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RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Presentazione di
Mons. Raffaele Calabro,
Vescovo di Andria
Presento volentieri gli Atti del recente Convegno diocesano, raccolti
in opuscolo.
Diventa così più facile consultarli
e tenerli presenti come comodo vademecum, che unisce in rete tutti gli
educatori, sacerdoti, famiglia, operatori pastorali nell’opera comune:
quella dell’educare, senza correre il
rischio di disperdersi in una foresta
lussureggiante e senza confini.
Riviste, giornali, pubblicazioni
varie si moltiplicano di giorno in
giorno arricchendo di spunti, di considerazioni, di prospettive l’argomento dell’educare, con il rischio
tuttavia di rendere più problematico
e sfrangiato l’impegno che pur non
ammette tregua o rinvio.
3
Il Convegno diocesano con gli
Atti che ha prodotto è in grado di
sventare questo rischio, restringendo all’essenziale quanto occorre
tener presente e si trova riassunto
nella prolusione del prof. Pierpaolo
Triani e nei dibattiti che lo hanno seguito: educare in famiglia, nella
scuola, nella società.
Son certo, perciò, che tale Convegno, da tutti partecipato e arricchito,
produrrà i suoi frutti. Una relazione
autenticamente educativa porta – insegna S. Agostino – a scoprire qualcosa, o meglio Qualcuno, che è più
profondo e più alto di ogni possibile
altezza.
Scopriremo così che l’educare
non è un’attività neutra o senza con-
PRESENTAZIONE DEL VESCOVO
seguenza, perché cambia e modifica
l’educatore prima che l’educando.
In un bell’articolo comparso su
La Civiltà Cattolica del 7.1.2012,
Padre Giandomenico Mucci, S.J., poneva in evidenza per noi presbiteri il
saper conversare, raccomandato dal
Concilio Vaticano II nel Decreto sulla
formazione sacerdotale.
L’esortazione centrale è quella,
mi pare, di saper ascoltare, prima di
parlare e, comunque, di non parlare
mai senza aver prima ascoltato.
4
PRESENTAZIONE DEL VESCOVO
Sant’Ignazio di Lojola arriva al
punto da mettere la conversazione
con il prossimo allo stesso livello di
ascoltare le confessioni sacramentali.
Con paterno e fraterno affetto vi
saluto e vi benedico.
Andria, 20 gennaio 2012,
memoria di San Sebastiano, Martire e Patrono
secondario della città di Andria.
† Raffaele Calabro
Vescovo
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
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ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Presentazione del Convegno
del Vicario Generale,
don Gianni Massaro
Buonasera a tutti,
il Convegno Diocesano che ci
vede impegnati oggi e domani trae la
sua origine più remota dai recenti
Orientamenti Pastorali1 dei Vescovi
Italiani.
Il nostro Vescovo, che salutiamo
con filiale affetto e sincera gratitudine, nel programma pastorale diocesano ha riportato che “la
Conferenza Episcopale Italiana chiede
alle comunità diocesane, nel loro complesso, di prendere coscienza della gravità e complessità del compito
educativo nelle attuali circostanze”.2
Ma il Convegno di quest’anno, così
come è stato strutturato, trova, in
particolare, la sua ragione nelle precise indicazioni offerte dal nostro Vescovo che ha voluto finalizzare il
percorso pastorale diocesano dei
prossimi due anni “ad una presa di coscienza e consapevolezza di essere come
Chiesa locale una comunità educante”.
Certo, i problemi non mancano,
ma in più occasioni Mons. Calabro ci
ha ricordato che siamo discepoli di
Cristo e non possiamo tirarci indietro, intimoriti di fronte alle sfide del
nostro tempo. Siamo, pertanto, chiamati a rinnovare il nostro impegno,
animati da una grande passione educativa e in dialogo costruttivo con le
altre agenzie educative.
1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali
dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010 – 2020, Paoline, Milano 2010.
2. DIOCESI DI ANDRIA, Dio educa il suo popolo. Programma pastorale diocesano 2011 – 2013, Andria
2011, p. 4.
PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO DEL VICARIO GENERALE
7
Da qui la struttura delle due serate di questo Convegno: la prima dedicata all’ascolto della relazione del
prof. Pierpaolo Triani, sul tema
“Educare, impegno di tutti”; la seconda, domani, allorquando ci suddivideremo in tre gruppi di lavoro e
confronto con le altre realtà ( famiglia, scuola e società) che operano
nel territorio nell’ambito educativo.
Ogni gruppo avrà come relatori, testimoni locali che presenteranno
punti di forza e di debolezza appartenenti ad ogni ambito e indicheranno
prospettive per un maggiore impegno educativo. I gruppi di lavoro
saranno coordinati da alcuni componenti del Comitato di Presidenza del
Consiglio Pastorale Diocesano.
8
Una considerazione sui numeri di
questo Convegno. Alla segreteria
dello stesso sono pervenute, compilate, le schede di iscrizione di tutte
le parrocchie della diocesi, dalla più
lontana alla più vicina a questa sede,
dalla più numerosa alla meno numerosa. Le comunità parrocchiali sono
rappresentate da sacerdoti, religiosi
e fedeli laici. Sono presenti anche i
componenti dei Consigli Pastorali
Diocesano e Zonali e, infine, ben 21
aggregazioni laicali hanno segnalato
la loro presenza con alcuni referenti.
Sono numeri importanti che ci dicono che possiamo vivere davvero
una bella esperienza di Chiesa con
l’augurio che il Convegno generi relazioni di fraternità, proposte creative, passione educativa ed impegno
per un cammino di vita cristiana rivelatore nella storia di un Dio che in
Gesù Cristo, vero Maestro, continua
ad educare il suo popolo.
Il ringraziamento va a Lei, Eccellenza, per aver fortemente voluto
questo evento e per le preziose indicazioni dateci ed a lei, Professor
Triani, per averci dato la disponibilità ad essere tra noi. Come anche al
Comitato di Presidenza del Consiglio
Pastorale Diocesano, alla segreteria
del Convegno per la faticosa ma condivisa e gioiosa organizzazione e a
tutti voi per l’interesse mostrato
nelle settimane che hanno preceduto
quest’evento e la numerosa partecipazione di questa sera. Per consentire a tutti di vivere questa
esperienza si è pensato di registrare
l’intera serata, il cui video, da domani, sarà inserito nel sito della diocesi con la possibilità di ascoltare i
diversi interventi.
PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO DEL VICARIO GENERALE
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Educare,
impegno di tutti
9
Prof. Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia
“Università del Sacro Cuore di Piacenza”
Ringrazio innanzitutto, sinceramente, il vostro Vescovo, e il vicario
generale per la presentazione e per
l’accoglienza. Grazie per avermi invitato.
Sono abituato a parlare in pubblico, ma non con uno così vasto. Un
pubblico così non è da tutti i giorni,
quindi un po’ di timore reverenziale
ce l’ho.1
Il compito affidatomi è quello di
introdurvi al tema di questo convegno, che poi è il tema che accompagnerà le chiese del nostro paese per
i prossimi dieci anni. È un tema difficile e molto importante, quindi il
momento di oggi, come anche quello
di domani saranno, per voi, davvero
fondamentali.
Nelle cartelle consegnatevi potete
trovare lo schema della relazione che
tra poco terrò, affinché tutti possano
essere agevolati nel seguire il mio intervento in tutti i suoi punti, senza
perdersi. Tale schema, in parte, ricalca il mio contributo, contenuto nel
libro citato poc’anzi, ossia “Educare,
impegno di tutti” 2, un lavoro scritto a
più mani che vuole essere un commento, una guida alla lettura, capitolo per capitolo del documento dei
vescovi “Educare alla vita buona del
Vangelo”. Questa sera suddetto testo
sarà il nostro punto di riferimento.
Alcune premesse
Parto, innanzitutto, da alcune
premesse, che fanno da sfondo e da
scenario al discorso. Sono alcuni as-
1. Il testo mantiene il tono colloquiale del parlato.
2. P. TRIANI (a cura di), Educare impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti Pastorali della Chiesa
Italiana 2010-2020, AVE, Roma 2010. Il testo contiene i contributi di P. BIGNARDI, F. G BRAMBILLA,
I. LIZZOLA, D. SIGAINI, F. MIANO e la prefazione di Mons. G. CROCIATA.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
sunti fondamentali che credo sia
sempre bene ridirci.
La prima premessa riguarda il
fine dell’impegno educativo.
Il fine dell’impegno educativo è
niente di meno che lo sviluppo della
persona. Noi educhiamo per promuovere la persona. Noi educhiamo, per
usare un’espressione di Maritain,
per risvegliare l’umano3. O, per dirla
con Mounier, per suscitare la persona, per suscitare l’umano.
10
Mounier, in un testo molto famoso, Il personalismo, dice cosi: “Da
chi prende le mosse l’educazione del
fanciullo. Questa domanda dipende da
un’altra: qual è il suo compito? Non
quello di fare, ma di stimolare le persone. Per definizione una persona si suscita con un appello e non si fabbrica
con l’addestramento. L’educazione,
quindi, non può avere per fine di adattare il fanciullo al conformismo dell’ambiente familiare, sociale o statale.
Né limitarsi a preparalo per il compito
o la funzione che egli esplicherà da
adulto. La trascendenza della persona
esige che la persona appartenga sol-
tanto a se stessa” 4.
Attenzione anche alla prossima
frase (la quale rischia facilmente di
essere equivocata): “Il fanciullo è un
soggetto, non una res societatis né una
res familiae né una res ecclesiae. Ma
non è nemmeno un soggetto puro o un
soggetto isolato. Inserito in collettività,
egli si forma per mezzo di esse e in
esse...” 5.
