Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111 Anno X - N. 11 - novembre 1962 Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - ROMA O R G A N O MENSILE D E L L ' A S S O C I A Z I O N E I T A L I A N A PER I L C O N S I G L I O D E I C O M U N I D ' E U R O P A Ora drammatica Democrazia sovranazionale o involuzioni autoritarie - politica europea di piano e unione monetaria - elezioni europee a suffragio universale diretto e poteri costituenti - condizione di un'efficace entrata inglese nel MEC istituzioni adeguate a una responsabile politica verso il mondo terzo - complementarietà dei negoziati e dell'azione popolare - la necessaria alleanza dei democratici d'Europa - candidatura italiana ai VI1 Stati generali. Nella Protomoteca del Campidoglio si è svolta il 21 novembre una sessione del Consiglio Nazionale dell'AICCE. Sotto la presidenza di Peyron hanno svolto Serafini la relazione politica e Martini la relazione politico-organizzativa, mentre Buracchio ha illustrato il bilancio prei:entivo 1963: sono seguite ampie discussioni, in cui hanno parlato i rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni, nonché alcuni parlamentari. Al termine della discussione politica Ciangaretti, Giacchetto, Jori, Pulci, Zagari, Zoli - costituiti in comitato ad hoc designato dal Consiglio - hanno presentato un progetto di risoluzione, che è stato approvato all'unanimità. Eccone il testo: N 1, I1 Consiglio Nazionale della Sezione italiana del Consiglio dei Cosmuni d'Europa, riunito a Roma il 21 novembre 1962, udita la relazione politica del Segretario generale Serafini, l'apprcwa; verso l'Africa e il «terzo mo'ndo» in generale; respinge ancora una volta la creazione di armamenti nucleari nazionali all'interno della Comunità europea; in ogni caso contesta risolutamente che si possa procedere sul terreno dell'integrazione democratica europea attraverso i soli negoziati diplomatici ed intergovernativi, anche s e questi hanno una indubbia importanza e dovranno anzi essere condotti con sempre più coraggiosa, consapevole e coerente iniziativa dai governi democratici; indica l a necessità di coagulare tutte le forze democratiche e libere d'Europa, partiti, sindacati, amminist.razioai locali, associazioni culturali, scolastiche, giovanili, ecc., lano del CCE, il mandato di elaborare lo nella battaglia per la democratizzazione della Statuto politico europeo, a cui si do~vrà Cojmunità europea; quanto prima addivenire; ricorda che il CCE è formato da Enti che non rappresentano locali territoriali ripete quanta è stato già affermato dagli Stati Generali di Vienna, che cioè è auspi- interessi settoriali ma l'interesse generale dei vari tesrritc~ri,e che es~soè oggi la magcabile l'entrata dell'Inghilterra nella Comugio're organizzazione europeista di base, e nità europea, osservando peraltro che l'apporto democratico di questa Nazione sarà stima, per tutto ciò, che esso po's'sa e debba efficace se costituirà l'ingresso in una vera prendere l'iniziativa di questa battaglia, stiComunità sovranazionale e non in una sem- molando le altre fo'rze democratiche e proponendo ad esse una comune piattaforma di plice unione .doganale, inclinata verso una involuzione in semplice zona di libero azione; scambio; propone che nello spirito delle indicazioni predette sia avanzata la candidatura sottolinea l'inadeguatezza delle strutdella Sezione italiana del CCE ad organizzare t u r e delle attuali Comunità europee a sostein Italia nel 1964 i VI1 Stati Generali dei nere le grandi responsabilità democratiche ed economico-sociali dell'Europa libera Comuni e dei Po'teri locali d'Europa. N 11, in particolare ribadisce la drammaticità dell'attuale situazione europea, malgrado l'alta congiuntura economica, per l'assenza sempre più pronunciata del nostro continente dalle grandi decisioni della politica mondiale e per il progressivo deterioramento delle istituzioni democratiche nazionali in alcuni importanti Paesi della Comunità, che si accompagna, anche per i Paesi di orientamento più libero, ad un crescente esautoramento dei Parlamenti nazionali, via via che importanti affari politici (quelli delle « politiche » settoriali comunitarie previste dal Trattato di Roma, così come quelli della politica estera commerciale comune) sono sottratti al loro controllo, mentre gli esecutivi nazionali sono naturalmente indotti ad un accrescimento dei propri poteri in forme autoritarie; considera di fondamentale importanza la prospettiva avanzata dalla Commissione della CEE di una politica europea di piano, che orienti l e politiche nazionali, e di una unione monetaria, ma osserva che occorre procedere alla più rapida democratizzazione della Comunità europea, e i n primo luogo reclamare le elelzioni a suffragio universale e diretto del Parlamento europeo (secondo l e stesse indicazioni dei Trattati di Roma); chiede che al Parlamento europeo venga conferito, in co~nfolrrnitàdell'Appello di Mi- L'Assessore Cavallaro porta al Consiglio nazionale ddl'AICCE il saluto del Comune di Roma (da sinistra: I'on. Amodio, l'Assessore Cavallaro, il Presidente Peyron, il Segretario generale Seralini, il Segretario generale aggiunto Martini, il Segre~tario amministrativo Buracchio. il Sindaco Dozio) . COMUNI D'EUROPA Province d'Europa All'Assemblea straordznaria dei Presidenti di Provincia, che 1'UPI ha svolto a Salerno lo scorso giugno (15, 16. 17) - a cui pertecipavano molti presidenti di Provznce aderenti el1'AICCE - il Segretario generale Serafini ha portato il saluto f r a t e r ~ i o del Consiglio dei Comuni d'Europa. che - come egli ha sottolineato - malgrado il nome comprende tutti i Poteri locali zmpegnati nella battaglia unitaria autonomista e federalzsta. Durante il congresso è stato sfrontato il tema: C, Le prospettzue di una nuova legge provinciale e comunale e le funzioni delle Province ) t . Rzportiamo dagli atti dell'assemblea straordznaria, recentemente usczti, l'interveilto di Serafini. Serafini, Segretario generale dell'AICCE. ,, Signor Presidente, signor Ministro, Senatore Medici (mi piace ricordare che Lei non è soltanto il Ministro della Riforma Burocratica ma anche il vice Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo). Autorità tutte, signore e signori, cari colleghi: è un piacere non formale quello di portarvi qui oggi il saluto non soltanto della Sezione Italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa ma d i tutto il Consiglio dei Comuni d'Europa, trattandosi di una Associazione a carattere sovranazionale. Pertanto il mio non è soltanto un saluto italiano ma un saluto europeo. E vi debbo subito chiedere venia di una sineddoche. Sono andato a cercare sulla grammatichetta scolastica d i mia figlia, e la grammatichetta recita che la sineddoche è una figura retorica nella quale il tutto è nominalmente espresso da una parte. Purtroppo il Consiglio dei Comuni d'Europa rappresenta una figura retorica conservando questo nome d i Consiglio dei Comuni d'Europa ma essendo in realtà una organizzazione di tutti i poteri locali; quindi. senz'altro, anche incluse le Province. Difatti, su scala italiana, aderiscono in numero d i altre 25 ed altre 10 sono in via di adesione. Egualmente su scala tedesca per gli analoghi Enti intermedi, e su scala francese e per altri paesi del continente. Ciò premesso, debbo dire che, non solo personalmente, ma tutto il Comitato esecutivo della nostra sezione segue col più grande interesse il dibattito che si incentrerà sulla lucidissima relazione del prof. Grosso. Mi spiace che egli non sia qui presente, perché avrei voluto tributargli direttamente la riconoscenza non soltanto d i tanti italiani ma di tanti autonomisti, di tanti democratici europei, che non dimenticano le sue recenti coraggiose posizioni per la tutela dei diritti degli enti territoriali locali, intesi tout court come comunità democratiche locali. Della relazione del prof. Grosso abbiamo letto col più grande interesse la definizione che egli propone della Provincia, con la formulazione che mi permetterete di leggere: La provincia esprime e rappresenta gli interessi pubblici locali propri nell'ambito del territorio provinciale e svolge le attività che vi si connettono, allo scopo di concorrere allo sviluppo economico e sociale e a l progresso civile delle popolazioni. Qui c'è da ricordare il costante atteggiamento dell'unione delle Province ed in particolare del relatore, quando si afferma che la Provincia è anzitutto una comunità democratica. I1 relatore Grosso sottolinea: essa non si limita appunto e non si può limitare ad una somma di attribuzioni o di funzioni. Permettetemi d i vedere il problema sempre sotto un angolo europeo ( e qui mi piace sottolineare che il Ministro Medici si è recentemente e largamente documentato su scala europea: il Consiglio dei Comuni d'Europa h a attentamente seguito i suoi viaggi di documentazione). Su scala europea, in generale, soprattutto nei paesi di più larghe tradizioni autonomistiche, vige il principio che gli Enti locali non sono mai somma di funzioni o di attribuzioni, ma che ad essi è permesso tutto quello che non è espressamente proibito. Quindi la più larga possibilità d i autonomia e d i autogoverno. D'altra parte, se ciò non fosse, novembre 1962 in unità territoriale, per incidenza demografica: c'è la piccola Provincia e c'è il grande Comun e metropolitano. Occorrerà probabilmente una più agile redazione per l e leggi. Penso alle città libere della tradizione tedesca. difficilmente assimilabili per funzioni, attributi e compiti ai Comuni estremamente piccoli, e tanto meno ai Comuni-polvere (io sono un amministratore di un Comune-polvere). Penso anche alle Contee inglesi e ai Landkreise tedeschi. Non mi voglio dilungare su di ciò: c'è un altro problema da esaminare, ed è quello del decentramento, dell'articolazione nell'ambito delle grandi città metropolitane. Nella Germania federale, alla Provincia rurale, dove il Comune è parte di un Landkreis, fa pendant il Comune delle grandi città, che si articola in tante comunità democratiche di quartiere, in andremmo in direzione contraria alla stessa intenzione dei costituenti italiani, che delle comunità intermedie hanno voluto senza dubbio fare degli enti d i garanzia della libera convivenza democratica, direi affiancando queste all'altra garanzia che è quella data dalla classica divisione verticale dei poteri. E dico che questo principio risponde allo spirito informatore ed alla lettera della Carta euroaea delle libertà locali D, per i cui principi e postulati ormai ci andiamo battendo da quasi dieci anni, cioè d a quando f u approvata da circa un migliaio di amministratori locali europei nell'ormai lontsno 1953 a Versailles Direi che su questa inipostazione del vostro relatore viene ad essere anche pienamente giustificata, giuridicamente giustificata, la battaglia, la presenza, l'impegno degli Enti locali e quindi delle provincie per il federalismo sovranazionale. Questo non è un impegno di carattere politico, è un normale e coerente impegno di carattere costituzionale dovuto dai cittadini come da tutte le comunità democratiche intermedie, poiché - e qui ricordo una interpre tazione dell'illustre amico prof. Mortati - la lotta civile per l'attuazione dell'art. 11 della Costituzione, e direi di tutto ciò che è lo spirito e l'essenza del primo titolo della Costituzione, non è soltanto una cosa lecita, ma è, sempre secondo il Mortati, un imperativo. S e questo obiettivo civile, cioè quello della limitazione della sovranità nazionale a favore d i comunità sovranazionali democraticamente ordinate, non soltanto è un lecito ma è iin i m ~ e r a tivo per il cittadino, tanto più sarà u n imperativo per l e comunità democratiche intermedie. D'altra parte, da un profilo europeo noi seguiamo poi con grande interesse quanto ha scritto il vostro relatore circa la rivendicazione di un naturale valore di autonomia alla Provincia, che non è un semplice insieme di Comuni. Circa Salerno: veduta della città dalla strada per Amalfi (foto ENIT). questa naturale rivendicazione di autonomia, io vorrei aggiungere che se ne deve parlare per ogni Ente intermedio, fra il sottocomuni, per realizzare quel contatto immeComune e la Regione (Incidentalmente debbo diato fra amministrati e amministratori, che è dire che se in Italia vi sono motivi politici per difficile nel Comune massimo. contrasti sulla Regione, fuori d'Italia e in dotHo solo sfiorato questi problemi per sottotrina ormai la Regione è accettata come ente lineare la necessità di evitare formalistiche d i mediazione tra l e attività agricole, industriali distinzioni tra Province e Comuni, e per f a r e terziarie, come Ente di pianificazione territopresente tutta la gamma dei problemi inerenti riale. E questo anche nei Paesi a struttura non alle molteplici situazioni nelle quali gli Enti autonomistica, come la Francia, dove si vanno territoriali locali dovrebbero essere chiamati costituendo dei superdipartimento.) Scontato ad operare, senza rigide delimitazioni formal'Ente regione, il ruolo su scala europea degli listiche. Enti locali intermedi fra il Comune e la ReQuanto poi ai compiti degli Enti locali in generale e delle Province in particolare, nelgione è fondamentale in questa congiuntura di integrazione economica e di mutamenti istitul'attuale congiuntura di integrazione econozionali. Vorrei solo indicare un punto, perché mica sopranazionale, senza sottolineare la delisia studiato e da questa assemblea e da questo catezza delle funzioni, mi basti dire che l'Ente Governo, in sede di redazione della nuova legge Provincia avrà un ruolo fondamentale da svolComunale e Provinciale. gere nella pianificazione democratica europea. Un maggiore empirismo, una meno netta e Ricordo a questo proposito i recenti lavori degli formalistica distinzione fra Province e Comune Stati Generali d i Vienna e il magistrale intersembrano ormai opportuni. Non sembra infatti vento dell'amico Presidente Signore110 i n sede di Commissione per la pianificazione democrail criterio territoriale debba essere esclusivo e sempre valido. Vi sono criteri per investimento (continua n p a g . 1 7 ) C novembre 1962 COMUNI D'EUROPA BRUXELLES - LUSSEMBURGO 3 - STRASBURGO Cronaca delle Istituzioni europee Le Comunità a Sei nel 1962 giudicate dal Parlamento europeo Il nostro corrispondente da Strasburgo ha iniziato 1~e1numero di luglio-agosto dz Comunz d'Europa N i ~ i iesame dei giudizi politici che il Parlamento Euiopeo ha espresso nel 1962 sulle tre Comunità a Sei, soflennandosl suila relazione Kapteyn circa, l'attii~ità della CECA nel SILO primo decennzo di zzta. Egli prosegue ora tale analzsi con un'introduzzoize generale e con un capztolo dedicato all'Euratom: analisi che sarà coinplelata nel prossimo numero con un esame del giudizio espresso dalla stessa Asseinblea sulla CEE. Introduzione: verso un piano economico europeo 1. Europa democratica o Europa dei Nella misura in cui il Mercato Comune -grazie ad una congiuntura particolarmente iavorevole - sembra essere in grado, nonostante l e sue fragili s t ~ u t t u r eistituzionali, non solo di portar a termine l'unione doganale, ma anche di dare inizio alla realizzazione dei più ambiziosi obiettivi del Memorandum diffuso dalla Commissione della CEE alla fine dell'cttobre 1962, e cioè anche a una prima realizzazione di unione economica, la critica di fondo dei federalisti alle istituzioni comunitarie deve soprattutto concentrarsi su due ordini di problemi: n ) Nell'ipotesi di un'alta congiuntura continua, e nella realtà di strutture statali nazionali pur sempre deboli e inca,paci d i affrontare i problemi reali, non è impossibile che l'unione eccnomica dell'Europa proceda oltre. anche senza istituzioni comunitarie piu salde delle attuali, quando a questa situazione s'i accompagni l'altra di un scstanziale favore delle forze economiche dominanti nei confronti di un processo di integrazione economica così configurato: privo cioè di un vero potere politico continentale, e che lascia quindi, a questo livello, piena libertà di azione a tali forze economiche. Non si deve però credere che, in tale assenza di u n potere federale, il processo sia soltanto più lento, ma sostanzialmente non diverso dal punto d i vista qualitativo. Al contrario, esso sarà profondamente differente anche nella sua natura: restando sempre più al di fucri di un controllo democratico'; orientandosi sempre più nell'interesse delle ricordate forze politiche dominanti, e non della totalità dei cittadini; accentuando quindi la tendenza a crescite asimmetriche e disordinate; soffrendo nell'organicità delle norme di carattere legislativo e degl'impulsi esecutivi che dovrebbero presiedere alla sua attuazione; in una parola denunziando la mancanza di una reale pianificazione europea - completata da un certo numero di cnazionalizzazioni. a livello europeo - di cui u n vago coordinamento dei vari programmi nazionali, come quello proposto dalla Commissione della CEE, col suo ricordato memorandum, è solo un pallido Ersatz, quando, come in esso si precisa (né, a ncrma di Trattato, potrebbe esser altrimenti), ,, è sottinteso che le proposte della Commissione N avrebbero solo un valore indicativo e non lederebbero in nulla il potere sovrano dei parlamenti nazionali di votare ogni anno crediti e imposte H. E se u n programma europeo non incide e non orienta profondamente gl'invesstimenti, la pro-. duzione, la fircalità, esso, anche se continua a - secondo la costante definirsi un t, piano mistificazione comunitaria, che impone di chia- . 1, JJ mare le cose per quelle che non sono (1) -, somiglia in realtà ad un piano quanto un cappone somiglia ad un gallo. b) Anche a non tener conto di ciò, ad ogni modo, l'unità europea, concepita in termini puramente economici, evolverà verso una forma di * comunità d i mercanti P, dove lo spirito democratico, l'idea di un rinnovamento delle istituzioni, o di una missicne dell'Europa nel mondo, e in particolare nei confronti del mondo sottosviluppato. resteranno soffocate sotto il peso di una ricchezza crescente, concepita come fine a se stessa: cosi come Fafner dorme schiacciato dal peso dell'oro del Reno. I1 che conferma le considerazioni che precedono, sulla diversità di sostanza, e ncn solo di grado, del processo in atto rispetto al modello federale. L'unità economica sarà così solo un mezzo per permettere a ciascuno Stato di seguire la politica estera o militare che più gli aggrada, e di consentirgli, in tal senso, maggiori possibilità e libertj di azione. E' questa la linea di sviluppo dell'l< Europa delle Patrie n - voluta dalla Francia. ma di iatto accettata da tutti gli altri membri, e già fin d'ora fatta propria dalla Gran Bretagna - linea di sviluppo che non ha più nulla a che vedere con l'idea federale, la quale ricerca soprattutto nell'europa una comunità di destino - una Schicksalsgemeinschaft - che attraverso a una profonda fusione delle sovranità e quindi a un cambiamentc di dimensioni dello stato e della lotta politica, realizzi un cambiamento della natura stessa, della struttura intima e degli obiettivi di politica interna ed estera dei nostri popoli, grazie a u n profcndo rinnovamento democratico che il carattere ristretto e anacronistico, e perciò necessariamente immobilistico, dei nostri stati impedisce. Ed ecco come il préalable istituzionale si ripropone, anche per questa via. 2. E possibile una pianificazione europea ? Va1 la pena d i riprendere brevemente, in questo contesto, il problema di una pianificazione democratica. Un recente numero di Esprit (luglio-agosto 1962) ha efficacemente chiarito che non basta una pianificazione economica perché uno Stato faccia una politica progressiva: in Francia esiste un s Commissariat au plan 2 dai primi anni del dopoguerra, e tuttavia l'influenza che le grandi forze economiche hanno esercitato ed esercitano sugli organi statali per l'orientamento del piano ha dato a d esso una funzione sostanzialmente conservatrice. Non basta cioè u n sistema organico d i poteri pubblici per conferire a l piano una sua fun(1) E per cui si chiamano ad esempio « Esecutivi » istituzioni senza poteri di governo, « Parlamento euroIEU >, un'assemblea senza competenze lerislative. e così via, al fine di fai. credere che esiste già u n a solida s t r u t t u r a Comunitaria, che « l'Europa è in marcia » e che perciò l'opinione pubblica nori h a che d a s t a i tranquilla e « non disturbare il manovratore 2,. zione di progresso e di rinnovamentc; occorre altresì un ravvivamento della vita stessa democratica, che dia un nuovo impulso ai poteri pubblici e li liberi dalla soggeSione alle-forze economiche tradizionali. E~aste~conc~usioneslpu~trarre-anche se contro le intenzicni dell'autore, che non rende all'idea europea se non un omaggio verbale senza importanza - dalle considerazioni contenute nel recente volumetto di P. Mendès E'rance La Republiqite moderne (2), considerazioni interessanti anche per i federalisti, nonostante questo loro capitale difetto. e da cui risulta ancora una volta confermato: a) che non è possibile la concezione e l'esecuzione di un piano, se lo Stato che lo attua non dispone d i mezzi notevoli di intervento nell'economia, fino alla possibilità di nazionalizzare gruppi o settori che comunque possano fare ostacolo alla realizzazione del piano (e a l livello europeo non vi è neppure l'ambizione di un potere che possa dirsi, in statale *): tal senso, b)che gli Stati nazionali sono ormai così sostanzialmente deboli, pur nella loro apparente grandeur 1 1 , che non riescono a far rispettare la politica del piano neppure alle imprese nazicnalizzate. . Al livello europeo pertanto il problema si pres,enta secondo noi in questi termini: 1. S e è vero che l'esistenza di un quadro crganico d i poteri pubblici -- di uno Stato non costituisce una condizione sufficiente per realizzare un piano economico di rinnovamento, tale esistenza rappresenta tuttavia una condizione necessaria. Dove esistono solo organi comunitari evanescenti e senza poteri reali, a quel livello non potrà neppure es'ser concepito, in fo'rma organica, un piano di tipb conservatore. E' questa la ragione per cui anche il ricordato t < Memorandum circa gli obiettivi di politica economica della Commissione della CEE per la seconda tappa, reso noto nell'ottobre '62, appare in gran parte velleitario, anche sle il Ministro Ehrard lo h a preso molto sul serio e l o ha criticato come troppo dirigista, nella sessione del mese di novembre del Parlamento europeo. 