Università degli studi Milano-Bicocca FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA 6° CORSO UNIVERSITARIO DI PERFEZIONAMENTO PER INFERMIERE ESPERTO IN WOUND CARE LA CONSULENZA INFERMIERISTICA IN WOUND CARE TESI DI COLAPINTO NADIA ANNO 2005 – 2006 1 INDICE PREMESSA pag 3 INTRODUZIONE pag 4 RIFERIMENTI NORMATIVI pag 6 COSA SI INTENDE PER CONSULENZA pag 10 CHI E’ E COSA FA L’INFERMIERE ESPERTO IN WOUND CARE pag 12 INTERVISTA pag 15 RISULTATI DELL’INTERVISTA pag 17 CHIARIMENTI pag 20 ESPERIENZA IN INGHILTERRA pag 22 CONSULENZA E PRESCRIVIBILITÀ pag 24 UNITA’ FERITE MINORI pag 26 CONCLUSIONI pag 27 BIBLIOGRAFIA pag 29 2 PREMESSA Questo lavoro è nato dal desiderio di voler approfondire un argomento che evidenzia un aspetto innovativo della professione infermieristica: la Consulenza. Durante la frequenza del Corso di Perfezionamento per Infermiere Esperto in Wound Care presso l’Università Bicocca di Milano, ho avuto l’opportunità di svolgere le ore di tirocinio presso delle strutture ospedaliere dove lavorano già da tempo infermieri Esperti in Wound Care che in alcuni casi esercitano, oltre all’attività ambulatoriale, anche altre attività correlate alle lesioni cutanee ed in particolare prestano consulenza: per le unità operative, per la realizzazione di protocolli, corsi di formazione, indagini epidemiologiche, ecc. Alla luce di queste esperienze mi sono chiesta quali potessero essere le opportunità, nel mio ambito lavorativo, per mettere a frutto le conoscenze acquisite, infatti un operatore “competente”, che unisce conoscenze ed esperienza, può diventare una risorsa per tutti gli operatori che si trovano a dover affrontare situazioni di particolare complessità. Nell’ottica del miglioramento della qualità, un operatore esperto può essere di particolare aiuto per ottimizzare le risorse e gli interventi di assistenza. Una dimostrazione a supporto di questa tesi è l’attuale pratica di consulenza già in uso in molte professioni, in particolare in ambito sanitario, cioè tra medici. Le domande che mi sono posta sono state: • cosa fanno oggi gli infermieri che hanno già frequentato il Corso di Infermiere Esperto in Wound Care? • quale potrebbe essere il ruolo dell’infermiere esperto alla luce delle ultime innovazioni legislative? • esistono delle esperienze analoghe, in paesi esteri, in cosa si differenziano e cosa ci insegnano? 3 INTRODUZIONE Con questo lavoro ho voluto indagare su un aspetto preciso della figura dell’Infermiere Esperto in Wound Care che si sta affermando da quando sono stati istituiti i corsi universitari per formare operatori capaci di risolvere le problematiche relative alla prevenzione e alla cura delle lesioni cutanee. Seppur con minime differenze, in Italia esistono due sedi universitarie che hanno promosso lo svolgimento di questi corsi: l’Università di Modena con 11 edizioni e l’Università Bicocca di Milano con 6 edizioni. Considerando che i corsi sono a numero chiuso e che il massimo dei partecipanti è di 20, il totale approssimativo stimato per eccesso, che ha conseguito il titolo di Esperto in Wound Care, è di circa 340 infermieri. Nonostante questo sia un numero infinitesimale rispetto al totale degli infermieri nel nostro paese, i cambiamenti nella professione che sono avvenuti in questi ultimi anni, delineano in futuro la possibilità che questa figura specializzata (così come altre), possa essere impiegata dalle aziende e dal nostro servizio sanitario come una risorsa al fine di rispondere sempre meglio all’aumento delle richieste di assistenza, in particolare infermieristica, legate sempre di più all’invecchiamento della popolazione. Attualmente solo alcuni di questi infermieri esperti hanno trovato una collocazione, dove poter esercitare questa peculiare attività, nella propria azienda pubblica, privata, o come liberi professionisti, ma nel futuro, questa opportunità di riconoscimento e di valorizzazione potrebbe diventare una necessità. Per poter comprendere meglio la situazione attuale, ho realizzato una piccola intervista che ho sottoposto a tutti gli infermieri che hanno frequentato e ultimato il corso presso l’Università Bicocca di Milano. Le interviste effettuate mi sono servite per cercare di valutare quali cambiamenti e risvolti aveva avuto l’attività professionale, se gli Infermieri dopo il corso per esperto in Wound Care svolgono attività di consulenza, se sono soddisfatti e se gli altri operatori ritengono i loro interventi utili per l’ottimizzazione dell’assistenza. 4 Contemporaneamente ho ricercato delle esperienze analoghe al di fuori dell’Italia, per poter effettuare una comparazione, prendendo dati dall’Inghilterra, considerando che nei paesi anglosassoni la figura dell’Infermiere Esperto è già da anni riconosciuta, apprezzata e valorizzata. Il confronto con realtà sanitarie di altri paesi, può essere una riflessione utile, per valutare ciò che di positivo, concreto e realisticamente attuabile, potrebbe essere trasferito alla realtà sanitaria italiana, per migliorare e dare più prestigio a questa nuova figura di esperto, in funzione anche di un obiettivo più ampio, cioè il miglioramento complessivo della qualità assistenziale. Il lavoro si articola in vari capitoli dove vengono esposti: i riferimenti normativi che hanno permesso la nascita di questa nuova figura, viene presentato brevemente chi è l’Infermiere Esperto in Wound Care, quale è il suo ruolo e perché è importante, l’intervista, un’analisi di ciò che è scaturito dalle risposte, un confronto con un’esperienza all’estero, le conclusioni con le riflessioni e le proposte che sono scaturite. 