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XXXII
Nemici siano solo li oppressori: e l'iconlino
li oppressi che, nel loro medesimo interesse,
nulla possono fare cii meglio, che amarsi e
compatirsi a vicenda.
MAURO
~1ACCHl
1.
LA. GUERRA. E LA. PA.CE,
Genon, aprile
185~ .
Jjffl
l!. rattasi di sapere se i popoli abbiano ragione, o torto,
di desidCl'a1'e che si decida colle armi, sul campo di
battaglia, la gran lite che pende tra essi cd i loro
opprcssori: se abbiano ragione, o torto, di invocare
la guerra, come nn beneficio.
La questione sarebbe subito decisa; anzi, non sa·
,,'ebbe nemmanco possibile di proporla senza offendere
lutti l più o'\,\'ii sentimenti di giustizia e di umanità,
qualora si ayesse sempre a rimanere nell' alta sfe,'a
.dei principii. È manifesto che, filosoficamente parlando,
nulla cosa al mondo è pilÌ detestabile della guerra;
mercé cui, li uomini, i quali dovrebbero amal'si per
J
2
dovere, c giOY3l'si per interesse, come fratelli , si vedono avventarsi l' Wl contl'o l'altro comc fiel'c, e
trucidarsi con frcdda crudeltil, c menare tanto più
,'unto, quane è più gl'ande il numel'o delle ,'ittime
latto tra i cosi dcui nemici. I quali, poi, sono cosi
poco nemici, che, senza pUI' badare ai prccctti dcIl'umanitù c della religione, dall' oggi al di mani possono diventare amici, anzi alleati, Ver una semplice
parola corsa tra i capi rispettivi. R ciò, senza che
le povcre moltitudini, lc qnali icri, per lc ragioni di
guerra, bisognava che anelassero a distruggersi, ci
,iano enll'ate per nulla.
Pretendono alcuni che l' uomo sia condannato dalla
natura alla guerra ed alla distruzione dclla propria
specie: c citano, a conferma di loro dottrina, in teoria,
l'organo della combattil"ità che i frenologi aiTermano
trovarsi assai sviluppato nel cercbro umano; e ricordano, in fatto, l'esempio dci selvaggi: i quali, vivendo
a seconda dcIIi istinti naturali, sono in guerra, pressochè continua, tra loro. Deridono, per ciò, quai sognatori, li amici della pace; cd imprecano a quei yalentuomini i quali, commossi, alla fine, l'CI' la cresciuta
passività dci publici erarii, vanno raccommandando di
alleggerire il bilancio della guerra, anzichè aggravare
le lasse sulla publica sussislenza.
Non è qui a discutere se, e quanto, sia veramente
Insito nella specie umana l' istinto di yalersi della forza
fisica a scioglimento dei fortuiti contrasti. Qucsto, al
contrario, è manifesto, che la natura, poiché ebbc
copdannate le bestie a difendersi colla forza bmta,
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seppe eziandio provcderle di corna e d'artigli, a
seconda del bisogni: mentl'c, invece, l'uomo, creato
pressochè inerme, "CIme privilegiato col dono eccuionaie della ragione, onde solo col di lei lume ci definisse le proprie controversie. · Talchè riesce manifesto
chc la yalentia delle armi, il vanto della conquista,
l' istituzione dcIIi esercili, il terribile ludo della guena,
debbono cadere tanto più in discredito, quanto l'iii
l'uomo, l'e rfezionandosl, va diiTerendo dalle fiere, e
quanto più la socielil si allontana dal primitivo stato
di selvatichezza. Ed il nostro secolo, dopo tanto incremento di cil'iltil, dovrebbe, paflni, avere un IlO' di 1'05sore nel confessarsi da sé medesimo ancora inello ad
emanciparsi dalla schiavitù della forza, elI immaturo
ad inaugurare il trionfo della ragione. - Forse che
il "lobo è troppo angusto perché Ii uomini vi possano
\'i,~l'C in pace? Forse che la morale e la giustizia
non raccommandano alle nazioni, come alli individui, la
scambievole fratellnnza? Forse che questa vita non è
giù seminata da troppi dolori, senza che }, uomo si
studii di crearsene di nuo,'i? O non è dessa breve
abbastanza, percM s'abbia ad accorciare collo yiolenza?
•
Che, in teoria, la guerra sia abbominanda, la è cosa,
dunque, si manifesta, che mi parrebbe fare insulto
al senso commune dei lettori, e stranamente abusare
del loro tempo, se continuassi ·più oltre a volerlo dimostrare. l'io, non si tralla qui di fare una· lirica
enumerazione dei mali che apporta la guerra, o delle
Jolcezze del vivere pacifico. Di questo sono già tutti
,
I,
persuasi (1). E neppure si tralla di discutere se COll,'cllga sempre, ed in tulli i casi, propugnare la politica della pace per inviolabile sistema, fosse 1l\U'C a
costo dell' umiliazione nazionale, come 1lurcva uves,e
deciso il governo di Guizot; fossc pure a costo di
lasciar trionfare l'iniquità a scapito della giustizia,
come pare l'intendano certi filantropi; i quali, per(1) Se si volesse fare r apologia idi!lìca della ]l"CC, non avremmo
penuria di citnioni, fra tutti i più insignì intelletli onde si onor:ll'ono le let!er:llure nntiche e moderne. E fra 1(\ tante, Lnslcl'ebbHO
a dare Ulla giusta idea della guel'l':l, le SC,g\lCllti di Monla ignc,
ili Pascal, di La Bl'uyére.
· Molltaignc nell'Essai (lib. II. c. 12.) di ce : che In no s tra sOlallia bellicosa ci meHe iii dissotto delle bestie - E Pascal ( Pen .~é('s, IV.!lartie, ;11't. 8-9.) «Se peut-il rien de plus plaisan t (ju'un
homme flit dI'oH de me tuer, parce qu'il demeure jlU·de Iìl de l'cnn.
Gl que san Jll'ince a quel'elle avcc le mien, Quoique jc n'en ili
aucune avcc lui ? ..• Pourquoi mc tuez vous? - Eh ~uoi? Ne
demeuriez-pas vous au-dcHl de l'eau? Mon ami, si vous demeurie!
dc l'autre coté, je scrais un assassin; cela serait injustc dI! 'fOUS
tuCI' de la sorte. Mais puisque vous demcurez de l'antre coté,
je suis un brave, et ccla est juste. » E L3 Bruyérc (Caracté res, des jugemcnts:) « Si "OU5 VO)"C7.
Ileux chiells flui 5'aboicnt, qui s'affronlent, qui se mordent et 50 ('
djchirell L, "ous ditcs: Yoilà des sots \lnimallx, Cl \'OU:\ VrC1H'7.
un Mtoll pour Ics sCp3rcr. Que si l'on YOUS dis:lit que lOU$ le!'
cha ts d'un grand pays se sont assemblés Jlar milliers dans une
1113ille, et qu'allrÌ!s avoir mi3ulé tout leur saoul, ils se soot jetés
ave c fureur les uns SUl' les autres, et ont joué ensemble de 1\.1
41en t eL de la grilIe, que de celte mclée il est demeure, de part
et ù'autrc, Ilcur à dix miH~ ch3ts sur la J}la ee, qui ont in feclé
l'air il dix lieues de là, paf lellr puanteur, ne diriez·youz pus:
Voil à le- plus ubominable sa1>1>3t dont onl a j;Jmais oUI par!cr?
l~t si !es IOUfls en fais\liellt de meme? Quels hurlements! Quelle
tanto, consentirebbero alla Russia d'estendersi impunemente sino a Costantinopoli, piuttosto che farsi ad
imlledirglielo colle armi. Se andasse bene così, bisognerebbe conchiudere che li agnelli debbano lasciarsi
tranquillamente divorare dai lupi , e che. la pacifica
civiltà debba lasciarsi rassegnatamente comprimere
dall' agguerrita barbarie_ A tali Ilatti, avrebbero fallo
male i veneti di mover contro i turchi, e di sconfiggerli a Lepanto; e l'Europa cristiana avrebbe dovuto
lasciarsi circoncidere tutta quanta dalli invadenti mussulmani.
bon cheric! Et si Ics un s et Ics autres vous disaient qu'ils aimeilt
la gloirc, conclul'iez-vous de ce discours (fui'ils la mettent à se
~rO\lvcr à ce beau rendez -vous, 1\ délrnirc ainsi, et à anéantir
leur JlfOpre eSllÌ!ce? Ou, après l'avoir conclu, ne ririez-vous pas
ùe tout votre creur de l'ingénuiLé de ces pauvres llètes?»