L’uomo – lo vedremo tra poco –
non si educa da solo. Egli si educa
grazie alle istituzioni, ma queste non
posseggono la persona. La persona
trascende sempre le istituzioni. Lo
scopo dell’educazione è formare la
persona nella sua libertà (che però
non va intesa riduttivamente come
mera espressività) e nella sua responsabilità.
Questa è dunque la prima premessa: siamo qui per il bene delle
persone ed educhiamo per promuovere il loro bene che trascende sempre le istituzioni dentro cui sono
inserite. L’insegnante educa l’alunno, ma attraverso la scuola vuole
fare in modo che si realizzi la per-
3. J. MARITAIN, Per una filosofia dell’educazione, La Scuola, Brescia 2001, p. 70.
4. E. MOUNIER, Il personalismo, AVE, Roma 2004, p. 154.
5. Ibidem.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
sona. Il genitore non ha il compito di
educare il figlio a sua immagine e somiglianza (se facesse così, per definizione sarebbe Dio!); il suo compito
è quello di agire perché la persona
del figlio si possa sviluppare. Quindi
noi siamo sempre “mezzo”, mai fine
dell’educazione. L’educatore è sempre secondo rispetto al soggetto
primo, che è la persona.
Quindi, la seconda premessa
viene immediatamente di conseguenza: L’educatore è collaboratore.
Ma chiediamoci: collaboratore di chi?
Per noi cristiani l’educatore è, innanzitutto, collaboratore della Grazia.
Cosa vuol dire questa parola, che
noi oggi usiamo poco ma che è fondamentale per ogni cristiano? Provo
a dirlo, nella consapevolezza di semplificare la questione; provo a dirlo,
balbettando. Significa che siamo collaboratori di un amore che ci precede
e che opera nella nostra vita, che
con-forma le nostre coscienze. Che
siamo collaboratori di un maestro interiore, presente in tutti noi.
Lo so. È molto facile quando
guardiamo un bambino di un anno e
mezzo che ci sorride, pensare che il
succitato maestro sia all’opera. Ma
quando, per esempio, si litiga col
proprio figlio adolescente, è più difficile pensare che ci sia! Però noi cristiani riteniamo che tutte le persone
sono plasmate da un amore più
grande e che noi siamo a servizio di
tutto questo. Non siamo gli artefici
dell’atto educativo, ma c’è un’azione
che ci precede e ci supera. Siamo collaboratori della Grazia.
Permettetemi allora la battuta:
“L’educatore è chiamato a compiere
atti graziosi”. Qui “grazioso” non va
inteso logicamente come atti carini
in senso superficiale. Piuttosto nel
senso di “carino” che rimanda al kairòs, alla Grazia amorevole del mistero di Dio.
Chi tra voi lavora con la vita ferita, cioè con ragazzi trascurati e abbandonati, che fanno fatica a vivere,
sa quanto questo sia importante. Di
quanto questi ragazzi hanno bisogno
di uno sguardo che gli dica: “Sei
amato... anche se non ti comporti
bene, anche se dentro di te stai
male!”
Questa è la collaborazione della
Grazia.
Terza premessa: se è vero che il
fine dell’educazione è la persona;
che la fonte dell’atto educativo e del-
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
11
l’impegno educativo della comunità
cristiana è l’amore di Dio che ci precede – è Dio che educa il suo popolo
– dobbiamo riconoscere che questa
collaborazione è un fatto che coinvolge sempre gli uomini; tutte le generazioni sono tenute ad educare.
L’atto educativo, ecco la premessa, è
un compito permanente.
Prima alcuni giornalisti mi chiedevano: “È difficile, oggi educare?”
Ce lo chiediamo tutti. Allora, sgomberiamo subito il campo: non possiamo sapere se era più difficile
educare una volta rispetto ad oggi.
Perché non c’eravamo!
Noi sappiamo che oggi educare ci
costa fatica. Ma perché? Perché
l’educazione è un compito permanente. Dire ciò significa che va scelto
continuamente.
12
Un genitore non può dire: “Oggi
faccio il genitore, domani no”. Ogni
giorno deve scegliere di essere genitore. Così l’insegnante, così l’allenatore e così il catechista.
Allora l’educazione è un compito
permanente perché ogni generazione
di adulti deve scegliere di educare. E
se una generazione di adulti sceglie
di non educare nessuno può farlo al
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
suo posto. E, inoltre, deve scegliere
di educare facendo i conti col proprio
tempo, con le sue relative fatiche e
risorse.
Per questo oggi ci è chiesta una
rinnovata responsabilità educativa.
Perché? I fenomeni sociali che
stiamo vivendo ci consegnano un
presente dove non puoi fare completamente affidamento sui dispositivi,
gli strumenti e i linguaggi di ciò che
ti ha preceduto.
Fino a qualche tempo fa, forse, si
poteva dire: fai come hai sempre
fatto che va bene. Oggi, invece, ci
troviamo di fronte a situazioni dove
la responsabilità educativa va rinnovata.
Prendete l’esempio di internet e
delle chat. Non possiamo affrontare
la situazione guardando semplicemente a ciò che hanno fatto i nostri
genitori; abbiamo la necessità di leggere e capire i fenomeni nuovi, di
operare tenendo presenti i fondamentali dell’educazione e scegliere.
Si potrà pure sbagliare, visto che le
scelte comportano degli errori. Ma
nessuno può sostituirsi alla nostra
scelta, al nostro dovere di scelta.
Educare quindi richiede una rin-
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
novata responsabilità educativa. È
quello che i vescovi sottolineano. Per
questo ci hanno consegnato un lavoro di dieci anni, sottolineando la
necessità di riformare la responsabilità educativa. È un lavoro che va
fatto con coraggio.
Questa responsabilità educativa
da rinnovare ha, per noi cristiani, la
sua radice nel Vangelo. E’ bene, a
questo proposito, richiamare direttamente il documento dei vescovi: “La
responsabilità educativa nasce per due
ragioni: per un desiderio e per una preoccupazione. Nell’introduzione del documento, i vescovi, prima di dirsi
preoccupati della situazione educativa attuale, dicono una cosa molto
bella: noi abbiamo un grande dono da
dare a tutti: la Parola buona del Vangelo”.6
La responsabilità educativa prende forza sul desiderio. Sul desiderio
di dare a tutti una vita buona. Si
educa volentieri non perché si ha
paura, ma solo se si desidera davvero il bene delle persone.
Chi vive nella scuola lo sa benis-
simo. L’insegnante che ha paura dei
ragazzi entra in classe mettendo in
gioco un circolo vizioso.
L’educazione non parte dalla
paura. Si educa se tu ami la vita
dell’altro, se hai un desiderio: che la
bellezza della vita che hai incontrato,
della parola buona del vangelo,
possa essere data agli altri. Questo
è il desiderio dell’educazione, desiderio che ci interpella e ci chiede,
conseguentemente, una risposta.
Naturalmente non siamo ciechi e
quindi la responsabilità educativa
nasce, si declina e si articola su un
desiderio, ma anche su una preoccupazione. Essa è espressa bene dal discorso del Papa, presente come
allegato al documento dei vescovi.7
Benedetto XVI mette in evidenza i rischi della concezione relativistica e
ipersoggettivistica della vita.
Se si pensa che niente valga, perché tutto è sullo stesso piano, non si
hanno più ragioni da dare agli altri.
Allora il percorso della vita, o meglio
di umanizzazione della vita umana rischia di perdersi.
6 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali
dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 4.
7 BENEDETTO XVI; Discorso alla 61º Assemblea generale della Cei, 27 maggio 2010.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
13
Le persone rischiano di chiudersi
in se stesse e la loro ‘umanità’ rischia di perdere forma e forza.
La responsabilità educativa è
quindi articolata su questa dialettica: desiderio e preoccupazione. È una
responsabilità che interpella tutti.
Anche in questo i vescovi sono molto
chiari. Essi parlano, sì, alla comunità
ecclesiale ma non solo ad essa, perché l’educazione riguarda tutti, più
soggetti: la famiglia, la parrocchia,
la scuola, le università, le associazioni sportive, i mass media, il territorio. Interpella tutti. E visto che
interpella tutti dobbiamo prendere
consapevolezza di cosa è effettivamente l’educazione. E noi, come cristiani, essere capaci di condividere
alcuni punti fermi.
1. I punti fermi per una rinnovata
responsabilità educativa
14
Educare che cosa richiede? L’educazione richiede la fiducia. Romano
Guardini dice che l’educazione è un
atto di fiducia8: un atto di fiducia nel
mistero di Dio; è atto di fiducia verso
la persona che si ha di fronte. È atto
di fiducia in te come educatore. È un
8. R. GUARDINI, Etica, Morcelliana, Brescia 2001.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
fidarsi che ci sia il bene.
Quindi, ogni volta che riduciamo
questa fiducia l’educazione si riduce.
Un insegnante che ha fiducia solo in
se stesso, ma non nel ragazzo, fa fatica. Un educatore che ha fiducia
solo nel ragazzo, ma non in se
stesso, fa anch’egli fatica. Un genitore che ha fiducia solo in se stesso,
ma non nel bambino – o nel coniuge
- anche.
L’educazione è fiducia che ci sia
un bene da coltivare. Do tempo al
bene, affinché esso cresca.
In questo senso, l’educazione,
oggi è una controcultura, perché nel
nostro tempo, così mosso dalla fretta
e dalla frenesia, dove bisogna fare i
conti ogni giorno e si vuole ottenere
tutto e subito, la fiducia, cosa che abbisogna di tempo per potersi costruire e instaurare, viene esclusa.
L’educazione richiede fiducia e,
naturalmente, speranza. Perché se
la fiducia è ammettere che ci sia un
bene, speranza è ammettere che il
bene cresca e che si compirà.
