Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale articolo 2 comma 20/c legge 662/96 - Roma Quanto benzene respira un bambino? Il Comitato Pari Opportunità dell’ISS Le iniziative formative dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di obesità La mortalità per annegamento in Italia ISSN 0394-9303 Volume 15 - Numero 7/8 Luglio/Agosto 2002 Quanto benzene respira un bambino? Il Comitato Pari Opportunità dell’ISS Le iniziative formative dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di obesità La mortalità per annegamento in Italia ISSN 0394-9303 Volume 15 - Numero 7/8 Luglio/Agosto 2002 Quanto benzene respira un bambino? La valutazione dell’esposizione a benzene nel progetto SETIL . . . . . . . . . 3 Le iniziative formative dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di obesità . . . . . . . . . . . . . . 14 Bookmark . . . . . . . . . . . . . . . 10 Giornata mondiale contro il tabacco. IV Convegno nazionale tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale . . . . . . . 16 BEN La malaria in Italia nel 2000-01 . . . . . . . . . . . . . . i La mortalità per annegamento in Italia . . ii Epidemia di morbillo in Campania. Aggiornamento . . . . . . . . . . iv Il Comitato Pari Opportunità dell’ISS . . . . . . 11 Visto... si stampi . . . . . . . . . 18 Advances in the use of multicellular spheroids in cancer biology and therapy . . . . . . . . . . . . . 20 Direttore responsabile e responsabile scientifico: Enrico Garaci Vice Direttore: Franco Piccinno Redattore capo: Paola De Castro Redazione: Carla Faralli Progetto grafico: Eugenio Morassi Illustrazioni: Cosimo Marino Curianò - Grafici: Alessandro Spurio Fotografia: Luigi Nicoletti Impaginazione e distribuzione: Giovanna Morini, Patrizia Mochi Versione online (www.iss.it/notiziario): Simona Deodati, Stefano Guderzo Istituto Superiore di Sanità Presidente: Enrico Garaci - Direttore generale: Romano R. Di Giacomo Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma Tel. 0649901 - Fax 0649387118 e-Mail: [email protected] - Sito Web: www.iss.it Telex 610071 ISTSAN I - Telegr. ISTISAN - 00161 Roma Iscritto al n. 475/88 del 16 settembre 1988. Registro Stampa Tribunale di Roma © Istituto Superiore di Sanità 2002 Numero chiuso in redazione il 18 giugno 2002 Stampa: Chicca - Tivoli Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Le leucemie rappresentano le neoplasie più frequenti nell’infanzia con un tasso d’incidenza di circa 4/100 000 nella fascia d’età 0-14 anni. L’articolo portante di questo numero del Notiziario riguarda uno studio sulla valutazione dell’esposizione a benzene come possibile fattore di rischio per la leucemia infantile. Lo studio in questione è finalizzato a descrivere e valutare la distribuzione e la variabilità dell’esposizione a benzene in un campione di bambini residenti in diverse province italiane. Tra le difficoltà e i limiti dell’indagine: ottenere l’adesione a un monitoraggio ripetuto e di lunga durata dei bambini partecipanti; metodo di stima per l’esposizione basato su misure post diagnosi; complessità e meccanismo d’azione del benzene che rende particolarmente complicato l’accertamento della validità degli indicatori di esposizione. Questo numero ospita, fra l’altro, un interessante contributo riguardante le attività del Comitato Pari Opportunità dell’ISS, istituito nel 1993, per promuovere e curare l'applicazione della normativa in materia di pari opportunità uomo-donna all'interno dell’ente. Il contributo ci è particolarmente caro perché proprio nel momento di andare in stampa è venuta a mancare la presidentessa del Comitato, Maria Orlando, Direttore del Laboratorio di Biochimica Clinica. In questo numero “estivo” abbiamo incluso due contributi su argomenti molto discussi in questo periodo. Un articolo riguarda le iniziative formative dell’Istituto in tema di obesità, visto che questo problema risulta in crescente aumento anche in Italia (il 9,1 % della popolazione è obeso), rappresentando dunque un importante problema di salute pubblica per le complicanze mediche e psicologiche che da questa possono derivare. Il secondo contributo è incluso nel BEN ed è relativo alla mortalità per annegamento in Italia. I dati disponibili non consentono un’analisi dettagliata degli eventi morbosi associati agli annegamenti, tuttavia il quadro epidemiologico della mortalità per annegamento mostra una forte diminuzione percentuale (77%) dal 1970 al 1998. Anche in mancanza di dati precisi può essere messa a punto una serie di misure preventive di carattere generale per una riduzione del fenomeno, auspicando che maggiori conoscenze possano in futuro consentire di sviluppare programmi di prevenzione sempre più efficaci. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale articolo 2 comma 20/c legge 662/96 - Roma Editoriale Quanto benzene respira un bambino? Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) La valutazione dell’esposizione a benzene nel progetto SETIL e leucemie sono la più frequenVengono inclusi nello studio i Susanna Lagorio te neoplasia nell’infanzia. Il tas- bambini residenti nelle 15 regioni so d’incidenza è di circa partecipanti, di età compresa tra 0 diazioni ionizzanti a uso diagnosti4/100 000 nella fascia d’e- e 10 anni, ai quali è stata diagno- co, traffico in prossimità delle abità 0-14 anni, il che corrisponde in sticata una delle neoplasie di inte- tazioni (inclusa la residenza della Italia a poco più di 430 nuovi casi resse tra il 1° luglio 1999 e il 31 madre durante la gravidanza), uso all’anno. dicembre 2001 e bambini di con- di farmaci, malattie infettive, vacDal punto di vista biologico, le trollo, scelti in modo casuale tra la cinazioni e fattori favorenti l’espoleucemie sono disordini clonali del- popolazione infantile residente in sizione ad agenti infettivi come afla differenziazione, maturazione e ciascuna regione, appaiati ai follamento dell’abitazione, solvenproliferazione dei globuli biancasi per sesso ed età, in rap- ti, fumo passivo, insetticidi per il chi. Nei bambini, il tipo istoporto di 2 controlli per cia- giardino e presenza di animali dologico più comuscun caso (circa mestici, nonché alle esposizioni lane è la leucemia 840 casi e 1 680 vorative dei genitori a diversi inLe leucemie linfatica acuta. controlli attesi quinanti. sono le neoplasie Si ritiene che nei tre anni). Nel caso dei campi magnetici a più frequenti I casi vengono se- 50 Hz, della radiazione gamma e nella storia natunei bambini gnalati dai centri del benzene, invece, si cerca di stirale di questa maafferenti all’Asso- mare l’esposizione pregressa del lattia siano impliciazione Italiana bambino mediante misure dirette. cate fasi multiple di Ematologia ed Oncologia e successive di mutazioni geIl progetto di valutazione dell’ePediatrica (indirizzo web: www. sposizione a benzene, che viene preniche a carico di particolari linee di cellule staminali e diversi aieop.cineca.org). sentato in questo articolo, rappreL’obiettivo dello studio SETIL senta una linea di ricerca interna al meccanismi d’azione, forse specifici per sottotipo istologico (1), anche se consiste nel valutare il ruolo sepa- progetto SETIL ristretta, per diffile conoscenze sulle cause di questa rato e congiunto dell’esposizione a coltà tecniche e finanziarie, a un malattia sono ancora molto scarse. I diversi fattori di rischio ambientali piccolo sottogruppo di bambini che fattori di rischio noti si limitano alle nell’insorgenza della leucemia in- partecipano allo studio nazionale radiazioni ionizzanti e ad alcune ra- fantile. (circa 80 casi e 160 controlli). La raccolta di informazioni su re sindromi genetiche (ad esempio, la trisomia 21 e altre condizioni di tali esposizioni viene effettuata me- IL BENZENE È UN POSSIBILE instabilità cromosomica e difettosa diante intervista ai genitori e misu- FATTORE DI RISCHIO re dirette. riparazione del DNA). PER LA LEUCEMIA INFANTILE? Non è possibile predire con raIl progetto SETIL è uno studio Il questionario proposto ai geepidemiologico sui fattori di rischio nitori è finalizzato a ricostruire la gionevole precisione gli effetti delper la leucemia infantile, i linfomi storia personale del bambino (resi- l’esposizione a benzene sul rischio non-Hodgkin e i neuroblastomi tut- denziale, abitativa, sanitaria, ali- di leucemia nei bambini. Ci sono tora in corso in 15 regioni italiane. mentare, scolastica) con particola- diversi motivi alla base di questa inIl progetto è coordinato a livel- re riferimento all’esposizione a ra- certezza: lo nazionale da Corrado Magnani (Servizio Universitario di EpideSusanna Lagorio e il Gruppo di ricerca per la valutazione miologia dei Tumori, Azienda dell’esposizione dei bambini a benzene* Ospedaliera San Giovanni Battista Laboratorio di Igiene Ambientale, ISS di Torino). • il benzene è considerato un cancerogeno certo per l’uomo (2), ma gli effetti cancerogeni, in particolare la capacità di provocare leucemie, sono stati osservati in adulti esposti, per ragioni professionali, a concentrazioni molto più elevate (almeno di tre ordini di grandezza) rispetto a quelle misurabili nell’aria di molte città ad alta intensità di traffico o in ambienti chiusi contaminati da fumo di sigaretta (3); • il più comune tipo istologico di leucemia tra i bambini (linfatica acuta) è diverso dai tipi più comuni in età adulta (mieloide acuta o linfatica cronica); • a parità di esposizione, i bambini potrebbero presentare suscettibilità diverse dall’adulto agli effetti leucemogeni del benzene, ma non sono disponibili studi sull’associazione tra rischio di leucemia in età pediatrica e misure di esposizione personale a benzene del bambino; • l’inquinamento da traffico e il fumo passivo sono, probabilmente, le principali sorgenti di esposizione a benzene nei bambini, ma sono molto scarse le informazioni che abbiamo sul profilo di esposizione dei bambini a questo inquinante (4, 5); • la molecola del benzene non ha capacità genotossiche. La cancerogenicità del benzene è mediata da alcuni dei suoi metaboliti, cioè dai prodotti di trasformazione del benzene all’interno dell’organismo. Altre sostanze (fenoli e idrochinoni, ad esempio), presenti in molti alimenti e il cui assorbimento è modulato da alcune componenti della flora intestinale, danno origine nell’organismo a metaboliti identici a quelli del benzene (6). Un solo studio epidemiologico ha valutato il rischio di leucemia infantile in relazione a stime di esposizione a benzene (7), limitatamente a un’unica sorgente (traffico in prossimità delle abitazioni). Lo studio includeva 1 989 bambini con tumori diagnosticati nel periodo 1968-91 e 5 506 controlli di popolazione (tra questi, 986 casi di leucemia e 1 972 controlli appaiati). Per ciascuna residenza dei bambini, a partire da 9 mesi prima della na- scita, sono state raccolte informazioni sul flusso di traffico e sulle caratteristiche della strada e degli edifici circostanti. Per ciascuna residenza, utilizzando un modello di previsione, è stata stimata una concentrazione media di benzene all’esterno dell’abitazione, calcolando poi per ogni bambino un’esposizione media cumulativa. Questo studio non ha evidenziato associazioni tra stime di esposizione a benzene e incidenza di tumori totali, leucemie e tumori cerebrali. Solo per i linfomi di Hodgkin, il gruppo di casi e controlli meno numeroso (84 casi e 420 controlli), si osservava un incremento del rischio all’aumentare delle concentrazioni stimate di benzene in prossimità dell’abitazione della madre durante la gravidanza. Sull’intero gruppo di bambini in studio, le concentrazioni medie stimate di benzene in prossimità della residenza della madre in gravidanza variavano tra 0,6-29,9 ppb (1,9-96,7 µg/m3), con una media di 1,8 ppb (5 µg/m3). Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) OBIETTIVI Lo studio di valutazione dell'esposizione a benzene tra i bambini partecipanti al progetto SETIL è finalizzato a: • descrivere la distribuzione e la variabilità dell’esposizione a benzene in un campione di bambini residenti in diverse province italiane; Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) • valutare la fattibilità di stimare È necessario effettuare misure l’esposizione personale a benze- prolungate e ripetute perché le conne in un gruppo di casi di centrazioni atmosferiche di leucemia inbenzene sono fantile, mee s t re m a m e n t e diante misure variabili e dipenIl progetto SETIL dirette, dopo dono dalle conè uno studio la diagnosi; dizioni metereoepidemiologico • valutare se l’elogiche, dall’insui fattori di rischio sposizione a tensità del traffiper la leucemia infantile benzene si co veicolare e comporti codalla presenza di me fattore di altre sorgenti di confondimento nell’analibenzene negli ambienti chiusi della relazione tra esposi. Si vuole inoltre valutare l’insizione a campi magnetici a 50 Hz fluenza che alcune sorgenti (inquie rischio di leucemia infantile. namento da traffico e fumo di siSono eligibili per lo studio i casi di leucemia e i bambini di controllo residenti nelle province di Torino, Milano, Firenze, Roma, Cagliari, Catania e Palermo. Le date di diagnosi dei casi e le date di riferimento dei controlli sono comprese tra agosto 2000 e dicembre 2001. Lo studio dovrebbe includere circa 240 bambini (80 casi e 160 controlli). L’indagine si svolgerà nel 2002 e nella prima metà del 2003. METODI Lo studio prevede misure ripetute dell’esposizione personale dei bambini a benzene. Ogni serie di misure dura 7 giorni e sono previste 4 serie successive in un anno, una per stagione. garetta) hanno sul livello e sulla variabilità dell’esposizione personale dei bambini a benzene. Pertanto, contemporaneamente al monitoraggio personale, vengono effettuate misure della concentrazione di benzene in prossimità della residenza dei bambini e misure della concentrazione urinaria di cotinina. I campionamenti outdoor vengono effettuati in prossimità della residenza attuale del bambino e solo se si tratta della casa in cui il bambino ha vissuto per il 70% della propria vita (dalla gestazione alla diagnosi). La concentrazione media annuale di benzene in prossimità della residenza verrà utilizzata come indicatore dell’esposizione del bambino a benzene da sorgenti outdoor. Per il prelievo di campioni di aria in prossimità della zona respiratoria e per i prelievi outdoor sono utilizzati campionatori passivi a simmetria radiale (Radiello Fondazione Salvatore Maugeri) (Figura 1). Nei campioni di urina vengono determinate le concentrazioni medie settimanali di acido S-fenilmercapturico (S-PMA), di cotinina, di creatinina e di fenoli totali. Figura 1 - Radiello, il campionatore passivo a simmetria radiale per il prelievo dei campioni di aria Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) L’S-PMA è un prodotto di co- MATERIALE INFORMATIVO Il testo spiega obiettivi e metoniugazione del benzene-epossido DI SUPPORTO di dello studio, con linguaggio sem(uno dei metaboliti tossici del ALL’INDAGINE plice ma anche con accuratezza ed Ottenere l’adesione a un moni- esaustività. benzene) con il glutatione. Benché il tasso di conversione del benzene toraggio ripetuto e di lunga durata I genitori del bambino consea S-PMA sia probabilmente infe- non è facile e pone delicati proble- gnano agli insegnanti l’opuscolo e riore all’1%, l’uso di questo indi- mi di informazione anche al di fuo- una lettera d’accompagnamento, catore biologico per il monitorag- ri dello stretto ambito familiare del nella quale si richiede una collabobambino che partecipa al- razione per facilitare la partecipagio dell’esposizione a basse dol’indagine e deve indossare il zione del bambino al progetto SEsi di benzene è stato suggeriRadiello per tut- TIL, magari, trasformandola in to sulla base delto il giorno, un’esperienza importante per tutta le sue caratteristiquattro settima- la classe. che di alta speciI bambini ne all’anno. ficità e sensibiliche partecipano In collabora- QUALI SONO tà, oltreché della al progetto SETIL zione con il Ser- GLI ASPETTI INNOVATIVI relativa semplicidevono indossare vizio per le Atti- DELL’INDAGINE? tà della metodica il Radiello Un aspetto originale del progetvità Editoriali di determinazioper 4 settimane to SETIL consiste nel tentativo di dell’Istituto Sune (8). nell’arco di in un anno La misura periore di Sanità, valutare l’esposizione a campi madella concentrapertanto, è stato gnetici a 50 Hz (il fattore di rischio zione urinaria di progettato e rea- di principale interesse al momento cotinina (un metabolita lizzato un opuscolo informati- della pianificazione dello studio) in “interazione” con altre esposizioni a della nicotina) permetterà di vo (Figura 2). L’opuscolo ha quattro tipi di fattori di rischio noti o sospetti. quantificare l’esposizione a fumo passivo e, per differenza, la frazio- destinatari: i genitori dei bambini Questo è particolarmente imporne di dose interna di benzene (sti- coinvolti nell’indagine, i loro in- tante alla luce degli sviluppi più remata a partire dalla concentrazio- segnanti (della scuola materna o centi della ricerca sui possibili efne misurata in zona respiratoria elementare) e, limitatamente ai fetti cancerogeni dell’esposizione a e/o dall’escrezione urinaria di S- più grandicelli, gli stessi bambini bassi livelli di campi magnetici a PMA) attribuibile a sorgenti di- in studio e i loro compagni di 50/60 Hz, che hanno indebolito l’ipotesi di un’associazione (9). verse dal fumo passivo, principal- scuola. mente outdoor. L’escrezione urinaria di creatinina viene misurata per controllare nell’analisi l’effetto di confondimento dovuto alla diluizione dei campioni d’urina sulla stima della concentrazione dell’analita d’interesse. I fenoli totali vengono determinati per tener conto delle sorgenti alimentari di questi composti che nell’organismo producono gli stessi metaboliti cancerogeni del benzene. Durante la settimana di monitoraggio, viene richiesto ai genitori dei bambini di registrarne l’attività, con riferimento al tempo di permanenza nei diversi ambienti. I monitoraggi outdoor e personali di ciascun caso e dei relativi due controlli saranno contemporanei. Figura 2 - Opuscolo informativo realizzato dall’ISS Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Le evidenze scientifiche sulla relazione tra esposizione a benzene nei bambini e rischio di leucemia infantile sono molto scarse. Lo studio caso-controllo danese precedentemente descritto (7) è risultato “negativo” riguardo all’associazione tra inquinamento da benzene da traffico e leucemia infantile. Tuttavia, in Italia ci si attende che all’elevata densità di traffico veicolare in molte città italiane corrispondano maggiori concentrazioni outdoor di benzene, rispetto alle stime danesi. Ad esempio, nel progetto MACBETH (10), sono state misurate ripetutamente, tra settembre 1997 e settembre 1998, le concentrazioni outdoor di benzene in sei città europee, monitorando contemporaneamente le concentrazioni indoor e le esposizioni personali di gruppi di soggetti residenti in quelle città. In questo studio, le concentrazioni medie annuali di benzene erano di 3,1 µg/m3 (± 0,8) a Copenaghen e 8,0 µg/m3 (± 2,1) a Padova. A Roma, nel 1996, la concentrazione media annuale di benzene (50 siti di misura, 22 campionamenti per sito) era 24 µg/m3 (range 11-47 µg/m3). A Firenze nel 1996 le concentrazioni medie annuali di benzene erano 6 µg/m3 in un parco urbano, 9 µg/m3 in un quartiere residenziale e 32,1 µg/m3 in un sito ad alto traffico (11). Il tentativo di stimare l’esposizione personale complessiva dei bambini a benzene - e non solo il contributo dell’inquinamento atmosferico outdoor - rappresenta un obiettivo non esplorato nello studio danese (7), né in altri studi precedenti. Questo è un punto importante, perché quando diverse sorgenti contribuiscono all’esposizione personale a un dato fattore di rischio, l’accertamento non esaustivo di queste sorgenti può determinare distorsioni nella valutazione dell’associazione d’interesse. QUALI SONO I LIMITI DELL’INDAGINE? Naturalmente, l’indagine descritta presenta numerosi limiti che è utile discutere in dettaglio. Il metodo utilizzato per stimare l’esposizione a benzene dei casi e dei controlli potrebbe essere poco valido in quanto si basa su misure post-diagnosi ed è suscettibile a errori (rispetto alla vera esposizione pregressa) sia di tipo differenziale, che di tipo non differenziale. In linea generale, misure attuali di esposizione predicono l’esposizione media pregressa di lungo periodo tanto meglio quanto minore è la variabilità intra-individuale dell’esposizione d’interesse sul lungo periodo. L’esposizione d’interesse è l’esposizione personale dei bambini, funzione - per un agente cui si è esposti prevalentemente per via inalatoria, quale il benzene - della sommatoria delle concentrazioni in vari microambienti per il tempo trascorso in questi ultimi. Per quasi tutte le esposizioni di questo tipo nei bambini, la quota maggiore della dose giornaliera assorbita è rappresentata dalle esposizioni associate al tempo trascorso in casa, in particolare durante il sonno. Nei Paesi dell’Europa del Sud come l’Italia, l’esposizione a fumo di sigaretta side-stream e le concentrazioni ambientali outdoor dovrebbero spiega- re una quota rilevante sia della variabilità inter-individuale, sia della variabilità intra-individuale. Tuttavia, la complessità del meccanismo d’azione del benzene (la sua cancerogenesi dipende da diversi prodotti del suo metabolismo con diversi meccanismi d’azione e alcuni di questi metaboliti - ad esempio i fenoli e l’idrochinone sono contenuti in diversi alimenti o prodotti da alcune componenti della flora intestinale) rende particolarmente complicato accertare la validità degli indicatori di esposizione utilizzati. Nel progetto SETIL sarà possibile utilizzare alcune informazioni raccolte nel questionario (la storia residenziale, la storia scolastica completa - compresi il tempo trascorso a scuola e il tempo impiegato per arrivare a scuole con relativo mezzo di trasporto, la descrizione di attività per una giornata “tipo” un anno prima della diagnosi, l’esposizione lifetime a fumo passivo) per valutare l’entità dei cambiamenti tra periodo precedente e posteriore alla diagnosi. In un precedente studio di fattibilità è stata stimata la numerosità dei campionamenti ripetuti necessari a ottenere stime affidabili delle concentrazioni medie annuali di benzene outdoor (12): il numero di ripetizioni che sono state adottate nel protocollo (4 serie, una per stagione) è il minimo compatibile con una dis- Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) creta affidabilità della stima (anzi sa- inferiori a quelli di qualche anno fa misure alla stessa distanza temporarebbe stato necessario aumentare il (per l’aumento della proporzione di le dalla diagnosi (o dalla relativa danumero dei campionamenti estivi). auto catalizzate sul parco auto totale ta di riferimento) per tutti i soggetNell’indagine