikuta impegnati nell’indagare in Estremo Oriente. Officina Asia, infatti, rappresenta la tappa più recente di quel progetto di ricognizione delle esperienze artistiche (intitolato Officine) che ha attraversato, prima, il panorama italiano nel 1997, poi, seguendo una scadenza biennale, quello europeo ed americano. Con Officina Asia, dunque, il lettore esce per la prima volta dai confini occidentali per intraprendere un viaggio attraverso Giappone, Cina e Corea del Sud, i paesi che, tra quelli asiatici, vantano tradizioni d’arte contemporanea più solide: il Giappone è stato il primo paese ad aprirsi all’arte occidentale seguito dalla Corea e raggiunto in ultimo dalla Cina. E questi paesi visti nella loro complessità paiono delineare una geografia artistica che tende anch’essa alla globalizzazione sia, a volte, nei termini negativi di omologazione priva di originalità, che di condivisione di una medesima percezione della contemporaneità in cui non vengono meno e si cancellano le singole individualità ed i differenti sostrati espressivi, le diverse radici ed esperienze socio culturali. [a cura di LORENZA MIRETTI] I L C I N E M A R A C C O N TA Sul set di “Il partigiano Johnny” (fotografia di C. De Luigi). L’immagine è tratta da “Fra emozione e ragione. Il cinema di Guido Chiesta” a cura di Domenico De Gaetano L avorare con lentezza non è un film su Radio Alice, ma ha la sua storia sullo sfondo. E non è un film sul ’77. È un film che si svolge in quell’anno a Bologna, una città dove il movimento visse un’esperienza molto diversa dal resto d’Italia». Così il regista, Guido Chiesa, ha voluto mettere in guardia da letture frettolose e superficiali della sua ultima opera, presentata in concorso alla 61° Mostra di Venezia, dove ai due interpreti esordienti, Tommaso Ramenghi e Marco Luisi, è andato ex aequo il premio Mastroianni (l’unico riconoscimento ad una produzione nazionale, in un Festival dominato totalmente dagli stranieri). “Lavorare con lentezza, senza fare alcuno sforzo. Il lavoro ti fa male e ti manda all’ospedale”: questo il testo completo del refrain, scritto dal cantautore napoletano Enzo Del Re, con cui si aprivano ogni mattina i programmi dell’emittente alternativa, forzatamente interrotti il 1° marzo 1977, dieci giorni prima degli scontri di piazza nei quali fu ucciso Francesco Lorusso. E il regista non sarebbe stato tanto affezionato al titolo ripreso da quel brano, malgrado le evidenti controindicazioni del marketing, se non avesse avuto a cuore proprio il tema del lavoro, o meglio l’idea - introdotta dall’ala “creativa” della protesta giovanile - che il lavoro non si identificasse esclusivamente con la fabbrica e la catena di montaggio. Questa fascinazione per Radio Alice viene da lontano. All’epoca, Guido Chiesa aveva 18 an- L’utopia di Alice di COSTANZO BAFFETTI Bologna e la sua storia recente, sono le protagoniste dell’ultimo film di Guido Chiesa presentato alla Mostra di Venezia ni, tutti vissuti nel natìo Cambiano, piccolo paese della provincia di Torino, da lui stesso definito “un luogo tranquillo, dalla forte tradizione cattolica e contadina”: il suo spirito ribelle lo aveva spinto a frequentare il collettivo di Lotta Continua e a partecipare all’occupazione del liceo di Chiari, una cittadina altrettanto quieta. Piccoli gesti, in confronto agli avvenimenti in corso nelle grandi città. Ma egli stesso ricorda che il suo “provincialismo” contribuì più tardi a sottrarlo agli esiti estremi del riflusso, da un lato la lotta armata (una “non soluzione”) e dall’altro l’autoannientamento nella droga. La rivisitazione degli anni Settanta al di là della “vulgata corrente”, fatta soltanto di “piombo e stragi”, è quindi il leit motiv del film, costruito su storie fra loro intrecciate (l’irruzione della polizia nei locali di Radio Alice e il clamoroso furto in banca sventato dopo che i ladri avevano scavato un tunnel di 70 metri), in cui “tutti gli spettatori vedranno quello che vogliono”, dice Chiesa, e l’approccio fuori da vecchi schemi ideologici “non piacerà né a certa destra né a certa sinistra”. Per il regista torinese, infatti, il ’77 non fu semplicemente un remake del ’68, con un tragico epilogo: fu anche una ventata di aria fresca, che avrebbe portato a profondi cambiamenti culturali e di costume, a cominciare dall’idea, più che mai attuale, della “felicità sganciata dal profitto”. Citando una stima dell’Onu, secondo cui nel Duemila l’attesa di vita lavorativa di un giovane raggiunge le centomila ore, più del doppio rispetto agli anni ’70, Chiesa si domanda: «I bisogni primari e secondari sono stati soddisfatti, ma la felicità? Il tempo libero è impiegato unicamente nella spesa dei soldi guadagnati nel tempo lavorativo, che grazie all’informatizzazione invade tutti gli aspetti della vita». E insieme alla riconquista della felicità, non più delegata ad improbabili scenari rivoluzionari, c’è la ricerca di nuove forme di comunicazione sociale e personale (si potrebbe forse addirittura parlare di una nuova dimensione comunitaria), nella quale Radio Alice ebbe un ruolo significativo, “per la sua capacità di essere trasversale e collettiva”, di promuovere la partecipazione usando, tra le prime, il telefono in diretta. Attraverso la vicenda del ’77 bolognese, insomma, il regista ci parla delle inquietudini e dei sogni di oggi, collega il passato al presente, i fermenti positivi del movimento studentesco a quelli della galassia no global. Con un linguaggio che mescola realtà e fantasia, ironia e dramma, emozione e ragione, evitando ogni accento nostalgico e, anzi, mostrando anche i limiti di quell’esperienza. E con un “viaggio nella memoria” simile a quello del suo primo lungometraggio, Il caso Martello (1991), dove il protagonista è un ex partigiano che sembra scomparso nel nulla,sulle cui tracce si mette dopo 35 anni un assicuratore. Quasi un “giallo”, che però fa da sfondo a ben altro. Come sottolinea sempre l’autore, «non è la ‘ricostruzione’ della Resistenza al centro della storia, ma l’Italia del presente, l’Italia che vedevo da lontano e in cui tornavo sempre più spesso (Chiesa lavorava dal 1983 negli Stati Uniti, alla dura scuola degli underground movies - ndr). Era l’Italia di Craxi, degli yuppies, delle televisioni di Berlusconi, un paese che era diventato la quinta potenza industriale del mondo e faceva sfoggio di ricchezza e benessere, ma che stava dimenticando il proprio passato». Ecco la rigorosa esigenza che percorre l’intera opera del ragazzo emigrato da Cambiano a New York e poi tornato a Roma per fare un cinema davvero indipendente, capace di non esaurirsi nei sentimenti privati ma di «esprimere uno sguardo originale su ciò che sta accadendo, avere il coraggio di rischiare, allac ciando il passato al presente». 43 RASSEGNE Parola immaginata di BARBARA TUCCI L etteratura, teatro, musica e immagine tornato ad intrecciarsi nella settima edizione de “La parola immaginata”. Ideata e diretta da Stefano Tassinari, la rassegna propone una lettura scenica di testi letterari di genere vario, arricchita da interpretazioni musicali e fotografiche. L’arte si presenta, in questo contesto, come una contaminazione fra le diverse forme di espressione. La rassegna, ospitata all’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena e realizzata con la collaborazione della compagnia Teatro dell’Argine, è promossa dagli assessorati alla Cultura del Comune di San Lazzaro e della Provincia di Bologna che, anche quest’anno l’ha inserita all’interno delle manifestazioni di “Invito in provincia”. La programmazione di “Invito in provincia”, nell’ultimo anno, comprende 700 spettacoli che hanno interessato 350mila spettatori. Le 60 rassegne hanno spaziato fra le diverse arti, con un’attenzione particolare a tutti i generi musicali (classica, jazz, etnica, popolare) e al teatro, pur senza trascurare mostre d’arte, rassegne cinematografiche, convegni, danza e feste. Nel 2004, inoltre, il programma di “Invito in provincia”, oltre all’interessamento di tutti i Comuni del territorio provinciale, ha registrato anche l’adesione di alcuni Quartieri di Bologna. L’edizione 2004 de “La parola Immaginata” prevede quattro appuntamenti lungo il mese di ottobre ed è dedicata alla memoria del fotografo Dario Berveglieri. Ogni serata ospita uno scrittore, che accompagnato da Stefano Tassinari, ripercorre le storie della sua opera, riflettendo sugli interrogativi che essa suscita e svelandone le curiosità. Il libro diventa poi materia di incontro e confronto fra diverse forme di linguaggio artistico. Alcuni brani sono scelti per una lettura scenica: interpretazione d’attore accompagnata da un sottofondo musicale e dalla proiezione di immagini fotografiche evocate dal tema del libro. Filo conduttore di quest’anno sono le biografie romanzate e le storie di vita, declinate in modo da offrire al pubblico una gamma diversificata di temi e