Oggi abbiamo tutti bisogno di
avere verso gli educandi uno sguardo
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
fiducioso. Ma anche di avere uno
sguardo fiducioso verso noi adulti,
pur nella durezza dei tempi che
stiamo vivendo.
semplici parole: non si educa nel
vuoto. Quando un bambino o un ragazzo ti guarda, ti guarda bene. Vede
in te una testimonianza incarnata.
Come credenti dobbiamo dirci
che, nonostante le fatiche che ci
sono e che magari ci aspettano, noi
crediamo che il bene c’è. Che il bene
si compie. E che su tale bene noi possiamo far crescere le nuove generazioni. E non sulla disperazione.
Mounier dice: “Disperare di uno è
un renderlo disperato”9. È una frase
molto significativa, che ogni educatore dovrebbe tenere sempre presente.
È un’illusione dire: “Io non do valori ai mie figli. Se li sceglieranno da
grandi”. Se tu genitore non gliene
dai, qualcun altro glieli darà. Il vuoto
che tu crei sarà riempito da qualcos’altro, da ciò che i pedagogisti
chiamano le educazioni informali e
non formali della quotidianità.
Quindi, chi è l’educatore? Quello
che non si rassegna a disperare di
qualcuno. È il genitore che, una volta
andato a letto furibondo a causa di
una lite col proprio figlio, il giorno
dopo si sveglia e dice a se stesso:
Ok. Ricominciamo!
Questo, a mio parere, è un talento
fondamentale dell’educatore: di non
disperare mai e di scommettere ancora una volta sul bene.
Secondo punto fermo: l’educazione
richiede scelte valoriali. In poche e
Allora, educare comporta il fare
scelte valoriali, nella famiglia e nella
società. Naturalmente ciò apre la
questione dell’individuazione dei valori su cui costruire l’impegno educativo.
Terzo punto fermo: non si educa
senza un orizzonte, senza una progettualità.
Per progetto non intendiamo qui
solo un testo scritto. S’intende qualcosa di più ampio: l’orizzonte del proprio agire e del proprio cammino.
Voglio un bambino che raggiunga
tutte le sufficienze o voglio un bambino che oltre a questo abbia qualcosa altro, un desiderio di vivere e
9. E. MOUNIER, Il personalismo, op. cit., p. 62.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
15
sviluppi determinati interessi?
Mounier dice: “...quando gli uomini non sognano più le cattedrali, non
sono più nemmeno in grado di costruire
delle belle soffitte”10. Questa è la progettualità: l’immaginare qualcosa di
grande e cominciare a realizzarlo
dalle piccole cose.
Lo so che nel concreto è dura.
Quando si hanno ventisette bambini
in classe è difficile sognare una cattedrale. Però la progettualità è fondamentale nell’atto educativo.
16
Quarto punto fermo: educare richiede collaborazione. Detto con una
sola frase: non si educa da soli.
L’educazione è un atto di collaborazione, come s’è detto poc’anzi, con la
Grazia. Ma l’educazione è un atto
collaborativo coi bambini e coi ragazzi. L’educazione è una dinamica
di libertà. Senza collaborazione noi
possiamo addestrare il discente, ma
non educarlo fino in fondo.
Educare è un atto di collaborazione tra adulti. Ecco i vescovi che
nel documento ci ricordano la necessità di un’alleanza educativa.
10. IVI, p. 100.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
Io genitore mi devo fidare degli
educatori dei miei figli, devo cooperare con loro. Se guardiamo bene
l’educazione è intrinsecamente un
atto collaborativo, che costantemente richiede la fatica di tessere
collaborazioni per creare una comunità educante.
Un esempio molto forte possiamo
ricavarlo dagli adolescenti. I vescovi
giustamente sottolineano l’importanza della famiglia, ma l’adolescenza ci restituisce la necessità
della famiglia ma anche la sua impossibilità di fare tutto, perché la dinamica dell’adolescenza è una
dinamica di revisione dei rapporti tra
genitore e figlio.
Per cui è normale che un figlio
non abbia più come unico punto di riferimento la mamma o il papà. Ciò significa che c’è bisogno di punti di
riferimento adulti al di fuori della famiglia che sostengano il ragazzo.
Provo a fare un esempio concreto, un po’ duro: se un ragazzo comincia ad avere problemi con la
droga, di certo la prima persona a cui
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
andrà a dirlo non sarà la madre.
Qualche volta sì, ma generalmente
non è così. È normale che la madre
tenga d’occhio il figlio, cogliendo i
segnali di pericolo. Una volta colta la
realtà del problema è chiaro che la
madre non può semplicemente dirgli
“Cosa stai facendo?” La madre ha bisogno di altre figure adulte, che
creino esperienze positive con suo figlio, lei stessa ha bisogno di confronto e sostegno.
Nessuno è autosufficiente in educazione: la cooperazione è fondamentale.
Appunto perché l’educazione richiede cooperazione, essa richiede
risorse. Ma non solo risorse economiche – su cui oggi è difficile parlare,
visto il momento di grave crisi che
stiamo attraversando – ma anche risorse spirituali. Vanno continuamente coltivate le risorse spirituali
dell’adulto che educa. E passiamo
così ad un altro punto fermo: La necessità del sostegno.
Oggi gli adulti in generale, e
ancor più gli educatori, hanno bisogno di sostegno educativo, di mutuo
aiuto tra genitori, di esperienze in
cui confrontarsi sui problemi educativi.
Un testo illuminante, citato nella
bibliografia dell’opuscolo consegnatovi, potrà risultarvi illuminante: Il
figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, di M. Gauchet. Questo
autore dice: “Non siamo che all’inizio
del sostegno da dare alla genitorialità”11.
Quando io applico questa riflessione alla scuola, dico agli insegnanti, per poi discutere insieme:
“Guardate che oggi, voi, dovete attrezzarvi per sostenere i genitori.
Come potete cambiare, ad esempio,
il vostro modo in cui fate i colloqui
con loro?”
2. Stare dentro il cambiamento
Questi sono quindi i punti fermi.
Essi valgono sempre, in realtà, non
solo oggi. Da sempre, l’educazione
richiede fiducia, scelte valoriali, progettualità, collaborazione, risorse e
sostegno. Ma questi punti fermi,
oggi, devono fare i conti con una de-
11. M. GAUCHET, Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e Pensiero, Milano 2010, p. 64.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
17
terminata cultura educativa che ci
attraversa, che ha dei pro e dei contro, e che io sintetizzo in tre parole
chiave: pluralità, soggettività e professionalizzazione12.
Il primo punto: pluralità.
La cultura educativa di oggi fa i
conti con la pluralità. Oggi educhiamo in un contesto dove la pluralità è all’ordine del giorno. Viviamo
ed educhiamo in un contesto di pluralità valoriale. Ognuno ha i suoi riferimenti valoriali e se li legittima.
Questo incide molto nell’educazione.
18
Viviamo in un contesto segnato
da una pluralità di culture, di costumi e di tradizioni culturali, di
forme di vita familiare, di fonti del
sapere (una volta la funzione di ‘far
circolare il sapere’ era prerogativa
dell’insegnante, del sacerdote, dei
professionisti, oggi, grazie a internet, le informazioni sono accessibili
con facilità).
Tutto questo che cosa comporta?
Sia delle opportunità, visto che la
pluralità è una ricchezza, ma anche
delle difficoltà.
Oggi dobbiamo fare i conti col
fatto che l’accordo non è un dato
scontato, dobbiamo crearcelo insieme decidendo su quali valori basarci. Dobbiamo costruire, come è
stato ricordato da più parti, patti
educativi espliciti.
Secondo punto. Siccome oggi i ragazzi incontrano una pluralità di
messaggi, abbiamo il compito di aiutare i ragazzi a fare sintesi. È difficilissimo, ma è un compito inevitabile
che la pluralità ci consegna.
È controproducente negare la
pluralità, magari rinchiudendo i nostri figli o rinchiudendoci. Prima o
poi prendono le ali e cominciano a
volare nel mondo della pluralità.
Ecco quindi la sfida: attrezzarli a
vivere nella pluralità affinché non
perdano la bussola.
Secondo punto: la soggettività
Oggi il valore di riferimento è il
benessere e la realizzazione personale. Forse dovremmo tornare a parlare di sacrificio per le nuove
generazioni, visto che questo tempo
12. P. TRIANI, I nodi culturali della scuola in atto,, in A. ANTONIETTI – P. TRIANI (a cura di), Pensare e
innovare l’educazione. Scritti in memoria di Cesare Scurati, Vita e Pensiero, Milano (di prossima pubblicazione).
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
ce lo chiede, ma è indubitabile affermare che oggi la ricerca del benessere personale è il motivo
predominante.
Oggi il bambino, come spiega
molto bene Pietropolli Charmet nei
suoi scritti13, non è più visto come un
piccolo selvaggio da civilizzare, bensì
come un talento da far crescere e far
esprimere. Questa idea ha fortemente
cambiato l’atteggiamento e la prassi
educativa di noi genitori. I nostri figli
non vivono più in una cultura educativa ‘edipica’, ma ‘narcisistica’14.
Le pubblicità televisive sostengono il narcisismo in modo incredibile. Pensate agli slogan: Tutto
intorno a te. Tu senza confini. Power
to you!. (non a caso tutte facenti
capo a delle compagnie di telefonia
mobile).
Pensate ad una delle ultima apparse in televisione (e tolta molto
presto, pare per una vibrante protesta dei pediatri): Un bel bambino
biondo, dentro una casa comincia ad
“esprimersi”. La sua espressività
consiste nel gettare nel water le
chiavi dell’auto del papà; rompere i
piatti per terra; far ribaltare i mobili
della casa e imbrattare, artisticamente, i muri. Arrivano i genitori, e
cosa fanno? Guardano soddisfatti il
loro bimbo, sorridono, si baciano e,
guardandosi innamorati, dicono: le
cose belle si fanno in due!
