Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111
Anno X - N. 11 - novembre 1962
Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - ROMA
O R G A N O MENSILE
D E L L ' A S S O C I A Z I O N E I T A L I A N A PER I L C O N S I G L I O D E I C O M U N I D ' E U R O P A
Ora drammatica
Democrazia sovranazionale o involuzioni autoritarie - politica europea di
piano e unione monetaria - elezioni europee a suffragio universale diretto
e poteri costituenti - condizione di un'efficace entrata inglese nel MEC istituzioni adeguate a una responsabile politica verso il mondo terzo - complementarietà dei negoziati e dell'azione popolare - la necessaria alleanza
dei democratici d'Europa - candidatura italiana ai VI1 Stati generali.
Nella Protomoteca del Campidoglio si è svolta
il 21 novembre una sessione del Consiglio Nazionale dell'AICCE. Sotto la presidenza di
Peyron hanno svolto Serafini la relazione politica e Martini la relazione politico-organizzativa,
mentre Buracchio ha illustrato il bilancio prei:entivo 1963: sono seguite ampie discussioni, in
cui hanno parlato i rappresentanti delle Regioni,
delle Province e dei Comuni, nonché alcuni
parlamentari. Al termine della discussione politica Ciangaretti, Giacchetto, Jori, Pulci, Zagari,
Zoli - costituiti in comitato ad hoc designato dal Consiglio - hanno presentato un progetto di risoluzione, che è stato approvato all'unanimità. Eccone il testo:
N
1,
I1 Consiglio Nazionale della Sezione italiana del Consiglio dei Cosmuni d'Europa,
riunito a Roma il 21 novembre 1962,
udita la relazione politica del Segretario
generale Serafini, l'apprcwa;
verso l'Africa e il «terzo mo'ndo» in generale;
respinge ancora una volta la creazione
di armamenti nucleari nazionali all'interno
della Comunità europea;
in ogni caso contesta risolutamente che
si possa procedere sul terreno dell'integrazione democratica europea attraverso i soli
negoziati diplomatici ed intergovernativi,
anche s e questi hanno una indubbia importanza e dovranno anzi essere condotti con
sempre più coraggiosa, consapevole e coerente iniziativa dai governi democratici;
indica l a necessità di coagulare tutte
le forze democratiche e libere d'Europa,
partiti, sindacati, amminist.razioai locali, associazioni culturali, scolastiche, giovanili, ecc.,
lano del CCE, il mandato di elaborare lo nella battaglia per la democratizzazione della
Statuto politico europeo, a cui si do~vrà Cojmunità europea;
quanto prima addivenire;
ricorda che il CCE è formato da Enti
che non rappresentano
locali territoriali
ripete quanta è stato già affermato dagli
Stati Generali di Vienna, che cioè è auspi- interessi settoriali ma l'interesse generale
dei vari tesrritc~ri,e che es~soè oggi la magcabile l'entrata dell'Inghilterra nella Comugio're organizzazione europeista di base, e
nità europea, osservando peraltro che l'apporto democratico di questa Nazione sarà stima, per tutto ciò, che esso po's'sa e debba
efficace se costituirà l'ingresso in una vera prendere l'iniziativa di questa battaglia, stiComunità sovranazionale e non in una sem- molando le altre fo'rze democratiche e proponendo ad esse una comune piattaforma di
plice unione .doganale, inclinata verso una
involuzione in semplice zona di libero
azione;
scambio;
propone che nello spirito delle indicazioni predette sia avanzata la candidatura
sottolinea l'inadeguatezza delle strutdella Sezione italiana del CCE ad organizzare
t u r e delle attuali Comunità europee a sostein Italia nel 1964 i VI1 Stati Generali dei
nere le grandi responsabilità democratiche
ed economico-sociali dell'Europa
libera
Comuni e dei Po'teri locali d'Europa.
N
11,
in particolare ribadisce la drammaticità dell'attuale situazione europea, malgrado l'alta congiuntura economica, per
l'assenza sempre più pronunciata del nostro
continente dalle grandi decisioni della politica mondiale e per il progressivo deterioramento delle istituzioni democratiche
nazionali in alcuni importanti Paesi della
Comunità, che si accompagna, anche per i
Paesi di orientamento più libero, ad un
crescente esautoramento dei Parlamenti
nazionali, via via che importanti affari politici (quelli delle « politiche » settoriali comunitarie previste dal Trattato di Roma,
così come quelli della politica estera commerciale comune) sono sottratti al loro controllo, mentre gli esecutivi nazionali sono
naturalmente indotti ad un accrescimento
dei propri poteri in forme autoritarie;
considera di fondamentale importanza
la prospettiva avanzata dalla Commissione
della CEE di una politica europea di piano,
che orienti l e politiche nazionali, e di una
unione monetaria,
ma osserva che occorre procedere alla
più rapida democratizzazione della Comunità
europea, e i n primo luogo reclamare le elelzioni a suffragio universale e diretto del
Parlamento europeo (secondo l e stesse indicazioni dei Trattati di Roma);
chiede che al Parlamento europeo venga
conferito, in co~nfolrrnitàdell'Appello di Mi-
L'Assessore Cavallaro porta al Consiglio nazionale ddl'AICCE il saluto del Comune di
Roma (da sinistra: I'on. Amodio, l'Assessore Cavallaro, il Presidente Peyron, il Segretario generale Seralini, il Segretario generale aggiunto Martini, il Segre~tario amministrativo Buracchio. il Sindaco Dozio)
.
COMUNI
D'EUROPA
Province d'Europa
All'Assemblea straordznaria dei Presidenti di
Provincia, che 1'UPI ha svolto a Salerno lo
scorso giugno (15, 16. 17) - a cui pertecipavano molti presidenti di Provznce aderenti el1'AICCE - il Segretario generale Serafini ha
portato il saluto f r a t e r ~ i o del Consiglio dei
Comuni d'Europa. che - come egli ha sottolineato - malgrado il nome comprende tutti i
Poteri locali zmpegnati nella battaglia unitaria
autonomista e federalzsta. Durante il congresso
è stato sfrontato il tema: C, Le prospettzue di
una nuova legge provinciale e comunale e le
funzioni delle Province ) t . Rzportiamo dagli atti
dell'assemblea
straordznaria,
recentemente
usczti, l'interveilto di Serafini.
Serafini, Segretario generale dell'AICCE.
,, Signor Presidente, signor Ministro, Senatore
Medici (mi piace ricordare che Lei non è soltanto il Ministro della Riforma Burocratica
ma anche il vice Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo). Autorità tutte,
signore e signori, cari colleghi: è un piacere
non formale quello di portarvi qui oggi il saluto non soltanto della Sezione Italiana del
Consiglio dei Comuni d'Europa ma d i tutto il
Consiglio dei Comuni d'Europa, trattandosi di
una Associazione a carattere sovranazionale.
Pertanto il mio non è soltanto un saluto italiano ma un saluto europeo.
E vi debbo subito chiedere venia di una sineddoche. Sono andato a cercare sulla grammatichetta scolastica d i mia figlia, e la grammatichetta recita che la sineddoche è una figura
retorica nella quale il tutto è nominalmente
espresso da una parte. Purtroppo il Consiglio
dei Comuni d'Europa rappresenta una figura
retorica conservando questo nome d i Consiglio dei Comuni d'Europa ma essendo in realtà
una organizzazione di tutti i poteri locali; quindi. senz'altro, anche incluse le Province. Difatti, su scala italiana, aderiscono in numero
d i altre 25 ed altre 10 sono in via di adesione.
Egualmente su scala tedesca per gli analoghi
Enti intermedi, e su scala francese e per altri
paesi del continente.
Ciò premesso, debbo dire che, non solo personalmente, ma tutto il Comitato esecutivo della nostra sezione segue col più grande interesse il dibattito che si incentrerà sulla lucidissima relazione del prof. Grosso.
Mi spiace che egli non sia qui presente, perché avrei voluto tributargli direttamente la
riconoscenza non soltanto d i tanti italiani ma di
tanti autonomisti, di tanti democratici europei,
che non dimenticano le sue recenti coraggiose
posizioni per la tutela dei diritti degli enti
territoriali locali, intesi tout court come comunità democratiche locali.
Della relazione del prof. Grosso abbiamo letto col più grande interesse la definizione che
egli propone della Provincia, con la formulazione che mi permetterete di leggere: La provincia esprime e rappresenta gli interessi pubblici locali propri nell'ambito del territorio
provinciale e svolge le attività che vi si connettono, allo scopo di concorrere allo sviluppo economico e sociale e a l progresso civile delle popolazioni. Qui c'è da ricordare il costante atteggiamento dell'unione delle Province ed in
particolare del relatore, quando si afferma che
la Provincia è anzitutto una comunità democratica.
I1 relatore Grosso sottolinea: essa non si limita appunto e non si può limitare ad una
somma di attribuzioni o di funzioni. Permettetemi d i vedere il problema sempre sotto un
angolo europeo ( e qui mi piace sottolineare
che il Ministro Medici si è recentemente e largamente documentato su scala europea: il
Consiglio dei Comuni d'Europa h a attentamente seguito i suoi viaggi di documentazione). Su
scala europea, in generale, soprattutto nei paesi
di più larghe tradizioni autonomistiche, vige
il principio che gli Enti locali non sono mai
somma di funzioni o di attribuzioni, ma che
ad essi è permesso tutto quello che non è
espressamente proibito.
Quindi la più larga possibilità d i autonomia e
d i autogoverno. D'altra parte, se ciò non fosse,
novembre 1962
in unità territoriale, per incidenza demografica:
c'è la piccola Provincia e c'è il grande Comun e metropolitano. Occorrerà probabilmente una
più agile redazione per l e leggi. Penso alle
città libere della tradizione tedesca. difficilmente assimilabili per funzioni, attributi e
compiti ai Comuni estremamente piccoli, e
tanto meno ai Comuni-polvere (io sono un
amministratore di un Comune-polvere). Penso
anche alle Contee inglesi e ai Landkreise tedeschi. Non mi voglio dilungare su di ciò: c'è un
altro problema da esaminare, ed è quello del
decentramento, dell'articolazione nell'ambito
delle grandi città metropolitane. Nella Germania federale, alla Provincia rurale, dove il Comune è parte di un Landkreis, fa pendant il
Comune delle grandi città, che si articola in
tante comunità democratiche di quartiere, in
andremmo in direzione contraria alla stessa intenzione dei costituenti italiani, che delle comunità intermedie hanno voluto senza dubbio
fare degli enti d i garanzia della libera convivenza democratica, direi affiancando queste all'altra garanzia che è quella data dalla classica
divisione verticale dei poteri. E dico che questo
principio risponde allo spirito informatore ed
alla lettera della Carta euroaea delle libertà
locali D, per i cui principi e postulati ormai ci
andiamo battendo da quasi dieci anni, cioè
d a quando f u approvata da circa un migliaio
di amministratori locali europei nell'ormai lontsno 1953 a Versailles
Direi che su questa inipostazione del vostro relatore viene ad essere
anche pienamente giustificata, giuridicamente giustificata, la battaglia, la
presenza, l'impegno degli
Enti locali e quindi delle
provincie per il federalismo sovranazionale. Questo non è un impegno
di carattere politico, è un
normale e coerente impegno di carattere costituzionale dovuto dai cittadini come da tutte le comunità democratiche intermedie, poiché - e
qui ricordo una interpre
tazione dell'illustre amico prof. Mortati - la
lotta civile per l'attuazione dell'art. 11 della
Costituzione, e direi di
tutto ciò che è lo spirito
e l'essenza del primo titolo della Costituzione,
non è soltanto una cosa
lecita, ma è, sempre secondo il Mortati, un imperativo.
S e questo obiettivo civile, cioè quello della
limitazione della sovranità nazionale a favore
d i comunità sovranazionali democraticamente ordinate, non soltanto è un
lecito ma è iin i m ~ e r a tivo per il cittadino, tanto più sarà u n imperativo
per l e comunità democratiche intermedie.
D'altra parte, da un
profilo europeo noi seguiamo poi con grande
interesse quanto ha scritto il vostro relatore circa
la rivendicazione di un
naturale valore di autonomia
alla
Provincia,
che non è un semplice
insieme di Comuni. Circa
Salerno: veduta della città dalla strada per Amalfi (foto ENIT).
questa naturale rivendicazione di autonomia, io
vorrei aggiungere che se
ne deve parlare per ogni Ente intermedio, fra il
sottocomuni, per realizzare quel contatto immeComune e la Regione (Incidentalmente debbo
diato fra amministrati e amministratori, che è
dire che se in Italia vi sono motivi politici per
difficile nel Comune massimo.
contrasti sulla Regione, fuori d'Italia e in dotHo solo sfiorato questi problemi per sottotrina ormai la Regione è accettata come ente
lineare la necessità di evitare formalistiche
d i mediazione tra l e attività agricole, industriali
distinzioni tra Province e Comuni, e per f a r
e terziarie, come Ente di pianificazione territopresente tutta la gamma dei problemi inerenti
riale. E questo anche nei Paesi a struttura non
alle molteplici situazioni nelle quali gli Enti
autonomistica, come la Francia, dove si vanno
territoriali locali dovrebbero essere chiamati
costituendo dei superdipartimento.) Scontato ad operare, senza rigide delimitazioni formal'Ente regione, il ruolo su scala europea degli
listiche.
Enti locali intermedi fra il Comune e la ReQuanto poi ai compiti degli Enti locali in
generale e delle Province in particolare, nelgione è fondamentale in questa congiuntura di
integrazione economica e di mutamenti istitul'attuale congiuntura di integrazione econozionali. Vorrei solo indicare un punto, perché
mica sopranazionale, senza sottolineare la delisia studiato e da questa assemblea e da questo
catezza delle funzioni, mi basti dire che l'Ente
Governo, in sede di redazione della nuova legge
Provincia avrà un ruolo fondamentale da svolComunale e Provinciale.
gere nella pianificazione democratica europea.
Un maggiore empirismo, una meno netta e
Ricordo a questo proposito i recenti lavori degli
formalistica distinzione fra Province e Comune
Stati Generali d i Vienna e il magistrale intersembrano ormai opportuni. Non sembra infatti
vento dell'amico Presidente Signore110 i n sede
di Commissione per la pianificazione democrail criterio territoriale debba essere esclusivo e
sempre valido. Vi sono criteri per investimento
(continua n p a g . 1 7 )
C
novembre 1962
COMUNI D'EUROPA
BRUXELLES
-
LUSSEMBURGO
3
-
STRASBURGO
Cronaca delle Istituzioni europee
Le Comunità a Sei nel 1962
giudicate dal Parlamento europeo
Il nostro corrispondente da Strasburgo ha iniziato 1~e1numero di luglio-agosto dz
Comunz d'Europa N i ~ i iesame dei giudizi politici che il Parlamento Euiopeo ha espresso
nel 1962 sulle tre Comunità a Sei, soflennandosl suila relazione Kapteyn circa, l'attii~ità
della CECA nel SILO primo decennzo di zzta.
Egli prosegue ora tale analzsi con un'introduzzoize generale e con un capztolo dedicato
all'Euratom: analisi che sarà coinplelata nel prossimo numero con un esame del giudizio
espresso dalla stessa Asseinblea sulla CEE.
Introduzione: verso un piano economico europeo
1. Europa democratica o Europa dei
Nella misura in cui il Mercato Comune
-grazie ad una congiuntura particolarmente
iavorevole - sembra essere in grado, nonostante l e sue fragili s t ~ u t t u r eistituzionali, non
solo di portar a termine l'unione doganale,
ma anche di dare inizio alla realizzazione
dei più ambiziosi obiettivi del Memorandum
diffuso dalla Commissione della CEE alla fine
dell'cttobre 1962, e cioè anche a una prima
realizzazione di unione economica, la critica
di fondo dei federalisti alle istituzioni comunitarie deve soprattutto concentrarsi su due
ordini di problemi:
n ) Nell'ipotesi di un'alta congiuntura continua, e nella realtà di strutture statali nazionali pur sempre deboli e inca,paci d i affrontare
i problemi reali, non è impossibile che l'unione
eccnomica dell'Europa proceda oltre. anche
senza istituzioni comunitarie piu salde delle
attuali, quando a questa situazione s'i accompagni l'altra di un scstanziale favore delle
forze economiche dominanti nei confronti di
un processo di integrazione economica così
configurato: privo cioè di un vero potere
politico continentale, e che lascia quindi, a
questo livello, piena libertà di azione a tali
forze economiche.
Non si deve però credere che, in tale assenza di u n potere federale, il processo sia
soltanto più lento, ma sostanzialmente non
diverso dal punto d i vista qualitativo. Al
contrario, esso sarà profondamente differente
anche nella sua natura: restando sempre più
al di fucri di un controllo democratico'; orientandosi sempre più nell'interesse delle ricordate forze politiche dominanti, e non della
totalità dei cittadini; accentuando quindi la
tendenza a crescite asimmetriche e disordinate; soffrendo nell'organicità delle norme di
carattere legislativo e degl'impulsi esecutivi
che dovrebbero presiedere alla sua attuazione;
in una parola denunziando la mancanza di
una reale pianificazione europea - completata da un certo numero di cnazionalizzazioni. a livello europeo - di cui u n vago
coordinamento dei vari programmi nazionali,
come quello proposto dalla Commissione della
CEE, col suo ricordato memorandum, è solo
un pallido Ersatz, quando, come in esso si
precisa (né, a ncrma di Trattato, potrebbe
esser altrimenti), ,, è sottinteso che le proposte della Commissione N avrebbero solo un
valore indicativo e non lederebbero in nulla il
potere sovrano dei parlamenti nazionali di
votare ogni anno crediti e imposte H.
E se u n programma europeo non incide e non
orienta profondamente gl'invesstimenti, la pro-.
duzione, la fircalità, esso, anche se continua a
- secondo la costante
definirsi un t, piano
mistificazione comunitaria, che impone di chia-
.
1,
JJ
mare le cose per quelle che non sono (1) -,
somiglia in realtà ad un piano quanto un cappone somiglia ad un gallo.
b) Anche a non tener conto di ciò, ad ogni
modo, l'unità europea, concepita in termini
puramente economici, evolverà verso una forma
di * comunità d i mercanti P, dove lo spirito
democratico, l'idea di un rinnovamento delle
istituzioni, o di una missicne dell'Europa nel
mondo, e in particolare nei confronti del mondo
sottosviluppato. resteranno soffocate sotto il
peso di una ricchezza crescente, concepita
come fine a se stessa: cosi come Fafner dorme
schiacciato dal peso dell'oro del Reno. I1 che
conferma le considerazioni che precedono, sulla
diversità di sostanza, e ncn solo di grado,
del processo in atto rispetto al modello federale.
L'unità economica sarà così solo un mezzo
per permettere a ciascuno Stato di seguire la
politica estera o militare che più gli aggrada,
e di consentirgli, in tal senso, maggiori possibilità e libertj di azione. E' questa la linea
di sviluppo dell'l< Europa delle Patrie n - voluta dalla Francia. ma di iatto accettata da
tutti gli altri membri, e già fin d'ora fatta
propria dalla Gran Bretagna - linea di sviluppo che non ha più nulla a che vedere con
l'idea federale, la quale ricerca soprattutto
nell'europa una comunità di destino - una
Schicksalsgemeinschaft - che attraverso a una
profonda fusione delle sovranità e quindi a
un cambiamentc di dimensioni dello stato e
della lotta politica, realizzi un cambiamento
della natura stessa, della struttura intima e
degli obiettivi di politica interna ed estera
dei nostri popoli, grazie a u n profcndo rinnovamento democratico che il carattere ristretto
e anacronistico, e perciò necessariamente immobilistico, dei nostri stati impedisce.
Ed ecco come il préalable istituzionale si
ripropone, anche per questa via.
2. E possibile una pianificazione europea ?
Va1 la pena d i riprendere brevemente, in
questo contesto, il problema di una pianificazione democratica.
Un recente numero di Esprit (luglio-agosto 1962) ha efficacemente chiarito che non
basta una pianificazione economica perché uno
Stato faccia una politica progressiva: in Francia esiste un s Commissariat au plan 2 dai primi
anni del dopoguerra, e tuttavia l'influenza che le
grandi forze economiche hanno esercitato ed
esercitano sugli organi statali per l'orientamento del piano ha dato a d esso una funzione
sostanzialmente conservatrice.
Non basta cioè u n sistema organico d i poteri
pubblici per conferire a l piano una sua fun(1) E per cui si chiamano ad esempio « Esecutivi »
istituzioni senza poteri di governo, « Parlamento euroIEU >, un'assemblea senza competenze lerislative. e così
via, al fine di fai. credere che esiste già u n a solida
s t r u t t u r a Comunitaria, che « l'Europa è in marcia » e
che perciò l'opinione pubblica nori h a che d a s t a i
tranquilla e « non disturbare il manovratore 2,.
zione di progresso e di rinnovamentc; occorre
altresì un ravvivamento della vita stessa democratica, che dia un nuovo impulso ai poteri
pubblici e li liberi dalla soggeSione alle-forze
economiche tradizionali.
E~aste~conc~usioneslpu~trarre-anche se contro le intenzicni dell'autore, che
non rende all'idea europea se non un omaggio
verbale senza importanza - dalle considerazioni contenute nel recente volumetto di P. Mendès E'rance La Republiqite moderne (2), considerazioni interessanti anche per i federalisti,
nonostante questo loro capitale difetto. e da
cui risulta ancora una volta confermato:
a) che non è possibile la concezione e
l'esecuzione di un piano, se lo Stato che lo
attua non dispone d i mezzi notevoli di intervento nell'economia, fino alla possibilità di
nazionalizzare gruppi o settori che comunque
possano fare ostacolo alla realizzazione del
piano (e a l livello europeo non vi è neppure
l'ambizione di un potere che possa dirsi, in
statale *):
tal senso,
b)che gli Stati nazionali sono ormai così
sostanzialmente deboli, pur nella loro apparente
grandeur 1 1 , che non riescono a far rispettare
la politica del piano neppure alle imprese
nazicnalizzate.
.
Al livello europeo pertanto il problema si
pres,enta secondo noi in questi termini:
1. S e è vero che l'esistenza di un quadro
crganico d i poteri pubblici -- di uno Stato non costituisce una condizione sufficiente per
realizzare un piano economico di rinnovamento,
tale esistenza rappresenta tuttavia una condizione necessaria. Dove esistono solo organi
comunitari evanescenti e senza poteri reali,
a quel livello non potrà neppure es'ser concepito, in fo'rma organica, un piano di tipb
conservatore. E' questa la ragione per cui
anche il ricordato t < Memorandum
circa gli
obiettivi di politica economica della Commissione della CEE per la seconda tappa, reso noto
nell'ottobre '62, appare in gran parte velleitario, anche sle il Ministro Ehrard lo h a preso
molto sul serio e l o ha criticato come troppo
dirigista, nella sessione del mese di novembre
del Parlamento europeo.
2. La creazione di uno Stato federale europeo non servirà solo a consentire la possibilità di un tale tipo di piano, ma a dar ad
esso un orientamento rinnovatore. I1 cambiamento per così dire quantitativo delle dimensioni delle strutture imporrà anche uno spostamento decisivo in senso democratico del
parallelogramma delle forze. E' questo il senso
profondo della concezione federalista a cui le
forze demo'cratiche sono rimaste purtroppo,
finora. sostanzialmente sorde. Mentre - insistiamo su questo concetto - nello stato nazionale, l'equilibrio tende a realizzarsi sempre su
posizioni immobilistiche, perché tale è la politica di fcndo delle sue strutture, alle quali i
problemi reali sfuggono in misura crescente,
all'inverso nello Stato federale europeo - iì
la hauteur dei problemi del nostro tempo, che
hanno ormai dimensioni continentali - la dinamica interna tenderebbe naturalmente a posizioni di rinnovamento e di progresso ( 3 ) .
