“Il TdP in ambito dell’igiene e sanità pubblica, anche in relazione ai “rischi ambientali” : attività e bisogni formativi.” Davide BIANCHI , Tecnico della Prevenzione, presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Cesena. Il modello di sanità con la quale siamo stati abituati a dare risposta ai bisogni di salute della popolazione ha subito negli ultimi anni un profondo cambiamento; la novità, se così si può dire, deriva dallo straordinario sviluppo economico, sociale, culturale e tecnologico avvenuta nel corso del XX secolo, che ha innalzato il livello delle condizioni generali di vita della, in conseguenza del quale si è ottenuto un aumento del livello di salute della popolazione. Per cui anche il concetto di Salute è stato ripensato. Tra le altre cose è cresciuta la consapevolezza che intervenendo sui determinanti di salute comportamentale, o “stili di vita”, correlati a gran parte delle malattie odierne, si possano conseguire risultati non raggiungibili con l’impostazione classica di "prescrizione medica quale risposta terapeutica alla diagnosi". Perciò si è convenuto che intervenire su stili di vita individuali, che sono in realtà condizionati da fattori sociali, culturali ed economici, così come i determinanti ambientali, configura una valenza di salute pubblica. Un altro elemento di cambiamento si identifica nell’esordio di nuove evidenze scientifiche, ed accadimenti, che influiscono pesantemente sulla percezione pubblica, richiedendo sviluppi nella ricerca e nelle conoscenze, nella elaborazione di strategie comunicative, e nel condizionamento di scelte della Pubblica Amministrazione: i nuovi problemi dell’organizzazione del lavoro, la globalizzazione dei mercati, le malattie infettive emergenti dell’uomo e degli animali, nuovi inquinanti ambientali, il traffico ecc. Sotto questo profilo il Piano Sanitario Regionale 1999 – 2001 ha introdotto un nuovo modo di pensare rispetto al miglioramento della salute, in particolare il cambiamento di modello si attua attraverso l’introduzione di nuovi concetti in materia di promozione della salute, di trasversalità delle azioni e degli obiettivi tra Enti e servizi, di lavoro per Piani per la salute, individuando su tali temi il Dipartimento di Sanità Pubblica (DSP) quale interlocutore tecnico privilegiato a supporto delle Aziende sanitarie. 1 Il contesto legislativo regionale sulla organizzazione dei DSP (Linee guida approvate con DGR 322 del 2000) individua alcuni ambiti di intervento, qui sotto sintetizzati, che meritano una riflessione, in riferimento al ruolo che il personale dovrà svolgere. Le stesse hanno definito il ruolo dei DSP nei: • Piani per la Salute (alleanze ed integrazione) • nello svolgimento di funzioni epidemiologiche di interesse per tutta l’Azienda Sanitaria Locale (attenzione ai determinanti di salute) • comunicazione del rischio; • hanno affermato un metodo di lavoro dei servizi basato sulla selezione dei problemi e delle priorità, e la programmazione delle attività; • sostengono un metodo basato sul lavoro integrato e interdisciplinare, pur prevedendo un modello organizzativo prevalentemente orientato sulla suddivisione in Servizi; Un’altra importante trasformazione del “contesto” giunge dal corpo normativo che, negli ultimi anni ha, da una parte, spostato l'attribuzione della responsabilità, su molti temi in materia di igiene e sicurezza, sui titolari delle aziende; dall'altra, ha modificato il ruolo dei servizi di prevenzione, sempre più chiamati a valutare l'insieme dei processi realizzati dalle aziende per assicurare obiettivi di qualità e sicurezza, piuttosto che esercitare la tradizionale vigilanza attraverso il controllo del prodotto finito. Tale indirizzo, avviatosi con la normativa in materia di igiene e sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 626/94 e successive modifiche), si è poi allargato alla disciplina in materia alimentare (D.Lgs. 155/97), in materia edilizia (L.R. 31/02), nell’accordo fra stato e regioni sulla gestione dell piscine, ed è adottato da autorità sanitarie locali per dare risposte a singoli problemi in ambito locale. A questo proposito non possono essere ignorati i