linguaggi, sia letterari, sia musicali e visivi. Il primo appuntamento (7 ottobre) è con “La straduzione”, toccante romanzo di Laura Pariani, affidato alla voce di Elena Bucci e alle so- 44 Sotto, lo scrittore messicano Paco Ignacio Tàiho e, a destra, la scrittrice francese Eliette Abécassis interpreti e autori di “La parola immaginata” norità del sassofonista Antonio Marangolo, sul palco con Fausto Beccalossi (fisarmonica) e Juan “Flaco” Biondini (chitarra), con immagini del fotografo Giovanni Giovanetti. Il libro ripercorre un frammento di vita dello scrittore polacco Witold Gombrowicz che, giunto a Buenos Aires da turista proprio nel momento in cui Hitler invadeva la Polonia, decise di fermarsi nel Paese latinoamericano per ricominciare da capo la propria esistenza. La storia e i sogni dello scrittore s’intrecciano con quelli di un giovane immigrato italiano che cerca il riscatto attraverso la boxe, ma anche con la memoria dell’autrice, vissuta in Argentina. Protagonista del secondo appuntamento (14 ottobre) è il romanzo di Ugo Riccarelli “Il dolore perfetto”, vincitore dell’edizione 2004 del Premio Strega. Il libro ripercorre la storia d’Italia dalla fine dell’Ottocento alla conclusione della seconda guerra mondiale, a partire dalle vicende di un giovane anarchico che, inseguendo la propria utopia, attraversa i grandi eventi dell’epoca. Sul palco a dar voce e corpo al romanzo l’attore Renato Carpentieri, le musiche sono di Paolo Capodacqua (chitarra) che suonerà con Giuseppe Morgante (sax) e Germana Rossi (violino e fisarmonica). Le immagini della serata sono di Luca Gavagna. La rassegna prosegue poi con la biografia del Che “Senza perdere la tenerezza” (21 ottobre) dello scrittore messicano Paco Ignacio Tàibo II. Scritto dopo anni di ricerche storiche, questo testo consegna al lettore l’immagine di un ribelle per antonomasia, forse l’unico rivoluzionario del Novecento il cui mito abbia attraversato più generazioni per arrivare fino ai giorni nostri. Spetta all’attore Leo Gullotta dare voce alle pagine del romanzo. Il contrappunto musicale è invece di Javier Girotto e Cordoba Reunion, che hanno scritto le musiche, eseguite dai musicisti Carlos “Tero” Buschini (basso), Martin Bruhn (percussioni), Gerardo Di Giusto (pianoforte) e da Javier Girotto (fiati). Le suggestive immagini sono del reporter Luciano Nadalini. La conclusione della rassegna (28 ottobre) è affidata al breve ma intenso romanzo della scrittrice francese Eliette Abécassis “Mio padre”. Accanto al sentimento per la perdita del padre, il romanzo riflette sul ruolo dell’essere figlia. Con una scrittura intima e lirica, Eliette Abécassis conduce il lettore all’interno di un percorso esistenziale unico e universale allo stesso tempo. Al romanzo dà voce Lucia Vasini, accompagnata dalle musiche di Gabriele Mirabassi (clarinetto), Paolo Alfonsi (chitarra) e Salvatore Maiore (contrabbasso), con lo sfondo delle immagini di Nancy Motta. Tutti gli appuntamenti sono alle ore 21.15 all’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena (viale Rimembranze, 26). L’ingresso di 3 euro sarà interamente devoluto a Emergency. Prenotazione consigliata. Info: tel. 051.627.01.50 e-mail: [email protected] ANDAR PER MUSEI La passione di Pelagalli di MARCO BENTIVOGLI Un viaggio coinvolgente tra le scoperte della scienza e della tecnica nel campo della comunicazione a partire dai rari cimeli appartenenti a Marconi U n cancello sormontato da un’insegna con la scritta “Mille voci…mille suoni”, si apre davanti ad uno scivolo che porta ad un seminterrato, nato come garage, di un anonimo palazzo alla periferia ovest di Bologna. Al posto della tipica porta basculante, un infisso a vetri opachi che il Cav. Giovanni Pelagalli, apre con un radioso sorriso ma anche con un fare quasi sacrale, ammettendoci nel suo museo. Già dal primo affacciarsi si ha la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di eccezionale, per quella lunga serie di banchi e mensole sui quali sono collocati, con una densità da ferramenta di paese, ma con ordine pressoché perfetto e divisi per grandi categorie, degli apparecchi elettrici di ogni tipo. Generatori di onde elettromagnetiche, ricetrasmittenti, valvole, microfoni, amplificatori, grammofoni, … Lo spazio fra le due file di banchi è abbastanza ristretto, anche per la presenza, davanti, di seggiole e qualche panchetta, sulle quali gli ospiti vengono gentilmente invitati a sedere per una breve introduzione. Fra i tanti apparecchi, tutti funzionanti, una delle prime stazioni radiotelegrafiche navali, ed una ricetrasmittente in fonia, in dotazione agli aerei della prima guerra mondiale, microfoni di ogni tipo e di ogni epoca, assieme ad una quantità di apparecchi radio domestici, a partire dai primi modelli della fine degli anni ‘10, ognuno con una sua storia, come ad esempio quella della “radio Balilla”, concepita per attuare la prima, grande diffusione in Italia di un moderno sistema di comunicazione. Poi snocciola con scioltezza tutta la storia della riproduzione e trasmissione dei suoni dalla nascita ai giorni nostri, arricchita di considerazioni sui risvolti economici e sociali dei vari passaggi e di gustosi aneddoti, come quello su Edison che, col suo cilindro inciso, si vantava di “far parlare i morti” in quanto avrebbe consentito di ascoltare la voce registrata, anche dopo che l’interessato fosse passato a miglior vita. Occorrerebbe un volume per descrivere le macchine per la cinematografia, dalle lanterne magiche di metà ‘800 a quella dei fratelli Lumiere del 1895, dai proiettori del cinema muto dei primi anni ‘20, a quelle più attuali, e poi altrettanti per descrivere la “storia per apparecchiature” della televisione, del telefono, del computer, dei registratori, distribuiti sugli scaffali che accompagnano il visitatore fino al punto in cui fanno bella mostra di sé alcuni rutilanti, e ovviamente funzionanti (a richiesta), juke-boxes. La verve del nostro accompagnatore sembra venarsi di dolcezza quando si arriva alla zona delle “macchine musicali” del ‘700 e ‘800. Si potrebbero chiamare “carillon” ma la parola non dà certo l’idea della meraviglia di questi gioielli di meccanica, tecnica musicale, ebanisteria. Si tratta spesso di veri e propri automi, miniaturizzati come un piccolo uccello di 2 cm. che suona e si muove, o giganteschi, come un magnifico, “armadio orchestra” alto più di 2 metri. Ognuno con una sua storia “personale”, ed una che descrive romanzeschi episodi di ritrovamento fortuito, o di lunghi e pazienti “inseguimenti” in diverse parti del mondo. Finalmente arriviamo alla “sala Marconi” dove sono esposti alcuni apparecchi originali, cimeli, riconoscimenti, busti dell’inventore, foto a ricordo di avvenimenti significativi con la sua presenza, e di celebrazioni postume. Fra le foto, diverse ritraggono Pelagalli che celebra Marconi in compagnia di grandi personaggi di mezzo mondo. Nelle sue parole vibrano sentimenti di amore e riconoscenza per il genio dell’inventore, di frustrazione per non vederlo riconosciuto in Italia, allora ed oggi, come avrebbe meritato; l’entusiasmo e l’orgoglio di chi sa di aver fatto una cosa importante, ed il rammarico di essersi sempre sentito troppo solo in questo grande sforzo; l’invidia per come rappresentanti di altri paesi hanno offerto a lui di dare colà una prestigiosa sede al museo, nel nome di Marconi, mentre le nostre istituzioni, pubbliche e private hanno sinora dimostrato alquanta freddezza; la volontà di proseguire in un’attività tesa a valorizzare l’immagine e la memoria del grande scienziato, ed a sviluppare un progetto che rappresenta ormai per Pelagalli, il sogno di una vita, mai realizzato, perché sempre proiettato verso nuovi traguardi. Alla fine si percepisce non di aver visitato un museo, ma di aver assistito ad uno spettacolo che ha per sfondo la scienza e la tecnica, ma come protagonista l’uomo, il suo genio ed il suo entusiasmo, la sua passione e la sua costanza, la sua volontà e la sua fantasia, la sua storia ed il suo amore per il nuovo, per il fascino della scoperta e della sfida, e di cui Giovanni Pelagalli è interprete appassionato. Senza questo interprete, sarebbe ugualmente interessante ? Intanto godiamocelo così. 45 LIBRI ABITARE LA TERRA Eloquente il titolo del secondo volume pubblicato dal Centro di divulgazione agricola della Provincia di Bologna con la Camera di Commercio, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna ed il Ministero per i Beni e le Attività culturali: Abitare la terra. Edifici rurali del Bolognese di Mario Vinelli (editore Centro Divulgazione Agricola). Con quest’opera - che segue il libro “Paesaggi Bolognesi” - l’autore sposta l’attenzione dallo scorrere della vita umana (l’abitare) alle costruzioni che, variamente disseminate nell’ambiente, rappresentano oggi le uniche testimonianze superstiti di una società lontana con insediamenti