11
))
I1 Congress'o di Strasburgo del Movimento
Federalista Europeo (dicembre 1959) ha indicato chiaramente quali devono esser gli obiettivi di una politica economica federale. Per
quanto - come abbiamo ricordato - il nostro
-( 2 ) Paris, Gnllimard. 1962. Considerazioni analoghe
possono farsi a proposito degli studi sulla pianificazione
democratira del Club J e a n Moulin. Si vedano le mie recensioni di queste due opere in « Le Fedéraliste». Si
consulti altresì J. Borssoxi*.~. À la rechorchr d'mi,,
planification e z ~ r o l ~ é e n n ein
, « Planification francaise e t
(lémorratie ». Caluire-Rhane, 1961. P. AILXANI,I,'Enropn
del Mercato comune tra liberisnru e pianificazione, « I1
Mulino », aprile 1962: Frankreiehe U'irtschaff.splann,<ng
und ihre Bedeutung fiir die EIVG, « Euroi~a-Archiv», luglio 1962.
(3) E' la tesi che h a sviluppato nel mio P e r un feder a l i ~ «~ novuelle
, ~ ~
yauehe » (« Comuni d'Europa », n ~ : i le 1961).
COMUNI
compito sia molto più modesto, sarà opportuno
ricordare tale testo, quale obiettivo lontano,
ma sempre presente, della nostra ricerca:
anche per misurare la profonda differenza non solo di grado, ma anche di natura - fra
le realizzazioni che sono possibili, anche nella
ipotesi più ottimistica, nell'attuale quadro istituzionale Ùelle Comunità europee, e quelle che
dovrebbero e potrebbero esser perseguite da
uno Stato federale europeo.
...
I1 Congresso afferma che l'espansione economica dell'Europa, fortemente popolata e industrializzata, drficitaria in materie prime e in certi prodotti alimentari, che
11uò essere esportatrire di capitnli, deve esser fondata su
una struttura economira e sociale sana e giusta, comdizione di un necessario rinnovamento della democrazia.
ed esige una politica ~ o m f o i m ealla posizione preminente
11ell'Europa nel commerrio mondiale.
A tal fine I'Euror~ah a bisogno di un governo federale
~ h e ,nell'ambito di una politica d'espansione. di pieno
impiego e di promgresso sociale:
1) applichi una ~ioliticacomunitaria nel campo della
moneta, del credito, desli investimenti, della fiscalità e
della sicurezza sociale tenendo conto, grazie ad organismi apyrospriati, degli interessi i.egionali lwittimi compatibili con l'interesse generale dell'Eumpa;
2) preniln l'iniziativa di una pomlitica commerciale
non discriminatoria. che garantisca all'Eurol)a la più
nixnde apertura possibilei dei mercati mondiali:
3 ) conduca realmente !a politica anticai-tellistica
i:;critta nei trattati europei, m a rimasta lettera m i - t a ,
per quanto essa costituisca una delle condizioni fondamentali d'una espansione economica a r m ~ n i o ~ s ea d'una
[lemocra7.ia reale;
4 ) proceda a uno smantellamento delle barriere economiche interne che tenga conto del ritmo accelerato
dell'interpenetwzione delle attività;
5 ) eserciti, attraverso enti di diritto pubblico e democraticamente costituiti, controllati e decentralizzati
nell'ambito federale. i poteri d'orientamento e di disciplina eronomira usurpati attualmente dagli Stati nazionali e da gruppi privati irresponsabili e spesso rivali:
6) instauri progressivamente un sistema europeo di
sicurezza sociale, riassorbendo le disparità esistenti,
corrispondente d livello economico federale e tale da assicurare la più grande eguaglianza di possibilità a tutti
i lavoratori europei;
7 ) stabilisca una politica federale europea drll'energia e dei trasporti e ne assicuri I'e~secuzione. in modo da
permettere la sicurezza d'approvvigionamento al più
basso prezzo e la riqualificazione della mano d'opera;
8) permetta di organizzare in modo efficace l'indispensabile concorso che l'economia europea deve arrecare ai paesi in via di sviluppo>>.
novembre 1962
D'EUROPA
relazioni, permette una sintesi coerente dei
diversi punti di vista e favorisce soprattutto
un giudizio politico d'insieme su una materia
così complessa e difficile.
La decisione è stata senza dubbio saggia.
Resta però da domandarsi se, stando così le
cose, valga davvero la pena di prendere come
base le tre relazioni che il Parlamento europeo
ha elaborato e discusso in materia, per farsi
un'idea della situazione in cui l e t r e Comunità si trovano nel 1962.
A questa domanda io credo possa darsi
risposta affermativa. Un esame sintetico delle
opinioni espresse in proposito dal Parlamento
europeo: può essere particolarmente utile:
a) da un lato, a confermare che l e critiche
di fondo che solleviamo contro le t r e Comunità, lungi dall'esser frutto di partito preso
o di un'idea stravagante, a cui saremmo i
soli a credere, si ritrovano parola per parola
nei giudizi espressi dai parlamentari europei.
che tuttavia accettano e talvolta perfino esaltano il carattere positivo - anche dal punto
di vista politico più generale e a lungo termine - dell'esperienza comunitaria. Ex ore
tuo te judico;
b ) dall'altro, a sottolineare ancora una volta che queste critiche restano sterili e senza
efficacia - e appaiono per di più abbastanza
ipocrite - se non sanno passare da un'analisi
sintomatologica diffusa a una ricerca etiologica
rigorosa, per giungere infine a una concezione
terapeutica efficace.
In altri termini: l'esigenza di una radicale
riforma istituzionale è immediatamente implicita nelle critiche, particolarmente severe e
pertinenti, che il Parlamento europeo rivolge
alle tre Comunità, se esso ha veramente il
coraggio di volere l e conseguenze di ciò che
vuole. Ma è un coraggio che l'Assemblea Strasburghese non ha mai.
Non ha questo coraggio perché è l'espressione stessa delle forze politiche nazionali,
tutte egualmente conservatrici - quale che sia
per altro verso il loro orientamento - delle
realtà statali esistenti. che sono la condizione stessa del loro potere e dei loro privilegi.
Ho sviluppato altrove la tesi - che considero ancora rigorosamente vera - che tutta
la struttura comunitaria, che simula l'esistenza
di un vero Stato federale, col suo esecutivo, il
suo legislativo e il suo giudiziario ( e che non
è. in realtà. se non una facciata di cartapesta.
dietro cui tutte le decisioni politiche di fondo
restano nelle mani dei Consigli dei Ministri
e delle forze che su di esso agiscono) serve
perfettamente all'obiettivo per cui in fondo.
e anche al di là della buona fede dei suoi
ideatori, è stata concepita dai detentori delle
sovranità nazionali: dare l'illusione all'opinione
pubblica che l'Europa esiste già, per meglio
continuare à se survaure, cedendo il meno
possibile dei loro privilegi: è ciò che io chiamo
l'oppio del popolo europeo
(5).
Aggiungo ora che anche l e critiche del Parlamento europeo che analizzeremo - quale
che possa essere per altro verso la loro utilità a conferma delle nostre tesi - adempiono.
nel contesto in cui sono presentate e con le
limitazioni e i distinguo che l e accompagnano - alla stessa funzione: criticare i particolari per salvare l'insieme, e dare l'illusione che questo insieme - e in particolare
lo stesso Parlamento europeo - è una realtà
valida e merita a ogni costo di essere mantenuta (6).
E' il noto sistema di tutti i conservatorismi:
richiamare l'attenzione sui difetti particolari
e incanalare così il malcontento su r, une voie
de garage 11 facendogli perder di vista l'essenziale.
jAhi me las den todas!
come dicono
gli spagnoli.
11
'8
.
11,
( 5 ) Nel mio La fine di un feticcio: il sowrnnazionale,
« I1 Federalista », settembre 1959.
(6) Si veda il mio saggio Das ohnmXchtige 6uropavarlament. « Der Foderalist ». aaosto 1962.
3. I1 Parlamento Europeo giudice delle
Comunità
E' in tale prospettiva - e tenendo conto di
questi, che sono i motivi di fondo della conce8zione federalista - che deve esser considerata
la presente indagine circa l e Comunità europee nel 1962, sulla base dei giudizi formulati
in proposito dal Parlamento europeo.
Quest'assemblea - ho cercato di mostrarlo
ampiamente altrove (4) - non vive, per dir
così, di luce propria, ma è semplicemente il
riflesso. fiacco e senz'eco di realtà ed avvenimenti del tutto al di fuori del suo controllo. I1 fatto che esso abbia così a lungo
discusso. nel 1960-61, di elezioni europee
dirette o di unione politica europea - perché quei temi erano, o parevano essere, di
attualità fra i Governi - ed ora appena (1 ne
pispigli - dimostra come esso non tenti neppure di influire sul corso di avvenimenti (il
processo dell'integrazione europea) che, nei
suoi dati politici di fondo, gli sfugge completamente: si tratta di res inter alios acta, a
cui esso si sente talmente estraneo da poter
ripetere - e di fatto, col suo atteggiamento,
ripete - quanto si legge, in una sua relazione culturale, su un problema affatto particolare, e cioè quello... dell'eventuale stabilimento, nei sei paesi, del principio del <, deposito legale> dei libri in favore della biblioteca del Parlamento europeo.
« I1 Parlamento europeo - si afferma in una relazione
sulla cooperazione culturale comunitai.ia dell'on. De
Ulock
potrel~be esprimere una raccomandazione in
tal senso: tuttavia è molto probabile che non se ne
terrebbe alcun conto. In queste condizioni, è preferibile
non fare alcunché ».
-
Saggia massima, che il Parlamento Europeo
non ha dimenticato.
Un utile Ersatz all'assenza di questi dibattiti politici è venuta dalla decisione del Parlamento europeo di non più discutere, come
ha fatto finora, l e tre Relazioni generali che
gli vengono presentate dai tre Esecutivi della
CECA, della CEE e della CEEA per così
dire per capitoli, secondo le diverse relazioni
su ciascuno di essi elaborate dalle Commissioni parlamentari rispettivamente competenti,
ma sulla base di una relazione parlamentare
generale che riassume e coordina queste diverse
( 4 ) Nella XII parte del.mio Pour un renouwelleinent de
r.'actior fédéraliste; e in genere nelle mie cronache
strasburghesi in « Comuni d'Europa ».
La Comunità europea dell'energia atomica
1. Limiti dell' Euratom : a) l'esclusione
del settore militare
I1 dibattito sulla Quinta Relazione generale
della Commissione della CEEA è stato affrontato dal Parlamento europeo nel mese di
ottobre.
Questa Comunità - come lo stesso relatore,
on. Brunhes, ha riconosciuto nel suo intervento orale del 15 di auel mese - si presta
meno delle altre a richiamare l'attenzione
dell'opinione pubblica e a dar vita ai grossi
dibattiti politici che in qualche momento si
sono svolti intorno alle sue due sorelle maggiori (la crisi del carbone nella CECA; il
passaggio alla seconda tappa del Mercato Comune, nella CEE), giacché i suoi limiti, molto
più che per queste ultime, sono segnati chiaramente nello stesso trattato istituitivo, e
fanno di essa, assai più di una organizzazione politica sovranazionale, un modesto ente
amministrativo interstatale.
Prima di tutto, come è noto, alla Commissione dell'Euratom manca radicalmente la
competenza nel campo della ricerca nucleare
per scopi non pacifici: il che fa si - è la
relazione scritta dell'on. Brunhes che parla
(doc. 73/1962 del Parlamento europeo: Rapporto sulla Quinta Relazione dell'Euratom) che * taluni Stati possono cercare di sotrarre
all'attività comunitaria parte delle loro ricerche protestando ragioni di difesa nazionale D:
o ricorrere allo stesso pretesto perfino = per
non applicare taluni testi che dovrebbero essere
rispettati da tutti in tema di controllo di
sicurezza X .
2. b) L'assenza di una politica comune dell'energia
Ma ciò non sarebbe ancora grave, se nel
settore degli usi pacifici l'Euratom avesse la
competenza che - sia pur solo sulla carta ha l'Alta Autorità della CECA, la quale, con
la pubblicazione degli obiettivi generali a ace con le sue prese di
ciaio P> e e carbone
posizione (sia pur solo consultive) in tema
di investimenti e di programmi, nonché con i
prestiti che ha facoltà di concedere, può - o
in ogni caso potrebbe, almeno in teoria - esercitare un'influenza sull'orientamento generale
della produzione e degli investimenti, ben
lontana, certo, da quella politica comune europea dell'energia e della produzione dell'acciaio - fondata su poteri comunitari adeguati
e su uno stretto controllo, da parte degli
organi europei, delle fonti di energia e del
loro uso - che i federalis~tiauspicano; ma tuttavia di una qualche efficacia.
Tutto ciò è in larga misura o del tutto
assente nell'Euratom. che è quasi esclusivamente un organo tecnico di ricerca in comune:
sì che - diciamolo subito - l'esistenza di
una complessa struttura a comunitaria , (che
simula un Esecutivo, ma senza poteri di governo; un Parlamento. ma senza l'ombra di
una competenza legislativa, e una Corte di
giustizia che è in realtà solo un modesto
tribunale tecnico) è qui ancora più ingiustificata che nelle altre due Comunità (è anche
questa una osservazione non nostra, ma dell'on. Pedini, nella discussione sull'Euratom
avvenuta a Strasburgo nel novembre 1961) ( l ) :
un puro pretesto per dare l'illusione che esistano già, il livello europeo, organi, strutture
e politiche quasi-federali. mentre in realtà su
tutte l e questioni essenziali l e sovranità nazionali restano intatte (e non è senza significato.
in proposito, che ad esempio all'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica di Vienna
1'Euratom sia rappresentato da un semplice
osservatore: secondo un rilievo, anche questo,
dell'on. Brunhes).
))
(1) Pedini affermava giustamente, fra l'altro. che,
per quel che la CEEA ha fatto, <<non vi sarebbe stata
ragione di costituire una Comunità autonoma: bastava
infatti, ai fini tecnici, costituire un'agenzin specialiizata. una direzione atomica affidata alla CECA o alla
CEE, che servisse a studiare dei programmi, ad amministrare delle borse di studio. ad assicurare accordi atomici con l'Inghilterra e con gli Stati Uniti ».
COMUNI
novembre 1962
5
D'EUROPA
P
-
Oggi che anche a livello ufficiale si comincia
a parlare di piano economico europeo N , vale
la pena di insistere sulla radicale impotenza
dell'Euratom in materia ponendola a confront?
con i poteri ampi e diretti attribuiti, ad
esempio, dall'Atomic Energu Act statunitense
all'Atomic E n e ~ g l jCommittee.
ARCHIVIO STORICO
--
Un parere estivo di Chaban Delmas
Déclaration du président del l'hssemblée Nationale concment l'adhésion de
la Grande-Bretagne à 1'Union politique européenne.
3. La politica comune » si riduce a
un'attività di previsione . . .
Dans une interview accordée à 1'Agence Reuter, M. Chaban-Delmas, président d e l'tissemblée nationale, a évoqué les négociations e n t r e l a Grande-Bretagne
e t l e Marché Commun. I1 a notamment déclaré.
Certo, un apposito capitolo della V Relazione generale della Commissione della CEEA
-- e quindi anche un capitolo della relazione
dell'on. Rrunhes - è dedicato alla politica
dell'energia della Comunità. Ma dietro questo
titolo ambizioso si nasconde poco più che
un'attività, da parte della Commissione dell'Euratom, di previsione intelligente.
«?idée d e proposer à la Grande-Bretagne d'entrer dans l'union politique
europeenne, sans attendre les résultats des négociations q u i s'engagent s u r l e
plan économique, c'est-à-dire sans a t t e n d r e environ d e u x ans, p r e n d t o u t e sa
valeur.
I
« Rien n'interdit d'envisager que, pour u n temps, les partenaires d e la comm u n a u t é politique soient d'un nombre différent d e celui des partenaires d e la
communauté économique, surtout s'il s'agit d'un nombre croissant et, à fortiori,
d e la Grande-Bretagne.
« I1 n'est pas interdit d e penser, d e surcroit, q u e la réalisation d e la soudure
politique puisse ensuite faciliter l a soudure économique >>.
O n a d e m a n d é alors à M. Chaban-Delmas s'il n e pensait pas q u e la constitution d'une union politique européenne appelait éventuellement aussi la création
d'un P a r l e m e n t Européen, ce qui militerait plut6t contre I'établissement éventuel
d'un régime présidentiel d a n s l'un ou l'autre des priys membres de l'union politique.
M. Chaban-Delmas a répondu:
« J e n e pense pas qu'un régime présidentiel puisse s'acclimater durablement
e n France, c a r l e penchant à l'instabilité qui fait partie du " fond gaulois " se
transporterait v e r s l e sommet, c'est-à-dire d u niveau d u gouvernement a u niveau
d u chef d e 1'Etat.
« O n devine aisément les conséquences très facheuses d'une telle translation,
qui se t r a d u r a i t e n u n e successioa d e crises d e régime >>.
1,
-
L'ener~ia che le centrali nucleari potranno fornire afferma la V Relazione dell'Euratom - è energia elettrica, « v a l e a dire (citiamo il riassiinto che di detta
relazione dà l'on. Brunhes) di energia secondaria che
rai~i>resentaattualmente solo il 205% del totale della
energia utilizzata nei nostri Sei Paesi. mentre il residuo
è rapprereiitato da energia primaria non trasformatn in elettricità (energia ottenuta direttamente dal
carbone, dal petrolio e dal gas: motori a s c o p ~ i o , alti
forni, riscaldamento ...) . Tuttavia la produzione di eriera i a elettrica aumenta più rapidamente della produzione
energetica, e, di conseguenza, l'importanza dell'eiiergia
nurieare diventerà rna~giore.Sarebbe dunque inutile cont.iapporre l'energia di origine riucleare alle foiiti di eners i a rhe sono attualmente insostituibili per tutti gli impiexhi che iie richie<lono la trasformazione in elettricità.
La Relazione dell'Euratom ricoi,da che nel 1961 la
Comunità h a prodotto 270 milioni di Kwh elettrici
di o'ripine nucleare contro 130 nel 1960 e 4 nel 1969.
L a relazione nrevede inoltre che l a produzione annuale
di elettricità di oriaine nucleare sarà, alla fine del 1966,
di 8-10 miliardi di Icwh, imri a circa il 2Yc, del totale
della produzione rli energia elettrica prevista, contro
l'attuale 1%».
(Dai « Cahiers m ~ n s u e l sdc documentatio~a europeenne >> della Direzione deLla docuinemtazwne parlamentare
e delL'infor7i~anane del Parlamento eul'opm, anno 4, aoosto-sf'ttemhre 1962, m. 8/9).
4. . ..nonché di socializzazione dei costi e di privatizzazione dei profitti
Come si vede, siamo nell'ambito della pura
previsione; e se, per suo conto, la Commissione della CEEA favorisce - conformemente,
del resto, al Trattato - il raggiungimento dell'epoca (probabilmente il 1970, come si è visto)
in cui l'energia elettrica di origine nucleare
potrà competere con l'energia elettrica prodotta coi metodi tradizionali (cioè di origine
idrica o termica), essa lo fa assai più per
venire incontro agli interessi dei grossi gruppi
produttori (2), che per svolgere una propria
politica - che come abbiamo visto, manca, nell'ambito dell'Euratom, per definizione -.
La stessa V Relazione lo confessa candidamente, a proposito della politica dell'Esecutivo
dell'Euratom intesa a favorire la costruzione
di reattori di potenza.
« L e centrali nucleari - ess;, afferma - - saranno
in grado di svolgere la loro funzione di strumento
privilegiato atto ad integrare le sorgenti energetiche
tradizionali. incapaci di f a r fronte da sole all'indisiiensabile aumento della uroduzione elettrica. soltaiito quando
i loro promotori i?otranno contare su u n sufficiente
wtenziale industiiale. sulla redditività della loro produzione rispetto alle centrali tradizionali e sulla competenza degli esercenti i11 questo speciale settore. Pertanto. il compito principale della Comunità è di spianare la via all'avvento di queste t r e condizioni essenziali ».
E' la politica ben nota della socializzazione
dei costi e della privatizzazione dei profitti.
Ed è significativo che anche l'on. Brunhes - e
attraverso lui tutto il Parlamento Europeo - non sappiano far di meglio che ripetere,
nella relazione parlamentare che stiamo esaminando, le parole ora citate della Commissione dell'Euratom. Anzi, nella conclusione,
l'on. Brunhes suggerisce addirittura la più
ampia generalizzazione di questo metodo:
« I l Parlamento europeo pensa che la CEEA dovrebbe
a poco a poco esseie incaricata di tutto ciò che
interessa la ricerca scientifica: in un primo tempo
la ricerca pura e in u n secondo temno la ricerca
applicata. Cercando di formare in comune ingegneri
e tecnici per le tecniche più moderne verrebbe reso
un impareggiabile servizio alil'insieme deli'industria dei
nostri Paesi ».
E' una politica che ha un suo colore ben
definito. Un colore che non potrà cambiare, se
prima non si cambiano i poteri e le capacità
d'intervento delle Comunità, e non si dà ad
esse una legittimazione e un sostegno democratico di cui oggi sono completamente prive.
( 2 ) Cf. Die Atomi~idmtrie i n deu Euratont-Liinder,
Die Atoniwirtschaft », agosto-settembre 1962; Euratona
ulul die Atomindustrie, ibid.
I1 che significa appunto porre - un argomento che a Strasburgo è rigorosamente tabù il problema di un Governo europeo con poteri
reali.
5. La ricerca nell'Euratom e i suoi
limiti
Le considerazioni fin qui svolte, sull'inconsistenza di una politica comunitaria nel settore dell'energia, sono rafforzate dal fatto che
anche sul piano della semplice ricerca - politicamente limitato e modesto, ma pur sempre
importante. in un settore così decisivo l'Euratom, lungi dall'aver competenze non
diciamo esclusive, ma almeno preponderanti,
non svolge che un'attività ausiliaria e in un
certo senso secondaria rispetto ai programmi
di ricerca dei singoli Stati: programmi che,
anche per ciò che si riferisce agli usi pacifici
dell'energia nucleare, restano strettamente
nazionali.
Nessuno lo ha detto meglio del sig, Sassen.
membro olandese della Commissione del1'Euratom:
«Ciasciino dei Paesi membri - egli ha dichiarato
ail'Assemb!ea,
come I'on. Brunhes ricorda - attua
programmi di ricerca propri: I'Euratom è il l u o ~ o
di incontro in cui vengono esposti e confrontati i vari
programmi nazionali e il programma comunitario, il
quale pertanto ha carattere completamente rispetto ai
primi ».
L e cifre del resto parlano chiaro: l'Euratom
spende 80 milioni di dollari all'anno, di contro
a stanziamenti per l'energia nucleare - sono
anche questi dati della Relazione Brunhes di 2.577 milioni di dollari negli Stati Uniti e
di 251 milioni di dollari nella stessa Francia (3).