limiti che tale sistema pone, soprattutto in riferimento al rischio che la filiera di autocontrollo posta in capo ai privati, o ai loro consulenti, non consegua gli obiettivi di individuazione e risoluzione dei problemi, ma spesso sia percepita come un’ulteriore gabella burocratica, alla quale dare risposta con piani di lavoro standardizzati; contribuendo a congestionare il sistema che invece il corpo normativo vorrebbe semplificare, attraverso l’assunzione di responsabilità, mediante' autocertificazione e l'asseverazione. Professione In questo contesto i DSP, sono spinti a riveder i loro assetti organizzativi, attraverso modalità di lavoro e competenze riorientate rispetto a quelle tradizionali. 2 Di fatto notevoli innovazioni di carattere organizzativo sono state intraprese, per quanto però riguarda la preparazione e l'addestramento professionale il sistema è ancora “in divenire”. Sulle modifiche si osserva che: • la sanità pubblica, al fine di conseguire obiettivi di promozione della salute, ha modificato la propria “visione” attraverso lo sviluppo di competenze principalmente relative a: 1. valutazioni epidemiologiche 2. comunicazione 3. valutazione integrate dei problemi; 4. predisposizione di sistemi informativi 5. attivazione di patti locali per la salute (piani per la salute) • per conseguire obiettivi di salute in modo efficace è necessario affrontare i problemi con un patrimonio professionale che tenga conto prioritariamente delle suddette conoscenze; • all’interno dei Dipartimenti la visione globale dei problemi spesso cede il passo ad un interesse di Servizio, configurando l’organizzazione a “canne d’organo”. • A questo probabilmente contribuisce, oltre ad una sedimentazione dei comportamenti professionali conseguiti negli anni, anche la formazione di base dei professionisti che, per loro natura, orientano ad indirizzi specifici; lo è per i tecnici, che possiedono diplomi tecnici poco attinenti con l’attività svolta, lo è per i dirigenti, in possesso di titolo spesso collegati ad un Servizio dei Dsp (il medico di sanità Pubblica sui Servizi di igiene pubblica e alimenti, il Veterinario sui Servizi Veterinari, L’ingegnere sui Servizi di Medicina del lavoro; ovviamente con tutti i distinguo possibili) In questo contesto si apre, al TDP, una seria opportunità, data dal fatto che il riorientamento dei Dipartimenti necessita di una revisione del patrimonio formativo per i professionisti. E’ infatti necessario acquisire un patrimonio formativo che metta in grado l’operatore di inquadrarsi coerentemente con gli obiettivi di promozione della salute, necessari per svolgere con efficacia il ruolo dei Dipartimenti. Ed è proprio a questo che dovrebbe mirare un corso di laurea per la formazione del TDP, mantenendo la visione globale degli obiettivi associati alla promozione della salute evitando l’egemonia delle facoltà a cui sono collegati (medicina, veterinaria, ingegneria), che darebbero luogo ad una sorta di mini laurea compressa, poco utile al sistema. 3 Sotto questo profilo un ausilio potrebbe giungere dal DM 58/97 che , pur mettendo in grado il professionista di svolgere con autonomia e competenza la propria funzione, però trascura alcuni ambiti in cui la figura professionale potrebbe giocare un ruolo di rilievo; scorrendo il Decreto e le funzioni che lo stesso attribuisce al ruolo professionale del TDP si evidenziano 2 elementi di forte sottolineatura: 1) l’autonomia e la competenza professionale sembra rimarcare la dignità di un ruolo che fino ad oggi ha subito una sudditanza (sanità ausiliaria) nei confronti dei laureati che tradizionalmente ricoprono i ruoli, prima di professionisti, ora di dirigenti, all’interno delle strutture di Prevenzione e di Sanità Pubblica; 2) il ruolo, a parte qualche attribuzione che rischia l’emarginazione, è centrato sull’azione di vigilanza e controllo che, combinata con l’autonomia, rischia di creare una frattura all’interno delle strutture di Prevenzione; nel senso che si corre il rischio di formare un’area tecnica del comparto, organizzata gerarchicamente, collegata funzionalmente con la dirigenza, con forte autonomia professionale e competenza