e sistemi di vita all’interno ed in simbiosi con un determinato ambiente. Ecco il significato di “abitare la terra” . La campagna o la montagna, così come le differenti attività produttive hanno sempre condizionato la morfologia dei nuclei abitativi. Singoli edifici rurali o agglomerati insediativi, corti o torri hanno ‘scritto’ coi loro muri sull’immensa superficie della terra come fosse un foglio di carta su cui tramandare il ricordo degli uomini che hanno qui trascorso le loro vite. Lo scorrere del tempo, poi, mutando le condizioni storiche, economiche o sociali, ha a sua volta influito sulla fisionomia del paesaggio. Si pensi a fenomeni quali la colonizzazione agraria, oppure l’abbandono delle regioni di montagna, spesso conseguente alle distruzioni del periodo bellico, che hanno dato luogo a grandi trasformazioni degli stessi insediamenti abitativi. Di frequente, gli edifici originari sono stati trasformati in depositi o rimesse quando non sono stati addirittura abbattuti per far posto a costruzioni moderne o smantellati per riutilizzarne i materiali edilizi. Un destino molto diffuso prima che un’adeguata normativa regionale di tutela e rivalorizzazione di questo patrimonio ne arginasse la distruzione capillare negli anni ‘70. Ed oggi, assistiamo ad un’inversione di tendenza. Non più condannati ad essere rasi al suolo, questi edifici vivono una nuova epoca d’oro grazie anche al mutare dei modelli comportamentali con la tendenza ad abbandonare gli agglomerati urbani per ritirarsi nell’hinter- 46 land cittadino. Abitare la terra vuole dedicare ampio spazio a quel passato che rischia di scomparire; ed a tal fine, numerose sono le immagini storiche che affiancano quelle più recenti documentando un’epoca perduta. Il presente è affidato alle parole ed agli scatti fotografici di Mario Vianelli, il passato emerge attraverso le fotografie di Luigi Fantini, appassionato studioso e fotografo, che dal 1939 immortalò edifici che erano destinati a soccombere sotto la ferocia bellica e che solo attraverso le sue immagini sopravvivono fino ai nostri giorni. STORIA DI RENO Pur avendo per protagonista non un uomo in carne ed ossa ma un fiume, il Reno, il libro di Maurizio Garuti appare quasi un romanzo di formazione, come si evince sin dal titolo: Il romanzo del Reno. Storia di un fiume inquieto (ed. Pendragon). Romanzo che, pubblicato con la collaborazione dei Comuni di Bologna e di Casalecchio di Reno e della Bonifica Renana, fa parte di una collana che educa alla conoscenza attraverso lo strumento narrativo romanzesco. Personaggio principale, abbiamo detto, è il fiume Reno del quale l’autore segue le vicende a partire dalle origini toscane, da quel borgo di villeggiatura in provincia di Pistoia che ne raccoglie i primi gorgoglii, per poi accompagnarlo nei suoi primi passi verso le pianure emilia- ne fino a Marzabotto ove il nostro eroe conobbe gli etruschi (e li vide fondare Misa e Felsina, ovviamente l’odierna Bologna) ed incontrò i romani (che ribattezzarono Bononia la Felsina etrusca). Ma ecco che anche per il Reno è il momento di ‘accasarsi’ ed all’altezza della famosa rupe di Sasso Marconi la valle del Reno confluisce con la valle del Setta. È questa un’unione tra conterranei poiché anche il torrente Setta è di origini toscane, ma, rispetto al compagno, vanta acque più pure tanto che i romani le convogliarono verso Bologna in un acquedotto sotterraneo lungo 18 Km costruito alla fine del I sec. a.C. Ormai il nostro protagonista parrebbe, però, giunto già al capolinea ponendo la sigla the end alla sua avventura alla foce nei pressi di Casalecchio ed invece la storia continua. Trascuriamo chi (in nome della geologia) dice che dapprima il Reno terminava la sua corsa presso Sasso Marconi in un grande golfo lagunare trattenuto dalla collina di San Luca - vicenda dalla quale si potrebbe trarre la storia di una sua fuga per la libertà da Sasso -, ma non dimentichiamo che, se il Reno conclude la sua vita ‘turbinosa’ nella cittadina emiliana, un suo ramo artificiale abbandonò ‘il nido paterno’ per andare in città dove condusse una vita lunga e prosperosa alla quale l’autore dedica ampio spazio nel suo romanzo e che noi lasciamo al lettore il piacere di scoprire. A PROPOSITO DI TERRITORIO Da segnalare due libri che raccontano del nostro territorio con un taglio storico: Zola Predosa da paese a città. 1945-2000 a cura di Bruno Drusilli (edito dal Comune di Zola Predosa) e Il territorio e la pianificazione. Continuità e mutamenti di Mauro Maggiorani e Marzia Marchi (ed. Aspasia). È dedicato alla storia di Zola Predosa, il primo dei due volumi, che racconta tenendo lo sguardo rivolto al contempo al comune emiliano ed al territorio emiliano-romagnolo. Una bifrontalità dello sguardo niente affatto casuale. Le vicende ed i caratteri del primo, infatti, appaiono come emblematici della storia di que- LIBRI sta regione e gli anni presi in considerazione quelli dal 1945 al nuovo secolo che comprendono le lotte sia per la liberazione che per la ricostruzione del paese - sono anni densissimi di avvenimenti e pregni di significato se osservati dal punto di vista dello spirito d’intrapendenza e dei risultati raggiunti nello sviluppo e nel governo del territorio tanto dei singoli nuclei urbani che dell’intero paese. Il libro di Mauro Maggiorani e Marzia Marchi fa parte della Collana dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna e rappresenta il primo risultato di una ricerca condotta da tale istituto (già impegnato in studi sulla seconda guerra mondiale e sui suoi effetti sul territorio e la società della provincia) circa il periodo che va dalla fine della guerra ai primi anni Sessanta nel Nord-Est bolognese. Affrontando l’argomento da diversi punti di vista (come quello politico, economico, demografico o insediativo) il volume ricostruisce un panorama in cui sono anche messi ben in evidenza i rapporti di causa ed effetto innescati per esempio dallo sviluppo industriale o dal boom economico. RICORDANDO QUEL GIORNO RACCONTARE IN VERSI Massimo Boschi e Cinzia Venturoli sono i curatori del volume intitolato 2 agosto 1980. Dov’eri? (ed. Pendragon) che ricorda la drammatica vicenda della strage di Bologna attraverso gli occhi ed i ricordi non dei diretti protagonisti, cioè non di quanti furono, per così dire colpiti nel corpo o negli affetti dalle schegge di quell’esplosione, ma di quanti magari mille miglia lontani furono colpiti nello spirito dalla tremenda notizia udita alla televisione o letta sui giornali, appresa da uno sconosciuto... Nel 2002, il Cedost (Centro di documentazione storico-politica sullo stragismo) lanciò l’iniziativa “Dove eravate il 2 agosto 1980?” affinché in quindici righe chiunque potesse narrare i suoi ricordi aprendo così una finestra sulle emozioni scatenate da quel disastro.Lo stesso Cedost insieme all’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980 hanno poi selezionato alcune tra le centinaia di testimonianze giunte, raccogliendole in questa pubblicazione, ove nomi illustri si alternano a perfetti scono sciuti. Dedichiamo un piccolo spazio a due libri di poesia: Sprazzi di luce di Umberta Conti e Al cafà d’levènt (il caffè di levante) di Stefano Delfiore. Le poesie di Umberta Conti (edite da Unigraphis di Zola Predosa), proprio come indica il titolo, paiono squarci luminosi nell’oscurità della vita. Difformi per verso e dimensioni, le sue poesie sono accomunate da un medesimo ritmo che è come un gorgoglio di emozioni continue sotto una coltre di «gioia e di dolore». Scrive, infatti, la poetessa: «immersa fra la gioia e il dolore / in cui si hanno emozioni / sarò sempre pronta ad amare» in una terzina quasi paradossale poiché la gioia ed il dolore (parole chiave di questi versi) sono già emozioni - che si conclude con quella dichiarazione d’intenti (l’essere sempre pronta ad amare) universale chiave di eccesso alla comprensione di questi versi altamente emozionali. Il mondo poetico di Stefano Delfiore si presenta con una formula linguistica ben precisa ed eloquente: quella dialettale. Si tratta di un dialetto bolognese preoccupato più di rispettare graficamente la reale pronuncia parlata che la correttezza etimologica. Una scelta che immediatamente introduce il lettore in un mondo intimo, quello di un parlato ad un tempo quotidiano, ma anche drammatico nel volgersi all’oblio di una memoria linguistica sempre più dimentica di sé. Una lingua fantasma che ben si adatta a questi versi che raccontano di un mondo per lo più visto come in controluce. DALLA PARTE DEGLI ANIMALI Dalla parte degli animali, si schiera, senza ombra di dubbio, Giorgio Celli nel suo ultimo libro L’avvocato degli animali... e del cane (Alberto Perdisa editore). Posizione non inusuale quella di Celli, da anni strenuo e sagace difensore degli animali di tutte le dimensioni, che anche in questo volume, agile nelle dimensioni come