Se - come accadde durante la presidenza
Hirsch - la Commissione tentasse di andare
al di là di questa stretta complementarietà
e sussidiarietà, il mancato rinnovo della carica
al membro della Commissione troppo
indipendente a e troppo europeo = (cioè... troppo
rispettoso dei trattati, che gli prescrivono
appunto di ispirare la propria condotta a tali
principi) basterebbe a rimettere le cose a
posto.
Non si può pertanto dar torto all'on. Pedini,
all'on. Janssen e ad altri parlamentari europei
.
Q
(3) Cf. anche M. WAYNBAUM,
Développements nucléaircs
sur le z ~ l a n i n t e r n a t i o d intergouverr~emental, faits et
chiffres sionificatifs, « La Revue Administrative », ago6t0
1962.
che, nella citata discussione del novembre 1961.
affermarono - sono parole, appunto di Pedini - che anche per la CEEA i Governi vogliono <,non un bilancio che sviluppi questo
Ente, ma un bilancio che serva semplicemente a mantenerlo in vita
(Ma non si può
al tempo stesso non osservare che il Parlamento europeo - che protestò, al momento
opportuno, per il
siluramento D di Hirsch.
applaudendo quest'ultimo lungamente in occasione del suo discorso d'addio a Strasburgo -,
ha poi dimenticato completamente, un istante
dopo, tale suo gesto, applaudendo altrettanto
calorosamente, alla sessione seguente. i1 successore di Hirsch, Chatenet, imposto dal
Governo francese, quando questi si presentò
per la prima volta nell'emiciclo del
Palais
de 1'Europe 1,).
11.
6 . Ulteriori limitazioni imposte dal
Consiglio dei Ministri
Una volta stabiliti questi precisi limiti, è
difficile fare una critica all'attività che 1'Eui'atom ha svolto. entro binari così rigidi e
cosi modesti. Gl'impianti esistenti o in via di
costruzione - a Karlsruhe, a Geel, a Petten.
a Mol, a Ispra, ecc. - hanno ben funzionato, o
inizieranno pre'sto la lo'ro attività; il centro di
documentazione meccanografica esistente in
quest'ultima città compie un lavoro eccellente,
e cosi via; i risultati sono stati dovunque
lusinghieri, e' soprattutto, la cooperazione fra
tecnici di vari paesi si è rivelata particolarinente fruttuosa, ed ha ancora una volta dimostrato quanto grandi potrebbero essere i vantaggi dell'integrazione, se questa potesse acquistare in estensione e in profondità.
Ciò per o r a non è possibile, nel quadro
delle competenze attuali, perché l'Euratom,
anche se può in teoria estendere le sue ricerche,
nel senso non solo di svolgerle in proprio, ma
anche di associarsi a imprese industriali o a
centri di ricerca (esistenti all'interno della
Comunità o in paesi terzi), attraverso appositi
co'ntratti, in pratica tuttavia (è sempre il relatore Brunhes che parla):
...
«
la r~artecipazione del personale dell'Euratom ai
lavori relativi a i contratti stipulati sia nella Comuiiità,
sia negli Stati Uniti è stato fortemente ostacolato dalle
limitate possibilità di reclutamento e dalla mancanza
di personale e di mezzi dovuta alle restrizioni di bilancio
imposte dal Consiglio dei Ministri ».
novembre 1962
COMUNI D'EUROPA
-
Così il relatore mette la mano sulla piaga:
l'inefficienza delle strutture comunitarie non
solo esclude la possibilità di grandi e decisive
realizzazioni, ma impedisce la formazione di
una precisa volontà comunitaria che consenta
di realizzare almeno ciò che è previsto nei
trattati: l'ostacolo principale per queste indi:pensabili realizzazioni comunitarie
egli dice.
è la mancanza di volontà politica da parte
degli Stati membri ,n. Conclusione che è anche
la nostra - ina che, ancora una volta, resla
sterile, se alla diagnosi non va congiunta 13
prescrizione di una terapia precisa ed efficace.
che il Parlamento europeo si guarda sempre
e con ogni cura dal suggerire.
8,
quanto non esiste, nonostaiite gli sforzi degli oi:ganismi
competenti. un'armonizzazione t r a i programmi nazionali di insegnamento, che permetterebbe di formare degli
s1)ecialisti utilizzabili in t u t t i i Paesi della C o m u n i t à » .
La conclusione è sempre la stessa (non si
può dire che l'on. Brunhes sia molto ricco
di fantasia):
t),
7. Insegnamento e formazione professionale
Le C, indispensabili realizzazioni a cui l'onorevole Brunhes fa cenno so'no da un lato una
migliore organizzazione dell'insegnamento e
della formazione professionale, dall'altro la
creazione dell'università europea.
E' interessante riportare per intero ciò che
il relatore dice circa il primo punto, che
involge una questione sostanzialmente tecnica,
e che quindi. apparentemente, non dovrebbe
implicare l e gravi difficoltà connesse alle più
importanti questioni politiche.
u l'insegnnmento e I;i formazione i)rofessionale -scrive dunque I'on. Brunhes -- vanno sern1)i.e più svi1iil)l);indosi e iostituiscono uno dei principali elementi
di tutta. I:, i>»liticn dell'Eseciitivo dell'Euratom. P u r t i . o r ~ ~ iesistono
o
i.ilev:inti difficoltà in questo settore, in
1iai-ticol;ire per aumeiitnre il numero di ilosti di tirociii;inti offerti a studenti. Benché si:\ stato registrato a
questo ~)i'ol>ositoun aumeiito delle candidature preselnLate. i mezzi fin;inziari limitati iml~osti dal Consialio
<Ivi Ministri costituiscono anror;! un ostncolo effettivo
;illo sviliil>r>o di questi tirocini. la cui i m i ~ o r t a n z a fond;imentale iion i>uò sfuapire a nessuno. sia per quanto
coiicerne I:i formazione c o m u n i t a i i ; ~ generale deali stu(lenti nelle discipliiie scientifiche. sia per lo svilui>po
ulteriore di t u t t e le tecniche nucleziri.
Il Parlamento ritiene oprmi-tuno insistere energicamente iiresso il Consiglio dei Ministri affinché il proI>lemn venirsi risolto con maggior larphezza di mezzi D, ecc. err.
n Sarebbe !'orse opportuno - iirosegue l'on. Biunhes chiedersi se non sia piunto i l momento i>er I'Esecutivo d'incorag~~:iare1,iÙ efficacemente l a formazione di
s~)eci;ilisti dei diversi gr;rdi. L'Esecutivo non prevede,
i)er ora, l'istituzione di scuole iiroprie, m a contribiiisce
:illa forniazione di s~>ecialistinucleari nel quadio delle
attività del Centro comune di ricerche. I1 i>roblema
iiei dii~lomi, i>i.ol>lem;i I;, cui soliizione condiziona molte
;rltre iiiiziative. (. difficilmente risolvil>ile ~ > e r ora, in
« è necessario insistere affinché sia rreato un diploma
di s~~ecializzazione
nucleare al livello degli ingegneri e
annti tecnici che sia riconosciuto dalle autorità iiazionaii
vompetenti ».
Considerazioni analoghe svolge il relatore
anche a proposito di una questione più particolare, e cioè della
...
«
creazione a l livello dell'insegnamento tecnico di
diplomi di studio Euratom nel settore dell'ipiene e delle
radiazioni, il che favorirà I'armonizzazione degli insrgnamenti esistenti e faciliterà lo scambio dei tecnici
nella Comunità. I n questo caso -- egli scrive
come
in quello della ricerca, bisognerà w r ò f a r e aypello al
Consiglio dei Ministri e a i Governi affinché facilitino.
invece di ostaco~larli come fanno attualmente, il ieclutamento dei tirocinanti e la formazione comunitai.ia ».
.
8. La vera radice del male
La prima causa di tutte queste difficoltà sta
evidentemente nella mancata creazione dell'università europea, di cui faremo cenno f r a
poco: il che ha delle ripercussioni gravi anche
nel settore della Comunità economica europea,
com'è rilevato dalla relazione in proposito dell'on. Deringer, che prenderemo in considerazione successivamente, e che fa notare che
l'assenza di ogni attività, da parte dell'Esecutivo
delia CEE, nel campo del riconoscimento reciproco dei diplomi, dei certificati e di altri titoli.
prescritto dall'art. 57, paragrafo 1, del Trattato
istitutivo del Mercato Comune, è connesso alla
mancata attuazione dell'lstituto universitario
delle Comunità. Di fronte a tutto questo
l'omn. Brunhes, come si è detto, non sa far di
meglio che ripetere che è necessario insistere
Certo, è necessario insistere. Resta da vedere
se. a forza di insistere - a vuoto, e senza
alcuna reale forza di pressione - si otterrà
qualcosa. Noi ci permettiamo sommessamente
di dubitarne, se c c l'assenza di volontà politica
lamentata dal relatore si estende anche a questioni tecniche, che non toccano certo i fo'nda-m
menti essenziali delle sovranità statali (e
quello citato non è un caso unico: lo stesso
l>.
>I
.-
--
-
p
-
relatore sottolinea più oltre che perfino i regolamenti comunitari in materia d,i protezione
sanitaria trovano difficoltà ad essier trasfusi
nelle legislazioni nazionali e ad acquistar con
ciò forza cogente). Vien fatto di chiedersi se
ncn sia tutto il sistema che abbisogna di una
riforma radicale, ove non si voglia che questa
e altre consimili critiche restino, come già si è
detto, sterili e senza alcuna efficacia ' , c o struttiva ,N.
9. L'Università Europea
Altrettanto significativo è il commento dell'on. Brunhes circa il problema dell'università
Europea. Gli sforzi finora compiuti, egli dice,
non sono riusciti ad ottenere che il Consiglio
dei Ministri prenda l e decisioni necessarie per
la creazione dell'università Europea (problema
al quale il Parlamento eurcpeo ha dedicato negli
anni scorsi, alcune pregevoli relazioni dell'on. Geiger) (4).
Poiché sono almeno in parte ccmprensibili le
reticenze manifestate dalle Università nazionali, legate alle loro tradizioni e alle loro consuetudini, nei confronti di un'università europea
con competenze generali, si potrebbe per lo
meno cominciare con la creazione di un'università comunitaria che tratti soltanto i problemi
scientifici più moderni e in particolar modo
quelli di competenza dell'Euratom, rispetto ai
quali, d'altra parte, l'urgenza di un Istituto
Universitario europeo maggiore.
« Il Pai.lamentai-e europeo - scrive Biunhes, ril~etendo
la solita peremiade
richiama ancora una volta I'atteiizione del Consiglio dei Ministri *ull;i necessità di dai^
concreta aattuazione ~Il'Università Eul.opea, tanto più
che la città di Firenze ha offerto i l terrano nrcrss:irio
l>er I;i s u a costruzione ».
Purtroppo è tutto ciò che il Parlamento
europeo può fare. In questo, come in tutti gli
altri settori, i poteri di decisione, propri di
un vero Parlamento, gli sfuggono completamente, e ad esso non resta che raccomandarsi
al buon cuore dei governi. Ed è una magra,
ben magra consolazione quella, a cui ricorre
in mancanza di meglio l'on. Brunhes, di constatare che esistono almeno ... l e scuole elementari e medie europee: non già, s'intende, per i
figli dei minatori o dei lavoratori all'estero;
ma semplicemente per i figli dei funzionari
delle Comunità (cioè per pochi privilegiati,
senza reale incidenza sociale) e che (' queste
scuole fanno più per l'avvenire dell'Europa di
Conclusione qualunquistica la
molti discomrsi
cui conseguente applicazione dovrebbe esser la
richiesta di soppressione sic et simpliciter del
Parlamento europeo: dove appunto non si fanno
che discorsi - e spesso, come questo, di gusto
assai dubbio.
)).
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Crediti speciali : agrario artigiano fondiario
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10. La ricerca scientifica generale
Sempre in relazione al problema dell'Università europea, dovremo accennare brevemente
a l tema più vasto della cooperazione scientifica
generale, che eccede certo la sfera d'azione del1'Euratom e della stessa Comunità economica
europea (la quale ha in materia solo competenze insignificanti. e del resto scarsamente
esercitate, come rileva la già citata relazione
dell'on. Deringer); ma che riveste, ciò nonostante, un'importanza e un interesse capitali
per i popoli europei.
Nel corso del 1961 due Relazioni discusse
dall'Assemblea Consultiva del Consiglio d'Europa - l'una dell'on. Kraft, sulla cooperazione
europea nel campo della ricerca scientifica
generale; l'altra dell'on. Price, sulla cooperazione europea nel settore della ricerca spa-.
ziale - hanno affrontato in modo interessante
il pro'blema.
La potenza economica di un Paese - tale
è il senso della relazione dell'on. Kraft -, la
politica difensiva e i vari settori della vita
civile sono tutti direttamente legati allo svi( 4 ) Doc. 40/1960: <lo,c. 36/1961; doc. 104f1961. Si
vedano anche l'opuscolo U n e Univeroité Eurol)ée?~ne?.del
« Centre Euroyéen de l a Culture)) di Ginevra, e G . MAI(TINO, I,'icniveroità europea, « Rivista. di studi politici inteniazionali ». gennaio-marm 1962.
(rwriti?r?~na pay. 1 7 )
COMUNI
novembre 1962
D'EUROPA
7
Manifestazioni e u r o p e e a C h i e t i
Il gemellaggio con Macon
Sabato l 5 settembre Chieti ha celebrato il
gemellaggio con la città francese d i Macon (già
preceduto d a una riunione preparatoria a Macon
nel maggio scorso) con u n a se?-ie d i m a n i f e s t a ?ioni iniziatesi la mattina con la premiazione
degli alulzni vincitori del concorso della Giornata evrowea della scuola
Subito dopo, al Pa,t.
creando, fosse anche l'Europa dei cuori: vorr e m m o c h e penetrasse profondamente nelle
popolazioni, che fosse una Europa umana. e
ciò n o n si può ottenere che nella misura i n cui
gli u o m i n i parteciperanno direttamente a q u e st'azione, cioè è assolutamente indispensabile
c h e i comuni si affratellino: queste vecchie
Gemellaggio Chieti-Macon: il Sindaco di Chieti, Buracchio e di Màcon, Escande, consegnano i premi agli alunni vincitori del Concorso della Giornata europea della scuola
.
lazzo comilnale, avzieniva la cerimonia ufficiale
con la partecipazione d i ~ r n anumerosa delegazione francese. guidata dal Sindaco Escande, del
rappresentante della Sezione belga, A m o r y , olandese, V a n W i j c k e d i quella italiana, Martini,
del Console generale fl'ancese a Roma, Giovangrandi, e di altre personalità..
In quesl'occasione . dopo che i rappresentanti
dell'Olanda e del Belgio avevano detto brevi
parole di saluto, i l Segretario generale aggiunto
della Sezione italiana del c c E , Marti.ni, ha
sottolineato, fra l'altro, come l'azione del Con.sigli0 d e i Conitini d'Europa tende a d u e scopi
essenziali: ronsentire il controllo democratico e
popolare del processo di integrazione econom i c a , che ormai è i n fase avanzata, e garantire
che qitesto processo sia irreversibile per giungere al piìi presto anche all'integrazione
politica.
I 1 Sindaco d i Macon, che ha parlato dopo il
Console d i Francia, ha ribadito questi concetti
nel szto discorso, ricordando fra l'altro:
Miei cari amici, l'Europa si sta facendo,
l'Europa si sta facendo e n o i v o r r e m m o che
essa fosse nella linea di condotta c h e ci siamo
prefissi. V o g l i a m o c h e ciò sia un po' l'immagine di Roma, d i cui sempre si parla, c h e ci
siano contatti econcmici, politici, numerosi, seri,
c h e ci permettan-, d i creare questa ricchezza
indispensabile all'uomo, c h e ci permettano forse
anche degli inizi m o l t o b e n e apprezzati dai
~ a e s i sottosviluppati, che ci permettano cosi
di difenderci e n o n d i attaccare, d i d i f e n d e r c i ,
cicè di avere u n continente equilibratore tra
d u e blocchi estremamente potenti c h e sono
gli Stati Uriiti d'America e l'URSS. Ma
noi v o r r e m m o che questa Europa c h e si sta
cellule u m a n e , le più antiche nella storia, che
hanno permesso agli uomini d i riunirsi per
d i f e n d e r s i , n o n solo per v i v e r e m a anche per
amarsi. Questo d e v e essere il gemellaggio dei
comuni, perché sappiamo c h e i Consigli c o m u -
nali hanno t u t t i le stesse preoccupazioni:
essi sono i n contatto diretto c o n gli abitanti.
hanno il dovere e l'obbligo d i dar loro lavoro.
di costruire alloggi, d i instruirli, di educarli. I
comuni sono d u n q u e i n diretto rapporto con
l e popolazioni. U n gemellaggio di comuni perm e t t e giustamente ai Consigli comunali e ai
sindaci, se essi operano b e n e , di fare i n m c d o
c h e a t u t t i i livelli sociali l e popolazioni si
incontrino. L'Europa n o n si farà, n o n si
creerà e n o n sarà valida se n o n nella misura i n
cui noi ~ e n e t r e r e m oa r o f o n d a m e n t e nelle DODOlazioni, n o n soltanto delIe città m a a n c h e A d é l l e
campagne; è necessario c h e l'insieme dei Paesi.
l'insieme dei popoli, partecipino alla nostra
azione ,,.
Da u l t i n ~ oRztracchio ha sintetizzato le ragio~ii
delle manifestazioni del 15 e del 16 a f f e r m a n d o
che la f e d e europeista e il desiderio cli lottare
per l'E?rropa devono attuarsi sia slt1 piaiio
ideale conle su quello pratico: il gemellaggio
significa la sugyestivq cerimonia che conq~iista
l'animo popolnre, che trascina le popolazioni
anche col sentimento. m e n t r e il ccnvegno regionale d i studi s,ull'integrazio~iragricola europea
è l'esame dei problemi concreti.
L e cerimonie della mattina sono terminate
con l'inaugurazictie di u n a nacstra fotografica
su Mzcon.
Nel pomeriggio, alla Camera di C c n ~ m e r c i o
d i Chieti, la delegazione francese ha esaminato
con i colleghi italiani ed altri esponenti della
vita economica e culturale della città.. alcuni dei
settori più
importanti dell'ammi~zi.strazioni.
delle d u e città. I n questa occasione sono state
presentate e discusse le ielazioni dell'avz~ocalo
Nicola Buracchio, Sindaco d i Chieti, s z ~l'amministrazione della città; del prof. A l f r e d o C a r p i lieto sui problemi della gioventù studiosa: del
prof. Valerio Ciunfarani e dell'asses.sore al turis m o cav. Mario Zuccarini sugli aspetti tztristiri
e le bellezze monumeiitali.
Infine, dopo l'intitolazione d i u n a via all'E1~rapa, la delegazione francese ha visitato il
Museo archeologico nazionale degli Abruzzi.
G l i esponenti della delegazione francese e i
rappresentanti delle altre Sezioni nazionali del
CCE hanno poi partecipato sia
regionale sia alla pubblica manifestazione ei1l.opeista, i n Piazza Duomo, che ha concluso, alla
presenza d i migliaia di cittadini, le importanti
giornate e~iropeiste.
I1 Convegno regionale
Domenica 16 settembre si è svolto a Chieti
l'Abruzzo, l'economia agricola che d e v e essere
il secondo Convegno regionule abruzzese sul
necessariamente uista nel più vasto qziadro
t e m a ,,L'integrazione agricola europea e
europeo.
l'Abruzzo
organizzato, sotto gli a~rspici della
Buracchio ha conclztso salutando il Sitidacc
Sezione italiana del CCE, dal Sindaco d i Chieti.
d i Macon e i rappresentanti delle altre Seziont
a v v . Nicola Buracchio, Segretario amministranazionali del CCE che avevano voluto parteci-.
tivo dell'AICCE, i n collaborazione con l'ampare anche al Convegno dimostrando la stretta
ministrazione provinciale.
connessione fra i problemi tecnici e quelli poli-.
tici dell'ltnita europea.
I lavori sono stati aperti dal Sindaco che,
Hanno preso poi la parola il Presidente della
dopo brevi parole d i saluto, ha illustrato le
Provincia, Surani, che era stato chiamato a
I;nalità del Conuegno inquadrandolo nelle attipresiedere il Convegno, il Console generale di
v i t à del Consiglio d e i C o m u n i d'Europa che
Francia a R o m a , Giovangrandi, il Sindaco di
v e d e , i11 queste iniziative, il m o d o d i far co.non/l2con, Escande, e i rappreswntanti belga e olanscere alla base gli sviluppi del processo comunitario europeo e d i sollevare co.nsensi e critiche. . dese del C C E , A m o r y e V a n Wijclc.
Bziracchio ha i n f a t t i ricordato come le misure
Il relatore u f f i c i a l e Aride Rossi, n ~ e m b r odelLa
Sezione agricoltura del Comitato economico e
adottate a livello eliropeo, nel quadro della
politica economica, finanziaria, doganale, agrisociale della CEE e C E E A , ha quindi s ~ v ~ l t o
la sua relazione che pubblichiamo nel leslo
cola e sociale, si ripercuotono più O m e n o diretdistribuito prima del Convegno m a che il relat a m e n t e sugli interessi delle collettività locali
tore ha notevolmente ampliato nell'espo.sizioize
e perciò la loro applicazione richiede l'ausilio
trattando, f r a l'altro, del Fondo sociale europeo,
delle esperienze degli amministratori locali
che n e conoscono le reali n e c e s s i t à : fra
degli Enti d i sviluppo e d i alcuni problenii
locrtli abl'i~zresi.
qiteste particolare
interesse richiede, per
9%
COMUNI
La relazione di Aride Rossi su
"L'INTEGRAZIONE AGRICOLA
EUROPEA E L'ABRUZZO "
ci L'art.
38 del Trattato di Roma stabilisce,
come è noto, che il funzionamento e lo sviluppo del Mercato Comune per i prodotti
agricoli, devono essere accompagnati dalla instaurazione di una politica agricola comune
degli Stati membri.
L'art. 39 definisce l e finalità della politica
agricola comune come segue:
a ) incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione
agricola come pure l'impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della mano
d'opera;
b ) assicurare così un tenore di vita equo
alla popolazione agricola, grazie in particolare
al miglioramento del reddito individuale di
coloro che lavorano nell'agricoltura;
C ) stabilizzare i mercati;
d ) garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
e) assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.
In ottemperanza all'art. 43 del Trattato, la
Commissione Economica Europea, dopo aver
consultato il Comitato Economico e Sociale
D'EUROPA
comune, i criteri per la determinazione dei
prezzi minimi, l e regole di concorrenza, la
percezione di una tassa di compensazione ed
alcune risoluzioni riguardanti i prodotti lattiero-caseari, l e carni bovine e lo zucchero.
A tale decisione, definita giustamente di
portata storica, si è giunti dopo non poche
difficoltà e contrasti data la complessità ed a
volte la eterogeneità degli interessi da conciliare.
Ma appunto perché notevoli erano l e difficoltà ed i contrasti da superare, l e decisioni
del 14 gennaio scorso costituiscono una grande
vittoria dell'idea europea sui particolarismi e
nazionalismi di ogni genere
L'integrazione agricola europea presenta difficoltà superiori a quelle di qualsiasi altro
settore. Gli orientamenti autarchico-protezionisti che hanno guidato la politica agricola
di quasi tutti i Paesi europei nel periodo
intercorso fra le due grandi guerre hanno
creato differenze nei sistemi dei prezzi e nel
funzionamento dei mercati che non si cancellano in un giorno.
