Istituto di Psichiatria “P. Ottonello” Scuola di Specializzazione in Psichiatria A.A. 2012-2013 Introduzione alla Storia della Psichiatria Dr. Leonardo Zaninotto Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Dipartimento di Salute Mentale ULSS n. 4 Via delle Garziere, n. 42 36014, Santorso (VI) Tel. 0445-571182; Fax. 0445-571158 [email protected] “La follia ci è tanto vicina da apparire il risvolto della ragione così come la morte ci è così vicina da apparire il risvolto della vita; né l’una né l’altra vicinanza ci sono gradite per il loro profondo potere perturbante – riti e istituzioni fanno di tutto per allontanarl e farle apparire cose-che-riguardanogli-altri.” (L. Del Pistoia) La Psichiatria Magico-Animistica “Primitive Medicine may be considered mainly primitive Psychiatry. Mental and physical suffering were not separated, and neither were medicine, magic, and religion.” (Alexander & Selesnick) Sciamano della grotta di Trois Frères (Francia) Le concezione animista L’interpretazione magico-animistica è la prima concezione psicopatologica in merito alla etiopatogenesi delle malattie mentali. La malattia non è né fisica, né psichica, ma uno stato globale, avvertito quale espressione di forze estranee dotate di intenzionalità, provenienti dal mondo dell’invisibile. Nasce una classe di guaritori-sacerdoti (spesso lo stesso capo-Re) che hanno il ruolo di intermediari con il mondo dell’invisibile, allo scopo di guarire, difendere e liberare i sudditi dalle forze avverse. (Frazer) Le concezione animista Il disturbo diviene segno – un nodo di comunicazione tra universo visibile ed invisibile. I dispositivi di cura (riti) spostano l’interesse: 1) verso l’invisibile; 2) dall’individuale al collettivo; 3) da ciò che è fatale a ciò che è riparabile. Essi hanno lo scopo di separare il sintomo dalla persona. (Nathan) Per il pensiero magico-animistico esiste uno stretto rapporto “simpatico”, vitale, fra oggetti diversi e fenomeni omologhi. Associazioni emotive e simboliche sorgono dall’idea che la sofferenza provenga da una forza malvagia, che può essere allontanata con oggetti simili o omologhi alla manifestazioni del quadro morboso. P.e. Toccando la parte malata con un oggetto che poi viene gettato, il male viene allontanato. (Galeno, Plutarco) Gli oggetti sono impregnati di una forza vitale (anima) e le leggi regolanti i rapporti fra di essi si basano su un legame simpatico. Il Pensiero Psichiatrico Greco e Romano “In Grecia nel VI secolo a.C. il mito viene soppiantato dall'ideologia dei filosofi della natura: Eraclito, Anassagora, Talete, Democrito fondano un materialismo scientifico che sarà la base della nascita della medicina, delle scienze e della psichiatria stessa.” (G. Roccatagliata) Statua di Esculapio Il pensiero Greco: dal Mito… I popoli della Grecia presero dagli antichi concezioni di medicina magica: dei ed eroi erano ritenuti in grado di curare malattie ed infermità (Ercole era un buon intenditore di cose mediche, calmò pestilenze e curò se stesso da un attacco di mania con l’elleboro). La stessa arte medica nacque dall’insegnamento che semidei fornirono a uomini particolarmente dotati (il centauro Chirone ammaestrò Asclepio e Aristeo - lo stesso Asclepio era figlio di Apollo). Si riteneva che presso i popoli primitivi, essendo minori le tensioni dell’animo e i contrasti sociali, i disturbi mentali e le stesse malattie somatiche fossero meno frequenti. (Ippocrate, Esiodo, Celso, Lucrezio) La civiltà avrebbe contribuito alla degenerazione psichica dell’uomo. Mito del Buon Selvaggio e della Età dell’Oro. Benjamin West: The Death of General Wolfe Nei miti sull’origine compare spesso una ribellione ad una forza sovrumana, concretizzata in una divinità alle cui leggi l’uomo si è ribellato. (Esiodo) La “follia” è un male che nasce da una condanna dell’uomo ribelle da parte di un dio irato. Visione moralistica della follia. Prometeo incatenato Anche in Grecia, in epoca arcaica, il patrimonio delle credenze popolari supporta un’interpretazione superstiziosa della malattia mentale: essa nasce dall’ira degli dei. La malattia mentale, come avviene per Edipo, Oreste e Bellerofonte, esprime la punizione divina, un castigo architettato dagli dei (“quem deus vult perdere prius dementat”). Secondo questa dottrina la divinità determina la vittoria di un “thumos” irrazionale che subissa il “nous”, di modo che il comportamento alterato conduce alla rovina. Bellerofonte, per aver osato salire al cielo, è punito per la sua temerarietà: “Egli, in odio a tutti gli dei, errava solo, triste, consumandosi il cuore, per la pianura Alea, fuggendo la vista degli uomini” (Iliade VI, 200-203). Il male nasce dalla “hybris”, cui consegue la “themis” divina. Omero però già nota che l’interpretazione proiettiva del senso di colpa non corrisponde alla verità: “soltanto dalle stoltezze dell’uomo nascono gli affanni” (Odissea I,32). Asclepio, dopo aver partecipato alla spedizione degli Argonauti, fondò la corporazione medica degli Asclepiadi, attiva sino al V secolo d.C. La terapia nei templi di Asclepio era basata su diversi metodi: letture di poesie, ginnastica, bagni, spettacoli teatrali, somministrazione di oppio ed elleboro, interpretazione dei sogni (che forniva sia uno spiraglio diagnostico sia l’indirizzo terapeutico). I disturbi mentali erano concettualizzati come passioni esagerate, che alteravano secondariamente l’equilibrio omeostatico del corpo umano. Orfeo utilizza le erbe terapeutiche e la musica. L’anima “sporca” dal male può essere purificata tramite speciali tecniche usate nei templi della salute. Asclepio è il primo ad usare la terapia morale. (usata poi da Asclepiade, Celso, Sorano di Efeso, Celio Aureliano). F. Von Stuck Orpheus …alla Natura Nel VII secolo a.C., sulla spinta della filosofia, si passa dalla medicina animistica a quella naturalistica. Medicina e Filosofia si intrecciano nella interpretazione della Natura e dell’Uomo. Ora non è più una forza esterna ma un elemento della natura (aria, acqua, terra, fuoco) a spiegare la multiformità dei fenomeni morbosi. L’anima non è più una entità spirituale, ma una entità fisiologica, con la propria sede anatomica. Il contesto filosofico I filosofi naturalisti di Mileto (VII-VI secolo a.C.) erano dediti alla ricerca di un principio originario e unitario (archè), a cui ricondurre la molteplicità del mondo. Talete poneva all'origine di tutto l'acqua; Anassimandro postulava un indefinito-infinito (l'apeiron) come spiegazione del finito; Anassimene identificava il princìpio primo nell'aria (pnéuma). Tale elemento originario, per tutti loro, era la fonte di ogni altro aspetto del cosmo stesso, da cui l’espressione naturalismo cosmologico. La Natura è al centro della riflessione filosofica. Come i primi filosofi greci naturalisti (“fisiologhoi”) tentano di ridurre gli infiniti fenomeni naturali a pochi elementi (terra, acqua, fuoco, aria), cercando le basi stabili e le leggi che regolano il corso della natura e dell’uomo, allo stesso modo il medico, dinnanzi alla varietà della psicopatologia, cerca in esse un fondo comune, delle leggi cliniche. Etiologia, semeiotica, decorso, esito e terapia nascono in questa fase storica. I termini che ancora oggi vengono usati per definire un determinato stato psico-morboso vengono creati in questo periodo: isteria, ipocondria, mania, malinconia … Ippocrate di Coo (Kos) (Coo, 460 a.C. circa – Larissa, 377 a.C.) Proviene da una famiglia aristocratica con interessi medici, i cui membri erano già appartenuti alla corporazione degli Asclepiadi. Il padre, egli stesso medico, affermava di essere un discendente diretto di Asclepio. Lavora a Kos, viaggia molto, visita tutta la Grecia ed arriva persino in Egitto e in Libia. Acquisisce grande fama, contribuendo a debellare la grande peste di Atene del 429 a.C.. Scrive diverse opere, una settantina, che sono raccolte nel "Corpus Hippocraticum". Ippocrate nell’opera De veteri medicina: “In Medicina a nulla serve lo specioso teorizzare, ma sono utili esperienza e ragionamento presi insieme; […] conclusioni tratte da astrazioni non sono utili, mentre quelle che emergono dall’osservazione dei fatti sono adeguate”. E’ consapevole che la Medicina non è una scienza esatta, per cui il medico deve accontentarsi di “una certa misura di verità […] giacché egli non ha altro che percezioni che vengono da un corpo malato”. Un modello: la frenite Fondamentale è l’osservazione delle psicosi organiche (“freniti”), dove i sintomi sono allucinazioni visive, tremore, ansia, tristezza, agitazione, sogni vivaci, insonnia o sopore e coma, delirio, convulsioni (Delirium – DSM-IV). I casi clinici del De morbis popularibus sono nella maggior parte dei frenitici, dove l’origine della condizione psicopatologica risiede in una“febbre ardente acuta” (per polmoniti, tifo, pleuriti, tubercolosi, malaria) che “riscalda” il sangue e gli umori. La frenite dimostra – scrive Ippocrate nel De morbo sacro – che la euforia e la tristezza, il giudizio e il ragionamento originano dal cervello; […] è per una sua alterazione se l’uomo diventa folle. Oltre che dalla clamorosa sintomatologia psicotica il medico viene colpito dalla rilevanza dei disturbi somatovegetativi, con alterazione del sistema dei fluidi corporei: insonnia, diarrea e stitichezza, vomito e secreti bronchiali. E’ da questo che nasce la prima teoria interpretativa delle psicosi (teoria umorale). La teoria degli umori I quattro umori (sangue, bile nera, bile gialla e flegma - o pituita) hanno specifiche caratteristiche fisiche. Qualora un umore giunga in eccesso al sistema nervoso centrale, per sua natura freddo-umido, modifica tale stato in quello a lui proprio. Il concetto di equilibrio Empedocle ritiene ogni cosa, compresi gli organismi viventi, sia frutto della relazione dinamica fra i 4 elementi (terra, aria, acqua e fuoco). La salute corrisponde all’omeostasi (equilibrio) degli elementi: se uno vince si ha la malattia; se esiste un rapporto bilanciato si ha la sanità. Il concetto di equilibrio attraversa varie scuole di pensiero: elementi, atomi, tono vitale, umori, passioni, sono intuiti quali forze (biologiche), il cui disequilibrio costituisce la malattia. L’equilibrio si mantiene tramite l’oscillazione fisiologica dei contrari: il freddo diventa caldo e il caldo freddo, l’umido secco e il secco umido; il caldo stimola, il freddo controlla un suo eccesso, e viceversa. La vita normale è la “simmetria” di meccanismi potenzialmente divergenti. Lo stato ipomaniacale è dovuto ad un cervello più caldo, la depressione ad un cervello più freddo, la grave mania ad un cervello molto caldo per azione della bile gialla, la frenite ad un cervello caldissimo e secco perché “asciugato” dalla febbre, l’ebefrenia ad un cervello più freddo e più umido. La schizofrenia (?) Se la pituita o flegma, ossia il liquido cerebro-spinale secreto dalla ghiandola stessa, eccede nel cervello, lo imbibisce e si avrà un tessuto eccessivamente umido; da ciò una vita mentale impacciata e ottusa e la malattia che Ippocrate chiama “desipientia stupida” (schizofrenia ebefrenica? ritardo mentale?). In alcuni giovani vi è un comportamento inconcludente, fatuo, inadatto alla vita: “essi piangono senza motivo, parlano a vanvera di cose che non conoscono, a volte appaiono tristi e preoccupati per situazioni che non riguardano loro e dimostrano una sconnessione fra quello che dicono e quello che realmente fanno” (De diaeta, I, 31-38). I disturbi dell’umore La mania è un quadro clinico con sintomi opposti a quelli malinconici: euforia, logorrea, idee di grandezza e aggressività. E’dovuta