nella lettura, porta alla sbarra l’uomo, reo recidivo nei confronti del mondo animale. Ce n’è per tutte le specie! Che sia squalo e delfino, scimmia, serpente e zanzara o che sia l’amico per eccellenza dell’uomo, il cane, non fa differenza, ogni animale trova nell’etologo più famoso d’Italia l’avvocato più sferzante ed implacabile che da un lato si assume l’incarico di sfatare errati luoghi comuni e dall’altro di spezzare una lancia a favore dei più deboli: gli squali sono cattivi, i serpenti pericolosi, i coccodrilli mostruosi assassini? Sarà, ma sono solo loro ad essere sempre più in pericolo di estinzione, non l’uomo che forse, alla fine riuscirà ad estinguere ogni essere animato sulla terra... ovviamente compreso se stesso. ANDIAMO DI QUA! Pubblicata la 3° edizione di Percorsi Alternativi (Grafiche San Ruffillo). Una raccolta di quindici mappe (non solo dell’area bolognese) che illustrano percorsi diversi da quelli più conosciuti e rispetto ai quali possono rappresentare un’alternativa più veloce, perché meno noti o frequentati, o più suggestivi per i panorami che offrono. Ne sono un esempio gli Stradelli Guelfi che conducono al mare ma che spesso gli automobilisti conoscono solo di fama o la Valle del Montone che attraversa sia zone di montagna che di pianura costellate di località di interesse non solo storico e naturalistico, ma anche culinario. [a cura di LORENZA MIRETTI] 47 NUOVI TURISMI Buone prospettive per l’agriturismo bolognese di LORENZO BERTOCCHI Si tratta di una realtà in espansione con forze giovani e ben preparate. Occorre però lavorare sulla diversificazione dei servizi, sulla qualità dell’offerta e sulla creazione di “distretti territoriali” L’ agriturismo negli ultimi vent’anni ha conosciuto un periodo di crescita esponenziale anche nella provincia di Bologna e il settore è in continua evoluzione. Nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale il ruolo svolto da questa attività produttiva è assolutamente centrale: si “vende” il territorio attraverso prodotti tipici e servizi di tipo ricreativo, didattico, informativo, ecc. Un’indagine appena conclusa e realizzata grazie alla collaborazione del servizio Aiuti alle imprese e sviluppo rurale della Provincia e della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, ha analizzato la struttura e le caratteristiche delle aziende agrituristiche bolognesi. Imprese familiari con giovani conduttori Il monitoraggio delle aziende è avvenuto con l’ausilio di un questionario appositamente redatto e inviato, tramite posta, alle 99 aziende che alla fine del 2003 risultavano iscritte all’Albo provinciale degli operatori agrituristici e in possesso di autorizzazione comunale. I risultati sono stati incoraggianti: 44 aziende hanno risposto al questionario, in rappresentanza di 30 comuni su 60 (il campione è stato ritenuto sufficientemente rappresentativo e quindi valido). Per fare una breve carrellata diciamo che la maggioranza delle aziende campionate sono imprese di tipo individuale, con un imprenditore giovane (età media 43 anni) che svolge molti ruoli (da quello direttivo/organizzativo a compiti strettamente gestionali) ed ha un contatto diretto con il cliente. Particolarmente interessante il dato relativo ai collaboratori: nel- 48 la maggioranza dei casi si tratta di membri della famiglia dell’imprenditore, il più delle volte provvisti di un titolo di studio piuttosto elevato (17 i laureati e 43 i diplomati); in alcuni casi si tratta di persone che occupano compiti direttivo-organizzativi. In merito ai servizi offerti, forse troppo spesso ci si caratterizza unicamente per la ristorazione. Emergono comunque diverse realtà che promuovono un ventaglio di servizi molto articolato: attività culturali, didattiche, sportive, vendita diretta dei prodotti aziendali, ecc. Entrare in una logica di network Da quanto osservato, si delineano tre possibili vie di sviluppo per queste imprese, così come per il settore agrituristico in genere: 1. proseguire nella differenziazione dei servizi offerti, arrivando a superare il concetto del ristorante fuori porta, stereotipo che in molti casi appare ancora troppo evidente; 2. perseguire con passione una politica della qualità in ogni ambito di interesse aziendale; 3. entrare in un’ottica di network attraverso la collaborazione e la partecipazione a progetti condivisi. Si tratta di tre azioni essenziali per poter creare un vero e proprio “distretto territoriale” che possa caratterizzarsi per originalità, risultando così come vera alternativa ad altre forme di turismo. In particolare il concetto di network è fondamentale per imprese che devono crescere non tanto all’interno dei loro confini, quanto attraverso le interazioni che possono instaurarsi con altre aziende e altre realtà del territorio NUOVI TURISMI (enti, associazioni, altre imprese, operatori turistici...). Ferma restando una continua ricerca della “qualità”, intesa anche come legame con le tradizioni del territorio in ogni ambito di interesse aziendale (storico-architettonico, gastronomico, agronomico, ecc.). Sviluppando una serie di servizi ampia e qualitativamente valida, si potrebbe classificare in maniera più precisa questa tipologia d’imprese, troppo spesso non ben connotate agli occhi del possibile visitatore. In conclusione, lo sviluppo economico delle aree rurali avverrà veramente quando l’aspetto agronomico-ambientale s’intreccerà positivamente con quello di promozione culturale e del turismo rurale. Il risultato potrebbe essere quello di un nuovo distretto produttivo, un insieme di realtà imprenditoriali in grado di coniugare uomo, tecnica e ambiente per rivolgersi a un utente sempre più attento, offrendogli i prodotti, la natu ra e la cultura delle loro terre. Sui Colli con gusto Un anno di iniziative enogastronomiche alla scoperta dell’Appennino bolognese È una rassegna di appuntamenti enogastronomici, culturali e turistici che prenderà vita nei cortili, nelle cantine e nei ristoranti di una trentina di aziende agricole, vitivinicole e agrituristiche dell’Appennino bolognese. Sui Colli con gusto realizza così il desiderio degli appassionati e dei consumatori più curiosi di entrare nelle fattorie per assistere alla vendemmia o al travaso dei vini nelle botti, per guardare come si alleva il bestiame e come si realizzano formaggi e salumi. Gli eventi sostenuti dal Gal BolognAppenino e organizzati dai produttori dell’area si svolgeranno ogni domenica nel periodo tra settembre e il prossimo giugno, gennaio escluso. Un appuntamento fisso con le iniziative più varie: dalle degustazioni guidate alle visite ai vigneti e alle cantine, dalle dimostrazioni di smielatura alla raccolta della lavanda, dai pranzi a tema nei ristoranti alle lezioni di abbinamento tra i vini dei Colli bolognesi e i piatti più tipici del territorio. Non mancheranno momenti culturali, mostre e stage a far da completamento ai percorsi del gusto. Come pure le manifestazioni che, dal periodo primaverile, vedranno il loro culmine il 29 maggio con Cantine Aperte e il 19 giugno con MontagnAperta. [F. L.] Strada dei vini e dei sapori dei Colli d’Imola S L’ultimo numero della rivista “Il Divulgatore” edito dalla Provincia che traccia il lavoro tra passato e presente che le donne hanno svolto e svolgono nel settore dell’agricoltura. Un’interessante monografia tra sociologia e costume presentata dall’assessore Gabriella Montera i snoda per un centinaio di chilometri nei territori di nove comuni, tra le valli dei fiumi Santerno, Sillaro e Sellustra che fanno da cerniera tra l’Emilia longobarda e la Romagna bizantina. La Strada dei vini e dei sapori dei Colli d’Imola è apprezzata per i paesaggi naturali che attraversa, per i centri storici e culturali con ottime strutture ricettive, per la qualità dei vini e della ristorazione proposta agli appassionati di enoturismo e per la varietà degli eventi e delle manifestazioni che ruotano attorno ad essa. Di tutto questo s’è accorto anche l’ultimo Rapporto nazionale sul Turismo del Vino del Censis, secondo il quale la Strada dei Colli d’Imola si piazza al 22° posto della classifica stilata su 84 strade in tutta la Penisola. Prima della classe in Emilia-Romagna, segue di un soffio la Strada della Vernaccia di San Gimignano e si lascia alle spalle nomi blasonati come Chianti-Rufina e Pomino. [F. L.] COLTIVARE CON POCA ACQUA “Coltivare risparmiando acqua”, un recente numero del divulgatore propone una serie articoli che affrontano le numerose problematiche inerenti la gestione dell’acqua a fini produttivi nel momento in cui sempre più si dibattono, si progettano e si realizzano strategie per l’uso sostenibile delle risorse, dalle tecniche di coltivazione “asciutta”, per conservare le riserve idriche del suolo, alle indicazioni su quando e quanto irrigare per somministrare acqua alle piante solo nelle fasi fisiologiche in cui ne hanno più bisogno, alle