29.10.2011
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C 318/9
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Migliorare l'alfabetizzazione, le
competenze e l'inclusione digitali» (parere esplorativo)
(2011/C 318/02)
Relatrice: BATUT
La Commissione europea, in data 24 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304
del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo
sul tema:
Migliorare l'alfabetizzazione, le competenze e l'inclusione digitali
(parere esplorativo).
La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i
lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 22 giugno 2011.
Alla sua 473a sessione plenaria, dei giorni 13 e 14 luglio 2011 (seduta del 13 luglio), il Comitato
economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 136 voti favorevoli e 2 astensioni.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1
Le disparità di accesso al digitale dipendono dalle dise­
guaglianze economiche e sociali: è quindi urgente sviluppare la
crescita e l'occupazione e superare la crisi nel modo migliore.
1.2
Per OGNI cittadino, acquisire in modo critico i contenuti
di tutti i supporti mediatici significa: 1) disporre di una connes­
sione; 2) saper usare i materiali; 3) avere dimestichezza con la
tecnologia; 4) essere formato all'utilizzo; 5) partecipare al
mondo digitale.
1.3
L'inclusione digitale deve costituire un approccio globale
e garantire, tramite queste tecnologie, l'emancipazione di ogni
individuo, indipendentemente dalla sua posizione nella società.
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che
l'Unione e gli Stati membri dovrebbero garantire l'accessibilità
del digitale tramite l'apprendimento permanente delle compe­
tenze digitali a fini lavorativi, di realizzazione personale e di
cittadinanza.
1.4
L'accesso all'infrastruttura e agli strumenti va considerato
come un diritto fondamentale.
1.5
Il CESE auspica che le strutture di dialogo esistenti siano
sollecitate dalle autorità europee, nazionali e locali a incontrare i
rappresentanti della società civile organizzata per individuare
meglio i bisogni reali.
1.6
La qualità, l'innovazione, la trasparenza e l'accessibilità
che ci si possono aspettare dai servizi di interesse generale (SIG)
e dalle amministrazioni in Europa e negli Stati membri sono le
basi stesse dell'inclusione digitale.
1.7
Considerato che il fenomeno del digitale interessa am­
piamente le società (1) e che, nel 2010, il 30 % delle famiglie
non era ancora connesso ad Internet (2), il CESE ritiene che la
(1) GU C 116 del 20.4.2001, pag. 30; GU C 77 del 31.3.2009, pag. 60
e pag. 63; GU C 175 del 28.7.2009, pag. 92; GU C 317 del
23.12.2009, pag. 84; GU C 128 del 18.5.2010, pag. 69; GU C
255 del 22.9.2010, pag. 116; GU C 48 del 15.2.2011, pag. 72;
GU C 54 del 19.2.2011, pag. 58; GU C 107 del 6.4.2011, pag. 44 e
pag. 58; CESE 816/2011 del 4 maggio 2011.
(2) Cfr. Eurostat-STAT10/193, 14 dicembre 2010.
funzione dell'Unione debba essa quella di stimolo e di guida,
con l'obiettivo di offrire pari opportunità ai cittadini, e che essa
potrebbe fornire agli Stati membri fin dall'inizio un approccio
armonizzato, comprendente l'esigenza della protezione, per ren­
dere sicure le procedure e i dati. Il CESE raccomanda che
l'Unione e gli Stati membri si coordinino per l'e-inclusione:
— degli anziani, al fine di:
— fare in modo che l'Anno europeo dell'invecchiamento
attivo (2012) offra all'UE l'occasione di valorizzare il
ruolo svolto dalle TIC per collegare le generazioni e
mantenere in attività i meno anziani, lottare contro l'iso­
lamento e garantire una vita confortevole ai più anziani;
— guidare gli anziani nell'apprendimento del digitale tra­
mite formazioni e azioni di accompagnamento locali;
— mettere a punto obiettivi, materiali e software accessibili
per suscitare l'interesse e quindi creare il bisogno;
— definire dei progetti locali in materia di sanità elettro­
nica, di ricostituzione di una memoria collettiva, ad
esempio a livello di quartiere, e di recupero dell'autono­
mia, per consentire agli anziani di ristabilire dei rapporti
sociali;
— dei disabili, al fine di:
— assicurare, tramite le TIC, la loro partecipazione alla
società senza discriminazioni, garantendo l'accessibilità
e la facilità d'uso;
— sviluppare, tramite l'intermediazione della Commissione,
uno standard di «design per tutti» cui l'industria, i pro­
grammatori e i costruttori si conformino, o addirittura
imporre una clausola di accessibilità dei materiali e dei
software nei mercati di importazione, e adottando mi­
sure che impongano la diffusione dell'informatica nella
vita domestica, nei trasporti pubblici e privati, nell'edili­
zia, ecc.;
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— delle persone a basso reddito, al fine di:
Per il finanziamento delle azioni:
— sostenere la produzione di software accessibili e adeguati
alle esigenze delle popolazioni minoritarie;
— favorire il finanziamento dell'accesso universale tramite sov­
venzioni pubbliche nazionali e fondi UE;
— promuovere un servizio gratuito di punti Internet pub­
blici in luoghi nevralgici delle città, come pure nei quar­
tieri svantaggiati;
— sviluppare gli investimenti in particolare per i servizi rivolti
al pubblico (FSE, FEASR), garantire che i fondi destinati alla
R&S siano pari al 3 % del PIL europeo e ridurre i tagli ai
bilanci pubblici;
— offrire l'opportunità di apprendere e di qualificarsi per
una professione tramite l'e-learning;
— facilitare l'utilizzo dei dati aperti 2.0 (open data) e delle
open source;
— delle persone con un basso livello di istruzione, al fine di:
— concedere aiuti pubblici per le attività di sostegno (locali,
«esperti»), in modo da evitare che gli interessati restino
soli di fronte alla macchina;
— esigere, dagli operatori, dei costi abbordabili per l'uso del
telefono e dei media come supporti di formazione;
— promuovere la parte ludica della tecnologia, che evita lo
scoraggiamento: serious games, software con contenuti
qualificanti, uso delle reti sociali;
— garantire aiuti ai soggetti locali;
— delle minoranze, al fine di:
— sostenere progetti di applicazioni on-line, multilingui e
adeguate (ad esempio educazione sanitaria, sanità online, e-learning) e
— assicurare alle minoranze l'accesso a punti Internet pub­
blici e gratuiti, all'e-learning e alla scuola.