SETIL ci si limita e per la diminuzione del contenuto di ti in studio (casi e controlli vengoa misurare le concentrazioni di ben- benzene e aromatici nei carburanti). no arruolati contestualmente nello zene all’esterno della casa in cui In questi termini sono state studio SETIL). il bambino abita spiegate le osservaD’altra parte, occorre segnalare attualmente. zioni effettuate di il fatto che tale misclassificazione Non necessariarecente in alcune (essenzialmente una sottostima delmente questa abicittà italiane nelle le concentrazioni outdoor nelle resiL’inquinamento tazione coincidequali è iniziato da denze indice precedenti a quella atatmosferico da benzene rà con la residenqualche anno il tuale) potrebbe avere una componelle città za in cui il bammonitoraggio del nente differenziale rispetto alla tiè dovuto perlopiù bino ha vissuto benzene atmosferi- pologia urbano/semi-urbano/ruraalle emissioni veicolari più a lungo o con co. A Firenze, ad le delle residenze stesse, in quanto la residenza della esempio, le con- non è ragionevole pensare che la dimadre durante la centrazioni medie minuita concentrazione di benzene gravidanza. Non si riuscirà, annuali di benzene in un sito ad nelle emissioni veicolari e l’aumenpertanto, a esplorare l’associaalto traffico sono passate da 38,6 to del numero di auto catalizzate zione per finestre temporali diverse µg/m3 nel 1995 a 18,6 µg/m3 nel comportino una riduzione (concentrazioni cumulative, concen- 1998 (11). delle concentrazioni atmosfeQuesto fenotrazioni medie alla residenza di magriche di benzene gior durata, concentrazioni presso la meno fa prevedenelle aree non urresidenza della madre in gravidanza). re una misclassibane, dove le Le concentrazioni L’inquinamento atmosferico da ficazione delle emissioni veicoladi benzene nelle città benzene nelle aree urbane è preva- concentrazioni di ri non sono la italiane, grazie lentemente dovuto alle emissioni vei- benzene outdoor sorgente princial maggior numero colari. Il contenuto di benzene e di per tutte le abitapale di benzene di auto catalizzate, aromatici nei carburanti influenza la zioni indice dioutdoor. L’impatè in diminuzione concentrazione di benzene nei gas di verse dall’attuale to di questo fenoscarico. Le marmitte catalitiche ri- residenza, ma meno sulla reladucono efficacemente la concentra- non necessariazione in studio zione di composti organici volatili - mente una misclassificaziopotrebbe non essere trascuratra cui il benzene - nei gas di scarico. ne di tipo differenziale (cioè bile nel caso in cui le residenze Ci si attende che le concentrazio- di entità diversa in relazione allo precedentemente abitate si distrini atmosferiche di benzene misurate stato di caso o di controllo), in buissero in modo differenziale tra nei centri urbani italiani siano oggi quanto si prevede di effettuare le casi e controlli rispetto alla tipolo- di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Cagliari); Roberto Rondelli (Clinica Pediatrica III, Università degli Studi di Bologna) per l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP). Riferimenti bibliografici Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) gia urbano/rurale. Il problema potrà essere in parte risolto tenendo conto nell’analisi delle caratteristiche urbano/rurali del comune di residenza, oppure elaborando indicatori di esposizione “da modello”. L’uso di indicatori biologici di esposizione a benzene e a nicotina, è particolarmente problematico nel contesto specifico di uno studio caso-controllo, perché non è possibile sapere se il metabolismo di inquinanti e/o l’escrezione urinaria dei metaboliti d’interesse possano essere influenzate nei casi dalla condizione patologica e/o dal trattamento che è seguito alla diagnosi (i bambini, tuttavia, quando vengono monitorati sono in completa remissione e l’eventuale chemioterapia è stata fatta almeno sei mesi prima del momento del prelievo di urine). CONCLUSIONI Con 80 casi e 160 controlli, lo studio di valutazione dell’esposizione a benzene non avrà la potenza statistica necessaria a valutare la relazione tra intensità di esposizione a benzene e rischio di leucemia infantile. L’indagine si configura, dunque, come uno studio collaterale che permetterà di descrivere la distribuzione e la variabilità dell’esposizione a benzene in un campione di bambini residenti nelle principali province italiane e valutare la fattibilità di stimare l’esposizione a benzene in un gruppo di casi di leucemia infantile, mediante misure dirette, dopo la diagnosi. * Gruppo di ricerca per la valutazione dell’esposizione dei bambini a benzene Susanna Lagorio, Ivano Iavarone, Luigi Turrio Baldassarri, Cinzia La Rocca (Istituto Superiore di Sanità, Roma); Alberto Salvan (LADSEB CNR, Padova); Vincenzo Cocheo (Centro Ricerche Ambientali, Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Padova); Sergio Ghittori (Laboratorio Monitoraggio Esposizione Inquinanti Aeriformi, Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Pavia); Corrado Magnani (Servizio Universitario Epidemiologia dei Tumori, AO San Giovanni Battista, Torino); Luigi Bisanti, Maria Sciacca e Giuseppe Sampietro (Servizio Epidemiologia, ASL Città di Milano); Lucia Miligi (CSPO, AO Careggi, Firenze); Francesco Forastiere, Paola Michelozzi e Ursula Kirchmayer (Dipartimento Epidemiologia ASL RME); Lorenzo Gafà, Santina Cannizzaro, Giuliana Buscema (Lega Tumori Onlus di Ragusa); Maria Valeria Torregrossa (Dipartimento Igiene e Microbiologia, Università degli Studi di Palermo); Luigi Cocco (Istituto 1. 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The study is based on repeated measurements (four series in one year, each lasting one week) of benzene concentrations in breathing zone air samples and in proximity of the child’s residence, as well as of biological indicators of exposure (urinary excretions of S-PMA, cotinine and phenols). Bookmark A cura di Lorenza Scotti, Servizio per le Attività Editoriali, ISS L’universo virtuale questo mese si snoda nella rete a caccia di notizie sulla qualità dell’aria che respiriamo. Ecco una breve rassegna utile per districarsi tra le competenze in ambito di salvaguardia ambientale di alcune istituzioni nazionali e internazionali. www.minambiente.it Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, visitando la sezione Inquinamento e rischi industriali, è possibile conoscere problemi e prospettive sulla valutazione dell’inquinamento atmosferico e leggere le analisi della concentrazione di benzene riscontrata nel corso del 2001 in alcune città italiane. Gli argomenti sono trattati in modo chiaro ed esaustivo per gli addetti ai lavori e non. Alla voce Inquinamento atmosferico tutti i documenti elencati sono accessibili in formato Pdf. www.arpa.veneto.it/aria/benzene.htm “A proposito di benzene” è il titolo del documento redatto a cura della Direzione Tecnico-Scientifica dell’Osservatorio Aria dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto. Il documento illustra le principali caratteristiche di questa sostanza chimica liquida e incolore, con effetti tossici sulla salute dell’uomo. Le Agenzie Regionali, con competenze nel campo del controllo e della prevenzione dall'inquinamento, sono i centri deputati alla vigilanza e al controllo ambientale in sede locale. www.iclei.org L’International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI) è l’agenzia mondiale per la salvaguardia ambientale e la tutela del territorio. L’agenzia ha molteplici sedi in varie parti del mondo: a Toronto, in Canada e a Berkeley in California (USA); altre sedi distaccate sono in America Latina, Sud Africa, Australia, Giappone e infine, in Europa. Nel sito sono reperibili informazioni dettagliate sulle iniziative e sui progetti in corso su scala mondiale in tema di miglioramento della qualità della vita. Molto interessanti le sezioni Case Studies, Project Summaries e i link alle organizzazioni ICLEI affiliate. www.epa.gov Restando in ambito di protezione per la salute dell’uomo e salvaguardia dell’ambiente naturale, l’Environmental Protection Agency (EPA) è l’agenzia statunitense che svolge attività di controllo e determina gli standard per i livelli di mantenimento della qualità dell’aria, acqua e suolo. Sulla home page del sito è possibile effettuare approfondimenti grazie alla moltitudine di argomenti chiave (key topics) trattati. La pagina www.epa.gov/ttn/atw/hlthef/ benzene.html riporta un documento sull’esposizione al benzene e gli effetti sulla salute dell’uomo. Ancora benzene. Il documento è curato dalla Division of Toxicology dell’Agency for Toxic Substances and Disease Registry (ATSDR) di Atlanta (USA). Si tratta di una serie di domande e risposte su cosa è il benzene e quali danni può causare sulla nostra salute. Nella sezione Frequently Asked Questions sono riportate informazioni circa le sostanze pericolose e i loro effetti sulla salute umana. La pagina è consultabile all’indirizzo: www.atsdr.cdc. gov/tfacts3.html Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) www.atsdr.cdc.gov Sorveglianze nazionali LA MALARIA IN ITALIA NEL 2000-01 Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Roberto Romi1, Daniela Boccolini1, Stefania D’Amato2, Dina Caraffa De Stefano2 e Giancarlo Majori1 1Laboratorio di Parassitologia, ISS 2Direzione generale della prevenzione, Ministero della Salute La malaria, non più endemica in Italia da circa 40 anni, è oggi la più comune malattia d’importazione nel nostro Paese. La malaria da Plasmodium falciparum venne eradicata subito dopo l’avvio del piano nazionale quinquennale (1947-1951) di lotta alla malaria, mentre casi sporadici di malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962; nel 1970 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò l’Italia ufficialmente libera dalla malaria. Un sistema di sorveglianza della malaria, integrato nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), è tuttora operante al fine di prevenire una possibile reintroduzione della trasmissione. Il sistema è indirizzato a monitorare e definire il profilo epidemiologico dei casi d’importazione ed evidenziare, ai fini di un intervento immediato, eventuali casi autoctoni. Come per le altre malattie infettive, anche la malaria è soggetta a denuncia obbligatoria: le Aziende Sanitarie Locali notificano i casi all’Ufficio III del Dipartimento per la Prevenzione del Ministero della Salute. I preparati emoscopici (vetrini con striscio di sangue e/o goccia spessa) allegati alla notifica vengono inviati dal Ministero al Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per la conferma della diagnosi. Fino al 1985 il numero dei casi d’importazione è stato inferiore ai 100 casi/anno (1). Da quella data il numero annuale di casi importati è costantemente aumentato, fino a raggiungere un picco di oltre 1 000 casi nel 1999 (2, 3). Fino al 1994 questo aumento ha riguardato sia il numero di casi di malaria occorsi tra i cittadini italiani che quelli tra gli immigrati. A partire dal 1995 invece l’incremento è stato legato solo al costante aumento del numero di casi tra gli immigrati, mentre i casi tra cittadini italiani sono andati progressivamente riducendosi. Degli oltre 8 000 casi di malaria notificati al Ministero della Sanità nella decade 1989-1999, 7 953 sono stati confermati dall’ISS; tra questi 4 026 (51%) occorsi a italiani e 3 927 (49%) a immigrati. I casi di importazione sono stati 7 935 (99,7%), mentre in 20 casi (0,3%) la malaria è stata