Esistono inoltre, tra alcuni paesi, condizioni
di base talmente ditierenti per cui si è portati,
qualche volta, a credere che l'interesse di un
Paese. o di un gruppo di Paesi, sia fondamentalmente diverso da quello degli altri. Basta
esaminare ad esempio la posizione di un Paese
come la Francia, in grado di realizzare aumenti
produttivi, specie nel settore dei cereali, capaci
di soddisfare buona parte delle esigenze della
comunità, e quella della Germania, grande
importatrice di prodotti agricoli, e che tale
Convegno regionale: il tavolo della presidenza meptre parla il Console di Francia a
Roma, Giovangrandi. Da sinistra: il relatore Rossi, il Sindaco Buracchio, i1 Presidente
della Provincia Surani, il Segretario generale del11.41CCE Serafini, il Sindaco Escande.
v-
e l'Assemblea Parlamentare ha presentato, il
30 giugno 1960, le proposte per una politica
agricola comune. Tali proposte, meglio conosciute come Piano Mansholt, riguardano i vari
aspetti della politica agricola e cioè: politica
strutturale, politica di mercato e dei prezzi,
politica commerciale. P e r gli aspetti sociali
della politica agricola comune, ci si riservava
di presentare concrete proposte dopo aver
sentito, in una conferenza appositamente convocata, il parere dei partners sociali, conferenza che si è svolta, come è noto, alla fine
di settembre dell'anno scorso a Roma e le
cui conclusioni sono ora all'esame della Commissione.
Dopo una lunga serie di sedute, il Consiglio
dei Ministri della CEE, alle ore 5,30 del
14 gennaio scorso approvava l e linee fondamentali della politica agricola comune adottando tutta una serie di regolamenti e di
decisioni riguardanti i cereali, le uova e il
pollame, l e carni suine, la frutta e gli ortaggi,
i vini, il finanziamento della politica agricola
caratteristica desidera mantenere allo scopo
di favorire il collocamento dei propri prodotti
industriali sui mercati mondiali e che attua
nello stesso tempo una politica di forte sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli: oppure
quella dell'Italia e dell'olanda che hanno bisogno di conservare capacità concorrenziali alle
rispettive esportazioni di ortofrutticoli e di
prodotti animali, si comprende facilmente come
la via dell'accordo fosse tutt'altro che facile.
Ma alla fine l'interesse comune ha prevalso
su tutto il resto.
Quando esiste la consapevolezza del bene
comune, i mezzi per conciliare gli interessi
particolari si trovano sempre. Ed è perciò
che noi sentiamo il dovere di inviare il
nostro vivo ringraziamento agli uomini politici, ai federalisti, agli amici dell'Associazione
dei Comuni d'Europa, in una parola a tutti
coloro che in questi anni hanno lavorato per
rinsaldare nelle popolazioni europee, la convinzione che il loro avvenire è legato alla
creazione degli Stati Uniti d'Europa.
novembre 1962
Senza tale convinzione, senza la spinta dell'opinione pubblica europea - la quale avrebbe
giudicato severamente, coloro che si fossero
assunta la responsabilità di ritardare l'attuazione dell'integrazione economica europea per
l'incapacità di comporre i dissensi esistenti
in campo agricolo - ben difficilmente i negoziatori di Bruxelles sarebbero riusciti a concludere positivamente l e loro fatiche.
L e decisioni del 14 gennaio, completate da
una serie di altri regolamenti pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale n. 66-67 del 28 e 30 luglio
scorso, comprendono:
1) il regolamento sui cereali;
2) il regolamento sulla carne suina;
3) il regolamento sulle uova;
4) il regolamento sui volatili:
5) il regolamento sugli ortofrutticoli;
6) il regolamento sul settore vitivinicolo;
7) la decisione sui contingenti di vino;
8) il regolamento relativo all'art. 42 (norme sulla concorrenza):
9) la decisione relativa all'art. 235 (merci
derivanti dalIa trasformazione di prodotti agricoli), unitamente ad u n elenco di prodotti;
10) la decisione relativa all'art. 44 (criteri
obiettivi per i prezzi minimi);
11) la risoluzione relativa ai prodotti lattiero-caseari, alla carne bovina e allo zucchero;
12) il regolamento finanziario.
I regolamenti sono vincolanti in ogni loro
parte e sono direttamente applicabili in tutti
gli Stati membri. La data di applicazione.
fissata in u n primo tempo a l lo luglio 1962,
è stata successivamente spostata, per ragioni
tecniche, al 31 luglio 1962.
Con l'adozione di tali regolamenti, che interessano circa i1 5 0 5 della produzione agricola
della comunità, sono state praticamente approvate l e linee fondamentali della politica agricola comune. In modo particolare si sono
felicemente superate l e questioni che avevano
formato oggetto di forti contrasti fra gli Stati
membri quali la questione istituzionale, la
qestione del finanziamento della politica agricola comune, e la questione relativa alle clausole di salvaguardia.
E' perciò lecito ritenere che sarà relativamente facile, ora, adottare i regolamenti sul
riso, sulle carni bovine, sui prodotti lattierocaseari, sullo zucchero, sulle materie grasse di
origine vegetale, sul tabacco greggio e su
alcuni altri prodotti di minor importanza.
Ciò per quanto riguarda la politica di mercato e dei prezzi e la politica commerciale
Rimangono poi da definire gli aspetti strutturali e sociali della politica agricola comune.
Per la politica strutturale è stata anvanzata
già - peraltro assai modesta - una prima
proposta, mentre per la politica sociale si è
in attesa di conoscere l e proposte che la Commissione presenterà, tenuto conto anche delle
conclusioni della conferenza sociale di Roma.
A parere di molti - e noi siamo fra questi sarebbe stato consigliabile far procedere di
pari passo i vari aspetti della politica agricola
comune. Purtroppo le cose non sono andate
in questo modo, anche per l e carenze del
trattato in materia strutturale, il che ha offerto
lo spunto ad alcuni Stati membri di ritardare
l'adozione di una politica strutturale comune.
Indipendentemente dalle carenze del trattato, a noi sembra interesse comune che i vari
aspetti della politica agricola procedano di pari
passo. La politica di mercato e dei prezzi
rischia, senza il supporto della politica strutturale e della politica sociale, di incontrare
ostacoli tali da dover rallentare il proprio
cammino. S e pensiamo alla crisi di redditi
che investe, sia pure in misura diversa, l'agricoltura dei Sei e alla impossibilità di migliorare il livello dei medesimi mediante la semplice politica dei prezzi per l e ragioni di
ordine economico e commerciale che è facile
immaginare - necessità di mantenere gli
scambi commerciali con i Paesi terzi ad un
livello elevato e di non ostacolare, con una
politica di alti prezzi, l'espansione economica
generale - ci rendiamo conto della enorme
importanza che hanno la politica strutturale
e la politica sociale nella battaglia per il
miglioramento delle condizioni di vita e di
lavoro della gente dei campi.
novembre 1962
Passando a l merito dei regolamenti approvati ricorderemo che le questioni di maggiore
importanza da essi affrontate sono: i prelievi,
il sistema dei prezzi, le restituzioni all'esportazione, il ravvicinamento dei prezzi, i prezzi
minimi, l a normalizzazione delle qualità. l a
istituzione di un catasto vitivinicolo, l a regolainentazione comunitaria dei vini di qualità,
le clausole di salvaguardia, il finanziamento
della politica comunitaria, i problemi istituzionali e la durata del periodo transitorio.
I prelievi
I1 sistema dei prelievi adottato per il settore dei c ere ali, della carne suina, delle uova
e del pollame, sostituendo tutte l e misure di
protezione oggi esistenti (dazi doganali, contingenti, calendari di importazione, ecc.) regolerà d'ora in poi gli scambi commerciali con
i Paesi terzi e, limitatamente a l periodo transitorio, con gli Stati membri.
Prendiamo ad esempio il sistema dei prelievi previsti per il settore dei cereali che è
il più importante.
L'arnn~ontai.e del prelievo che viene effettliato a l momento dell'importazione, negli
scambi fra i Paesi membri, è pari alla differenza esistente tra il prezzo d'entrata dello
Stato membro importatore - che corrisponde.
all'incirca, al prezzo che si vuol garantire al
produttore - e il prezzo franco-frontiera dello
Stato membro importatore (il prezzo francofrontiera viene fissato dalla Commissione sulla
base dei prezzi praticati dallo Stato membro
esportatore sul mercato più rappresentativo,
per l'esportazione, dello Stato membro importatore in questione).
Negli scambi fra gli Stati membri tale differenza viene diminuita di una quota forfettaria, stabilita annualmente dal Consiglio, allo
scopo di favorire gli scambi fra gli Stati
membri della comunità (la cosiddetta preferenza comunitaria).
L'ammontare del prelievo nei confronti delle
importazioni provenienti da Paesi terzi è pari
alla differenza tra il Drezzo cif stabilito dalla
Commissione in base alle condizioni d'acquisto
~ i ù
favorevoli esistenti sul mercato mondiale
ed il prezzo d'entrata dello Stato membro
importatore sopra citato.
L'ammontare dei prelievi negli scambi fra
gli Stati membri andrà via via riducendosi
fino a scomparire del tutto alla fine del periodo
transitorio.
Le riduzioni annuali saranno in relazione
con il programma di ravvicinamento dei prezzi
di cui parleremo più avanti
I sistemi di prelievo previsti per la carne
suina, le uova, il pollame, si differenziano in
qualche punto da quello dei cereali dato il
diverso grado di protezione oggi esistente negli
Stati membri e la differente natura dei prodotti in questione Rinunciamo a parlare di
tali differenziazioni per brevità di tempo ed
in considerazione del minore interesse che tali
produzioni rivestono per l'economia agricola
della vostra regione.
L e ragioni della introduzione di un sistema
di prelievi a l posto delle misure di protezione
precedenti sono da ricercarsi nella estrema
variabilità dei prezzi del mercato mondiale.
Fra commercio di Stato, dumping e misure
varie d i effetto equivalente, il mercato dei
prodotti agricoli è soggetto a variazioni di
prezzo fortissime. Di qui la necessità di assicurare, mediante l'adozione di un sistema di
protezione alla frontiera comune più elastico
di quello tradizionale, la stabilità dei prezzi
interni e la regolarità degli scambi internazlonali. Come ha detto giustamente il Commissario Mansholt, qualora venissero date garanzie attraverso accordi internazionali di una
certa stabilità dei prezzi sul mercato mondiale,
si potrebbe procedere al consolidamento dei
prelevamenti. In altre parole alla trasformazione del prelievo in un più semplice sistema
di dazi doganali.
Il sistema dei prezzi
I1 regolamento dei cereali prevede la fissazione annuale da parte di ogni Stato membro
di prezzi indicativi di base valevoli per l e
zone di commercializzazione più deficitarie.
Tali prezzi vengono fissati prima delle semine
autunnali e servono a meglio orientare e
COMUNI
D'EUROPA
garantire il produttore nelle sue scelte produttive dato che la politica della comunità,
per il prodotto in questione, sarà condotta in
modo da stabilizzare i prezzi sul mercato intorno al prezzo indicativo. Tale obiettivo sarà
realizzato mediante la fissazione di prezzi di
intervento in base ai quali i produttori potranno consegnare il loro prodotto agli organismi di intervento quando i prezzi sul mercato
scendono al di sotto del medesimo e mediante
l a fissazione del prezzo di entrata prima ricordato.
I prezzi di intervento vengono fissati, durante
il periodo transitorio, dagli Stati membri ed
il loro livello deve essere inferiore a quello
dei prezzi indicativi da un minimo del 5
'70
ad un massimo del 10%.
I prezzi d'entrata vengono, come è noto,
fissati in modo che il prezzo di vendita del
prodotto importato sul mercato del centro di
commercializzazione più deficitario, raggiunga
il livello del prezzo indicativo di base (in
altre parole prezzo d'entrata, più spese d i
trasporto e d i commercializzazione e profitto
dell'importatore, corrispondono, all'incirca, al
prezzo indicativo di base). Possono essere fissati dei prezzi indicativi derivati qualora il
divario fra il prezzo di mercato della zona
Aride Rossi
più deficitaria e la zona più eccedentaria
superi il 5%.
Sia i prezzi indicativi che i prezzi di intervento e di entrata vengono stabiliti, durante
il periodo transitorio dagli Stati membri seguendo determinati criteri fissati dalla Commissione o dal Consiglio -.
Nella fese del mercato unico verranno invece stabiliti dagli organismi della comunità.
P e r la carne suina, le uova e il pollame
non esistono prezzi indicativi e prezzi d i intervento. Solo in caso di gravi perturbazioni sul
mercato interno, dovuto ad offerte da Paesi
terzi a prezzi anormalmente bassi, il Consiglio,
deliberando all'unanimità, può fissare un prezzo
limite a l di sotto del quale l'importazione non
è consentita.
Limitatamente al periodo transitorio può
essere fissato un prezzo limite anche negli
scambi tra gli Stati membri.
Ravvicinamento dei prezzi
I1 ravvicinamento dei prezzi fra gli Stati
membri deve avvenire durante il periodo transitorio per arrivare, nella fase del mercato
unico (cioè fra 7 anni circa), ad un prezzo
unico comunitario per i vari prodotti. Per la
campagna di commercializzazione in corso il
Consiglio ha fissato i minimi ed i massimi
entro i quali devono venire stabiliti i prezzi
indicativi dei cereali e ciò allo scopo di evitare che i prezzi degli stessi nei singoli
Paesi si allontanino anziché avvicinarsi.
Entro il mese in corso il Consiglio dei
Ministri della CEE fisserà i criteri da seguire
per il ravvicinamento dei prezzi ispirandosi
alla necessità di promuovere la specializzazione produttiva all'interno della comunità
secondo l e condizioni naturali e l e strutture
economicamente più favorevoli, salva, logicamente, la garanzia di un equo tenore di vita
per la popolazione agricola.
I1 futuro prezzo indicativo comunitario dovrà
essere fissato in funzione delle imprese agricole economicamente valide e razionalmente
gestite e dei giusti rapporti di prezzo fra i
vari prodotti.
Non è possibile dire oggi a quale livello
si ravvicineranno i prezzi dei vari prodotti
alla fine del periodo transitorio. Ciò dipenderà da una serie di fattori, non ultimo quello
internazionale (il livello dei prezzi del mercato mondiale, l'adesione dell'Inghilterra al
MEC, l'esigenza di ampliare gli scambi con
i Paesi terzi, ecc.).
Ciò che ci sembra poter affermare fin d'ora
con una certa tranquillità. è che ben difficilmente tale ravvicinamento potrà avvenire ai
livelli più elevati, ragion per cui si impone
una seria azione per la riduzione dei costi
di produzione se non si vuole sacrificare ulteriormente il tenore di vita delle popolazioni
agricole.
Prezzi minimi
Con decisione a parte il Consiglio dei Ministri della CEE ha fissato i criteri obiettivi per
la determinazione dei prezzi minimi. Gli Stati
membri possono ricorrere ad un sistema di
prezzi minimi per un periodo non superiore
ad un anno, ed unicamente per i prodotti
che non hanno formato ancora oggetto di
regolamentazione comunitaria. Eccezione fatta
per gli ortofrutticoli il cui regolamento ammette l a possibilità di ricorsi a prezzi minimi
nei riguardi delle importazioni provenienti
da Paesi terzi.
I prezzi minimi scno applicabili soltanto
durante il periodo di ccmmercializzazione del
prodotto nazionale in questione.
Lo Stato membro' che intende adottare un
sistema di prezzi minimi al di sotto del quale
l e importazioni sono temporaneamente sospese.
o ridotte, deve darne comunicazione alla Commissione, e agli altri Stati membri, almeno
15 giorni prima; e 3 giorni feriali prima dell'entrata in vigore del sistema, deve comunicare il livello del prezzo minimo fissato.
La sospensione, o riduzione momentanea,
delle importazioni è subordinata alla constatazione che in 3 successive operazioni commerciali il prezzo di riferimento è rimasto
a l di sotto del prezzo minimo. P e r la merce
in viaggio vi sono tre giorni di tempo affinché arrivi a destinazione.
L e importazioni devono essere rimesse non
appena il prezzo di riferimento sia stato, per
tre mercati successivi, uguale, o superiore, a l
prezzo minimo fissato.
I1 prezzo di riferimento viene fissato sulla
base della media ponderata della quotazione
rilevata in uno o più mercati all'ingrosso
(evidentemente i mercati più rappresentativi)
dello Stato membro importatcre.
In ogni caso il prezzo minimo non può
essere superiore a l 105% del prezzo di intervento, qualora esista, per il prodotto in questione, una precisa organizzazione di mercato.
P e r i prodotti invece per i quali non esiste
il prezzo di intervento, il prezzo minimo non
può superare il 92% del prezzo medio di riferimento dei mercati all'ingrosso dei 3 anni
precedenti.
P e r le importazioni provenienti da Paesi
terzi, i prezzi minimi devono essere fissati ad
un livello superiore a quello applicato alle
importazioni provenienti dagli Stati membri,
allo scopo di assicurare la preferenza comunitaria.
Ortofrutticoli e vini
Per i prodotti per i auali non è prevista
l'introduzione d i un sistema di prelievi negli
scambi commerciali intercomunitari e con i
Paesi terzi, come gli ortofrutticoli e il vino,
la liberazione degli scambi fra gli Stati membri, è subordinata all'applicazione di precise
norme d i qualità.
P e r gli ortofrutticoli, il Consiglio della CEE
ha fissato norme comuni di qualità per quanto
riguarda le condizioni generali della merce,
il calibraggio e l'imballaggio, per prcdotti o
gruppi di prodotti.
Lo Stato membro esportatore risponde del
10
ccntrollo qualitativo della merce prima dell'uscita della medesima, rilasciando un certificato che attesta la qualità e la classificazione.
E' facoltà dello Stato membro importatore
verificare se la classificazione del prodotto è
conforme a l certificato.
Tutte le restrizioni all'importazione (contingenti, prezzi minimi, calendari di importazione ecc.) sono abolite secondo il calendario
seguente: 31 luglio 1962 per la qualità extra,
1" gennaio 1964 per la prima qualità, 1" gennaio 1966 per la qualità seconda. P e r il vino,
gli scambi intercomunitari sono limitati per
ora a determinati contingenti fissati dal Consiglio dei M i n i ~ t r i (1.200.000 ettolitri per la
Germania coinpresi i vini per spumanti;
150.000 ettolitri per la Francia e l'Italia) e
per l e qualità dello stesso indicate ( p e r l'Italia
vale l'elenco delle qualità di cui all'accordo
italo-francese del 29 maggio 1948).
Entro il 30 giugno 1963 gli Stati membri
devono istituire il catasto viticolo ed entro
l'anno in corso il Consiglio dei Ministri della
CEE stabilirà una denominazione comunitaria
dei vini di qualità prodctti in regioni determinate.
Alcuni paesi, in particolare la Francia, subordinano le loro adesioni alla liberalizzazione
totale del mercato dei vini alla adozione della
regolamentazione suddetta.
Allo scopo di poter fare un bilancio di previsione delle risorse e dei fabbisogni di vino,
ogni anno, e per la prima volta nell'ottobrenovembre prossimo, i produttori ed i commercianti di vini dovranno dichiarare i quantitativi di prodotto che tengono nelle loro
cantine. Ulteriori proposte dovranno essere
fatte per la organizzazione e la liberalizzazione totale del mercato dei vini.
Clausole di salvaguardia
Sulla base di una precisa norma del trattato (art. 226) uno Stato membro può prendere, nel ccrso del periodo transitorio, misure
di salvaguardia, qualora il mercato di un prodotto subisca, o ris'chi di subire, gravi perturbazioni a causa delle importazioni. I1 Consiglio
dei Ministri ha adottato una formula generale
valida per tutti i prodotti oggetto di regolamentazione, ad eccezione del vino, per il quale
esistono ancora, come abbiamo visto, limitazioni all'importazione.
Lo Stato membro che intende ricorrere alle
misure di salvaguardia, deve notificare alla
Commissione e agli altri Stati membri, i provvedimenti che intende adottare prima della
loro entrata in vigore.
Nel caso di chiusura della frcntiera, le
merci in viaggio hanno tre giorni di tempo
per arrivare a destinazione. La Commissione,
sentito il parere del Comitato di Ges'tione di
cui parleremo più avanti, decide, entro il
termine di 4 giorni feriali, se i provvedimenti
in questione devono essere mantenuti, modificati, o aboliti.
Lo Stato membro che non intende conf'ormarsi alle decisioni della Commissione, ha
facoltà di ricorrere a l Consiglio dei Ministri
il quale decide, il più presto possibile, a
maggioranza qualificata, se mantenere, modificare o annullare, la decisione della Commissione. I1 riccrso al Consiglio dei Ministri
non sospende l'applicazione delle decisioni
della Commissione.
In definitiva, se la Commissione e gli altri
Stati membri non sono d'accordo, uno Stato
membro può sospendere l'importazione di un
prodotto per un periodo massimo di 4 giorni.
A questa regola di carattere generale, esistono le seguenti eccezioni: 1) per i cereali,
il ricorso al Consiglio, sospende la decisione
della Commissione per un massimo di 10 giorni; 2) per la qualità extra degli ortofrutticoli
il ricorso alle clausole d i salvaguardia deve
essere preventivamente autorizzato dalla Commissione (è questo un importante successo
della nostra delegazione alle riunioni di
Bruxelles).
Le clausole di salvaguardia si applicano sia
agli scambi tra gli Stati membri che a quelli
ccn i Paesi terzi. In ogni caso la protezione
derivante dall'applicazione di tali clausole, deve
essere inferiore, o a l massimo uguale, a quella
esistente al 31 luglio 1962.
COMUNI
D'EUROPA
novembre 1962
Finanziamento della politica agricola
comune
P e r il finanziamento della politica agricola
comune è stato istituito un fondo denominato
Fondo di Orientamento e di Garanzia. Nella
fase del mercato unico scno a totale carico
del fondo: a ) i rimborsi all'esportazione verso
i Paesi terzi; b ) gli interventi destinati a
regolarizzare i mercati interni (spese per
stoccaggi ecc.); C) le azioni in comune volte
a realizzare gli obiettivi di cui al paragrafo 1):
lettera n) dell'art. 39 del trattato, ivi comprese le modifiche strutturali.
I1 contributo del fondo alle spese di questo
ultimo punto deve rappresentare, per quanto
possibile, un terzo delle spese complessive
del fondo (si tratta anche qui di un successo
conseguito dalla delegazione italiana). Durante
il periodo transitorio, il contributo del fondo
alle spese suddette, è fissato in un sesto per
il 1962-63, due sesti per il 1963-64 e tre sesti
per il 1964-63. Dal luglio '65 in poi i contributi a carico del Fondo aumenteranno in
modo che al termine del periodo transitorio,
tutte le spese suddette siano a carico del
medesimo.
I1 Fondo viene alimentato, durante i primi
3 anni, da contributi finanziari dagli Stati
membri calcolati, per una parte, secondo il
criterio di ripartizione del bilancio e per
l'altra parte proporzionalmente alle importazioni nette effettuate da ciascun Stato, in provenienza da Paesi terzi.