informazioni sulla gestione degli impianti di irrigazione. Inoltre una serie di schede specifiche fornisce una concreta applicazione delle analisi proposte: per ciascuna coltura, dal mais alla patata, vengono descritte le fasi di maggiore sensibilità, gli effetti ottenibili attraverso l’irrigazione e i consigli di intervento scaturiti dall’attività sperimentale svolta dal Canale Emiliano Romagnolo. http://www.divulgatore.bo.it/web/index.php 49 la sportina sportiva Si ricomincia di ANTONIO FARNÈ Le prospettive per la stagione 2004-2005 delle squadre bolognesi di calcio e basket E cco di nuovo il rito laico della domenica, un rito che si consuma allo stadio e al palazzo. Le speranze si confondono con le illusioni, i proclami danno corpo ai traguardi da raggiungere. Sarà il campo, come sempre, a confermare o smentire gli obiettivi della vigilia. Ai nastri di partenza i colori di sempre: rossoblù per il calcio, biancoblù e bianconero per il basket. Sono questi gli sport che più di altri catturano l’interesse dei tifosi bolognesi. Inevitabile, all’alba dei nuovi campionati, dare un’occhiata alle prospettive. Nel Bologna targato 2004-2005 il primo dato che balza agli occhi è quello anagrafico: con i suoi 33 anni di media quella di Mazzone è la squadra più vecchia della serie A. L’esperienza come valore aggiunto, se può consolare. Scendendo nel dettaglio, difesa nuova di zecca, con l’innesto di Daino, Petruzzi e il ritorno di Torrisi. Tanti rimpianti, nel reparto in questione, per l’inopinata partenza di Natali, uno degli elementi più positivi della passata stagione. A centrocampo spicca l’arrivo del greco Zagorakis, approdato sotto le due torri con un biglietto da visita niente male: miglior giocatore agli ultimi Europei, vinti a sorpresa con la sua nazionale. Poi Nervo, capitano di mille battaglie, e Giunti, altri elementi dotati di personalità ed esperienza. È il reparto offensivo invece quello che suscita le perplessità maggiori. Dopo sei stagioni in rossoblù, scandite da 67 gol in campionato, Beppe Signori ha deciso di cambiare aria. Per lui destini incrociati con Zagorakis: il bomber di Alzano Lombardo a trentasei anni ha deciso di cercare una nuova vetrina nel campionato greco, a Salonicco, sponda Iraklis. La delega del gol sarà allora affidata a Tare, Bellucci, Locatelli e a un altro gradito ritorno, Giacomo Cipriani. Rimpiazzare un’icona come Signori non sarà comunque facile. Obiettivo dichiarato, la salvezza. Nel nuovo 50 Europa. Anche quest’anno però la Bologna dei canestri sarà orfana delle malie del derby. Gli organi federali in estate non hanno fatto sconti costringendo la Virtus a ripartire dalla Legadue. Le ambizioni comunque non mancano. La squadra, affidata a un virtussino doc come Giordano Consolini, è stata costruita per vincere e per tornare a scaldare i cuori dei suoi vecchi tifosi. D’altronde chiamarsi Virtus comporta obblighi e pressioni inevitabili. L’organico è completo; ad occhio non manca nulla. Una collezione di nomi, giocatori di qualità e con la stoffa dei leader. Guyton, arrivato in bianconero dall’altra sponda, Brewer, Dawson, Parente e Podestà, soltanto per citare gli elementi di spicco, sono atleti di lusso per la Legadue. Si prospetta, inutile nasconderlo, una stagione vincente in casa Virtus. Ed allora il derby appare più vicino. Anche in questo caso occorre avere un po’ di pazienza. campionato a venti squadre, che prevede soltanto tre retrocessioni, rimanere in serie A non dovrebbe essere un’impresa per il gruppo Mazzone. Ma questa città e questi tifosi, ripetita iuvant, meriterebbero di più. C’è bisogno di un salto di qualità che per ora non arriva. Ed allora accontentiamoci ancora, in attesa di tempi migliori. Spazio al basket, corroborato dall’argento olimpico conquistato ad Atene dalla nazionale di Recalcati. La Fortitudo di Jasmin Repesa sulla carta appare meno forte di un anno fa. Budget ulteriormente limato e la conseguente scelta di puntare sui giovani. Si aspetta la definitiva consacrazione di Belinelli e Mancinelli, coppia già matura per essere protagonista. Occhi puntati anche su Bagaric, quello che, secondo molti, in prospettiva può essere il miglior pivot d’Europa. Qualità e sostanza dovrebbero arrivare anche da Douglas e Lorbek, per non parlare dell’affidabilità di Basile e Pozzecco, reduci dai successi azzurri. Insomma, un bel progetto quello affidato a Repesa, da cui potrebbe scaturire qualcosa di interessante sia in Italia che in Due campioni ritratti in due intensi momenti di gioco. Sopra Gianmarco Pozzecco della “Fortitudo” e sotto il greco Zagorakis del “Bologna” NEWS FESTA DELLA STORIA INSEDIATA LA CONFERENZA METROPOLITANA Si è svolta lunedì 20 settembre a palazzo Malvezzi la riunione di insediamento della Conferenza metropolitana dei sindaci. Per la Provincia di Bologna erano presenti la presidente Beatrice Draghetti, il vicepresidente Andrea De Maria, la Giunta e il presidente del Consiglio Maurizio Cevenini. Hanno partecipato la maggior parte dei sindaci dei Comuni aderenti alla Conferenza metropolitana, fra i quali i sindaci di Bologna, Sergio Cofferati, e di Imola, Massimo Marchignoli. La Draghetti ha ripercorso le tappe principali dell’attività della Conferenza, costituita 10 anni fa come organismo volontario di concertazione tra i Comuni sulle principali scelte politiche per il territorio, alla quale, da allora, si sono affiancati altri strumenti per la programmazione e la gestione di servizi pubblici locali. Sulle finalità della Conferenza dei sindaci sono intervenuti numerosi amministratori locali. Dopo un’ampia discussione, si è proceduto all’approvazione della composizione dell’ufficio di Presidenza; è stata votata all’unanimità la proposta del vicepresidente Andrea De Maria. L’ufficio di Presidenza risulta così composto: presidente e vicepresidente della Provincia, sindaco di Bologna, un presidente di Quartiere a rotazione, con cadenza annuale, il presidente del nuovo Circondario di Imola; per le associazioni intercomunali Reno Galliera, Terre di Pianura, Terre d’Acqua, Valle Idice il presidente o un sindaco rappresentante; lo stesso per le tre comunità montane Val Samoggia, Alta e Media Valle del Reno, Cinque Valli Bolognesi; infine il sindaco di Casalecchio di Reno, indicato in rappre sentanza anche dal Comune di Zola Predosa. PALCOSCENICO IN PIAZZA VERDI Per combattere il degrado della zona, il Comitato di piazza Verdi, con il patrocinio, fra gli altri, di Provincia e Comune di Bologna e del Quartiere San Vitale ha promosso, dallo scorso settembre, una serie di manifestazioni di danza, teatro, musica e cinema. Per novembre e dicembre, sono in programma quattro incontri a tema dedicati alla condizione dell’anziano, agli affetti, al rapporto con gli altri, attraverso il grande cinema, gli esperti e gli studenti. La partecipazione alla rassegna di musica sacra natalizia organizzata dalla chiesa universitaria di San Sigismondo, chiuderà il calendario. Info: Comitato piazza Verdi, Via Belle Arti 19/a, e-mail: [email protected]. - Tel.339.5470775 Una festa per imparare la storia, visitare i musei, partecipare a convegni vari: dall’11 al 16 ottobre 4.500 studenti di ogni età, dalle materne alle scuole di specializzazione hanno potuto partecipare alle molteplici iniziative pensate per la prima edizione della “Festa della storia”. La manifestazione organizzata da Università, Csa, Regione insieme a Provincia e Comune di Bologna è servita a presentare il tema della storia non come materia accademica, ma attraverso argomenti come sport, moda e cibo. L’evento conclusivo ha visto bolognesi grandi e piccoli in fila lungo il portico collinare di San Luca per la seconda edizione del “Passamano per San Luca”, durante il quale si sono passati di mano in mano parte del materiale prodotto dai ragazzi nel corso delle attività didattiche. ALESSANDRO RICCI NUOVO PRESIDENTE DI INTERPORTO BOLOGNA S.P.A. A seguito dell’Assemblea dei Soci svoltasi lo scorso agosto, il Consiglio di Amministrazione dell’Interporto di Bologna s.p.a. ha deliberato di affidare la Presidenza della società ad Alessandro Ricci. «Ringrazio i soci ed il Consiglio - ha affermato il nuovo presidente Ricci - per la fiducia nell’affidamento di questo incarico in una società che ha visto nell’ultimo biennio il consolidamento di importanti risultati strategici ed economici sia in termini infrastrutturali che di sviluppo dell’in termodalità.» BOLOGNA BREVETTA Un quinto delle domande di brevetto di tutti gli atenei italiani proviene dall’Emilia-Romagna. Il primato spetta a Bologna, che nel 2001 ha depositato 14 domande, segue Ferrara con sei. Le quattro università pubbliche della regione hanno totalizzato il 18,3% del totale nazionale. Questi dati sono stati diffusi da Aster (il consorzio regionale per lo sviluppo tecnologico) nel corso del convegno “Università e mercato: la valorizzazione della ricerca come modello di business. Esperienze a confronto”. Tuttavia, anche se nella nostra regione la spesa per ricerca e sviluppo è al di sopra della media italiana, è circa la metà di quella europea ed è ancora lontanissima da quella delle aree più avanzate con cui il nostro sistema produttivo è chiamato a competere. 