Uno dei più acerbi critici della Ilolitica troppo pacifica della
teoria di S.t Pierre, è Pascal Dupral. Pure nella Revue 1lldépendantc, (tom. XVI) ebbe a cOllchilldere: « Est-cc à dire que le
monde doive elre elernellement livrc à la guerre et que Ics po\lles
dc lous le siècles soiellt eondamnés à Jloursui vre la paix d'hymlIes inuLilcs, qui Il'il'ont jamais à leul' adressc? N'est-il pas raiso nnable de eroire que j'humanité sortira, toL ou tard, de ceUe lougue
serie de lllUes eL <les combals au mi lieu <Ics quels il lui a falln
yivre jusqu'a ce jour? - Tel esL le but, il est pCfffiis dc le dire,
vers le quel marellc le monde à traVCl'5 ees secousses qu'il reçoit
de s i~cle eu sièclc...• Le mOlld lend d, la pal'x, et 5es chefs l'y
conduiscn t, mèmc en l'cntrainant dans ce rude sen tier des combats. Tel est aussi l'idéa l des grandes pi4ilosophics, et <Ies grandes
l'eligio ns. L'unite, la concorde el l'harmonir- 50nt au fond de leurs
dogmes. Toutcs Ics hautes dodrines qui onl dominé l'es prit bu·
main, ou qui le ùominenl encore, aspirent à la pa1'x généralc,
à la lnti,r pC1'pel!telle ».
ti
No: sino a questi estremi non vuolsi spingere la
logica di una dottrina, comunque per sé stessa giustissima. Non bisogna confondere la pace colla viltà; chè
sarebbe confondere la vita colla morte.
La questione é di '-'Cdere se, nello stato attuale dell' Europa, la causa del progresso, cui sono affidati li
interessi della democrazia, abbia maggior lusinga di
prosperare colla pace, o tra le eventualità delle battaglie: è di vedere se il regno del despotismo abbia
maggior probabilità di durata col pacifico incremento
del saperc, o colla fragorosa disputa delle armi. E ciò,
non per di~togliere la democrazia dall'accingersi a fare
il prollrio dovere, ed a difendersi come conviene alla
santità dei suoi diritti, quando sia costretta a scendere
sul campo; ma per istudiare se debba ella stessa
augural'si co' suoi voti, ed affrettare coll' opera sua,
che suoni l' ol'a del combattimento, come molti, per
non dir tutti i capi dei diversi pal·titi politici ora in
esilio, vanno sì fidatamente raccommandando.
Ammettiamo, dunque, il fatto com' è nella dolorosa
sua realtà. Le moltitudini gi.ciono, pur troppo, conculcate ed oppresse dai despoti. Ebbene, si cerchi se,
per sottrarsi al giogo, convenga loro affidarsi alla sorte
delle battaglie.
Come ognun vede, la questione è cosi espressa in
tali termini, che par fatto a bella posta per dal' ragione ai fautori della guerra. Ed appunto a questo io
ho mirato: volendo, per iscrupolo di buona fede, mettere sotto l' aspello migliore le ragioni altrui quand'io
vÌ dissenta, e "mi accinga a discuterle; mentre l' opinion Olia si è che la guerra, esecranda in principio,
non possa tornai' utile, nemmanco nei casi attuali,
alla rag·ione dei popoli, che è quella della libertà. I:;
opinion mia chc sia sempre un' iusania l' affidare il
Il'ionCo ·del diritto aUa barbara contesa della forza.
Una gran bella pagiua potrebbe stendere quì uno
scrittore eloquente, se si tl'atlasse di provare quanto sia
scmpre stato esizialc la comparsa nel mondo di un eroe
guerriero. ~Ia, all' uopo mio, nOll c' è bisogno di lanlo ;
e basta .gettal'e uno sguardo alla huona sull' istoria
complessiva dcIIi ultimi tempi.
Napoleone il grande fu, senza contestazione, il più
fortlmato ed il più glorioso battagliero dell' epoca.
Non è vero? Fa raccapr.iccio a pensare quale stCl'minato
tesoro di dovizie c di sangue siasi sparso a sostegno
di sue imprese militari. Oltre due millioni e mezzu
<Ii uomini vuolsi che siano costate alla sola l'l'ancia
le guerre napoleoniche. E, a dirla schietta, a chc si
ridusse tlltta quanta l'opera del Còrso? Eccolo in due
parole: a pigliare la Francia e l'Europa giovani e
balde dalle mani della rivoluzione del 93, per l'assegnarle sconfitte ed esamini in (fucile dei santi alleati
tlel 1815. Ecco, ceco quale fu il frUllO, il frutto unico,
di tante battaglie. Che se, a sì orl'enda catastrore,
sopra visse pur qualche cosa di buono; come sarebbe
il codice da cui vennero soppressi li articoli più confacenti alla barbarie del medio evo; non si creda che
il merito debbasi attl'ibuire a colui che ebbe la for!tllla di conferirgliene il nome, sibbene alla rivoluzione
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che aveva solennemente sanciti i grandi principii di
libertà, d'eguaglianza e di fratellanza. Perlochè, tanta
il la forza del bene, che non viene mai interamente
distrutto anche quando soffre le più mortali sconfitte
iottando contro il genio del male. Anche dai più fic.i
disastri, sempre soprav;'ve qualche buon ge.'me, a dare,
poi, più matnri c più copiosi frutti per l'avvenire.
Però, chi pnò di.:e 'quali beneficii avrebbe già recato
all' umanità la rivoluzione f.'ancese quando non fosse
stata molestata nel suo corso dalla prepotenza soldatesca, cd avesse potuto spendere nella pacifica propaganda delle sue, idee, sola una millesima parte di quci
tesori che si sprecarono, insieme- a tante vite,
p CI'
compiacere alla mania di militari conquiste?
Dalla caduta di Bonaparte si salti a quella di Luigi
Filippo: poichè l'Europa, prostrata nel letargo della
schiavitù nel 1815, se nel successiTo trentennio diede
segno di vita, con qualche intermittente sussulto., fu
solo nel 48 che s'alzò formidabile, con sconq,uasso
generale delli oppressori. Ed, oramai, ci siamo abbastanza allontanati da quell' epoca, per cl'edere che' le
passioni abbiano avuto tutto l'agio di sbollire, e,
,!uinùi , llotervi far sopra pacatamente le nostre riflessioni. Ebbene, <Iuali conclusioni' ne possiamo ritrar.'e?
Tutti ricordano quale violento lhgore d'imprecazioni
si scagliasse dai popoli oppressi, in ogni angolo d'E'uropa, contro il re di Francia; perchè tutto ei sacrifica,," al mantenimento della pace; sì lutto, e persino
quella suscettivita nazionale, che trovavasi ad ogni
istante t,el'l'ibilmente provocata. La pace era a sì caro,
prezzo mantenuta, perché necessaria allo sviluppo del
commercio, delle industrie, c, per conseguenza, al ffiUggiore benessere delfe moltitudini. ~Ia siccome c' è un
pregiu<lizio, diffuso anche tra persone non affatto VIÙgari, che spinge, si dil'ebbe, ad odiare l'accrescimento
della prosperità materiale delle nazioni, quasi che esso
portasse, per inevitabile conseguenza, una depressione
morale, così questa pace CI'a universalmente de.'isa ed
esec.'ata. EpplH'e fu in seno di essa che lo spirito
publico, anche nelle genti più schiave, si è reso forte
per modo da atterrirne li stessi più disumani padroni;
i 'Iuali, con tutte le loro armi , d' un tratto senti"onsi
impotenti a combattere conll'o r opinione universale,.
che sì dappresso ii inca!zava. Allora si vide quanto
sia vero che i cannoni a nulla ,'algono cont.'o le idee;
li, dunque, manifestissimo che l' intCl'esse dei popoli
doveva consigliarli a tenersi inesorabilmente nel campo
dci diritto e delle idee, nel qnale erano, ed apparivano , invincibili; mentI" era evidente J' interesse ehe aveHlno i llosu'i nemici, di escirne il più presto possibile,.
pcr Il'ascin'''ci so quello della forza, in cui avevan essi
la probabilità, se non la certezza, di riescil' prevalenti.
