ISSN 1590-7740
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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
quattro
ANNO VIII - N°4 - OTTOBRE 2004
Sommario
4.2004
Anno VIII - n. 4 - ottobre 2004
PORTICI PER I PORTICI
Il chiostro di San Vittore
Marta Forlai
2
COME ERAVAMO
La grande fuga
dal carcere di Bologna
Claudio Santini
3
TERRITORIO E AMBIENTE
Cavallette
sulle colline bolognesi
Maura Guerrini
Parchi regionali,
borse di studio
N. M.
In copertina
Tecnica mista su tavola, 2001
Mario Nanni dopo gli esordi informali
rielabora talune tematiche matafisiche
e, soprattutto, futuriste ponendo
sempre grande attenzione ai temi
dello spazio, della materia e del gesto
in opere che combinano scultura
e pittura in una ricerca tra il luodico
ed il drammatico.
6
7
7
Un premio per l’ambiente
8
8
RICERCA
L’inquinamento
ci ruba le nuvole
Stefano Gruppuso
Il sisma del 14 settembre
Stefano Pisauri
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Direzione e redazione:
Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13
tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226
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Fotografie: Archivio Provincia, G. Avoni,
V. Cavazza, L. Nadalini, A. Sammaritani,
Studio FN, Studio “Terra e Cavina”,
M. Rebeschini, M. Vigna,
Stampa: Casma s.r.l. Bologna
Tiratura: 13.000 copie
Chiuso in fotocomposizione il 5/10/2004
Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695
del 23/7/97
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11
Questo periodico è associato alla
Unione Stampa Periodica Italiana
Gli strumenti per
una comunità che apprende 22
Star bene a scuola
Gabriele Bardulla
24
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Ricordo di Roberto Vighi
12
Sul decreto tagliaspese
13
Biblioteche, archivi
e musei in rete
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Scuola inizio difficile
15
SPAZIO EUROPA
Istruzione, formazione
e cultura. I nuovi programmi 16
Marina Marino
L’ALTRA PARTE DEL MONDO
Alla ricerca di un rifugio
38
Silvia Cavazza
ECONOMIA E SOCIETÀ
La pace non si compra,
si finanzia
MOSTRE
a cura di Lorenza Miretti
IL CINEMA RACCONTA
L’utopia di Alice
Costanzo Baffetti
PORTICI RACCONTA
Occhiacci di legno
Tahr Lamri
Fotografie Pietro Gigli
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DALL’IDEA AL PROGETTO
La città pensata dai bambini 29
Alessandro Finelli
IL POSTO DELLE FRAGOLE
Dal mare santo della vita
a suor Dolce
Nicola Muschitiello
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IN MOVIMENTO
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44
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46
Sui colli con gusto
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49
33
34
35
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TRASPORTI
In treno per Vignola
ANDAR PER MUSEI
La passione di Pelagalli
Marco Bentivogli
NUOVI TURISMI
Buone prospettive per
l’agriturismo bolognese
Lorenzo Bertocchi
GRANDI OPERE
A precise condizioni
Il passante nord in cifre
RASSEGNE
Parola Immaginata
Barbara Tucci
LIBRI
a cura di Lorenza Miretti
La mappa dei cantieri
N. M.
42
BOLOGNA IN LETTERE
Rumore rosa
Stefano Tassinari
40
Tra istruzione e formazione 25
Gian Carlo Sacchi
VIABILITÀ
Le nostre strade tra progetti
e realizzazioni
32
Nicodemo Mele
DAL CONSIGLIO
Istituite le commissioni
consiliari
19
Bimestrale della Provincia di Bologna
Riforma sì, riforma no
TERREMOTO
Arrivano i finanziamenti
per la ricostruzione
Veronica Brizzi
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18
L’Osservatorio sulla scolarità 23
Migliorare la convivenza
tra il cervo e l’uomo
V. B.
I progetti di Agenda 21
IN CLASSE
Il diritto all’istruzione
Il parere dell’assessore
Paolo Rebaudengo
Federico Lacche
37
LA SPORTINA SPORTIVA
Si ricomincia
Antonio Farnè
NEWS
50
51
LETTERATURA E DIRITTO
Il valore della semplicità
Fabio Zanaroli
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TOSSICODIPENDENZE
Cambiano le abitudini
di consumo, intensificate
le misure di intervento
Silvia Ciavardelli
CALEIDOSCOPIO
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55
portici per i portici
Il chiostro di San Vittore
di MARTA FORLAI
Il chiostro dell’antico cenobio di
San Vittore sui colli di Bologna.
Sotto la facciata della chiesa prima
dei restauri novecenteschi
T
ra i rari tesori che si svelano a chi
percorre le tortuose strade che si
inerpicano su per i colli di Bologna, a
pochi minuti dalla città, vi è l’antichissimo
cenobio di S. Vittore.
Grazie all’accurato restauro compiuto nel
2000 che ha reso nuovamente fruibile l’ex
complesso religioso, possiamo immergerci
nella quiete incantata del suo chiostro dove
il tempo pare essersi fermato e visitare l’antica chiesa che conserva ancora alcuni resti
degli affreschi d’epoca romanica.
Il primo documento che ricordi l’esistenza
di un cenobio dedicato a san Vittore risale al
1062.
Il culto del santo martire di origine milanese fu probabilmente introdotto a Bologna da
sant’Ambrogio, contemporaneo di san Petronio, durante una delle sue visite pastorali
nella città felsinea.
Dall’inizio del XII secolo vi si insediò una comunità di canonici regolari lateranensi che
nel 1118 acquistarono in città terreni presso
la chiesa di S. Giovanni in Monte dando vita
all’importante monastero. Da questo momento la comunità religiosa ebbe la sua
principale sede in città mentre il cenobio suburbano diventò una sorta di eremo desti-
2
nato ad accogliere anche personaggi illustri
come il giurista Ugo da Porta Ravegnana o il
vescovo bolognese Enrico della Fratta che
qui si ritirò in meditazione e vi fu sepolto dopo la morte avvenuta nel 1242.
La comunità di S. Vittore svolgeva inoltre la
funzione di accoglienza per i pellegrini in
viaggio tra Bologna e Firenze, essendo collocata lungo un’antica direttrice della viabilità dell’epoca, di origine romana, che metteva in comunicazione le due città.
La piccola abside quadrata è quanto rimane
dell’originaria chiesa romanica, solennemente consacrata dal vescovo Giovanni IV
nel 1178, oltre agli interessanti frammenti di
affreschi duecenteschi tra cui spicca la raffigurazione di san Vittore.
A partire dal secondo decennio del Quattrocento, infatti, tutto il complesso subì importanti trasformazioni che gli hanno conferito
l’aspetto che ancora conserva.
In particolare, il suggestivo e raccolto chiostro quadriporticato ad un solo ordine venne ricostruito alla fine del XV secolo, conservando le antiche colonnine binate in marmo d’Istria, che ricordano quelle più
eleganti del chiostro di S. Stefano. Prezioso
dettaglio, indice dell’importanza economica
e spirituale del cenobio, in una città dove assai raro era l’utilizzo del marmo.
L’antica cisterna posta al centro del chiostro
fu coronata nel 1560 da due colonne doriche
trabeate in arenaria scolpita su cui si innalzava lo stemma del convento (il calice con il
serpente simbolo di san Giovanni Evangelista, sopra i tre monti).
Importante centro devozionale e spirituale,
soprattutto a partire dal XVI secolo, S. Vittore, come S. Giovanni in Monte, divenne sede di un importante studio teologico collegato allo Studio bolognese.
In seguito alla soppressione dello studio avvenuta nel 1797 il complesso fu dapprima
venduto a privati e, dopo successivi passaggi di proprietà in cui rischiò addirittura la
demolizione, nel 1830 fu acquistato dai Padri
dell’Oratorio di San Filippo Neri. Nel 1860
venne confiscato dal genio militare e fu in
questo periodo che subì le manomissioni
più gravi per adattarlo agli usi militari, tra
queste ricordiamo la tamponatura delle arcate del chiostro e la rimozione delle lapidi
antiche, mentre il coro della chiesa venne
adibito a magazzino. Dal 1909 la chiesa fu riconsegnata alla Curia e nuovamente officiata dai padri Filippini che restaurarono il convento.
Oggi il chiostro è spesso teatro di concerti,
letture o spettacoli che con sensibilità ne va
lorizzano la storia e l’arte.
COME ERAVAMO
La grande fuga dal carcere di Bologna
di CLAUDIO SANTINI
Sessant’anni fa un memorabile
episodio della Resistenza.
I detenuti politici furono fatti evadere
da un commando di partigiani
travestiti da tedeschi e brigatisti neri.
Lasciarono le celle in 340
con i detenuti comuni.
I particolari dell’impresa
nel ricordo di uno dei protagonisti
G
Lino Michelini,
nome di battaglia
William, nella sede
dell’Anpi, mentre
viene festeggiato
per il suo ottantesimo
compleanno. Sotto,
la lapide che ricorda
l’azione del commando
di partigiani posta
in prossimità
dell’ingresso di San
Giovanni in Monte
iù le armi!”. Una guardia s’arrende, l’altra invece
reagisce con un colpo di pistola che ha come risposta una raffica di mitra. Seguono altre detonazioni che lacerano la cupa quiete serale di una Bologna
buia, calda, offesa, ferita. È il quarto anno di guerra, l’undicesimo mese d’ occupazione
tedesca: tempo di audaci attacchi partigiani e di feroci rappresaglie nazifasciste. Le strade urbane sono percorse dalle
ronde armate che cercano i
“ribelli” anche fra le macerie
provocate dai bombardamenti
alleati. Gli scoppi, dilatati dal
silenzio, sono stati un forte segnale d’allarme e l’arrivo dei
pattuglianti è prevedibilmente questione di minuti mentre
il portone del carcere di San Giovanni in Monte è spalancato per dare la libertà ai detenuti. “Via, via tutti, in fretta!”.
Così, alle 22,15 del 9 agosto 1944, è vissuto il momento
cruciale dell’evasione “politica” organizzata, a Bologna,
dalla settima brigata di azione patriottica: un episodio memorabile della Resistenza che rievochiamo con Lino Michelini, nome di battaglia William, classe 1922, uno dei
protagonisti della lotta di Liberazione.
“Chi allora finiva in cella - soprattutto se per ragioni politiche - era anche ostaggio da usare per le rappresaglie”.
Dopo l’uccisione del federale Eugenio Facchini (26 gennaio) le vittime da offrire al plotone d’esecuzione erano state prelevate proprio da San Giovanni in Monte oltre che
dalla Rocca di Imola. Dopo l’attentato mortale a un tedesco
in via del Pratello (26 giugno) il Carlino aveva pubblicato coi nomi degli ammazzati per ritorsione - la notizia dell’arresto di altre persone messe preventivamente in cella per
essere fucilate “non appena si dovessero ripetere altri attentati contro appartenenti a forze armate germaniche”.
“Occorreva dunque privare i carnefici
delle loro vittime: per solidarietà verso i
compagni a rischio di morte e per strategia militare e politica.
Così aveva deciso il nostro Comando Unico dopo aver esaminato la questione col Comitato di Liberazione”.
La lotta partigiana, nell’estate 1944, era diretta da un organismo politico (il Cln, costituito a Bologna nel settembre dell’anno prima) e da una struttura militare (il Cumer,
operante in forma unitaria dall’aprile). Trovava supporto
nelle squadre semiclandestine di azione patriottica (Sap)
e operava in città con i gruppi clandestini di azione patriottica (Gap). Fra questi, la settima brigata, in attività dall’ottobre 1943, dedicata a “Gianni” Massimo Meliconi sacrificatosi per proteggere il ripiegamento dei compagni caduti in un agguato, sorretta dall’esperienza di alcuni
anziani, comprendente, dopo le retate, anche diversi giovani come William, allora 22 anni, metalmeccanico.
“Dopo l’ordine d’attacco al carcere, cominciammo a raccogliere informazioni sulla vita interna a San Giovanni in
Monte attraverso i familiari che andavano ai colloqui. Le
bombe cadute sull’Hotel del Corso, in Via Santo Stefano, e
sulla chiesa attigua al reclusorio avevano creato dei varchi
che potevano essere sfruttati per un’evasione dall’interno.
Noi avremmo dovuto aspettare i fuggitivi per portarli via…”
3
COME ERAVAMO
Nella notte convenuta, i gappisti, fra i ruderi, attesero per
ore i reclusi che sarebbero dovuti uscire da soli, ma invano. Evidentemente non era stato possibile fuggire da dentro così occorreva studiare un’incursione da fuori. Un’idea: “Facciamoci aprire il portone dalle stesse guardie, fingendo la consegna di ribelli catturati…”. “Potrebbe
funzionare ed è militarmente realizzabile”. Le divise e le
armi, necessarie per la simulazione, sono già nei depositi
partigiani. I coraggiosi per l’incursione non mancano. Chi
parla tedesco è fra i compagni di Castelmaggiore.
Le informazioni su come far muovere il gruppo, una volta
superato il portone d’ingresso, sono date da guardie che
collaborano coi partigiani.
“Il piano è studiato nella base di Via Leonello Spada, alla
Bolognina. Dodici i componenti il commando: cinque falsi
brigatisti neri, tre tedeschi con tenente “parlante”, quattro
finti prigionieri da consegnare. Due auto, Millecento, recuperabili da una ditta di marmellate e dai Vigili del fuoco. In
azione, il 9 agosto”
L’estate 1944 è il tempo dell’avanzata al nord delle truppe
alleate: le Marche sono liberate in luglio, Firenze il 4 agosto. I partigiani hanno occupato, con alterne fortune, territori alle spalle della Linea gotica. Il fascismo repubblichino, voluto e protetto dai tedeschi, sta ancora in piedi
reggendosi sul terrore. A Bologna la repressione è operata prima dall’Ufficio politico investigativo, dal Reparto antipartigiani, dalla Compagnia autonoma di Renato Tartarotti, infine dalla brigata nera comandata dal federale Torri. La Resistenza è riuscita però ad affermarsi come
Movimento saldando la lotta militare delle punte avanzate
(gli attacchi contro i tedeschi per le strade, nei locali pubblici, al comando di Villa Spada e contro i fascisti di spicco
come il federale Facchini e i giudici speciali Donati e Amaduzzi) alle richieste popolari più sentite (aumenti salariali,
cibo, fine di una guerra “già persa”). Liberare i reclusi può
essere un’impresa con connotazione epico-popolare, capace, per di più, di far sentire i fascisti insicuri anche nelle loro strutture protette.
“Ci mettiamo sei per macchina: due, camuffati da brigatisti
neri e da tedeschi, fuori, ai lati del cofano, con le gambe che
stringono i fanali; quattro dentro: due finti prigionieri e due
falsi catturatori. Sono le 21,45 e l’orario è stato scelto apposta perché fra le 22 e le 22,15 la ronda è nel punto più lontano dalla prigione…”
Il coprifuoco è dalle 20 alle 5. Il buio è ormai fitto e solo
parzialmente penetrato dai fari delle auto schermati di blu
con una stretta feritoia orizzontale, come ha disposto la
Protezione antiaerea. Le bombe su Bologna (la prima incursione con morti il 24 luglio ‘43; quella a tappeto, con oltre mille vittime, il 25 settembre sempre ‘43) hanno provocato l’esodo della popolazione verso la campagna e la
collina. Le strade, vuote, sono segnate da cumuli di macerie e ruderi di edifici. Il commando, approntato in una casa di Via Calvart, resa disponibile da antifascisti sfollati,
parte dalla Bolognina e attraversa il centro. William ricorda quel momento portandosi istintivamente una mano alla gamba rimasta per sempre lesa nell’azione.
Davanti al carcere i quattro partigiani sui cofani balzano
giù, aprono le portiere delle auto e fanno scendere i falsi
militari che, a pugni e a calci, spingono i finti prigionieri
verso l’ingresso sorvegliato da due sentinelle.
-Aprite, dobbiamo portarli in cella!
4
COM’ERA COMINCIATO
La guerra, proclamata il 10 giugno 1940, è vissuta all’inizio dai bolognesi nell’ ottica della retorica fascista.
Ben presto però la cruda realtà si manifesta col razionamento alimentare e la vista dei feriti che arrancano per le strade dopo le cure specialistiche all’
ospedale Putti. I primi dissensi sono espressi dalle
scritte murali e dai volantini messi sotto le saracinesche dei negozi. Poi gli antifascisti cominciano ad organizzarsi in comitati clandestini e gli scioperi, nei
campi e nelle fabbriche, assumono connotazioni politiche. Iniziano i sabotaggi. Le donne protestano. I
giornali ignorano la crisi bellica ma ugualmente si
diffonde il clima di una ormai inevitabile fine del regime fascista. La caduta di Mussolini, il 25 luglio del
1943, è preceduta dal primo grosso bombardamento
aereo sulla città (quello a tappeto, devastante, il 25
settembre). I bolognesi sfollano. L’8 Settembre vede
lo sbando dell’esercito seguito dall’occupazione tedesca.
I partigiani si danno strutture politiche e militari e dalla clandestinità passano alla lotta armata.
I primi obbiettivi sono gli uomini e i mezzi della Wehrmacht (attentato al ristorante Fagiano e bombe contro i carri armati) poi è la volta dei repubblichini. Il 26
gennaio ‘44 è ucciso il federale Eugenio Facchini.
Ogni volta la risposta è “rappresaglia”: dieci per uno.
Sino alla fine.
-Nessuno ci ha avvertiti di questo arrivo.
-Informatevi. Su, presto…
La situazione è di diffidenza e di stallo e a questo punto il
“tenente tedesco” fa l’arrabbiato, tira fuori la pistola e comincia a urlare: “Schnell, schnell! Presto!”. La sfuriata, udita anche dal corpo di guardia interno, sorte l’effetto desiderato e il portone si apre per poi chiudersi alle spalle del
gruppo. Entrano in otto preparati su cosa fare e con le
informazioni necessarie per muoversi. Fanno prigioniere
le guardie, interrompono le comunicazioni con l’esterno,
s’impossessano delle chiavi, vanno alle celle annunciando:
“Siete liberi!”. I reclusi però non si muovono perché te-
Il cortile di San
Giovanni in Monte
dopo i restauri
COME ERAVAMO
Una cella di San
Giovanni in Monte e,
sotto, un’immagine
che rievoca il clima
di quegli anni
(Foto Villani 1942 tratta da “Bologna
dall’autarchia al boom”Collezione d’arte e di
storia della Cassa di
Risparmio di Bologna)
mono una messa in scena per portarli in massa davanti ai
fucilatori. Dopo un po’, tuttavia, i prigionieri politici (ci sono, fra gli altri, Sonilio Parisini e Nerio Nannetti, catturati
dopo un’azione in Piazza Trento e Trieste, Monaldo Calari, sorvegliato speciale, alcuni della “Matteotti”, il comandante del distaccamento di Anzola) riconoscono i partigiani e allora tutti - in 340 coi comuni - raggiungono l’uscita. William, vestito da militare tedesco, muto perché non
sa la lingua, è fuori con gli altri tre postisi a fianco delle sentinelle da neutralizzare al momento della sortita. Adesso.
“Il buio è fitto e, quando interveniamo, non vedo che il mio
brigatista nero - invece di arrendersi come l’altro - tira fuori la pistola e si oppone. Spara e mi prende alla gamba destra. Un male boia. Rispondo con una raffica che però non
ha effetto risolutivo. Lottiamo corpo a corpo e lui fa partire
un altro colpo che mi prende alla gamba sinistra. Non vado
giù. Interviene un compagno che mette fine alla reazione.
C’è stata una confusione tremenda, non prevista…”
-Che succede?
-Via,via!
È il momento della grande fuga, ma non proprio di tutti: le
donne non sono state ancora raggiunte nel reparto speciale, loro riservato, e non c’è più tempo per liberarle. L’azione deve concludersi in fretta. Gli evasi se la danno a
gambe: chi seguendo l’istinto, chi raggiungendo le basi
concordate, chi occupando i posti lasciati liberi sulle auto.
Ci sono anche quattro religiosi. L’allarme ha già raggiunto la Questura e il Comando fascista partendo dall’unico
telefono non neutralizzato: quello del direttore che è nella
sezione femminile. I neri di Tartarotti possono arrivare da
un momento all’altro anche se in effetti - ma nessuno poteva immaginarlo - giungeranno solo la mattina dopo: “perché non era operativo il pur sollecitato piano antievasione”,”perché era finita la benzina dei mezzi di pronto intervento”, perché, forse, la richiesta d’aiuto non era contro
dodici coraggiosi ma verso “un vero esercito di partigiani
con armi e mezzi blindati”…
“Poco dopo le 22,30, il gruppo si scioglie nella base di via
Spada dove resto solo io, ferito, curato d’urgenza da un medico amico, convocato da una staffetta. Due giorni dopo
sarò trasferito, su un calesse, nella casa di due infermiere del
Rizzoli, a Porta Zamboni.”
La notizia della fuga è resa pubblica, indirettamente, tre
giorni dopo, dal Carlino che stampa un comunicato con la
promessa di “spirito di comprensione” per gli evasi che si
consegneranno spontaneamente entro le ore 12 del 13 (solo qualcuno si costituirà o perché imprigionato per lievi
reati comuni o perché timoroso di ritorsioni sui familiari).
Un manifesto clandestino della federazione bolognese comunista esalta l’audace impresa e invita la popolazione alla lotta: “I gap ci indicano la strada: seguiamoli”.
Il 29 settembre i partigiani assaltano il comando tedesco
all’Hotel Baglioni dove è in corso una festa danzante in
onore di uno dei liberatori di Mussolini e il 18 ottobre replicano perché la prima grossa carica d’esplosivo non è
esplosa. Ai primi di novembre combattono, in campo aperto, a Porta Lame e alla Bolognina in un clima di rivolta armata popolare che i nazifascisti non riescono a soffocare
nemmeno col sangue di Marzabotto.
“La liberazione sembra prossima. Invece…”
I tedeschi riescono a fermare l’avanzata alleata sulla linea
gotica e il tempo inclemente ostacola le operazioni militari. Il 13 novembre il generale Alexander invita i patrioti a
sospendere la guerriglia nell’attesa dell’offensiva di primavera. Il messaggio, diramato per radio, è inteso anche
dai repubblichini che percepiscono di avere, almeno per
un po’, mani libere contro i partigiani ormai inarrestabilmente esposti e massacrati a Sabbiano, San Ruffillo, Gaggio, Lizzano, Sassoleone, Casteldebole…
I primi reparti alleati entreranno a Bologna la mattina del
21 aprile 1945 e quel momento, meta militare e ideale di
quanti hanno combattuto nella Resistenza, non potrà essere vissuto da tutti gli audaci protagonisti attivi dell’assalto a San Giovanni in Monte. Diversi fra loro (Marchesini, Casali, Drusiani, Toffano: finti brigatisti e prigionieri…) hanno perso la vita combattendo o davanti al plotone
di esecuzione. Alcuni evasi (Calari, Facchini…) hanno incontrato la morte pochi mesi, alcune settimane, dopo aver
lasciato le celle. Per Nerio Nannetti, caduto in combattimento in 3 settembre 1944 ad Anzola, la libertà prima del
la Liberazione è durata solo venticinque giorni.
5
TERRITORIO E AMBIENTE
Cavallette sulle
colline bolognesi
di MAURA GUERRINI
Illustrazione di PIERO BRIGHETTI
Non sono un flagello pubblico
ma un fenomeno
da controllare attentamente
per mantenerlo
entro limiti accettabili
Le colture si alternano a
zone poco coltivate: è questo
l’habitat preferito dalla
cavalletta per riprodursi
Q
uando, nel 1975, fui assunta in Provincia, l’allora Dirigente del Settore Agricoltura, Luciano Sarti, nell’illustrare
le funzioni dell’Ente non tralasciò di ricordare
uno dei compiti assegnati dalla legge: la lotta
alle cavallette. A distanza di quasi 30 anni quella prima “lezione” è tornata utile.
Sull’Appennino bolognese, infatti, quest’anno,
in piena estate, sono arrivate le cavallette in
numero tale da preoccupare agricoltori e amministratori pubblici.
Il piano di difesa è scattato immediatamente.
La cavalletta nostrana (Calliptamus italicus)
non è certo paragonabile al flagello dell’antico
Egitto e i danni arrecati nelle nostre terre sono estremamente modesti, ben diversi dalle
devastazioni subite dai Paesi africani. Tuttavia
il fenomeno non va sottovalutato. Oltre al fastidio per i residenti, le cavallette italiane, dette simpaticamente “locuste dalle ali rosa”,
preoccupano perché si cibano soprattutto di
erba medica e di piante ortive. Raramente infestano altre colture, quali mais e vite.
6
Con il favore del clima
In Emilia-Romagna compaiono ciclicamente,
a seconda delle condizioni climatiche più o
meno favorevoli alla loro riproduzione. Negli
anni 1984 – ‘85 e ‘86 e nel 2002 le infestazioni
più consistenti hanno interessato le colline di
Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena.
Nel bolognese il territorio interessato, secondo il monitoraggio effettuato dai tecnici dell’assessorato Agricoltura e dal Corpo di Polizia provinciale a fine agosto e inizio settembre
del 2004, comprende i seguenti comuni: Castello di Serravalle, Savigno, Monteveglio,
Pianoro, Castel San Pietro, Dozza, Sasso Marconi e Zola Predosa.
La lotta alle cavallette non è facile e tutt’altro
che rapida. In nessuna situazione si è riusciti
a eliminare completamente il problema, si può
soltanto cercare di contenerlo entro limiti accettabili. Le infestazioni sono favorite da inverni scarsamente piovosi e miti. Anche l’uomo contribuisce involontariamente alla moltiplicazione dell’insetto. L’abbandono di terreni
in zone collinari e montane, l’aumento di aree
incolte fa sì che si crei un habitat ideale per la
riproduzione delle cavallette. Certe alterazioni di equilibri naturali aggiungono altri effetti
indesiderati. Le cavallette, ad esempio, sono
ottime prede per ricci, rapaci, lucertole e rospi, specie purtroppo sempre più rare.
Prevenzione tempestiva
La prima regola da seguire per la lotta alle cavallette è quella di prevenirne la diffusione.
Gli adulti segnalati sulle nostre colline in agosto potranno generare nuovi e più numerosi
individui nella primavera del 2005. Per questo
motivo la Provincia di Bologna si è attivata
immediatamente per monitorare il fenomeno
e per individuare i luoghi di possibile ovideposizione. La cavalletta, infatti, alla fine del
suo ciclo biologico, depone nel terreno un numero variabile di uova, da 22 a 50, all’interno
di una “ooteca” o cannello, sovrapposte e incollate le une alle altre tramite un secreto spugnoso, alla profondità di 3-6 cm. L’insetto sceglie terreni incolti, suoli compatti, esposti a
sud, dotati di leggera pendenza e quindi meno
soggetti a ristagni idrici.
La mappatura di questi luoghi diventa fondamentale per provvedere successivamente alla
distruzione delle uova attraverso opportune
lavorazioni da farsi prima che inizi la schiusura, entro il mese di aprile, per evitare la nascita dei nuovi individui.
L’individuazione delle aree a rischio è quindi
solo il primo passo per una efficace lotta a questi temibili insetti. Sarà indispensabile, nei
prossimi mesi, la collaborazione degli agricoltori per applicare buone prassi agronomiche e
distruggere le aree infestate. Eventuali tratta-
TERRITORIO E AMBIENTE
menti chimici si potranno autorizzare solo in
ambiti molto circoscritti e nei momenti in cui
gli insetti sono allo stadio giovanile (neanidi),
quindi sono poco mobili e vivono ancora in
maniera gregaria. In questo periodo, solitamente nei mesi di maggio e giugno, gli interventi dovranno essere localizzati e a base di
prodotti consentiti dalla normativa specifica.
Obiettivo prioritario rimane la prevenzione e
quindi una particolare cura del proprio territorio: un compito per il quale, ancora una volta, diventa fondamentale la presenza e l’opera
dell’agricoltore.
Parchi regionali, borse di studio
L’
assessorato all’Ambiente torna a puntare sui parchi. A metà settembre ha rilanciato il bando per 11 borse di studio
da assegnare ad altrettanti laureati che per
due anni lavoreranno nei parchi regionali, istituiti sul territorio della provincia di Bologna,
cioè nei parchi del Corno alle Scale, di Monte
Sole, dei Laghi di Suviana e Brasimone, dei
Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbades-
sa e dell’Abbazia di Monteveglio. Il concorso è
per titoli e i partecipanti selezionati saranno
sottoposti ad un colloquio con la commissione
giudicatrice. I vincitori saranno seguiti da un
tutor dell’università di Bologna e riceveranno
una borsa di 850 euro lordi al mese.
Gli interessati dovranno presentare le domande entro il 29 ottobre e dovranno essere laureati in Architettura o Ingegneria, in Economia e commercio, Giurisprudenza, Veterinaria, Scienze Agrarie, Biologiche, Forestali,
Geologiche e Naturali. Una dodicesima borsa
sarà dedicata alla memoria del professor Umberto Bagnaresi, scomparso nel 2003. Come
già successe nel 2001 con il bando delle prime
10 borse di studio sui parchi regionali, l’iniziativa sarà sostenuta dalla Fondazione Carisbo
di Bologna che l’ha finanziata con 244.800 euro. Inoltre, la Fondazione Carisbo ha finanziato altri due progetti dell’assessorato all’Ambiente: il progetto Acqua Label per la certificazione ambientale degli acquedotti (50 mila
euro) e il progetto di riapertura al pubblico
della Grotta del Farneto (200 mila euro).
[N.M.]
Migliorare la convivenza tra il
cervo e l’uomo
I
l 2000 ha rappresentato per il cervo dell'Appennino Tosco-Emiliano l’inizio di
una nuova stagione. Dopo sei anni di censimenti, monitoraggi, sensibilizzazione e negoziati, si è infatti passati ad una vera e propria
“gestione” della specie, che comprende anche
azioni di miglioramento ambientale e prelievi
venatori. La peculiarità di questa realtà, senza
precedenti nel nostro paese, prende il via da un
accordo tra due Regioni (Toscana ed Emilia-Romagna) e quattro Province (Bologna, Pistoia,
Prato, Firenze) per conoscere, conservare e gestire meglio la popolazione dei cervi, originaria
della foresta dell’Acquerino.
Per la stagione venatoria in corso il numero di
cervi prelevabile nella provincia di Bologna sale da 176 a 190, con un incremento dell’8% rispetto all’anno scorso. Ma la novità non riguarda solo il numero. I quattordici esemplari in più
infatti non verranno abbattuti ma saranno catturati e trasferiti al Parco nazionale del Pollino,
per contribuire alla reintroduzione del cervo in
quell’area. Le operazioni di cattura saranno effettuate in collaborazione con la Provincia di Pi-
stoia. Il Piano di prelievo del Cervo 2004-2005 è
stato approvato dall'assessorato alla Pianificazione faunistica, sulla base della proposta avanzata dalla commissione tecnica per la gestione
del cervo dell’Appennino tosco-emiliano. Piena
soddisfazione per questo risultato è stata
espressa dall’assessore Marco Strada, che ha
sottolineato come per la prima volta anziché incrementare gli abbattimenti (peraltro necessari per venire incontro alle legittime esigenze
degli agricoltori) si procede alla cattura salvando alcuni esemplari del magnifico animale che
andrà a ripopolare altre zone e parchi d’Italia.
Ogni anno si abbattono i capi secondo una particolare forma di censimento, cosiddetta “al
bramito”, effettuata in autunno contemporaneamente sui versanti toscano ed emiliano dell’Appennino da centinaia di volontari e i cui risultati sono elaborati da biologi specializzati.