all’azione della bile gialla, surriscaldata, che causa una mutazione del cervello, che diventa caldo e secco, e da ciò nasce la sintomatologia. Il maniaco è “malefico, parla di continuo ad alta voce, non tollera contraddizioni, è tumultuoso e mai quieto” (De morbo sacro, 16). Nel caso si associ per comorbilità una febbricola, il cervello diventa “aridus” e compare un quadro clinico “simile alla frenite”, detto “mania frenitica” (Coacae Praenotiones, I, 99). La scoperta della depressione è sostenuta dall’avere rilevato disturbi dell’umore “sine causa”, ossia quando compare “abbattimento dell’anima, taciturnità e ricerca della solitudine senza motivo”; inoltre, se “ciò dura per un periodo di tempo non breve, indica malinconia” (Aforismi, VI, 23). “E’ presente una interiore consapevolezza dolorosa in sé e per sé, afflizione, accettazione e nel contempo rifiuto della sofferenza per rabbia, disperazione a causa dei timori mentali, tristezza di cui non si conosce la causa” (De morbis popularibus, VI, 8, 18-21). La malinconia è caratterizzata da “timore, paura, delirio di indemoniamento e di colpa e tendenza al suicidio, […] sintomi causati da un sangue intossicato dalla atra bilis (bile nera)”. Una “cerebri transmutatio” sostiene il viraggio dalla malinconia alla mania per il passaggio da un sistema nervoso “freddo” ad uno “caldo”: si nota infatti come i pazienti “siano prima tristi e si allontanino dalla vita e talvolta poi, al contrario, euforici e di umore allegro” (De morbo sacro, 16; De morbis popularibus, V, 31). L’isteria Ippocrate affronta il problema dei disturbi mentali delle donne vergini, sterili, nubili e vedove; essi nascono perché la “mater puerorum”, come Ippocrate chiama l’utero, si gonfia di umori tossici e “vagola nel corpo”. Dove colpisce, origina un sintomo. Ritiene che nella donna che non abbia rapporti sessuali nel “legittimo matrimonio” l’utero si gonfi per ritenzione umorale e, come un pallone, vagoli nel corpo e che da ciò origini la “strangulatio uteri”. La Scuola Ippocratica Alla morte di Ippocrate, il genero Tessalo e i figli Dracone e Polibo cercano di continuare la tradizione corporativa. La sede della scuola ippocratica è stabilita a Kos; per la rigidità della interpretazione dei testi ippocratici è chiamata “dogmatica”. Essa ha un’influenza sempre più ristretta e i suoi seguaci sono ricordati sino al III secolo a.C. Il rispetto per la tradizione e per l’autorità si irrigidisce progressivamente in una ripetizione sterile. Le teorie psicologiche Da Solone a Pericle prende corpo un movimento filosofico che si consolida con i Sofisti e Socrate, e assume una forma definita con Platone. Fiorisce un profondo interesse per l’esistenza umana come tale, per il suo destino e per ciò che la lega alla legge e alla morale. La malattia mentale è manifestazione dell’incapacità esistenziale di raggiungere la conoscenza di se stessi, base della “aretè” (virtù). “Le passioni portano all’ira e questa sostiene la colpevole follia” (Eschilo, I Persiani, vv. 800 seg.). La conoscenza di sé è il fondamento dell’equilibrio psichico e della sanità mentale. L’esistenza deve essere condotta secondo “misura”: non desiderare troppo, conoscere se stessi, evitare l’intemperanza, coltivare la verità, combattere la follia (che potenzialmente è in ognuno). “L’uomo è misura di tutte le cose”. Giungere alla verità tramite le “congetture” di un uomo saggio che identifichi le cause della sofferenza psichica: in questo si trova la vera terapia. Plutarco di Cheronea dice che “Antifonte (il sofista) aveva uno studio a Corinto dove curava le malattie dell’anima con la parola perché riteneva che, conosciuta la causa dell’afflizione depressiva, si sarebbe giunti alla guarigione”. Questi riteneva che l’analisi dei sogni potesse portare alla conoscenza delle problematiche interiori; scrisse in tale senso un’opera dal titolo L’interpretazione dei sogni. La psicopatologia su basi etico-razionalistiche si avvalora delle sentenze che campeggiano sul tempio di Apollo a Delfi: “conosci te stesso, tu sei, nulla di troppo”. Socrate (Atene, 470 a.C. - Atene, 399 a.C.) Con Socrate l’ipotesi “psicologica-morale” provoca un’insanabile frattura fra “physis” e “nomos” (nelle riunioni conviviali egli irrideva la teoria degli umori di Ippocrate come “storiella”). Per Socrate la follia nasce dalla non conoscenza di se stesso. L’assennato è virtuoso, il dissennato è dominato da passioni esagerate. Per questa prospettiva a nulla servono i farmaci, è utile invece una “direzione spirituale”. Platone (Atene, 428 a.C. - Atene, 348 a.C.) Il temperamento disturbato per “dissimetria” fra corpo e mente, una cattiva educazione, rapporti familiari contrastati ed eventi stressanti possono svolgere un ruolo nei disturbi mentali minori (“malattie dell’anima” nevrosi). L’isteria per esempio segnala un’anima femminile “delusa e arrabbiata” per non aver potuto adempiere ai compiti propri della donna: “dare alla luce una creatura”. È la rabbia dell’anima femminile che “scuote l’utero e lo spinge a vagolare nel corpo” (Timeo, passim). Per Platone la psichiatria comprende disturbi psicotici a genesi umorale e altri che nascono per passioni che turbano l’anima; il primo tipo di malati è di competenza del medico, il secondo del filosofo. Nasce la dicotomia fra “malattia del corpo” e “malattia dell’anima” (Fedro, 270c-271a). Aristotele (Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C.) E’ allievo di Platone, ma non suo discepolo. Per lui la conoscenza non è concettuale, né fondata sulla memoria, come per Platone, ma è frutto dell’esperienza (gli organi di senso). Egli però non assegna alcun ruolo al cervello nelle funzioni della sensazione e della percezione. Il centro, luogo di incontro di tutte le sensazioni (sensorium commune) è il cuore. Nel XXX Problemata Aristotele espone una teoria dei disturbi maniaco-depressivi basata sul dismetabolismo di un solo elemento, la “atra bilis”. È la sua “temperatura” (da cui il termine temperamento) ciò che sostiene la vita psichica, sana e patologica. Un “temperamento” malinconico sostiene la “creatività”, segno di una malinconia naturale. Tutti i grandi pensatori, poeti, artisti e statisti ebbero un “temperamento melancolico” (compresi Platone e Socrate). Il metabolismo della “atra bilis” chiarisce “gli abbattimenti e gli esaltamenti senza causa”; nel caso di un “habitus” malinconico essi sono più accentuati. Aristotele viene dai contemporanei chiamato “venditore di erbe medicinali”; infatti invia medici al seguito di Alessandro Magno al fine di scoprire erbe medicinali. La scuola di Aristotele ha un ruolo decisivo nella formazione della cultura ellenistica e nella creazione dell’Università di Alessandria. Teofrasto, suo allievo, scrive l’opera Historia Plantarum, dove analizza circa cinquecento erbe e piante e le loro attività terapeutiche; lascia opere di interesse neuropsichiatrico come I Caratteri, Sull’alcolismo, Sull’astenia, Sulle vertigini e sul ruolo delle emozioni e dell’invidia nella psicopatologia. La scuola stoica (III secolo a.C. – III secolo d.C.) La psicopatologia basata sullo stoicismo affronta l’argomento delle “malattie dell’anima” e il ruolo dell’evento stressante, del temperamento e della forza dell’Io. Il “pathos” è fenomeno nemico della ragione: la vittoria dell’irrazionalità trasforma il “logos” in una struttura che aderisce al “pathos”. Svolge un ruolo decisivo l’immagine mentale alimentata dalle passioni, il “phantasma”. Per gli stoici due sono le entità tassonomiche dei disturbi psichiatrici: l’ “insanitas animi” (le psicosi) e l’ “aegrotatio animi” (le nevrosi); esiste una personalità facile alla “aegrotatio” per un temperamento predisponente. Nel caso della perdita di un oggetto d’amore si ha una “animi commotio” e la “aegrotatio”. Per gli stoici il centro della sofferenza dell’anima è la “libido” insoddisfatta. La libido frustrata, legata ad un oggetto d’amore, genera morsi dolorosi per il desiderio inappagato; ciò può originare una “follia d’amore” e, di riflesso, una “augrotatio animi”; il legame amoroso è, per lo stoicismo, fonte di psicopatologia perché connesso con una fantasia perversa e malata. Areteo di Cappadocia (100-170 d.C.) “La malinconia sembra essere inizio e parte della mania […] il delirio malinconico si cambia in riso e ilarità per un lungo periodo di tempo. Gli uomini sono colpiti sia dalla mania sia dalla malinconia; le donne sono colpite dalla mania più raramente ma in modo più grave. L’età che si avvicina alla vecchiaia e la vecchiaia sono più esposte alla malinconia […]. “I malinconici sono quieti o tristi, abbattuti e senza vita senza un motivo, ossia la malinconia non prende inizio da nessuna causa […] Se il male si esacerba, odiano gli uomini, fuggono da loro, si lamentano di cose senza alcun fondamento; maledicono la vita e desiderano la morte” (De notis et causis diuturnorum affectuum, I, 5). “[La mania] è una globale alienazione della mente che perdura senza febbre. Anche il vino infiamma la mente e porta alla mania per l’ebbrezza; anche alcune sostanze generano un’amenza, come la mandragora e lo hyosciamo, tuttavia costoro non devono essere ritenuti maniaci; infatti l’effetto di queste sostanze si manifesta all’improvviso e scompare in breve tempo; invece la mania è stabile e dura a lungo”. “L’intervallo di benessere non è genuino quando la fase di mania si interrompe da sola o quando non è curata con un rimedio adeguato o è dovuta all’influenza delle stagioni dell’anno […], la primavera o l’ira provocata da un evento qualsiasi può nuovamente riportare alla mania alcuni che ne sembravano del tutto liberati.” “Coloro che per temperamento sono iracondi, attivi, ilari, che si dilettano con scherzi infantili, facilmente sono esposti a questa malattia. Quelli che sono di temperamento contrario, che sono tendenzialmente tristi, perseveranti nel lavoro, sono presi facilmente dalla malinconia”. Galeno di Pergamo (129-216 d.C.) Nasce a Pergamo da una famiglia di architetti. All'età di 16 anni diviene therapeutes (con significato di addetto o socio) del dio Asclepio nel tempio locale. A 20 anni lascia il tempio per studiare a Smirne, a Corinto ed a Alessandria. Studia medicina per dodici anni. Quando torna a Pergamo, nel 157, lavora come medico alla scuola dei gladiatori, dove fa esperienza su traumi e trattamento delle ferite (le finestre nel corpo). Contro le scuole meccanicistiche G. rivaluta il pensiero di Ippocrate, Platone e Aristotele in una complessa sintesi con l’approccio stoico. Distingue le psicosi, “insaniae”, dalle nevrosi, allora dette “morbi dell’anima”; nel primo caso il paziente, a motivo della gravità della sintomatologia, “si allontana dal costume sociale normale”. Ritiene che le alterazioni mentali della depressione possano essere sostenute “dalla grande angoscia dell’anima” (Medicae definitiones, 20h-25a). L’ebefrenia (“fatuitas” o “morositas”) indica una insania “dei giovani”, dove sono deficitarie sia le funzioni mentali sia le pulsionali (“sine corde et sine cerebro”). In essi “è manchevole il discorso, che non ha una conseguenza logica e procede per salti”. “Coloro che in età giovanile sono deboli nelle emozioni dimostrano che sono affetti da fatuità” (De symptomatum differentiis, II, 3). La malattia è cronica e anche quando i pazienti sono apparentemente “migliorati nel morbo mentale, rimangono deboli e fragili nelle emozioni”. Galeno distingue la “frenite” in cui vi è una patologia cerebrale primitiva dalle “parafreniti”, dove l’alterazione mentale è causata dalla patologia extra-cerebrale che “si riflette sul cervello […] per cui la