1.8
1.8.1
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In linea generale, il CESE ritiene necessario:
— fare della e-inclusione, a livello dell'UE e degli Stati membri,
un elemento trasversale delle politiche;
— completare rapidamente le infrastrutture di rete (regioni iso­
late, banda larga, ecc.);
— concepire sin dall'inizio le politiche pubbliche di sviluppo
del digitale, a livello europeo, nazionale e locale, come in­
clusive e non discriminatorie;
— favorire l'utilizzo dei materiali e dei software appena supe­
rati;
— mettere a disposizione delle risorse per garantire la e-inclu­
sione delle donne.
— destinare un fondo di riserva a questa sfida essenziale, per
conservare le conoscenze e attenuare gli effetti delle crisi;
— inserire la sfida digitale tra le priorità (FSE) dei programmi
degli enti locali e fornire alle organizzazioni della società
civile i mezzi per aiutare le categorie della popolazione
escluse dal digitale;
— adeguare il principio di addizionalità dei fondi strutturali
destinati all'inclusione digitale;
— ricorrere, se necessario, a prestiti obbligazionari per i grandi
lavori infrastrutturali;
— promuovere i PPP (partenariati pubblico-privati) in un qua­
dro europeo appropriato;
— favorire il principio di una tassazione a livello europeo delle
operazioni finanziarie (TTF), il cui gettito potrebbe essere
parzialmente destinato all'inclusione digitale;
— avviare negoziati tra le imprese del settore dei giochi com­
merciali (commercial gaming) e i soggetti pubblici (istruzione)
per riutilizzare in seconda battuta, a costi inferiori, le loro
tecnologie appena superate;
— favorire lo sviluppo del microfinanziamento di progetti di
formazione;
— promuovere dei sistemi di sostegno diretto alla persona per
l'accesso alle attrezzature di base (hardware e software);
— valutare i progressi compiuti tramite il digitale negli ultimi
cinque anni (posti di lavoro creati) per definire, insieme con
i soggetti interessati, i loro bisogni reali.
1.8.2
Per quanto riguarda l'acquisizione delle competenze:
— istituire un consiglio settoriale incaricato di definire un qua­
dro di riferimento europeo;
— definire un quadro di riferimento europeo delle formazioni e
delle nuove professioni nel campo del digitale e nei settori
limitrofi, nonché individuare gli elementi utili per il rilascio
di diplomi riconosciuti a livello europeo;
— creare un modulo europeo di apprendimento, con contenuti
multilingui, per l'acquisizione rapida di conoscenze e com­
petenze qualificanti;
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— tramite tale quadro europeo, rendere le professioni del digi­
tale più visibili e meglio retribuite, e sviluppare l'e-learning
per assicurare una professionalità elevata (aggiornamento
delle professioni del campo dell'informatica) al fine di au­
mentare il numero degli operatori del settore e permettere la
loro riqualificazione;
garantire la padronanza della forza dell'immagine, cosa che
richiede nuove forme di apprendimento ed espressione, so­
prattutto sotto forma ludica (uso degli smart phones in classe,
dei serious games, dei tablet PC, dei libri elettronici, delle reti
sociali …);
— introdurre un «passaporto digitale europeo», obbligatorio per
creare un'impresa.
— promuovere per tutti l'accesso al mercato del lavoro garan­
tendo l'acquisizione di solide basi generali e digitali.
1.8.3
Per quanto riguarda la sicurezza delle categorie vulne­
rabili della popolazione rispetto al digitale:
2. Contesto
— stabilire dei contenuti di base di Internet senza lasciare tutto
al mercato (UE e SM);
— definire delle norme «anti-inquinamento» dei siti, insegnare
la cibersicurezza fin dalle scuole;
— garantire che, in tutti i siti, esistano dispositivi che aiutino
gli utenti a ricordarsi delle elementari precauzioni di sicu­
rezza;
— garantire la definizione e il rispetto dei diritti dell'utilizzatore
delle reti;
— a tal fine, creare un codice dei diritti degli utilizzatori del
digitale, conforme ai principi della Carta dei diritti fonda­
mentali e all'articolo 9 del TFUE, che garantisca almeno il
rispetto della libertà di espressione, di informazione, del
diritto alla protezione dei dati personali, del diritto all'oblio,
del diritto alla protezione dei minori.
1.8.4
Per quanto riguarda il loro accesso al lavoro:
— favorire lo sviluppo del dialogo sociale e civile con le nu­
merose strutture esistenti su tutti i punti menzionati, per
tenere meglio conto dei bisogni e trasformare il digitale in
posti di lavoro e opportunità di sviluppo economico, sociale
e personale;
— promuovere la formazione digitale dei dipendenti delle im­
prese per garantire loro di mantenere più a lungo il posto di
lavoro e, al tempo stesso, migliorare la produttività azien­
dale.
1.8.5
Per quanto riguarda l'istruzione inclusiva per tutti, il
CESE raccomanda all'Unione di impegnarsi a:
— promuovere la parità di accesso a un'istruzione inclusiva in
tutte le scuole;
— promuovere l'e-inclusione del futuro sin dall'età prescolare,
senza discriminazioni;
— promuovere la formazione digitale dei genitori e degli inse­
gnanti elementari, adeguando le condizioni di lavoro di que­
sti ultimi;
— promuovere, per gli alunni in generale, ma soprattutto per
quelli con uno scarso rendimento scolastico, la diffusione
generalizzata del digitale a scuola, in particolare sotto forma
ludica (3), inquadrato ovviamente dagli insegnanti al fine di
(3) Una prassi che in inglese viene chiamata edutainement.
2.1
L'obiettivo della strategia Europa 2020 è quello di garan­
tire all'Unione una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva,
che consenta di uscire dalla crisi. L'iniziativa intitolata Un'agenda
europea del digitale (4) segnala, tra gli ostacoli, la mancanza di
competenze informatiche, il rischio di una crescente diffidenza
verso le reti e la criminalità informatica, come pure le oppor­
tunità mancate di affrontare le sfide sociali.
2.2
A giudizio del CESE, tale obiettivo riveste un'importanza
fondamentale. Nessun cittadino dovrebbe rimanere escluso dal
digitale, poiché esso rappresenta, innanzitutto, uno strumento di
realizzazione personale, partecipazione alla vita sociale ed
emancipazione (5).