5 RIFERIMENTI NORMATIVI Se si pensa che in passato, fino all’abrogazione del Mansionario, le attività svolte dall’infermiere erano in sostanza solo la mera esecuzione di ordini impartiti dai medici, con l’approvazione e l’attuazione del: “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere” (D.M. 14 settembre 1994, n.739) lo scenario è molto cambiato, perché sono state introdotte delle importanti innovazioni che hanno portato ad un notevole cambiamento e alla valorizzazione della figura professionale dell’infermiere. Oggi l’infermiere è responsabile e autonomo nella sua attività di assistenza e fonda il proprio operato su evidenze scientifiche. Nell’articolo 1 del Profilo Professionale, si sottolinea la completa …responsabilità concernente l’assistenza generale infermieristica…e vengono specificati di seguito gli ambiti in cui questi si esplicitano. L’infermiere oltre ad essere responsabile presta un’assistenza complessa cioè preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa di natura tecnica, relazionale ed educativa, gli viene riconosciuta una competenza diagnostica poiché partecipa all’identificazione dei bisogni di salute ed è autonomo nell’identificazione dei bisogni di assistenza che pianifica, gestisce e valuta attraverso il “processo di assistenza” formulando i relativi obiettivi. Inoltre deve essere in grado di gestire il personale di supporto e svolgere attività di formazione, aggiornamento e ricerca. Il Profilo prevede una formazione infermieristica post-base per la pratica specialistica riferita ad alcune aree già individuate dal Ministero della Salute. Questo è un aspetto molto importante, un infermiere che possiede competenze specifiche in un certo settore, può non averne in altri, ed essendo “specializzato” può fornire consulenza ai colleghi appartenenti ad altre aree di assistenza e richiedere e ricevere consulenza da altri colleghi specializzati. 6 Ecco come l’infermiere si rivolge al cittadino nel “Patto infermiere – cittadino” (1996) sottolineando il proprio impegno a : …Individuare i tuoi bisogni di assistenza, condividerli con te, proporti le possibili soluzioni, operare insieme per risolvere i problemi. Insegnarti quali sono i comportamenti più adeguati per ottimizzare il tuo stato di salute nel rispetto delle tue scelte e stile di vita. Garantirti competenza, abilità e umanità nello svolgimento delle prestazioni assistenziali …Promuovere e partecipare ad iniziative atte a migliorare le risposte assistenziali infermieristiche all’interno dell’organizzazione… Per cui dovremmo interpretare il “Patto infermiere – cittadino” come un impegno dell’infermiere, non solamente nei confronti del “paziente” e del malato, ma in senso più ampio, rivolto ai bisogni complessivi della persona e della comunità. Nelle Norme Generali del Codice Deontologico (1999) troviamo scritto: 3.1. L’infermiere aggiorna le proprie conoscenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca, al fine di migliorare la sua competenza. L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiornate, così da garantire alla persona le cure e l’assistenza più efficaci. L’infermiere partecipa alla formazione professionale, promuove ed attiva la ricerca, cura la diffusione dei risultati, al fine di migliorare l’assistenza infermieristica. 3.2 L’infermiere assume responsabilità in base al livello di competenza raggiunto e ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di esperti. Riconosce che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito; riconosce altresì l’importanza di prestare consulenza, ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale. Nei Rapporti con le Istituzioni si afferma: 6.1. L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del sistema sanitario, al fine di garantire il rispetto dei 7 diritti degli assistiti, l’equo utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale. Nel codice si evidenzia un professionista competente e responsabile capace di integrarsi con i propri colleghi, con gli operatori di altre professioni e con le istituzioni, capace di riconoscere i propri limiti ma deciso nel valorizzare la propria professionalità. La legge sulle “Disposizioni in materia di professioni sanitarie” (L.26/2/99, n.42), ha abolito il termine “professioni sanitarie ausiliarie” e lo ha trasformato in “professioni sanitarie”, eliminando definitivamente il mansionario, in quanto non rispondente ad un’attività professionale. Un altro importante salto di qualità nella professione infermieristica è stato rappresentato