2. La creazione di uno Stato federale europeo non servirà solo a consentire la possibilità di un tale tipo di piano, ma a dar ad esso un orientamento rinnovatore. I1 cambiamento per così dire quantitativo delle dimensioni delle strutture imporrà anche uno spostamento decisivo in senso democratico del parallelogramma delle forze. E' questo il senso profondo della concezione federalista a cui le forze demo'cratiche sono rimaste purtroppo, finora. sostanzialmente sorde. Mentre - insistiamo su questo concetto - nello stato nazionale, l'equilibrio tende a realizzarsi sempre su posizioni immobilistiche, perché tale è la politica di fcndo delle sue strutture, alle quali i problemi reali sfuggono in misura crescente, all'inverso nello Stato federale europeo - iì la hauteur dei problemi del nostro tempo, che hanno ormai dimensioni continentali - la dinamica interna tenderebbe naturalmente a posizioni di rinnovamento e di progresso ( 3 ) . 11 )) I1 Congress'o di Strasburgo del Movimento Federalista Europeo (dicembre 1959) ha indicato chiaramente quali devono esser gli obiettivi di una politica economica federale. Per quanto - come abbiamo ricordato - il nostro -( 2 ) Paris, Gnllimard. 1962. Considerazioni analoghe possono farsi a proposito degli studi sulla pianificazione democratira del Club J e a n Moulin. Si vedano le mie recensioni di queste due opere in « Le Fedéraliste». Si consulti altresì J. Borssoxi*.~. À la rechorchr d'mi,, planification e z ~ r o l ~ é e n n ein , « Planification francaise e t (lémorratie ». Caluire-Rhane, 1961. P. AILXANI,I,'Enropn del Mercato comune tra liberisnru e pianificazione, « I1 Mulino », aprile 1962: Frankreiehe U'irtschaff.splann,<ng und ihre Bedeutung fiir die EIVG, « Euroi~a-Archiv», luglio 1962. (3) E' la tesi che h a sviluppato nel mio P e r un feder a l i ~ «~ novuelle , ~ ~ yauehe » (« Comuni d'Europa », n ~ : i le 1961). COMUNI compito sia molto più modesto, sarà opportuno ricordare tale testo, quale obiettivo lontano, ma sempre presente, della nostra ricerca: anche per misurare la profonda differenza non solo di grado, ma anche di natura - fra le realizzazioni che sono possibili, anche nella ipotesi più ottimistica, nell'attuale quadro istituzionale Ùelle Comunità europee, e quelle che dovrebbero e potrebbero esser perseguite da uno Stato federale europeo. ... I1 Congresso afferma che l'espansione economica dell'Europa, fortemente popolata e industrializzata, drficitaria in materie prime e in certi prodotti alimentari, che 11uò essere esportatrire di capitnli, deve esser fondata su una struttura economira e sociale sana e giusta, comdizione di un necessario rinnovamento della democrazia. ed esige una politica ~ o m f o i m ealla posizione preminente 11ell'Europa nel commerrio mondiale. A tal fine I'Euror~ah a bisogno di un governo federale ~ h e ,nell'ambito di una politica d'espansione. di pieno impiego e di promgresso sociale: 1) applichi una ~ioliticacomunitaria nel campo della moneta, del credito, desli investimenti, della fiscalità e della sicurezza sociale tenendo conto, grazie ad organismi apyrospriati, degli interessi i.egionali lwittimi compatibili con l'interesse generale dell'Eumpa; 2) preniln l'iniziativa di una pomlitica commerciale non discriminatoria. che garantisca all'Eurol)a la più nixnde apertura possibilei dei mercati mondiali: 3 ) conduca realmente !a politica anticai-tellistica i:;critta nei trattati europei, m a rimasta lettera m i - t a , per quanto essa costituisca una delle condizioni fondamentali d'una espansione economica a r m ~ n i o ~ s ea d'una [lemocra7.ia reale; 4 ) proceda a uno smantellamento delle barriere economiche interne che tenga conto del ritmo accelerato dell'interpenetwzione delle attività; 5 ) eserciti, attraverso enti di diritto pubblico e democraticamente costituiti, controllati e decentralizzati nell'ambito federale. i poteri d'orientamento e di disciplina eronomira usurpati attualmente dagli Stati nazionali e da gruppi privati irresponsabili e spesso rivali: 6) instauri progressivamente un sistema europeo di sicurezza sociale, riassorbendo le disparità esistenti, corrispondente d livello economico federale e tale da assicurare la più grande eguaglianza di possibilità a tutti i lavoratori europei; 7 ) stabilisca una politica federale europea drll'energia e dei trasporti e ne assicuri I'e~secuzione. in modo da permettere la sicurezza d'approvvigionamento al più basso prezzo e la riqualificazione della mano d'opera; 8) permetta di organizzare in modo efficace l'indispensabile concorso che l'economia europea deve arrecare ai paesi in via di sviluppo>>. novembre 1962 D'EUROPA relazioni, permette una sintesi coerente dei diversi punti di vista e favorisce soprattutto un giudizio politico d'insieme su una materia così complessa e difficile. La decisione è stata senza dubbio saggia. Resta però da domandarsi se, stando così le cose, valga davvero la pena di prendere come base le tre relazioni che il Parlamento europeo ha elaborato e discusso in materia, per farsi un'idea della situazione in cui l e t r e Comunità si trovano nel 1962. A questa domanda io credo possa darsi risposta affermativa. Un esame sintetico delle opinioni espresse in proposito dal Parlamento europeo: può essere particolarmente utile: a) da un lato, a confermare che l e critiche di fondo che solleviamo contro le t r e Comunità, lungi dall'esser frutto di partito preso o di un'idea stravagante, a cui saremmo i soli a credere, si ritrovano parola per parola nei giudizi espressi dai parlamentari europei. che tuttavia accettano e talvolta perfino esaltano il carattere positivo - anche dal punto di vista politico più generale e a lungo termine - dell'esperienza comunitaria. Ex ore tuo te judico; b ) dall'altro, a sottolineare ancora una volta che queste critiche restano sterili e senza efficacia - e appaiono per di più abbastanza ipocrite - se non sanno passare da un'analisi sintomatologica diffusa a una ricerca etiologica rigorosa, per giungere infine a una concezione terapeutica efficace. In altri termini: l'esigenza di una radicale riforma istituzionale è immediatamente implicita nelle critiche, particolarmente severe e pertinenti, che il Parlamento europeo rivolge alle tre Comunità, se esso ha veramente il coraggio di volere l e conseguenze di ciò che vuole. Ma è un coraggio che l'Assemblea Strasburghese non ha mai. Non ha questo coraggio perché è l'espressione stessa delle forze politiche nazionali, tutte egualmente conservatrici - quale che sia per altro verso il loro orientamento - delle realtà statali esistenti. che sono la condizione stessa del loro potere e dei loro privilegi. Ho sviluppato altrove la tesi - che considero ancora rigorosamente vera - che tutta la struttura comunitaria, che simula l'esistenza di un vero Stato federale, col suo esecutivo, il suo legislativo e il suo giudiziario ( e che non è. in realtà. se non una facciata di cartapesta. dietro cui tutte le decisioni politiche di fondo restano nelle mani dei Consigli dei Ministri e delle forze che su di esso agiscono) serve perfettamente all'obiettivo per cui in fondo. e anche al di là della buona fede dei suoi ideatori, è stata concepita dai detentori delle sovranità nazionali: dare l'illusione all'opinione pubblica che l'Europa esiste già, per meglio continuare à se survaure, cedendo il meno possibile dei loro privilegi: è ciò che io chiamo l'oppio del popolo europeo (5). Aggiungo ora che anche l e critiche del Parlamento europeo che analizzeremo - quale che possa essere per altro verso la loro utilità a conferma delle nostre tesi - adempiono. nel contesto in cui sono presentate e con le limitazioni e i distinguo che l e accompagnano - alla stessa funzione: criticare i particolari per salvare l'insieme, e dare l'illusione che questo insieme - e in particolare lo stesso Parlamento europeo - è una realtà valida e merita a ogni costo di essere mantenuta (6). E' il noto sistema di tutti i conservatorismi: richiamare l'attenzione sui difetti particolari e incanalare così il malcontento su r, une voie de garage 11 facendogli perder di vista l'essenziale. jAhi me las den todas! come dicono gli spagnoli. 11 '8 . 11, ( 5 ) Nel mio La fine di un feticcio: il sowrnnazionale, « I1 Federalista », settembre 1959. (6) Si veda il mio saggio Das ohnmXchtige 6uropavarlament. « Der Foderalist ». aaosto 1962. 3. I1 Parlamento Europeo giudice delle Comunità E' in tale prospettiva - e tenendo conto di questi, che sono i motivi di fondo della conce8zione federalista - che deve esser considerata la presente indagine circa l e Comunità europee nel 1962, sulla base dei giudizi formulati in proposito dal Parlamento europeo. Quest'assemblea - ho cercato di mostrarlo ampiamente altrove (4) - non vive, per dir così, di luce propria, ma è semplicemente il riflesso. fiacco e senz'eco di realtà ed avvenimenti del tutto al di fuori del suo controllo. I1 fatto che esso abbia così a lungo discusso. nel 1960-61, di elezioni europee dirette o di unione politica europea - perché quei temi erano, o parevano essere, di attualità fra i Governi - ed ora appena (1 ne pispigli - dimostra come esso non tenti neppure di influire sul corso di avvenimenti (il processo dell'integrazione europea) che, nei suoi dati politici di fondo, gli sfugge completamente: si tratta di res inter alios acta, a cui esso si sente talmente estraneo da poter ripetere - e di fatto, col suo atteggiamento, ripete - quanto si legge, in una sua relazione culturale, su un problema affatto particolare, e cioè quello... dell'eventuale stabilimento, nei sei paesi, del principio del <, deposito legale> dei libri in favore della biblioteca del Parlamento europeo. « I1 Parlamento europeo - si afferma in una relazione sulla cooperazione culturale comunitai.ia dell'on. De Ulock potrel~be esprimere una raccomandazione in tal senso: tuttavia è molto probabile che non se ne terrebbe alcun conto. In queste condizioni, è preferibile non fare alcunché ». - Saggia massima, che il Parlamento Europeo non ha dimenticato. Un utile Ersatz all'assenza di questi dibattiti politici è venuta dalla decisione del Parlamento europeo di non più discutere, come ha fatto finora, l e tre Relazioni generali che gli vengono presentate dai tre Esecutivi della CECA, della CEE e della CEEA per così dire per capitoli, secondo le diverse relazioni su ciascuno di essi elaborate dalle Commissioni parlamentari rispettivamente competenti, ma sulla base di una relazione parlamentare generale che riassume e coordina queste diverse ( 4 ) Nella XII parte del.mio Pour un renouwelleinent de r.'actior fédéraliste; e in genere nelle mie cronache strasburghesi in « Comuni d'Europa ». La Comunità europea dell'energia atomica 1. Limiti dell' Euratom : a) l'esclusione del settore militare I1 dibattito sulla Quinta Relazione generale della Commissione della CEEA è stato affrontato dal Parlamento europeo nel mese di ottobre. Questa Comunità - come lo stesso relatore, on. Brunhes, ha riconosciuto nel suo intervento orale del 15 di auel mese - si presta meno delle altre a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e a dar vita ai grossi dibattiti politici che in qualche momento si sono svolti intorno alle sue due sorelle maggiori (la crisi del carbone nella CECA; il passaggio alla seconda tappa del Mercato Comune, nella CEE), giacché i suoi limiti, molto più che per queste ultime, sono segnati chiaramente nello stesso trattato istituitivo, e fanno di essa, assai più di una organizzazione politica sovranazionale, un modesto ente amministrativo interstatale. Prima di tutto, come è noto, alla Commissione dell'Euratom manca radicalmente la competenza nel campo della ricerca nucleare per scopi non pacifici: il che fa si - è la relazione scritta dell'on. Brunhes che parla (doc. 73/1962 del Parlamento europeo: Rapporto sulla Quinta Relazione dell'Euratom) che * taluni Stati possono cercare di sotrarre all'attività comunitaria parte delle loro ricerche protestando ragioni di difesa nazionale D: o ricorrere allo stesso pretesto perfino = per non applicare taluni testi che dovrebbero essere rispettati da tutti in tema di controllo di sicurezza X . 2. b) L'assenza di una politica comune dell'energia Ma ciò non sarebbe ancora grave, se nel settore degli usi pacifici l'Euratom avesse la competenza che - sia pur solo sulla carta ha l'Alta Autorità della CECA, la quale, con la pubblicazione degli obiettivi generali a ace con le sue prese di ciaio P> e e carbone posizione (sia pur solo consultive) in tema di investimenti e di programmi, nonché con i prestiti che ha facoltà di concedere, può - o in ogni caso potrebbe, almeno in teoria - esercitare un'influenza sull'orientamento generale della produzione e degli investimenti, ben lontana, certo, da quella politica comune europea dell'energia e della produzione dell'acciaio - fondata su poteri comunitari adeguati e su uno stretto controllo, da parte degli organi europei, delle fonti di energia e del loro uso - che i federalis~tiauspicano; ma tuttavia di una qualche efficacia. Tutto ciò è in larga misura o del tutto assente nell'Euratom. che è quasi esclusivamente un organo tecnico di ricerca in comune: sì che - diciamolo subito - l'esistenza di una complessa struttura a comunitaria , (che simula un Esecutivo, ma senza poteri di governo; un Parlamento. ma senza l'ombra di una competenza legislativa, e una Corte di giustizia che è in realtà solo un modesto tribunale tecnico) è qui ancora più ingiustificata che nelle altre due Comunità (è anche questa una osservazione non nostra, ma dell'on. Pedini, nella discussione sull'Euratom avvenuta a Strasburgo nel novembre 1961) ( l ) : un puro pretesto per dare l'illusione che esistano già, il livello europeo, organi, strutture e politiche quasi-federali. mentre in realtà su tutte l e questioni essenziali l e sovranità nazionali restano intatte (e non è senza significato. in proposito, che ad esempio all'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica di Vienna 1'Euratom sia rappresentato da un semplice osservatore: secondo un rilievo, anche questo, dell'on. Brunhes). )) (1) Pedini affermava giustamente, fra l'altro. che, per quel che la CEEA ha fatto, <<non vi sarebbe stata ragione di costituire una Comunità autonoma: bastava infatti, ai fini tecnici, costituire un'agenzin specialiizata. una direzione atomica affidata alla CECA o alla CEE, che servisse a studiare dei programmi, ad amministrare delle borse di studio. ad assicurare accordi atomici con l'Inghilterra e con gli Stati Uniti ». COMUNI novembre 1962 5 D'EUROPA P - Oggi che anche a livello ufficiale si comincia a parlare di piano economico europeo N , vale la pena di insistere sulla radicale impotenza dell'Euratom in materia ponendola a confront? con i poteri ampi e diretti attribuiti, ad esempio, dall'Atomic Energu Act statunitense all'Atomic E n e ~ g l jCommittee. ARCHIVIO STORICO -- Un parere estivo di Chaban Delmas Déclaration du président del l'hssemblée Nationale concment l'adhésion de la Grande-Bretagne à 1'Union politique européenne. 3. La politica comune » si riduce a un'attività di previsione . . . Dans une interview accordée à 1'Agence Reuter, M. Chaban-Delmas, président d e l'tissemblée nationale, a évoqué les négociations e n t r e l a Grande-Bretagne e t l e Marché Commun. I1 a notamment déclaré. Certo, un apposito capitolo della V Relazione generale della Commissione della CEEA -- e quindi anche un capitolo della relazione dell'on. Rrunhes - è dedicato alla politica dell'energia della Comunità. Ma dietro questo titolo ambizioso si nasconde poco più che un'attività, da parte della Commissione dell'Euratom, di previsione intelligente. «?idée d e proposer à la Grande-Bretagne d'entrer dans l'union politique europeenne, sans attendre les résultats des négociations q u i s'engagent s u r l e plan économique, c'est-à-dire sans a t t e n d r e environ d e u x ans, p r e n d t o u t e sa valeur. I « Rien n'interdit d'envisager que, pour u n temps, les partenaires d e la comm u n a u t é politique soient d'un nombre différent d e celui des partenaires d e la communauté économique, surtout s'il s'agit d'un nombre croissant et, à fortiori, d e la Grande-Bretagne. « I1 n'est pas interdit d e penser, d e surcroit, q u e la réalisation d e la soudure politique puisse ensuite faciliter l a soudure économique >>. O n a d e m a n d é alors à M. Chaban-Delmas s'il n e pensait pas q u e la constitution d'une union politique européenne appelait éventuellement aussi la création d'un P a r l e m e n t Européen, ce qui militerait plut6t contre I'établissement éventuel d'un régime présidentiel d a n s l'un ou l'autre des priys membres de l'union politique. M. Chaban-Delmas a répondu: « J e n e pense pas qu'un régime présidentiel puisse s'acclimater durablement e n France, c a r l e penchant à l'instabilité qui fait partie du " fond gaulois " se transporterait v e r s l e sommet, c'est-à-dire d u niveau d u gouvernement a u niveau d u chef d e 1'Etat. « O n devine aisément les conséquences très facheuses d'une telle translation, qui se t r a d u r a i t e n u n e successioa d e crises d e régime >>. 1, - L'ener~ia che le centrali nucleari potranno fornire afferma la V Relazione dell'Euratom - è energia elettrica, « v a l e a dire (citiamo il riassiinto che di detta relazione dà l'on. Brunhes) di energia secondaria che rai~i>resentaattualmente solo il 205% del totale della energia utilizzata nei nostri Sei Paesi. mentre il residuo è rapprereiitato da energia primaria non trasformatn in elettricità (energia ottenuta direttamente dal carbone, dal petrolio e dal gas: motori a s c o p ~ i o , alti forni, riscaldamento ...) . Tuttavia la produzione di eriera i a elettrica aumenta più rapidamente della produzione energetica, e, di conseguenza, l'importanza dell'eiiergia nurieare diventerà rna~giore.Sarebbe dunque inutile cont.iapporre l'energia di origine riucleare alle foiiti di eners i a rhe sono attualmente insostituibili per tutti gli impiexhi che iie richie<lono la trasformazione in elettricità. La Relazione dell'Euratom ricoi,da che nel 1961 la Comunità h a prodotto 270 milioni di Kwh elettrici di o'ripine nucleare contro 130 nel 1960 e 4 nel 1969. L a relazione nrevede inoltre che l a produzione annuale di elettricità di oriaine nucleare sarà, alla fine del 1966, di 8-10 miliardi di Icwh, imri a circa il 2Yc, del totale della produzione rli energia elettrica prevista, contro l'attuale 1%». (Dai « Cahiers m ~ n s u e l sdc documentatio~a europeenne >> della Direzione deLla docuinemtazwne parlamentare e delL'infor7i~anane del Parlamento eul'opm, anno 4, aoosto-sf'ttemhre 1962, m. 8/9). 4. . ..nonché di socializzazione dei costi e di privatizzazione dei profitti Come si vede, siamo nell'ambito della pura previsione; e se, per suo conto, la Commissione della CEEA favorisce - conformemente, del resto, al Trattato - il raggiungimento dell'epoca (probabilmente il 1970, come si è visto) in cui l'energia elettrica di origine nucleare potrà competere con l'energia elettrica prodotta coi metodi tradizionali (cioè di origine idrica o termica), essa lo fa assai più per venire incontro agli interessi dei grossi gruppi produttori (2), che per svolgere una propria politica - che come abbiamo visto, manca, nell'ambito dell'Euratom, per definizione -. La stessa V Relazione lo confessa candidamente, a proposito della politica dell'Esecutivo dell'Euratom intesa a favorire la costruzione di reattori di potenza. « L e centrali nucleari - ess;, afferma - - saranno in grado di svolgere la loro funzione di strumento privilegiato atto ad integrare le sorgenti energetiche tradizionali. incapaci di f a r fronte da sole all'indisiiensabile aumento della uroduzione elettrica. soltaiito quando i loro promotori i?otranno contare su u n sufficiente wtenziale industiiale. sulla redditività della loro produzione rispetto alle centrali tradizionali e sulla competenza degli esercenti i11 questo speciale settore. Pertanto. il compito principale della Comunità è di spianare la via all'avvento di queste t r e condizioni essenziali ». E' la politica ben nota della socializzazione dei costi e della privatizzazione dei profitti. Ed è significativo che anche l'on. Brunhes - e attraverso lui tutto il Parlamento Europeo - non sappiano far di meglio che ripetere, nella relazione parlamentare che stiamo esaminando, le parole ora citate della Commissione dell'Euratom. Anzi, nella conclusione, l'on. Brunhes suggerisce addirittura la più ampia generalizzazione di questo metodo: « I l Parlamento europeo pensa che la CEEA dovrebbe a poco a poco esseie incaricata di tutto ciò che interessa la ricerca scientifica: in un primo tempo la ricerca pura e in u n secondo temno la ricerca applicata. Cercando di formare in comune ingegneri e tecnici per le tecniche più moderne verrebbe reso un impareggiabile servizio alil'insieme deli'industria dei nostri Paesi ». E' una politica che ha un suo colore ben definito. Un colore che non potrà cambiare, se prima non si cambiano i poteri e le capacità d'intervento delle Comunità, e non si dà ad esse una legittimazione e un sostegno democratico di cui oggi sono completamente prive. ( 2 ) Cf. Die Atomi~idmtrie i n deu Euratont-Liinder, Die Atoniwirtschaft », agosto-settembre 1962; Euratona ulul die Atomindustrie, ibid. I1 che significa appunto porre - un argomento che a Strasburgo è rigorosamente tabù il problema di un Governo europeo con poteri reali. 