contratta in Italia. Tra questi, 8 casi sono stati indotti da trasfusione e 2 da contaminazione acci- dentale di siringhe tra tossicodipendenti (n. 1) o personale sanitario (n. 1); 9 casi sono stati classificati come criptici, ovvero di incerta origine, anche se ragionevolmente attribuibili all’importazione accidentale di vettori infetti (2 casi da aeroporto e 7 da bagaglio); infine 1 caso è stato trasmesso da anofeli indigene, il primo e unico caso dopo l’eradicazione della malaria in Italia (4). Nella stessa decade si sono verificati 65 decessi per malaria da P. falciparum, pari a una letalità media dell’1,2%. Per la prima volta dopo oltre un ventennio, nel 2000 si è verificata un’inversione di tendenza nel numero totale di casi di malaria importati annualmente, con una riduzione di circa il 10% rispetto al 1999; la tendenza è stata confermata nel 2001 con un’ulteriore riduzione del 9% rispetto al 2000. Nella Tabella sono riportati alcuni dati epidemiologici relativi ai casi di malaria confermati dal Laboratorio di Parassitologia dell’ISS nel 2000 e nel 2001. Tabella - Caratteristiche dei casi di malaria diagnosticati in Italia (anni 2000-01) Casi confermati Totale Origine Importati Autoctoni Cittadinanza Cittadini italiani Immigrati Specie plasmodiale Plasmodium falciparum Plasmodium vivax Plasmodium ovale Plasmodium malariae Forme miste Continente di provenienza Africa Asia America Oceania (Papua Nuova Guinea) Decessi 2000 n. % 2001 n. % 997 100,0 889 100,0 976 1* 99,9 0,1 889 100,0 0 0,0 263 714 26,9 73,1 276 613 31,0 69,0 812 87 60 14 4 83,1 8,9 6,1 1,4 0,4 703 80 88 15 3 79,1 9,0 9,9 1,7 0,3 901 47 25 4 4 92,2 4,8 2,6 0,4 0,5 800 64 20 5 1 90,0 7,2 2,2 0,6 0,1 (*) Contaminazione di strumenti in ambiente ospedaliero Nel biennio 2000-01 i casi occorsi tra cittadini italiani hanno mediamente rappresentato il 29% dei casi totali, confermando il costante incremento percentuale dei casi tra gli immigrati (61%). La specie plasmodiale predominante è stata P. falciparum che nel biennio ha rappresentato oltre l’80% dei casi totali, seguito da P. vivax, P. ovale e P. malariae, rispettivamente con il 9%, l’8% e l’1,5%. I casi di malaria del biennio sono stati contratti in 60 diversi Stati, 44 dei quali in Africa (73%), 8 nel Centro e Sudamerica, 7 in Asia e 1 in Oceania (Papua Nuova Guinea). Gli immigrati provengono prevalentemente dall’Africa occidentale (94%; n. 1 247), in particolare da 4 Stati: Ghana, Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio. Come conseguenza di ciò P. ovale sta diventando la specie più comune dopo P. falciparum e nel 2001 il numero di casi dovuti a questo plasmodio ha superato per la prima volta quello dei casi da P. vivax. Su un totale di 1 924 preparati ematici inviati dalle strutture del SSN per la conferma di diagnosi nel biennio 2000-01, la diagnosi è stata confermata dall’ISS nell’82,5% dei casi (n. 1 587). Tra le diagnosi non confermate (17,5%) si riscontra il 40% di diagnosi errate, il 42% di preparati senza diagnosi emoscopica e il 18% di preparati risultati negativi all’osservazione standard. RACCOMANDAZIONI Riferimenti bibliografici 1. Sabatinelli G, Majori G. Eurosurveillance 1998; 3(4): 38-40. 2. Romi R, Boccolini D, Majori G. Eurosurveillance 1999; 4(7/8): 85-7. 3. Romi R, Boccolini D, Majori G. Eurosurveillance 2001; 6(10): 143-7. 4. Baldari M, Tamburro A, Sabatinelli G, et al. Lancet 1998; 351:1246-8. Sorveglianze nazionali LA MORTALITÀ PER ANNEGAMENTO IN ITALIA Marco Giustini1, Franco Taggi1 e Enzo Funari2 1Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS 2Laboratorio di Igiene Ambientale, ISS Gli annegamenti e le lesioni alla colonna vertebrale conseguenti ad attività ricreative in aree di balneazione rappresentano eventi molto gravi che interessano spesso la fascia di popolazione più giovane, con la più lunga attesa di vita. La perdita della vita di un giovane, le gravi menomazioni che sono conseguenza di molti semiannegamenti e delle lesioni alla colonna vertebrale rappresentano motivo di gravi sofferenze e comportano elevati costi sociali. I dati disponibili in Italia non consentono un'analisi degli eventi morbosi associati a questo fenomeno. Tuttavia, limitandoci alla sola mortalità, i dati forniti dall'ISTAT permettono di delineare i trend e le caratteristiche degli eventi mortali dovuti a questa causa nel periodo 1969-98, l’ultimo anno per il quale sono disponibili, a oggi, i dati. Gli eventi considerati sono quelli indicati dalla codifica ICD IX con il codice E910. Saranno presi in considerazione anche quei decessi la cui causa viene classificata in base ai codici E830-E838, che si riferiscono alla mortalità secondaria a incidenti occorsi a mezzi di trasporto per acqua, nei quali è possibile individuare un ulteriore numero di decessi relativamente a questa causa. Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Tutti i viaggiatori e i gruppi di lavoratori che si recano in zone dove la malaria è endemica devono consultare il proprio medico, o l’apposito servizio della ASL per essere informati sul tipo di profilassi antimalarica da effettuare. I medici possono a loro volta consultare i seguenti siti per un aggiornamento sulle aree malariche e i relativi schemi profilattici: • www.iss.it/sanita/index.htm (Istituto Superiore di Sanità); • www.sanita.it/malinf (Ministero della Salute); • www.who.int/ith/index/html (Organizzazione Mondiale della Sanità). Nessun farmaco è esente da effetti collaterali, pertanto la chemioprofilassi va prescritta solo se necessaria. Se la chemioprofilassi è ne- cessaria, il farmaco antimalarico deve essere appropriato all’area in cui il viaggiatore si reca. L’assunzione di farmaci antimalarici a dose singola settimanale deve essere iniziata 1 settimana prima del viaggio ed essere poi proseguita con regolarità durante tutto il periodo di soggiorno nell’area a rischio e per 4 settimane dopo il rientro. La profilassi con meflochina dovrebbe essere iniziata preferibilmente 2-3 settimane prima della partenza per evidenziare eventuali effetti collaterali e poter considerare possibili alternative. La profilassi con farmaci da assumere a cadenza giornaliera va iniziata un giorno prima della partenza. Gruppi a rischio sono le donne in gravidanza e i bambini, a cui vanno prescritti farmaci e posologie specifiche. Nessun farmaco antimalarico conferisce una protezione completa, quindi in caso di febbre, in presenza o assenza di altri sintomi, deve essere sempre sospettata una possibile infezione malarica da Plasmodium falciparum, se essa si presenta dopo 1 settimana e prima di 2 mesi dalla possibile esposizione alla malaria. Le recidive da P. vivax e P. ovale non sono prevenute dalla comune chemioprofilassi. In caso di sospetta malaria va chiesta assistenza medica e una diagnosi emoscopica della malaria, con prelievi di sangue effettuati a opportuni intervalli. Per quel che riguarda la profilassi comportamentale, va ricordato che i vettori della malaria, zanzare appartenenti al genere Anopheles, hanno abitudini crepuscolari e notturne, dunque pungono solamente nell’intervallo di tempo che va dal tramonto all’alba. Per evitare le punture è sufficiente adottare alcuni semplici accorgimenti che vanno comunque messi in atto anche quando si effettua la farmaco-profilassi: all’aperto indossare abiti con maniche lunghe, pantaloni e calze, tutti di colore chiaro, trattando con prodotti insetto-repellenti le parti del corpo che rimangono scoperte. Al momento di dormire, se non si soggiorna in ambienti condizionati o schermati, ispezionare accuratamente la stanza ed eventualmente trattare con insetticidi; dove necessario può essere impiegata la zanzariera da letto. Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Dal 1969 al 1998 sono morte per annegamento 24 496 persone di cui 20 068 maschi (81,9% ) e 4 428 femmine (18,1%). Pochi di questi decessi (circa il 10% negli ultimi anni) sono dovuti ad annegamenti conseguenti a incidenti occorsi a mezzi di trasporto per acqua. Le principali caratteristiche della mortalità per annegamento per gli anni 1970, 1980, 1990 e 1998 sono mostrate nella Tabella. Il tasso di mortalità è passato da 22,7 a 5,2 morti ogni milione di residenti/anno, con una diminuzione percentuale del 77%. Questo calo appare sufficientemente uniforme nei due sessi dove il rapporto di mortalità è pari a 5:1. Stratificando i dati per età, si osserva un trend che mette in evidenza come il calo generale sia progressivamente più marcato nelle classi di età più giovani. Attualmente, i tassi di mortalità più elevati appartengono alla classe di età superiore ai 70 anni (9,4/1 000 000), seguita da quella compresa tra 15 e 29 anni (6,1/1 000 000) e da quella tra 50 e 69 anni (5,9/1 000 000). Circa il 42% dei soggetti è morto al di fuori della propria provincia di residenza. Facendo riferimento al numero di morti, il cambiamento della distribuzione del fenomeno nelle classi di età appare notevole. Mentre nel 1969 1 decesso su 4 avveniva entro i 14 anni di età, nel 1998 meno dell'8% dei morti per annegamento è imputabile a questa classe di età. A questa diminuzione in termini percentuali si accompagna un incremento della quota percentuale nelle classi di età più anziane: tra il 1969 e il 1998 la percentuale dei decessi nella classe di età 30-49 anni è passata dal 15,5 al 23,2%; nella classe 50-69 anni è aumentata dal 17,8 al 25,1%, mentre la mortalità per annegamento dei più anziani (oltre 70 anni) è passata dal 9,0 al 19,1%. Molti fattori hanno contribuito al radicale mutamento del quadro epidemiologico degli annegamenti in Italia. Certamente una parte della diminuzione osservata è da ascrivere alle maggiori probabilità di sopravvivenza dovute alla disponibilità di unità di rianimazione car- Tabella - Principali caratteristiche della mortalità per annegamento (Italia 1970, 1980, 1990 e 1998) Caratteristiche Classi d’età 0-14 15-29 30-49 50-69 70 e oltre Sesso Maschi Femmine Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Italia 1970 Tassi* 1980 Tassi* 1990 Tassi* 1998 Tassi* 22,3 32,9 13,7 21,0 28,5 13,5 22,7 10,9 14,1 21,7 4,6 12,0 6,7 8,0 14,2 3,0 6,1 4,6 5,9 9,4 39,0 6,4 25,7 6,1 14,4 3,2 9,7 1,6 25,6 31,8 16,5 16,9 22,4 22,7 17,0 23,7 11,4 12,2 14,2 15,7 7,6 11,6 6,4 6,9 10,9 8,3 5,6 5,7 4,8 4,7 5,7 5,2 (*) Per 1 000 000 residenti/anno dio-polmonari e alla presenza di persone in grado di effettuare efficacemente le operazioni di salvataggio. Ulteriori fattori comprendono l’accresciuto ruolo dell’educazione da parte della scuola e della famiglia e dell’informazione da parte dei mezzi di comunicazione in riferimento ai rischi associati alla balneazione. In Italia, il rapporto di mortalità maschi/femmine è leggermente superiore a quello riportato in altri Paesi (1-3), dove il rapporto è 4:1. Le ragioni dell’elevato rapporto di mortalità potrebbero risiedere nel fatto che in genere i maschi sono più a contatto con l’ambiente acquatico (sia per attività occupazionali che ricreative) e consumano più alcol, uno dei principali fattori di rischio per l'annegamento (4). L'alcol, infatti, comporta da un lato una diminuita capacità di affrontare le difficoltà e dall’altro un atteggiamento di sottovalutazione del pericolo. La mancanza di sorveglianza da parte degli adulti appare, invece, il principale fattore favorente degli incidenti di annegamento dei bambini. I programmi di prevenzione a loro volta potranno essere resi più efficaci man mano che aumentano le conoscenze su questi fenomeni, le cause e i fattori che li determinano. A questo scopo è ne- cessario raccogliere i dati e le informazioni riguardanti la tipologia dell’ambiente dove è avvenuto l’incidente (fiume, lago, mare, piscina, spiaggia controllata, ecc.), la causa (ambientale: correnti, acqua fredda, ecc.; soggettiva: malessere o patologia), l’attività ricreativa svolta (attività subacquea, nuoto in superficie, pesca da imbarcazioni, dalla spiaggia, da scogli, ecc). Tuttavia, anche in mancanza di dati più precisi, possono essere prese una serie di misure di carattere generale volte alla riduzione del fenomeno. Queste includono una diffusa informazione sui rischi associati al consumo dell'alcol, una maggiore sorveglianza dei bambini da parte degli adulti, un miglioramento delle capacità natatorie e un miglioramento delle conoscenze di primo e pronto soccorso in particolare fra gli addetti alla sorveglianza. Riferimenti bibliografici 1. Rouse A. West Engl Med J 1991; 106(3): 65-6. 