[V.B.]
Info:
Ministero Ambiente www.minambiente.it/Sito/home.asp
7
TERRITORIO E AMBIENTE
Un Premio per l’ambiente
S
cade il prossimo 31 dicembre il bando
della terza edizione del “Premio Ambiente in memoria di Giorgio Nicoli e Milena Bastia”, il concorso promosso dal Centro
Agricoltura Ambiente in collaborazione con 17
comuni bolognesi e la partecipazione dell’assessorato provinciale all’Ambiente.
Nato in ricordo di Milena Bastia, amministratrice di Sala Bolognese, e di Giorgio Nicoli,
sindaco di San Giovanni in Persiceto scomparso da alcuni anni, il premio è un riconoscimento per chi nella provincia lavora e studia
per garantire all’ambiente un futuro migliore.
Il concorso è articolato in tre sezioni: la prima
per gli studenti dell’Università di Bologna, residenti in provincia di Bologna e neolaureati
nel 2004 con una tesi in ambito ambientale
(Facoltà di Agraria, di Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali e di Ingegneria, corso di Ingegneria per l’ambiente e il territorio), la seconda per le aziende agricole presenti sul territorio della provincia bolognese e la terza riservata a tutti i comuni della provincia. Il testo
integrale del bando, con la domanda di partecipazione, è disponibile su internet all’indirizzo www.caa.it o presso i Comuni, le sedi delle
organizzazioni agricole, le segreterie delle facoltà coinvolte e il Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore.
Info: Segreteria organizzativa 051981698,
[email protected].
I progetti di
Agenda 21
P
rotagonista del nuovo numero dei ‘Quaderni del Rospo’, il periodico di informazione ambientale dell’assessorato
Ambiente della Provincia, è “Agenda 21”, il documento di intenti ed obiettivi programmatici
su ambiente, economia e società sottoscritto
da oltre 170 paesi nel 1992 durante la Conferenza su sviluppo e ambiente di Rio de Janeiro
(Piano di Azione dell’ONU per lo sviluppo sostenibile per il 21° secolo).
“Agenda 21 partiamo dalle parole” spiega il
funzionamento del processo di sviluppo sostenibile e presenta i progetti elaborati e messi in
atto dalla Provincia fra i quali “Verso la costru-
zione di reti ecologiche”, “Parchi in rete”,
“Progetto Sellustra Life”, “Micro Kyoto”,
“The bet”, “Agenda 21 e parchi”.
http://www.provincia.bologna.it/ambiente/
rospo/quaderni.html
UN P0’ DI NUMERI
- Nel Mondo oltre 6000 amministrazioni pubbliche di piccole e grandi città sono impegnate in A21 L.
- In Europa oltre 2000 amministrazioni pubbliche hanno aderito ai principi della Carta di
Aalborg, impegnandosi a definire piani e progetti di azione locale di Agenda 21L.
- In Italia sono 400 gli enti e le organizzazioni che hanno realizzato oltre 1300 progetti di sviluppo sostenibile su ambiti ambientali, sociali ed economici da parte di enti pubblici, associazioni, imprese e cittadini.
- L’Emilia-Romagna vede impegnati oltre 80 enti pubblici con circa 800 progetti di A21 L.
8
COME RISPARMIARE
ENERGIA
Le scuole medie inferiori delle province di
Bologna, Milano e Firenze potranno aderire a un programma di educazione ambientale sul risparmio energetico pensato
per diffondere una cultura di attenzione e
sensibilità verso questi temi, già a partire
dagli alunni della scuola dell’obbligo.
Il percorso didattico, realizzato dall’associazione Amici della Terra e da Ikea, con
il patrocinio della Provincia di Bologna e
del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, abbraccia l’insieme delle
tematiche legate all’energia, con particolare attenzione agli impatti ambientali della produzione di energia, dell’uso e dei
comportamenti individuali in materia.
Il pacchetto tipo per una classe contiene
20 opuscoli per gli alunni, 2 schede di approfondimento per gli insegnanti, 2 cdrom in cui i simpatici personaggi di Fiammino, Rina, Chioma, Goccia e Dina accompagnano i ragazzi in un viaggio nel
mondo dell’energia. Inoltre, grazie a un
gioco interattivo è possibile determinare i
comportamenti al risparmio e quantificarne il risultato.
Info
Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio
http://www.minambiente.it/
Sito/temi/tema_energia.htm
Amici della terra
http://www.amicidellaterra.it/
Ikea e l’ambiente
http://www.ikea.it/ms/it_IT/about_ikea/
social_environmental/environment.html
ricerca
L’inquinamento ci ruba
le nuvole
di STEFANO GRUPPUSO
Sandro Fuzzi studioso
dell’atmosfera spiega come le
polveri sospese riducono anche
le probabilità di pioggia
L’
inquinamento atmosferico che fa
ammalare i polmoni, che deteriora i
monumenti e che compromette l’agricoltura, crea problemi anche alle nubi facendo diminuire quelle che di solito producono la pioggia. E minor pioggia nei luoghi
inquinati vuol dire una riduzione del lavaggio naturale dell’aria, delle strade, dei monumenti, della vegetazione e quindi un accumulo degli agenti tossici e corrosivi in una
spirale sempre più dannosa.
La causa di questo fenomeno è ormai chiara: la responsabilità è delle polveri prodotte
prevalentemente dal traffico, ma derivate
anche dai processi industriali, dagli impianti di riscaldamento e di raffreddamento.
Ma come agiscono le polveri all’interno delle nubi? Lo spiega Sandro Fuzzi, ricercatore
dell’ISAC, l’istituto del CNR di Bologna che
studia l’atmosfera e il clima, dove, nel luglio
scorso, si è tenuta la “XIV Conferenza internazionale su nubi e precipitazioni” , un appuntamento di importanza mondiale al quale hanno partecipato oltre 500 scienziati provenienti da 39 paesi e che, di fatto, è stato un
riconoscimento al valore scientifico dell’istituto di ricerca bolognese.
“Le nubi, dice Fuzzi, sono costituite da goccioline d’acqua molto piccole che si formano
solo in presenza di nuclei di condensazione
che sono, in pratica, polveri e particelle.
L’uomo con le sue attività immette in atmosfera una grande quantità di queste microsostanze che determinano un aumento dei
nuclei di condensazione. Tutti questi nuclei
competono per la stessa acqua e di conseguenza si formano nubi con un numero molto elevato di goccioline che sono, però, più
piccole. Ne deriva che gocce di queste dimensioni e peso hanno serie difficoltà a cadere e a congiungersi assieme, secondo un
fenomeno che si chiama coalescenza, per
cui solo in parte precipitano a terra.
QUANTA ACQUA C’È
IN UNA NUBE?
In ogni centimetrocubo di una modesta
nuvola estiva, ad esempio un cumulo, ci
sono circa 100 goccioline d’acqua del
raggio di 0,01 millimetri, ognuna del minuscolo volume di 0,000004 millimetricubi. Se il nostro cumulo ha un volume di 1
kmcubo, con una semplice moltiplicazione otteniamo i litri d’acqua che contiene:
400.000, una quantità pari al contenuto
di una piscina delle nostre città.
Il valore in peso è di 400 tonnellate. Ma
questo peso è distribuito in così tante
goccioline che bastano i moti dell’aria a
tenerlo in sospensione.
Quindi piove meno. Ma ciò non si verifica
solo nelle aree urbanizzate. Il calo delle
piogge può avvenire in qualsiasi parte del
globo dove per cause diverse vi siano in atmosfera polveri in eccesso”. A conferma di
quest’affermazione Fuzzi cita una ricerca
sperimentale cui ha partecipato direttamente e che ha avuto come teatro un’area dell’Amazzonia, da sempre considerata il polmone verde della Terra.
“Qui - spiega - abbiamo verificato che i fumi
provocati dagli incendi appiccati alla foresta
pluviale per ampliare le terre da coltivare,
causano la riduzione delle precipitazioni. In
generale il diametro delle goccioline in condizioni normali affinché possa piovere è di
16 o 18 micrometri, cioè millesimi di millimetro. Quando vi sono incendi le polveri e
le particelle derivate dalla combustione ed
immesse in atmosfera fanno si che si formino goccioline di 8 o 9 micrometri di diametro, la metà di quelle normali. È evidente
che tra le conseguenze della minor massa
c’è la difficoltà a precipitare al suolo”.
Oggi la ricerca sulla struttura delle nubi e
sui meccanismi fisico-chimici che le governano dispone di strumenti d’avanguardia.
Con l’osservazione da satelliti, con l’impiego di aerei speciali e con apparecchiature la-
ser collocate a terra viene rilevata una moltitudine di dati da elaborare e utilizzare per
modelli su grande scala e per simulazioni
numeriche.
L’importanza del tema delle precipitazioni è
cresciuta negli ultimi anni di pari passo con
l’aumento delle preoccupazioni del più ampio problema del cambiamento climatico e
del riscaldamento globale. Nei più avanzati
paesi del mondo, in particolare USA, Canada, Germania e Giappone, cresce l’impegno
e l’investimento in ricerca. Ma avanza con
passi da gigante anche la Cina.
“Nella Conferenza internazionale sulle nubi
e sulle precipitazioni - conclude Fuzzi - si è
notata la consistenza e la qualità del gruppo
dei ricercatori cinesi passati dai tre dell’edizione precedente ai trenta di quest’anno. Segno del grande interesse che questo tema
suscita nel colosso asiatico”.
L’IDROGENO NEL
NOSTRO FUTURO
L’ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie,
l’Energia e l’Ambiente) ha promosso e
organizzato Il 7 e 8 ottobre scorso, assieme alla Regione Emilia-Romagna e in
collaborazione con l’UGIS (Unione Giornalisti Italiani Scientifici), un seminario di
aggiornamento sul tema “L’idrogeno nel
nostro futuro. Perché, come e quando”
presso il Centro di Informazione Energia
ENEA del Brasimone, località del comune di Camugnano in provincia di Bologna.
I temi affrontati nei due giorni del seminario hanno riguardato l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile pulito e le azioni di promozione che la Regione EmiliaRomagna sta attivando per favorire, in
questo settore, lo sviluppo di imprese
tecnologicamente avanzate.
Sono state inoltre presentate alcune imprese regionali che, in diversi campi, sviluppano tecnologie sull’idrogeno.
9
TERREMOTO
Arrivano i finanziamenti
per la ricostruzione
di VERONICA BRIZZI
Sarà la Provincia a valutare le richieste avanzate.
La presidente nominata commissario straordinario.
Pubblicato il piano per l’erogazione degli aiuti economici
A
poco più di un anno dal terremoto stanno arrivando i fondi per la ricostruzione delle opere ed edifici danneggiati.
Rispettando i tempi previsti da un’apposita Ordinanza, la Provincia è così pronta a ripartire i
12 milioni di euro stanziati per i danni provocati dal sisma, assumendo una competenza
che per la prima volta è passata dalla Regione
all’amministrazione provinciale. Dopo il primo
mezzo milione di euro stanziato a luglio per far
fronte agli interventi di prima emergenza e assistenza alla popolazione, la presidente della
Provincia Beatrice Draghetti, nella sua qualità
di commissario straordinario delegato, ha firmato il secondo stralcio del Piano degli interventi straordinari destinati alle opere pubbliche, alle attività produttive e ai privati, per un
totale di oltre undici milioni e mezzo di euro.
Una parte dei contributi per gli interventi su
opere pubbliche, oltre un milione e duecento
mila euro, riguarda nove edifici risultati inagibili: il municipio e il centro polivalente di Borgo Tossignano (8.500 euro e 24.700 euro), la
scuola elementare “Mengoni” di Fontanelice
(268.000 euro), la scuola elementare di Monterenzio (89.900 euro), la scuola materna di
Castenaso (97.200 euro), il palazzetto dello
10
sport di Castel San Pietro (132.000 euro), il
Museo della Civiltà Contadina (76.100 euro), il
centro civico di Monghidoro (69.500 euro) e il
ponte sulla strada provinciale 21 di Monterenzio (460.000 euro). La parte più consistente,
circa tre milioni e cinquecento mila euro, è destinata a edifici privati di uso pubblico, tra cui
35 chiese e due scuole materne appartenenti
alle Diocesi di Bologna e Imola. I sei milioni e
seicento mila euro destinati ai privati riguardano invece abitazioni, attività commerciali,
produttive e aziende agricole gravemente danneggiate con inagibilità parziale o totale.
A partire dal 15 settembre, giorno della pubblicazione del bando per l’accesso ai finanziamenti sul bollettino della Provincia, gli enti
pubblici hanno 21 mesi per completare i lavori di ripristino degli edifici danneggiati, mentre sono 36 quelli concessi ai privati. La domanda deve essere indirizzata al Comune di
residenza che provvederà ad anticipare il finanziamento, ottenendo successivamente il
rimborso dalla Provincia.
Il piano stralcio, contenente la descrizione degli interventi, le risorse assegnate, le modalità
di attuazione e lo schema di domanda, è scaricabile dal sito internet della Provincia nella sezione Ambiente-Bandi. I comuni italiani sono
classificati in diverse zone sismiche, in rela-
zione alla frequenza e intensità dei terremoti
attesi. Per ogni zona sismica si applicano diverse norme tecniche riguardanti la costruzione. Nel 2003 è stata adottata una revisione
completa delle classi sismiche (ora indicate
come zone) e delle norme sismiche relative.
Nell’ultima zona (4) considerata la meno pericolosa le regioni possono introdurre criteri
minimi di progettazione antisismica per l’edilizia pubblica. La normativa sismica attuale sarà
soggetta a revisioni e modifiche ogni qualvolta le conoscenze maturate lo rendano necessario. Bisogna però ricordare che la normativa sismica si riferisce alle nuove costruzioni, e
solo nella più recente revisione normativa si
introduce il concetto di riadeguamento antisismico di quanto già edificato. Le abitazioni sismicamente protette in Italia, quindi, sono una
limitata percentuale del patrimonio edilizio
esistente.
10 REGOLE SALVAGENTE
Le illustrazioni
sono tratte da
“A lezione di
terremoto” di
Roberto
Luciani in
collaborazione
con Edurisk Giunti Progetti
Educativi e
Provincia di
Bologna
Se siete in casa, e la vostra è una casa sicura, non provate a uscire durante la scossa di terremoto: aspettate che sia finita.
Non usate mai gli ascensori: la corrente elettrica che li aziona potrebbe
interrompersi, bloccandovi dentro.
TERREMOTO
Il sisma del 14 settembre 2003
I
l terremoto che ha colpito l’Appennino
Bolognese alle ore 23.43 del 14 settembre 2003, è stato localizzato a 30 km a sud
della città di Bologna nel territorio di Monghidoro.
La scossa pari a 5.0 della Scala Richter
(VII°scala Mercalli), è stata registrata in prossimità della località Zaccarlina con profondità
dell’ipocentro moderatamente elevata (15-20
km).
L’evento sismico ha prodotto gli effetti più rilevanti nell’area compresa fra i comuni di
Loiano, Monzuno, Monghidoro e San Benedetto Val di Sambro, ed è stato avvertito in
un’area molto vasta del nord d’Italia; danni significativi ancorchè più sporadici e irregolarmente distribuiti si sono registrati anche nella valle del Santerno.
L’attività di verifica dell’agibilità e di censimento danni dell’evento del 14 settembre
2003, è proseguita per circa due mesi, attraverso la realizzazione di 1066 sopralluoghi,
sul territorio di 19 Comuni, con l’individuazione di 141 inagibilità totali, 67 inagibilità
parziali e 114 inagibilità temporanee.
L’area appenninica fra il bolognese e l’imolese
è stata storicamente interessata da terremoti
di moderata entità, i più importanti dei quali
sono quelli avvenuti negli anni 1878, 1879,
1881 caratterizzati da lunghe sequenze sismi-
che, che si protrassero per alcuni mesi, i cui effetti massimi raggiunsero il VII°(M.C.S).
Il terremoto del 24 gennaio 1881 produsse gli
effetti maggiori con danni significativi in località di Campeggio (Monghidoro) e Scanello
(Loiano).
In generale comunque nei secoli precedenti le
conoscenze appaiono estremamente scarse,
sia per una bassa produzione documentaria
sull’area, per la sua scarsa rilevanza economica e culturale, che per l’assenza di indagini
specifiche e approfondite; la storia sismica nota dell’area è quindi verosimilmente poco rappresentativa della storia sismica reale.
Nelle aree circostanti la sismicità è più presente e significativa; verso est, nel faentino, i
terremoti del 1725, del 1754 e 1781 interessarono i comuni dell’imolese, verso sud i comuni dell’alto Appennino risentono degli eventi
della Garfagnana e del Mugello le cui aree sismogenetiche possono generare terremoti anche distruttivi (es. 1542 e 1919).
In pianura l’area compresa tra i comuni di Malalbergo e Molinella può risentire degli effetti
dei terremoti con epicentro in provincia di
Ferrara, associati alla struttura compressiva
della dorsale ferrarese, mentre in misura ridotta la medio bassa valle del Samoggia può
avere effetti degli eventi sismici del modenese
e del reggiano.
[STEFANO PISAURI]
PER SAPERNE DI PIÙ
Ulteriori dettagli descrittivi dell’evento sismico si possono trovare nel documento “Il terremoto del 14 settembre 2003 - Appennino
Bolognese - Rilievo Macrosismico” redatto
dal gruppo di esperti dell’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia, e disponibile sul sito http://www.ingv.it/quest/index.html, mentre per avere un quadro più completo delle
storia sismica del territorio provinciale si segnala il sito http://emidius.mi.ingv.it/ dove sono disponibili data base dei terremoti consultabili per evento e per comune.
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
http://www.ingv.it/
Servizio Sismico Nazionale
http://ssn.protezionecivile.it
Osservatorio Geofisico Sperimentale
di Trieste
http://www.crs.inogs.it/
Gruppo Nazionale per la Difesa
dai Terremoti
http://gndt.ingv.it/
Università di Genova, I.G.G. Seismic
Network
http://www.dister.unige.it/geofisica/
Consiglio Nazionale delle Ricerche:
http://www.cnr.it/sitocnr/home.html
Dipartimento della Protezione Civile
http://www.protezionecivile.it/
Riparatevi sotto un tavolo: vi proteggerà dalla caduta di calcinacci,
mobili o lampadari,
Potete ripararvi anche nel vano di
una porta inserita in un muro portante (cioè un muro spesso e solido).
Un altro luogo abbastanza sicuro
può essere l’angolo di una stanza
fra due muri maestri (muri che danno verso l’esterno, per esempio).
Non usate le scale durante la scossa: a volte sono la parte più fragile
della casa.
Se siete all’aperto allontanatevi dai
muri delle case: possono cadere tegole, cornicioni o camini.
State lontano dagli alberi, dai lampioni, dai fili della luce: potrebbero
venire giù.
Non sostate sopra o sotto i ponti.
Cercate un posto dove non avete
niente sopra di voi che possa cadere.
11
DAL CONSIGLIO
ISTITUITE LE
COMMISSIONI
CONSILIARI
PERMANENTI
Una seduta del
Consiglio
provinciale e,
sotto, il ritratto di
Roberto Vighi
presidente della
Provincia dal
1951 al 1970
Le sei Commissioni consiliari permanenti, istituite dal Consiglio provinciale nella seduta di fine luglio, si sono insediate eleggendo i rispettivi presidenti e vicepresidenti.
Il numero delle Commissioni è rimasto invariato rispetto a quello dello
scorso mandato, mentre è aumentato
il numero dei membri partecipanti e
sono cambiate in parte le competenze, in modo da adeguarle maggiormente alle funzioni attribuite alla nuova Giunta. Una novità riguarda inoltre
la regolamentazione dei lavori delle
Commissioni. L’assemblea di palazzo
Malvezzi ha infatti approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato dalla Conferenza dei capigruppo,
con il quale si affida ai presidenti delle Commissioni e al presidente del
Consiglio il compito di “ottenere una
permanenza costante e ampia” dei
consiglieri alle sedute delle Commissioni, così da ottimizzarne i lavori.
Le sei Commissioni permanenti, che
hanno il compito di istruire i più importanti temi politico-amministrativi
di competenza del Consiglio provinciale, sono:
I Commissione - competenze: affari generali, governo metropolitano, sistema
delle autonomie locali, partecipazioni
societarie dell’ente, personale, relazioni internazionali e politiche di pace.
Presidente: Claudia Rubini (Alleanza
nazionale). Vicepresidente: Paolo Nanni (Lista Di Pietro).
II Commissione - competenze: bilancio,
patrimonio, provveditorato, edilizia.
Presidente: Marino Lorenzini (Forza
Italia). Vicepresidente: Giovanni Venturi (Comunisti italiani).
III Commissione - competenze: attività
produttive, agricoltura.
Presidente: Anna Pariani (Democratici di sinistra). Vicepresidente: Giuseppe Vicinelli (Forza Italia).
IV Commissione - competenze: ambiente e sicurezza del territorio, pianificazione territoriale, mobilità, viabilità, trasporto.
Presidente: Andrea De Pasquale (Margherita). Vicepresidente: Marco Mainardi (Alleanza nazionale).
12
V Commissione - competenze: sanità,
servizi sociali, istruzione, formazione,
lavoro, associazionismo e volontariato.
Presidente: Lorenzo Grandi (Rifondazione Comunista). Vicepresidente:
Giovanni Leporati (Forza Italia).
VI Commissione - competenze: cultura, pari opportunità, sport, turismo,
caccia e pesca, comunicazione e sistemi informativi.
Presidente: Raffaele Finelli (Democratici di sinistra). Vicepresidente: Alberto Vecchi (Alleanza nazionale).
tifondisti. Nel periodo fascista si impegnò per la tutela giuridica dei perseguitati dal regime, fino a quando
venne arrestato e condannato al confino.”
Attivo nella rete clandestina e nella rinascita dei movimenti, nel dopoguerra si adoperò per ricostruire il tessuto
democratico della nostra società civile
all’atto della ricostituzione dei partiti
politici e delle istituzioni elettive. Dopo la Liberazione divenne vicepresidente della Provincia, e nel 1951 pre-
RICORDO DI ROBERTO
VIGHI, PRIMO
PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA
DI BOLOGNA
Durante la seduta del Consiglio provinciale di inizio settembre, la presidente Beatrice Draghetti ha ricordato
Roberto Vighi, primo presidente della
Provincia di Bologna, dal 1951 al 1970.
In occasione del trentesimo anniversario della sua scomparsa, la Draghetti ha descritto Vighi come “una figura
di primo piano per la nostra comunità
civile e politica alla quale ha lasciato
un’eredità importante, in particolare
per la difesa dei diritti degli oppressi”.
Avvocato, esponente socialista e militante antifascista di primo piano, Roberto Vighi era nato a Bologna nel
1891.
“Operò sempre per l’affermazione degli ideali del socialismo umanitario, ha
ricordato la presidente Draghetti. Già
all’inizio del ‘900 si segnalò nelle lotte
sociali in difesa dei diritti dei deboli e
degli oppressi dalle ingiustizie dei la-
sidente, oltre che consigliere comunale a Bologna dal ‘56 al ’60.
“Mi è gradito ricordare questa ricorrenza - ha concluso la Draghetti - e
porre l’accento su un esempio di dedizione ai bisogni dei cittadini e di servizio alle istituzioni, proprio nel momento in cui, riprendendo i lavori sia
del Consiglio, sia della Giunta, è opportuno che abbiamo anche davanti
persone di esemplarità significativa.”
DAL CONSIGLIO
SUL DECRETO
TAGLIASPESE
L’ampia mobilitazione dei Comuni
e delle Province italiane contro
il decreto legge sui correttivi alla
finanza pubblica (168/2004),
approvato dal Consiglio dei ministri
lo scorso 9 luglio, ha visto impegnata
anche la Provincia di Bologna.
La Giunta, da poco insediata, ha
partecipato alle iniziative promosse
da Upi (Unione province italiane)
e Anci (Associazione nazionale
comuni italiani) per sollecitare
una radicale svolta nelle politiche
finanziarie dell’esecutivo.
Il cosiddetto decreto tagliaspese
prevede la riduzione, entro dicembre
2004, del 10% della spesa corrente
calcolato sulla media del triennio
2001-2003, da applicare nel triennio
2005-2007. Ciò significherebbe, per
quanto riguarda le Province italiane
un taglio di 480 milioni di euro.
In particolare per quella di Bologna,
che ha mantenuto il patto di
stabilità interna, secondo una
prima stima ancora da verificare,
il taglio ammonterebbe al 6%, pari
a 1.746.000,00 euro.
Sul cosiddetto decreto tagliaspese si è espresso, a fine luglio, anche il Consiglio
provinciale che ha approvato, con 22
voti a favore (Ds, Margherita, Verdi,
Rc, Comunisti italiani, Italia dei Valori) e 10 contrari (An, FI), un ordine del
giorno presentato a fine giugno dalla
presidente Beatrice Draghetti, in cui
si esprime contrarietà alla manovra
economica decisa dal Governo. Secondo l’odg, il decreto oltre ad essere
lesivo dell’autonomia di Comuni, Province e Regioni prevista dal Titolo V
della Costituzione, “rischia di com-
promettere il già fragile equilibrio degli Enti locali, dopo tre anni di leggi finanziarie che hanno ridotto le risorse
a loro attribuite e di vincoli centralistici che ne hanno ridotto l’autonomia”.
Nel documento si sottolinea inoltre
come “la costante incertezza del quadro di riferimento normativo ed economico non consente agli Enti locali
di sviluppare con serenità i propri programmi sulla base dei quali gli elettori hanno loro consegnato il mandato
di amministrare”. Il fatto poi che i tagli
siano previsti quando ormai è trascorsa la prima metà dell’anno, andrebbe
a incidere, secondo l’ordine del giorno, per valori nettamente superiori al
10% indicato nel provvedimento governativo, rischiando di mettere in discussione il funzionamento di alcuni
servizi essenziali. Dopo aver invitato
l’Upi e le altre organizzazioni di enti
locali, a portare avanti ogni iniziativa
utile all’immediato ritiro del provvedimento, l’ordine del giorno ritiene che,
prima di adottare qualsiasi atto riguardante la finanza degli Enti locali, “il Governo debba attivare un tavolo di concertazione
presso la sede della Conferenza Stato-Città”.
Intervenendo nel dibattito consiliare sull’ordine del giorno, la
presidente Beatrice
Draghetti ha sottolineato la necessità che
venga riconosciuta
la dignità del
sistema
delle
autonomie locali
nel confronto
con il Governo.
Dal momento che su questi temi è in
corso una discussione, ha aggiunto la
Draghetti “riteniamo nostro dovere e
utile contributo anche al cammino del
Governo e del Parlamento far pervenire la posizione di questo Consiglio
provinciale. Nel caso, al termine della
discussione che sta avvenendo a Roma, verificassimo una accoglienza sapiente degli input venuti dal sistema
delle autonomie locali, saremo ben
lieti di esprimerci nuovamente attra-
verso un diverso ordine del giorno”.
Il documento presentato dalla Giunta
di palazzo Malvezzi ha ottenuto il voto
favorevole del gruppo Ds. Il presidente del gruppo Gabriella Ercolini ha
espresso preoccupazione per una situazione che ha i tratti di “una minaccia al sistema delle autonomie”. “Sono
anni - ha proseguito Ercolini - che subiamo tagli di spesa a esercizi iniziati,
bilanci approvati e servizi già erogati”.
Secondo il suo collega Raffaele Finelli, il documento coglie un disagio
comune a tutti gli Enti locali verso una
manovra che non è stata concertata e
che rappresenta una “incursione nei
bilanci degli Enti da parte dello Stato”,
dalla quale traspare come “l’Ente locale venga considerato un semplice
centro di spesa e non un motore di sviluppo dell’economia”.
Un voto contrario all’ordine del giorno è stato invece espresso dal gruppo
di An, il cui presidente Sergio Guidotti ha giudicato il documento tutto
politico. “Non nascondo - ha detto il
consigliere - che come amministratore locale risento anch’io dei temi e delle problematiche che possono nascere da una finanziaria più o meno virtuosa nei confronti degli Enti locali”.
Sarebbe opportuno, ha proseguito il
consigliere, che il sistema delle autonomie facesse un dibattito serio e costruttivo su questo tema, ma poiché il
modo e i tempi con i quali si è giunti
alla discussione in aula non lo hanno
permesso, “il gruppo di An dovrà dare
un voto di bandiera e dire no a questo
odg”.
Analoghe le obiezioni sollevate dal
gruppo di Forza Italia, anch’esso contrario all’odg. Il documento presenta,
secondo il consigliere forzista Angela
Labanca, “affermazioni non veritiere
dettate da una logica di contrapposizione politica”. A queste dichiarazioni
si è associato il presidente del gruppo
Luca Finotti secondo il quale sarebbe stato necessario un passaggio dell’odg in Commissione Bilancio. Finotti ha sottolineato che “essendo la Provincia di Bologna un ente virtuoso,
certe cose non la riguardano, mentre
interessano altri enti che virtuosi non
sono”. Inoltre, parlando di conti pubblici “bisogna considerare gli sprechi
che sono stati fatti per tanti anni nel
passato e che forse ci hanno portato a
queste condizioni”.
La replica è arrivata dal gruppo di
Rifondazione comunista, che si è di-
13
DAL CONSIGLIO
Un interno
della biblioteca
“Sala Borsa”
14
chiarato favorevole al documento, giudicandolo non solo “un’opzione politica, ma una questione di sostanza, che
non può essere elusa”. Nel motivare il
voto favorevole del proprio gruppo, il
consigliere Sergio Spina ha, fra l’altro, voluto sottolineare che, di fronte
ai tagli e alle limitazioni che le amministrazioni locali si trovano costantemente davanti, esse devono rivendicare il proprio impegno ad agire per soddisfare le reali esigenze popolari.
Nel decreto 168 il consigliere Fabrizio Castellari della Margherita vede
l’ennesima riprova di un atteggiamento che si ripete da anni di far pesare
agli enti locali l’infelice situazione economica del Paese. “La Provincia è il riferimento anche per il sistema dei Comuni, in una situazione di vuoto
profondo nell’interlocuzione con il
Governo” ha ricordato il presidente
del gruppo Margherita, Gabriele Zaniboni. Da diverse finanziarie, ha proseguito, il sistema delle autonomie
viene penalizzato e il principio di sussidiarietà verticale, quello che è il federalismo, viene eluso.
È importante che da subito le autonomie locali facciano sentire la propria
voce opponendosi a questo sistema,
che non consente confronto con il sistema centrale.
Un voto favorevole all’ordine del giorno è quello espresso dal consigliere
Giovanni Venturi, presidente del
gruppo dei Comunisti italiani. Secondo Venturi è necessario prendere atto
che il decreto legge 168 “figliato dal
Governo azienda di Berlusconi ha
prodotto effetti devastanti in tutto il
territorio nazionale”.
“Un documento che invita le parti interessate a un dialogo, cosa che invece da parte del Governo non abbiamo
assolutamente avuto”. Questo il parere del presidente del gruppo Verdi Alfredo Vigarani riguardo all’odg.
“Tutti sappiamo che i nostri Comuni,
la nostra Provincia, sono Enti in grado
di creare e mantenere un welfare locale importante, al quale tutti i cittadini fanno riferimento”, ha proseguito il
consigliere.