5. La ricerca nell'Euratom e i suoi limiti Le considerazioni fin qui svolte, sull'inconsistenza di una politica comunitaria nel settore dell'energia, sono rafforzate dal fatto che anche sul piano della semplice ricerca - politicamente limitato e modesto, ma pur sempre importante. in un settore così decisivo l'Euratom, lungi dall'aver competenze non diciamo esclusive, ma almeno preponderanti, non svolge che un'attività ausiliaria e in un certo senso secondaria rispetto ai programmi di ricerca dei singoli Stati: programmi che, anche per ciò che si riferisce agli usi pacifici dell'energia nucleare, restano strettamente nazionali. Nessuno lo ha detto meglio del sig, Sassen. membro olandese della Commissione del1'Euratom: «Ciasciino dei Paesi membri - egli ha dichiarato ail'Assemb!ea, come I'on. Brunhes ricorda - attua programmi di ricerca propri: I'Euratom è il l u o ~ o di incontro in cui vengono esposti e confrontati i vari programmi nazionali e il programma comunitario, il quale pertanto ha carattere completamente rispetto ai primi ». L e cifre del resto parlano chiaro: l'Euratom spende 80 milioni di dollari all'anno, di contro a stanziamenti per l'energia nucleare - sono anche questi dati della Relazione Brunhes di 2.577 milioni di dollari negli Stati Uniti e di 251 milioni di dollari nella stessa Francia (3). Se - come accadde durante la presidenza Hirsch - la Commissione tentasse di andare al di là di questa stretta complementarietà e sussidiarietà, il mancato rinnovo della carica al membro della Commissione troppo indipendente a e troppo europeo = (cioè... troppo rispettoso dei trattati, che gli prescrivono appunto di ispirare la propria condotta a tali principi) basterebbe a rimettere le cose a posto. Non si può pertanto dar torto all'on. Pedini, all'on. Janssen e ad altri parlamentari europei . Q (3) Cf. anche M. WAYNBAUM, Développements nucléaircs sur le z ~ l a n i n t e r n a t i o d intergouverr~emental, faits et chiffres sionificatifs, « La Revue Administrative », ago6t0 1962. che, nella citata discussione del novembre 1961. affermarono - sono parole, appunto di Pedini - che anche per la CEEA i Governi vogliono <,non un bilancio che sviluppi questo Ente, ma un bilancio che serva semplicemente a mantenerlo in vita (Ma non si può al tempo stesso non osservare che il Parlamento europeo - che protestò, al momento opportuno, per il siluramento D di Hirsch. applaudendo quest'ultimo lungamente in occasione del suo discorso d'addio a Strasburgo -, ha poi dimenticato completamente, un istante dopo, tale suo gesto, applaudendo altrettanto calorosamente, alla sessione seguente. i1 successore di Hirsch, Chatenet, imposto dal Governo francese, quando questi si presentò per la prima volta nell'emiciclo del Palais de 1'Europe 1,). 11. 6 . Ulteriori limitazioni imposte dal Consiglio dei Ministri Una volta stabiliti questi precisi limiti, è difficile fare una critica all'attività che 1'Eui'atom ha svolto. entro binari così rigidi e cosi modesti. Gl'impianti esistenti o in via di costruzione - a Karlsruhe, a Geel, a Petten. a Mol, a Ispra, ecc. - hanno ben funzionato, o inizieranno pre'sto la lo'ro attività; il centro di documentazione meccanografica esistente in quest'ultima città compie un lavoro eccellente, e cosi via; i risultati sono stati dovunque lusinghieri, e' soprattutto, la cooperazione fra tecnici di vari paesi si è rivelata particolarinente fruttuosa, ed ha ancora una volta dimostrato quanto grandi potrebbero essere i vantaggi dell'integrazione, se questa potesse acquistare in estensione e in profondità. Ciò per o r a non è possibile, nel quadro delle competenze attuali, perché l'Euratom, anche se può in teoria estendere le sue ricerche, nel senso non solo di svolgerle in proprio, ma anche di associarsi a imprese industriali o a centri di ricerca (esistenti all'interno della Comunità o in paesi terzi), attraverso appositi co'ntratti, in pratica tuttavia (è sempre il relatore Brunhes che parla): ... « la r~artecipazione del personale dell'Euratom ai lavori relativi a i contratti stipulati sia nella Comuiiità, sia negli Stati Uniti è stato fortemente ostacolato dalle limitate possibilità di reclutamento e dalla mancanza di personale e di mezzi dovuta alle restrizioni di bilancio imposte dal Consiglio dei Ministri ». novembre 1962 COMUNI D'EUROPA - Così il relatore mette la mano sulla piaga: l'inefficienza delle strutture comunitarie non solo esclude la possibilità di grandi e decisive realizzazioni, ma impedisce la formazione di una precisa volontà comunitaria che consenta di realizzare almeno ciò che è previsto nei trattati: l'ostacolo principale per queste indi:pensabili realizzazioni comunitarie egli dice. è la mancanza di volontà politica da parte degli Stati membri ,n. Conclusione che è anche la nostra - ina che, ancora una volta, resla sterile, se alla diagnosi non va congiunta 13 prescrizione di una terapia precisa ed efficace. che il Parlamento europeo si guarda sempre e con ogni cura dal suggerire. 8, quanto non esiste, nonostaiite gli sforzi degli oi:ganismi competenti. un'armonizzazione t r a i programmi nazionali di insegnamento, che permetterebbe di formare degli s1)ecialisti utilizzabili in t u t t i i Paesi della C o m u n i t à » . La conclusione è sempre la stessa (non si può dire che l'on. Brunhes sia molto ricco di fantasia): t), 7. Insegnamento e formazione professionale Le C, indispensabili realizzazioni a cui l'onorevole Brunhes fa cenno so'no da un lato una migliore organizzazione dell'insegnamento e della formazione professionale, dall'altro la creazione dell'università europea. E' interessante riportare per intero ciò che il relatore dice circa il primo punto, che involge una questione sostanzialmente tecnica, e che quindi. apparentemente, non dovrebbe implicare l e gravi difficoltà connesse alle più importanti questioni politiche. u l'insegnnmento e I;i formazione i)rofessionale -scrive dunque I'on. Brunhes -- vanno sern1)i.e più svi1iil)l);indosi e iostituiscono uno dei principali elementi di tutta. I:, i>»liticn dell'Eseciitivo dell'Euratom. P u r t i . o r ~ ~ iesistono o i.ilev:inti difficoltà in questo settore, in 1iai-ticol;ire per aumeiitnre il numero di ilosti di tirociii;inti offerti a studenti. Benché si:\ stato registrato a questo ~)i'ol>ositoun aumeiito delle candidature preselnLate. i mezzi fin;inziari limitati iml~osti dal Consialio <Ivi Ministri costituiscono anror;! un ostncolo effettivo ;illo sviliil>r>o di questi tirocini. la cui i m i ~ o r t a n z a fond;imentale iion i>uò sfuapire a nessuno. sia per quanto coiicerne I:i formazione c o m u n i t a i i ; ~ generale deali stu(lenti nelle discipliiie scientifiche. sia per lo svilui>po ulteriore di t u t t e le tecniche nucleziri. Il Parlamento ritiene oprmi-tuno insistere energicamente iiresso il Consiglio dei Ministri affinché il proI>lemn venirsi risolto con maggior larphezza di mezzi D, ecc. err. n Sarebbe !'orse opportuno - iirosegue l'on. Biunhes chiedersi se non sia piunto i l momento i>er I'Esecutivo d'incorag~~:iare1,iÙ efficacemente l a formazione di s~)eci;ilisti dei diversi gr;rdi. L'Esecutivo non prevede, i)er ora, l'istituzione di scuole iiroprie, m a contribiiisce :illa forniazione di s~>ecialistinucleari nel quadio delle attività del Centro comune di ricerche. I1 i>roblema iiei dii~lomi, i>i.ol>lem;i I;, cui soliizione condiziona molte ;rltre iiiiziative. (. difficilmente risolvil>ile ~ > e r ora, in « è necessario insistere affinché sia rreato un diploma di s~~ecializzazione nucleare al livello degli ingegneri e annti tecnici che sia riconosciuto dalle autorità iiazionaii vompetenti ». Considerazioni analoghe svolge il relatore anche a proposito di una questione più particolare, e cioè della ... « creazione a l livello dell'insegnamento tecnico di diplomi di studio Euratom nel settore dell'ipiene e delle radiazioni, il che favorirà I'armonizzazione degli insrgnamenti esistenti e faciliterà lo scambio dei tecnici nella Comunità. I n questo caso -- egli scrive come in quello della ricerca, bisognerà w r ò f a r e aypello al Consiglio dei Ministri e a i Governi affinché facilitino. invece di ostaco~larli come fanno attualmente, il ieclutamento dei tirocinanti e la formazione comunitai.ia ». . 8. La vera radice del male La prima causa di tutte queste difficoltà sta evidentemente nella mancata creazione dell'università europea, di cui faremo cenno f r a poco: il che ha delle ripercussioni gravi anche nel settore della Comunità economica europea, com'è rilevato dalla relazione in proposito dell'on. Deringer, che prenderemo in considerazione successivamente, e che fa notare che l'assenza di ogni attività, da parte dell'Esecutivo delia CEE, nel campo del riconoscimento reciproco dei diplomi, dei certificati e di altri titoli. prescritto dall'art. 57, paragrafo 1, del Trattato istitutivo del Mercato Comune, è connesso alla mancata attuazione dell'lstituto universitario delle Comunità. Di fronte a tutto questo l'omn. Brunhes, come si è detto, non sa far di meglio che ripetere che è necessario insistere Certo, è necessario insistere. Resta da vedere se. a forza di insistere - a vuoto, e senza alcuna reale forza di pressione - si otterrà qualcosa. Noi ci permettiamo sommessamente di dubitarne, se c c l'assenza di volontà politica lamentata dal relatore si estende anche a questioni tecniche, che non toccano certo i fo'nda-m menti essenziali delle sovranità statali (e quello citato non è un caso unico: lo stesso l>. >I .- -- - p - relatore sottolinea più oltre che perfino i regolamenti comunitari in materia d,i protezione sanitaria trovano difficoltà ad essier trasfusi nelle legislazioni nazionali e ad acquistar con ciò forza cogente). Vien fatto di chiedersi se ncn sia tutto il sistema che abbisogna di una riforma radicale, ove non si voglia che questa e altre consimili critiche restino, come già si è detto, sterili e senza alcuna efficacia ' , c o struttiva ,N. 9. L'Università Europea Altrettanto significativo è il commento dell'on. Brunhes circa il problema dell'università Europea. Gli sforzi finora compiuti, egli dice, non sono riusciti ad ottenere che il Consiglio dei Ministri prenda l e decisioni necessarie per la creazione dell'università Europea (problema al quale il Parlamento eurcpeo ha dedicato negli anni scorsi, alcune pregevoli relazioni dell'on. Geiger) (4). Poiché sono almeno in parte ccmprensibili le reticenze manifestate dalle Università nazionali, legate alle loro tradizioni e alle loro consuetudini, nei confronti di un'università europea con competenze generali, si potrebbe per lo meno cominciare con la creazione di un'università comunitaria che tratti soltanto i problemi scientifici più moderni e in particolar modo quelli di competenza dell'Euratom, rispetto ai quali, d'altra parte, l'urgenza di un Istituto Universitario europeo maggiore. « Il Pai.lamentai-e europeo - scrive Biunhes, ril~etendo la solita peremiade richiama ancora una volta I'atteiizione del Consiglio dei Ministri *ull;i necessità di dai^ concreta aattuazione ~Il'Università Eul.opea, tanto più che la città di Firenze ha offerto i l terrano nrcrss:irio l>er I;i s u a costruzione ». Purtroppo è tutto ciò che il Parlamento europeo può fare. In questo, come in tutti gli altri settori, i poteri di decisione, propri di un vero Parlamento, gli sfuggono completamente, e ad esso non resta che raccomandarsi al buon cuore dei governi. Ed è una magra, ben magra consolazione quella, a cui ricorre in mancanza di meglio l'on. Brunhes, di constatare che esistono almeno ... l e scuole elementari e medie europee: non già, s'intende, per i figli dei minatori o dei lavoratori all'estero; ma semplicemente per i figli dei funzionari delle Comunità (cioè per pochi privilegiati, senza reale incidenza sociale) e che (' queste scuole fanno più per l'avvenire dell'Europa di Conclusione qualunquistica la molti discomrsi cui conseguente applicazione dovrebbe esser la richiesta di soppressione sic et simpliciter del Parlamento europeo: dove appunto non si fanno che discorsi - e spesso, come questo, di gusto assai dubbio. )). CASSA DI RISPARMIO DI ROMA FONDATA NEL 1836 90 dipendenze nel Lazio Crediti speciali : agrario artigiano fondiario TUTTI I SERVIZI E LE OPERAZIONI DI BANCA 10. La ricerca scientifica generale Sempre in relazione al problema dell'Università europea, dovremo accennare brevemente a l tema più vasto della cooperazione scientifica generale, che eccede certo la sfera d'azione del1'Euratom e della stessa Comunità economica europea (la quale ha in materia solo competenze insignificanti. e del resto scarsamente esercitate, come rileva la già citata relazione dell'on. Deringer); ma che riveste, ciò nonostante, un'importanza e un interesse capitali per i popoli europei. Nel corso del 1961 due Relazioni discusse dall'Assemblea Consultiva del Consiglio d'Europa - l'una dell'on. Kraft, sulla cooperazione europea nel campo della ricerca scientifica generale; l'altra dell'on. Price, sulla cooperazione europea nel settore della ricerca spa-. ziale - hanno affrontato in modo interessante il pro'blema. La potenza economica di un Paese - tale è il senso della relazione dell'on. Kraft -, la politica difensiva e i vari settori della vita civile sono tutti direttamente legati allo svi( 4 ) Doc. 40/1960: <lo,c. 36/1961; doc. 104f1961. Si vedano anche l'opuscolo U n e Univeroité Eurol)ée?~ne?.del « Centre Euroyéen de l a Culture)) di Ginevra, e G . MAI(TINO, I,'icniveroità europea, « Rivista. di studi politici inteniazionali ». gennaio-marm 1962. (rwriti?r?~na pay. 1 7 ) COMUNI novembre 1962 D'EUROPA 7 Manifestazioni e u r o p e e a C h i e t i Il gemellaggio con Macon Sabato l 5 settembre Chieti ha celebrato il gemellaggio con la città francese d i Macon (già preceduto d a una riunione preparatoria a Macon nel maggio scorso) con u n a se?-ie d i m a n i f e s t a ?ioni iniziatesi la mattina con la premiazione degli alulzni vincitori del concorso della Giornata evrowea della scuola Subito dopo, al Pa,t. creando, fosse anche l'Europa dei cuori: vorr e m m o c h e penetrasse profondamente nelle popolazioni, che fosse una Europa umana. e ciò n o n si può ottenere che nella misura i n cui gli u o m i n i parteciperanno direttamente a q u e st'azione, cioè è assolutamente indispensabile c h e i comuni si affratellino: queste vecchie Gemellaggio Chieti-Macon: il Sindaco di Chieti, Buracchio e di Màcon, Escande, consegnano i premi agli alunni vincitori del Concorso della Giornata europea della scuola . lazzo comilnale, avzieniva la cerimonia ufficiale con la partecipazione d i ~ r n anumerosa delegazione francese. guidata dal Sindaco Escande, del rappresentante della Sezione belga, A m o r y , olandese, V a n W i j c k e d i quella italiana, Martini, del Console generale fl'ancese a Roma, Giovangrandi, e di altre personalità.. In quesl'occasione . dopo che i rappresentanti dell'Olanda e del Belgio avevano detto brevi parole di saluto, i l Segretario generale aggiunto della Sezione italiana del c c E , Marti.ni, ha sottolineato, fra l'altro, come l'azione del Con.sigli0 d e i Conitini d'Europa tende a d u e scopi essenziali: ronsentire il controllo democratico e popolare del processo di integrazione econom i c a , che ormai è i n fase avanzata, e garantire che qitesto processo sia irreversibile per giungere al piìi presto anche all'integrazione politica. I 1 Sindaco d i Macon, che ha parlato dopo il Console d i Francia, ha ribadito questi concetti nel szto discorso, ricordando fra l'altro: Miei cari amici, l'Europa si sta facendo, l'Europa si sta facendo e n o i v o r r e m m o che essa fosse nella linea di condotta c h e ci siamo prefissi. V o g l i a m o c h e ciò sia un po' l'immagine di Roma, d i cui sempre si parla, c h e ci siano contatti econcmici, politici, numerosi, seri, c h e ci permettan-, d i creare questa ricchezza indispensabile all'uomo, c h e ci permettano forse anche degli inizi m o l t o b e n e apprezzati dai ~ a e s i sottosviluppati, che ci permettano cosi di difenderci e n o n d i attaccare, d i d i f e n d e r c i , cicè di avere u n continente equilibratore tra d u e blocchi estremamente potenti c h e sono gli Stati Uriiti d'America e l'URSS. Ma noi v o r r e m m o che questa Europa c h e si sta cellule u m a n e , le più antiche nella storia, che hanno permesso agli uomini d i riunirsi per d i f e n d e r s i , n o n solo per v i v e r e m a anche per amarsi. Questo d e v e essere il gemellaggio dei comuni, perché sappiamo c h e i Consigli c o m u - nali hanno t u t t i le stesse preoccupazioni: essi sono i n contatto diretto c o n gli abitanti. hanno il dovere e l'obbligo d i dar loro lavoro. di costruire alloggi, d i instruirli, di educarli. I comuni sono d u n q u e i n diretto rapporto con l e popolazioni. U n gemellaggio di comuni perm e t t e giustamente ai Consigli comunali e ai sindaci, se essi operano b e n e , di fare i n m c d o c h e a t u t t i i livelli sociali l e popolazioni si incontrino. L'Europa n o n si farà, n o n si creerà e n o n sarà valida se n o n nella misura i n cui noi ~ e n e t r e r e m oa r o f o n d a m e n t e nelle DODOlazioni, n o n soltanto delIe città m a a n c h e A d é l l e campagne; è necessario c h e l'insieme dei Paesi. l'insieme dei popoli, partecipino alla nostra azione ,,. Da u l t i n ~ oRztracchio ha sintetizzato le ragio~ii delle manifestazioni del 15 e del 16 a f f e r m a n d o che la f e d e europeista e il desiderio cli lottare per l'E?rropa devono attuarsi sia slt1 piaiio ideale conle su quello pratico: il gemellaggio significa la sugyestivq cerimonia che conq~iista l'animo popolnre, che trascina le popolazioni anche col sentimento. m e n t r e il ccnvegno regionale d i studi s,ull'integrazio~iragricola europea è l'esame dei problemi concreti. L e cerimonie della mattina sono terminate con l'inaugurazictie di u n a nacstra fotografica su Mzcon. Nel pomeriggio, alla Camera di C c n ~ m e r c i o d i Chieti, la delegazione francese ha esaminato con i colleghi italiani ed altri esponenti della vita economica e culturale della città.. alcuni dei settori più importanti dell'ammi~zi.strazioni. delle d u e città. I n questa occasione sono state presentate e discusse le ielazioni dell'avz~ocalo Nicola Buracchio, Sindaco d i Chieti, s z ~l'amministrazione della città; del prof. A l f r e d o C a r p i lieto sui problemi della gioventù studiosa: del prof. Valerio Ciunfarani e dell'asses.sore al turis m o cav. Mario Zuccarini sugli aspetti tztristiri e le bellezze monumeiitali. Infine, dopo l'intitolazione d i u n a via all'E1~rapa, la delegazione francese ha visitato il Museo archeologico nazionale degli Abruzzi. G l i esponenti della delegazione francese e i rappresentanti delle altre Sezioni nazionali del CCE hanno poi partecipato sia regionale sia alla pubblica manifestazione ei1l.opeista, i n Piazza Duomo, che ha concluso, alla presenza d i migliaia di cittadini, le importanti giornate e~iropeiste. I1 Convegno regionale Domenica 16 settembre si è svolto a Chieti l'Abruzzo, l'economia agricola che d e v e essere il secondo Convegno regionule abruzzese sul necessariamente uista nel più vasto qziadro t e m a ,,L'integrazione agricola europea e europeo. l'Abruzzo organizzato, sotto gli a~rspici della Buracchio ha conclztso salutando il Sitidacc Sezione italiana del CCE, dal Sindaco d i Chieti. d i Macon e i rappresentanti delle altre Seziont a v v . Nicola Buracchio, Segretario amministranazionali del CCE che avevano voluto parteci-. tivo dell'AICCE, i n collaborazione con l'ampare anche al Convegno dimostrando la stretta ministrazione provinciale. connessione fra i problemi tecnici e quelli poli-. tici dell'ltnita europea. I lavori sono stati aperti dal Sindaco che, Hanno preso poi la parola il Presidente della dopo brevi parole d i saluto, ha illustrato le Provincia, Surani, che era stato chiamato a I;nalità del Conuegno inquadrandolo nelle attipresiedere il Convegno, il Console generale di v i t à del Consiglio d e i C o m u n i d'Europa che Francia a R o m a , Giovangrandi, il Sindaco di v e d e , i11 queste iniziative, il m o d o d i far co.non/l2con, Escande, e i rappreswntanti belga e olanscere alla base gli sviluppi del processo comunitario europeo e d i sollevare co.nsensi e critiche. . dese del C C E , A m o r y e V a n Wijclc. Bziracchio ha i n f a t t i ricordato come le misure Il relatore u f f i c i a l e Aride Rossi, n ~ e m b r odelLa Sezione agricoltura del Comitato economico e adottate a livello eliropeo, nel quadro della politica economica, finanziaria, doganale, agrisociale della CEE e C E E A , ha quindi s ~ v ~ l t o la sua relazione che pubblichiamo nel leslo cola e sociale, si ripercuotono più O m e n o diretdistribuito prima del Convegno m a che il relat a m e n t e sugli interessi delle collettività locali tore ha notevolmente ampliato nell'espo.sizioize e perciò la loro applicazione richiede l'ausilio trattando, f r a l'altro, del Fondo sociale europeo, delle esperienze degli amministratori locali che n e conoscono le reali n e c e s s i t à : fra degli Enti d i sviluppo e d i alcuni problenii locrtli abl'i~zresi. qiteste particolare interesse richiede, per 9% COMUNI La relazione di Aride Rossi su "L'INTEGRAZIONE AGRICOLA EUROPEA E L'ABRUZZO " ci L'art. 38 del Trattato di Roma stabilisce, come è noto, che il funzionamento e lo sviluppo del Mercato Comune per i prodotti agricoli, devono essere accompagnati dalla instaurazione di una politica agricola comune degli Stati membri. L'art. 39 definisce l e finalità della politica agricola comune come segue: a ) incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure l'impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della mano d'opera; b ) assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell'agricoltura; C ) stabilizzare i mercati; d ) garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; e) assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori. In ottemperanza all'art. 43 del Trattato, la Commissione Economica Europea, dopo aver consultato il Comitato Economico e Sociale D'EUROPA comune, i criteri per la determinazione dei prezzi minimi, l e regole di concorrenza, la percezione di una tassa di compensazione ed alcune risoluzioni riguardanti i prodotti lattiero-caseari, l e carni bovine e lo zucchero. A tale decisione, definita giustamente di portata storica, si è giunti dopo non poche difficoltà e contrasti data la complessità ed a volte la eterogeneità degli interessi da conciliare. Ma appunto perché notevoli erano l e difficoltà ed i