Qual è l’idea di fondo che viene
trasmessa? Che nostro figlio, che è
un talento, ha tutti i diritti per esprimersi come vuole! Se l’abbiamo fatto
noi, non può che compiere qualcosa
di bello!
Se la tua idea è che tuo figlio deve
seguire il suo ‘talento’, senza nessun
limite, la causa delle difficoltà che
incontra risiedono per forza in qualcun altro. Ecco allora, per fare un
esempio, che a scuola, quando magari il docente riferisce che il ragazzo ha delle lacune in matematica,
il genitore tenderà a rispondere che
è impossibile e ad attribuire la responsabilità al docente stesso.
L’autocentratura è la deriva della
soggettività la quale, però, ha anche
dei lati molto positivi. La centralità
13. G. PIETROPOLLI CHARMET, Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Laterza, Bari 2008.
14. Ibidem.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
19
del benessere del soggetto ci ha fatto
riscoprire la necessità di educare
ognuno, di coltivare i suoi talenti. Ma
bisogna anche affrontare il rischio
che la soggettività possa trasformarsi in narcisismo.
Da qui, quindi, la sfida educativa
di non chiudere i ragazzi in se stessi
e di aiutare i genitori a non chiudersi
dentro l’immagine che hanno dei
propri figli.
Terzo punto: la professionalizzazione
La categoria della professionalizzazione la sintetizzo brevemente nei
seguenti termini. Fortunatamente in
questi anni si sono moltiplicate le
professioni educative. Questa è una
grande cosa. Qual è, quindi, il problema? Pensare che l’educazione sia
solo un compito dei professionisti dell’educazione. Quindi di delegare a tali
professionisti tale compito.
20
Facciamo esempi concreti. Il
compito di educare alla fede, nella
comunità cristiana, non è solo dei catechisti, che sono tenuti ad essere,
in senso lato, dei professionisti, ma è
compito di tutti. Se noi delegassimo
solo i catechisti, o solo i membri
della famiglia naturale, l’educazione
alla vita di fede sarebbe molto meno
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
ricca e la comunità stessa diventerebbe molto più povera.
Il rischio della professionalizzazione è forte. C’è la tendenza a rivolgersi agli esperti ogni qual volta si
presenta un minino segno di qualcosa che non va. Certo, se tali sintomi si ripetono nel tempo, è logico
che bisogna approfondire e coinvolgere figure professionali. Ma questo
non esime il genitore dal tentare di
osservare, capire ed operare.
I professionisti ci vogliono. La
professionalità è necessaria, ma
l’educazione è fatta anche dalle risorse ordinarie, dalla forza della quotidianità e della informalità.
3. Lo stile educativo della Chiesa
Dentro questo cambiamento dobbiamo e possiamo ribadire lo stile
educativo della Chiesa. Per sollecitare la responsabilità educativa dobbiamo ridire lo stile educativo della
Chiesa, il quale è magistralmente
tracciato dai vescovi, con tre parole:
la chiesa educa perché è discepola,
madre e maestra. Guardate che l’ordine di queste tre parole non è casuale, esso esprime invece una
precisa logica.
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
La chiesa educa perché innanzitutto impara. Noi cristiani educhiamo nella misura in cui
impariamo e seguiamo il Maestro,
l’unico Maestro. Nella chiesa impariamo perché seguiamo Gesù. Educhiamo nella misura in cui ci
lasciamo plasmare da Lui.
In termini operativi vuol dire
chiedersi: il Vangelo cosa mi suggerisce? Dove posso trovare le forze ed
avere ancora la pazienza, per dare
ancora la vita? Vuol dire affidarsi,
anche attraverso la vita di preghiera.
Noi educhiamo perché impariamo. Ma noi, come Chiesa, diamo
l’idea di seguire qualcuno? Diamo
l’idea di una realtà che sta imparando da qualcuno e che educa perché ha imparato da qualcuno? E che
educa perché la passione di imparare
non è mai finita, e che vive pienamente nella sequela di Gesù?
La chiesa educa nello stile di
Madre.
Noi educhiamo nella misura in cui
accudiamo, nella misura in cui desideriamo la vita. E qui le donne colgono in profondità il significato di
questa realtà, molto più di noi maschi I desiderio di essere madre è il
desiderio di dare la vita. Il padre lo
capisce appieno, spesso, solo quando
vede il bambino. La donna da quando
egli viene concepito.
Questo è il carattere della maternità: il desiderio e l’accoglienza della
vita.
Allora, noi educhiamo nella misura in cui noi accogliamo e nella misura in cui noi desideriamo la vita di
chi ci sta davanti. Noi vogliamo che
la vita della persona che ci è ‘affidata’ sia felice, bella.
La chiesa educa nella misura in
cui è Maestra.
C’è chi dice: “la vita è bella, comportati come vuoi”. Mi sembra una
semplificazione. La vita è bella, ma
è una cosa seria e complessa. Un’avventura in cui uno può perdersi. Proprio per ridurre i rischi della perdita
e accrescere le possibilità di sviluppo
l’educazione comporta l’insegnamento di principi, conoscenze, regole.
4. Le direzioni di lavoro
Il discepolato, la maternità, il magistero, vanno dunque tenuti insieme. Ma per quali direzioni di
lavoro?
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
21
Educare vuol dire formare le coscienze. Ciò vuol dire rendere le persone capaci di avere uno sguardo
libero e responsabile sulla vita e oggi
questo vale ancora di più. Questa è
la vera fatica del nostro compito.
Una volta potevamo basarci maggiormente sulla forza dei dispositivi organizzativi.
22
Faccio un esempio concreto. Io
non credo che, cinquant’anni fa,
tutte le persone che si sposavano in
chiesa lo facevano perché erano convinte del sacramento del matrimonio. Si sposavano in chiesa, in parte,
perché il dispositivo esterno diceva
questo. Oggi i dispositivi esterni
sono frammentati e plurali. Oggi si
dice poche volte “Fai cosi, perché te
lo dico io!”, piuttosto si dice ai ragazzi, il messaggio:“Fai quello che
vuoi!”. Ma questo “fai quel che vuoi”
è un messaggio molto impegnativo e
ricco di difficoltà. Perché per sapere
quello che si vuole bisogna avere una
coscienza formata. Ecco il punto. Noi
oggi non possiamo moltiplicare i dispositivi esterni, ma puntare di più
sulla formazione delle coscienze dei
ragazzi, che significa aiutarli a sviluppare una riflessività interna, ad
anelare alle esperienze positive.
Senza lo sviluppo dell’interiorità il
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
messaggio “fai quello che vuoi”
tende a coincidere con la realizzazione dei bisogni immediati, con la
mera espressività di ciò che si prova
in un determinato momento.
Ma come possiamo formare le coscienze? Provo a fare semplicemente
alcuni accenni, per avviarmi poi
verso la conclusione.
Ci è chiesto di operare attraverso
contesti vitali e significativi. I ragazzi crescono se incontrano esperienze belle, adulti con la voglia di
vivere e che hanno qualcosa da dire;
compagni con cui condividere le
esperienze. Questo è ciò che accade
in un contesto vitale significativo. La
parrocchia è oggi uno dei pochi posti
che può essere definito come contesto vitale significativo intergenerazionale. Un bambino che va in
palestra (senza naturalmente sminuire il valore dell’esperienza sportiva) incontrerà solo i suoi compagni
e il suo allenatore. Quando, invece,
la domenica va a messa, incontra
tutti: amici e sconosciuti che si incontrano per un’esperienza comune
Noi, come comunità ecclesiale,
abbiamo dei tesori educativi straordinari da valorizzare.
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
I ragazzi per crescere hanno bisogno di contesti vitali significativi, ma
anche di percorsi strutturati, di percorsi formativi, così come gli adulti
ne hanno bisogno. La coscienza si
forma se è coltivata intensamente.
A questo proposito vorrei sinteticamente ricordare alcuni temi formativi:
1. È importante aiutare i ragazzi ad
aprirsi alla realtà e al mondo. A
non pensare che il mondo giri esclusivamente intorno a se stessi.
2. Aiutarli ad affrontare il tema
della fragilità. Oggi i ragazzi fanno
fatica a fare i conti con i limiti. Bisogna aiutarli ad imparare a vivere
dentro i limiti. Chi è l’adulto ideale?
È colui che è riuscito a mantenere il
suo desiderio vivendo dentro i limiti,
dentro le fatiche del vivere , è colui
che dentro tali fatiche trova nuove
energie, nuovi orizzonti e nuove speranze. Gli adolescenti, oggi, hanno
bisogno di incontrare adulti che testimonino loro che la verità della vita
non sta nella perfezione dell’uomo,
che non c’è. Ma nel riconoscere che
tu sei abitato da un grande desiderio
di vita, che fai i conti con il limite e
con il peccato, che puoi vivere esperienze di liberazione e salvezza! Ri-
conoscere che ciascuno di noi può
compiere il male, ma impegnarsi
anche, ogni giorno, per il bene. Mettendo a tema la questione della fragilità si può portare il ragazzo a
capire la complessità dell’animo
umano, a comprendere che ciò che ci
passa per la mente può anche essere
sbagliato, a cogliere l’importanza del
discernimento.
3. Aiutare a concepire la libertà non
come mera espressione di sé ma
come scelta del bene.
4. Educare al dono di sé. Questo è
davvero un punto chiave. Tutti oggi
ci dicono che il compito principale
della vita è il realizzarsi. I cristiani
dicono: il compito principale della
vita è il realizzarsi donandosi. È diverso! Guardate come cambia la prospettiva educativa e il suo
orientamento. Come voglio donare la
mia vita? Con chi voglio donare la
mia vita? Per chi voglio donare la
mia vita? Perché il cristiano ha questa prospettiva, la quale, come tutti
noi sappiamo, è faticosissima.
