2 RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Presentazione di Mons. Raffaele Calabro, Vescovo di Andria Presento volentieri gli Atti del recente Convegno diocesano, raccolti in opuscolo. Diventa così più facile consultarli e tenerli presenti come comodo vademecum, che unisce in rete tutti gli educatori, sacerdoti, famiglia, operatori pastorali nell’opera comune: quella dell’educare, senza correre il rischio di disperdersi in una foresta lussureggiante e senza confini. Riviste, giornali, pubblicazioni varie si moltiplicano di giorno in giorno arricchendo di spunti, di considerazioni, di prospettive l’argomento dell’educare, con il rischio tuttavia di rendere più problematico e sfrangiato l’impegno che pur non ammette tregua o rinvio. 3 Il Convegno diocesano con gli Atti che ha prodotto è in grado di sventare questo rischio, restringendo all’essenziale quanto occorre tener presente e si trova riassunto nella prolusione del prof. Pierpaolo Triani e nei dibattiti che lo hanno seguito: educare in famiglia, nella scuola, nella società. Son certo, perciò, che tale Convegno, da tutti partecipato e arricchito, produrrà i suoi frutti. Una relazione autenticamente educativa porta – insegna S. Agostino – a scoprire qualcosa, o meglio Qualcuno, che è più profondo e più alto di ogni possibile altezza. Scopriremo così che l’educare non è un’attività neutra o senza con- PRESENTAZIONE DEL VESCOVO seguenza, perché cambia e modifica l’educatore prima che l’educando. In un bell’articolo comparso su La Civiltà Cattolica del 7.1.2012, Padre Giandomenico Mucci, S.J., poneva in evidenza per noi presbiteri il saper conversare, raccomandato dal Concilio Vaticano II nel Decreto sulla formazione sacerdotale. L’esortazione centrale è quella, mi pare, di saper ascoltare, prima di parlare e, comunque, di non parlare mai senza aver prima ascoltato. 4 PRESENTAZIONE DEL VESCOVO Sant’Ignazio di Lojola arriva al punto da mettere la conversazione con il prossimo allo stesso livello di ascoltare le confessioni sacramentali. Con paterno e fraterno affetto vi saluto e vi benedico. Andria, 20 gennaio 2012, memoria di San Sebastiano, Martire e Patrono secondario della città di Andria. † Raffaele Calabro Vescovo ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 5 6 ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Presentazione del Convegno del Vicario Generale, don Gianni Massaro Buonasera a tutti, il Convegno Diocesano che ci vede impegnati oggi e domani trae la sua origine più remota dai recenti Orientamenti Pastorali1 dei Vescovi Italiani. Il nostro Vescovo, che salutiamo con filiale affetto e sincera gratitudine, nel programma pastorale diocesano ha riportato che “la Conferenza Episcopale Italiana chiede alle comunità diocesane, nel loro complesso, di prendere coscienza della gravità e complessità del compito educativo nelle attuali circostanze”.2 Ma il Convegno di quest’anno, così come è stato strutturato, trova, in particolare, la sua ragione nelle precise indicazioni offerte dal nostro Vescovo che ha voluto finalizzare il percorso pastorale diocesano dei prossimi due anni “ad una presa di coscienza e consapevolezza di essere come Chiesa locale una comunità educante”. Certo, i problemi non mancano, ma in più occasioni Mons. Calabro ci ha ricordato che siamo discepoli di Cristo e non possiamo tirarci indietro, intimoriti di fronte alle sfide del nostro tempo. Siamo, pertanto, chiamati a rinnovare il nostro impegno, animati da una grande passione educativa e in dialogo costruttivo con le altre agenzie educative. 1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010 – 2020, Paoline, Milano 2010. 2. DIOCESI DI ANDRIA, Dio educa il suo popolo. Programma pastorale diocesano 2011 – 2013, Andria 2011, p. 4. PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO DEL VICARIO GENERALE 7 Da qui la struttura delle due serate di questo Convegno: la prima dedicata all’ascolto della relazione del prof. Pierpaolo Triani, sul tema “Educare, impegno di tutti”; la seconda, domani, allorquando ci suddivideremo in tre gruppi di lavoro e confronto con le altre realtà ( famiglia, scuola e società) che operano nel territorio nell’ambito educativo. Ogni gruppo avrà come relatori, testimoni locali che presenteranno punti di forza e di debolezza appartenenti ad ogni ambito e indicheranno prospettive per un maggiore impegno educativo. I gruppi di lavoro saranno coordinati da alcuni componenti del Comitato di Presidenza del Consiglio Pastorale Diocesano. 8 Una considerazione sui numeri di questo Convegno. Alla segreteria dello stesso sono pervenute, compilate, le schede di iscrizione di tutte le parrocchie della diocesi, dalla più lontana alla più vicina a questa sede, dalla più numerosa alla meno numerosa. Le comunità parrocchiali sono rappresentate da sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Sono presenti anche i componenti dei Consigli Pastorali Diocesano e Zonali e, infine, ben 21 aggregazioni laicali hanno segnalato la loro presenza con alcuni referenti. Sono numeri importanti che ci dicono che possiamo vivere davvero una bella esperienza di Chiesa con l’augurio che il Convegno generi relazioni di fraternità, proposte creative, passione educativa ed impegno per un cammino di vita cristiana rivelatore nella storia di un Dio che in Gesù Cristo, vero Maestro, continua ad educare il suo popolo. Il ringraziamento va a Lei, Eccellenza, per aver fortemente voluto questo evento e per le preziose indicazioni dateci ed a lei, Professor Triani, per averci dato la disponibilità ad essere tra noi. Come anche al Comitato di Presidenza del Consiglio Pastorale Diocesano, alla segreteria del Convegno per la faticosa ma condivisa e gioiosa organizzazione e a tutti voi per l’interesse mostrato nelle settimane che hanno preceduto quest’evento e la numerosa partecipazione di questa sera. Per consentire a tutti di vivere questa esperienza si è pensato di registrare l’intera serata, il cui video, da domani, sarà inserito nel sito della diocesi con la possibilità di ascoltare i diversi interventi. PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO DEL VICARIO GENERALE ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Educare, impegno di tutti 9 Prof. Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia “Università del Sacro Cuore di Piacenza” Ringrazio innanzitutto, sinceramente, il vostro Vescovo, e il vicario generale per la presentazione e per l’accoglienza. Grazie per avermi invitato. Sono abituato a parlare in pubblico, ma non con uno così vasto. Un pubblico così non è da tutti i giorni, quindi un po’ di timore reverenziale ce l’ho.1 Il compito affidatomi è quello di introdurvi al tema di questo convegno, che poi è il tema che accompagnerà le chiese del nostro paese per i prossimi dieci anni. È un tema difficile e molto importante, quindi il momento di oggi, come anche quello di domani saranno, per voi, davvero fondamentali. Nelle cartelle consegnatevi potete trovare lo schema della relazione che tra poco terrò, affinché tutti possano essere agevolati nel seguire il mio intervento in tutti i suoi punti, senza perdersi. Tale schema, in parte, ricalca il mio contributo, contenuto nel libro citato poc’anzi, ossia “Educare, impegno di tutti” 2, un lavoro scritto a più mani che vuole essere un commento, una guida alla lettura, capitolo per capitolo del documento dei vescovi “Educare alla vita buona del Vangelo”. Questa sera suddetto testo sarà il nostro punto di riferimento. Alcune premesse Parto, innanzitutto, da alcune premesse, che fanno da sfondo e da scenario al discorso. Sono alcuni as- 1. Il testo mantiene il tono colloquiale del parlato. 2. P. TRIANI (a cura di), Educare impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti Pastorali della Chiesa Italiana 2010-2020, AVE, Roma 2010. Il testo contiene i contributi di P. BIGNARDI, F. G BRAMBILLA, I. LIZZOLA, D. SIGAINI, F. MIANO e la prefazione di Mons. G. CROCIATA. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI sunti fondamentali che credo sia sempre bene ridirci. La prima premessa riguarda il fine dell’impegno educativo. Il fine dell’impegno educativo è niente di meno che lo sviluppo della persona. Noi educhiamo per promuovere la persona. Noi educhiamo, per usare un’espressione di Maritain, per risvegliare l’umano3. O, per dirla con Mounier, per suscitare la persona, per suscitare l’umano. 10 Mounier, in un testo molto famoso, Il personalismo, dice cosi: “Da chi prende le mosse l’educazione del fanciullo. Questa domanda dipende da un’altra: qual è il suo compito? Non quello di fare, ma di stimolare le persone. Per definizione una persona si suscita con un appello e non si fabbrica con l’addestramento. L’educazione, quindi, non può avere per fine di adattare il fanciullo al conformismo dell’ambiente familiare, sociale o statale. Né limitarsi a preparalo per il compito o la funzione che egli esplicherà da adulto. La trascendenza della persona esige che la persona appartenga sol- tanto a se stessa” 4. Attenzione anche alla prossima frase (la quale rischia facilmente di essere equivocata): “Il fanciullo è un soggetto, non una res societatis né una res familiae né una res ecclesiae. Ma non è nemmeno un soggetto puro o un soggetto isolato. Inserito in collettività, egli si forma per mezzo di esse e in esse...” 5. L’uomo – lo vedremo tra poco – non si educa da solo. Egli si educa grazie alle istituzioni, ma queste non posseggono la persona. La persona trascende sempre le istituzioni. Lo scopo dell’educazione è formare la persona nella sua libertà (che però non va intesa riduttivamente come mera espressività) e nella sua responsabilità. Questa è dunque la prima premessa: siamo qui per il bene delle persone ed educhiamo per promuovere il loro bene che trascende sempre le istituzioni dentro cui sono inserite. L’insegnante educa l’alunno, ma attraverso la scuola vuole fare in modo che si realizzi la per- 3. J. MARITAIN, Per una filosofia dell’educazione, La Scuola, Brescia 2001, p. 70. 