3. Definizioni
3.1 Inclusione digitale
In base alla dichiarazione di Riga (6), per inclusione digitale (o
«e-inclusione») si intendono sia le tecnologie informatiche sia il
loro utilizzo per raggiungere obiettivi di inclusione più ampi
tramite la partecipazione di ogni individuo e di ogni comunità
alla totalità degli aspetti della società dell'informazione.
3.2 I destinatari delle misure
Anche se i cittadini sono suddivisi in categorie per essere indi­
viduabili ai fini degli aiuti ad essi destinati, l'inclusione digitale
deve però costituire un approccio globale. Sul piano umano, per
realizzare tale inclusione bisogna innanzitutto evitare di stigma­
tizzare le persone suddividendole in categorie; sul piano sociale,
l'inclusione esige un'assunzione di responsabilità collettiva e, sul
piano industriale e commerciale, occorre introdurre un «design
per tutti», che vada dalla progettazione all'utilizzo finale.
3.3 La cultura digitale
In generale, la cultura digitale è il mezzo, lo strumento senza il
quale non è più possibile beneficiare di quella che prima era la
cultura in senso lato, considerata come l'insieme dei legami che
uniscono tra loro i cittadini. In mancanza di questo strumento,
le possibilità di avvicinarsi agli altri e di acquisire nuove cono­
scenze sono molto più limitate.
La cultura (alfabetizzazione), le competenze e l'inclusione sono
indissociabili e corrispondono a una definizione organica e non
discriminatoria della e-inclusione per tutta la società.
(4) COM(2010) 245 definitivo/2; GU C 54 del 19.2.2011.
(5) UE, Dichiarazione ministeriale, Malmö, Svezia, 18 novembre 2009.
(6) Si veda la dichiarazione Le TIC per una società inclusiva, adottata
all'unanimità a Riga, (Lettonia), l'11 giugno 2006 (punto 4).
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3.3.1
Per essere inclusi, bisogna tuttavia soddisfare alcune
condizioni preliminari:
— disporre di una connessione: l'accessibilità elettronica («e-ac­
cessibilità») costituisce un aspetto imprescindibile,
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adeguate, nonché includere i cittadini in difficoltà. È grazie ai
professionisti del digitale che sarà possibile incrementare il nu­
mero degli utilizzatori.
4. Gli strumenti
4.1 Un accesso universale
— saper usare i materiali,
— avere dimestichezza con la tecnologia, essere formati, di­
sporre delle competenze informatiche necessarie per utiliz­
zare tutti i programmi e software Mac, Windows, Linux, di
Internet, del cellulare, ecc.,
— acquisire le informazioni necessarie per valutare in modo
critico i contenuti di tutti i supporti media, nel quadro
dell'esercizio di una cittadinanza attiva.
3.3.2
Tra gli esclusi dal digitale figurano gli anziani, i disabili,
talvolta le persone che prestano assistenza, le persone a basso
reddito e quelle poco istruite - con un distinguo: una parte della
popolazione «anziana» conosce Internet fin dalla sua prima ap­
parizione, lo sa usare e se ne serve; in alcuni Stati membri
questo gruppo costituisce un vero e proprio motore dell'econo­
mia. Il CESE ritiene che il digitale debba servire a garantire
l'emancipazione di ogni cittadino, indipendentemente dalla sua
posizione sociale, sia tramite approcci specifici che tramite un
approccio rivolto a tutti, il quale risulterebbe più economico e
inclusivo.
3.3.3
Il CESE ritiene che l'e-inclusione sia tutt'altro che sta­
bile e lineare. Le tecnologie si evolvono costantemente, il lavoro
è sempre più precario e soggetto a flessibilità, le carriere fram­
mentate. L'esclusione digitale è spesso dovuta a una serie di
concause. La formazione e l'aggiornamento delle conoscenze
sono aspetti essenziali dell'inclusione.
3.3.4
Questi problemi riguardano le imprese che incontrano
difficoltà finanziarie e non hanno le competenze e/o il tempo
necessari. Secondo il CESE, la e-inclusione deve anticipare i
tempi per far coincidere il più possibile l'evoluzione delle TIC
con lo sviluppo delle cause dell'esclusione.
4.1.1
Per eliminare le disparità di accesso alle TIC e promuo­
vere l'e-inclusione, nel 2002 l'Unione ha introdotto il servizio
universale e i diritti degli utilizzatori in materia di reti e servizi
di comunicazione elettronica (8). Il collegamento alla rete tele­
fonica pubblica deve garantire una velocità di trasmissione dati
tale da consentire un accesso efficace e abbordabile a Internet.
Non si tratta di eliminare il mercato né la concorrenza leale,
bensì di creare un equilibro tra obiettivi economici ed esigenze
sociali da soddisfare con urgenza. Come il CESE ha già ripetu­
tamente ricordato, il mercato non rappresenta un obiettivo a sé
stante, ma deve servire a migliorare la vita dei cittadini.
4.1.2
La qualità, l'innovazione, la trasparenza e l'accessibilità
che si possono richiedere ai SIG in Europa e negli Stati membri
costituiscono le fondamenta stesse della e-inclusione. Si tratta
infatti di efficacia sociale e quindi di durata, elemento essenziale
del «rendimento» in termini di inclusione. E in questo risiede il
paradosso della sfida dell'e-inclusione: mentre, da un lato, l'effi­
cacia sociale dei SIG e dei servizi sociali di interesse generale
(SSIG), come pure le azioni pubbliche a lungo termine, saranno
essenziali per garantire i risultati in termini di inclusione, dall'al­
tro si tratta di un settore in cui la rapidità è un fattore vitale.
Spetta ai poteri pubblici tentare di risolvere questo paradosso.
4.2 Un accesso uguale per tutti
4.2.1
Per garantire il servizio universale bisognerebbe com­
pletare rapidamente la copertura dell'intero territorio europeo
tramite le reti, lo sviluppo della banda larga di frequenze che
favorisce l'alta velocità e l'uso del dividendo digitale (9).
4.2.2
Tuttavia, si constata che le disparità di accesso e di
utilizzo delle TIC persistono, e che esse rispecchiano le disegua­
glianze economiche preesistenti. Nella maggior parte dei casi, i
cittadini inclusi nel digitale sono quelli che dispongono dei
mezzi per acquistare le attrezzature e acquisire le competenze
necessarie.