Educare alla trascendenza. È importante aiutare i ragazzi a pensare
che il confine della vita non sta semplicemente in ciò che vedi, ma che
c’è un orizzonte più ampio, che è il
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
23
mistero di Dio! Non dobbiamo dare
per scontata la cura della dimensione trascendente Da una recente
ricerca analisi condotta su un campione di giovani italiani, solo il cinquantadue
per
cento
degli
intervistati si è dichiarato cattolico.
Ciò significa dire che l’apertura alla
trascendenza nella forma del cattolicesimo oggi è, culturalmente, anche
nel nostro paese, in difficoltà.
5. Un lavoro comune
24
La complessità delle direzioni di
lavoro ci indica l’importanza di un lavoro comune. Usciamo da ogni forma
di retorica e riconosciamo che lavorare insieme è difficile. Ai miei studenti faccio fare un esercizio che
consiste nel disegnare la propria
casa ideale. Su cento ne trovassi uno
che vorrebbe vivere in un condominio! Tutti vorrebbero vivere in una
villa isolata, circondata da un giardino che ne delimiti il confine. Perché? Perché convivere e collaborare
è difficile.
Questo deve essere il punto di
partenza per lavorare insieme.
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
Stiamo facendo una cosa che costa
fatica, ma è necessaria. Perché necessaria? Perché da solo non ce la
faccio. Perché da solo sono meno
umano. Quindi la collaborazione è
più difficile, ma necessaria. Allora va
scelta. Anche, la collaborazione, nell’educazione va scelta.
Quando in oratorio, per esempio,
proviamo ad organizzare percorsi
formativi comuni, coinvolgendo educatori, allenatori e catechisti e ci troviamo magari dinanzi a domande
tipo: “Ma quanti incontri dobbiamo
fare?”, non preoccupatevi perché è
normale. Costa fatica cooperare insieme.
La cooperazione però va scelta e
va costruita con dei passaggi, che
sono: accrescere la comunicazione
reciproca; accrescere il confronto sui
problemi e cominciare a fare esperimenti di lavoro insieme. Questi sono
almeno tre passaggi del lavoro.
Anche in questo caso il discorso
si farebbe lungo, ma è ora di concludere, ringraziandovi per l’attenzione
e augurandovi di cuore un buon
lavoro.
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
25
Da sinistra: il Prof. Pierpaolo Triani, Mons. Raffaele Calabro, Don Gianni Massaro
Panoramica dell’Assemblea
EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI
Sintesi dei lavori dei Gruppi di Studio
a cura di Antonio Mario De Nigris
26
RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
27
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
28
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Educare in Famiglia
Presso l’auditorium del Liceo
Scientifico R. Nuzzi, sede per il
gruppo dei fedeli laici che hanno
scelto il tema dell’educare in famiglia, la prima relatrice, la prof.ssa
Angela D’Avanzo, docente di Storia
e Filosofia, presso il Liceo Pedagogico “Carlo Troia” di Andria, ha impostato il suo discorso raccontando
la sua personale esperienza familiare.
La famiglia è il luogo privilegiato
delle relazioni senza delle quali essa
stessa non sussiste. Nella famiglia si
fa esperienza di un legame che rappresenta il prototipo di tutti i legami
successivi. Come afferma Mounier:
una persona è tale proprio perché è
segnata dalla relazione; infatti, si
raggiunge la piena consapevolezza di
se stessi quando si incontra l’altro.
Assieme al marito, Angela
D’Avanzo, ha deciso di scegliere la
vita familiare caratterizzando l’istituzione - famiglia nell’essere accogliente e aperta al mondo. Tale
accoglienza si è manifestata innanzitutto quando hanno saputo di dover
accogliere una nuova vita, diversa da
loro, la quale non è semplicemente
un prolungamento di loro stessi,
come coppia e genitori, bensì un
nuovo soggetto con una propria identità e personalità.
Il progetto principale per questo
figlio è quello di renderlo una persona realizzata.
Si è compreso che nella relazione
in famiglia il rapporto è biunivoco,
nel senso che i genitori generano il
figlio, ma anche il figlio genera i genitori. Primo elemento che si è voluto insegnare a questo figlio è stato
quello di avere fiducia innanzitutto
in se stesso, così da poterne avere
poi negli altri.
È importante anche che il bambino abbia la consapevolezza dei propri limiti e sappia dare un fine alla
sua libertà, per orientarsi nella sua
vita. Altresì importante è fornire gli
strumenti ai propri figli affinché questi imparino a fare da soli, Il genitore
mai deve sostituirsi ai propri figli.
Il genitore principalmente assolve a due compiti: prendersi cura e
amare incondizionatamente evitando il
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
29
rischio di compiere le scelte al posto
dei figli o di assistere passivamente
ai loro errori.
Segue l’intervento della dott.sa
Michela Di Gennaro, Presidente
Regionale della Federazione dei Consultori Familiari d’ispirazione cristiana. Anche la seconda relatrice
ribadisce che la famiglia è un luogo
di livello aggregativo primario, che
tiene insieme le differenze originarie
dell’umano (di genere, di generazioni
e di stirpi). La famiglia è un soggetto
fatto di relazioni e legami. La famiglia genera l’umanizzazione di ciò
che si è generato, è qualcosa che diviene continuamente, rende possibile
sempre un cambiamento: il figlio
cresce e i genitori sono sempre più
genitori.
30
Anche i Vescovi, negli Orientamenti
pastorali affermano che “è la differenza
e la reciprocità tra il padre e la madre a
creare quello spazio fecondo per la crescita piena del figlio”.1 Oggi, però, si
tende a dare molto spazio alla figura
del genitore-amico, evitando l’insegnamento delle regole ed esaltando
solo la dimensione affettiva.
Altro dato significativo è che a
fianco delle famiglie tradizionali ce
ne sono altre caratterizzate da rapporti provvisori, come anche sono
impressionanti i dati che vedono il
raddoppiarsi delle coppie che si separano e divorziano dagli anni novanta ad oggi.
Questi dati devono spingerci a
scendere in campo affinché la famiglia continui nella sua missione, cioè
ad educare alla trasmissione della
vita e alla fede, che vanno di pari
passo. Il genitore deve avere insieme
benevolenza e pazienza, perché la
benevolenza da sola può diventare
buonismo, la pazienza da sola può diventare masochismo.
Per dire qual è il compito educativo dei genitori si può usare l’espressione di Giovanni Paolo II, il
quale, in occasione del ventennale
della Familiaris consortio, riprendendo il suo: “Famiglia diventa ciò che
sei” ebbe a dire “Famiglia sii ciò che
sei”.2
La famiglia, oltre al compito educativo dei suoi componenti, partecipa
1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali
dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 27.
2. GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, Città del Vaticano 22 novembre 1981.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
anche allo sviluppo della società,
quindi anche dei compiti sociali e
politici, di conseguenza partecipa
anche alla missione della Chiesa. Per
questo è importante la consapevolezza della ministerialità dei coniugi
che scaturisce dal Sacramento del
matrimonio.
In questo modo dobbiamo vedere
la parrocchia come una grande famiglia di famiglie perché essa deve
essere una comunità educata ed educante, quindi tutti noi dobbiamo sentirci educatori educabili.
Non basta però fermarsi alla parrocchia, è necessario andar fuori, ad
esempio, nel mondo dell’associazionismo in modo da creare un’alleanza
educativa, come l’ha chiamata il Prof.
Pierpaolo Triani. Le associazioni, infatti, devono essere viste come un
ponte verso le istituzioni.
Gli interventi dei presenti hanno
sottolineato in particolare la diffi-
coltà delle famiglie che vivono
l’esperienza traumatica della separazione: si è chiesto qual è il ruolo
della Chiesa in questi casi, soprattutto nell’educazione dei figli.
– Altro punto messo in evidenza riguarda le parrocchie, su come sia riduttivo proporre il corso per
fidanzati solo a pochi mesi prima del
matrimonio e non quando si è addirittura giovanissimi, per fare in modo
che si giunga più consapevoli alla responsabilità del matrimonio.
– Un ulteriore punto messo in luce
dai presenti è la poca forza che i cattolici mostrano nel far sentire la propria voce nelle questioni riguardanti
le politiche familiari; inoltre la classe
politica non incentiva il lavoro di chi
aiuta e sostiene la famiglia.
– C’è poi chi si chiede se si debbano
nascondere ai propri figli i limiti dei
genitori o non piuttosto avviare insieme dei processi di cambiamento.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
31
Da sinistra: Angela D’Avanzo, Giuseppe Tortora, Michela Di Gennaro
32
Partecipanti al gruppo di studio “Educare in Famiglia”
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Educare nella Scuola
Presso l’auditorium della Chiesa
Cuore Immacolato di Maria si è riunito il secondo gruppo di studio,
quello finalizzato ad analizzare
“L’Educare nella scuola”.
Due i relatori scelti per affrontare
il tema: il Prof. Saverio Di Liso, docente di Storia e Filosofia presso il
Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Bitonto, e il Dirigente Scolastico della Scuola secondaria di
primo grado “A. Manzoni” di Andria,
Prof. Carlo Zingarelli.
Educare è il compito fondamentale della scuola, nel senso di e - ducere, cioè tirar fuori dall’allievo le sue
qualità, le sue doti. Però tale compito risulta essere veramente arduo
nella società attuale, quella definita,
secondo vari filosofi con termini
quali post – moderna, liquida e/o in
frantumi, che ci fanno capire che la
situazione non è delle migliori,
quindi la scuola, oltre ad essere un
fondamentale conduttore di nozioni
– di stampo curricolare, didattico e
professionalizzante – deve essere capace mettere in atto processi di interiorizzazione e di produzione di
valori.