4. E. MOUNIER, Il personalismo, AVE, Roma 2004, p. 154. 5. Ibidem. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 sona. Il genitore non ha il compito di educare il figlio a sua immagine e somiglianza (se facesse così, per definizione sarebbe Dio!); il suo compito è quello di agire perché la persona del figlio si possa sviluppare. Quindi noi siamo sempre “mezzo”, mai fine dell’educazione. L’educatore è sempre secondo rispetto al soggetto primo, che è la persona. Quindi, la seconda premessa viene immediatamente di conseguenza: L’educatore è collaboratore. Ma chiediamoci: collaboratore di chi? Per noi cristiani l’educatore è, innanzitutto, collaboratore della Grazia. Cosa vuol dire questa parola, che noi oggi usiamo poco ma che è fondamentale per ogni cristiano? Provo a dirlo, nella consapevolezza di semplificare la questione; provo a dirlo, balbettando. Significa che siamo collaboratori di un amore che ci precede e che opera nella nostra vita, che con-forma le nostre coscienze. Che siamo collaboratori di un maestro interiore, presente in tutti noi. Lo so. È molto facile quando guardiamo un bambino di un anno e mezzo che ci sorride, pensare che il succitato maestro sia all’opera. Ma quando, per esempio, si litiga col proprio figlio adolescente, è più difficile pensare che ci sia! Però noi cristiani riteniamo che tutte le persone sono plasmate da un amore più grande e che noi siamo a servizio di tutto questo. Non siamo gli artefici dell’atto educativo, ma c’è un’azione che ci precede e ci supera. Siamo collaboratori della Grazia. Permettetemi allora la battuta: “L’educatore è chiamato a compiere atti graziosi”. Qui “grazioso” non va inteso logicamente come atti carini in senso superficiale. Piuttosto nel senso di “carino” che rimanda al kairòs, alla Grazia amorevole del mistero di Dio. Chi tra voi lavora con la vita ferita, cioè con ragazzi trascurati e abbandonati, che fanno fatica a vivere, sa quanto questo sia importante. Di quanto questi ragazzi hanno bisogno di uno sguardo che gli dica: “Sei amato... anche se non ti comporti bene, anche se dentro di te stai male!” Questa è la collaborazione della Grazia. Terza premessa: se è vero che il fine dell’educazione è la persona; che la fonte dell’atto educativo e del- EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 11 l’impegno educativo della comunità cristiana è l’amore di Dio che ci precede – è Dio che educa il suo popolo – dobbiamo riconoscere che questa collaborazione è un fatto che coinvolge sempre gli uomini; tutte le generazioni sono tenute ad educare. L’atto educativo, ecco la premessa, è un compito permanente. Prima alcuni giornalisti mi chiedevano: “È difficile, oggi educare?” Ce lo chiediamo tutti. Allora, sgomberiamo subito il campo: non possiamo sapere se era più difficile educare una volta rispetto ad oggi. Perché non c’eravamo! Noi sappiamo che oggi educare ci costa fatica. Ma perché? Perché l’educazione è un compito permanente. Dire ciò significa che va scelto continuamente. 12 Un genitore non può dire: “Oggi faccio il genitore, domani no”. Ogni giorno deve scegliere di essere genitore. Così l’insegnante, così l’allenatore e così il catechista. Allora l’educazione è un compito permanente perché ogni generazione di adulti deve scegliere di educare. E se una generazione di adulti sceglie di non educare nessuno può farlo al EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI suo posto. E, inoltre, deve scegliere di educare facendo i conti col proprio tempo, con le sue relative fatiche e risorse. Per questo oggi ci è chiesta una rinnovata responsabilità educativa. Perché? I fenomeni sociali che stiamo vivendo ci consegnano un presente dove non puoi fare completamente affidamento sui dispositivi, gli strumenti e i linguaggi di ciò che ti ha preceduto. Fino a qualche tempo fa, forse, si poteva dire: fai come hai sempre fatto che va bene. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a situazioni dove la responsabilità educativa va rinnovata. Prendete l’esempio di internet e delle chat. Non possiamo affrontare la situazione guardando semplicemente a ciò che hanno fatto i nostri genitori; abbiamo la necessità di leggere e capire i fenomeni nuovi, di operare tenendo presenti i fondamentali dell’educazione e scegliere. Si potrà pure sbagliare, visto che le scelte comportano degli errori. Ma nessuno può sostituirsi alla nostra scelta, al nostro dovere di scelta. Educare quindi richiede una rin- ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 novata responsabilità educativa. È quello che i vescovi sottolineano. Per questo ci hanno consegnato un lavoro di dieci anni, sottolineando la necessità di riformare la responsabilità educativa. È un lavoro che va fatto con coraggio. Questa responsabilità educativa da rinnovare ha, per noi cristiani, la sua radice nel Vangelo. E’ bene, a questo proposito, richiamare direttamente il documento dei vescovi: “La responsabilità educativa nasce per due ragioni: per un desiderio e per una preoccupazione. Nell’introduzione del documento, i vescovi, prima di dirsi preoccupati della situazione educativa attuale, dicono una cosa molto bella: noi abbiamo un grande dono da dare a tutti: la Parola buona del Vangelo”.6 La responsabilità educativa prende forza sul desiderio. Sul desiderio di dare a tutti una vita buona. Si educa volentieri non perché si ha paura, ma solo se si desidera davvero il bene delle persone. Chi vive nella scuola lo sa benis- simo. L’insegnante che ha paura dei ragazzi entra in classe mettendo in gioco un circolo vizioso. L’educazione non parte dalla paura. Si educa se tu ami la vita dell’altro, se hai un desiderio: che la bellezza della vita che hai incontrato, della parola buona del vangelo, possa essere data agli altri. Questo è il desiderio dell’educazione, desiderio che ci interpella e ci chiede, conseguentemente, una risposta. Naturalmente non siamo ciechi e quindi la responsabilità educativa nasce, si declina e si articola su un desiderio, ma anche su una preoccupazione. Essa è espressa bene dal discorso del Papa, presente come allegato al documento dei vescovi.7 Benedetto XVI mette in evidenza i rischi della concezione relativistica e ipersoggettivistica della vita. Se si pensa che niente valga, perché tutto è sullo stesso piano, non si hanno più ragioni da dare agli altri. Allora il percorso della vita, o meglio di umanizzazione della vita umana rischia di perdersi. 6 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 4. 7 BENEDETTO XVI; Discorso alla 61º Assemblea generale della Cei, 27 maggio 2010. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 13 Le persone rischiano di chiudersi in se stesse e la loro ‘umanità’ rischia di perdere forma e forza. La responsabilità educativa è quindi articolata su questa dialettica: desiderio e preoccupazione. È una responsabilità che interpella tutti. Anche in questo i vescovi sono molto chiari. Essi parlano, sì, alla comunità ecclesiale ma non solo ad essa, perché l’educazione riguarda tutti, più soggetti: la famiglia, la parrocchia, la scuola, le università, le associazioni sportive, i mass media, il territorio. Interpella tutti. E visto che interpella tutti dobbiamo prendere consapevolezza di cosa è effettivamente l’educazione. E noi, come cristiani, essere capaci di condividere alcuni punti fermi. 1. I punti fermi per una rinnovata responsabilità educativa 14 Educare che cosa richiede? L’educazione richiede la fiducia. Romano Guardini dice che l’educazione è un atto di fiducia8: un atto di fiducia nel mistero di Dio; è atto di fiducia verso la persona che si ha di fronte. È atto di fiducia in te come educatore. È un 8. R. GUARDINI, Etica, Morcelliana, Brescia 2001. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI fidarsi che ci sia il bene. Quindi, ogni volta che riduciamo questa fiducia l’educazione si riduce. Un insegnante che ha fiducia solo in se stesso, ma non nel ragazzo, fa fatica. Un educatore che ha fiducia solo nel ragazzo, ma non in se stesso, fa anch’egli fatica. Un genitore che ha fiducia solo in se stesso, ma non nel bambino – o nel coniuge - anche. L’educazione è fiducia che ci sia un bene da coltivare. Do tempo al bene, affinché esso cresca. In questo senso, l’educazione, oggi è una controcultura, perché nel nostro tempo, così mosso dalla fretta e dalla frenesia, dove bisogna fare i conti ogni giorno e si vuole ottenere tutto e subito, la fiducia, cosa che abbisogna di tempo per potersi costruire e instaurare, viene esclusa. L’educazione richiede fiducia e, naturalmente, speranza. Perché se la fiducia è ammettere che ci sia un bene, speranza è ammettere che il bene cresca e che si compirà. Oggi abbiamo tutti bisogno di avere verso gli educandi uno sguardo ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 fiducioso. Ma anche di avere uno sguardo fiducioso verso noi adulti, pur nella durezza dei tempi che stiamo vivendo. semplici parole: non si educa nel vuoto. Quando un bambino o un ragazzo ti guarda, ti guarda bene. Vede in te una testimonianza incarnata. Come credenti dobbiamo dirci che, nonostante le fatiche che ci sono e che magari ci aspettano, noi crediamo che il bene c’è. Che il bene si compie. E che su tale bene noi possiamo far crescere le nuove generazioni. E non sulla disperazione. Mounier dice: “Disperare di uno è un renderlo disperato”9. È una frase molto significativa, che ogni educatore dovrebbe tenere sempre presente. È un’illusione dire: “Io non do valori ai mie figli. Se li sceglieranno da grandi”. Se tu genitore non gliene dai, qualcun altro glieli darà. Il vuoto che tu crei sarà riempito da qualcos’altro, da ciò che i pedagogisti chiamano le educazioni informali e non formali della quotidianità. Quindi, chi è l’educatore? Quello che non si rassegna a disperare di qualcuno. È il genitore che, una volta andato a letto furibondo a causa di una lite col proprio figlio, il giorno dopo si sveglia e dice a se stesso: Ok. Ricominciamo! Questo, a mio parere, è un talento fondamentale dell’educatore: di non disperare mai e di scommettere ancora una volta sul bene. Secondo punto fermo: l’educazione richiede scelte valoriali. In poche e Allora, educare comporta il fare scelte valoriali, nella famiglia e nella società. Naturalmente ciò apre la questione dell’individuazione dei valori su cui costruire l’impegno educativo. Terzo punto fermo: non si educa senza un orizzonte, senza una progettualità. Per progetto non intendiamo qui solo un testo scritto. S’intende qualcosa di più ampio: l’orizzonte del proprio agire e del proprio cammino. Voglio un bambino che raggiunga tutte le sufficienze o voglio un bambino che oltre a questo abbia qualcosa altro, un desiderio di vivere e 9. E. MOUNIER, Il personalismo, op. cit., p. 62. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 15 sviluppi determinati interessi? Mounier dice: “...quando gli uomini non sognano più le cattedrali, non sono più nemmeno in grado di costruire delle belle soffitte”10. Questa è la progettualità: l’immaginare qualcosa di grande e cominciare a realizzarlo dalle piccole cose. Lo so che nel concreto è dura. Quando si hanno ventisette bambini in classe è difficile sognare una cattedrale. Però la progettualità è fondamentale nell’atto educativo. 16 Quarto punto fermo: educare richiede collaborazione. Detto con una sola frase: non si educa da soli. L’educazione è un atto di collaborazione, come s’è detto poc’anzi, con la Grazia. Ma l’educazione è un atto collaborativo coi bambini e coi ragazzi. L’educazione è una dinamica di libertà. Senza collaborazione noi possiamo addestrare il discente, ma non educarlo fino in fondo. Educare è un atto di collaborazione tra adulti. Ecco i vescovi che nel documento ci ricordano la necessità di un’alleanza educativa. 10. IVI, p. 100. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI Io genitore mi devo fidare degli educatori dei miei figli, devo cooperare con loro. Se guardiamo bene l’educazione è intrinsecamente un atto collaborativo, che costantemente richiede la fatica di tessere collaborazioni per creare una comunità educante. Un esempio molto forte possiamo ricavarlo dagli adolescenti. I vescovi giustamente sottolineano l’importanza della famiglia, ma l’adolescenza ci restituisce la necessità della famiglia ma anche la sua impossibilità di fare tutto, perché la dinamica dell’adolescenza è una dinamica di revisione dei rapporti tra genitore e figlio. Per cui è normale che un figlio non abbia più come unico punto di riferimento la mamma o il papà. Ciò significa che c’è bisogno di punti di riferimento adulti al di fuori della famiglia che sostengano il ragazzo. Provo a fare un esempio concreto, un po’ duro: se un ragazzo comincia ad avere problemi con la droga, di certo la prima persona a cui ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 andrà a dirlo non sarà la madre. Qualche volta sì, ma generalmente non è così. È normale che la madre tenga d’occhio il figlio, cogliendo i segnali di pericolo. Una volta colta la realtà del problema è chiaro che la madre non può semplicemente dirgli “Cosa stai facendo?” La madre ha bisogno di altre figure adulte, che creino esperienze positive con suo figlio, lei stessa ha bisogno di confronto e sostegno. Nessuno è autosufficiente in educazione: la cooperazione è fondamentale. Appunto perché l’educazione richiede cooperazione, essa richiede risorse. Ma non solo risorse economiche – su cui oggi è difficile parlare, visto il momento di grave crisi che stiamo attraversando – ma anche risorse spirituali. Vanno continuamente coltivate le risorse spirituali dell’adulto che educa. E passiamo così ad un altro punto fermo: La necessità del sostegno. Oggi gli adulti in generale, e ancor più gli educatori, hanno bisogno di sostegno educativo, di mutuo aiuto tra genitori, di esperienze in cui confrontarsi sui problemi educativi. Un testo illuminante, citato nella bibliografia dell’opuscolo consegnatovi, potrà risultarvi illuminante: Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, di M. Gauchet. Questo autore dice: “Non siamo che all’inizio del sostegno da dare alla genitorialità”11. Quando io applico questa riflessione alla scuola, dico agli insegnanti, per poi discutere insieme: “Guardate che oggi, voi, dovete attrezzarvi per sostenere i genitori. Come potete cambiare, ad esempio, il vostro modo in cui fate i colloqui con loro?” 2. Stare dentro il cambiamento Questi sono quindi i punti fermi. Essi valgono sempre, in realtà, non solo oggi. Da sempre, l’educazione richiede fiducia, scelte valoriali, progettualità, collaborazione, risorse e sostegno. Ma questi punti fermi, oggi, devono fare i conti con una de- 11. M. GAUCHET, Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e Pensiero, Milano 2010, p. 64. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 17 terminata cultura educativa che ci attraversa, che ha dei pro e dei contro, e che io sintetizzo in tre parole chiave: pluralità, soggettività e professionalizzazione12. Il primo punto: pluralità. La cultura educativa di oggi fa i conti con la pluralità. Oggi educhiamo in un contesto dove la pluralità è all’ordine del giorno. Viviamo ed educhiamo in un contesto di pluralità valoriale. Ognuno ha i suoi riferimenti valoriali e se li legittima. Questo incide molto nell’educazione. 18 Viviamo in un contesto segnato da una pluralità di culture, di costumi e di tradizioni culturali, di forme di vita familiare, di fonti del sapere (una volta la funzione di ‘far circolare il sapere’ era prerogativa dell’insegnante, del sacerdote, dei professionisti, oggi, grazie a internet, le informazioni sono accessibili con facilità). Tutto questo che cosa comporta? Sia delle opportunità, visto che la pluralità è una ricchezza, ma anche delle difficoltà. Oggi dobbiamo fare i conti col fatto che l’accordo non è un dato scontato, dobbiamo crearcelo insieme decidendo su quali valori basarci. Dobbiamo costruire, come è stato ricordato da più parti, patti educativi espliciti. Secondo punto. Siccome oggi i ragazzi incontrano una pluralità di messaggi, abbiamo il compito di aiutare i ragazzi a fare sintesi. È difficilissimo, ma è un compito inevitabile che la pluralità ci consegna. È controproducente negare la pluralità, magari rinchiudendo i nostri figli o rinchiudendoci. Prima o poi prendono le ali e cominciano a volare nel mondo della pluralità. Ecco quindi la sfida: attrezzarli a vivere nella pluralità affinché non perdano la bussola. Secondo punto: la soggettività Oggi il valore di riferimento è il benessere e la realizzazione personale. Forse dovremmo tornare a parlare di sacrificio per le nuove generazioni, visto che questo tempo 12. P. TRIANI, I nodi culturali della scuola in atto,, in A. ANTONIETTI – P. TRIANI (a cura di), Pensare e innovare l’educazione. Scritti in memoria di Cesare Scurati, Vita e Pensiero, Milano (di prossima pubblicazione). EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 ce lo chiede, ma è indubitabile affermare che oggi la ricerca del benessere personale è il motivo predominante. Oggi il bambino, come spiega molto bene Pietropolli Charmet nei suoi scritti13, non è più visto come un piccolo selvaggio da civilizzare, bensì come un talento da far crescere e far esprimere. Questa idea ha fortemente cambiato l’atteggiamento e la prassi educativa di noi genitori. I nostri figli non vivono più in una cultura educativa ‘edipica’, ma ‘narcisistica’14. Le pubblicità televisive sostengono il narcisismo in modo incredibile. Pensate agli slogan: Tutto intorno a te. Tu senza confini. Power to you!. (non a caso tutte facenti capo a delle compagnie di telefonia mobile). Pensate ad una delle ultima apparse in televisione (e tolta molto presto, pare per una vibrante protesta dei pediatri): Un bel bambino biondo, dentro una casa comincia ad “esprimersi”. La sua espressività consiste nel gettare nel water le chiavi dell’auto del papà; rompere i piatti per terra; far ribaltare i mobili della casa e imbrattare, artisticamente, i muri. Arrivano i genitori, e cosa fanno? Guardano soddisfatti il loro bimbo, sorridono, si baciano e, guardandosi innamorati, dicono: le cose belle si fanno in due! Qual è l’idea di fondo che viene trasmessa? Che nostro figlio, che è un talento, ha tutti i diritti per esprimersi come vuole! Se l’abbiamo fatto noi, non può che compiere qualcosa di bello! Se la tua idea è che tuo figlio deve seguire il suo ‘talento’, senza nessun limite, la causa delle difficoltà che incontra risiedono per forza in qualcun altro. Ecco allora, per fare un esempio, che a scuola, quando magari il docente riferisce che il ragazzo ha delle lacune in matematica, il genitore tenderà a rispondere che è impossibile e ad attribuire la responsabilità al docente stesso. L’autocentratura è la deriva della soggettività la quale, però, ha anche dei lati molto positivi. La centralità 13. G. PIETROPOLLI CHARMET, Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Laterza, Bari 2008. 