Le d u e parti sono così suddiviie:
"h
Secondo il criterio di cui
all'art. 200, paragrafo 1 . 100
Proporzionalmente alle importazioni nette . . . . -
?h
%
90
80
10
20
,
E' stato inoltre fissato un limite massimo
percentuale a l contributo che ciascuno Stato
deve dare durante i primi 3 anni come segue:
10,551 Belgio e Lussemburgo insieme, 31% Germania. 28% Italia, 13% Olanda.
In rapporto alle contribuzioni fissate dall'art. 200 del trattato, i Paesi che verranno.
eventualmente a pagare di più sono Germania
e Benelux. a tutto vantaggio della Francia.
Problemi istituzionali
La definizione dei problemi istituzionali è
stata tra le più laboriose. Alcune questioni
come quella della ripartizione dei compiti fra
Commissione e Consiglio, l'istituzione di Comitati di gestione. il livello dell'organizzazione
di mercato, investono, com'è noto, problemi
di natura politico-ideologica. Le soluzioni
adottate sono, a mio avviso. soddisfacenti. Per
i prodotti per i quali è prevista una precisa
organizzazione di mercato come i cereali, le
uova, il pcllarne, le carni suine e, domani, lo
zucchero, i prodotti lattiero-caseari, ecc., la
forma di organizzazione adottata è quella più
comunitaria (lettera C paragr. 2 dell'articolo 40
del trattato); così ccme l'adozione di norme
comuni di qualità per gli ortofrutticoli e la
regolamentazione comunitaria dei vini d i qualità, rappresentano la forma più avanzata di
organizzazione per tali settori.
La soluzione adottata per quanto riguarda
la ripartizione dei compiti fra Commissione
e Consiglio, pur mantenendosi nella lettera
del trattato, aumenta in alcuni casi i compiti
della Commissione, cioè dell'organismo sovranazionale. Essa può infatti prendere decisioni,
senza possibilità di revisione da parte del
Consiglio, per tutta una serie di questioni.
Chi sperava infine di ridurre i poteri della
Commissione attraverso la istituzione di Comitati, compos'ti da rappresentanti degli Stati
membri, con veri e propri compiti d i gestione,
sarà rimasto deluso apprendendo che tali Comitati sono, nella sostanza, Comitati consultivi
in quanto è in facoltà della Commissione
rinviare l'applicazione di un suo provvedimento, in attesa che si pronunci il Consiglio.
qualora il Comitato in parola abbia espresso
parere contrario a l provvedimento della Commissione.
In definitiva fra la tesi, di coloro che auspi-
cavano il semplice coordinamento delle politiche agricole nazionali (una s'pecie d i unione
delle patrie agricole, prevista peraltro dall'art. 40 del trattato) e l e proposte della Commissione per una vera e propria politica
agricola comunitaria, ha prevalso quest'ultima
soluzione. Dalla fase del mercato unico (cioè
fra sette anni circa) non spetterà più ai
Governi nazionali fissare i prezzi, stabilire,
l'ammontare dei prelievi, l'entità dei rimborsi
all'esportazione, effettuare stoccaggi, ecc., bensì
agli organi della comunità, i quali saranno
bloccati nella loro azione, dal veto di un Paese
membro perché dalla terza tappa in poi basterà
la maggioranza qualificata affinché una decisione sia valida.
Occorre infine ricordare che nel luglio scorso
il Consiglio dei Ministri ha deciso la costituzione d i Comitati consultivi per ciascun prodotto aUo scopo di associare le organizzazioni
professionali dei produttori, dei commercianti,
degli industriali trasformatori, dei lavoratori
delle cooperative e dei consumatori all'attuazione della politica agricola comune. E decidendo di f a r partecipare ai lavc'ri di tali Comitati
soltanto le organizzazioni associate a livello
europeo si è affermato, ancora una volta, il
principio s~ovranazionale.I rappresentanti delle
organizzazioni in seno a tali Comitati sono in
sostanza investiti di un mandato comunitario
e non già nazionale.
Periodo transitorio
La durata del periodo transitorio è stata
fissata in 7 anni e mezzo (cioè il restante
pericdo del trattato). In sostanza. salvo eventuali acceleramenti, l'integrazione agricola procederà di pari passo con gli altri settori di
attività per arrivare alla fase del mercato
unico al più tardi al 1'. gennaio 1970.
Chi auspicava per l'agricoltura un periodo
transitorio più lungo (come se l'eccnomia fosse
composta da tanti compartimenti stagni operanti ognuno per proprio conto), sarà rimasto
alquanto deluso.
Osservazioni e conclusioni finali
Dopo questa lunga ma pur necessaria illustrazione delle decisioni fin qui prese dal
Consiglio dei Ministri in materia di politica
agricola comune, desideriamo fare alcune considerazioni d i carattere generale sulla situazione dell'agricoltura, sulla influenza che la
politica agricola comune potrà avere sull'economia agricola del no'stro paese. Tireremo
poi alcune coclusioni sull'azione da svolgere
allo scopo di inserire la stessa, nella maniera
più proficua, neì più ampi mercati europei.
Di fronte alla situazione tutt'altro che rosea
nella quale si trova l'agricoltura del nostro
paese - i cui sintomi più evidenti sono rappresentati dall'esodo accelerato della mano
d'opera agricola e dal crescente divario fra
i redditi agricoli e quelli degli altri settori di
attività - si sente di tanto in tanto affermare
da parte della estrema destra autarchica e
nazionalistica e della estrema sinistra comunista, che i guai per l'agricoltura italiana sono
co'minciati con l'ingresso dell'Italia nel Mercato Comune.
Non possianlo condividere tale affermazione
per due ordini di considerazioni:
1) perché l'influenza fino ad oggi esercitata dal Mercato Comune rull'agricoltura del
nostro Paese è stata assai modesta e comunque
tale da non potersi attribuire, onestamente,
ad essa le difficcltà nelle quali la stessa si
trova;
2) perché la crisi agricola non è problema
italiano soltanto ma mondiale, Russia compresa.
In tutti, o quasi tutti i Paesi ( l e sole eccezioni che io conosco sono l'Australia e la
Nuova Zelanda) si registra una crescente disparità tra redditi agricoli e redditi ncn agricoli
con conseguente fuga dalle campagne della
mano d'opera migliore e dei capitali.
Tale fenomeno è dovuto, a parere di molti,
ai più bassi ritmi di produttività che si realizzano nel settore agricolo per ragioni di
natura a organica m , ma anche a causa del
COMUNI
novembre 1962
carattere maggiormente autarchico e protezionista del settore; alle modificazioni intervenute,
a danno dell'agricoltura, nel cosiddetto sistema
dei prezzi relativi a seguito dell'aumento della
domanda di beni trasformati e del formarsi
di alcune grosse giacenze di prodotti agricoli
(grano, cereali secondari, zucchero ed in misura più limitata burro) che hanno influenzato ed influenzano negativamente i prezzi
dei mercati mondiali, ma anche alla disorganizzazione dei mercati agricoli.
E' perciò estremamente scorretto, o quanto
meno superficiale, attribuire la crisi che inve.-te l'agricoltura italiana, all'ingresso del nostro
Paese nel Mercato Comune Europeo. Tale crisi
trae in primo luogo origine da motivi che
attengono, come abbiamo virto, alle caratteristiche stesse del settore, a i suoi sistemi di
produzione, alla difficoltà di equilibrare, con
la celerità necessaria, l'offerta alla domanda.
ed alle carenze strutturali e d i mercato che si
sono andate via via formando, attraverso decenni di politica protezionista e autarchica.
La politica di maggior liberalizzazione degli
scambi e di integrazione economica europea.
mette maggiormente in evidenza tali carenze
strutturali e di mercato, ma non è essa a
causarle. Al contrario.
Attraverso la maggiore specializzazione della
produzione e la conseguente riduzione dei costi
nonché mediante una organizzazione dei mercati volta ad equilibrare maggiormente l'offerta alla domanda ed a stabilizzare i prezzi
dei prodotti, l'agricoltura del nostro Paese
imboccherà finalmente la strada del suo lento
ma ?icuro riscatto.
P e r essere ancora più precisi, devo dire che
io non ho alcun dubbio, che dalla realizzazione del mercato comune agricolo. troveremo
finalmente la spinta necessaria per avviare a
soltizione i complessi problemi strutturali che
ancora angustiano l'agricoltura del nostro Paese.
Perché è chiaro che non vi sarà posto nella
agricoltura di domani. nella sua nuova dimensione europea, per forme di conduzione arcaiche e medioevali come il latifondo e la mezzadria. L'impresa contadina d i dimensioni
adeguate, associate in cooperativa e, per qualche zona, la media impresa cooperativa, o con
salariati, si riveleranno sempre più, anche da
noi, come l e forme di conduzione che meglio
rispondono alle esigenze del progresso agricolo
moderno.
Tale compito sarà però facilitato dalla diminuita p r e ~ s i o n edemografica sulla terra e dalla
emanazione. che io mi auguro prossima, di
tutta una serie di provvedimenti, che vanno
dai miglioramenli obbligatori. alla riforma dei
patti agrari, ai mutui quarantennali a basso
tasso di interesse, all'esproprio immediato dei
poderi abbandonati, alle agevolazioni fiscali e
creditizie in favore della ricomposizione fondiaria, alla creazione degli enti di sviluppo.
Provvedimenti che costituiscono, com'è noto.
un preciso impegno programmatico dell'attuale
governo.
S i obietta da parte di alcuni - evidentemente poco informati - che un tale orientamento strutturale sarebbe in contrasto con gli
indirizzi della politica agricola comune la quale
necessiterebbe. a parer loro, di grandi e medie
aziende a carattere capitalistico o mezzadrile.
c da parte di altri che la realizzazione del
mercato comune favorisce lo sviluppo delle
grandi imprese capitalistiche a danno di quelle
contadine. Basta dare uno sguardo alla situazione agricola degli altri paesi e alle proposte
della Commissione per una politica strutturale
comune, per rendersi conto di quanto, tali
affermazioni: siano lontane dalla realtà. Negli
altri paesi infatti l'impresa contadina controlla l'DO e ~ e r s i n o il 90%, della superficie
agraria coltivata e le proposte di politica strutturale della Commissione sono volte a favorire
l'ulteriore espansione d i tale forma di conduzione, nella convinzione che essa rappresenti,
oltreché la forma di conduzione più congeniale
alle caratteristiche dell'agricoltura europea, un
sistema di vita, di civiltà per le popolazioni
dell'Europa libera.
Chi intendesse d'altronde ostacolare la soluzione di tali problemi non otterrebbe altro
risultato all'infuori di quello di ritardare la
adeguata preparazione dell'agricoltura italiana
per il suo miglior ingresso nel MEC, ma non
certo di rinviare sine die la soluzione di
tali problemi, perché è chiaro che con l'accentuarsi della concorrenza le strutture antiquate
D'EUROPA
11
Alla meditazione dei nuovi europei
-
... Q u i riuniti d a ogni Nazione che esiste sotto il cielo, portian-io nei nostri cuori
l e ansie d i tutti i popoli a noi affidati, le angustie dell'anima e d e l corpo, i dolori,
i desideri, l e speranze.
Rivclgiamo continuamente il nostro animo verso t u t t e l e angosce che affliggonc
oggi gli uomini; perciò innanzi t u t t o le nostre p r e m u r e si vo'lgono verso i più
umili, i più poveri, i più deboli; sull'esempio di Cristo sentiamc pietà per l a folla
che soffre l a fame, la miseria e l'ignoranza; cos'tantemente rivolti verso ccloro
che, sprovvisti degli aiuti necessari, non sono ancora pervenuti a d u n m c d o d i
vita degno dell'uomo. P e r questi motivi nello svolgimento dei nostri lavori
t e r r e m o i n g r a n conto tutto' quello c h e compete alla dignità dell'uomo, e quello
L'amore d i Cristo ci stimola
che contribluisce alla v e r a f r a t e r n i t à dei popo!i.
infatti « s e u n o possiede dei beni di questo mondo e vede 11 suo fratello nel
bisogno, e gli chiude il pro'prio cuore, come può essere in lui l'amore d i Dio? ».
I1 S o m m c Pontefice Giovanni XXITI, nel messaggio radio'fonico dell'll settemb r e 1962, ha insistito particolarmente su d u e punti: p r i m a d i t u t t o h a raccomandato
q u a n t o favorisce la pace t r a i popoli. Non esiste uomo che non detesti la g u e r r a
e c h e n o n t e n d a verso l a pace con a r d e n t e desiderio. Ma questo massimamente
auspica la Chiesa c h e è m a d r e di tutti. Essa, attraverso l a vcce dei romani Pontefici,
no,n h a mai cessato d i proclamare non solo il suo a m o r e alla pace, m a anche la
sua volontà d i pace, s e m p r e pronta a prestare di t u t t o cuore la sua o'pera efficace
a d ogni sincero propo'sito. Ecsa tende inoltre con t u t t e l e forze a riunire i popoli,
a procurare f r a di loro una reciproca s t i m a d i sentimenti e d i opere. Questa
nostra assemblea conciliare, mirabile per la diversità d i stirpi, d i Nazioni, di
lingue, non è forse testimonianza di una ccmunità legata dall'amore f r a t e r n o del
quale splende come segno visibile? Noi proclamiamo che t u t t i gli uomini sono
fratelli, di q u a l u n q u e razza siano, a q u a l u n q u e nazione appartengano.
I n secondo, luogo, il S o m m o Pcntefice stimola t u t t i verso la giustizia sociale.
L a dottrina esposta nella lettera enciclica « M a t e r e t Magistra » chiaramente
dimostra come la Chiesa sia oggi assolutamente necessaria a l mondo, p e r d e n u n ciare l e ingiustizie e le indegne ineguaglianze, p e r restaurare il vero ordine dei
beni e delle cose affinché, secondo i principi del Vangelo, la vita dell'uzmo
divenga più umana.
Noi n o n possediamo n é le ricchezze n é la potenza t e r r e n a : m a riponiamo la
nostra fiducia nella forza dello Spirito Santo. prcmesso d a Gesù Cristo alla sua
Chiesa, Perciò umilmente e d a r d e n t e m e n t e invitiamo t u t t i a ccllaborare con noi
p e r i n s t a u r a r e nel mondo u n più ordinato vivere civile e d una maggiore f r a t e r n i t à ;
invitiamo tutti, non solo i nostri fratelli dei quali siamo pastori, m a q u a n t i dei
nostri fratelli credono i n Cristo e tutti gli uomini d i buona volontà, c h e « Dio
vuol f a r e salvi e c o n d u r r e alla conoscenza della verità ». Infatti è volontà divina
c h e p e r mezzo della carità già splenda i n certr, senso i1 regnr> d i Dio in t e r r a
quasi anticipazione del regno eterno.
E' nostro a r d e n t e desiderio c h e s u questo mondo, che è ancora così lontano
dalla pace desiderata p e r la minaccia derivante dallo stesso progresso scientifico,
progresso meraviglioso, m a non s e m p r e ossequiente alla superiore legge della
moralità, splenda la luce della g r a n d e speranza i n Gesù Cristo unico nostro
Salvatore
11
1':
11.
( D a l Mesuagyio r h e i V<,rrcoi>iiir1k1 ('I~ie.sri unit~era«l<,,riunii,; il 20 o t t o b r < , /!?/i2 iri S . f'ictro
I<I t p r m
,>,,i.
Conpregaziorie <~f!?rernle
dr.1 Conrilio <,r.iinrsnico. h a n n o vivo/ io n1 ~ r ~ o r r d o ) .
sono destinate, prima o poi, a saltare. Meglio
perciò provvedervi per tempo anche a l fine,
tutt'altro che secondario, di evitare ulteriori
disagi alle popolazioni ad esse legate.
Un'altra conseguenza, per noi certa, della
politica agricola comune sarà il ridimensionamento delle produzicni più manifestamente
anti-economiclie, co'me il grano, e l'espansione
di quelle più chiaramente competitive come
la frutta, gli ortaggi, ed entro limiti più ristretti, il vino ed i tabacchi scuri.
Non v'è dubbio che la superficie a grano nel
nostro paese subirà ulteriori contrazioni a seguito della prevista riduzione del prezzo del
prodotto. Tale riduzione sarà inevitabile. per
noi come per la Germania, se si vuol realizzare il ravvicinamento dei prezzi ad un livello
che noil sia di stimolo ad un incremento tale
della produzione francese da poter soddisfare
le attuali esigenze di importazione della comunità.
Una tale eventualità sarebbe chiaramente
pregiudiziale per lo sviluppo degli scambi commerciali con i Paesi terzi e per lo stesso riadattamento produttivo della nostra agricoltura a
favore delle produzioni di più alto pregio, ed
in particolare degli allevamenti, dei cui prodotti, sia in Italia che in Europa, siamc sempre
più tributari dall'estero.
Un risultato altrettanto certo, per noi, della
politica agricola comune sarà la migliore
organizzazione dei mercati.
Un migliore equilibrio fra domanda ed offerta ed una maggiore stabilizzazione dei prezzi
non potranno che favorire i produttori ed i
cons'umatori a scapito di quella speculazione
commerciale che ha tratto, troppe volte, profitto dalla disorganizzazione della maggior parte
dei nostri mercati agricoli. Così come dovrebbero trarre sicuro impulso le cooperative tra
produttori della politica di conservazione
momentanea del prodotto prevista su larga
scala dai regolamenti entrati in vigore.
L'eventuale adesione dell'Inghilterra a l MEC
non dovrebbe, a quanto pare, modificare sostanzialmente le linee fondamentali della politica
agricola comune così come è stata definita dai
Sei nelle riunioni conclusesi il 14 gennaio
scorso a Bruxelles.
L'esigenza dell'Inghilterra di praticare prezzi
ragionevoli allo scopo di mantenere ampie
possibilità di importazione dai Paesi del
Commonwealth - i quali godono di un sistema
a i preferenza imperiale - corrisponde alla
esigenza dei Sei di non chiudersi in se stessi
per conservare ampie possibilità di scambi
commerciali con i Paesi terzi.
I1 problema quindi è di vedere come sod-
COMUNI
disfare le due esigenze senza creare antipatiche discriminazioni fra i ~ a e s i del Commonwealth ed i restanti Paesi terzi che
esportano prodotti agricoli (Stati Uniti d'America, Argentina). D'altro canto il sistema di
sovvenzioni in atto nell'agricoltura inglese è
diventato così pesante per il tesoro di quel
Paese (circa 450 miliardi di lire all'anno, per
un settore che interessa non più del 5 5 delle
popolazioni attive) da far ritenere che la
stessa Inghilterra sia interessata alla ricerca
di un nuovo orientamento di politica agricola
capace di salvaguardare l'esigenza di ampi
scambi commerciali con i Paesi terzi, ed il
tenore di vita delle popolazioni agricole senza
gravare in misura così esorbitante la spesa
pubblica.
P e r quel che riguarda l'agricoltura abruzzese in rapporto al MEC i problemi che si
pongono non sono, a mio avviso, gran che
diversi da auelli della maggior parte delle
altre regioni agricole del paese.
La struttura agricola della vostra regione è
caratterizzata dalla prevalenza delle imprese
contadine sulle altre forme di conduzione.
Seguono, al secondo posto, le imprese a colonia con prevalenza di quelle appoderate su
quelle non appoderate e, buone ultime, le
imprese con salariati.
Purtroppo da voi, come in alcune altre
regioni, la dimensione media delle imprese
contadine è alquanto bassa. Un primo problema che si pone. pertanto, è auello dell'allargamento di tale dimensione.
La soluzione di tali problemi - lo ripetiamo -- è resa oggi più facile dalla diminuita pressione demografica sulla terra.
Un secondo problema è quello dell'accorpamento delle imprese frammentate. Bisogna che
O g n i nuovo abbonamentu s o ~ t e n i t o ra~
Comuni dYEu
ropa
ci permette d i inuiare u n certo, ulteriore numero di copie in omag,;io a
cittadini che ancora non ci conoscono.
nrnici ABBONA T E V I !
i produttori si convincano che non è più
possibile fare dell'agricoltura in aziende agricole i cui terreni sono molte volte distanti
alcuni chilometri l'uno dall'altro. L'agricoltura di domani non consentirà sprechi e fatiche del genere.
La creazione degli enti di sviluppo, unitamente ad una buona legislazione in materia
di ampliamenti e accorpamenti, dovrebbe consentire la soluzione di questi due problemi
entrambi vitali per l'avvenire delle aziende
contadine.
Un terzo problema è quello delle imprese
mezzadrili. La mezzadria ha avuto indubbiamente in passato una sua precisa funzione.
Oggi. di fronte all'incalzare del progresso
tecnico ed alle esigenze di maggiore socialità
che caratterizzano il nostro tempo, la mezzadria si va rivelando sempre più incapace
a soddisfare le esigenze di una economia
agricola moderna. I1 giudizio della conferenza
agricola nazionale è stato, come voi sapete.
decisamente negativa nei suoi riguardi. E'
opinione diffusa che quanto prima si riuscirà
a superare tale forma di conduzione meglio
sarà per l'economia agricola delle zone ad
essa interessate.
Un giudizio ancora più negativo ci sembra
dover esprimere sulle residue zone di latifondo. Nell'epoca dei grandi progressi economico-sociali la permanenza di proprietà latifondistica è quanto di più anacronistico e
assurdo possa esistere. I1 Serpieri - che pur
non era sospetto di sinistrismo - l'ha definita
una forma di agricoltura di rapina. Pensare
di poter fare sopravvivere il latifcndo e le
forme di conduzione cui esso dà vita, significherebbe non comprendere niente di quella
che sarà l'economia agricola integrata.
Le imprese capitalistiche con salariati interessano, come abbiamo detto, una superficie
D'EUROPA
limitata. Tali imprese hanno una loro ragion
d'essere nella misura in cui assolvono, sia
sul piano tecnico che su quello sociale, ad
una funzione pilota. P e r quelle aziende che
vengono meno a tali funzioni sarà inevitabile,
prima o poi, la loro sostituzione con imprese
contadine o cooperative.
L'affitto non interessa da voi, una grossa
superficie. P u r tuttavia una certa percentuale
delle terre coltivate viene data in affitto a
manuali coltivatori o ad affittuari imprenditori.
In un'agricoltura nella quale la battaglia
per la riduzione dei costi di produzione diverrà
sempre più impegnativa la necessità di riunire
nelle stesse mani proprietà ed impresa si
farà sentire sempre più.
L'orientamento
produttivo
dell'agricoltura
abruzzese e molisana è caratterizzato dalla
forte presenza dei seminativi nudi. Essi interessano, come voi sapete, più del 40% della
superficie agraria della regione. I1 seminativo arborato, con prevalenza dell'olivo, interessa poco meno del 10% mentre il seminativo
vitato è pressoché inesistente eccezicn fatta
del Teramano e dell'Aquilario dove occupa
rispettivamente 1'11 e 1'1,570 della superficie
agraria. I1 vigneto specializzato occupa poco
meno del 4% della superficie e l'oliveto specializzato lo 0,876. Frutteti e agrumeti lo 0 , 6 X .