dalle novità apportate nella formazione universitaria con la Riforma degli studi universitari e l’introduzione di una serie di diplomi (Legge n° 341/90), e dalla Riforma del sistema sanitario (D. Lgs. n° 502/92), che sancisce la titolarità dell’università nel rilascio di diplomi come quello di infermiere. La formazione post-base prevede la specializzazione dell’infermiere in specifici ambiti (alcuni già individuati ed altri che verranno individuati sulla base delle necessità della popolazione), sviluppando conoscenze e capacità avanzate per fornire specifiche prestazioni infermieristiche in determinate aree. I cambiamenti avvenuti hanno posto le basi per poter sviluppare il tema della consulenza pienamente descritto nel codice deontologico. Con la Legge n° 251/100 “Laurea e dirigenza infermieristica”, oggi è possibile, anche se non obbligatorio per tutte le Aziende, avere Dirigenti Infermieristici autonomi nella gestione delle risorse del personale, e di conseguenza, con una maggior possibilità di valorizzare l’intera professione ed in particolare gli infermieri specializzati. 8 A queste si aggiunge la legge recentemente approvata riguardante la trasformazione del Collegio in Ordine Professionale. La Legge N. 43 del 1 febbraio 2006 “ Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei relativi ordini professionali” cita all’articolo 6 (Istituzione della funzione di coordinamento) comma 1 … il personale laureato appartenente alle professioni sanitarie di cui all’articolo 1, comma 1, della presente legge, è articolato come segue … il paragrafo c) parla di “… professionisti specialisti in possesso del master di primo livello per le funzioni specialistiche rilasciato dall’università…” A tutt’oggi ancora non esiste un inquadramento di tutti quei professionisti che hanno conseguito un master specialistico come quello in “Scienze Infermieristiche di Terapia Intensiva” ,“ Cure palliative al termine della vita”, ”Geriatria”, “Infermieristica legale” ecc., sono da definire i rapporti tra gli infermieri specialisti e gli infermieri coordinatori e restano da stabilire anche dove e quanti dovranno essere gli infermieri specializzati nell’ambito di ogni struttura sanitaria. Tutte le leggi sopra citate hanno portato alla valorizzazione della figura infermieristica senza precedenti. Attività di educazione sanitaria, di ricerca, di formazione, di pratica specialistica e quindi di consulenza e di prescrizione… sono tutti spazi che delineano una nuova figura dell’infermiere. Le conquiste ottenute sul piano normativo ora devono tradursi in realtà. Tra gli obiettivi della Federazione nazionale dei Collegi IPASVI vi è l’intento di tracciare i percorsi, definire le strategie e le modalità per incidere nell’organizzazione sanitaria, governare direttamente i processi di assistenza infermieristica e impegnare le forze politiche e sindacali per valorizzare contrattualmente, gli infermieri dirigenti, gli infermieri coordinatori e specialisti e gli infermieri generalisti in tutte le aziende sanitarie. 9 COSA SI INTENDE PER CONSULENZA “Per consulenza si intende una prestazione professionale ad opera di un persona con provata capacità tecnica a cui ci si rivolge per avere informazioni e consigli nella materia di sua competenza.” … L’infermiere assume responsabilità in base al livello di competenza raggiunto e ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di esperti. Riconosce che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito; riconosce altresì l’importanza di prestare consulenza, ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale…(CD) Presupposto del fornire consulenza è “avere competenza” cioè conoscenze specifiche e capacità non solo per uso e consumo del singolo professionista ma patrimonio teorico, tecnico e pratico da mettere a disposizione degli altri professionisti in situazioni di particolare complessità. L’infermiere competente offre consulenza nella gestione di situazioni complesse, supportando e guidando i colleghi, definendo e coordinando le priorità assistenziali e contemporaneamente insegnando all’equipe. La competenza che è intesa come “saper agire” nasce dal bagaglio di conoscenze apprese, che unite all’esperienza, permettono di attuare delle scelte autonome in rapporto alle problematiche che vengono rilevate; e non alla semplice esecuzione di attività stabilite da altri. Valorizzando le competenze avanzate le prestazioni specifiche del consulente risultano insostituibili. L’infermiere è quindi responsabile della diretta presa in carico dell’assistito. L’integrazione, ovvero il confronto e la collaborazione con altri operatori, ciascuno con le proprie competenze, portano sinergicamente ad una risoluzione più mirata e immediata dei bisogni dell’assistito. 10 Diventare esperti vuol dire interrogarsi quotidianamente in maniera critica su ciò che si fa, cercare delle risposte nella letteratura, impegnarsi a migliorare il proprio agire e poi interrogarsi ancora, non arrestarsi perché con i mezzi attualmente a disposizione e la velocità di diffusione delle informazioni è indispensabile procedere ad un aggiornamento continuo. Nelle strutture sanitarie l’attività di consulenza dovrebbe essere organizzata individuando i consulenti e definendo quali consulenze sono in grado di fornire ma anche individuare quali sono i bisogni specifici degli utenti tenendo conto delle necessità espresse dall’utenza e rilevando gli ambiti specialistici e gli infermieri che di fatto possono essere considerati specialisti. La consulenza è quindi un passo imprescindibile verso il riconoscimento delle competenze, ed un importante mezzo di diffusione della cultura infermieristica. La consulenza deve essere una opportunità fruibile dai colleghi, dai cittadini e dagli altri professionisti. L’importanza del lavoro di consulenza deve diventare visibile nell’ambito operativo quotidiano ed avere un riconoscimento contrattuale. 11 CHI E’ E COSA FA L’INFERMIERE ESPERTO IN WOUND CARE L’esperto in Wound Care è una figura professionale che, seguendo un corso di formazione universitaria, ha acquisito: una formazione specifica di tipo clinico per risolvere problemi di pazienti con lesioni cutanee di varia eziologia, la capacità di utilizzo di particolari e specifici strumenti di lavoro che la letteratura propone, la capacità di prevenzione, valutazione, intervento per la gestione dei pazienti con disabilità presenti o potenziali, la responsabilità in merito all’agire specifico in relazione anche al rapporto costo/beneficio. Gli interventi specifici dell’Infermiere Esperto in Wound Care si attuano nell’ambito di: attività di prevenzione e cura attività di formazione attività di relazione-educazione attività di ricerca attività di consulenza Attività di prevenzione e cura Capacità di prevedere e valutare con strumenti specifici un rischio, immediato o futuro, di contrarre lesioni cutanee, saper scegliere la soluzione migliore per far fronte a questa situazione. Evitare il peggioramento in presenza di situazioni già gravi. In particolare essere in grado di scegliere le scale di valutazione più adatte per la rilevazione del rischio, che unite alla valutazione clinica, possano fornire un dato numerico, espressione di una condizione precisa alla quale corrisponde una 12 risoluzione che indirizzi alla scelta degli ausili e dei presidi deputati alla prevenzione: letti, superfici antidecubito, ausili per la movimentazione, dispositivi e prodotti per l’igiene e la cura della pelle, alimentazione adeguata, ecc. Conoscere e saper valutare i bisogni dei pazienti, non solo le lesioni, con una concezione olistica, individuare il migliore tra gli strumenti di cura a disposizione ( superfici antidecubito, medicazioni, ausili vari, ecc. ) considerando in contempo anche il costo/beneficio. Attività di formazione Promuovere ed organizzare corsi di formazione a vari livelli, per tutti gli operatori sanitari che quotidianamente sono impegnati nelle attività di assistenza, e che si ritrovano a dover risolvere problemi legati al wound care. Garantire un aggiornamento continuo sia per corsi di base che per corsi tematici su richiesta di gruppi di infermieri. Formazione delle figure di supporto nell’ambito delle loro mansioni. Attività di relazione-educazione Saper lavorare in equipe per potersi confrontare e scambiare idee, tecniche ed esperienze e per realizzare insieme documenti da condividere per standardizzare i comportamenti più comuni. Educazione ai pazienti ed ai familiari, su comportamenti da adottare nel proprio ambiente, utilizzando quando possibile, non solo la comunicazione verbale ma anche appositi opuscoli, creati per argomenti specifici (es: prevenzione delle lesioni ai piedi per i pazienti affetti da diabete, comportamenti da adottare nei pazienti con insufficienza venosa, posizionamento e movimentazione di pazienti non autonomi nel letto o seduti in carrozzina, come eseguire una medicazione a domicilio, ecc.). 13 Attività di ricerca Partecipare a ricerche di tipo epidemiologico o ad indagini relative al proprio settore operativo, realizzate dalla propria azienda, da altre aziende o da associazioni ecc. Attività di consulenza Tra tutte le attività sopra elencate, ritengo che l’aspetto più interessante ed innovativo che può sviluppare un Infermiere Esperto in Wound Care sia proprio quello della consulenza. Esistono degli infermieri specializzati che già da tempo fanno consulenza come parte integrante delle loro attività: è il caso degli infermieri epidemiologi. In alcune realtà ci sono infermieri specializzati nella gestione delle stomie, altri che si occupano dell’assistenza alle persone morenti, altri ancora che si occupano di pazienti geriatrici. Ormai da alcuni anni sono stati formati Infermieri Esperti in Wound Care che hanno le competenze per fare attività di consulenza ma devono ancora trovare la giusta collocazione nelle strutture di appartenenza per dare spazio a questo aspetto. 14 INTERVISTA Lo scopo dell’intervista è stato quello di raccogliere semplici ma chiare informazione sull’Infermiere Esperto in Wound Care per valutare se attualmente svolge e come svolge la consulenza infermieristica ed altre attività correlate ad essa. Le domande sono state: Dove lavori ( città, ospedale, reparto,, asl, assistenza domiciliare, rsa, ecc.) ? Fai consulenza ? se NO, perché ? se SI come: in modo istituzionalizzato o in modo informale ? la Dirigenza è interessata a questo aspetto ? esistono altre figure che svolgono consulenza ? hai partecipato alla stesura di protocolli ? esistevano già protocolli aziendali ? esistono schede per la valutazione del paziente con lesioni e sulle quali registrare gli interventi effettuati? esistono schede di richiesta e registrazione dell’intervento di consulenza ? hai partecipato a indagini epidemiologiche ? hai partecipato alla scelta per l’acquisizione di medicazioni o superfici antidecubito ( commissioni di gare) ? hai partecipato come docente a corsi di formazione ? esiste un progetto che prevede la figura dell’Esperto in Wound Care nella struttura dove lavori? come sono i rapporti con gli infermieri e i medici, riconoscono in te una figura competente e di riferimento ? sei stato contento/a di aver partecipato al corso di Wound Care? Ha cambiato qualcosa nella tua attività lavorativa? 15 Una nota particolare va all’ultima domanda che riguardava il grado di soddisfazione nell’aver frequentato il Corso di Wound Care: tutti gli intervistati hanno risposto all’unanimità di essere soddisfatti per aver ampliato il proprio bagaglio culturale e aver migliorato la propria identità di infermiere, ma anche di aver maturato soprattutto una esperienza importante dal punto di vista umano e che l’avrebbero ripetuta. Molti sperano che il corso di perfezionamento diventi un master universitario vero e proprio, e che l’infermiere esperto in Wound Care diventi a pieno titolo una della figure specializzate dell’assistenza. E’ stato possibile contattare 85 dei 95 infermieri che hanno frequentato i cinque corsi precedenti a quello dell’anno 2005-2006, le regioni di appartenenza sono: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. Per la registrazione delle informazioni ho utilizzato una griglia, suddividendo i componenti partecipanti ai cinque corsi, le domande formulate, evidenziando alcune risposte per avere una lettura più immediata di dati significativi. N° corso Nome e Cognome NO C C ind. n° NO CL Osp. ASL RSA C NO/SI SI Dirig Altri Schede Pr./LG Form. prev. Gare Prog Rapporti 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 16 Di 95 infermieri che hanno frequentato il corso delle precedenti edizioni, 10 non sono stati rintracciati, 85 hanno risposto alle domande dell’intervista. RISULTATI DELL’INTERVISTA Non rintracciati N° intervistati Attualmente non lavora E’ uno Clinical Specialist Lavora in Azienda Ospedaliera Lavora presso ASL/ADI/Libero prof. Lavora in RSA 10 85 3 3 44 23 15 Non svolge attività di consulenza SI fa consulenza ma in un modo non riconosciuto e non formalizzato SI fa consulenza riconosciuta e formalizzata dall’azienda Ha trovato interesse della Dirigenza nella figura del consulente esperto Esiste già in azienda la figura del consulente, svolge talvolta consulenza in collaborazione Utilizza Schede di valutazione/registrazione Utilizza abitualmente e/o ha partecipato allo sviluppo di Protocolli Svolge attività di Formazione Ha partecipato a indagini epidemiologiche Ha partecipato alla stesura di capitolati o fa parte di commissioni per Gare d’Appalto Esistono dei progetti in fase di realizzazione che includono la figura dell’infermiere esperto in Wound Care E’ stato accolto in modo positivo come esperto nel rapporto con medici e colleghi infermieri E’ contento per il corso frequentato 30 32 20 29 5 47 62 54 26 26 18 54 85 17 Tra tutti coloro che hanno risposto all’intervista: 3 non lavorano 3 sono Clinical Specialist per conto di aziende commerciali (medicazioni e superfici antidecubito), uno di questi lavora anche in ospedale, 44 lavorano in aziende ospedaliere di cui: 1 al SITRA, 7 in ambulatori di vulnologia, mentre 5 lavorano in reparti che non richiedono questa particolare competenza, 23 lavorano sul territorio di cui: 3 sono coordinatrici, 15 dipendenti ASL, 8 liberi professionisti che lavorano per le cooperative e alcuni anche per le RSA. 15 lavorano nelle RSA. Aree di lavoro 17,6% 3,5% Non lavora Ospedale ASL/ADI/LP RSA 27,1% 51,8% 20 (il 24,4% di chi lavora) oltre a svolgere la propria attività nell’ambito di un reparto o di un ambulatorio effettuano consulenza riconosciuta a livello aziendale, 5 hanno risposto che ci sono già altri infermieri che svolgono l’attività di consulenza riconosciuta, ma in 2 casi collaborano con l’attività del consulente. 18 32 (il 39% di chi lavora) fanno consulenza nell’ambito del proprio reparto o ambulatorio ed anche in altri reparti ma tale attività non è mai stata formalizzata, 18 sono i progetti in fase di realizzazione in alcune aziende ospedaliere che prevedono la figura dell’Infermiere Esperto in Wound Care. Il 75,6 % di chi lavora utilizza protocolli e schede di registrazione dei dati e/o ha partecipato alla stesura di protocolli. Il 65,8 % di chi lavora si occupa di formazione. Il 31,7% di chi lavora ha partecipato ad indagini di prevalenza e di incidenza. Il 31,7% di chi lavora ha partecipato a gare d’appalto per la scelta di medicazioni o ausili antiducubito. Il 65,8% di chi lavora giudica positiva l’accoglienza dell’infermiere esperto in Wound Care come consulente nel rapporto con i colleghi e i medici . Consulenza Consulenza Formalizzata 24,4% No Consulenza 36,6% Consulenza non formalizzata 39,0% 19 CHIARIMENTI La difficoltà principalmente incontrata è stata quella di riuscire a dare lo stesso significato al termine “consulenza infermieristica” per tutti gli infermieri intervistati. Infatti per la maggioranza di coloro che effettuano assistenza domiciliare fare consulenza è sinonimo di prestazione all’utente, sia come intervento tecnico che come intervento educativo ad ogni accesso e per ogni attività. Sul territorio, vi è una diversa organizzazione tra regione e regione e tra territorio ed ospedale, gli infermieri si gestiscono autonomamente ed hanno meno possibilità di dare o richiedere una consulenza (tranne in rari casi), sono più indipendenti ed apparentemente più competenti. Per gli infermieri che lavorano nelle aziende ospedaliere (pubbliche, convenzionate, lungo degenze) fare consulenza vuol dire recarsi nei vari reparti per risolvere dei problemi specifici di Wound Care attraverso una prestazione tecnica ed educativa ma non necessariamente ripetitiva. Nelle aziende ospedaliere, sono ancora troppo pochi gli infermieri preparati su come affrontare il problema della prevenzione e cura delle lesioni; i medici o non hanno il tempo per occuparsene, o quando lo fanno, se ne occupano in maniera spesso frettolosa o a volte superficiale, di conseguenza gli Infermieri Esperti in Wound Care sono diventati, informalmente o formalmente, un punto di riferimento per la soluzione di situazioni difficili per la prevenzione e la cura di lesioni da decubito. Sono in fase di realizzazione vari progetti nell’ambito di aziende ospedaliere che includono la presenza di Infermieri Esperti in Wound Care come ad esempio a: Cremona, a Perugia, a Nuoro, a Milano, a San Benedetto del Tronto, Udine ecc. Ma l’accettazione ed il riconoscimento di una figura esperta in Wound Care non è semplice. Le persone che ho intervistato hanno dichiarato di avere avuto, specialmente all’inizio, un rapporto a volte conflittuale sia con i colleghi che con i medici, ma col tempo, dopo aver dimostrato la propria competenza, ne hanno 20 ottenuto la fiducia e la considerazione nella quasi totalità dei casi. Gli infermieri più instancabili e intraprendenti sono riusciti anche ad ottenere il riconoscimento da parte dei propri dirigenti e della propria azienda; oggi esistono non poche realtà dove la figura dell’Infermiere Esperto in Wound Care ricopre un ruolo istituzionalizzato e determinante all’interno di precisi progetti aziendali che hanno come obiettivo il miglioramento e la promozione della qualità dell’assistenza e dei servizi erogati in ambito infermieristico. La gran parte degli infermieri intervistati ha dichiarato che nella propria realtà lavorativa sono presenti ed utilizzati sia i protocolli che le schede di registrazione e/o valutazione dedicate alla prevenzione ed alla cura delle lesioni. Un dato significativo è anche l’alta percentuale di infermieri esperti che si dedica alla formazione facendo docenza sia all’interno che all’esterno della propria azienda. Mentre sono ancora pochi coloro che partecipano ad indagini di tipo epidemiologico ed alla stesura di capitolati nelle gare d’appalto. Dall’indagine effettuata risulta che alcuni Infermieri Esperti in Wound Care (che non sono stati intervistati in quanto hanno frequentato il corso dell’università di Modena) operano in aziende ospedaliere di una certa rilevanza e svolgono attività di consulenza in centri di “Eccellenza” ( es: Careggi di Firenze). 21 ESPERIENZA IN INGHILTERRA Gli infermieri del NHS nel Regno Unito oggi hanno una enorme varietà di ruoli, il loro profilo professionale e il livello di appartenenza si differenzia in base agli studi compiuti e ai corsi post base effettuati. Sono educatori, ricercatori, consulenti in materia assistenziale e anche “prescrivitori”. Le Nurse Practitioners (NP) forniscono prestazioni di sanità primaria che includono: • promozione di salute • vaccinazioni • assistenza agli stranieri • gestione delle ferite • nuovi controlli sanitari pazienti • pianificazione di famiglia. La maggior parte degli infermieri specialisti tra cui gli infermieri di distretto, i Clinical Nurse Specialist (CNS) e gli infermieri esperti in Wound Care - Tissue Viability Nurse (TVN), oltre al normale corso di studi, ha acquisito una formazione supplementare frequentando dei corsi post base. La figura di “infermiere del distretto”, che si occupa di assistenza domiciliare, è un infermiere qualificato con addestramento specialistico. Lavora con i medici, le NP ed altro personale sociale e sanitario. Le cure infermieristiche che forniscono sono: • cura della ferita • promozione di salute • nutrizione • prevenzione delle lesioni da decubito • cura alla fine della vita I CNS ( Clinical Nurse Specialists ) sono figure di esperti clinici che hanno un elevato livello di conoscenze in aree specifiche di cura, sono professionisti 22 addestrati per esaminare, diagnosticare e controllare i pazienti autonomamente, gestiscono le terapie cioè sono infermieri “prescrivitori”. Alcuni esempi delle aree di specializzazione di questi infermieri sono: • gestione del dolore • HIV • allattamento al seno • ustioni Nelle cliniche hanno responsabilità completa nel prendere le decisioni circa la cura dei pazienti, prescrivono e controllano gli effetti dei farmaci. Fanno formazione ad altri infermieri e accertano che gli obiettivi di cura nazionali siano messi in pratica localmente. Parallelamente è stato istituito il gruppo del TVN (Tissue Viability Nurse) la cui area d’azione è orientata verso la prevenzione e la gestione del danno tessutale di qualsiasi genere. CONSULENZA E PRESCRIVIBILITÀ Sul finire del 1980 il Dipartimento della Sanità ha incaricato un gruppo di consultazione sotto la guida della dottoressa J. Crown, di studiare le implicazioni e le problematiche circa la prescrivibilità infermieristica. Dallo studio è emerso che gli infermieri avrebbero potuto avere la facoltà di prescrivere farmaci, medicazioni e dispositivi (elettromedicali) e la capacità di variare i dosaggi e la frequenza di somministrazione nei regimi terapeutico farmacologici. Dallo studio effettuato risultava che per lo Stato si sarebbe potuto ottenere un notevole vantaggio economico, nonostante gli elevati costi iniziali necessari per la formazione. A seguito di un’azione intrapresa dal Royal College of Nursing venne presentata da alcuni politici una proposta di legge che ebbe un notevole consenso; il risultato 23 è stato che nel 1992 è stato emesso il “Prodotti Medicinali: Prescrizione da Atto Infermieristico”, conferendo agli infermieri la facoltà di prescrivere. Nel 1994 si è avviato un progetto pilota in diverse località del paese per valutare i benefici e l’attuabilità nella pratica clinica della prescrivibilità, congiuntamente alle implicazioni di carattere economico. Le prime valutazioni indicarono che, in via generale, gli infermieri e i medici di medicina generale erano concordi nel dare un giudizio positivo alla prescrivibilità infermieristica. Sono stati costituiti stretti rapporti di lavoro con altri prestatori di Primary Care, per esempio i farmacisti. I pazienti hanno trovato che la prescrivibilità infermieristica procurava un’accresciuta soddisfazione, accessi più veloci ai trattamenti, una migliore informazione sanitaria e un rapporto più personale con l’infermiere prescrivente. Dopo i primi anni di valutazione del progetto, sulla qualità del servizio prestato e sulla soddisfazione del paziente, sono state accolte alcune raccomandazioni relative alla necessità di effettuare il monitoraggio del lavoro, ed all’importanza dell’addestramento, della competenza e della sicurezza dei pazienti. Nel 2000 la legge è stata definitivamente approvata e da quel momento i settori di attività dell’infermiere prescrivitore sono stati estesi con successo in aree quali i programmi di vaccinazione, le Unità per le Ferite Minori e gli ambulatori per la pianificazione familiare. Nel 2001 hanno potuto anche trovare applicazione nel campo del Tissue Viability al fine di prescrivere prodotti per il wound care, infatti nel prontuario dell’infermiere prescrivitore sono compresi: idrocolloidi, schiume, alginati, agenti sbriglianti e bendaggi. Il rapporto finale della dottoressa Crown ha quindi proposto due livelli di Infermieri prescrivitori, uno indipendente e uno supplementare. Il prescrivitore indipendente ha competenza per far diagnosi e prescrivere anche il trattamento d’esordio. Il prescrivitore supplementare ha competenza solo per le prescrizioni successive e ripetibili, in questo modo viene mantenuta la continuità assistenziale. 24 Gli infermieri di distretto sono spesso prescrivitori e non di rado prescrivono prodotti per il wound care. La maggioranza di pazienti portatori di ulcere degli arti inferiori viene trattata dagli infermieri di distretto a domicilio o presso gli ambulatori. Nonostante la loro competenza specifica in alcune aree, è stato dimostrato che spesso la conoscenza di base degli infermieri, così come per la maggior parte dei medici di base, sui prodotti per il Wound Care scarseggia. E qui di nuovo entrano in gioco gli Infermieri specialisti del Tissue Viability, che forniscono un continuo sostegno e consulenza agli Infermieri prescrivitori, sia indipendenti che supplementari, per lo sviluppo e il mantenimento dei programmi educativi e di formazione, come pure sfruttare le proprie abilità di prescriventi a vantaggio dei pazienti. Altro effetto positivo riguardo la prescrivibilità infermieristica è stato dimostrato da due studi che hanno evidenziato un alto grado di soddisfazione dei pazienti per la tempestività del trattamento. I pazienti gradiscono molto anche “la disponibilità e la cordialità” dell’infermiere prescrivitore. Una relazione di questo tipo infermiere\paziente è il cardine di un’assistenza di successo, e la sua importanza non dovrebbe essere sottovalutata. UNITÀ FERITE MINORI Un'altra categoria di infermieri coinvolti nel Wound Care è quella di coloro che operano nelle Unità per le Ferite Minori. In queste unità, affiancate all’attività di pronto soccorso, gli infermieri valutano e intervengono in determinate situazioni prescrivendo le cure senza consultare il medico. Alcuni esempi di prestazioni che forniscono le Unità per le ferite minori sono: • tagli/ferite che necessitano suture • rimozione di corpi estranei da orecchie, naso, rimozione di schegge • medicazioni di ferite secondarie, lacerazioni ed abrasioni 25 • infezioni delle ferite • ustioni e scottature • morsi di insetti, animali • epistassi • orticaria, reazioni allergiche Le circostanze che le Unità per le ferite minori non possono trattare sono: • dolore toracico • problemi respiratori • dolore addominale • problemi ginecologici ed ostetrici • overdose • problemi relativi dell'alcool • problemi di salute mentale Da una meta-analisi realizzata da alcuni ricercatori dell’Università di Bristol su 34 studi che avevano come oggetto le prestazioni di pronto soccorso e confrontavano quelle offerte dagli infermieri con quelle garantite dai medici è risultato uno studio che ha evidenziato un maggior apprezzamento da parte dei pazienti per l’assistenza prestata dagli infermieri rispetto a quella prestata dai medici. I motivi che hanno portato a queste conclusioni sono sostenute dal fatto che: gli infermieri fanno visite più lunghe e più particolareggiate registrando i dati con maggior accuratezza , hanno delle modalità comunicative più semplici ed efficaci nel dare consigli sull’automedicazione e sulla convalescenza. Il ruolo del consulente in ambito infermieristico è ragionevolmente un nuovo strumento, i consulenti hanno un livello elevato di conoscenza clinica, sono inoltre responsabili della formazione ed hanno un ruolo chiave nella progettazione su come i servizi dovrebbero svilupparsi in futuro. 26 CONCLUSIONI Prendendo atto che nell’ordinamento didattico universitario sono già stati istituiti i master specialistici e che la normativa entrata in vigore prevede gli infermieri specializzati, che nel codice deontologico si sottolinea l’importanza del dare e ricevere consulenza, utilizzando ad esempio alcune esperienze all’estero, è auspicabile, nel prossimo futuro, una maggior presa di coscienza da parte degli infermieri ed un impegno da parte della dirigenza infermieristica al fine di creare le condizioni per l’esercizio della consulenza infermieristica. Si dovranno individuare: il tipo e il numero delle figure specialistiche da inserire nell’organico e da impiegare per le loro competenze nel processo di consulenza, i criteri in base ai quali un infermiere può essere ritenuto abbastanza competente ed esperto da poter prestare consulenza ( es: curriculum lavorativo e formativo, master , ecc.) e darne notizia all’interno della struttura ad operatori e utenti. Si dovranno identificare, oltre alle caratteristiche del professionista, anche le aree specifiche che necessitano di consulenti e quali prestazioni potranno essere richieste. Ritengo si dovrebbe pianificare e organizzare una vera e propria procedura di consulenza ovvero: il consulente dovrà seguire delle modalità di intervento il più possibile standardizzate che potranno comprendere una valutazione del problema, una prestazione tecnica, una prescrizione, attività formativa ed educativa, il tutto regolamentato e registrato su apposita documentazione. La presenza di uno o più infermieri esperti in Wound Care all’interno di una struttura sanitaria, dovrebbe rientrare in un ampio progetto, riguardante l’impiego di tutti gli infermieri specializzati nelle diverse aree di competenza. Nel caso specifico del management delle lesioni cutanee, si dovrebbero individuare gli indicatori appropriati per dimostrare la qualità dell’assistenza in questo ambito ad alto impatto esterno e interno, dove i risultati positivi incidono: sull’utente, sull’immagine dell’azienda, sui professionisti e sui costi dell’assistenza. 27 E’ quindi auspicabile che, grazie alla nuova normativa e anche ad una maggiore presa di coscienza ed una sempre più ampia assunzione di responsabilità degli infermieri su quello che è oggi il loro ruolo nell’assistenza e nel servizio sanitario, si arrivi al più presto anche in Italia al riconoscimento formale della figura di infermiere esperto “consulente” che può contribuire in maniera importante a raggiungere quei traguardi di professionalità, qualità ed efficienza che potranno portare indubbi vantaggi al cittadino ed al sistema salute del nostro paese. 28 BIBLIOGRAFIA • Il Nuovo Zingarelli Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli XI edizione Zanichelli • Linee di orientamento alla lettura del Codice Deontologico degli infermieri Dario V. 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