contrasti da superare, l e decisioni del 14 gennaio scorso costituiscono una grande vittoria dell'idea europea sui particolarismi e nazionalismi di ogni genere L'integrazione agricola europea presenta difficoltà superiori a quelle di qualsiasi altro settore. Gli orientamenti autarchico-protezionisti che hanno guidato la politica agricola di quasi tutti i Paesi europei nel periodo intercorso fra le due grandi guerre hanno creato differenze nei sistemi dei prezzi e nel funzionamento dei mercati che non si cancellano in un giorno. Esistono inoltre, tra alcuni paesi, condizioni di base talmente ditierenti per cui si è portati, qualche volta, a credere che l'interesse di un Paese. o di un gruppo di Paesi, sia fondamentalmente diverso da quello degli altri. Basta esaminare ad esempio la posizione di un Paese come la Francia, in grado di realizzare aumenti produttivi, specie nel settore dei cereali, capaci di soddisfare buona parte delle esigenze della comunità, e quella della Germania, grande importatrice di prodotti agricoli, e che tale Convegno regionale: il tavolo della presidenza meptre parla il Console di Francia a Roma, Giovangrandi. Da sinistra: il relatore Rossi, il Sindaco Buracchio, i1 Presidente della Provincia Surani, il Segretario generale del11.41CCE Serafini, il Sindaco Escande. v- e l'Assemblea Parlamentare ha presentato, il 30 giugno 1960, le proposte per una politica agricola comune. Tali proposte, meglio conosciute come Piano Mansholt, riguardano i vari aspetti della politica agricola e cioè: politica strutturale, politica di mercato e dei prezzi, politica commerciale. P e r gli aspetti sociali della politica agricola comune, ci si riservava di presentare concrete proposte dopo aver sentito, in una conferenza appositamente convocata, il parere dei partners sociali, conferenza che si è svolta, come è noto, alla fine di settembre dell'anno scorso a Roma e le cui conclusioni sono ora all'esame della Commissione. Dopo una lunga serie di sedute, il Consiglio dei Ministri della CEE, alle ore 5,30 del 14 gennaio scorso approvava l e linee fondamentali della politica agricola comune adottando tutta una serie di regolamenti e di decisioni riguardanti i cereali, le uova e il pollame, l e carni suine, la frutta e gli ortaggi, i vini, il finanziamento della politica agricola caratteristica desidera mantenere allo scopo di favorire il collocamento dei propri prodotti industriali sui mercati mondiali e che attua nello stesso tempo una politica di forte sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli: oppure quella dell'Italia e dell'olanda che hanno bisogno di conservare capacità concorrenziali alle rispettive esportazioni di ortofrutticoli e di prodotti animali, si comprende facilmente come la via dell'accordo fosse tutt'altro che facile. Ma alla fine l'interesse comune ha prevalso su tutto il resto. Quando esiste la consapevolezza del bene comune, i mezzi per conciliare gli interessi particolari si trovano sempre. Ed è perciò che noi sentiamo il dovere di inviare il nostro vivo ringraziamento agli uomini politici, ai federalisti, agli amici dell'Associazione dei Comuni d'Europa, in una parola a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per rinsaldare nelle popolazioni europee, la convinzione che il loro avvenire è legato alla creazione degli Stati Uniti d'Europa. novembre 1962 Senza tale convinzione, senza la spinta dell'opinione pubblica europea - la quale avrebbe giudicato severamente, coloro che si fossero assunta la responsabilità di ritardare l'attuazione dell'integrazione economica europea per l'incapacità di comporre i dissensi esistenti in campo agricolo - ben difficilmente i negoziatori di Bruxelles sarebbero riusciti a concludere positivamente l e loro fatiche. L e decisioni del 14 gennaio, completate da una serie di altri regolamenti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 66-67 del 28 e 30 luglio scorso, comprendono: 1) il regolamento sui cereali; 2) il regolamento sulla carne suina; 3) il regolamento sulle uova; 4) il regolamento sui volatili: 5) il regolamento sugli ortofrutticoli; 6) il regolamento sul settore vitivinicolo; 7) la decisione sui contingenti di vino; 8) il regolamento relativo all'art. 42 (norme sulla concorrenza): 9) la decisione relativa all'art. 235 (merci derivanti dalIa trasformazione di prodotti agricoli), unitamente ad u n elenco di prodotti; 10) la decisione relativa all'art. 44 (criteri obiettivi per i prezzi minimi); 11) la risoluzione relativa ai prodotti lattiero-caseari, alla carne bovina e allo zucchero; 12) il regolamento finanziario. I regolamenti sono vincolanti in ogni loro parte e sono direttamente applicabili in tutti gli Stati membri. La data di applicazione. fissata in u n primo tempo a l lo luglio 1962, è stata successivamente spostata, per ragioni tecniche, al 31 luglio 1962. Con l'adozione di tali regolamenti, che interessano circa i1 5 0 5 della produzione agricola della comunità, sono state praticamente approvate l e linee fondamentali della politica agricola comune. In modo particolare si sono felicemente superate l e questioni che avevano formato oggetto di forti contrasti fra gli Stati membri quali la questione istituzionale, la qestione del finanziamento della politica agricola comune, e la questione relativa alle clausole di salvaguardia. E' perciò lecito ritenere che sarà relativamente facile, ora, adottare i regolamenti sul riso, sulle carni bovine, sui prodotti lattierocaseari, sullo zucchero, sulle materie grasse di origine vegetale, sul tabacco greggio e su alcuni altri prodotti di minor importanza. Ciò per quanto riguarda la politica di mercato e dei prezzi e la politica commerciale Rimangono poi da definire gli aspetti strutturali e sociali della politica agricola comune. Per la politica strutturale è stata anvanzata già - peraltro assai modesta - una prima proposta, mentre per la politica sociale si è in attesa di conoscere l e proposte che la Commissione presenterà, tenuto conto anche delle conclusioni della conferenza sociale di Roma. A parere di molti - e noi siamo fra questi sarebbe stato consigliabile far procedere di pari passo i vari aspetti della politica agricola comune. Purtroppo le cose non sono andate in questo modo, anche per l e carenze del trattato in materia strutturale, il che ha offerto lo spunto ad alcuni Stati membri di ritardare l'adozione di una politica strutturale comune. Indipendentemente dalle carenze del trattato, a noi sembra interesse comune che i vari aspetti della politica agricola procedano di pari passo. La politica di mercato e dei prezzi rischia, senza il supporto della politica strutturale e della politica sociale, di incontrare ostacoli tali da dover rallentare il proprio cammino. S e pensiamo alla crisi di redditi che investe, sia pure in misura diversa, l'agricoltura dei Sei e alla impossibilità di migliorare il livello dei medesimi mediante la semplice politica dei prezzi per l e ragioni di ordine economico e commerciale che è facile immaginare - necessità di mantenere gli scambi commerciali con i Paesi terzi ad un livello elevato e di non ostacolare, con una politica di alti prezzi, l'espansione economica generale - ci rendiamo conto della enorme importanza che hanno la politica strutturale e la politica sociale nella battaglia per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della gente dei campi. novembre 1962 Passando a l merito dei regolamenti approvati ricorderemo che le questioni di maggiore importanza da essi affrontate sono: i prelievi, il sistema dei prezzi, le restituzioni all'esportazione, il ravvicinamento dei prezzi, i prezzi minimi, l a normalizzazione delle qualità. l a istituzione di un catasto vitivinicolo, l a regolainentazione comunitaria dei vini di qualità, le clausole di salvaguardia, il finanziamento della politica comunitaria, i problemi istituzionali e la durata del periodo transitorio. I prelievi I1 sistema dei prelievi adottato per il settore dei c ere ali, della carne suina, delle uova e del pollame, sostituendo tutte l e misure di protezione oggi esistenti (dazi doganali, contingenti, calendari di importazione, ecc.) regolerà d'ora in poi gli scambi commerciali con i Paesi terzi e, limitatamente a l periodo transitorio, con gli Stati membri. Prendiamo ad esempio il sistema dei prelievi previsti per il settore dei cereali che è il più importante. L'arnn~ontai.e del prelievo che viene effettliato a l momento dell'importazione, negli scambi fra i Paesi membri, è pari alla differenza esistente tra il prezzo d'entrata dello Stato membro importatore - che corrisponde. all'incirca, al prezzo che si vuol garantire al produttore - e il prezzo franco-frontiera dello Stato membro importatore (il prezzo francofrontiera viene fissato dalla Commissione sulla base dei prezzi praticati dallo Stato membro esportatore sul mercato più rappresentativo, per l'esportazione, dello Stato membro importatore in questione). Negli scambi fra gli Stati membri tale differenza viene diminuita di una quota forfettaria, stabilita annualmente dal Consiglio, allo scopo di favorire gli scambi fra gli Stati membri della comunità (la cosiddetta preferenza comunitaria). L'ammontare del prelievo nei confronti delle importazioni provenienti da Paesi terzi è pari alla differenza tra il Drezzo cif stabilito dalla Commissione in base alle condizioni d'acquisto ~ i ù favorevoli esistenti sul mercato mondiale ed il prezzo d'entrata dello Stato membro importatore sopra citato. L'ammontare dei prelievi negli scambi fra gli Stati membri andrà via via riducendosi fino a scomparire del tutto alla fine del periodo transitorio. Le riduzioni annuali saranno in relazione con il programma di ravvicinamento dei prezzi di cui parleremo più avanti I sistemi di prelievo previsti per la carne suina, le uova, il pollame, si differenziano in qualche punto da quello dei cereali dato il diverso grado di protezione oggi esistente negli Stati membri e la differente natura dei prodotti in questione Rinunciamo a parlare di tali differenziazioni per brevità di tempo ed in considerazione del minore interesse che tali produzioni rivestono per l'economia agricola della vostra regione. L e ragioni della introduzione di un sistema di prelievi a l posto delle misure di protezione precedenti sono da ricercarsi nella estrema variabilità dei prezzi del mercato mondiale. Fra commercio di Stato, dumping e misure varie d i effetto equivalente, il mercato dei prodotti agricoli è soggetto a variazioni di prezzo fortissime. Di qui la necessità di assicurare, mediante l'adozione di un sistema di protezione alla frontiera comune più elastico di quello tradizionale, la stabilità dei prezzi interni e la regolarità degli scambi internazlonali. Come ha detto giustamente il Commissario Mansholt, qualora venissero date garanzie attraverso accordi internazionali di una certa stabilità dei prezzi sul mercato mondiale, si potrebbe procedere al consolidamento dei prelevamenti. In altre parole alla trasformazione del prelievo in un più semplice sistema di dazi doganali. Il sistema dei prezzi I1 regolamento dei cereali prevede la fissazione annuale da parte di ogni Stato membro di prezzi indicativi di base valevoli per l e zone di commercializzazione più deficitarie. Tali prezzi vengono fissati prima delle semine autunnali e servono a meglio orientare e COMUNI D'EUROPA garantire il produttore nelle sue scelte produttive dato che la politica della comunità, per il prodotto in questione, sarà condotta in modo da stabilizzare i prezzi sul mercato intorno al prezzo indicativo. Tale obiettivo sarà realizzato mediante la fissazione di prezzi di intervento in base ai quali i produttori potranno consegnare il loro prodotto agli organismi di intervento quando i prezzi sul mercato scendono al di sotto del medesimo e mediante l a fissazione del prezzo di entrata prima ricordato. I prezzi di intervento vengono fissati, durante il periodo transitorio, dagli Stati membri ed il loro livello deve essere inferiore a quello dei prezzi indicativi da un minimo del 5 '70 ad un massimo del 10%. I prezzi d'entrata vengono, come è noto, fissati in modo che il prezzo di vendita del prodotto importato sul mercato del centro di commercializzazione più deficitario, raggiunga il livello del prezzo indicativo di base (in altre parole prezzo d'entrata, più spese d i trasporto e d i commercializzazione e profitto dell'importatore, corrispondono, all'incirca, al prezzo indicativo di base). Possono essere fissati dei prezzi indicativi derivati qualora il divario fra il prezzo di mercato della zona Aride Rossi più deficitaria e la zona più eccedentaria superi il 5%. Sia i prezzi indicativi che i prezzi di intervento e di entrata vengono stabiliti, durante il periodo transitorio dagli Stati membri seguendo determinati criteri fissati dalla Commissione o dal Consiglio -. Nella fese del mercato unico verranno invece stabiliti dagli organismi della comunità. P e r la carne suina, le uova e il pollame non esistono prezzi indicativi e prezzi d i intervento. Solo in caso di gravi perturbazioni sul mercato interno, dovuto ad offerte da Paesi terzi a prezzi anormalmente bassi, il Consiglio, deliberando all'unanimità, può fissare un prezzo limite a l di sotto del quale l'importazione non è consentita. Limitatamente al periodo transitorio può essere fissato un prezzo limite anche negli scambi tra gli Stati membri. Ravvicinamento dei prezzi I1 ravvicinamento dei prezzi fra gli Stati membri deve avvenire durante il periodo transitorio per arrivare, nella fase del mercato unico (cioè fra 7 anni circa), ad un prezzo unico comunitario per i vari prodotti. Per la campagna di commercializzazione in corso il Consiglio ha fissato i minimi ed i massimi entro i quali devono venire stabiliti i prezzi indicativi dei cereali e ciò allo scopo di evitare che i prezzi degli stessi nei singoli Paesi si allontanino anziché avvicinarsi. Entro il mese in corso il Consiglio dei Ministri della CEE fisserà i criteri da seguire per il ravvicinamento dei prezzi ispirandosi alla necessità di promuovere la specializzazione produttiva all'interno della comunità secondo l e condizioni naturali e l e strutture economicamente più favorevoli, salva, logicamente, la garanzia di un equo tenore di vita per la popolazione agricola. I1 futuro prezzo indicativo comunitario dovrà essere fissato in funzione delle imprese agricole economicamente valide e razionalmente gestite e dei giusti rapporti di prezzo fra i vari prodotti. Non è possibile dire oggi a quale livello si ravvicineranno i prezzi dei vari prodotti alla fine del periodo transitorio. Ciò dipenderà da una serie di fattori, non ultimo quello internazionale (il livello dei prezzi del mercato mondiale, l'adesione dell'Inghilterra al MEC, l'esigenza di ampliare gli scambi con i Paesi terzi, ecc.). Ciò che ci sembra poter affermare fin d'ora con una certa tranquillità. è che ben difficilmente tale ravvicinamento potrà avvenire ai livelli più elevati, ragion per cui si impone una seria azione per la riduzione dei costi di produzione se non si vuole sacrificare ulteriormente il tenore di vita delle popolazioni agricole. Prezzi minimi Con decisione a parte il Consiglio dei Ministri della CEE ha fissato i criteri obiettivi per la determinazione dei prezzi minimi. Gli Stati membri possono ricorrere ad un sistema di prezzi minimi per un periodo non superiore ad un anno, ed unicamente per i prodotti che non hanno formato ancora oggetto di regolamentazione comunitaria. Eccezione fatta per gli ortofrutticoli il cui regolamento ammette l a possibilità di ricorsi a prezzi minimi nei riguardi delle importazioni provenienti da Paesi terzi. I prezzi minimi scno applicabili soltanto durante il periodo di ccmmercializzazione del prodotto nazionale in questione. Lo Stato membro' che intende adottare un sistema di prezzi minimi al di sotto del quale l e importazioni sono temporaneamente sospese. o ridotte, deve darne comunicazione alla Commissione, e agli altri Stati membri, almeno 15 giorni prima; e 3 giorni feriali prima dell'entrata in vigore del sistema, deve comunicare il livello del prezzo minimo fissato. La sospensione, o riduzione momentanea, delle importazioni è subordinata alla constatazione che in 3 successive operazioni commerciali il prezzo di riferimento è rimasto a l di sotto del prezzo minimo. P e r la merce in viaggio vi sono tre giorni di tempo affinché arrivi a destinazione. L e importazioni devono essere rimesse non appena il prezzo di riferimento sia stato, per tre mercati successivi, uguale, o superiore, a l prezzo minimo fissato. I1 prezzo di riferimento viene fissato sulla base della media ponderata della quotazione rilevata in uno o più mercati all'ingrosso (evidentemente i mercati più rappresentativi) dello Stato membro importatcre. In ogni caso il prezzo minimo non può essere superiore a l 105% del prezzo di intervento, qualora esista, per il prodotto in questione, una precisa organizzazione di mercato. P e r i prodotti invece per i quali non esiste il prezzo di intervento, il prezzo minimo non può superare il 92% del prezzo medio di riferimento dei mercati all'ingrosso dei 3 anni precedenti. P e r le importazioni provenienti da Paesi terzi, i prezzi minimi devono essere fissati ad un livello superiore a quello applicato alle importazioni provenienti dagli Stati membri, allo scopo di assicurare la preferenza comunitaria. Ortofrutticoli e vini Per i prodotti per i auali non è prevista l'introduzione d i un sistema di prelievi negli scambi commerciali intercomunitari e con i Paesi terzi, come gli ortofrutticoli e il vino, la liberazione degli scambi fra gli Stati membri, è subordinata all'applicazione di precise norme d i qualità. P e r gli ortofrutticoli, il Consiglio della CEE ha fissato norme comuni di qualità per quanto riguarda le condizioni generali della merce, il calibraggio e l'imballaggio, per prcdotti o gruppi di prodotti. Lo Stato membro esportatore risponde del 10 ccntrollo qualitativo della merce prima dell'uscita della medesima, rilasciando un certificato che attesta la qualità e la classificazione. E' facoltà dello Stato membro importatore verificare se la classificazione del prodotto è conforme a l certificato. Tutte le restrizioni all'importazione (contingenti, prezzi minimi, calendari di importazione ecc.) sono abolite secondo il calendario seguente: 31 luglio 1962 per la qualità extra, 1" gennaio 1964 per la prima qualità, 1" gennaio 1966 per la qualità seconda. P e r il vino, gli scambi intercomunitari sono limitati per ora a determinati contingenti fissati dal Consiglio dei M i n i ~ t r i (1.200.000 ettolitri per la Germania coinpresi i vini per spumanti; 150.000 ettolitri per la Francia e l'Italia) e per l e qualità dello stesso indicate ( p e r l'Italia vale l'elenco delle qualità di cui all'accordo italo-francese del 29 maggio 1948). Entro il 30 giugno 1963 gli Stati membri devono istituire il catasto viticolo ed entro l'anno in corso il Consiglio dei Ministri della CEE stabilirà una denominazione comunitaria dei vini di qualità prodctti in regioni determinate. Alcuni paesi, in particolare la Francia, subordinano le loro adesioni alla liberalizzazione totale del mercato dei vini alla adozione della regolamentazione suddetta. Allo scopo di poter fare un bilancio di previsione delle risorse e dei fabbisogni di vino, ogni anno, e per la prima volta nell'ottobrenovembre prossimo, i produttori ed i commercianti di vini dovranno dichiarare i quantitativi di prodotto che tengono nelle loro cantine. Ulteriori proposte dovranno essere fatte per la organizzazione e la liberalizzazione totale del mercato dei vini. Clausole di salvaguardia Sulla base di una precisa norma del trattato (art. 226) uno Stato membro può prendere, nel ccrso del periodo transitorio, misure di salvaguardia, qualora il mercato di un prodotto subisca, o ris'chi di subire, gravi perturbazioni a causa delle importazioni. I1 Consiglio dei Ministri ha adottato una formula generale valida per tutti i prodotti oggetto di regolamentazione, ad eccezione del vino, per il quale esistono ancora, come abbiamo visto, limitazioni all'importazione. Lo Stato membro che intende ricorrere alle misure di salvaguardia, deve notificare alla Commissione e agli altri Stati membri, i provvedimenti che intende adottare prima della loro entrata in vigore. Nel caso di chiusura della frcntiera, le merci in viaggio hanno tre giorni di tempo per arrivare a destinazione. La Commissione, sentito il parere del Comitato di Ges'tione di cui parleremo più avanti, decide, entro il termine di 4 giorni feriali, se i provvedimenti in questione devono essere mantenuti, modificati, o aboliti. Lo Stato membro che non intende conf'ormarsi alle decisioni della Commissione, ha facoltà di ricorrere a l Consiglio dei Ministri il quale decide, il più presto possibile, a maggioranza qualificata, se mantenere, modificare o annullare, la decisione della Commissione. I1 riccrso al Consiglio dei Ministri non sospende l'applicazione delle decisioni della Commissione. In definitiva, se la Commissione e gli altri Stati membri non sono d'accordo, uno Stato membro può sospendere l'importazione di un prodotto per un periodo massimo di 4 giorni. A questa regola di carattere generale, esistono le seguenti eccezioni: 1) per i cereali, il ricorso al Consiglio, sospende la decisione della Commissione per un massimo di 10 giorni; 2) per la qualità extra degli ortofrutticoli il ricorso alle clausole d i salvaguardia deve essere preventivamente autorizzato dalla Commissione (è questo un importante successo della nostra delegazione alle riunioni di Bruxelles). Le clausole di salvaguardia si applicano sia agli scambi tra gli Stati membri che a quelli ccn i Paesi terzi. In ogni caso la protezione derivante dall'applicazione di tali clausole, deve essere inferiore, o a l massimo uguale, a quella esistente al 31 luglio 1962. COMUNI D'EUROPA novembre 1962 Finanziamento della politica agricola comune P e r il finanziamento della politica agricola comune è stato istituito un fondo denominato Fondo di Orientamento e di Garanzia. Nella fase del mercato unico scno a totale carico del fondo: a ) i rimborsi all'esportazione verso i Paesi terzi; b ) gli interventi destinati a regolarizzare i mercati interni (spese per stoccaggi ecc.); C) le azioni in comune volte a realizzare gli obiettivi di cui al paragrafo 1): lettera n) dell'art. 39 del trattato, ivi comprese le modifiche strutturali. I1 contributo del fondo alle spese di questo ultimo punto deve rappresentare, per quanto possibile, un terzo delle spese complessive del fondo (si tratta anche qui di un successo conseguito dalla delegazione italiana). Durante il periodo transitorio, il contributo del fondo alle spese suddette, è fissato in un sesto per il 1962-63, due sesti per il 1963-64 e tre sesti per il 1964-63. Dal luglio '65 in poi i contributi a carico del Fondo aumenteranno in modo che al termine del periodo transitorio, tutte le spese suddette siano a carico del medesimo. I1 Fondo viene alimentato, durante i primi 3 anni, da contributi finanziari dagli Stati membri calcolati, per una parte, secondo il criterio di ripartizione del bilancio e per l'altra parte proporzionalmente alle importazioni nette effettuate da ciascun Stato, in provenienza da Paesi terzi. Le d u e parti sono così suddiviie: "h Secondo il criterio di cui all'art. 200, paragrafo 1 . 