Se è vero che con le riforme istituzionali degli ultimi anni, agli Enti locali sono state legittimamente attribuite funzioni di primaria importanza, d’altra
parte però, dal punto di vista economico finanziario non sono state fatte operazioni adeguate all’importanza delle
modifiche. [a cura di BARBARA TUCCI]
BIBLIOTECHE, ARCHIVI
E MUSEI IN RETE
Approvati i piani per l’integrazione
tra i servizi offerti dagli istituti
culturali per la salvaguardia del
patrimonio e il loro potenziamento
Il Consiglio ha approvato i criteri per
la predisposizione dei piani provinciali relativi al triennio 2004/2006 in materia di biblioteche, archivi storici,
musei e beni culturali, con 26 voti favorevoli (Ds, Margherita, Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani, lista Di Pietro-Occhetto) e 8 astenuti (An e FI).
I Piani rappresentano il principale strumento programmatorio per promuovere e sostenere la cooperazione tra istituzioni culturali, l’integrazione tra servizi bibliotecari, archivistici e museali,
il loro potenziamento, nonché l’aggiornamento e la riqualificazione professionale degli operatori che lavorano in
questi settori.
Per quanto riguarda gli investimenti,
si prevede per l’anno in corso un finanziamento regionale complessivo
di circa 338mila euro, suddiviso tra
185mila euro per i musei e 153mila euro per le biblioteche nonché impegni
provinciali diretti per circa 947mila
euro.
L’intervento provinciale, in sintonia
con le linee di indirizzo regionali, favorisce l’integrazione di biblioteche e
archivi, la conservazione e la salvaguardia del patrimonio, l’apertura di
nuovi servizi volti a facilitare l’accesso
alle più diverse categorie di utenza, la
visibilità dei servizi offerti, la promozione della lettura, in particolare tra i
giovani e l’aggiornamento delle banche dati.
Relativamente invece ai musei, il Piano prevede gli adeguamenti a norma
delle strutture, la loro climatizzazione, l’abbattimento delle barriere ar-
chitettoniche, la realizzazione di progetti volti a favorire l’accesso e l’informazione al pubblico, il potenziamento
didattico-educativo, la predisposizione degli studi di fattibilità relativi alla
sostenibilità della gestione per istituzioni di nuovo impianto e per istituzioni già attive per le quali siano previsti
significativi progetti di sviluppo.
Tra questi interventi l’assessora alla
cultura Simona Lembi, che ha illustrato la delibera, ha sottolineato alcune priorità: innanzitutto il miglioramento della fruibilità dei servizi, la
messa a norma delle strutture, la facilitazione dell’accesso ai portatori di
handicap, la formazione degli operatori. Precedenza, inoltre, ha la promozione complessiva della messa in rete
dei vari sistemi bibliotecari, museali e
archivistici provinciali, anche per sostenere le strutture della provincia
che hanno maggiori difficoltà nel reperimento delle risorse necessarie a
garantire la qualità dei servizi.
Sulla necessità che il Piano coinvolga
anche le strutture private del nostro
territorio si sono espressi alcuni consiglieri: il forzista Giovanni Leporati
ritiene che la legge regionale, e di conseguenza il Piano provinciale, non dia
il necessario spazio al settore privato.
Per Raffaele Finelli, del gruppo Ds,
invece, la legge regionale già prevede
DAL CONSIGLIO
azioni sinergiche tra Comuni e strutture private qualora queste ultime
mettano a disposizione il proprio patrimonio. Finelli ha ricordato inoltre
l’elevato standard dei servizi culturali
a cui sono abituati i cittadini del nostro
territorio, standard che definisce il
grado di civiltà della provincia.
e dei musei nonché la loro dislocazione sul territorio. L’assessore Lembi, a
conclusione del dibattito, si è impegnata a rispondere ai quesiti dei consiglieri entro la fine dell’anno.
La Lembi ha inoltre risposto al consigliere Leporati che chiedeva, tra l’altro, di non limitare l’abbattimento delle barriere architettoniche ai soli musei.
Tale scelta - ha spiegato Lembi - dipende dalle scarse risorse a disposizione di queste strutture; la messa in
rete delle biblioteche, invece, garantisce la maggior fruibilità di tali servizi
da parte dei portatori di handicap.
La Lembi ha tuttavia assicurato che
terrà conto della richiesta del Consigliere.
[a cura di LAURA PAPPACENA]
SCUOLA, INIZIO
DIFFICILE
Per il capogruppo della Margherita,
Gabriele Zaniboni, sarebbe auspicabile, in un’ottica di sussidiarietà, fare
accedere direttamente ai finanziamenti provinciali anche le strutture
private. Zaniboni ha inoltre giudicato
positivamente l’attenzione che nel piano è stato rivolto a quelle istituzioni
culturali minori che hanno maggiori
necessità economiche, invece di concentrarsi esclusivamente sulle “eccellenze”. Ritiene altresì importante una
buona integrazione tra istituzioni culturali e percorsi storici- geografici per
promuovere il territorio anche da un
punto di vista turistico.
Sul Piano si sono astenuti Forza Italia
e Alleanza Nazionale. I soldi spesi in
materia culturale sono sempre un ottimo investimento per l’intera collettività, a giudizio del capogruppo di An,
Sergio Guidotti. Il voto di astensione
si deve alla disponibilità dell’assessore a fornire nel più breve tempo possibili i dati sulla distribuzione delle risorse e sulla mancata partecipazione
di alcuni Comuni a progetti previsti
dal Piano. Sulla stessa linea di Guidotti si è espressa Angela La Banca,
consigliere di Forza Italia. La Banca,
che avrebbe voluto ricevere maggiori
particolari sulle priorità proposte dalla Lembi, rimane comunque in attesa
di verificare la situazione degli archivi
L’Assemblea di Palazzo Malvezzi ha
approvato, il 14 settembre, un ordine
del giorno in cui si chiede al ministro
dell’Istruzione Moratti di coprire gli
organici sufficienti ad attivare le sezioni necessarie per evitare l’esclusione di 800 bambini dalle scuole d’infanzia.
L’ordine del giorno è stato presentato
in Consiglio provinciale dai consiglieri Gigliola Poli (Ds), Fabrizio Castellari (Margherita) e Paolo Nanni (Lista
Di Pietro) ed è stato approvato con 24
voti favorevoli (Ds, Margherita, Prc,
Di Pietro, PdCi, Verdi) e 7 contrari
(An e FI). (l’argomento è trattato anche nelle pagine seguenti)
Nel presentare l’argomento, il consigliere Ds Gigliola Poli ha illustrato la
situazione attuale, in cui circa 800
bambini risultano in lista di attesa, il
che presuppone la necessità di istituire trenta nuove sezioni a tempo pieno
e il completamento di diciotto sezioni
part time.
Il consigliere ha sottolineato come la
generalizzazione dell’offerta formativa prevista dalla riforma Moratti (legge 53/2003) sia, di fatto, “disattesa e
vanificata” alla luce dei dati attuali,
nella Provincia di Bologna e nella Regione-Emilia-Romagna. “Stiamo parlando di dare una risposta alle legittime aspettative dei bambini e delle
bambine e delle loro famiglie”, ha detto il consigliere Poli, puntando l’atten-
zione sul fatto che non dare la possibilità a questi bambini di essere inseriti comporterebbe da una parte un’esclusione delle donne dal lavoro e dall’altra un aggravio economico
consistente per le famiglie.
Giovanni Leporati, Forza Italia, si è
soffermato sulla necessità di migliorare e rendere più virtuoso il sistema
misto di gestione dell’istruzione, che
vede agire amministrazioni centrali e
locali e soggetti privati, in modo da rispondere in maniera sempre più ottimale alle esigenze della collettività.
Citando l’accordo siglato dal presidente della Regione Bersani con la Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) nel 1995, ha sostenuto come
questo aspetto vada “ripreso come atto significativo”, su una linea di collaborazione tra i diversi soggetti interessati, unitamente a una de-burocratizzazione del sistema scolastico,
partendo dall’esentare le scuole dal
pagamento dell’IRAP e della TARSU,
proposta presentata da Forza Italia.
Intervenendo nel dibattito, Gaetano
Mattioli dei Ds, analizzando l’attuale
condizione del sistema scolastico, ha
posto l’attenzione sull’aumento della
popolazione infantile degli ultimi anni:
per rendere concreto il diritto di bambine e bambini alla scuola dell’infanzia
“occorre che vi siano i finanziamenti,
e oggi i finanziamenti non ci sono”, ha
detto Mattioli, “Oggi, a fronte delle richieste che già erano presenti in primavera, non vi è stato lo stanziamento
di nessun insegnante.”
Alberto Vecchi di Alleanza Nazionale, rispondendo all’intervento di Mattioli, ha individuato nella mancanza di
programmazione a livello comunale
delle scuole d’infanzia l’origine del
problema attuale. Invitando a “non
scaricare sulla Moratti le responsabilità dei Comuni”, Vecchi ha ricordato
ai consiglieri che “la Commissione
Europea ha considerato la riforma
Moratti la migliore riforma scolastica
europea degli ultimi anni.”
Il consigliere della Margherita Fabrizio Castellari, citando l’accordo che
l’attuale presidente della Regione Vasco Errani ha siglato con la Fism nell’ottobre 2003, migliorando il precedente accordo e la qualità delle sinergie in atto, ha auspicato una soluzione
positiva, cioè “che arrivino le risposte
di docenti in grado di assolvere le domande presentate legittimamente dalle famiglie nel nostro territorio.”
[a cura di ROBERTO LAGHI]
15
SPAZIO EUROPA
Istruzione, formazione e cultura.
I nuovi programmi
di MARINA MARINO*
L
16
a Commissione europea ha adottato le
ambiziose proposte legislative(1) per finanziare la nuova generazione di programmi nei settori dell’istruzione e formazione, della gioventù, della cultura e degli audiovisivi per il periodo 2007 - 2013.
Queste quattro proposte, che tengono conto
delle valutazioni dei programmi attuali e delle
ampie consultazioni con le parti interessate, riflettono gli orientamenti indicati dalla Commissione il 10 marzo scorso(2).
Nell’insieme, l’esecutivo UE assegna ai quattro programmi settoriali risorse complessive
per quasi 16 miliardi di euro.
“Per raggiungere obiettivi ambiziosi – ha commentato la commissaria UE all’audiovisivo, Viviane Reding – abbiamo bisogno delle risorse
adeguate, ed i buoni risultati finora raggiunti
sono una prova dell’importanza di questi programmi”.
Il budget approvato è tre volte superiore a
quello dei programmi attuali.
Le proposte dovranno ora essere esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri ai fini di
un’adozione definitiva alla fine del 2005.
zione o mobilità per 25.000 adulti l’anno nel
contesto di Grundtvig entro il 2013.
Per l’istruzione e
l’apprendimento permanente
Ai quattro programmi settoriali per l’istruzione e la formazione, incentrati sull’insegnamento scolastico (Comenius), sull’insegnamento superiore (Erasmus) sulla formazione
professionale (Leonardo da Vinci), e sull’insegnamento per gli adulti (Grundtvig), spetta la
parte più cospicua di risorse per complessivi
13,6 miliardi di euro.
L’obiettivo di Bruxelles è quello di aumentare
il numero di studenti universitari che beneficiano del programma Erasmus per effettuare
parte dei propri studi all’estero, in modo da superare la soglia di tre milioni di spostamenti
entro il 2011, favorire la formazione post-universitaria, portando a 150.000 l’anno gli stage
di formazione all’estero effettuati grazie al programma Leonardo, e incoraggiare la forma-
COME E PERCHÈ
I GEMELLAGGI
Per la produzione di film e audiovisivi
Con un bilancio proposto di oltre un miliardo
di euro, il programma Media (che riunirà gli
attuali programmi Media plus e Media formazione) interverrà nelle fasi di preproduzione
(sostenendo per esempio la formazione iniziale ai mestieri dell’audiovisivo o facilitando l’accesso ai finanziamenti delle PMI) e di postproduzione finanziando la distribuzione e la
promozione delle opere audiovisive.
I suoi obiettivi principali:
- conservare e promuovere la diversità culturale europea e il patrimonio cinematografico o
audiovisivo, garantendo l’accesso del pubblico
al patrimonio e promuovendo il dialogo inter
culturale
Il gemellaggio come strumento di sensibilizzazione politica ed europeista, e di cooperazione
locale fra enti locali di Paesi diversi.
L’importanza di tali iniziative è riconosciuta in
ambito comunitario, tanto che la Commissione
europea a Bruxelles ha istituito, su proposta del
Parlamento di Strasburgo, un sistema di sostegno finanziario ai gemellaggi, per contribuire al
loro sviluppo fra Comuni appartenenti all’Unione europea.
Le possibilità offerte da tale Fondo europeo, le
modalità per accedere rapidamente ai finanziamenti disponibili sono state fra gli argomenti del
convegno tenutosi lo scorso settembre al Palazzo Minerva di Minerbio, a cui hanno partecipato
i Comuni gemellati con la cittadina bolognese.
- incrementare la circolazione di film e di altre
produzioni audiovisive europee, sia all’interno
che all’esterno dell’UE
- potenziare il rendimento commerciale del
settore audiovisivo europeo nel contesto di un
mercato aperto e competitivo.
Giovani in azione
Il programma sarà dotato nel suo complesso di
un budget di 915 milioni di euro e il suo funzionamento sarà semplificato e decentralizzato.
Sarà accessibile ai giovani di età compresa tra i
13 e i 30 anni provenienti dagli Stati membri e
dai paesi terzi che rientrano nella politica di vicinato, e finanzierà varie azioni tra le quali il Servizio volontario europeo (obiettivo 10.000 volontari l’anno) e Gioventù nel mondo, che favorisce lo sviluppo di progetti e di scambi con i
paesi fuori dall’UE.
Cultura 2007
Questo programma, dotato di un budget appena superiore ai 400 milioni di euro (raddoppiato
rispetto a quello attuale), è
volto a favorire la mobilità
transnazionale degli artisti e
dei professionisti del settore culturale, a finanziare la circolazione
delle loro opere e dei prodotti artistici e culturali e incoraggiare il dialogo tra le culture,
completando le azioni degli Stati membri.
Tra gli obiettivi quantitativi per il dopo 2006: il
sostegno annuale a circa 50 reti o organizzazioni culturali transeuropee e il finanziamento
di circa 1.400 progetti di cooperazione cultu
rale nell’Unione allargata.
*dello Staff Info Point Europa
Note
(1) COM(2004) 474 final, COM(2004)
471 final, COM(2004) 469 final,
COM(2004) 270 final
(2) COM(2004) 156 def., COM(2004) 154 final
Tutti siamo d’una stoffa nella quale
la prima piega non scompare mai più
[Massimo D’Azeglio - I miei ricordi]
Il nuovo anno
scolastico
17
IN CLASSE
Il diritto all’istruzione
di FEDERICO LACCHE
Nelle ultime settimane le cronache
sono state particolarmente ricche
di notizie sul faticoso debutto del nuovo
anno scolastico. Si va dalle tribolazioni
di maestri, professori e di supplenti
per le graduatorie, alle incertezze che
coinvolgono studenti e famiglie
a proposito di un diritto all’istruzione
pubblica sempre più difficile da esigere.
Abbiamo cercato di capire lo stato di salute
sulla scuola bolognese attraversata dalla
riforma facendoci guidare nella ricerca da
Paolo Rebaudengo, assessore all’Istruzione,
Formazione e Lavoro
L
e riforme richiedono tempo per essere valutate. I primissimi effetti della parziale applicazione della riforma scolastica, paradossalmente anche a causa della
disapplicazione di direttive in essa enunciate, sono sostanzialmente negativi. Basti pensare alla nota e critica situazione di circa 800 famiglie della nostra provincia che
non possono mandare i propri bambini alla scuola dell’infanzia. Oppure ai 5000 ricorsi depositati dagli insegnanti
per il caos che ha riguardato le graduatorie».
Non si tratta solo di disagi che coinvolgono in modo grave
le attività sociali e lavorative dei cittadini: vengono meno,
puntualizza l´assessore, gli stessi impegni assunti dallo
Stato con la Legge 53/2003, meglio conosciuta come
riforma Moratti. «Dietro un progetto di scuola divulgato
come nuovo e moderno sono evidentemente in agguato
contraddizioni lampanti: prima si dichiara, per esempio, di
voler aumentare le ore di insegnamento delle lingue straniere e dell’informatica, poi in concreto si effettuano tagli
rispetto alla situazione precedente alla riforma.
Questo disordine coinvolge inevitabilmente anche la nostra realtà territoriale».
Alla luce della situazione descritta, le priorità del nuovo
mandato amministrativo saranno “istruzione, formazione
e lavoro”. «Non è una pura questione terminologica - spiega Rebaudengo - il nuovo assessorato fonda il suo ruolo
sulla concezione di una filiera, di un processo unitario che
riguarda un peculiare itinerario nella vita di ogni cittadino.
Esso va dall’ingresso nei processi educativi della scuola,
sino al momento della formazione professionale e della
transizione verso il lavoro».
18
I prossimi cinque anni di mandato si focalizzeranno pertanto su tre principali linee guida. La prima, quella dell’obbligo formativo, riguarda l’istruzione e la formazione
fino ai 18 anni d’età. Un compito di formidabile importanza in cui la Provincia rivestirà un ruolo di primo piano, operando soprattutto sul versante della lotta all’abbandono
scolastico - sul nostro territorio attestato al 10% - anche attraverso occasioni alternative a quelle tradizionali. Altro filo conduttore sarà quello dell’alta formazione, per sostenere i livelli di competitività e innovazione delle nostre industrie, che oggi si stanno affievolendo. Si tratta di
elementi che avranno bisogno di essere potenziati in una
chiave di sistema, anche con l’apporto della Regione, dell’Università e delle parti sociali. «Il terzo versante su cui
concentreremo l’attenzione - continua l´assessore - è costituito dai servizi per il lavoro.
Su questo tema abbiamo ricevuto nuove deleghe, per
esempio nello svolgimento di compiti prima appartenenti
agli uffici di collocamento. Con gli sportelli dei Centri per
l’impiego siamo anche investiti di un ruolo politico attivo
per incrociare domanda e offerta di lavoro attraverso servizi individuali e personalizzati. Le attività di orientamento, assistenza e accompagnamento delle persone sono rivolte con particolare attenzione ai soggetti più deboli: giovani al primo impiego, disabili e quanti sono in condizione
di disagio sociale o da ricollocare dopo un lungo periodo
di inattività oltre che gli ultracinquantenni che intendono
prolungare la loro attività lavorativa».
Per dare concretezza a questo programma, l´assessorato
ha avviato e avvierà diverse iniziative, in collaborazione
con enti che offrono formazione, a partire dai bandi pubblici della Provincia per attività e profili professionali richiesti sul nostro territorio.
Esempi di alta formazione sono invece i corsi di post-diploma e di post-laurea, che puntano a obiettivi più specialistici e professionalizzanti. Infine, per i servizi per l’impiego la Provincia sta pensando di incrementare anche vere e proprie attività di servizio ad personam, dove
l’orientamento al lavoro viene considerato inscindibile dalla comprensione delle proprie competenze da spendere
sul mercato.
Ma l´assessorato di Rebaudengo ha anche nuove competenze, talune già accennate, con cui sarà necessario confrontarsi. «Siamo in una situazione decisamente in evoluzione - spiega l´assessore - con attività che ci vengono via
via delegate.
Le nuove linee regionali di programmazione, indirizzi per
il sistema formativo e per il lavoro, la legge regionale sul
lavoro che vedrà la luce entro la fine di quest’anno, insieme ai decreti applicativi del D. lgs. 276/03 (riforma del
mercato del lavoro), definiranno nuovi compiti in campi
molto significativi come quello dell’apprendistato e dei
servizi del lavoro».
IN CLASSE
Riforma sì, riforma no
al risparmio finanziario nel settore scolastico.
Tra i problemi più concreti che derivano da
questa situazione c’è quello dei finanziamenti
chiesti alle famiglie, che partecipano sempre
più pesantemente ai bilanci delle scuole. Nei
fatti, ai trasferimenti statali ogni anno più ridotti corrispondono quelli ‘volontari’ chiesti ai
genitori. Si tratta di contributi che un tempo
andavano a integrare l’offerta progettuale delle scuole, ma che in modo quanto meno discutibile affrontano attualmente i costi delle
ore che lo Stato non paga più ai propri insegnanti.
[ANDREA GRAFFI, Associazione
Genitori Attivi per la Scuola Pubblica]
Secondo alcuni fa proprio un
brutto effetto e punta alla fine della
scuola pubblica, per altri è ancora
da venire o al massimo ha le sue
luci e le sue ombre. I più la
considerano un’aggravante ai
drammatici problemi strutturali
delle istituzioni formative del
nostro Paese. Ecco alcuni pareri
su come la riforma Moratti si
coniuga con la realtà bolognese
L’
avvio dell’anno scolastico 2004-2005, il 15
settembre, si è caratterizzato soprattutto
per la reazione pubblica della società civile ai primi dati di fatto della legge 53/2003,
più conosciuta come riforma Moratti.
Oltre alle preoccupazioni delle famiglie per le
liste di attesa alle scuole materne, degli insegnanti precari rispetto alle nuove nomine, del
sindacato e dell’amministrazione della scuola,
non sono mancati i colpi di scena. Uno fra tutti, il blitz romano di pubblici amministratori
delle province di Bologna e di Modena con un
sit-in davanti al ministero dell’Istruzione. Proprio nel giorno della riapertura delle scuole
abbiamo raccolto i pareri di alcuni fra gli “addetti ai lavori”.
Vogliamo una scuola pubblica e di qualità
La riforma Moratti fa un brutto effetto, tanto
più in un contesto che patisce drammaticamente da lungo tempo tagli finanziari alla
scuola pubblica. Al disagio sulle risorse disponibili si aggiunge oggi quello che coinvolge gli
insegnanti e, per la prima volta nel nostro territorio provinciale e regionale, le famiglie che
non riescono a iscrivere i loro bambini nelle
scuole d’infanzia.
Perciò l’obiettivo dell’associazione non è la
Moratti, ma una scuola di qualità per tutti, capace di offrire garanzia di laicità e di pari condizioni per tutti.
Oggi questo ruolo propositivo si scontra però
anche contro la legge 53, la cui filosofia punta
In attesa della riforma
Alle scuole superiori la legge 53 non è ancora
arrivata. Ciò che possiamo notare è però un
certo calo di disponibilità finanziaria.
Alcune attività a cui partecipavano le nostre
classi - ad esempio, la settimana scientifica del
Life Learning Center rivolta a tutte le quarte non riceveranno più finanziamenti dallo Stato
ma richiederanno un contributo economico
agli studenti. Dal punto di vista dei ragazzi questo si traduce anche in un calo dell’offerta scolastica e della preparazione. Della legge Moratti sentiamo dunque l’atmosfera di cui sta
pervadendo la scuola italiana, l’effetto di alcune restrizioni, ma per la riforma stiamo ancora
alle finestre. L’impressione complessiva per
quello che si riesce a capire della legge 53 è
che non abbiano tenuto in grande considerazione il parere degli addetti ai lavori, e che oggi tirino a risparmiare e a tagliare anche dove
avevano promesso di implementare. Tutto
questo non ci lascia pensare con tranquillità
che il prossimo fronte su cui si dirigerà la riforma siamo proprio noi.
[MARCO BARONI,
vicepresidente del Liceo Copernico di Bologna]
Il futuro è incerto
Negli ultimi mesi, prima dell’avvio di questo
nuovo anno scolastico, abbiamo lavorato per
l’attuazione della riforma. Naturalmente oltre
al lavoro di progettazione su nuovi contenuti e
indirizzi abbiamo tenuto fermi i capisaldi della
nostra offerta formativa, che fa riferimento a
un patto per l’educazione alla formazione siglato già lo scorso anno tra Comune di Granarolo e Istituto Comprensivo. Al contempo, stiamo dando risposta alle richiesta delle famiglie,
che quest’anno chiedono un’offerta formativa
19
IN CLASSE
più ampia. L’adeguamento rispetto al dettato
della legge ci ha trovati pronti, nel senso che
già da tempo, per esempio, avevamo inserito la
lingua straniera e l’informatica.
I tagli, per il momento, non sono stati troppo
consistenti, ma le preoccupazioni concernono il
futuro. Con i genitori, infatti, stiamo onorando
gli impegni assunti per questo anno scolastico,
tuttavia non sappiamo davvero se per il prossimo riusciremo ad avere le stesse sufficienti risorse.
[MARISA MAGNONI, dirigente scolastica
dell’Istituto Comprensivo di Granarolo]
Effetto paradosso
Nonostante una campagna mediatica che continua a sottolineare gli aspetti innovativi della
riforma, ci accorgiamo in realtà di come questa stia fortemente penalizzando un modello
scolastico con requisiti positivi sia dal punto di
vista pedagogigo didattico sia per il servizio offerto ai cittadini.
Dal tema del tempo pieno a quello degli organici è alto lo sconcerto sulle modalità con cui
la legge Moratti vuole scardinare il precedente modello di scuola. Mai, nella nostra provincia, avevamo poi assistito a una tale situazione
per le scuole materne, dove centinaia di bambini non hanno al momento ancora trovato
possibilità di iscriversi. Mentre la legge 53
sbandiera la possibilità di anticipare addirittura a due anni e mezzo l’entrata nelle scuole
d’infanzia, molti bimbi di tre anni non trovano
il posto a cui hanno diritto nella scuola materna, parte integrante del nostro sistema formativo.
A questo si aggiunga che da anni abbiamo delle convenzioni con le scuole paritarie private,
che sosteniamo economicamente per la loro
qualificazione. Oggi anche queste sono più
che affollate, perchè hanno supplito alle mancanze del pubblico. Non hanno più disponibilità di posti e chiedono un ulteriore sostegno
economico. Così, per paradosso, non garantiamo la scuola pubblica alle famiglie che ne hanno diritto ma diveniamo finanziatori del sistema privato.
[PAOLA MARANI, sindaco
di San Giovanni in Persiceto]
Le difficoltà dell’avvio
La riforma Moratti - così come i grandi interventi di modifica degli assetti organizzativi della scuola - trova come è successo in passato
qualche incertezza d’avvio.
Non ravviso però una vera e propria situazione di ostruzionismo alla legge 53 da parte delle nostre scuole.
Piuttosto l’esigenza di chiarezza del quadro di
riferimento normativo, come nel caso della figura tanto dibattuta del tutor.
Per quanto invece riguarda la questione delle
nomine, si è trattato di una vicenda che ha
messo a dura prova la tenuta dei Centri Servi-
20
zi Amministrativi in tutta Italia. Il problema è
che il 27 luglio il Parlamento ha votato una legge che ha fissato criteri e tempi nuovi per la valutazione delle domande.
Noi ne avevamo circa 6000 da esaminare in
meno di un mese.
Perciò il lavoro è stato affrettato, con molti errori nelle graduatorie che hanno preoccupato
i docenti precari.
Molta parte di quegli errori sono stati sanati,
mentre i nostri uffici sono oggi impegnati a rivederne una parte che verrà sanata con provvedimenti in autotutela. In ogni caso, con l’avvio della scuola tutti i docenti sono in classe.
Un’ultima questione concerne le non-risposte
del ministero sull’avvio di nuove sezioni di
scuola materna, per corrispondere ai circa 900
bambini ancora in lista d’attesa.
Un dato preoccupante per il quale le famiglie
bolognesi attendono con urgenza una soluzione.
[PAOLO MARCHESELLI, dirigente
del Centro Servizi Amministrativi di Bologna]
Strutturale, ma non troppo
I problemi che ci siamo trovati ad affrontare
in queste settimane sono sostanzialmente
strutturali.
La legge 53 inciderebbe ancor più negativamente, per esempio, se volessimo praticarne
le possibilità previste dell’anticipo scolastico.
Tuttavia, nonostante non sia stata ancora applicata, la riforma non ha mancato di offrire
un assaggio dei suoi effetti, come nel caso
delle mancate nomine di insegnanti statali da
parte del Ministero.
Pur ribadendo che questa amministrazione si
farà carico in tutti i modi per rispondere alla
domanda delle famiglie, e pur già coprendo il
66% dell’offerta di scuola d’infanzia (in Italia
questo avviene solo a Bologna, Milano e Pistoia), continuiamo a pretendere che lo Stato
mantenga gli impegni assunti.
Nel giorno dell’apertura delle scuole posso
però essere più ottimista: la lista di attesa è at-
tualmente di 92 bambini, con un’offerta di
54 posti. La graduatoria, insomma, continua
a girare.
Il problema nodale rimangono i 40 bimbi in attesa concentrati nel quartiere Navile, dove assistiamo a un’indice di natalità maggiore e dove storicamente si è costruito senza pensare
troppo a realizzare scuole e servizi.
Anche se i problemi sono strutturali, sarebbe
stato tuttavia necessario immaginare quanto è
successo, dunque prevedere alcune delle risposte - compresi gli interventi edilizi - che la
nostra amministrazione ha messo in cantiere
per il mandato 2004-2009.
In altre parole, la legge Moratti dovrà fare i conti con il contesto bolognese, dove la scuola d’infanzia è intesa dalle famiglie come un servizio e
un momento formativo indispensabile.
Serviranno perciò anche idee nuove, perché la
domanda è al contempo assai più duttile di quanto possa sembrare. [MARIA VIRGILIO, assessore
alla Scuola e Formazione del Comune di Bologna]
IN CLASSE
Con la riforma Moratti
non si può convivere
Uno dei temi centrali della Legge 53/2003 è il
tempo-scuola.
Quello necessario, secondo la riforma Moratti, è di 27 ore settimanali, a fronte delle oltre 30
attuali che in media caratterizzano le scuole
italiane.
Il ‘poco tempo’ obbligatorio produce per conseguenza una frattura dell’unità complessiva
del lavoro nelle classi, contratti e figure professionali sempre più differenziate, grandissima flessibilità delle prestazioni tali da impedire assunzioni a tempo indeterminato, aumento della selezione a causa del tempo minore da
dedicare al recupero.
Una scuola povera di ore e di qualità produce
come inevitabile effetto una selezione sociale
tra chi già ha e chi non avrà mai.
La sua parola d’ordine pare essere il ‘meno’:
meno insegnanti per meno ore di lezione, con
LE ORE DELL’INSEGNAMENTO
La stragrande maggioranza delle scuole in Italia
sono strutturate su più di 27 ore settimanali: circa 45 la scuola dell’infanzia, da 30 a 36 la scuola elementare dei moduli, mentre la scuola elementare a tempo pieno 40, da 32 a 40 la scuola
media (tempo normale e tempo prolungato, da
28 a 32 i licei, almeno 36 i tecnici e da 36 a 40 i
professionali per quanto riguarda le scuole superiori. Le scuole di Bologna e della sua provincia hanno come chiave di sviluppo la scuola dell’infanzia garantita a tutti (piena occupazione anche femminile) per 50 ore (dalle 7,30 alle 17,30
tutti i giorni), il tempo pieno e prolungato che raggiunge anche il 70% nonché la rete straordinariamente ricca degli istituti tecnici e professionali (il maggiore di questi comunale). Circa il 60%
dei ragazzi che escono dalla terza media si iscrive ad un tecnico o professionale.
meno compresenza, meno laboratori e meno
educazione.
Tutto porta a considerare che si tenti di: sostituire al modello di almeno due insegnanti nella scuola dell’infanzia il modello di un solo insegnante e gli altri sono tutti “educatori o sorveglianti” per fare tanto tempo di pre o post
scuola; sostituire al modello di almeno tre insegnanti nelle classi di scuola elementare il
modello un solo insegnante: non solo il prevalente ma anche il tutor; cancellare tutte quelle
materie che erano Educazioni (educazione
tecnica, educazione musicale, educazione fisica,…) e cioè un curricolo ricco e in grado di affrontare temi articolati nel saper fare, poter includere e non selezionare; meno ore di laboratorio, di informatica e di lingua.
Tanto inglese ed informatica sono certamente
a disposizione di chi ha già molto.