tecnica, ma alla quale sembrano attribuirsi principalmente le azioni di vigilanza e controllo, oltrechè il ruolo di collaborazione con altre figure professionali all’attività di programmazione e di organizzazione del lavoro della struttura in cui operano. Infatti oltre agli aspetti trattati nel Decreto, sarebbe altrettanto utile assumere competenze sugli aspetti relativi alla capacità di valutazione integrata dei problemi, sulle conoscenze in campi come la teoria e la tecnica della comunicazione, sulla lettura dei fenomeni in chiave epidemiologica, sui processi di empowerment, sul condizionamento di ambienti favorevoli alla salute, padroneggiando concetti relativi a “determinanti” di salute, non trascurando l’approfondimento di altre discipline che contribuiscono a condizionare il livello di benessere, e quindi di salute, della popolazione. Per quanto riguarda gli aspetti di vigilanza ed ispezione, si dovrebbero correlare con queste conoscenze, in una visione finalizzata a creare condizioni favorenti all’innalzamento del livello di salute della popolazione. Un approccio formativo di questo genere potrebbe elevare lo spessore professionale del TDP, mettendolo in grado di contribuire ai processi decisionali riguardanti la progettazione e la gestione dei degli obiettivi strategici dei Dipartimenti, di svolgere un ruolo più incisivo sulla lettura dei fenomeni sociali e territoriali, sulla individuazione di obiettivi di salute, di progettare eventi di comunicazione e di animazione sociale, ecc. 4 Relativamente alla valutazione sulla competenza e sul livello di responsabilizzazione si possono tentare alcune valutazioni sulle attività oggi svolte, oppure che dovremmo svolgere, ma che per motivi vari non svolgiamo, oppure che svolgono altri al nostro posto. Mi sembrerebbe utile definire uno schema includendo, accanto alle attività di tipo tradizionale, anche quelle che sono conseguenti al riorientamento dei DSP; penso alla definizione di un livello di responsabilità sul coordinamento di attività, di processi integrati, di progetti mirati, ecc.. (il ragionamento è comunque aperto e necessita di contributi) attività oggi svolte che rispondono ad una competenza specifica • attività di carattere tradizionale attività oggi svolte che non rispondono alla competenza specifica; attività oggi non svolte che risponderebbero a ad una competenza specifica. • Partecipazione ai processi e gli strumenti comunicativi; • animatori di progetti e di reti; attività oggi svolte per competenza, ma sulle quali non è definito il livelli di responsabilità ; • attività assicurate con livelli di autonomia operativa, cui non corrisponde però una pari responsabilizzazione; (responsabilità di processo, responsabilità di l provvedimento) progettazione di processi e strumenti comunicativi; animatori di progetti e di reti; responsabili di “sportelli della prevenzione” • • • • mantenere • diminuire • aumentare • definire il livello di responsabilità Di seguito si individuano un gruppo di attività sulle quali l’ U.O.I.S.P è referente, ma che necessitano di valutazioni integrate fra professionisti delle varie U.O. del Dipartimento, e di Arpa, e sulle quali si cerca un approccio sistemico fra le varie professionalità della prevenzione. Strumenti urbanistici Attraverso i processi di pianificazione urbanistica si possono affrontare i rischi sanitari e ambientali legati all’ambiente di vita in modo sistematico e coordinato, attivando con i diversi soggetti proponenti, conferenze di lavoro in cui condividere conoscenze territoriali, opportunità e criticità, 5 prima delle scelte. A questo proposito la L. R. 20/2000 individua modalità operative per una corretta valutazione urbanistica. In particolare il processo parte dalla lettura integrata e condivisa del territorio, a seguito della quale si effettueranno scelte, e valutazioni di sostenibilità sulle stesse. Si è reso necessario pertanto adeguare la nostra organizzazione per fare fronte attivamente ai nuovi compiti assegnati dalla norma, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro infradipartimentale con il compito organizzare un sistema informativo atto ad implementare i