E noi altri che abbiamo fatto invece? Abbiamo rimeri tato con frivolo compatimento e con superbo
disp.'ezzo, quei pochi uomini di giudizio i quali,
conll'o la foga univcl'sale, ycni\'uno saviamentc ammonendoci d'andare a rilento nel compromettere le
sorti dcII a nazione, dicendo: che la causa della libertà
era così bene avviata, da poter benissimo procedere
con calma nella ccrlezza del trionfo immancabile, a
iO
meno di v61el'io compromettere a bella posta COtl giovanili improntitudini; che conveniva sopratutto guadagnar tempo, almeno per aver agio di }woclIl'aI'si le
armi c di addestrarsi nel maneggio di esse, prima di
accettare la sfida lanciataci da aggue,'rita soldatesca.
Eppure, perchè il maggior numero di questi assennati
ragionato l'i mostravano pei principi e pel papa molto
maggior tenerezza che forse non facc\'a bisogno, e che
certo quelli non mc.'itavano, noi altri republicani,
!lell' inesperta concitazione dell' animo, insieme ai torti
ch'essi avevano, a nosU'o giudizio, riguardo ai pl'incipii, non abbiamo avuto hastevole talento per discernere, o sufficiente buona fede per ,'iconoscCI'e, la validità
di 10"0 ragioni in cospetto alle esigenze della opportunità;
o, l'e,' dido con parole meno soggetw a falsa interpretazione, in cospetto ali' inesorabile realtà dei fatti.
Così, non ci bastò di compatil'ii come realisti; ma
pretendemmo che tale circostanza valesse sola a fa,' sì
che essi dovessero parlare sempre a sproposito. Per
il che, invece di esserc solleciti di far 1"'0 al baldo
Ilostro entusiasmo del loro senno più provetto e di 101'0
più calma dottrina, accrescemmo il nostro disprezzo
anche in ragione di queste 101'0 quali ti, , da cui traemmo
appunto il derisorio nome di dolt,·ina,.ii. Il fatto di
vedere l'Italia procedete alla testa della rivoluzione
europea per opera di papa, era tanto st,'ano, che siamo
da compatire se tutti, qual più {Iual mcno, ci scntimmo presi da vertigine al cervello noi altri pove,'i
italiani, uscenti appena allora dalle più fitte tenebre
della schiavitù. Eravamo giovani ed igna"; assai ~i
cose politiche. Da ciò, qllella chiassosa spensieratezza,
e quella commovente effusione di core, e quella po,'tentosa concordia di idee; ma, insieme, quella temerità, che è propria della gioventù, e quella superbia,
che é propria dell' ignoranza. Fortuna che, a calmare
il rimorso che abbiamo, o che dovremmo avere, l'CI'
"lo sprezzo in cui tenemmo i consigli dei moderati
prima del combattimento, pensarono dessi a perseguitarci con sufficienti improperii anche dopo la sconfitta:
sicché, per tal modo, le partitc sono più che pareggiate; e nulla osterebbe più, se si volesse fai'
pace.
Però, che guadagnarono i popoli coll' essere spinti
a dm' di piglio alle armi? l'ion voglio che la risposta
esprima una mia opinione individllale; poiché essa
implicherebbe, per la condotta da tenersi ulteriormente
dali i uomini di bllona fede, un avvertimento troppo
grave, e pe"derebbe certo della sua importanza, venendo
esposto come fruito delle semplici mie considerazioni.
Accennerò, dunque, solo il fatto com' é; e dirò che
tutti i racconti publicatisi finora sulle gnerre scoppiate il\ seguito alla rivoluzione del 48, in Italia, in
Germania, in Ungaria, cominciando da quello di Bava,
che fII il primo, sino a quello di Georgei, che fu uno
delli ultimi, formano una tremenda iliade d' err~ri, di
colpe, di tradimcnti, all' infinito; sicché, si dovrebbe
credere assolutamente impossibile che un uomo, cui
si"a rimasto nel core un' ombra di coscienza, e nella
testa un dito di giudizio, possa ancora aver voglia di
affidare a mani soldatesche la soluzione degli ardni
•
12
sublimi problemi, onde "a ogni giorno più agitandosi
l'umanitào A farci deteslare la guerra, Ilon basta il
vedere comc per essa la libertà siasi spenta dovunque,
ed i popoli siano dovunque ritornati alla schiavitù?
Per apprendere che razza d'uomini fosseloo mai cotesti
generali, cui era affidata l'impresa di condurre le legioni del popolo alla conquista della libertà, io non pre- • °
tendo che si stia alle mie parole, ma dico di badare
al modo con cui essi medesimi si dipinsero nelle diverse istorie; le quali, redatte nello scopo di fare ciascuno
la propl"ia apologia, non l"iescono che ad una perpetua
accusa, gettatasi adosso a \"icenda , dali i uni alli altri,
per ('ozza millanteria, se tI'a nemici; per rivaHtà di
partiti, se tra avversal'ii; per gelosia, se tra colleghi.
Fra i combattenti più gloriosi, e al popolo più diletti,
emergevano, certo, Garibaldi fra li italiani e Bem
tra i . magiari. Non è ycro? Ebbene bisogna' leggere
quanto fu scritto del primo dal colonnello Pisaéane e
dal generale Roselli, e del secondo dal generale Demllinsky,
.
. officiali essi pure di molta, c ~democratica
. ,
rlputazlOne, pe!0 vedere a quali pigmee !lroporzioni
venne loidutta la gigantesca 101°0 fama o Ed i popoli
dovl'anno aver voglia di mettere in gioco altra volta
i °loro destini, affidandoli al valore, od alla fortnna,
di gente slfTatta? E quelli che si vantano pili teneri
amiCI del popoli: saranno appnnto i medesimi che più
temerariamente Il vorrebhero esporre a tanto pericolo?
Ignorano essi, forse, la grave sentenza tramandata alla
posterità dal 101'0 tribuno Robespierre? Se la ignorano,
non lia inutile che qui si ripeta: - • Impaloate, disse
15
quell' uomo che non mostrò aver tl°oppa paura del
sangue, impal'ate che la guerra è buona solo per li
ofliciali militari, per li ambiziosi, per li agitatori j
essa è huona pei ministri, cui vale a coprire le male
opere d' un wlo impenetrabile; è buona per la corte,
per il potere esecutivo, di cui accresce l'autori ti, e
l'aura popolaloe: è buona pei nobili, pei facendieri,
pei moderati che governano ° E giovi ponderare seriamente questa circostanza: che solo al potere esecutivo
spetta Il diritto °di dichiarare la guerra, di farne li
apprestamenti, di governarla, di sospenderl., di l'allentarla, di affrettarla, di scegliere i mezzi ed il momento di farla »0 ( "I ) E Melchiorre Gioja aveva tanlO
orrore per la gllerra che giunse persino ad esclamare:
• lo dispenseloei yolontieri l'isloria dal condurmi nei
boschetti delI' Academia, nei portici della Sloa, ilei
teatro di Sofoele, uell' inferno di Dante, purché mi
si dicesse che le generazioni vissero all' ombra della
pace , senza tingere di sangue il teatro della loro
gloria » (2).