Nonostante il tentativo di intimidazione a colpi di atti disciplinari che ricordano epoche
buie, il Governo ha trovato a impedimento dello sviluppo del proprio progetto l’autonomia
delle scuole.
Nella grande maggioranza queste hanno utilizzato le prerogative dell’autonomia, deliberando di non modificare il proprio Piano dell’Offerta Formativa.
E quindi non vengono applicati i principi contenuti nella riforma.
Cancellare l’autonomia obbligando la scuola ad
una mera applicazione di circolari e norme cancellando la stagione della partecipazione iniziata nel 1974, significa anche cancellare speranze
e futuro per le giovani generazioni. Perciò la
riforma Moratti è la più iniqua delle riforma dell’attuale governo. Va cancellata, come presupposto e primo atto di una nuova stagione dello
sviluppo in Italia.
[CLAUDIO CATTINI,
Cgil Scuola Bologna]
TUTTI A ROMA
La delegazione di sindaci, amministratori
di 13 Comuni, parlamentari e presidenti e
assessori delle Province di Bologna
e Modena che lo scorso 9 settembre ha
manifestato davanti al ministero
dell’Istruzione a Roma. Il sit-in di protesta,
annunciato il giorno precedente durante
un’assemblea dall’Organismo per il
miglioramento dell’offerta formativa
tenutasi a palazzo Malvezzi, è nato dalla
mancata risposta a un telegramma
inviato a Letizia Moratti per un incontro
urgente. Contenuto del messaggio:
le mancate nomine degli insegnanti statali
(per circa 30 nuove sezioni a tempo pieno)
nella scuola d’infanzia e la lista di attesa
per quasi 1400 bambini di cui 800
della nostra provincia. Durante la giornata
la delegazione è stata ricevuta dal
sottosegretario Valentina Aprea, che nei
giorni successivi ha garantito di fornire le
prime risposte alle richieste. Un risultato
politicamente apprezzabile che si è
concretizzato con la disponibilità a
nominare 30/40 docenti per coprire la
carenza di organico in regione; un numero
ancora ampiamente insufficiente
rispetto alle reali esigenze del territorio.
La mobilitazione però continua.
21
IN CLASSE
Gli strumenti per
una comunità che apprende
A
nche quest’anno l’assessorato Istruzione Formazione e Lavoro realizzerà una
serie di incontri e di iniziative per il
quinto anno consecutivo all’interno del ciclo
“La comunità che apprende”, dedicate a tematiche ritenute particolarmente significative
per le politiche di intervento nel territorio.
Per l’occasione verranno realizzati i consueti
strumenti informativi destinati a studenti, famiglie ed operatori del settore per la scelta della scuola superiore: la Guida agli istituti superiori di Bologna e provincia “La scuola che
voglio”, contenente informazioni approfondite su tutte le scuole superiori della provincia di
Bologna, con particolare riferimento a piani
dell’offerta formativa; il libretto rivolto agli
studenti stranieri “Scuola e formazione”,
contenente una sintesi della normativa scolastico-formativa aggiornata e commentata rivolta ad allievi stranieri e loro famiglie. Il testo
è tradotto anche nelle lingue straniere delle
principali comunità presenti sul territorio.
Il catalogo “Scuole e centri aperti”, finalizzato alla promozione delle giornate di apertura organizzate da scuole superiori ed enti di
formazione per incontrare genitori e studenti.
Tutte le pubblicazioni saranno distribuite a
novembre ai ragazzi frequentanti la terza me-
IL PORTALE EDUBO
Il portale EduBO (www.edubo.it), creato su progetto del Servizio Scuola della Provincia di Bologna e della Fondazione Aldini Valeriani, è uno
strumento pensato per facilitare lo scambio
d’informazioni e l’integrazione tra quanti hanno
interesse per il mondo dell’education.
Presenta le iniziative e le risorse offerte dai sistemi dell’istruzione e della formazione, con particolare riguardo all’ambito provinciale. Al suo interno si trova infatti una sezione che mette in risalto
le attività delle scuole della provincia, pubbliche e
private, come ad esempio ricerche, progetti, la di-
22
dattica disciplinare e interdisciplinare. Il portale è
dotato inoltre di un motore di ricerca, di link utili a
raggiungere rapidamente siti istituzionali e di una
newsletter destinata agli utenti registrati.
Dal punto di vista redazionale, EduBO è gestito
da un insieme di insegnanti provenienti da scuole diverse dislocate sul territorio provinciale.
Essi hanno aderito spontaneamente alla proposta di far parte stabilmente della redazione e hanno seguito un percorso formativo creato ad hoc
per sviluppare le necessarie competenze tecniche e redazionali.a
PER SAPERNE DI PIÙ
“Integrazioneonline è dedicato agli operatori
impegnati nel campo della scuola e della formazione professionale.
All’interno del sito è possibile reperire informazioni, materiali e strumenti riferibili alle
principali aree di attività del servizio scuola
della Provincia di Bologna, in particolare:
I progetti realizzati in integrazione tra
Scuola e Formazione professionale.
I progetti di qualificazione scolastica
in campo interculturale.
L’educazione degli adulti.
L’orientamento scolastico e formativo.
Il sistema di relazioni territoriali per
il miglioramento dell’offerta formativa.
L’Osservatorio sulla scolarità.
Lo sviluppo della rete scolastica.
dia. Nello stesso periodo saranno anche disponibili sul sito della Provincia di Bologna.
Tra gli incontri dedicati agli operatori della
scuola e della formazione segnaliamo il convegno, previsto per novembre 2004, sul tema
dei linguaggi e delle forme espressive atipiche
utilizzate nei contesti scolastici e formativi a
supporto dell’insegnamento delle discipline
curricolari.
L’incontro proporrà una riflessione sui possibili modi di “fare scuola” e sulle migliori strategie didattiche per favorire l’apprendimento
attraverso l’integrazione del linguaggio “tradizionale” con altri linguaggi, quali quelli tipici
della musica, del teatro, delle arti visive. In occasione del Convegno sarà presentato il “Catalogo delle officine/laboratori” attivati nelle scuole superiori e nei centri di formazione
professionale della provincia di Bologna, finalizzato a presentare le migliori esperienze di
utilizzo di linguaggi e forme espressive “non
convenzionali” in ambito formativo. Il programma in dettaglio del convegno sarà disponibile sul sito www.integrazioneonline a parti
re dalla seconda metà di ottobre.
Info:
segreteria organizzativa
051-65.99.027-65.98.124
IN CLASSE
L’Osservatorio
sulla scolarità
L
a nostra Provincia dispone
a partire dal 1999 di un sistema di rilevazione denominato Anagrafe OF (offerta formativa) provinciale per poter seguire i giovani durante la scuola
dell’obbligo e per contrastare
l’anticipato abbandono scolastico. Gli allievi più a rishio sono
particolarmente “monitorati” e
coinvolti in azioni di orientamento e inserimento lavorativo anche con l’aiuto di tutor.
Sulla base dei dati forniti dall’anagrafe si è potuto passare alla realizzazione di un Osservatorio sulla scolarità. La Provincia ha a tal proposito avviato l’iter per la sottoscrizione di un
Protocollo di intesa con i Comuni, le Istituzioni, i soggetti della formazione professionale,
l’Ufficio scolastico regionale, il Centro Servizi
Amministrativi, l’Università di Bologna.
L’Osservatorio sulla scolarità è una struttura
operativa che risponde prioritariamente all’esigenza di fornire al sistema (scuole, enti locali,
agenzie formative) specifici “prodotti” come:
1) dati statistici che descrivono i fenomeni della scolarità e consentano di valutare l’andamento della scolarità sul territorio; l’accesso all’istruzione, esiti dei percorsi intrapresi, mobilità all’interno del sistema dell’istruzione e
della formazione, mobilità geografica intraprovinciale ed extraprovinciale; mettere in relazione l’andamento della scolarità con le principali
variabili socio-economiche che caratterizzano
un territorio (andamento demografico, tassi di
scolarizzazione e collocazione professionale
dei genitori, provenienza geografica degli allievi, dislocazione della rete scolastica sul territorio, ecc.); individuare i principali indicatori
per programmare gli interventi che competono agli Enti locali in materia di estensione del
diritto allo studio e del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione fino a 18 anni e di accessibilità della rete scolastica; individuare i
principali indicatori per favorire, a livello di singole scuole o per reti di scuole, la predisposizione di programmi per il miglioramento del
“prodotto scolastico”.
2) azioni di ricerca per realizzare approfondimenti sugli aspetti connessi ai fenomeni della
scolarità.
Per perseguire questi obiettivi è in via di costruzione un sistema informativo il cui nucleo
principale sia costituito da una banca dati
composta da tutte le informazioni che riguardano l’allievo: dall’ingresso nella scuola fino al
completamento degli studi, registrando i passaggi, le uscite e gli eventuali rientri, gli esiti,
i ritardi, ecc. relative alla popolazione in obbligo scolastico e formativo residente nel territorio provinciale.
Le attività di raccolta e rilevazione dati realizzata nell’ambito dell’Anagrafe OF provinciale
ha consentito la redazione di due Rapporti dal
carattere sperimentale in cui sono illustrate
informazioni statisticamente elaborate che descrivono fenomeni relativi alla scolarità in provincia di Bologna relativi all’a.s 2001/2002 e al
l’a.s. 2002/03.
http://www.provincia.bologna.it/pls/provbo/Documenti
PER MIGLIORARE
L’OFFERTA FORMATIVA
Il sistema territoriale di relazioni per il miglioramento dell’offerta formativa della Provincia
di Bologna è la “cornice” che consente il
coordinamento e il governo integrato dell’istruzione e della formazione e l’individuazione di orientamenti condivisi per le politiche di
istruzione e formazione.
Il Sistema territoriale consiste: nell’Organismo provinciale per il miglioramento dell’offerta formativa e nelle Conferenze territoriali
cui hanno formalmente aderito i Comuni e le
scuole della provincia e le altre istituzioni
coinvolte.
Le Conferenze territoriali sono 7 e sono
le realtà attraverso cui vengono esercitate
in modo condiviso le responsabilità in
materia di istruzione, formazione e
transizione al lavoro dei differenti soggetti
istituzionali. Ne fanno parte i sindaci, i
dirigenti scolastici, la Provincia, l’Ufficio
scolastico regionale. Lo scopo è quello di
creare uno strumento di relazioni territoriali
fluide e costanti tra le istituzioni e le parti
sociali, gli altri attori istituzionali e non, per
promuovere le azioni di integrazione in
materia di istruzione, formazione e
transizione al lavoro.
L’Organismo provinciale per il miglioramento dell’offerta formativa coordina e governa le azioni dell’istruzione, della formazione professionale e della transizione al lavoro,
per dare ai cittadini le risposte ai bisogni specifici secondo i criteri dello sviluppo sostenibile e solidale. Ne fanno parte l'assessore all'Istruzione e formazione professionale della
Provincia di Bologna, il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, un sindaco e un
dirigente scolastico per ogni ambito territoriale funzionale.
ALUNNI ISCRITTI NELLE SCUOLE STATALI DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
Materna
7.716
659
8,5%
Elementare
12.088
1.091
9,0%
Media
7.545
670
8,9%
Superiore
15.091
726
4,8%
Totale
42.440
3.146
7,4%
Altri comuni della provincia 14.630
alunni stranieri
1.022
% alunni stranieri
7,0%
22.891
1.814
7,9%
13.393
932
7,0%
11.790
508
4,3%
62.704
4.276
6,8%
Provincia di Bologna
alunni stranieri
% alunni stranieri
34.979
2.905
8,3%
20.938
1.602
7,7%
26.881
1.234
4,6%
105.144
7.422
7,1%
Comune di Bologna
alunni stranieri
% alunni stranieri
22.346
1.681
7,5%
fonte: CSA di Bologna
23
IN CLASSE
Star bene a scuola
di GABRIELE BARDULLA
“Dal disagio scolastico alla promozione del benessere”,
curato dall’Istituzione Gian Franco Minguzzi è il nuovo titolo che arricchirà
la collana “Studi e ricerche” dell’assessorato Istruzione, Formazione, Lavoro
I
l tema dello “stare bene a scuola”, che coinvolge studenti, genitori e insegnanti, rischia talvolta di frammentarsi in disomogenei interventi operativi che non riescono ad
armonizzare organicamente i bisogni espressi
dalle persone che gravitano attorno al mondo
scolastico: primi fra tutti gli studenti.
Il risultato è quello di fronteggiare il disagio,
cercando semplicemente di arrotondare gli
“angoli” più spigolosi, senza contrastarlo efficacemente. In quest’approccio all’insegna
dell’emergenza, il rischio, più reale che potenziale, è quello di occludere tutti i canali di
progettazione che prevedono un’equilibrata
concertazione fra concetti come lavoro di rete, ricerca-azione, empowerment personale e sociale, partecipazione attiva,…parole
queste che hanno, invece,
orientato sin dall’inizio gli interventi e le ricerche condotti sul tema dall’Istituzione G.
F. Minguzzi, che si pone ormai come accreditato interlocutore nel settore: non tanto
per vanità istituzionale, quanto per le riconosciute esperienze maturate sul campo.
In questa direzione nasce “Dal
disagio scolastico alla promozione del benessere”, come afferma nell’introduzione il Presidente dell’Istituzione, professor Eustachio Loperfido,
con “l’auspicio e l’augurio che
possa essere un contributo
utile all’arricchimento di idee
e strumenti per incentivare
quei processi di cambiamento
evolutivo che favoriscano lo
‘star-bene a scuola’ per tutti
quelli che la ‘abitano e la fanno
vivere quotidianamente’”. Il libro colleziona interventi di più
autori, tutti accreditati nel settore. Tuttavia, l’eterogeneità
dei contributi non si traduce in
una serie di riflessioni che
“camminano da sole”. Al contrario, le differenti prospettive
espresse nel libro si riverbera-
24
no sul lettore consentendogli di cogliere tutte
le note del pentagramma tematico affrontato,
che passano dal disagio adolescenziale alla
promozione del benessere in contesti di apprendimento. Infatti, il tratto riconoscibile che
contraddistingue le diverse “penne” fautrici
del libro è mostrare come il disagio, percepito
dai soggetti coinvolti nella dinamica educativa,
possa essere contrastato seguendo strategie
di promozione del benessere. I contenuti affrontati sono articolati in tre sezioni: 1) una
prospettiva teorica sul disagio giovanile 2) il
benessere: una ricerca costante nel sistema
scolastico 3) il racconto di alcune esperienze.
Si cerca, dunque, di delimitare l’argomento in
tutto il suo frastagliato perimetro: dalle teorie
di riferimento sino alle pratiche messe in campo. Il primo aspetto è ad appannaggio di due illustri accademici: Augusto Palmonari e Alfio
Maggiolini. Mentre le riflessioni che ne seguono sono a cura di riconosciuti operatori del
settore, che hanno condotto significative esperienze in merito. Nella seconda sezione si possono poi trovare due capitoli curati dall’equipe
(1) dell’Istituzione G. F. Minguzzi, nei quali si illustrano sia i presupposti teorici seguiti nella
progettazione, sia le azioni condotte nella
realtà territoriale.
Note
(1) l’Area ricerca e innovazione sociale dell’Istituzione G. F. Minguzzi è coordinata da Cinzia Migani e
composta da Valentina Vivoli, Cinzia Albanesi, Alberto Bertocchi e Gabriele Bardulla.
IN CLASSE
Tra istruzione e formazione
di GIAN CARLO SACCHI*
Il biennio integrato per migliorare
l’apprendimento e formare alla cultura del lavoro
QUALCHE DATO
Nell’anno scolastico 2002-2003
l’Anagrafe OF provinciale ha
raccolto le informazioni
sui ragazzi in obbligo formativo
(nati nel quadriennio 1985-1988)
iscritti nelle scuole
della provincia di Bologna
769 alla scuola media inferiore
9117 al liceo
7012 all’istituto tecnico
4061 all’istituto professionale
687 iscritti ai corsi di formazione
professionale
per un totale di 21.646 alunni di
cui il 50,5% femmine.
I
lettori conoscono certamente come avviene la navigazione sul grande fiume Reno, dove attraverso un sistema di chiuse
idrauliche la nave supera numerosi dislivelli
mantenendosi sempre nella stessa posizione.
La metafora si addice al biennio integrato, in
cui lo studente non deve passare da un sistema all’altro, precipitando per lo più dall’insuccesso scolastico verso la formazione professionale, ma sono i due segmenti, scuola e formazione professionale, ad organizzare un
unico percorso formativo in grado di rispondere alla complessità dell’attuale realtà sociale e lavorativa e di interpretare il valore formativo della cultura del lavoro.
Percorsi di biennio integrato
Attivati nella provincia di Bologna per l’anno scolastico 2004-05 interessano 16 classi per figure professionali che vanno dall’operatore della ristorazione, amministrativo, meccanico, ai processi a stampa,
edile e gestione merci e coinvolge gli alunni di istituti professionali e tecnici.
In quest’ottica il biennio integrato non è tanto un’opportunità in più quanto un ambiente
di formazione nella delicata fase dell’età evolutiva, in cui devono prevalere l’attenzione e
il sotegno alla persona.
È quella dell’integrazione dei percorsi una
strategia che l’Emilia-Romagna ha inserito in
una sua legge e ne ha fatto oggetto di un’intesa anche con il Governo nella convinzione
che alla piena formazione si possa arrivare attraverso l’interazione tra istruzione e formazione professionale.
Il biennio è un contenitore troppo importante per porre le basi del successo formativo e
dunque non si possono separare in tale periodo gli stimoli ed i percorsi, pena il favorire,
come già accade, da un lato l’iscrizione crescente verso i licei e dall’altro la marginalizzazione sociale e culturale della formazione
professionale. La sperimentazione in atto del
biennio integrato offre tanti spunti di riflessione anche per quanto riguarda la soluzione
del Governo regionale, che qualora fosse
confermato in sede di riforma del sistema
scolastico nazionale, darebbe veramente la
possibilità di costruire una terza via di qualità
capace di costruire più cultura e più espe-
rienza. Scuola e formazione professionale lavorano insieme, ma il cerchio si chiude solo
se si arriverà a valorizzare adeguatamente il
ruolo, in certi aspetti insostituibile, formativo
delle imprese. Anche qui la parola efficace è
integrazione anziché alternanza tra le conoscenze, le competenze e l’ambiente.
Molti tirocini aziendali evidenziano quanto
spesso il termine alternanza possa nascondere conflittualità tra le proposte scolastiche e
quelle del mondo del lavoro, mentre l’alleanza tra questi due soggetti oggi può rappresentare una delle modalità più efficaci anche
sul piano dell’accompagnamento al lavoro.
L’esperienza che si sta conducendo è promettente sul piano dell’azione didattica, ma rischia di subire costrizioni per quanto riguarda la disponibilità delle risorse finanziarie e
una certa rigidità sul versante dell’organizzazione delle scuole.
Qui occorre davvero una riflessione se si vuol
pensare al futuro, a partire da una crescente
sollecitazione di chi in questo progetto è inserito, sia come utente o familiare, sia come ope
ratore.
*vicepresidente IRRE Emilia Romagna
25
P O RT I C I R A C C O N TA
26
P O RT I C I R A C C O N TA
Una scuola di
Baghdad
Occhiacci
di legno
di TAHAR LAMRI
Fotografie di PIETRO GIGLI
I
banchi azzurri mi guardano. Mi gettano certe occhiate.
Io conosco soltanto i banchi color legno, del mio paese, pieni
di scritte che non bastavano mai a contenerci tutti.
Eravamo in cinquanta, potevamo giocare a spintoni. Qui siamo dodici,
tutti in fila ordinati. Chissà se un giorno potrò avere un amico con cui
giocare. Sono così pochi i bambini qui. Questi banchi sono azzurri e
non ci si può scrivere sopra. Sono lisci. Come tutto qui.
Anche la faccia della maestra è liscia, sembra che il tempo non lascia
segni né sui banchi né sulle facce. Sarà vero? Mah.
Non si vedono i muri di questa classe, ci sono foto, scritte, disegni,
bambole e tante altre diavolerie che non si sa quale è il colore
dei muri. Ci sono tante finestre, ma poca luce. Non si sentono gli uccelli
cantare. Ogni tanto passa un treno e tutto trema.
Mio padre ieri ha detto: «Cerca di essere bravo, qui si devono fare tanti
sacrifici». All’inizio non ho capito bene cosa intendeva dire, credevo che
bisognava sacrificare tanti montoni, come quando c’è la festa dell’Aid,
per poter andare a scuola. Poi ho capito che in un paese ricco,
non si può vivere da poveri. Chissà se devo fare anch’io dei “sacrifici”.
Oggi la maestra mi ha detto: ‹Quando parli alle persone le devi
guardare negli occhi», ma a me la nonna ha sempre insegnato di non
guardare le persone in faccia: «Solo gli animali si guardano negli
occhi» mi diceva. Per aiutarmi a guardare le persone negli occhi, da
una settimana si siede a fianco a me Ahmed, anche lui è del mio paese.
27
P O RT I C I R A C C O N TA
Quando si è presentato e ha parlato con me nella mia lingua mi è
sembrato così strano quel suono che quasi quasi non capivo cosa mi
diceva. Mi ha detto «Non ti preoccupare imparerai in fretta l’italiano«
ma quando l’ho sentito parlare questa lingua mi sono preoccupato
subito, perché io la lingua la conosco nella mia testa e ho capito subito
che lui la parla malissimo. Chissà perché non mi mettono vicino
un italiano così imparo da lui. Comunque devo impararla in fretta
perché la mamma ha bisogno quando deve andare a fare acquisti.
Io l’italiano lo so benissimo. Nella mia testa.
Tahar Lamri è nato ad Algeri.
Laureato in Legge, vive a Ravenna
dove svolge attività di consulente per il
commercio con l’estero e di docente
di lingua e letteratura araba presso l’Istituto
Italiano per l’Africa e l’Oriente.
Ha partecipato, tra l’altro, al CD musicale
Metissage, con “I Metissage”
e Teresa De Sio, con il pezzo La ballata
di Riva (SOS Razzismo - Il Manifesto 1997).
Lo spettacolo Il pellegrinaggio della voce
è stato presentato nel 2001 a Santarcangelo di
Romagna nell’ambito della rassegna “Eirene”.
Collabora alla rivista on-line
di letteratura dell’immigrazione “El-ghibli”
28
D A L L’ I D E A A L P R O G E T T O
La città pensata dai bambini
di ALESSANDRO FINELLI*
S
ognare, pensare, valorizzare, rimodellare spazi urbani, aree verdi e parchi.
Più di trecentocinquanta studenti di
scuole medie inferiori dei Comuni del Persicetano sono stati coinvolti nella progettazione
delle loro città.
L’iniziativa è promossa dalla Regione EmiliaRomagna, dal Centro C.Am.In.A (Città Amiche dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e dalla facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara.
Ciascun Comune ha individuato le aree su cui
intervenire, consegnando ad una scuola del loro territorio una scheda con tutte le informazioni relative, a partire da carte topografiche,
notizie storiche, motivazioni che hanno portato alla scelta del luogo. In seguito classi di
quinta elementare, seconda e terza media, effettuata una visita sul posto, hanno elaborato
una serie di proposte, espresse attraverso disegni e plastici per migliorare le zone rivisitate. Questi materiali sono stati tradotti in progetti veri e propri dagli Uffici tecnici comunali con la collaborazione della facoltà di
Architettura, e assolto il regolare iter procedurale gli interventi sono stati poi realizzati.
Bambini e ragazzi, con l’importante apporto
dei loro insegnanti, hanno così contribuito direttamente alla costruzione di una città più
bella ed accogliente.
L’urbanistica “partecipata” si è confermata come un ottimo metodo per far sentire i giovani
cittadini parte attiva di una comunità.
* Servizio politche infanzia
e adolescenza della Regione Emilia-Romagna
IL LIBRO
Diritti e principi d’ispirazione delle politiche rivolte alla tutela ed alla promozione dei diritti
dei più piccoli, obiettivi ed azioni, proposte di
innovazione della pubblica amministrazione,
suggestioni e sollecitazioni sono il fondamento di “Le competenze di bambini e adolescenti al servizio dell’innovazione per il governo delle città, I quaderni di Camina 5”, che
prende avvio da tre documenti, elaborati da
gruppi di lavoro regionali: Il cambiamento
della città e la trasformazione del territorio, a
cura di Vanni Bulgarelli; Comunità educanti, a
cura di Viviana Tanzi; La partecipazione dei
bambini e degli adolescenti, a cura di Valter
Baruzzi.
A seguire vengono i contributi di Alfredo Carlo Moro, I diritti di cittadinanza delle persone
di età minore; Andrea Canevaro, Educazione
alla cittadinanza tra precarizzazione e fiducia; Giancarlo Paba, Bambini e costruzione
della città; Elisa Manna, Minori e TV: media
education, sussidiarietà e solidarietà. Il volume è completato dagli interventi di Lorenzo
Campioni, Paolo Tamburini, Michele Zanelli e
da otto brevi interviste ad altrettante personalità del mondo politico, economico e sociale condotte da Marco Dallari.
I documenti regionali sono sul sito
www.regione.emilia-romagna.it/infanzia
IL CENTRO C.AM.IN.A
Nato nel 1999 in seno all’ANCI Emilia-Romagna
(associazione nazionale Comuni italiani), è un
centro servizi rivolto ai Comuni, ad associazioni
e a quant’altri esprimano l’interesse a promuovere progetti sui temi relativi ad infanzia, adolescenza e città, diritti e responsabilità.
Info: www.camina.it
e-mail: [email protected]
29
bologna in lettere
Rumore rosa
di STEFANO TASSINARI
D
opo aver pubblicato una quindicina
tra dischi e cd realizzati nel doppio
ruolo di autore ed interprete, un romanzo breve, due libri di racconti e una raccolta completa dei testi delle proprie canzoni, il cantautore e scrittore bolognese Claudio Lolli ha deciso di misurarsi anche con il
linguaggio strettamente poetico, finora frequentato solo di sfuggita (nel 1987 uscì la
plaquette “Vincent”). Da poche settimane,
infatti, è in libreria il volume/Cd intitolato
“Rumore rosa” (Edizioni Stampa Alternativa, pagg. 102, fotografie di Enzo Eric Toccaceli, euro 18,00), un’opera in qualche modo
multimediale di grande impatto emotivo,
che certamente segna un ulteriore passaggio positivo nell’ambito del trentennale percorso artistico di Lolli. Dedicato (e rivolto)
ai “resistenti” di ogni ordine e grado, il libro
raccoglie quaranta poesie corredate da altrettante fotografie, formando un gioco di rimandi tra le due anime principali dell’autore: quella lirico/letteraria e quella musicale,
a cui si riferisce la gran parte delle immagini. D’altronde, d’ispirazione musicale è anche il titolo (“rumore rosa” è riferito a quelle frequenze artificiali utilizzate dai tecnici
del suono per evidenziare la curva di equalizzazione ottimale in un ambiente destinato
ad ospitare un concerto), anche se in questo
caso il collegamento è puramente metaforico, come sottolinea l’autore delle foto nella
sua prefazione. Attraverso un approccio basato sulla distanza nei confronti del mondo
esterno (messo in discussione soltanto qua
e là, come nelle poesie sulla caduta di Guazzaloca e sulle guerre della nostra epoca),
Lolli mischia fatti privati e pubblici, riuscendo ad estrarre da entrambi quell’essenza
che spesso è l’unico elemento in grado di
farci intuire il senso delle cose e della vita.
Attento, come sempre, al ritmo dei versi e alle suggestioni immaginifiche delle parole,
l’autore ci propone una serie di frammenti,
ognuno dei quali, però, capace di affrontare
e rappresentare un discorso compiuto, sia
che si tratti di un omaggio a qualche amico
(nel libro c’è una sezione specifica al proposito), sia che l’attenzione si concentri su fatti intimi, magari proposti senza ricorrere a
30
NOVITÀ E ANTICIPAZIONI
filtri e depistaggi. Con qualche pennellata
d’ironia (“L’esistenza di dio, o la sua assenza
/ non mi è remota / abbiamo appuntamento
tutti i giorni / ora di pranzo, lui si materializza / si transustanzia in un / campari soda”) e con una buona dose della sua proverbiale malinconia costruttiva (“Non ho le carte, è vero, le ho perdute / Ho perduto di tutto,
quanto amore / impolverato sopra gli scaffali / dissipatore di ozi e documenti / non ricordo i momenti / importanti / dell’unica avventura / Forse mi fa paura / il tuo sguardo
affettuoso che mi fruga / l’ultimo libro, l’ultima canzone / mi disegnano in viso / un’altra
ruga”), Claudio Lolli ci regala un altro affresco esistenziale in cui riversare un pezzo d’identificazione, malgrado sia segnato da venature assolutamente personali.
Un affresco in movimento, quasi vagabondo, reso ancor più prezioso dalla versione
recitata presente nel cd allegato, le cui musiche originali - composte ed eseguite dal
maestro Paolo Capodacqua, da molti anni
compagno di strada di Lolli - interagiscono
con grande equilibrio con la componente
poetica di un lavoro comunque unitario.
Un lavoro dal quale viene naturale trarre ciò
che si vuole o ciò che ci si aspetta, perché
tanto potremmo essere anche noi i destinatari di questo verso emblematico: “…così ho
deciso di non raccontarti mai / davvero nien
te / tanto lo sai”.
Tra le novità degli ultimi mesi c’è da
registrare il romanzo d’esordio di
Fiorenza Renda, autrice di origine
palermitana trasferitasi da anni a
Bologna. Il libro, intitolato “Baciamo le
mani” (edizioni Riccardo Morandotti,
pagg. 156, euro 9,00) è una sorta di
montaggio di storie, riflessioni, frammenti
emotivi e memorie, cucito addosso a una
protagonista trentenne, emblema della
giovane precaria di questa nostra incerta
epoca. Franza - questo il suo nome - è
alla ricerca di un lavoro e di un rapporto
sentimentale soddisfacenti, ma va da sé
che il doppio obbiettivo si dimostra
difficile da realizzare. Così, tra ricordi
famigliari, riferimenti alla cultura
meridionale e descrizioni della quotidiana
vita giovanile in una città un po’
dispersiva come Bologna, Franza trova la
propria vocazione in comportamenti e
ambienti decisamente pericolosi,
raccontando in prima persona questa
svolta in una forma accattivante e
piuttosto originale (almeno per gli stilemi
della narrativa giovanile), anche se con
qualche aritmia di troppo. In ogni caso un
esordio interessante e una nuova
scrittrice da seguire con attenzione.
Consolidatissimo, invece, è il lavoro
letterario di Danila Comastri Montanari, la
quale, proprio nei giorni immediatamente
precedenti alle Olimpiadi greche, è
tornata in libreria con una nuova
avventura del suo investigatore Publio
Aurelio Stazio, ambientata proprio
durante un’edizione dei giochi (ma siamo
nel ‘43 dopo Cristo).
Il romanzo (“Olympia”, edizioni Hobby &
Work, pagg. 317, euro 16) è uno
scorrevole e intrigante giallo, che ci
accompagna per mano dentro i costumi e
le tradizioni dell’antica Grecia,
proponendoci da un lato un confronto
con la cultura romana (decisamente
preferita dall’autrice) e dall’altro lato
un’immersione in vizi e in modelli di
corruzione che assomigliano molto a
quelli della nostra società di oggi.
Infine un’anticipazione: a ottobre uscirà,
presso l’editore Einaudi, il primo romanzo
solista di Wu Ming 1, sicuramente molto
atteso, anche da noi.