Prati e pascoli meno del 15% mentre il bosco
e l e foreste interessano oltre il 17'
della
superficie. Le colture ortive, in particolare
legumi freschi, cavolfiori, cipolle e cocomeri,
interessano in misura sempre maggiore gli
arenili e le sabbie litoranee in ragione anche
della loro crescente esportazione. In alcune
zone del Chietino si è affermata da tempo una
forte produzione di tabacchi, mentre l a coltura della bietola da zucchero e del pomodoro
ad usi industriali interessano limitate zone
del litorale e la conca del Fucino, dove si è
per altro affermata da anni una forte produzione di patate.
In un'agricoltura dagli orientamenti produttivi così promiscui non è facile dire quali
saranno le ripercussioni della politica agricola
comune: certo è che dovrebbe esserci una
sensibile diminuzione dei seminativi, in particolare del grano, a vantaggio delle foraggere
e di qualche altra produzione ad alto pregio,
quali le uve da tavola, gli ortaggi, il tabacco
scuro, i frutteti. P e r l'o'livo è impossibile
pronunciarsi oggi in maniera precisa non essendo ancora definite le linee della politica
agricola comune in tale campo.
Mi sembra però di poter escludere fin da
ora - data la forte concorrenza degli olii di
semi e della margarina e le abitudini alimentari dei Paesi nordici - un forte incremento
nel consumo dell'olio di oliva.
In un'agricoltura caratterizzata dalla prevalenza delle imprese contadine sugli altri tipi
di imprese e nella quale assumeranno una
importanza sempre maggiore le produzioni di
alto pregio un ruolo importantissimo è affidato
alla cooperazione in special modo alla cosidetta
cooperazione di servizi ed a quella per la
conservazione e trasformazione e vendita dei
prodotti.
Si tratta, nel primo caso, come voi sapete,
di cooperative per l'acquisto e la gestione in
comune di macchine agricole, sia trattrici che
operatrici, e degli acquisti in comune dei
inezzi tecnici indispensabili all'agricoltura (concimi anticrittogamici, mangimi, sementi selezionate, ecc.). E' questo il tipo di cooperazione
sviluppatosi in modo particolare in Romagna
e nelle zone di riforma ed io vi assicuro che
i vantaggi da esso assicurati ai produttori di
quelle zone sono notevoli. I1 secondo tipo di
cooperazione è di importanza fondamentale per
l'avvenire dell'agricoltura moderna. Di -frigo,
mattatoi, cantine sociali, caseifici, oleifici in
forrna cooperativa non ee ne faranno mai
abbastanza.
L'agricoltura italiana. e quindi anche abruzzese, ha particolare necessità di forme di
cooperazione del genere.
Voi sapete che nella misura in cui tra le
caratteristiche del consumo divengono sempre
più importanti la selettività, la buona presentazione e la trasformazione del prodotto aumenta la quota del valore aggiunto nella fase
di trasformazione e vendita rispetto alla fase
di produzione. Ne consegue che o i produttori riescono ad inserirsi in maniera massiccia
attraverso la cooperazione nella fase di trasformazione e vendita del prodotto o a tra-
novembre 1962
sferire una quota del valore aggiunto alla
agricoltura, diversamente noi vedremo diminuire sempre più l'importanza relativa dei
prezzi alla produzione rispetto ai prezzi al
consumo.
Gli aiuti, l e agevolazioni da parte dello
Stato per lo sviluppo di tale forma di cooperazione, che richiede quasi sempre forti investimenti fissi, non mancano. E fra non molto
cominceranno a pervenire anche quelli della
Comunità. Ciò che manca, purtroppo, è l'iniziativa dei produttori. Molti di essi non si
rendono ancora conto che oggi giorno non
basta più saper produrre; occorre anche saper
vendere, e venàere bene. Altri, infine, temono
che la cooperativa costituisca un limite alla
propria libertà di contrattazione. Ciò non è
esatto: al contrario essa la rende concreta.
Qual'è la libertà di contrattazione del singolo
produttore costretto comunque (anche perché non ha come conservarla) a vendere la
sua trascurabile partita di merce di fronte
all'intermediario che opera normalmente su
grandi partite e che può attendere?
Solo la grande cooperativa che può contrattare un'apprezzabile -parte della produzione di un dato mercato può sperare di
esercitare una reale influenza sul mercato e
quindi affermare un potere, contrattare una
apprezzabile parte della produzione di un dato
mercato, può sperare di esercitare una reale
influenza sul mercato e quindi affermare un
potere contrattuale del produttore efficace, tale
da costituire un'adeguata contro parte al potere
contrattuale dell'intermediario.
Un compito particolare è affidato, a mio
avviso, agli enti locali nella preparazione
dei quadri cooperativi.
L'organizzazione di corsi per la formazione
professionale sia degli amministratori che dei
dirigenti potrebbe essere affidata a loro che
meglio conoscono l'ambiente nel quale operare.
Crediamo di avere con ciò esaurito questa
breve rassegna dei problemi agricoli abruzzesi
in rapporto all'integrazione economica europea.
P e r concludere, noi siamo convinti che l'integrazione agricola europea rappresenterà un
buon affare per tutti, e quindi anche per noi.
La tesi di una agricoltura italiana i n condizioni di netta inferiorità rispetto alle agricolture degli altri Paesi non ci sembra, alla
luce dei dati di fatto, rispondente alla realtà.
S e in alcuni Paesi esistono condizioni di produzione più favorevoli per alcuni prodotti, da
noi ne esistono per altri: e allorché avremo eliminato l e carenze strutturali e di mercato, potremo fare dei balzi in avanti che altri probabilmente non potrà, proprio perché la migliore condizione delle strutture e dei mercati
gli ha consentito già di ottenere l'ottenibile.
L'esempio dell'industria italiana, in particolare
quella siderurgica, il cui prodigioso balzo in
avanti si è realizzato allcrquando, sotto la spinta della liberalizzazione degli scambi e della
integrazione economica europea, ci si è decisi
finalmente a rinnovare gli impianti, a modernizzarsi, ci insegna proprio questo.
Noi che abbiamo sempre creduto nella integrazione europea e nei vantaggi economico-sociali che n e sarebbero derivati. ora che anche
i più scettici, i più tenaci avversari del mercato comune, quali sono indubbiamente i comunisti, hanno dovuto ammettere - come la recente conferenza di Mosca ha dimostrato - di
essersi ancora una volta sbagliati, dovremmo
diventare scettici o timorosi? No amici! Non è
tempo per timori o scetticismi; è tempo di
rimboccarsi le maniche per preparare al meglio la nostra agricoltura al suo ingresso nel
MEC. E' tempo di adoperarci per f a r fare
alla integrazione europea un altro e definitivo
passo avanti I ) .
Conclusa la relazione introduttiva di Rossi,
Serafini, nella sua qualità di membro della
Presidenza europea e di Segretario generale
della Sezione italiana del CCE, ringrazia il
Comune e la Provincia di Chieti, per avere
organizzato il Convegilo, e i colleghi non italiani che vi partecipano, dimostrando che il
CCE, i11 tutte le occasioni, tiene all'affernzazione della sua sovranationalità. Riprendendo
il filo del discorso di AI-ide PLossi - col quale
dichiara di trovarsi in larga mistira d'accordo mette per altro in guardia stilla speranza, in
tiii'iiitegrazione europea per settori (qui si parla
del settore agricolo), di trovare a tutto i rimedi
dall'iiiterno dei settori stessi, mentre spesso
solo prospettive globali possono offrire le solu-
novembre 1962
COMUNI D'EUROPA
zioni regionali ( a q u e s t o punto S e r a f i n i accenna
a u n a coraggiosa politica d i industrialtzzazione
dell'Africa, c h e solo itn'Europa politicamente
itnita potrà appoggaare seriamente, superando
tentazioni neo-colonialiste). Il Segretario generale dell'AICCE sottolinea che oggi l'Europa
degli a f f a r i già esiste e c h e occorre u n a grande
alleanza democratica, a l fine d i pervenire all'Europa coiatrollata d a l popolo: n o n ci si può
f e r m a r e al m e r c a t o c o m u n e e all'Europa delle
Patrie - giustamente criticata dall'amico
Escande -. S e r a f i n i conclude t e s t u a l m e n t e :
S e n t o , c o n la m i a abituale f r a n c h e z z a , d i d o v e r
c h i u d e r e c o n u n pensiero d i tristezza per u n o
d e i capi della Resistenza, c h e d u r a n t e i1 periodo
(C
t a r e u n a cosa c h e n o n possa essere f a t t a i m m e d i a t a m e n t e . E d è a q u e s t o riguardo c h e egli,
n e l l e discussioni c h e si sono svolte d u e o t r e
m e s i f a f r a il G o v e r n o Italiano ed il G o v e r n o
Francese e c h e si saranno r i n n o v a t e penso ieri,
h a s e m p r e insistito per f a r e ora q u e l l o c h e si
può f a r e ora. P e r e s e m p i o , i n q u a n t o al Parlam e n t o europeo, n o i francesi pensiamo c h e
q u e s t o Parlamento, per essere valido, d o v r à
essere e l e t t o dalle popolazioni d i r e t t a m e n t e : ora,
senza spirito d i polemica, posso d i r e c h e n o n
t u t t i i G o v e r n i del m e r c a t o c o m u n e sarebbero
i n q u e s t o periodo pronti ad accettare q u e s t a
elezione diretta. I1 G e n e r a l e De G a u l l e v o r r e b b e
fissare u n periodo abbastanza b r e v e , d o p o il
LE LIESSIX DLI M O I S .
-P
G r a n d - r i i è r c , coniiiie v o u s a v e z d e g r a n d e s d e n t s
finale del fascismo, d u r a n t e gli a n n i della
guerra n o i abbiamo v i s t o c o n maggiore a m m i razione, perché era il capo della Francia libera,
e c h e oggi ancora n o n v e d i a m o c o n n o i i n
q u e s t a battaglia per l'Europa federale. M a
misteriose e molteplici sono l e v i e d e l S i g n o r e ,
q u i n d i n o i ci a u g u r i a m o c h e a n c h e l'antico
c a p o della Francia libera si unisca con n o i
federalisti i n q u e s t a battaglia dell'Europa n o n
delle Patrie m a sopranazionale
Ha a p p e n a terminate il suo i n t e r v e n t o Serafini
q u a n d o chiede ed o t t i e n e subito la parola il
Console d i Francia Giovangrandi:
... Ho sentito c o n m o l t o interesse l e parole
d e l prof. S e r a f i n i , m a vorrei solo rispondere
alla sua u l t i m a osservazione i n q u a n t o alla
posizione del gen. D e G a u l l e n e i c o n f r o n t i
dell'Europa u n i t a . I1 G e n e r a l e è stato certam e n t e per l u n g h i anni sostenitore dell9Europa
delle Patrie e c o m e tale e r a indeciso, contrario
a l m e r c a t o c o m u n e : m a poi h a capito, sopratt u t t o i n q u e l periodo d i pensiero libero c h e
l u i h a a v u t o per m o l t i a n n i , h a capito l e
indicazioni d i q u e s t o m e r c a t o c o m u n e , ed ora
i o credo c h e sia c o m e gli altri, c o m e l o siamo
t u t t i , sia c o n v i n t o d i questa necessità d i u n a
Europa, c h e abbia i l potere politico soprannazionale. Ma è pure allo stesso t e m p o u n u o m o
realista e n o n v u o l e concepire, n o n v u o l e accet1,.
ì>
e c h e q u i n d i d e v e essere spostata la direzione
dell'operazione comunitaria.
Di Bartolomei, fitzionario della C a m e r a d i
c o m m e r c i o d i C h i e t i , d a parte sua, ribadendo
l'impostazione della relazione generale, ha confermato c o m e la vecchia e c o n c m i a agricola
abruzzese, se si f a largo tiso d i m o d e r n e tecniche
(fertilizzanti. m e z z i meccanici, ecc.), può dare
confortevoli r i s ~ t l t a t i ,a n c h e se s e m p y e relativi.
L'ispettore provinciale dell'Agricoltura d i
C h i e t i , Giuliani, h a r i f e r i t o s u alcuni indirizzi
produttivi attuali n e l l a provincia, diretti al
nziglioramento ed al potenziamento delle coltztre
pregiate, o n d e favorirne l'inserimento n e l l e correnti d i esportazione. Nel quadro d e l MEC
possono d i f a t t i trovare posto alcuni prodotti
tipici abruzzesi. quali la v i t e da tavola, certe
o r t i v e (insalata, pomidoro precoci, ortaggi), la
f r u t t i c u l t i ~ r a , l'oliva d a tavola e v i n i tipici: m a
t u t t o ciò, ha detto l'oratore, se si opera e si
continua ad operare con u n v e r o lavoro d i
miglio.ramento delle strutture.
Il rappresentante della C o n f e d e r a z i o n e dell'agricoltztra, Pagani, ha i n v e c e vivamerzte polem i z z a t o con il relatore Rossi sia sztlle a f f e r m a z i o n i politiche d a questo f a t t e nella relazione
- e cioè che l'estrema destra azttarchica e
nazionalista Iia attribuito i guai dell'agricolt u r a italiana all'entrata dell'ltalia n e l Mercato
c o m u n e - sia sull'esame particolareggiato c h e
i l relatore u f f i c i a l e h a f a t t o delle cause dell'arretratezza dell'agricoltitra italiana. S e c o n d o
l'oratore la C o n f e d e r a z i o n e nazionale dell'agricoltura n o n è contraria a l M E C , m a h a cercato
d i favorirlo. Qitamto agli istituti particolari sui
q u a l i si basa l'agricoltura italiana e quelli du
iitilizzare in f u t i ~ r o , Pagani h a affermato, nel
szto i n t e r v e n t o , il ualoi-e della m e z z a d r i a e la
sua f u n z i o n e storica; h a sollevato preoccupazioni sul destino della s i ~ p e r f i c i e lavorata a
grano per la d i f f i c o l t à d i u n a rapida riconversione. specie nelle z o n e d o v e questo prodotto
da u n b u o n reddito; ha criticato le osservazioizi
f a t t e da Rossi i n m e r i t o all'olio d i oliz?a .visto
i n concorrenza con qitello d i s e m i e con la
margarina. I n f i n e Pagani ha, f r a l'altro, negasto
1,'esistenza del latifo7ldo inteso dal punto d i vista
spaziale ( c o m e grande estensione d i t e r r e n o )
m e n t r e ha detto c h e esso esiste i n se?iso tecnico
a
nelle piccole aziende
m a i n m i s ~ ~ rmaggiore
c h e nelle grandi.
U l t i m o oratore è stato il d e p u t a t o comuiiista
Di Paolantonio il quale ha a f f e r m a t o c h e il
suo partito riconosce la realtà del Mercato
comitne e c h e cerca d i pretidere u n a posizioi~e
positiva per farlo avanzare a n c h e se la m e t a
a c u i t e n d e è n o n , c o m e alcuni dicono, eitropeista m a internazionalista. L'oratore ha c h i u s i
il s u o ' zrervento .sollei~ando il problema dell ' a u m e n t o del costo della v i t a , c h e tion v a a
vantaggio d e i produttori e d e i contadini e
facendo alcune osservazioni S I L ~nzeccanismo dei
prezzi e sulla politica degli iiicctitivi.
I1 relatore Rossi inizia la sua replica sciisandosi d i doz?er essere b r e v e sia pei- l'ora a v a i ~ zata sia per permettere a i convegnisti d i pa~.te( D a « C o ~ i ~ ~ ~ i i c~n'rEsI L I - on)j ~ e
cipare alla ma?zifestazione europeista pitbblica.
Il primo problema sul qitalc si s o f f e r m a è
q u a l e si potrebbe considerare d i n u o v o il proqitello relativo a i i a p p o r t i ecoiiomico-comme~.b l e m a . M a posso assicurarvi c h e n o n d o v e t e
ciali c011 i paesi associati sollevato dal prcfesso?
considerare il G e n e r a l e D e G a u l l e c o m e u n
S e r a f i n i sul quale dice:
oppositore dell'Europa, d i un'Europa federata.
( ( i o concordo c o n l ' a m i c o S e r a f i n i che l ' a v v e n i r e d i tali Paesi è legato alla industrializzaDopo la precisazioiie d i Giovangrandi, prende
la parola il Ccnsigliere provinciale d e l l ' A q i ~ i l a zione. A p p u n t o perché credo i n q u e s t o , sostengo
e Segretario dell'Alleanzn contadina, Esposito, la necessità d i m a n t e n e r e a m p i scambi c o m merciali con tali paesi o n d e o f f r i r e loro l a
il quale, i11 u n l u n g o ititerveiito, h a esaminato
s o p r a l t i ~ t t o il Mercato c o m u n e europeo iii r a p - possibilità d i procurarsi, attraverso l a v e n d i t a
d e i pochi prodotti c h e h a n n o da v e n d e r e , u n a
porto all'economia agricola abruzzese e le f o r z e
c h e i11 q u e s t o m o m e n t o dirigono l'operazione parte d e i m e z z i d i c u i h a n n o bisogno per l a
loro industrializzazione. S i i n t e n d e c h e ciò n o n
clell'integrazione europea.
Circa il primo pitiito Esposito, dopo aver. basterà: c h e occorreranno a n c h e cospicui finanpolemizzato con Rossi circa l'atteggiamento dei z i a m e n t i d a parte della c o m u n i t à se si vorrà
c o m i ~ i ~ i s tnie i c o n f r o n t i del M E C , ha concor- aiutarli a d e g u a t a m e n t e . M a i n t a n t o c o m i n c i a m o
con il n o n togliere loro tale possibilità d i alto
dato con qua?ito d e t t o sui m a l i dell'agricoltura
abruzzese. I n particolare egli h 3 a f f e r m a t o ch<? finanziamento m e t t e n d o c i a produrre n o i ciò
c h e oggi aspettiamo da loro. Esiste inoltre u n
la crisi dell'agricoltura a b r i ~ z z e s e , ed a n c h e
i t a l i a n . ~ ,v a ricercata nella crisi delle struttur<: problema d i prezzo delle m a t e r i e prime c h e
agricole, d e i edd di ti agricoli, della p r o d l ~ t t i v i t à i m p o r t i a m o da tali paesi, problema c h e è stato
sollevato dai rappresentanti d e i paesi associati
d i questo settore, n e i costi d e i prodotti indtte d a i paesi n o n i m p e g n a t i . sia al C o n v e g n o d i
slriali a.cquistati dall'agricoltui-a ed i n f i n e nella
Bari c h e al C o n v e g n o d e l luglio scorso al q u a l e
m a n c a n z a del potere contrattztale d e i produttori
alludeva l'amico S e r a f i n i
contadini n e i c o n f r o n t i d e i t r a s f o r m a t o r i d e i
R i s p o n d e n d o alle a f f e r m a z i o n i d i Esposito,
prodotti agricoli.
Circa le forze c h e guidano i l processo i n t e l'oratore si s o f f e r m a s u d u e d i queste: la prima
grativo d e l l ' E ~ ~ r o p a l'oratore
riguarda l'atteggiamento d e i c o m v n i s t i verso il
,
ha espresso i l
parere c h e esse siano solo i grandi m c n : p o l i
MEC: Egli si è l a m e n t a t o - ha d e t t o Rossi -
COMUNI
per il f a t t o c h e h o d e f i n i t o i c o m u n i s t i a v v e r sari del MEC ed h a ricordato l'atteggiamento
assunto dalla delegazione italiana alla r e c e n t e
c o n f e r e n z a d i Mosca sul Mercato C o m u n e . C h e
l'atteggiamento d e l Partito comunista italiano
n e i riguardi del MEC alla l u c e d e i successi
da q u e s t o conseguiti, si sia a m m o r b i d i t o , n e
h o d a t o atto a par. 27 della m i a relazione:
m a n o n m i v e n g a a d i r e Esposito c h e i c o m u nisti sono stati e sono f a v o r e v o l i al MEC
perché q u e s t o n o n risponde a v e r i t à . Potrei
portargli q u i a centinaia, a migliaia l e copie
dell'e U n i t à n e l l e q u a l i si attacca v i o l e n t e m e n t e il M E C , si attribuiscono al M E C , c o m e
d i c e v o a pag. 17 della relazione, t u t t i i guai
dell'agricoltura italiana ,O.L a seconda affermazione d i Esposito alla quale desidera rispondere
è quella relativa alle f o r z e c h e dirigoito il processo d i integrazione europea e c h e egli indica
itei nionopoli. L'oratore n o n contesta c h e i m o nopoli esercitino sul piano europeo u n o
certa influenza cosi c o m e 1.a esercitano del
resto sul
piatio
nazionale. Egli
ricorda
però d u e cose: p r i m o c h e l'allargamento
e la liberalizzazione del mercato costit~ciscono d i per se stessi d u e a t t i antimonopolistici, cioè, t a n t o per f a r e W L e s e m p i o . c h e
l'influenza delle case costricttrici d i automobili
sul m e r c a t o integrato sarà i n f e r i o r e alla i n fl?ce~izaesercitata fino ad oggi: la F I A T slc!
m e r c a t o i n t e r n o dell'automobile, per t u t t a u n a
serie d i considerazicni c h e si possono indicare
iii quel t a n t o di botta c h e esistei-à, s e m p r e f r a
i v a r i complessi per la maggiore i n f l u e n z a
liberalizzatrice c h e esercita all'esterno v e r s o u n
m e r c a t o più a m p i o ; secoitdo. c h e i ~ e MEC
l
sizmo
riusciti a f a r e m a n a r e uita legge antitrust cosa
che n o n siamo riusciti ancora a f a r e nel nostro
Paese. L'oratgre ccntinua dicendo d i stare
attenti a dire che t u t t o ciò c h e si f a i n Europa
si f a sotto la guida d e i m o n o p o l i perché. allorché
si riconosce, c o m e h a riconosciuto la c o ~ i f e r e t i z a
dei Partiti comunisti d i Mosca, c h e qiralcosa di
bnoiio si sta f a c e n d o n e l M E C , n o i d i a m o ic~z
attestato d i beiieiiierenza ai m o n o p o l i c h e r e n derà più d i f f i c i l e la lotta c h e vogliamo condurre
contro d i loro. Rossi i n f i n e dice c h e la politica,
agricola c0mun.e n o n è la politica v o l u t a d a i
m c n o p o l i . I rappresentanti dei m o n o p o l i h a n n o
c o m b a t t u t o tale politica dicendo c h e è troppo
dirigista. I n efi'etti il dirigisrno c h e v e r r à iiitrodotto n e i m e r c a t i agricoli è n o t e v o l e , m a esso
serve a p p u n t o a d i f e n d e r e i produttori, specie
quelli pii1 piccoli, dalle griiifie d e i m o n o p o l i
iizdi~striali e commerciali. Pensa perciò c h e sia
opportuno rettificare certe affermaziciii.
L'oratore prende atto c o n soddisfazione delle
dichiarazioni f a t t e d a l dott. Di Bartolomei e
dal prof. Giuliani perché esse c o n f e m n o i n
m a n i e r a a,utoreuole q u a n t o da l u i d e t t o i n m a teria d i r i o r d i n a m e n t o folidiario, d i o r i e n t a m e n t i
prodtrttivi, di attrezzature d i m e r c a t o e l i riiigrazia per l'alto contributo d i esperienza e d i
concretezza portato a i 1a.uori del convegno.