quadri conoscitivi territoriali e valutare, in sede conferenza di pianificazione, i contenuti della proposte attraverso una valutazione di sostenibilità. Si integra poi il processo di pianificazione urbanistica al PPS “Sicurezza Stradale” nell’ambito del quale si vuole contribuire allo sviluppo di una migliore conoscenza della sicurezza stradale, condividendo, con le Amministrazioni Comunali, scelte in relazione alla costruzione/messa in sicurezza di infrastrutture stradali. Ci si è attivati quindi per costituire un gruppo intercomunale ed interdisciplinare per condividere conoscenze sui problemi di sicurezza urbana, al quale partecipano i gli urbanisti che promuovono le azioni di revisione e aggiornamento dei PRG. Nuovi Insediamenti Produttivi La valutazione di nuovi insediamenti produttivi costituisce un notevole interessa di sanità pubblica, relativamente a quelle attività che sono definite “a significativa interazione con l’ambiente”. Infatti nel momento della progettazione il parere preventivo riesce ad orientare le scelte fin dall’inizio,conseguendo elevati standard di igiene, sicurezza e organizzazione dei processi produttivi La valutazione avviene in maniera integrata, da parte dei professionisti delle Unità Operative, in un’unica commissione a cui partecipa anche ARPA, con emissione di parere integrato a firma unica. Agibilità A seguito di promulgazione di nuove normative statali e regionali in materia edilizia che aboliscono definitivamente l’art. 221 del TULLSS, si pone il problema di definire,in accordo con le Amministrazioni Comunali, le matrici sulle quali effettuare le verifiche finalizzata al rilascio del certificato di conformità edilizia e Agibilità. Appare chiaro che rimossa la stretta attribuzione legislativa, rimane la competenza tecnica che, dopo anni di formazione sul lavoro, ci mette in condizione di poter fornire una prestazione altrimenti di difficile reperimento da parte dei comuni, in quanto si tratta di effettuare valutazioni integrate, in relazione ad igienicità, salubrità,sicurezza, e dove necessario accessibilità, in ambienti in cui andranno a svolgersi attività lavorative 6 Controllo e riduzione dei focolai di infestazione da parassiti Infestazioni muscidiche IL disagio causato dalla presenza di mosche alla cittadinanza residente in aree territoriali critiche costringe gli operatori ad interventi puntuali, che determinano scarsi risultati in termini di efficacia. Pertanto si vuole tendere ad un decremento del disagio percepito dai cittadini attraverso la riduzione dei focolai di infestazione nelle aree territoriali sensibili, attivando corsi di formazione, accompagnati da un opuscolo, per agricoltori, allevatori e trasportatori, riferito alla gestione degli effluenti zootecnici. Dall’azione di sorveglianza periodica sugli allevamenti censiti, dalla sensibilizzazione degli operatori zootecnici sul problema di salute, dall’attivazione di idonei strumenti di programmazione e controllo (gruppi di lavoro, Ordinanze) e dalla prosecuzione attività di formazione ci si attende una riduzione del problema. I risultati attesi sono misurati con appositi indicatori. Infestazioni da aedes albopictus La presenza e i fastidi procurati da diversi infestanti (Aedes albopictus) nel territorio crea molti problemi che, in alcuni casi, rivestono un interesse di tipo sanitario (Medico Medicina Generale, ricorso al pronto soccorso, al reparto di dermatologia, acquisto farmaci ecc) Il tecnico d.p è promotore del monitoraggio della dinamica di popolazione di Aedes albopictus, attraverso la costruzione di mappe di rischio, collabora alle azioni per ridurre le infestazioni in aree critiche. In collaborazione con un esperto in entomologia, presente nel Dipartimento, instaura un rapporto diretto, con gruppi di cittadini, per interventi mirati a disinfestazione e rimozione focolai domestici; inoltre partecipa alla realizzazione di strumenti informativi rivolti ai cittadini e ai tecnici del settore. Controllo di strutture pubbliche in relazione ad obiettivi di salute (alberghi, scuole, piscine) Prevenzione e promozione della salute negli impianti natatori Nell’ambito dei campioni eseguiti