3.4 Le competenze digitali dei professionisti
La formazione permanente svolge un ruolo fondamentale. Dopo
aver suscitato una vera e propria infatuazione presso le giovani
generazioni, l'acquisizione delle qualifiche digitali (7) soffre ora
della scarsa visibilità delle carriere ad esse connesse ed è pena­
lizzata da remunerazioni meno vantaggiose. È urgente rimoti­
vare i futuri professionisti del settore digitale migliorando il loro
status, le retribuzioni e le condizioni di lavoro, al fine di rime­
diare alla carenza di personale qualificato e di formazioni
(7) Secondo l'Insead, The school of the world, opera citata dalla DG Im­
prese e industria, Richier, audizione del 28 marzo 2011.
5. Acquisire le competenze digitali di base
L'alfabetizzazione digitale
È l'incontro dei tre aspetti «bisogno» + «interesse» + «mezzi»
(finanziari e di altro tipo) che avvicina i destinatari al digitale.
(8) Direttiva 2002/22/CE.
(9) GU C 94 del 18.4.2002; GU C 110 del 9.5.2006; GU C 175 del
27.7.2007; GU C 224 del 30.8.2008; GU C 175 del 28.7.2009; GU
C 128 del 18.5.2010; GU C 44 dell'11.2.2011; GU C 54 del
19.2.2011; GU C 107 del 6.4.2011, pag. 13.
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5.1 Gli anziani
5.1.1
Le persone più anziane (10), categoria in aumento, sono
quelle che utilizzano meno le TIC:
— se già hanno dimestichezza con questi strumenti, hanno
bisogno di aggiornare le proprie conoscenze. Per puntare a
reinserire o a mantenere tali gruppi sul mercato del lavoro, il
CESE ritiene che gli enti locali, assieme alle imprese, nella
pratica del dialogo sociale, potrebbero proporre delle forma­
zioni adeguate;
— se non hanno ancora iniziato ad usarli, devono combat­
tere la mancanza di interesse, la timidezza e la diffidenza, e
imparare a manipolare i vari strumenti, vuoi a fini lavorativi,
vuoi per facilitarsi la vita domestica e sociale. Il CESE ritiene
che siano la tecnologia e gli «esperti» a doversi adattare. Le
persone anziane dovrebbero avere la possibilità di 1) essere
guidate, 2) disporre di software che facilitino l'apprendi­
mento, 3) utilizzare materiale alla loro portata, 4) disporre
di obiettivi adeguati per suscitare prima l'interesse e poi il
bisogno, come ad esempio la creazione di progetti in ma­
teria di sanità elettronica, la ricostituzione di una memoria
collettiva, ad esempio a livello di quartiere, la riconquista dei
rapporti sociali e di una certa autonomia.
5.1.2
Per gli anziani che vivono da soli, il digitale può co­
stituire un collegamento vitale. Ad esempio, l'ampia diffusione
di dispositivi per collegarsi telefonicamente con i servizi di
emergenza tramite un unico pulsante e a costi ragionevoli
può rientrare tra le missioni specifiche dei SSIG, poiché aiuta
i cittadini in difficoltà. La sanità on-line svolgerà un ruolo sem­
pre più importante (11): tutti i principi che il CESE vorrebbe far
rispettare per gli utilizzatori del digitale hanno carattere univer­
sale e sono applicabili al settore della sanità e dell'assistenza
sociale.
5.1.3
L'Anno europeo dell'invecchiamento attivo (2012) e i
suoi partenariati dell'innovazione devono offrire all'UE l'occa­
sione di valorizzare il ruolo svolto dalle TIC come collegamento
inclusivo tra le generazioni (apprendimento), per lottare contro
l'isolamento e garantire una vita confortevole agli anziani.
5.2 I disabili
Le TIC possono agevolare la partecipazione dei disabili alla
società su una base di uguaglianza con gli altri (12). Gli elementi
da considerare restano gli stessi che per gli altri destinatari:
definizione dell'obiettivo, accompagnamento nel processo di ap­
prendimento, software e materiali accessibili e adatti, attrezza­
ture accessibili e di facile uso nonché, in particolare, i sistemi di
trasporto intelligenti (13). Nel caso dei disabili, emerge chiara­
mente la funzione di «servizio di interesse generale» svolta dal­
l'alfabetizzazione digitale. L'assistenza per ciascun tipo di han­
dicap può facilitare l'inserimento sociale. Il ruolo delle ONG
deve essere riconosciuto e coordinato con quello dei poteri
(10) GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 17; GU C 77 del 31.3.2009,
pag. 115; GU C 74 del 23.3.2005, pag. 44.
(11) GU 317 del 23.12.2009, pag. 84.
Cfr. EHTEL, European Health Telematics Association.
(12) COM(2010) 636 definitivo - Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti delle persone con disabilità /UE/23.12.2010.
(13) GU C 277 del 17.11.2009, pag. 85.
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pubblici. Una «progettazione universale», che, nella misura del
possibile, tenga conto delle esigenze di ogni tipo di utente, è
preferibile a progettazioni specifiche mirate soltanto agli utenti
disabili.
5.3 Le persone a basso reddito
5.3.1
Le disparità di accesso al digitale dipendono dalle dise­
guaglianze economiche e sociali: uomini/donne, famiglie/donne
single, città/regioni rurali o insulari, paesi ricchi/paesi meno
avanzati. Tali disuguaglianze vanno evidentemente combattute
per realizzare l'inclusione del numero massimo di persone.
5.3.1.1
Le persone provenienti da un contesto di migrazione
o da gruppi minoritari incontrano difficoltà ancora maggiori,
poiché non vengono prodotti dei software che potrebbero in­
teressarli.
5.3.2
Il CESE ritiene che l'organizzazione di punti Internet
pubblici gratuiti in luoghi nevralgici delle città, così come l'ac­
cesso ai dati aperti 2.0 e alle open source, offrirebbe la possibilità
di cercare lavoro e di comunicare. Le postazioni fisse conti­
nuano ad essere importanti per il sostegno alla formazione. È
una funzione che andrebbe condivisa tra poteri pubblici, ope­
ratori e associazioni.
5.3.3
L'accesso all'infrastruttura e agli strumenti va conside­
rato come un diritto fondamentale: ai fini dell'alfabetizzazione
digitale, la formazione e la trasmissione di conoscenze ed espe­
rienza sono molto importanti ad ogni età e in ogni situazione
esistenziale.
5.4 Le persone con un basso livello di istruzione
5.4.1
Il CESE ritiene che queste persone debbano trovare un
interesse per il digitale grazie ad un accompagnamento specia­
lizzato, che parta dal telefono e dai mezzi di comunicazione di
massa.