Q u a n t o al dott. Pagani - h a continuato
Rossi - egli si è l a m e n t a t o , a l pari d i Esposito,
d e l l ' a f f e r m a z i o a e c h e h o f a t t o a pag. 17 della
m i a relazione e cioè c h e si sente d i t a n t o i n
t a n t o a f f e r m a r e da parte della e s t r e m a destra
autarchica e nazionalista e della e s t r e m a sinistra comunista, c h e i guai dell'agricoltura italiana sono cominciati c o n l'ingresso delllItalia
n e l Mercato C o m u n e , ed h a sostenuto col calore
c h e gli è solito c h e la sua organizzazione è
stata la prima ad aderire al concetto del M e r cato C o m u n e .
A m i c o Pagani, il t u o presidente, alla c o n f e renza agricola nazionale, h a d e t t o t e s t u a l m e n t e
q u a n t o segue: i guai per l'agricoltura italiana sono iniziati c o n la liberalizzazione degli
scambi e si sono accentuati con l'ingresso d e l l'Italia n e l MEC.
O r a io n o n credo c h e u n a tale dichiarazione
possa essere definita d i adesione al concetto
d e l Mercato C o m u n e perché è e v i d e n t e c h e
n o n si può aderire, se n o n si v u o l e essere
i n ccntraddizione con se stessi. a ciò c h e si
dice essere f o n t e d i guai per l'agricoltura del
nostro Paese.
Ma lasciamo l e questioni d i principio e
v e n i a m o alle cose concrete. Pagani h a f a t t o
t u t t a u n a serie d i o ~ s e r v a z i o n i alle proposte
della C o m m i s s i o n e , c h e n o n m i pare abbiano
a c h e f a r e , eccetto u n a o d u e , con q u a n t o è
d e t t o nella m i a relazione. N o n m i resta perciò
novembre 1962
D'EURDPA
c h e c o n f e r m a r e a tale riguardo q u a n t o è i m plicito nella m i a relazione e cioè, c h e u n o
degli obiettivi della politica agricola europea
d e v e essere la specializzazione della produzione. Ed i o n o n credo c h e dalla specializzazione della produzione. l'agricoltura italiana
abbia n u l l a d a t e m e r e )!. L'oratore h a coiztinuatc?
dicendo c h e v i saraiiiio alcune prodltzioni, c o m e
il grano, c h e andi.aiino ridimensionate ( n o n
già o v e si ottengono i cinquanta q ~ c i n t a l i per
ettoro m a là d o v e se n e ricavano dieci o quindici
per ettaro) ed altre, c o m e gli ortaggi, la f r u t t a ,
l'uva, le carni, il tabacco, clze si estenderanno.
C i ò n o n rappresenterà u n d a n n o per l'agricolt u r a italiana; al conti-ario esse consentiranno
finalme8nte d i m e g l i o equilibrare i nostri iiidirizzi produttivi. Circa la prodzczione dell'olio
d'oliva, Rossi afferma d i n o n a v e r d e t t o che
lale produzione noit potrà m a i ~ t e n e r s i :soltanto
che iion crede ad icna sua espansione n e l m o m e n t o i n cui, a seguito della prevista d i m i n ~ r zione del prezzo dell'clio d i s e m i e della m a r garina, sarà necessario arrivare a f o r m e d i
s o v v e n z i o n e . c o m e proposte dnlla C - m m i s s i o n e ,
per evitare icna d i m i n n z i c n e d e i redditi d e i
produttori interessati alle z o n e dell'olio d'oliva.
S n i p u n t i dell,a relazione c h e h a n n o sollevato
l,e maggiori obiezioni da parte d i Pagani, l'ora..
tore h a detto:
Circa la m e z z a d r i a d e v o dire al collega Pagani c h e è i n u t i l e c h e egli si aggrapoi sugli
specchi per t e n t a r e d i inficiare il giudizio
negativo espresso dalla c o n f e r e n z a agricola
nazionale n e i riguardi d i tale f o r m a d i cond u z i c n e . S u 65 organizzazioni c h e h a n n o f a t t o
osservazioni al rapporto finale della c o n f e renza agricola solo c i n q u e o sei h a n n o dichiarato d i n o n condividere il giudizio negativo
sulla mezzadria. C h e valore h a perciò argom e n t a r e sul n u m e r o d i i n t e r v e n t i c h e si sono
a v u t i i n commis:ione prc e contro la m e z z a dria? Quello c h e conta i n u n congresso o i n
u n a c o n f e r e n z a sono l e adesioni e i dissensi
al rapporto finale. T u t t o il resto h a il sapore
del sofismo.
Pagani si d o m a n d a poi d o v e è più il latif o n d o i n Italia e aggiunge successivamente
cosa i n t e n d i a m o per latifondo. Io n o n n e g o
c h e il l a t i f o n d o sia d i m i n u i t o e n o r m e m e n t e i n
questi u l t i m i q u i n d i c i a n n i ~ o p r a t t u t t oa seguito
della r i f o r m a agraria. Ma n o n è scomparso del
t u t t o . S e c o n d o i dati c h e ci fornisce 1 ' I N E A
esiste ancora più d i u n m i l i o n e d i ettari d i
terra a latifondo. Q u a n t o poi alla definizione
d i l a t i f o n d o Pagani sa c h e alludiamo a t u t t e
q u e l l e proprietà d a 50-100 ettari i n su nelle
quali n o n esistono o quasi i n v e s t i m e n t i f o n diari ed agrari d i iniziativa imprenditoriale, da
parte d e l proprietario, e c h e v e n g o n o gener a l m e n t e d a t e i n a f f i t t o o a colonia a poveri
contadini d e l paese più v i c i n o i quali v i esercitano una agricoltura d i sussistenza. S e Pa-
gani c r e d e d i poter a f f r o n t a r e la concorrenza
d e l Mercato C o m u n e c c n u n tale t i p o d i agricoltura, beato l u i . Io n c n c i credo. I1 discorso.
c o m e h o d e t t o nella relazione d i stamattina,
v a l e a n c h e per l e analoghe proprietà contad i n e ; e gli i n t e r v e n t i r i f o r m a t o r i c h e la m i a
organizzazione i n v o c a m i r a n o a riordinare l e
proprietà contadine particellari, a superare l e
f o r m e d i conduzioni arretrate, quali a p p u n t o
la m e z z a d r i a e i l l a t i f o n d o , ed a creare u n a
proprietà contadina d i d i m e n s i o n i adeguate
collegate i n cooperativa sul t i p o d i quella
olandese o danese, t a n t o per intenderci. L o so
c h e t u n o n credi alla cocperazione. L o h a i
dimostrato anche oggi. M a i o d e v o chiederti
allora c o m e i n t e n d i risolvere la f o n d a m e n t a l e
q u e s t i o n e dell'inserimento d e i produttori n e l
ciclo d i conservazione. t r a s f o r m a z i o n e e v e n dita d e i prodotti. C o n gli e n t i economici? M a
l'esperienza degli e n t i economici è tutt'altro
c h e positiva n e l nostro Paese. E poi n e s s u n o
accetterebbe più la creazione d i organismi c h e
i m p o n g o n o ai produttori la consegna d e i loro
prodotti. L a filosofia della politica agricola
c o n i u n e , c o m e sai, è l'opposto. Fare e n t i c h e
a m m a s s i n o solo q u a n d o torna vantaggioso al
produttore n o n so se c o n v e n g a , perché è chiaro
c h e sarebbero eiiti i n perdita. S e v o l e t e f a r e
v e r a m e n t e qualcosa per i produttori i n q u e s t o
c a m p o v i d o v e t e convincere c h e l'unica Strada
aperta è quella della cooperazione. L ' h a n n o
battuta del resto i produttori d i quasi t u t t i i
paesi del m o n d o : n o n capisco perché n o n dobb i a m o batterla a n c h e n o i
Rossi h a conclitso la srca replica rispondencln
b r e v e m e n t e all'on. D i Paolantonio sul problemc~
del sistema dei prezzi indicativi, d e i prezzi l i
inter1;ento. dello stoccaggio m c m e t i t a n e o , ecc.
che il parlamentare a v e v a a f f e r m a t o f a r parte
degli s t r u m e n t i d i icna politica corporativa. Dopo
a v e r d e t t e d i n o n coriditlidere tale affermaziolie
poiché n e l l e m o d e r n e ecoriomie agricole. nelle
economie dirigiste, l'i~itl.odiezione d i icn sistenlrt
di prezzo n e l l a politica dello stcccaggio momei7taiteo liiene f a t t a n o n già i n f u n z i o n e di u n a
i ~ r e r a d i f e s a corporativa del prodotto, bensì
quale e l e m e n t o regolatore della produzicne, con
f u n z i o n e d i incentivazioize e d i disincentivazione
e del m e r c a t o , n e l q u a d r o d i un'impostaziorie
generale d e i problemi agrari, Rossi ha conclltso:
18.
N o n bizogna m a i dimenticarsi c h e l e proposte della C o m m i s s i o n e rappresentano u n v e r o
e proprio t e n t a t i v o d i programmazione degli
i n v e s t i m e n t i agricoli: c o m e t u t t i i piani c h e si
rispettino prevede i m e z z i e gli s t r u m e n t i per
la realizzazione degli o b i e t t i v i c h e si è prefissi.
e c h e sono c o m e v o i sapete l a specializzazionr
della produzione. la regolarità delle consegne
ai consumatori, l'espansicne armoniosa degli
scambi commerciali con i paesi terzi, il miglior a m e n t o d e l l e condizioni d i v i t a e d i lavoro
d e l l e popolazioni agricole e u r o p e e
11.
(1
11
comzzzo europeo
L e d u e giorizale europee di Cliieti soizo term i n n t e la sera del 16 i n Piazza D u o m o d o v e i
rappresentanti belgi e olandesi d e l Consiglio d e i
C o m u n i d'Eui-opn. A m c r y e v a n W i j c k , il Coiisole d i Francia a R o m a , G i o v a n g r a n d i , il Siitdaco di Macoiz, Escande, e d i C h i e t i , B~e1-acclzi0,
e il Sottosegretario all'agricoltnra, S e d u t i , h a n n o
parlato a migliaia d i cittadini entusiasti.
Riportiamo. d i seguito, il testo integrale del
discorso del Siiidaco Buracchio:
Cari ccncittadini, q u a n d o alcuni m e s i f a si
penzò per la prima volta ad u n i r e i n u n
vincolo stretto la città d i C h i e t i con quella d i
Màcon, 1'Amininistrazione c o m u n a l e ed i o person a l m e n t e n o n a v e m m o u n m i n u t o d i esitazione, n o n d u b i t a m m o u n solo m c m e n t o c h e
q u e s t a cerimonia pctesse n o n essere profond a m e n t e sentita e vissuta dal popolo d i C h i e t i ;
conoscevamo la s e n ~ i b i l i t à del nostro popolo e
la vostra presenza q u i , n u m e r o s a , entusiasta,
e generosa, è la migliore c o n f e r m a della prof o n d a , sentita vocazione c h e quecta città, e r e d e
d i u n a l u n g a tradizione d i sensibilità al progresso, dimostra d i a v e r e all'adeguamento ai
n u c v i t e m p i . Sensibilità per i t e m p i n u o v i ,
prosperità e salvezza per i nostri popoli, oggi
h a n n o u n n o m e : Federazione degli Stati U n i t i
d'Europa.
L a cerimonia del gemellaggio nella sua solenn i t à è stata celebrata ieri m a t t i n a nella sala
del Consiglio Municipale, m a il gemellaggio
v i e n e consacrato questa sera su q u e s t a piazza
nella f e d e , nell'entusiasmo, nell'abbraccio popolare, perché esso è u n f a t t o d i popolo, n o n è
espressione d i alcune categorie n é soltanto d i
alcuni amministratori, è f e d e d e l popolo, del
popolo d i C h i e t i e del popolo d i Màcon, c h e
u n i t i i n s i e m e simboleggiano il grande popolo
europeo.
Io ringrazio il Sottosegretario G i a c o m o Sedati
c h e q u e s t a sera suggellerà l a m a n i f e s t a z i o n e port a n d o l'adesione d e i G o v e r n o italiano e q u i n d i
attraverso il gemellaggio r i c o n f e r m e r à la f e d e
europea d e l governo italiano; ringrazio il C o n ~ o l e d i Francia c h e rappresenta il G o v e r n o
della nazione amica, ringrazio il rappresent a n t e d e i C o m u n i Belgi, il rappresentante d e i
C o m u n i Olandesi, c h e h a n n o portato q u i l'adesione d i q u e l l e C o m u n i t à e d i q u e i popoli,
ringrazio il p r c f . S e r a f i n i , Segretario generale
per l'Italia dell'Associazione d e i C o m u n i d'Europa, e n o n ringranzio perché sarebbe poco.
m a n i f e s t o i s e n t i m e n t i della m i a fraternità della
novembre 1962
COMUNI D'EUROPA
--
-.
-
-
vostra fraternità. al Sindaco della Città Sorella
Macon, al Sindaco Escande. alla delegazione
irancese che numerosa (l'avremmo voluta più
numerosa) è venuta questa sera fra di noi, e
questi giovani che rappresentano, nei loro costumi tradizionali ma nella vivacità dell'età, la
gioventù d i Macun, la gioventù della Francia.
I1 gemellaggio t i a Chieti e Macon stringe di
un legame indissolubile due città poste ad oltre
mille chilometri di distanza che si impegnano
da oggi in poi a compiere un lavoro insieme,
ad operare in stretta unione, a scambiarsi le
loro esperienze, a comunicarsi le loro preoccupazioni, le loro ansie, le loro gioie. Ma nel momento in cui abbiamo proclamato questa unione
noi abbiamo letto un giuramento, il Sindaco
Escande ed io, cne si chiama il giuramento della
fraternità europea. I1 gemellaggio avviene nel
nome dell'Europa ed è uno stiumento per far
sì che l'Europa si realizzi facendo appello alle
forze popolari.
L'Europa, amici di Chieti, nella quale voi
credete. T r e anni or sono in Chieti una manifestazione europeista ebbe un analogo concorso
di pubblico e permettete di ricordarlo con
legittimo orgoglio vostro e mio, raccolse la più
vasta risonanza nella stampa internazionale. Nel
Campidoglio, quando alla presenza dell'allora
Ministro degli affari esteri ed oggi Capo della
Repubblica Italia, il Consiglio dei Comuni
d'Europa celebrò il decennale della sua costituzione, indicò come fatto esemplare, come
dimostrazione significativa di fede europeista la
manifestazione di Chieti del 1959.
Oggi si ripete quell'adesione di popolo per
l'idea europea; non abbiamo bis:ogno qui a
Chieti di dichiarare perché crediamo nell'Europa. Sappiamo che l e nostre nazioni uscite
semidistrutte dalla guerra ncn hanno più nulla
da dire prese isolatamente, sentiamo la loro
incapacità ad intervenire come forza di mediazione nella lotta che due grandi blocchi conducono nel mondo mentre ci rendiamo conto che le
decisioni d'i ciascuno di essi possono provocare
la vita o la morte di noi che siamo estranei a
quelle decisioni. Questa situazione, insieme col
progresso tecnico con lo scambio di manodopera,
col perfezionamento dei mezzi di produzione,
indica in modo inequivocabile che non si può
continuare razionalmente a vivere negli stretti
ambiti degli stati nazionali ma che è necessario
dare un nuovo respiro a tutto il popolo europeo
e che soltanto una grande federazione di Stati
potrà risolvere i nosstri problemi, inserendo
l'Europa, come forza d i mediazione, fra i due
blocchi, facendo si che l'Europa possa rivolgersi a quel mondo terzo, a l mondo africano
ed asiatico dove vive più di un miliardo di
uomini e dove, badate bene, si deciderà il
destino dei popoli dell'occidente e dell'oriente.
L'Europa unita può parlare a questo mondo
perché n e conosce profondamente le esigenze.
Isolatamente gli Stati non po'ssono farlo perché
ciascuno di essi è resp-onsabile in parte degli
errori, spesso dei delitti, che in nome di una
pretesa superiorità bianca sono stati conimessi
nelle terre africane ed asiatiche. Diceva il rappresentante d i uno di questi popoli al Congresso dei Comuni a Vienna dinanzi a 3000 Sin-
P
-
daci europei nell'aprile scorso, che gli africani
non credono negli stati Europei. creatori delle
divisioni e delle frontiere degli stessi Stati africani, ma sono pronti a seguire, ad essere indirizzati dalla Federazione euro'pea, superamento dei
vecchi nazionalismi e forza di pace, forza di
difesa e di salvaguardia dei valori della civiltà. I
mezzi per l'unificazione, noi europei, li abbiamo
iniziati ad usare: sono i mezzi economici. I1
progresso dell'integrazione, il mercato comune,
la comunità economica del carbone e dell'acciaio,
quali risultati! Tre anni fa quando ci unimmo
su questa piazza a conclusione del convegno
che aveva per tema :C,L'Abruzzo ed il mercato
comune europeo dovemmo rispondere ad un
manifesto d i un partito di opposizione di estrema
sinistra che avvertiva che il mercato comune
avrebbe potuto portare l'Abruzzo e l'Italia verso
un disastro economico. Quelle previsioni sono
state totalmente confutate dalla realtà. La
situazione è apparsa completamente diversa e
voi sapete che la nostra economia, lungi dall'indebolirsi, nelle nuove possibilità del più
grande mercato, si è rafforzata ed ha progredito. La conclusio~ne più favorevole di questo
lavoro è nella richiesta di nazioni come 1'Inghilterra ed i paesi del libero scambio di entrare
nel Mercato comune, la conclusione più evidente 6 che quello stesso partito, che nel 1959
si proclamava contrario, nella recente riunione
di Mosca ha rivisto il suo giudizio ed ha
dichiarato che il Mercato coniune non è un
fatto negativo ma una realtà con cui bisagna
fare concretamente i conti.
L'azione nel settore economico ci ha fatto
ccmpiere dei passi innanzi: ma questo non è
sufficiente; voi sapete che non può vivere
un'unione economica se non c'è una forza poli-.
tica che la coordini, la indirizzi, dia ad essa
la possibilità di una ulteriore espansione;
questa forza politica deve essere la comunità
politica europea, la Federazione europea. I
mezzi per realizzare la Federazione - poiché i
governi spesso sono presi dalle ragioni di
Stato: ogni organismo tende alla sua sopravvivenza ed anche i superati Stati nazionali tardano a morire - i mezzi sono nella larga pa'rtecipazione popolare; i mezzi sono nell'azione del
Consiglio dei Comuni d'Europa, associazione
dei Comuni che raccoglie migliaia e migliaia
di Sindaci ed Amministratori locali, i mezzi
sono quelli che lo stesso Consiglio dei Comuni
d'Europa vi indica e tra essi i gemellaggi.
E' stato detto nel nostro Consiglio Comunale
da parte di quel partito di estrema che non ci
si oppone ai gemellaggi ma li ai vorrebbe estesi
ad altri paesi del mondo, a paesi dell'Europa
orientale ad esempio. Noi non siamo contrari
a questa forma di pacifismo internazionale, a
questa forma di umanitarismo, ma diciamo che
il gemellaggio come noi l'intendiamo è qualcosa di più, che non rinnega i legami di fraternità internazionale, ma è qualcosa di più concreto e di più politico. I1 nostro è un atto
politico, è lo strumento per affratellare i popoli
che dovranno formare la Federazione degli
Stati Uniti d'Europa. Noi ci uniamo con città
dell'Europa Occidentale democratica non solo
per allargare i confini del nostro spirito. delle
1)
15
-
nostre possibilità attraverso altie manifestazioni, ma per collaborare ccncretamente alla
creazione di un legame sovranazionale.
Questo il nostro obiettivo ed il nostro ideale.
L'Europa che prepariamo non sarà una forza
che debba rivaleggiare con altri Continenti, noi
la vogliamo con i sentimenti di pace, con i
sentimenti che un grande maconese, il poeta
Lamartine, espresse or è un secolo nella sua
Marsigliese della pace quando diceva: Vediamo
qualche traccia di frontiera nel cielo? I limiti
dello spirito sono le sole frontiere. nella luce
intellettuale il mcndo s'innalza verso l'unità,
sono concittadino di ogni anima che pensa, la
mia Patria è la verità
I1 gemellaggio con Macon è la forma concreta
d i lotta europea che noi abbiamo scelta: ne
derivano degli impegni con conseguenti opportunità ed anche utilità. Quali i motivi di questa
scelta? Innanzi tutto l e nostre due Città hanno
una entità demografica simile; hanno analoghe
funzioni ammini~trative di Capoluogo di provincia; hanno ambedue un'ecor\omia agricola
che va a trasformarsi in indust,riale. I nostri
Comuni escono da una stasi di molti anni ma
ora sono tutti e due lanciati verso il progresso.
Hanno avuto un passato di fierezza, specialinente nei momenti più impegnativi della loro
storia. Salutiamo il Sindaco Escande decorato
dalla resistenza francese e ricordiamo i patrioti
di Macon soppressi durante la resistenza come
ricordiamo con venerazione e con amore i 24
partigiani di Chieti fucilati dai nazifascisti. La
fervida attività europeistica accomuna le città;
Macon ha stretto gemellaggio con molte Città
europee, è luogo d'incontro, di riunioni europeistiche, ha avuto il riconoscimento di queste
attività nel mese di maggio con la solenne
consegna della bandiera d'Europa d a parte del
Presidente del Consiglio d'Europa. Chieti,
anch'essa si è resa promotrice di spirito europeo
in Abruzzo - attorno alla sua adesione sono
fiorite l e adesioni di diecine e diecine di
Comuni abruzzesi e molisani al Consiglio dei
,I.
NUOVI POTERI LOCALI AOERENTI ALL'AICCE
Province :
BOLOGNA. .
abitanti
. . . . .
CUNEO . . . . . . . .
NAPOLI . .
TREVISO . .
. . . . .
. . . . .
C o m l ~ n:i
ARITZO( N u o i . 0 ) .
. . . .
BUDDUSÒ ( S a s s a r i ) . . .
CAGLIARI . . . . . . .
SENORBÌ ( C a g l i a r i ) .
. . .
803.729
557.972
2.265.321
615.190
abitanti
2.537
7.575
155.445
3.868
16
Comuni d'Europa. Chieti nel 1959, come abbiamo
ricordato, concretò questa sua attività euro'peistica attraverso un importante convegno: o'ggi
h a ospitato un secondo convegno di studio dedicato all'integrazione agricola europea e all'Abruzzo affrontando così un problema concreto
e tecnico che si riferisce alla costruzione
europea.
Queste Città dunque hanno numerose attività in comune.
Le città non nascono gemelle - diventano
e si riconoscono tali -.
Quali saranno i frutti immediati? I due
Comitati di gemellaggio riunitisi questa sera
in Municipio hanno stabilito di iniziare a
partire dalla prossima estate uno scambio d i
50 giovani che da Chieti andranno a Micon
per trattenersi 20 giorni e di 50 giovani che
da Micon vei,ranno a Chieti per restare un
uguale periodo di tempo; hanno stabilito altresì
di studiare la possibilità di realizzare scambi
COMUNI
D'EUROPA
di operai, di lavoratori in genere, incontri
sportivi e folcloristici; hanno deciso infine di
promuovere riunioni di studio tra professionisti,
tra gli educatori e gli amministratori delle due
città. Si delinea. quindi. un panorama di attività che, inizialmente in modo modesto ma poi
man mano in maniera più ferma e più decisa,
potrà essere sviluppata con concreti vantaggi
di carattere spirituale e culturale.