Tutto questo va bene , SO ode ripetere da ogni parte:
ma le condizioni politiche di EUI'opa sono cosi orrende ;
i despoti, pcrduto il giudizio, impeI'Yel'sano ('osÌ fìcl'amente contro le vittime, che altra risorsa, omai,
non rimane, fuol' quella di insurgere un bel giorno
(n
Y. Hi sto :re parlamentai l'C de la l'évolution, anno 4193.
(2) GIOIA -
l' Ita lia .
QlIale dd YON!)'n'i hUt'f'i tl!fglio COI!Vfll[J" .a l-
15
di conserva conlro li oppressori, ed impegnare, così,
l' infv itabile battaglia, che sarà l'estl'ema , fra l'assolutismo e la liberlà, fl'a le tcnebl'e del passalo c la
luce dell' avvenil'e; e la vittoria non può esser dubia.
Non può esser dubia ?
Se cosi fosse, avrebbero ragione quelli infelici ehe
la sospirano, quantunque non ignorino a qllale ol'l'cndo
prezzo bisogni acquistarla. Ma chi può farscne mallevadore? !'iella mischia dclla cannonata, non è la giustizia, nè il diritto, c nemmanco il v.alore, che possa
star garante della vittoria; poichè la sorte delle battaglie dipende pressochè esclusivamente dal caso: e Napoleone stesso lasciò scritto che la gucna è " un
barbar'o gioco, in cui tutta la fortuna consiste nel
poter lrovarsi più forti sopra un punto determinato '.
Le più numerose, le più gagliarde armale, si yidm'o
sconfitte, in un istante, per improvisi , imprevedibili ,
e talvolta inesplicabili accidenti; anche quando si combatle in piena buona fede, - Ed alla cieca sorte di tal
gioco donanno esporsi i destini dei popoli ? E la causa
della libertà donassi far' dipendere dall' esito fortuito
di un combattimento?
A buon conto, quei capi setta che più ansiosamente
anelano alla guerra ne.lla certezza in cui si lengono
di veder risurgcre, per essa , le conculcale nazioni,
dicano, di grazia, chi è che si mostra più impaziente
di scendere in campo ? Chi tiene concitato il mondo
col grido di guerra? Son, fOI'se, i popoli, o sono
li imperatori?
Se v' ha popolo in Europa che si possa dir Iibel'o c
di 5è, egli è CC I'(O lo· svizzero, pcrchè è
\' unico che sia governalO a republica democl'utica,:
e se v' ha popolo che sia stalo più audacemente prO"
vocato a.lla gucJ'J.' a, esso è ancora· lo svizzero-, il (Iuale
ehbe a soffrÌl'e da un governo vicino i danni e li
insulti più ·atroci. Eppure, quel popolo rassegnossi a
sopportare il danno del blocco, e l'insu lto dello sfratto,
senza pel' questo l'ieoJ'l'cre alle armi. Nè si dica, so'"
1'l'alull0 dai republicani, che la colpa è dei governanti;
perchè là i governanti sono quali se li crea la maggioranza delle popolazioni; e quando si rendessero
ilifedeli interpreti dei publiei sentimenti , alle pOpO'lazioni non manca modo di l'evocarli, come avvicne,
naluralmente, in tutti i paesi reui a ùemocrazia, Né
si dica, lampoco, che si tralla di genIe l'ile cd imbelle; pel'occhè egli è uolo che li svizzeri, anzicchè
alieni dalla milizia, ne sono cosi propen si, da farne·,
anzi , tl'oppO facile merealO in servi~io di tuue le cause,
Eppure, ogni più ardila e più instancabile propaganda,
llOn valse a Slllovel'e quel paese, ed a fargli brandire la rinomata sua carabina conlro l'insolente prol'ocalore, ]] che si può dil'e, a un bel circa, anco
dcIIi altri popoli; i quali, a ragione o a torlo che
sia, non si mostrano da ncssuna parte yogliosi di
scendere in campo, Questo è un fatto: né giova per
per artificio., o per' illusione, dissimularselo.
E chi potrebbe sostenere che sia a lorto , pensando
, alle milliaia di ,;illime mietute dalla guena , ai tesori profusi, alli interrotti commerci, all' agricultun
trascurata, al ritardalo progl'esso dcIIi studii , al danno
SO\TallD
•
16
che ne risentono i costumi , ed alle cento altl'e calamiti, che fanno maledire si stl'ano almso della forza c
dell' ingegno umano ») come non potè ~,meno di 1'1.conoscere quel medesimo scrittore che pl\'. caldament~
Ila propugnato fra noi, non solo la necesSIta, ma pelsino l'utilità della guena ?
.
' .
Si: i l'appOrli più frequenti tra i diver~l popoh; h
scambii moltiplicati coi , rÌaggi, colli
s~ud.l1,
COI
bl-
so"ni reciprocamente sodisfatti; tutle, lllline, le C01lse~uenzc del progresso, servono a ravvicinare tl~a ~oro
le "nazioni, a riunil'le in una grande c mCl'u\'lghosa
unità. Ecco ]lerchè In pace non è più soltanto un sen:
limento gentile delle anime sensllllh, od una ]lletosa
aspil'azione ,li onesti filosofi: ma è divenuta un' evidente necessità pel' tutti li uomini. Talchè, nn gemo
conquistatore farebbe ora nel mondo l'effetto dI una
bestia feroce; ed ogni violenza mlhtat'e tentata m Eu:
ropa, fa geLlare un grido d'indcgnazione da lutti l
]lopolL
. . ' "
So bene che tal uni soghono cbLUmare lll~enerosa
ed infame la ragione dei traffici che fa tener cara la
pace ed abborrire ,la quanto la mette III perIcolo.
Si ~ vero: nulla, più del commercio, è contrano
.
l l . l e e l'altro
alla, "ucrra; poichè l'uno dlffun,
e e rlc~ lezz, . ' .
spar~e la desolazione. Però, chi si adil'a controllgemo
mcr';;llltile del secolo, senza volerlo, se la plgha ,hrellamente conlro il meglio del popolo misero;. c, <11cem\osi democratico, avversa la vera democrazIa: POIchi: il la"oro e lo scambio accrescono la ricchezza, e
la difI'undono in ogni classe della società; mentre ~ lO-
17
vece, i po,-cri sopportano, non .solt) i danni presenti
della guerra, ma benanco, e più longamente, i suoi
ti:
eJfetti, che sono Ja miscl'ia J e la seguace igno-
ranza • (i).
Quelli, dunque, l:he impenersano a chiamare
sull'Europa i flagelli della guerra, non sono i popoli ,
ma i nemici dei popoli. Sono li impel'alori che hanno
gettalo il guanlo di sfida; e questo fallO, di sì luminosa ,evidenza, parmi che avrebbe dovuto bastare a
( ,O CARU'fTI, DtI' pn'ncipii drt gOfJel'110 lihe1'o.-A;;sai eloquente
i! il discorso fntlo sopra questo nrgomento, da uno scrittore inglese.
'Ne trascrivo il brllno piu imporlanle per quelli che- più si mostra'oo
adirati 'contro il commercio c le industrie; onde credo di !loterc
-risparmiarmi la fatica della traduzione: - « There are no two
·things more diamellrically oppos ed to e3ch other lhan war and
commerce. In the days when · thc military spirit prcdominated,
commcrcc barely cxisted; and whencver the commerciai spirit
'sha!! become univcrsal, war ...vill undoubLcdly cease from oIT thc
(ace of Ihe earlh. Il is the -esscnce of commerce to beneift olllcrs
.in endeavouring lo benelil oursclvcs: it is the esscnce of war lo
ir.l!ict upon ourselves great in.iuries in order lo inflkl stiI\ gl'enter
-on our antagonists. 111 the pursuits of commerce the individuill
best serves the IJUblic by mos! c1TeclualJy promoting bis m'in in·
terest; in Wi1r wc \lre perpeluillly called UPOII for sacrifices , of
wcalth, of comfort, and c\'cn of live its!lJr, :md the public intcrest is oflen brought into thc brondest ant3gonism with the inte·
'rests and prosJlerily individuals. 'file one giyes eve!'y evideuce oC
ils perfcct adaptation to the permanent antl hcaItby condition or
' hurnan society: the otiler carries vith il coosequeoces whidl
oSllow il ooly too clcary to be unn,alural and antagonistic to evcry
principle of welfare and prot;ress ». - I più bellicosi !lolr3llnO
bene irritarsi nel leggere siffaue ossen3zioni, ma non trovarle,
per questo, meno s3ssie o meno vCI'e.