terapia deve essere diretta non tanto alla sintomatologia mentale quanto alla causa primaria”. Generalmente la guarigione della malattia primitiva comporta “la scomparsa delle manifestazioni psichiche”. In alcuni casi la guarigione dalla patologia primitiva non comporta il ritorno alla norma, perché permangono i disturbi psichici; in questi casi, “se guarita la malattia primaria rimane il disturbo mentale, bisogna pensare all’esistenza di una predisposizione individuale” (De locis affectis, II, 9). Nella malinconia non tanto la “atra bilis”, ma un suo vapore sale al cervello e rende freddissimi gli “spiriti animali” del lobo frontale; emergono immagini che creano paura e tristezza per il loro contenuto. La ragione è allora piegata, convinta che il contenuto mentale corrisponda alla realtà. “Il timore del malinconico nasce da fantasmi mentali innaturali; […] egli teme di non riuscire a tenere il mondo sulle spalle come Atlante […] i fantasmi che nascono dai timori sono infiniti, tanti quanto le possibili rappresentazioni mentali.” Il colore nero della atra bilis sale alla mente che diventa sede delle tenebre: “così il timore nasce dal buio della ragione” (De locis affectis, III, 7). La nosologia classica PSICOSI ORGANICHE PSICOSI ENDOGENE NEVROSI •Freniti (lesioni primitive del cervello) •Parafreniti (in corso di malattie febbrili) •D. mentali in epilettici •D. mentali nell’alcolismo •D. mentali da sostanze (oppio, hyosciamo, cannabis, ecc.) •D. da traumi cranici •D. mentali in corso di emicrania •D. mentali da colpo di calore •Letargo •Coma vigile •Coma carus •Neurastenia (lassitudo) in corso di malattie somatiche •Psicosi post-partum (delirium) •Malinconia (somatica, mentale, viscerale) •Ipocondria (quale varietà di malinconia) •Licantropia e demonopatia (varietà gravi di malinconia) •Mania (lieve, media, grave) •Disturbi “circolari” dell’umore (maniaco-depressivi) •Catatonia (un tipo febbrile, uno confuso, uno malinconiforme) •Parafrosinie (psicosi paranoidi): una varietà delirante e una allucinatoria •Fanatismo (l’attuale paranoia) •Ebefrenia (detta hebetudo, fatuitas, morositas) •Malinconia d’amore •Isteria •Incubo •Attacchi di panico •Fobie (idrofobia, panfobia, aerofobia, patofobia) •Neurastenia •Bulimia •Anoressia •Cefalea tensiva •Cardiacus (disturbo somatoforme) •Crisi di angoscia •Malinconia reattiva (cum causa) La Psichiatria Medioevale “When [Romans’] institutions disintegrated and the empire declined, fear, unadulterated and naked, felt by rich and poor alike, became the central dinamic social issue.” (Alexander & Selesnick) H. Bosch - L’estrazione della pietra della follia La cultura del tempo San Basilio (330-379) si duole di aver studiato in gioventù la letteratura classica. San Gerolamo (?-420) fa il voto di non leggere mai libri pagani. San Gregorio di Tours sostiene che “colui che si rende degno delle cure celesti non ha bisogno di medici terrestri per le proprie infermità mentali.” All’inizio del VII secolo questo atteggiamento subisce una completa cristallizzazione: la psichiatria diviene lo studio delle vie e dei mezzi del diavolo e dei suoi servi. All’inizio del IV secolo d.C. la creatività scientifica dei secoli precedenti scompare dalla medicina e dalla psichiatria. Si elaborano antologie dove le malattie vengono riportate secondo la descrizione che ne diedero gli autori più importanti. Teofane scrive per Costantino VII l’opera Compendium totius artis medicinae (910 d.C.), in cui non è formulato alcun pensiero originale. “Ciò che è veramente interessante delle psicopatologia dell’epoca non è quello che troviamo scritto sulle malattie mentali nelle opere del tempo, ma il fatto che non troviamo alcuna discussione intorno ad esse.” (Zillborg) I ragionamenti del medico del tempo tradivano il timore profondo che il suo interesse per gli argomenti clinici venisse scambiato per indifferenza verso i problemi del peccato e della virtù. Ogni riferimento alla cultura medica classica doveva essere mediato dalla teologia. Il rapporto con i classici passa per una accettazione acritica, spesso “addolcita” da una fusione con la dottrina demonologica. Un antico manoscritto del X secolo illustra con chiarezza l’atteggiamento verso l’isteria, legato allo spostamento dell’utero nel corpo e pone come rimedio la preghiera per fermare l’utero. Zacchia, medico personale di Innocenzo X, sostiene che “Gaudet humore melancholico daemon”. Arnaldo di Villanova sostiene che se si sviluppano nel corpo certi umori caldi, il diavolo può impadronirsi della vittima, perché egli ama il caldo. Il contributo bizantino All’inizio dell’Era Cristiana, mentre l’Occidente era preda delle invasioni barbariche, l’Impero Bizantino era diventato il custode del retaggio culturale GrecoRomano, preservando in questo modo anche la tradizione Medica. Oribasio di Sardi (325-403 d.C.) per l’approccio terapeutico alle crisi di “soffocazione uterina” propone il massaggio alle cosce delle pazienti. Convinto che l’utero vagolante giunga alla gola e blocchi la respirazione, pone odori fetidi nel naso e unguenti profumati in vagina, per farlo tornare alla sede naturale. Alessandro di Tralles (525-605 d.C.) nota come, in molti casi di psicosi acute, non si giunga alla guarigione, così che il paziente “rimane un ammalato cronico, diventa ebete e imbecille e la sua motilità si manifesta con movimenti del tutto disordinati” (De arte medica, I, 13). Paolo di Egina (625-690 d.C.) si interessa alla “malinconia d’amore”, per la quale suggerisce “spettacoli, viaggi, bagni alle terme, moderate dosi di vino e l’ascoltare racconti” (De re medica, III, 17). Egli descrive inoltre un sintomo catatonico, per cui il malato assume e mantiene passivamente quelle posizioni del corpo anche innaturali a lui manualmente imposte dal medico: “in illa figura manet in qua correptus est” (Ibidem, III, 10). …e quello arabo Alla volta dell’VIII secolo d.C. gli Arabi, conquistando la Siria e la Persia, trovano scuole mediche nutrite dalla scienza greca, ne assorbono le conoscenze, traducono i grandi autori, specie Ippocrate, Aristotele e Galeno. Avicenna (980-1037 d.C.) ritiene che la formazione di rappresentazioni psichiche patogene derivi dalla presenza di “spiriti animali” deboli e lenti, ossia freddi. Egli localizza la malinconia come disturbo dell’affettività con timore e mestizia, generato da “immagini corrotte” a motivo delle quali il malato è sempre in preda sia a “sollecitudo” che a “cogitatio”. Rhazes Abubetri (860-932 d.C.) è il primo che avvia lo studio compilativo ed esegetico dei testi classici. E’il medico capo di un grande ospedale di Baghdad, dotato di un reparto per i malati di mente. Najab ud din Unhammad (IX secolo) lascia descrizioni eccellenti di malattie mentali su pazienti reali, costituendo la classificazione più completa delle malattie mentali fino ad allora conosciuta. La terapia seguita è quella tradizionale: bagni, dieta, musica, cambiamento di clima, salasso. L’Inquisizione Innaugurata nel 1233 da Gregorio IX. Si calcola che sotto il regno di Francesco I la giustizia si dovette occupare di 100.000 persone. L’ultima strega fu decapitata in Svizzera, nella città di Glarus, il 18 giugno 1782. Johann Sprenger e Heinrich Krämer, domenicani, divennero i capi del movimento per lo sterminio delle streghe. Una missione religiosa che doveva essere sostenuta non solo dalla Chiesa, ma anche dalla scienza e dal potere temporale. Bolla di Innocenzo VIII (9 dicembre 1484) Summis desiderantes affectibus: “Noi decretiamo e ingiungiamo che i sopraddetti inquisitori abbiano in potere di procedere alla giusta correzione, imprigionamento e punizione di qualsiasi persona, senza ostacolo o impedimento in ogni modo.” Malleus Maleficarum - il documento più autorevole sulla demonologia. Il libro è diviso in tre parti: 1. Cerca di provare, mediante argomentazioni più che con dimostrazioni reali, l’esistenza della stregoneria. 2. E’ dedicata alle “informazioni cliniche” sui vari tipi di streghe e sui vari metodi di diagnosi. 3. Tratta delle forme legali con cui si esaminano e si condannano le streghe. Era una reazione contro i sintomi inquietanti della crescente instabilità dell’ordine vigente – “una sorta di delirio di persecuzione, da cui furono presi la Chiesa e lo Stato in seguito ad un senso di insicurezza.” (Zillborg) La Psichiatria Rinascimentale “The Renaissance marked Western man’s reorientation toward reality. […] Most important, the vital principle of objective observation was reestablished and has proven to be the most valuable and enduring part of the legacy of the Renaissance.” Alexander & Selesnick Johann Weyer (Grave, 1515 – Tecklenburg, 1588) Medico personale del duca Guglielmo di Jülich, Berg e Kleves. Nel De prestigiis daemonum raccoglie una massa di particolari storici, teologici e medico-psicologici sulle malattie mentali. Si chiede se molte delle cosiddette streghe non agiscano sotto l’effetto di alcune erbe (belladonna, oppio, giusquiamo e hashish). Si interessa degli effetti di queste droghe anche a livello del vissuto di questi pazienti. Fornisce una prima descrizione delle allucinazioni ottiche. Sembra perfino accettare il diavolo, ma gli nega ogni potere sull’uomo. Si batte per il diritto e il dovere della medicina di intervenire per guarire quelle che sono indicate come streghe: “Medici e chirurghi ignoranti nascondono la loro stupidità e i loro errori rifacendosi alla stregoneria e alle virtù dei santi”. Ammette l’esistenza del contagio collettivo e, cosa fondamentale, la necessità di un trattamento terapeutico individuale dei malati di mente. “Radunò la sua esperienza personale per spiegare le persone e non i principi.” (Zillborg) Girolamo Mercuriale (Forlì, 1530 – 1606) Localizza nelle regioni del cervello la sede delle manifestazioni cliniche. Il cervello sostiene “operazioni diverse che richiedono strumenti diversi, posti in sedi diverse”. Si hanno casi di mania furente perché pre-esiste un temperamento “caldo-secco”. Nel caso di grave mania bisogna usare il succo del papavero. E’ difficile curare il paziente maniacale perché egli non si ritiene ammalato, (De cognoscendis et curandis humani corporis affectibus, I, 6). Mercuriale porta un contributo alla comprensione della catatonia, che ritiene una varietà di “malinconia” che insorge in giovani con “puerile debolezza”; la bile nera è la causa efficiente, l’età giovanile e la debolezza psichica sono la “causa mediata”. La catatonia è un “morbus acutus et periculosus” perché, aggravandosi, può “diventare o letargo o frenite”. Sono pericolose le fasi della malattia che egli chiama “parossismi”, nelle quali il paziente si blocca e rifiuta cibo e bevande: “bisogna allora con un cuneo adatto aprire la bocca e alimentare il malato: nel contempo placare i moti dell’animo con oppio” (Ibidem, I, 8). L’Età Classica “Fino alla Renaissance, la sensibilità verso la follia era legata alla presenza di trascendenze immaginarie. A partire dall’età classica, e per la prima volta, la follia è sentita attraverso una condanna etica dell’ozio e in un’immanenza sociale garantita dalla comunità di lavoro.” Foucault La rinascita delle Scienze Grandi progressi nella medicina fisica (Sennert, Sydenham e Willis) e nelle neuroanatomia (Borelli, Malpighi e Pacchioni). Nascono varie accademie scientifiche: Accademia del Cimento (Firenze, 1657), Royal Society (Londra, 1662), Académie des Sciences (Parigi, 1666), Akademie (Berlino, 1700). Nasce il concetto di homme machine (Cartesio), condizionato dalla fisica e libero da riferimenti teologici (iatrofisica e iatrochimica). Il comune denominatore non è più la demonopatia, ma è il postulato iatrochimico e iatromeccanico. La posizione della Psichiatria La psichiatria è essenzialmente a-psicologica e radicata nella neuroanatomia e nella neurofisiologia. La psicologia va nelle mani dei filosofi (Bacone, Cartesio, Hobbes, Locke, Malebranche e Spinoza). Tuttavia il rispetto crescente per la personalità umana che si avverte nelle nuove condizioni politiche e sociali e nelle filosofie dell’epoca, aumenta il coraggio e il senso di responsabilità del medico. La psichiatria del XVI secolo oscilla tra l’umanitarismo e l’organicismo. La Neuroanatomia a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) Berengario - i quattro ventricoli cerebrali; Vesalio - il tronco dell’encefalo e l’origine pontina del nervo stato-acustico; Aranzi - la “cisterna cerebelli”; Falloppio - tutti i nervi cranici e quelli midollari; Silvius - l’acquedotto e il corpo calloso, Wepfer - la rete sanguigna cerebrale, Willis - il circolo anastomotico fra carotidi e vertebrali; Malpighi - la corteccia cerebrale, Stenone - il cervelletto Pacchioni - la “dura madre”. Thomas Willis (Whiltshire, 1621 – Londra, 1675) Impone definitivamente il modello cerebro-centrico dei disturbi mentali. I sintomi mentali sono manifestazioni del cervello causate da un dismetabolismo o da difetti della sua struttura anatomica. Causa della malinconia sono “spiriti animali oscuri e tenebrosi” per una “cattiva fermentazione” che determina alterazioni delle funzioni superiori, le quali diventano “acetose, vetriolose e saline”. Per Willis esiste anche una malinconia che nasce da un amore perduto e un’altra che si manifesta con attacchi di terrore e panico. La base dell’ipocondria è un “temperamento malinconico”; i sintomi sono paura, tristezza e ansia precordiale. La malattia è simile alla malinconia, che però “tramite il nervo vago, si diffonde ai visceri” causando sintomi vegetativi. La sua psicopatologia dell’isteria parte da un presupposto: “la convinzione che la passione isterica nasca dall’utero origina da un giudizio volgare e popolare”, tanto, continua Willis, che la causa del disturbo provoca “una cattiva fama e la malata si sente colpevole”. La malattia ebefrenica riporta all’esistenza di un processo organico cerebrale (“cervello senile in un giovane”). Il cervello dell’“hebes” è privo del fuoco eracliteo che sostiene la creatività mentale; non mosso dagli “spiriti animali”, il cervello rimane un organo recettivo, “passivo”. L’ebefrenico non è spinto dal “nous”, ma da funzioni automatiche, da “istinti naturali”. Nel demente precoce il cervello è male conformato; tale dato anatomo-patologico per Willis è congenito, “connatus et hereditarius”, ed è la causa della demenza precoce. Riguardo alla terapia: “Il primo obiettivo è naturalmente quello di guarire … La disciplina, le minacce, le catene e le busse sono altrettanto necessarie quanto il trattamento medico … Con questo metodo la mente, messa a freno dalla costrizione, è indotta ad abbandonare la sua arroganza e le sue idee selvagge e diventa ben presto mite e ordinata. Questo è il motivo per cui i maniaci guariscono spesso molto più in fretta se sono curati con torture o tormenti in un tugurio, invece che con le solite medicine.” Robert Burton (Lindley, 1577 – Oxford, 1640) The Anatomy of Melancholy,What it is: With all the Kinds, Causes, Symptomes, Prognostickes, and Several Cures of it. In Three Maine Partitions with their several Sections, Members, and Subsections. Philosophically, Historically, Opened and Cut up. Pubblicata nel 1621 con lo pseudonimo di Democritus Junior. “Paucis notus, paucioribus ignotus, hic jacet Democritus Junior cui vitam dedit et mortem melancholia.” “La melanconia è una specie di rimbabimento (dotage) senza febbre, che ha come suoi abituali compagni paura e tristezza senza causa apparente. Ha sede nel cervello, per uno squilibrio freddo e secco della sua sostanza, ma altri sostengono che sia in gioco il cuore. Colpisce di preferenza i nati sotto il segno della Luna, di Saturno e Mercurio; coloro che vivono in climi troppo caldi o troppo freddi; i figli di genitori melanconici; più spesso gli uomini che le donne.” “Delle stagioni dell’anno è l’autunno più melanconico, delle età la vecchiezza. Molto frequente è nelle età di mezzo, tra i trenta e i quaranta. Cause sovrannaturali come Dio e gli Angeli, e naturali come le influenza del cielo e dei pianeti, delle stelle, la dieta, l’esposizione a male arie, l’eccessivo esercizio fisico o l’ozio prolungato, il troppo sonno, le forti passioni o perturbazioni, il troppo studio o la miseria che ne è fedele compagna. Particolari eventi di vita, cattive balie, educazione troppo rigida, improvvisi terrori o spaventi, la perdita ella libertà, la povertà, l’indigenza, la paura di un incerto futuro, le malattie del corpo.” George Ernst Stahl (Ansbach ,1659 – Berlino, 1734) Medico, fisico e chimico. In medicina, con la sua opera fondamentale intitolata Theoria medica vera (1708) sostiene un sistema animistico, in opposizione al meccanicismo di Boerhaave e Hoffmann. Il suo modello vitalistico trae le sue origini dalla filosofia aristotelica e da quella stoica. Nel cervello si trova un’entità libera e autonoma che egli chiama “anima” o “motus tonicus vitalis”, principio attivo della vita dell’organismo; il cervello è l’organo dell’anima. Forze psicologiche negative possono agire sul biochimismo, alterare la dinamica dell’anima e favorire la comparsa di disturbi psichici. Se l’energia dell’anima è debole, i “patemi” smuovono gli umori, causano immagini mentali morbose che “persuadono” il corpo; l’organismo segue il comportamento come dettato dal contenuto della rappresentazione mentale. E’il primo ad ipotizzare la separazione tra stati mentali patologici di origine fisica (organica) e di origine emotiva (psicologica, funzionale). Thomas Sydenham (Wynford Eagle ,1624 – Londra, 1689) “L’Ippocrate Inglese”. Evita le polemiche fra meccanicisti, iatrochimici e vitalisti per mettersi dalla parte dell’esperienza. “Seguire le leggi della natura, osservare i sintomi e dettare la terapia”. Elabora una pozione contenente oppio (“liquore di Sydenham”), rimasta in uso per secoli. L’isteria non nasce da una “strangulatio uteri”, ma dalla coazione fra temperamento ed evento esterno scatenante (“causa procatartica”), che determina una “commozione dell’anima” con lo squilibrare le funzioni mentali. Da ciò la varietà dei sintomi: pseudo-epilettici, pseudoparalitici, dolori di ogni tipo, specie il senso di “chiodo” al vertice del capo e anche disturbi affettivi come tristezza, disperazione e paura. La sintomatologia dell’isteria “non è mai uniforme, non ha leggi, è disordinata, […] per cui la stessa storia clinica risulta impossibile ed è del tutto farraginosa” (“come fosse Proteus”). Tassonomia sistematica Nella prima metà del XVIII secolo nasce un interesse classificatorio, sostenuto dall’opera del medico e botanico Linneo. I disturbi neurologici e psichiatrici vengono perciò affrontati non in relazione al meccanismo umorale ma soltanto in rapporto alle caratteristiche semeiologiche più salienti. In questa prospettiva nel XVIII secolo operano, oltre a Linneo: Sauvages, Vogel, MacBrid, Sagar, Vitel e Cullen. François Boissier de Sauvages de Lacroix (1705-1767) Isola i quadri clinici in base alla sintomatologia più espressiva e definita sul piano formale, come i deliri (secondo il contenuto), la psicomotricità (inibita o eccitata), la presenza o meno di fenomeni allucinatori. Nella sua nosografia nella Classe VIII delimita le “malattie dell’anima” o “vesaniae” (le psicosi), dal latino “ve-sanus” dove “ve” è particella privativa e peggiorativa che indica “non sano di mente”. Esse vengono ulteriormente suddivise in 4 ordini: nel I comprende le allucinazioni, nel II le morosità, nel III i deliri e nel IV le “vesanie anomale”. Ogni genere è ulteriormente classificato (la malinconia è suddivisa in ben 13 generi). William Cullen (Hamilton, 1710 - Kirknewton, 1790) Avvalora il ruolo del principio vitale che ha sede nel cervello ed è formato da un “fluido nervoso”: se è più tonico, sostiene la mania, se meno, la malinconia. I disturbi psichiatrici sono classificati, secondo il sintomo dominante, in quattro ordini: comata, adinamie, spasmi e vesanie. Questa operazione nosografica si alimenta del modello interpretativo di Willis: tutte le malattie mentali e neurologiche indicano dei disturbi del cervello. Si attribuisce al fluido “etereo” un ruolo direttivo sulle funzioni somatiche: il fluido nervoso, per Cullen, controlla l’organismo e il sistema umorale; soltanto violente passioni alterano gli umori, dando luogo ai disturbi mentali perché bloccano il ruolo direttivo dell’anima. Il modello meccanicistico di Cullen trova oppositori come Pinel che propugnano quello psicogenetico, basato su di una correlazione comprensibile fra evento, tensione animica e conformazione della sfera immaginativa. La Prima Rivoluzione Psichiatrica Tony Robert-Fleury: Le docteur Philippe Pinel faisant tomber les chaînes des aliénés. Nasce l’umanitarismo… Jean Colombier (1736-1789): “E’al più debole e al più disgraziato che la società è debitrice della protezione e della cura più diligente”. “Il maltrattamento e le busse dovrebbero essere ritenuti crimini da punire esemplarmente.” Altre voci si levano in tutta Europa a favore di un trattamento più umano dei malati mentali: Anton Müller (1755-1827), Vincenzo Chiarugi (1759-1820) e William Tuke (1732-1822). Joseph Daquin (1733-1815): “Ho capito, comunque, che il processo di cura della alienazione dovrebbe essere analogo al metodo usato nello studio della storia naturale, e che solo negli ospedali si possono osservare i veri aspetti sotto cui si presenta la malattia, descriverne la storia, adeguare i metodi terapeutici che non possono certo essere sempre gli stessi in tutte le varietà di disturbi mentali, liberarsi da tutti i pregiudizi comuni intorno ai vari tipi di alienazione, e applicare in ogni caso un trattamento morale.” (La philosophie de la folie, 1791) Philippe Pinel (Jonquières, 1745 – Parigi, 1826) Primario dell’ospedale Bicêtre e in seguito della Salpêtrière durante la Rivoluzione e il Terrore, e poi sotto Napoleone. Appena arrivato a Bicêtre vuole subito togliere ceppi e catene, incontrando tuttavia non pochi ostacoli da parte dei comitati rivoluzionari. Sospettato di ospitare nel suo ospedale preti ed emigrati, un giorno rischia di essere linciato da una folla inferocita e viene difeso da un suo paziente che aveva liberato dalle catene. Pur riconoscendo nell’ambito della psichiatria l’apporto di Ippocrate, Areteo e Celio Aureliano, ritiene di sentirsi più vicino agli autori che hanno inquadrato le malattie mentali come epifenomeni di violente passioni: agli Stoici, a Platone, Plutarco, Cicerone e Seneca. Ritiene che le Tusculanae di Cicerone, come le opere di van Helmont, di Stahl, di Locke e Condillac, siano basilari per l’approccio psicopatologico. Propende per una concezione radicalmente anti-organicista della malattia mentale. Il luogo di origine della follia non è il corpo con le sue lesioni, ma la mente con i suoi eccessi. Vi sono due tipologie cliniche : La prima si caratterizza per una forte vulnerabilità passionale-emotiva agli avvenimenti esterni. La follia nasce da reazioni passionali ed emotive eccezionalmente intense che il soggetto non riesce a tollerare. La seconda si caratterizza per la tendenza del soggetto a sviluppare spontaneamente passioni persistenti ed intensissime – terrore della morte, fanatismo religioso, passioni sentimentali. In questo caso la follia scaturisce dall’interno. (Traité médico-philosophique) In entrambi i casi il terreno su cui la follia si innesta è una vita affettiva esasperata, ipertrofica. Estromesso come sede anatomica della malattia mentale, il corpo ritorna in gioco come luogo dove la crisi acuta si annuncia e si sviluppa. La zona del corpo più interessata all’avvenimento della crisi è l’addome, nella regione epigastrica. “Una emozione umana assolutamente incorporea è una non-entità.” (W. James) “Gli insensati, al preludio degli accessi, si lamentano di una costrizione alla regione dello stomaco, di un disgusto per il cibo, di un’ostinata costipazione.” Nella sua Nosografia filosofica per primo isola le nevrosi: “Spasmi, convulsioni, coma, paralisi originano da lesioni del cervello, […] ma d’altro canto l’ipocondria, l’isteria, la mania e la malinconia originano da cause morali e con tipiche emozioni che sono sentite nella regione epigastrica. Tali malattie hanno origine viscerale e si trasmettono per simpatia al cervello; […] specie nella recente civiltà dove si assiste ad uno stravolgimento delle regole della natura e all’oblio delle leggi morali e quindi ad un aumento delle nevrosi, […] malattie funzionali del cervello; […] Esse possono essere comprese solo con un approccio filosofico e morale e la loro cura non può essere attuata solo con farmaci.” Il Trattamento Morale I mezzi per combattere la follia devono essere a loro volta di natura passionale e morale. Morale (accezione degli idéologues) indica sia la sfera dei processi mentali cognitivi e affettivi, sia il campo dei comportamenti e delle pratiche umane. Il trattamento morale costituisce la prima forma sistematica di psicoterapia. Le tradizionali terapie fisiche (salassi, evacuanti, bagni, narcotici) non sono tenute in gran conto da Pinel, che vi ricorre solo in casi estremi. Non vi è alcun dubbio che detto trattamento si deve svolgere all’interno del manicomio (“L’esperienza dimostra che gli alienati non guariscono mai se restano in famiglia”) Il Direttore è la figura centrale del trattamento. In virtù delle sue speciali caratteristiche morali, intellettuali e fisiche, egli è l’incarnazione della ragione e della grandezza d’animo, ma è anche il depositario della legge e della forza. La sua figura deve rappresentare l’armonia e l’ordine a fronte del tumulto disordinato della follia. Egli si propone come un padre buono e forte da interiorizzare. Il manicomio “I cupi malinconici saranno messi in un sito piacevole e in un luogo adatto alla coltivazione dei vegetali; i maniaci in stato di furore … saranno confinati nel luogo più appartato dell’ospizio, in un locale silenzioso e buio … I convalescenti. E’soprattutto l’isolamento di questi ultimi che deve rappresentare il fattore più importante di ogni ospizio ben organizzato, onde evitare le ricadute.” (Traité médico-philosophique sur l'aliénation mentale ou La manie - 1800) Il trattamento morale è una pedagogia semplice, basata su due principi: 1. 2. Opporre, anche visibilmente, il male al bene, il giorno alla notte (alla maniacalità l’oscurità e il silenzio, alla malinconia la luce). Isolare il paziente da stimoli controproducenti, potenzialmente patogeni: evitare a tutti lo spettacolo della demenza e dell’idiotismo; mettere a riparo i convalescenti da qualsiasi manifestazione di follia. E’un trattamento che deve essere specializzato sulla base di una conoscenza specifica del caso clinico. 1. Introduce in psichiatria il presupposto di guaribilità (il malato mentale conserva comunque dentro di sé un nucleo di razionalità e umanità). 2. Il trattamento terapeutico deve essere realizzato sulla base di una conoscenza diretta della personalità, della biografia, dello stato di salute e dei sintomi del paziente. 3. Attribuisce al manicomio una funzione principalmente sanitaria. 4. Sancisce il principio inviolabile del rispetto della dignità umana del malato di mente. Trattamento Morale? Johann Christian Reil (1759-1813) consigliava una “tortura innocua” (gettare i pazienti in acqua o spaventarli col rombo dei cannoni, rinchiuderli in una cella buia e silenziosa, inscenare un teatro con giudici, accusatori, angeli, per interpretare il delirio del paziente). Benjamin Rush (1745-1813), nonostante le sue grandi conquiste nel campo della fondazione ospedaliera, considerava i migliori trattamenti emetici, purganti e salassi. Reputava valida anche l’intimidazione dei pazienti refrattari. Jean-Étienne Dominique Esquirol (Tolosa, 1772 – Parigi, 1840) Allievo prediletto di Pinel. Nel 1817 inizia il primo corso di psichiatria (nella sala da pranzo dell’Ospedale della Salpêtrière). E’interessato alla ricerca di una correlazione statistica fra il sesso, l’età, le stagioni di insorgenza, l’attività professionale e il tipo di disturbo mentale. La frequenza del suicidio aumenta con la civiltà ed egli nota come esso sia più frequente nelle grandi città. I disturbi maniacali sono più frequenti in età giovanile e nella stagione estiva; nel caso la mania compaia dopo i sessanta anni, ciò precede un deterioramento demenziale. I disturbi malinconici aumenterebbero in relazione con l’incivilimento e con la crescita del benessere, della irreligiosità, dell’ambizione sfrenata. I deliri assumono temi desunti dalle credenze sociali: nelle società con forti tinte religiose sono frequenti i temi demonopatici; nello stato moderno, essendo aumentati i poteri della politica e della polizia, sono di conseguenza frequenti i timori persecutori connessi con strutture dello Stato. Vincenzo Chiarugi (Empoli, 1759 – Firenze, 1820) Sostiene una interpretazione della follia basata su studi neuroanatomici. La cultura di riferimento è quella umanistica: orienta l’ospedale di Bonifazio al trattamento morale. Nel 1805 diviene titolare della cattedra di “Malattie Afrodisiache e Perturbazioni Intellettuali”, la prima al mondo. “Potrà dirsi Pazzo con giustizia quell’infelice Individuo della specie umana che, senza avere Malattia febbrile, o lesione dei sensi esterni, e fuori delle circostanze di Sonno, di Ubriachezza e altre simili occasioni, mostra di avere delle sensazioni, che non anno i circostanti posti nella medesima situazione; agisce o ragiona in maniera contraria a ciò che esigono le sensazioni, le quali abbiamo ragione di supporre, che egli abbia; e finalmente, senza che la forza della ragione, e la testimonianza dei sensi possa convincerlo, si trova persuaso di un errore di per se stesso facile a riconoscersi, e che prima non l’avrebbe ingannato.” (Della pazzia in genere e in specie. Trattato medico-analitico, 1794). La demenza precoce (“amenza”) insorge in età giovanile a causa di un’atrofia cerebrale. Isola due tipi di tale psicosi: quella “attiva” e quella “difettiva”. Quest’ultima è un’insania dell’età giovanile caratterizzata da “difetto della ragione, disattenzione per la realtà, noncuranza, incuria, mancanza di emotività […] sconnessione per mancanza di relazione fra le idee che sono interrotte […], venendo a mancare le normali associazioni. […] La causa è da ricercarsi in un danno anatomico del cervello. […] rilevabile dai ventricoli cerebrali dilatati di molto e da una atrofia della corteccia delle zone del lobo frontale”. Rileva come accanto ad una mania di tipo “intermittente” ne esista una, meno frequente, dove il decorso è “cronico”. Nei casi nei quali sembra avere agito una causa “occasionale”, tale fatto non comporta sostanziali differenze per la diagnosi e il decorso. Nei casi gravi di mania il quadro clinico prende aspetti simili a quello presente “nelle freniti e nell’amenza”. Il quadro clinico della mania decorre per tre stadi: acuto, di stato e di remissione; non di rado alla fase maniacale segue un episodio di malinconia, indice che la “massima potenza nervosa si è esaurita”. Il dualismo filosofico All’inizio del XIX secolo il dualismo fra la corrente psicologica e quella biologica trova il sostegno nelle due posizioni filosofiche principali: quella romantica (con Fichte) e quella positivista (con Comte). Per Fichte la vita mentale è rappresentata dall’attività autonoma dell’Io, sorretta da pulsioni inconsce. La vita mentale globalmente si pone come epifenomeno di un’attività spirituale libera e autonoma. Per il pensiero del Positivismo la realtà primaria invece è quella oggettiva, reale e concreta. Comte ritiene che la vita psichica si risolva in due aspetti: quello originario, biochimico, e quello secondario, sociologico. La scienza nell’ambito della vita psichica deve fondarsi sull’esame dei dati reali ed osservare gli eventi per scoprire delle leggi, dei rapporti causali. La mente, come vuole La Mettrie, esprime niente altro che la sottostante vita biochimica del cervello. La Psichiatria Romantica Caspar David Friedrich Chalk Cliffs on Rügen Nella prima metà del XIX secolo emerge una impostazione psicopatologica “romantica” che avvalora il concetto di anima e il monismo di Stahl. Le idee di Pinel continuano a sopravvivere, rielaborate. Rifacendosi alla filosofia stoica, le malattie mentali sono viste come segno di uno squilibrio dell’anima (istinti, emozioni, sentimenti e affetti) per un disagio esistenziale. I rappresentanti di questa corrente sono C.W. Ideler (17951860), E. Feuchtersleben (1806-1849) e J.C.A. Heinroth (1773-1843). Il filosofo E. von Hartmann (1842-1906) analizza il mondo della vita inconscia: la vita dell’uomo è sorretta da una pulsione cieca, da una volontà inconscia che si traduce in forme mentali e storiche; la più alta espressione vitale è la pulsione sessuale. Lo psichiatra W. Neumann (1814-1884) espone un indirizzo psicopatologico fondato sul “conflitto” nell’anima fra le forze generatrici e quelle distruttive; l’energia vitale è identificata con la pulsione sessuale che, qualora insoddisfatta, genera angoscia e sintomi psichiatrici, come ossessioni, fobie per lo sporco, crisi isteriche e così via. In Germania nella prima metà del XIX secolo la psichiatria è caratterizzata da questo indirizzo psicologico-filosofico in contrasto con il modello neurofisiologico e neuroanatomico. J.C.A. Heinroth ritiene che le malattie psichiche nascano dalla colpa, dal peccato e dall’orgoglio; questi vissuti determinano il “pathos” e da ciò la sintomatologia. Anche per C.W. Ideler i disturbi psichici rappresentano delle “passioni esagerate”; tuttavia egli ammette che esiste un tipo di malattia mentale che insorge in seguito a disturbi “somatici”, che chiama “follia sintomatica”. J.C.A. Heinroth, di fede luterana, esprime le sue idee sulla malattia mentale in un linguaggio religioso. Le malattie mentali sono una conseguenza del peccato, il quale fa perdere all‘anima la sua libertà. Il rimedio è la rieducazione morale alla luce della verità rivelata. Ha il merito di aver riconosciuto nei conflitti interiori una delle sorgenti della malattia mentale. “Se Heinroth invece di ‘peccato‘ avesse usato l‘espressione ‘senso di colpa‘, sarebbe stato riconosciuto più facilmente come precursore della psicoanalisi.“ (Alexander e Selesnick) Le pulsioni aggressive sostengono le convinzioni deliranti, tanto più gravi quanto maggiore è la rabbia e l’invidia. Nel malato mentale, per Heinroth, “esiste un piano divino originario frustrato […] per bassi stadi di sviluppo dell’autoconsapevolezza; […] predominando le passioni […] emerge così la malattia mentale”. La malinconia è metafora di “rabbia trattenuta a seguito di una grave perdita, […] mentre la mania è niente altro che una elevata collera in un soggetto conscio della propria aggressività a causa di un temperamento distruttivo». Il neurofisiologo G. Fechner (1801-1887) formula il “principio della stabilità”, meta di tutti gli organismi viventi. Egli formula il rapporto tra energia e rappresentazione mentale e il concetto della “costanza” dell’attività psichica e quello della tendenza della mente alla ripetizione. La psichiatria romantica ha un influsso decisivo sulla nascita del movimento psicoanalitico; essa agisce peraltro anche sull’indirizzo psichiatrico-clinico tradizionalmente fondato su concezioni biologiche, specie per l’interpretazione dei disturbi mentali minori, le cosiddette “psiconevrosi”. La Psichiatria Positivista Illustrazione da C. Lombroso L’uomo delinquente Nella seconda metà del XIX secolo si afferma una psichiatria basata su: 1. Organicismo e assimilazione della psichiatria alla neurologia con centralità delle indagini anatomo e fisiopatologiche. 2. Interesse per l’ereditarietà. 3. Rifiuto di ogni eziologia psicologica e valorizzazione dell’osservazione obiettiva, dell’esperimento e dell’uso di test psicometrici. 4. Sviluppo della nosografia psichiatrica. 5. Piena medicalizzazione della psichiatria: per ogni malattia psichiatrica dovrebbe essere possibile individuare una forma clinica tipica e una causa. Il paradigma Paralisi Progressiva (o Paralisi Generale) Malattia cronica, dallo sviluppo lento, caratterizzata da una sintomatologia imponente sul piano neurologico (disturbi della parola e della motricità) e psichiatrico (disturbi intellettivi, delirio, demenza), inizialmente ritenuti appartenere a malattie diverse. A.L.J. Bayle (1799-1858) attraverso un’ampia casisitica documenta che i sintomi neurologici e quelli mentali sono l’espressione di un’unica malattia, dovuta a una infiammazione cronica alle meningi. Esmarch e Jessen (1857) avanzano l’ipotesi che la paralisi progressiva origini dalla sifilide. Solo nel 1911 Hideyo Noguchi riesce a dimostrare la presenza della spirocheta sifilitica nel SNC. La Teoria Degenerativa Si richiama alle teorie di Bouffon e Lamarck (Morel, Magnan, Krafft-Ebing). La follia esprime il segno più evidente del processo degenerativo biologico. Essa si collega a una costellazione di stigmate degenerative di carattere fisico, intellettuale e morale. Nella prima metà del XIX secolo i profondi cambiamenti sociali in rapporto alla rivoluzione industriale e alla caduta dell’antico regime sono ritenuti la causa determinante del deciso aumento dei disturbi mentali. Golgi, rifacendosi al modello degenerativo di Morel, rileva come nelle famiglie dei “folli” siano sempre presenti malattie gravi: epilessia, criminalità, alcolismo, pellagra, isteria, cretinismo, tubercolosi, suicidi, omicidi. Questi dati riflettono più probabilmente le miserabili condizioni sociali del tempo. Ha il merito di aver individuato tra le cause “degenerative” in particolare delle classi povere e lavoratrici le carenze alimentari e le condizioni anti-igieniche di lavoro e di abitazione; e di aver dato un notevole contributo a rimuoverle. Il Manicomio assume una funzione per lo più custodialistica riguardante i soggetti che per il loro deterioramento mentale non sono più compatibili con la convivenza civile. E’incentrato sulla colonia agricola e sulle “lavorazioni” – un trattamento basato sul lavoro a orientamento pedagogico. Bénédict Augustin Morel (1809-1873) Seguendo la scia di ipotesi sostenute da ambienti filosofici tesi a elogiare la stabilità sociale e individuale dell’“Ancient Régime”, avvalora l’esistenza di un processo di degenerazione che comporta la malattia mentale. Lo psichiatra è custode di una umanità degradata, mentalmente alterata e socialmente al limite di condizioni di vita disumane. L’osservazione documenta come questi malati appartengano a gruppi familiari dove alcoolismo, oligofrenia, epilessia, criminalità e disturbi psichici sono presenti oltre la norma statistica. Morel sostiene che la società moderna rappresenta un fattore “degenerativo” che altera la struttura dell’organismo e che tale “deviazione” si trasmette ai discendenti. La specie umana è formata da due distinte varietà, una naturale e una malata; quest’ultima costituisce il risultato di un’azione “negativa dell’ambiente […], motivo per cui lo psichiatra deve cercare di migliorare i destini fisici, morali e intellettuali dell’umanità.” Richard von Krafft-Ebing (1840-1902) Pensa, come Morel, che la civiltà favorisca l’aumento delle malattie mentali perché chiede un’aspra lotta per la vita: gli individui “degenerati”, incapaci di affrontarla, cadono, perché hanno un cervello debole. E’ autore della Psychopathia sexualis (1886), il primo tentativo di studio sistematico, quasi "enciclopedico“, di tutti i comportamenti sessuali devianti. Esistono malattie mentali che esprimono una “legge biologica decisiva” a carattere ereditario-degenerativo che configura una costituzione neuropatica. Wilhelm Griesinger (Stoccarda, 1817 – Berlino, 1868) Inizia un processo di critica all’interpretazione psicoemotivo-reattiva dei disturbi mentali puntualizzando il ruolo decisivo, nelle malattie mentali, svolto dalla patologia del cervello. “Le malattie mentali sono malattie del cervello” Ha una profonda capacità di sintesi e di concettualizzazione; vede nella sintomatologia un epifenomeno di un disturbo funzionale neurochimico di specifici sistemi cerebrali. Si dimostra convinto dell’esistenza di un’unica malattia mentale (la c.d. Psicosi Unica), nata da squilibri neurochimici, che assume forme cliniche diverse in relazione all’azione sul fattore eziologico di diverse comorbilità: temporali, storiche, patoplastiche, internistiche, neurologiche e così via. Le diagnosi si devono fare soltanto sulla base delle cause e le cause sono sempre fisiologiche. “La psichiatria e la neuropatologia non sono che un settore solo, nel quale si parla un solo linguaggio e in cui vigono le medesime leggi.” Contribuisce in questo modo a rimuovere definitivamente le “pesanti incrostazioni semiteologiche” (Zillborg). Ed è uno dei fautori della non-restrizione negli ospedali psichiatrici. Le Psicosi Morel e Hecker identificano una psicosi con esito demenziale che chiamano “demenza precoce” o “ebefrenia”. Magnan delimita il “délire chronique à évolution systématique ” (che passa per diverse tappe successive: “inquiétude, persécution, grandeur et démence ”). K.L. Kahlbaum nel 1869 scrive un’opera dal titolo Catatonia, detta “follia della tensione muscolare”. J.P.J. Baillarger (1824-1902) e J.P. Falret (1809-1870) nel 1854 e nel 1855 delimitano la “follia a doppia forma” o “circolare”. In Italia … P. Mantegazza (1831-1910) elabora una nosografia basata fonda sull’anatomia patologica e sulla fisiopatologia e contempla quattro “gruppi naturali”: demenza (congenita e acquisita), mania, malinconia e psicosi deliranti allucinatorie. E. Morselli (1852-1929) suddivide le malattie mentali secondo gruppi, sottogruppi, sezioni e sottosezioni; i gruppi sono sostanzialmente 4: frenastenie, parafrenie (ad es. isteria e paranoia), psiconevrosi (ad es. mania, malinconia, catatonia) ed encefalopatie (ad es. quelle tossiche). La confusione regna sovrana … Emil Kraepelin (Neustrelitz, 1856 - Monaco di Baviera, 1926) Allievo del neurologo Erb e del fisio-psicologo Wundt. E’ uno studioso di vasti e articolati interessi: filosofici, poetici, politici, sociologici e psichiatrico- transculturali. Afferma di essersi dedicato alla psichiatria clinica seguendo il metodo delle scienze della natura (il fratello era botanico). Un’ideale nosologia sarebbe fondata su elementi eziologici e correlati biologici, non sempre possibile ma “meta futura della ricerca”. I disturbi psichiatrici sono determinati da cause endogene ed esogene, organiche e psico-emotive (nelle “nevrosi psicogene”). Sia nel disturbo bipolare, nella demenza precoce e nei comportamenti sociopatici che nelle psiconevrosi dette degenerative (isterica e ossessiva) la predisposizione costituzionale gioca un ruolo decisivo. Il rapporto somatico-psichico è invero ancora complesso e oscuro; lo psichiatra deve soltanto orientarsi verso un approccio clinico, pratico e empirico, sostenuto da una nosologia chiara e pragmatica. Sul piano nosografico attua una sintesi clinicamente valida: i disturbi psichiatrici possono essere suddivisi in due ampi gruppi secondo la causa: esogeni ed endogeni. Nel gruppo ESOGENO le cause possono essere suddivise in psichiche (eventi traumatici) e somatiche (tumori cerebrali, intossicazione, malattie endocrine). La neurastenia e l’ipocondria sono ritenute disturbi esogeni, con alla base un “esaurimento dell’organismo”. I disturbi endogeni presuppongono l’esistenza di una “costituzione predisponente su base ereditaria e degenerativa”, per cui in quattro generazioni si giunge da un iniziale “nervosismo” all’alcolismo, a veri “disturbi mentali” e nella quarta generazione alla comparsa della “demenza precoce”. Le psicosi ENDOGENE comprendono i due grandi gruppi morbosi: quelli maniaco-depressivi e quelli connessi con la demenza precoce. Questa, per la prima volta, in base all’esito riunisce entità tenute prima separate, quali paranoia, catatonia, forme paranoidi e ebefrenia. La nascita dell’Ipnotismo F. A. Mesmer (1734-1815), medico viennese, tenta dapprima di trovare cure per le malattie utilizzando il magnetismo minerale, applicando ferro calamitato sui pazienti. Si convince poi dell'esistenza di una forza, o "fluido", che si sprigiona direttamente dall'organismo umano capace di agire sugli altri organismi. Propone quindi una terapia, detta mesmerismo, basata su quattro principi fondamentali: 1. 2. 3. 4. un sottile fluido fisico, chiamato "magnetismo animale", riempie l'universo e forma un mezzo di connessione tra l'uomo, la terra e i corpi celesti e tra uomo e uomo; la malattia ha origine dalla carenza di tale fluido all'interno del corpo umano; con l'aiuto di opportune tecniche, il fluido può essere incanalato, convogliato in altre persone; in questo modo si possono provocare "crisi" nel paziente e curare malattie. Elabora in questo modo un metodo di cura: In un primo tempo costituito dalla applicazione di magneti sulle parti del corpo da curare e successivamente sviluppato con molte varianti, tra cui l'imposizione di mani irraggianti "energie benefiche", bagni collettivi in grandi tinozze contenenti "acque magnetizzate" (il baquet) e induzione di stati di coscienza alterati, che egli chiamava "sonnambulismo artificiale", e che possono essere considerati precursori dell'ipnosi. Tra i suoi pazienti vi è anche la regina Maria Antonietta. Per fare luce sulle sue controverse pratiche, nel 1784 il re Luigi XVI nomina una commissione di indagine composta da grandi scienziati (tra i quali Antoine Lavoisier e Benjamin Franklin), che dopo alcuni mesi di indagini e di esperimenti giunge alla conclusione che gli apparenti benefici della terapia siano dovuti esclusivamente a quello che oggi chiamiamo effetto placebo. Tuttavia il mesmerismo – come pratica empirica – sopravvive. Nel 1842 un chirurgo (Ward) esegue un’amputazione a una coscia mentre il paziente si trova in trance mesmerica. Nel 1820, il mesmerista Bertrand osserva quello che diverrà il “sonno ipnotico”, sostenendo in esso il ruolo della immaginazione – il soggetto si addormenta perché pensa di addormentarsi e si sveglia perché pensa di svegliarsi. Si fa strada l’idea che la massa intera dei fenomeni mesmerici non ha nulla a che vedere col fluido magnetico o con un rito di carattere magico. Nasce una interpretazione psicologica dei fenomeni ipnotici. Nel 1860, un medico di campagna francese. A. A. Liébeault (1823-1904) inizia ad interessarsi al mesmerismo e ad applicarlo ai suoi pazienti. L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto. È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento. In particolare "oggi sappiamo che l'ipnosi non è altro che la manifestazione plastica dell'immaginazione creativa adeguatamente orientata in una precisa rappresentazione mentale, sia autonomamente (autoipnosi), sia con l'aiuto di un operatore con il quale si è in relazione". Jean-Martin Charcot (Parigi, 1825 - Montsauche-les-Settons, 1893) Neurologo preparato, tenta un approccio scientifico all’ipnosi. Nel 1862 entra all'ospedale della Salpêtrière, dove gli venne affidato il reparto delle convulsionarie. Interessandosi in particolar modo all'isteria decide di separare nel suo reparto le epilettiche dalle isteriche. E’innanzitutto un neurologo (a lui dobbiamo la descrizione della sclerosi a placche e della sclerosi laterale amiotrofica). Analizzata dunque l'isteria da questa prospettiva (conia il termine di istero-epilessia). E’ convinto che la causa fondamentale dell'isteria sia una degenerazione, di origine ereditaria, del sistema nervoso. Charlot considera lo stato ipnotico indotto nelle isteriche come un vera nevrosi costituita essenzialmente da tre stati diversi: 1. Lo stato di letargia: che si ottiene per fascinazione o per compressione dei globi oculari attraverso le palpebre abbassate. 2. Lo stato catalettico: nel quale le membra restano immobilizzate nella postura che gli si impone. 3. Lo stato sonnambolico: che può essere ottenuto attraverso la fissazione dello sguardo e attraverso altre pratiche. Il potere di una parola … “E’ all’ovaia e solo all’ovaia che si deve guardare come alla fonte del malessere iliaco tipico delle isteriche (…). La compressione dell’ovaia dolorante spesso ha un effetto decisivo sull’attacco convulsivo”. (Charcot) Nel 1882 un chirurgo (Pèan) usa l’asportazione dell’ovaia per curare l’isteria. A Londra (Baker-Brown), a Vienna (Brawn) e ad Heidelberg (Friedrich) si tenta la rimozione chirurgica o la cauterizzazione del clitoride. Charcot si occupa della fisiologia dell'ipnotizzato, dei suoi movimenti, dei suoi riflessi ma tralascia i fenomeni psicologici. H. Bernheim (1840-1919) sostiene che molte delle manifestazioni osservate sono conseguenza delle suggestioni da parte dell’ipnotizzatore. Bernheim progressivamente inizia ad utilizzare sempre meno la metodica ipnotica, osservando come gli effetti che si ottenevano con l'ipnosi potevano essere ottenuti anche con forme di suggestione vigile che chiama psicoterapia. Il mesmerismo e i fenomeni ipnotici nelle isteriche sollevano l’attenzione sulle cosiddette nevrosi – che erano state perse di vista nel trambusto sollevato dal progresso dell’anatomia, della fisiologia e della neurologia, nonché dalla riorganizzazione degli ospedali per alienati. Inizia a farsi strada l’idea che alla base di esse vi possano essere fenomeni di natura psicologica più che fisiologica. P.J. Moebius (1853-1907) e A. Strümper (1853-1925) ritengono che l’isteria sia una malattia mentale in cui le rappresentazioni mentali producono sintomi fisici. Per P.C. Dubois (1848-1918) sono i fattori affettivi all’origine delle “psiconevrosi”, per le quali è utile la “cura morale”. Ritorna l’ipotesi passionale sull’origine delle malattie mentali. Le nevrosi sono determinate da “una fantasia che causa delle passioni, che a loro volta disturbano il corpo” tramite la mente e i nervi viscerali. Tale prospettiva giunge sino a Janet e a Freud, e sostiene la convinzione che nell’isteria, nell’ipocondria e in generale nelle psiconevrosi a nulla servano i farmaci e sia utile la psicoterapia. La Neurastenia Fin dai primi dell’800 si fa strada l’idea che alcune forme di stanchezza, irritazione e tristezza senza cause apparenti dipenda da un’ esaurimento delle riserve energetiche del SN. G. M. Beard (1839-1888) conia il termine di neurastenia per riferirsi a una condizione caratterizzata da molteplici disturbi fisici e da disturbi dell’umore e d’ansia. Il ventaglio dei sintomi possibili comprende ogni disturbo fisico immaginabile e anche vari disturbi mentali. Colpisce soprattutto uomini, professionisti e intellettuali tra i 16 e i 50 anni, e comporta ansia, disturbi dell’umore, disturbi ossessivo-compulsivi e somatoformi (lo stesso repertorio attribuito all’isteria femminile). La cura è l’elettroterapia. Il cervello, come una “batteria elettrica”, si esaurisce in soggetti con una specifica diatesi per difetti ereditari, perché questi posseggono già alla nascita un deficit di forza nervosa”. La neurastenia è una nevrosi causata “dalla vita convulsa della civiltà moderna”. Pierre Janet (Parigi, 1859 - Parigi, 1947) Psicologo e filosofo, allievo di Charcot. Si occupa degli stati isterici, degli stati dissociativi, dell’ipnosi clinica e del ruolo della memoria traumatica nello sviluppo dei sintomi nevrotici. Sviluppa un'importante teoria della mente basata sul concetto di livelli funzionali. Nella vita mentale vi sarebbe una energia nervosa, presente in una data quantità nel singolo soggetto(vedi Beard). Ogni individuo nasce con una certa energia psichica e la vita si svolge secondo un bilancio fra richieste ambientali e disponibilità di energia. I sintomi segnalano una debolezza dell’energia nervosa che permette una dissoluzione della gerarchia mentale per cui vengono alla luce funzioni primitive automatiche. Janet sviluppa questa ipotesi applicandola all’interpretazione delle psiconevrosi: la neurastenia (isteria) e la psicastenia (disturbo ossessivo-compulsivo). L’idea che all’origine della vita mentale esista una energia che supporta la coscienza viene allo Janet da Cartesio e da Maine de Biran. Anche il filosofo W. James aveva elaborato un modello fondato sull’equazione fra vita psichica e tono energetico. Se questa forza è attiva, la mente funziona come di norma, se essa diminuisce, avviene un processo di dissoluzione e compaiono sintomi, segno dell’emergere di un “automatismo psicologico”. Nella psicastenia, per Janet, a causa di un deficit di energia psicologica emergono funzioni riflesse, automatiche, che si esprimono nei sintomi coatti e nelle rappresentazioni mentali parassitarie. Nella neurastenia i sintomi isterici “produttivi”, come abasia, astasia, tremori, fughe e convulsioni, indicano degli “accidenti” alimentati da uno stato “ipnoide”. Lo stato ipnoide è un restringimento della coscienza che sostiene l’emergere di funzioni mentali “inconsce” e le rappresentazioni mentali “morbose” e di uno “sdoppiamento della personalità”. La nascita della Psicoanalisi Sono proprio le psiconevrosi che clinicamente sembrano avvalorare il ruolo patogeno delle rappresentazioni inconsce. Lo stesso Krafft-Ebing, approva questa impostazione nell’opera Trattato delle malattie mentali, scrive: “sono le idee che sviluppano i desideri […] la fantasia eccitata e vivace è all’origine di molti sintomi isterici”. La mente può agire sul corpo: se la rappresentazione è di natura patogena modifica il sistema nervoso vegetativo e da ciò origina la sintomatologia. D. H. Tuke (1827-1895), figlio di Samuel e pronipote di William, nell’opera The influence of the mind upon the body codifica questa impostazione: l’ immaginazione agisce sul corpo e causa la stessa sintomatologia. Lo stesso Kraepelin nel Trattato di psichiatria, pur avvalorando l’esistenza di una “tara degenerativa”, ritiene che nelle psiconevrosi l’aspetto clinico nasca da “una disarmonia psichica […] da una minor resistenza ai problemi della vita […] e che, di conseguenza, nascano rappresentazioni mentali psicopatogene”. Sigmund Freud (Příbor, 1856 - Londra, 1939) Elabora una teoria, secondo la quale l‘inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui. Neurologo, tenta fin dall’inizio di stabilire una connessione tra la sua teoria dell’inconscio e una base esplicativa neurobiologica. Tra il 1885 e il 1886 inizia i suoi studi dall’isteria, con una borsa di studio presso J.M. Charcot. Dopo il 1870 il modello psicodinamico di Janet viene incorporato nella psichiatria tradizionale per l’interpretazione delle psiconevrosi e dell’isteria. Freud sostiene che alla base delle guarigioni delle psiconevrosi ci sia un particolare rapporto terapeutico (come intravisto da Mesmer e dagli ipnotisti). Ritiene che attraverso l’analisi del sogno, del conflitto sessuale e del contenuto simbolico delle rappresentazioni mentali si può giungere al nucleo psicopatogeno. L’esplicitazione conscia del conflitto libererebbe così il paziente dal sintomo. Così come Platone e gli stoici avevano individuato in una energia vitale (libido, eros, pneuma) la spinta pulsionale primaria dell’organismo, anche Freud identifica nelle vicissitudini e nell’arresto del cammino di tale energia (libido) il fondamento delle manifestazioni psiconevrotiche. L’energia mentale, che nell’isteria viene impiegata per la rimozione di immagini patogene, impoverisce il tono psichico e genera la condizione “ipnoide”. Tale stato, simile ad una situazione crepuscolare, sostiene la “dissociazione” presente nelle condizioni isteriche. In un primo momento si dedica allo studio dell'ipnosi, influenzato dal contatto con Charcot e in seguito dagli studi di Josef Breuer sull'isteria. In particolare dalle difficoltà incontrate da Breuer nel caso Anna O. (Bertha Pappenheim, futura fondatrice dei movimenti di assistenza sociale e di emancipazione femminile) Freud costruisce progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi relativi alle relazioni medico-paziente: 1. la Resistenza 2. il Transfert La psicoanalisi si costituisce come il metodo di indagine basato sull'analisi di tutti i fenomeni che danno accesso all’inconscio (associazioni libere, lapsus , atti involontari, atti mancati e sogni). Si costituiscono concetti come la pulsione (Eros e Thanatos), le componenti della vita psichica (Es, Io, Super-Io), il Complesso di Edipo, la libido e le fasi dello sviluppo psicosessuale. I Nuovi Trattamenti Le terapie farmacologiche Le terapie lassative rimangono una terapia per le malattie mentali fin nel XX secolo (i cosiddetti “catartici”). Ancora nel 1921, gli psichiatri inglesi decantavano le lodi dell’olio di croton nel “bloccare una crisi mentale”. L’oppio viene usato per anni come sedativo – nel 1806 ne viene sintetizzato il derivato alcaloide morfina (assunta per lo più per via orale). Nel 1855 A. Wood introduce le iniezioni ipodermiche di morfina - usata per lo più come sedativo e come ipnotico. Le terapie sedative In seguito altre sostanze vengono usate come sedativi: lo hyosciamo, la scopolamina, la apomorfina (usata nella mania, anche e soprattutto per le sue proprietà emetiche). Nel 1832 J. Von Liebig sintetizza il cloralio idrato - il primo farmaco che acquisisce un vasto “successo di pubblico”. Nel 1857 nasce l’impiego clinico del potassio bromuro, usato inizialmente per curare l’”isteria epilettica”. Il Sonno Prolungato Nel 1897 N. McLeod, dovendosi occupare di una donna colpita da episodio maniacale, scopre le proprietà del potassio bromuro nel favorire il sonno prolungato (“the bromide sleep”). Per la prima volta il sonno prolungato si dimostra una possibile terapia efficace, in grado, non solo di sedare, ma anche di alleviare i sintomi. Il bromuro viene in seguito abbandonato in quanto troppo tossico Nel 1903 E. Fischer e J. Von Mering scoprono le proprietà sedative dei barbiturici, che agiscono a dosi nettamente inferiori a quelle tossiche (“Veronal”, “Medinal”). Divengono il farmaco di scelta nelle cliniche private che si occupano di malattie nervose. J. Klaesi nel 1920 inizia usando una combinazione innovativa di due barbiturici (inizialmente per favorire il processo psicoterapeutico nei pazienti più gravi): dei 26 pazienti che tratta con la narcosi prolungata, circa 1/3 sono così migliorati che possono essere dimessi. Ma 3 muoiono per complicanze polmonari. La Piretoterapia Il rapporto tra febbre e malattia mentale è noto da tempo (vedi nell’antica Grecia). J. Wagner-Jauregg nel 1883 nota che una donna che ha contratto un’erisipela ha una remissione della sua psicosi. Inizia iniettando la tubercolina in pazienti affetti da paralisi progressiva (le spirochete sono sensibili al calore). In seguito passa alla malaria, che, a differenza di altre infezioni, è controllabile con il chinino. Ha il merito di rompere la cappa di nichilismo terapeutico. Nel 1927 Wagner-Jauregg riceve il premio Nobel. Nel 1910, Paul Ehrlich applica il composto “Salvarsan” (a base di arsenico) alla sifilide primaria e secondaria. Ma la fine definitiva della neurosifilide si ha con l’applicazione della penicillina (1929 - A. Fleming). La Terapia Insulinica M. Sakel scopre alla fine degli anni 20 che i sintomi da astinenza da morfina potevano essere trattati con successo somministrando basse dosi di insulina (un ormone sintetizzato per la prima volta nel 1922). Il coma in quei casi era un evento involontario. Sakel nota che dopo che il coma finisce il desiderio di morfina da parte del paziente cessa. Questi stessi pazienti, precedentemente “agitati e irrequieti” sono diventati “tranquilli e accessibili”. Nel 1933 a Vienna inizia a testare alla clinica psichiatrica universitaria la sua ipotesi che lo “shock insulinico” rappresenti una cura per la schizofrenia. Ottiene ottimi risultati (dei 50 pazienti al loro primo episodio di schizofrenia ottiene la remissione completa nel 70% dei casi e una “remissione sociale” nel 18%). In seguito si trasferisce negli Stati Uniti. Entro il 1939 ogni ospedale ha la sua unità insulinica. Ma è una procedura pericolosa e potenzialmente mortale. E l’efficacia è maggiore della “sleep therapy” solo nel breve termine. Le Terapie Convulsive Quella del rapporto tra convulsioni e sintomi psicotici è una questione che si è posta fin dall’antichità. Gli epilettici che sviluppano schizofrenia sembrano presentare meno sintomi epilettici. La questione che viene posta è: può essere vero anche l’inverso? Vengono sviluppate delle terapie di shock convulsivo – per un po’di tempo danno agli psichiatri la speranza di modificare il decorso di alcune patologie psicotiche maggiori. L. Von Meduna (1934) propone di usare la terapia convulsiva per migliorare i sintomi dei pazienti schizofrenici. Inzia con la canfora, che però non è affidabile. Procura vomito e ansia prima dell’attacco Metrazol (Cardiazol) viene usato per produrre convulsioni senza coma, in particolare nella depressione maggiore. Ma è molto temuto dai pazienti. Negli anni 40 viene abbandonato in favore di … L’Elettroshock U. Cerletti (1938), professore di psichiatria a Roma tenta un esperimento con l’energia elettrica. I primi esperimenti su cani erano falliti (morte dell’animale). Cambiando la posizione degli elettrodi l’animale sopravvive. Esperimenti sui maiali. Poi … sull’uomo: un ingegnere di Milano colto a vagare per Roma in preda ad un episodio psicotico. Dopo 11 applicazioni di ECT il paziente viene dimesso in buono stato. L. Kalinoswky diffonde il nuovo metodo in Europa e USA. Inizia ad essere abusato. Rischi dovuti a fratture (introduzione di succinilcolina e anestesia generale). Psicochirurgia G. Burckardt 1888 applica la psicochirurgia a sei pazienti schizofrenici: 1 muore, 1 migliora, 2 non riportano cambiamenti e 2 si mostrano “più quieti”. Il neurologo di Lisbona E. Moniz reseca parte del lobo prefrontale in 20 pazienti schizofrenici. W. Freeman accoglie questa nuova tecnica con grande entusiasmo – propone la lobotomia negli U.S.A. Nel 1946 nasce la tecnica trans-orbitale. Viene presto abbandonato tutto grazie agli psicofarmaci. I primi farmaci specifici Una molecola sintetizzata nel 1883 (fenotiazina) viene utilizzata dal 1945 come antistaminico. Mostra evidenti proprietà sedative, viene quindi usato in anestesia e psichiatria. Nel 1950 viene sintetizzata in Francia la clorpromazina. H. Laborit, medico militare francese, la utilizza nei suoi “cocktail litici”, come adiuvante anestetico (problema degli interventi in stato di shock). I pazienti diventano atarassici (indifferenti). Nel 1952 J. Delay e P. Deniker, psichiatri dell’Hopital Saint Anne di Parigi, introducono nella clinica il nuovo farmaco (Largactil – per la sua larghissima gamma di azione). Nel 1951 i laboratori Roche sintetizzano (derivandolo da farmaco antitubercolare già esistente) l’iproniazide, utilizzato inizialmente per la cura della tbc ossea. Nei malati di tbc viene notato un netto e specifico effetto psichico: sensazione di benessere e aumento di appetito e peso corporeo. Viene riportato che in alcuni reparti i pazienti ballano contenti Nel 1952 descritto il primo caso di netto miglioramento in un malato di depressione (l’effetto è dovuto alla attività IMAO). Nel 1954 un’altra molecola di lontana derivazione fenotiazinica, imipramina, rivela, oltre ad attività antistaminiche ed anticolinergiche, proprietà sedative ed antidolorifiche. Nel 1957 dimostrata attività antidepressiva: sembra intaccare anche le psicosi depressive endogene. Differenziandosi dalla clorpromazina, l’imipramina confermava una prima distinzione nosologica La Fine delle Istituzioni Gli Antecedenti In Francia la legge del 1838, ispirata alle esperienze di Pinel e Esquirol, stabilisce che è compito dell’autorità amministrativa e non di quella di polizia internare. Ha in seguito una rilevante influenza sulle legislazioni nel resto del mondo. In Gran Bretagna il Country Asylum Act del 1808 e il Lunacy Act del 1845 impongono l’edificazione di asili in ciascuna delle contee del paese. Ogni aspetto della cura e della tutela degli ammalati passa sotto la sovraintendenza di una commissione medica. In Italia si hanno esperienze positive sulla conduzione moderna del manicomio nel Granducato di Toscana e nel Regno dei Borboni (Aversa). In seguito l’Unità d’Italia avvicina tra loro realtà molto diverse. Nell’omogeneizzazione le innovazioni si perdono. Nel 1904 (governo Giolitti) nasce la prima vera legge manicomiale. Ricalca la legge francese del 1838. Regola la struttura e la funzione dei manicomi. Implica l’iscrizione nel casellario giudiziario del malato (“con ricovero definitivo”). Psichiatria Sociale Riguarda l’ambiente della terapia più che la terapia in sé. Ruolo dell’ambiente sociale nel condizionare l’insorgere delle malattie mentali. Si sviluppa diffusamente nel Regno Unito. Trova espressione in: • Open asylums (in Germania e Regno Unito): Mental Treatment Act (1930) apre gli ospedali psichiatrici alla comunità; • Family-based community care sul moodello di Gheel (in Germania); • Outpatient clinics (in Francia, con Charcot, in Germania) J. Bierer nel 1948 fonda il primo Day Hospital in Inghilterra. Il trattamento si basa sulla psicoterapia di gruppo (“community treatment”). Maxwell Jones durante la guerra fonda al Mill Hill Emergency Hospital (per i militari) la prima comunità terapeutica - in parte governata dai pazienti stessi tramite i social club meetings. Nasce per caso - il gruppo di discussione diviene più che un semplice evento educativo, ma condiziona l’intera struttura sociale dell’unità. Nel 1947 apre la più famosa comunità terapeutica, presso il Belmont Hospital (poi Henderson Hospital), in cui sono accolti soprattutto pazienti nevrotici. Antipsichiatria Il termine viene coniato nel 1967 da D. Cooper, che gli conferisce connotazioni politiche di stampo marxista. Nasce in parte dalla crisi della psichiatria in un momento molto particolare per la cultura e la politica dell’Occidente (controcultura degli anni 50 e 60). E’un fenomeno allo stesso tempo politico e culturale che riguarda il problema generale della devianza, ma anche la filosofia della salute e della malattia. Se non ci fossero cattive interferenze sociali la nostra mente sarebbe sempre sana (ritorna il “mito del buon selvaggio”). Esse pongono al loro centro una critica al modello dominante di comportamento normale. Rivalutano secondo un’ispirazione romantica il valore delle emozioni. Diffidenti verso le scienze, affascinati dagli spiritualismi, attaccano i presupposti medico-biologici della psichiatria. Secondo R. Laing il punto di vista sociale ed esistenziale avrebbe dovuto sostituire il punto di vista clinico. Le diagnosi sono solo etichette socialmente funzionali. “Le idee antipsichiatriche sono per lo più la generalizzazione impropria, l’assolutizzazione, di valide quanto parziali osservazioni cliniche e di spunti di sociologia critica.” (G. Jervis) La fine delle istituzioni Fin dal secondo dopoguerra si inizia a mettere in dubbio, in tutto il mondo, l’utilità dell’istituzione manicomiale. Esperienza dell’ospedale di Saint Alban (1941) coinvolgimento diretto dei pazienti nel governo dell’istituzione. Ma in Francia non viene messa in discussione né la legge del 1838 né la fine delle istituzioni manicomiali. Nel 1968 legge Mariotti abolisce la vecchia iscrizione nel casellario giudiziario, sostituita da una anagrafe psichiatrica. Negli anni 60 e 70 in Italia iniziano a farsi strada nuove prospettive e nuovi progetti. Sono spesso sostenuti dalle amministrazioni locali, interessate a diminuire la popolazione dei ricoverati e a costituire i servizi di assistenza nel territorio. Si rende necessario investire sul territorio, lavorare sul sociale, creare strutture apposite, produrre nuova formazione per il personale. Vi sono alcune esperienze significative in varie parti d’Italia. La legge 180 arriva dopo che alcune sperimentazioni sono già iniziate. Franco Basaglia (Venezia, 1924 - 1980) Direttore dell’O.P. di Gorizia. Propone un modello nuovo. E’quello razionale e moderato della comunità terapeutica britannica: accettazione del mandato sociale e massima libertà e dignità per i pazienti, riunioni frequenti e club autogestito dai meno gravi (“Aiutiamoci a guarire”). Il libro “L’istituzione negata” riscuote un grande successo di pubblico. Promuove l’idea che il vecchio manicomio si possa ribaltare nel suo rovescio, riscattandosi. La priorità a quel punto diventa chiudere i manicomi. Tutto il resto - compresa la realtà clinica dei pazienti e con cosa sostituire le vecchie istituzioni - passa in secondo piano. L’immagine di Basaglia viene idealizzata. “Fu circondato da amici e allievi che erano più basagliani di lui”. (G. Jervis) La Legge “180” La legge 180, 13 maggio 1978 (legge Orsini): nasce in un clima di emergenza nazionale (4 giorni dopo il ritrovamento del cadavere di A. Moro). I caposaldi della nuova legge: a) Smantellamento e chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici b) Blocco immediato dei nuovi ricoveri c) Istituzione di reparti psichiatrici per brevi degenze negli ospedali generali d) Organizzazione territoriale dell’assistenza e) Maggiori garanzie per gli interventi terapeutici di autorità Bibliografia • G. Roccatagliata: Storia della Psichiatria Antica. U. Hoepli, Milano, 1973. • G. Zillborg, G. W. Henry: Storia della Psichiatria. Nuove Edizioni Romane, Roma, 2001. • F.G. Alexander, S.T. Selesnick: The History of Psychiatry: an evalutation of psychiatric thought and practice from prehistoric times to the present. Harper & Row Publ., New York, 1966. • E. Shorter: A History of Psychiatry: From the Era of the Asylum to the Age of Prozac. John Wiley & Sons, New York, 1997. • G. Corbellini, G. Jervis: La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia. Bollati Boringhieri, Torino, 2008.