2. Langley JD, Warner M, Smith GS, et al. Aust N Z J Public Health 2001; 25(5): 451-7. 3. www.cdc.gov/ncipc/factsheets/ drown.htm 4. Lunetta P, Penttila A, Sarna S. Int J Epid 1998; 27: 1043-83. Studi dal territorio EPIDEMIA DI MORBILLO IN CAMPANIA. AGGIORNAMENTO Marta Ciofi degli Atti1, Stefania Salmaso1 per il gruppo di coordinamento SPES*, Renato Pizzuti2, Paola D’Agnese2, Crescenzo Bove3, Domenico Protano3, Angelo D’Argenzio4 e Maria Luigia Trabucco4 1Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS 2Agenzia Regionale Servizi Sanitari, Regione Campania 3ASL Caserta 1 4ASL Caserta 2 Provincia Copertura n. pediatri n. bambini n. casi Incidenza vaccinale SPES assistiti segnalati per 100 000 nati 1998 (%) Caserta Napoli Salerno Avellino Benevento 61 63 67 70 84 4 11 9 2 24 4 117 9 158 7 781 1 489 18 809 202 409 36 0 15 4 906 4 466 463 0 80 Totale 65 50 41 354 662 1 601 pito soprattutto le due provincie con coperture più basse (Caserta e Napoli), mentre le provincie con coperture più elevate (Benevento e Avellino) hanno avuto meno casi. Per quanto riguarda Avellino, va segnalato che partecipano a SPES solo due pediatri, quindi i risultati vanno interpretati con cautela. L’analisi dei ricoveri è stata effettuata nei principali ospedali regionali che hanno reparti di malattie infettive (Ospedale Cotugno di Napoli, Ospedali di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno), ed è aggiornata al 5 giugno 2002. Nei primi 5 mesi dell’anno, sono state ricoverate per morbillo 368 persone. Di queste, 63 hanno avuto complicanze polmonari, 13 un’encefalite e 3 sono decedute. I tre decessi si sono verificati in bambini, rispettivamente di 6 mesi, 4 e 10 anni. La maggioranza dei ricoveri (258/368) è stata effettuata al Cotugno di Napoli; in questo ospedale i ricoverati avevano un’età compresa tra 15 giorni e 68 anni, con il 17% dei ricoveri oltre i 14 anni di età. L’incidenza nelle altre regioni è stata nettamente inferiore a quanto osservato in Campania. Esclusa questa regione, l’incidenza del morbillo tra gennaio e aprile 2002 è stata in media di 33 casi/100 000. L’epidemia di morbillo in Campania ha le caratteristiche di un’epidemia in una popolazione a copertura vaccinale intermedia, cioè non tanto bassa da non interferire con l’epidemiologia del morbillo, ma non abbastanza elevata da interrompere la circolazione della malattia. Infatti, in questa regione l’ultima epidemia di morbillo si era verificata nel 1996, l’intervallo interepidemico è stato quindi molto più lungo di quanto osservato in assenza di vaccinazione (6 anni, rispetto a 3). La chiave per prevenire epidemie di questo tipo è prevenire l’accumulo di suscettibili in tutte le fasce di età, in tempi più rapidi possibili. Le autorità sanitarie regionali hanno quindi raccomandato di: a) intensificare l’offerta attiva della vaccinazione antimorbillo agli esposti in ambito familiare e scolastico; b) effettuare la vaccinazione a partire dai 6 mesi di vita, rivaccinando dopo l’anno i bambini vaccinati tra 6 e 12 mesi; c) offrire la vaccinazione a tutti gli individui non vaccinati e con anamnesi negativa per morbillo. La situazione della Campania non è unica in Italia, perché vi sono altre regioni con bassi livelli di copertura vaccinale. Per evitare nuove epidemie è quindi indispensabile un forte impegno sia politico che tecnico, che garantisca in tutte le regioni il raggiungimento di elevate coperture vaccinali, sia nel secondo anno di vita che nei bambini e ragazzi più grandi. Riferimenti bibliografici 1. Ciofi degli Atti M, Salmaso S. per il gruppo di coordinamento SPES. Not Ist Super Sanità 2002; 15(4) - Inserto BEN: iii-iv. 2. Bove C, Caiazzo AL., Castiello R, et al. Not Ist Super Sanità 2002; 15(3) Inserto BEN: i-iii. Donato Greco, Nancy Binkin, Paolo D’Argenio, Paola De Castro, Carla Faralli Comitato editoriale BEN Full English version is available at: www.ben.iss.it e-Mail: [email protected] Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Nel BEN dello scorso aprile è stata riportata la notizia di un aumento dell’incidenza del morbillo in Campania rilevato dalla rete SPES (1). Questo articolo riporta un aggiornamento sull’epidemia e informazioni su ricoveri e complicanze ottenute da un’indagine ad hoc attualmente in corso in Campania. In Campania, nei primi quattro mesi del 2002 hanno partecipato a SPES 50 pediatri in media ogni mese, che seguono circa 41 000 bambini tra 0 e 14 anni (cioè il 4% della popolazione regionale della stessa fascia di età). Tra gennaio e aprile il numero di casi di morbillo segnalati è andato progressivamente aumentando; in totale sono stati segnalati 662 casi, rispetto ai 18 segnalati nei due anni precedenti. In questi quattro mesi l’incidenza di morbillo stimata da SPES è stata di 1 600 casi ogni 100 000 bambini fino a 14 anni di età, pari a una stima di circa 17 000 casi di morbillo verificatisi nella popolazione pediatrica della Campania. L’incidenza maggiore è stata osservata nei bambini tra 5 e 9 anni, seguiti dai ragazzi tra 10 e 14 anni. La distribuzione per provincia dell’incidenza è riportata in Tabella, insieme alla copertura vaccinale per il morbillo per i nati del 1998, stimata nel 2000-01 (2) e rielaborata per provincia. L’incidenza per provincia corrisponde alle coperture vaccinali; infatti il morbillo ha col- Tabella - Incidenza dei casi di morbillo e copertura vaccinale per provincia. (dati SPES regione Campania, gennaio-aprile 2002) Il Comitato Pari Opportunità dell’ISS Questo contributo è dedicato alla memoria di Maria Orlando, Presidentessa del Comitato Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) l 3 maggio scorso si è svolto in Istituto un seminario per la presentazione dei risultati di una ricerca sulla presenza femminile e la progressione in carriera delle ricercatrici dell’ISS. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un rapporto dell’Istituto (1) e presentati al seminario da Marina Torre, membro del Comitato Pari Opportunità, alla quale, con l’occasione sono state rivolte alcune domande sull’attività del Comitato. CHE RICADUTA HA AVUTO L’ATTI- COMITATO SUL PERSOISS? Questo Comitato ha lavorato per far sentire all’interno dell’ISS la propria presenza e per sensibilizzare l’attenzione di tutto il personale su argomenti che in qualche modo potessero essere motivo di discriminazione. Inoltre, ha tentato di fare opera di promozione dell’educazione alla salute attraverso l’organizzazione di convegni e seminari su temi di interesse generale. Ha cercato infine, sempre attraverso l’organizzazione di conferenze, di aggiornare il personale per quanto riguarda la legislazione in materia di tutela della maternità e della famiglia (congedi parentali). VITÀ DEL NALE formazione, avanzamenti di carQUANDO È STATO ISTITUITO riera, ecc.). Assicura, inoltre, una IL COMITATO PARI OPPORTUNITÀ? Il Comitato Pari Opportunità continua collaborazione con l'am(CPO) è stato istituito presso ministrazione su tutte le l’Istituto Superiore di Sanità problematiche inerenti l'ef(ISS) con il DM fettiva parità uoSanità 1° giugno mo-donna nelle 1993 con lo scocondizioni di laIl Comitato Pari po di promuovevoro e sviluppo Opportunità (CPO) re e curare l'approfessionale, dell’ISS è stato istituito plicazione della con particolare nel 1993 normativa in attenzione al mimateria di pari glioramento delopportunità uola qualità della mo-donna all'interno delvita nell'ambiente di lavoro, lo stesso ISS (2). Come prealla valorizzazione delle capacità COME È CONFRONTABILE L’ATTIVIvisto dall’art. 5 del DPR n. 171 del di tutte le persone, alla promozio- TÀ DEL CPO DELL’ISS CON ANA12 febbraio 1991, il CPO è un ne dell'educazione alla salute e al- LOGHI COMITATI A LIVELLO NAComitato paritetico composto la promozione della salute e della ZIONALE? cioè da rappresentanti designati sicurezza sul lavoro. A tal fine il Per il momento abbiamo stabilidalle organizzazioni sindacali ope- CPO sottopone all'amministrato contatti principalmente ranti in Istituto e da un pari nu- zione eventuali atti di discricon la Commissione Naziomero di rappresentanti dell'ISS. Il minazione e svolnale Pari OpporComitato attualmente in carica è il ge indagini, ricertunità e con i secondo nella storia dell’ISS. No- che e analisi volte Comitati Pari Il CPO promuove, minato il 13 marzo 1998, è for- a conoscere la siOpportunità detra le altre cose, mato da un presidente, 11 mem- tuazione del pergli altri enti di ril’educazione bri e una segretaria (Tabella). Il sonale e a indivicerca; con questi alla salute CPO si preoccupa di sensibilizza- duare situazioni ultimi, in partire l'ambiente di lavoro alle tema- discriminatorie. colare, per poter tiche delle pari opportunità e di Infine promuove apportare insieformulare proposte per garantire studi, seminari e convegni me alcuni emendamenti al l'effettiva parità uomo-donna al- su tematiche inerenti le contratto che è stato recentel’interno dell'ISS; per questo deve proprie attività. mente siglato, in termini di pari opessere consultato per tutte le problematiche che possano comproMarina Torre mettere tale parità (orario e orgaLaboratorio di Ingegneria Biomedica, ISS nizzazione del lavoro, mobilità, Tabella - Composizione del Comitato Pari Opportunità dell’ISS Maria Orlando Francesca Aulicino Patrizia Campagna Maria Rosaria Dupuis Giuliana Eramo Luciana Gramiccioni Donatella Maffi Laura Mancini Valeria Martini Linda Montecchia Serena Risica Marina Torre Rosella Mantovani Presidente Membro Membro Membro Membro Membro Membro Membro Membro Membro Membro Membro Segretaria Laboratorio di Biochimica Clinica Laboratorio di Igiene Ambientale Laboratorio di Farmacologia Divisione VI Divisione IX Laboratorio di Tossicologia Applicata Laboratorio di Biochimica Clinica Laboratorio di Igiene Ambientale Divisione V Divisione VII Laboratorio di Fisica Laboratorio di Ingegneria Biomedica Laboratorio di Igiene Ambientale l’ISS, si verifica anche da noi una segregazione verticale di genere con proporzioni analoghe a quelle registrate per gli altri enti. Comunque il dato più sconcertante dell’attuale nuova configurazione dell’Istituto sta sicuramente nella composizione degli organi gestionali dell’ente e cioè del Consiglio di amministrazione, del Comitato scientifico e del Collegio dei revisori tra i cui membri non è presente nemmeno una donna, se non nella funzione di segretaria. Ciò che rende ancor più incredibile questa situazione è il constatare che prima dell’attuazione della trasformazione in ente gli organi gestionali attivi contemplavano al loro interno ben 12 donne su 43 membri nel Comitato scientifico e 1 donna su 7 membri nel Comitato amministrativo. Un ulteriore motivo di preoccupazione è sicuramente dato dall’attuazione del nuovo regolamento, attualmente all’approvazione degli organi competenti, secondo il quale i 20 laboratori saranno contratti in 7 dipartimenti e 2 centri nazionali. In questa nuova configurazione va evitato che le donne perdano di rappresentatività nell’assunzione di incarichi di responsabilità e direzione. Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) portunità nell’organizzazione del la- sonale censito nei ruoli di anzianità voro. Abbiamo avuto poi contatti al 1° gennaio 2001 (1). Ne è emersporadici con CPO di altre ammini- so che le donne rappresentano la strazioni soprattutto in occasiomaggioranza del personale ne delle manifestazioni che ab(54% del totale del personale; biamo organizzato 52% della comin Istituto. Infatti, ponente scientifinello svolgimento co-tecnica e 62% Il 52% della nostra attividella componendella componente tà, è divenuto orte amministratiscientifico-tecnica mai un appuntava) con una intedell’ISS è rappresentato mento fisso il conressante presenza da donne, ma solo vegno che organei profili di riil 34% ricopre nizziamo annualcercatore/tecnolivelli apicali mente. Finora ne logo (68%) e prisono stati organizmo ricercatozati tre su temi re/primo tecnoinerenti la salute: nel 1999 logo (58%). Questi valori, tut“La tutela della salute della tavia, diminuiscono drasticamente donna”, nel 2000 “ La sicurezza dei quando si considera il profilo di di- QUALI LE PROSPETTIVE FUTURE? giocattoli e articoli per l’infanzia” e rigente di ricerca/dirigente tecnoloSicuramente in questo momeninfine nel 2001 “Salute della popo- go (34%). Anche per quanto ri- to l’obiettivo a brevissimo termine lazione e qualità degli alimenti”. guarda gli incarichi di responsabili- che ci siamo poste, alla luce di quanÈ nostra intenzione cercare di tà le donne sono sottorappresento emerso dall’indagine concreare una rete di comunicazione tate. Infatti, a fronte di una dotta sul personale, è la sensicon altri Comitati Pari Opportuni- presenza di ricerbilizzazione del tà, sia di altri enti di ricerca, di uni- catrici pari al 56% Ministro della versità, e di pubbliche amministra- del personale riSalute e delle auIl CPO si propone zioni, al fine di mettere in comune, cercatore, solo il torità competendi sensibilizzare idee, problematiche ed esperienze. 46% delle direti, della comunil’attenzione sulla totale zioni di reparto e tà scientifica e dei assenza delle donne vertici dell’IstituCHE RUOLO HANNO LE DONNE IN solo il 25% delle negli organi gestionali direzioni di laboto sulla situazioISTITUTO? dell’ISS Siamo riuscite, proprio recente- ratorio è attribuine di totale asmente, a raggiungere un obiettivo ta alle donne. senza di donne Da un conche ci eravamo poste sin dall’insenegli organi gediamento del Comitato e cioè la ste- fronto con quanto pubblicastionali e sulla scarsa presenza sura di un rapporto sulla presenza to per gli altri enti di ricerca femminile in Istituto negli incarifemminile e sulle carriere delle ri- (3) risulta che, nonostante l’elevato chi di responsabilità. Questo socercatrici in Istituto basato sul per- numero di donne dipendenti del- prattutto in vista della ristruttura- portunità e, a tal proposito, sarebbe importante trovare in ciascun laboratorio, divisione, servizio tecnico un referente in tema di pari opportunità che faccia da trait d’union tra il Comitato e le realtà lavorative delle singole strutture. Riferimenti bibliografici Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) 1. Torre M, Calamandrei G, Orlando M. Personale femminile e carriere delle ricercatrici dell’Istituto Superiore di Sanità. Primo rapporto. Roma, Istituto Superiore di Sanità. Rapporti ISTISAN 02/5 (consultabile online all’indirizzo: www.iss.it/pubblicazioni). 2. Circolare n. 12 del 24 marzo 1993 del Dipartimento per la Funzione Pubblica “Gestione delle risorse umane e pari opportunità. Indirizzi applicativi direttive CE. Decreto legislativo 3 febbraio 1993 n. 29”. 3. Figlie di Minerva. Primo rapporto sulle carriere femminili negli enti pubblici di ricerca italiani. A cura di Rossella Palomba. Milano: Franco Angeli; 2000. 4. Legge 10 aprile 1991, n. 125. Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro. GU - Serie Generale n. 88, 15 ottobre 1991. 5. DLvo n. 196 del 23 maggio 2000 “Disciplina dell’attività delle consigliere e dei consiglieri di parità in materia di azioni positive” (www. minlavoro.it/ministero/nuonalegge125.htm) 6. Provvedimento 30 maggio 2001 Programma-obiettivo per la promozione della presenza femminile all’interno delle organizzazioni anche al fine di rendere le stesse più vicine alle donne (www.minlavoro.it/ministero/cpar-provv_30052001.htm) 7. w w w. a r e a . f i . c n r. i t / r & f / n 2 1 / donne_scienza.htm zione dell’ISS che vedrà la soppres- accedere ai livelli apicali e agli insione dei laboratori, la creazione dei carichi di responsabilità. Inoltre, dipartimenti e dei centri nazionali e abbiamo intenzione di elaborare un la drastica riduzione dei reparti at- rapporto sulle carriere delle donne tualmente presenti all’interno dei appartenenti alla componente amlaboratori. Formuleremo inoltre ministrativa a integrazione di proposte alla nostra amminiquello appena pubblicato (1) strazione per che ha focalizzaquanto riguarda to la propria atl’adozione di piatenzione sulle Il CPO si propone, ni di azioni positicarriere delle riin futuro, ve, volti a prevenicercatrici. di produrre statistiche re e a contrastare Sicuramente disaggregate le discriminazioni per quanto ridi genere di genere nei luoguarda “il sociaghi di lavoro, così le” è nostra income disposto tenzione persedalla legge 10 aprile 1991 guire la strada che abbiamo (3), dal DLvo n. 196 del 23 intrapreso per l’istituzione delmaggio 2000 (4) e dal Provvedi- l’asilo nido; inoltre, continueremo mento 30 maggio 2001 (5) formu- la politica di sensibilizzazione in lato dal Comitato Nazionale di Pa- Istituto riguardo ai temi di pari oprità e Pari Opportunità nel lavoro. Continueremo, inoltre, a proIn brief durre statistiche disaggregate di geEqual Opportunities Committee of Italian National Institute of Health nere così come richiesto dalla Commissione Nazionale Pari OpThe Equal Opportunities Committee was set up at the Italian National Institute of Health in 1993 with the aim to promote, inside the Institute, the appliportunità nonché dalla Comunità cation of the rules relating to the equal opportunities between women and men. europea, in particolare dal ComTo involve the personnel in these topics, it has organised several conferences remissario per la ricerca Philippe lated to women health, toys and food safety. The Committee has also requestBousquin (6), che le ritiene uno ed the organisation inside the Institute of an infant school for children aged 3 strumento indispensabile per conmonths-3 years. Recently the Committee has published a report about the women’s presence and the careers of female researchers. The results have shown trollare l’evoluzione sia dell’andathat despite a high female presence (54%) only the 25% of the positions of mento e della presenza femminile Laboratory director is held by women and neither the Administrative Council in generale sia delle difficoltà che le nor the Scientific or the Audit Committees have women as members. donne attualmente incontrano per Le iniziative formative dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di obesità Stefano Scucchi1, Antonio d’Amore1, Pietro Caiazza2 e Maria Cristina Calicchia2 1Laboratorio di Alimenti, ISS Segreteria per le Attività Culturali, ISS 2 Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) obesità è un complesso vrappeso (IMC: 25-29,9 kg/m2) e Stefano Scucchi disordine multi-fattoria- il 9,1% è obeso (IMC > 30 kg/m2). le diffuso sia nei Paesi svi- Rispetto agli altri Paesi europei e ai ziali pubbliche. In Usa, Francia e luppati che in via di sviPaesi nord-americani, dove la Olanda è stato calcolato che i coluppo. Tale condizione rapprevalenza di obesità oscilla sti relativi alla cura delle complipresenta un imtra il 10 e il 30% canze mediche dovute all’obesità portante e crecirca, in Italia il oscillano tra il 2% e il 5% della scente problema problema è di di- spesa sanitaria nazionale. Nel noL’aumento diffuso di salute pubblimensioni più li- stro Paese, tali costi variano tra lo dell’obesità ca per le sue posmitate, ma ugual- 0,75% e il 3%. è il risultato sibili complicanmente in crescita Secondo l’International Obesity del progresso ze mediche (iper(circa il 25% dal Task Force, la prevenzione dell’otecnologico tensione, atero1994 a oggi). besità è “…più facile, meno costosa e e industriale sclerosi, diabete e L’incremento di più efficace del semplice trattamento cancro) e psicoobesità non è do- del disordine una volta che questo si logiche (binge eavuto a mutamen- sia pienamente sviluppato….”. ting, sindrome dell’alimenti genetici recenti ma è il risulIn Italia, la promozione di intazione notturna). In Italia, tato del progresso tecnologico e terventi efficaci di prevenzione e i risultati delle indagini multiscopo industriale e dei conseguenti cam- cura dell’obesità e delle patologie condotte dall’ISTAT (1994, 1999) biamenti nello stile di vita (elevato a essa associate, ha costituito uno mostrano che sebbene il 53,8% de- consumo di sostanze ricche di calo- dei pilastri del Piano Sanitario gli individui adulti sia normopeso rie e maggiore sedentarietà). Nazionale 1998-2000 e rappre(indice di massa corporea, IMC: La dieta mediterranea, tradizionalsenta ancora un punto sa18,5-24,9kg/m2), il 33,4% è so- mente adottata dalla nostra poliente del Piano Sanitario polazione, pur rappresentanNazionale 2002-2004. Le do uno dei princiuniversità, l’Ipali fattori protetstituto SuperioSecondo i dati ISTAT, tivi contro l’insorre di Sanità un adulto su tre, genza di molte (ISS), le regioni in Italia, patologie cronie le ASL sono i è sovrappeso che e degeneratisoggetti pubblive, contrasta ci cui oggi, in quindi solo in Italia, viene departe la tendenza legata la formaall’aumento del peso. zione e l’aggiornamento delle La prevalenza dell’obesità ha figure professionali che operano assunto dimensioni tali da rende- nell’ambito del Servizio Sanitario re insufficienti le risorse assisten- Nazionale (SSN). 