2
18
mettere in qualche apprensione i democratici, anzidre
ad infonder loro sì spensierata baldanza; aV'iegnacchè,
Don si possa Degare che li imperatori ed i l'C hanno
sempre mostrato, sin quì, di saper fare i loro inte.ressi
assai meglio di noi. Che se son essi che la vogliono
la guerra, è segno che qualche pl'obabilità di rieseita
ci debb'essere anche pl'f 10"0. Essi ben sanno che Ili
guerra sarà fatta a 101'0 profiuo: tanto più che, Don
appena ,·edessero la partita farsi più seria e più
pericolosa che non vorrebbero, stando lutte le fila del
gioco nelle 101'0 mani, sono sempre in tempo di ritrarsene quando meglio 101' giovi. Finché il cozzo delli
e3erciti riesca a seconda dei loro disegni, ad essi non
costa nulla il lasciare che si prolunghi il massacro.
Che se, poi, avessel'o ad accorgersi cbe la fortum!
comincia a ,'olger 101'0 le spalle, sono sempre padl'oni
di farla finita, Cbe impol'ta delle migliaia di morti
che possano essere rimasti sul campo? I soldati nQn
sono, ' forse, fatti per questo? Non sono dessi canw
da
cannone~
I progeuisti che oggi ripongono ogni loro fiducia
nell'esito della guerra, e che più allamente la l,,'oclamano inevitabile, sono quei medesimi che ieri più si
affannavano a dimostrarla impossibile, - Nello stato
d'effervescenza, essi dicevano, in cui si trovano li elementi
rivoluzionarii, colla fcbre di odio che agita conll'O i
loro governi le popolazioni di due terzi d'Europa, il
minimo urlo fra quei governi li infiacchisce, il minimo
spostamento di eserciti lascia un vacuo che viene im-
19
lIIediatamcnte occupato dall' insurrezione: la diga è
rotta, onde il fiume della rivoluzione trabocca da ogni
lato, e l'emancipazione delli oppressi è sicura. Se,
dunque, la guerra è ller noi una speranza, i nostri
nemici hanno sufficiente buon senso per vedervi un:t
Illlllaccia. Infalti, essi vi scorgono, senza dubio, un
pel'leolo : e l'eviteranno a ogni costo; ed a quelli cile
pur si ostinano a "ede~e nelle gelosie e nelle ambizioni
dei govern.i le cause certe di UDa guerra vicina, l'i~ane ornaI la sola fiducia che i principi abbiano , un
~lOrno. o l'altl'o , a perdere il senno. La paura della
fl\'oluzlOne riunisce tutti i governi in un consiglio Commune. Tutti vogliono la llace, che è la continuazione
dello stato presente; nessuno di essi farà cosa che
possa turbarla. Non v'è considerazione, o ra"ione di
stato; non v' io esigenza di tradizioni, non gclosia di
potenza, non astio fra persone o rivalità di dinastie
non v:è, culto di legittimità, che non ceda a quest;
necesslla, alla legge suprema della conservazione. Il
dilem~a del,la situazione presente è: la llace o la
rIVolUZIone. E il lo be or noi lO be delle monarchie' e
le monarchi? s'aggrapperanno sicuramente alla pa;e,
colla tenaclta con CUI r1 naufrago s'abbranca ad ùna
lavola galeggiante. Che i popoli si tenoano per avvisati.
iV
o
on VI. sarà guerra per {atto di governi.
Lo spettro
della rivoluzione farà porre ai regnanti la testa sotto
le coltri, come il racconto dell' orco ai bambini, Il
limore di nna conflagrazione generale li farà passare
per la cruna di un ago. prima di avventurarsi in
nna lotta.-
= '
20
Questo è il sunto di un lungo scritto publieato nel
"eunaio 1855, da un rivoluzionario, nell' intento d,
~,'ovare che il partito delli oppressi ha tutte le ragioni
di desiderare la guerra; e qllello dciI! oppressor,
tutte le ragioni di temerla. Onde conchiudeva che,
siccome c i nostri ' nemici sono malvagi, ma non sono
Ilazzi » , sarebbe follia attendere da essi l'iniziativa
della pugna, E nè lui, nè i suoi confratelli, non hanno
mai voluto pensare che se veramente la guerra fosse
necessaria alla redenzione dei popoli, ed i governi non
potessero romperla se non pel' allO di aberrazione, tenendo alto sitIallo linguaggio, non riesci VUlIO che a
mette,'e in guardia i p,';ncipi contro il pericolo di cadel'e in aberrazione sitIaua, e quindi, a togliere ai
popoli una cosi propizia occasione di riscossa.
Ma, tOI'DO a dire, il fauo è che, malgrado le tante
e buone ragioni che si possano addurre in contrario,
quelli che rompono la gnerra, o che assordano il mondo
colle grida di gnerra, ~ono proprio i nostl'i nemici;
i quali, siccome Il sono mahagi, ma non pazzi
bisogna che sappiano ben scorgervi il loro tornaconto,
)l
,
In qual modo, mai, può tornar conto ai SO\l'uni
di soprafare l'Europa coll'assidua minacci ~ di guel'l'a?
Ecco qui. Il nostro vecchio mondo è , politicamente
parlando, cosi male assestato, che da più anni minaccia crollare, a rischio di schiacciarl'i sollO colol'o
che or tanto sudano per sostenerlo sulle loro spalle,
E sarebbe, invero, caduto, se lo si fosse abbandonato
alla sua naturale gral'itazione, Son molti anni che la
21
periclitante diplomazia ha bisogno di una forza estrinseca pel' non peri l'e sotto l'immane pondo: e questo
ausiliario che lenne distratto il mondo, e gli ha,
quindi, impedito di continuare dritto in sua caduta,
l'ebbero i diplomatici dal '1847 in poi: prima dallo
stordimento deIli applausi fatti a Pio IX; poi dall' uragano della insurrezione nel 48; in seguito dalla aspettazione del tl'Ìonfo sociale pel 1852; e, finalmente,
dallo sconquasso produtto dal colpo di Stato. Se non
che, tanta fo,'za di vitalità rimane, per anco, nelle
nazioni, che la morbosa paralisi diede tosto luogo a
nuovi voti, a nuo"i propositi, Bisognò, dunque, affrettarsi a gettare tra mezzo all'Europa un altro e(jUivoco, per assorbire la publica preoccupazione, AI quale
scopo, giovò la minaccia di una guerra, per cui tutte
le aspettazioni vennero protratte: ed i sovrani riescirono a meraviglia nell' intento loro supremo di guadagnar
tempo. Nè valse a sottrarre i popoli dal malefico inganno l'esperienza del passato, la quale avrebbe pur
dovuto mostrar loro quanto riesca mal fida la lusinga
che hanno ripetutamente riposta nella guerra: ed ancora
una volta ricaddero nel medesimo errore. Non valse
la memoria del 1840 quando, strettesi le grandi po-'
tenze in quadruplice alleanza contro la Francia , il
governo di questo paese parve apparecchiarsi alla pugna:
sicchè i popoli, vedendo la Francia sulle armi, erano
già tutti in orgasmo, e credevano vicina l'ora della
riscossa. Ma poco stante la Francia disarmò, ed i
poveri popoli rimasero burlati. E non valse neppure
la memol'Ìa più l'ccente ileI' 181>0, quando la Prussia
•
22
aveva già chiamalo a l'accolla fin le riserve, e pareva
che in un paio di giorni volesse parlarsi SOlto le mura
di Vienna. Allora dicevan lutti che, quand'anche il l'C
avesse val ula venir meno alla giusla impazienza della
nazione, non gli sarebbe stato più possibile. Imperocchè,
una volta che s'era fatto l'arduo passo di apprestare
le armi ai cittadini, questi avrebbero potuto sel'virsene
col re, od anca contro il re, se occorreva. Invece ,
tutti videro che la popolazione prussiana restituì le
armi rassegnatamente, come rassegnatamenlc le aveva
ricevute. Intanto, dietro la scena di (JUesti apparati
belligel'i, i due governi avevano rinovata l'antica
alleanza contro la democrazia; ed i rivoluzionari i rimasero delusi.
Or, chi ne assicura che li intenti di costoro alr
biano a riescir meglio nell' anno corrente' Non sanno
dessi, che i governi, per quanto sembrino pronti ad
azzuffarsi fra loro, sono prontissimi a sospendere
qualsiasi querela e ad allearsi per atterrare i popoli,
non appena questi dian seguo di voler trarre profitto
di -loro discordie' E non è già abbastanza umiliante
pel genere umano il vedere tauta brava gente star ad
'attendere: un giorno che si faccia la guerra, un altro
che siasi interposta una tregua, un terzo che siasi
conchiusa la pace; salvo, poi, a tornare da capo <';'01
ritornello della pace, della guerra e dell'armistizio,
finché piaccia ai vecchioni della diplomazia di ballocearsi a tener a bada le nazioni coi fili del telegrafo?
Non s'accorgono i democratici che, volendo la guerra,
fanno dipendere la ilOrte dei miUioni dal capriccio di
25
pochi intl'iganti? Non vedono che, quando si pa"'a di
guerra, luttI Impongono silenzio alle grida anca delle
~iù ragionevoli rivoluzioni? Trent' anni fa, quando
I Europa ~ra ID. pace, tutto il mondo fe' plauso all' eroismo del grecI. Or, nOli appena fia impe.nata la
. quei popoli a sollevarsi per "la meguel'ra, prol'180
desima causa e pel trionfo dei principi i medesimi' c
,-cdranno le nazioni che l'all1'a volta s'erano mosso' in
loro soccorso, accorrere prime alla loro sconfitta. Lo
stesso si dica dell'Ungaria, della Polonia, e dell'Italia
nostra: ed i governi che pur dovremmo credere meno
ostili, non hanno mancato di dircelo in faccia, l'Ull9
dali' alto della tribuna per bocca di un ministl'O ; l'altra. nella studiata frase di un messaggio imperiale. Che
se I democratici, profittando della lontananza delli eserciti, tentassero insurgere, inycce del plauso universale,
per poco non SI procaccerebbero taccia di ~iltà; perchè
SI usa c1l1amar \'Ile chi aspetta ad assalire un nemico
fosse pure odiatissimo, quando lo vede "ià iml)e"nat~
. I
b
b
ID a lI'a lotta non ingloriosa. Una volta che la bandiera
nazionale è spiegata, nessuno è che la voglia veder
coperta di {ango; e, per l'onore della bandiera li
uomml di cavalleresco sentire si sono sempre ;'isti
comprimere anco le più care e le più sacre aspirazioni. Per cui, quando un governo é impegnalO in una
guerra contro potenza straniera, il costringerlo a riehiamare in fretta i soldati per combaUere l'interna
insurrezione, può parere parricidio; benché tale insurrezione fosse, in altri tempi, invocata.
Ecco, perché, a mio avvi*" conviene ai sovrani di
n
stordire il mondo colle preoccupazioni della guerra. Però
Don mancano ad essi ragioni assai forti anco per volerla davvero.
La restaurazione dell' imperio napoleonico importò,
ineviLabilmente, il distacco della Francia da tuUe le
altre pntenze d'Europa. Luigi Bonaparte ebbe un bel
gridar pace, secondo vllOle sua scaltra natura, tanto
per guadagnare il tempo di prepararsi all' aggressione
od alla difesa. ~{a è chiaro che li altri monarchi non
possono rassegna.'si a vedcJ:e completamentc elusi lo
spirito e la lettera dei t.'attati dci H,. Per ciò, si
posero tutti in sull'erta, c si acciusero con alacrità a
fare li apparecchi pel grande cimento. La gratitudine
cile essi hanno pe" qualche tempo dimosl\'ata a quell' intrnso, fu solo llCr il se,'vizio da lui reso col turba.'e,
per riesci re ne'suoi disegni, il progresso della democrazia, 10"0 COOllllune nemica, Però, l' obhgo della
riconoscenza non ba mai messo uno scrupolo neUa
coscienza dei diplomatici: i quali u<}n cesseranno di
tempestare, sin'chè non siano riesciti a disfarsi del
1)arvenu, per rimettere in h'ono il lcgiti'lno sovrano.
Quanlunque la lotta 01' sia accesa tra la Russia e la
TIII'chia, i documenti ci apprendeno che lo Czar ha ofTe,'to
al Sultano, non sole llace e rispetto, ma pnderosi sussidii,
quand'egli avesse voluto mover guerra alla Francia,
pigliando pretesto daHe sue esigenze, sui luoghi Santi.
E i documenti ci apprendone, allrl'SÌ, ceme, Il 20
maggio 18t>O, li imperatori d'Aust.'ia e di Russia
abbiano conclusù un traUate, in odio del Bonaparte,
rappresentante « la negaziene del diritte di el'editi. "
con impegno di conCOl'l'eve ciascuno coi rispetlivi mezzi
« al trienfo dell'autorità legitima ed ereditaria. (1).
Ed anco senza contare questo zele, d'altronde s;
natUl'ale, per la causa « dell'autorità ereditada e legitima " ciascuna di queste tre' potenze ha speciali
ragioni di rancore e di sgomento' contro l~ attuale imperaror dei francesi, Quelle della Russia non è nemmancu mestieri l'i co l'darle : la Prussia è soprafatta dallO'
sgomento di vedersi ;tssalita da parte ([el Reno: e,
quanto aH' Austria, possiamo lasciar la parola al giernale
inglese l'Economisl, il quale ebbe a dire: « Non vi può
essere dubio' irrtorno aWodio che si prefessane a vicenda li imperatori Francesco Giuseppe e Luigi Napoleone, (,\<Iegli frustò i progetti dell' imperatore francese
into.'no al matl'imonie cen una principessa tedesca, e
TeCe una efficace opposizione al suo gran desiderio di
esserc incOl'onato dal papa in persona, e si ricusò di'
riconescel'lo, sinchè Nicola non gli ehhe dalo l'esempie;
e sa oenissimo Cr,e !ali cose L. Napeleone non suof
perdonarle, Ed il Bonaparte, dar, cante suo, nen fil
tardo a rimandare li insulti, ed a permettersi qualche minaccia. L'espressione insultante (briguc>') usata'
contro l'Austria nel discorso in cui partecipava al Senate il suo matrimonie, non sarà facilmenre perdenata,
e l'opuscolo intorno aHa revisione della carla d'Ei!>'o}Ja;
sl'cgliò l'attenzione dell' Austria interno aUe idee na(1) Il documenlo vC'nne stampato nel MjJ/'/liug-Cl/J'onicle ùel 28
luglio .1850, e tradulto dalla wl~;cll(f; del Pop,alo di TorillOl
Qel 3
ag~s!.O •.
2Jì
poleoniéhe eoncerncnti il rimpasto terrilol'iale dci suoi
Stati. L'alleanza tra la Francia e l'Austria non sal'à,
quindi, mai altro che una neutralità vuota, forzata, c
sospettosa, sino a che non abbia avuto luogo qualche
strano cambiamento domestico o constituzionale in
Francia -.