5.4.2
Associare una macchina a un istruttore e iniziare con
la parte ludica della tecnologia evita di scoraggiare le persone
che iniziano l'apprendimento. Il CESE ritiene che i bambini con
uno scarso rendimento scolastico possano essere recuperati tra­
mite lo smart phone, da impiegare come un tempo si usava la
matita. L'accesso alle competenze fondamentali può iniziare con
i cosiddetti serious games, simili ai giochi cerebrali, tanto per i
giovani quanto per gli adulti, mediante dei software con conte­
nuti qualificanti.
5.4.3
Per essere inclusivo, il digitale nell'Unione ha bisogno
di un'Internet ricca di contenuti culturali. Gli europei ricono­
scono che la cultura è l'elemento che li unisce di più. L'UE deve
attuare la diversità delle espressioni culturali in tutte le iniziative
relative all'agenda digitale (14). La digitalizzazione di oggetti cul­
turali facilita, per i meno favoriti, l'accesso alla conoscenza, che
fa parte del bagaglio utile tanto per l'integrazione sociale quanto
per la realizzazione personale, soprattutto se nella lingua ma­
terna.
(14) Convenzione dell'Unesco sulla protezione e la promozione della
diversità delle espressioni culturali, del 20 ottobre 2005, entrata
in vigore il 18 marzo 2007; Risoluzione del Parlamento europeo
del 5 maggio 2010 sulla nuova Agenda europea del digitale:
2015.eu.
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5.5 I gruppi minoritari
5.5.1
Il CESE auspica che anche questi gruppi possano be­
neficiare della e-inclusione, che si tratti di immigrati oppure no,
come ad esempio i Rom. Pur non essendo analfabeti, essi non
possiedono né la lingua né la cultura del paese di accoglienza, e
non hanno facile accesso ai computer. Le donne, che spesso
sono le meno informate, sono ancora più svantaggiate.
5.5.2
L'esempio del sistema d'informazione del mercato in­
terno (IMI) (15), applicazione on-line multilingue destinata alle
autorità amministrative nazionali dell'UE per comunicare facil­
mente, potrebbe servire come base per creare delle applicazioni
sociali intese a promuovere l'apprendimento dei residenti e dei
cittadini dell'Unione e quindi consentire loro di accedere all'elearning.
5.5.3
Per tutte le categorie di destinatari enumerate nel pre­
sente capitolo 5, il ruolo delle reti sociali può essere fondamen­
tale, se adeguatamente controllato. Inoltre i cibercaffè, che svol­
gono una funzione incontestabile nello sviluppare l'interesse e le
competenze digitali dei giovani, potrebbero essere resi più ab­
bordabili, ad esempio tramite la concessione di buoni a tariffa
agevolata da parte degli enti locali.
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dei tablet PC e dei libri elettronici sotto la guida degli insegnanti,
così come l'uso delle reti sociali, potrebbe servire a coinvolgere
gli alunni più in difficoltà grazie alle nuove forme di apprendi­
mento loro offerte.
6.1.2
L'acquisizione di qualifiche e diplomi, come pure l'in­
gresso nei diversi percorsi professionali del digitale, dovrebbe
potersi basare su un quadro di riferimento europeo in materia
di formazioni, in particolare quelle relative alle nuove figure
professionali legate alla società digitale. Alcune professioni co­
stituiscono delle riqualificazioni di professioni già esistenti, men­
tre altre sono completamente nuove. Si potrebbe redigere un
elenco europeo pubblico di «competenze digitali» al fine di
fissare le condizioni per il rilascio di diplomi europei che faci­
literebbero la mobilità degli interessati. Il CESE ritiene che l'ado­
zione di misure che permettano agli studenti di ottenere uno
status socioprofessionale elevato dovrebbe attenuare la loro di­
saffezione nei confronti delle professioni del settore digitale.
6.1.3
L'impulso europeo deve concretizzarsi negli Stati mem­
bri per tutti i tipi di insegnamento a livello nazionale, regionale
e locale, e comprendere la formazione dei genitori e degli inse­
gnanti, le cui condizioni di lavoro vanno rivedute.
6.2 Formazione permanente (life long e-learning)
5.6 Anche le imprese
5.6.1
Le PMI, quando la loro attività principale non è il
digitale, possono trovarsi in una situazione di esclusione digi­
tale. La mancanza di tempo per acquisire dimestichezza con
questi strumenti, il peso delle consuetudini, le difficoltà finan­
ziarie, un approccio obsoleto alla gestione informatica: sono
tutti fattori che possono influire sulla gestione e sul processo
aziendale come pure sui dipendenti. Tali imprese, quindi, ri­
schiano di essere escluse anche dalla pratica del cloud compu­
ting (16), che apporta delle soluzioni in materia di gestione IT.
Dato che la loro produttività può risentire di tali carenze, oc­
corre cercare dei mezzi per farle partecipare.
6. Sviluppare le competenze digitali di tutti per rispondere
alle sfide sociali e socioculturali
6.2.1
Alcune delle categorie interessate vanno sensibilizzate
attraverso campagne mirate. Per gli esclusi dalle tecnologie di­
gitali, la trasmissione dei saperi sperimentali è importante, e i
metodi partecipativi, rispetto all'insegnamento teorico, rappre­
sentano al tempo stesso lo sviluppo delle potenzialità e una
possibilità d'inserimento. I disoccupati, gli occupati, gli anziani
e i gruppi socialmente esclusi che vogliono ottenere un posto di
lavoro sono particolarmente interessati e hanno bisogno di oc­
cupabilità e sociabilità.
6.2.2 A z i o n i d e l l e i m p r e s e
Il conseguimento di un «passaporto per l'economia digitale» al
termine di una formazione standard in materia di TIC nel set­
tore aziendale potrebbe in futuro costituire un requisito per la
creazione di un'impresa.
6.1 Istruzione e formazione (17)
6.1.1
L'inclusione di domani comincia dall'età prescolare. La
parità di accesso, in tutte le scuole, a un'istruzione digitale
inclusiva per tutti i bambini, compresi quelli disabili, isolati,
provenienti da famiglie in difficoltà, aumenterà la loro autono­
mia nell'età adulta. La diffusione generalizzata dei serious games,
(15) IMI, Comunicazione della Commissione europea del 21 febbraio
2011 (COM(2011) 75 definitivo) - Cooperazione ed Europa/Svi­
luppo economico e occupazione, www.ec.europa.eu//imi-net.