14. Ibidem. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 19 del benessere del soggetto ci ha fatto riscoprire la necessità di educare ognuno, di coltivare i suoi talenti. Ma bisogna anche affrontare il rischio che la soggettività possa trasformarsi in narcisismo. Da qui, quindi, la sfida educativa di non chiudere i ragazzi in se stessi e di aiutare i genitori a non chiudersi dentro l’immagine che hanno dei propri figli. Terzo punto: la professionalizzazione La categoria della professionalizzazione la sintetizzo brevemente nei seguenti termini. Fortunatamente in questi anni si sono moltiplicate le professioni educative. Questa è una grande cosa. Qual è, quindi, il problema? Pensare che l’educazione sia solo un compito dei professionisti dell’educazione. Quindi di delegare a tali professionisti tale compito. 20 Facciamo esempi concreti. Il compito di educare alla fede, nella comunità cristiana, non è solo dei catechisti, che sono tenuti ad essere, in senso lato, dei professionisti, ma è compito di tutti. Se noi delegassimo solo i catechisti, o solo i membri della famiglia naturale, l’educazione alla vita di fede sarebbe molto meno EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI ricca e la comunità stessa diventerebbe molto più povera. Il rischio della professionalizzazione è forte. C’è la tendenza a rivolgersi agli esperti ogni qual volta si presenta un minino segno di qualcosa che non va. Certo, se tali sintomi si ripetono nel tempo, è logico che bisogna approfondire e coinvolgere figure professionali. Ma questo non esime il genitore dal tentare di osservare, capire ed operare. I professionisti ci vogliono. La professionalità è necessaria, ma l’educazione è fatta anche dalle risorse ordinarie, dalla forza della quotidianità e della informalità. 3. Lo stile educativo della Chiesa Dentro questo cambiamento dobbiamo e possiamo ribadire lo stile educativo della Chiesa. Per sollecitare la responsabilità educativa dobbiamo ridire lo stile educativo della Chiesa, il quale è magistralmente tracciato dai vescovi, con tre parole: la chiesa educa perché è discepola, madre e maestra. Guardate che l’ordine di queste tre parole non è casuale, esso esprime invece una precisa logica. ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 La chiesa educa perché innanzitutto impara. Noi cristiani educhiamo nella misura in cui impariamo e seguiamo il Maestro, l’unico Maestro. Nella chiesa impariamo perché seguiamo Gesù. Educhiamo nella misura in cui ci lasciamo plasmare da Lui. In termini operativi vuol dire chiedersi: il Vangelo cosa mi suggerisce? Dove posso trovare le forze ed avere ancora la pazienza, per dare ancora la vita? Vuol dire affidarsi, anche attraverso la vita di preghiera. Noi educhiamo perché impariamo. Ma noi, come Chiesa, diamo l’idea di seguire qualcuno? Diamo l’idea di una realtà che sta imparando da qualcuno e che educa perché ha imparato da qualcuno? E che educa perché la passione di imparare non è mai finita, e che vive pienamente nella sequela di Gesù? La chiesa educa nello stile di Madre. Noi educhiamo nella misura in cui accudiamo, nella misura in cui desideriamo la vita. E qui le donne colgono in profondità il significato di questa realtà, molto più di noi maschi I desiderio di essere madre è il desiderio di dare la vita. Il padre lo capisce appieno, spesso, solo quando vede il bambino. La donna da quando egli viene concepito. Questo è il carattere della maternità: il desiderio e l’accoglienza della vita. Allora, noi educhiamo nella misura in cui noi accogliamo e nella misura in cui noi desideriamo la vita di chi ci sta davanti. Noi vogliamo che la vita della persona che ci è ‘affidata’ sia felice, bella. La chiesa educa nella misura in cui è Maestra. C’è chi dice: “la vita è bella, comportati come vuoi”. Mi sembra una semplificazione. La vita è bella, ma è una cosa seria e complessa. Un’avventura in cui uno può perdersi. Proprio per ridurre i rischi della perdita e accrescere le possibilità di sviluppo l’educazione comporta l’insegnamento di principi, conoscenze, regole. 4. Le direzioni di lavoro Il discepolato, la maternità, il magistero, vanno dunque tenuti insieme. Ma per quali direzioni di lavoro? EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 21 Educare vuol dire formare le coscienze. Ciò vuol dire rendere le persone capaci di avere uno sguardo libero e responsabile sulla vita e oggi questo vale ancora di più. Questa è la vera fatica del nostro compito. Una volta potevamo basarci maggiormente sulla forza dei dispositivi organizzativi. 22 Faccio un esempio concreto. Io non credo che, cinquant’anni fa, tutte le persone che si sposavano in chiesa lo facevano perché erano convinte del sacramento del matrimonio. Si sposavano in chiesa, in parte, perché il dispositivo esterno diceva questo. Oggi i dispositivi esterni sono frammentati e plurali. Oggi si dice poche volte “Fai cosi, perché te lo dico io!”, piuttosto si dice ai ragazzi, il messaggio:“Fai quello che vuoi!”. Ma questo “fai quel che vuoi” è un messaggio molto impegnativo e ricco di difficoltà. Perché per sapere quello che si vuole bisogna avere una coscienza formata. Ecco il punto. Noi oggi non possiamo moltiplicare i dispositivi esterni, ma puntare di più sulla formazione delle coscienze dei ragazzi, che significa aiutarli a sviluppare una riflessività interna, ad anelare alle esperienze positive. Senza lo sviluppo dell’interiorità il EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI messaggio “fai quello che vuoi” tende a coincidere con la realizzazione dei bisogni immediati, con la mera espressività di ciò che si prova in un determinato momento. Ma come possiamo formare le coscienze? Provo a fare semplicemente alcuni accenni, per avviarmi poi verso la conclusione. Ci è chiesto di operare attraverso contesti vitali e significativi. I ragazzi crescono se incontrano esperienze belle, adulti con la voglia di vivere e che hanno qualcosa da dire; compagni con cui condividere le esperienze. Questo è ciò che accade in un contesto vitale significativo. La parrocchia è oggi uno dei pochi posti che può essere definito come contesto vitale significativo intergenerazionale. Un bambino che va in palestra (senza naturalmente sminuire il valore dell’esperienza sportiva) incontrerà solo i suoi compagni e il suo allenatore. Quando, invece, la domenica va a messa, incontra tutti: amici e sconosciuti che si incontrano per un’esperienza comune Noi, come comunità ecclesiale, abbiamo dei tesori educativi straordinari da valorizzare. ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 I ragazzi per crescere hanno bisogno di contesti vitali significativi, ma anche di percorsi strutturati, di percorsi formativi, così come gli adulti ne hanno bisogno. La coscienza si forma se è coltivata intensamente. A questo proposito vorrei sinteticamente ricordare alcuni temi formativi: 1. È importante aiutare i ragazzi ad aprirsi alla realtà e al mondo. A non pensare che il mondo giri esclusivamente intorno a se stessi. 2. Aiutarli ad affrontare il tema della fragilità. Oggi i ragazzi fanno fatica a fare i conti con i limiti. Bisogna aiutarli ad imparare a vivere dentro i limiti. Chi è l’adulto ideale? È colui che è riuscito a mantenere il suo desiderio vivendo dentro i limiti, dentro le fatiche del vivere , è colui che dentro tali fatiche trova nuove energie, nuovi orizzonti e nuove speranze. Gli adolescenti, oggi, hanno bisogno di incontrare adulti che testimonino loro che la verità della vita non sta nella perfezione dell’uomo, che non c’è. Ma nel riconoscere che tu sei abitato da un grande desiderio di vita, che fai i conti con il limite e con il peccato, che puoi vivere esperienze di liberazione e salvezza! Ri- conoscere che ciascuno di noi può compiere il male, ma impegnarsi anche, ogni giorno, per il bene. Mettendo a tema la questione della fragilità si può portare il ragazzo a capire la complessità dell’animo umano, a comprendere che ciò che ci passa per la mente può anche essere sbagliato, a cogliere l’importanza del discernimento. 3. Aiutare a concepire la libertà non come mera espressione di sé ma come scelta del bene. 4. Educare al dono di sé. Questo è davvero un punto chiave. Tutti oggi ci dicono che il compito principale della vita è il realizzarsi. I cristiani dicono: il compito principale della vita è il realizzarsi donandosi. È diverso! Guardate come cambia la prospettiva educativa e il suo orientamento. Come voglio donare la mia vita? Con chi voglio donare la mia vita? Per chi voglio donare la mia vita? Perché il cristiano ha questa prospettiva, la quale, come tutti noi sappiamo, è faticosissima. Educare alla trascendenza. È importante aiutare i ragazzi a pensare che il confine della vita non sta semplicemente in ciò che vedi, ma che c’è un orizzonte più ampio, che è il EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI 23 mistero di Dio! Non dobbiamo dare per scontata la cura della dimensione trascendente Da una recente ricerca analisi condotta su un campione di giovani italiani, solo il cinquantadue per cento degli intervistati si è dichiarato cattolico. Ciò significa dire che l’apertura alla trascendenza nella forma del cattolicesimo oggi è, culturalmente, anche nel nostro paese, in difficoltà. 