35 Partecipanti (%) 30 25 20 15 10 5 0 Lazio Toscana Campania Sicilia Calabria Basilicata Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Figura 1 - Distribuzione regionale dei partecipanti all’edizione 2001 del Corso “Obesità e disturbi del comportamento alimentare a essa associati” 60 Partecipanti (%) 50 40 30 20 10 0 Medicina Diploma Biologia Psicologia Sociologia Farmacia Pedagogia Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Figura 2 - Distribuzione dei partecipanti all’edizione 2001 del Corso “Obesità e disturbi del comportamento alimentare a essa associati” per titolo di studio L’ISS già nel 1997 ha inaugurato il primo corso su “Obesità e disturbi del comportamento alimentare a essa associati”, con l’obiettivo di aggiornare gli operatori del SSN e i medici, gli psicologi e i biologi appartenenti alle università e agli altri istituti di ricerca, sulle strategie d’intervento più accreditate nella prevenzione e cura di tale disordine. Nelle edizioni successive (19982001), gli obiettivi formativi del corso e la sua strutturazione in lezioni teoriche e lavori di gruppo, sono progressivamente cambiati, in linea con le acquisizioni della ricerca clinica e sanitaria, per favorire lo sviluppo di una visione integrata delle strategie d’intervento e per favorire l’attitudine al lavoro multidisciplinare. Tali obiettivi sono stati perseguiti attraverso: • la modificazione delle tematiche sviluppate nelle lezioni, con particolare riferimento ai principi teorici e alle tecniche di cambiamento del comportamento alimentare e del livello di attività fisica; • lo studio di casi selezionati a partire dalla valutazione clinica, fino alla scelta e pianificazione della strategia di intervento per la riduzione e il mantenimento del peso corporeo; • l’elaborazione di interventi di prevenzione a livello di comunità e di popolazione. Data l’ampia utilizzazione di metodologie didattiche attive, il numero dei partecipanti ammessi alle varie edizioni del corso, dal 1997 a oggi, è stato limitato a 152. La Figura 1 presenta i dati relativi alla distribuzione dei partecipanti all’edizione del 2001 per regione di provenienza. La preponderanza di partecipanti provenienti dalle regioni centro-meridionali è dovuta al maggior numero di domande di partecipazione pervenute da sedi più vicine al corso. La Figura 2 mostra la distribuzione dei partecipanti per titolo di studio. Lo sforzo di impostare il corso secondo l’approccio multidisciplinare è documentato dalla presenza, oltre che di laureati in medicina e chirurgia, di dietisti e laureati in altre discipline che hanno attinenza con la cura e la prevenzione dell’obesità. In brief Obesity: educational activities at the Italian National Institute of Health Obesity is a multifactorial disease, prevalent in both developed and developing countries. It represents an important and growing public health problem for its medical and psychological consequences. In Italy the 9.1% of adult population is obese. Obesity is considered largely preventable through life style changes, by the World Health Organization. Since 1997, the Italian National Institute of Health has been actively engaged in training of health care system personnel with a course on “Obesity and related eating behavior disorders”. Aim of the course is to provide an integrated view of the most accredited intervention strategies for treatment and prevention of weight related problems using adults learning methodologies. Convegno del mese Giornata mondiale contro il tabacco. IV Convegno nazionale tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) l 31 maggio, giornata mondiale Ogni anno in Italia vanno “in vi” in Italia, una percentuale semdedicata alla lotta contro il ta- fumo” 120 000 sigarette, eppure pre più alta sta cercando di smettebacco, ha visto l’Istituto Supe- un’indagine condotta dalla Doxa ha re di fumare. L’età media in cui si riore di Sanità impegnato nel- messo in evidenza che rispetto al- smette di fumare è proporzionale al l’organizzazione del IV Convel’anno scorso nel nostro Pae- grado d’istruzione: un maggior ligno nazionale sul tabagismo a se i fumatori sono diminuiti vello culturale porta il fumatore a cui hanno partecidel 3%. Una per- smettere intorno ai 40 anni, mentre pato esperti apcentuale troppo chi ha un titolo di studio inferiore partenenti a vari alta secondo gli smette intorno ai 50 anni. La giornata mondiale enti e istituzioni esperti, sopratIl livello d’istruzione ha un ruo2002 contro il fumo che si occupano tutto consideranlo fondamentale anche nell’indurre è stata dedicata di lotta contro il do un periodo di le future mamme a smettere di fuallo sport fumo. Quest’antempo così bre- mare durante la gestazione. Sono no la giornata è ve. Le cifre non infatti molto più numerose le donstata dedicata allo tornano neppure ne laureate e diplomate che duransport con lo slogan “Tobacco prendendo in esame i consu- te la gravidanza smettono di fumaFree Sports”. I mondiali di mi, che secondo le stime, sempre re rispetto a quelle meno istruite. La calcio 2002, infatti, sono all’insegna per il 2001, dovrebbero oscillare tra percentuale delle donne che durandella lotta al tabagismo. le 110 000 e le 120 000 tonnellate. te la gravidanza smette di fumare è Il presidente dell’Istituto, Enri- L’unica spiegazione plausibile a il 63% (il 30% diminuisce il nuco Garaci, oltre a portare il proprio questi dati apparentemente contra- mero di sigarette consumate nelbenvenuto ai partecipanti al Con- stanti è riconducibile al fatto che i l’arco di una giornata, mentre il vegno, ha aperto i lavori ponendo fumatori italiani sono “bugiardi”, 6,2% continua a fumare), ma la l’attenzione sul fatto che l’Osserva- cioè negano di aver mai fumato e i maggior parte riprende a fumare torio Fumo, Alcol e Droga dell’Isti- forti fumatori diminuiscono consi- dopo il parto. La lotta contro l’epidemia tuto, organo ufficiale informativo e derevolmente il numero di sigada fumo si combatte su due formativo in materia di tabagismo, rette consumate in un giorno. fronti. Il primo è alcolismo e dipendenza da droghe, Questo atteggiaquello della disasha recentemente pubblicato le Li- mento dimostra suefazione al funee guida cliniche per promuovere la chiaramente che Si stima che in Italia mo di cui, in cessazione dell’abitudine al fumo nella popolazione siano “attivi” buona parte, si (consultabili online sul sito web del- l’abitudine al fucirca 12 milioni fanno carico i l’Osservatorio: www.iss.ossfad.it). mo sta sempre di fumatori Centri antifumo Obiettivo di queste linee guida è più acquisendo diffusi su tutto il quello di fornire uno strumento, connotati negatiterritorio nazioutile soprattutto per i medici di me- vi e quindi il funale (l’Osservatodicina generale, per promuovere la matore, quando rio Fumo, Alcol e Droga ne ha cessazione dell’abitudine al fumo viene interpellato sui propri nella popolazione italiana, in accor- stili di vita, rinnega il suo essere fu- censiti 279) che nel corso della loro do con quanto dichiarato nel Piano matore e/o forte fumatore. È inol- pluriennale attività, spesso con poSanitario Nazionale 2002-04, che tre emerso chiaramente che tra i 12 chissime risorse umane, ma sopratha inserito la lotta al tabagismo tra milioni di fumatori tutt’oggi “atti- tutto grazie alla volontà e alla tenacia i principali obiettivi volti a promuovere comportamenti e stili di Carla Faralli vita che mirino a tutelare la salute del cittadino. Servizio per le Attività Editoriali, ISS Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) di chi vi opera, aiutano gli italiani a smettere di fumare. Il secondo fronte è rappresentato dalla prevenzione, che naturalmente è rivolta agli strati più giovani della popolazione. Come infatti è emerso dai primi dati presentati dal rapporto sul fumo da tabacco in Italia nel 2001 si abbassa sempre più l’età in cui si comincia a fumare e se l’età della prima sigaretta è intorno ai 13 anni, 6-7 ragazze su 10 la anticipano addirittura a 12 anni. Tra i giovanissimi, inoltre, il 70% dei maschi e l’80% delle femmine non disapprovano il consumo casuale di sigarette perché non ne riconoscono il rischio. Il fatto che dal 1993 a oggi in Europa siano progressivamente in crescita i giovanissimi che fumano, dimostra che la prevenzione a livello comunitario ha avuto delle falle, mentre parallelamente le multinazionali del tabacco hanno adeguatamente studiato il campione di popolazione cui indirizzare le proprie campagne pubblicitarie, cioè la fascia più giovane. Le holding del tabacco spendono ogni anno il 6% dei loro introiti per la pubblicità, sponsorizzando in parti- consumatori - ha recentemente chiesto a Michael Schumacher un risarcimento di un milione di Euro perché appare in pubblico e rilascia interviste utilizzando berretti e abbigliamento con il marchio di una nota marca di sigarette. Proprio per contrastare, tra le altre cose, l’incremento di fumatori in Europa tra le fasce più giovani della popolazione, nello scorso febbraio è stata sottoscritta da 22 Paesi la “Dichiarazione di Varsavia”, dove l’Europa si impegna ad adottare una strategia comune per il controllo del fumo da tabacco, riducendo l’abitudine al fumo e la diffusione dei prodotti del tabacco. La “Dichiarazione di Varsavia” rappresenta una pietra miliare nella lotta al fumo da tabacco perché è il primo trattato internazionale (nel maggio 2003 dovrebbe portare gli Stati che lo hanno sottoscritto ad adottare una convenzione quadro) che porterà vari colar modo eventi sportivi a cui par- Paesi a mettere in atto una strategia tecipano, in larga misura, i giovani. comune nel tentativo di combatteIl tabacco è stato infatti definito re l’epidemia da fumo. una “malattia comunicata”, in Nel corso della giornata è quanto l’abitudiemersa in più ne al fumo, oltre momenti la neche dall’influenza cessità da parte di Ogni anno dell’ambiente fatutte le entità che il fumo causa miliare, è dettata si occupano di 90 000 morti accertate da atteggiamenti contrastare l’abiin Italia e 500 000 ed esempi di pertudine al fumo di in Europa sonaggi noti, del fare fronte comumondo dello spetne contro una tacolo e non, che “malattia” che hanno grande influenza sul ogni anno in Italia causa mondo giovanile, in quanto 90 000 morti accertate e in Eurovengono presi come modello. A que- pa 500 000. Solo una sinergia di forsto proposito il Codacons - coordi- ze e di volontà potrà contrastare quenamento delle associazioni per la di- sti dati allarmanti, perché il tabacco fesa dell’ambiente e dei diritti dei fa male. A tutti. Indistintamente. In brief World No Tobacco Day. IV National Conference “Tabagism and National Health Service” On May 31, 2002, the Italian National Institute of Health organized a meeting to celebrate the World No Tobacco Day. The aim of the meeting was to analyze the situation in Italy and to verify the results of cure and prevention activities promoted by the National Health Service and particularly by the 279 no smoke units. In this regard, the Observatory on Tobacco, Alcohol and Drugs recently published clinical guidelines to promote the cessation of the smoking habit. Visto... si stampi A cura di Paola De Castro, Servizio per le Attività Editoriali, ISS In questa rubrica annunciamo le più recenti pubblicazioni edite dall’Istituto Superiore di Sanità che attualmente vengono diffuse online anche prima della loro stampa cartacea. Per maggiori informazioni sul contenuto di ciascuna serie e per avere accesso al full-text consultare il sito all’indirizzo: www.iss.it/pubblicazioni. Per richieste specifiche scrivere a: [email protected] Annali dell’Istituto Superiore di Sanità Vol. 38, n. 2 (2002) Sezione I Health and ecotoxicology Edited by Laura Mancini and Giovanni Alfredo Zapponi (in inglese) Dalla Prefazione (tradotta dall’inglese) di Laura Mancini e Giovanni Alfredo Zapponi Sezione II Ricerche e metodologie Prevenzione della malattia e promozione della salute. Strategie distinte e complementari - Francesco Rosmini Punti di vista a confronto per la V revisione della Dichiarazione di Helsinki - Francesco Rosmini Andamenti stagionali di alcuni Composti Organici Volatili all'interno ed all'esterno di abitazioni situate in zone caratterizzate da differenti intensità di traffico veicolare nella città di Roma - Sergio Fuselli, Sandra Paduano e Anna Soriero Healing action of nerve growth factor on lameness in adult goats - Nicola Costa, Marco Fiore and Luigi Aloe