IL POSTO DELLE FRAGOLE
Dal mare santo della vita
a suor Dolce
di NICOLA MUSCHITIELLO
I
n una notissima chiesa di Bologna intitolata alla Vergine, invece di un ritratto ovale di
vergine (un ritratto che pure è posto più in
alto), Vergine madre del Figlio, di fronte a chi
entra barbaglia la semplice scritta “Sancta Maria de Vita”, cioè la santa Maria della Vita. La
madre della santa vita. Ma può accadere che il
nome Maria diventi il mare. Il nome Maria diventa agli occhi di chi guarda (e ai miei occhi)
un plurale, dove ci sono tante acque. Maria corrisponde ai Mari. Così si legge il nome Maria se
spostiamo l’accento sulla prima a. Sàncta Mària
de Vìta. I santi mari della vita. Mari pieni di latte, di dolcezza. Mari che scorrono nei petti delle madri, che sono l’albore della vita, l’alba del
sangue. Vi nuotano i bambini di ogni tempo. Sono sgorgati da una mammella in forma di Verbo
che si è voluta dissanguare. I mari della nostra
vita sono sporchi, e non sono più santi. Non sono più colore del vino, e le loro acque non sono
più intollerabili. Non generano più né una dea
né una partenza. Non ci danno più l’immagine
compiuta di un dolce latte salato. Erano mari originali, acque che stanno in basso, legate alla
pioggia invisibile delle acque eterne, delle stelle celesti e non marine. Adesso sono acque infime, e non possiamo più navigarle. Adesso lambiscono il nostro piede, fatto di sabbia. Stavano
in una goccia di latte, ed erano immensi. Ma come siamo giunti a questo mare santo che si legge nel nome Maria ? Tutto cominciò all’inizio
del mille e duecento, quando Francesco d’Assisi, che aveva già superato il mare
cercando candidamente di convertire un sultano, manda a Bologna
frate Bernardo, che si fa lietamente
deridere dai “fanciulli”, che “sì gli
faceano molti ischerni e molte ingiurie, come si fa a un pazzo”. Frate Bernardo, grazie alla sua pazienza, ottiene da “un savio dottore di
legge”, conquistato dalla sua “constanzia e virtù” e dalla Regola di cui
era testimone, il “luogo” dove sorse
la prima casa francescana. Francesco stesso venne poi a Bologna, dove “tutto il popolo della città correa
per vederlo” (era il 1222). Questi
due episodi sono raccontati nei Fioretti. Dove
non si parla però di un terzo personaggio che
venne a Bologna a sua volta, appartenente al-
La facciata del Santuario di “Santa Maria
della Vita” e un particolare del soffitto
ricostruito nel 1600
l’Ordine francescano. Costui si chiamava
Riniero Barcobini Fasiani e veniva da Perugia. Arrivò dunque a Bologna nell’anno 1260 e, dopo aver acceso gli animi,
fondò una Confraternita detta dei Devoti
o dei Battuti, e poi quello che verrà sùbito chiamato Hospitale della Vita. Era
semplicemente un ospizio, al principio,
per dare assistenza e ricovero ai poveri,
agli sbandati, ai pellegrini; poi pian piano
si trasformò in un vero e proprio “ospedale”, come l’intendiamo oggi. Riniero,
che assisteva di persona i suoi malavventurati ospiti, e in maniera così salutare
che si cominciò a chiamare appunto “della Vita” quell’ospedale, era aiutato da una
terziaria francescana dal nome appropriato, suor Dolce, nobildonna bolognese che all’esempio di Francesco d’Assisi
aveva scelto Madonna Povertà. Riniero
accudiva gli uomini, lei le donne. Era stata lei a donare a Riniero una casa accanto
a una chiesetta dedicata alla Vergine, in
via Pescherie, che divenne sede dell’Ospedale. Sicché la Chiesa di Santa Maria
delle Clavature prese anch’essa la bella e
propizia specificazione “della Vita”. La
chiesa che vediamo oggi, con l’ingresso
appunto in via Clavature, fu edificata, nel
medesimo luogo di due precedenti chiese con la medesima intitolazione, per
opera dell’architetto padre Giovanni Battista Bergonzoni (un altro francescano!),
e consacrata il giorno dei morti del 1692.
Circa due secoli prima, la Confraternita
della Vita aveva commissionato a Nicolò
dell’Arca il suo Compianto straordinario,
per sempre legato alla chiesa di Santa
Maria della Vita. Ma adesso è bello finire, credo, piuttosto che con la rammentazione delle figure straziate del Compianto, con l’ignorata immagine della dolce suor Dolce, morta in odore di santità,
come si dice. Nell’infermeria delle donne, dentro il leggendario ospedale, si ha
notizia che ci fosse una lapide con un’iscrizione dedicata, oltre che al beato Raynerio, anche a suor Dolce, e costei vi veniva ricordata per aver donato appunto una casa all’esercizio ospitaliere e aver prestato le cure
alle languentibus foeminis.
31
VIABILITÀ
Le nostre strade
tra progetti e realizzazioni
di NICODEMO MELE
D
a poco insediatosi, Graziano Prantoni,
il nuovo assessore provinciale alla Mobilità e Viabilità, ha subito voluto fare
il punto sullo stato dell’arte dei progetti, delle
realizzazioni e dei lavori di manutenzione in atto sui 1400 chilometri di strade gestite dalla
Provincia su tutto il suo territorio. «Anche perché - confessa Prantoni - già pochi minuti dopo la nomina, tanti sindaci mi chiedevano conto sullo stato dei lavori di una certa strada o del
progetto di una certa altra rotonda».
E allora, in poco più di un mese, gli uffici competenti hanno steso un quadro completo della
situazione aggiornata al 30 giugno scorso,
consegnato alla nuova Giunta nei primi giorni
di settembre. Ne è scaturito un volumetto, distribuito a tecnici e amministratori della stessa Provincia e degli oltre 60 Comuni del territorio bolognese, che rende possibile verificare
opera per opera, intervento per intervento, appalto per appalto, lo stato dei lavori di una
qualsiasi delle tratte stradali del nostro territorio. «Per fare il punto della situazione - racconta l’assessore Prantoni - insieme ai tecnici
della Provincia, ho visitato 45 dei comuni e fatto il sopralluogo su mille chilometri dei 1400
gestiti dal nostro assessorato». Si è trattato,
sottolinea l´assessore, di un check up necessario: il territorio provinciale è caratterizzato
da dense aree produttive e residenziali, oltre
che da pesanti flussi di passaggio del traffico
nazionale, e presenta una rete stradale complessa e ricca di criticità. «Bisogna partire da
qui per pensare al futuro delle strade provinciali, a ogni intervento progettuale o di messa
in sicurezza, manutentivo.
La realtà è complessa, le questioni sul tappeto
sono molte, soprattutto da quando, tre anni fa
(dal 1° ottobre 2001), è stata trasferita alla Provincia la gestione di oltre 300 chilometri di
strade statali». È quindi necessaria una costante attività di scambio di informazioni con
le diverse parti coinvolte, a cominciare dalle
Amministrazioni locali, e di ascolto delle continue istanze che vengono avanzate dai cittadini dei singoli Comuni. «Sono tutte sollecitazioni - continua Prantoni - che non possiamo ignorare, che riguardano problemi
diversi, dai volumi di traffico alle condizioni
di sicurezza delle nostre strade».
Dal rapporto dell´assessorato si evince che at-
32
La rotonda di Castelletto
realizzata recentemente
tualmente ci sono circa 150 milioni di euro di
investimenti in corso. Di questi, 45 milioni riguardano l’appalto dei lavori di 39 cantieri già
aperti. C’è poi la progettazione di altre 14 opere da realizzarsi con altri partner che, alla fine,
comporterà l’investimento di altri 39 milioni di
euro. Da ultimo, il settore progettazione della
Provincia sta lavorando ad un’ulteriore serie di
progetti che, una volta divenuti esecutivi, serviranno a finanziare opere per almeno 40 milioni di euro. Ma dove li prende tutti questi soldi la Provincia?
«Il bilancio della Provincia consente lo stanziamento solo di 10 milioni di euro l’anno spiega l´assessore - e con questi deve rispondere a tutte le esigenze. Il nostro Ente si è
sempre adoperato, dimostrando forti capacità,
perché venissero reperite le risorse necessarie alla costruzione di nuove opere (piste ciclabili comprese) e alla incessante attività manutentiva e di messa in sicurezza delle provinciali, con il contributo di Stato e Regione
innanzitutto». Per i prossimi anni l´assessorato ha comunque già stabilito delle priorità d´intervento. "L’impegno è di dotare la provincia
di una rete viaria moderna, sicura e efficace.
Nello specifico delle infrastrutture, nel campo
delle grandi opere la priorità sono la Trasversale di Pianura, la Nuova Galliera, la circonvallazione di San Giovanni Persiceto, la San
Donato, la San Carlo e la Pedemontana nuova
Bazzanese". Anche nel campo della sicurezza
stradale l´attenzione è molto alta. La Provincia
opera costantemente sul versante della manutenzione e
della messa in sicurezza delle
strade, ed ha inoltre in corso diversi progetti all’interno dei
Piani nazionale e regionale della Sicurezza stradale: l’ultimo
di tali progetti si è classificato
primo nella graduatoria nazionale. «Si tratta di un vero e proprio piano per la gestione della
sicurezza stradale - chiarisce
Prantoni -, che va a integrare il
progetto Siss (Sistema informativo sulla sicurezza stradale) attivo già da due anni.
Non meno importante è l’attività di confronto
continuo sul tema con amministrazioni e utenti che ha luogo all’interno della Consulta provinciale per la Sicurezza stradale, dove prendono forma i progetti per la diffusione della
cultura della sicurezza stradale fra i cittadini,
soprattutto i più giovani».
GLI IMPEGNI DELLA CONSULTA
PER LA SICUREZZA STRADALE
Nel corso della recente riunione l’assessore
Graziano Prantoni ha confermato la prossima
realizzazione, secondo le indicazioni contenute
nel Piano nazionale per la Sicurezza stradale,
del Piano provinciale per la Sicurezza stradale,
da licenziare entro il 2005.
Nel frattempo si procederà alla creazione all’interno dell’assessorato alla Viabilità e Mobilità di
un apposito settore per la sicurezza stradale,
che si occuperà anche di viabilità ciclopedonale, e nell’ambito delle attività della Consulta si
procederà alla compilazione di una sorta di “testo unico” che raccolga le iniziative e i saperi dei
singoli Comuni in materia di sicurezza stradale
per facilitarne la condivisione. Si sta inoltre lavorando ad un importante progetto che riguarda
la sicurezza dei bambini, gli utenti più deboli e
esposti ai rischi della strada, con la creazione di
percorsi sicuri casa-scuola che garantiscano il
loro diritto alla mobilità in sicurezza, progetto
che coinvolgerà Enti e associazioni quali la Regione Emilia-Romagna e l’associazione nazionale Camina - Città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza.
VIABILITÀ
La mappa dei cantieri
Lungo i 1.400 chilometri di strade provinciali tanti cantieri aperti.
In tre anni saranno investiti 150 milioni di euro
La lungovalle Savena
durante i lavori di
ripristino
sette che richiederanno uno stanziamento di
circa 3 milioni e 760 mila euro. In alcuni casi si
è trattato di riappalto di opere, come l’intersezione a due livelli tra la Saliceto e la Trasversale di Pianura, il cui contratto era stato rescisso dall’impresa. Da registrare, inoltre, l’esecuzione nel corso del 2004 di altri 27
interventi appaltati nel biennio 2002-2003, di
cui ben 20 terminati prima del 30 giugno scorso. Tra le opere ultimate ci sono il secondo lotto della variante di Budrio (3 milioni e 563.552
euro spesi). In dirittura di arrivo la ristrutturazione della provinciale delle Budrie in corrispondenza dell’Alta velocità (7 milioni e 566
mila euro), l’eliminazione del passaggio a livello a Ozzano sulla provinciale Castelli Guelfi nella variante di raccordo alla via Emilia (718
mila euro) e l’ultimazione del terzo e quarto
lotto della Trasversale di Pianura (9 milioni e
347.868 euro, la spesa prevista). In chiusura, il
volumetto riassume una per una tutte le opere
I
l “vademecum” dei “progetti, le realizzazioni e le attività di manutenzione delle
strade provinciali”, consegnato al Consiglio provinciale nella seduta del 7 settembre
scorso, è una mappa precisa e puntuale di
quanto in questo settore la Provincia sta eseguendo o progettando nel corso del 2004.
Complessivamente nel corso dell’anno la Provincia ha previsto uno stanziamento di 23 milioni e 784.268 euro, destinati alla realizzazione di ben 56 interventi. Il Servizio Progettazione e costruzioni stradali sta attualmente
curando la realizzazione della Tangenziale di
San Giovanni in Persiceto, per cui sono stati
impegnati 11 milioni e mezzo di euro. Altre
opere programmate di grande importanza sono escluse dall’anno 2004 del programma
triennale in quanto in attesa di prossimo finanziamento regionale: la costruzione di un
nuovo ponte sull’Idice della Trasversale di pianura (importo: 5 milioni e 164.600 euro); la variante sulla San Donato dalla Trasversale alla
via Bargello nei comuni di Castenaso e Granarolo (12 milioni e mezzo di euro, il costo previsto); la variante alla San Carlo di collegamento della Trasversale al casello dell’A14 nei
comuni di Medicina, Castel Guelfo e Castel
San Pietro (17 milioni e 750 mila euro); il rifa-
cimento dell’incrocio tra la
Trasversale e la Padullese
nel comune di Sala Bolognese (3 milioni e 800 mila euro).
Gli altri 55 interventi, in corso di realizzazione nel 2004,
sono curati dal Servizio Manutenzione strade dell’assessorato alla Viabilità e impegneranno la Provincia con
uno stanziamento di 12 milioni e 284.268 euro. Di questi
interventi, 38 hanno già il
progetto esecutivo approvato
per un importo complessivo
di poco più di 8 milioni di euro.Inoltre, risultano già appaltati 31 interventi, per una spesa
complessiva impegnata di 5 milioni e 736 mila
euro. Tra le opere contemplate in questo capitolo ci sono la risistemazione della frana di
Scascoli e della provinciale delle Ganzole. Un
altro capitolo importante, sul quale il settore
Viabilità è impegnato nel corso del 2004, è un
pacchetto di opere programmate e finanziate
negli anni passati e che, al 30 giugno scorso, si
presentava con l’aggiudicazione dei lavori di
14 interventi per una spesa totale di circa 15
milioni di euro. Ne restano da appaltare altri
stradali che stanno impegnando la Provincia
nel corso del 2004. Si scopre così che sono 39
le opere stradali appaltate e in costruzione.
A queste si aggiungono altre nove opere stradali in costruzione o in progetto da parte di altri enti e realizzate con il finanziamento o la
collaborazione della Provincia. Infine, ci sono
ben 17 progetti di opere che attendono solo di
essere appaltati e altri 17 progetti sui quali
stanno lavorando i tecnici dell’assessorato alla
Mobilità e viabilità.
[N. M.]
Info: www.provincia.bologna.it/viabilità/
33
GRANDI OPERE
A precise condizioni
Il Passante Nord come elemento importante di un sistema di
mobilità dove il trasporto pubblico, in particolare ferroviario,
gioca un ruolo strategico
N
on si erano ancora chiuse le ferie estive, che la Provincia il 31 agosto ha preso in mano una delle questioni più spinose che giaceva sul piatto dell’agenda politica
degli ultimi mesi: il Passante Nord. Due gli appuntamenti di rilievo cui non voleva mancare in
merito a questa partita: quello del 9 settembre
a Roma con il ministro delle Infrastrutture Lunardi sui problemi legati al Nodo ferrostradale
di Bologna; e quello del 15 novembre, data entro la quale dovranno essere rivisti i progetti relativi al metrò leggero di Bologna e al progetto
del Tram per non perdere i finanziamenti statali. La Provincia si è mossa subito con decisione e secondo una logica di collegialità e di concertazione. Sia tra i suoi settori, che con gli altri enti e gli altri soggetti interessati.
Sicché il 31 agosto ha incontrato per primi i sindaci dei Comuni che saranno attraversati dal
Passante, ossia Argelato, Bentivoglio, Budrio,
Calderara, Castel Maggiore, Castenaso, Granarolo, Ozzano, Sala Bolognese, San Lazzaro,
Il Comitato tecnico
scientifico
Il Consiglio provinciale, nella seduta del 21
settembre, ha nominato l’architetto Piero
Cavalcoli presidente del Comitato tecnicoscientifico che esaminerà diverse soluzioni
correlate allo studio di fattibilità del Passante
Nord. Dopo un ampio dibattito consiliare, la
delibera del conferimento dell’incarico a Cavalcali
è stata approvata con 25 voti favorevoli (Ds,
Margherita, Rc, Lista Di Pietro, Ci, Verdi) e 10
contrari (An e FI).Con atto della presidente
Draghetti sono stati nominati gli altri componenti: per la Provincia l’ingegnere Stefano Ciurnelli
e l’architetto Giuseppe Campos Venuti; per la Regione Emilia-Romagna l’ingegnere Maria
Cristina Baldazzi, per l’Associazione Intercomunale Terre di Pianura l’architetto Michele
Gentilizi; per l’Associazione Intercomunale Reno-Galliera e per l’Associazione Intercomunale
Terre d’Acqua l’architetto Piero Vignali; per l’Associazione Intercomunale Valle dell’Idice
l’architetto Franco Tinti; per i proponenti delle osservazioni al Ptcp: Social Forum Terre
d’Acqua, senatrice Anna Donati; società Lodi e Ghedini S.r.l. costruzioni edili, professor Maria
Rosa Cittadini, geometra Giuseppe Lodi. Il Comitato potrà ora avviare l’approfondimento dei
progetti sul Passante Nord e sulla proposta alternativa dei Comitati e di Legambiente. Avrà
tempo fino al 31 ottobre per rilasciare un parere di indirizzo che la Provincia presenterà al
ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in un incontro già fissato per il 15 novembre 2004.
«Ora si inizia a lavorare sul serio; ci sono tutte le condizioni per far fronte all’impegno assunto
verso i cittadini e verso il ministero, ha dichiarato Giacomo Venturi. Rinnovo l’invito a tutti i
soggetti che si riconoscono nei progetti alternativi di sedersi al tavolo del Comitato e di
confrontarsi sulle varie proposte in campo. Prendo atto con rammarico che le forze di
minoranza di Centro-destra non intendono partecipare al ridisegno del sistema
infrastrutturale dell’area metropolitana bolognese.»
34
Zola Predosa e il Quartiere Borgo Panigale di Bologna. Quindi, i comitati
locali e le associazioni ambientaliste, i
sindacati e le associazioni di categoria
degli agricoltori. Con i sindaci la Provincia ha stilato un documento comune che poi è stato sottoposto al ministro Lunardi nell’incontro del 9 settembre. In questo documento si
chiede esplicitamente che i progetti e
la realizzazione delle opere del Passante Nord si muovano in parallelo
con quelli che mirano all’incentivazione del trasporto pubblico urbano e, soprattutto, allo sviluppo delle tratte ferroviarie
del Sistema ferroviario metropolitano, come
del metrò leggero e del Tram di Bologna città.
«Inoltre, abbiamo posto tre importanti condizioni - afferma Giacomo Venturi, assessore provinciale al Trasporto pubblico - per studiare e
risolvere i problemi ambientali e sociali che si
creeranno lungo il Passante Nord. Soprattutto,
è stata posta la condizione che il tracciato corra in alcune zone in galleria o in trincea e che
venga mitigato il suo impatto nelle zone vicino
ai centri urbani.
Un’altra condizione è il risarcimento del territorio agricolo, compromesso dal passaggio del
GRANDI OPERE
Il traffico alle porte di Bologna tra
tangenziale e autostrada
Passante, con progetti di valorizzazione ambientale del territorio e di riappoderamento dei
terreni agricoli. Infine, l’ultima condizione riguarda la soluzione dei problemi esistenti sulla
viabilità locale e di quelli che saranno creati dal
Passante. Sarà, perciò, indispensabile il finanziamento della costruzione di strade come la
nuova Galliera, la Lungosavena, l’Intermedia di
pianura e la Trasversale di Pianura per allontanare il traffico di merci e persone dai centri abitati. La messa in atto di tutte queste condizioni
sarà garantita dai nuovi piani strutturali intercomunali, che preserveranno il territorio da
ogni eventuale corsa al mattone nelle aree verdi tra il Passante e l’abitato dei comuni della cintura. Se Bologna vuole essere una città metropolitana deve cominciare a pensare a se stessa
come tale progettandosi in tal senso. Il trasporto e la mobilità – conclude Venturi – sono i primi temi per il loro valore strategico e simbolico
e per questo è tempo di muoversi con maggiore determinazione e coerenza.»
[N. M.]
IL PASSANTE NORD IN CIFRE
Il Passante Nord è una nuova autostrada che collega l’A14 all’altezza di Ozzano con la A1 nei pressi di Lavino, incrociando l’A13 all’altezza dell’Interporto. Tre corsie per senso di marcia, più quella di
emergenza, per una lunghezza di circa 40 Km, 14
in più dell’itinerario attuale A1-A14.
L’abbandono del tracciato attuale dell’A14 tra Borgo Panigale e San Lazzaro permetterà l’allargamento dell’attuale tangenziale, che diventerebbe a
4 corsie per senso di marcia. Si dividerebbe così il
traffico di attraversamento - che rappresenta poco
meno della metà dei flussi complessivi - da quello
cosiddetto di scambio, ovvero dalla mobilità nell’area metropolitana. In questo modo, la velocità di
percorrenza media sulla tangenziale passerebbe
da 38 a 56 Km/h, riducendo la congestione
dell’80% rispetto allo scenario tendenziale.
È previsto un sistema di pagamento sia sul Passante Nord (pedaggi autostradali) sia sulla tangenziale “banalizzata” (road pricing).
L’idea del Passante Nord ha preso forma con il lavoro di elaborazione del Piano territoriale di coordinamento (Ptcp), che delinea gli scenari di sviluppo della nostra provincia per i prossimi decenni e
pone un’attenzione particolare ai temi della mobilità sostenibile. Il progetto di fattibilità è stato pre-
sentato a palazzo Malvezzi il 14
aprile 2003. Dallo studio di 500 pagine redatto da un gruppo di esperti incaricati dalla Provincia, emerge
che il Passante è la soluzione migliore per risolvere i problemi della
viabilità bolognese rispetto alle proposte alternative allora in campo
(Passante Sud, banalizzazione).
Cinque i parametri in base ai quali
gli esperti hanno valutato i progetti:
popolazione esposta all’inquinamento, contributo al decongestionamento delle strade, costo, capacità di autofinanziamento e impatto
ambientale.
Il 19 dicembre dello stesso anno l’opera è stata inserita all’interno dell’intesa tra il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della
Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, sulle
grandi opere infrastrutturali; è diventata così a tutti gli effetti un impegno prioritario del Governo nazionale.
Il costo previsto per realizzare il Passante Nord è
di 790 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 190
milioni di euro per la “banalizzazione” della tan-
genziale (103 milioni) e l’ammodernamento della
viabilità ordinaria (87 milioni). I tempi di realizzazione dovrebbero essere di 5-6 anni, con il completamento previsto per il 2010. Quattro i caselli
previsti: Cento-S. Giovanni in Persiceto, Interporto-Trasversale, Granarolo-Lungosavena, Castenaso-Budrio. Dei 40 Km di tracciato la maggioranza sono previsti in rilevato (29,88), 3,650 Km
sono in galleria artificiale, 3,175 in viadotto e 3,5
in scavo.
35
➜
➜
IN MOVIMENTO
UN SITO PER LA MOBILITÀ
SOSTENIBILE
Ridurre il traffico e le emissioni inquinanti a
vantaggio della qualità della vita e della salute
dei cittadini è lo scopo principale del programma di mobilità sostenibile messo in campo dalla Provincia.
Come strumento operativo dell’Accordo di
programma per la mobilità sostenibile, sottoscritto lo scorso giugno dalla Provincia insieme a 17 Comuni del territorio, è attivo adesso
anche un sito dedicato all’argomento.
Qui si trovano informazioni di interesse dei
Comuni, delle aziende, ma anche dei singoli
cittadini, la descrizione dei progetti, lo stato di
avanzamento dei lavori, la normativa di riferimento e le ultime novità. A disposizione anche
una newsletter pensata per i mobility manager
dei Comuni e delle aziende, con l’indicazione
degli strumenti che possono essere adottati e
approfondimenti sull’argomento.
Il programma per la mobilità sostenibile e per
ridurre quindi l’inquinamento atmosferico,
comprende quattro azioni: velocizzare il trasporto pubblico nell’hinterland e migliorare
l’interscambio fra i diversi sistemi di trasporto;
mobility management sovracomunale, cioè interventi a sostegno delle aziende per rendere
più razionale la mobilità dei dipendenti nel tragitto casa-lavoro; estensione al territorio provinciale del servizio di car sharing (auto condivisa), già attivo sul territorio del comune;
fornire incentivi ai privati per la conversione
degli autoveicoli da benzina a metano.
http://www.provincia.bologna.it/mobilita/
TUTTE LE INFORMAZIONI
SUL SERVIZIO FERROVIARIO
METROPOLITANO
Dal 1 settembre è on line il nuovo sito del Servizio Ferroviario Metropolitano dove si possono trovare maggiori informazioni e notizie sul
progetto e sulle novità in programma. Il nuovo
sito è nato in concomitanza con altri miglioramenti del servizio: dopo l’attivazione, nello
scorso anno, delle fermate di Casalecchio-Garibaldi, Ozzano, Casteldebole e Funo e della
ferrovia Bologna-Bazzano, diventeranno operative le nuove fermate di Rastignano e di Pian
36
di Venola e da dicembre 2004 entrerà in vigore il nuovo orario.
Il sito è articolato in varie sezioni: nella sezione “Progetto” sono illustrati gli obiettivi e lo
stato di avanzamento dei lavori, la situazione
della mobilità bolognese e le caratteristiche
del servizio, come linee, stazioni e fermate.
Una sintesi del servizio offerto a regime, corredata da link ai siti dove è possibile consultare gli orari attuali è offerta dalla sezione “Orari”. Nella sezione “Mappe” si può vedere la cartina dell’intera rete, ma anche quella relativa a
un particolare relativo al nodo di Bologna.
In “Dati” si trovano informazioni tecniche e
statistiche sull’uso dei treni, in “Accordi” le
sintesi delle intese stipulate con i vari Enti, posti alla base dell’idea del progetto SFM e della
sua attuazione.
Nella sezione “Info” si trovano notizie sulle tariffe dei biglietti e sulle stazioni dove si fermano anche altri mezzi del trasporto pubblico. Infine, la sezione “Curiosità” raccoglierà foto
particolari sulle linee e le fermate presenti sul
territorio provinciale. Oltre a uno spazio dedicato alle “News”, saranno inoltre attivi un Forum e una Newletter.
http://sfm.provincia.bologna.it/
SEGNALETICA PUBBLICITARIA
SULLE STRADE PROVINCIALI
Quali sono le autorizzazioni e i nulla osta necessari per installare segnali pubblicitari lungo le strade provinciali? Come fare per ottenerli? Quali strade sono provinciali?
Le risposte a questi ed altri quesiti in materia
si possono trovare on line nelle pagine dell’ufficio Segnaletica della Provincia.
In particolare, nelle pagine web si trovano la
documentazione cartografica e le tabelle dei
tratti urbani ed extraurbani delle strade provinciali; il modello della domanda per richiedere l’autorizzazione all’installazione di mezzi e
cartelli pubblicitari, corredato dalle informazioni sulla compilazione e la documentazione
da allegare; il vademecum, che definisce le caratteristiche tecniche e le possibilità di installazione dei vari strumenti pubblicitari, le modalità di presentazione della domanda, gli obblighi e le sanzioni; il modulo del verbale di
sopralluogo, utilizzato dagli operatori provin-
ciali quando verificano le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni; la normativa del nuovo Codice della Strada riguardante la segnaletica pubblicitaria e quella stradale.
http://www.provincia.bologna.it/pls/
provbo/consultazione.mostra_pagina?
id_pagina=1406
TORNA
“SATURDAY NIGHT BUS”
Grazie ai risultati della sperimentazione dello
scorso anno (che ha visto punte di carico di
30-40 persone con una media di circa 10-15
persone), l’assessorato provinciale al Trasporto pubblico, d’intesa con i Comuni interessati e con la Società FER (Ferrovie EmiliaRomagna Srl), riconferma anche per il 20045 il servizio notturno della linea bus
Molinella-Budrio-Castenaso-Bologna.
I cittadini di questi comuni possono ora spostarsi a Bologna il sabato sera, senza rischi e
problemi di auto e parcheggi.
Da Molinella, Budrio e Castenaso è possibile
raggiungere il centro di Bologna in tre diversi
orari serali (con partenza alle ore 19, 21 e 24).
L’ultima corsa di ritorno dal capoluogo verso i
tre comuni è all’1,15. A richiesta, può essere
prolungata fino a Mezzolara.
La tariffa è quella ordinaria dei servizi di linea.
Chi lo possiede, può utilizzare il proprio abbonamento, valido anche per il “night bus”.
TRASPORTI
In treno per Vignola
D
al 20 settembre, a un anno dall’apertura del tratto Bologna-Bazzano, la suburbana arriva anche a Vignola passando dalla stazione della Muffa e di Savigno.
Il viaggio tra le due città dura circa un’ora con
17 fermate.
Il primo treno parte alle 6.06 e arriva nel capoluogo alle 7.07, poi dalle 6.45 partirà un treno
ogni ora.
La nuova tratta si avvale di una ferrovia ristrutturata, con nuove stazioni dotate di pannelli con l’indicazione dei tempi di attesa e di
biglietterie automatiche.
Per viaggiare potranno essere utilizzati gli
stessi biglietti in vigore per l’ATC.
I numeri dicono che gli utenti apprezzano: da
settembre 2003 a luglio 2004 i treni hanno trasportato 460mila passeggeri fino a Bazzano.
L’attuale cadenzamento delle corse una ogni
ora costa 5,6 milioni di euro l’anno, di cui attualmente solo 3,5 arrivano dallo Stato che si
era invece impegnato a coprire l’intera spesa.
La scarsità di fondi suscita la preoccupazione
dell’assessore provinciale al Trasporto pubblico, Giacomo Venturi, che ha, fra l’altro, dichiarato che “al tavolo aperto con il Governo sulla
mobilità bolognese cercheremo di ottenere risorse soprattutto per il trasporto su ferro.
Per il momento il servizio continuerà con vecchi treni a combustibile fossile.
Nel prossimo anno dovrebbero arrivare quelli elettrici. Il condizionale è d’obbligo in quanto il materiale rotabile - ha concluso Venturi dipende dallo Stato ”.
I notevoli sforzi compiuti in questi anni dalle
istituzioni hanno raggiunto un risultato positivo che rafforza ulteriormente il progetto del
Sistema ferroviario metropolitano e rappresenta un passo avanti sulla strada della mobilità sostenibile.
Per informazioni, segnalazioni e reclami:
[email protected], ATC tel 051 290290
Il libro
Era il 1886 quando i vagoni cominciarono a
muovere un traffico di merci e passeggeri già
all’epoca consistente, ma era il 1967 quando il
servizio dei passeggeri venne soppresso per
ragioni molteplici tra le quali quella, sicuramente importantissima, della mancata connessione di questa linea con Bologna.
Oggi tutto è cambiato e la vecchia linea ferroviaria si è trasformata in una ferrovia suburbana che nel 2007, terminata la linea ad alta velocità, arriverà fino a Portomaggiore.