100 Proporzionalmente alle importazioni nette . . . . - ?h % 90 80 10 20 , E' stato inoltre fissato un limite massimo percentuale a l contributo che ciascuno Stato deve dare durante i primi 3 anni come segue: 10,551 Belgio e Lussemburgo insieme, 31% Germania. 28% Italia, 13% Olanda. In rapporto alle contribuzioni fissate dall'art. 200 del trattato, i Paesi che verranno. eventualmente a pagare di più sono Germania e Benelux. a tutto vantaggio della Francia. Problemi istituzionali La definizione dei problemi istituzionali è stata tra le più laboriose. Alcune questioni come quella della ripartizione dei compiti fra Commissione e Consiglio, l'istituzione di Comitati di gestione. il livello dell'organizzazione di mercato, investono, com'è noto, problemi di natura politico-ideologica. Le soluzioni adottate sono, a mio avviso. soddisfacenti. Per i prodotti per i quali è prevista una precisa organizzazione di mercato come i cereali, le uova, il pcllarne, le carni suine e, domani, lo zucchero, i prodotti lattiero-caseari, ecc., la forma di organizzazione adottata è quella più comunitaria (lettera C paragr. 2 dell'articolo 40 del trattato); così ccme l'adozione di norme comuni di qualità per gli ortofrutticoli e la regolamentazione comunitaria dei vini d i qualità, rappresentano la forma più avanzata di organizzazione per tali settori. La soluzione adottata per quanto riguarda la ripartizione dei compiti fra Commissione e Consiglio, pur mantenendosi nella lettera del trattato, aumenta in alcuni casi i compiti della Commissione, cioè dell'organismo sovranazionale. Essa può infatti prendere decisioni, senza possibilità di revisione da parte del Consiglio, per tutta una serie di questioni. Chi sperava infine di ridurre i poteri della Commissione attraverso la istituzione di Comitati, compos'ti da rappresentanti degli Stati membri, con veri e propri compiti d i gestione, sarà rimasto deluso apprendendo che tali Comitati sono, nella sostanza, Comitati consultivi in quanto è in facoltà della Commissione rinviare l'applicazione di un suo provvedimento, in attesa che si pronunci il Consiglio. qualora il Comitato in parola abbia espresso parere contrario a l provvedimento della Commissione. In definitiva fra la tesi, di coloro che auspi- cavano il semplice coordinamento delle politiche agricole nazionali (una s'pecie d i unione delle patrie agricole, prevista peraltro dall'art. 40 del trattato) e l e proposte della Commissione per una vera e propria politica agricola comunitaria, ha prevalso quest'ultima soluzione. Dalla fase del mercato unico (cioè fra sette anni circa) non spetterà più ai Governi nazionali fissare i prezzi, stabilire, l'ammontare dei prelievi, l'entità dei rimborsi all'esportazione, effettuare stoccaggi, ecc., bensì agli organi della comunità, i quali saranno bloccati nella loro azione, dal veto di un Paese membro perché dalla terza tappa in poi basterà la maggioranza qualificata affinché una decisione sia valida. Occorre infine ricordare che nel luglio scorso il Consiglio dei Ministri ha deciso la costituzione d i Comitati consultivi per ciascun prodotto aUo scopo di associare le organizzazioni professionali dei produttori, dei commercianti, degli industriali trasformatori, dei lavoratori delle cooperative e dei consumatori all'attuazione della politica agricola comune. E decidendo di f a r partecipare ai lavc'ri di tali Comitati soltanto le organizzazioni associate a livello europeo si è affermato, ancora una volta, il principio s~ovranazionale.I rappresentanti delle organizzazioni in seno a tali Comitati sono in sostanza investiti di un mandato comunitario e non già nazionale. Periodo transitorio La durata del periodo transitorio è stata fissata in 7 anni e mezzo (cioè il restante pericdo del trattato). In sostanza. salvo eventuali acceleramenti, l'integrazione agricola procederà di pari passo con gli altri settori di attività per arrivare alla fase del mercato unico al più tardi al 1'. gennaio 1970. Chi auspicava per l'agricoltura un periodo transitorio più lungo (come se l'eccnomia fosse composta da tanti compartimenti stagni operanti ognuno per proprio conto), sarà rimasto alquanto deluso. Osservazioni e conclusioni finali Dopo questa lunga ma pur necessaria illustrazione delle decisioni fin qui prese dal Consiglio dei Ministri in materia di politica agricola comune, desideriamo fare alcune considerazioni d i carattere generale sulla situazione dell'agricoltura, sulla influenza che la politica agricola comune potrà avere sull'economia agricola del no'stro paese. Tireremo poi alcune coclusioni sull'azione da svolgere allo scopo di inserire la stessa, nella maniera più proficua, neì più ampi mercati europei. Di fronte alla situazione tutt'altro che rosea nella quale si trova l'agricoltura del nostro paese - i cui sintomi più evidenti sono rappresentati dall'esodo accelerato della mano d'opera agricola e dal crescente divario fra i redditi agricoli e quelli degli altri settori di attività - si sente di tanto in tanto affermare da parte della estrema destra autarchica e nazionalistica e della estrema sinistra comunista, che i guai per l'agricoltura italiana sono co'minciati con l'ingresso dell'Italia nel Mercato Comune. Non possianlo condividere tale affermazione per due ordini di considerazioni: 1) perché l'influenza fino ad oggi esercitata dal Mercato Comune rull'agricoltura del nostro Paese è stata assai modesta e comunque tale da non potersi attribuire, onestamente, ad essa le difficcltà nelle quali la stessa si trova; 2) perché la crisi agricola non è problema italiano soltanto ma mondiale, Russia compresa. In tutti, o quasi tutti i Paesi ( l e sole eccezioni che io conosco sono l'Australia e la Nuova Zelanda) si registra una crescente disparità tra redditi agricoli e redditi ncn agricoli con conseguente fuga dalle campagne della mano d'opera migliore e dei capitali. Tale fenomeno è dovuto, a parere di molti, ai più bassi ritmi di produttività che si realizzano nel settore agricolo per ragioni di natura a organica m , ma anche a causa del COMUNI novembre 1962 carattere maggiormente autarchico e protezionista del settore; alle modificazioni intervenute, a danno dell'agricoltura, nel cosiddetto sistema dei prezzi relativi a seguito dell'aumento della domanda di beni trasformati e del formarsi di alcune grosse giacenze di prodotti agricoli (grano, cereali secondari, zucchero ed in misura più limitata burro) che hanno influenzato ed influenzano negativamente i prezzi dei mercati mondiali, ma anche alla disorganizzazione dei mercati agricoli. E' perciò estremamente scorretto, o quanto meno superficiale, attribuire la crisi che inve.-te l'agricoltura italiana, all'ingresso del nostro Paese nel Mercato Comune Europeo. Tale crisi trae in primo luogo origine da motivi che attengono, come abbiamo virto, alle caratteristiche stesse del settore, a i suoi sistemi di produzione, alla difficoltà di equilibrare, con la celerità necessaria, l'offerta alla domanda. ed alle carenze strutturali e d i mercato che si sono andate via via formando, attraverso decenni di politica protezionista e autarchica. La politica di maggior liberalizzazione degli scambi e di integrazione economica europea. mette maggiormente in evidenza tali carenze strutturali e di mercato, ma non è essa a causarle. Al contrario. Attraverso la maggiore specializzazione della produzione e la conseguente riduzione dei costi nonché mediante una organizzazione dei mercati volta ad equilibrare maggiormente l'offerta alla domanda ed a stabilizzare i prezzi dei prodotti, l'agricoltura del nostro Paese imboccherà finalmente la strada del suo lento ma ?icuro riscatto. P e r essere ancora più precisi, devo dire che io non ho alcun dubbio, che dalla realizzazione del mercato comune agricolo. troveremo finalmente la spinta necessaria per avviare a soltizione i complessi problemi strutturali che ancora angustiano l'agricoltura del nostro Paese. Perché è chiaro che non vi sarà posto nella agricoltura di domani. nella sua nuova dimensione europea, per forme di conduzione arcaiche e medioevali come il latifondo e la mezzadria. L'impresa contadina d i dimensioni adeguate, associate in cooperativa e, per qualche zona, la media impresa cooperativa, o con salariati, si riveleranno sempre più, anche da noi, come l e forme di conduzione che meglio rispondono alle esigenze del progresso agricolo moderno. Tale compito sarà però facilitato dalla diminuita p r e ~ s i o n edemografica sulla terra e dalla emanazione. che io mi auguro prossima, di tutta una serie di provvedimenti, che vanno dai miglioramenli obbligatori. alla riforma dei patti agrari, ai mutui quarantennali a basso tasso di interesse, all'esproprio immediato dei poderi abbandonati, alle agevolazioni fiscali e creditizie in favore della ricomposizione fondiaria, alla creazione degli enti di sviluppo. Provvedimenti che costituiscono, com'è noto. un preciso impegno programmatico dell'attuale governo. S i obietta da parte di alcuni - evidentemente poco informati - che un tale orientamento strutturale sarebbe in contrasto con gli indirizzi della politica agricola comune la quale necessiterebbe. a parer loro, di grandi e medie aziende a carattere capitalistico o mezzadrile. c da parte di altri che la realizzazione del mercato comune favorisce lo sviluppo delle grandi imprese capitalistiche a danno di quelle contadine. Basta dare uno sguardo alla situazione agricola degli altri paesi e alle proposte della Commissione per una politica strutturale comune, per rendersi conto di quanto, tali affermazioni: siano lontane dalla realtà. Negli altri paesi infatti l'impresa contadina controlla l'DO e ~ e r s i n o il 90%, della superficie agraria coltivata e le proposte di politica strutturale della Commissione sono volte a favorire l'ulteriore espansione d i tale forma di conduzione, nella convinzione che essa rappresenti, oltreché la forma di conduzione più congeniale alle caratteristiche dell'agricoltura europea, un sistema di vita, di civiltà per le popolazioni dell'Europa libera. Chi intendesse d'altronde ostacolare la soluzione di tali problemi non otterrebbe altro risultato all'infuori di quello di ritardare la adeguata preparazione dell'agricoltura italiana per il suo miglior ingresso nel MEC, ma non certo di rinviare sine die la soluzione di tali problemi, perché è chiaro che con l'accentuarsi della concorrenza le strutture antiquate D'EUROPA 11 Alla meditazione dei nuovi europei - ... Q u i riuniti d a ogni Nazione che esiste sotto il cielo, portian-io nei nostri cuori l e ansie d i tutti i popoli a noi affidati, le angustie dell'anima e d e l corpo, i dolori, i desideri, l e speranze. Rivclgiamo continuamente il nostro animo verso t u t t e l e angosce che affliggonc oggi gli uomini; perciò innanzi t u t t o le nostre p r e m u r e si vo'lgono verso i più umili, i più poveri, i più deboli; sull'esempio di Cristo sentiamc pietà per l a folla che soffre l a fame, la miseria e l'ignoranza; cos'tantemente rivolti verso ccloro che, sprovvisti degli aiuti necessari, non sono ancora pervenuti a d u n m c d o d i vita degno dell'uomo. P e r questi motivi nello svolgimento dei nostri lavori t e r r e m o i n g r a n conto tutto' quello c h e compete alla dignità dell'uomo, e quello L'amore d i Cristo ci stimola che contribluisce alla v e r a f r a t e r n i t à dei popo!i. infatti « s e u n o possiede dei beni di questo mondo e vede 11 suo fratello nel bisogno, e gli chiude il pro'prio cuore, come può essere in lui l'amore d i Dio? ». I1 S o m m c Pontefice Giovanni XXITI, nel messaggio radio'fonico dell'll settemb r e 1962, ha insistito particolarmente su d u e punti: p r i m a d i t u t t o h a raccomandato q u a n t o favorisce la pace t r a i popoli. Non esiste uomo che non detesti la g u e r r a e c h e n o n t e n d a verso l a pace con a r d e n t e desiderio. Ma questo massimamente auspica la Chiesa c h e è m a d r e di tutti. Essa, attraverso l a vcce dei romani Pontefici, no,n h a mai cessato d i proclamare non solo il suo a m o r e alla pace, m a anche la sua volontà d i pace, s e m p r e pronta a prestare di t u t t o cuore la sua o'pera efficace a d ogni sincero propo'sito. Ecsa tende inoltre con t u t t e l e forze a riunire i popoli, a procurare f r a di loro una reciproca s t i m a d i sentimenti e d i opere. Questa nostra assemblea conciliare, mirabile per la diversità d i stirpi, d i Nazioni, di lingue, non è forse testimonianza di una ccmunità legata dall'amore f r a t e r n o del quale splende come segno visibile? Noi proclamiamo che t u t t i gli uomini sono fratelli, di q u a l u n q u e razza siano, a q u a l u n q u e nazione appartengano. I n secondo, luogo, il S o m m o Pcntefice stimola t u t t i verso la giustizia sociale. L a dottrina esposta nella lettera enciclica « M a t e r e t Magistra » chiaramente dimostra come la Chiesa sia oggi assolutamente necessaria a l mondo, p e r d e n u n ciare l e ingiustizie e le indegne ineguaglianze, p e r restaurare il vero ordine dei beni e delle cose affinché, secondo i principi del Vangelo, la vita dell'uzmo divenga più umana. Noi n o n possediamo n é le ricchezze n é la potenza t e r r e n a : m a riponiamo la nostra fiducia nella forza dello Spirito Santo. prcmesso d a Gesù Cristo alla sua Chiesa, Perciò umilmente e d a r d e n t e m e n t e invitiamo t u t t i a ccllaborare con noi p e r i n s t a u r a r e nel mondo u n più ordinato vivere civile e d una maggiore f r a t e r n i t à ; invitiamo tutti, non solo i nostri fratelli dei quali siamo pastori, m a q u a n t i dei nostri fratelli credono i n Cristo e tutti gli uomini d i buona volontà, c h e « Dio vuol f a r e salvi e c o n d u r r e alla conoscenza della verità ». Infatti è volontà divina c h e p e r mezzo della carità già splenda i n certr, senso i1 regnr> d i Dio in t e r r a quasi anticipazione del regno eterno. E' nostro a r d e n t e desiderio c h e s u questo mondo, che è ancora così lontano dalla pace desiderata p e r la minaccia derivante dallo stesso progresso scientifico, progresso meraviglioso, m a non s e m p r e ossequiente alla superiore legge della moralità, splenda la luce della g r a n d e speranza i n Gesù Cristo unico nostro Salvatore 11 1': 11. ( D a l Mesuagyio r h e i V<,rrcoi>iiir1k1 ('I~ie.sri unit~era«l<,,riunii,; il 20 o t t o b r < , /!?/i2 iri S . f'ictro I<I t p r m ,>,,i. Conpregaziorie <~f!?rernle dr.1 Conrilio <,r.iinrsnico. h a n n o vivo/ io n1 ~ r ~ o r r d o ) . sono destinate, prima o poi, a saltare. Meglio perciò provvedervi per tempo anche a l fine, tutt'altro che secondario, di evitare ulteriori disagi alle popolazioni ad esse legate. Un'altra conseguenza, per noi certa, della politica agricola comune sarà il ridimensionamento delle produzicni più manifestamente anti-economiclie, co'me il grano, e l'espansione di quelle più chiaramente competitive come la frutta, gli ortaggi, ed entro limiti più ristretti, il vino ed i tabacchi scuri. Non v'è dubbio che la superficie a grano nel nostro paese subirà ulteriori contrazioni a seguito della prevista riduzione del prezzo del prodotto. Tale riduzione sarà inevitabile. per noi come per la Germania, se si vuol realizzare il ravvicinamento dei prezzi ad un livello che noil sia di stimolo ad un incremento tale della produzione francese da poter soddisfare le attuali esigenze di importazione della comunità. Una tale eventualità sarebbe chiaramente pregiudiziale per lo sviluppo degli scambi commerciali con i Paesi terzi e per lo stesso riadattamento produttivo della nostra agricoltura a favore delle produzioni di più alto pregio, ed in particolare degli allevamenti, dei cui prodotti, sia in Italia che in Europa, siamc sempre più tributari dall'estero. Un risultato altrettanto certo, per noi, della politica agricola comune sarà la migliore organizzazione dei mercati. Un migliore equilibrio fra domanda ed offerta ed una maggiore stabilizzazione dei prezzi non potranno che favorire i produttori ed i cons'umatori a scapito di quella speculazione commerciale che ha tratto, troppe volte, profitto dalla disorganizzazione della maggior parte dei nostri mercati agricoli. Così come dovrebbero trarre sicuro impulso le cooperative tra produttori della politica di conservazione momentanea del prodotto prevista su larga scala dai regolamenti entrati in vigore. L'eventuale adesione dell'Inghilterra a l MEC non dovrebbe, a quanto pare, modificare sostanzialmente le linee fondamentali della politica agricola comune così come è stata definita dai Sei nelle riunioni conclusesi il 14 gennaio scorso a Bruxelles. L'esigenza dell'Inghilterra di praticare prezzi ragionevoli allo scopo di mantenere ampie possibilità di importazione dai Paesi del Commonwealth - i quali godono di un sistema a i preferenza imperiale - corrisponde alla esigenza dei Sei di non chiudersi in se stessi per conservare ampie possibilità di scambi commerciali con i Paesi terzi. I1 problema quindi è di vedere come sod- COMUNI disfare le due esigenze senza creare antipatiche discriminazioni fra i ~ a e s i del Commonwealth ed i restanti Paesi terzi che esportano prodotti agricoli (Stati Uniti d'America, Argentina). D'altro canto il sistema di sovvenzioni in atto nell'agricoltura inglese è diventato così pesante per il tesoro di quel Paese (circa 450 miliardi di lire all'anno, per un settore che interessa non più del 5 5 delle popolazioni attive) da far ritenere che la stessa Inghilterra sia interessata alla ricerca di un nuovo orientamento di politica agricola capace di salvaguardare l'esigenza di ampi scambi commerciali con i Paesi terzi, ed il tenore di vita delle popolazioni agricole senza gravare in misura così esorbitante la spesa pubblica. P e r quel che riguarda l'agricoltura abruzzese in rapporto al MEC i problemi che si pongono non sono, a mio avviso, gran che diversi da auelli della maggior parte delle altre regioni agricole del paese. La struttura agricola della vostra regione è caratterizzata dalla prevalenza delle imprese contadine sulle altre forme di conduzione. Seguono, al secondo posto, le imprese a colonia con prevalenza di quelle appoderate su quelle non appoderate e, buone ultime, le imprese con salariati. Purtroppo da voi, come in alcune altre regioni, la dimensione media delle imprese contadine è alquanto bassa. Un primo problema che si pone. pertanto, è auello dell'allargamento di tale dimensione. La soluzione di tali problemi - lo ripetiamo -- è resa oggi più facile dalla diminuita pressione demografica sulla terra. Un secondo problema è quello dell'accorpamento delle imprese frammentate. Bisogna che O g n i nuovo abbonamentu s o ~ t e n i t o ra~ Comuni dYEu ropa ci permette d i inuiare u n certo, ulteriore numero di copie in omag,;io a cittadini che ancora non ci conoscono. nrnici ABBONA T E V I ! i produttori si convincano che non è più possibile fare dell'agricoltura in aziende agricole i cui terreni sono molte volte distanti alcuni chilometri l'uno dall'altro. L'agricoltura di domani non consentirà sprechi e fatiche del genere. La creazione degli enti di sviluppo, unitamente ad una buona legislazione in materia di ampliamenti e accorpamenti, dovrebbe consentire la soluzione di questi due problemi entrambi vitali per l'avvenire delle aziende contadine. Un terzo problema è quello delle imprese mezzadrili. La mezzadria ha avuto indubbiamente in passato una sua precisa funzione. Oggi. di fronte all'incalzare del progresso tecnico ed alle esigenze di maggiore socialità che caratterizzano il nostro tempo, la mezzadria si va rivelando sempre più incapace a soddisfare le esigenze di una economia agricola moderna. I1 giudizio della conferenza agricola nazionale è stato, come voi sapete. decisamente negativa nei suoi riguardi. E' opinione diffusa che quanto prima si riuscirà a superare tale forma di conduzione meglio sarà per l'economia agricola delle zone ad essa interessate. Un giudizio ancora più negativo ci sembra dover esprimere sulle residue zone di latifondo. Nell'epoca dei grandi progressi economico-sociali la permanenza di proprietà latifondistica è quanto di più anacronistico e assurdo possa esistere. I1 Serpieri - che pur non era sospetto di sinistrismo - l'ha definita una forma di agricoltura di rapina. Pensare di poter fare sopravvivere il latifcndo e le forme di conduzione cui esso dà vita, significherebbe non comprendere niente di quella che sarà l'economia agricola integrata. Le imprese capitalistiche con salariati interessano, come abbiamo detto, una superficie D'EUROPA limitata. Tali imprese hanno una loro ragion d'essere nella misura in cui assolvono, sia sul piano tecnico che su quello sociale, ad una funzione pilota. P e r quelle aziende che vengono meno a tali funzioni sarà inevitabile, prima o poi, la loro sostituzione con imprese contadine o cooperative. L'affitto non interessa da voi, una grossa superficie. P u r tuttavia una certa percentuale