51 NEWS IL LAVORO DELL’ANT LI RICORDIAMO 4.715 i sofferenti di tumore assistiti in tutta Italia; questo è uno dei dati significativi del Bilancio operativo Ant al 30 giugno 2004, presentato dal professor Franco Pannuti, fondatore e presidente dell’associazione, insieme ai suoi collaboratori. L’Amministrazione provinciale di Bologna ha erogato anche quest’anno, come ogni anno dal 1993, un contributo per gli Hospice Domiciliari Oncologici Ant, per consentire alla Fondazione di migliorare sempre di più l’assistenza gratuita ai malati di tumore. Dall’inizio dell’attività, la Fondazione ha realizzato in Italia ventisei Hospice oncologici domiciliari (Hod) gratuiti in cui sono attivi operatori sanitari volontari che seguono corsi durante tutto l’anno. Per la loro formazione è iniziata la costruzione dell’Istituto Ant delle Scienze oncologiche, della solidarietà e del volontariato a Bologna, in via Jacopo di Paolo 34-36. Umberto Gaggioli ed Enrico Pasquali, grandi fotografi che hanno saputo testimoniare la storia sociale e gli eventi politici e culturali della storia di Bologna, sono mancati a pochi giorni l’uno dall’altro. “Il loro lavoro e la loro importante testimonianza sono un patrimonio che la città dovrà saper conservare e valorizzare, portandone avanti il ricordo - così si è espressa l’assessora alla Cultura Simona Lembi”. Al cordoglio si associa naturalmente “Portici”, che oltre ad aver perduto due storici collaboratori ha perso anche due cari amici. DIRITTI E DOVERI NELLA FAMIGLIA DI FATTO Nella nostra società è sempre più diffusa la convivenza more uxorio fra due persone non sposate. Secondo l’art. 29 della Costituzione, non c’è famiglia se non c’è matrimonio. Pur non esistendo una specifica normativa che tuteli gli interessi dei conviventi, interventi sparsi della Corte Costituzionale e di quella di Cassazione se ne sono occupati. Il quaderno “La famiglia di fatto”, pubblicato dall’Udi (Unione donne italiane) nella propria collana “Donna e giustizia” offre un qualificato compendio della documentazione giuridica circa diritti e a proposito di figli, rapporti patrimoniali, patti di convivenza, diritto di abitazione, rottura della convivenza. Non manca il confronto con le altre realtà europee. Gli stessi argomenti saranno al centro del convegno organizzato dal Consiglio regionale Emilia-Romagna, dal Gruppo Misto Indipendenti di Sinistra e dall’Udi per sabato 16 ottobre, alle 9.30, nella Sala polivalente del Consiglio re gionale (viale Aldo Moro 50). Sopra, Enrico Pasquali e a sinistra Umberto Gaggioli sull’immancabile scala L’ASSEMBLEA PROVINCIALE DELLO SPORT Realizzare un collegamento più stretto fra eventi sportivi e attività turistiche, sviluppare progetti comuni, quali lo sport per tutti e per i disabili; sport come strumento di educazione e di pace attraverso il collegamento con scuola e università; sviluppare “Sportlandia in tour”: questi alcuni fra gli argomenti discussi nel corso dell’incontro che l’assessore provinciale allo Sport Marco Strada ha avuto con i colleghi dei Comuni della provincia. Sede di confronto e coordinamento delle varie attività sportive sarà l’Assemblea provinciale dello sport che sarà istituita in tempi rapidi. 52 NUOVA CASA DI ACCOGLIENZA DELL’“OPERA MARELLA” “Una straordinaria figura di sacerdote e di educatore che tanto ha fatto, e ancora fa attraverso l’opera dei suoi successori, per la comunità bolognese”. La presidente Beatrice Draghetti ha così ricordato don Olinto Marella inaugurando una nuova casa di accoglienza dell’Opera a S. Lazzaro di Savena, nel trentacinquesimo anniversario della morte del sacerdote, lo scorso 6 settembre. La casa “Clementina Foresti” (Via Emilia, 152), ospiterà fino a otto nuclei di madri con bambini provenienti dall’Italia e dall’estero. La struttura va ad aggiungersi alle molte attività nel bolognese dell’Opera Marella, che ha ereditato dal suo fondatore la capacità di cogliere tempestivamente i muta menti sociali. L E T T E R AT U R A E D I R I T T O Il valore della semplicità di FABIO ZANAROLI L a manzoniana figura dell’Azzeccagarbugli viene ancor oggi identificata nell’immaginario sociale nell’esemplare dell’uomo di legge - ricomprendendo, estensivamente, nella definizione non solo gli avvocati ma anche magistrati, legislatori, professori universitari e “burocrati” delle amministrazioni pubbliche - il cui modello stilistico, clonato in luogo comune, rimane l’incomprensibilità spesso ingannevole - del dire o dello scrivere. La maggior parte delle difficoltà che si incontrano nella comprensione del linguaggio legale/amministrativo non dipendono soltanto dalla frequenza con cui ricorrono le parole inconsuete (che veicolano tecnicismi specifici) o dalla sintassi involuta ma anche dalla complessiva organizzazione testuale, cioè dai modi in cui le frasi vengono collegate fra loro (si pensi agli infiniti incastri di subordinate), dall’ordine astruso delle argomentazioni (in cui spesso le cause seguono gli effetti), dall’uso smodato dei dimostrativi, dalle elencazioni vertiginose di articoli, commi, lettere, numeri ecc., dalla casualità della punteggiatura, ossia da tutto ciò che secondo Maupassant è “l’inutile bruttezza del testo giuridico”. In quest’ottica pare sottovalutarsi che il diritto inteso come sistema di relazioni e di regolazioni fra i soggetti, cioè il diritto come pratica sociale, si regge su valori, principi e norme che per venire condivisi devono essere certi e trasparenti. La qualità del rapporto cittadini/istituzioni si fonda anche sulla chiarezza degli atti che lo regolano; infatti una cattiva norma o un atto amministrativo oscuro non penalizzano soltanto l’interpretazione o l’attuazione di quanto disposto ma diminuiscono il consenso verso chi li idea e li promulga. Sul miglioramento della produzione legislativa e sulla intelligibilità degli atti si registrano numerose iniziative(1). Una riflessione a parte merita il disegno di legge n. 993 del Senato, in esame dal 28 gennaio 2004 presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato, che ipotizza l’istituzione del Consiglio Superiore della Lingua Italiana (CSLI) avente fra le varie finalità quella di (art. 4 c. 1, lett. b) “indicare ed eventualmente coniare, espressioni linguistiche semplici, efficaci ed immediatamente comprensibili da usare nelle amministrazioni pubbliche e private, formu- La qualità del rapporto dei cittadini con le istituzioni si fonda anche sulla chiarezza e comprensione degli atti legislativi ed amministrativi. lare le amministrazioni pubbliche, dall’ArcaTutti i tentativi per eliminare dia al Dizionario della Neolingua di cui scrive Orwell in “1984”. Nell’opera uno dei persoil burocratese anche naggi afferma che “ognuna delle idee che sarà nel nostro ente necessaria verrà espressa esattamente da una CODICI ETICI La crescente necessità di garantire all’interno degli Enti Pubblici e privati la massima correttezza del proprio agire a tutela dei cittadini, pone in primo piano gli strumenti interni di autodisciplina e del controllo combinato dell’efficacia e della legalità dell’azione amministrativa. Il D.lgs. 08-06.2001, n. 231, che detta norme sulla responsabilità amministrativa degli Enti privati, ha dato lo spunto anche agli Enti Pubblici per la redazione di Codici di autodisciplina, contenenti norme e procedure in materia di etica organizzativa. La Provincia di Bologna, a questo proposito, ha accolto la proposta di Promo P.A. (una fondazione di ricerca e formazione per gli enti locali) di costituire un Comitato di esperti in materie giuridico-amministrative e di management pubblico che avrà il compito di redigere un Codice di autodisciplina per gli Enti Locali. Sarà palazzo Malvezzi a ospitare nei propri uffici i lavori del Comitato di redazione, che si riunirà per la prima volta il 22 settembre 2004. lando proposte per rendere sempre più agevole e rapida la comunicazione con i cittadini” arrivando anche alla (art. 5 c. 1, lett. b) “elaborazione di una grammatica ufficiale della lingua italiana e compilazione di un dizionario dell’uso, da mantenere in costante aggiornamento”. Tali pittoresche previsioni che a una prima e sommaria lettura potrebbero apparire un antidoto definitivo a quella che Italo Calvino chiamava “l’antilingua”, paiono poi rivelare un’ambizione destinata a dirottare, in partico- unica parola, il cui significato sarà rigorosamente definito”. Confermando in questo modo l’intuizione di Kafka sull’individuo destinato sempre più a concepire se stesso “nei termini che questa burocrazia impone”. Consapevole che il gergalismo amministrativo