5. Un lavoro comune 24 La complessità delle direzioni di lavoro ci indica l’importanza di un lavoro comune. Usciamo da ogni forma di retorica e riconosciamo che lavorare insieme è difficile. Ai miei studenti faccio fare un esercizio che consiste nel disegnare la propria casa ideale. Su cento ne trovassi uno che vorrebbe vivere in un condominio! Tutti vorrebbero vivere in una villa isolata, circondata da un giardino che ne delimiti il confine. Perché? Perché convivere e collaborare è difficile. Questo deve essere il punto di partenza per lavorare insieme. EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI Stiamo facendo una cosa che costa fatica, ma è necessaria. Perché necessaria? Perché da solo non ce la faccio. Perché da solo sono meno umano. Quindi la collaborazione è più difficile, ma necessaria. Allora va scelta. Anche, la collaborazione, nell’educazione va scelta. Quando in oratorio, per esempio, proviamo ad organizzare percorsi formativi comuni, coinvolgendo educatori, allenatori e catechisti e ci troviamo magari dinanzi a domande tipo: “Ma quanti incontri dobbiamo fare?”, non preoccupatevi perché è normale. Costa fatica cooperare insieme. La cooperazione però va scelta e va costruita con dei passaggi, che sono: accrescere la comunicazione reciproca; accrescere il confronto sui problemi e cominciare a fare esperimenti di lavoro insieme. Questi sono almeno tre passaggi del lavoro. Anche in questo caso il discorso si farebbe lungo, ma è ora di concludere, ringraziandovi per l’attenzione e augurandovi di cuore un buon lavoro. ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 25 Da sinistra: il Prof. Pierpaolo Triani, Mons. Raffaele Calabro, Don Gianni Massaro Panoramica dell’Assemblea EDUCARE, IMPEGNO DI TUTTI Sintesi dei lavori dei Gruppi di Studio a cura di Antonio Mario De Nigris 26 RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 27 SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 28 SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Educare in Famiglia Presso l’auditorium del Liceo Scientifico R. Nuzzi, sede per il gruppo dei fedeli laici che hanno scelto il tema dell’educare in famiglia, la prima relatrice, la prof.ssa Angela D’Avanzo, docente di Storia e Filosofia, presso il Liceo Pedagogico “Carlo Troia” di Andria, ha impostato il suo discorso raccontando la sua personale esperienza familiare. La famiglia è il luogo privilegiato delle relazioni senza delle quali essa stessa non sussiste. Nella famiglia si fa esperienza di un legame che rappresenta il prototipo di tutti i legami successivi. Come afferma Mounier: una persona è tale proprio perché è segnata dalla relazione; infatti, si raggiunge la piena consapevolezza di se stessi quando si incontra l’altro. Assieme al marito, Angela D’Avanzo, ha deciso di scegliere la vita familiare caratterizzando l’istituzione - famiglia nell’essere accogliente e aperta al mondo. Tale accoglienza si è manifestata innanzitutto quando hanno saputo di dover accogliere una nuova vita, diversa da loro, la quale non è semplicemente un prolungamento di loro stessi, come coppia e genitori, bensì un nuovo soggetto con una propria identità e personalità. Il progetto principale per questo figlio è quello di renderlo una persona realizzata. Si è compreso che nella relazione in famiglia il rapporto è biunivoco, nel senso che i genitori generano il figlio, ma anche il figlio genera i genitori. Primo elemento che si è voluto insegnare a questo figlio è stato quello di avere fiducia innanzitutto in se stesso, così da poterne avere poi negli altri. È importante anche che il bambino abbia la consapevolezza dei propri limiti e sappia dare un fine alla sua libertà, per orientarsi nella sua vita. Altresì importante è fornire gli strumenti ai propri figli affinché questi imparino a fare da soli, Il genitore mai deve sostituirsi ai propri figli. Il genitore principalmente assolve a due compiti: prendersi cura e amare incondizionatamente evitando il SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 29 rischio di compiere le scelte al posto dei figli o di assistere passivamente ai loro errori. Segue l’intervento della dott.sa Michela Di Gennaro, Presidente Regionale della Federazione dei Consultori Familiari d’ispirazione cristiana. Anche la seconda relatrice ribadisce che la famiglia è un luogo di livello aggregativo primario, che tiene insieme le differenze originarie dell’umano (di genere, di generazioni e di stirpi). La famiglia è un soggetto fatto di relazioni e legami. La famiglia genera l’umanizzazione di ciò che si è generato, è qualcosa che diviene continuamente, rende possibile sempre un cambiamento: il figlio cresce e i genitori sono sempre più genitori. 30 Anche i Vescovi, negli Orientamenti pastorali affermano che “è la differenza e la reciprocità tra il padre e la madre a creare quello spazio fecondo per la crescita piena del figlio”.1 Oggi, però, si tende a dare molto spazio alla figura del genitore-amico, evitando l’insegnamento delle regole ed esaltando solo la dimensione affettiva. Altro dato significativo è che a fianco delle famiglie tradizionali ce ne sono altre caratterizzate da rapporti provvisori, come anche sono impressionanti i dati che vedono il raddoppiarsi delle coppie che si separano e divorziano dagli anni novanta ad oggi. Questi dati devono spingerci a scendere in campo affinché la famiglia continui nella sua missione, cioè ad educare alla trasmissione della vita e alla fede, che vanno di pari passo. Il genitore deve avere insieme benevolenza e pazienza, perché la benevolenza da sola può diventare buonismo, la pazienza da sola può diventare masochismo. Per dire qual è il compito educativo dei genitori si può usare l’espressione di Giovanni Paolo II, il quale, in occasione del ventennale della Familiaris consortio, riprendendo il suo: “Famiglia diventa ciò che sei” ebbe a dire “Famiglia sii ciò che sei”.2 La famiglia, oltre al compito educativo dei suoi componenti, partecipa 1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 27. 2. GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, Città del Vaticano 22 novembre 1981. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 anche allo sviluppo della società, quindi anche dei compiti sociali e politici, di conseguenza partecipa anche alla missione della Chiesa. Per questo è importante la consapevolezza della ministerialità dei coniugi che scaturisce dal Sacramento del matrimonio. In questo modo dobbiamo vedere la parrocchia come una grande famiglia di famiglie perché essa deve essere una comunità educata ed educante, quindi tutti noi dobbiamo sentirci educatori educabili. Non basta però fermarsi alla parrocchia, è necessario andar fuori, ad esempio, nel mondo dell’associazionismo in modo da creare un’alleanza educativa, come l’ha chiamata il Prof. Pierpaolo Triani. Le associazioni, infatti, devono essere viste come un ponte verso le istituzioni. Gli interventi dei presenti hanno sottolineato in particolare la diffi- coltà delle famiglie che vivono l’esperienza traumatica della separazione: si è chiesto qual è il ruolo della Chiesa in questi casi, soprattutto nell’educazione dei figli. – Altro punto messo in evidenza riguarda le parrocchie, su come sia riduttivo proporre il corso per fidanzati solo a pochi mesi prima del matrimonio e non quando si è addirittura giovanissimi, per fare in modo che si giunga più consapevoli alla responsabilità del matrimonio. – Un ulteriore punto messo in luce dai presenti è la poca forza che i cattolici mostrano nel far sentire la propria voce nelle questioni riguardanti le politiche familiari; inoltre la classe politica non incentiva il lavoro di chi aiuta e sostiene la famiglia. – C’è poi chi si chiede se si debbano nascondere ai propri figli i limiti dei genitori o non piuttosto avviare insieme dei processi di cambiamento. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 31 Da sinistra: Angela D’Avanzo, Giuseppe Tortora, Michela Di Gennaro 32 Partecipanti al gruppo di studio “Educare in Famiglia” SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Educare nella Scuola Presso l’auditorium della Chiesa Cuore Immacolato di Maria si è riunito il secondo gruppo di studio, quello finalizzato ad analizzare “L’Educare nella scuola”. Due i relatori scelti per affrontare il tema: il Prof. Saverio Di Liso, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Bitonto, e il Dirigente Scolastico della Scuola secondaria di primo grado “A. Manzoni” di Andria, Prof. Carlo Zingarelli. Educare è il compito fondamentale della scuola, nel senso di e - ducere, cioè tirar fuori dall’allievo le sue qualità, le sue doti. Però tale compito risulta essere veramente arduo nella società attuale, quella definita, secondo vari filosofi con termini quali post – moderna, liquida e/o in frantumi, che ci fanno capire che la situazione non è delle migliori, quindi la scuola, oltre ad essere un fondamentale conduttore di nozioni – di stampo curricolare, didattico e professionalizzante – deve essere capace mettere in atto processi di interiorizzazione e di produzione di valori. La scuola opera collegialmente, agendo in équipe, creando una rete di cooperazione che, oltre al circolo degli insegnanti e del personale in essa coinvolto, si estende soprattutto alle famiglie stesse degli alunni ed al territorio. Alla formazione curricolare, quindi, si lega necessariamente quella extra curricolare. Ma come operare nel contesto poc’anzi definito in frantumi? La cultura post-moderna, secondo il prof. Di Liso, è sia un rischio sia un’opportunità. Certamente essa suscita preoccupazione per via dello sfondo nichilistico, fautore di scetticismo e indifferentismo, o viceversa, di egemonismo e autoritarismo. D’altra parte, essa costituisce un’opportunità in quanto richiede assunzione di responsabilità, richiede una vigilanza maggiore da parte degli educatori in primis, dei genitori poi. Accanto alla perfezione formale e funzionale dei curricoli didattici, come di quelli extra curricolari (leggi attività al di fuori del tempo normale SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 33 scolastico) la scuola, aiutata dalla Chiesa, deve porre l’accento su tematiche alte, quali la vita comune e la ricerca della verità, nel rispetto delle idee e delle convinzioni di ognuno. In quest’ottica il rapporto tra Scuola e Chiesa diventa determinante, poiché quest’ultima oltre ad offrire la possibilità nel formare docenti competenti e umanamente credibili, capaci di diffondere il lievito del Vangelo nel mondo, può mettere a disposizione della società risorse umane e progettuali, volte a riempire con senso e valore i vari percorsi extracurricolari che insieme si possono costruire, valorizzando appieno l’umano presente in chi si vuole educare. 34 Il Prof. Zingarelli sottolinea l’urgenza del fatto educativo e la improcrastinabile necessità della trasmissione del sapere e della cultura da parte delle generazioni adulte a quelle giovani. Per cultura non si deve intendere il puro nozionismo o il solo apprendere tecniche e/o mestieri ma anche altre dimensioni più trascendenti, quali il bene comune, il senso del sociale, la costruzione della propria identità e l’interiorizzazione degli ideali. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO A tale gravoso compito concorrono tre fondamentali soggetti: la famiglia, la scuola e ovviamente la società. Ognuna opera nello specifico, senza mai dimenticare il relazionarsi con gli altri soggetti in questione. La scuola, non soltanto ente locale, ovvero fredda istituzione propinatrice di servizi, non deve mai dimenticare di mettere al centro la persona, di far risaltare come questa ha un ruolo sociale attivo che si esplica bene nel concetto di cittadinanza; educare alla democrazia, intesa come diritto allo sviluppo individuale nell’uguaglianza e nella possibilità. Tutto ciò con competenza, caratteristica fondamentale che la scuola deve trasmettere, intendendo per essa capacità, strumento per fronteggiare i cambiamenti, tenendo sempre conto che lo sfondo principale deve essere quello etico. Etica, deve essere per la scuola, e i succitati soggetti cooperatori, vera ricerca del bene comune, dei valori, e sempre condivisi in una visione universalistica. Tali strumenti offerti dalla scuola, e consolidati dal valido entourage, se ben trasmessi, possono ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 aiutare gli educandi a navigare nella cosiddetta società liquida, affinché questi possano orientarsi con validi punti di riferimento. Le parrocchie, come anche le associazioni ecclesiali, hanno un ruolo importante se intese come luoghi ove si viene formati a valori positivi e di vera condivisione, superando la sola offerta di intrattenimento. In quest’ottica di sinergia si può davvero tentare di guardare verso il futuro con sguardo fiducioso, senza lasciarsi andare allo sconforto piuttosto tipico del nostro tempo presente. Dal vivace dibattito scaturito dopo gli interventi dei due relatori, diversi sono stati gli spunti e le proposte sorte dal numeroso uditorio. – Educare nella scuola richiede un approccio diverso oggi. Essa deve rispondere congruamente alle sfide proposte dal mondo moderno. Ma come fare? Una possibile risposta sta nel riscoprire la dimensione del bello, perché ogni cosa bella parla di Dio. E i ragazzi si appassionano quando un cosa, qualsiasi cosa è bella! – Riscoprire, anche da parte degli adulti, il valore della realtà. Dunque, anche loro devono farsi umili e rendersi disponibili ad essere educati al tempo presente. – Superare il dualismo “scuola – allievi”, inteso come rapporto commerciale. La scuola non è “un’azienda” e i genitori non sono i “clienti”. È necessario, come più volte si è ribadito durante la relazione del Prof. Triani, creare delle alleanze educative, costruite sulla reciproca fiducia, sia a livello umano sia professionale. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 35 Da sinistra: Saverio Di Liso, Carlo Zingarelli, Leonardo Fasciano, Riccardo Lapenna 36 Partecipanti al gruppo di lavoro “Educare a scuola” SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Educare nella Società Il tema “Educare nella società” è stato trattato presso l’Auditorium dell’Istituto Professionale G. Colasanto ed ha avuto come relatori il sociologo Natale Pepe e la dott.ssa Rossella Miracapillo, Presiedente della sezione andriese del Movimento Consumatori. L’educare nella società rimanda direttamente all’educare alla socialità, ovvero all’insieme delle relazioni che si stabiliscono tra gli individui e le istituzioni. Il compito dell’educazione, tra l’altro, è permanente: non si limita ai soli giovani: tutti educano tutti in quella che è la società educante. Ognuno ha un ruolo ed è al contempo educatore ed educando. A cosa educhiamo e come educhiamo? Due domande cruciali alle quali, per dare risposta, bisogna necessariamente contestualizzare e contestualizzarsi, al tempo che stiamo vivendo. La crisi finanziaria e valoriale in atto richiede capacità di discernimento. Lo spettro della povertà e il pro- blema dell’iniqua distribuzione delle ricchezze si avvertono concretamente anche qui ad Andria, così come nell’intero territorio della Diocesi. I rapporti della Caritas dicono che è aumentato in maniera impressionante il numero di coloro che si recano quotidianamente presso i Centri di ascolto. I dati sono evidenti: il livello di povertà è direttamene proporzionale a quello di istruzione. Nell’ignoranza si cullano azioni irresponsabili, quali l’incapacità nella gestione del proprio stipendio, quindi, molte volte, del budget familiare. L’ideologia del tutto e subito e dei soldi facili, che va tanto a braccetto con le lotterie istantanee, il lotto e i Gratta e Vinci, vera e propria piaga sociale, va superata appunto con l’educazione, un’educazione che deve essere sì secolarizzata, ma che anche deve essere orientata verso qualcosa di più grande. Questo ideale è contenuto nella nozione di Beni comuni. Questi sono, sì, beni quali l’acqua, l’energia e l’aria, ma anche la stessa educa- SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 37 zione, l’istruzione e la cultura. Questi, nel libro di Franco Cassano, L’umiltà del male,1 sono ricondotti anche alla solidarietà e alla ricerca di ciò che è vero e bello. Come i primi, una volta posseduti, anche quelli enunciati da Cassano hanno l’esigenza, il bisogno di essere condivisi, resi di tutti. Educare quindi al discernimento, alla capacità di orientarci sempre di più verso di essi. Educare ai beni comuni vuol quindi dire educare a far crescere la consapevolezza che nella città, nella polis ci sono dei valori, alla portata di tutti, a cui far riferimento. Tale compito è fortemente coadiuvato dalla nostra Costituzione, la quale ci parla di sussidiarietà orizzontale. Essa implica la possibilità che i cittadini, dal basso, possano organizzarsi al fine di perseguire i beni comuni. 38 Di conseguenza, spesso, l’unica prospettiva è quella di andar via. Ma una città senza giovani, senza le loro forze, è destinata a scomparire. Educare nel sociale vuol dire, quindi, educare al futuro, a far riscoprire e valorizzare le opportunità che sia le risorse umane sia il nostro territorio offrono. Dove, quindi, le fondamenta del discorso dell’educare nella società? Probabilmente nel brano tratto da Gen 4,9: «Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”». La nostra città è piena di risorse, di capacità umane e logistiche. Però si vive un inspiegabile senso di insofferenza tra i cittadini. Questo brano è importante nella nostra esperienza, perché in esso emerge con forza come a ciascuno di noi sia dato il compito di custodire il nostro fratello. Educhiamo, allora, alla fratellanza, alla responsabilità reciproca gli uni degli altri, alla giustizia, alla legalità, alla sostenibilità, al futuro. Ultimo punto emerso dalla relazione del dott. Pepe è la scarsa speranza per il futuro che i nostri giovani nutrono verso la nostra città. L’intervento della dott.ssa Miracapillo parte subito con un’interessante riflessione: stiamo vivendo un momento politico e sociale di crisi in 1. F. CASSANO, L’umiltà del Male, Laterza, Roma – Bari, 2011. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 cui si fa necessario recuperare il concetto di responsabilità individuale. È finito il tempo in cui si pensava che fosse compito degli altri l’occuparsi di cose sociali (leggi i politici o le istituzioni). Non siamo più monadi isolate dal contesto. Ci stiamo accorgendo che dobbiamo uscire, guardare oltre la nostra finestra, dobbiamo capire cosa sta succedendo fuori dalla nostra casa, dalle nostre parrocchie, dal nostro mondo. Il numero sempre maggiore di poveri - sia veri, ossia senza risorse, sia indotti, ossia incapaci di gestire i propri beni; l’apertura di svariati, troppi centri ove è possibile permutare il proprio oro (per poi, magari, spendere il ricavato in giochi d’azzardo). Si torna di nuovo, quindi, sull’incapacità di una gestione del budget economico familiare in maniera razionalizzata. Dai casi di persone che sempre più spesso si rivolgono presso il Movimento Consumatori (dall’anziano che già ad inizio mese si è giocato la pensione coi Gratta e Vinci a coloro che si trovano con debiti triplicati a causa di interessi e more dovute a scadenze non onorate, ecc.), si capiscono due cose: che siamo vittime del consumismo più sfrenato e che molti sono quelli che hanno perso la propria autodeterminazione, cioè hanno perso il senso dell’agire in accortezza guardando al futuro. Ciò accade perché, probabilmente, siamo vittime di un condizionamento. Ci siamo abituati a pensare che se non si possiedono determinati beni non si è nessuno e se non acquisti il prodotto di quella determinata marca non prendi il top. Tale situazione di debito e di crisi economica ha la sua cartina al tornasole in vari aspetti, che possiamo toccare con mano nella nostra città. Ciascuno di noi, quindi, può e deve dare un contributo al cambiamento della società anche se può sembrare difficile: dobbiamo provare Linea guida dell’intervento della dottoressa è Il rapporto annuale che il movimento consumatori, sezione di Andria, ha stilato per le annualità 2007//2008. Da questo risulta che numerosi sono i soggetti che si sono indebitati con le finanziarie, spesso a causa di acquisti di non fondamentale importanza (telefonini di ultima generazione, computer e altro), il cui inadempimento delle rate ha portato a sanzioni e tassi di interesse alti. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 39 a modificare le nostre azioni quotidiane. Il Movimento Consumatori ha tentato di cambiare alcune cose nella nostra città. Ecco due esempi concreti: la campagna Vaschetta? No, grazie!, durante la quale, grazie all’ausilio del Comune, è riuscita a ridurre del 90% l’utilizzo di tali contenitori, inquinanti e capaci di alterare i cibi che contengono, e la campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua (in questo caso l’intervento della comunità ecclesiale della nostra Diocesi, è stato determinante). In entrambi i casi si sono raggiunti ottimi risultati, ottenuti da un agire collettivo efficace: è evidente, quindi, che con la nostra azione quotidiana possiamo cambiare qualcosa. 40 Questi esempi sono la dimostrazione che l’agire del singolo, se sommato a quello del proprio vicino, può portare davvero a dei grandi cambiamenti nella società. Tale scelta – dell’agire comune – se associata ad altri fattori quali il recupero dell’etica e della morale nell’agire quotidiano può portare ad ottenere risultati rilevanti. Il recupero della responsabilità individuale, attraverso la SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO formazione e l’autoformazione, come anche del confronto con gli altri e la traduzione in realtà di alcuni dei dieci comandamenti, quali il non rubare (non solo materialmente, ma anche intenzionalmente nel senso dell’approfittare di ciò che è comune quindi non nostro), possono concretamente dare un possibile slancio verso il nostro futuro. Il dibattito seguito ha registrato diverse proposte interessanti, che possono essere così sintetizzate: – Uno dei problemi di fondo che ha portato e porta tutt’oggi a far ristagnare ulteriormente la situazione di crisi presente nella nostra società è quello della mancanza di formazione e di informazione: quanti sono capaci di leggere il territorio, le sue esigenze e le sue problematiche? Quanti si informano su ciò che realmente accade? – Quanto incide l’immaturità religiosa nella vita sociale? Si parla tanto di secolarizzazione, di crisi economica… Perché noi cristiani viviamo questi momenti di crisi con un atteggiamento passivo e demandiamo ad altri di farsi carico di tutti i problemi sociali? ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 – Altro elemento scaturito dalla discussione riguarda l’impegno politico dei cristiani. Assistiamo obiettivamente ad una minore partecipazione politica attiva da parte dei cristiani. Lo stesso card. Bagnasco ha detto che i cattolici sono colpevoli di assenteismo sociale, mentre papa Benedetto XVI, in occasione della sua visita in Calabria (9 ottobre 2011), ha rinnovato il suo appello per una nuova generazione di cattolici che sappia pensare al Bene Comune. Ci si domanda, quindi: questi moniti sono recepiti dalle Chiese locali? In pratica, quale deve essere il compito della Chiesa in questo preciso momento contingente? – Non si fa altro che parlare di diritti, di richieste fatte da parte dei più circa la situazione attuale, affinché essa possa migliorare. È una chiara richiesta di difesa dei propri diritti. Ma non dobbiamo mai dimenticare che noi, in quanto cittadini facenti parte di un contesto più grande, abbiamo anche dei doveri, da apprendere e rispettare. SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO 41 Da sinistra: Natale Pepe, Silvana Campanile, Rossella Miracapillo 42 Partecipanti al gruppo di studio “Educare nella società” SINTESI DEI LAVORI DEI GRUPPI DI STUDIO ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Partecipanti Parrocchie Città Nº Beata Vergine Immacolata (Minervino) 16 Beata Vergine Immacolata (Andria) 22 Cuore Immacolato di Maria (Andria) 16 Gesù Crocifisso (Andria) 41 Gesù Giuseppe e Maria (Canosa) 9 Gesù Liberatore (Canosa) 13 Maria SS. Incoronata (Minervino) 17 Maria SS. del Rosario (Canosa) 5 Madonna della Grazia (Andria) 16 Madonna del Carmine (Canosa) 7 Madonna di Pompei (Andria) 28 Maria SS. dell’Altomare (Andria) 24 S. Agostino (Andria) 20 S. Andrea Apostolo (Andria) 16 S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe (Andria) 17 S. Francesco e Biagio (Canosa) 4 S. Francesco d’Assisi (Andria) 13 S. Giovanni Battista (Canosa) 14 S. Giuseppe Artigiano (Andria) 30 S. Luigi a Castel del Monte (Andria) 3 PARTECIPANTI 43 S. Maria Addolorata alle Croci (Andria) 9 S. Maria Assunta e S. Isidoro (Andria) 6 S. Maria dei Miracoli (Andria) 20 S. Michele Arcangelo (Minervino) 14 S. Nicola di Myra (Andria) 25 S. Paolo Apostolo (Andria) 10 S. Riccardo (Andria) 10 S. Teresa (Canosa) 5 Sacre Stimmate (Andria) 15 Sacro Cuore di Gesù (Andria) 30 San Sabino (Canosa) 8 Santa Maria Vetere (Andria) 21 Santa Maria Assunta (Minervino) SS. Annunziata (Andria) 15 SS. Sacramento (Andria) 24 SS. Trinità (Andria) 15 Seminario Vescovile 3 6 44 Aggregazioni Laicali Anno di Volontariato Sociale (CARITAS) 20 Apostolato della Preghiera 7 Associazione “Figli in cielo” 6 Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) 6 PARTECIPANTI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Associazione Nazionale S. Paolo per gli Oratori (ANSPI) 3 Azione Cattolica – Presidenza Diocesana 8 Cappellania Ospedale Civile (Andria) 6 Centro Italiano Femminile (CIF) 7 Centro Volontari della Sofferenza (CVS) 3 Consultorio diocesano ESAS 4 Fraternità Comunione e Liberazione 6 FRATRES (Andria) 1 FRATRES S. Giovanni (Canosa) 1 Insegnanti di Religione Cattolica 13 Movimento Focolari 6 Movimento Lavoratori SCIMPID 1 Ordine Francescano Secolare (O. F. S.) 20 Pax Christi 6 Pia Associazione dei Crociferi 3 Rinnovamento nello Spirito Santo 5 Unione Cristiana Imprenditori - Dirigenti (UCID) 8 Volontariato Vincenziano 2 Numero totale di partecipanti: 695 PARTECIPANTI 45 46 RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Proposte per continuare... Schede di lavoro 47 – SCHEDA 1 – Testi biblici “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”. (Mc 6,34) “Vi do un comandamento nuovo: che via amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri”. (Gv 13, 34 – 35) Dagli Orientamenti Pastorali “Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo trasformando l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza [...] Di questa storia noi ci sentiamo partecipi. La guida di Dio, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret [...] è Lui il Maestro e il redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo [...] Mentre risuonano in noi le parole del Vangelo – “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8) – vorremmo poter dire con S. Agostino: “Parliamo a voi come PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” condiscepoli alla stessa scuola del Signore [...] Sotto questo maestro, la cui cattedra è il cielo – è per mezzo delle sue Scritture che dobbiamo essere formati – fate dunque attenzione alle parole che vi dirò”. 1 Dalla relazione del prof. Pierpaolo Triani Se è vero che il fine dell’educazione è la persona; che la fonte dell’atto educativo e dell’impegno educativo della comunità cristiana è l’amore di Dio che ci precede – è Dio che educa il suo popolo – dobbiamo riconoscere che questa collaborazione è un fatto che coinvolge sempre gli uomini; tutte le generazioni sono tenute ad educare. L’atto educativo è un compito permanente [...] perché ogni generazione di adulti deve scegliere di educare. E se una generazione di adulti sceglie di non educare nessuno può farlo al suo posto. E, inoltre, deve scegliere di educare facendo i conti col proprio tempo, con le sue relative fatiche e risorse [...] Per questo oggi ci è chiesta una rinnovata responsabilità educativa. L’educazione richiede fiducia e, naturalmente, speranza. Perché se la fiducia è ammettere che ci sia un bene, speranza è ammettere che il bene cresca e che si compirà. 