Per l’inaugurazione era pronta anche una pubblicazione dal titolo In treno per Vignola, curata dal gruppo fermodellistico “Treni e Tram
Club” e realizzata con la collaborazione della
Provincia di Bologna, della Ferrovia BolognaVignola e del Comune di Bologna.
In queste pagine, ricche di immagini storiche
e contemporanee, l’autore Maurizio Finelli
racconta la storia della ferrovia come fosse la
biografia di un amico che oggi sta vivendo una
nuova stagione della sua vita.
Nel 1927 la Provincia rileva la concessione
della tranvia a vapore Bologna-Vignola e
presenta un progetto di trasformazione della
stessa in ferrovia con trazione elettrica che
viene inaugurata il 28 ottobre 1938.
Sopra il treno della nuova Ferrovia Suburbana
che rientra nel sistema di trasporto integrato
del bolognese
37
L’ A LT R A PA R T E D E L M O N D O
Alla ricerca di un rifugio
di SILVIA CAVAZZA
Le vacanze estive di una studentessa
bolognese passate come
volontaria a Nairobi tra le violente
ed estreme contraddizioni
della realtà africana
S
to guardando le foto di quest’estate, sfogliandole
sento che non è stata una vacanza ma è stato un vivere. Un mese intenso di emozioni, sensazioni
drammaticamente coinvolgenti.
Il mio viaggio inizia quando per la prima volta il 24 aprile
incontro a Sasso Marconi altri 24 ragazzi provenienti un
po’ da tutta Italia accomunati dal desiderio di andare in
Africa come volontari. Da lì in poi ci saranno altri incontri
prima di partire tutti assieme per il Kenya.
Le motivazioni che mi hanno spinto a passare il mese d’agosto a Nairobi non le ho ben chiare neanche io, forse un
senso di insoddisfazione per quello che mi circonda, un voler conoscere un paese con cultura e condizioni socio-economiche completamente differenti dal mio, un voler toccare con mano certe realtà che ti fanno vedere in tv o che
solo ti puoi immaginare, un bisogno personale di dare senza condizioni.
L’associazione che mi ha permesso di intraprendere questa avventura è Amani (che in swahili vuol dire “pace”)
ispirata e fondata tra gli altri dal padre comboniano Renato Kizito Sesana.
È una organizzazione non governativa e laica che agisce
su base prevalentemente volontaria e che affida ogni progetto solo ed esclusivamente a persone del luogo.
Le principali attività di Amani sono le due case di accoglienza per i bambini e bambine di strada di Nairobi, Kivuli e la Casa di Anita; la difesa del popolo Nuba in Sudan,
un progetto per i bambini di strada in Zambia, il “News
from Africa” cioè un’agenzia di stampa redatta da giovani
giornalisti e scrittori africani, una piccola scuola in Kenya
nella baraccopoli di Kibera e una compagnia di giovani attori “L’Amani people theatre”.
38
Una volta a Nairobi noi italiani ci siamo divisi, un gruppo
è andato alla casa di Anita e l’altro a Kivuli, due luoghi, due
progetti, due speranze per la gente che ci vive.
La casa di Anita si trova sulle verdi colline N’Gong, le stesse de “La mia Africa” di Karen Blixen, dove tre famiglie keniote hanno deciso di accogliere in casa insieme ai loro figli, bambine di strada provenienti dalla città. La maggior
parte di loro sono orfane, e sono vittime di abusi sessuali
e del turismo sessuale.
Alcune di loro sono letteralmente nate sui marciapiedi, altre a soli 12 anni sono madri. L’età delle bambine accolte
va dai 4 ai 13 anni.
Kivuli (in swahili vuol dire rifugio) è un centro nato nel
quartiere di Riruta, ospita 60 bambini e con il passare del
tempo si è trasformato in un centro sociale a disposizione
di tutte le persone povere.
Kivuli offre alla gente di strada acqua potabile a un prezzo
molto inferiore a quello imposto dal taglieggio esistente all’interno della baraccopoli, la possibilità di farsi visitare da
un dottore e di avere medicine. Anche lo sport è un’attività
molto praticata, con un’associazione sportiva che segue oltre 300 piccoli atleti.
Nel corso del ‘99 gli operatori di Kivuli hanno attivato un
progetto di microcredito, una specie di banca dei poveri
che ha permesso ad alcune decine di famiglie di vivere dignitosamente.
Tante sono le attività e tanta è la voglia di fare, di vivere,
anche se è una goccia nel mare delle necessità. Ricordo
che a Nairobi ci sono circa 120.000 bambini di strada.
Io sono stata a Kivuli e il nostro “compito” era di stare con
i bambini, eravamo degli educatori-animatori anche se alcuni di noi avevano un passato professionale diverso e
Alcuni squarci delle
baraccopoli di
Nairobi
L’ A LT R A PA R T E D E L M O N D O
esperienze lavorative e di studio che si discostano totalmente dall’ambito pedagogico. Abbiamo organizzato giochi e attività e mangiato con i bambini, li abbiamo accompagnati a letto ascoltando le loro paure, le loro storie e i loro sogni si è creato un rapporto di profondo e vero affetto.
Abbiamo avuto la possibilità di vedere anche baraccopoli,
tra cui Kibera e Korogocho, detta la seconda peggiore baraccopoli di Nairobi, buffo fare delle graduatorie…non voglio immaginare la prima.
Da Kivuli siamo partiti con il pulmino del centro, l’autista
ci ha addirittura accompagnato fin all’entrata della chiesa
e un motivo preciso c’era. L’aria era troppo tesa, infatti, diversamente dalle altre volte in cui giravamo liberamente
per le baraccopoli, ci hanno rivolto gesti offensivi, parecchio espliciti. In uno spazio ad arena la gente partecipava
alla messa e dietro al sacerdote, sullo sfondo, separato da
una schiera di alberi c’era la discarica.
Qua e là persone che raccattavano cibo e in cielo domina-
Basta versare 26 euro al mese, almeno per un anno sul
c/c postale n. 37799202 intestato ad Amani via Gonin 8 20147 Milano o sul c/c bancario n. 503010 Banca Popolare Etica ABI 05018, CAB 12100, CIN G.
È importante indicare oltre alle proprie generalità e al
proprio indirizzo, la causale del versamento “adozione a
distanza”.
vano gli avvoltoi…e intorno sacchetti di plastica neri.
Tutti noi in silenzio, ci siamo diretti sull’arena e ci siamo
seduti di lato per cercare di non disturbare, muti, quanta
fatica per trattenere le lacrime, quanti pensieri.
L’uomo che non è più uomo ma un rifiuto che vive grazie
ad altri rifiuti, esseri che nascono nei rifiuti e nel rifiuto e
che riceveranno e saranno considerati rifiuti umani.
Una apocalisse.
A Korogocho abbiamo incontrato anche il laico combo-
niano Gino Filippini che ci ha ospitato nella sua baracca e
ci ha regalato tre ore di testimonianza personale, di vita
vissuta con la gente della discarica.
Era domenica 8 agosto e non mi dimenticherò mai quella
giornata.
In questo mese ho potuto vivere un pezzetto d’Africa senza filtri, a pieni polmoni, con la sensazione profonda in
ogni momento di non voler essere in nessun altro posto.
Ed è un viaggio che non finisce.
COME AIUTARE I
BAMBINI DI STRADA
Info
Amani onlus - Ong, via Gonin 8, 20147 Milano
tel. 02 48951149; e-mail: [email protected];
sito web: www.amaniforafrica.org.
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ECONOMIA E SOCIETÀ
La pace non si compra, si finanzia
A Bologna la quarta Giornata nazionale
della Finanza Etica sarà dedicata alla costruzione
di un’economia della pace
I
l 20 novembre si celebrerà a Bologna la
Giornata nazionale della Finanza Etica,
promossa e coordinata dall’Associazione
Finanza Etica. Rappresentante e coordinatrice
del vasto arcipelago di organizzazioni italiane
che sostengono da anni il risparmio solidale,
l’AFE come ogni anno promuove una giornata
nazionale dedicata alla riflessione sulla finanza
etica in Italia e ad un aggiornamento sui suoi
sviluppi.
Ma cos’è esattamente la finanza etica? «Non è
beneficenza e non é nemmeno un’economia di
nicchia - spiega Marco Gallicani, direttore dell’AFE - la finanza etica è un percorso di ricerca
della sintesi tra una gestione che sia economicamente efficiente e nel contempo sia rispettosa dei diritti umani e delle risorse ambientali, che ne sono il presupposto».
Questo sistema è in grado di creare un circolo
virtuoso che porta ad un naturale flusso di liquidi da chi ne ha in esubero (potenziali risparmiatori) a chi ne ha bisogno (l’impresa sociale, chi ha in programma un investimento).
“La finanza etica per la pace” sarà il titolo del
convegno di quest’anno, cui parteciperanno
personalità istituzionali locali e non (è prevista
la presenza di Vasco Errani, Sergio Cofferati,
Beatrice Draghetti) insieme ad esperti di finanza etica ed economie solidali (tra gli altri
Ugo Buggeri della Fondazione Banca Etica,
Francesco Terreri di Microfinanza, don Luigi
Ciotti di Libera e tanti altri).
Dopo la società e l’ambiente, la pace sarà il tema conclusivo di una trilogia di convegni che
durante gli ultimi tre anni ha inteso gettare le
basi culturali per la promozione di pratiche intese alla progettazione di un sistema finanziario alternativo, in grado di superare i conflitti
e quindi di costruire un’economia di pace.
Ad arricchire le occasioni di riflessione quest’anno la Giornata nazionale della Finanza
Etica e Solidale tenterà di dare una prospettiva dal basso dell’apertura dell’anno internazionale del microcredito, voluto dall’Onu per il
2005. «Il microcredito - prosegue Gallicani viene spesso utilizzato dalla finanza etica perché da la possibilità a tutti, anche ai cosiddetti
‘non bancabili’, di ottenere piccoli prestiti.
In questo senso riteniamo il microcredito uno
40
strumento finanziario realmente in grado di
creare un’economia di solidarietà e di pace».
Anche le banche tradizionali si sono accorte
del nuovo “trend”.
E hanno messo sul mercato prodotti finanziari che escludono finanziamenti a mercati o business eticamente discutibili. La giornata della finanza etica servirà a fare chiarezza anche
su questo punto: al termine del dibattito sarà
aggiornato e pubblicato il nuovo “Manifesto
della finanza etica” nel quale verranno chiaramente espressi i criteri attraverso i quali stabilire cosa è finanza etica e cosa no, aiutandoci così ad orientarci e non credere a tutto quello che luccica nel panorama delle proposte
finanziarie cosiddette etiche.
Discussione del fenomeno
Secondo i dati di Banca Etica, relativamente
all’attività della filiale di Bologna in Regione,
attualmente i soci ammontanto a 2620 per un
capitale sociale di 1.859.103 euro, mentre
5547 sono le persone fisiche e 928 le persone
giuridiche che, a vario titolo, risultano clienti
e/o soci della banca.
Per quanto riguarda l’attività di credito etico,
nella sola Provincia di Bologna sono già stati
erogati 91 finanziamenti per un valore totale di
4.709.134 euro.
Fra le principali e più recenti realtà finanziate
da istituti di credito etici (Banca Etica e Mag6)
troviamo Ong (Gruppo di Volontariato Civile),
Cooperative (Coop. Teatri di Vita onlus), associazioni (Comunità Santa Maria della Veneta onlus), enti o progetti aventi finalità sociale
(Epta Lavoro Sociale onlus) o comunque volti
a favorire la redistribuzione delle ricchezze ed
il flusso da chi ha soldi in esubero a chi ne ha
bisogno.
Un territorio per l’economia solidale
Bologna è il capoluogo di un territorio tra i primi in Italia per memoria storica solidale ed è
stata tra i primi ad aver creduto ad un progetto di finanza etica e ad aver continuato, per
quattro anni, a crederci.
Come ha spiegato la presidente della Provincia Beatrice Draghetti: «Il territorio bolognese è ricco di associazioni e realtà legate al
mondo della finanza etica e del microcredito.
È da queste esperienze che vengono promos-
ECONOMIA E SOCIETÀ
ABITI
E ABILITÀ
Si chiama “Per filo e per segno - Abiti e abilità sociali” ed è un negozio molto particolare quello
inaugurato il 17 settembre dalla presidente Beatrice Draghetti e dal sindaco Sergio Cofferati in
via Cesare Battisti 4/b a Bologna. Nei 200 metri
quadrati dei locali la Caritas e le principali cooperative sociali di Bologna vendono abiti rigenerati per bambini e prodotti di artigianato frutto del
lavoro dei ragazzi e delle ragazze di queste cooperative: articoli da regalo, partecipazioni, bomboniere, cartotecnica, bigiotteria, ceramiche, affreschi, icone… Al progetto della Caritas diocesana, sostenuto in questo suo primo anno di
attività dalla Fondazione Carisbo, hanno aderito
le cooperative sociali La Piccola Carovana (che
gestirà il negozio), Campi d’Arte, Siamo Qua,
l’associazione di volontariato Mosaico di Solidarietà, l’Opera dell’Immacolata e Casa Santa
Chiara. «Il negozio - spiega il direttore della Caritas don Giovanni Nicolini - nasce dal desiderio
di riconoscere che questi centri sono delle vere
aziende dove lavorano persone il cui operato ha
un valore che va oltre l’oggetto prodotto».
Orario di apertura al pubblico:
lunedì e mercoledì: 10.30 - 16
martedì e sabato: 10.30 - 12.30 e 16.30 19.00 giovedì: 10.30 - 12.30
venerdì: 9 - 12.30 e 16.30 - 19.00
se nelle nostre città che possiamo sperare di
costruire un futuro di pace.
Per costruire la pace ci vuole una vita diversa,
un modo diverso di vivere per ciascuno di noi
e per le nostre comunità e anche una economia nuova e la finanza etica è un bell’esempio
di economia nuova. La Provincia non può quindi che supportare queste iniziative affinché
possano raggiungere risultati sempre più importanti e tangibili.»
La scelta di sostenere l’economia e la finanza
responsabile e solidale fonda le sue radici in
una cultura territoriale che da sempre ha fatto
della solidarietà, dei diritti sociali e del lavoro
i pilastri delle proprie scelte economiche e sociali, dove per altro, e non a caso, la presenza
del Terzo Settore è sempre stata attiva e numericamente significativa.
L’esempio di Bologna ha portato benefici po-
sitivi ed è stato seguito anche da un’altra realtà
molto sensibile ai temi della solidarietà e del
senso civico: Firenze e la Toscana. Si tratta di
due città e di due regioni che da sempre collaborano sui temi della finanza etica e che quest’anno, insieme, consentiranno un raddoppio
di luoghi, ma anche di contenuti: a Firenze, il
18 novembre verrà celebrata l’apertura dell’anno internazionale del microcredito attraverso la collaborazione con l’Università degli
Studi, il Comune, la Provincia e la Regione;
l’appuntamento bolognese rimarrà invece legato al sabato - il 20 novembre - come da tradizione, con un ampio dibattito che vedrà la
presenza di Istituzioni ed esperti dell’economia solidale in un confronto comune. Intanto
gli esperimenti sono già partiti.
A Torino è nato il primo distretto di economia
solidale: imprese non profit e associazioni hanno stretto un accordo per permettere ai “consumatori critici” di accedere a tutti i prodotti
disponibili. A Roma il progetto di una “città
dell’altra economia” è stato finanziato dal Comune con quattro milioni di euro. C’è da chiedersi se presto non succederà qualcosa anche
a Bologna, città dell’economia solidale, e magari proprio legato a ciò che la vede in prima
linea in Italia: la finanza etica.
LA FINANZA ETICA
DEI LAMPADIERI
IL PROGRAMMA
DELL’EVENTO
Come già altri anni, in questa giornata, importante è il confronto e la contaminazione fra tutti i soggetti, a partire dal mondo finanziario tradizionale (Banca popolare dell’Emilia Romagna e Federazione Banche di Credito
Cooperativo) il confinante commercio equo e
solidale (CTM altromercato), i rappresentanti
dei sindacati di riferimento (Fiba Cisl e Fisac
Cgil), con le industrie attive in percorsi di responsabilità socio ambientale innovativi
(Coop Italia), gli enti pubblici sulla frontiera
delle sperimentazioni urbane (Comune di Roma, di Firenze e di Bologna, Provincia di Firenze e Bologna), i mezzi di comunicazione
della società civile italiana (Altreconomia,
Emi, Agenzia Metamorfosi), le principali realtà
del pacifismo italiano (Movimento Nonviolento, Peacelink, Emergency, Beati i costruttori di
Pace, Mancaintesa, Controllarmi, Banche Armate, Ucodep) e i partner tecnici insostituibili
(Arena del Sole e GoodWill)
Sabato 20 novembre a Bologna
teatro Arena del Sole:
Ore 10,30 “Lo scenario: pace e nonviolenza,
economia e finanza etica”.
Alle 15 “Le pratiche: la finanza etica occasione di pacificazione”.
Il convegno si concluderà alle 17,30 con un
seminario su “Una nuova finanza per un modello di sviluppo nonviolento”.
Uno sportello per il microcredito
nell’India meridionale
La 4° Giornata nazionale della Finanza Etica e
Solidale è dedicata dal movimento alla memoria
dell’impegno di Tom Benetollo, presidente dell’Arci, grande amico e sostenitore dell’economia
solidale come pratica di pacificazione delle reti
sociali, deceduto improvvisamente nel corso di
una conferenza d’inizio estate. «In questa notte
scura - diceva Tom ai suoi di recente - qualcuno
di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri”
che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il
lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita [...]»
41
MOSTRE
I DISEGNI DELLO SCULTORE
È allestita presso il Museo Morandi fino al 28
novembre, la mostra Domenico Rambelli a cura di Lorenza Selleri che raccoglie 25 disegni
dello scultore faentino scomparso nel 1972, provenienti da una collezione privata bolognese. Si
tratta di opere su carta che non hanno legami
con la sua produzione di scultore e non tengono quindi conto delle volumetrie tridimensionali degli oggetti scultorei ma solo della bidimensionalità evocata dal gesto ora morbido,
della matita, ora incisivo, dell’inchiostro. 42
ONORE AI CADUTI
OFFICINA ASIA
In occasione del decennale raduno sezionale
degli Alpini svoltosi nello scorso settembre
presso la Baita alpini “Dante Salomoni” situata nel comune di Monzuno, in perenne memoria dei caduti Alpini, è stato inaugurato un monumento, opera dell’artista bolognese Mario
Nanni. Nelle forme più drammatiche del suo
personale linguaggio figurativo, Mario Nanni
ha creato una scultura che non vuole rappresentare una realtà, bensì interpretarla nell’evocazione di uno spirito di corpo che rende
omaggio ai suoi caduti. Sbrecciati piani sovrapposti, culminano in una forma apparentemente rocciosa che non colpisce per la vaga
somiglianza col cappello piumato emblema
degli alpini, ma per lo squarcio che, come un
ferita, lascia fuoriuscire un groviglio di fili ferruginosi quasi brandelli ormai senza vita di
corpo tecnologico ed inumano.
Officina Asia, titolo che insieme evoca due
eventi, uno espositivo ed uno editoriale strettamente correlati l’uno all’altro, ovvero la mostra
allestita presso la Galleria d’Arte Moderna di
Bologna ed il catalogo pubblicato dall’editore
Gabriele Mazzotta, entrambi sono curati dal critico d’arte Renato Barilli.
Tralasciando la mostra recentemente conclusasi, in questa sede vogliamo dedicarci a quelle pagine che, dopo aver accompagnato le numerose opere raccolte in Galleria, rimangono
come testimonianza e riflessione critica sull’impatto visivo realizzato dall’esposizione.
Là dove l’allestimento, attraverso le immagini,
quasi “mette in scena”, ricostruendolo, un panorama artistico, il catalogo è sempre uno
strumento più discorsivo seppure non scarno
nell’apporto illustrativo.
Questo volume ne è un esempio con il suo ricco apparto illustrativo ed suoi ampi testi critici
che oltre a quello di Renato Barilli mettono in
campo i nomi di Francesca Jordan, Tang Di,
Kim Airyung e Mikiko Kikuta impegnati nell’indagare in Estremo Oriente.
Officina Asia, infatti, rappresenta la tappa più
recente di quel progetto di ricognizione delle
esperienze artistiche (intitolato Officine) che
ha attraversato, prima, il panorama italiano nel
1997, poi, seguendo una scadenza biennale,
quello europeo ed americano.
Con Officina Asia, dunque, il lettore esce per
la prima volta dai confini occidentali per intraprendere un viaggio attraverso Giappone,
Cina e Corea del Sud, i paesi che, tra quelli
asiatici, vantano tradizioni d’arte contemporanea più solide: il Giappone è stato il primo
paese ad aprirsi all’arte occidentale seguito
dalla Corea e raggiunto in ultimo dalla Cina.
E questi paesi visti nella loro complessità
paiono delineare una geografia artistica che
tende anch’essa alla globalizzazione sia, a
volte, nei termini negativi di omologazione
priva di originalità, che di condivisione di
una medesima percezione della contemporaneità in cui non vengono meno e si cancellano le singole individualità ed i differenti sostrati espressivi, le diverse radici ed esperienze socio culturali.
[a cura di LORENZA MIRETTI]
I L C I N E M A R A C C O N TA
Sul set di
“Il partigiano Johnny”
(fotografia di C. De Luigi).
L’immagine è tratta da
“Fra emozione e ragione.
Il cinema di Guido Chiesta”
a cura di Domenico De Gaetano
L
avorare con lentezza non è un film su Radio Alice, ma ha la sua storia sullo sfondo. E non è un film sul ’77.
È un film che si svolge in quell’anno a Bologna, una città dove il movimento visse un’esperienza molto diversa dal resto d’Italia». Così il regista, Guido Chiesa, ha voluto mettere
in guardia da letture frettolose e superficiali
della sua ultima opera, presentata in concorso
alla 61° Mostra di Venezia, dove ai due interpreti esordienti, Tommaso Ramenghi e Marco
Luisi, è andato ex aequo il premio Mastroianni (l’unico riconoscimento ad una produzione
nazionale, in un Festival dominato totalmente
dagli stranieri).
“Lavorare con lentezza, senza fare alcuno sforzo. Il lavoro ti fa male e ti manda all’ospedale”:
questo il testo completo del refrain, scritto dal
cantautore napoletano Enzo Del Re, con cui si
aprivano ogni mattina i programmi dell’emittente alternativa, forzatamente interrotti il 1°
marzo 1977, dieci giorni prima degli scontri di
piazza nei quali fu ucciso Francesco Lorusso.
E il regista non sarebbe stato tanto affezionato al titolo ripreso da quel brano, malgrado le
evidenti controindicazioni del marketing, se
non avesse avuto a cuore proprio il tema del lavoro, o meglio l’idea - introdotta dall’ala “creativa” della protesta giovanile - che il lavoro non
si identificasse esclusivamente con la fabbrica
e la catena di montaggio.
Questa fascinazione per Radio Alice viene da
lontano. All’epoca, Guido Chiesa aveva 18 an-
L’utopia di Alice
di COSTANZO BAFFETTI
Bologna e la sua storia recente,
sono le protagoniste dell’ultimo film di Guido Chiesa
presentato alla Mostra di Venezia
ni, tutti vissuti nel natìo Cambiano, piccolo
paese della provincia di Torino, da lui stesso
definito “un luogo tranquillo, dalla forte tradizione cattolica e contadina”: il suo spirito ribelle lo aveva spinto a frequentare il collettivo
di Lotta Continua e a partecipare all’occupazione del liceo di Chiari, una cittadina altrettanto quieta. Piccoli gesti, in confronto agli avvenimenti in corso nelle grandi città.
Ma egli stesso ricorda che il suo “provincialismo” contribuì più tardi a sottrarlo agli esiti
estremi del riflusso, da un lato la lotta armata
(una “non soluzione”) e dall’altro l’autoannientamento nella droga.
La rivisitazione degli anni Settanta al di là della “vulgata corrente”, fatta soltanto di “piombo
e stragi”, è quindi il leit motiv del film, costruito su storie fra loro intrecciate (l’irruzione della polizia nei locali di Radio Alice e il clamoroso furto in banca sventato dopo che i ladri avevano scavato un tunnel di 70 metri), in cui
“tutti gli spettatori vedranno quello che vogliono”, dice Chiesa, e l’approccio fuori da vecchi schemi ideologici “non piacerà né a certa
destra né a certa sinistra”.
Per il regista torinese, infatti, il ’77 non fu semplicemente un remake del ’68, con un tragico
epilogo: fu anche una ventata di aria fresca,
che avrebbe portato a profondi cambiamenti
culturali e di costume, a cominciare dall’idea,
più che mai attuale, della “felicità sganciata dal
profitto”. Citando una stima dell’Onu, secondo
cui nel Duemila l’attesa di vita lavorativa di un
giovane raggiunge le centomila ore, più del
doppio rispetto agli anni ’70, Chiesa si domanda: «I bisogni primari e secondari sono stati
soddisfatti, ma la felicità? Il tempo libero è impiegato unicamente nella spesa dei soldi guadagnati nel tempo lavorativo, che grazie all’informatizzazione invade tutti gli aspetti della
vita». E insieme alla riconquista della felicità,
non più delegata ad improbabili scenari rivoluzionari, c’è la ricerca di nuove forme di comunicazione sociale e personale (si potrebbe forse addirittura parlare di una nuova dimensione
comunitaria), nella quale Radio Alice ebbe un
ruolo significativo, “per la sua capacità di essere trasversale e collettiva”, di promuovere la
partecipazione usando, tra le prime, il telefono
in diretta.
Attraverso la vicenda del ’77 bolognese, insomma, il regista ci parla delle inquietudini e
dei sogni di oggi, collega il passato al presente, i fermenti positivi del movimento studentesco a quelli della galassia no global. Con un linguaggio che mescola realtà e fantasia, ironia e
dramma, emozione e ragione, evitando ogni
accento nostalgico e, anzi, mostrando anche i
limiti di quell’esperienza. E con un “viaggio
nella memoria” simile a quello del suo primo
lungometraggio, Il caso Martello (1991), dove
il protagonista è un ex partigiano che sembra
scomparso nel nulla,sulle cui tracce si mette
dopo 35 anni un assicuratore. Quasi un “giallo”, che però fa da sfondo a ben altro. Come
sottolinea sempre l’autore, «non è la ‘ricostruzione’ della Resistenza al centro della storia, ma l’Italia del presente, l’Italia che vedevo
da lontano e in cui tornavo sempre più spesso
(Chiesa lavorava dal 1983 negli Stati Uniti, alla dura scuola degli underground movies - ndr).
Era l’Italia di Craxi, degli yuppies, delle televisioni di Berlusconi, un paese che era diventato la quinta potenza industriale del mondo e faceva sfoggio di ricchezza e benessere, ma che
stava dimenticando il proprio passato».
Ecco la rigorosa esigenza che percorre l’intera opera del ragazzo emigrato da Cambiano a
New York e poi tornato a Roma per fare un cinema davvero indipendente, capace di non
esaurirsi nei sentimenti privati ma di «esprimere uno sguardo originale su ciò che sta accadendo, avere il coraggio di rischiare, allac
ciando il passato al presente».
43
RASSEGNE
Parola immaginata
di BARBARA TUCCI
L
etteratura, teatro, musica e immagine
tornato ad intrecciarsi nella settima edizione de “La parola immaginata”. Ideata e diretta da Stefano Tassinari, la rassegna
propone una lettura scenica di testi letterari di
genere vario, arricchita da interpretazioni musicali e fotografiche. L’arte si presenta, in questo contesto, come una contaminazione fra le
diverse forme di espressione.
La rassegna, ospitata all’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena e realizzata con la collaborazione della compagnia Teatro dell’Argine, è promossa dagli assessorati alla Cultura del Comune di San Lazzaro e della Provincia di
Bologna che, anche quest’anno l’ha inserita all’interno delle manifestazioni di “Invito in provincia”. La programmazione di “Invito in provincia”, nell’ultimo anno, comprende 700 spettacoli che hanno interessato 350mila
spettatori. Le 60 rassegne hanno spaziato fra le
diverse arti, con un’attenzione particolare a
tutti i generi musicali (classica, jazz, etnica, popolare) e al teatro, pur senza trascurare mostre d’arte, rassegne cinematografiche, convegni, danza e feste. Nel 2004, inoltre, il programma di “Invito in provincia”, oltre
all’interessamento di tutti i Comuni del territorio provinciale, ha registrato anche l’adesione di alcuni Quartieri di Bologna.
L’edizione 2004 de “La parola Immaginata”
prevede quattro appuntamenti lungo il mese
di ottobre ed è dedicata alla memoria del fotografo Dario Berveglieri. Ogni serata ospita
uno scrittore, che accompagnato da Stefano
Tassinari, ripercorre le storie della sua opera,
riflettendo sugli interrogativi che essa suscita
e svelandone le curiosità. Il libro diventa poi
materia di incontro e confronto fra diverse forme di linguaggio artistico. Alcuni brani sono
scelti per una lettura scenica: interpretazione
d’attore accompagnata da un sottofondo musicale e dalla proiezione di immagini fotografiche evocate dal tema del libro.
Filo conduttore di quest’anno sono le biografie romanzate e le storie di vita, declinate in
modo da offrire al pubblico una gamma diversificata di temi e linguaggi, sia letterari, sia musicali e visivi.
Il primo appuntamento (7 ottobre) è con “La
straduzione”, toccante romanzo di Laura Pariani, affidato alla voce di Elena Bucci e alle so-
44
Sotto, lo scrittore
messicano Paco
Ignacio Tàiho e,
a destra, la
scrittrice francese
Eliette Abécassis
interpreti e autori
di “La parola
immaginata”
norità del sassofonista Antonio Marangolo, sul
palco con Fausto Beccalossi (fisarmonica) e
Juan “Flaco” Biondini (chitarra), con immagini del fotografo Giovanni Giovanetti. Il libro ripercorre un frammento di vita dello scrittore
polacco Witold Gombrowicz che, giunto a
Buenos Aires da turista proprio nel momento
in cui Hitler invadeva la Polonia, decise di fermarsi nel Paese latinoamericano per ricominciare da capo la propria esistenza. La storia e i
sogni dello scrittore s’intrecciano con quelli di
un giovane immigrato italiano che cerca il riscatto attraverso la boxe, ma anche con la memoria dell’autrice, vissuta in Argentina.
Protagonista del secondo appuntamento (14
ottobre) è il romanzo di Ugo Riccarelli “Il dolore perfetto”, vincitore dell’edizione 2004 del
Premio Strega. Il libro ripercorre la storia d’Italia dalla fine dell’Ottocento alla conclusione
della seconda guerra mondiale, a partire dalle
vicende di un giovane anarchico che, inseguendo la propria utopia, attraversa i grandi
eventi dell’epoca. Sul palco a dar voce e corpo
al romanzo l’attore Renato Carpentieri, le musiche sono di Paolo Capodacqua (chitarra)
che suonerà con Giuseppe Morgante (sax) e
Germana Rossi (violino e fisarmonica). Le immagini della serata sono di Luca Gavagna.
La rassegna prosegue poi con la biografia del
Che “Senza perdere la tenerezza” (21 ottobre)
dello scrittore messicano Paco Ignacio Tàibo
II. Scritto dopo anni di ricerche storiche, questo testo consegna al lettore l’immagine di un
ribelle per antonomasia, forse l’unico rivoluzionario del Novecento il cui mito abbia attraversato più generazioni per arrivare fino ai
giorni nostri. Spetta all’attore Leo Gullotta dare voce alle pagine del romanzo. Il contrappunto musicale è invece di Javier Girotto e
Cordoba Reunion, che hanno scritto le musiche, eseguite dai musicisti Carlos “Tero” Buschini (basso), Martin Bruhn (percussioni),
Gerardo Di Giusto (pianoforte) e da Javier Girotto (fiati). Le suggestive immagini sono del
reporter Luciano Nadalini.