Questo, amici, in rapida sintesi è il gemellaggio. Voi l'avete sentito. Voi lo vedete plasticamente rappresentato dalla presenza tra noi
cii tanti europei di varie nazioni che sono intervenuti per essere padrini dell'unione tra
Chieti e Micon e poiché amici miei e cittadini,
il gemellaggio trova in questa piazza la sua
consacrazione ufficiale, io invio a nome vostro
un affettuoso saluto ai concittadini di Micon
ed interpreto i vostri sentimenti di affetto abbracciando nel Sindaco Escande il popolo di
Macon e di Europa.
Utilità di una missione di studio
di Giuseppe Contini
I sistemi di progandare l'idea federalistica
seguiti fino ad oggi sono i più diversi, così
come più diversi sono stati i settori verso i
quali una tale propaganda è stata indirizzata.
Per definizione, nel settore dei Poteri locali.
l'Associazione italiana per il Consiglio dei
Comuni d'Europa, tra le sue attività a fini
anche propagandistici, ha posto in essere delle
azioni tendenti a promuovere dei gemellaggi
tra comuni d'Italia e di altri paesi europei.
Normalmente tali gemellaggi nascono partendo proprio dal presupposto della volontà
di gemellarsi. E' solo eccezionalmente che avviene il contrario, e cioè che, conoscendosi
per delle ragioni e dei fini che niente hanno
a che vedere con il gemellaggio, si arriva
invece inevitabilmente dopo essersi reciprocamente conosciuti ed apprezzati a chiedere di
gemellarsi. E' questa indiscutibilmente una
strada tra le più lunghe ma è da ritenere
che sia anche tra l e più sicure perché è fondata su elementi di giudizio acquisiti direttamente dagli interessati ed in loco.
E' questa la strada attraverso la quale vengono abolite ineluttabilmente le bai-riere nazionali, che sono date non soltanto e non soprattutto da ciò che visibilmente separa due popoli
(quali i confini C. d. politici, la diversità di
lingua, ecc.) ma specialmente dagli almeno
altrettanto pericolosi confini invisibili che si
basano per lo più su pregiudizi fondati a
loro volta sull'ignoranza. Un esempio concreto
che dimostra quanto ciò sia rispondente al
vero lo si è avuto da ultimo con una missione
di studio sui problemi dell'organizzazione amministrativa e dello sviluppo economico regionale svolta durante la seconda metà del mese
di settembre da sindaci sardi che si sono
recati all'uopo nel dipartimento francese della
Vaucluse.
Tale missione, svolta a cura dell'OCSE, aveva
come risulta da quanto detto sopra, degli scopi
ben precisi: studiare il ruolo che in Francia
alle comunità locali viene riconosciuto nell'ambito del complesso processo di sviluppo
economico.
L'OCSE è arrivata ad organizzare una tale
missione per dei motivi ben precisi. Infatti,
in questo momento, come è noto, la Sardegna si trova sulla linea di partenza della
più impegnativa gara da essa mai ingaggiata.
Si intende far riferimento a auello che comunemente viene chiamato il piano di rinascita,
che vedrà nei prossimi lustri impegnate notevoli somme da parte dello Stato italiano, per
dare la possibilità all'isola di portarsi almeno
allo stesso livello economico e sociale delle
regioni medie europee. Si tratta di un'azione.
dalla riuscita o meno della quale, dipenderà
la morte o la vita dell'isola, ché auesta senz'altro sopraggiungerebbe per lento ma progressivo dissanguamento. Infatti il processo
di emigrazione già in atto e che porta tante
giovani energie nei paesi del MEC. ogni anno,
dovrà anzitutto essere arrestato.
L'emigrazione è un fenomeno ormai di tale
dimeiisione d'aver ridotto un certo numero di
villaggi sardi a l livello della Corsica, terra
per definizione di pensionati, da dove le forze
giovani, non sempre sufficientemente preparate, sia da un punto di vista professionale
che sociale e morale, fuggono per recarsi
sul continente.
E' pregiudiziale per la riuscita di qualunque
azione di sviluppo non soltanto l'aver a disposizione l'elemento umano in quantità sufficiente
ina anche che la qualità o, se si preferisce,
la preparazione di esso, sia soddisfacente.
E' anche necessario che tutti, ai differenti
livelli, siano consapevoli del ruolo che, con
la loro attività, giocheranno in tale processo.
Orbene. se di ruolo individuale a livello di
singolo cittadino si può parlare, è chiaro che
si deve anche parlare, e tener conto, del ruolo
che le diverse comunità di cittadini avranno e,
tra queste, fondamentale la comunità comunale e per essa le amministrazioni locali.
Essa infatti giocherà un ruolo fondamentalmente di partecipazione alla elaborazione stessa
del piano come portatrice degli interessi della
comunità comunale: all'attuazione del piano
sia, nei limiti delle possibilità delle proprie
strutture e dei propri servizi. sia quale indispensabile ed insopprimibile anello di quella
catena che unisce il cittadino allo Stato.
Queste sono le premesse sulle quali si è
basata la missione di studio alla quale abbiamo
fatto cenno: facendo partecipare ad essa un
numero necessariamente limitato di sindaci di
comuni piccoli, si è scelta quella che si potrebbe
definire la più piccola cellula di vitalizzazione
del pubblico potere.
S i è però, e questo è interessante, in tal
inodo offerta ad essi la possibilità di vedere
come davanti a problemi analoghi a quelli
che loro affrontano oggi e dovranno affrontare
domani, si sono comportati e si comportano
i loro colleghi francesi e come tutto ciò si
inquadra nelle strutture là esistenti.
La scelta doveva necessariamente cadere su
di un paese europeo e, più precis'amente, su
di un paese facente parte della CEE. Tra
tutti quello che ha dei problemi più vicini
all'Italia è senz'altro la Francia. Vi è poi
un altro elemento che fa sì ché un tale
studio comparativo sia particolarmente proficuo: il fatto che le differenze tra regione e
regione siano particolarmente sensibili e che
certe regioni, quali la Provenza, presentano
quello che si potrebbe chiamare un sommario
di situazioni che va da zone agricole ed industriali, altamente sviluppate, a zone di forte
depressione ed in fase di spopolamento. S e a
tutto ciò si aggiunge che la differenza di
struttura amministrativa non è troppo lontana ci si rende facilmente conto delle ragioni
fondamentali che hanno fatto cadere la scelta
sul dipartimento della Vaucluse.
I1 programma si è articolato in quattro
parti. Una prima consistente nel dare un orien-
novembre 1962
tamento generale sulla zona da visitare e
nella puntualizzazione del programma stesso
si è svolta in Sardegna con riunioni tenute
prima della partenza. I1 primo periodo di
permanenza in Francia è stato, poi impiegato
nell'aver contatti con le autorità e personalità
a livello dipartimentale. Terminato così il
periodo di preparazione generale è iniziata
la terza fase consistente nella presa di contatto. a livello di amministratori comunali,
con la realtà ed i problemi delle singole
circoscrizioni, di sottoprefetture e comunali.
Concluso il soggiorno in terra di Francia,
i sindaci sardi si sono nuovamente riuniti
più volte allo scopo di trarre definitivamente
l e somrne sul viaggio e valutarlo sia dal
punto di vista sostanziale cioè nella utilità
enettiva che esso ha avuto sia da un angolo
visuale metodologico nel senso cioè di dare
un giudizio critico sull'uso di un tale sistema.
E' previsto che tra poco venga steso un
rapporto ufficiale collettivo sulla missione allo
scopo di fornire elementi di informazione e
formazione anche agli altri amministratori
comunali che non hanno potuto partecipare
di persona al viaggio.
Tale rapporto sarà diffuso presso tutte l e
amministrazioni comunali della Sardegna per
conto e a cura dell'Assessorato regionale agli
enti locali. il quale, fin dall'inizio è stato un
entusiasta dell'iniziativa dell'OCSE, ed ha collaborato alla sua riuscita, sia con il proporre
i nomi dei partecipanti sia con la partecipazione personale alla missione dello stesso
Assessore.
Evidentemente non è qui il caso di soffermarsi ad analizzare il programma dei lavori
e l e conclusioni alle quali la missione è arrivata. Basti solo dire che lo scopo che ci si
prefiggeva è stato ampiamente raggiunto e
che ad esso, come prima si accennava. si è
aggiunto il sostanziale valore europeistico della
missione che ha già dato e ancor più darà
i suoi frutti con la realizzazione di gemellaggi e con l'interesse e lo studio dei problemi
comunali a livello europeo.
Si pu6 affermare che se alla partenza dalla
Sardegna erano degli amministratori comunali sardi che si recavano all'. estero B, a l loro
rientro si è trattato di amministratori comunali europei che si spostavano da una regione
all'altra della stessa patria comune: l'Europa.
Né questa è stata un'impressione ed un risultato unilaterale, al contrario analoghe reazioni
si sono avute da parte degli amministratori
comunali francesi. S i può dire sintetizzando
con uno slogan che la visita ha dimostrato
essere tra loro più distanti la Sardegna da
Milano o la Provenza da Parigi, di quanto
invece non lo sia reciprocamente la Provenza
dalla Sardegna.
C'è da augurarsi che un tale sistema d i
viaggi di studio, specie se portato su basi di
scambi reciproci, tra regioni simili, venga
attentamente valutato e studiato in modo da
poter essere messo a frutto su scala ben più
ampia di quanto non abbia potuto fare una
missione quale quella dalla quale si è preso
lo spunto per queste note. P a r e infatti sia
evidente l'utilità che esse hanno e potranno
avere specie in futuro. Si badi però bene a
quella che è la differenza sostanziale tra i
consueti gemellaggi ed i gemellaggi che così
stanno nascendo. Infatti i primi troppo spesso
si sono ridotti a niente altro che ad una serie
di manifestazioni esteriori fatte di discorsi e
di scambi d i doni, di spettacoli folkloristici,
mentre i secondi sono nati dallo studio dei
problemi analoghi, dalla reciproca conoscenza
che di persone e di collettività si è fatta
lavorando intorno allo stesso tavolo dibattendo
con passione problemi comuni creando ad essi
soluzioni comuni. Si può dire che su questa
base non soltanto rapporti di amicizia sono
sorti ma addirittura di fraternità, rapporti cioè
che debbono essere a base di qualunque gemellaggio.
E' questa senz'altro una delle strade attraverso l e quali si può arrivare a f a r sentire
veramente fratelli i popoli d'Europa a l di fuori
della vana retorica e delle vuote formalità, è
questo un modo di costruire solidamente l'edificio delllEuropa unita.
COMUNI D'EUROPA
novembre 1962
Crisi politica ed eresia federalista
fra i comunisti di Bologna?
Accanto a i socialisti e alle altre forze politiche favorevoli a1 principio dell'integrazione
europea anche i consiglieri comzcnisti hanno
votato l'adesione della p r o v i ~ ~ c i adi Bologna
all'AICCE, in iena delibera ove era doverosamente specificalo l'obiettivo federalista (costituzione di una Federazione di Stati europei nei
termini previsti dall'art. 11 della Costituzione
della Repubblica italiana) della Organizzazione.
Si è pxre aggizo~toagli altri il voto non richiesto de' neo-fascista Bolognesi.
Diamo un estratto della .delibera consiliare:
Presiede il Presidente della Giunta Provinciale: avv. Roberto Vighi.
N
C
democratico, degli Enti locali territoriali retti
da Amministrazioni elettive:
ritenuta pertanto meritevole di accoglimento la richiesta di adesione pervenuta dalla detta
Associazione, convenendo questa Amministrazione sulle finalità che la stessa persegue .. >>
dellbera
di aderire all'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa (Associazione dei
Comuni, delle Province e delle Regioni) ».
c i Messo
a i voti dal Presidente, è approvato
all'unanimità, con votazione resa in forma
palese
!V.
Sono presenti i consiglieri:
prof. Silvio Alvisi (PSI), Luciano Badiali (PCI), Carlo Maria Badini (PSI), dott. Luciano Bereonzini (PCI). dott. Gianfranco B O ~ O gnesi (MSI), Rinaldo Bovina (DC), rag. Ilario
Brini (PSI) dott. Mario Cennamo (PCI), per.
(contin1iazio9iedall<l Dag. 2 ,
agr. Luigi Civolani (PSDI), Renzo Contini (DC),
tica del territorio europeo. E' tutta una probledott. prof. Aldo Cucchi (PSDI), prof. Luigi De
matica di politica europea di sviluppo econoGiorgi (DC), Bruno Drusilli (PCI), ing. Alberto
Lenzi (PCI), avv. Paolo Longhena (PSDI), mico e di progresso urbanistico. E' dell'altro
giorno il discorso del sig, Marjolin, membro
dott. Giampaolo Lorenzini (DC), per. agr. Virgidell'Esecutivo della CEE, sulla politica euroniangelo Marabini (DC), prof. Giovanni Merlini
pea di piano. E' evidente il ruolo fondamen(DC), Luigi Orlandi (PCI), avv. Aldo Pacini
tale della Provincia, di questo ente intermedio,
(PLI), Giovanni Pazzaglia (DC), avv. Roberto
in una pianificazione europea che voglia essere
Vighi (PSI), Ezio Zanelli (PCI)
veramente democratica.
... I1 Segretario generale dà lettura, ad inCi sembra inoltre fondamentale il ruolo delvito del Presidente, del seguente partito di
le Province, sempre su scala europea, per l'inideliberazione:
zio e la prosecuzione della politica europea
I1 Cotisiglio
delle imprese economiche di diritto pubblico,
e quindi anche delle imprese economiche lovisto lo Statuto dell'Associazione italiana
cali, che è la risposta più realistica all'astratta
per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE)
polemica contro l'Europa dei trusts e dei cari cui fini si compendiano nella difesa dell'autotelli. Ma è anche la risposta democratica che
nomia degli Enti locali territoriali; nel promopuò essere data su scala nazionale ad analoghe
vimento di una azione diretta alla costituzione
polemiche. Infatti, accanto alla politica privadi una Federazione di Stati europei nei termini
tistica, c'è posto per una correzione, una inteprevisti dall'art. 11 della Costituzione della
grazione, uno stimolo di politica economica
Repubblica italiana e dove siano salvaguardati
pubblicistica; e qui il ruolo degli Enti territoe potenziati l'autonomia e il ruolo, nello Stato
riali locali è fondamentale, su scala europea
come su scala nazionale.
Vorrei da ultimo attirare la vostra attenzione
su un punto che, come dice lo stesso relatore
prof. Grosso, non rientra strettamente nella tematica di questo congresso, ma che è tuttavia
Organo dell'A.1.C.C.E.
essenziale come istanza ben conosciuta da tutti
gli amministratori locali. Mi riferisco al proAnno X - n. 11 - novembre 1962
blema della finanza, e voglio accennare alla
armonizzazione fiscale sopranazionale. L'esperienza degli Stati federali e di una tradizione
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
autonomistica ci insegna che non tutti i sisteRedattore capo: EDMONDO PAOLINI
mi fiscali sono ugualmente propizi allo sviE AMMIDIREZIONE,REDAZIONE
luppo delle autonomie locali. L'esperienza ameNISTRAZIONE
ricana insegna di una preferenza per l'imposiPiazza di Trevi. 86 - Roma - tel.
687.320
684.558
zione diretta anziché quella indiretta per favoindir. telegrafico: Comuneuropa - Roma
rire l e autonomie locali. Rimando per questo
argomento ad una fondamentale opera della
Harvard University di Boston e risalente al
tempo ormai lontano dell'Assemblea ad hoc
Un numero L. 100 - Abbonamento annuo
quando, dopo il varo della CECA e prima
ordinario L. 1.000 - Abbonamento Sostedella fine del progetto CED, si parlava della
nitore L. 5.000 per Privati e Enti Locali costituzione, relativamente prossima, di una
L. 100.000 per Enti vari - Abbonamento
comunità politica europea. Questi studi fondaBenemerito L. 300.000.
mentali sottolineano l'importanza per le autoI versamenti debbono essere effettuatt
nomie locali e per l e strutture federali di un
su c/c postale n. 1/Z17135 intestato a:
certo tipo di imposizione piuttosto che di un
Banca Nazionale del Lavoro - Roma. Vza
altro.
Bissolati - Associazione Italiana per il
L'armonizzazione fiscale per gli amministraConsiglio dei Comuni di Europa - Piazza
tori locali non è pertanto argomento astratto
di Trevi, 86 - Roma n. oppure a mezzo
dal momento che ha ripercussioni indirette sulassegno circolare .. non trasferibile intestato a = Comuni d'Europa m.
la nostra problematica complessiva.
Ciò detto appare evidente l'importanza di una
strettissima collaborazione fra 1'Upi e non
Autor. del Trib. di Roma n. 4696 dell'll-6-1955
tanto la Sezione Italiana del Consiglio dei
TIPOGRMCA U S T A l D I - ROMA 1963
Comuni d'Europa, quanto tutto il Consiglio
dei Comuni d'Europa che, ripeto, è l'Associa-
Province
31.
COMUNI D ' E U R O P A
d7Eurooa
zione dei Comuni, delle Province, e delle Regioni Europee nella battaglia, soprattutto su
scala sovranazionale, delle autonomie locali, la
quale non può essere se non una battaglia unitaria.
E' su scala europea che si vuol pervenke a
quella pianificazione democratica del territorio
a cui facevo cenno, a quel tipo di armonizzazione fiscale a cui mi riferivo, a quella politica sovranazionale dell'impresa pubblica che
citavo. Ma è egualmente importante che si
difendano le autonomie locali proprio in sede
di lotta per il potere politico federale, altrimenti la nostra lotta sarebbe vana e sterile.
Oggi - mi rivolgo ad alcuni amici forse
non della mia parte politica (non dico in senso
nazionale, ma europeo) - l'alternativa non è
tanto fra il telaio meccanico e il telaio a mano:
fuori di metafora, fra lo Stato federale europeo moderno e le istituzioni economiche e politiche nazionali di tipo tradizionale. In questa
alternativa un corno sarebbe (come dicono i
dottrinari) la distruzione luddista dei telai meccanici per riandare ai telai a mano. Invece la
alternativa democratica di oggi è un'altra: è
l'alternativa tra la tradizione conservatrice, antiautonomistica dell'Europa delle Patrie o degli
Stati (che può cominciare col Generale De
Gaulle e che certamente finirebbe col Presidente Salazar) e l'Europa federata, che è nello
stesso tempo l'interpretazione più genuina delle
istanze della Resistenza e direi anche della lettera e dello spirito della Costituzione italiana.
a cui tutti ci vogliamo rifare
,I.
Le Comunità a Sei nel 1962
al Parlamento europeo
luppo della scienza, e le ricerche scientifiche
stesse sono un fattore di forza politica. I paesi
più potenti hanno sviluppato queste risorse
scientifiche a un punto tale, quale neppure
l e più grandi nazioni europee potrebbero raggiungere: basti pensare che gli Stati Uniti
dedicano complessivamente alla ricerca 10 miliardi di dollari all'anno, cifra press'a poco pari
all'intero bilancio nazionale di ciascuno dei
paesi europei più importanti.
L'organizzazione della ricerca scientifica al
livello comunitario è imposta dunque dai fatti:
e cioè sia dalla sua crescente costosità, sia
dalla circostanza (messa in luce dalla relazione
Price) che, se la natura stessa della ricerca scientifica rende impossibile prevedere esattamente
i vantaggi pratici che conseguiranno all'attuazione di un vasto programma di studi, tuttavia
l'esperienza insegna che la ricerca pura ha
sempre importantissime conseguenze pratiche e
costituisce perciò una base sicura per l o sviluppo della tecnica e dell'industria (5).
Senonché in molti settori della ricerca scientifica - e non solo della ricerca nucleare - le
incidenze politiche e militari sono tanto profonde, che è praticamente impossibile che una
cooperazione estesa fra stati europei possa realizzarsi, in materia in cui la sovranità nazionale
è direttamente toccata. E' questa la ragione per
cui l'Europa, pur con il suo miracolo economico,
è tuttora un complesso di Paesi V scientificamente sottosviluppati ,> (per esempio nel settore
spaziale); ed è questa la ragione per cui il
problema di un programma organico europeo
di generale ricerca scientifica non è neppure
affrontato nel quadro delle Comunità europee,
istituzionalmente tro~ppo fragili per superare
l'ostacolo politico sopra accennato.
Non è questo uno degli argomenti di minor
conto in favore del nostro préahble federale.
Andrea CHITI - BATELLI
(5) Cfr. anche F. Ir~i~or.1~0.
Energia, ricerca scientifica
e piano di svilup,>o. Firenze, Vallecchi. 1862: B. GOLDs C I i n t i D T , L'avellture atonli<llre: sus aspects 1)oìitiques et
tc:chnig?cc:s, Paris, Fayard. 1962.
BAN 60
direzione
centrale
-
roma
-
v i a d e l corso, 173
IL SERVIZIO DEI
CONTI CORRENTI P O S T A L I
con 73.500 UFFICI e 30.000 SPORTELLI assicura
adli INCIUSTRIALI ai COMMERCIANTI ai PROFESSIONISTI il Conto Cassa perfetto
lolali il COHi'O GOAAEHTE POSTALE il servizio [li tassa P 1 COMODO, PII EGONOMIEO, P10 SIEURO
PIO
COMODO perchèsipossono disporre le operazioni dalla
propria casa o dal proprio ufficio
(al resto penserd la posta).
P I S IC U RO perchè la gestione
del conto è affidata allo Stato che
risponde sempre ed illimitatamente.
PIU ECONOMICO
perchè
molte operazioni non costano niente,
altre sono soggette a una tassa tenuissima e le somme a credito producono
interessi.
Con il CONTO CORRENTE POSTALE si può effettuare qualsiasi operazione
d'incasso o
di pagamento in qualunque parte d'Italia, e in taluni paesi anche all'estero
353.000 Correntisti Postali con un credito di 3 7 6 miliardi trasformano il loro TEMPO iii DANARO, evitando fastidiose
attese davanti agli sportelli. Senza muovere un passo i Correntisti Postali determinano oggi un movimento di:
N. 107 milioni di versamenti,
per un importo di L. 4.609 miliardi
N. 20 milioni di assegni.
FATEVI CORRENTISTI POSTALI
Chiedete la
"
N. 17 milioni postagiro,
per un importo di L. 3.971 miliardi
-
per un importo di L. 1.988 miliardi
U S A T E IL POSTAGIRO
GUIDA P R A T I C A DEL CORRENTISTA ,, alla
DIREZIONE G E N E R A L E delle POSTE e delle TELECOMUNICAZIONI
Direzione Generale per i Conti Correnti
VI
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ROMA
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. . . . . . . . .
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Elettrosumma 22
calcolare
Senza calcolo non s i prevede, ma senza calcolo scritto non si controlla. P e r
questo tutte le addizionatrici e i calcoimmediati,
latori OISvetti scrivono
certi e verificabili
i termini, le operazioni e i risultati.
I modelli sono diversi come sono diverse le necessità di uffici, negozi, fabbriche, istituti d i credito e c e n t r i d i
ricerca. Ma tanto nella macchina che
esegue la somma più semplice quanto
i n quella destinata al complesso calcolo algebrico, la qualità della progettazione e dei materiali è la medesima.
P e r questo ogni anno aumenta il numero delle Olivetti da calcolo esportate nelle nazioni dove all'alto sviluppo
commerciale e industriale è p a r i la
capacità di distinguere e di scegliere i
prodotti migliori del mercato mondiale.
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Multisumma 22
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Divisumma 24
Tetractys
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