sia considerato in maniera diffusa al pari del dialetto bengali del XII secolo o di una composizione dodecafonica, l’Amministrazione provinciale ha avviato a partire dal 2002 corsi di comunicazione scritta che hanno coinvolto fino ad oggi 181 dei propri dipendenti e che hanno prodotto, nel corso del 2004 l’introduzione di un significativo numero di atti amministrativi redatti secondo i criteri suggeriti dal progetto del ministero della Funzione Pubblica facendo ricorso ad un linguaggio e ad una sintassi piani e comprensibili. L’affermazione del valore della semplicità e della chiarezza è altresì richiamato fra i principi ispiratori del Regolamento per la comunicazione pubblica, l’informazione e l’accesso e la Carta dei diritti del contribuente recentemente approvati dal Consiglio provinciale. Nell’ottica della semplificazione amministrativa - che non deve significare appiattimento dei codici legali su codici linguistici di tipo televisivo, tendenti all’impoverimento culturale -, l’aspetto della trasparenza dovrà sempre più essere privilegiato al fine di penetrare non soltanto le modalità di funzionamento dei processi decisionali ma anche le formule e gli strumenti con cui l’attività amministrativa si co munica all’esterno. Note (1) La circolare del Presidente del Consiglio del 24 febbraio 1986; il Codice di stile del 1993 e il successivo Manuale di stile; la L. n. 59/’97 e la L. n. 127/’97; il Dpr n. 445/2000, nella parte dedicata alla modulistica amministrativa; la L. n. 212/2000, il c.d. Statuto del contribuente, che prescrive la chiarezza nelle norme e nei rapporti tributari. 53 TOSSICODIPENDENZE Cambiano le abitudini di consumo, intensificate le misure d’intervento di SILVIA CIAVARDELLI Calo del numero di eroinomani secondo il rapporto 2003 sulle dipendenze in area metropolitana, realizzato dall’Osservatorio epidemiologico sulle dipendenze patologiche di Bologna. Diminuiscono anche le overdose ma il rischio di decesso resta tuttavia alto. In netta crescita invece è il consumo di cocaina soprattutto fra i nuovi utenti Sert, accompagnato dall’incremento del fenomeno della poliassunzione L o studio realizzato da Raimondo Pavarin, responsabile dell’Osservatorio sulle dipendenze patologiche, conferma il cambiamento, rilevato già lo scorso anno, che investe le caratteristiche e le abitudini dei tossicodipendenti e dei consumatori di stupefacenti. Fra i 6000 soggetti che, si stima, abbiano avuto problemi di vario tipo legati all’uso di sostanze pesanti (eroina, cocaina, oppioidi, benzodiazepina) si distinguono target di consumo diversi. Ad una diminuzione progressiva del consumo di eroina fa riscontro l’elevata diffusione di cocaina soprattutto nei luoghi di divertimento. Gli studi condotti nell’area metropolitana e i dati provenienti dai sequestri di stupefacenti evidenziano un aumento del numero degli assuntori abituali di cocaina, che si calcola si aggiri intorno a 3000. Spesso il profilo di tali soggetti riflette l’uso in alternativa o in concomitanza all’eroina. L’aumentato consumo può di certo indicare una probabile maggiore disponibilità della sostanza sul mercato, ma denota anche l’affermarsi di una tendenza in atto fra i tossicodipendenti, orientati all’uso di più sostanze. A riguardo infatti, i dati rilevano che un soggetto su tre utilizza più sostanze ed almeno il 5% ha un abuso concomitante di alcol. L’uso di cocaina, per lungo tempo considerata “ la droga dei ricchi”, sembra dunque interessare tipologie di 54 consumatori diverse: dai soggetti trattati con metadone ai consumatori problematici, dai tossicodipendenti dell’area disagio sociale ai consumatori occasionali. Il cambiamento in atto nel mondo delle dipendenze si ripercuote inevitabilmente sulle politiche d’intervento. Rispetto agli altri anni salta agli occhi una dicotomia fra l’aumento dei soggetti contattati dai vari settori, in particolare SERT, unità d’aiuto, N.O.T.(Nuclei Operativi Tossicodipendenze) e la difficoltà che gli stessi servizi incontrano nel tentativo di addentrare la loro attività nel sommerso. Esso presenta un bacino d’utenza che non risponde alle caratteristiche del tossicodipendente classico: bassa scolarità, disoccupazione, gravi problemi di salute. Delinea al contrario una realtà complessa formata, oltre che da tossicodipendenti dell’area disagio sociale (stranieri, clandestini, persone senza fissa dimora, con problemi psichiatrici o problemi di giustizia), per buona parte dai cosiddetti consumatori problematici, soggetti giovani con un discreto tenore di vita che, in presenza di gravi problemi di salute si rivolgono con più facilità a strutture ospedaliere, evitando così il contatto diretto con i servizi. Ben oltre il 70% dei segnalati alle forze dell’ordine per uso di sostanze e dei soggetti soccorsi dal 118 per overdose non entrano poi in contatto con i SERT. Questo atteggiamento potrebbe essere interpretato come una mancata percezione del problema o più semplicemente come scelta di non affrontare in modo risolutivo il rapporto con le droghe. Nonostante le difficoltà nell’intervenire sui consumatori problematici al di fuori di situazioni contingenti, va evidenziato lo sforzo continuo dei servizi pubblici nel fornire una soluzione “veloce” alle richieste provenienti dalle aree di disagio ed emergenza. Rispetto agli anni precedenti aumenta il numero dei soggetti seguiti dai vari settori. L’analisi dei “percorsi” che gli utenti intraprendono nei vari servizi di recupero mette in risalto il consolidarsi di una rete di sostegno che identifica nel SERT il punto d’approdo per un intervento più strutturato. Incoraggiante, infine, è la situazione sanitaria. Si riduce il numero dei positivi all’HIV e all’epatite C. Il rischio di contrarre tali patologie risulta maggiore per i soggetti con una lunga condizione di tossicodipendenza, emarginazione e povertà. Confermato è anche il calo di overdose da attribuire ad una maggiore facilità di accesso ai servizi, alla messa a regime delle politiche di riduzione del danno sul territorio, una probabile presenza sul mercato di sostanze meno pure, ma anche ad una consapevolezza maggiore del rischio da parte dei tossicodipendenti. CALEIDOSCOPIO CITTADINI E SICUREZZA IN UN SONDAGGIO DELLA PROVINCIA Pur persistendo la questione della sicurezza, nei risultati dell’ultimo sondaggio del Medec riemergono con forza le problematiche economiche e connesse ai redditi I cittadini del territorio bolognese si sentono sicuri? Cosa pensano delle forze dell’ordine? Che percezione hanno della qualità della vita nel proprio comune? Sono alcune delle domande che il Centro Demoscopico Metropolitano (Medec) ha rivolto telefonicamente a circa duemila residenti nei comuni della provincia di Bologna tra giugno e luglio 2003. Il sondaggio, frutto della collaborazione con ‘Città sicure’ della Regione Emilia-Romagna, è stato recentemente presentato dal direttore del Centro Fausto Anderlini, ed evidenzia come le preoccupazioni di fondo dei cittadini continuino a ruotare intorno a quattro ambiti problematici: la criminalità (35%), la disoccupazione e il costo della vita (30,3%), i pericoli della guerra e il terrorismo (18,4%), l’inquinamento e il traffico (16,5). Sorprendenti e clamorosi sono i dati che segnano con forza l’ascesa delle tematiche occupazionali e dei consumi. Un segnale, per certi versi, di cambio di atmosfera nel capoluogo, con un aumento di fiducia rispetto al passato, e una corposa attenuazione della generale percezione di insicurezza che aveva caratterizzato lo scorso anno. Per spiegare questo improvviso - seppur relativo - ritorno di ottimismo (almeno come inversione di tendenza), concorrono una serie di motivi. Tra essi, senza dubbio, gli effetti delle politiche di manutenzione delle città adottate dalle amministrazioni uscenti nel periodo delle elezioni. Questo poiché, a tutti gli effetti, la sicurezza è rimasta fuori da quel parossismo polemico che aveva caratterizzato le precedenti consultazioni elettorali. Come conseguenza di tali mutamenti sono da notare anche un rafforzamento degli atteggiamenti di tolleranza - per esempio, verso la popolazione immigrata - e una tendenza a ritrovare fiducia in una Polizia Municipale di cui si era persa di vista la precipua funzione di controllo del traffico e di guardia civile. [F. L.] LA DANZA: UN PONTE DI DIALOGO INTERCULTURALE Il 30 novembre 2004, dalle 15 alle 20, all’Aula Magna Santa Lucia in via Castiglione si terrà l’incontro ‘Danza Teatro Scuola – La danza come ponte di dialogo interculturale’. La giornata è organizzata dalla Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza con il patrocinio dell’Università di Bologna, dell’Ufficio scolastico regionale, dell’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna e in collaborazione con Ater, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto. Il programma prevede una prima parte