Brevi note Some considerations on the kinetics of pathogenic prions formation - Claudio Botrè, Francesco Botrè, Franco Mazzei, Simona Montilla and Elisabetta Podestà Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) La teoria dei sistemi e degli ecosistemi stimola la conoscenza scientifica della struttura e della dinamica di base, sia nello spazio che nel tempo. Per esempio, l'osservazione che la struttura del suolo governa le dinamiche del ciclo idrico è un'esperienza comune, correlabile inoltre all'azione dell'acqua (erosione, trasporto, processi di accumulo e rimozione); ciò ha un ruolo importante nel definire, in lunghi periodi di tempo, l'evoluzione della struttura del suolo stesso.Vi è quindi un'interazione reciproca, con differenti variabili temporali. L'approccio ecosistemico ha fornito nuovi criteri per analizzare questi processi: almeno teoricamente, il problema è stato affrontato in termini di ecosistemi aperti (scambio di materia e di energia con l'esterno) che transitano verso stadi superiori di complessità. Questi aspetti sono fondamentali per la valutazione dei rischi ambientali: la cultura ecologica ha dimostrato la validità dell'approccio ecosistemico; infatti le risorse naturali sono limitate e la natura non è in grado di sostenere pressioni e impatti illimitati, in quanto la capacità autoregolativa degli ecosistemi può essere facilmente alterata quando l'insieme dei fattori che la regolano non è più in equilibrio. Inoltre, molte variabili ambientali dipendono dalla pressione antropica che può limitare l'equilibrio degli ecosistemi essendo l'uomo uno dei suoi componenti che li influenzano maggiormente. In casi particolari, alcuni impatti considerati originariamente di peso limitato potrebbero invece risultare critici quando vanno a interagire con la stabilità di un ecosistema o di una società. Questa considerazione è stata il primo passaggio per lo sviluppo dei test ecotossicologici che includono alcuni livelli dell'ecosistema. Recentemente la tendenza della ricerca scientifica, così come gran parte delle normative settoriali, privilegia la matrice sedimento per la sua capacità nel mantenere nel tempo e nello spazio gli elementi di disturbo che possono transitare attraverso le varie componenti biotiche. Tutti i contributi inclusi in questa monografia sono orientati in questa direzione. Una caratteristica comune di tutti i lavori presentati in questa monografia è la priorità data all'approccio ecosistemico per considerare la complessità della struttura dei processi esaminati. Un buon contributo introduttivo è fornito nel lavoro di G. Damiani, mentre J.F. Hatcher sottolinea l'importanza della ricerca applicata al concetto di ecosistema; B.R. Taylor e J.J.Wilson trattano il ruolo sinergico di effetti multipli su differenti specie, utilizzando test di ecotossicità rappresentativi di differenti livelli trofici. S. Marchini discute gli effetti strutturali e funzionali dei contaminanti fino ai più alti livelli di integrazione sugli ecosistemi. R. Miniero et al. e L. Viganò esaminano in dettaglio le interazioni degli agenti inquinanti critici in differenti substrati acquatici, attraverso fenomeni di accumulo e di bioaccumulo nella catena alimentare. C. Fabiani e G. Casazza presentano un esame dei metodi ecotossicologici nel quadro dell'attuale legislazione europea nel campo della politica delle acque, basata su principi di gestione e sviluppo sostenibile delle risorse idriche. Generalmente le comuni procedure fanno riferimento a singoli parametri di rischio, mentre l'approccio ecosistemico si basa su principi ben individuati e riconosciuti anche se può essere spesso legato a bisogni oggettivi. Inoltre, l'esposizione ai singoli fattori di rischio rappresenta spesso un'eccezione in quanto gli ecosistemi, che includono l'uomo, sono generalmente esposti a miscele di contaminanti di cui vanno valutati i pattern di interazione multilivello per una efficace azione di prevenzione della salute. Lo scopo di questa monografia è offrire un approccio allo studio degli ecosistemi acquatici e del suolo attraverso l'uso di test ecotossicologici. Rapporti ISTISAN 02/10 Centro Nazionale Influenza. Sorveglianza virologica dell'influenza in Italia (stagione 2001-2002). Rapporto preliminare. A cura di Isabella Donatelli, Chiara Affinito, Concetta Fabiani, Simone Fiaccavento e Simona Puzelli 2002, iii, 26 p. L'influenza è una delle più antiche e delle più comuni malattie infettive conosciute. Ogni anno l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riunisce esperti sull'influenza per decidere la composizione del vaccino antinfluenzale per l'inverno successivo. Il sistema di sorveglianza dell'influenza si avvale di una rete di Centri nazionali, distribuiti in tutto il mondo, che forniscono dati sulla circolazione dei virus influenzali all'OMS. L'attività di tali Centri permette l'identificazione precoce delle varianti virali emergenti e la valutazione antigenica e molecolare del grado di variazione acquisita dai virus influenzali circolanti nella popolazione. Vengono qui riportati i dati virologici presentati e discussi al meeting annuale organizzato dall'OMS di Ginevra e che hanno portato alla definizione della composizione del vaccino utilizzabile per la stagione 2002-2003. Durante il meeting, è stato preso in considerazione anche il recente isolamento di un nuovo sottotipo virale, A/H1N2. Rapporti ISTISAN 02/12 La mortalità per tumore maligno della pleura nei comuni italiani (1988-1997) Marina Mastrantonio, Stefano Belli, Alessandra Binazzi, Marcello Carboni, Pietro Comba, Paola Fusco, Mario Grignoli, Ivano Iavarone, Marco Martuzzi, Massimo Nesti, Stefania Trinca, Raffaella Uccelli 2002, 27 p. La mortalità per tumore maligno della pleura è stata studiata sull'intero territorio nazionale negli anni 19881997. La mortalità osservata in ogni comune è stata confrontata con quella attesa in base ai dati di mortalità regionali e/o nazionali. Fra le aree in cui si concentrano gli incrementi di mortalità per tumore pleurico, vanno considerati in primo luogo gli insediamenti dell'industria navalmeccanica e dell'attività portuale e i poli dell'industria del cemento-amianto. Vanno inoltre segnalate alcune aree industriali complesse, caratterizzate da una molteplicità di fonti di esposizione ad amianto. Numerosi comuni sono stati segnalati per la prima volta dal presente studio, e per alcuni di essi è stato possibile formulare ipotesi sulla presenza di amianto nei cicli produttivi e/o nell'ambiente. In un caso è stato individuato un nuovo agente eziologico, la fluoro-edenite. Queste aree devono essere considerate candidate alla conduzione di studi epidemiologici sulla patologia da amianto. Rapporti ISTISAN 02/11 Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8) Determinazione dell'acido S-fenilmercapturico mediante cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa con trappola ionica. Cinzia La Rocca, Luigi Turrio Baldassarri, Maria Luisa Casella 2002, ii, 63 p. È stato elaborato un metodo analitico strumentale per la determinazione dell'acido S-fenilmercapturico, metabolita urinario del benzene e specifico bioindicatore di esposizione, basato sull'HPLC-MS/MS, utilizzando una interfaccia elettrospray e un analizzatore a trappola ionica. Il metodo strumentale sviluppato in questo studio è caratterizzato da buona precisione (coefficiente d variazione = 4,57% su 5 iniezioni replicate) e da un'accuratezza (stimata al 6,46%) soddisfacente, e la sua elevata sensibilità (10 pg di analita iniettato) permette di rilevare il metabolita del benzene anche a livelli derivanti da basse esposizione ambientali. La sensibilità del metodo è paragonabile a quella permessa da rivelatori spettrofluorimetrici, che però necessitano di derivatizzazione, e superiore a quella di metodi basati su gas cromatografia-spettrometria di massa, sempre dopo derivatizzazione. ISTISAN Congressi 02/C3 Workshop. L’ipotiroidismo congenito in Italia. Istituto Superiore di Sanità. Roma, 5 luglio 2002. Riassunti. 2002, iv, 50 p. Il Workshop rappresenta un appuntamento annuale in cui vengono presentate e discusse le problematiche emergenti nell’ambito dell’Ipotiroidismo Congenito (IC), una delle più frequenti endocrinopatie dell’infanzia. La giornata di studio, a cui partecipano endocrinologi, pediatri, ginecologi, biologi molecolari nonché i responsabili e gli operatori dei centri di screening e di follow up per l’IC, è dedicata all’IC centrale e alle indagini strumentali atte a individuare le alterazioni morfologiche e/o funzionali della ghiandola tiroidea. Vengono, inoltre, presentati e discussi i dati aggiornati del Registro nazionale degli ipotiroidei congeniti coordinato dall’Istituto e i risultati dello studio caso-controllo.A conclusione della giornata è prevista una tavola rotonda dedicata alle problematiche più rilevanti riguardanti diagnosi, cura e follow up dell’IC. News ADVANCES IN THE USE OF MULTICELLULAR SPHEROIDS IN CANCER BIOLOGY AND THERAPY Istituto Superiore di Sanità Roma, 9-10 ottobre 2002 Per molti anni i biologi cellulari hanno studiato i tumori utilizzando perlopiù linee cellulari tumorali stabilizzate in vitro cresciute in monostrato. Benché questo modello abbia fornito utili informazioni sui meccanismi alla base della crescita maligna, esso non può rappresentare un utile modello per esaminare tutti gli aspetti dei tumori solidi in vivo. Infatti questi ultimi crescono seguendo un’architettura tridimensionale, dove le cellule sono esposte alla distribuzione non uniforme dell’ossigeno, dei nutrienti e degli altri stress fisici e chimici con conseguente eterogeneità dell’ambiente tumorale. In tale contesto, gli sferoidi cellulari tridimensionali rappresentano un utile modello in vitro per studiare la biologia dei tumori. Lo scopo del presente congresso è quello di consentire ai ricercatori impegnati nella ricerca di modelli alternativi in vitro di confrontarsi a livello internazionale per scambiare esperienze e risultati nel campo dei modelli tridimensionali. Segreteria scientifica Maria Teresa Santini, Gabriella Rainaldi, Antonella Ferrante Laboratorio di Ultrastrutture - ISS Tel. 06 49903194 Fax 06 49387140, E-mail: [email protected] Segreteria tecnica Luisa Di Marzo, Daniela Lombardi Laboratorio di Ultrastrutture - ISS Tel. 06 49903402-3 Fax 06 49387140 Errata corrige - Nell’articolo Progetto nazionale per la standardizzazione e l’assicurazione di qualità dei test genetici pubblicato nel numero di maggio 2002 vi sono alcune inesattezze: l’ultimo autore è Marco Salvatore e non Marco Salvatori; la didascalia dell’immagine a pag. 5 è “Metafase da sangue periferico” e non “Metafase da sangue periferico dopo colorazione con quinacrina”; la didascalia dell’immagine a pag. 8 è “Struttura della proteina codificata dal gene CFTR” e non “Struttura della proteina codificata dal gene CFTR della fibrosi cistica”. La Redazione del Notiziario è a disposizione per accogliere commenti e suggerimenti e rendere questo strumento sempre più utile e rispondente alle reali esigenze dei suoi lettori Notiziario Nei prossimi numeri dell’Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena, 299 00161 Roma Il sistema di sorveglianza sulle donazioni di sangue in Italia Tel. 06 4990 3374 Fax 06 4990 2253 L’impiego di animali domestici e da compagnia come sentinelle d’inquinamento ambientale e-Mail: [email protected] http://www.iss.it/notiziario La ricerca dell’informazione sui problemi etici