(16) Cloud computing: impiego di tecnologie dell'informazione al fine di
sviluppare e applicare un modello di prestazioni che consenta di
fornire prodotti, servizi e soluzioni di gestione in tempo reale tra­
mite Internet, internamente all'impresa (privato) o esternamente
(pubblico), oppure combinando le due soluzioni (ibrido). Parere
CESE (TEN/452), relatore: PIGAL, in corso di elaborazione.
(17) E-Learning: uso di nuove tecnologie multimediali e di Internet per
migliorare la qualità dell'apprendimento mediante l'accesso a di­
stanza a risorse e servizi nonché a collaborazioni e interscambi
(definizione della Commissione europea - Iniziativa e-Learning).
La formazione interna dei lavoratori delle imprese in materia di
TIC dovrebbe essere impartita in modo generalizzato tramite
accordi interni, poiché essa contribuisce alla e-inclusione e con­
sente di mantenere i lavoratori più a lungo nel posto di lavoro
e, al tempo stesso, di incrementare la produttività aziendale.
6.2.3 A z i o n i d e l l e a u t o r i t à p u b b l i c h e
Le politiche di sviluppo del digitale, a livello nazionale e locale,
devono essere concepite sin dall'inizio come inclusive e non
discriminatorie.
L'impiego dei fondi strutturali: è alle autorità che spetta definire
quali attività innovative siano importanti per la società nel suo
complesso e possano ricevere un sostegno in modo da proporle
a tutte le parti interessate al prezzo migliore.
29.10.2011
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
L'UE e gli Stati membri dovrebbero proporre un quadro euro­
peo per rafforzare la professionalizzazione dei lavori del settore
informatico.
C 318/15
C. La sintesi delle sfide poste dall'agenda digitale e delle aspet­
tative dei cittadini può essere rappresentata mediante i se­
guenti tre cerchi concentrici:
6.3 Lavorare sui contenuti
6.3.1
L'importanza dei contenuti vieta di lasciare al mercato
il compito di definire le formazioni, l'istruzione e la cultura.
6.3.2
Le autorità pubbliche nazionali dovrebbero definire dei
contenuti di base, facilitare i corsi di formazione a distanza e,
assieme all'Unione, stabilire gli elementi utili all'assegnazione di
diplomi riconosciuti a livello europeo. L'ascolto degli utilizzatori
è essenziale per individuare i loro bisogni reali.
6.3.3
Sono indispensabili contenuti adattabili e multimediali
affinché l'ambiente digitale della persona abbia un continuum
(Internet «alfabetizzata»), nel rispetto dell'accessibilità per i disa­
bili.
6.3.4
I cittadini dei paesi le cui lingue sono poco parlate
all'estero si trovano in una situazione di svantaggio rispetto
alle offerte Internet. L'Unione e gli Stati membri dovrebbero
garantire il rispetto della loro cultura e la diffusione di contenuti
reali nella loro lingua.
6.3.5
Il contenuto delle reti sociali è creato dagli utilizzatori.
Tale strumento può essere impiegato per attirare chiunque sia in
difficoltà con le tecnologie digitali, nel rispetto dei suoi diritti di
utilizzatore.
7. Accrescere la sicurezza per vincere la diffidenza
A. L'uso del digitale richiede la massima prudenza (18) quando
non ci si sente sicuri né di se stessi, né del sistema, e la
relativa ignoranza in materia di sicurezza informatica impe­
disce di premunirsi (19). Le persone escluse o in via d'inclu­
sione digitale sono quelle che corrono i rischi maggiori.
B. La pratica del digitale modifica gli schemi mentali delle per­
sone e della società: ad esempio, bisogna proteggere la «tra­
sparenza» oppure l'«intimità»? In linea generale, ogni approc­
cio all'inclusione digitale deve partire dalla consapevolezza
che lo strumento, già di per sé, presenta un'elevata capacità
di «intrusione» (20) nella vita privata, che sia autorizzata op­
pure no, e il cui abuso provocherebbe conseguenze deva­
stanti per tutti gli utilizzatori, soprattutto per i più vulnera­
bili. Una lotta più dura contro gli abusi e la criminalità legata
al digitale deve contribuire a rafforzare ulteriormente la fi­
ducia degli utilizzatori.
(18) GU C 218 del 23.7.2011, pag. 130.
(19) GU C 107 del 6.4.2011, pag. 58, e COM(2010) 521 definitivo.
(20) Alex Türk, presidente della Commissione nazionale francese per
l'informatica e le libertà, in La vie privée en péril, des citoyens sous
contrôle («La vita privata in pericolo: cittadini sotto controllo»), edi­
zioni O. Jacob 2011; lavori del G29, gruppo di lavoro che riunisce i
rappresentanti di tutte le autorità indipendenti di protezione dei dati
nazionali (art. 29, DIR. del 24.10.1995).
7.1 I diritti degli utilizzatori
7.1.1
Il CESE auspica l'adozione di misure intese a dare fi­
ducia e a garantire la sicurezza di tutti i cittadini, dell'ambiente
digitale e delle operazioni on-line, come previsto dal Settimo
programma quadro di ricerca e sviluppo (PQRS) (21).
7.1.2
Si potrebbero studiare dei mezzi per inserire nei siti
web dispositivi che rammentino agli utenti le semplici precau­
zioni da rispettare per proteggersi (22). Lo studio in classe, fin
dall'inizio della scuola secondaria, di piccoli opuscoli come eYou
Guide - i tuoi diritti on-line (23), pubblicato dalla Commissione
europea, sarebbe di grande importanza per sensibilizzare il pub­
blico giovane, anch'esso vulnerabile, ai riflessi da acquisire per
utilizzare il digitale in modo sicuro.
7.1.3
Il CESE ritiene che i cittadini dovrebbero essere meglio
informati sul ruolo del garante europeo della protezione dei dati
(GEPD), sancito dall'articolo 16 del TFUE, nonché su quello del
G29.
7.1.4
Il CESE auspica inoltre che la dignità degli utilizzatori
venga protetta grazie all'introduzione di norme di diritto euro­
pee (24) conformi ai principi della Carta dei diritti fondamentali,
affinché vengano rispettati:
— la libertà di espressione e d'informazione, in particolare nella
lingua materna,
— il diritto alla protezione della vita privata e dei dati personali
(ID, dati sanitari, ecc.),
(21) 7PQRS per il periodo 2007-2013 - Decisione n. 1982/2006/CE del
18 dicembre 2006.
(22) Parere 5/2009 del G29 sulle reti sociali on-line, 12.6.2009, capitolo
5, punto 8: concepire delle tecnologie che siano automaticamente
configurate per il rispetto della vita privata.