seminariale, in cui diversi relatori rifletteranno sul ruolo della danza come strumento per superare barriere culturali e sulla necessità di supe- rare la separatezza dei segmenti educativi, ed una seconda parte performativa in cui, dopo alcune note introduttive sulla danza indiana, egiziana e africana, si potrà assistere alle performance di danzatrici. Info: F.N.A.S.D. tel. 3396487370 e-mail: [email protected] ARTELIBRO Si è svolta a Palazzo Re Enzo a metà settembre la prima edizione di “Artelibro. Festival del libro d’arte”. Editori, librai, produttori di libri d’arte, banche, fondazioni, e istituzioni hanno esposto i prodotti nati dal loro interesse per l’arte: testi per un pubblico colto o semplicemente curioso, volumi che hanno la loro massima diffusione come strenne natalizie. Nata dal desiderio di divulgare e promuovere la produzione e fruizione del libro d’arte, Artelibro ha ospitato varie forme dell’editoria legate all’arte: dal catalogo di mostra alla guida turistica, dalla grafica pubblicitaria alla multimedialità, dalla rivista scientifica al libro scolastico, dal libro per l’infanzia alla fotografia e al design. Numerosi gli eventi collaterali, le tavole rotonde e i convegni per favorire l’in- contro fra editori e operatori del settore. L’iniziativa è stata promossa, fra gli altri, da Provincia, Comune e Regione, una collaborazione a proposito della quale l’assessore alla Cultura della Provincia di Bologna ha dichiarato: “Il nuovo raccordo fra le istituzioni che operano sul territorio rafforza l’impegno comune per la diffusione della cultura per tutti e per la promozione di una cultura che sappia anche essere veicolo di turismo. Questa manifestazione –ha proseguito la Lembi- è l’unica del genere in Italia ed ambisce a diventare il corrispettivo di ‘Le livre et l’Art’ che si tiene tutti gli anni a Nantes in maggio. E’ un’iniziativa coraggiosa e necessaria che unisce aspetti divulgativi e di scambio fra le diverse professionalità che operano nel settore.” [B.T.] 55 CALEIDOSCOPIO NERO LUPO ROSSO CAPPUCCETTO In biblioteca Sala Borsa dal 6 ottobre al 6 novembre sono in esposizione le illustrazioni di quattro autrici di fama internazionale: Chiara Carrer, Nicoletta Ceccoli, Clementina Mingozzi e Octavia Monaco.La mostra, curata da Tiziana Roversi e realizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Eptagon Bonaventura, illustra, attraverso le trentadue tavole esposte, quattro varianti della favola di Cappuccetto Rosso: dai fratelli Grimm a Charles Perrault , passando per le fiabe raccolte da Calvino e da Paul Delarue.In programma tra il 7 e il 22 ottobre laboratori didattici per bambini sulle tecniche del collage, del ritaglio e della pittura e incontri per adulti volti ad approfondire il tema dell’illustrazione nei libri per l’infanzia. Info: www.bibliotecasalaborsa.it. A PROPOSITO DI CESARE LOMBROSO L’Istituzione Minguzzi della Provincia di Bologna ha ospitato, presso la sua biblioteca, Delia Frigessi, autrice del libro “Cesare Lombroso” (Einaudi, 2003), nell’ambito del ciclo di “Incontri con la storia della psichiatria”. L’iniziativa è stata anche un’occasione per discutere insieme all’autrice, a Ferruccio Giacanelli, Valeria P. Babini e Stefano Ferrari, la straordinaria figura di Cesare Lombroso e la grande influenza che questo studioso ha avuto sulla cultura antropologica, criminologia, sociologica e psichiatrica dell’800 e 900. Convinto positivista, fautore della medicina sperimentale e dell’importanza nella ricerca dei “fatti”, Lombroso fu anche, e, soprattutto, grande uomo di cultura, conosciuto e ricercato da tutta Europa. La sua produzione di opere fu continua, risulta quasi impossibile stilare un elenco esaustivo dei suoi scritti: si può quasi dire, però, che abbia scritto in fondo un unico grande libro, data la sua abitudine di tornare sempre sulle opere già realizzate, per modificarle, ampliarle, ingrandirle. Un capolavoro rimane la sua opera più conosciuta, “L’uomo delinquente” (1879). Una figura comunque controversa, quella di Cesare Lombroso, che all’epoca divise il mondo intellettuale in lombrosiani e anti-lombrosiani. Vittima di molti equivoci, fu giudicato razzista e “servo fedele della borghesia”, di cui egli peraltro ne faceva parte. Criticato dalla Chiesa cattolica, vide Padre Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano, girare tutta Italia per operare un’invettiva incentrata proprio sulla sua figura. Lombroso, da sempre stigmatizzato, in positivo o negativo, rimane comunque un punto di riferimento unico per la cultura italiana. Il libro della Frigessi, dopo 30 anni di silenzio su questa grande figura di intellettuale, rappresenta l’ultima vera parola sullo studioso. [K. L.] 56 LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO “BIAGI D’ANTONA” DI CASTEL MAGGIORE “Sguardi”, questo il titolo della stagione 20042005 del teatro “Biagi D’Antona” di Castel Maggiore. L’idea guida è un teatro che parli al cuore e all’intelligenza delle persone, rendendo lo spettatore parte attiva dello spettacolo e muovendone le memorie, la riflessione, le emozioni. L’organizzazione artistica è stata affidata all’Associazione Culturale “Tra un atto e l’altro”, sotto la direzione artistica di Francesca Mazza. Aprirà la stagione, il 24 ottobre, il concerto della Banda Roncati e fino al 29 aprile 2005 si alterneranno appuntamenti musicali, teatro d’autore e comicità e anche appuntamenti pomeridiani (“Incontri con il li bro”) e incontri dedicati alle scuole. Info: Ufficio Relazioni con il Pubblico, Comune di Castel Maggiore, 051-6386781/782. PRESENTATO IL PROGRAMMA 2004 DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “ITALO CALVINO” Varia e interessante la programmazione culturale dell’associazione “Italo Calvino” e dei seminari della “Pluriversità dell’immaginazione” per l’autunno 2004, presentata a palazzo Malvezzi il 20 settembre.Tra arte e musica, letture, corsi e incontri la proposta è ricca: “Sette libri per capire il secolo”, che vedranno nomi di prestigio confrontarsi con sette grandi libri a partire dal 2 novembre; “Arte e musica”, quattro incontri per far conoscere le affinità tra le strutture delle arti plastiche e quelle della musica; un percorso sulla nascita dei musei a Bologna e ancora psicologia, energie naturali e laboratori di scrittura. Info:www.italocalvino.org, tel. 051-502053 - 051-6339078. UN PALINSESTO PER IL FUTURO Il progetto è ambizioso: fare di Bologna la capitale italiana ed europea del digitale. Il Premio Palinsesto Italia si propone come lo strumento ideale per raggiungere questo traguardo perché, unico nel panorama nazionale, si rivolge soprattutto ai giovani impegnati nella realizzazione di progetti a carattere spiccatamente multimediale, che sappiano distinguersi per capacità creative e innovative. Promotrici dell’iniziativa (per la quale è stato previsto un budget di spesa di 25mila euro all’anno) le istituzioni pubbliche, economiche e culturali cittadine: Legacoop, Camera di Commercio, Fondazione Cassa di Risparmio, Bologna Fiere, Università, Ascom, Comune e Provincia di Bologna, Regione Emilia-Romagna. La partecipazione è riservata a giovani di età non superiore ai 39 anni che tra il 2003 e il 2004 abbiano lavorato all’ideazione, alla creazione e alla realizzazione di progetti editoriali di qualità sfruttando le opportunità offerte dall’utilizzo di diverse piattaforme multimediali (editoria cartacea, Cd-rom, Dvd, videogiochi, portali, blog, format radiotelevisivi, sistemi di telecomunicazione e telefonia). Il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 5 novembre. I riconoscimenti verranno assegnati in due giornate, il 10 e l’11 dicembre, in cui si terranno anche workshop tematici sulle tendenze in atto nel mercato. Nel corso della presentazione del premio è stato da più parti sottolineato come l’iniziativa non voglia solo essere una vetrina, ma una vera occasione di supporto alle nuove generazioni nel campo della ricerca dello sviluppo. La forte vocazione alla multimedialità del tessuto produttivo bolognese è stato evidenziato anche dall’assessore provinciale alla Comunicazione e Sistemi informativi Stefano Alvergna, che ha tra l’altro dichiarato come l’Ente abbia da tempo dedicato grande attenzione a questo nuovo ed importante settore produttivo commissionando la prima ricerca sul settore dalla quale è emerso che le aziende attive nel distretto erano, nel 2002, 3438 di cui 1870 a Bologna. La Provincia - ha concluso Alvergna - punta molto sullo sviluppo del digitale terrestre per la messa a punto di canali informativi e di servizio e, a tal fine, partecipa an che a progetti di carattere nazionale. Massimo D’Azeglio - I miei ricordi PROVINCIA DI BOLOGNA Assessorato Formazione, Lavoro, Istruzione illustrazioni: Sandra Caleffi Tutti siamo d’una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più www.mediamorphosis.it AnnoScolastico 2004/2005