nelle piscine pubbliche e private ,in particolare si sono rilevati elevati valori di cloro libero e combinato; i gestori di tali impianti sono convinti che in questo modo venga assicurata una migliore igiene dell’acqua in vasca, senza considerare gli effetti collaterali dei prodotti disinfettanti sui bagnanti. L’obiettivo è quello di assicurare una adeguata qualità dell’acqua in vasca, attraverso un programma di controllo per le piscine più a rischio; si vogliono inoltre acquisire conoscenza su alcuni 7 innovazioni introdotte dall’accordo Stato - regioni , in relazione ad una serie di piscine annesse a strutture alberghiere. In attesa della norma regionale si sta predisponendo un corso di formazione per i gestori. Miglioramento qualità ambienti scolastici Verifica l’idoneità degli ambienti degli istituti delle scuole medie superiori, controllando il livello di qualità gestionale, strutturale, igienico sanitarie e di sicurezza, al fine di promuovere azioni di miglioramento dei plessi scolastici. Prevenzione delle malattie da Legionella La legionellosi è una malattia emergente e rappresenta un serio problema di sanità pubblica. Nel corso del 2003 nelle strutture recettive dei Comuni della costa si sono verificati una decina di casi Si ritiene necessario attivare azioni programmate di prevenzione e promozione della salute in questo campo limitando l’incidenza dei casi di legionellosi e contribuendo a migliorare la qualità igienico - sanitarie delle strutture ricettive. A tal fine, si è attivato un gruppo di lavoro al quale, oltre al Dipartimento, hanno partecipato le amministrazioni comunali e le associazioni di categoria, al fine di predisporre un documento per l’identificazione e la valutazione del rischio, di contaminazione da legionella, negli impianti idraulici, da diffondere ai gestori delle strutture ricettive; con le amministrazioni comunali si è concordata una ordinanza per definire le procedure di cui sopra. Si sono poi divulgate le informazioni ai gestori, attraverso assemblee pubbliche Bisogni formativi • concetti di salute ricollegati alla visione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, con approccio allargato, sottolineando che la salute è determinata in gran parte, dalle politiche e dalle strategie attuate al di fuori del sistema sanitario, facendo risaltare che il miglioramento della salute della popolazione deve avere un ruolo di fondamentale importanza nel condizionare lo sviluppo delle politiche di tutti i settori della società; un riferimento particolare dovrebbe essere dedicato ai documenti che pongono i principi sulla salute, dalla carta di Ottawa, alla carta di Verona • nozioni di diritto: conoscenze necessarie per la comprensione delle leggi applicate all’ambiente di vita e l’applicazione delle procedure di vigilanza e controllo 8 • comprendere come i fattori di rischio presenti nell’ambiente di vita possano danneggiare l’individuo e la collettività; significato delle indagini di monitoraggio ambientale nei luoghi di vita; • Capacità di valutare progetti edilizi di ambienti di vita e di lavoro, che presentino significativa interazione con l’ambiente, con particolare riferimento al rispetto delle caratteristiche dei locali e degli impianti • Conoscenza dei requisiti che determinano il benessere all’interno di abitazione e, per contro quali sono gli elementi che causano condizioni di insalubrità; • Conoscenze di elementi di programmazione e pianificazione territoriale (urbanistica), con riferimento alla capacità di contribuire a costruire quadri conoscitivi territoriali, attraverso la costruzione e l’implementazione di sistemi informativi, al fine di evidenziare criticità e opportunità del territorio; capacità di contribuire al processo decisionale in funzione della sostenibilità delle scelte proposte • conoscenza di principi di entomologia legati agli infestanti urbani, capacità di analisi dei problemi, individuazione delle cause e della modalità di risoluzione degli stessi • acquisire la cognizione e la capacità di utilizzo di processi comunicativi (es: nozioni di comunicazione del rischio per la salute; tecniche d’aula per la gestione di gruppi, ecc) 9