(23) http://www.ec.europa.eu//eyouguide.
(24) Risoluzione del Parlamento europeo del 5 maggio 2010 sulla nuova
Agenda europea del digitale: 2015.eu (2009/2225(INI)), punto 29:
numerosi Stati membri non hanno «ancora ratificato la conven­
zione sulla cibercriminalità del Consiglio d'Europa».
C 318/16
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
— il diritto alla cancellazione dei dati («diritto all'oblio»),
— il diritto alla protezione dei minori.
7.1.5
Il CESE ricorda inoltre che esistono già diverse carte
nazionali e internazionali (25) dei consumatori che riportano i
diritti fondamentali degli utilizzatori del digitale affinché ven­
gano garantiti. Il Parlamento europeo si augura vivamente che
ne venga adottata una. Il CESE auspica che la pubblicazione di
un codice dei diritti on-line nell'UE, annunciata dalla Commis­
sione europea nella sua comunicazione intitolata Un'agenda di­
gitale europea (26), venga presto discussa non solo con le orga­
nizzazioni dei consumatori ma anche con le parti sociali euro­
pee.
7.2
Il Parlamento europeo auspica il riconoscimento di una
«quinta libertà che consenta la libera circolazione dei contenuti
e delle conoscenze» sulle reti. Il CESE ritiene che essa dovrebbe
garantire la sicurezza degli utilizzatori e la proprietà intellet­
tuale. I dati economici e industriali hanno anch'essi bisogno
di sicurezza. Le grids e il cloud computing, che mobilitano nume­
rosi soggetti digitali allo stesso tempo, richiedono dei metodi di
protezione specifici che devono essere messi a disposizione delle
imprese, in particolare delle microimprese.
7.3
L'accelerazione dell'e-government (27) sotto il profilo della
semplificazione delle formalità potrebbe rendere sicure le pro­
cedure amministrative, in particolare per le persone anziane,
tenendo conto del fatto che la democrazia digitale può essere
inclusiva ma non deve recare pregiudizio alla democrazia in
quanto tale, e che le sue pratiche devono essere sottoposte ai
principi summenzionati.
8. Creare posti di lavoro
8.1
Si prevede che l'inclusione di tutti determini un aumento
del volume di manodopera impiegata e un incremento della
crescita. La crisi, la situazione demografica e l'aumento della
disoccupazione e della precarietà non favoriscono lo sviluppo
delle competenze, né dal punto di vista dei lavoratori dipendenti
né da quello dei datori di lavoro. Combattere il lavoro precario
e l'isolamento rappresenta una delle condizioni della ricerca di
qualificazioni, specialmente in campo digitale, per accedere a un
mercato del lavoro inclusivo (28), poiché il divario tra lavoratori
qualificati e non qualificati è in aumento. Il dialogo sociale, in
particolare settoriale (29), e le politiche pubbliche devono impe­
rativamente trovare un punto d'incontro per aumentare e tra­
sformare le qualificazioni digitali delle categorie svantaggiate in
posti di lavoro.
8.2
Nuovi mestieri interessano le categorie che si formano al
digitale per reinserirsi. Le agenzie responsabili per l'occupazione
(25) DOC n. 3708 Infosoc, marzo 2008 - Carta dei diritti dei consuma­
tori nel mondo digitale.
(26) COM(2010) 245 definitivo/2, azione 4.
(27) Dichiarazione di Malmö (2009).
(28) Accordo quadro ETUC-Businesseurope, CEEP, Ueapme (2010).
(29) Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio (2008/C
111/01, GU C 111 del 6.5.2008, pag. 1) sulla costituzione del
Quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l'apprendimento
permanente.
29.10.2011
negli Stati membri dovrebbero essere capaci di evidenziarli nei
diversi settori per favorirne il riconoscimento da parte del­
l'Unione.
8.3
In tutti gli Stati membri gli ispettorati del lavoro hanno
bisogno di aggiornamento.
8.4
Il «mainstreaming» e la sinergia tra le azioni europee
saranno delle chiavi di volta del successo dell'inclusione digitale
nell'Unione. La maggior parte dei materiali digitali a disposi­
zione dell'utilizzatore finale vengono importati nell'Unione, e
le loro caratteristiche di fabbricazione non sono note agli euro­
pei. Tuttavia, per il cittadino l'accessibilità dipende dalla tecno­
logia del materiale di cui dispone, in particolare per le categorie
svantaggiate, in primo luogo le persone anziane e i disabili. È
opportuno favorire una progettazione e delle funzionalità di
grande accessibilità, nonché dei programmi informatici dai con­
tenuti adeguati, per farne gli elementi vincenti della cultura
digitale inclusiva, definendoli secondo gli approcci europei nel
rispetto degli standard internazionali, così come includere delle
clausole in materia negli accordi commerciali.
8.5
Ciò richiede degli investimenti in tutti i settori, in parti­
colare per i servizi che sono rivolti al pubblico. Se non lo fanno
gli europei, saranno altri a farlo, e le imprese dell'UE perderanno
mercati e posti di lavoro. L'attuale obiettivo dell'UE è investire il
3 % del PIL nella R&S, e il CESE ritiene che sia urgente raggiun­
gere veramente tale quota. Tutte le categorie svantaggiate atten­
dono dei progressi.
9. Il finanziamento delle azioni
9.1
Le politiche da definire devono evitare che gli e-inclusi di
oggi escano dal circolo virtuoso. Gli stanziamenti da destinare a
questa sfida vitale per l'Unione devono essere sviluppati sul
lungo termine, dall'inizio (R&S&I) sino alla fine della catena
(utilizzatori finali), con accantonamenti che permettano di atte­
nuare gli effetti delle crisi. Quando i bilanci nazionali non di­
spongono più di margini di manovra a causa dei tagli imposti
per ridurre le spese, ogni 1 % in più può fare la differenza.
9.2
L'inclusione di tutte le categorie escluse dal digitale può
essere rafforzata creando un mercato europeo strutturato di
servizi di sostegno adeguati, eventualmente sotto forma di
task force, che determinerebbe un effetto di scala.
9.3
Il finanziamento ha per oggetto la dotazione infrastrut­
turale completa del territorio europeo, la ricerca e l'innovazione
tecnologica, i contenuti, l'innovazione sociale per le categorie
escluse, l'e-learning, la trasformazione delle competenze in posti
di lavoro, le azioni della società civile, delle imprese e dei sog­
getti pubblici, nazionali, territoriali e locali.