La conclusione della rassegna (28 ottobre) è
affidata al breve ma intenso romanzo della
scrittrice francese Eliette Abécassis “Mio padre”. Accanto al sentimento per la perdita del
padre, il romanzo riflette sul ruolo dell’essere
figlia. Con una scrittura intima e lirica, Eliette
Abécassis conduce il lettore all’interno di un
percorso esistenziale unico e universale allo
stesso tempo. Al romanzo dà voce Lucia Vasini, accompagnata dalle musiche di Gabriele
Mirabassi (clarinetto), Paolo Alfonsi (chitarra) e Salvatore Maiore (contrabbasso), con lo
sfondo delle immagini di Nancy Motta.
Tutti gli appuntamenti sono alle ore 21.15
all’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena
(viale Rimembranze, 26). L’ingresso di 3 euro
sarà interamente devoluto a Emergency.
Prenotazione consigliata.
Info: tel. 051.627.01.50
e-mail: [email protected]
ANDAR PER MUSEI
La passione di Pelagalli
di MARCO BENTIVOGLI
Un viaggio coinvolgente
tra le scoperte della scienza
e della tecnica nel campo
della comunicazione a
partire dai rari cimeli
appartenenti a Marconi
U
n cancello sormontato da un’insegna
con la scritta “Mille voci…mille suoni”, si apre davanti ad uno scivolo che
porta ad un seminterrato, nato come garage,
di un anonimo palazzo alla periferia ovest di
Bologna.
Al posto della tipica porta basculante, un infisso a vetri opachi che il Cav. Giovanni Pelagalli, apre con un radioso sorriso ma anche con
un fare quasi sacrale, ammettendoci nel suo
museo.
Già dal primo affacciarsi si ha la sensazione di
trovarsi davanti a qualcosa di eccezionale, per
quella lunga serie di banchi e mensole sui quali sono collocati, con una densità da ferramenta di paese, ma con ordine pressoché perfetto
e divisi per grandi categorie, degli apparecchi
elettrici di ogni tipo. Generatori di onde elettromagnetiche, ricetrasmittenti, valvole, microfoni, amplificatori, grammofoni, …
Lo spazio fra le due file di banchi è abbastanza
ristretto, anche per la presenza, davanti, di
seggiole e qualche panchetta, sulle quali gli
ospiti vengono gentilmente invitati a sedere
per una breve introduzione.
Fra i tanti apparecchi, tutti funzionanti, una
delle prime stazioni radiotelegrafiche navali,
ed una ricetrasmittente in fonia, in dotazione
agli aerei della prima guerra mondiale, microfoni di ogni tipo e di ogni epoca, assieme ad
una quantità di apparecchi radio domestici, a
partire dai primi modelli della fine degli anni
‘10, ognuno con una sua storia, come ad esempio quella della “radio Balilla”, concepita per
attuare la prima, grande diffusione in Italia di
un moderno sistema di comunicazione.
Poi snocciola con scioltezza tutta la storia della riproduzione e trasmissione dei suoni dalla
nascita ai giorni nostri, arricchita di considerazioni sui risvolti economici e sociali dei vari
passaggi e di gustosi aneddoti, come quello su
Edison che, col suo cilindro inciso, si vantava
di “far parlare i morti” in quanto avrebbe consentito di ascoltare la voce registrata, anche
dopo che l’interessato fosse passato a miglior
vita.
Occorrerebbe un volume per descrivere le
macchine per la cinematografia, dalle lanterne
magiche di metà ‘800 a quella dei fratelli Lumiere del 1895, dai proiettori del cinema muto
dei primi anni ‘20, a quelle più attuali, e poi altrettanti per descrivere la “storia per apparecchiature” della televisione, del telefono, del
computer, dei registratori, distribuiti sugli
scaffali che accompagnano il visitatore fino al
punto in cui fanno bella mostra di sé alcuni rutilanti, e ovviamente funzionanti (a richiesta),
juke-boxes.
La verve del nostro accompagnatore sembra
venarsi di dolcezza quando si arriva alla zona
delle “macchine musicali” del ‘700 e ‘800. Si
potrebbero chiamare “carillon” ma la parola
non dà certo l’idea della meraviglia di questi
gioielli di meccanica, tecnica musicale, ebanisteria. Si tratta spesso di veri e propri automi,
miniaturizzati come un piccolo uccello di 2
cm. che suona e si muove, o giganteschi, come un magnifico, “armadio orchestra” alto più
di 2 metri. Ognuno con una sua storia “personale”, ed una che descrive romanzeschi episodi di ritrovamento fortuito, o di lunghi e pazienti “inseguimenti” in diverse parti del mondo.
Finalmente arriviamo alla “sala Marconi” dove
sono esposti alcuni apparecchi originali, cimeli, riconoscimenti, busti dell’inventore, foto a
ricordo di avvenimenti significativi con la sua
presenza, e di celebrazioni postume. Fra le foto, diverse ritraggono Pelagalli che celebra
Marconi in compagnia di grandi personaggi di
mezzo mondo.
Nelle sue parole vibrano sentimenti di amore
e riconoscenza per il genio dell’inventore, di
frustrazione per non vederlo riconosciuto in
Italia, allora ed oggi, come avrebbe meritato;
l’entusiasmo e l’orgoglio di chi sa di aver fatto
una cosa importante, ed il rammarico di essersi sempre sentito troppo solo in questo
grande sforzo; l’invidia per come rappresentanti di altri paesi hanno offerto a lui di dare
colà una prestigiosa sede al museo, nel nome
di Marconi, mentre le nostre istituzioni, pubbliche e private hanno sinora dimostrato alquanta freddezza; la volontà di proseguire in
un’attività tesa a valorizzare l’immagine e la
memoria del grande scienziato, ed a sviluppare un progetto che rappresenta ormai per Pelagalli, il sogno di una vita, mai realizzato, perché sempre proiettato verso nuovi traguardi.
Alla fine si percepisce non di aver visitato un
museo, ma di aver assistito ad uno spettacolo
che ha per sfondo la scienza e la tecnica, ma
come protagonista l’uomo, il suo genio ed il
suo entusiasmo, la sua passione e la sua costanza, la sua volontà e la sua fantasia, la sua
storia ed il suo amore per il nuovo, per il fascino della scoperta e della sfida, e di cui Giovanni Pelagalli è interprete appassionato.
Senza questo interprete, sarebbe ugualmente
interessante ? Intanto godiamocelo così. 45
LIBRI
ABITARE LA TERRA
Eloquente il titolo del secondo volume pubblicato dal Centro di divulgazione agricola della
Provincia di Bologna con la Camera di Commercio, la Fondazione Cassa di Risparmio di
Bologna ed il Ministero per i Beni e le Attività
culturali: Abitare la terra. Edifici rurali del
Bolognese di Mario Vinelli (editore Centro
Divulgazione Agricola).
Con quest’opera - che segue il libro “Paesaggi
Bolognesi” - l’autore sposta l’attenzione dallo
scorrere della vita umana (l’abitare) alle costruzioni che, variamente disseminate nell’ambiente, rappresentano oggi le uniche testimonianze superstiti di una società lontana
con insediamenti e sistemi di vita all’interno
ed in simbiosi con un determinato ambiente.
Ecco il significato di “abitare la terra” .
La campagna o la montagna, così come le differenti attività produttive hanno sempre condizionato la morfologia dei nuclei abitativi.
Singoli edifici rurali o agglomerati insediativi,
corti o torri hanno ‘scritto’ coi loro muri sull’immensa superficie della terra come fosse un
foglio di carta su cui tramandare il ricordo degli uomini che hanno qui trascorso le loro vite.
Lo scorrere del tempo, poi, mutando le condizioni storiche, economiche o sociali, ha a sua
volta influito sulla fisionomia del paesaggio. Si
pensi a fenomeni quali la colonizzazione agraria, oppure l’abbandono delle regioni di montagna, spesso conseguente alle distruzioni del
periodo bellico, che hanno dato luogo a grandi trasformazioni degli stessi insediamenti
abitativi.
Di frequente, gli edifici originari sono stati trasformati in depositi o rimesse quando non sono stati addirittura abbattuti per far posto a costruzioni moderne o smantellati per riutilizzarne i materiali edilizi. Un destino molto diffuso
prima che un’adeguata normativa regionale di
tutela e rivalorizzazione di questo patrimonio
ne arginasse la distruzione capillare negli anni
‘70. Ed oggi, assistiamo ad un’inversione di tendenza. Non più condannati ad essere rasi al
suolo, questi edifici vivono una nuova epoca
d’oro grazie anche al mutare dei modelli comportamentali con la tendenza ad abbandonare
gli agglomerati urbani per ritirarsi nell’hinter-
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land cittadino. Abitare la terra vuole dedicare
ampio spazio a quel passato che rischia di
scomparire; ed a tal fine, numerose sono le immagini storiche che affiancano quelle più recenti documentando un’epoca perduta. Il presente è affidato alle parole ed agli scatti fotografici di Mario Vianelli, il passato emerge
attraverso le fotografie di Luigi Fantini, appassionato studioso e fotografo, che dal 1939 immortalò edifici che erano destinati a soccombere sotto la ferocia bellica e che solo attraverso le sue immagini sopravvivono fino ai nostri
giorni.
STORIA DI RENO
Pur avendo per protagonista non un uomo in
carne ed ossa ma un fiume, il Reno, il libro di
Maurizio Garuti appare quasi un romanzo di
formazione, come si evince sin dal titolo: Il romanzo del Reno. Storia di un fiume inquieto (ed. Pendragon). Romanzo che, pubblicato con la collaborazione dei Comuni di
Bologna e di Casalecchio di Reno e della Bonifica Renana, fa parte di una collana che educa alla conoscenza attraverso lo strumento
narrativo romanzesco.
Personaggio principale, abbiamo detto, è il fiume Reno del quale l’autore segue le vicende a
partire dalle origini toscane, da quel borgo di
villeggiatura in provincia di Pistoia che ne raccoglie i primi gorgoglii, per poi accompagnarlo nei suoi primi passi verso le pianure emilia-
ne fino a Marzabotto ove il nostro eroe conobbe gli etruschi (e li vide fondare Misa e Felsina, ovviamente l’odierna Bologna) ed incontrò
i romani (che ribattezzarono Bononia la Felsina etrusca).
Ma ecco che anche per il Reno è il momento
di ‘accasarsi’ ed all’altezza della famosa rupe di
Sasso Marconi la valle del Reno confluisce con
la valle del Setta. È questa un’unione tra conterranei poiché anche il torrente Setta è di origini toscane, ma, rispetto al compagno, vanta
acque più pure tanto che i romani le convogliarono verso Bologna in un acquedotto sotterraneo lungo 18 Km costruito alla fine del I
sec. a.C.
Ormai il nostro protagonista parrebbe, però,
giunto già al capolinea ponendo la sigla the
end alla sua avventura alla foce nei pressi di
Casalecchio ed invece la storia continua.
Trascuriamo chi (in nome della geologia) dice
che dapprima il Reno terminava la sua corsa
presso Sasso Marconi in un grande golfo lagunare trattenuto dalla collina di San Luca - vicenda dalla quale si potrebbe trarre la storia di
una sua fuga per la libertà da Sasso -, ma non
dimentichiamo che, se il Reno conclude la sua
vita ‘turbinosa’ nella cittadina emiliana, un suo
ramo artificiale abbandonò ‘il nido paterno’
per andare in città dove condusse una vita lunga e prosperosa alla quale l’autore dedica ampio spazio nel suo romanzo e che noi lasciamo
al lettore il piacere di scoprire.
A PROPOSITO DI TERRITORIO
Da segnalare due libri che raccontano del nostro territorio con un taglio storico: Zola Predosa da paese a città. 1945-2000 a cura
di Bruno Drusilli (edito dal Comune di Zola
Predosa) e Il territorio e la pianificazione.
Continuità e mutamenti di Mauro Maggiorani e Marzia Marchi (ed. Aspasia).
È dedicato alla storia di Zola Predosa, il primo
dei due volumi, che racconta tenendo lo sguardo rivolto al contempo al comune emiliano ed
al territorio emiliano-romagnolo. Una bifrontalità dello sguardo niente affatto casuale. Le
vicende ed i caratteri del primo, infatti, appaiono come emblematici della storia di que-
LIBRI
sta regione e gli anni presi in considerazione quelli dal 1945 al nuovo secolo che comprendono le lotte sia per la liberazione che per la ricostruzione del paese - sono anni densissimi
di avvenimenti e pregni di significato se osservati dal punto di vista dello spirito d’intrapendenza e dei risultati raggiunti nello sviluppo e nel governo del territorio tanto dei singoli nuclei urbani che dell’intero paese.
Il libro di Mauro Maggiorani e Marzia Marchi
fa parte della Collana dell’Istituto per la storia
della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna e rappresenta il
primo risultato di una ricerca condotta da tale
istituto (già impegnato in studi sulla seconda
guerra mondiale e sui suoi effetti sul territorio
e la società della provincia) circa il periodo che
va dalla fine della guerra ai primi anni Sessanta nel Nord-Est bolognese.
Affrontando l’argomento da diversi punti di vista (come quello politico, economico, demografico o insediativo) il volume ricostruisce un
panorama in cui sono anche messi ben in evidenza i rapporti di causa ed effetto innescati
per esempio dallo sviluppo industriale o dal
boom economico.
RICORDANDO QUEL GIORNO
RACCONTARE IN VERSI
Massimo Boschi e Cinzia Venturoli sono i curatori del volume intitolato 2 agosto 1980.
Dov’eri? (ed. Pendragon) che ricorda la
drammatica vicenda della strage di Bologna attraverso gli occhi ed i ricordi non dei diretti protagonisti, cioè non di quanti furono, per così dire colpiti nel corpo o negli affetti dalle schegge
di quell’esplosione, ma di quanti magari mille
miglia lontani furono colpiti nello spirito dalla
tremenda notizia udita alla televisione o letta sui
giornali, appresa da uno sconosciuto... Nel 2002,
il Cedost (Centro di documentazione storico-politica sullo stragismo) lanciò l’iniziativa “Dove
eravate il 2 agosto 1980?” affinché in quindici righe chiunque potesse narrare i suoi ricordi
aprendo così una finestra sulle emozioni scatenate da quel disastro.Lo stesso Cedost insieme
all’Associazione
tra i familiari delle vittime della
strage alla stazione di Bologna 2
agosto 1980 hanno poi selezionato alcune tra le
centinaia di testimonianze giunte,
raccogliendole in
questa pubblicazione, ove nomi illustri si alternano
a perfetti scono
sciuti.
Dedichiamo un piccolo spazio a due libri di
poesia: Sprazzi di luce di Umberta Conti e
Al cafà d’levènt (il caffè di levante) di Stefano Delfiore.
Le poesie di Umberta Conti (edite da Unigraphis di Zola Predosa), proprio come indica
il titolo, paiono squarci luminosi nell’oscurità
della vita. Difformi per verso e dimensioni, le
sue poesie sono accomunate da un medesimo
ritmo che è come un gorgoglio di emozioni
continue sotto una coltre di «gioia e di dolore».
Scrive, infatti, la poetessa: «immersa fra la
gioia e il dolore / in cui si hanno emozioni /
sarò sempre pronta ad amare» in una terzina quasi paradossale poiché la gioia ed il dolore
(parole chiave di questi versi) sono già emozioni - che si conclude con quella dichiarazione d’intenti (l’essere sempre pronta ad amare)
universale chiave di eccesso alla comprensione di questi versi altamente emozionali.
Il mondo poetico di Stefano Delfiore si presenta con una formula linguistica ben precisa
ed eloquente: quella dialettale.
Si tratta di un dialetto bolognese preoccupato
più di rispettare graficamente la reale pronuncia parlata che la correttezza etimologica.
Una scelta che immediatamente introduce il
lettore in un mondo intimo, quello di un parlato ad un tempo quotidiano, ma anche drammatico nel volgersi all’oblio di
una memoria linguistica sempre
più dimentica di
sé. Una lingua
fantasma che
ben si adatta a
questi versi che
raccontano di un
mondo per lo più
visto come in
controluce. DALLA PARTE DEGLI ANIMALI
Dalla parte degli animali, si schiera, senza
ombra di dubbio, Giorgio Celli nel suo ultimo
libro L’avvocato degli animali... e del cane (Alberto Perdisa editore).
Posizione non inusuale quella di Celli, da anni strenuo e sagace difensore degli animali di
tutte le dimensioni, che anche in questo volume, agile nelle dimensioni come nella lettura,
porta alla sbarra l’uomo, reo recidivo nei confronti del mondo animale.
Ce n’è per tutte le specie! Che sia squalo e delfino, scimmia, serpente e zanzara o che sia l’amico per eccellenza dell’uomo, il cane, non fa
differenza, ogni animale trova nell’etologo più
famoso d’Italia l’avvocato più sferzante ed implacabile che da un lato si assume l’incarico di
sfatare errati luoghi comuni e dall’altro di
spezzare una lancia a favore dei più deboli: gli
squali sono cattivi, i serpenti pericolosi, i coccodrilli mostruosi assassini? Sarà, ma sono
solo loro ad essere sempre più in pericolo di
estinzione, non l’uomo che forse, alla fine riuscirà ad estinguere ogni essere animato sulla
terra... ovviamente compreso se stesso. ANDIAMO DI QUA!
Pubblicata la 3° edizione di Percorsi Alternativi (Grafiche San Ruffillo). Una raccolta di
quindici mappe (non solo dell’area bolognese)
che illustrano percorsi diversi da quelli più conosciuti e rispetto ai quali possono rappresentare un’alternativa più veloce, perché meno
noti o frequentati, o più suggestivi per i panorami che offrono.
Ne sono un esempio gli Stradelli Guelfi che
conducono al mare ma che spesso gli automobilisti conoscono solo di fama o la Valle del
Montone che attraversa sia zone di montagna
che di pianura costellate di località di interesse non solo storico e naturalistico, ma anche
culinario.
[a cura di LORENZA MIRETTI]
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NUOVI TURISMI
Buone prospettive
per l’agriturismo bolognese
di LORENZO BERTOCCHI
Si tratta di una realtà in espansione con
forze giovani e ben preparate.
Occorre però lavorare sulla diversificazione
dei servizi, sulla qualità dell’offerta
e sulla creazione di “distretti territoriali”
L’
agriturismo negli ultimi vent’anni ha
conosciuto un periodo di crescita esponenziale anche nella provincia di Bologna e il settore è in continua evoluzione.
Nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale il
ruolo svolto da questa attività produttiva è assolutamente centrale: si “vende” il territorio
attraverso prodotti tipici e servizi di tipo ricreativo, didattico, informativo, ecc.
Un’indagine appena conclusa e realizzata grazie alla collaborazione del servizio Aiuti alle
imprese e sviluppo rurale della Provincia e
della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, ha analizzato la struttura e le caratteristiche delle aziende agrituristiche bolognesi.
Imprese familiari con giovani conduttori
Il monitoraggio delle aziende è avvenuto con
l’ausilio di un questionario appositamente redatto e inviato, tramite posta, alle 99 aziende
che alla fine del 2003 risultavano iscritte all’Albo provinciale degli operatori agrituristici e in
possesso di autorizzazione comunale.
I risultati sono stati incoraggianti: 44 aziende
hanno risposto al questionario, in rappresentanza di 30 comuni su 60 (il campione è stato
ritenuto sufficientemente rappresentativo e
quindi valido).
Per fare una breve carrellata diciamo che la
maggioranza delle aziende campionate sono
imprese di tipo individuale, con un imprenditore giovane (età media 43 anni) che svolge
molti ruoli (da quello direttivo/organizzativo a
compiti strettamente gestionali) ed ha un contatto diretto con il cliente. Particolarmente interessante il dato relativo ai collaboratori: nel-
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la maggioranza dei casi si tratta di membri della famiglia dell’imprenditore, il più delle volte
provvisti di un titolo di studio piuttosto elevato
(17 i laureati e 43 i diplomati); in alcuni casi si
tratta di persone che occupano compiti direttivo-organizzativi.
In merito ai servizi offerti, forse troppo spesso
ci si caratterizza unicamente per la ristorazione. Emergono comunque diverse realtà che
promuovono un ventaglio di servizi molto articolato: attività culturali, didattiche, sportive,
vendita diretta dei prodotti aziendali, ecc.
Entrare in una logica di network
Da quanto osservato, si delineano tre possibili vie di sviluppo per queste imprese, così come per il settore agrituristico in genere:
1. proseguire nella differenziazione dei servizi offerti, arrivando a superare il concetto del
ristorante fuori porta, stereotipo che in molti
casi appare ancora troppo evidente;
2. perseguire con passione una politica della
qualità in ogni ambito di interesse aziendale;
3. entrare in un’ottica di network attraverso la
collaborazione e la partecipazione a progetti
condivisi.
Si tratta di tre azioni essenziali per poter creare un vero e proprio “distretto territoriale” che
possa caratterizzarsi per originalità, risultando
così come vera alternativa ad altre forme di turismo.
In particolare il concetto di network è fondamentale per imprese che devono crescere non
tanto all’interno dei loro confini, quanto attraverso le interazioni che possono instaurarsi
con altre aziende e altre realtà del territorio
NUOVI TURISMI
(enti, associazioni, altre imprese, operatori turistici...). Ferma restando una continua ricerca della “qualità”, intesa anche come legame
con le tradizioni del territorio in ogni ambito di
interesse aziendale (storico-architettonico, gastronomico, agronomico, ecc.).
Sviluppando una serie di servizi ampia e qualitativamente valida, si potrebbe classificare in
maniera più precisa questa tipologia d’imprese, troppo spesso non ben connotate agli occhi
del possibile visitatore.
In conclusione, lo sviluppo economico delle
aree rurali avverrà veramente quando l’aspetto agronomico-ambientale s’intreccerà positivamente con quello di promozione culturale e
del turismo rurale.
Il risultato potrebbe essere quello di un nuovo
distretto produttivo, un insieme di realtà imprenditoriali in grado di coniugare uomo, tecnica e ambiente per rivolgersi a un utente sempre più attento, offrendogli i prodotti, la natu
ra e la cultura delle loro terre.
Sui Colli con gusto
Un anno di iniziative enogastronomiche
alla scoperta dell’Appennino bolognese
È
una rassegna di appuntamenti enogastronomici, culturali e turistici che
prenderà vita nei cortili, nelle cantine e
nei ristoranti di una trentina di aziende agricole, vitivinicole e agrituristiche dell’Appennino bolognese. Sui Colli con gusto realizza così
il desiderio degli appassionati e dei consumatori più curiosi di entrare nelle fattorie per assistere alla vendemmia o al travaso dei vini
nelle botti, per guardare come si alleva il bestiame e come si realizzano formaggi e salumi. Gli eventi sostenuti dal Gal BolognAppenino e organizzati dai produttori dell’area si
svolgeranno ogni domenica nel periodo tra
settembre e il prossimo giugno, gennaio
escluso. Un appuntamento fisso con le iniziative più varie: dalle degustazioni guidate alle visite ai vigneti e alle cantine, dalle dimostrazioni di smielatura alla raccolta della lavanda, dai
pranzi a tema nei ristoranti alle lezioni di abbinamento tra i vini dei Colli bolognesi e i piatti
più tipici del territorio.
Non mancheranno momenti culturali, mostre
e stage a far da completamento ai percorsi del
gusto. Come pure le manifestazioni che, dal
periodo primaverile, vedranno il loro culmine
il 29 maggio con Cantine Aperte e il 19 giugno
con MontagnAperta.
[F. L.]
Strada dei vini e dei sapori
dei Colli d’Imola
S
L’ultimo numero della
rivista “Il Divulgatore”
edito dalla Provincia che
traccia il lavoro tra passato
e presente che le donne
hanno svolto e svolgono nel
settore dell’agricoltura.
Un’interessante monografia
tra sociologia e costume
presentata dall’assessore
Gabriella Montera
i snoda per un centinaio di chilometri
nei territori di nove comuni, tra le valli
dei fiumi Santerno, Sillaro e Sellustra
che fanno da cerniera tra l’Emilia longobarda
e la Romagna bizantina. La Strada dei vini e
dei sapori dei Colli d’Imola è apprezzata per i
paesaggi naturali che attraversa, per i centri
storici e culturali con ottime strutture ricettive, per la qualità dei vini e della ristorazione
proposta agli appassionati di enoturismo e per
la varietà degli eventi e delle manifestazioni
che ruotano attorno ad essa.
Di tutto questo s’è accorto anche l’ultimo Rapporto nazionale sul Turismo del Vino del Censis, secondo il quale la Strada dei Colli d’Imola si piazza al 22° posto della classifica stilata
su 84 strade in tutta la Penisola. Prima della
classe in Emilia-Romagna, segue di un soffio
la Strada della Vernaccia di San Gimignano e
si lascia alle spalle nomi blasonati come
Chianti-Rufina e Pomino.
[F. L.]
COLTIVARE
CON POCA ACQUA
“Coltivare risparmiando acqua”, un recente numero del divulgatore propone una serie articoli che affrontano le numerose problematiche inerenti la gestione dell’acqua
a fini produttivi nel momento in cui sempre
più si dibattono, si progettano e si realizzano strategie per l’uso sostenibile delle risorse, dalle tecniche di coltivazione
“asciutta”, per conservare le riserve idriche
del suolo, alle indicazioni su quando e
quanto irrigare per somministrare acqua
alle piante solo nelle fasi fisiologiche in cui
ne hanno più bisogno, alle informazioni
sulla gestione degli impianti di irrigazione.
Inoltre una serie di schede specifiche fornisce una concreta applicazione delle analisi proposte: per ciascuna coltura, dal mais
alla patata, vengono descritte le fasi di
maggiore sensibilità, gli effetti ottenibili attraverso l’irrigazione e i consigli di intervento scaturiti dall’attività sperimentale
svolta dal Canale Emiliano Romagnolo.
http://www.divulgatore.bo.it/web/index.php
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la sportina sportiva
Si ricomincia
di ANTONIO FARNÈ
Le prospettive per la stagione 2004-2005
delle squadre bolognesi di calcio e basket
E
cco di nuovo il rito laico della domenica, un rito che si
consuma allo stadio e al palazzo. Le speranze si confondono
con le illusioni, i proclami danno
corpo ai traguardi da raggiungere.
Sarà il campo, come sempre, a confermare o smentire gli obiettivi della vigilia.
Ai nastri di partenza i colori di sempre: rossoblù per il calcio, biancoblù e bianconero per il basket. Sono
questi gli sport che più di altri catturano l’interesse dei tifosi bolognesi. Inevitabile, all’alba dei nuovi
campionati, dare un’occhiata alle
prospettive.
Nel Bologna targato 2004-2005 il
primo dato che balza agli occhi è
quello anagrafico: con i suoi 33 anni
di media quella di Mazzone è la
squadra più vecchia della serie A.
L’esperienza come valore aggiunto,
se può consolare. Scendendo nel
dettaglio, difesa nuova di zecca, con l’innesto di Daino, Petruzzi e il ritorno di Torrisi.
Tanti rimpianti, nel reparto in questione, per
l’inopinata partenza di Natali, uno degli elementi più positivi della passata stagione.
A centrocampo spicca l’arrivo del greco Zagorakis, approdato sotto le due torri con un
biglietto da visita niente male: miglior giocatore agli ultimi Europei, vinti a sorpresa
con la sua nazionale. Poi Nervo, capitano di
mille battaglie, e Giunti, altri elementi dotati di personalità ed esperienza.
È il reparto offensivo invece quello che suscita le perplessità maggiori. Dopo sei stagioni in rossoblù, scandite da 67 gol in campionato, Beppe Signori ha deciso di cambiare aria. Per lui destini incrociati con
Zagorakis: il bomber di Alzano Lombardo a
trentasei anni ha deciso di cercare una nuova vetrina nel campionato greco, a Salonicco, sponda Iraklis. La delega del gol sarà allora affidata a Tare, Bellucci, Locatelli e a un
altro gradito ritorno, Giacomo Cipriani.
Rimpiazzare un’icona come Signori non sarà
comunque facile.
Obiettivo dichiarato, la salvezza. Nel nuovo
50
Europa. Anche quest’anno però la Bologna
dei canestri sarà orfana delle malie del
derby. Gli organi federali in estate non hanno fatto sconti costringendo la Virtus a ripartire dalla Legadue.
Le ambizioni comunque non mancano. La
squadra, affidata a un virtussino doc come
Giordano Consolini, è stata costruita per
vincere e per tornare a scaldare i cuori dei
suoi vecchi tifosi. D’altronde chiamarsi Virtus comporta obblighi e pressioni inevitabili. L’organico è completo; ad occhio non
manca nulla. Una collezione di nomi, giocatori di qualità e con la stoffa dei leader. Guyton, arrivato in bianconero dall’altra sponda,
Brewer, Dawson, Parente e Podestà, soltanto per citare gli elementi di spicco, sono atleti di lusso per la Legadue. Si prospetta, inutile nasconderlo, una stagione vincente in
casa Virtus. Ed allora il derby appare più vicino. Anche in questo caso occorre avere un
po’ di pazienza.
campionato a venti squadre, che prevede
soltanto tre retrocessioni, rimanere in serie
A non dovrebbe essere un’impresa per il
gruppo Mazzone. Ma questa città e questi
tifosi, ripetita iuvant, meriterebbero di più.
C’è bisogno di un salto di qualità che per ora
non arriva. Ed allora accontentiamoci ancora, in attesa di tempi migliori.
Spazio al basket, corroborato dall’argento
olimpico conquistato ad Atene dalla nazionale di Recalcati.
La Fortitudo di Jasmin Repesa sulla carta
appare meno forte di un anno fa. Budget ulteriormente limato e la conseguente scelta
di puntare sui giovani. Si aspetta la definitiva consacrazione di Belinelli e Mancinelli,
coppia già matura per essere protagonista.
Occhi puntati anche su Bagaric, quello che,
secondo molti, in prospettiva può essere il
miglior pivot d’Europa. Qualità e sostanza
dovrebbero arrivare anche da Douglas e
Lorbek, per non parlare dell’affidabilità di
Basile e Pozzecco, reduci dai successi azzurri. Insomma, un bel progetto quello affidato a Repesa, da cui potrebbe scaturire
qualcosa di interessante sia in Italia che in
Due campioni ritratti in due intensi
momenti di gioco. Sopra Gianmarco
Pozzecco della “Fortitudo” e sotto
il greco Zagorakis del “Bologna”
NEWS
FESTA DELLA STORIA
INSEDIATA LA CONFERENZA METROPOLITANA
Si è svolta lunedì 20 settembre a palazzo Malvezzi la riunione di insediamento della Conferenza metropolitana dei
sindaci. Per la Provincia di Bologna erano presenti la presidente Beatrice Draghetti, il vicepresidente Andrea De
Maria, la Giunta e il presidente del Consiglio Maurizio Cevenini. Hanno partecipato la maggior parte dei sindaci dei
Comuni aderenti alla Conferenza metropolitana, fra i quali i sindaci di Bologna, Sergio Cofferati, e di Imola, Massimo Marchignoli.
La Draghetti ha ripercorso le tappe principali dell’attività
della Conferenza, costituita 10 anni fa come organismo volontario di concertazione tra i Comuni sulle principali scelte politiche per il territorio, alla quale, da allora, si sono affiancati altri strumenti per la programmazione e la gestione di servizi pubblici locali. Sulle finalità della Conferenza
dei sindaci sono intervenuti numerosi amministratori locali. Dopo un’ampia discussione, si è proceduto all’approvazione della composizione dell’ufficio di Presidenza; è
stata votata all’unanimità la proposta del vicepresidente
Andrea De Maria.
L’ufficio di Presidenza risulta così composto: presidente e
vicepresidente della Provincia, sindaco di Bologna, un presidente di Quartiere a rotazione, con cadenza annuale, il
presidente del nuovo Circondario di Imola; per le associazioni intercomunali Reno Galliera, Terre di Pianura, Terre
d’Acqua, Valle Idice il presidente o un sindaco rappresentante; lo stesso per le tre comunità montane Val Samoggia,
Alta e Media Valle del Reno, Cinque Valli Bolognesi; infine il sindaco di Casalecchio di Reno, indicato in rappre
sentanza anche dal Comune di Zola Predosa.
PALCOSCENICO IN PIAZZA VERDI
Per combattere il degrado della zona, il Comitato di piazza Verdi, con il patrocinio, fra gli altri, di Provincia e Comune di Bologna e del Quartiere San Vitale ha promosso,
dallo scorso settembre, una serie di manifestazioni di danza, teatro, musica e cinema. Per novembre e dicembre, sono in programma quattro incontri a tema dedicati alla condizione dell’anziano, agli affetti, al rapporto con gli altri, attraverso il grande cinema, gli esperti e gli studenti.
La partecipazione alla rassegna di musica sacra natalizia
organizzata dalla chiesa universitaria di San Sigismondo,
chiuderà il calendario.
Info: Comitato piazza Verdi, Via Belle Arti 19/a,
e-mail: [email protected]. - Tel.339.5470775
Una festa per imparare la storia, visitare i musei, partecipare a convegni vari: dall’11 al 16 ottobre 4.500 studenti di
ogni età, dalle materne alle scuole di specializzazione hanno potuto partecipare alle molteplici iniziative pensate per
la prima edizione della “Festa della storia”. La manifestazione organizzata da Università, Csa, Regione insieme a
Provincia e Comune di Bologna è servita a presentare il tema della storia non come materia accademica, ma attraverso argomenti come sport, moda e cibo.
L’evento conclusivo ha visto bolognesi grandi e piccoli in fila
lungo il portico collinare di San
Luca per la seconda edizione del
“Passamano per San Luca”, durante il quale si sono passati di
mano in mano parte del materiale prodotto dai ragazzi nel corso
delle attività didattiche.
ALESSANDRO RICCI
NUOVO PRESIDENTE DI
INTERPORTO BOLOGNA S.P.A.
A seguito dell’Assemblea dei Soci svoltasi lo scorso agosto, il Consiglio di Amministrazione dell’Interporto di Bologna s.p.a. ha deliberato
di affidare la Presidenza
della società ad Alessandro Ricci.
«Ringrazio i soci ed il Consiglio - ha affermato il nuovo presidente Ricci - per la
fiducia nell’affidamento di
questo incarico in una società che ha visto nell’ultimo biennio il consolidamento di importanti risultati strategici ed economici
sia in termini infrastrutturali che di sviluppo dell’in
termodalità.»
BOLOGNA BREVETTA
Un quinto delle domande di brevetto di tutti gli atenei italiani proviene dall’Emilia-Romagna. Il primato spetta a Bologna, che nel 2001 ha depositato 14 domande, segue Ferrara con sei. Le quattro università pubbliche della regione
hanno totalizzato il 18,3% del totale nazionale.
Questi dati sono stati diffusi da Aster (il consorzio regionale per lo sviluppo tecnologico) nel corso del convegno
“Università e mercato: la valorizzazione della ricerca come
modello di business. Esperienze a confronto”. Tuttavia,
anche se nella nostra regione la spesa per ricerca e sviluppo è al di sopra della media italiana, è circa la metà di
quella europea ed è ancora lontanissima da quella delle
aree più avanzate con cui il nostro sistema produttivo è
chiamato a competere.
51
NEWS
IL LAVORO DELL’ANT
LI RICORDIAMO
4.715 i sofferenti di tumore assistiti in tutta Italia; questo è
uno dei dati significativi del Bilancio operativo Ant al 30
giugno 2004, presentato dal professor Franco Pannuti, fondatore e presidente dell’associazione, insieme ai suoi collaboratori. L’Amministrazione provinciale di Bologna ha
erogato anche quest’anno, come ogni anno dal 1993, un
contributo per gli Hospice Domiciliari Oncologici Ant, per
consentire alla Fondazione di migliorare sempre di più
l’assistenza gratuita ai malati di tumore.
Dall’inizio dell’attività, la Fondazione ha realizzato in Italia
ventisei Hospice oncologici domiciliari (Hod) gratuiti in
cui sono attivi operatori sanitari volontari che seguono corsi durante tutto l’anno. Per la loro formazione è iniziata la
costruzione dell’Istituto Ant delle Scienze oncologiche,
della solidarietà e del volontariato a Bologna, in via Jacopo
di Paolo 34-36.
Umberto Gaggioli ed Enrico Pasquali, grandi fotografi che
hanno saputo testimoniare la storia sociale e gli eventi politici e culturali della storia di Bologna, sono mancati a pochi giorni l’uno dall’altro.
“Il loro lavoro e la loro importante testimonianza sono un
patrimonio che la città dovrà saper conservare e valorizzare, portandone avanti il ricordo - così si è espressa l’assessora alla Cultura Simona Lembi”.
Al cordoglio si associa naturalmente “Portici”, che oltre ad
aver perduto due storici collaboratori ha perso anche due
cari amici.
DIRITTI E DOVERI NELLA FAMIGLIA DI FATTO
Nella nostra società è sempre più diffusa la convivenza
more uxorio fra due persone non sposate.
Secondo l’art. 29 della Costituzione, non c’è famiglia se
non c’è matrimonio. Pur non esistendo una specifica normativa che tuteli gli interessi dei conviventi, interventi
sparsi della Corte Costituzionale e di quella di Cassazione
se ne sono occupati.
Il quaderno “La famiglia di fatto”, pubblicato dall’Udi
(Unione donne italiane) nella propria collana “Donna e
giustizia” offre un qualificato compendio della documentazione giuridica circa diritti e a proposito di figli, rapporti
patrimoniali, patti di convivenza, diritto di abitazione, rottura della convivenza. Non manca il confronto con le altre
realtà europee.
Gli stessi argomenti saranno al centro del convegno organizzato dal Consiglio regionale Emilia-Romagna, dal Gruppo Misto Indipendenti di Sinistra e dall’Udi per sabato 16
ottobre, alle 9.30, nella Sala polivalente del Consiglio re
gionale (viale Aldo Moro 50).
Sopra,
Enrico Pasquali e a sinistra
Umberto Gaggioli
sull’immancabile scala
L’ASSEMBLEA PROVINCIALE DELLO SPORT
Realizzare un collegamento più stretto fra
eventi sportivi e attività
turistiche, sviluppare progetti comuni, quali lo
sport per tutti e per i disabili; sport come strumento di educazione e di pace
attraverso il collegamento con scuola e università;
sviluppare “Sportlandia
in tour”: questi alcuni fra
gli argomenti discussi nel
corso dell’incontro che l’assessore provinciale allo Sport
Marco Strada ha avuto con i colleghi dei Comuni della provincia. Sede di confronto e coordinamento delle varie attività sportive sarà l’Assemblea provinciale dello sport che
sarà istituita in tempi rapidi.
52
NUOVA CASA DI ACCOGLIENZA
DELL’“OPERA MARELLA”
“Una straordinaria figura di sacerdote e di educatore che
tanto ha fatto, e ancora fa attraverso l’opera dei suoi successori, per la comunità bolognese”. La presidente Beatrice
Draghetti ha così ricordato don Olinto Marella inaugurando
una nuova casa di accoglienza dell’Opera a S. Lazzaro di Savena, nel trentacinquesimo anniversario della morte del sacerdote, lo scorso 6 settembre.
La casa “Clementina Foresti” (Via Emilia, 152), ospiterà fino
a otto nuclei di madri con bambini provenienti dall’Italia e
dall’estero. La struttura va ad aggiungersi alle molte attività
nel bolognese dell’Opera Marella, che ha ereditato dal suo
fondatore la capacità di cogliere tempestivamente i muta
menti sociali.
L E T T E R AT U R A E D I R I T T O
Il valore della semplicità
di FABIO ZANAROLI
L
a manzoniana figura dell’Azzeccagarbugli viene ancor oggi identificata nell’immaginario sociale nell’esemplare dell’uomo di legge - ricomprendendo, estensivamente, nella definizione non solo gli avvocati
ma anche magistrati, legislatori, professori
universitari e “burocrati” delle amministrazioni pubbliche - il cui modello stilistico, clonato
in luogo comune, rimane l’incomprensibilità spesso ingannevole - del dire o dello scrivere.
La maggior parte delle difficoltà che si incontrano nella comprensione del linguaggio legale/amministrativo non dipendono soltanto dalla frequenza con cui ricorrono le parole inconsuete (che veicolano tecnicismi specifici) o
dalla sintassi involuta ma anche dalla complessiva organizzazione testuale, cioè dai modi in cui le frasi vengono collegate fra loro (si
pensi agli infiniti incastri di subordinate), dall’ordine astruso delle argomentazioni (in cui
spesso le cause seguono gli effetti), dall’uso
smodato dei dimostrativi, dalle elencazioni
vertiginose di articoli, commi, lettere, numeri
ecc., dalla casualità della punteggiatura, ossia
da tutto ciò che secondo Maupassant è “l’inutile bruttezza del testo giuridico”.
In quest’ottica pare sottovalutarsi che il diritto
inteso come sistema di relazioni e di regolazioni fra i soggetti, cioè il diritto come pratica
sociale, si regge su valori, principi e norme
che per venire condivisi devono essere certi e
trasparenti.
La qualità del rapporto cittadini/istituzioni si
fonda anche sulla chiarezza degli atti che lo regolano; infatti una cattiva norma o un atto amministrativo oscuro non penalizzano soltanto
l’interpretazione o l’attuazione di quanto disposto ma diminuiscono il consenso verso chi
li idea e li promulga. Sul miglioramento della
produzione legislativa e sulla intelligibilità degli atti si registrano numerose iniziative(1). Una
riflessione a parte merita il disegno di legge n.
993 del Senato, in esame dal 28 gennaio 2004
presso la Commissione Affari Costituzionali
del Senato, che ipotizza l’istituzione del Consiglio Superiore della Lingua Italiana (CSLI)
avente fra le varie finalità quella di (art. 4 c. 1,
lett. b) “indicare ed eventualmente coniare,
espressioni linguistiche semplici, efficaci ed
immediatamente comprensibili da usare nelle
amministrazioni pubbliche e private, formu-
La qualità del rapporto dei cittadini
con le istituzioni si fonda anche sulla
chiarezza e comprensione degli atti
legislativi ed amministrativi.
lare le amministrazioni pubbliche, dall’ArcaTutti i tentativi per eliminare
dia al Dizionario della Neolingua di cui scrive
Orwell in “1984”. Nell’opera uno dei persoil burocratese anche
naggi afferma che “ognuna delle idee che sarà
nel nostro ente
necessaria verrà espressa esattamente da una
CODICI ETICI
La crescente necessità di garantire all’interno degli Enti Pubblici e privati la massima correttezza del proprio agire a tutela
dei cittadini, pone in primo piano gli strumenti interni di autodisciplina e del controllo combinato dell’efficacia e della legalità dell’azione amministrativa.
Il D.lgs. 08-06.2001, n. 231, che detta norme sulla responsabilità amministrativa degli Enti privati, ha dato lo spunto anche agli
Enti Pubblici per la redazione di Codici di
autodisciplina, contenenti norme e procedure in materia di etica organizzativa.
La Provincia di Bologna, a questo proposito, ha accolto la proposta di Promo P.A.
(una fondazione di ricerca e formazione
per gli enti locali) di costituire un Comitato
di esperti in materie giuridico-amministrative e di management pubblico che avrà il
compito di redigere un Codice di autodisciplina per gli Enti Locali.
Sarà palazzo Malvezzi a ospitare nei propri uffici i lavori del Comitato di redazione,
che si riunirà per la prima volta il 22 settembre 2004.
lando proposte per rendere sempre più agevole e rapida la comunicazione con i cittadini”
arrivando anche alla (art. 5 c. 1, lett. b) “elaborazione di una grammatica ufficiale della
lingua italiana e compilazione di un dizionario
dell’uso, da mantenere in costante aggiornamento”.
Tali pittoresche previsioni che a una prima e
sommaria lettura potrebbero apparire un antidoto definitivo a quella che Italo Calvino
chiamava “l’antilingua”, paiono poi rivelare
un’ambizione destinata a dirottare, in partico-
unica parola, il cui significato sarà rigorosamente definito”. Confermando in questo modo
l’intuizione di Kafka sull’individuo destinato
sempre più a concepire se stesso “nei termini
che questa burocrazia impone”.
Consapevole che il gergalismo amministrativo
sia considerato in maniera diffusa al pari del
dialetto bengali del XII secolo o di una composizione dodecafonica, l’Amministrazione provinciale ha avviato a partire dal 2002 corsi di
comunicazione scritta che hanno coinvolto fino ad oggi 181 dei propri dipendenti e che hanno prodotto, nel corso del 2004 l’introduzione
di un significativo numero di atti amministrativi redatti secondo i criteri suggeriti dal progetto del ministero della Funzione Pubblica facendo ricorso ad un linguaggio e ad una sintassi piani e comprensibili.
L’affermazione del valore della semplicità e
della chiarezza è altresì richiamato fra i principi ispiratori del Regolamento per la comunicazione pubblica, l’informazione e l’accesso e la
Carta dei diritti del contribuente recentemente approvati dal Consiglio provinciale.
Nell’ottica della semplificazione amministrativa - che non deve significare appiattimento dei
codici legali su codici linguistici di tipo televisivo, tendenti all’impoverimento culturale -,
l’aspetto della trasparenza dovrà sempre più
essere privilegiato al fine di penetrare non soltanto le modalità di funzionamento dei processi decisionali ma anche le formule e gli strumenti con cui l’attività amministrativa si co
munica all’esterno.
Note
(1) La circolare del Presidente del Consiglio del 24
febbraio 1986; il Codice di stile del 1993 e il
successivo Manuale di stile; la L. n. 59/’97 e la
L. n. 127/’97; il Dpr n. 445/2000, nella parte
dedicata alla modulistica amministrativa; la L. n.
212/2000, il c.d. Statuto del contribuente,
che prescrive la chiarezza nelle norme e nei
rapporti tributari.
53
TOSSICODIPENDENZE
Cambiano le abitudini di consumo,
intensificate le misure d’intervento
di SILVIA CIAVARDELLI
Calo del numero di eroinomani
secondo il rapporto 2003 sulle
dipendenze in area metropolitana,
realizzato dall’Osservatorio
epidemiologico sulle dipendenze
patologiche di Bologna.
Diminuiscono anche le overdose
ma il rischio di decesso resta
tuttavia alto. In netta crescita
invece è il consumo di cocaina
soprattutto fra i nuovi utenti Sert,
accompagnato dall’incremento del
fenomeno della poliassunzione
L
o studio realizzato da Raimondo Pavarin,
responsabile dell’Osservatorio sulle dipendenze patologiche, conferma il cambiamento, rilevato già lo scorso anno, che investe le caratteristiche e le abitudini dei tossicodipendenti e dei consumatori di stupefacenti. Fra
i 6000 soggetti che, si stima, abbiano avuto problemi di vario tipo legati all’uso di sostanze pesanti (eroina, cocaina, oppioidi, benzodiazepina) si distinguono target di consumo diversi. Ad
una diminuzione progressiva del consumo di
eroina fa riscontro l’elevata diffusione di cocaina soprattutto nei luoghi di divertimento.
Gli studi condotti nell’area metropolitana e i dati provenienti dai sequestri di stupefacenti evidenziano un aumento del numero degli assuntori abituali di cocaina, che si calcola si aggiri intorno a 3000. Spesso il profilo di tali soggetti
riflette l’uso in alternativa o in concomitanza all’eroina. L’aumentato consumo può di certo indicare una probabile maggiore disponibilità
della sostanza sul mercato, ma denota anche
l’affermarsi di una tendenza in atto fra i tossicodipendenti, orientati all’uso di più sostanze. A riguardo infatti, i dati rilevano che un soggetto su
tre utilizza più sostanze ed almeno il 5% ha un
abuso concomitante di alcol. L’uso di cocaina,
per lungo tempo considerata “ la droga dei ricchi”, sembra dunque interessare tipologie di
54
consumatori diverse: dai soggetti trattati con
metadone ai consumatori problematici, dai tossicodipendenti dell’area disagio sociale ai consumatori occasionali.
Il cambiamento in atto nel mondo delle dipendenze si ripercuote inevitabilmente sulle politiche d’intervento. Rispetto agli altri anni salta
agli occhi una dicotomia fra l’aumento dei soggetti contattati dai vari settori, in particolare
SERT, unità d’aiuto, N.O.T.(Nuclei Operativi
Tossicodipendenze) e la difficoltà che gli stessi
servizi incontrano nel tentativo di addentrare la
loro attività nel sommerso. Esso presenta un bacino d’utenza che non risponde alle caratteristiche del tossicodipendente classico: bassa scolarità, disoccupazione, gravi problemi di salute.
Delinea al contrario una realtà complessa formata, oltre che da tossicodipendenti dell’area
disagio sociale (stranieri, clandestini, persone
senza fissa dimora, con problemi psichiatrici o
problemi di giustizia), per buona parte dai cosiddetti consumatori problematici, soggetti giovani con un discreto tenore di vita che, in presenza di gravi problemi di salute si rivolgono
con più facilità a strutture ospedaliere, evitando
così il contatto diretto con i servizi. Ben oltre il
70% dei segnalati alle forze dell’ordine per uso di
sostanze e dei soggetti soccorsi dal 118 per
overdose non entrano poi in contatto con i
SERT. Questo atteggiamento potrebbe essere
interpretato come una mancata percezione del
problema o più semplicemente come scelta di
non affrontare in modo risolutivo il rapporto
con le droghe. Nonostante le difficoltà nell’intervenire sui consumatori problematici al di
fuori di situazioni contingenti, va evidenziato lo
sforzo continuo dei servizi pubblici nel fornire
una soluzione “veloce” alle richieste provenienti dalle aree di disagio ed emergenza. Rispetto
agli anni precedenti aumenta il numero dei soggetti seguiti dai vari settori. L’analisi dei “percorsi” che gli utenti intraprendono nei vari servizi di recupero mette in risalto il consolidarsi di
una rete di sostegno che identifica nel SERT il
punto d’approdo per un intervento più strutturato.
Incoraggiante, infine, è la situazione sanitaria. Si
riduce il numero dei positivi all’HIV e all’epatite C. Il rischio di contrarre tali patologie risulta
maggiore per i soggetti con una lunga condizione di tossicodipendenza, emarginazione e povertà. Confermato è anche il calo di overdose da
attribuire ad una maggiore facilità di accesso ai
servizi, alla messa a regime delle politiche di riduzione del danno sul territorio, una probabile
presenza sul mercato di sostanze meno pure,
ma anche ad una consapevolezza maggiore del
rischio da parte dei tossicodipendenti.
CALEIDOSCOPIO
CITTADINI E SICUREZZA
IN UN SONDAGGIO DELLA PROVINCIA
Pur persistendo la
questione della
sicurezza, nei risultati
dell’ultimo sondaggio
del Medec riemergono
con forza le problematiche economiche e connesse ai redditi
I cittadini del territorio
bolognese si sentono sicuri? Cosa pensano delle
forze dell’ordine?
Che percezione hanno
della qualità della vita
nel proprio comune? Sono alcune delle domande che il Centro Demoscopico Metropolitano
(Medec) ha rivolto telefonicamente a circa
duemila residenti nei comuni della provincia
di Bologna tra giugno e luglio 2003.
Il sondaggio, frutto della collaborazione con
‘Città sicure’ della Regione Emilia-Romagna, è
stato recentemente presentato dal direttore
del Centro Fausto Anderlini, ed evidenzia come le preoccupazioni di fondo dei cittadini
continuino a ruotare intorno a quattro ambiti
problematici: la criminalità (35%), la disoccupazione e il costo della vita (30,3%), i pericoli
della guerra e il terrorismo (18,4%), l’inquinamento e il traffico (16,5). Sorprendenti e clamorosi sono i dati che segnano con forza l’ascesa delle tematiche occupazionali e dei consumi.
Un segnale, per certi versi, di cambio di atmosfera nel capoluogo, con un aumento di fiducia
rispetto al passato, e una corposa attenuazione
della generale percezione di insicurezza che
aveva caratterizzato lo scorso anno. Per spiegare questo improvviso - seppur relativo - ritorno di ottimismo (almeno come inversione
di tendenza), concorrono una serie di motivi.
Tra essi, senza dubbio, gli effetti delle politiche di manutenzione delle città adottate dalle
amministrazioni uscenti nel periodo delle elezioni.
Questo poiché, a tutti gli effetti, la sicurezza è
rimasta fuori da quel parossismo polemico
che aveva caratterizzato le precedenti consultazioni elettorali. Come conseguenza di tali
mutamenti sono da notare anche un rafforzamento degli atteggiamenti di tolleranza - per
esempio, verso la popolazione immigrata - e
una tendenza a ritrovare fiducia in una Polizia
Municipale di cui si era persa di vista la precipua funzione di controllo del traffico e di guardia civile.
[F. L.]
LA DANZA: UN PONTE DI DIALOGO INTERCULTURALE
Il 30 novembre 2004, dalle 15 alle 20, all’Aula
Magna Santa Lucia in via Castiglione si terrà
l’incontro ‘Danza Teatro Scuola – La danza come ponte di dialogo interculturale’.
La giornata è organizzata dalla Federazione
Nazionale Associazioni Scuole di Danza con il
patrocinio dell’Università di Bologna, dell’Ufficio scolastico regionale, dell’Assessorato alla
Cultura della Regione Emilia-Romagna e del
Comune di Bologna e in collaborazione con
Ater, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto.
Il programma prevede una prima parte seminariale, in cui diversi relatori rifletteranno sul
ruolo della danza come strumento per superare barriere culturali e sulla necessità di supe-
rare la separatezza dei segmenti educativi, ed
una seconda parte performativa in cui, dopo
alcune note introduttive sulla danza indiana,
egiziana e africana, si potrà assistere alle
performance di danzatrici.
Info: F.N.A.S.D. tel. 3396487370
e-mail: [email protected]
ARTELIBRO
Si è svolta a Palazzo Re Enzo a metà settembre
la prima edizione di “Artelibro. Festival del libro d’arte”. Editori, librai, produttori di libri
d’arte, banche, fondazioni, e istituzioni hanno
esposto i prodotti nati dal loro interesse per
l’arte: testi per un pubblico colto o semplicemente curioso, volumi che hanno la loro massima diffusione come strenne natalizie.
Nata dal desiderio di divulgare e promuovere
la produzione e fruizione del libro d’arte, Artelibro ha ospitato varie forme dell’editoria legate all’arte: dal catalogo di mostra alla guida
turistica, dalla grafica pubblicitaria alla multimedialità, dalla rivista scientifica al libro scolastico, dal libro per l’infanzia alla fotografia e
al design. Numerosi gli eventi collaterali, le
tavole rotonde e i convegni per favorire l’in-
contro fra editori e operatori del settore.
L’iniziativa è stata promossa, fra gli altri, da
Provincia, Comune e Regione, una collaborazione a proposito della quale l’assessore alla
Cultura della Provincia di Bologna ha dichiarato: “Il nuovo raccordo fra le istituzioni che
operano sul territorio rafforza l’impegno comune per la diffusione della cultura per tutti e
per la promozione di una cultura che sappia
anche essere veicolo di turismo. Questa manifestazione –ha proseguito la Lembi- è l’unica
del genere in Italia ed ambisce a diventare il
corrispettivo di ‘Le livre et l’Art’ che si tiene
tutti gli anni a Nantes in maggio. E’ un’iniziativa coraggiosa e necessaria che unisce aspetti
divulgativi e di scambio fra le diverse professionalità che operano nel settore.”
[B.T.]
55
CALEIDOSCOPIO
NERO LUPO ROSSO CAPPUCCETTO
In biblioteca Sala Borsa dal 6 ottobre al 6 novembre sono in esposizione le illustrazioni di
quattro autrici di fama internazionale: Chiara
Carrer, Nicoletta Ceccoli, Clementina Mingozzi e Octavia Monaco.La mostra, curata da
Tiziana Roversi e realizzata in collaborazione
con l’Associazione culturale Eptagon Bonaventura, illustra, attraverso le trentadue tavole esposte, quattro varianti della favola di Cappuccetto Rosso: dai fratelli Grimm a Charles
Perrault , passando per le fiabe raccolte da
Calvino e da Paul Delarue.In programma tra
il 7 e il 22 ottobre laboratori didattici per bambini sulle tecniche del collage, del ritaglio e
della pittura e incontri per adulti volti ad approfondire il tema dell’illustrazione nei libri
per l’infanzia.
Info: www.bibliotecasalaborsa.it.
A PROPOSITO DI CESARE LOMBROSO
L’Istituzione Minguzzi della Provincia di Bologna ha ospitato, presso la sua biblioteca, Delia
Frigessi, autrice del libro “Cesare Lombroso” (Einaudi, 2003), nell’ambito del ciclo di
“Incontri con la storia della psichiatria”. L’iniziativa è stata anche un’occasione per discutere insieme all’autrice, a Ferruccio Giacanelli,
Valeria P. Babini e Stefano Ferrari, la straordinaria figura di Cesare Lombroso e la grande
influenza che questo studioso ha avuto sulla
cultura antropologica, criminologia, sociologica e psichiatrica dell’800 e 900. Convinto positivista, fautore della medicina sperimentale e
dell’importanza nella ricerca dei “fatti”, Lombroso fu anche, e, soprattutto, grande uomo di
cultura, conosciuto e ricercato da tutta Europa. La sua produzione di opere fu continua, risulta quasi impossibile stilare un elenco esaustivo dei suoi scritti: si può quasi dire, però,
che abbia scritto in fondo un unico grande libro, data la sua abitudine di tornare sempre
sulle opere già realizzate, per modificarle, ampliarle, ingrandirle.
Un capolavoro rimane la sua opera più conosciuta, “L’uomo delinquente” (1879). Una figura comunque controversa, quella di Cesare
Lombroso, che all’epoca divise il mondo intellettuale in lombrosiani e anti-lombrosiani. Vittima di molti equivoci, fu giudicato razzista e
“servo fedele della borghesia”, di cui egli peraltro ne faceva parte. Criticato dalla Chiesa
cattolica, vide Padre Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano, girare tutta
Italia per operare un’invettiva incentrata proprio sulla sua figura. Lombroso, da sempre
stigmatizzato, in positivo o negativo, rimane
comunque un punto di riferimento unico per la
cultura italiana. Il libro della Frigessi, dopo 30
anni di silenzio su questa grande figura di intellettuale, rappresenta l’ultima vera parola
sullo studioso.
[K. L.]
56
LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO
“BIAGI D’ANTONA” DI CASTEL
MAGGIORE
“Sguardi”, questo il titolo della stagione 20042005 del teatro “Biagi D’Antona” di Castel
Maggiore. L’idea guida è un teatro che parli al
cuore e all’intelligenza delle persone, rendendo lo spettatore parte attiva dello spettacolo e
muovendone le memorie, la riflessione, le
emozioni. L’organizzazione artistica è stata affidata all’Associazione Culturale “Tra un atto
e l’altro”, sotto la direzione artistica di Francesca Mazza. Aprirà la stagione, il 24 ottobre,
il concerto della Banda Roncati e fino al 29
aprile 2005 si alterneranno appuntamenti musicali, teatro d’autore e comicità e anche appuntamenti pomeridiani (“Incontri con il li
bro”) e incontri dedicati alle scuole.
Info: Ufficio Relazioni con il Pubblico, Comune
di Castel Maggiore, 051-6386781/782.
PRESENTATO IL PROGRAMMA 2004
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE
“ITALO CALVINO”
Varia e interessante la programmazione culturale dell’associazione “Italo Calvino” e dei
seminari della “Pluriversità dell’immaginazione” per l’autunno 2004, presentata a palazzo
Malvezzi il 20 settembre.Tra arte e musica,
letture, corsi e incontri la proposta è ricca:
“Sette libri per capire il secolo”, che vedranno
nomi di prestigio confrontarsi con sette grandi libri a partire dal 2 novembre; “Arte e musica”, quattro incontri per far conoscere le affinità tra le strutture delle arti plastiche e
quelle della musica; un percorso sulla nascita
dei musei a Bologna e ancora psicologia,
energie naturali e laboratori di scrittura. Info:www.italocalvino.org,
tel. 051-502053 - 051-6339078.
UN PALINSESTO PER IL FUTURO
Il progetto è ambizioso: fare di Bologna la capitale italiana ed europea del digitale. Il Premio
Palinsesto Italia si propone come lo strumento ideale per raggiungere questo traguardo
perché, unico nel panorama nazionale, si rivolge soprattutto ai giovani impegnati nella
realizzazione di progetti a carattere spiccatamente multimediale, che sappiano distinguersi per capacità creative e innovative. Promotrici dell’iniziativa (per la quale è stato previsto
un budget di spesa di 25mila euro all’anno) le
istituzioni pubbliche, economiche e culturali
cittadine: Legacoop, Camera di Commercio,
Fondazione Cassa di Risparmio, Bologna Fiere, Università, Ascom, Comune e Provincia di
Bologna, Regione Emilia-Romagna. La partecipazione è riservata a giovani di età non superiore ai 39 anni che tra il 2003 e il 2004 abbiano lavorato all’ideazione, alla creazione e alla realizzazione di progetti editoriali di qualità
sfruttando le opportunità offerte dall’utilizzo
di diverse piattaforme multimediali (editoria
cartacea, Cd-rom, Dvd, videogiochi, portali,
blog, format radiotelevisivi, sistemi di telecomunicazione e telefonia). Il termine ultimo per
la presentazione delle domande è il 5 novembre. I riconoscimenti verranno assegnati in
due giornate, il 10 e l’11 dicembre, in cui si terranno anche workshop tematici sulle tendenze in atto nel mercato. Nel corso della presentazione del premio è stato da più parti sottolineato come l’iniziativa non voglia solo essere
una vetrina, ma una vera occasione di supporto alle nuove generazioni nel campo della ricerca dello sviluppo.
La forte vocazione alla multimedialità del tessuto produttivo bolognese è stato evidenziato
anche dall’assessore provinciale alla Comunicazione e Sistemi informativi Stefano Alvergna, che ha tra l’altro dichiarato come l’Ente
abbia da tempo dedicato grande attenzione a
questo nuovo ed importante settore produttivo commissionando la prima ricerca sul settore dalla quale è emerso che le aziende attive
nel distretto erano, nel 2002, 3438 di cui 1870
a Bologna. La Provincia - ha concluso Alvergna - punta molto sullo sviluppo del digitale
terrestre per la messa a punto di canali informativi e di servizio e, a tal fine, partecipa an
che a progetti di carattere nazionale.
Massimo D’Azeglio - I miei ricordi
PROVINCIA DI BOLOGNA
Assessorato Formazione, Lavoro, Istruzione
illustrazioni: Sandra Caleffi
Tutti siamo d’una stoffa
nella quale la prima piega
non scompare mai più
www.mediamorphosis.it
AnnoScolastico
2004/2005
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Copertina portici 4/2004 copia - Città metropolitana di Bologna