La scuola opera collegialmente,
agendo in équipe, creando una rete
di cooperazione che, oltre al circolo
degli insegnanti e del personale in
essa coinvolto, si estende soprattutto alle famiglie stesse degli alunni
ed al territorio. Alla formazione curricolare, quindi, si lega necessariamente quella extra curricolare.
Ma come operare nel contesto poc’anzi definito in frantumi? La cultura
post-moderna, secondo il prof. Di
Liso, è sia un rischio sia un’opportunità. Certamente essa suscita preoccupazione per via dello sfondo
nichilistico, fautore di scetticismo e
indifferentismo, o viceversa, di egemonismo e autoritarismo. D’altra
parte, essa costituisce un’opportunità in quanto richiede assunzione di
responsabilità, richiede una vigilanza maggiore da parte degli educatori in primis, dei genitori poi.
Accanto alla perfezione formale e
funzionale dei curricoli didattici,
come di quelli extra curricolari (leggi
attività al di fuori del tempo normale
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
33
scolastico) la scuola, aiutata dalla
Chiesa, deve porre l’accento su tematiche alte, quali la vita comune e la
ricerca della verità, nel rispetto delle
idee e delle convinzioni di ognuno.
In quest’ottica il rapporto tra
Scuola e Chiesa diventa determinante, poiché quest’ultima oltre ad
offrire la possibilità nel formare docenti competenti e umanamente credibili, capaci di diffondere il lievito del
Vangelo nel mondo, può mettere a disposizione della società risorse
umane e progettuali, volte a riempire
con senso e valore i vari percorsi
extracurricolari che insieme si possono costruire, valorizzando appieno
l’umano presente in chi si vuole
educare.
34
Il Prof. Zingarelli sottolinea
l’urgenza del fatto educativo e la improcrastinabile necessità della trasmissione del sapere e della cultura
da parte delle generazioni adulte a
quelle giovani. Per cultura non si
deve intendere il puro nozionismo o
il solo apprendere tecniche e/o mestieri ma anche altre dimensioni più
trascendenti, quali il bene comune, il
senso del sociale, la costruzione della
propria identità e l’interiorizzazione
degli ideali.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
A tale gravoso compito concorrono tre fondamentali soggetti: la famiglia, la scuola e ovviamente la
società. Ognuna opera nello specifico, senza mai dimenticare il relazionarsi con gli altri soggetti in
questione.
La scuola, non soltanto ente locale,
ovvero fredda istituzione propinatrice di servizi, non deve mai dimenticare di mettere al centro la persona,
di far risaltare come questa ha un
ruolo sociale attivo che si esplica bene
nel concetto di cittadinanza; educare
alla democrazia, intesa come diritto
allo sviluppo individuale nell’uguaglianza e nella possibilità. Tutto ciò
con competenza, caratteristica fondamentale che la scuola deve trasmettere, intendendo per essa capacità,
strumento per fronteggiare i cambiamenti, tenendo sempre conto che lo
sfondo principale deve essere quello
etico.
Etica, deve essere per la scuola,
e i succitati soggetti cooperatori,
vera ricerca del bene comune, dei valori,
e sempre condivisi in una visione
universalistica.
Tali strumenti offerti dalla scuola, e consolidati dal valido entourage, se ben trasmessi, possono
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
aiutare gli educandi a navigare nella
cosiddetta società liquida, affinché
questi possano orientarsi con validi
punti di riferimento. Le parrocchie,
come anche le associazioni ecclesiali, hanno un ruolo importante se
intese come luoghi ove si viene formati a valori positivi e di vera condivisione, superando la sola offerta di
intrattenimento.
In quest’ottica di sinergia si può
davvero tentare di guardare verso il
futuro con sguardo fiducioso, senza
lasciarsi andare allo sconforto piuttosto tipico del nostro tempo presente.
Dal vivace dibattito scaturito
dopo gli interventi dei due relatori,
diversi sono stati gli spunti e le proposte sorte dal numeroso uditorio.
– Educare nella scuola richiede un
approccio diverso oggi. Essa deve rispondere congruamente alle sfide
proposte dal mondo moderno. Ma
come fare? Una possibile risposta sta
nel riscoprire la dimensione del bello,
perché ogni cosa bella parla di Dio.
E i ragazzi si appassionano quando
un cosa, qualsiasi cosa è bella!
– Riscoprire, anche da parte degli
adulti, il valore della realtà. Dunque,
anche loro devono farsi umili e rendersi disponibili ad essere educati al
tempo presente.
– Superare il dualismo “scuola – allievi”, inteso come rapporto commerciale. La scuola non è “un’azienda” e
i genitori non sono i “clienti”. È necessario, come più volte si è ribadito
durante la relazione del Prof. Triani,
creare delle alleanze educative, costruite sulla reciproca fiducia, sia a
livello umano sia professionale.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
35
Da sinistra: Saverio Di Liso, Carlo Zingarelli, Leonardo Fasciano, Riccardo Lapenna
36
Partecipanti al gruppo di lavoro “Educare a scuola”
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Educare nella Società
Il tema “Educare nella società” è
stato trattato presso l’Auditorium
dell’Istituto Professionale G. Colasanto ed ha avuto come relatori il sociologo Natale Pepe e la dott.ssa
Rossella Miracapillo, Presiedente
della sezione andriese del Movimento Consumatori.
L’educare nella società rimanda
direttamente all’educare alla socialità,
ovvero all’insieme delle relazioni che
si stabiliscono tra gli individui e le
istituzioni. Il compito dell’educazione, tra l’altro, è permanente: non
si limita ai soli giovani: tutti educano
tutti in quella che è la società educante. Ognuno ha un ruolo ed è al
contempo educatore ed educando.
A cosa educhiamo e come educhiamo? Due domande cruciali alle
quali, per dare risposta, bisogna
necessariamente contestualizzare
e contestualizzarsi, al tempo che
stiamo vivendo.
La crisi finanziaria e valoriale in
atto richiede capacità di discernimento.
Lo spettro della povertà e il pro-
blema dell’iniqua distribuzione delle
ricchezze si avvertono concretamente anche qui ad Andria, così
come nell’intero territorio della Diocesi. I rapporti della Caritas dicono
che è aumentato in maniera impressionante il numero di coloro che si
recano quotidianamente presso i
Centri di ascolto.
I dati sono evidenti: il livello di
povertà è direttamene proporzionale
a quello di istruzione. Nell’ignoranza
si cullano azioni irresponsabili, quali
l’incapacità nella gestione del proprio stipendio, quindi, molte volte,
del budget familiare. L’ideologia del
tutto e subito e dei soldi facili, che va
tanto a braccetto con le lotterie
istantanee, il lotto e i Gratta e Vinci,
vera e propria piaga sociale, va superata appunto con l’educazione,
un’educazione che deve essere sì secolarizzata, ma che anche deve essere orientata verso qualcosa di più
grande.
Questo ideale è contenuto nella
nozione di Beni comuni. Questi sono,
sì, beni quali l’acqua, l’energia e
l’aria, ma anche la stessa educa-
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
37
zione, l’istruzione e la cultura. Questi, nel libro di Franco Cassano,
L’umiltà del male,1 sono ricondotti
anche alla solidarietà e alla ricerca
di ciò che è vero e bello. Come i
primi, una volta posseduti, anche
quelli enunciati da Cassano hanno
l’esigenza, il bisogno di essere condivisi, resi di tutti. Educare quindi al
discernimento, alla capacità di orientarci sempre di più verso di essi.
Educare ai beni comuni vuol quindi
dire educare a far crescere la consapevolezza che nella città, nella polis
ci sono dei valori, alla portata di
tutti, a cui far riferimento. Tale compito è fortemente coadiuvato dalla
nostra Costituzione, la quale ci parla
di sussidiarietà orizzontale. Essa
implica la possibilità che i cittadini,
dal basso, possano organizzarsi al
fine di perseguire i beni comuni.
38
Di conseguenza, spesso, l’unica prospettiva è quella di andar via. Ma
una città senza giovani, senza le loro
forze, è destinata a scomparire.
Educare nel sociale vuol dire,
quindi, educare al futuro, a far riscoprire e valorizzare le opportunità che
sia le risorse umane sia il nostro territorio offrono.
Dove, quindi, le fondamenta del
discorso dell’educare nella società?
Probabilmente nel brano tratto da
Gen 4,9: «Allora il Signore disse a
Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”.
Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il
guardiano di mio fratello?”».
La nostra città è piena di risorse,
di capacità umane e logistiche. Però
si vive un inspiegabile senso di insofferenza tra i cittadini.
Questo brano è importante nella
nostra esperienza, perché in esso
emerge con forza come a ciascuno di
noi sia dato il compito di custodire il
nostro fratello. Educhiamo, allora,
alla fratellanza, alla responsabilità
reciproca gli uni degli altri, alla giustizia, alla legalità, alla sostenibilità,
al futuro.
Ultimo punto emerso dalla relazione del dott. Pepe è la scarsa speranza per il futuro che i nostri
giovani nutrono verso la nostra città.
L’intervento della dott.ssa Miracapillo parte subito con un’interessante riflessione: stiamo vivendo un
momento politico e sociale di crisi in
1. F. CASSANO, L’umiltà del Male, Laterza, Roma – Bari, 2011.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
cui si fa necessario recuperare il concetto di responsabilità individuale. È
finito il tempo in cui si pensava che
fosse compito degli altri l’occuparsi
di cose sociali (leggi i politici o le
istituzioni). Non siamo più monadi
isolate dal contesto. Ci stiamo accorgendo che dobbiamo uscire, guardare oltre la nostra finestra, dobbiamo
capire cosa sta succedendo fuori
dalla nostra casa, dalle nostre parrocchie, dal nostro mondo.
Il numero sempre maggiore di poveri
- sia veri, ossia senza risorse, sia indotti, ossia incapaci di gestire i propri beni; l’apertura di svariati, troppi
centri ove è possibile permutare il
proprio oro (per poi, magari, spendere il ricavato in giochi d’azzardo).
Si torna di nuovo, quindi, sull’incapacità di una gestione del budget
economico familiare in maniera razionalizzata.
Dai casi di persone che sempre
più spesso si rivolgono presso il Movimento Consumatori (dall’anziano
che già ad inizio mese si è giocato la
pensione coi Gratta e Vinci a coloro
che si trovano con debiti triplicati a
causa di interessi e more dovute a
scadenze non onorate, ecc.), si capiscono due cose: che siamo vittime
del consumismo più sfrenato e che
molti sono quelli che hanno perso la
propria autodeterminazione, cioè
hanno perso il senso dell’agire in
accortezza guardando al futuro. Ciò
accade perché, probabilmente, siamo
vittime di un condizionamento. Ci
siamo abituati a pensare che se non
si possiedono determinati beni non si
è nessuno e se non acquisti il prodotto di quella determinata marca
non prendi il top.
Tale situazione di debito e di crisi
economica ha la sua cartina al tornasole in vari aspetti, che possiamo
toccare con mano nella nostra città.
Ciascuno di noi, quindi, può e
deve dare un contributo al cambiamento della società anche se può
sembrare difficile: dobbiamo provare
Linea guida dell’intervento della
dottoressa è Il rapporto annuale che
il movimento consumatori, sezione di
Andria, ha stilato per le annualità
2007//2008. Da questo risulta che
numerosi sono i soggetti che si sono
indebitati con le finanziarie, spesso
a causa di acquisti di non fondamentale importanza (telefonini di ultima
generazione, computer e altro), il cui
inadempimento delle rate ha portato
a sanzioni e tassi di interesse alti.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
39
a modificare le nostre azioni quotidiane.
Il Movimento Consumatori ha
tentato di cambiare alcune cose nella
nostra città. Ecco due esempi concreti: la campagna Vaschetta? No,
grazie!, durante la quale, grazie all’ausilio del Comune, è riuscita a ridurre del 90% l’utilizzo di tali
contenitori, inquinanti e capaci di alterare i cibi che contengono, e la
campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua (in questo
caso l’intervento della comunità ecclesiale della nostra Diocesi, è stato
determinante). In entrambi i casi si
sono raggiunti ottimi risultati, ottenuti da un agire collettivo efficace: è
evidente, quindi, che con la nostra
azione quotidiana possiamo cambiare qualcosa.
40
Questi esempi sono la dimostrazione che l’agire del singolo, se sommato a quello del proprio vicino, può
portare davvero a dei grandi cambiamenti nella società. Tale scelta – dell’agire comune – se associata ad altri
fattori quali il recupero dell’etica e
della morale nell’agire quotidiano può portare ad ottenere risultati rilevanti. Il recupero della responsabilità individuale, attraverso la
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
formazione e l’autoformazione, come
anche del confronto con gli altri e la
traduzione in realtà di alcuni dei dieci
comandamenti, quali il non rubare
(non solo materialmente, ma anche
intenzionalmente nel senso dell’approfittare di ciò che è comune quindi
non nostro), possono concretamente
dare un possibile slancio verso il nostro futuro.
Il dibattito seguito ha registrato
diverse proposte interessanti, che
possono essere così sintetizzate:
– Uno dei problemi di fondo che ha
portato e porta tutt’oggi a far ristagnare ulteriormente la situazione di
crisi presente nella nostra società è
quello della mancanza di formazione
e di informazione: quanti sono capaci
di leggere il territorio, le sue esigenze
e le sue problematiche? Quanti si informano su ciò che realmente accade?
– Quanto incide l’immaturità religiosa nella vita sociale? Si parla
tanto di secolarizzazione, di crisi
economica… Perché noi cristiani viviamo questi momenti di crisi con un
atteggiamento passivo e demandiamo ad altri di farsi carico di tutti i
problemi sociali?
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
– Altro elemento scaturito dalla discussione riguarda l’impegno politico dei cristiani. Assistiamo
obiettivamente ad una minore partecipazione politica attiva da parte dei
cristiani. Lo stesso card. Bagnasco
ha detto che i cattolici sono colpevoli
di assenteismo sociale, mentre papa
Benedetto XVI, in occasione della
sua visita in Calabria (9 ottobre
2011), ha rinnovato il suo appello
per una nuova generazione di cattolici
che sappia pensare al Bene Comune. Ci
si domanda, quindi: questi moniti
sono recepiti dalle Chiese locali? In
pratica, quale deve essere il compito
della Chiesa in questo preciso momento contingente?
– Non si fa altro che parlare di diritti,
di richieste fatte da parte dei più
circa la situazione attuale, affinché
essa possa migliorare. È una chiara
richiesta di difesa dei propri diritti.
Ma non dobbiamo mai dimenticare
che noi, in quanto cittadini facenti
parte di un contesto più grande, abbiamo anche dei doveri, da apprendere e rispettare.
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
41
Da sinistra: Natale Pepe, Silvana Campanile, Rossella Miracapillo
42
Partecipanti al gruppo di studio “Educare nella società”
SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Partecipanti
Parrocchie
Città
Nº
Beata Vergine Immacolata
(Minervino)
16
Beata Vergine Immacolata
(Andria)
22
Cuore Immacolato di Maria
(Andria)
16
Gesù Crocifisso
(Andria)
41
Gesù Giuseppe e Maria
(Canosa)
9
Gesù Liberatore
(Canosa)
13
Maria SS. Incoronata
(Minervino)
17
Maria SS. del Rosario
(Canosa)
5
Madonna della Grazia
(Andria)
16
Madonna del Carmine
(Canosa)
7
Madonna di Pompei
(Andria)
28
Maria SS. dell’Altomare
(Andria)
24
S. Agostino
(Andria)
20
S. Andrea Apostolo
(Andria)
16
S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe
(Andria)
17
S. Francesco e Biagio
(Canosa)
4
S. Francesco d’Assisi
(Andria)
13
S. Giovanni Battista
(Canosa)
14
S. Giuseppe Artigiano
(Andria)
30
S. Luigi a Castel del Monte
(Andria)
3
PARTECIPANTI
43
S. Maria Addolorata alle Croci
(Andria)
9
S. Maria Assunta e S. Isidoro
(Andria)
6
S. Maria dei Miracoli
(Andria)
20
S. Michele Arcangelo
(Minervino)
14
S. Nicola di Myra
(Andria)
25
S. Paolo Apostolo
(Andria)
10
S. Riccardo
(Andria)
10
S. Teresa
(Canosa)
5
Sacre Stimmate
(Andria)
15
Sacro Cuore di Gesù
(Andria)
30
San Sabino
(Canosa)
8
Santa Maria Vetere
(Andria)
21
Santa Maria Assunta
(Minervino)
SS. Annunziata
(Andria)
15
SS. Sacramento
(Andria)
24
SS. Trinità
(Andria)
15
Seminario Vescovile
3
6
44
Aggregazioni Laicali
Anno di Volontariato Sociale (CARITAS)
20
Apostolato della Preghiera
7
Associazione “Figli in cielo”
6
Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC)
6
PARTECIPANTI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Associazione Nazionale S. Paolo per gli Oratori (ANSPI)
3
Azione Cattolica – Presidenza Diocesana
8
Cappellania Ospedale Civile (Andria)
6
Centro Italiano Femminile (CIF)
7
Centro Volontari della Sofferenza (CVS)
3
Consultorio diocesano ESAS
4
Fraternità Comunione e Liberazione
6
FRATRES (Andria)
1
FRATRES S. Giovanni (Canosa)
1
Insegnanti di Religione Cattolica
13
Movimento Focolari
6
Movimento Lavoratori SCIMPID
1
Ordine Francescano Secolare (O. F. S.)
20
Pax Christi
6
Pia Associazione dei Crociferi
3
Rinnovamento nello Spirito Santo
5
Unione Cristiana Imprenditori - Dirigenti (UCID)
8
Volontariato Vincenziano
2
Numero totale di partecipanti:
695
PARTECIPANTI
45
46
RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Proposte per continuare...
Schede di lavoro
47
– SCHEDA 1 –
Testi biblici
“Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
(Mc 6,34)
“Vi do un comandamento nuovo: che via amiate gli uni gli altri; come io vi ho
amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri”.
(Gv 13, 34 – 35)
Dagli Orientamenti Pastorali
“Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo trasformando l’avvicendarsi
delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza [...] Di questa storia noi ci sentiamo partecipi. La guida di Dio, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret [...] è Lui il Maestro e il
redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo [...] Mentre risuonano in noi le parole del Vangelo – “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti
fratelli (Mt 23,8) – vorremmo poter dire con S. Agostino: “Parliamo a voi come
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
condiscepoli alla stessa scuola del Signore [...] Sotto questo maestro, la cui cattedra è il cielo – è per mezzo delle sue Scritture che dobbiamo essere formati –
fate dunque attenzione alle parole che vi dirò”. 1
Dalla relazione del prof. Pierpaolo Triani
Se è vero che il fine dell’educazione è la persona; che la fonte dell’atto
educativo e dell’impegno educativo della comunità cristiana è l’amore di Dio
che ci precede – è Dio che educa il suo popolo – dobbiamo riconoscere che
questa collaborazione è un fatto che coinvolge sempre gli uomini; tutte le
generazioni sono tenute ad educare. L’atto educativo è un compito permanente [...] perché ogni generazione di adulti deve scegliere di educare. E se
una generazione di adulti sceglie di non educare nessuno può farlo al suo
posto. E, inoltre, deve scegliere di educare facendo i conti col proprio tempo,
con le sue relative fatiche e risorse [...] Per questo oggi ci è chiesta una rinnovata responsabilità educativa.
L’educazione richiede fiducia e, naturalmente, speranza. Perché se la fiducia è ammettere che ci sia un bene, speranza è ammettere che il bene cresca e che si compirà.
48
Noi cristiani riteniamo che tutte le persone sono plasmate da un amore
più grande e che noi siamo a servizio di tutto questo. Non siamo gli artefici
dell’atto educativo, ma c’è un’azione che ci precede e ci supera. Siamo collaboratori della Grazia. Permettetemi allora la battuta: “L’educatore è chiamato a compiere atti graziosi”. Qui “grazioso” non va inteso logicamente come
atti carini in senso superficiale. Piuttosto nel senso di “carino” che rimanda
al kairòs, alla Grazia amorevole del mistero di Dio.
Chi tra voi lavora con la vita ferita, cioè con ragazzi trascurati e abbandonati, che fanno fatica a vivere, sa quanto questo sia importante. Di quanto
questi ragazzi hanno bisogno di uno sguardo che gli dica: “Sei amato….
1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali
dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 1.
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
anche se non ti comporti bene, anche se dentro di te stai male!” Questa è la
collaborazione della Grazia.
Questo deve essere il punto di partenza per lavorare insieme. Stiamo facendo una cosa che costa fatica, ma è necessaria. Perché necessaria? Perché
da solo non ce la faccio. Perché da solo sono meno umano. Quindi la collaborazione è più difficile, ma necessaria. Allora va scelta. Anche la collaborazione nell’educazione va scelta [...] La cooperazione però va scelta e va
costruita con dei passaggi, che sono: accrescere la comunicazione reciproca;
accrescere il confronto sui problemi e cominciare a fare esperimenti di lavoro
insieme.
Proposte per la discussione
– Dio ha scelto di educare il suo popolo. Per far ciò ha bisogno della nostra
collaborazione. Il prof. Triani parlava dell’uomo come collaboratore della grazia, capace di mettere in opera atti pieni di tale carisma. Concretamente come
è possibile mettere ciò in atto? Quali sono le maggiori difficoltà che ostacolano il riaffiorare della Grazia nei nostri gesti quotidiani?
– Cooperazione e collaborazione sono due termini che più volte abbiamo
avuto modo di udire durante i vari interventi del Convegno. Cooperazione con
la scuola, con la Chiesa e le parrocchie e con la stessa società in cui viviamo.
Però, cooperare e collaborare richiedono fatica. Sicuramente nel vostro
gruppo/parrocchia sorgono spesso conflitti di idee circa il raggiungimento di
qualsivoglia obiettivo. Come affrontare queste divergenze di vedute, tenendo
conto che l’obiettivo comune deve essere quello di educare alla vita buona
del Vangelo?
– Educare richiede speranza e fiducia. Mai termini furono più adatti nel descrivere le esigenze educative sorte negli ultimi tempi. Nella tua realtà come
si affrontano le varie problematiche educative che quotidianamente si incontrano (ragazzi e famiglie con problemi economico sociali, immigrati, ecc.)?
Vi sono speranza e fiducia nel comune operare tra i fedeli in vista del raggiungimento degli obiettivi, sia pastorali sia sociali che la comunità si pone?
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
49
50
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
– SCHEDA 2 –
Dalle tre sintesi dei lavori di gruppo sono emersi numerosi interrogativi e proposte. Essi sono importanti punti di partenza per una costruttiva discussione all’interno delle parrocchie, delle associazioni, dei gruppi ecclesiali cui si appartiene.
Qui di seguito proponiamo tre interrogativi “complessivi”, che riassumono in
maniera generale quanto raccolto, durante la seconda giornata, dai tre gruppi.
– La famiglia è un luogo di relazione privilegiato. È il nucleo fondamentale
della società, da dove partono tutti i ponti verso l’esterno. Purtroppo, oggigiorno, la famiglia come istituzione, avverte sempre di più i gravosi segni dei
tempi. Quali scelte pastorali si dovrebbero attuare perchè la famiglia continui
ad essere parte costitutiva della società? Come può la comunità cristiana,
“alleandosi” con le altre agenzie educative, collaborare con la famiglia nel
suo insotituibile compito educativo nella formazione dell’uomo?
– Anche la scuola, luogo educativo per eccellenza, deve ripensarsi alla luce
di quanto detto durante il convegno e di quanto riportato nel documento della
C.E.I. Educare alla vita buona del Vangelo. Essa deve mirare a trasmettere non
solo contenuti nozionistici, tecnici e professionalizzanti, bensì anche valori
alti, cioè etici e trascendenti. In ciò la Chiesa risulta essere un valido supporto, attraverso l’insegnamento della Religione Cattolica e i diversi percorsi
formativi proposti nelle parrocchie e nelle aggregazioni laicali.
Nelle vostre parrocchie/comunità, come viene vissuto il rapporto con le istituzioni scolastiche presenti nel territorio circostante? Vi sono proposte biunivoche e di collaborazione?
– Educare nella società risulta essere difficile, a causa di diversi fattori: la
mancanza di punti di riferimento; l’immagine di una società fluida, ove non
sono più presenti valori a cui riferirsi. A dar man forte al peggioramento della
situazione v’è la crisi economica in atto, fomentatrice di ulteriori derive sociali e fautrice di incapacità di discernimento. La Chiesa, luogo ove i Valori
sono fermamente creduti e trasmessi, rimane un baluardo cui aggrapparsi
per ritrovare un punto di riferimento. Ma questo può avvenire solo se essa
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
51
esce dal tempio.
Come si rapporta la tua comunità al mondo circostante? Tende ad esso la
mano, interessandosi a ciò che avviene o preferisce chiudersi nell’autoreferenzialità? Cosa proponi affinché la tua comunità partecipi maggiormente
alle questioni sociali presenti nel suo territorio?
Che spazio occupa nella pastorale parrocchiale la riflessione sui nuovi stili
di vita, per educare a vivere più responsabilmente nel mondo che Dio ci ha
affidato? Conoscete la proposta della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di
Vita (nata nel 2007 per promuovere un movimento del popolo di Dio sui
Nuovi Stili di Vita nella Chiesa e nella Società) a cui aderisce la nostra Caritas
Diocesana?
52
PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO”
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
BIBLIOGRAFIA
In quest’ultima sezione degli Atti abbiamo deciso di segnalare ai lettori una
congrua bibliografia contenente tutti i testi citati e a cui si rimanda durante i vari
interventi tenuti al Convegno Ecclesiale Diocesano, affinché le proposte, gli spunti
e le idee da esso partorite possano essere approfondite e meglio assimilate.
ANTONIETTI A. – TRIANI P. (a cura di), Pensare e innovare l’educazione.
Scritti in memoria di Cesare Scurati, Vita e Pensiero, Milano (di prossima pubblicazione).
BENEDETTO XVI, Discorso alla 61º Assemblea generale della Cei, 27 maggio
2010.
ID., Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione,
Gennaio 2008.
BIGNARDI P., Il senso dell’educazione, AVE, Roma 2011.
CASSANO F., L’umiltà del Male, Laterza, Roma – Bari, 2011.
COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE CEI, La sfida educativa.
Rapporto – proposta sull’educazione, Laterza, Bari 2010.
ID., L’emergenza educativa. Persona, intelligenza, libertà, amore. IX Forum del
progetto culturale, EDB, Bologna 2010.
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010 – 2020,
Paoline, Milano 2010.
DILIBERTO L., L’arte dell’incontro, AVE, Roma 2010.
DIOCESI DI ANDRIA, Dio educa il suo popolo. Programma pastorale diocesano
2011 - 2013, Andria 2011.
BIBLIOGRAFIA
53
GAUCHET M., Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e Pensiero, Milano 2010.
GUARDINI R., Etica, Morcelliana, Brescia 2001.
GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio. Esortazione Apostolica, Città del
Vaticano 22 novembre 1981.
MARITAIN J., Per una filosofia dell’educazione, La Scuola, Brescia 2001.
MARTINI C. M., Educare nella postmodernità, a cura di F. MONACO, La
scuola, Brescia 2011.
MEDDI L., Ridire la fede in parrocchia. Percorsi di evangelizzazione e di formazione, EDB, Bologna 2010.
MIANO F., Educare in famiglia. Un’impresa esaltante, Elledici, Torino 2010.
MOUNIER E., Il personalismo, AVE, Roma 2004.
PIETROPOLLI CHARMET G., Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente
di oggi, Laterza, Bari 2008.
SAVAGNONE G., BRIGUGLIA A., Il coraggio di educare. Costruire il dialogo
educativo con le nuove generazioni, Elledici, Torino 2009.
SAVAGNONE G., Maestri di umanità alla scuola di Cristo. Per una pastorale
che educhi gli educatori, Cittadella, Assisi 2010.
TRIANI P. (a cura di), Educare impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti Pastorali della Chiesa Italiana 2010-2020, AVE, Roma 2010.
54
BIBLIOGRAFIA
ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012
Indice
Presentazione di Mons. Raffaele Calabro Vescovo di Andria
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pag.
5
Presentazione del Convegno
del Vicario Generale don Gianni Massaro
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7
“Educare, impegno di tutti”
Relazione del Prof. Pierpaolo Triani
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9
Sintesi dei lavori dei Gruppi di Studio
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27
Educare in Famiglia
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29
Educare nella Scuola
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33
Educare nella Società
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37
Partecipanti
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43
Proposta per continuare...
Schede di lavoro
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47
Bibliografia .
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53
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VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011)
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GRAFICHE GUGLIELMI - ANDRIA
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