9.4
Il cumulo degli aiuti dovrebbe risolvere le cause di esclu­
sione, che sono esse stesse cumulative, farsi carico dei costi
energetici, dei locali, della definizione dei contenuti, creare dei
materiali idonei e definire dei programmi di studio adeguati.
29.10.2011
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
9.5
A giudizio del CESE, le misure relative all'inclusione di­
gitale (gestione, azioni, controllo) dovrebbero essere menzionate
nella relazione annuale della Commissione e discusse con le
parti sociali; si dovrebbe dare ampia diffusione alle misure intese
a orientare i cittadini verso le possibilità d'inclusione digitale.
9.5.1
Gli attori territoriali, che svolgono un ruolo di primo
piano nell'attuazione delle politiche nazionali, devono 1) iscri­
vere nelle agende locali la priorità digitale e rivolgersi al FSE, 2)
sensibilizzare i responsabili alle esigenze in campo digitale dei
gruppi sociali di cui si occupano e 3) sensibilizzare i gruppi
destinatari attraverso strumenti locali come le TV locali, 4) con­
sultarli in merito alle loro esigenze tramite riunioni con i rap­
presentanti della società civile organizzata.
9.5.1.1
Il CESE deplora che il dialogo sociale e civile, a livello
sia europeo che nazionale, non sia specificamente strutturato
sulla società digitale, che esercita un influsso profondo sugli stili
di vita, mentre le categorie svantaggiate hanno bisogno di du­
rata, coerenza, garanzie e azioni decentrate.
9.6
Le imprese devono avere la possibilità di svilupparsi at­
traverso il digitale e di sensibilizzare gli sviluppatori e i costrut­
tori alle loro necessità e affinché vengano presi in considera­
zione gli svantaggi di ogni tipo («design per tutti», compresa la
e-accessibilità).
9.7 I modi di finanziamento
9.7.1
Fondo sociale europeo: per il periodo 2014-2020 la
Commissione (azioni fondamentali 11 e 12) prevede di asse­
gnare dei fondi agli Stati membri attraverso il FSE per la rea­
lizzazione degli obiettivi dell'inclusione digitale. Il CESE ritiene
che sia inoltre necessario ricercare tutte le sinergie tra le linee di
bilancio.
C 318/17
— per le infrastrutture e le infrastrutture digitali, nel quadro
dell'iniziativa della Commissione relativa a dei prestiti obbli­
gazionari per il finanziamento di progetti prevista dalla stra­
tegia Europa 2020, qualora detta iniziativa venga realiz­
zata (30),
— una partecipazione destinata all'e-learning per i fornitori di
accesso, gli operatori e i fornitori di materiali,
— una tassazione a livello europeo delle operazioni finanzia­
rie (31), il cui gettito potrebbe essere parzialmente destinato
all'inclusione digitale.
9.7.3
In ogni caso, il controllo (32) dell'utilizzo dei fondi sa­
rebbe cruciale per garantire l'efficacia degli aiuti. Le parti sociali
devono essere associate alle differenti forme di controllo. Per
l'FSE esistono già dei comitati di monitoraggio. Invece, per i
partenariati pubblico-privato (PPP) che si potrebbero prevedere
in un quadro europeo adeguato, è necessario inventare nuove
forme di sorveglianza per quanto riguarda il costo finale sia per
il contribuente che per l'utilizzatore, secondo la logica e le
regole dei servizi d'interesse generale (SIG), dei servizi d'interesse
economico generale (SIEG) e dei servizi sociali d'interesse gene­
rale (SSIG). Tuttavia, essi si potrebbero concepire soltanto nel­
l'ambito di un apposito quadro europeo (33).
9.7.4
Il CESE ritiene che non basti diffondere l'accesso e
adeguare le velocità di trasmissione del servizio universale allo
sviluppo tecnologico, e ribadisce la proposta formulata nel pa­
rere CESE 1915/2008, secondo cui occorre:
— tener conto non solo dell'esclusione geografica, ma anche
dell'esclusione sociale, che è legata alla scarsa capacità finan­
ziaria o alle limitate competenze di determinati gruppi di
utenti, cercando di ampliare il servizio universale in modo
da garantire la disponibilità d'accesso a tutti gli utenti, indi­
pendentemente dalla loro situazione,
9.7.1.1
Il CESE si domanda se il principio di addizionalità sia
pertinente per l'assegnazione dei fondi strutturali di fronte a una
questione così importante per il futuro, in un momento in cui
numerosi soggetti pubblici hanno forti difficoltà di bilancio,
quando le tappe per ridurre il divario digitale non possono
più attendere di essere affrontate. Il Comitato auspica che ven­
gano studiate le possibilità di un'assegnazione diretta.
— favorire il finanziamento del servizio universale (34) attra­
verso sovvenzioni pubbliche nazionali e fondi comunitari,
ossia gli unici strumenti adeguati per quei paesi in cui gli
obblighi del servizio universale comportano un onere finan­
ziario eccessivo per gli operatori,
9.7.2
Il Comitato propone, per la realizzazione dell'inclu­
sione digitale, che vengano ricercate delle opportunità di nuovi
modi di finanziamento:
— sostenere i progetti di inclusione digitale, in particolare i
microfinanziamenti destinati a progetti di formazione a li­
vello locale, centri pubblici di accesso collettivo a Internet e
totem interattivi nei locali pubblici, utilizzabili come punti
di accesso gratuiti a Internet,
— tra soggetti pubblici e privati, per le TIC in generale, ad
esempio con le imprese del settore dei giochi commerciali
- commercial gaming - (che realizzano notevoli profitti) per
riutilizzare le loro tecnologie di punta in seconda battuta a
costi inferiori,
(30) Consultazione pubblica (fino al 2 maggio 2011).
(31) PE, relazione Podimata sulla tassazione delle operazioni finanziarie 529 voti favorevoli, 127 voti contrari e 18 astensioni (8 e 9 marzo
2011).
(32) GU C 132 del 3.5.2011, pag. 8.
(33) GU C 48 del 15.2.2011, pag. 72.
(34) GU C 175 del 28.7.2009, pag. 8.
C 318/18
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
— invitare gli Stati membri a prevedere un'assistenza finanziaria per le famiglie e le persone singole per le
quali il materiale di base (computer, software, modem), l'accesso e il servizio rappresentano un costo
proibitivo.
Bruxelles, 13 luglio 2011
Il presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Staffan NILSSON
29.10.2011
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Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema