Istituto di Psichiatria “P. Ottonello”
Scuola di Specializzazione in Psichiatria
A.A. 2012-2013
Introduzione alla
Storia della Psichiatria
Dr. Leonardo Zaninotto
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
Dipartimento di Salute Mentale ULSS n. 4
Via delle Garziere, n. 42
36014, Santorso (VI)
Tel. 0445-571182; Fax. 0445-571158
[email protected]
“La follia ci è tanto vicina da apparire il risvolto della ragione
così come la morte ci è così vicina da apparire il risvolto
della vita; né l’una né l’altra vicinanza ci sono gradite per il
loro profondo potere perturbante – riti e istituzioni fanno di
tutto per allontanarl e farle apparire cose-che-riguardanogli-altri.”
(L. Del Pistoia)
La Psichiatria
Magico-Animistica
“Primitive Medicine may be considered
mainly primitive Psychiatry.
Mental and physical suffering were not
separated, and neither were medicine,
magic, and religion.”
(Alexander & Selesnick)
Sciamano della grotta di
Trois Frères (Francia)
Le concezione animista
L’interpretazione magico-animistica è la prima concezione
psicopatologica in merito alla etiopatogenesi delle
malattie mentali.
La malattia non è né fisica, né psichica, ma uno stato
globale, avvertito quale espressione di forze estranee
dotate di intenzionalità, provenienti dal mondo
dell’invisibile.
Nasce una classe di guaritori-sacerdoti (spesso lo stesso
capo-Re) che hanno il ruolo di intermediari con il mondo
dell’invisibile, allo scopo di guarire, difendere e liberare i
sudditi dalle forze avverse. (Frazer)
Le concezione animista
Il disturbo diviene segno – un nodo di comunicazione tra
universo visibile ed invisibile.
I dispositivi di cura (riti) spostano l’interesse:
1) verso l’invisibile;
2) dall’individuale al collettivo;
3) da ciò che è fatale a ciò che è riparabile.
Essi hanno lo scopo di separare il sintomo dalla persona.
(Nathan)
Per il pensiero magico-animistico esiste uno stretto
rapporto “simpatico”, vitale, fra oggetti diversi e
fenomeni omologhi.
Associazioni emotive e simboliche sorgono dall’idea che la
sofferenza provenga da una forza malvagia, che può
essere allontanata con oggetti simili o omologhi alla
manifestazioni del quadro morboso.
P.e. Toccando la parte malata con un oggetto che poi viene
gettato, il male viene allontanato. (Galeno, Plutarco)
Gli oggetti sono impregnati di una forza vitale (anima) e le
leggi regolanti i rapporti fra di essi si basano su un
legame simpatico.
Il Pensiero Psichiatrico
Greco e Romano
“In Grecia nel VI secolo a.C. il mito
viene soppiantato dall'ideologia dei
filosofi della natura: Eraclito,
Anassagora, Talete, Democrito fondano
un materialismo scientifico che sarà la
base della nascita della medicina, delle
scienze e della psichiatria stessa.”
(G. Roccatagliata)
Statua di Esculapio
Il pensiero Greco:
dal Mito…
I popoli della Grecia presero dagli antichi concezioni di
medicina magica: dei ed eroi erano ritenuti in grado di
curare malattie ed infermità (Ercole era un buon
intenditore di cose mediche, calmò pestilenze e curò se
stesso da un attacco di mania con l’elleboro).
La stessa arte medica nacque dall’insegnamento che semidei fornirono a uomini particolarmente dotati (il
centauro Chirone ammaestrò Asclepio e Aristeo - lo
stesso Asclepio era figlio di Apollo).
Si riteneva che presso i
popoli primitivi, essendo
minori le tensioni
dell’animo e i contrasti
sociali, i disturbi mentali e
le stesse malattie
somatiche fossero meno
frequenti. (Ippocrate, Esiodo,
Celso, Lucrezio)
La civiltà avrebbe
contribuito alla
degenerazione psichica
dell’uomo.
Mito del Buon Selvaggio e
della Età dell’Oro.
Benjamin West:
The Death of General Wolfe
Nei miti sull’origine compare
spesso una ribellione ad una
forza sovrumana,
concretizzata in una divinità
alle cui leggi l’uomo si è
ribellato. (Esiodo)
La “follia” è un male che nasce
da una condanna dell’uomo
ribelle da parte di un dio
irato.
Visione moralistica della follia.
Prometeo incatenato
Anche in Grecia, in epoca arcaica, il patrimonio delle
credenze popolari supporta un’interpretazione
superstiziosa della malattia mentale: essa nasce dall’ira
degli dei.
La malattia mentale, come avviene per Edipo, Oreste e
Bellerofonte, esprime la punizione divina, un castigo
architettato dagli dei (“quem deus vult perdere prius
dementat”).
Secondo questa dottrina la divinità determina la vittoria di
un “thumos” irrazionale che subissa il “nous”, di modo
che il comportamento alterato conduce alla rovina.
Bellerofonte, per aver osato salire al cielo,
è punito per la sua temerarietà: “Egli, in
odio a tutti gli dei, errava solo, triste,
consumandosi il cuore, per la pianura
Alea, fuggendo la vista degli uomini”
(Iliade VI, 200-203).
Il male nasce dalla “hybris”, cui consegue
la “themis” divina.
Omero però già nota che l’interpretazione
proiettiva del senso di colpa non
corrisponde alla verità: “soltanto dalle
stoltezze dell’uomo nascono gli affanni”
(Odissea I,32).
Asclepio, dopo aver partecipato alla spedizione degli
Argonauti, fondò la corporazione medica degli
Asclepiadi, attiva sino al V secolo d.C.
La terapia nei templi di Asclepio era basata su diversi
metodi: letture di poesie, ginnastica, bagni, spettacoli
teatrali, somministrazione di oppio ed elleboro,
interpretazione dei sogni (che forniva sia uno spiraglio
diagnostico sia l’indirizzo terapeutico).
I disturbi mentali erano concettualizzati come passioni
esagerate, che alteravano secondariamente l’equilibrio
omeostatico del corpo umano.
Orfeo utilizza le erbe
terapeutiche e la musica.
L’anima “sporca” dal male
può essere purificata
tramite speciali tecniche
usate nei templi della
salute.
Asclepio è il primo ad usare
la terapia morale.
(usata poi da Asclepiade,
Celso, Sorano di Efeso,
Celio Aureliano).
F. Von Stuck
Orpheus
…alla Natura
Nel VII secolo a.C., sulla spinta della filosofia, si passa dalla
medicina animistica a quella naturalistica. Medicina e
Filosofia si intrecciano nella interpretazione della Natura
e dell’Uomo.
Ora non è più una forza esterna ma un elemento della
natura (aria, acqua, terra, fuoco) a spiegare la
multiformità dei fenomeni morbosi.
L’anima non è più una entità spirituale, ma una entità
fisiologica, con la propria sede anatomica.
Il contesto filosofico
I filosofi naturalisti di Mileto (VII-VI secolo a.C.) erano
dediti alla ricerca di un principio originario e unitario
(archè), a cui ricondurre la molteplicità del mondo.
Talete poneva all'origine di tutto l'acqua; Anassimandro
postulava un indefinito-infinito (l'apeiron) come
spiegazione del finito; Anassimene identificava il
princìpio primo nell'aria (pnéuma).
Tale elemento originario, per tutti loro, era la fonte di ogni
altro aspetto del cosmo stesso, da cui
l’espressione naturalismo cosmologico.
La Natura è al centro della riflessione filosofica.
Come i primi filosofi greci naturalisti (“fisiologhoi”) tentano
di ridurre gli infiniti fenomeni naturali a pochi elementi
(terra, acqua, fuoco, aria), cercando le basi stabili e le
leggi che regolano il corso della natura e dell’uomo,
allo stesso modo il medico, dinnanzi alla varietà della
psicopatologia, cerca in esse un fondo comune, delle
leggi cliniche.
Etiologia, semeiotica, decorso, esito e terapia nascono in
questa fase storica.
I termini che ancora oggi vengono usati per definire un
determinato stato psico-morboso vengono creati in
questo periodo: isteria, ipocondria, mania, malinconia …
Ippocrate di Coo (Kos)
(Coo, 460 a.C. circa – Larissa, 377 a.C.)
Proviene da una famiglia aristocratica con interessi medici,
i cui membri erano già appartenuti alla corporazione
degli Asclepiadi. Il padre, egli stesso medico, affermava
di essere un discendente diretto di Asclepio.
Lavora a Kos, viaggia molto, visita tutta la Grecia ed arriva
persino in Egitto e in Libia.
Acquisisce grande fama, contribuendo a debellare la
grande peste di Atene del 429 a.C..
Scrive diverse opere, una settantina, che sono raccolte nel
"Corpus Hippocraticum".
Ippocrate nell’opera De veteri medicina: “In
Medicina a nulla serve lo specioso
teorizzare, ma sono utili esperienza e
ragionamento presi insieme; […]
conclusioni tratte da astrazioni non sono
utili, mentre quelle che emergono
dall’osservazione dei fatti sono adeguate”.
E’ consapevole che la Medicina non è una scienza esatta, per
cui il medico deve accontentarsi di “una certa misura di
verità […] giacché egli non ha altro che percezioni che
vengono da un corpo malato”.
Un modello: la frenite
Fondamentale è l’osservazione delle psicosi organiche
(“freniti”), dove i sintomi sono allucinazioni visive,
tremore, ansia, tristezza, agitazione, sogni vivaci,
insonnia o sopore e coma, delirio, convulsioni (Delirium –
DSM-IV).
I casi clinici del De morbis popularibus sono nella maggior
parte dei frenitici, dove l’origine della condizione
psicopatologica risiede in una“febbre ardente acuta” (per
polmoniti, tifo, pleuriti, tubercolosi, malaria) che
“riscalda” il sangue e gli umori.
La frenite dimostra – scrive Ippocrate nel De morbo sacro –
che la euforia e la tristezza, il giudizio e il ragionamento
originano dal cervello; […] è per una sua alterazione se
l’uomo diventa folle.
Oltre che dalla clamorosa sintomatologia psicotica il
medico viene colpito dalla rilevanza dei disturbi somatovegetativi, con alterazione del sistema dei fluidi corporei:
insonnia, diarrea e stitichezza, vomito e secreti
bronchiali.
E’ da questo che nasce la prima teoria interpretativa delle
psicosi (teoria umorale).
La teoria degli umori
I quattro umori (sangue, bile
nera, bile gialla e flegma - o
pituita) hanno specifiche
caratteristiche fisiche.
Qualora un umore giunga in
eccesso al sistema nervoso
centrale, per sua natura
freddo-umido, modifica tale
stato in quello a lui proprio.
Il concetto di equilibrio
Empedocle ritiene ogni cosa, compresi gli organismi
viventi, sia frutto della relazione dinamica fra i 4
elementi (terra, aria, acqua e fuoco).
La salute corrisponde all’omeostasi (equilibrio) degli
elementi: se uno vince si ha la malattia; se esiste un
rapporto bilanciato si ha la sanità.
Il concetto di equilibrio attraversa varie scuole di pensiero:
elementi, atomi, tono vitale, umori, passioni, sono intuiti
quali forze (biologiche), il cui disequilibrio costituisce la
malattia.
L’equilibrio si mantiene tramite l’oscillazione fisiologica dei
contrari: il freddo diventa caldo e il caldo freddo, l’umido
secco e il secco umido; il caldo stimola, il freddo controlla
un suo eccesso, e viceversa.
La vita normale è la “simmetria” di meccanismi
potenzialmente divergenti.
Lo stato ipomaniacale è dovuto ad un cervello più caldo, la
depressione ad un cervello più freddo, la grave mania ad
un cervello molto caldo per azione della bile gialla, la
frenite ad un cervello caldissimo e secco perché
“asciugato” dalla febbre, l’ebefrenia ad un cervello più
freddo e più umido.
La schizofrenia (?)
Se la pituita o flegma, ossia il liquido cerebro-spinale
secreto dalla ghiandola stessa, eccede nel cervello, lo
imbibisce e si avrà un tessuto eccessivamente umido; da
ciò una vita mentale impacciata e ottusa e la malattia che
Ippocrate chiama “desipientia stupida” (schizofrenia
ebefrenica? ritardo mentale?).
In alcuni giovani vi è un comportamento inconcludente,
fatuo, inadatto alla vita: “essi piangono senza motivo,
parlano a vanvera di cose che non conoscono, a volte appaiono
tristi e preoccupati per situazioni che non riguardano loro e
dimostrano una sconnessione fra quello che dicono e quello che
realmente fanno” (De diaeta, I, 31-38).
I disturbi dell’umore
La mania è un quadro clinico con sintomi opposti a quelli
malinconici: euforia, logorrea, idee di grandezza e
aggressività.
E’dovuta all’azione della bile gialla, surriscaldata, che causa
una mutazione del cervello, che diventa caldo e secco, e
da ciò nasce la sintomatologia.
Il maniaco è “malefico, parla di continuo ad alta voce, non
tollera contraddizioni, è tumultuoso e mai quieto” (De
morbo sacro, 16).
Nel caso si associ per comorbilità una febbricola, il cervello
diventa “aridus” e compare un quadro clinico “simile
alla frenite”, detto “mania frenitica” (Coacae Praenotiones, I,
99).
La scoperta della depressione è sostenuta dall’avere
rilevato disturbi dell’umore “sine causa”, ossia quando
compare “abbattimento dell’anima, taciturnità e ricerca
della solitudine senza motivo”; inoltre, se “ciò dura per
un periodo di tempo non breve, indica malinconia”
(Aforismi, VI, 23).
“E’ presente una interiore consapevolezza dolorosa in sé e
per sé, afflizione, accettazione e nel contempo rifiuto
della sofferenza per rabbia, disperazione a causa dei
timori mentali, tristezza di cui non si conosce la causa”
(De morbis popularibus, VI, 8, 18-21).
La malinconia è caratterizzata da “timore, paura, delirio
di indemoniamento e di colpa e tendenza al suicidio,
[…] sintomi causati da un sangue intossicato dalla atra
bilis (bile nera)”.
Una “cerebri transmutatio” sostiene il viraggio dalla
malinconia alla mania per il passaggio da un sistema
nervoso “freddo” ad uno “caldo”: si nota infatti come i
pazienti “siano prima tristi e si allontanino dalla vita e
talvolta poi, al contrario, euforici e di umore allegro”
(De morbo sacro, 16; De morbis popularibus, V, 31).
L’isteria
Ippocrate affronta il problema dei disturbi mentali delle
donne vergini, sterili, nubili e vedove; essi nascono
perché la “mater puerorum”, come Ippocrate chiama
l’utero, si gonfia di umori tossici e “vagola nel corpo”.
Dove colpisce, origina un sintomo.
Ritiene che nella donna che non abbia rapporti sessuali nel
“legittimo matrimonio” l’utero si gonfi per ritenzione
umorale e, come un pallone, vagoli nel corpo e che da ciò
origini la “strangulatio uteri”.
La Scuola Ippocratica
Alla morte di Ippocrate, il genero Tessalo e i figli Dracone e
Polibo cercano di continuare la tradizione corporativa.
La sede della scuola ippocratica è stabilita a Kos; per la
rigidità della interpretazione dei testi ippocratici è
chiamata “dogmatica”.
Essa ha un’influenza sempre più ristretta e i suoi seguaci
sono ricordati sino al III secolo a.C.
Il rispetto per la tradizione e per l’autorità si irrigidisce
progressivamente in una ripetizione sterile.
Le teorie psicologiche
Da Solone a Pericle prende corpo un movimento filosofico
che si consolida con i Sofisti e Socrate, e assume una
forma definita con Platone.
Fiorisce un profondo interesse per l’esistenza umana come
tale, per il suo destino e per ciò che la lega alla legge e
alla morale.
La malattia mentale è manifestazione dell’incapacità
esistenziale di raggiungere la conoscenza di se stessi,
base della “aretè” (virtù).
“Le passioni portano all’ira e questa sostiene la colpevole
follia” (Eschilo, I Persiani, vv. 800 seg.).
La conoscenza di sé è il fondamento dell’equilibrio psichico
e della sanità mentale.
L’esistenza deve essere condotta secondo “misura”: non
desiderare troppo, conoscere se stessi, evitare
l’intemperanza, coltivare la verità, combattere la follia
(che potenzialmente è in ognuno).
“L’uomo è misura di tutte le cose”.
Giungere alla verità tramite le “congetture” di un uomo
saggio che identifichi le cause della sofferenza psichica:
in questo si trova la vera terapia.
Plutarco di Cheronea dice che “Antifonte (il sofista) aveva
uno studio a Corinto dove curava le malattie dell’anima
con la parola perché riteneva che, conosciuta la causa
dell’afflizione depressiva, si sarebbe giunti alla
guarigione”.
Questi riteneva che l’analisi dei sogni potesse portare alla
conoscenza delle problematiche interiori; scrisse in tale
senso un’opera dal titolo L’interpretazione dei sogni.
La psicopatologia su basi etico-razionalistiche si avvalora
delle sentenze che campeggiano sul tempio di Apollo a
Delfi: “conosci te stesso, tu sei, nulla di troppo”.
Socrate
(Atene, 470 a.C. - Atene, 399 a.C.)
Con Socrate l’ipotesi “psicologica-morale” provoca
un’insanabile frattura fra “physis” e “nomos” (nelle
riunioni conviviali egli irrideva la teoria degli umori di
Ippocrate come “storiella”).
Per Socrate la follia nasce dalla non conoscenza di se
stesso. L’assennato è virtuoso, il dissennato è dominato
da passioni esagerate.
Per questa prospettiva a nulla servono i farmaci, è utile
invece una “direzione spirituale”.
Platone
(Atene, 428 a.C. - Atene, 348 a.C.)
Il temperamento disturbato per “dissimetria” fra corpo e
mente, una cattiva educazione, rapporti familiari
contrastati ed eventi stressanti possono svolgere un ruolo
nei disturbi mentali minori (“malattie dell’anima” nevrosi).
L’isteria per esempio segnala un’anima femminile “delusa e
arrabbiata” per non aver potuto adempiere ai compiti
propri della donna: “dare alla luce una creatura”. È la
rabbia dell’anima femminile che “scuote l’utero e lo
spinge a vagolare nel corpo” (Timeo, passim).
Per Platone la psichiatria
comprende disturbi
psicotici a genesi umorale
e altri che nascono per
passioni che turbano
l’anima; il primo tipo di
malati è di competenza
del medico, il secondo del
filosofo.
Nasce la dicotomia fra
“malattia del corpo” e “malattia dell’anima”
(Fedro, 270c-271a).
Aristotele
(Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C.)
E’ allievo di Platone, ma non suo discepolo.
Per lui la conoscenza non è concettuale, né fondata sulla
memoria, come per Platone, ma è frutto dell’esperienza
(gli organi di senso).
Egli però non assegna alcun ruolo al cervello nelle funzioni
della sensazione e della percezione. Il centro, luogo di
incontro di tutte le sensazioni (sensorium commune) è il
cuore.
Nel XXX Problemata Aristotele espone una teoria dei
disturbi maniaco-depressivi basata sul dismetabolismo di
un solo elemento, la “atra bilis”. È la sua “temperatura”
(da cui il termine temperamento) ciò che sostiene la vita
psichica, sana e patologica.
Un “temperamento” malinconico sostiene la “creatività”,
segno di una malinconia naturale. Tutti i grandi
pensatori, poeti, artisti e statisti ebbero un
“temperamento melancolico” (compresi Platone e
Socrate).
Il metabolismo della “atra bilis” chiarisce “gli abbattimenti
e gli esaltamenti senza causa”; nel caso di un “habitus”
malinconico essi sono più accentuati.
Aristotele viene dai contemporanei chiamato “venditore di
erbe medicinali”; infatti invia medici al seguito di
Alessandro Magno al fine di scoprire erbe medicinali.
La scuola di Aristotele ha un ruolo decisivo nella
formazione della cultura ellenistica e nella creazione
dell’Università di Alessandria.
Teofrasto, suo allievo, scrive l’opera Historia Plantarum,
dove analizza circa cinquecento erbe e piante e le loro
attività terapeutiche; lascia opere di interesse
neuropsichiatrico come I Caratteri, Sull’alcolismo,
Sull’astenia, Sulle vertigini e sul ruolo delle emozioni e
dell’invidia nella psicopatologia.
La scuola stoica
(III secolo a.C. – III secolo d.C.)
La psicopatologia basata sullo stoicismo affronta
l’argomento delle “malattie dell’anima” e il ruolo
dell’evento stressante, del temperamento e della forza
dell’Io.
Il “pathos” è fenomeno nemico della ragione: la vittoria
dell’irrazionalità trasforma il “logos” in una struttura che
aderisce al “pathos”.
Svolge un ruolo decisivo l’immagine mentale alimentata
dalle passioni, il “phantasma”.
Per gli stoici due sono le entità tassonomiche dei disturbi
psichiatrici: l’ “insanitas animi” (le psicosi) e l’ “aegrotatio
animi” (le nevrosi); esiste una personalità facile alla
“aegrotatio” per un temperamento predisponente.
Nel caso della perdita di un oggetto d’amore si ha una
“animi commotio” e la “aegrotatio”. Per gli stoici il
centro della sofferenza dell’anima è la “libido”
insoddisfatta.
La libido frustrata, legata ad un oggetto d’amore, genera
morsi dolorosi per il desiderio inappagato; ciò può
originare una “follia d’amore” e, di riflesso, una
“augrotatio animi”; il legame amoroso è, per lo stoicismo,
fonte di psicopatologia perché connesso con una fantasia
perversa e malata.
Areteo di Cappadocia
(100-170 d.C.)
“La malinconia sembra essere inizio e parte della mania
[…] il delirio malinconico si cambia in riso e ilarità per un
lungo periodo di tempo.
Gli uomini sono colpiti sia dalla mania sia dalla
malinconia; le donne sono colpite dalla mania più
raramente ma in modo più grave. L’età che si avvicina
alla vecchiaia e la vecchiaia sono più esposte alla
malinconia […].
“I malinconici sono quieti o tristi, abbattuti e senza vita
senza un motivo, ossia la malinconia non prende inizio
da nessuna causa […] Se il male si esacerba, odiano gli
uomini, fuggono da loro, si lamentano di cose senza
alcun fondamento; maledicono la vita e desiderano la
morte” (De notis et causis diuturnorum affectuum, I, 5).
“[La mania] è una globale alienazione della mente che
perdura senza febbre. Anche il vino infiamma la mente e
porta alla mania per l’ebbrezza; anche alcune sostanze
generano un’amenza, come la mandragora e lo
hyosciamo, tuttavia costoro non devono essere ritenuti
maniaci; infatti l’effetto di queste sostanze si manifesta
all’improvviso e scompare in breve tempo; invece la
mania è stabile e dura a lungo”.
“L’intervallo di benessere non è genuino quando la fase di
mania si interrompe da sola o quando non è curata con
un rimedio adeguato o è dovuta all’influenza delle
stagioni dell’anno […], la primavera o l’ira provocata da
un evento qualsiasi può nuovamente riportare alla mania
alcuni che ne sembravano del tutto liberati.”
“Coloro che per temperamento sono iracondi, attivi, ilari,
che si dilettano con scherzi infantili, facilmente sono
esposti a questa malattia. Quelli che sono di
temperamento contrario, che sono tendenzialmente tristi,
perseveranti nel lavoro, sono presi facilmente dalla
malinconia”.
Galeno di Pergamo
(129-216 d.C.)
Nasce a Pergamo da una famiglia di architetti.
All'età di 16 anni diviene therapeutes (con significato
di addetto o socio) del dio Asclepio nel tempio locale.
A 20 anni lascia il tempio per studiare a Smirne,
a Corinto ed a Alessandria. Studia medicina per dodici
anni.
Quando torna a Pergamo, nel 157, lavora come medico alla
scuola dei gladiatori, dove fa esperienza su traumi e
trattamento delle ferite (le finestre nel corpo).
Contro le scuole meccanicistiche G. rivaluta il pensiero di
Ippocrate, Platone e Aristotele in una complessa sintesi
con l’approccio stoico.
Distingue le psicosi, “insaniae”, dalle nevrosi, allora dette
“morbi dell’anima”; nel primo caso il paziente, a motivo
della gravità della sintomatologia, “si allontana dal
costume sociale normale”.
Ritiene che le alterazioni mentali della depressione possano
essere sostenute “dalla grande angoscia dell’anima”
(Medicae definitiones, 20h-25a).
L’ebefrenia (“fatuitas” o “morositas”) indica una insania “dei
giovani”, dove sono deficitarie sia le funzioni mentali sia
le pulsionali (“sine corde et sine cerebro”). In essi “è
manchevole il discorso, che non ha una conseguenza
logica e procede per salti”.
“Coloro che in età giovanile sono deboli nelle emozioni
dimostrano che sono affetti da fatuità” (De symptomatum
differentiis, II, 3).
La malattia è cronica e anche quando i pazienti sono
apparentemente “migliorati nel morbo mentale,
rimangono deboli e fragili nelle emozioni”.
Galeno distingue la “frenite” in cui vi è una patologia
cerebrale primitiva dalle “parafreniti”, dove l’alterazione
mentale è causata dalla patologia extra-cerebrale che “si
riflette sul cervello […] per cui la terapia deve essere
diretta non tanto alla sintomatologia mentale quanto alla
causa primaria”.
Generalmente la guarigione della malattia primitiva
comporta “la scomparsa delle manifestazioni psichiche”.
In alcuni casi la guarigione dalla patologia primitiva non
comporta il ritorno alla norma, perché permangono i
disturbi psichici; in questi casi, “se guarita la malattia
primaria rimane il disturbo mentale, bisogna pensare
all’esistenza di una predisposizione individuale” (De
locis affectis, II, 9).
Nella malinconia non tanto la “atra bilis”, ma un suo
vapore sale al cervello e rende freddissimi gli “spiriti
animali” del lobo frontale; emergono immagini che
creano paura e tristezza per il loro contenuto. La ragione
è allora piegata, convinta che il contenuto mentale
corrisponda alla realtà.
“Il timore del malinconico nasce da fantasmi mentali
innaturali; […] egli teme di non riuscire a tenere il
mondo sulle spalle come Atlante […] i fantasmi che
nascono dai timori sono infiniti, tanti quanto le possibili
rappresentazioni mentali.”
Il colore nero della atra bilis sale alla mente che diventa
sede delle tenebre: “così il timore nasce dal buio della
ragione” (De locis affectis, III, 7).
La nosologia classica
PSICOSI ORGANICHE
PSICOSI ENDOGENE
NEVROSI
•Freniti (lesioni primitive del
cervello)
•Parafreniti (in corso di malattie
febbrili)
•D. mentali in epilettici
•D. mentali nell’alcolismo
•D. mentali da sostanze (oppio,
hyosciamo, cannabis, ecc.)
•D. da traumi cranici
•D. mentali in corso di emicrania
•D. mentali da colpo di calore
•Letargo
•Coma vigile
•Coma carus
•Neurastenia (lassitudo) in corso
di malattie somatiche
•Psicosi post-partum (delirium)
•Malinconia (somatica, mentale,
viscerale)
•Ipocondria (quale varietà di
malinconia)
•Licantropia e demonopatia
(varietà gravi di malinconia)
•Mania (lieve, media, grave)
•Disturbi “circolari” dell’umore
(maniaco-depressivi)
•Catatonia (un tipo febbrile, uno
confuso, uno malinconiforme)
•Parafrosinie (psicosi paranoidi):
una varietà delirante e una
allucinatoria
•Fanatismo (l’attuale paranoia)
•Ebefrenia (detta hebetudo,
fatuitas, morositas)
•Malinconia d’amore
•Isteria
•Incubo
•Attacchi di panico
•Fobie (idrofobia, panfobia,
aerofobia, patofobia)
•Neurastenia
•Bulimia
•Anoressia
•Cefalea tensiva
•Cardiacus (disturbo
somatoforme)
•Crisi di angoscia
•Malinconia reattiva (cum causa)
La
Psichiatria
Medioevale
“When [Romans’] institutions
disintegrated and the empire
declined, fear, unadulterated and
naked, felt by rich and poor alike,
became the central dinamic social
issue.”
(Alexander & Selesnick)
H. Bosch - L’estrazione della pietra della follia
La cultura del tempo
San Basilio (330-379) si duole di aver studiato in gioventù
la letteratura classica.
San Gerolamo (?-420) fa il voto di non leggere mai libri
pagani.
San Gregorio di Tours sostiene che “colui che si rende
degno delle cure celesti non ha bisogno di medici
terrestri per le proprie infermità mentali.”
All’inizio del VII secolo questo atteggiamento subisce una
completa cristallizzazione: la psichiatria diviene lo studio
delle vie e dei mezzi del diavolo e dei suoi servi.
All’inizio del IV secolo d.C. la creatività scientifica dei
secoli precedenti scompare dalla medicina e dalla
psichiatria.
Si elaborano antologie dove le malattie vengono riportate
secondo la descrizione che ne diedero gli autori più
importanti.
Teofane scrive per Costantino VII l’opera Compendium totius
artis medicinae (910 d.C.), in cui non è formulato alcun
pensiero originale.
“Ciò che è veramente interessante delle psicopatologia
dell’epoca non è quello che troviamo scritto sulle malattie
mentali nelle opere del tempo, ma il fatto che non
troviamo alcuna discussione intorno ad esse.” (Zillborg)
I ragionamenti del medico del tempo tradivano il timore
profondo che il suo interesse per gli argomenti clinici
venisse scambiato per indifferenza verso i problemi del
peccato e della virtù.
Ogni riferimento alla cultura medica classica doveva essere
mediato dalla teologia.
Il rapporto con i classici passa per una accettazione acritica,
spesso “addolcita” da una fusione con la dottrina
demonologica.
Un antico manoscritto del X secolo illustra con chiarezza
l’atteggiamento verso l’isteria, legato allo spostamento
dell’utero nel corpo e pone come rimedio la preghiera
per fermare l’utero.
Zacchia, medico personale di Innocenzo X, sostiene che
“Gaudet humore melancholico daemon”. Arnaldo di
Villanova sostiene che se si sviluppano nel corpo certi
umori caldi, il diavolo può impadronirsi della vittima,
perché egli ama il caldo.
Il contributo bizantino
All’inizio dell’Era Cristiana, mentre l’Occidente era preda
delle invasioni barbariche, l’Impero Bizantino era
diventato il custode del retaggio culturale GrecoRomano, preservando in questo modo anche la
tradizione Medica.
Oribasio di Sardi (325-403 d.C.) per l’approccio terapeutico
alle crisi di “soffocazione uterina” propone il massaggio
alle cosce delle pazienti.
Convinto che l’utero vagolante giunga alla gola e blocchi la
respirazione, pone odori fetidi nel naso e unguenti
profumati in vagina, per farlo tornare alla sede naturale.
Alessandro di Tralles (525-605 d.C.) nota come, in molti casi
di psicosi acute, non si giunga alla guarigione, così che il
paziente “rimane un ammalato cronico, diventa ebete e
imbecille e la sua motilità si manifesta con movimenti del
tutto disordinati” (De arte medica, I, 13).
Paolo di Egina (625-690 d.C.) si interessa alla “malinconia
d’amore”, per la quale suggerisce “spettacoli, viaggi,
bagni alle terme, moderate dosi di vino e l’ascoltare
racconti” (De re medica, III, 17). Egli descrive inoltre un
sintomo catatonico, per cui il malato assume e mantiene
passivamente quelle posizioni del corpo anche innaturali
a lui manualmente imposte dal medico: “in illa figura
manet in qua correptus est” (Ibidem, III, 10).
…e quello arabo
Alla volta dell’VIII secolo d.C. gli Arabi, conquistando
la Siria e la Persia, trovano scuole mediche nutrite
dalla scienza greca, ne assorbono le conoscenze,
traducono i grandi autori, specie Ippocrate, Aristotele e
Galeno.
Avicenna (980-1037 d.C.) ritiene che la formazione di
rappresentazioni psichiche patogene derivi dalla
presenza di “spiriti animali” deboli e lenti, ossia freddi.
Egli localizza la malinconia come disturbo dell’affettività
con timore e mestizia, generato da “immagini corrotte” a
motivo delle quali il malato è sempre in preda sia a
“sollecitudo” che a “cogitatio”.
Rhazes Abubetri (860-932 d.C.) è il primo che avvia lo
studio compilativo ed esegetico dei testi classici. E’il
medico capo di un grande ospedale di Baghdad, dotato
di un reparto per i malati di mente.
Najab ud din Unhammad (IX secolo) lascia descrizioni
eccellenti di malattie mentali su pazienti reali,
costituendo la classificazione più completa delle
malattie mentali fino ad allora conosciuta.
La terapia seguita è quella tradizionale: bagni, dieta,
musica, cambiamento di clima, salasso.
L’Inquisizione
Innaugurata nel 1233 da
Gregorio IX.
Si calcola che sotto il regno di
Francesco I la giustizia si
dovette occupare di 100.000
persone.
L’ultima strega fu decapitata
in Svizzera, nella città di
Glarus, il 18 giugno 1782.
Johann Sprenger e Heinrich Krämer, domenicani,
divennero i capi del movimento per lo sterminio delle
streghe.
Una missione religiosa che doveva essere sostenuta non
solo dalla Chiesa, ma anche dalla scienza e dal potere
temporale. Bolla di Innocenzo VIII (9 dicembre 1484)
Summis desiderantes affectibus:
“Noi decretiamo e ingiungiamo che i sopraddetti
inquisitori abbiano in potere di procedere alla giusta
correzione, imprigionamento e punizione di qualsiasi
persona, senza ostacolo o impedimento in ogni modo.”
Malleus Maleficarum - il documento più autorevole sulla
demonologia.
Il libro è diviso in tre parti:
1. Cerca di provare, mediante argomentazioni più che con
dimostrazioni reali, l’esistenza della stregoneria.
2. E’ dedicata alle “informazioni cliniche” sui vari tipi di
streghe e sui vari metodi di diagnosi.
3. Tratta delle forme legali con cui si esaminano e si
condannano le streghe.
Era una reazione contro i sintomi inquietanti della
crescente instabilità dell’ordine vigente – “una sorta di
delirio di persecuzione, da cui furono presi la Chiesa e lo
Stato in seguito ad un senso di insicurezza.” (Zillborg)
La Psichiatria
Rinascimentale
“The Renaissance marked Western man’s
reorientation toward reality. […] Most
important, the vital principle of objective
observation was reestablished and has proven
to be the most valuable and enduring part of
the legacy of the Renaissance.”
Alexander & Selesnick
Johann Weyer
(Grave, 1515 – Tecklenburg, 1588)
Medico personale del duca Guglielmo di Jülich, Berg e
Kleves.
Nel De prestigiis daemonum raccoglie una massa di
particolari storici, teologici e medico-psicologici sulle
malattie mentali.
Si chiede se molte delle cosiddette streghe non agiscano
sotto l’effetto di alcune erbe (belladonna, oppio,
giusquiamo e hashish).
Si interessa degli effetti di queste droghe anche a livello del
vissuto di questi pazienti. Fornisce una prima descrizione
delle allucinazioni ottiche.
Sembra perfino accettare il diavolo, ma gli nega ogni potere
sull’uomo.
Si batte per il diritto e il dovere della medicina di
intervenire per guarire quelle che sono indicate come
streghe: “Medici e chirurghi ignoranti nascondono la loro
stupidità e i loro errori rifacendosi alla stregoneria e alle
virtù dei santi”.
Ammette l’esistenza del contagio collettivo e, cosa
fondamentale, la necessità di un trattamento terapeutico
individuale dei malati di mente.
“Radunò la sua esperienza personale
per spiegare le persone e non i principi.” (Zillborg)
Girolamo Mercuriale
(Forlì, 1530 – 1606)
Localizza nelle regioni del cervello la sede delle
manifestazioni cliniche. Il cervello sostiene “operazioni
diverse che richiedono strumenti diversi, posti in sedi
diverse”.
Si hanno casi di mania furente perché pre-esiste un
temperamento “caldo-secco”.
Nel caso di grave mania bisogna usare il succo del
papavero.
E’ difficile curare il paziente maniacale perché egli non si
ritiene ammalato, (De cognoscendis et curandis humani
corporis affectibus, I, 6).
Mercuriale porta un contributo alla comprensione della
catatonia, che ritiene una varietà di “malinconia” che
insorge in giovani con “puerile debolezza”; la bile nera è
la causa efficiente, l’età giovanile e la debolezza psichica
sono la “causa mediata”.
La catatonia è un “morbus acutus et periculosus” perché,
aggravandosi, può “diventare o letargo o frenite”.
Sono pericolose le fasi della malattia che egli chiama
“parossismi”, nelle quali il paziente si blocca e rifiuta
cibo e bevande: “bisogna allora con un cuneo adatto
aprire la bocca e alimentare il malato: nel contempo
placare i moti dell’animo con oppio” (Ibidem, I, 8).
L’Età Classica
“Fino alla Renaissance, la sensibilità verso la
follia era legata alla presenza di trascendenze
immaginarie. A partire dall’età classica, e per
la prima volta, la follia è sentita attraverso
una condanna etica dell’ozio e in
un’immanenza sociale garantita dalla
comunità di lavoro.”
Foucault
La rinascita delle Scienze
Grandi progressi nella medicina fisica (Sennert, Sydenham
e Willis) e nelle neuroanatomia (Borelli, Malpighi e
Pacchioni).
Nascono varie accademie scientifiche: Accademia del
Cimento (Firenze, 1657), Royal Society (Londra, 1662),
Académie des Sciences (Parigi, 1666), Akademie (Berlino,
1700).
Nasce il concetto di homme machine (Cartesio), condizionato
dalla fisica e libero da riferimenti teologici (iatrofisica e
iatrochimica).
Il comune denominatore non è più la demonopatia, ma è il
postulato iatrochimico e iatromeccanico.
La posizione della Psichiatria
La psichiatria è essenzialmente a-psicologica e radicata nella
neuroanatomia e nella neurofisiologia.
La psicologia va nelle mani dei filosofi (Bacone, Cartesio,
Hobbes, Locke, Malebranche e Spinoza).
Tuttavia il rispetto crescente per la personalità umana che si
avverte nelle nuove condizioni politiche e sociali e nelle
filosofie dell’epoca, aumenta il coraggio e il senso di
responsabilità del medico.
La psichiatria del XVI secolo oscilla tra l’umanitarismo e
l’organicismo.
La Neuroanatomia
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
Berengario - i quattro ventricoli cerebrali;
Vesalio - il tronco dell’encefalo e l’origine pontina del
nervo stato-acustico;
Aranzi - la “cisterna cerebelli”;
Falloppio - tutti i nervi cranici e quelli midollari;
Silvius - l’acquedotto e il corpo calloso,
Wepfer - la rete sanguigna cerebrale,
Willis - il circolo anastomotico fra carotidi e vertebrali;
Malpighi - la corteccia cerebrale,
Stenone - il cervelletto
Pacchioni - la “dura madre”.
Thomas Willis
(Whiltshire, 1621 – Londra, 1675)
Impone definitivamente il modello cerebro-centrico dei
disturbi mentali. I sintomi mentali sono manifestazioni
del cervello causate da un dismetabolismo o da difetti
della sua struttura anatomica.
Causa della malinconia sono “spiriti animali oscuri e
tenebrosi” per una “cattiva fermentazione” che determina
alterazioni delle funzioni superiori, le quali diventano
“acetose, vetriolose e saline”.
Per Willis esiste anche una malinconia che nasce da un
amore perduto e un’altra che si manifesta con attacchi di
terrore e panico.
La base dell’ipocondria è un “temperamento malinconico”;
i sintomi sono paura, tristezza e ansia precordiale. La
malattia è simile alla malinconia, che però “tramite il
nervo vago, si diffonde ai visceri” causando sintomi
vegetativi.
La sua psicopatologia dell’isteria parte da un presupposto:
“la convinzione che la passione isterica nasca dall’utero
origina da un giudizio volgare e popolare”, tanto,
continua Willis, che la causa del disturbo provoca “una
cattiva fama e la malata si sente colpevole”.
La malattia ebefrenica riporta all’esistenza di un processo
organico cerebrale (“cervello senile in un giovane”).
Il cervello dell’“hebes” è privo del fuoco eracliteo che
sostiene la creatività mentale; non mosso dagli “spiriti
animali”, il cervello rimane un organo recettivo,
“passivo”.
L’ebefrenico non è spinto dal “nous”, ma da funzioni
automatiche, da “istinti naturali”.
Nel demente precoce il cervello è male conformato; tale
dato anatomo-patologico per Willis è congenito,
“connatus et hereditarius”, ed è la causa della demenza
precoce.
Riguardo alla terapia:
“Il primo obiettivo è naturalmente quello di guarire …
La disciplina, le minacce, le catene e le busse sono
altrettanto necessarie quanto il trattamento medico …
Con questo metodo la mente, messa a freno dalla
costrizione, è indotta ad abbandonare la sua arroganza e
le sue idee selvagge e diventa ben presto mite e ordinata.
Questo è il motivo per cui i maniaci guariscono spesso
molto più in fretta se sono curati con torture o tormenti
in un tugurio, invece che con le solite medicine.”
Robert Burton
(Lindley, 1577 – Oxford, 1640)
The Anatomy of Melancholy,What it is: With all the Kinds,
Causes, Symptomes, Prognostickes, and Several Cures of it. In
Three Maine Partitions with their several Sections, Members,
and Subsections. Philosophically, Historically, Opened and Cut
up.
Pubblicata nel 1621 con lo pseudonimo di Democritus Junior.
“Paucis notus, paucioribus ignotus, hic jacet Democritus Junior
cui vitam dedit et mortem melancholia.”
“La melanconia è una specie di
rimbabimento (dotage) senza febbre,
che ha come suoi abituali compagni
paura e tristezza senza causa
apparente.
Ha sede nel cervello, per uno squilibrio
freddo e secco della sua sostanza, ma
altri sostengono che sia in gioco il
cuore.
Colpisce di preferenza i nati sotto il
segno della Luna, di Saturno e
Mercurio; coloro che vivono in climi
troppo caldi o troppo freddi; i figli di
genitori melanconici; più spesso gli
uomini che le donne.”
“Delle stagioni dell’anno è l’autunno più melanconico,
delle età la vecchiezza. Molto frequente è nelle età di
mezzo, tra i trenta e i quaranta.
Cause sovrannaturali come Dio e gli Angeli, e naturali
come le influenza del cielo e dei pianeti, delle stelle, la
dieta, l’esposizione a male arie, l’eccessivo esercizio fisico
o l’ozio prolungato, il troppo sonno, le forti passioni o
perturbazioni, il troppo studio o la miseria che ne è
fedele compagna.
Particolari eventi di vita, cattive balie, educazione troppo
rigida, improvvisi terrori o spaventi, la perdita ella
libertà, la povertà, l’indigenza, la paura di un incerto
futuro, le malattie del corpo.”
George Ernst Stahl
(Ansbach ,1659 – Berlino, 1734)
Medico, fisico e chimico.
In medicina, con la sua opera fondamentale
intitolata Theoria medica vera (1708) sostiene un
sistema animistico, in opposizione al
meccanicismo di Boerhaave e Hoffmann.
Il suo modello vitalistico trae le sue origini dalla filosofia
aristotelica e da quella stoica.
Nel cervello si trova un’entità libera e autonoma che egli
chiama “anima” o “motus tonicus vitalis”, principio attivo
della vita dell’organismo; il cervello è l’organo dell’anima.
Forze psicologiche negative possono agire sul
biochimismo, alterare la dinamica dell’anima e favorire la
comparsa di disturbi psichici.
Se l’energia dell’anima è debole, i “patemi” smuovono gli
umori, causano immagini mentali morbose che
“persuadono” il corpo; l’organismo segue il
comportamento come dettato dal contenuto della
rappresentazione mentale.
E’il primo ad ipotizzare la separazione tra stati mentali
patologici di origine fisica (organica) e di origine emotiva
(psicologica, funzionale).
Thomas Sydenham
(Wynford Eagle ,1624 – Londra, 1689)
“L’Ippocrate Inglese”.
Evita le polemiche fra meccanicisti, iatrochimici e vitalisti
per mettersi dalla parte dell’esperienza.
“Seguire le leggi della natura, osservare i sintomi e dettare
la terapia”.
Elabora una pozione contenente oppio (“liquore di
Sydenham”), rimasta in uso per secoli.
L’isteria non nasce da una “strangulatio uteri”, ma dalla coazione fra temperamento ed evento esterno scatenante
(“causa procatartica”), che determina una “commozione
dell’anima” con lo squilibrare le funzioni mentali.
Da ciò la varietà dei sintomi: pseudo-epilettici, pseudoparalitici, dolori di ogni tipo, specie il senso di “chiodo”
al vertice del capo e anche disturbi affettivi come
tristezza, disperazione e paura.
La sintomatologia dell’isteria “non è mai uniforme, non ha
leggi, è disordinata, […] per cui la stessa storia clinica
risulta impossibile ed è del tutto farraginosa” (“come
fosse Proteus”).
Tassonomia sistematica
Nella prima metà del XVIII secolo nasce un interesse
classificatorio, sostenuto dall’opera del medico e botanico
Linneo.
I disturbi neurologici e psichiatrici vengono perciò
affrontati non in relazione al meccanismo umorale ma
soltanto in rapporto alle caratteristiche semeiologiche più
salienti.
In questa prospettiva nel XVIII secolo operano, oltre a
Linneo: Sauvages, Vogel, MacBrid, Sagar, Vitel e Cullen.
François Boissier de
Sauvages de Lacroix
(1705-1767)
Isola i quadri clinici in base alla sintomatologia più
espressiva e definita sul piano formale, come i deliri
(secondo il contenuto), la psicomotricità (inibita o
eccitata), la presenza o meno di fenomeni allucinatori.
Nella sua nosografia nella Classe VIII delimita le “malattie
dell’anima” o “vesaniae” (le psicosi), dal latino “ve-sanus”
dove “ve” è particella privativa e peggiorativa che indica
“non sano di mente”. Esse vengono ulteriormente
suddivise in 4 ordini: nel I comprende le allucinazioni,
nel II le morosità, nel III i deliri e nel IV le “vesanie
anomale”.
Ogni genere è ulteriormente classificato (la malinconia è
suddivisa in ben 13 generi).
William Cullen
(Hamilton, 1710 - Kirknewton, 1790)
Avvalora il ruolo del principio vitale che ha sede nel
cervello ed è formato da un “fluido nervoso”: se è più
tonico, sostiene la mania, se meno, la malinconia.
I disturbi psichiatrici sono classificati, secondo il sintomo
dominante, in quattro ordini: comata, adinamie, spasmi e
vesanie.
Questa operazione nosografica si alimenta del modello
interpretativo di Willis: tutte le malattie mentali e
neurologiche indicano dei disturbi del cervello.
Si attribuisce al fluido “etereo” un ruolo direttivo sulle
funzioni somatiche: il fluido nervoso, per Cullen,
controlla l’organismo e il sistema umorale; soltanto
violente passioni alterano gli umori, dando luogo ai
disturbi mentali perché bloccano il ruolo direttivo
dell’anima.
Il modello meccanicistico di Cullen trova oppositori come
Pinel che propugnano quello psicogenetico, basato su di
una correlazione comprensibile fra evento, tensione
animica e conformazione della sfera immaginativa.
La
Prima
Rivoluzione
Psichiatrica
Tony Robert-Fleury:
Le docteur Philippe Pinel faisant tomber les
chaînes des aliénés.
Nasce l’umanitarismo…
Jean Colombier (1736-1789): “E’al più debole e al più
disgraziato che la società è debitrice della protezione e
della cura più diligente”.
“Il maltrattamento e le busse dovrebbero essere ritenuti
crimini da punire esemplarmente.”
Altre voci si levano in tutta Europa a favore di un
trattamento più umano dei malati mentali: Anton Müller
(1755-1827), Vincenzo Chiarugi (1759-1820) e William
Tuke (1732-1822).
Joseph Daquin (1733-1815):
“Ho capito, comunque, che il processo di cura della
alienazione dovrebbe essere analogo al metodo usato
nello studio della storia naturale, e che solo negli
ospedali si possono osservare i veri aspetti sotto cui si
presenta la malattia, descriverne la storia, adeguare i
metodi terapeutici che non possono certo essere sempre
gli stessi in tutte le varietà di disturbi mentali, liberarsi da
tutti i pregiudizi comuni intorno ai vari tipi di
alienazione, e applicare in ogni caso un trattamento
morale.”
(La philosophie de la folie, 1791)
Philippe Pinel
(Jonquières, 1745 – Parigi, 1826)
Primario dell’ospedale Bicêtre e in seguito della Salpêtrière
durante la Rivoluzione e il Terrore, e poi sotto Napoleone.
Appena arrivato a Bicêtre vuole subito togliere ceppi e
catene, incontrando tuttavia non pochi ostacoli da parte
dei comitati rivoluzionari.
Sospettato di ospitare nel suo ospedale preti ed emigrati, un
giorno rischia di essere linciato da una folla inferocita e
viene difeso da un suo paziente che aveva liberato dalle
catene.
Pur riconoscendo nell’ambito della psichiatria l’apporto di
Ippocrate, Areteo e Celio Aureliano, ritiene di sentirsi più
vicino agli autori che hanno inquadrato le malattie
mentali come epifenomeni di violente passioni: agli
Stoici, a Platone, Plutarco, Cicerone e Seneca.
Ritiene che le Tusculanae di Cicerone, come le opere di van
Helmont, di Stahl, di Locke e Condillac, siano basilari per
l’approccio psicopatologico.
Propende per una concezione radicalmente anti-organicista
della malattia mentale. Il luogo di origine della follia non
è il corpo con le sue lesioni, ma la mente con i suoi
eccessi.
Vi sono due tipologie cliniche :
La prima si caratterizza per una forte vulnerabilità
passionale-emotiva agli avvenimenti esterni. La follia
nasce da reazioni passionali ed emotive eccezionalmente
intense che il soggetto non riesce a tollerare.
La seconda si caratterizza per la tendenza del soggetto a
sviluppare spontaneamente passioni persistenti ed
intensissime – terrore della morte, fanatismo religioso,
passioni sentimentali. In questo caso la follia scaturisce
dall’interno. (Traité médico-philosophique)
In entrambi i casi il terreno su cui la follia si innesta è una
vita affettiva esasperata, ipertrofica.
Estromesso come sede anatomica della malattia mentale, il
corpo ritorna in gioco come luogo dove la crisi acuta si
annuncia e si sviluppa.
La zona del corpo più interessata all’avvenimento della crisi
è l’addome, nella regione epigastrica.
“Una emozione umana assolutamente incorporea è una
non-entità.” (W. James)
“Gli insensati, al preludio degli accessi, si lamentano di una
costrizione alla regione dello stomaco, di un disgusto per
il cibo, di un’ostinata costipazione.”
Nella sua Nosografia filosofica per primo isola le nevrosi:
“Spasmi, convulsioni, coma, paralisi originano da lesioni
del cervello, […] ma d’altro canto l’ipocondria, l’isteria, la
mania e la malinconia originano da cause morali e con
tipiche emozioni che sono sentite nella regione epigastrica.
Tali malattie hanno origine viscerale e si trasmettono per
simpatia al cervello; […] specie nella recente civiltà dove
si assiste ad uno stravolgimento delle regole della natura
e all’oblio delle leggi morali e quindi ad un aumento
delle nevrosi, […] malattie funzionali del cervello; […]
Esse possono essere comprese solo con un approccio
filosofico e morale e la loro cura non può essere attuata
solo con farmaci.”
Il Trattamento Morale
I mezzi per combattere la follia devono essere a loro volta
di natura passionale e morale.
Morale (accezione degli idéologues) indica sia la sfera dei
processi mentali cognitivi e affettivi, sia il campo dei
comportamenti e delle pratiche umane.
Il trattamento morale costituisce la prima forma sistematica
di psicoterapia.
Le tradizionali terapie fisiche (salassi, evacuanti, bagni,
narcotici) non sono tenute in gran conto da Pinel, che vi
ricorre solo in casi estremi.
Non vi è alcun dubbio che detto trattamento si deve
svolgere all’interno del manicomio (“L’esperienza
dimostra che gli alienati non guariscono mai se restano in
famiglia”)
Il Direttore è la figura centrale del trattamento. In virtù
delle sue speciali caratteristiche morali, intellettuali e
fisiche, egli è l’incarnazione della ragione e della
grandezza d’animo, ma è anche il depositario della legge
e della forza.
La sua figura deve rappresentare l’armonia e l’ordine a
fronte del tumulto disordinato della follia.
Egli si propone come un padre buono e forte da
interiorizzare.
Il manicomio
“I cupi malinconici saranno messi in un sito piacevole e in un
luogo adatto alla coltivazione dei vegetali; i maniaci in stato di
furore … saranno confinati nel luogo più appartato
dell’ospizio, in un locale silenzioso e buio … I convalescenti.
E’soprattutto l’isolamento di questi ultimi che deve
rappresentare il fattore più importante di ogni ospizio ben
organizzato, onde evitare le ricadute.”
(Traité médico-philosophique sur l'aliénation mentale ou La manie - 1800)
Il trattamento morale è una pedagogia semplice, basata su
due principi:
1.
2.
Opporre, anche visibilmente, il male al bene, il giorno
alla notte (alla maniacalità l’oscurità e il silenzio, alla
malinconia la luce).
Isolare il paziente da stimoli controproducenti,
potenzialmente patogeni: evitare a tutti lo spettacolo
della demenza e dell’idiotismo; mettere a riparo i
convalescenti da qualsiasi manifestazione di follia.
E’un trattamento che deve essere specializzato sulla base di
una conoscenza specifica del caso clinico.
1.
Introduce in psichiatria il presupposto di guaribilità (il
malato mentale conserva comunque dentro di sé un
nucleo di razionalità e umanità).
2.
Il trattamento terapeutico deve essere realizzato sulla
base di una conoscenza diretta della personalità, della
biografia, dello stato di salute e dei sintomi del
paziente.
3.
Attribuisce al manicomio una funzione principalmente
sanitaria.
4.
Sancisce il principio inviolabile del rispetto della dignità
umana del malato di mente.
Trattamento Morale?
Johann Christian Reil (1759-1813) consigliava una “tortura
innocua” (gettare i pazienti in acqua o spaventarli col
rombo dei cannoni, rinchiuderli in una cella buia e
silenziosa, inscenare un teatro con giudici, accusatori,
angeli, per interpretare il delirio del paziente).
Benjamin Rush (1745-1813), nonostante le sue grandi
conquiste nel campo della fondazione ospedaliera,
considerava i migliori trattamenti emetici, purganti e
salassi. Reputava valida anche l’intimidazione dei
pazienti refrattari.
Jean-Étienne
Dominique Esquirol
(Tolosa, 1772 – Parigi, 1840)
Allievo prediletto di Pinel.
Nel 1817 inizia il primo corso di psichiatria (nella sala da
pranzo dell’Ospedale della Salpêtrière).
E’interessato alla ricerca di una correlazione statistica fra il
sesso, l’età, le stagioni di insorgenza, l’attività
professionale e il tipo di disturbo mentale.
La frequenza del suicidio aumenta con la civiltà ed egli
nota come esso sia più frequente nelle grandi città.
I disturbi maniacali sono più frequenti in età giovanile e
nella stagione estiva; nel caso la mania compaia dopo i
sessanta anni, ciò precede un deterioramento
demenziale.
I disturbi malinconici aumenterebbero in relazione con
l’incivilimento e con la crescita del benessere, della
irreligiosità, dell’ambizione sfrenata.
I deliri assumono temi desunti dalle credenze sociali: nelle
società con forti tinte religiose sono frequenti i temi
demonopatici; nello stato moderno, essendo aumentati i
poteri della politica e della polizia, sono di conseguenza
frequenti i timori persecutori connessi con strutture dello
Stato.
Vincenzo Chiarugi
(Empoli, 1759 – Firenze, 1820)
Sostiene una interpretazione della follia basata su studi
neuroanatomici. La cultura di riferimento è quella
umanistica: orienta l’ospedale di Bonifazio al trattamento
morale.
Nel 1805 diviene titolare della cattedra di “Malattie
Afrodisiache e Perturbazioni Intellettuali”, la prima al
mondo.
“Potrà dirsi Pazzo con giustizia quell’infelice Individuo
della specie umana che, senza avere Malattia febbrile, o
lesione dei sensi esterni, e fuori delle circostanze di
Sonno, di Ubriachezza e altre simili occasioni, mostra di
avere delle sensazioni, che non anno i circostanti posti
nella medesima situazione; agisce o ragiona in maniera
contraria a ciò che esigono le sensazioni, le quali abbiamo
ragione di supporre, che egli abbia; e finalmente, senza
che la forza della ragione, e la testimonianza dei sensi
possa convincerlo, si trova persuaso di un errore di per se
stesso facile a riconoscersi, e che prima non l’avrebbe
ingannato.”
(Della pazzia in genere e in specie.
Trattato medico-analitico, 1794).
La demenza precoce (“amenza”) insorge in età giovanile a
causa di un’atrofia cerebrale. Isola due tipi di tale psicosi:
quella “attiva” e quella “difettiva”.
Quest’ultima è un’insania dell’età giovanile caratterizzata
da “difetto della ragione, disattenzione per la realtà,
noncuranza, incuria, mancanza di emotività […]
sconnessione per mancanza di relazione fra le idee che
sono interrotte […], venendo a mancare le normali
associazioni. […]
La causa è da ricercarsi in un danno anatomico del cervello.
[…] rilevabile dai ventricoli cerebrali dilatati di molto e
da una atrofia della corteccia delle zone del lobo
frontale”.
Rileva come accanto ad una mania di tipo “intermittente”
ne esista una, meno frequente, dove il decorso è
“cronico”.
Nei casi nei quali sembra avere agito una causa
“occasionale”, tale fatto non comporta sostanziali
differenze per la diagnosi e il decorso.
Nei casi gravi di mania il quadro clinico prende aspetti
simili a quello presente “nelle freniti e nell’amenza”.
Il quadro clinico della mania decorre per tre stadi: acuto, di
stato e di remissione; non di rado alla fase maniacale
segue un episodio di malinconia, indice che la “massima
potenza nervosa si è esaurita”.
Il dualismo filosofico
All’inizio del XIX secolo il dualismo fra la corrente
psicologica e quella biologica trova il sostegno nelle due
posizioni filosofiche principali: quella romantica (con
Fichte) e quella positivista (con Comte).
Per Fichte la vita mentale è rappresentata dall’attività
autonoma dell’Io, sorretta da pulsioni inconsce.
La vita mentale globalmente si pone come epifenomeno di
un’attività spirituale libera e autonoma.
Per il pensiero del Positivismo la realtà primaria invece è
quella oggettiva, reale e concreta.
Comte ritiene che la vita psichica si risolva in due aspetti:
quello originario, biochimico, e quello secondario,
sociologico. La scienza nell’ambito della vita psichica
deve fondarsi sull’esame dei dati reali ed osservare gli
eventi per scoprire delle leggi, dei rapporti causali.
La mente, come vuole La Mettrie, esprime niente altro che
la sottostante vita biochimica del cervello.
La
Psichiatria
Romantica
Caspar David Friedrich
Chalk Cliffs on Rügen
Nella prima metà del XIX secolo emerge una impostazione
psicopatologica “romantica” che avvalora il concetto di
anima e il monismo di Stahl. Le idee di Pinel continuano
a sopravvivere, rielaborate.
Rifacendosi alla filosofia stoica, le malattie mentali sono
viste come segno di uno squilibrio dell’anima (istinti,
emozioni, sentimenti e affetti) per un disagio esistenziale.
I rappresentanti di questa corrente sono C.W. Ideler (17951860), E. Feuchtersleben (1806-1849) e J.C.A. Heinroth
(1773-1843).
Il filosofo E. von Hartmann (1842-1906) analizza il mondo
della vita inconscia: la vita dell’uomo è sorretta da una
pulsione cieca, da una volontà inconscia che si traduce in
forme mentali e storiche; la più alta espressione vitale è la
pulsione sessuale.
Lo psichiatra W. Neumann (1814-1884) espone un indirizzo
psicopatologico fondato sul “conflitto” nell’anima fra le
forze generatrici e quelle distruttive; l’energia vitale è
identificata con la pulsione sessuale che, qualora
insoddisfatta, genera angoscia e sintomi psichiatrici,
come ossessioni, fobie per lo sporco, crisi isteriche e così
via.
In Germania nella prima metà del XIX secolo la psichiatria
è caratterizzata da questo indirizzo psicologico-filosofico
in contrasto con il modello neurofisiologico e neuroanatomico.
J.C.A. Heinroth ritiene che le malattie psichiche nascano
dalla colpa, dal peccato e dall’orgoglio; questi vissuti
determinano il “pathos” e da ciò la sintomatologia.
Anche per C.W. Ideler i disturbi psichici rappresentano
delle “passioni esagerate”; tuttavia egli ammette che
esiste un tipo di malattia mentale che insorge in seguito a
disturbi “somatici”, che chiama “follia sintomatica”.
J.C.A. Heinroth, di fede luterana, esprime le sue idee sulla
malattia mentale in un linguaggio religioso.
Le malattie mentali sono una conseguenza del peccato, il
quale fa perdere all‘anima la sua libertà. Il rimedio è la
rieducazione morale alla luce della verità rivelata.
Ha il merito di aver riconosciuto nei conflitti interiori una
delle sorgenti della malattia mentale.
“Se Heinroth invece di ‘peccato‘ avesse usato l‘espressione
‘senso di colpa‘, sarebbe stato riconosciuto più facilmente
come precursore della psicoanalisi.“ (Alexander e Selesnick)
Le pulsioni aggressive sostengono le convinzioni deliranti,
tanto più gravi quanto maggiore è la rabbia e l’invidia.
Nel malato mentale, per Heinroth, “esiste un piano
divino originario frustrato […] per bassi stadi di sviluppo
dell’autoconsapevolezza; […] predominando le passioni
[…] emerge così la malattia mentale”.
La malinconia è metafora di “rabbia trattenuta a seguito di
una grave perdita, […] mentre la mania è niente altro che
una elevata collera in un soggetto conscio della propria
aggressività a causa di un temperamento distruttivo».
Il neurofisiologo G. Fechner (1801-1887) formula il
“principio della stabilità”, meta di tutti gli organismi
viventi. Egli formula il rapporto tra energia e
rappresentazione mentale e il concetto della “costanza”
dell’attività psichica e quello della tendenza della mente
alla ripetizione.
La psichiatria romantica ha un influsso decisivo sulla
nascita del movimento psicoanalitico; essa agisce peraltro
anche sull’indirizzo psichiatrico-clinico tradizionalmente
fondato su concezioni biologiche, specie per
l’interpretazione dei disturbi mentali minori, le
cosiddette “psiconevrosi”.
La Psichiatria Positivista
Illustrazione da C. Lombroso L’uomo delinquente
Nella seconda metà del XIX secolo si afferma una
psichiatria basata su:
1.
Organicismo e assimilazione della psichiatria alla
neurologia con centralità delle indagini anatomo e fisiopatologiche.
2.
Interesse per l’ereditarietà.
3.
Rifiuto di ogni eziologia psicologica e valorizzazione
dell’osservazione obiettiva, dell’esperimento e dell’uso
di test psicometrici.
4.
Sviluppo della nosografia psichiatrica.
5.
Piena medicalizzazione della psichiatria: per ogni
malattia psichiatrica dovrebbe essere possibile
individuare una forma clinica tipica e una causa.
Il paradigma
Paralisi Progressiva (o Paralisi Generale)
Malattia cronica, dallo sviluppo lento, caratterizzata da una
sintomatologia imponente sul piano neurologico (disturbi
della parola e della motricità) e psichiatrico (disturbi
intellettivi, delirio, demenza), inizialmente ritenuti
appartenere a malattie diverse.
A.L.J. Bayle (1799-1858) attraverso un’ampia casisitica
documenta che i sintomi neurologici e quelli mentali sono
l’espressione di un’unica malattia, dovuta a una
infiammazione cronica alle meningi. Esmarch e Jessen (1857)
avanzano l’ipotesi che la paralisi progressiva origini dalla
sifilide. Solo nel 1911 Hideyo Noguchi riesce a dimostrare la
presenza della spirocheta sifilitica nel SNC.
La Teoria Degenerativa
Si richiama alle teorie di Bouffon
e Lamarck (Morel, Magnan,
Krafft-Ebing).
La follia esprime il segno più
evidente del processo
degenerativo biologico.
Essa si collega a una costellazione
di stigmate degenerative di
carattere fisico, intellettuale e
morale.
Nella prima metà del XIX secolo i profondi cambiamenti
sociali in rapporto alla rivoluzione industriale e alla
caduta dell’antico regime sono ritenuti la causa
determinante del deciso aumento dei disturbi mentali.
Golgi, rifacendosi al modello degenerativo di Morel, rileva
come nelle famiglie dei “folli” siano sempre presenti
malattie gravi: epilessia, criminalità, alcolismo, pellagra,
isteria, cretinismo, tubercolosi, suicidi, omicidi.
Questi dati riflettono più probabilmente le miserabili
condizioni sociali del tempo.
Ha il merito di aver individuato tra le cause “degenerative”
in particolare delle classi povere e lavoratrici le carenze
alimentari e le condizioni anti-igieniche di lavoro e di
abitazione; e di aver dato un notevole contributo a
rimuoverle.
Il Manicomio assume una funzione per lo più
custodialistica riguardante i soggetti che per il loro
deterioramento mentale non sono più compatibili con la
convivenza civile.
E’incentrato sulla colonia agricola e sulle “lavorazioni” –
un trattamento basato sul lavoro a orientamento
pedagogico.
Bénédict Augustin
Morel
(1809-1873)
Seguendo la scia di ipotesi sostenute da ambienti filosofici
tesi a elogiare la stabilità sociale e individuale
dell’“Ancient Régime”, avvalora l’esistenza di un processo
di degenerazione che comporta la malattia mentale.
Lo psichiatra è custode di una umanità degradata,
mentalmente alterata e socialmente al limite di condizioni
di vita disumane.
L’osservazione documenta come questi malati
appartengano a gruppi familiari dove alcoolismo,
oligofrenia, epilessia, criminalità e disturbi psichici sono
presenti oltre la norma statistica.
Morel sostiene che la società moderna rappresenta un
fattore “degenerativo” che altera la struttura
dell’organismo e che tale “deviazione” si trasmette ai
discendenti.
La specie umana è formata da due distinte varietà, una
naturale e una malata; quest’ultima costituisce il risultato
di un’azione “negativa dell’ambiente […], motivo per cui
lo psichiatra deve cercare di migliorare i destini fisici,
morali e intellettuali dell’umanità.”
Richard
von Krafft-Ebing
(1840-1902)
Pensa, come Morel, che la civiltà favorisca l’aumento delle
malattie mentali perché chiede un’aspra lotta per la
vita: gli individui “degenerati”, incapaci di affrontarla,
cadono, perché hanno un cervello debole.
E’ autore della Psychopathia sexualis (1886), il primo tentativo
di studio sistematico, quasi "enciclopedico“, di tutti i
comportamenti sessuali devianti.
Esistono malattie mentali che esprimono una “legge
biologica decisiva” a carattere ereditario-degenerativo
che configura una costituzione neuropatica.
Wilhelm Griesinger
(Stoccarda, 1817 – Berlino, 1868)
Inizia un processo di critica all’interpretazione psicoemotivo-reattiva dei disturbi mentali puntualizzando il
ruolo decisivo, nelle malattie mentali, svolto dalla
patologia del cervello.
“Le malattie mentali sono malattie del cervello”
Ha una profonda capacità di sintesi e di
concettualizzazione; vede nella sintomatologia un
epifenomeno di un disturbo funzionale neurochimico di
specifici sistemi cerebrali.
Si dimostra convinto dell’esistenza di un’unica malattia
mentale (la c.d. Psicosi Unica), nata da squilibri
neurochimici, che assume forme cliniche diverse in
relazione all’azione sul fattore eziologico di diverse
comorbilità: temporali, storiche, patoplastiche,
internistiche, neurologiche e così via.
Le diagnosi si devono fare soltanto sulla base delle cause e
le cause sono sempre fisiologiche.
“La psichiatria e la neuropatologia non sono che un settore
solo, nel quale si parla un solo linguaggio e in cui vigono
le medesime leggi.”
Contribuisce in questo modo a rimuovere definitivamente
le “pesanti incrostazioni semiteologiche” (Zillborg).
Ed è uno dei fautori della non-restrizione negli ospedali
psichiatrici.
Le Psicosi
Morel e Hecker identificano una psicosi con esito
demenziale che chiamano “demenza precoce” o
“ebefrenia”. Magnan delimita il “délire chronique à
évolution systématique ” (che passa per diverse tappe
successive: “inquiétude, persécution, grandeur et démence ”).
K.L. Kahlbaum nel 1869 scrive un’opera dal titolo Catatonia,
detta “follia della tensione muscolare”.
J.P.J. Baillarger (1824-1902) e J.P. Falret (1809-1870) nel 1854
e nel 1855 delimitano la “follia a doppia forma” o
“circolare”.
In Italia …
P. Mantegazza (1831-1910) elabora una nosografia basata fonda
sull’anatomia patologica e sulla fisiopatologia e contempla
quattro “gruppi naturali”: demenza (congenita e acquisita),
mania, malinconia e psicosi deliranti allucinatorie.
E. Morselli (1852-1929) suddivide le malattie mentali secondo
gruppi, sottogruppi, sezioni e sottosezioni; i gruppi sono
sostanzialmente 4: frenastenie, parafrenie (ad es. isteria e
paranoia), psiconevrosi (ad es. mania, malinconia, catatonia)
ed encefalopatie (ad es. quelle tossiche).
La confusione regna sovrana …
Emil Kraepelin
(Neustrelitz, 1856 - Monaco di Baviera, 1926)
Allievo del neurologo Erb e del fisio-psicologo Wundt.
E’ uno studioso di vasti e articolati interessi: filosofici,
poetici, politici, sociologici e psichiatrico- transculturali.
Afferma di essersi dedicato alla psichiatria clinica seguendo
il metodo delle scienze della natura (il fratello era
botanico).
Un’ideale nosologia sarebbe fondata su elementi eziologici
e correlati biologici, non sempre possibile ma “meta
futura della ricerca”.
I disturbi psichiatrici sono determinati da cause endogene
ed esogene, organiche e psico-emotive (nelle “nevrosi
psicogene”).
Sia nel disturbo bipolare, nella demenza precoce e nei
comportamenti sociopatici che nelle psiconevrosi dette
degenerative (isterica e ossessiva) la predisposizione
costituzionale gioca un ruolo decisivo.
Il rapporto somatico-psichico è invero ancora complesso e
oscuro; lo psichiatra deve soltanto orientarsi verso un
approccio clinico, pratico e empirico, sostenuto da una
nosologia chiara e pragmatica.
Sul piano nosografico attua una sintesi clinicamente valida:
i disturbi psichiatrici possono essere suddivisi in due
ampi gruppi secondo la causa: esogeni ed endogeni.
Nel gruppo ESOGENO le cause possono essere suddivise
in psichiche (eventi traumatici) e somatiche (tumori
cerebrali, intossicazione, malattie endocrine). La
neurastenia e l’ipocondria sono ritenute disturbi esogeni,
con alla base un “esaurimento dell’organismo”.
I disturbi endogeni presuppongono l’esistenza di una
“costituzione predisponente su base ereditaria e
degenerativa”, per cui in quattro generazioni si giunge
da un iniziale “nervosismo” all’alcolismo, a veri “disturbi
mentali” e nella quarta generazione alla comparsa della
“demenza precoce”.
Le psicosi ENDOGENE comprendono i due grandi gruppi
morbosi: quelli maniaco-depressivi e quelli connessi con
la demenza precoce.
Questa, per la prima volta, in base all’esito riunisce entità
tenute prima separate, quali paranoia, catatonia, forme
paranoidi e ebefrenia.
La nascita dell’Ipnotismo
F. A. Mesmer (1734-1815), medico
viennese, tenta dapprima di trovare
cure per le malattie utilizzando
il magnetismo minerale, applicando
ferro calamitato sui pazienti.
Si convince poi dell'esistenza di
una forza, o "fluido", che si
sprigiona direttamente
dall'organismo umano capace di
agire sugli altri organismi.
Propone quindi una terapia, detta mesmerismo, basata su
quattro principi fondamentali:
1.
2.
3.
4.
un sottile fluido fisico, chiamato "magnetismo animale",
riempie l'universo e forma un mezzo di connessione tra
l'uomo, la terra e i corpi celesti e tra uomo e uomo;
la malattia ha origine dalla carenza di tale fluido
all'interno del corpo umano;
con l'aiuto di opportune tecniche, il fluido può essere
incanalato, convogliato in altre persone;
in questo modo si possono provocare "crisi" nel paziente
e curare malattie.
Elabora in questo modo un metodo di cura:
In un primo tempo costituito dalla applicazione
di magneti sulle parti del corpo da curare e
successivamente sviluppato con molte varianti, tra cui
l'imposizione di mani irraggianti "energie benefiche",
bagni collettivi in grandi tinozze contenenti "acque
magnetizzate" (il baquet) e induzione di stati di coscienza
alterati, che egli chiamava "sonnambulismo artificiale", e
che possono essere considerati precursori dell'ipnosi.
Tra i suoi pazienti vi è anche la regina Maria Antonietta.
Per fare luce sulle sue controverse pratiche, nel 1784 il
re Luigi XVI nomina una commissione di indagine
composta da grandi scienziati (tra i quali Antoine
Lavoisier e Benjamin Franklin), che dopo alcuni mesi di
indagini e di esperimenti giunge alla conclusione che gli
apparenti benefici della terapia siano dovuti
esclusivamente a quello che oggi chiamiamo effetto
placebo.
Tuttavia il mesmerismo – come pratica empirica –
sopravvive.
Nel 1842 un chirurgo (Ward) esegue un’amputazione a una
coscia mentre il paziente si trova in trance mesmerica.
Nel 1820, il mesmerista Bertrand osserva quello che diverrà
il “sonno ipnotico”, sostenendo in esso il ruolo della
immaginazione – il soggetto si addormenta perché pensa
di addormentarsi e si sveglia perché pensa di svegliarsi.
Si fa strada l’idea che la massa intera dei fenomeni
mesmerici non ha nulla a che vedere col fluido magnetico
o con un rito di carattere magico. Nasce una
interpretazione psicologica dei fenomeni ipnotici.
Nel 1860, un medico di campagna francese. A. A. Liébeault
(1823-1904) inizia ad interessarsi al mesmerismo e ad
applicarlo ai suoi pazienti.
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la
dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del
soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento
dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie
condizioni sia fisiche, sia psichiche e sia di
comportamento.
In particolare "oggi sappiamo che l'ipnosi non è altro che la
manifestazione plastica dell'immaginazione creativa
adeguatamente orientata in una precisa rappresentazione
mentale, sia autonomamente (autoipnosi), sia con l'aiuto
di un operatore con il quale si è in relazione".
Jean-Martin Charcot
(Parigi, 1825 - Montsauche-les-Settons, 1893)
Neurologo preparato, tenta un approccio scientifico
all’ipnosi.
Nel 1862 entra all'ospedale della Salpêtrière, dove gli venne
affidato il reparto delle convulsionarie.
Interessandosi in particolar modo all'isteria decide di
separare nel suo reparto le epilettiche dalle isteriche.
E’innanzitutto un neurologo (a lui dobbiamo la
descrizione della sclerosi a placche e della sclerosi
laterale amiotrofica).
Analizzata dunque l'isteria da questa prospettiva (conia il
termine di istero-epilessia). E’ convinto che la causa
fondamentale dell'isteria sia una degenerazione, di
origine ereditaria, del sistema nervoso.
Charlot considera lo stato ipnotico indotto nelle isteriche
come un vera nevrosi costituita essenzialmente da tre
stati diversi:
1.
Lo stato di letargia: che si ottiene per fascinazione o per
compressione dei globi oculari attraverso le palpebre
abbassate.
2.
Lo stato catalettico: nel quale le membra restano
immobilizzate nella postura che gli si impone.
3.
Lo stato sonnambolico: che può essere ottenuto
attraverso la fissazione dello sguardo e attraverso altre
pratiche.
Il potere di una parola …
“E’ all’ovaia e solo all’ovaia che si deve guardare come alla
fonte del malessere iliaco tipico delle isteriche (…). La
compressione dell’ovaia dolorante spesso ha un effetto
decisivo sull’attacco convulsivo”. (Charcot)
Nel 1882 un chirurgo (Pèan) usa l’asportazione dell’ovaia
per curare l’isteria.
A Londra (Baker-Brown), a Vienna (Brawn) e ad
Heidelberg (Friedrich) si tenta la rimozione chirurgica o
la cauterizzazione del clitoride.
Charcot si occupa della fisiologia dell'ipnotizzato, dei suoi
movimenti, dei suoi riflessi ma tralascia i fenomeni
psicologici.
H. Bernheim (1840-1919) sostiene che molte delle
manifestazioni osservate sono conseguenza delle
suggestioni da parte dell’ipnotizzatore.
Bernheim progressivamente inizia ad utilizzare sempre
meno la metodica ipnotica, osservando come gli effetti
che si ottenevano con l'ipnosi potevano essere ottenuti
anche con forme di suggestione vigile che chiama
psicoterapia.
Il mesmerismo e i fenomeni ipnotici nelle isteriche
sollevano l’attenzione sulle cosiddette nevrosi – che erano
state perse di vista nel trambusto sollevato dal progresso
dell’anatomia, della fisiologia e della neurologia, nonché
dalla riorganizzazione degli ospedali per alienati.
Inizia a farsi strada l’idea che alla base di esse vi possano
essere fenomeni di natura psicologica più che fisiologica.
P.J. Moebius (1853-1907) e A. Strümper (1853-1925)
ritengono che l’isteria sia una malattia mentale in cui le
rappresentazioni mentali producono sintomi fisici.
Per P.C. Dubois (1848-1918) sono i fattori affettivi all’origine
delle “psiconevrosi”, per le quali è utile la “cura morale”.
Ritorna l’ipotesi passionale sull’origine delle malattie
mentali.
Le nevrosi sono determinate da “una fantasia che causa
delle passioni, che a loro volta disturbano il corpo”
tramite la mente e i nervi viscerali.
Tale prospettiva giunge sino a Janet e a Freud, e sostiene la
convinzione che nell’isteria, nell’ipocondria e in generale
nelle psiconevrosi a nulla servano i farmaci e sia utile la
psicoterapia.
La Neurastenia
Fin dai primi dell’800 si fa strada l’idea
che alcune forme di stanchezza,
irritazione e tristezza senza cause
apparenti dipenda da un’
esaurimento delle riserve energetiche
del SN.
G. M. Beard (1839-1888) conia il termine
di neurastenia per riferirsi a una
condizione caratterizzata da
molteplici disturbi fisici e da disturbi
dell’umore e d’ansia.
Il ventaglio dei sintomi possibili comprende ogni disturbo
fisico immaginabile e anche vari disturbi mentali.
Colpisce soprattutto uomini, professionisti e intellettuali
tra i 16 e i 50 anni, e comporta ansia, disturbi dell’umore,
disturbi ossessivo-compulsivi e somatoformi (lo stesso
repertorio attribuito all’isteria femminile). La cura è
l’elettroterapia.
Il cervello, come una “batteria elettrica”, si esaurisce in
soggetti con una specifica diatesi per difetti ereditari,
perché questi posseggono già alla nascita un deficit di
forza nervosa”.
La neurastenia è una nevrosi causata “dalla vita
convulsa della civiltà moderna”.
Pierre Janet
(Parigi, 1859 - Parigi, 1947)
Psicologo e filosofo, allievo di Charcot.
Si occupa degli stati isterici, degli stati dissociativi,
dell’ipnosi clinica e del ruolo della memoria traumatica
nello sviluppo dei sintomi nevrotici.
Sviluppa un'importante teoria della mente basata sul
concetto di livelli funzionali.
Nella vita mentale vi sarebbe una energia nervosa, presente
in una data quantità nel singolo soggetto(vedi Beard).
Ogni individuo nasce con una certa energia psichica e la
vita si svolge secondo un bilancio fra richieste ambientali
e disponibilità di energia.
I sintomi segnalano una debolezza dell’energia nervosa che
permette una dissoluzione della gerarchia mentale per
cui vengono alla luce funzioni primitive automatiche.
Janet sviluppa questa ipotesi applicandola
all’interpretazione delle psiconevrosi: la neurastenia
(isteria) e la psicastenia (disturbo ossessivo-compulsivo).
L’idea che all’origine della vita mentale esista una energia
che supporta la coscienza viene allo Janet da Cartesio e
da Maine de Biran.
Anche il filosofo W. James aveva elaborato un modello
fondato sull’equazione fra vita psichica e tono energetico.
Se questa forza è attiva, la mente funziona come di norma,
se essa diminuisce, avviene un processo di dissoluzione e
compaiono sintomi, segno dell’emergere di un
“automatismo psicologico”.
Nella psicastenia, per Janet, a causa di un deficit di energia
psicologica emergono funzioni riflesse, automatiche, che
si esprimono nei sintomi coatti e nelle rappresentazioni
mentali parassitarie.
Nella neurastenia i sintomi isterici “produttivi”, come
abasia, astasia, tremori, fughe e convulsioni, indicano
degli “accidenti” alimentati da uno stato “ipnoide”.
Lo stato ipnoide è un restringimento della coscienza che
sostiene l’emergere di funzioni mentali “inconsce” e le
rappresentazioni mentali “morbose” e di uno
“sdoppiamento della personalità”.
La nascita della Psicoanalisi
Sono proprio le psiconevrosi che clinicamente sembrano
avvalorare il ruolo patogeno delle rappresentazioni
inconsce.
Lo stesso Krafft-Ebing, approva questa impostazione nell’opera Trattato delle malattie mentali, scrive: “sono le
idee che sviluppano i desideri […] la fantasia eccitata e
vivace è all’origine di molti sintomi isterici”.
La mente può agire sul corpo: se la rappresentazione è di
natura patogena modifica il sistema nervoso vegetativo e
da ciò origina la sintomatologia.
D. H. Tuke (1827-1895), figlio di Samuel e pronipote di
William, nell’opera The influence of the mind upon the body
codifica questa impostazione: l’ immaginazione agisce sul
corpo e causa la stessa sintomatologia.
Lo stesso Kraepelin nel Trattato di psichiatria, pur
avvalorando l’esistenza di una “tara degenerativa”,
ritiene che nelle psiconevrosi l’aspetto clinico nasca da
“una disarmonia psichica […] da una minor resistenza ai
problemi della vita […] e che, di conseguenza, nascano
rappresentazioni mentali psicopatogene”.
Sigmund Freud
(Příbor, 1856 - Londra, 1939)
Elabora una teoria, secondo la quale l‘inconscio esercita
influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero
umano, e sulle interazioni tra individui.
Neurologo, tenta fin dall’inizio di stabilire una connessione
tra la sua teoria dell’inconscio e una base esplicativa
neurobiologica.
Tra il 1885 e il 1886 inizia i suoi studi dall’isteria, con una
borsa di studio presso J.M. Charcot.
Dopo il 1870 il modello psicodinamico di Janet viene
incorporato nella psichiatria tradizionale per
l’interpretazione delle psiconevrosi e dell’isteria.
Freud sostiene che alla base delle guarigioni delle
psiconevrosi ci sia un particolare rapporto terapeutico
(come intravisto da Mesmer e dagli ipnotisti).
Ritiene che attraverso l’analisi del sogno, del conflitto
sessuale e del contenuto simbolico delle rappresentazioni
mentali si può giungere al nucleo psicopatogeno.
L’esplicitazione conscia del conflitto libererebbe così il
paziente dal sintomo.
Così come Platone e gli stoici avevano
individuato in una energia vitale
(libido, eros, pneuma) la spinta
pulsionale primaria dell’organismo,
anche Freud identifica nelle
vicissitudini e nell’arresto del
cammino di tale energia (libido) il
fondamento delle manifestazioni
psiconevrotiche.
L’energia mentale, che nell’isteria viene impiegata per la
rimozione di immagini patogene, impoverisce il tono
psichico e genera la condizione “ipnoide”. Tale stato,
simile ad una situazione crepuscolare, sostiene la
“dissociazione” presente nelle condizioni isteriche.
In un primo momento si dedica allo studio dell'ipnosi,
influenzato dal contatto con Charcot e in seguito dagli
studi di Josef Breuer sull'isteria.
In particolare dalle difficoltà incontrate da Breuer nel
caso Anna O. (Bertha Pappenheim, futura fondatrice dei
movimenti di assistenza sociale e di emancipazione
femminile) Freud costruisce progressivamente alcuni
principi basilari della psicoanalisi relativi alle relazioni
medico-paziente:
1.
la Resistenza
2.
il Transfert
La psicoanalisi si costituisce come il metodo di indagine
basato sull'analisi di tutti i fenomeni che danno accesso
all’inconscio (associazioni libere, lapsus , atti
involontari, atti mancati e sogni).
Si costituiscono concetti come la pulsione (Eros e
Thanatos), le componenti della vita psichica
(Es, Io, Super-Io), il Complesso di Edipo, la libido e le fasi
dello sviluppo psicosessuale.
I Nuovi Trattamenti
Le terapie farmacologiche
Le terapie lassative rimangono una terapia per le malattie
mentali fin nel XX secolo (i cosiddetti “catartici”).
Ancora nel 1921, gli psichiatri inglesi decantavano le lodi
dell’olio di croton nel “bloccare una crisi mentale”.
L’oppio viene usato per anni come sedativo – nel 1806 ne
viene sintetizzato il derivato alcaloide morfina (assunta
per lo più per via orale).
Nel 1855 A. Wood introduce le iniezioni ipodermiche di
morfina - usata per lo più come sedativo e come ipnotico.
Le terapie sedative
In seguito altre sostanze vengono usate come sedativi: lo
hyosciamo, la scopolamina, la apomorfina (usata nella
mania, anche e soprattutto per le sue proprietà emetiche).
Nel 1832 J. Von Liebig sintetizza il cloralio idrato - il primo
farmaco che acquisisce un vasto “successo di pubblico”.
Nel 1857 nasce l’impiego clinico del potassio bromuro,
usato inizialmente per curare l’”isteria epilettica”.
Il Sonno Prolungato
Nel 1897 N. McLeod, dovendosi occupare di una donna
colpita da episodio maniacale, scopre le proprietà del
potassio bromuro nel favorire il sonno prolungato (“the
bromide sleep”).
Per la prima volta il sonno prolungato si dimostra una
possibile terapia efficace, in grado, non solo di sedare, ma
anche di alleviare i sintomi.
Il bromuro viene in seguito abbandonato in quanto troppo
tossico
Nel 1903 E. Fischer e J. Von Mering scoprono le proprietà
sedative dei barbiturici, che agiscono a dosi nettamente
inferiori a quelle tossiche (“Veronal”, “Medinal”).
Divengono il farmaco di scelta nelle cliniche private che si
occupano di malattie nervose.
J. Klaesi nel 1920 inizia usando una combinazione
innovativa di due barbiturici (inizialmente per favorire il
processo psicoterapeutico nei pazienti più gravi): dei 26
pazienti che tratta con la narcosi prolungata, circa 1/3
sono così migliorati che possono essere dimessi. Ma 3
muoiono per complicanze polmonari.
La Piretoterapia
Il rapporto tra febbre e malattia
mentale è noto da tempo (vedi
nell’antica Grecia).
J. Wagner-Jauregg nel 1883 nota
che una donna che ha contratto
un’erisipela ha una remissione
della sua psicosi.
Inizia iniettando la tubercolina in pazienti
affetti da paralisi progressiva (le spirochete
sono sensibili al calore).
In seguito passa alla malaria, che, a differenza di altre
infezioni, è controllabile con il chinino.
Ha il merito di rompere la cappa di nichilismo terapeutico.
Nel 1927 Wagner-Jauregg riceve il premio Nobel.
Nel 1910, Paul Ehrlich applica il composto “Salvarsan” (a
base di arsenico) alla sifilide primaria e secondaria.
Ma la fine definitiva della neurosifilide si ha con
l’applicazione della penicillina (1929 - A. Fleming).
La Terapia Insulinica
M. Sakel scopre alla fine degli anni 20 che i sintomi da
astinenza da morfina potevano essere trattati con
successo somministrando basse dosi di insulina (un
ormone sintetizzato per la prima volta nel 1922).
Il coma in quei casi era un evento involontario.
Sakel nota che dopo che il coma finisce il desiderio di
morfina da parte del paziente cessa. Questi stessi
pazienti, precedentemente “agitati e irrequieti” sono
diventati “tranquilli e accessibili”.
Nel 1933 a Vienna inizia a testare alla
clinica psichiatrica universitaria la
sua ipotesi che lo “shock insulinico”
rappresenti una cura per la
schizofrenia.
Ottiene ottimi risultati (dei 50
pazienti al loro primo episodio di
schizofrenia ottiene la remissione
completa nel 70% dei casi e una
“remissione sociale” nel 18%).
In seguito si trasferisce negli Stati Uniti.
Entro il 1939 ogni ospedale ha la sua unità insulinica.
Ma è una procedura pericolosa e potenzialmente mortale.
E l’efficacia è maggiore della “sleep therapy” solo nel
breve termine.
Le Terapie Convulsive
Quella del rapporto tra convulsioni e sintomi psicotici è
una questione che si è posta fin dall’antichità.
Gli epilettici che sviluppano schizofrenia sembrano
presentare meno sintomi epilettici. La questione che
viene posta è: può essere vero anche l’inverso?
Vengono sviluppate delle terapie di shock convulsivo – per
un po’di tempo danno agli psichiatri la speranza di
modificare il decorso di alcune patologie psicotiche
maggiori.
L. Von Meduna (1934)
propone di usare la
terapia convulsiva per
migliorare i sintomi dei
pazienti schizofrenici.
Inzia con la canfora, che
però non è affidabile.
Procura vomito e ansia
prima dell’attacco
Metrazol (Cardiazol) viene usato per produrre
convulsioni senza coma, in particolare nella depressione
maggiore.
Ma è molto temuto dai pazienti. Negli anni 40 viene
abbandonato in favore di …
L’Elettroshock
U. Cerletti (1938), professore di
psichiatria a Roma tenta un
esperimento con l’energia
elettrica.
I primi esperimenti su cani erano
falliti (morte dell’animale).
Cambiando la posizione degli
elettrodi l’animale sopravvive.
Esperimenti sui maiali.
Poi … sull’uomo: un ingegnere
di Milano colto a vagare per
Roma in preda ad un
episodio psicotico.
Dopo 11 applicazioni di ECT il
paziente viene dimesso in
buono stato.
L. Kalinoswky diffonde il nuovo metodo in Europa e
USA.
Inizia ad essere abusato. Rischi dovuti a fratture
(introduzione di succinilcolina e anestesia generale).
Psicochirurgia
G. Burckardt 1888 applica la
psicochirurgia a sei pazienti
schizofrenici: 1 muore, 1 migliora, 2
non riportano cambiamenti e 2 si
mostrano “più quieti”.
Il neurologo di Lisbona E. Moniz
reseca parte del lobo prefrontale in
20 pazienti schizofrenici.
W. Freeman accoglie questa nuova tecnica con grande
entusiasmo – propone la lobotomia negli U.S.A. Nel 1946
nasce la tecnica trans-orbitale.
Viene presto abbandonato tutto grazie agli psicofarmaci.
I primi farmaci specifici
Una molecola sintetizzata nel 1883 (fenotiazina) viene
utilizzata dal 1945 come antistaminico. Mostra evidenti
proprietà sedative, viene quindi usato in anestesia e
psichiatria.
Nel 1950 viene sintetizzata in Francia la
clorpromazina. H. Laborit, medico
militare francese, la utilizza nei suoi
“cocktail litici”, come adiuvante
anestetico (problema degli interventi in
stato di shock). I pazienti diventano
atarassici (indifferenti).
Nel 1952 J. Delay e P. Deniker, psichiatri dell’Hopital Saint
Anne di Parigi, introducono nella clinica il nuovo
farmaco (Largactil – per la sua larghissima gamma di
azione).
Nel 1951 i laboratori Roche sintetizzano (derivandolo da
farmaco antitubercolare già esistente) l’iproniazide,
utilizzato inizialmente per la cura della tbc ossea.
Nei malati di tbc viene notato un netto e specifico effetto
psichico: sensazione di benessere e aumento di appetito e
peso corporeo. Viene riportato che in alcuni reparti i
pazienti ballano contenti
Nel 1952 descritto il primo caso di netto miglioramento in
un malato di depressione (l’effetto è dovuto alla attività
IMAO).
Nel 1954 un’altra molecola di lontana derivazione
fenotiazinica, imipramina, rivela, oltre ad attività
antistaminiche ed anticolinergiche, proprietà sedative ed
antidolorifiche.
Nel 1957 dimostrata attività antidepressiva: sembra
intaccare anche le psicosi depressive endogene.
Differenziandosi dalla clorpromazina, l’imipramina
confermava una prima distinzione nosologica
La Fine delle Istituzioni
Gli Antecedenti
In Francia la legge del 1838, ispirata alle esperienze di Pinel
e Esquirol, stabilisce che è compito dell’autorità
amministrativa e non di quella di polizia internare. Ha in
seguito una rilevante influenza sulle legislazioni nel resto
del mondo.
In Gran Bretagna il Country Asylum Act del 1808 e il Lunacy
Act del 1845 impongono l’edificazione di asili in ciascuna
delle contee del paese. Ogni aspetto della cura e della
tutela degli ammalati passa sotto la sovraintendenza di
una commissione medica.
In Italia si hanno esperienze positive sulla conduzione moderna
del manicomio nel Granducato di Toscana e nel Regno dei
Borboni (Aversa).
In seguito l’Unità d’Italia avvicina tra loro realtà molto diverse.
Nell’omogeneizzazione le innovazioni si perdono.
Nel 1904 (governo Giolitti) nasce la prima vera legge
manicomiale. Ricalca la legge francese del 1838.
Regola la struttura e la funzione dei manicomi.
Implica l’iscrizione nel casellario giudiziario del malato (“con
ricovero definitivo”).
Psichiatria Sociale
Riguarda l’ambiente della terapia più che la terapia in sé.
Ruolo dell’ambiente sociale nel condizionare l’insorgere
delle malattie mentali. Si sviluppa diffusamente nel
Regno Unito.
Trova espressione in:
• Open asylums (in Germania e Regno Unito): Mental
Treatment Act (1930) apre gli ospedali psichiatrici alla
comunità;
• Family-based community care sul moodello di Gheel (in
Germania);
• Outpatient clinics (in Francia, con Charcot, in
Germania)
J. Bierer nel 1948 fonda il primo Day Hospital in
Inghilterra. Il trattamento si basa sulla psicoterapia di
gruppo (“community treatment”).
Maxwell Jones durante la guerra fonda al Mill Hill
Emergency Hospital (per i militari) la prima comunità
terapeutica - in parte governata dai pazienti stessi tramite
i social club meetings.
Nasce per caso - il gruppo di discussione diviene più che
un semplice evento educativo, ma condiziona l’intera
struttura sociale dell’unità.
Nel 1947 apre la più famosa comunità terapeutica, presso il
Belmont Hospital (poi Henderson Hospital), in cui sono
accolti soprattutto pazienti nevrotici.
Antipsichiatria
Il termine viene coniato nel 1967 da D. Cooper, che gli
conferisce connotazioni politiche di stampo marxista.
Nasce in parte dalla crisi della psichiatria in un momento
molto particolare per la cultura e la politica
dell’Occidente (controcultura degli anni 50 e 60).
E’un fenomeno allo stesso tempo politico e culturale che
riguarda il problema generale della devianza, ma anche
la filosofia della salute e della malattia.
Se non ci fossero cattive interferenze sociali la nostra mente
sarebbe sempre sana (ritorna il “mito del buon
selvaggio”).
Esse pongono al loro centro una critica al modello
dominante di comportamento normale. Rivalutano
secondo un’ispirazione romantica il valore delle
emozioni. Diffidenti verso le scienze, affascinati dagli
spiritualismi, attaccano i presupposti medico-biologici
della psichiatria.
Secondo R. Laing il punto di vista sociale ed esistenziale
avrebbe dovuto sostituire il punto di vista clinico. Le
diagnosi sono solo etichette socialmente funzionali.
“Le idee antipsichiatriche sono per lo più la
generalizzazione impropria, l’assolutizzazione, di valide
quanto parziali osservazioni cliniche e di spunti di
sociologia critica.” (G. Jervis)
La fine delle istituzioni
Fin dal secondo dopoguerra si inizia a mettere in dubbio,
in tutto il mondo, l’utilità dell’istituzione manicomiale.
Esperienza dell’ospedale di Saint Alban (1941) coinvolgimento diretto dei pazienti nel governo
dell’istituzione. Ma in Francia non viene messa in
discussione né la legge del 1838 né la fine delle istituzioni
manicomiali.
Nel 1968 legge Mariotti abolisce la vecchia iscrizione nel
casellario giudiziario, sostituita da una anagrafe
psichiatrica.
Negli anni 60 e 70 in Italia iniziano a farsi strada nuove
prospettive e nuovi progetti.
Sono spesso sostenuti dalle amministrazioni locali,
interessate a diminuire la popolazione dei ricoverati e a
costituire i servizi di assistenza nel territorio.
Si rende necessario investire sul territorio, lavorare sul
sociale, creare strutture apposite, produrre nuova
formazione per il personale.
Vi sono alcune esperienze significative in varie parti
d’Italia.
La legge 180 arriva dopo che alcune sperimentazioni sono
già iniziate.
Franco Basaglia
(Venezia, 1924 - 1980)
Direttore dell’O.P. di Gorizia.
Propone un modello nuovo. E’quello razionale e moderato
della comunità terapeutica britannica: accettazione del
mandato sociale e massima libertà e dignità per i pazienti,
riunioni frequenti e club autogestito dai meno gravi
(“Aiutiamoci a guarire”).
Il libro “L’istituzione negata” riscuote un grande successo di
pubblico. Promuove l’idea che il vecchio manicomio si
possa ribaltare nel suo rovescio, riscattandosi.
La priorità a quel punto diventa chiudere i manicomi.
Tutto il resto - compresa la realtà clinica dei pazienti e con
cosa sostituire le vecchie istituzioni - passa in secondo
piano.
L’immagine di Basaglia viene idealizzata. “Fu circondato
da amici e allievi che erano più basagliani di lui”. (G. Jervis)
La Legge “180”
La legge 180, 13 maggio 1978 (legge Orsini): nasce in un clima di
emergenza nazionale (4 giorni dopo il ritrovamento del
cadavere di A. Moro).
I caposaldi della nuova legge:
a)
Smantellamento e chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici
b)
Blocco immediato dei nuovi ricoveri
c)
Istituzione di reparti psichiatrici per brevi degenze negli
ospedali generali
d)
Organizzazione territoriale dell’assistenza
e)
Maggiori garanzie per gli interventi terapeutici di autorità
Bibliografia
•
G. Roccatagliata: Storia della Psichiatria Antica. U. Hoepli,
Milano, 1973.
•
G. Zillborg, G. W. Henry: Storia della Psichiatria. Nuove
Edizioni Romane, Roma, 2001.
•
F.G. Alexander, S.T. Selesnick: The History of Psychiatry: an
evalutation of psychiatric thought and practice from prehistoric
times to the present. Harper & Row Publ., New York, 1966.
•
E. Shorter: A History of Psychiatry: From the Era of the Asylum to
the Age of Prozac. John Wiley & Sons, New York, 1997.
•
G. Corbellini, G. Jervis: La razionalità negata. Psichiatria e
antipsichiatria in Italia. Bollati Boringhieri, Torino, 2008.
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