48 Noi cristiani riteniamo che tutte le persone sono plasmate da un amore più grande e che noi siamo a servizio di tutto questo. Non siamo gli artefici dell’atto educativo, ma c’è un’azione che ci precede e ci supera. Siamo collaboratori della Grazia. Permettetemi allora la battuta: “L’educatore è chiamato a compiere atti graziosi”. Qui “grazioso” non va inteso logicamente come atti carini in senso superficiale. Piuttosto nel senso di “carino” che rimanda al kairòs, alla Grazia amorevole del mistero di Dio. Chi tra voi lavora con la vita ferita, cioè con ragazzi trascurati e abbandonati, che fanno fatica a vivere, sa quanto questo sia importante. Di quanto questi ragazzi hanno bisogno di uno sguardo che gli dica: “Sei amato…. 1. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Ottobre 2010, n. 1. PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 anche se non ti comporti bene, anche se dentro di te stai male!” Questa è la collaborazione della Grazia. Questo deve essere il punto di partenza per lavorare insieme. Stiamo facendo una cosa che costa fatica, ma è necessaria. Perché necessaria? Perché da solo non ce la faccio. Perché da solo sono meno umano. Quindi la collaborazione è più difficile, ma necessaria. Allora va scelta. Anche la collaborazione nell’educazione va scelta [...] La cooperazione però va scelta e va costruita con dei passaggi, che sono: accrescere la comunicazione reciproca; accrescere il confronto sui problemi e cominciare a fare esperimenti di lavoro insieme. Proposte per la discussione – Dio ha scelto di educare il suo popolo. Per far ciò ha bisogno della nostra collaborazione. Il prof. Triani parlava dell’uomo come collaboratore della grazia, capace di mettere in opera atti pieni di tale carisma. Concretamente come è possibile mettere ciò in atto? Quali sono le maggiori difficoltà che ostacolano il riaffiorare della Grazia nei nostri gesti quotidiani? – Cooperazione e collaborazione sono due termini che più volte abbiamo avuto modo di udire durante i vari interventi del Convegno. Cooperazione con la scuola, con la Chiesa e le parrocchie e con la stessa società in cui viviamo. Però, cooperare e collaborare richiedono fatica. Sicuramente nel vostro gruppo/parrocchia sorgono spesso conflitti di idee circa il raggiungimento di qualsivoglia obiettivo. Come affrontare queste divergenze di vedute, tenendo conto che l’obiettivo comune deve essere quello di educare alla vita buona del Vangelo? – Educare richiede speranza e fiducia. Mai termini furono più adatti nel descrivere le esigenze educative sorte negli ultimi tempi. Nella tua realtà come si affrontano le varie problematiche educative che quotidianamente si incontrano (ragazzi e famiglie con problemi economico sociali, immigrati, ecc.)? Vi sono speranza e fiducia nel comune operare tra i fedeli in vista del raggiungimento degli obiettivi, sia pastorali sia sociali che la comunità si pone? PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” 49 50 PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 – SCHEDA 2 – Dalle tre sintesi dei lavori di gruppo sono emersi numerosi interrogativi e proposte. Essi sono importanti punti di partenza per una costruttiva discussione all’interno delle parrocchie, delle associazioni, dei gruppi ecclesiali cui si appartiene. Qui di seguito proponiamo tre interrogativi “complessivi”, che riassumono in maniera generale quanto raccolto, durante la seconda giornata, dai tre gruppi. – La famiglia è un luogo di relazione privilegiato. È il nucleo fondamentale della società, da dove partono tutti i ponti verso l’esterno. Purtroppo, oggigiorno, la famiglia come istituzione, avverte sempre di più i gravosi segni dei tempi. Quali scelte pastorali si dovrebbero attuare perchè la famiglia continui ad essere parte costitutiva della società? Come può la comunità cristiana, “alleandosi” con le altre agenzie educative, collaborare con la famiglia nel suo insotituibile compito educativo nella formazione dell’uomo? – Anche la scuola, luogo educativo per eccellenza, deve ripensarsi alla luce di quanto detto durante il convegno e di quanto riportato nel documento della C.E.I. Educare alla vita buona del Vangelo. Essa deve mirare a trasmettere non solo contenuti nozionistici, tecnici e professionalizzanti, bensì anche valori alti, cioè etici e trascendenti. In ciò la Chiesa risulta essere un valido supporto, attraverso l’insegnamento della Religione Cattolica e i diversi percorsi formativi proposti nelle parrocchie e nelle aggregazioni laicali. Nelle vostre parrocchie/comunità, come viene vissuto il rapporto con le istituzioni scolastiche presenti nel territorio circostante? Vi sono proposte biunivoche e di collaborazione? – Educare nella società risulta essere difficile, a causa di diversi fattori: la mancanza di punti di riferimento; l’immagine di una società fluida, ove non sono più presenti valori a cui riferirsi. A dar man forte al peggioramento della situazione v’è la crisi economica in atto, fomentatrice di ulteriori derive sociali e fautrice di incapacità di discernimento. La Chiesa, luogo ove i Valori sono fermamente creduti e trasmessi, rimane un baluardo cui aggrapparsi per ritrovare un punto di riferimento. Ma questo può avvenire solo se essa PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” 51 esce dal tempio. Come si rapporta la tua comunità al mondo circostante? Tende ad esso la mano, interessandosi a ciò che avviene o preferisce chiudersi nell’autoreferenzialità? Cosa proponi affinché la tua comunità partecipi maggiormente alle questioni sociali presenti nel suo territorio? Che spazio occupa nella pastorale parrocchiale la riflessione sui nuovi stili di vita, per educare a vivere più responsabilmente nel mondo che Dio ci ha affidato? Conoscete la proposta della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita (nata nel 2007 per promuovere un movimento del popolo di Dio sui Nuovi Stili di Vita nella Chiesa e nella Società) a cui aderisce la nostra Caritas Diocesana? 52 PROPOSTE PER IL “TERZO GIORNO” ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 BIBLIOGRAFIA In quest’ultima sezione degli Atti abbiamo deciso di segnalare ai lettori una congrua bibliografia contenente tutti i testi citati e a cui si rimanda durante i vari interventi tenuti al Convegno Ecclesiale Diocesano, affinché le proposte, gli spunti e le idee da esso partorite possano essere approfondite e meglio assimilate. ANTONIETTI A. – TRIANI P. (a cura di), Pensare e innovare l’educazione. Scritti in memoria di Cesare Scurati, Vita e Pensiero, Milano (di prossima pubblicazione). BENEDETTO XVI, Discorso alla 61º Assemblea generale della Cei, 27 maggio 2010. ID., Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, Gennaio 2008. BIGNARDI P., Il senso dell’educazione, AVE, Roma 2011. CASSANO F., L’umiltà del Male, Laterza, Roma – Bari, 2011. COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE CEI, La sfida educativa. Rapporto – proposta sull’educazione, Laterza, Bari 2010. ID., L’emergenza educativa. Persona, intelligenza, libertà, amore. IX Forum del progetto culturale, EDB, Bologna 2010. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010 – 2020, Paoline, Milano 2010. DILIBERTO L., L’arte dell’incontro, AVE, Roma 2010. DIOCESI DI ANDRIA, Dio educa il suo popolo. Programma pastorale diocesano 2011 - 2013, Andria 2011. BIBLIOGRAFIA 53 GAUCHET M., Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e Pensiero, Milano 2010. GUARDINI R., Etica, Morcelliana, Brescia 2001. GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio. Esortazione Apostolica, Città del Vaticano 22 novembre 1981. MARITAIN J., Per una filosofia dell’educazione, La Scuola, Brescia 2001. MARTINI C. M., Educare nella postmodernità, a cura di F. MONACO, La scuola, Brescia 2011. MEDDI L., Ridire la fede in parrocchia. Percorsi di evangelizzazione e di formazione, EDB, Bologna 2010. MIANO F., Educare in famiglia. Un’impresa esaltante, Elledici, Torino 2010. MOUNIER E., Il personalismo, AVE, Roma 2004. PIETROPOLLI CHARMET G., Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Laterza, Bari 2008. SAVAGNONE G., BRIGUGLIA A., Il coraggio di educare. Costruire il dialogo educativo con le nuove generazioni, Elledici, Torino 2009. SAVAGNONE G., Maestri di umanità alla scuola di Cristo. Per una pastorale che educhi gli educatori, Cittadella, Assisi 2010. TRIANI P. (a cura di), Educare impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti Pastorali della Chiesa Italiana 2010-2020, AVE, Roma 2010. 54 BIBLIOGRAFIA ATTI DEL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO 2011-2012 Indice Presentazione di Mons. Raffaele Calabro Vescovo di Andria . pag. 5 Presentazione del Convegno del Vicario Generale don Gianni Massaro . . . » 7 “Educare, impegno di tutti” Relazione del Prof. Pierpaolo Triani . . . . » 9 Sintesi dei lavori dei Gruppi di Studio . . . . » 27 Educare in Famiglia . . . . . . . » 29 Educare nella Scuola . . . . . . . » 33 Educare nella Società . . . . . . . » 37 Partecipanti . . . . . . . » 43 Proposta per continuare... Schede di lavoro . . . . . . . » 47 Bibliografia . . . . . . . » 53 . . . VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 55 GRAFICHE GUGLIELMI - ANDRIA