Dal che si può concludere cbe il Bonaparte, lo volesse
anche davvero, non pÒlrebbe, alla lunga,evitare la guel'l'a,
Ma io stimo che, quand'anche lo p~tesse, non lo vorrebbc:
lalchè, in nessun modo, l'imperio sarebbe la pace,
Per poco che .turi, il uovello imperatore sarebbe costl'ctto a l'ompere le armi dal bisogno 'che ha di difendersi controJeinsidie de'suoi bllonLamici, li impel'atori
provetti; c più ancora, dalla necessità di sottl'arsi ai
pericoli interni con cui hen presto lo assedierebbero,
;11 seno alla pace, la noia e la resipiseenza della nazione, Ed ' e,;iandio, un poco vi sarebbe spinto dalla
superstiziosa fede ch'ci ripone nella sua slella, la quale,
secondo suo giudizio, lo ha ,predestinato a rieomineiare da capo l'edificio cui già aveva pOSUl nlano
lo sciagurato genio dello zio, Con un tal uomo, "he
possono mai i i:onsueti con>igli della prudente politica?
EI'a ben più ridicola c più pericolosa temerità pel'
un' oscuro aVl'enturiere il tentare, con UD pugno d'uomini, d'impadronirsi della Francia, come ha fatto a
SIrasb6rgo 'ed a Boulogne, che non a un imperato l'e
dei francesi l'intimar guerra all'Eut'opa, Ad ogni modo,
.tale non è la questione; e se mi sono trattenuto, forse
troppo, a naI'!:a.e le condizioni politiche dell'Europa, fu
:solo perc1tè, una volta ben conosciufi i falti quali
27
sono, riesca più agevole decidere se ai popoli convenga
in\'ocare la guerra, come mezzo più opportuno, e più
pronto, di surgere a libertà. Ed, a mio giudizilJ, torno
un'altra volta a rispondere di no.
Facendosi la guerra, essa finira sempl'e ad impegnarsi tra la Francia e le potenze russe segnalarie
dei trattati del 15; poco importa se i primi fochi si
facciano in Oriente od altrove; poco importa se l'Austria
e la Prussia si mettano a dirittut'a in aperta alleanza
col moscovita, o fingano, per qualche tempo, dI lenersi neutrali, od anco ostili, quando convenga a lui
medesimo d'avere i suoi amici schierati Ira le fila
nemiche, Or bene: poichè, infine, la cruenta tenzone
deve riescire ad una specie di duello tl'a Nicola cd
il Bonaparte, a quale dci due eserciti dovranno i popoli augurare la vittoria? A quello che obedisce all'imperatore cosacco, od a quello che s'imbarca gridando
evviva all'imperatore francese? Per quest'ultimo? Ma
chi può essere sieuro che facciano, poi, buon uso della
vittoria, l'uomo e l'esercito del due decembre? Chi
vorrà mai credere che possano combattere per la libertà
quei soldati e quell' uomo che con tanta ferocia la conculcal'ono in casa nostra ed in casa loro? Lascierassi,
dunque, per queslo, che il Bonaparte combatta senza
le simpatie e senza l'appoggio dei partiti liberali, a
rischio di vederlo sconfitto? In tal caso, potrebbe ben
darsi il prodigio che, rotto l'esercito napoleonico, iJ
quale or la tiene conculcata, la nazione francese s'alzi
poderosa a libertà; e, raccolte in furia le falangi
28
popolari, come già fece nel 95, basti sola a sconfiggere
le coo"t,i nemiche ed a propagare il foca rivoluzionario
nei popoli f,'atelli, Ma, appunlo perchè questo sarebbe
poco meno d'un prodigio, non è da saggio il farvi
sopra troppi conii; mentre impossibile non è che li
eserciti alleali, una 'lolta vittoriosi in battaglia, invadano
la Francia, e si rechino ·un' altra yolta a Parigi a ('estaurarvi la dinastia di diritto dhino, la quale, alli
occhi loro, allpare la sola legilima, lion è la prima
volta, dico, che tanto accadde; e, per qnanlo la c.ftusa
popolare abbia, d'allora in poi, p,'ogredito, non si può
essere sicuri che abbia ad esser l'ultima. lo non ne
concludo che, in tal erlso, si avesse a disperare in
eterno della democrazia; tutt' altro; mentrc nessuno è
di me 'piI, COllvinto che l'avvenire è per noi; l'ho
già ripetuto tanle volte e da tanto tempo; solo osservo
che non vale la pena di inco,'rere i rischii d'una guerra
europea, c di sottosta,'e alli enormi mali che essa
iuevitabilmente produce, per iscambiare Napoleone m,
con Enrico V; il figlio della ventura, col figlio det
miracolo .
Ecco IlCrchè non si saprebbe come dare gran torto
a quello scrittore, il ,{uale, fattasi la dimanda : Con
chi siamo noi? non esitò di rispondere: • Colla Rnssia non siamo, percbè ci rìpugna la forza bl'Utale e
selvaggia: colla Prancia e coll' lngl,ilterra non possiamo
essere, perchè ci fa nausea una civiltà che si mantiene col trionfo delle sordide corruzioni, delle applaudite ipocrisie, dei forLunati misfatti " Talchè, osse~­
vando come la ragione, la giustizia, la ci ,'illil, e la
liberlà, non al'essero punlo a che fare nella lotta; c
l'edendo che tullO si riduce, nella guerra, a mettere
violenza contro violenza, uSUI'pazione contro usurpazione, iniquitil contro iniquità, conchiudeva dicendo
che « li uomiDi 'onesti non possono far voti per la
villoria in nessuno dei due campi «,
Quando si rifletta, pe,'ò, che li uomini non sono
cle,'ni, e che, tosto o tm'di, il Bonaparte dOHil lasciare
alla nazione l' Cl'edità dci trionfi cui forse agogna per
suo iudividuale inleresse, allo,'a non si può più reSlm'c perplessi: e quantnnque sia difficile discerne,'e
quale f,'a i due contendenti riesca piI' infenso a libertà,
i nostri voti bisogna che siano per quegli che ora
sorrasta ai destini della Francia,
Ed a quesl' alt,'a circostanza vorrei che pensassero
quei rivoluziouurii che più 3l'dentemenle sospirano la
guerra. Nessuno "orrà credere, certo, che per amore
di libertà lo Czar ambisca conquistare la Turchia ; il
tanto meno che le potenze occidentali per amore di
libertà accorrano a sostenerla, È per difendere l' integ,'ili! del!' impero turco, com' è garantito dai trattati,
conl,'o le usurpazioni dell'amico Nicola, che queste si
l'assegnano a scendere in campo, E, per la medesima ragione, assai più volonterose accorrerebbero per salvare l' inlegrità del!' impero austriaco
contro le minaccie dei nemici ri,'oluzionarii, Talchè
riesce evidenle, che la guerra verrebbe intrapresa per
il mantenimento delli stati attuali, ossia direttamente,
e lelLeralmellle; contro la rivoluzione; sia che essa
50
,'enga dall'alto, per mal talento di un principe; o sia
cile erumpa dal basM, per impazienza dei popoli.
Riesee evidente che, per ora, se i principi sono i
combattenti, i popoli saranno i combattuti. - E dovranno
essere i democratici quelli che più desiderano la guerra~
Dal sin qui detto, mi sembra risulti abbastanza chiaramente che si può benissimo essere trepidanti suUe
conseguenze della guerra, e non andar troppo corrivi
nell' invocarla, senza meritarsi taccia di codardia e di
abbietto mercantilismo. rion è perché diasi maggior
pregio al ben' essere materiale che alla libertà,
come si ,'orrebbe far credere, che si allborre dalle
battaglie; nè 11cr esagerato se.ntimentaHsm"o umanita,'io, cui si possa essere per natura inclinato: ma
nell' interesse medesimo, e diretto, della libertà. È
perchè si conosce che, a fare la guerra, i popoli
hanno molto più da perdere che non da guadagnare,
quand' aneo si raggiunga lo scopo per cui essa si
imprende, Tanto più, poi, quando tale scopo non
riguarda punto li interessi popolari. Non ' sappiamo
ancor bene, come si vide, a qual parte augurare la
vittoria. Nessuno dei combattenti è amico nostro. Non
è, quindi, a supporre, che, e l'uno e l' alt"o, . non
facciano, vincendo, che divenire più forti a nostro
danno? Ma concedasi pure che l'un d'essi ci sia più
llropizio. Siamo noi certi che il telegrafo ci apporti
sempre sue liete novelle? E se accade il conu'ario?