delle terre coltivate viene data in affitto a manuali coltivatori o ad affittuari imprenditori. In un'agricoltura nella quale la battaglia per la riduzione dei costi di produzione diverrà sempre più impegnativa la necessità di riunire nelle stesse mani proprietà ed impresa si farà sentire sempre più. L'orientamento produttivo dell'agricoltura abruzzese e molisana è caratterizzato dalla forte presenza dei seminativi nudi. Essi interessano, come voi sapete, più del 40% della superficie agraria della regione. I1 seminativo arborato, con prevalenza dell'olivo, interessa poco meno del 10% mentre il seminativo vitato è pressoché inesistente eccezicn fatta del Teramano e dell'Aquilario dove occupa rispettivamente 1'11 e 1'1,570 della superficie agraria. I1 vigneto specializzato occupa poco meno del 4% della superficie e l'oliveto specializzato lo 0,876. Frutteti e agrumeti lo 0 , 6 X . Prati e pascoli meno del 15% mentre il bosco e l e foreste interessano oltre il 17' della superficie. Le colture ortive, in particolare legumi freschi, cavolfiori, cipolle e cocomeri, interessano in misura sempre maggiore gli arenili e le sabbie litoranee in ragione anche della loro crescente esportazione. In alcune zone del Chietino si è affermata da tempo una forte produzione di tabacchi, mentre l a coltura della bietola da zucchero e del pomodoro ad usi industriali interessano limitate zone del litorale e la conca del Fucino, dove si è per altro affermata da anni una forte produzione di patate. In un'agricoltura dagli orientamenti produttivi così promiscui non è facile dire quali saranno le ripercussioni della politica agricola comune: certo è che dovrebbe esserci una sensibile diminuzione dei seminativi, in particolare del grano, a vantaggio delle foraggere e di qualche altra produzione ad alto pregio, quali le uve da tavola, gli ortaggi, il tabacco scuro, i frutteti. P e r l'o'livo è impossibile pronunciarsi oggi in maniera precisa non essendo ancora definite le linee della politica agricola comune in tale campo. Mi sembra però di poter escludere fin da ora - data la forte concorrenza degli olii di semi e della margarina e le abitudini alimentari dei Paesi nordici - un forte incremento nel consumo dell'olio di oliva. In un'agricoltura caratterizzata dalla prevalenza delle imprese contadine sugli altri tipi di imprese e nella quale assumeranno una importanza sempre maggiore le produzioni di alto pregio un ruolo importantissimo è affidato alla cooperazione in special modo alla cosidetta cooperazione di servizi ed a quella per la conservazione e trasformazione e vendita dei prodotti. Si tratta, nel primo caso, come voi sapete, di cooperative per l'acquisto e la gestione in comune di macchine agricole, sia trattrici che operatrici, e degli acquisti in comune dei inezzi tecnici indispensabili all'agricoltura (concimi anticrittogamici, mangimi, sementi selezionate, ecc.). E' questo il tipo di cooperazione sviluppatosi in modo particolare in Romagna e nelle zone di riforma ed io vi assicuro che i vantaggi da esso assicurati ai produttori di quelle zone sono notevoli. I1 secondo tipo di cooperazione è di importanza fondamentale per l'avvenire dell'agricoltura moderna. Di -frigo, mattatoi, cantine sociali, caseifici, oleifici in forrna cooperativa non ee ne faranno mai abbastanza. L'agricoltura italiana. e quindi anche abruzzese, ha particolare necessità di forme di cooperazione del genere. Voi sapete che nella misura in cui tra le caratteristiche del consumo divengono sempre più importanti la selettività, la buona presentazione e la trasformazione del prodotto aumenta la quota del valore aggiunto nella fase di trasformazione e vendita rispetto alla fase di produzione. Ne consegue che o i produttori riescono ad inserirsi in maniera massiccia attraverso la cooperazione nella fase di trasformazione e vendita del prodotto o a tra- novembre 1962 sferire una quota del valore aggiunto alla agricoltura, diversamente noi vedremo diminuire sempre più l'importanza relativa dei prezzi alla produzione rispetto ai prezzi al consumo. Gli aiuti, l e agevolazioni da parte dello Stato per lo sviluppo di tale forma di cooperazione, che richiede quasi sempre forti investimenti fissi, non mancano. E fra non molto cominceranno a pervenire anche quelli della Comunità. Ciò che manca, purtroppo, è l'iniziativa dei produttori. Molti di essi non si rendono ancora conto che oggi giorno non basta più saper produrre; occorre anche saper vendere, e venàere bene. Altri, infine, temono che la cooperativa costituisca un limite alla propria libertà di contrattazione. Ciò non è esatto: al contrario essa la rende concreta. Qual'è la libertà di contrattazione del singolo produttore costretto comunque (anche perché non ha come conservarla) a vendere la sua trascurabile partita di merce di fronte all'intermediario che opera normalmente su grandi partite e che può attendere? Solo la grande cooperativa che può contrattare un'apprezzabile -parte della produzione di un dato mercato può sperare di esercitare una reale influenza sul mercato e quindi affermare un potere, contrattare una apprezzabile parte della produzione di un dato mercato, può sperare di esercitare una reale influenza sul mercato e quindi affermare un potere contrattuale del produttore efficace, tale da costituire un'adeguata contro parte al potere contrattuale dell'intermediario. Un compito particolare è affidato, a mio avviso, agli enti locali nella preparazione dei quadri cooperativi. L'organizzazione di corsi per la formazione professionale sia degli amministratori che dei dirigenti potrebbe essere affidata a loro che meglio conoscono l'ambiente nel quale operare. Crediamo di avere con ciò esaurito questa breve rassegna dei problemi agricoli abruzzesi in rapporto all'integrazione economica europea. P e r concludere, noi siamo convinti che l'integrazione agricola europea rappresenterà un buon affare per tutti, e quindi anche per noi. La tesi di una agricoltura italiana i n condizioni di netta inferiorità rispetto alle agricolture degli altri Paesi non ci sembra, alla luce dei dati di fatto, rispondente alla realtà. S e in alcuni Paesi esistono condizioni di produzione più favorevoli per alcuni prodotti, da noi ne esistono per altri: e allorché avremo eliminato l e carenze strutturali e di mercato, potremo fare dei balzi in avanti che altri probabilmente non potrà, proprio perché la migliore condizione delle strutture e dei mercati gli ha consentito già di ottenere l'ottenibile. L'esempio dell'industria italiana, in particolare quella siderurgica, il cui prodigioso balzo in avanti si è realizzato allcrquando, sotto la spinta della liberalizzazione degli scambi e della integrazione economica europea, ci si è decisi finalmente a rinnovare gli impianti, a modernizzarsi, ci insegna proprio questo. Noi che abbiamo sempre creduto nella integrazione europea e nei vantaggi economico-sociali che n e sarebbero derivati. ora che anche i più scettici, i più tenaci avversari del mercato comune, quali sono indubbiamente i comunisti, hanno dovuto ammettere - come la recente conferenza di Mosca ha dimostrato - di essersi ancora una volta sbagliati, dovremmo diventare scettici o timorosi? No amici! Non è tempo per timori o scetticismi; è tempo di rimboccarsi le maniche per preparare al meglio la nostra agricoltura al suo ingresso nel MEC. E' tempo di adoperarci per f a r fare alla integrazione europea un altro e definitivo passo avanti I ) . Conclusa la relazione introduttiva di Rossi, Serafini, nella sua qualità di membro della Presidenza europea e di Segretario generale della Sezione italiana del CCE, ringrazia il Comune e la Provincia di Chieti, per avere organizzato il Convegilo, e i colleghi non italiani che vi partecipano, dimostrando che il CCE, i11 tutte le occasioni, tiene all'affernzazione della sua sovranationalità. Riprendendo il filo del discorso di AI-ide PLossi - col quale dichiara di trovarsi in larga mistira d'accordo mette per altro in guardia stilla speranza, in tiii'iiitegrazione europea per settori (qui si parla del settore agricolo), di trovare a tutto i rimedi dall'iiiterno dei settori stessi, mentre spesso solo prospettive globali possono offrire le solu- novembre 1962 COMUNI D'EUROPA zioni regionali ( a q u e s t o punto S e r a f i n i accenna a u n a coraggiosa politica d i industrialtzzazione dell'Africa, c h e solo itn'Europa politicamente itnita potrà appoggaare seriamente, superando tentazioni neo-colonialiste). Il Segretario generale dell'AICCE sottolinea che oggi l'Europa degli a f f a r i già esiste e c h e occorre u n a grande alleanza democratica, a l fine d i pervenire all'Europa coiatrollata d a l popolo: n o n ci si può f e r m a r e al m e r c a t o c o m u n e e all'Europa delle Patrie - giustamente criticata dall'amico Escande -. S e r a f i n i conclude t e s t u a l m e n t e : S e n t o , c o n la m i a abituale f r a n c h e z z a , d i d o v e r c h i u d e r e c o n u n pensiero d i tristezza per u n o d e i capi della Resistenza, c h e d u r a n t e i1 periodo (C t a r e u n a cosa c h e n o n possa essere f a t t a i m m e d i a t a m e n t e . E d è a q u e s t o riguardo c h e egli, n e l l e discussioni c h e si sono svolte d u e o t r e m e s i f a f r a il G o v e r n o Italiano ed il G o v e r n o Francese e c h e si saranno r i n n o v a t e penso ieri, h a s e m p r e insistito per f a r e ora q u e l l o c h e si può f a r e ora. P e r e s e m p i o , i n q u a n t o al Parlam e n t o europeo, n o i francesi pensiamo c h e q u e s t o Parlamento, per essere valido, d o v r à essere e l e t t o dalle popolazioni d i r e t t a m e n t e : ora, senza spirito d i polemica, posso d i r e c h e n o n t u t t i i G o v e r n i del m e r c a t o c o m u n e sarebbero i n q u e s t o periodo pronti ad accettare q u e s t a elezione diretta. I1 G e n e r a l e De G a u l l e v o r r e b b e fissare u n periodo abbastanza b r e v e , d o p o il LE LIESSIX DLI M O I S . -P G r a n d - r i i è r c , coniiiie v o u s a v e z d e g r a n d e s d e n t s finale del fascismo, d u r a n t e gli a n n i della guerra n o i abbiamo v i s t o c o n maggiore a m m i razione, perché era il capo della Francia libera, e c h e oggi ancora n o n v e d i a m o c o n n o i i n q u e s t a battaglia per l'Europa federale. M a misteriose e molteplici sono l e v i e d e l S i g n o r e , q u i n d i n o i ci a u g u r i a m o c h e a n c h e l'antico c a p o della Francia libera si unisca con n o i federalisti i n q u e s t a battaglia dell'Europa n o n delle Patrie m a sopranazionale Ha a p p e n a terminate il suo i n t e r v e n t o Serafini q u a n d o chiede ed o t t i e n e subito la parola il Console d i Francia Giovangrandi: ... Ho sentito c o n m o l t o interesse l e parole d e l prof. S e r a f i n i , m a vorrei solo rispondere alla sua u l t i m a osservazione i n q u a n t o alla posizione del gen. D e G a u l l e n e i c o n f r o n t i dell'Europa u n i t a . I1 G e n e r a l e è stato certam e n t e per l u n g h i anni sostenitore dell9Europa delle Patrie e c o m e tale e r a indeciso, contrario a l m e r c a t o c o m u n e : m a poi h a capito, sopratt u t t o i n q u e l periodo d i pensiero libero c h e l u i h a a v u t o per m o l t i a n n i , h a capito l e indicazioni d i q u e s t o m e r c a t o c o m u n e , ed ora i o credo c h e sia c o m e gli altri, c o m e l o siamo t u t t i , sia c o n v i n t o d i questa necessità d i u n a Europa, c h e abbia i l potere politico soprannazionale. Ma è pure allo stesso t e m p o u n u o m o realista e n o n v u o l e concepire, n o n v u o l e accet1,. ì> e c h e q u i n d i d e v e essere spostata la direzione dell'operazione comunitaria. Di Bartolomei, fitzionario della C a m e r a d i c o m m e r c i o d i C h i e t i , d a parte sua, ribadendo l'impostazione della relazione generale, ha confermato c o m e la vecchia e c o n c m i a agricola abruzzese, se si f a largo tiso d i m o d e r n e tecniche (fertilizzanti. m e z z i meccanici, ecc.), può dare confortevoli r i s ~ t l t a t i ,a n c h e se s e m p y e relativi. L'ispettore provinciale dell'Agricoltura d i C h i e t i , Giuliani, h a r i f e r i t o s u alcuni indirizzi produttivi attuali n e l l a provincia, diretti al nziglioramento ed al potenziamento delle coltztre pregiate, o n d e favorirne l'inserimento n e l l e correnti d i esportazione. Nel quadro d e l MEC possono d i f a t t i trovare posto alcuni prodotti tipici abruzzesi. quali la v i t e da tavola, certe o r t i v e (insalata, pomidoro precoci, ortaggi), la f r u t t i c u l t i ~ r a , l'oliva d a tavola e v i n i tipici: m a t u t t o ciò, ha detto l'oratore, se si opera e si continua ad operare con u n v e r o lavoro d i miglio.ramento delle strutture. Il rappresentante della C o n f e d e r a z i o n e dell'agricoltztra, Pagani, ha i n v e c e vivamerzte polem i z z a t o con il relatore Rossi sia sztlle a f f e r m a z i o n i politiche d a questo f a t t e nella relazione - e cioè che l'estrema destra azttarchica e nazionalista Iia attribuito i guai dell'agricolt u r a italiana all'entrata dell'ltalia n e l Mercato c o m u n e - sia sull'esame particolareggiato c h e i l relatore u f f i c i a l e h a f a t t o delle cause dell'arretratezza dell'agricoltitra italiana. S e c o n d o l'oratore la C o n f e d e r a z i o n e nazionale dell'agricoltura n o n è contraria a l M E C , m a h a cercato d i favorirlo. Qitamto agli istituti particolari sui q u a l i si basa l'agricoltura italiana e quelli du iitilizzare in f u t i ~ r o , Pagani h a affermato, nel szto i n t e r v e n t o , il ualoi-e della m e z z a d r i a e la sua f u n z i o n e storica; h a sollevato preoccupazioni sul destino della s i ~ p e r f i c i e lavorata a grano per la d i f f i c o l t à d i u n a rapida riconversione. specie nelle z o n e d o v e questo prodotto da u n b u o n reddito; ha criticato le osservazioizi f a t t e da Rossi i n m e r i t o all'olio d i oliz?a .visto i n concorrenza con qitello d i s e m i e con la margarina. I n f i n e Pagani ha, f r a l'altro, negasto 1,'esistenza del latifo7ldo inteso dal punto d i vista spaziale ( c o m e grande estensione d i t e r r e n o ) m e n t r e ha detto c h e esso esiste i n se?iso tecnico a nelle piccole aziende m a i n m i s ~ ~ rmaggiore c h e nelle grandi. U l t i m o oratore è stato il d e p u t a t o comuiiista Di Paolantonio il quale ha a f f e r m a t o c h e il suo partito riconosce la realtà del Mercato comitne e c h e cerca d i pretidere u n a posizioi~e positiva per farlo avanzare a n c h e se la m e t a a c u i t e n d e è n o n , c o m e alcuni dicono, eitropeista m a internazionalista. L'oratore ha c h i u s i il s u o ' zrervento .sollei~ando il problema dell ' a u m e n t o del costo della v i t a , c h e tion v a a vantaggio d e i produttori e d e i contadini e facendo alcune osservazioni S I L ~nzeccanismo dei prezzi e sulla politica degli iiicctitivi. I1 relatore Rossi inizia la sua replica sciisandosi d i doz?er essere b r e v e sia pei- l'ora a v a i ~ zata sia per permettere a i convegnisti d i pa~.te( D a « C o ~ i ~ ~ ~ i i c~n'rEsI L I - on)j ~ e cipare alla ma?zifestazione europeista pitbblica. Il primo problema sul qitalc si s o f f e r m a è q u a l e si potrebbe considerare d i n u o v o il proqitello relativo a i i a p p o r t i ecoiiomico-comme~.b l e m a . M a posso assicurarvi c h e n o n d o v e t e ciali c011 i paesi associati sollevato dal prcfesso? considerare il G e n e r a l e D e G a u l l e c o m e u n S e r a f i n i sul quale dice: oppositore dell'Europa, d i un'Europa federata. ( ( i o concordo c o n l ' a m i c o S e r a f i n i che l ' a v v e n i r e d i tali Paesi è legato alla industrializzaDopo la precisazioiie d i Giovangrandi, prende la parola il Ccnsigliere provinciale d e l l ' A q i ~ i l a zione. A p p u n t o perché credo i n q u e s t o , sostengo e Segretario dell'Alleanzn contadina, Esposito, la necessità d i m a n t e n e r e a m p i scambi c o m merciali con tali paesi o n d e o f f r i r e loro l a il quale, i11 u n l u n g o ititerveiito, h a esaminato s o p r a l t i ~ t t o il Mercato c o m u n e europeo iii r a p - possibilità d i procurarsi, attraverso l a v e n d i t a d e i pochi prodotti c h e h a n n o da v e n d e r e , u n a porto all'economia agricola abruzzese e le f o r z e c h e i11 q u e s t o m o m e n t o dirigono l'operazione parte d e i m e z z i d i c u i h a n n o bisogno per l a loro industrializzazione. S i i n t e n d e c h e ciò n o n clell'integrazione europea. Circa il primo pitiito Esposito, dopo aver. basterà: c h e occorreranno a n c h e cospicui finanpolemizzato con Rossi circa l'atteggiamento dei z i a m e n t i d a parte della c o m u n i t à se si vorrà c o m i ~ i ~ i s tnie i c o n f r o n t i del M E C , ha concor- aiutarli a d e g u a t a m e n t e . M a i n t a n t o c o m i n c i a m o con il n o n togliere loro tale possibilità d i alto dato con qua?ito d e t t o sui m a l i dell'agricoltura abruzzese. I n particolare egli h 3 a f f e r m a t o ch<? finanziamento m e t t e n d o c i a produrre n o i ciò c h e oggi aspettiamo da loro. Esiste inoltre u n la crisi dell'agricoltura a b r i ~ z z e s e , ed a n c h e i t a l i a n . ~ ,v a ricercata nella crisi delle struttur<: problema d i prezzo delle m a t e r i e prime c h e agricole, d e i edd di ti agricoli, della p r o d l ~ t t i v i t à i m p o r t i a m o da tali paesi, problema c h e è stato sollevato dai rappresentanti d e i paesi associati d i questo settore, n e i costi d e i prodotti indtte d a i paesi n o n i m p e g n a t i . sia al C o n v e g n o d i slriali a.cquistati dall'agricoltui-a ed i n f i n e nella Bari c h e al C o n v e g n o d e l luglio scorso al q u a l e m a n c a n z a del potere contrattztale d e i produttori alludeva l'amico S e r a f i n i contadini n e i c o n f r o n t i d e i t r a s f o r m a t o r i d e i R i s p o n d e n d o alle a f f e r m a z i o n i d i Esposito, prodotti agricoli. Circa le forze c h e guidano i l processo i n t e l'oratore si s o f f e r m a s u d u e d i queste: la prima grativo d e l l ' E ~ ~ r o p a l'oratore riguarda l'atteggiamento d e i c o m v n i s t i verso il , ha espresso i l parere c h e esse siano solo i grandi m c n : p o l i MEC: Egli si è l a m e n t a t o - ha d e t t o Rossi - COMUNI per il f a t t o c h e h o d e f i n i t o i c o m u n i s t i a v v e r sari del MEC ed h a ricordato l'atteggiamento assunto dalla delegazione italiana alla r e c e n t e c o n f e r e n z a d i Mosca sul Mercato C o m u n e . C h e l'atteggiamento d e l Partito comunista italiano n e i riguardi del MEC alla l u c e d e i successi da q u e s t o conseguiti, si sia a m m o r b i d i t o , n e h o d a t o atto a par. 27 della m i a relazione: m a n o n m i v e n g a a d i r e Esposito c h e i c o m u nisti sono stati e sono f a v o r e v o l i al MEC perché q u e s t o n o n risponde a v e r i t à . Potrei portargli q u i a centinaia, a migliaia l e copie dell'e U n i t à n e l l e q u a l i si attacca v i o l e n t e m e n t e il M E C , si attribuiscono al M E C , c o m e d i c e v o a pag. 17 della relazione, t u t t i i guai dell'agricoltura italiana ,O.L a seconda affermazione d i Esposito alla quale desidera rispondere è quella relativa alle f o r z e c h e dirigoito il processo d i integrazione europea e c h e egli indica itei nionopoli. L'oratore n o n contesta c h e i m o nopoli esercitino sul piano europeo u n o certa influenza cosi c o m e 1.a esercitano del resto sul piatio nazionale. Egli ricorda però d u e cose: p r i m o c h e l'allargamento e la liberalizzazione del mercato costit~ciscono d i per se stessi d u e a t t i antimonopolistici, cioè, t a n t o per f a r e W L e s e m p i o . c h e l'influenza delle case costricttrici d i automobili sul m e r c a t o integrato sarà i n f e r i o r e alla i n fl?ce~izaesercitata fino ad oggi: la F I A T slc! m e r c a t o i n t e r n o dell'automobile, per t u t t a u n a serie d i considerazicni c h e si possono indicare iii quel t a n t o di botta c h e esistei-à, s e m p r e f r a i v a r i complessi per la maggiore i n f l u e n z a liberalizzatrice c h e esercita all'esterno v e r s o u n m e r c a t o più a m p i o ; secoitdo. c h e i ~ e MEC l sizmo riusciti a f a r e m a n a r e uita legge antitrust cosa che n o n siamo riusciti ancora a f a r e nel nostro Paese. L'oratgre ccntinua dicendo d i stare attenti a dire che t u t t o ciò c h e si f a i n Europa si f a sotto la guida d e i m o n o p o l i perché. allorché si riconosce, c o m e h a riconosciuto la c o ~ i f e r e t i z a dei Partiti comunisti d i Mosca, c h e qiralcosa di bnoiio si sta f a c e n d o n e l M E C , n o i d i a m o ic~z attestato d i beiieiiierenza ai m o n o p o l i c h e r e n derà più d i f f i c i l e la lotta c h e vogliamo condurre contro d i loro. Rossi i n f i n e dice c h e la politica, agricola c0mun.e n o n è la politica v o l u t a d a i m c n o p o l i . I rappresentanti dei m o n o p o l i h a n n o c o m b a t t u t o tale politica dicendo c h e è troppo dirigista. I n efi'etti il dirigisrno c h e v e r r à iiitrodotto n e i m e r c a t i agricoli è n o t e v o l e , m a esso serve a p p u n t o a d i f e n d e r e i produttori, specie quelli pii1 piccoli, dalle griiifie d e i m o n o p o l i iizdi~striali e commerciali. Pensa perciò c h e sia opportuno rettificare certe affermaziciii. L'oratore prende atto c o n soddisfazione delle dichiarazioni f a t t e d a l dott. Di Bartolomei e dal prof. Giuliani perché esse c o n f e m n o i n m a n i e r a a,utoreuole q u a n t o da l u i d e t t o i n m a teria d i r i o r d i n a m e n t o folidiario, d i o r i e n t a m e n t i prodtrttivi, di attrezzature d i m e r c a t o e l i riiigrazia per l'alto contributo d i esperienza e d i concretezza portato a i 1a.uori del convegno. Q u a n t o al dott. Pagani - h a continuato Rossi - egli si è l a m e n t a t o , a l pari d i Esposito, d e l l ' a f f e r m a z i o a e c h e h o f a t t o a pag. 17 della m i a relazione e cioè c h e si sente d i t a n t o i n t a n t o a f f e r m a r e da parte della e s t r e m a destra autarchica e nazionalista e della e s t r e m a sinistra comunista, c h e i guai dell'agricoltura italiana sono cominciati c o n l'ingresso delllItalia n e l Mercato C o m u n e , ed h a sostenuto col calore c h e gli è solito c h e la sua organizzazione è stata la prima ad aderire al concetto del M e r cato C o m u n e . A m i c o Pagani, il t u o presidente, alla c o n f e renza agricola nazionale, h a d e t t o t e s t u a l m e n t e q u a n t o segue: i guai per l'agricoltura italiana sono iniziati c o n la liberalizzazione degli scambi e si sono accentuati con l'ingresso d e l l'Italia n e l MEC. O r a io n o n credo c h e u n a tale dichiarazione possa essere definita d i adesione al concetto d e l Mercato C o m u n e perché è e v i d e n t e c h e n o n si può aderire, se n o n si v u o l e essere i n ccntraddizione con se stessi. a ciò c h e si dice essere f o n t e d i guai per l'agricoltura del nostro Paese. Ma lasciamo l e questioni d i principio e v e n i a m o alle cose concrete. Pagani h a f a t t o t u t t a u n a serie d i o ~ s e r v a z i o n i alle proposte della C o m m i s s i o n e , c h e n o n m i pare abbiano a c h e f a r e , eccetto u n a o d u e , con q u a n t o è d e t t o nella m i a relazione. N o n m i resta perciò novembre 1962 D'EURDPA c h e c o n f e r m a r e a tale riguardo q u a n t o è i m plicito nella m i a relazione e cioè, c h e u n o degli obiettivi della politica agricola europea d e v e essere la specializzazione della produzione. Ed i o n o n credo c h e dalla specializzazione della produzione. l'agricoltura italiana abbia n u l l a d a t e m e r e )!. L'oratore h a coiztinuatc? dicendo c h e v i saraiiiio alcune prodltzioni, c o m e il grano, c h e andi.aiino ridimensionate ( n o n già o v e si ottengono i cinquanta q ~ c i n t a l i per ettoro m a là d o v e se n e ricavano dieci o quindici per ettaro) ed altre, c o m e gli ortaggi, la f r u t t a , l'uva, le carni, il tabacco, clze si estenderanno. C i ò n o n rappresenterà u n d a n n o per l'agricolt u r a italiana; al conti-ario esse consentiranno finalme8nte d i m e g l i o equilibrare i nostri iiidirizzi produttivi. Circa la prodzczione dell'olio d'oliva, Rossi afferma d i n o n a v e r d e t t o che lale produzione noit potrà m a i ~ t e n e r s i :soltanto che iion crede ad icna sua espansione n e l m o m e n t o i n cui, a seguito della prevista d i m i n ~ r zione del prezzo dell'clio d i s e m i e della m a r garina, sarà necessario arrivare a f o r m e d i s o v v e n z i o n e . c o m e proposte dnlla C - m m i s s i o n e , per evitare icna d i m i n n z i c n e d e i redditi d e i produttori interessati alle z o n e dell'olio d'oliva. S n i p u n t i dell,a relazione c h e h a n n o sollevato l,e maggiori obiezioni da parte d i Pagani, l'ora.. tore h a detto: Circa la m e z z a d r i a d e v o dire al collega Pagani c h e è i n u t i l e c h e egli si aggrapoi sugli specchi per t e n t a r e d i inficiare il giudizio negativo espresso dalla c o n f e r e n z a agricola nazionale n e i riguardi d i tale f o r m a d i cond u z i c n e . S u 65 organizzazioni c h e h a n n o f a t t o osservazioni al rapporto finale della c o n f e renza agricola solo c i n q u e o sei h a n n o dichiarato d i n o n condividere il giudizio negativo sulla mezzadria. C h e valore h a perciò argom e n t a r e sul n u m e r o d i i n t e r v e n t i c h e si sono a v u t i i n commis:ione prc e contro la m e z z a dria? Quello c h e conta i n u n congresso o i n u n a c o n f e r e n z a sono l e adesioni e i dissensi al rapporto finale. T u t t o il resto h a il sapore del sofismo. Pagani si d o m a n d a poi d o v e è più il latif o n d o i n Italia e aggiunge successivamente cosa i n t e n d i a m o per latifondo. Io n o n n e g o c h e il l a t i f o n d o sia d i m i n u i t o e n o r m e m e n t e i n questi u l t i m i q u i n d i c i a n n i ~ o p r a t t u t t oa seguito della r i f o r m a agraria. Ma n o n è scomparso del t u t t o . S e c o n d o i dati c h e ci fornisce 1 ' I N E A esiste ancora più d i u n m i l i o n e d i ettari d i terra a latifondo. Q u a n t o poi alla definizione d i l a t i f o n d o Pagani sa c h e alludiamo a t u t t e q u e l l e proprietà d a 50-100 ettari i n su nelle quali n o n esistono o quasi i n v e s t i m e n t i f o n diari ed agrari d i iniziativa imprenditoriale, da parte d e l proprietario, e c h e v e n g o n o gener a l m e n t e d a t e i n a f f i t t o o a colonia a poveri contadini d e l paese più v i c i n o i quali v i esercitano una agricoltura d i sussistenza. S e Pa- gani c r e d e d i poter a f f r o n t a r e la concorrenza d e l Mercato C o m u n e c c n u n tale t i p o d i agricoltura, beato l u i . Io n c n c i credo. I1 discorso. c o m e h o d e t t o nella relazione d i stamattina, v a l e a n c h e per l e analoghe proprietà contad i n e ; e gli i n t e r v e n t i r i f o r m a t o r i c h e la m i a organizzazione i n v o c a m i r a n o a riordinare l e proprietà contadine particellari, a superare l e f o r m e d i conduzioni arretrate, quali a p p u n t o la m e z z a d r i a e i l l a t i f o n d o , ed a creare u n a proprietà contadina d i d i m e n s i o n i adeguate collegate i n cooperativa sul t i p o d i quella olandese o danese, t a n t o per intenderci. L o so c h e t u n o n credi alla cocperazione. L o h a i dimostrato anche oggi. M a i o d e v o chiederti allora c o m e i n t e n d i risolvere la f o n d a m e n t a l e q u e s t i o n e dell'inserimento d e i produttori n e l ciclo d i conservazione. t r a s f o r m a z i o n e e v e n dita d e i prodotti. C o n gli e n t i economici? M a l'esperienza degli e n t i economici è tutt'altro c h e positiva n e l nostro Paese. E poi n e s s u n o accetterebbe più la creazione d i organismi c h e i m p o n g o n o ai produttori la consegna d e i loro prodotti. L a filosofia della politica agricola c o n i u n e , c o m e sai, è l'opposto. Fare e n t i c h e a m m a s s i n o solo q u a n d o torna vantaggioso al produttore n o n so se c o n v e n g a , perché è chiaro c h e sarebbero eiiti i n perdita. S e v o l e t e f a r e v e r a m e n t e qualcosa per i produttori i n q u e s t o c a m p o v i d o v e t e convincere c h e l'unica Strada aperta è quella della cooperazione. L ' h a n n o battuta del resto i produttori d i quasi t u t t i i paesi del m o n d o : n o n capisco perché n o n dobb i a m o batterla a n c h e n o i Rossi h a conclitso la srca replica rispondencln b r e v e m e n t e all'on. D i Paolantonio sul problemc~ del sistema dei prezzi indicativi, d e i prezzi l i inter1;ento. dello stoccaggio m c m e t i t a n e o , ecc. che il parlamentare a v e v a a f f e r m a t o f a r parte degli s t r u m e n t i d i icna politica corporativa. Dopo a v e r d e t t e d i n o n coriditlidere tale affermaziolie poiché n e l l e m o d e r n e ecoriomie agricole. nelle economie dirigiste, l'i~itl.odiezione d i icn sistenlrt di prezzo n e l l a politica dello stcccaggio momei7taiteo liiene f a t t a n o n già i n f u n z i o n e di u n a i ~ r e r a d i f e s a corporativa del prodotto, bensì quale e l e m e n t o regolatore della produzicne, con f u n z i o n e d i incentivazioize e d i disincentivazione e del m e r c a t o , n e l q u a d r o d i un'impostaziorie generale d e i problemi agrari, Rossi ha conclltso: 18. N o n bizogna m a i dimenticarsi c h e l e proposte della C o m m i s s i o n e rappresentano u n v e r o e proprio t e n t a t i v o d i programmazione degli i n v e s t i m e n t i agricoli: c o m e t u t t i i piani c h e si rispettino prevede i m e z z i e gli s t r u m e n t i per la realizzazione degli o b i e t t i v i c h e si è prefissi. e c h e sono c o m e v o i sapete l a specializzazionr della produzione. la regolarità delle consegne ai consumatori, l'espansicne armoniosa degli scambi commerciali con i paesi terzi, il miglior a m e n t o d e l l e condizioni d i v i t a e d i lavoro d e l l e popolazioni agricole e u r o p e e 11. (1 11 comzzzo europeo L e d u e giorizale europee di Cliieti soizo term i n n t e la sera del 16 i n Piazza D u o m o d o v e i rappresentanti belgi e olandesi d e l Consiglio d e i C o m u n i d'Eui-opn. A m c r y e v a n W i j c k , il Coiisole d i Francia a R o m a , G i o v a n g r a n d i , il Siitdaco di Macoiz, Escande, e d i C h i e t i , B~e1-acclzi0, e il Sottosegretario all'agricoltnra, S e d u t i , h a n n o parlato a migliaia d i cittadini entusiasti. Riportiamo. d i seguito, il testo integrale del discorso del Siiidaco Buracchio: Cari ccncittadini, q u a n d o alcuni m e s i f a si penzò per la prima volta ad u n i r e i n u n vincolo stretto la città d i C h i e t i con quella d i Màcon, 1'Amininistrazione c o m u n a l e ed i o person a l m e n t e n o n a v e m m o u n m i n u t o d i esitazione, n o n d u b i t a m m o u n solo m c m e n t o c h e q u e s t a cerimonia pctesse n o n essere profond a m e n t e sentita e vissuta dal popolo d i C h i e t i ; conoscevamo la s e n ~ i b i l i t à del nostro popolo e la vostra presenza q u i , n u m e r o s a , entusiasta, e generosa, è la migliore c o n f e r m a della prof o n d a , sentita vocazione c h e quecta città, e r e d e d i u n a l u n g a tradizione d i sensibilità al progresso, dimostra d i a v e r e all'adeguamento ai n u c v i t e m p i . Sensibilità per i t e m p i n u o v i , prosperità e salvezza per i nostri popoli, oggi h a n n o u n n o m e : Federazione degli Stati U n i t i d'Europa. L a cerimonia del gemellaggio nella sua solenn i t à è stata celebrata ieri m a t t i n a nella sala del Consiglio Municipale, m a il gemellaggio v i e n e consacrato questa sera su q u e s t a piazza nella f e d e , nell'entusiasmo, nell'abbraccio popolare, perché esso è u n f a t t o d i popolo, n o n è espressione d i alcune categorie n é soltanto d i alcuni amministratori, è f e d e d e l popolo, del popolo d i C h i e t i e del popolo d i Màcon, c h e u n i t i i n s i e m e simboleggiano il grande popolo europeo. Io ringrazio il Sottosegretario G i a c o m o Sedati c h e q u e s t a sera suggellerà l a m a n i f e s t a z i o n e port a n d o l'adesione d e i G o v e r n o italiano e q u i n d i attraverso il gemellaggio r i c o n f e r m e r à la f e d e europea d e l governo italiano; ringrazio il C o n ~ o l e d i Francia c h e rappresenta il G o v e r n o della nazione amica, ringrazio il rappresent a n t e d e i C o m u n i Belgi, il rappresentante d e i C o m u n i Olandesi, c h e h a n n o portato q u i l'adesione d i q u e l l e C o m u n i t à e d i q u e i popoli, ringrazio il p r c f . S e r a f i n i , Segretario generale per l'Italia dell'Associazione d e i C o m u n i d'Europa, e n o n ringranzio perché sarebbe poco. m a n i f e s t o i s e n t i m e n t i della m i a fraternità della novembre 1962 COMUNI D'EUROPA -- -. - - vostra fraternità. al Sindaco della Città Sorella Macon, al Sindaco Escande. alla delegazione irancese che numerosa (l'avremmo voluta più numerosa) è venuta questa sera fra di noi, e questi giovani che rappresentano, nei loro costumi tradizionali ma nella vivacità dell'età, la gioventù d i Macun, la gioventù della Francia. I1 gemellaggio t i a Chieti e Macon stringe di un legame indissolubile due città poste ad oltre mille chilometri di distanza che si impegnano da oggi in poi a compiere un lavoro insieme, ad operare in stretta unione, a scambiarsi le loro esperienze, a comunicarsi le loro preoccupazioni, le loro ansie, le loro gioie. Ma nel momento in cui abbiamo proclamato questa unione noi abbiamo letto un giuramento, il Sindaco Escande ed io, cne si chiama il giuramento della fraternità europea. I1 gemellaggio avviene nel nome dell'Europa ed è uno stiumento per far sì che l'Europa si realizzi facendo appello alle forze popolari. L'Europa, amici di Chieti, nella quale voi credete. T r e anni or sono in Chieti una manifestazione europeista ebbe un analogo concorso di pubblico e permettete di ricordarlo con legittimo orgoglio vostro e mio, raccolse la più vasta risonanza nella stampa internazionale. Nel Campidoglio, quando alla presenza dell'allora Ministro degli affari esteri ed oggi Capo della Repubblica Italia, il Consiglio dei Comuni d'Europa celebrò il decennale della sua costituzione, indicò come fatto esemplare, come dimostrazione significativa di fede europeista la manifestazione di Chieti del 1959. Oggi si ripete quell'adesione di popolo per l'idea europea; non abbiamo bis:ogno qui a Chieti di dichiarare perché crediamo nell'Europa. Sappiamo che l e nostre nazioni uscite semidistrutte dalla guerra ncn hanno più nulla da dire prese isolatamente, sentiamo la loro incapacità ad intervenire come forza di mediazione nella lotta che due grandi blocchi conducono nel mondo mentre ci rendiamo conto che le decisioni d'i ciascuno di essi possono provocare la vita o la morte di noi che siamo estranei a quelle decisioni. Questa situazione, insieme col progresso tecnico con lo scambio di manodopera, col perfezionamento dei mezzi di produzione, indica in modo inequivocabile che non si può continuare razionalmente a vivere negli stretti ambiti degli stati nazionali ma che è necessario dare un nuovo respiro a tutto il popolo europeo e che soltanto una grande federazione di Stati potrà risolvere i nosstri problemi, inserendo l'Europa, come forza d i mediazione, fra i due blocchi, facendo si che l'Europa possa rivolgersi a quel mondo terzo, a l mondo africano ed asiatico dove vive più di un miliardo di uomini e dove, badate bene, si deciderà il destino dei popoli dell'occidente e dell'oriente. L'Europa unita può parlare a questo mondo perché n e conosce profondamente le esigenze. Isolatamente gli Stati non po'ssono farlo perché ciascuno di essi è resp-onsabile in parte degli errori, spesso dei delitti, che in nome di una pretesa superiorità bianca sono stati conimessi nelle terre africane ed asiatiche. Diceva il rappresentante d i uno di questi popoli al Congresso dei Comuni a Vienna dinanzi a 3000 Sin- P - daci europei nell'aprile scorso, che gli africani non credono negli stati Europei. creatori delle divisioni e delle frontiere degli stessi Stati africani, ma sono pronti a seguire, ad essere indirizzati dalla Federazione euro'pea, superamento dei vecchi nazionalismi e forza di pace, forza di difesa e di salvaguardia dei valori della civiltà. I mezzi per l'unificazione, noi europei, li abbiamo iniziati ad usare: sono i mezzi economici. I1 progresso dell'integrazione, il mercato comune, la comunità economica del carbone e dell'acciaio, quali risultati! Tre anni fa quando ci unimmo su questa piazza a conclusione del convegno che aveva per tema :C,L'Abruzzo ed il mercato comune europeo dovemmo rispondere ad un manifesto d i un partito di opposizione di estrema sinistra che avvertiva che il mercato comune avrebbe potuto portare l'Abruzzo e l'Italia verso un disastro economico. Quelle previsioni sono state totalmente confutate dalla realtà. La situazione è apparsa completamente diversa e voi sapete che la nostra economia, lungi dall'indebolirsi, nelle nuove possibilità del più grande mercato, si è rafforzata ed ha progredito. La conclusio~ne più favorevole di questo lavoro è nella richiesta di nazioni come 1'Inghilterra ed i paesi del libero scambio di entrare nel Mercato comune, la conclusione più evidente 6 che quello stesso partito, che nel 1959 si proclamava contrario, nella recente riunione di Mosca ha rivisto il suo giudizio ed ha dichiarato che il Mercato coniune non è un fatto negativo ma una realtà con cui bisagna fare concretamente i conti. L'azione nel settore economico ci ha fatto ccmpiere dei passi innanzi: ma questo non è sufficiente; voi sapete che non può vivere un'unione economica se non c'è una forza poli-. tica che la coordini, la indirizzi, dia ad essa la possibilità di una ulteriore espansione; questa forza politica deve essere la comunità politica europea, la Federazione europea. I mezzi per realizzare la Federazione - poiché i governi spesso sono presi dalle ragioni di Stato: ogni organismo tende alla sua sopravvivenza ed anche i superati Stati nazionali tardano a morire - i mezzi sono nella larga pa'rtecipazione popolare; i mezzi sono nell'azione del Consiglio dei Comuni d'Europa, associazione dei Comuni che raccoglie migliaia e migliaia di Sindaci ed Amministratori locali, i mezzi sono quelli che lo stesso Consiglio dei Comuni d'Europa vi indica e tra essi i gemellaggi. E' stato detto nel nostro Consiglio Comunale da parte di quel partito di estrema che non ci si oppone ai gemellaggi ma li ai vorrebbe estesi ad altri paesi del mondo, a paesi dell'Europa orientale ad esempio. Noi non siamo contrari a questa forma di pacifismo internazionale, a questa forma di umanitarismo, ma diciamo che il gemellaggio come noi l'intendiamo è qualcosa di più, che non rinnega i legami di fraternità internazionale, ma è qualcosa di più concreto e di più politico. I1 nostro è un atto politico, è lo strumento per affratellare i popoli che dovranno formare la Federazione degli Stati Uniti d'Europa. Noi ci uniamo con città dell'Europa Occidentale democratica non solo per allargare i confini del nostro spirito. delle 1) 15 - nostre possibilità attraverso altie manifestazioni, ma per collaborare ccncretamente alla creazione di un legame sovranazionale. Questo il nostro obiettivo ed il nostro ideale. L'Europa che prepariamo non sarà una forza che debba rivaleggiare con altri Continenti, noi la vogliamo con i sentimenti di pace, con i sentimenti che un grande maconese, il poeta Lamartine, espresse or è un secolo nella sua Marsigliese della pace quando diceva: Vediamo qualche traccia di frontiera nel cielo? I limiti dello spirito sono le sole frontiere. nella luce intellettuale il mcndo s'innalza verso l'unità, sono concittadino di ogni anima che pensa, la mia Patria è la verità I1 gemellaggio con Macon è la forma concreta d i lotta europea che noi abbiamo scelta: ne derivano degli impegni con conseguenti opportunità ed anche utilità. Quali i motivi di questa scelta? Innanzi tutto l e nostre due Città hanno una entità demografica simile; hanno analoghe funzioni ammini~trative di Capoluogo di provincia; hanno ambedue un'ecor\omia agricola che va a trasformarsi in indust,riale. I nostri Comuni escono da una stasi di molti anni ma ora sono tutti e due lanciati verso il progresso. Hanno avuto un passato di fierezza, specialinente nei momenti più impegnativi della loro storia. Salutiamo il Sindaco Escande decorato dalla resistenza francese e ricordiamo i patrioti di Macon soppressi durante la resistenza come ricordiamo con venerazione e con amore i 24 partigiani di Chieti fucilati dai nazifascisti. La fervida attività europeistica accomuna le città; Macon ha stretto gemellaggio con molte Città europee, è luogo d'incontro, di riunioni europeistiche, ha avuto il riconoscimento di queste attività nel mese di maggio con la solenne consegna della bandiera d'Europa d a parte del Presidente del Consiglio d'Europa. Chieti, anch'essa si è resa promotrice di spirito europeo in Abruzzo - attorno alla sua adesione sono fiorite l e adesioni di diecine e diecine di Comuni abruzzesi e molisani al Consiglio dei ,I. NUOVI POTERI LOCALI AOERENTI ALL'AICCE Province : BOLOGNA. . abitanti . . . . . CUNEO . . . . . . . . NAPOLI . . TREVISO . . . . . . . . . . . . C o m l ~ n:i ARITZO( N u o i . 0 ) . . . . . BUDDUSÒ ( S a s s a r i ) . . . CAGLIARI . . . . . . . SENORBÌ ( C a g l i a r i ) . . . . 803.729 557.972 2.265.321 615.190 abitanti 2.537 7.575 155.445 3.868 16 Comuni d'Europa. Chieti nel 1959, come abbiamo ricordato, concretò questa sua attività euro'peistica attraverso un importante convegno: o'ggi h a ospitato un secondo convegno di studio dedicato all'integrazione agricola europea e all'Abruzzo affrontando così un problema concreto e tecnico che si riferisce alla costruzione europea. Queste Città dunque hanno numerose attività in comune. Le città non nascono gemelle - diventano e si riconoscono tali -. Quali saranno i frutti immediati? I due Comitati di gemellaggio riunitisi questa sera in Municipio hanno stabilito di iniziare a partire dalla prossima estate uno scambio d i 50 giovani che da Chieti andranno a Micon per trattenersi 20 giorni e di 50 giovani che da Micon vei,ranno a Chieti per restare un uguale periodo di tempo; hanno stabilito altresì di studiare la possibilità di realizzare scambi COMUNI D'EUROPA di operai, di lavoratori in genere, incontri sportivi e folcloristici; hanno deciso infine di promuovere riunioni di studio tra professionisti, tra gli educatori e gli amministratori delle due città. Si delinea. quindi. un panorama di attività che, inizialmente in modo modesto ma poi man mano in maniera più ferma e più decisa, potrà essere sviluppata con concreti vantaggi di carattere spirituale e culturale. Questo, amici, in rapida sintesi è il gemellaggio. Voi l'avete sentito. Voi lo vedete plasticamente rappresentato dalla presenza tra noi cii tanti europei di varie nazioni che sono intervenuti per essere padrini dell'unione tra Chieti e Micon e poiché amici miei e cittadini, il gemellaggio trova in questa piazza la sua consacrazione ufficiale, io invio a nome vostro un affettuoso saluto ai concittadini di Micon ed interpreto i vostri sentimenti di affetto abbracciando nel Sindaco Escande il popolo di Macon e di Europa. Utilità di una missione di studio di Giuseppe Contini I sistemi di progandare l'idea federalistica seguiti fino ad oggi sono i più diversi, così come più diversi sono stati i settori verso i quali una tale propaganda è stata indirizzata. Per definizione, nel settore dei Poteri locali. l'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa, tra le sue attività a fini anche propagandistici, ha posto in essere delle azioni tendenti a promuovere dei gemellaggi tra comuni d'Italia e di altri paesi europei. Normalmente tali gemellaggi nascono partendo proprio dal presupposto della volontà di gemellarsi. E' solo eccezionalmente che avviene il contrario, e cioè che, conoscendosi per delle ragioni e dei fini che niente hanno a che vedere con il gemellaggio, si arriva invece inevitabilmente dopo essersi reciprocamente conosciuti ed apprezzati a chiedere di gemellarsi. E' questa indiscutibilmente una strada tra le più lunghe ma è da ritenere che sia anche tra l e più sicure perché è fondata su elementi di giudizio acquisiti direttamente dagli interessati ed in loco. E' questa la strada attraverso la quale vengono abolite ineluttabilmente le bai-riere nazionali, che sono date non soltanto e non soprattutto da ciò che visibilmente separa due popoli (quali i confini C. d. politici, la diversità di lingua, ecc.) ma specialmente dagli almeno altrettanto pericolosi confini invisibili che si basano per lo più su pregiudizi fondati a loro volta sull'ignoranza. Un esempio concreto che dimostra quanto ciò sia rispondente al vero lo si è avuto da ultimo con una missione di studio sui problemi dell'organizzazione amministrativa e dello sviluppo economico regionale svolta durante la seconda metà del mese di settembre da sindaci sardi che si sono recati all'uopo nel dipartimento francese della Vaucluse. Tale missione, svolta a cura dell'OCSE, aveva come risulta da quanto detto sopra, degli scopi ben precisi: studiare il ruolo che in Francia alle comunità locali viene riconosciuto nell'ambito del complesso processo di sviluppo economico. L'OCSE è arrivata ad organizzare una tale missione per dei motivi ben precisi. Infatti, in questo momento, come è noto, la Sardegna si trova sulla linea di partenza della più impegnativa gara da essa mai ingaggiata. Si intende far riferimento a auello che comunemente viene chiamato il piano di rinascita, che vedrà nei prossimi lustri impegnate notevoli somme da parte dello Stato italiano, per dare la possibilità all'isola di portarsi almeno allo stesso livello economico e sociale delle regioni medie europee. Si tratta di un'azione. dalla riuscita o meno della quale, dipenderà la morte o la vita dell'isola, ché auesta senz'altro sopraggiungerebbe per lento ma progressivo dissanguamento. Infatti il processo di emigrazione già in atto e che porta tante giovani energie nei paesi del MEC. ogni anno, dovrà anzitutto essere arrestato. L'emigrazione è un fenomeno ormai di tale dimeiisione d'aver ridotto un certo numero di villaggi sardi a l livello della Corsica, terra per definizione di pensionati, da dove le forze giovani, non sempre sufficientemente preparate, sia da un punto di vista professionale che sociale e morale, fuggono per recarsi sul continente. E' pregiudiziale per la riuscita di qualunque azione di sviluppo non soltanto l'aver a disposizione l'elemento umano in quantità sufficiente ina anche che la qualità o, se si preferisce, la preparazione di esso, sia soddisfacente. E' anche necessario che tutti, ai differenti livelli, siano consapevoli del ruolo che, con la loro attività, giocheranno in tale processo. Orbene. se di ruolo individuale a livello di singolo cittadino si può parlare, è chiaro che si deve anche parlare, e tener conto, del ruolo che le diverse comunità di cittadini avranno e, tra queste, fondamentale la comunità comunale e per essa le amministrazioni locali. Essa infatti giocherà un ruolo fondamentalmente di partecipazione alla elaborazione stessa del piano come portatrice degli interessi della comunità comunale: all'attuazione del piano sia, nei limiti delle possibilità delle proprie strutture e dei propri servizi. sia quale indispensabile ed insopprimibile anello di quella catena che unisce il cittadino allo Stato. Queste sono le premesse sulle quali si è basata la missione di studio alla quale abbiamo fatto cenno: facendo partecipare ad essa un numero necessariamente limitato di sindaci di comuni piccoli, si è scelta quella che si potrebbe definire la più piccola cellula di vitalizzazione del pubblico potere. S i è però, e questo è interessante, in tal inodo offerta ad essi la possibilità di vedere come davanti a problemi analoghi a quelli che loro affrontano oggi e dovranno affrontare domani, si sono comportati e si comportano i loro colleghi francesi e come tutto ciò si inquadra nelle strutture là esistenti. La scelta doveva necessariamente cadere su di un paese europeo e, più precis'amente, su di un paese facente parte della CEE. Tra tutti quello che ha dei problemi più vicini all'Italia è senz'altro la Francia. Vi è poi un altro elemento che fa sì ché un tale studio comparativo sia particolarmente proficuo: il fatto che le differenze tra regione e regione siano particolarmente sensibili e che certe regioni, quali la Provenza, presentano quello che si potrebbe chiamare un sommario di situazioni che va da zone agricole ed industriali, altamente sviluppate, a zone di forte depressione ed in fase di spopolamento. S e a tutto ciò si aggiunge che la differenza di struttura amministrativa non è troppo lontana ci si rende facilmente conto delle ragioni fondamentali che hanno fatto cadere la scelta sul dipartimento della Vaucluse. I1 programma si è articolato in quattro parti. Una prima consistente nel dare un orien- novembre 1962 tamento generale sulla zona da visitare e nella puntualizzazione del programma stesso si è svolta in Sardegna con riunioni tenute prima della partenza. I1 primo periodo di permanenza in Francia è stato, poi impiegato nell'aver contatti con le autorità e personalità a livello dipartimentale. Terminato così il periodo di preparazione generale è iniziata la terza fase consistente nella presa di contatto. a livello di amministratori comunali, con la realtà ed i problemi delle singole circoscrizioni, di sottoprefetture e comunali. Concluso il soggiorno in terra di Francia, i sindaci sardi si sono nuovamente riuniti più volte allo scopo di trarre definitivamente l e somrne sul viaggio e valutarlo sia dal punto di vista sostanziale cioè nella utilità enettiva che esso ha avuto sia da un angolo visuale metodologico nel senso cioè di dare un giudizio critico sull'uso di un tale sistema. E' previsto che tra poco venga steso un rapporto ufficiale collettivo sulla missione allo scopo di fornire elementi di informazione e formazione anche agli altri amministratori comunali che non hanno potuto partecipare di persona al viaggio. Tale rapporto sarà diffuso presso tutte l e amministrazioni comunali della Sardegna per conto e a cura dell'Assessorato regionale agli enti locali. il quale, fin dall'inizio è stato un entusiasta dell'iniziativa dell'OCSE, ed ha collaborato alla sua riuscita, sia con il proporre i nomi dei partecipanti sia con la partecipazione personale alla missione dello stesso Assessore. Evidentemente non è qui il caso di soffermarsi ad analizzare il programma dei lavori e l e conclusioni alle quali la missione è arrivata. Basti solo dire che lo scopo che ci si prefiggeva è stato ampiamente raggiunto e che ad esso, come prima si accennava. si è aggiunto il sostanziale valore europeistico della missione che ha già dato e ancor più darà i suoi frutti con la realizzazione di gemellaggi e con l'interesse e lo studio dei problemi comunali a livello europeo. Si pu6 affermare che se alla partenza dalla Sardegna erano degli amministratori comunali sardi che si recavano all'. estero B, a l loro rientro si è trattato di amministratori comunali europei che si spostavano da una regione all'altra della stessa patria comune: l'Europa. Né questa è stata un'impressione ed un risultato unilaterale, al contrario analoghe reazioni si sono avute da parte degli amministratori comunali francesi. S i può dire sintetizzando con uno slogan che la visita ha dimostrato essere tra loro più distanti la Sardegna da Milano o la Provenza da Parigi, di quanto invece non lo sia reciprocamente la Provenza dalla Sardegna. C'è da augurarsi che un tale sistema d i viaggi di studio, specie se portato su basi di scambi reciproci, tra regioni simili, venga attentamente valutato e studiato in modo da poter essere messo a frutto su scala ben più ampia di quanto non abbia potuto fare una missione quale quella dalla quale si è preso lo spunto per queste note. P a r e infatti sia evidente l'utilità che esse hanno e potranno avere specie in futuro. Si badi però bene a quella che è la differenza sostanziale tra i consueti gemellaggi ed i gemellaggi che così stanno nascendo. Infatti i primi troppo spesso si sono ridotti a niente altro che ad una serie di manifestazioni esteriori fatte di discorsi e di scambi d i doni, di spettacoli folkloristici, mentre i secondi sono nati dallo studio dei problemi analoghi, dalla reciproca conoscenza che di persone e di collettività si è fatta lavorando intorno allo stesso tavolo dibattendo con passione problemi comuni creando ad essi soluzioni comuni. Si può dire che su questa base non soltanto rapporti di amicizia sono sorti ma addirittura di fraternità, rapporti cioè che debbono essere a base di qualunque gemellaggio. E' questa senz'altro una delle strade attraverso l e quali si può arrivare a f a r sentire veramente fratelli i popoli d'Europa a l di fuori della vana retorica e delle vuote formalità, è questo un modo di costruire solidamente l'edificio delllEuropa unita. COMUNI D'EUROPA novembre 1962 Crisi politica ed eresia federalista fra i comunisti di Bologna? Accanto a i socialisti e alle altre forze politiche favorevoli a1 principio dell'integrazione europea anche i consiglieri comzcnisti hanno votato l'adesione della p r o v i ~ ~ c i adi Bologna all'AICCE, in iena delibera ove era doverosamente specificalo l'obiettivo federalista (costituzione di una Federazione di Stati europei nei termini previsti dall'art. 11 della Costituzione della Repubblica italiana) della Organizzazione. Si è pxre aggizo~toagli altri il voto non richiesto de' neo-fascista Bolognesi. Diamo un estratto della .delibera consiliare: Presiede il Presidente della Giunta Provinciale: avv. Roberto Vighi. N C democratico, degli Enti locali territoriali retti da Amministrazioni elettive: ritenuta pertanto meritevole di accoglimento la richiesta di adesione pervenuta dalla detta Associazione, convenendo questa Amministrazione sulle finalità che la stessa persegue .. >> dellbera di aderire all'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa (Associazione dei Comuni, delle Province e delle Regioni) ». c i Messo a i voti dal Presidente, è approvato all'unanimità, con votazione resa in forma palese !V. Sono presenti i consiglieri: prof. Silvio Alvisi (PSI), Luciano Badiali (PCI), Carlo Maria Badini (PSI), dott. Luciano Bereonzini (PCI). dott. Gianfranco B O ~ O gnesi (MSI), Rinaldo Bovina (DC), rag. Ilario Brini (PSI) dott. Mario Cennamo (PCI), per. (contin1iazio9iedall<l Dag. 2 , agr. Luigi Civolani (PSDI), Renzo Contini (DC), tica del territorio europeo. E' tutta una probledott. prof. Aldo Cucchi (PSDI), prof. Luigi De matica di politica europea di sviluppo econoGiorgi (DC), Bruno Drusilli (PCI), ing. Alberto Lenzi (PCI), avv. Paolo Longhena (PSDI), mico e di progresso urbanistico. E' dell'altro giorno il discorso del sig, Marjolin, membro dott. Giampaolo Lorenzini (DC), per. agr. Virgidell'Esecutivo della CEE, sulla politica euroniangelo Marabini (DC), prof. Giovanni Merlini pea di piano. E' evidente il ruolo fondamen(DC), Luigi Orlandi (PCI), avv. Aldo Pacini tale della Provincia, di questo ente intermedio, (PLI), Giovanni Pazzaglia (DC), avv. Roberto in una pianificazione europea che voglia essere Vighi (PSI), Ezio Zanelli (PCI) veramente democratica. ... I1 Segretario generale dà lettura, ad inCi sembra inoltre fondamentale il ruolo delvito del Presidente, del seguente partito di le Province, sempre su scala europea, per l'inideliberazione: zio e la prosecuzione della politica europea I1 Cotisiglio delle imprese economiche di diritto pubblico, e quindi anche delle imprese economiche lovisto lo Statuto dell'Associazione italiana cali, che è la risposta più realistica all'astratta per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE) polemica contro l'Europa dei trusts e dei cari cui fini si compendiano nella difesa dell'autotelli. Ma è anche la risposta democratica che nomia degli Enti locali territoriali; nel promopuò essere data su scala nazionale ad analoghe vimento di una azione diretta alla costituzione polemiche. Infatti, accanto alla politica privadi una Federazione di Stati europei nei termini tistica, c'è posto per una correzione, una inteprevisti dall'art. 11 della Costituzione della grazione, uno stimolo di politica economica Repubblica italiana e dove siano salvaguardati pubblicistica; e qui il ruolo degli Enti territoe potenziati l'autonomia e il ruolo, nello Stato riali locali è fondamentale, su scala europea come su scala nazionale. Vorrei da ultimo attirare la vostra attenzione su un punto che, come dice lo stesso relatore prof. Grosso, non rientra strettamente nella tematica di questo congresso, ma che è tuttavia Organo dell'A.1.C.C.E. essenziale come istanza ben conosciuta da tutti gli amministratori locali. Mi riferisco al proAnno X - n. 11 - novembre 1962 blema della finanza, e voglio accennare alla armonizzazione fiscale sopranazionale. L'esperienza degli Stati federali e di una tradizione Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI autonomistica ci insegna che non tutti i sisteRedattore capo: EDMONDO PAOLINI mi fiscali sono ugualmente propizi allo sviE AMMIDIREZIONE,REDAZIONE luppo delle autonomie locali. L'esperienza ameNISTRAZIONE ricana insegna di una preferenza per l'imposiPiazza di Trevi. 86 - Roma - tel. 687.320 684.558 zione diretta anziché quella indiretta per favoindir. telegrafico: Comuneuropa - Roma rire l e autonomie locali. Rimando per questo argomento ad una fondamentale opera della Harvard University di Boston e risalente al tempo ormai lontano dell'Assemblea ad hoc Un numero L. 100 - Abbonamento annuo quando, dopo il varo della CECA e prima ordinario L. 1.000 - Abbonamento Sostedella fine del progetto CED, si parlava della nitore L. 5.000 per Privati e Enti Locali costituzione, relativamente prossima, di una L. 100.000 per Enti vari - Abbonamento comunità politica europea. Questi studi fondaBenemerito L. 300.000. mentali sottolineano l'importanza per le autoI versamenti debbono essere effettuatt nomie locali e per l e strutture federali di un su c/c postale n. 1/Z17135 intestato a: certo tipo di imposizione piuttosto che di un Banca Nazionale del Lavoro - Roma. Vza altro. Bissolati - Associazione Italiana per il L'armonizzazione fiscale per gli amministraConsiglio dei Comuni di Europa - Piazza tori locali non è pertanto argomento astratto di Trevi, 86 - Roma n. oppure a mezzo dal momento che ha ripercussioni indirette sulassegno circolare .. non trasferibile intestato a = Comuni d'Europa m. la nostra problematica complessiva. Ciò detto appare evidente l'importanza di una strettissima collaborazione fra 1'Upi e non Autor. del Trib. di Roma n. 4696 dell'll-6-1955 tanto la Sezione Italiana del Consiglio dei TIPOGRMCA U S T A l D I - ROMA 1963 Comuni d'Europa, quanto tutto il Consiglio dei Comuni d'Europa che, ripeto, è l'Associa- Province 31. COMUNI D ' E U R O P A d7Eurooa zione dei Comuni, delle Province, e delle Regioni Europee nella battaglia, soprattutto su scala sovranazionale, delle autonomie locali, la quale non può essere se non una battaglia unitaria. E' su scala europea che si vuol pervenke a quella pianificazione democratica del territorio a cui facevo cenno, a quel tipo di armonizzazione fiscale a cui mi riferivo, a quella politica sovranazionale dell'impresa pubblica che citavo. Ma è egualmente importante che si difendano le autonomie locali proprio in sede di lotta per il potere politico federale, altrimenti la nostra lotta sarebbe vana e sterile. Oggi - mi rivolgo ad alcuni amici forse non della mia parte politica (non dico in senso nazionale, ma europeo) - l'alternativa non è tanto fra il telaio meccanico e il telaio a mano: fuori di metafora, fra lo Stato federale europeo moderno e le istituzioni economiche e politiche nazionali di tipo tradizionale. In questa alternativa un corno sarebbe (come dicono i dottrinari) la distruzione luddista dei telai meccanici per riandare ai telai a mano. Invece la alternativa democratica di oggi è un'altra: è l'alternativa tra la tradizione conservatrice, antiautonomistica dell'Europa delle Patrie o degli Stati (che può cominciare col Generale De Gaulle e che certamente finirebbe col Presidente Salazar) e l'Europa federata, che è nello stesso tempo l'interpretazione più genuina delle istanze della Resistenza e direi anche della lettera e dello spirito della Costituzione italiana. a cui tutti ci vogliamo rifare ,I. Le Comunità a Sei nel 1962 al Parlamento europeo luppo della scienza, e le ricerche scientifiche stesse sono un fattore di forza politica. I paesi più potenti hanno sviluppato queste risorse scientifiche a un punto tale, quale neppure l e più grandi nazioni europee potrebbero raggiungere: basti pensare che gli Stati Uniti dedicano complessivamente alla ricerca 10 miliardi di dollari all'anno, cifra press'a poco pari all'intero bilancio nazionale di ciascuno dei paesi europei più importanti. L'organizzazione della ricerca scientifica al livello comunitario è imposta dunque dai fatti: e cioè sia dalla sua crescente costosità, sia dalla circostanza (messa in luce dalla relazione Price) che, se la natura stessa della ricerca scientifica rende impossibile prevedere esattamente i vantaggi pratici che conseguiranno all'attuazione di un vasto programma di studi, tuttavia l'esperienza insegna che la ricerca pura ha sempre importantissime conseguenze pratiche e costituisce perciò una base sicura per l o sviluppo della tecnica e dell'industria (5). Senonché in molti settori della ricerca scientifica - e non solo della ricerca nucleare - le incidenze politiche e militari sono tanto profonde, che è praticamente impossibile che una cooperazione estesa fra stati europei possa realizzarsi, in materia in cui la sovranità nazionale è direttamente toccata. E' questa la ragione per cui l'Europa, pur con il suo miracolo economico, è tuttora un complesso di Paesi V scientificamente sottosviluppati ,> (per esempio nel settore spaziale); ed è questa la ragione per cui il problema di un programma organico europeo di generale ricerca scientifica non è neppure affrontato nel quadro delle Comunità europee, istituzionalmente tro~ppo fragili per superare l'ostacolo politico sopra accennato. Non è questo uno degli argomenti di minor conto in favore del nostro préahble federale. Andrea CHITI - BATELLI (5) Cfr. anche F. Ir~i~or.1~0. Energia, ricerca scientifica e piano di svilup,>o. Firenze, Vallecchi. 1862: B. GOLDs C I i n t i D T , L'avellture atonli<llre: sus aspects 1)oìitiques et tc:chnig?cc:s, Paris, Fayard. 1962. BAN 60 direzione centrale - roma - v i a d e l corso, 173 IL SERVIZIO DEI CONTI CORRENTI P O S T A L I con 73.500 UFFICI e 30.000 SPORTELLI assicura adli INCIUSTRIALI ai COMMERCIANTI ai PROFESSIONISTI il Conto Cassa perfetto lolali il COHi'O GOAAEHTE POSTALE il servizio [li tassa P 1 COMODO, PII EGONOMIEO, P10 SIEURO PIO COMODO perchèsipossono disporre le operazioni dalla propria casa o dal proprio ufficio (al resto penserd la posta). P I S IC U RO perchè la gestione del conto è affidata allo Stato che risponde sempre ed illimitatamente. PIU ECONOMICO perchè molte operazioni non costano niente, altre sono soggette a una tassa tenuissima e le somme a credito producono interessi. Con il CONTO CORRENTE POSTALE si può effettuare qualsiasi operazione d'incasso o di pagamento in qualunque parte d'Italia, e in taluni paesi anche all'estero 353.000 Correntisti Postali con un credito di 3 7 6 miliardi trasformano il loro TEMPO iii DANARO, evitando fastidiose attese davanti agli sportelli. Senza muovere un passo i Correntisti Postali determinano oggi un movimento di: N. 107 milioni di versamenti, per un importo di L. 4.609 miliardi N. 20 milioni di assegni. FATEVI CORRENTISTI POSTALI Chiedete la " N. 17 milioni postagiro, per un importo di L. 3.971 miliardi - per un importo di L. 1.988 miliardi U S A T E IL POSTAGIRO GUIDA P R A T I C A DEL CORRENTISTA ,, alla DIREZIONE G E N E R A L E delle POSTE e delle TELECOMUNICAZIONI Direzione Generale per i Conti Correnti VI ~ A R AS P E D I T A - ROMA GRATUITAMENTE B A N C O D I SICILIA ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO Patrimonio : . . . . . . . . . L. 16.888.379.000 PRESIDENZA E DIREZIONE GENIERALE IN PALERMO S E D I I N : AGRIGENTO, BOLOGNA, CALTAGIRONE, CALTANISSETTA, CATANIA, ENNA, FIRENZE, GENOVA, MESSINA, MILANO, PALERMO, RAGUSA, ROMA, SIRACUSA, TERMINI IMERESE, TORINO, TRAPANI, TRIESTE, VENEZIA. SUCCURSALI I N : MARSALA e PALERMO. 225 A G E N Z I E UFFICI D I RAPPRESENTANZA in: BRUXELLES - COPENAGHEN - LONDRA - MONACO DI BAVIERA N E W Y O R K - PARIGI - ZURIGO F I L I A L E A L L ' E S T E R O : TRIPOLI d'Africa Forme speciali di credito attraverso le seguenti Sezioni: SEZIONE DI CREDITO AGRARIO E PESCHERECCIO SEZIONE DI CREDITO FONDIARIO SEZIONE DI CREDITO MINERARIO SEZIONE DI CREDITO INDUSTRIALE SEZIONE AUTONOMA PER IL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE E n1 IMPIANTI DI PUBBLICA ~ I L I T A Le cartelle fondiarie, le obbligazioni e i buoni fruttiferi emessi dalle Sezioni speciali del BANCO rappresentano un sicuro e vantaggioso investimento. ~ e nelle principali del mondo. Corrispondenti in tutte le p i w d'Italia I Quanta Prima 20 Olivetti Elettrosumma 22 calcolare Senza calcolo non s i prevede, ma senza calcolo scritto non si controlla. P e r questo tutte le addizionatrici e i calcoimmediati, latori OISvetti scrivono certi e verificabili i termini, le operazioni e i risultati. I modelli sono diversi come sono diverse le necessità di uffici, negozi, fabbriche, istituti d i credito e c e n t r i d i ricerca. Ma tanto nella macchina che esegue la somma più semplice quanto i n quella destinata al complesso calcolo algebrico, la qualità della progettazione e dei materiali è la medesima. P e r questo ogni anno aumenta il numero delle Olivetti da calcolo esportate nelle nazioni dove all'alto sviluppo commerciale e industriale è p a r i la capacità di distinguere e di scegliere i prodotti migliori del mercato mondiale. - Multisumma 22 - Divisumma 24 Tetractys