Ad ogni modo, la democrazia come può sperare di
vincere se è tenula gelosamente lontana dalla mischia,
51
c se non ha tampoco potuto conquistarsi, finora, lo
stendardo sotto il quale schierarsi? Non sarebb.e, dunque, meglio che la lotta s'andasse procrastinando sinchè
si compia nel mondo qualche avvenimento che val !l"
ad aprire il campo eziandio ai soldati di libertà? Se
" lo Czar medesimo che si mostra impaziente di batlerci, Ilon do,rebbe es~er questa una ragitme pcr farei
convinti che a noi eOlwerebbe, i!Wcce, di piglia" tempo?
Tra il ~ozzO' delle armi, può surgere, è vero, un'i mprovisa orportunità di riscossa; come, giocando al
101l0, si può rischiare di vincere, Laonde, se scoppia la
guerra. malgrado llostr(!), giove:rà mette1e le speranze
nell'imprevisto, memo.i del proverbio dci nostri antichI: che da cosa nasce cosa, Ma questo non può essere che un riscbio, e non è bene il fendani sopra
troppe lusinghe, Mentre, invece, il certo si è che, colli
auuali contendenti, da qualunc!ue parte si vinca, i
,juoriosi sono sempre· i soldati, poco importa il dic
verso colore dcii' nniforme che indossano; ed i vinti
saranno sempre i poveri .popoli, non importa quale
diversa zona di terra essi occupino, () con quale diversa favella si facciano intendere, E si sa che vittoria
j\el soldato. significa vittoria della forza; come é noto
che la forza, in suo trionro, non ebbe mai rispelto per
la libertà, Sono le armate che ci tengono, dovunque,
compressi; e se, colla lunga pace, esse infiacchiscono,
colla guerra ritornan() formidabilmente vigorose. In
guerra, il soldato ripiglia tutta la sua forza, e la sua
audacia, Talchè, in simili occasioni, sono i generali
che vengono dapertlllto sostituiti ai governi civiF. E
35
52
" democratici, quelli, cIOe, che hanno più a temere
.della prevalenza deUi eserciti, saranno, primi a desi"dm'are che la guerra metta a foco l'Europa, onde pro'CUl'are ai medesimi il mezzo di farne baldoria?
La conclusionc, duuc!,lC, .sia questa, Addestriamoci pUl'C
nelle arti della difesa, finché ne abbiam tempo; imperocchè, quando la guerra avesse, pCl' altrui capriccio ,
a scoppiare, non abbia a trovarci più deboli di quel
che siamo, ed impreparati; tanto più se è vero che
essa possa offrirei , per avventura, ' una fortuita occasione di sUl'gere a libertà, Quaml' altri ci provoca , è
necessario opporsi colle stesse armi, onde non rimane.'c
sconoUo: e risponder pace, per soverchio amore della
teoria, a chi viene ad appuntarci il fueile alla gola
gridando guerra, farebbe ricordare (fucili ebrei che
spingevano l' ossenanza del preeetto di non lavorare
Ilei giorni di riposo, sino al punto di non moversi a spegnere il foco che in quei di s'appiccasse alle 101'0 case, E
' (iuesto sarebbe, per vero, un po'troppo, Ma non sia per
noi che la guerra venga aITrettata od ambita, Sopra tutto
ci soYYenga il sapiente consiglio di Cicerone, il quale
'llon ,'oleva elle si facesse mai guerra, se non in quanto
fosse r:clliesta a togliere le cause che impediscono la
pace CI).
Persunuiamoci, intanto, di questa verità: ogni giorno
che passa, è tanto di guadagnato per noi, mentre oi
( -I) 3eUum ;! u:cm ita suscipiillur, ul nihil .aliud nisi pax quresita
-vidcatur. - D~' ')lFc "~,
•
adduce un ICsoro di dotfl'ina, d'esperienza, e d'altre
,'irtù; le quali, se giovano in ,pace, non diminuiscono,
certo, le probabilità di vincere in guerra, Ed, al contrario;
è d'incalcolabile ruioa pei nostri nemici. Ridutti, come
essi sono, a vivere di bl'igandaggio, in virtù dello stato
d'assedio dovunque proclamato" hanno estremo bisogne
di dal' mano, nel sangue e nelli averi; e quindi in'vocano ';'1 ,cannone, jl quale, appunto, fa suonar l'ora
del massacro ,e del saccheggio, ,"entre, invece, in seno
della pace, ed anche della più dolorosa pace, hanno
iDCI'cmenlO le .scienze., c, pcr eonseguenza, quei poderosi stmmentl -di progresso, di cui li stessi ,lespoti
debbono farsi i più alacri fautori, Per tenere a bada
i 'Popoli, e per fornir loro mezzi d'innocua prosperità,
li stessi governi più assolnti son quelli che danno
mano più solerte alla costruzione delle vie ferrate, a
ciò vieppiù animati dal tetro proposito che esse possono giovare a trasportare con rapidità, da un punlo
all'altro, i mezzi di distruzione, quando avvenga che
qualche provincia accenni di ribellarsi, Se non che,
].a libertà è tal sacra causa, che tutto concorre a favorirla, in un modo ' o nell' altro, anche (IUeHo che
sembra esserle direttamente più infenso, E le strade
di ferro, ed i fili elettrici, di che il despotismo stesso
va coprendo l'Europa, efficacemente gioveranno a togliere le distanze e le barriere onde sono disginnte le
rarie nazioni, ed a fondare più presto l'Unità Europea,
che è il voto supremo della democrazia, Ecco quali
incalcolabili servigi rende la pace alla rivoluzione;
servigi che dalla guerra sarebbero incontanente sturbat~
.J
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Solo il papa e lfi ciò più caparbio, che non "noIe
assolutamente saperne di riconoscere questi nuovi trovati della civiltà. E mentl'e, nel non yolerli adottare
ne' suoi Stati, se non costrettovi da una forza maggiol'c,
sembra che sia più logico e più cocrente delli altn
tiranni, ben sapendo che questo progresso materiale si
tira appresso anche il progresso morale e civile (cose che
per lui sono vere eresie); dall'altra parte va con ciò ogni
giorno più persuadendo anche i più creduli che il suo'
governo è destinato inesorabilmente a pcrire; poichè,
se il mondo cammina, a suo marcio di spello, ed egli
non si dcgna tener gli (l'appresso, il certo che il mondo
staccherassi, e per sempre, da lui.
In seno alla pace 1I0i dobbiamo, dunque, procurare
che fecondino i germi della rivoluzione; e, per conseguenza, fare tn((o quanto sta in noi perché la rivoluzione porti i suoi frutti prima che scoppi i la guerl'a
a disperderne i semi.
Ma, per affrettare la rivoluzione, (fUali mezzi sono
piil acconci? l'apostolato pacifico o l'agitazione tumultuaria? la diffusione delle idee o l'insurrczione colle
armi?
Ecco una nuova questione che merita (l'essere discussa
a parte, e ponderatamente.
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2.
LA PROPAGANDA DELLE IDEE
E LA COriSPIRAZIONE ARMATA.
•
È più utile. alla redenzione dei popoli la diffusione
pacIfica delle Idee, o la conspirazione colle armi?
lo qui 1I0n parlo a coloro che, in buona od in
mal a fede, aborrono dai commovimenti popolari, e
vOI'l'ebbero che il mondo andasse sempre inanzi del
medeSImo passo, perchè preferiscono di sopportare i
malo preseutt, per gravi che siano, a quelli ignoti, e
l[umdl tanto più spaventosi, che a loro giudizio arrecherebbe Ver l'avvenire un riordinamento qualsiasi nelle
leggi sociali. Meglio rimanere come siamo essi dicono
che arrischiare di star peggio. E, trovandosi nei 101';
commodi panni, non hanno poi tutto il torlo. Se i
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compatirsi a vicenda. - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli