Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale articolo 2 comma 20/c legge 662/96 - Roma
Quanto benzene respira un bambino?
Il Comitato Pari
Opportunità dell’ISS
Le iniziative formative
dell’Istituto Superiore di Sanità
in tema di obesità
La mortalità per annegamento
in Italia
ISSN 0394-9303
Volume 15 - Numero 7/8
Luglio/Agosto 2002
Quanto benzene respira un bambino?
Il Comitato Pari
Opportunità dell’ISS
Le iniziative formative
dell’Istituto Superiore di Sanità
in tema di obesità
La mortalità per annegamento
in Italia
ISSN 0394-9303
Volume 15 - Numero 7/8
Luglio/Agosto 2002
Quanto benzene respira
un bambino? La valutazione
dell’esposizione a benzene
nel progetto SETIL . . . . . . . . . 3
Le iniziative formative
dell’Istituto Superiore
di Sanità in tema
di obesità . . . . . . . . . . . . . . 14
Bookmark . . . . . . . . . . . . . . . 10
Giornata mondiale
contro il tabacco.
IV Convegno nazionale
tabagismo e Servizio
Sanitario Nazionale . . . . . . . 16
BEN
La malaria in Italia
nel 2000-01 . . . . . . . . . . . . . . i
La mortalità
per annegamento in Italia . . ii
Epidemia di morbillo
in Campania.
Aggiornamento . . . . . . . . . . iv
Il Comitato Pari
Opportunità dell’ISS . . . . . . 11
Visto... si stampi . . . . . . . . . 18
Advances in the use
of multicellular spheroids
in cancer biology
and therapy . . . . . . . . . . . . . 20
Direttore responsabile e responsabile scientifico: Enrico Garaci
Vice Direttore: Franco Piccinno
Redattore capo: Paola De Castro
Redazione: Carla Faralli
Progetto grafico: Eugenio Morassi
Illustrazioni: Cosimo Marino Curianò - Grafici: Alessandro Spurio
Fotografia: Luigi Nicoletti
Impaginazione e distribuzione: Giovanna Morini, Patrizia Mochi
Versione online (www.iss.it/notiziario): Simona Deodati, Stefano Guderzo
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© Istituto Superiore di Sanità 2002
Numero chiuso in redazione il 18 giugno 2002
Stampa: Chicca - Tivoli
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Le leucemie rappresentano le neoplasie più frequenti nell’infanzia con un tasso d’incidenza di circa 4/100 000 nella fascia d’età 0-14 anni. L’articolo portante di questo numero del Notiziario riguarda uno studio sulla valutazione dell’esposizione a
benzene come possibile fattore di rischio per la leucemia infantile. Lo studio in questione è finalizzato
a descrivere e valutare la distribuzione e la variabilità dell’esposizione a benzene in un campione di
bambini residenti in diverse province italiane. Tra le
difficoltà e i limiti dell’indagine: ottenere l’adesione
a un monitoraggio ripetuto e di lunga durata dei
bambini partecipanti; metodo di stima per l’esposizione basato su misure post diagnosi; complessità e
meccanismo d’azione del benzene che rende particolarmente complicato l’accertamento della validità
degli indicatori di esposizione.
Questo numero ospita, fra l’altro, un interessante contributo riguardante le attività del Comitato Pari Opportunità dell’ISS, istituito nel 1993, per
promuovere e curare l'applicazione della normativa
in materia di pari opportunità uomo-donna all'interno dell’ente. Il contributo ci è particolarmente caro perché proprio nel momento di andare in stampa è venuta a mancare la presidentessa del Comitato, Maria Orlando, Direttore del Laboratorio di Biochimica Clinica.
In questo numero “estivo” abbiamo incluso due
contributi su argomenti molto discussi in questo periodo. Un articolo riguarda le iniziative formative dell’Istituto in tema di obesità, visto che questo problema risulta in crescente aumento anche in Italia (il
9,1 % della popolazione è obeso), rappresentando
dunque un importante problema di salute pubblica
per le complicanze mediche e psicologiche che da
questa possono derivare. Il secondo contributo è incluso nel BEN ed è relativo alla mortalità per annegamento in Italia. I dati disponibili non consentono
un’analisi dettagliata degli eventi morbosi associati agli annegamenti, tuttavia il quadro epidemiologico della mortalità per annegamento mostra una
forte diminuzione percentuale (77%) dal 1970 al
1998. Anche in mancanza di dati precisi può essere
messa a punto una serie di misure preventive di carattere generale per una riduzione del fenomeno,
auspicando che maggiori conoscenze possano in
futuro consentire di sviluppare programmi di
prevenzione sempre più efficaci.
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Editoriale
Quanto benzene
respira un bambino?
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
La valutazione dell’esposizione
a benzene nel progetto SETIL
e leucemie sono la più frequenVengono inclusi nello studio i
Susanna Lagorio
te neoplasia nell’infanzia. Il tas- bambini residenti nelle 15 regioni
so d’incidenza è di circa partecipanti, di età compresa tra 0 diazioni ionizzanti a uso diagnosti4/100 000 nella fascia d’e- e 10 anni, ai quali è stata diagno- co, traffico in prossimità delle abità 0-14 anni, il che corrisponde in sticata una delle neoplasie di inte- tazioni (inclusa la residenza della
Italia a poco più di 430 nuovi casi resse tra il 1° luglio 1999 e il 31 madre durante la gravidanza), uso
all’anno.
dicembre 2001 e bambini di con- di farmaci, malattie infettive, vacDal punto di vista biologico, le trollo, scelti in modo casuale tra la cinazioni e fattori favorenti l’espoleucemie sono disordini clonali del- popolazione infantile residente in sizione ad agenti infettivi come afla differenziazione, maturazione e
ciascuna regione, appaiati ai follamento dell’abitazione, solvenproliferazione dei globuli biancasi per sesso ed età, in rap- ti, fumo passivo, insetticidi per il
chi. Nei bambini, il tipo istoporto di 2 controlli per cia- giardino e presenza di animali dologico più comuscun caso (circa mestici, nonché alle esposizioni lane è la leucemia
840 casi e 1 680 vorative dei genitori a diversi inLe leucemie
linfatica acuta.
controlli attesi quinanti.
sono le neoplasie
Si ritiene che
nei tre anni).
Nel caso dei campi magnetici a
più
frequenti
I casi vengono se- 50 Hz, della radiazione gamma e
nella storia natunei bambini
gnalati dai centri del benzene, invece, si cerca di stirale di questa maafferenti all’Asso- mare l’esposizione pregressa del
lattia siano impliciazione Italiana bambino mediante misure dirette.
cate fasi multiple
di Ematologia ed Oncologia
e successive di mutazioni geIl progetto di valutazione dell’ePediatrica (indirizzo web: www. sposizione a benzene, che viene preniche a carico di particolari
linee di cellule staminali e diversi aieop.cineca.org).
sentato in questo articolo, rappreL’obiettivo dello studio SETIL senta una linea di ricerca interna al
meccanismi d’azione, forse specifici
per sottotipo istologico (1), anche se consiste nel valutare il ruolo sepa- progetto SETIL ristretta, per diffile conoscenze sulle cause di questa rato e congiunto dell’esposizione a coltà tecniche e finanziarie, a un
malattia sono ancora molto scarse. I diversi fattori di rischio ambientali piccolo sottogruppo di bambini che
fattori di rischio noti si limitano alle nell’insorgenza della leucemia in- partecipano allo studio nazionale
radiazioni ionizzanti e ad alcune ra- fantile.
(circa 80 casi e 160 controlli).
La raccolta di informazioni su
re sindromi genetiche (ad esempio,
la trisomia 21 e altre condizioni di tali esposizioni viene effettuata me- IL BENZENE È UN POSSIBILE
instabilità cromosomica e difettosa diante intervista ai genitori e misu- FATTORE DI RISCHIO
re dirette.
riparazione del DNA).
PER LA LEUCEMIA INFANTILE?
Non è possibile predire con raIl progetto SETIL è uno studio
Il questionario proposto ai geepidemiologico sui fattori di rischio nitori è finalizzato a ricostruire la gionevole precisione gli effetti delper la leucemia infantile, i linfomi storia personale del bambino (resi- l’esposizione a benzene sul rischio
non-Hodgkin e i neuroblastomi tut- denziale, abitativa, sanitaria, ali- di leucemia nei bambini. Ci sono
tora in corso in 15 regioni italiane.
mentare, scolastica) con particola- diversi motivi alla base di questa inIl progetto è coordinato a livel- re riferimento all’esposizione a ra- certezza:
lo nazionale da Corrado Magnani
(Servizio Universitario di EpideSusanna Lagorio e il Gruppo di ricerca per la valutazione
miologia dei Tumori, Azienda
dell’esposizione dei bambini a benzene*
Ospedaliera San Giovanni Battista
Laboratorio di Igiene Ambientale, ISS
di Torino).
• il benzene è considerato un cancerogeno certo per l’uomo (2),
ma gli effetti cancerogeni, in particolare la capacità di provocare
leucemie, sono stati osservati in
adulti esposti, per ragioni professionali, a concentrazioni molto più elevate (almeno di tre ordini di grandezza) rispetto a
quelle misurabili nell’aria di molte città ad alta intensità di traffico o in ambienti chiusi contaminati da fumo di sigaretta (3);
• il più comune tipo istologico di
leucemia tra i bambini (linfatica acuta) è diverso dai tipi più
comuni in età adulta (mieloide
acuta o linfatica cronica);
• a parità di esposizione, i bambini potrebbero presentare suscettibilità diverse dall’adulto agli effetti leucemogeni del benzene,
ma non sono disponibili studi
sull’associazione tra rischio di
leucemia in età pediatrica e misure di esposizione personale a
benzene del bambino;
• l’inquinamento da traffico e il
fumo passivo sono, probabilmente, le principali sorgenti di
esposizione a benzene nei bambini, ma sono molto scarse le
informazioni che abbiamo sul
profilo di esposizione dei bambini a questo inquinante (4, 5);
• la molecola del benzene non ha
capacità genotossiche. La cancerogenicità del benzene è mediata da alcuni dei suoi metaboliti,
cioè dai prodotti di trasformazione del benzene all’interno
dell’organismo. Altre sostanze
(fenoli e idrochinoni, ad esempio), presenti in molti alimenti e
il cui assorbimento è modulato
da alcune componenti della flora intestinale, danno origine nell’organismo a metaboliti identici a quelli del benzene (6).
Un solo studio epidemiologico
ha valutato il rischio di leucemia infantile in relazione a stime di esposizione a benzene (7), limitatamente a un’unica sorgente (traffico in
prossimità delle abitazioni). Lo studio includeva 1 989 bambini con
tumori diagnosticati nel periodo
1968-91 e 5 506 controlli di popolazione (tra questi, 986 casi di leucemia e 1 972 controlli appaiati).
Per ciascuna residenza dei bambini,
a partire da 9 mesi prima della na-
scita, sono state raccolte informazioni sul flusso di traffico e sulle caratteristiche della strada e degli edifici circostanti. Per ciascuna residenza, utilizzando un modello di
previsione, è stata stimata una concentrazione media di benzene all’esterno dell’abitazione, calcolando
poi per ogni bambino un’esposizione media cumulativa. Questo studio non ha evidenziato associazioni
tra stime di esposizione a benzene e
incidenza di tumori totali, leucemie
e tumori cerebrali. Solo per i linfomi di Hodgkin, il gruppo di casi e
controlli meno numeroso (84 casi e
420 controlli), si osservava un incremento del rischio all’aumentare
delle concentrazioni stimate di benzene in prossimità dell’abitazione
della madre durante la gravidanza.
Sull’intero gruppo di bambini
in studio, le concentrazioni medie
stimate di benzene in prossimità
della residenza della madre in gravidanza variavano tra 0,6-29,9 ppb
(1,9-96,7 µg/m3), con una media
di 1,8 ppb (5 µg/m3).
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
OBIETTIVI
Lo studio di valutazione dell'esposizione a benzene tra i bambini
partecipanti al progetto SETIL è
finalizzato a:
• descrivere la distribuzione e la
variabilità dell’esposizione a
benzene in un campione di
bambini residenti in diverse
province italiane;
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
• valutare la fattibilità di stimare
È necessario effettuare misure
l’esposizione personale a benze- prolungate e ripetute perché le conne in un gruppo di casi di
centrazioni atmosferiche di
leucemia inbenzene sono
fantile, mee s t re m a m e n t e
diante misure
variabili e dipenIl progetto SETIL
dirette, dopo
dono dalle conè uno studio
la diagnosi;
dizioni metereoepidemiologico
• valutare se l’elogiche, dall’insui
fattori
di
rischio
sposizione a
tensità del traffiper la leucemia infantile
benzene
si
co veicolare e
comporti codalla presenza di
me fattore di
altre sorgenti di
confondimento nell’analibenzene negli ambienti chiusi della relazione tra esposi. Si vuole inoltre valutare l’insizione a campi magnetici a 50 Hz fluenza che alcune sorgenti (inquie rischio di leucemia infantile.
namento da traffico e fumo di siSono eligibili per lo studio i casi di leucemia e i bambini di controllo residenti nelle province di
Torino, Milano, Firenze, Roma,
Cagliari, Catania e Palermo. Le date di diagnosi dei casi e le date di riferimento dei controlli sono comprese tra agosto 2000 e dicembre
2001. Lo studio dovrebbe includere circa 240 bambini (80 casi e 160
controlli). L’indagine si svolgerà nel
2002 e nella prima metà del 2003.
METODI
Lo studio prevede misure ripetute dell’esposizione personale dei
bambini a benzene. Ogni serie di
misure dura 7 giorni e sono previste 4 serie successive in un anno,
una per stagione.
garetta) hanno sul livello e sulla variabilità dell’esposizione personale
dei bambini a benzene.
Pertanto, contemporaneamente
al monitoraggio personale, vengono effettuate misure della concentrazione di benzene in prossimità
della residenza dei bambini e misure della concentrazione urinaria di
cotinina.
I campionamenti outdoor vengono effettuati in prossimità della
residenza attuale del bambino e solo se si tratta della casa in cui il
bambino ha vissuto per il 70% della propria vita (dalla gestazione alla diagnosi).
La concentrazione media annuale di benzene in prossimità della residenza verrà utilizzata come
indicatore dell’esposizione del
bambino a benzene da sorgenti
outdoor.
Per il prelievo di campioni di
aria in prossimità della zona respiratoria e per i prelievi outdoor
sono utilizzati campionatori passivi a simmetria radiale (Radiello Fondazione Salvatore Maugeri)
(Figura 1).
Nei campioni di urina vengono
determinate le concentrazioni medie settimanali di acido S-fenilmercapturico (S-PMA), di cotinina, di
creatinina e di fenoli totali.
Figura 1 - Radiello, il campionatore passivo a simmetria radiale per il prelievo dei campioni di aria
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
L’S-PMA è un prodotto di co- MATERIALE INFORMATIVO
Il testo spiega obiettivi e metoniugazione del benzene-epossido DI SUPPORTO
di dello studio, con linguaggio sem(uno dei metaboliti tossici del ALL’INDAGINE
plice ma anche con accuratezza ed
Ottenere l’adesione a un moni- esaustività.
benzene) con il glutatione. Benché
il tasso di conversione del benzene toraggio ripetuto e di lunga durata
I genitori del bambino consea S-PMA sia probabilmente infe- non è facile e pone delicati proble- gnano agli insegnanti l’opuscolo e
riore all’1%, l’uso di questo indi- mi di informazione anche al di fuo- una lettera d’accompagnamento,
catore biologico per il monitorag- ri dello stretto ambito familiare del nella quale si richiede una collabobambino che partecipa al- razione per facilitare la partecipagio dell’esposizione a basse dol’indagine e deve indossare il zione del bambino al progetto SEsi di benzene è stato suggeriRadiello per tut- TIL, magari, trasformandola in
to sulla base delto il giorno, un’esperienza importante per tutta
le sue caratteristiquattro settima- la classe.
che di alta speciI bambini
ne all’anno.
ficità e sensibiliche partecipano
In collabora- QUALI SONO
tà, oltreché della
al progetto SETIL
zione
con il Ser- GLI ASPETTI INNOVATIVI
relativa semplicidevono indossare
vizio
per
le Atti- DELL’INDAGINE?
tà della metodica
il Radiello
Un aspetto originale del progetvità Editoriali
di determinazioper 4 settimane
to
SETIL
consiste nel tentativo di
dell’Istituto
Sune (8).
nell’arco di in un anno
La
misura
periore di Sanità, valutare l’esposizione a campi madella concentrapertanto, è stato gnetici a 50 Hz (il fattore di rischio
zione urinaria di
progettato e rea- di principale interesse al momento
cotinina (un metabolita
lizzato un opuscolo informati- della pianificazione dello studio) in
“interazione” con altre esposizioni a
della nicotina) permetterà di
vo (Figura 2).
L’opuscolo ha quattro tipi di fattori di rischio noti o sospetti.
quantificare l’esposizione a fumo
passivo e, per differenza, la frazio- destinatari: i genitori dei bambini Questo è particolarmente imporne di dose interna di benzene (sti- coinvolti nell’indagine, i loro in- tante alla luce degli sviluppi più remata a partire dalla concentrazio- segnanti (della scuola materna o centi della ricerca sui possibili efne misurata in zona respiratoria elementare) e, limitatamente ai fetti cancerogeni dell’esposizione a
e/o dall’escrezione urinaria di S- più grandicelli, gli stessi bambini bassi livelli di campi magnetici a
PMA) attribuibile a sorgenti di- in studio e i loro compagni di 50/60 Hz, che hanno indebolito l’ipotesi di un’associazione (9).
verse dal fumo passivo, principal- scuola.
mente outdoor.
L’escrezione urinaria di creatinina viene misurata per controllare nell’analisi l’effetto di confondimento dovuto alla diluizione
dei campioni d’urina sulla stima
della concentrazione dell’analita
d’interesse.
I fenoli totali vengono determinati per tener conto delle sorgenti alimentari di questi composti che nell’organismo producono
gli stessi metaboliti cancerogeni
del benzene.
Durante la settimana di monitoraggio, viene richiesto ai genitori
dei bambini di registrarne l’attività, con riferimento al tempo di permanenza nei diversi ambienti.
I monitoraggi outdoor e personali di ciascun caso e dei relativi due controlli saranno contemporanei.
Figura 2 - Opuscolo informativo realizzato dall’ISS
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Le evidenze scientifiche sulla relazione tra esposizione a benzene
nei bambini e rischio di leucemia
infantile sono molto scarse.
Lo studio caso-controllo danese precedentemente descritto (7) è
risultato “negativo” riguardo all’associazione tra inquinamento da
benzene da traffico e leucemia infantile. Tuttavia, in Italia ci si attende che all’elevata densità di
traffico veicolare in molte città italiane corrispondano maggiori concentrazioni outdoor di benzene, rispetto alle stime danesi. Ad esempio, nel progetto MACBETH
(10), sono state misurate ripetutamente, tra settembre 1997 e settembre 1998, le concentrazioni
outdoor di benzene in sei città europee, monitorando contemporaneamente le concentrazioni indoor
e le esposizioni personali di gruppi di soggetti residenti in quelle
città. In questo studio, le concentrazioni medie annuali di benzene
erano di 3,1 µg/m3 (± 0,8) a Copenaghen e 8,0 µg/m3 (± 2,1) a
Padova. A Roma, nel 1996, la
concentrazione media annuale di
benzene (50 siti di misura, 22
campionamenti per sito) era 24
µg/m3 (range 11-47 µg/m3). A Firenze nel 1996 le concentrazioni
medie annuali di benzene erano 6
µg/m3 in un parco urbano, 9
µg/m3 in un quartiere residenziale e 32,1 µg/m3 in un sito ad alto
traffico (11).
Il tentativo di stimare l’esposizione personale complessiva dei
bambini a benzene - e non solo il
contributo dell’inquinamento atmosferico outdoor - rappresenta
un obiettivo non esplorato nello
studio danese (7), né in altri studi precedenti. Questo è un punto importante, perché quando diverse sorgenti contribuiscono all’esposizione personale a un dato
fattore di rischio, l’accertamento
non esaustivo di queste sorgenti
può determinare distorsioni nella valutazione dell’associazione
d’interesse.
QUALI SONO I LIMITI
DELL’INDAGINE?
Naturalmente, l’indagine descritta presenta numerosi limiti che
è utile discutere in dettaglio. Il metodo utilizzato per stimare l’esposizione a benzene dei casi e dei controlli potrebbe essere poco valido in
quanto si basa su misure post-diagnosi ed è suscettibile a errori (rispetto alla vera esposizione pregressa) sia di tipo differenziale, che di
tipo non differenziale.
In linea generale, misure attuali
di esposizione predicono l’esposizione media pregressa di lungo periodo tanto meglio quanto minore
è la variabilità intra-individuale dell’esposizione d’interesse sul lungo
periodo.
L’esposizione d’interesse è l’esposizione personale dei bambini,
funzione - per un agente cui si è
esposti prevalentemente per via inalatoria, quale il benzene - della sommatoria delle concentrazioni in vari microambienti per il tempo trascorso in questi ultimi. Per quasi
tutte le esposizioni di questo tipo
nei bambini, la quota maggiore della dose giornaliera assorbita è rappresentata dalle esposizioni associate al tempo trascorso in casa, in particolare durante il sonno. Nei Paesi
dell’Europa del Sud come l’Italia,
l’esposizione a fumo di sigaretta side-stream e le concentrazioni ambientali outdoor dovrebbero spiega-
re una quota rilevante sia della variabilità inter-individuale, sia della
variabilità intra-individuale.
Tuttavia, la complessità del meccanismo d’azione del benzene (la
sua cancerogenesi dipende da diversi prodotti del suo metabolismo
con diversi meccanismi d’azione e
alcuni di questi metaboliti - ad
esempio i fenoli e l’idrochinone sono contenuti in diversi alimenti
o prodotti da alcune componenti
della flora intestinale) rende particolarmente complicato accertare la
validità degli indicatori di esposizione utilizzati.
Nel progetto SETIL sarà possibile utilizzare alcune informazioni raccolte nel questionario (la storia residenziale, la storia scolastica completa - compresi il tempo trascorso a
scuola e il tempo impiegato per arrivare a scuole con relativo mezzo di
trasporto, la descrizione di attività
per una giornata “tipo” un anno prima della diagnosi, l’esposizione lifetime a fumo passivo) per valutare
l’entità dei cambiamenti tra periodo
precedente e posteriore alla diagnosi.
In un precedente studio di fattibilità è stata stimata la numerosità
dei campionamenti ripetuti necessari a ottenere stime affidabili delle
concentrazioni medie annuali di
benzene outdoor (12): il numero di
ripetizioni che sono state adottate nel
protocollo (4 serie, una per stagione)
è il minimo compatibile con una dis-
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
creta affidabilità della stima (anzi sa- inferiori a quelli di qualche anno fa misure alla stessa distanza temporarebbe stato necessario aumentare il (per l’aumento della proporzione di le dalla diagnosi (o dalla relativa danumero dei campionamenti estivi). auto catalizzate sul parco auto totale ta di riferimento) per tutti i soggetNell’indagine SETIL ci si limita e per la diminuzione del contenuto di ti in studio (casi e controlli vengoa misurare le concentrazioni di ben- benzene e aromatici nei carburanti). no arruolati contestualmente nello
zene all’esterno della casa in cui
In questi termini sono state studio SETIL).
il bambino abita
spiegate le osservaD’altra parte, occorre segnalare
attualmente.
zioni effettuate di il fatto che tale misclassificazione
Non necessariarecente in alcune (essenzialmente una sottostima delmente questa abicittà italiane nelle le concentrazioni outdoor nelle resiL’inquinamento
tazione coincidequali è iniziato da denze indice precedenti a quella atatmosferico da benzene
rà con la residenqualche anno il tuale) potrebbe avere una componelle città
za in cui il bammonitoraggio del nente differenziale rispetto alla tiè dovuto perlopiù
bino ha vissuto
benzene atmosferi- pologia urbano/semi-urbano/ruraalle emissioni veicolari
più a lungo o con
co. A Firenze, ad le delle residenze stesse, in quanto
la residenza della
esempio, le con- non è ragionevole pensare che la dimadre durante la
centrazioni medie minuita concentrazione di benzene
gravidanza. Non si riuscirà,
annuali di benzene in un sito ad nelle emissioni veicolari e l’aumenpertanto, a esplorare l’associaalto traffico sono passate da 38,6 to del numero di auto catalizzate
zione per finestre temporali diverse µg/m3 nel 1995 a 18,6 µg/m3 nel
comportino una riduzione
(concentrazioni cumulative, concen- 1998 (11).
delle concentrazioni atmosfeQuesto fenotrazioni medie alla residenza di magriche di benzene
gior durata, concentrazioni presso la meno fa prevedenelle aree non urresidenza della madre in gravidanza). re una misclassibane, dove le
Le
concentrazioni
L’inquinamento atmosferico da ficazione delle
emissioni veicoladi benzene nelle città
benzene nelle aree urbane è preva- concentrazioni di
ri non sono la
italiane, grazie
lentemente dovuto alle emissioni vei- benzene outdoor
sorgente princial
maggior
numero
colari. Il contenuto di benzene e di per tutte le abitapale di benzene
di auto catalizzate,
aromatici nei carburanti influenza la zioni indice dioutdoor. L’impatè in diminuzione
concentrazione di benzene nei gas di verse dall’attuale
to di questo fenoscarico. Le marmitte catalitiche ri- residenza, ma
meno sulla reladucono efficacemente la concentra- non necessariazione in studio
zione di composti organici volatili - mente una misclassificaziopotrebbe non essere trascuratra cui il benzene - nei gas di scarico. ne di tipo differenziale (cioè
bile nel caso in cui le residenze
Ci si attende che le concentrazio- di entità diversa in relazione allo precedentemente abitate si distrini atmosferiche di benzene misurate stato di caso o di controllo), in buissero in modo differenziale tra
nei centri urbani italiani siano oggi quanto si prevede di effettuare le casi e controlli rispetto alla tipolo-
di Medicina del Lavoro, Università degli
Studi di Cagliari); Roberto Rondelli
(Clinica Pediatrica III, Università degli
Studi di Bologna) per l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP).
Riferimenti bibliografici
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
gia urbano/rurale. Il problema potrà essere in parte risolto tenendo
conto nell’analisi delle caratteristiche urbano/rurali del comune di residenza, oppure elaborando indicatori di esposizione “da modello”.
L’uso di indicatori biologici di
esposizione a benzene e a nicotina, è
particolarmente problematico nel
contesto specifico di uno studio caso-controllo, perché non è possibile
sapere se il metabolismo di inquinanti e/o l’escrezione urinaria dei
metaboliti d’interesse possano essere influenzate nei casi dalla condizione patologica e/o dal trattamento che è seguito alla diagnosi (i bambini, tuttavia, quando vengono monitorati sono in completa remissione e l’eventuale chemioterapia è stata fatta almeno sei mesi prima del
momento del prelievo di urine).
CONCLUSIONI
Con 80 casi e 160 controlli, lo
studio di valutazione dell’esposizione a benzene non avrà la potenza
statistica necessaria a valutare la relazione tra intensità di esposizione a
benzene e rischio di leucemia infantile. L’indagine si configura,
dunque, come uno studio collaterale che permetterà di descrivere la
distribuzione e la variabilità dell’esposizione a benzene in un campione di bambini residenti nelle
principali province italiane e valutare la fattibilità di stimare l’esposizione a benzene in un gruppo di casi di leucemia infantile, mediante
misure dirette, dopo la diagnosi.
* Gruppo di ricerca per la valutazione dell’esposizione dei bambini a
benzene
Susanna Lagorio, Ivano Iavarone,
Luigi Turrio Baldassarri, Cinzia La Rocca (Istituto Superiore di Sanità, Roma);
Alberto Salvan (LADSEB CNR, Padova); Vincenzo Cocheo (Centro Ricerche
Ambientali, Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Padova); Sergio Ghittori
(Laboratorio Monitoraggio Esposizione
Inquinanti Aeriformi, Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Pavia); Corrado
Magnani (Servizio Universitario Epidemiologia dei Tumori, AO San Giovanni
Battista, Torino); Luigi Bisanti, Maria
Sciacca e Giuseppe Sampietro (Servizio
Epidemiologia, ASL Città di Milano);
Lucia Miligi (CSPO, AO Careggi, Firenze); Francesco Forastiere, Paola Michelozzi e Ursula Kirchmayer (Dipartimento Epidemiologia ASL RME); Lorenzo
Gafà, Santina Cannizzaro, Giuliana Buscema (Lega Tumori Onlus di Ragusa);
Maria Valeria Torregrossa (Dipartimento
Igiene e Microbiologia, Università degli
Studi di Palermo); Luigi Cocco (Istituto
1. Greaves MF. The Lancet 1997; 349:
344-9.
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Cancer (IARC). Monographs on the
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5. Raaschou-Nielsen O, Lohse C,
Thomsen BL, et al. Environ Res
1997; 75: 149-59.
6. McDonald TA, Holland NT, Skibola C, et al. Leukemia 2000; 15: 1020.
7. Raaschou-Nielsen O, Hertel O,
Thomsen BL, et al. Am J Epidemiol
2001; 153(5): 433-43.
8. Maestri L, Ghittori S, Imbriani M.
Ind Health 1997; 35: 489-501.
9. Lagorio S, Salvan A. Ann Ist Sup Sanità 2001; 37(2): 213-24.
10. Cocheo V, Sacco P, Boaretto C, et al.
Nature 2000; 404: 141-2.
11. Bruni M, Grechi D, Marini E. Monitoraggio ambientale del benzene e
strategie di campionamenti, dati e valutazioni. In: Atti del Seminario “Il
enzene nella città di Firenze”. Firenze: ARPAT-CEDIF; 2000; 21-38.
12. Fano V, Iavarone I, Lagorio S, et al.
Epidemiology, 2000; 11(4): S132.
In brief
How much benzene does a child breathe? Assessment of exposure
to benzene in the SETIL Study
The effects of benzene exposures below 1 ppm are controversial; sparse
data are available on children exposure to benzene and its influence on
childhood leukemia risk. In the framework of an on-going Italian case-control study of childhood leukemia, about 200 children are being involved in
a side-study aimed to assess their exposure to benzene; to characterize the
relation between benzene intake and excretion of some urinary metabolites; to evaluate the role of outdoor concentration and environmental tobacco smoke on the exposure profile; to gain insights about the possible
confounding effect of benzene exposure on the associations between
leukemia risk and other risk factors. The study is based on repeated measurements (four series in one year, each lasting one week) of benzene concentrations in breathing zone air samples and in proximity of the child’s
residence, as well as of biological indicators of exposure (urinary excretions
of S-PMA, cotinine and phenols).
Bookmark
A cura di Lorenza Scotti, Servizio per le Attività Editoriali, ISS
L’universo virtuale questo mese si snoda nella rete a caccia di notizie sulla qualità dell’aria che respiriamo. Ecco una breve
rassegna utile per districarsi tra le competenze in ambito di salvaguardia ambientale di alcune istituzioni nazionali e internazionali.
www.minambiente.it
Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, visitando la
sezione Inquinamento e rischi industriali, è possibile conoscere problemi e
prospettive sulla valutazione dell’inquinamento atmosferico e leggere le analisi della concentrazione di benzene riscontrata nel corso del 2001 in alcune
città italiane. Gli argomenti sono trattati in modo chiaro ed esaustivo per gli
addetti ai lavori e non. Alla voce Inquinamento atmosferico tutti i documenti elencati sono accessibili in formato Pdf.
www.arpa.veneto.it/aria/benzene.htm
“A proposito di benzene” è il titolo del documento redatto a cura della Direzione Tecnico-Scientifica dell’Osservatorio Aria dell’Agenzia Regionale per la
Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto. Il documento illustra le principali caratteristiche di questa sostanza chimica liquida e incolore, con effetti
tossici sulla salute dell’uomo. Le Agenzie Regionali, con competenze nel campo del controllo e della prevenzione dall'inquinamento, sono i centri deputati alla vigilanza e al controllo ambientale in sede locale.
www.iclei.org
L’International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI) è l’agenzia
mondiale per la salvaguardia ambientale e la tutela del territorio. L’agenzia
ha molteplici sedi in varie parti del mondo: a Toronto, in Canada e a Berkeley
in California (USA); altre sedi distaccate sono in America Latina, Sud Africa,
Australia, Giappone e infine, in Europa. Nel sito sono reperibili informazioni
dettagliate sulle iniziative e sui progetti in corso su scala mondiale in tema di
miglioramento della qualità della vita. Molto interessanti le sezioni Case Studies, Project Summaries e i link alle organizzazioni ICLEI affiliate.
www.epa.gov
Restando in ambito di protezione per la salute dell’uomo e salvaguardia dell’ambiente naturale, l’Environmental Protection Agency (EPA) è l’agenzia statunitense che svolge attività di controllo e determina gli standard per i livelli
di mantenimento della qualità dell’aria, acqua e suolo. Sulla home page del
sito è possibile effettuare approfondimenti grazie alla moltitudine di argomenti chiave (key topics) trattati. La pagina www.epa.gov/ttn/atw/hlthef/
benzene.html riporta un documento sull’esposizione al benzene e gli effetti
sulla salute dell’uomo.
Ancora benzene. Il documento è curato dalla Division of Toxicology dell’Agency
for Toxic Substances and Disease Registry (ATSDR) di Atlanta (USA). Si tratta
di una serie di domande e risposte su cosa è il benzene e quali danni può causare sulla nostra salute. Nella sezione Frequently Asked Questions sono riportate informazioni circa le sostanze pericolose e i loro effetti sulla salute
umana. La pagina è consultabile all’indirizzo: www.atsdr.cdc.
gov/tfacts3.html
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
www.atsdr.cdc.gov
Sorveglianze nazionali
LA MALARIA
IN ITALIA NEL 2000-01
Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Roberto Romi1, Daniela Boccolini1,
Stefania D’Amato2,
Dina Caraffa De Stefano2
e Giancarlo Majori1
1Laboratorio di Parassitologia, ISS
2Direzione generale della prevenzione,
Ministero della Salute
La malaria, non più endemica in
Italia da circa 40 anni, è oggi la più
comune malattia d’importazione
nel nostro Paese.
La malaria da Plasmodium falciparum venne eradicata subito dopo l’avvio del piano nazionale quinquennale (1947-1951) di lotta alla
malaria, mentre casi sporadici di
malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962; nel 1970
l’Organizzazione Mondiale della
Sanità dichiarò l’Italia ufficialmente
libera dalla malaria.
Un sistema di sorveglianza della
malaria, integrato nelle strutture del
Servizio Sanitario Nazionale (SSN), è
tuttora operante al fine di prevenire una possibile reintroduzione della trasmissione. Il sistema è indirizzato a monitorare e definire il profilo epidemiologico dei casi d’importazione ed evidenziare, ai fini di
un intervento immediato, eventuali casi autoctoni. Come per le altre
malattie infettive, anche la malaria
è soggetta a denuncia obbligatoria:
le Aziende Sanitarie Locali notificano i casi all’Ufficio III del Dipartimento per la Prevenzione del Ministero della Salute. I preparati emoscopici (vetrini con striscio di sangue
e/o goccia spessa) allegati alla notifica vengono inviati dal Ministero al
Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per
la conferma della diagnosi.
Fino al 1985 il numero dei casi
d’importazione è stato inferiore ai
100 casi/anno (1). Da quella data il
numero annuale di casi importati è
costantemente aumentato, fino a
raggiungere un picco di oltre 1 000
casi nel 1999 (2, 3). Fino al 1994
questo aumento ha riguardato sia il
numero di casi di malaria occorsi tra
i cittadini italiani che quelli tra gli
immigrati. A partire dal 1995 invece
l’incremento è stato legato solo al
costante aumento del numero di casi tra gli immigrati, mentre i casi tra
cittadini italiani sono andati progressivamente riducendosi. Degli oltre 8 000 casi di malaria notificati al
Ministero della Sanità nella decade
1989-1999, 7 953 sono stati confermati dall’ISS; tra questi 4 026
(51%) occorsi a italiani e 3 927
(49%) a immigrati. I casi di importazione sono stati 7 935 (99,7%),
mentre in 20 casi (0,3%) la malaria
è stata contratta in Italia. Tra questi,
8 casi sono stati indotti da trasfusione e 2 da contaminazione acci-
dentale di siringhe tra tossicodipendenti (n. 1) o personale sanitario (n.
1); 9 casi sono stati classificati come
criptici, ovvero di incerta origine, anche se ragionevolmente attribuibili
all’importazione accidentale di vettori infetti (2 casi da aeroporto e 7
da bagaglio); infine 1 caso è stato
trasmesso da anofeli indigene, il primo e unico caso dopo l’eradicazione della malaria in Italia (4). Nella
stessa decade si sono verificati 65
decessi per malaria da P. falciparum,
pari a una letalità media dell’1,2%.
Per la prima volta dopo oltre un
ventennio, nel 2000 si è verificata
un’inversione di tendenza nel numero totale di casi di malaria importati annualmente, con una riduzione
di circa il 10% rispetto al 1999; la
tendenza è stata confermata nel
2001 con un’ulteriore riduzione del
9% rispetto al 2000. Nella Tabella
sono riportati alcuni dati epidemiologici relativi ai casi di malaria confermati dal Laboratorio di Parassitologia dell’ISS nel 2000 e nel 2001.
Tabella - Caratteristiche dei casi di malaria diagnosticati in Italia (anni 2000-01)
Casi confermati
Totale
Origine
Importati
Autoctoni
Cittadinanza
Cittadini italiani
Immigrati
Specie plasmodiale
Plasmodium falciparum
Plasmodium vivax
Plasmodium ovale
Plasmodium malariae
Forme miste
Continente di provenienza
Africa
Asia
America
Oceania (Papua Nuova Guinea)
Decessi
2000
n.
%
2001
n.
%
997 100,0
889 100,0
976
1*
99,9
0,1
889 100,0
0
0,0
263
714
26,9
73,1
276
613
31,0
69,0
812
87
60
14
4
83,1
8,9
6,1
1,4
0,4
703
80
88
15
3
79,1
9,0
9,9
1,7
0,3
901
47
25
4
4
92,2
4,8
2,6
0,4
0,5
800
64
20
5
1
90,0
7,2
2,2
0,6
0,1
(*) Contaminazione di strumenti in ambiente ospedaliero
Nel biennio 2000-01 i casi occorsi tra cittadini italiani hanno mediamente rappresentato il 29% dei
casi totali, confermando il costante
incremento percentuale dei casi tra
gli immigrati (61%). La specie plasmodiale predominante è stata P. falciparum che nel biennio ha rappresentato oltre l’80% dei casi totali, seguito da P. vivax, P. ovale e P. malariae, rispettivamente con il 9%, l’8%
e l’1,5%. I casi di malaria del biennio
sono stati contratti in 60 diversi Stati, 44 dei quali in Africa (73%), 8 nel
Centro e Sudamerica, 7 in Asia e 1 in
Oceania (Papua Nuova Guinea). Gli
immigrati provengono prevalentemente dall’Africa occidentale (94%;
n. 1 247), in particolare da 4 Stati:
Ghana, Nigeria, Senegal e Costa
d’Avorio. Come conseguenza di ciò
P. ovale sta diventando la specie più
comune dopo P. falciparum e nel
2001 il numero di casi dovuti a questo plasmodio ha superato per la prima volta quello dei casi da P. vivax.
Su un totale di 1 924 preparati
ematici inviati dalle strutture del
SSN per la conferma di diagnosi nel
biennio 2000-01, la diagnosi è stata confermata dall’ISS nell’82,5%
dei casi (n. 1 587). Tra le diagnosi
non confermate (17,5%) si riscontra il 40% di diagnosi errate, il 42%
di preparati senza diagnosi emoscopica e il 18% di preparati risultati
negativi all’osservazione standard.
RACCOMANDAZIONI
Riferimenti bibliografici
1. Sabatinelli G, Majori G. Eurosurveillance 1998; 3(4): 38-40.
2. Romi R, Boccolini D, Majori G. Eurosurveillance 1999; 4(7/8): 85-7.
3. Romi R, Boccolini D, Majori G. Eurosurveillance 2001; 6(10): 143-7.
4. Baldari M, Tamburro A, Sabatinelli G,
et al. Lancet 1998; 351:1246-8.
Sorveglianze nazionali
LA MORTALITÀ
PER ANNEGAMENTO
IN ITALIA
Marco Giustini1,
Franco Taggi1 e Enzo Funari2
1Laboratorio di Epidemiologia
e Biostatistica, ISS
2Laboratorio
di Igiene Ambientale, ISS
Gli annegamenti e le lesioni alla colonna vertebrale conseguenti
ad attività ricreative in aree di balneazione rappresentano eventi
molto gravi che interessano spesso
la fascia di popolazione più giovane, con la più lunga attesa di vita.
La perdita della vita di un giovane,
le gravi menomazioni che sono
conseguenza di molti semiannegamenti e delle lesioni alla colonna
vertebrale rappresentano motivo di
gravi sofferenze e comportano elevati costi sociali.
I dati disponibili in Italia non
consentono un'analisi degli eventi morbosi associati a questo fenomeno. Tuttavia, limitandoci alla sola mortalità, i dati forniti dall'ISTAT permettono di delineare i
trend e le caratteristiche degli
eventi mortali dovuti a questa
causa nel periodo 1969-98, l’ultimo anno per il quale sono disponibili, a oggi, i dati. Gli eventi
considerati sono quelli indicati
dalla codifica ICD IX con il codice
E910. Saranno presi in considerazione anche quei decessi la cui
causa viene classificata in base ai
codici E830-E838, che si riferiscono alla mortalità secondaria a
incidenti occorsi a mezzi di trasporto per acqua, nei quali è possibile individuare un ulteriore numero di decessi relativamente a
questa causa.
Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Tutti i viaggiatori e i gruppi di
lavoratori che si recano in zone dove la malaria è endemica devono
consultare il proprio medico, o l’apposito servizio della ASL per essere informati sul tipo di profilassi antimalarica da effettuare. I medici
possono a loro volta consultare i
seguenti siti per un aggiornamento sulle aree malariche e i relativi
schemi profilattici:
• www.iss.it/sanita/index.htm
(Istituto Superiore di Sanità);
• www.sanita.it/malinf (Ministero
della Salute);
• www.who.int/ith/index/html
(Organizzazione Mondiale della
Sanità).
Nessun farmaco è esente da effetti collaterali, pertanto la chemioprofilassi va prescritta solo se necessaria. Se la chemioprofilassi è ne-
cessaria, il farmaco antimalarico deve essere appropriato all’area in cui
il viaggiatore si reca. L’assunzione di
farmaci antimalarici a dose singola
settimanale deve essere iniziata 1
settimana prima del viaggio ed essere poi proseguita con regolarità
durante tutto il periodo di soggiorno nell’area a rischio e per 4 settimane dopo il rientro. La profilassi
con meflochina dovrebbe essere iniziata preferibilmente 2-3 settimane
prima della partenza per evidenziare eventuali effetti collaterali e poter
considerare possibili alternative. La
profilassi con farmaci da assumere a
cadenza giornaliera va iniziata un
giorno prima della partenza. Gruppi
a rischio sono le donne in gravidanza e i bambini, a cui vanno prescritti farmaci e posologie specifiche.
Nessun farmaco antimalarico conferisce una protezione completa, quindi in caso di febbre, in presenza o
assenza di altri sintomi, deve essere
sempre sospettata una possibile infezione malarica da Plasmodium falciparum, se essa si presenta dopo 1
settimana e prima di 2 mesi dalla
possibile esposizione alla malaria. Le
recidive da P. vivax e P. ovale non sono prevenute dalla comune chemioprofilassi. In caso di sospetta malaria
va chiesta assistenza medica e una
diagnosi emoscopica della malaria,
con prelievi di sangue effettuati a
opportuni intervalli.
Per quel che riguarda la profilassi comportamentale, va ricordato che i vettori della malaria, zanzare appartenenti al genere Anopheles, hanno abitudini crepuscolari e
notturne, dunque pungono solamente nell’intervallo di tempo che
va dal tramonto all’alba. Per evitare
le punture è sufficiente adottare alcuni semplici accorgimenti che vanno comunque messi in atto anche
quando si effettua la farmaco-profilassi: all’aperto indossare abiti con
maniche lunghe, pantaloni e calze,
tutti di colore chiaro, trattando con
prodotti insetto-repellenti le parti
del corpo che rimangono scoperte.
Al momento di dormire, se non si
soggiorna in ambienti condizionati
o schermati, ispezionare accuratamente la stanza ed eventualmente
trattare con insetticidi; dove necessario può essere impiegata la zanzariera da letto.
Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Dal 1969 al 1998 sono morte
per annegamento 24 496 persone
di cui 20 068 maschi (81,9% ) e
4 428 femmine (18,1%). Pochi di
questi decessi (circa il 10% negli ultimi anni) sono dovuti ad annegamenti conseguenti a incidenti occorsi a mezzi di trasporto per acqua.
Le principali caratteristiche della mortalità per annegamento per
gli anni 1970, 1980, 1990 e 1998
sono mostrate nella Tabella. Il tasso di mortalità è passato da 22,7 a
5,2 morti ogni milione di residenti/anno, con una diminuzione percentuale del 77%. Questo calo appare sufficientemente uniforme nei
due sessi dove il rapporto di mortalità è pari a 5:1.
Stratificando i dati per età, si osserva un trend che mette in evidenza come il calo generale sia progressivamente più marcato nelle
classi di età più giovani. Attualmente, i tassi di mortalità più elevati appartengono alla classe di età superiore ai 70 anni (9,4/1 000 000), seguita da quella compresa tra 15 e
29 anni (6,1/1 000 000) e da quella
tra 50 e 69 anni (5,9/1 000 000).
Circa il 42% dei soggetti è morto al
di fuori della propria provincia di residenza.
Facendo riferimento al numero
di morti, il cambiamento della distribuzione del fenomeno nelle
classi di età appare notevole. Mentre nel 1969 1 decesso su 4 avveniva entro i 14 anni di età, nel 1998
meno dell'8% dei morti per annegamento è imputabile a questa
classe di età. A questa diminuzione
in termini percentuali si accompagna un incremento della quota percentuale nelle classi di età più anziane: tra il 1969 e il 1998 la percentuale dei decessi nella classe di
età 30-49 anni è passata dal 15,5
al 23,2%; nella classe 50-69 anni è
aumentata dal 17,8 al 25,1%,
mentre la mortalità per annegamento dei più anziani (oltre 70 anni) è passata dal 9,0 al 19,1%.
Molti fattori hanno contribuito
al radicale mutamento del quadro
epidemiologico degli annegamenti in Italia. Certamente una parte
della diminuzione osservata è da
ascrivere alle maggiori probabilità
di sopravvivenza dovute alla disponibilità di unità di rianimazione car-
Tabella - Principali caratteristiche della mortalità per annegamento (Italia
1970, 1980, 1990 e 1998)
Caratteristiche
Classi d’età
0-14
15-29
30-49
50-69
70 e oltre
Sesso
Maschi
Femmine
Area geografica
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
Italia
1970
Tassi*
1980
Tassi*
1990
Tassi*
1998
Tassi*
22,3
32,9
13,7
21,0
28,5
13,5
22,7
10,9
14,1
21,7
4,6
12,0
6,7
8,0
14,2
3,0
6,1
4,6
5,9
9,4
39,0
6,4
25,7
6,1
14,4
3,2
9,7
1,6
25,6
31,8
16,5
16,9
22,4
22,7
17,0
23,7
11,4
12,2
14,2
15,7
7,6
11,6
6,4
6,9
10,9
8,3
5,6
5,7
4,8
4,7
5,7
5,2
(*) Per 1 000 000 residenti/anno
dio-polmonari e alla presenza di
persone in grado di effettuare efficacemente le operazioni di salvataggio. Ulteriori fattori comprendono l’accresciuto ruolo dell’educazione da parte della scuola e della famiglia e dell’informazione da
parte dei mezzi di comunicazione
in riferimento ai rischi associati alla
balneazione.
In Italia, il rapporto di mortalità
maschi/femmine è leggermente superiore a quello riportato in altri
Paesi (1-3), dove il rapporto è 4:1.
Le ragioni dell’elevato rapporto di
mortalità potrebbero risiedere nel
fatto che in genere i maschi sono
più a contatto con l’ambiente acquatico (sia per attività occupazionali che ricreative) e consumano
più alcol, uno dei principali fattori
di rischio per l'annegamento (4).
L'alcol, infatti, comporta da un lato una diminuita capacità di affrontare le difficoltà e dall’altro un
atteggiamento di sottovalutazione
del pericolo. La mancanza di sorveglianza da parte degli adulti appare, invece, il principale fattore favorente degli incidenti di annegamento dei bambini.
I programmi di prevenzione a
loro volta potranno essere resi più
efficaci man mano che aumentano le conoscenze su questi fenomeni, le cause e i fattori che li determinano. A questo scopo è ne-
cessario raccogliere i dati e le informazioni riguardanti la tipologia
dell’ambiente dove è avvenuto
l’incidente (fiume, lago, mare, piscina, spiaggia controllata, ecc.),
la causa (ambientale: correnti, acqua fredda, ecc.; soggettiva: malessere o patologia), l’attività ricreativa svolta (attività subacquea,
nuoto in superficie, pesca da imbarcazioni, dalla spiaggia, da scogli, ecc).
Tuttavia, anche in mancanza di
dati più precisi, possono essere
prese una serie di misure di carattere generale volte alla riduzione
del fenomeno. Queste includono
una diffusa informazione sui rischi
associati al consumo dell'alcol,
una maggiore sorveglianza dei
bambini da parte degli adulti, un
miglioramento delle capacità natatorie e un miglioramento delle
conoscenze di primo e pronto soccorso in particolare fra gli addetti
alla sorveglianza.
Riferimenti bibliografici
1. Rouse A. West Engl Med J 1991;
106(3): 65-6.
2. Langley JD, Warner M, Smith GS, et
al. Aust N Z J Public Health 2001;
25(5): 451-7.
3. www.cdc.gov/ncipc/factsheets/
drown.htm
4. Lunetta P, Penttila A, Sarna S. Int J
Epid 1998; 27: 1043-83.
Studi dal territorio
EPIDEMIA DI MORBILLO
IN CAMPANIA.
AGGIORNAMENTO
Marta Ciofi degli Atti1,
Stefania Salmaso1 per il gruppo
di coordinamento SPES*,
Renato Pizzuti2, Paola D’Agnese2,
Crescenzo Bove3,
Domenico Protano3,
Angelo D’Argenzio4
e Maria Luigia Trabucco4
1Laboratorio di Epidemiologia
e Biostatistica, ISS
2Agenzia Regionale Servizi Sanitari,
Regione Campania
3ASL Caserta 1
4ASL Caserta 2
Provincia
Copertura n. pediatri n. bambini n. casi
Incidenza
vaccinale
SPES
assistiti segnalati per 100 000
nati 1998 (%)
Caserta
Napoli
Salerno
Avellino
Benevento
61
63
67
70
84
4
11
9
2
24
4 117
9 158
7 781
1 489
18 809
202
409
36
0
15
4 906
4 466
463
0
80
Totale
65
50
41 354
662
1 601
pito soprattutto le due provincie
con coperture più basse (Caserta e
Napoli), mentre le provincie con coperture più elevate (Benevento e
Avellino) hanno avuto meno casi.
Per quanto riguarda Avellino, va segnalato che partecipano a SPES solo due pediatri, quindi i risultati
vanno interpretati con cautela.
L’analisi dei ricoveri è stata effettuata nei principali ospedali regionali che hanno reparti di malattie infettive (Ospedale Cotugno di
Napoli, Ospedali di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno), ed è aggiornata al 5 giugno 2002. Nei primi 5 mesi dell’anno, sono state ricoverate per morbillo 368 persone.
Di queste, 63 hanno avuto complicanze polmonari, 13 un’encefalite
e 3 sono decedute. I tre decessi si
sono verificati in bambini, rispettivamente di 6 mesi, 4 e 10 anni. La
maggioranza dei ricoveri (258/368)
è stata effettuata al Cotugno di Napoli; in questo ospedale i ricoverati
avevano un’età compresa tra 15
giorni e 68 anni, con il 17% dei ricoveri oltre i 14 anni di età.
L’incidenza nelle altre regioni è
stata nettamente inferiore a quanto osservato in Campania. Esclusa
questa regione, l’incidenza del
morbillo tra gennaio e aprile 2002
è stata in media di 33 casi/100 000.
L’epidemia di morbillo in Campania ha le caratteristiche di un’epidemia in una popolazione a copertura vaccinale intermedia, cioè
non tanto bassa da non interferire
con l’epidemiologia del morbillo,
ma non abbastanza elevata da interrompere la circolazione della malattia. Infatti, in questa regione l’ultima epidemia di morbillo si era verificata nel 1996, l’intervallo interepidemico è stato quindi molto più
lungo di quanto osservato in assenza di vaccinazione (6 anni, rispetto a 3). La chiave per prevenire
epidemie di questo tipo è prevenire l’accumulo di suscettibili in tutte
le fasce di età, in tempi più rapidi
possibili. Le autorità sanitarie regionali hanno quindi raccomandato di: a) intensificare l’offerta attiva
della vaccinazione antimorbillo agli
esposti in ambito familiare e scolastico; b) effettuare la vaccinazione
a partire dai 6 mesi di vita, rivaccinando dopo l’anno i bambini vaccinati tra 6 e 12 mesi; c) offrire la
vaccinazione a tutti gli individui non
vaccinati e con anamnesi negativa
per morbillo. La situazione della
Campania non è unica in Italia, perché vi sono altre regioni con bassi livelli di copertura vaccinale. Per evitare nuove epidemie è quindi indispensabile un forte impegno sia
politico che tecnico, che garantisca
in tutte le regioni il raggiungimento di elevate coperture vaccinali, sia
nel secondo anno di vita che nei
bambini e ragazzi più grandi.
Riferimenti bibliografici
1. Ciofi degli Atti M, Salmaso S. per il
gruppo di coordinamento SPES. Not
Ist Super Sanità 2002; 15(4) - Inserto
BEN: iii-iv.
2. Bove C, Caiazzo AL., Castiello R, et
al. Not Ist Super Sanità 2002; 15(3) Inserto BEN: i-iii.
Donato Greco,
Nancy Binkin, Paolo D’Argenio,
Paola De Castro, Carla Faralli
Comitato editoriale BEN
Full English version is available at:
www.ben.iss.it
e-Mail: [email protected]
Inserto BEN - Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Nel BEN dello scorso aprile è stata riportata la notizia di un aumento dell’incidenza del morbillo in
Campania rilevato dalla rete SPES
(1). Questo articolo riporta un aggiornamento sull’epidemia e informazioni su ricoveri e complicanze
ottenute da un’indagine ad hoc attualmente in corso in Campania.
In Campania, nei primi quattro
mesi del 2002 hanno partecipato a
SPES 50 pediatri in media ogni mese, che seguono circa 41 000 bambini tra 0 e 14 anni (cioè il 4% della popolazione regionale della stessa fascia di età). Tra gennaio e aprile il numero di casi di morbillo segnalati è andato progressivamente
aumentando; in totale sono stati
segnalati 662 casi, rispetto ai 18 segnalati nei due anni precedenti. In
questi quattro mesi l’incidenza di
morbillo stimata da SPES è stata di
1 600 casi ogni 100 000 bambini
fino a 14 anni di età, pari a una stima di circa 17 000 casi di morbillo
verificatisi nella popolazione pediatrica della Campania. L’incidenza
maggiore è stata osservata nei
bambini tra 5 e 9 anni, seguiti dai
ragazzi tra 10 e 14 anni.
La distribuzione per provincia
dell’incidenza è riportata in Tabella, insieme alla copertura vaccinale
per il morbillo per i nati del 1998,
stimata nel 2000-01 (2) e rielaborata per provincia. L’incidenza per
provincia corrisponde alle coperture vaccinali; infatti il morbillo ha col-
Tabella - Incidenza dei casi di morbillo e copertura vaccinale per provincia.
(dati SPES regione Campania, gennaio-aprile 2002)
Il Comitato Pari
Opportunità dell’ISS
Questo contributo è dedicato alla memoria
di Maria Orlando, Presidentessa del Comitato
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
l 3 maggio scorso si è svolto in Istituto un seminario per la presentazione dei risultati di una ricerca sulla presenza femminile e la progressione in carriera delle ricercatrici dell’ISS. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un rapporto dell’Istituto
(1) e presentati al seminario da Marina Torre, membro del Comitato Pari
Opportunità, alla quale, con l’occasione sono state rivolte alcune domande sull’attività
del Comitato.
CHE
RICADUTA HA AVUTO L’ATTI-
COMITATO SUL PERSOISS?
Questo Comitato ha lavorato per
far sentire all’interno dell’ISS la propria presenza e per sensibilizzare l’attenzione di tutto il personale su argomenti che in qualche modo potessero essere motivo di discriminazione. Inoltre, ha tentato di fare opera di promozione dell’educazione alla salute attraverso l’organizzazione
di convegni e seminari su temi di interesse generale. Ha cercato infine,
sempre attraverso l’organizzazione di
conferenze, di aggiornare il personale per quanto riguarda la legislazione
in materia di tutela della maternità e
della famiglia (congedi parentali).
VITÀ DEL
NALE
formazione, avanzamenti di carQUANDO È STATO ISTITUITO
riera, ecc.). Assicura, inoltre, una
IL COMITATO PARI OPPORTUNITÀ?
Il Comitato Pari Opportunità continua collaborazione con l'am(CPO) è stato istituito presso
ministrazione su tutte le
l’Istituto Superiore di Sanità
problematiche inerenti l'ef(ISS) con il DM
fettiva parità uoSanità 1° giugno
mo-donna nelle
1993 con lo scocondizioni di laIl Comitato Pari
po di promuovevoro e sviluppo
Opportunità (CPO)
re e curare l'approfessionale,
dell’ISS è stato istituito
plicazione della
con particolare
nel 1993
normativa
in
attenzione al mimateria di pari
glioramento delopportunità uola qualità della
mo-donna all'interno delvita nell'ambiente di lavoro,
lo stesso ISS (2). Come prealla valorizzazione delle capacità COME È CONFRONTABILE L’ATTIVIvisto dall’art. 5 del DPR n. 171 del di tutte le persone, alla promozio- TÀ DEL CPO DELL’ISS CON ANA12 febbraio 1991, il CPO è un ne dell'educazione alla salute e al- LOGHI COMITATI A LIVELLO NAComitato paritetico composto la promozione della salute e della ZIONALE?
cioè da rappresentanti designati sicurezza sul lavoro. A tal fine il
Per il momento abbiamo stabilidalle organizzazioni sindacali ope- CPO sottopone all'amministrato contatti principalmente
ranti in Istituto e da un pari nu- zione eventuali atti di discricon la Commissione Naziomero di rappresentanti dell'ISS. Il minazione e svolnale Pari OpporComitato attualmente in carica è il ge indagini, ricertunità e con i
secondo nella storia dell’ISS. No- che e analisi volte
Comitati Pari
Il CPO promuove,
minato il 13 marzo 1998, è for- a conoscere la siOpportunità detra le altre cose,
mato da un presidente, 11 mem- tuazione del pergli altri enti di ril’educazione
bri e una segretaria (Tabella). Il sonale e a indivicerca; con questi
alla salute
CPO si preoccupa di sensibilizza- duare situazioni
ultimi, in partire l'ambiente di lavoro alle tema- discriminatorie.
colare, per poter
tiche delle pari opportunità e di Infine promuove
apportare insieformulare proposte per garantire studi, seminari e convegni
me alcuni emendamenti al
l'effettiva parità uomo-donna al- su tematiche inerenti le
contratto che è stato recentel’interno dell'ISS; per questo deve proprie attività.
mente siglato, in termini di pari opessere consultato per tutte le problematiche che possano comproMarina Torre
mettere tale parità (orario e orgaLaboratorio di Ingegneria Biomedica, ISS
nizzazione del lavoro, mobilità,
Tabella - Composizione del Comitato Pari Opportunità dell’ISS
Maria Orlando
Francesca Aulicino
Patrizia Campagna
Maria Rosaria Dupuis
Giuliana Eramo
Luciana Gramiccioni
Donatella Maffi
Laura Mancini
Valeria Martini
Linda Montecchia
Serena Risica
Marina Torre
Rosella Mantovani
Presidente
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Membro
Segretaria
Laboratorio di Biochimica Clinica
Laboratorio di Igiene Ambientale
Laboratorio di Farmacologia
Divisione VI
Divisione IX
Laboratorio di Tossicologia Applicata
Laboratorio di Biochimica Clinica
Laboratorio di Igiene Ambientale
Divisione V
Divisione VII
Laboratorio di Fisica
Laboratorio di Ingegneria Biomedica
Laboratorio di Igiene Ambientale
l’ISS, si verifica anche da noi una segregazione verticale di genere con
proporzioni analoghe a quelle registrate per gli altri enti. Comunque
il dato più sconcertante dell’attuale
nuova configurazione dell’Istituto
sta sicuramente nella composizione
degli organi gestionali dell’ente e
cioè del Consiglio di amministrazione, del Comitato scientifico e del
Collegio dei revisori tra i cui membri non è presente nemmeno una
donna, se non nella funzione di segretaria. Ciò che rende ancor più incredibile questa situazione è il constatare che prima dell’attuazione della trasformazione in ente gli organi
gestionali attivi contemplavano al
loro interno ben 12 donne su 43
membri nel Comitato scientifico e
1 donna su 7 membri nel Comitato
amministrativo. Un ulteriore motivo di preoccupazione è sicuramente
dato dall’attuazione del nuovo regolamento, attualmente all’approvazione degli organi competenti, secondo il quale i 20 laboratori saranno contratti in 7 dipartimenti e 2
centri nazionali. In questa nuova
configurazione va evitato che le
donne perdano di rappresentatività
nell’assunzione di incarichi di responsabilità e direzione.
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
portunità nell’organizzazione del la- sonale censito nei ruoli di anzianità
voro. Abbiamo avuto poi contatti al 1° gennaio 2001 (1). Ne è emersporadici con CPO di altre ammini- so che le donne rappresentano la
strazioni soprattutto in occasiomaggioranza del personale
ne delle manifestazioni che ab(54% del totale del personale;
biamo organizzato
52% della comin Istituto. Infatti,
ponente scientifinello svolgimento
co-tecnica e 62%
Il 52%
della nostra attividella componendella componente
tà, è divenuto orte amministratiscientifico-tecnica
mai un appuntava) con una intedell’ISS è rappresentato
mento fisso il conressante presenza
da donne, ma solo
vegno che organei profili di riil 34% ricopre
nizziamo annualcercatore/tecnolivelli apicali
mente. Finora ne
logo (68%) e prisono stati organizmo ricercatozati tre su temi
re/primo tecnoinerenti la salute: nel 1999
logo (58%). Questi valori, tut“La tutela della salute della
tavia, diminuiscono drasticamente
donna”, nel 2000 “ La sicurezza dei quando si considera il profilo di di- QUALI LE PROSPETTIVE FUTURE?
giocattoli e articoli per l’infanzia” e rigente di ricerca/dirigente tecnoloSicuramente in questo momeninfine nel 2001 “Salute della popo- go (34%). Anche per quanto ri- to l’obiettivo a brevissimo termine
lazione e qualità degli alimenti”.
guarda gli incarichi di responsabili- che ci siamo poste, alla luce di quanÈ nostra intenzione cercare di tà le donne sono sottorappresento emerso dall’indagine concreare una rete di comunicazione tate. Infatti, a fronte di una
dotta sul personale, è la sensicon altri Comitati Pari Opportuni- presenza di ricerbilizzazione del
tà, sia di altri enti di ricerca, di uni- catrici pari al 56%
Ministro della
versità, e di pubbliche amministra- del personale riSalute e delle auIl CPO si propone
zioni, al fine di mettere in comune, cercatore, solo il
torità competendi sensibilizzare
idee, problematiche ed esperienze. 46% delle direti, della comunil’attenzione sulla totale
zioni di reparto e
tà scientifica e dei
assenza delle donne
vertici dell’IstituCHE RUOLO HANNO LE DONNE IN solo il 25% delle
negli organi gestionali
direzioni di laboto sulla situazioISTITUTO?
dell’ISS
Siamo riuscite, proprio recente- ratorio è attribuine di totale asmente, a raggiungere un obiettivo ta alle donne.
senza di donne
Da
un
conche ci eravamo poste sin dall’insenegli organi gediamento del Comitato e cioè la ste- fronto con quanto pubblicastionali e sulla scarsa presenza
sura di un rapporto sulla presenza to per gli altri enti di ricerca
femminile in Istituto negli incarifemminile e sulle carriere delle ri- (3) risulta che, nonostante l’elevato chi di responsabilità. Questo socercatrici in Istituto basato sul per- numero di donne dipendenti del- prattutto in vista della ristruttura-
portunità e, a tal proposito, sarebbe importante trovare in ciascun laboratorio, divisione, servizio tecnico un referente in tema di pari opportunità che faccia da trait d’union
tra il Comitato e le realtà lavorative delle singole strutture.
Riferimenti bibliografici
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
1. Torre M, Calamandrei G, Orlando
M. Personale femminile e carriere delle ricercatrici dell’Istituto Superiore di
Sanità. Primo rapporto. Roma, Istituto Superiore di Sanità. Rapporti ISTISAN 02/5 (consultabile online all’indirizzo: www.iss.it/pubblicazioni).
2. Circolare n. 12 del 24 marzo 1993
del Dipartimento per la Funzione
Pubblica “Gestione delle risorse
umane e pari opportunità. Indirizzi
applicativi direttive CE. Decreto legislativo 3 febbraio 1993 n. 29”.
3. Figlie di Minerva. Primo rapporto
sulle carriere femminili negli enti
pubblici di ricerca italiani. A cura di
Rossella Palomba. Milano: Franco
Angeli; 2000.
4. Legge 10 aprile 1991, n. 125. Azioni
positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro. GU - Serie Generale n. 88, 15 ottobre 1991.
5. DLvo n. 196 del 23 maggio 2000
“Disciplina dell’attività delle consigliere e dei consiglieri di parità in
materia di azioni positive” (www.
minlavoro.it/ministero/nuonalegge125.htm)
6. Provvedimento 30 maggio 2001 Programma-obiettivo per la promozione della presenza femminile all’interno delle organizzazioni anche
al fine di rendere le stesse più vicine
alle donne (www.minlavoro.it/ministero/cpar-provv_30052001.htm)
7. w w w. a r e a . f i . c n r. i t / r & f / n 2 1 /
donne_scienza.htm
zione dell’ISS che vedrà la soppres- accedere ai livelli apicali e agli insione dei laboratori, la creazione dei carichi di responsabilità. Inoltre,
dipartimenti e dei centri nazionali e abbiamo intenzione di elaborare un
la drastica riduzione dei reparti at- rapporto sulle carriere delle donne
tualmente presenti all’interno dei appartenenti alla componente amlaboratori. Formuleremo inoltre
ministrativa a integrazione di
proposte alla nostra amminiquello appena pubblicato (1)
strazione
per
che ha focalizzaquanto riguarda
to la propria atl’adozione di piatenzione sulle
Il CPO si propone,
ni di azioni positicarriere delle riin futuro,
ve, volti a prevenicercatrici.
di produrre statistiche
re e a contrastare
Sicuramente
disaggregate
le discriminazioni
per quanto ridi genere
di genere nei luoguarda “il sociaghi di lavoro, così
le” è nostra income disposto
tenzione persedalla legge 10 aprile 1991
guire la strada che abbiamo
(3), dal DLvo n. 196 del 23
intrapreso per l’istituzione delmaggio 2000 (4) e dal Provvedi- l’asilo nido; inoltre, continueremo
mento 30 maggio 2001 (5) formu- la politica di sensibilizzazione in
lato dal Comitato Nazionale di Pa- Istituto riguardo ai temi di pari oprità e Pari Opportunità nel lavoro.
Continueremo, inoltre, a proIn brief
durre statistiche disaggregate di geEqual Opportunities Committee of Italian National Institute of Health
nere così come richiesto dalla
Commissione Nazionale Pari OpThe Equal Opportunities Committee was set up at the Italian National Institute of Health in 1993 with the aim to promote, inside the Institute, the appliportunità nonché dalla Comunità
cation of the rules relating to the equal opportunities between women and men.
europea, in particolare dal ComTo involve the personnel in these topics, it has organised several conferences remissario per la ricerca Philippe
lated to women health, toys and food safety. The Committee has also requestBousquin (6), che le ritiene uno
ed the organisation inside the Institute of an infant school for children aged 3
strumento indispensabile per conmonths-3 years. Recently the Committee has published a report about the
women’s presence and the careers of female researchers. The results have shown
trollare l’evoluzione sia dell’andathat despite a high female presence (54%) only the 25% of the positions of
mento e della presenza femminile
Laboratory director is held by women and neither the Administrative Council
in generale sia delle difficoltà che le
nor the Scientific or the Audit Committees have women as members.
donne attualmente incontrano per
Le iniziative formative
dell’Istituto Superiore
di Sanità in tema di obesità
Stefano Scucchi1, Antonio d’Amore1,
Pietro Caiazza2 e Maria Cristina Calicchia2
1Laboratorio di Alimenti, ISS
Segreteria per le Attività Culturali, ISS
2
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
obesità è un complesso vrappeso (IMC: 25-29,9 kg/m2) e
Stefano Scucchi
disordine multi-fattoria- il 9,1% è obeso (IMC > 30 kg/m2).
le diffuso sia nei Paesi svi- Rispetto agli altri Paesi europei e ai ziali pubbliche. In Usa, Francia e
luppati che in via di sviPaesi nord-americani, dove la Olanda è stato calcolato che i coluppo. Tale condizione rapprevalenza di obesità oscilla sti relativi alla cura delle complipresenta un imtra il 10 e il 30% canze mediche dovute all’obesità
portante e crecirca, in Italia il oscillano tra il 2% e il 5% della
scente problema
problema è di di- spesa sanitaria nazionale. Nel noL’aumento diffuso
di salute pubblimensioni più li- stro Paese, tali costi variano tra lo
dell’obesità
ca per le sue posmitate, ma ugual- 0,75% e il 3%.
è il risultato
sibili complicanmente in crescita
Secondo l’International Obesity
del progresso
ze mediche (iper(circa il 25% dal Task Force, la prevenzione dell’otecnologico
tensione, atero1994 a oggi). besità è “…più facile, meno costosa e
e
industriale
sclerosi, diabete e
L’incremento di più efficace del semplice trattamento
cancro) e psicoobesità non è do- del disordine una volta che questo si
logiche (binge eavuto a mutamen- sia pienamente sviluppato….”.
ting, sindrome dell’alimenti genetici recenti ma è il risulIn Italia, la promozione di intazione notturna). In Italia,
tato del progresso tecnologico e terventi efficaci di prevenzione e
i risultati delle indagini multiscopo industriale e dei conseguenti cam- cura dell’obesità e delle patologie
condotte dall’ISTAT (1994, 1999) biamenti nello stile di vita (elevato a essa associate, ha costituito uno
mostrano che sebbene il 53,8% de- consumo di sostanze ricche di calo- dei pilastri del Piano Sanitario
gli individui adulti sia normopeso rie e maggiore sedentarietà).
Nazionale 1998-2000 e rappre(indice di massa corporea, IMC: La dieta mediterranea, tradizionalsenta ancora un punto sa18,5-24,9kg/m2), il 33,4% è so- mente adottata dalla nostra poliente del Piano Sanitario
polazione, pur rappresentanNazionale 2002-2004. Le
do uno dei princiuniversità, l’Ipali fattori protetstituto SuperioSecondo i dati ISTAT,
tivi contro l’insorre di Sanità
un adulto su tre,
genza di molte
(ISS), le regioni
in Italia,
patologie cronie le ASL sono i
è sovrappeso
che e degeneratisoggetti pubblive,
contrasta
ci cui oggi, in
quindi solo in
Italia, viene departe la tendenza
legata la formaall’aumento del peso.
zione e l’aggiornamento delle
La prevalenza dell’obesità ha figure professionali che operano
assunto dimensioni tali da rende- nell’ambito del Servizio Sanitario
re insufficienti le risorse assisten- Nazionale (SSN).
35
Partecipanti (%)
30
25
20
15
10
5
0
Lazio
Toscana
Campania
Sicilia
Calabria
Basilicata
Abruzzo
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Figura 1 - Distribuzione regionale dei partecipanti all’edizione 2001 del
Corso “Obesità e disturbi del comportamento alimentare a essa associati”
60
Partecipanti (%)
50
40
30
20
10
0
Medicina
Diploma
Biologia
Psicologia
Sociologia
Farmacia
Pedagogia
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Figura 2 - Distribuzione dei partecipanti all’edizione 2001 del Corso “Obesità
e disturbi del comportamento alimentare a essa associati” per titolo di studio
L’ISS già nel 1997 ha inaugurato il primo corso su “Obesità e disturbi del comportamento alimentare a essa associati”, con l’obiettivo
di aggiornare gli operatori del SSN
e i medici, gli psicologi e i biologi
appartenenti alle università e agli altri istituti di ricerca, sulle strategie
d’intervento più accreditate nella
prevenzione e cura di tale disordine.
Nelle edizioni successive (19982001), gli obiettivi formativi del
corso e la sua strutturazione in lezioni teoriche e lavori di gruppo,
sono progressivamente cambiati, in
linea con le acquisizioni della ricerca clinica e sanitaria, per favorire lo
sviluppo di una visione integrata
delle strategie d’intervento e per favorire l’attitudine al lavoro multidisciplinare.
Tali obiettivi sono stati perseguiti attraverso:
• la modificazione delle tematiche
sviluppate nelle lezioni, con particolare riferimento ai principi teorici e alle tecniche di cambiamento del comportamento alimentare
e del livello di attività fisica;
• lo studio di casi selezionati a
partire dalla valutazione clinica,
fino alla scelta e pianificazione
della strategia di intervento per
la riduzione e il mantenimento
del peso corporeo;
• l’elaborazione di interventi di
prevenzione a livello di comunità e di popolazione.
Data l’ampia utilizzazione di
metodologie didattiche attive, il numero dei partecipanti ammessi alle
varie edizioni del corso, dal 1997 a
oggi, è stato limitato a 152.
La Figura 1 presenta i dati relativi alla distribuzione dei partecipanti all’edizione del 2001 per regione di provenienza. La preponderanza di partecipanti provenienti
dalle regioni centro-meridionali è
dovuta al maggior numero di domande di partecipazione pervenute
da sedi più vicine al corso. La Figura 2 mostra la distribuzione dei partecipanti per titolo di studio. Lo
sforzo di impostare il corso secondo
l’approccio multidisciplinare è documentato dalla presenza, oltre che
di laureati in medicina e chirurgia,
di dietisti e laureati in altre discipline che hanno attinenza con la cura
e la prevenzione dell’obesità.
In brief
Obesity: educational activities at the Italian National Institute of Health
Obesity is a multifactorial disease, prevalent in both developed and developing countries. It represents an important and growing public health problem for its
medical and psychological consequences. In Italy the 9.1% of adult population is
obese. Obesity is considered largely preventable through life style changes, by the
World Health Organization. Since 1997, the Italian National Institute of Health has
been actively engaged in training of health care system personnel with a course
on “Obesity and related eating behavior disorders”. Aim of the course is to provide an integrated view of the most accredited intervention strategies for treatment
and prevention of weight related problems using adults learning methodologies.
Convegno del mese
Giornata mondiale contro il tabacco.
IV Convegno nazionale tabagismo
e Servizio Sanitario Nazionale
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
l 31 maggio, giornata mondiale
Ogni anno in Italia vanno “in vi” in Italia, una percentuale semdedicata alla lotta contro il ta- fumo” 120 000 sigarette, eppure pre più alta sta cercando di smettebacco, ha visto l’Istituto Supe- un’indagine condotta dalla Doxa ha re di fumare. L’età media in cui si
riore di Sanità impegnato nel- messo in evidenza che rispetto al- smette di fumare è proporzionale al
l’organizzazione del IV Convel’anno scorso nel nostro Pae- grado d’istruzione: un maggior ligno nazionale sul tabagismo a
se i fumatori sono diminuiti vello culturale porta il fumatore a
cui hanno partecidel 3%. Una per- smettere intorno ai 40 anni, mentre
pato esperti apcentuale troppo chi ha un titolo di studio inferiore
partenenti a vari
alta secondo gli smette intorno ai 50 anni.
La giornata mondiale
enti e istituzioni
esperti, sopratIl livello d’istruzione ha un ruo2002 contro il fumo
che si occupano
tutto
consideranlo
fondamentale
anche nell’indurre
è stata dedicata
di lotta contro il
do un periodo di le future mamme a smettere di fuallo sport
fumo. Quest’antempo così bre- mare durante la gestazione. Sono
no la giornata è
ve. Le cifre non infatti molto più numerose le donstata dedicata allo
tornano neppure ne laureate e diplomate che duransport con lo slogan “Tobacco
prendendo in esame i consu- te la gravidanza smettono di fumaFree Sports”. I mondiali di
mi, che secondo le stime, sempre re rispetto a quelle meno istruite. La
calcio 2002, infatti, sono all’insegna per il 2001, dovrebbero oscillare tra percentuale delle donne che durandella lotta al tabagismo.
le 110 000 e le 120 000 tonnellate. te la gravidanza smette di fumare è
Il presidente dell’Istituto, Enri- L’unica spiegazione plausibile a il 63% (il 30% diminuisce il nuco Garaci, oltre a portare il proprio questi dati apparentemente contra- mero di sigarette consumate nelbenvenuto ai partecipanti al Con- stanti è riconducibile al fatto che i l’arco di una giornata, mentre il
vegno, ha aperto i lavori ponendo fumatori italiani sono “bugiardi”, 6,2% continua a fumare), ma la
l’attenzione sul fatto che l’Osserva- cioè negano di aver mai fumato e i maggior parte riprende a fumare
torio Fumo, Alcol e Droga dell’Isti- forti fumatori diminuiscono consi- dopo il parto.
La lotta contro l’epidemia
tuto, organo ufficiale informativo e derevolmente il numero di sigada fumo si combatte su due
formativo in materia di tabagismo, rette consumate in un giorno.
fronti. Il primo è
alcolismo e dipendenza da droghe, Questo atteggiaquello della disasha recentemente pubblicato le Li- mento dimostra
suefazione al funee guida cliniche per promuovere la chiaramente che
Si stima che in Italia
mo di cui, in
cessazione dell’abitudine al fumo nella popolazione
siano “attivi”
buona parte, si
(consultabili online sul sito web del- l’abitudine al fucirca 12 milioni
fanno carico i
l’Osservatorio: www.iss.ossfad.it). mo sta sempre
di fumatori
Centri antifumo
Obiettivo di queste linee guida è più acquisendo
diffusi su tutto il
quello di fornire uno strumento, connotati negatiterritorio nazioutile soprattutto per i medici di me- vi e quindi il funale (l’Osservatodicina generale, per promuovere la matore, quando
rio Fumo, Alcol e Droga ne ha
cessazione dell’abitudine al fumo viene interpellato sui propri
nella popolazione italiana, in accor- stili di vita, rinnega il suo essere fu- censiti 279) che nel corso della loro
do con quanto dichiarato nel Piano matore e/o forte fumatore. È inol- pluriennale attività, spesso con poSanitario Nazionale 2002-04, che tre emerso chiaramente che tra i 12 chissime risorse umane, ma sopratha inserito la lotta al tabagismo tra milioni di fumatori tutt’oggi “atti- tutto grazie alla volontà e alla tenacia
i principali obiettivi volti a promuovere comportamenti e stili di
Carla Faralli
vita che mirino a tutelare la salute
del cittadino.
Servizio per le Attività Editoriali, ISS
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
di chi vi opera, aiutano gli italiani a
smettere di fumare. Il secondo fronte è rappresentato dalla prevenzione,
che naturalmente è rivolta agli strati
più giovani della popolazione. Come
infatti è emerso dai primi dati presentati dal rapporto sul fumo da tabacco in Italia nel 2001 si abbassa
sempre più l’età in cui si comincia a
fumare e se l’età della prima sigaretta è intorno ai 13 anni, 6-7 ragazze
su 10 la anticipano addirittura a 12
anni. Tra i giovanissimi, inoltre, il
70% dei maschi e l’80% delle femmine non disapprovano il consumo
casuale di sigarette perché non ne riconoscono il rischio. Il fatto che dal
1993 a oggi in Europa siano progressivamente in crescita i giovanissimi che fumano, dimostra che la
prevenzione a livello comunitario ha
avuto delle falle, mentre parallelamente le multinazionali del tabacco
hanno adeguatamente studiato il
campione di popolazione cui indirizzare le proprie campagne pubblicitarie, cioè la fascia più giovane. Le
holding del tabacco spendono ogni
anno il 6% dei loro introiti per la
pubblicità, sponsorizzando in parti-
consumatori - ha recentemente chiesto a Michael Schumacher un risarcimento di un milione di Euro perché appare in pubblico e rilascia interviste utilizzando berretti e abbigliamento con il marchio di una nota marca di sigarette.
Proprio per contrastare, tra le altre cose, l’incremento di fumatori in
Europa tra le fasce più giovani della
popolazione, nello scorso febbraio è
stata sottoscritta da 22 Paesi la “Dichiarazione di Varsavia”, dove l’Europa si impegna ad adottare una
strategia comune per il controllo del
fumo da tabacco, riducendo l’abitudine al fumo e la diffusione dei prodotti del tabacco. La “Dichiarazione
di Varsavia” rappresenta una pietra
miliare nella lotta al fumo da tabacco perché è il primo trattato internazionale (nel maggio 2003 dovrebbe portare gli Stati che lo hanno sottoscritto ad adottare una convenzione quadro) che porterà vari
colar modo eventi sportivi a cui par- Paesi a mettere in atto una strategia
tecipano, in larga misura, i giovani. comune nel tentativo di combatteIl tabacco è stato infatti definito
re l’epidemia da fumo.
una “malattia comunicata”, in
Nel corso della giornata è
quanto l’abitudiemersa in più
ne al fumo, oltre
momenti la neche dall’influenza
cessità da parte di
Ogni anno
dell’ambiente fatutte le entità che
il fumo causa
miliare, è dettata
si occupano di
90 000 morti accertate
da atteggiamenti
contrastare l’abiin Italia e 500 000
ed esempi di pertudine al fumo di
in Europa
sonaggi noti, del
fare fronte comumondo dello spetne contro una
tacolo e non, che
“malattia” che
hanno grande influenza sul
ogni anno in Italia causa
mondo giovanile, in quanto
90 000 morti accertate e in Eurovengono presi come modello. A que- pa 500 000. Solo una sinergia di forsto proposito il Codacons - coordi- ze e di volontà potrà contrastare quenamento delle associazioni per la di- sti dati allarmanti, perché il tabacco
fesa dell’ambiente e dei diritti dei fa male. A tutti. Indistintamente.
In brief
World No Tobacco Day. IV National Conference “Tabagism and National Health Service”
On May 31, 2002, the Italian National Institute of Health organized a meeting to celebrate the World No Tobacco Day. The aim of the meeting was to analyze the situation in Italy and to verify the results of cure and prevention activities promoted by the National Health Service and particularly by the 279 no smoke
units. In this regard, the Observatory on Tobacco, Alcohol and Drugs recently
published clinical guidelines to promote the cessation of the smoking habit.
Visto... si stampi
A cura di Paola De Castro, Servizio per le Attività Editoriali, ISS
In questa rubrica annunciamo le più recenti pubblicazioni edite dall’Istituto Superiore di Sanità che attualmente vengono diffuse
online anche prima della loro stampa cartacea. Per maggiori informazioni sul contenuto di ciascuna serie e per avere accesso al
full-text consultare il sito all’indirizzo: www.iss.it/pubblicazioni. Per richieste specifiche scrivere a: [email protected]
Annali dell’Istituto Superiore di Sanità
Vol. 38, n. 2 (2002)
Sezione I
Health and ecotoxicology
Edited by Laura Mancini
and Giovanni Alfredo Zapponi
(in inglese)
Dalla Prefazione (tradotta dall’inglese)
di Laura Mancini e Giovanni Alfredo Zapponi
Sezione II
Ricerche e metodologie
Prevenzione della malattia e promozione della salute.
Strategie distinte e complementari - Francesco Rosmini
Punti di vista a confronto per la V revisione della
Dichiarazione di Helsinki - Francesco Rosmini
Andamenti stagionali di alcuni Composti Organici Volatili
all'interno ed all'esterno di abitazioni situate in zone caratterizzate da differenti intensità di traffico veicolare nella città
di Roma - Sergio Fuselli, Sandra Paduano e Anna Soriero
Healing action of nerve growth factor on lameness in
adult goats - Nicola Costa, Marco Fiore and Luigi Aloe
Brevi note
Some considerations on the kinetics of pathogenic prions
formation - Claudio Botrè, Francesco Botrè, Franco
Mazzei, Simona Montilla and Elisabetta Podestà
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
La teoria dei sistemi e degli ecosistemi stimola la conoscenza scientifica della struttura e della dinamica di
base, sia nello spazio che nel tempo. Per esempio, l'osservazione che la struttura del suolo governa le dinamiche del ciclo idrico è un'esperienza comune, correlabile
inoltre all'azione dell'acqua (erosione, trasporto, processi di accumulo e rimozione); ciò ha un ruolo importante
nel definire, in lunghi periodi di tempo, l'evoluzione della struttura del suolo stesso.Vi è quindi un'interazione reciproca, con differenti variabili temporali. L'approccio
ecosistemico ha fornito nuovi criteri per analizzare questi processi: almeno teoricamente, il problema è stato affrontato in termini di ecosistemi aperti (scambio di materia e di energia con l'esterno) che transitano verso stadi superiori di complessità.
Questi aspetti sono fondamentali per la valutazione dei
rischi ambientali: la cultura ecologica ha dimostrato la validità dell'approccio ecosistemico; infatti le risorse naturali sono limitate e la natura non è in grado di sostenere pressioni e impatti illimitati, in quanto la capacità autoregolativa degli ecosistemi può essere facilmente alterata quando l'insieme dei fattori che la regolano non è più in equilibrio. Inoltre, molte variabili ambientali dipendono dalla
pressione antropica che può limitare l'equilibrio degli ecosistemi essendo l'uomo uno dei suoi componenti che li influenzano maggiormente. In casi particolari, alcuni impatti considerati originariamente di peso limitato potrebbero
invece risultare critici quando vanno a interagire con la stabilità di un ecosistema o di una società.
Questa considerazione è stata il primo passaggio per
lo sviluppo dei test ecotossicologici che includono alcuni livelli dell'ecosistema.
Recentemente la tendenza della ricerca scientifica, così come gran parte delle normative settoriali, privilegia la
matrice sedimento per la sua capacità nel mantenere nel
tempo e nello spazio gli elementi di disturbo che possono
transitare attraverso le varie componenti biotiche.
Tutti i contributi inclusi in questa monografia sono
orientati in questa direzione.
Una caratteristica comune di tutti i lavori presentati in
questa monografia è la priorità data all'approccio ecosistemico per considerare la complessità della struttura dei
processi esaminati.
Un buon contributo introduttivo è fornito nel lavoro di
G. Damiani, mentre J.F. Hatcher sottolinea l'importanza della ricerca applicata al concetto di ecosistema; B.R. Taylor e
J.J.Wilson trattano il ruolo sinergico di effetti multipli su differenti specie, utilizzando test di ecotossicità rappresentativi di differenti livelli trofici. S. Marchini discute gli effetti
strutturali e funzionali dei contaminanti fino ai più alti livelli di integrazione sugli ecosistemi.
R. Miniero et al. e L. Viganò esaminano in dettaglio le
interazioni degli agenti inquinanti critici in differenti substrati acquatici, attraverso fenomeni di accumulo e di bioaccumulo nella catena alimentare.
C. Fabiani e G. Casazza presentano un esame dei metodi ecotossicologici nel quadro dell'attuale legislazione europea nel campo della politica delle acque, basata su principi di gestione e sviluppo sostenibile delle risorse idriche.
Generalmente le comuni procedure fanno riferimento a singoli parametri di rischio, mentre l'approccio ecosistemico si
basa su principi ben individuati e riconosciuti anche se può
essere spesso legato a bisogni oggettivi. Inoltre, l'esposizione ai singoli fattori di rischio rappresenta spesso un'eccezione in quanto gli ecosistemi, che includono l'uomo, sono generalmente esposti a miscele di contaminanti di cui
vanno valutati i pattern di interazione multilivello per una
efficace azione di prevenzione della salute.
Lo scopo di questa monografia è offrire un approccio
allo studio degli ecosistemi acquatici e del suolo attraverso l'uso di test ecotossicologici.
Rapporti ISTISAN 02/10
Centro Nazionale Influenza.
Sorveglianza virologica dell'influenza
in Italia (stagione 2001-2002).
Rapporto preliminare.
A cura di Isabella Donatelli, Chiara Affinito,
Concetta Fabiani, Simone Fiaccavento e Simona Puzelli
2002, iii, 26 p.
L'influenza è una delle più antiche e delle più comuni malattie infettive conosciute. Ogni anno l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riunisce esperti sull'influenza per decidere la composizione del vaccino antinfluenzale per l'inverno successivo. Il sistema di sorveglianza dell'influenza si avvale di una rete di Centri nazionali, distribuiti in tutto il mondo, che forniscono dati
sulla circolazione dei virus influenzali all'OMS. L'attività di
tali Centri permette l'identificazione precoce delle varianti
virali emergenti e la valutazione antigenica e molecolare
del grado di variazione acquisita dai virus influenzali circolanti nella popolazione. Vengono qui riportati i dati virologici presentati e discussi al meeting annuale organizzato dall'OMS di Ginevra e che hanno portato alla definizione della composizione del vaccino utilizzabile per la
stagione 2002-2003. Durante il meeting, è stato preso in
considerazione anche il recente isolamento di un nuovo
sottotipo virale, A/H1N2.
Rapporti ISTISAN 02/12
La mortalità per tumore maligno della pleura
nei comuni italiani (1988-1997)
Marina Mastrantonio, Stefano Belli, Alessandra Binazzi,
Marcello Carboni, Pietro Comba, Paola Fusco,
Mario Grignoli, Ivano Iavarone, Marco Martuzzi,
Massimo Nesti, Stefania Trinca, Raffaella Uccelli
2002, 27 p.
La mortalità per tumore maligno della pleura è stata
studiata sull'intero territorio nazionale negli anni 19881997. La mortalità osservata in ogni comune è stata confrontata con quella attesa in base ai dati di mortalità regionali e/o nazionali. Fra le aree in cui si concentrano gli
incrementi di mortalità per tumore pleurico, vanno considerati in primo luogo gli insediamenti dell'industria navalmeccanica e dell'attività portuale e i poli dell'industria del
cemento-amianto. Vanno inoltre segnalate alcune aree industriali complesse, caratterizzate da una molteplicità di
fonti di esposizione ad amianto. Numerosi comuni sono
stati segnalati per la prima volta dal presente studio, e per
alcuni di essi è stato possibile formulare ipotesi sulla presenza di amianto nei cicli produttivi e/o nell'ambiente. In
un caso è stato individuato un nuovo agente eziologico, la
fluoro-edenite. Queste aree devono essere considerate candidate alla conduzione di studi epidemiologici sulla patologia da amianto.
Rapporti ISTISAN 02/11
Not Ist Super Sanità 2002; 15 (7/8)
Determinazione dell'acido S-fenilmercapturico
mediante cromatografia liquida accoppiata
a spettrometria di massa con trappola ionica.
Cinzia La Rocca, Luigi Turrio Baldassarri,
Maria Luisa Casella
2002, ii, 63 p.
È stato elaborato un metodo analitico strumentale per
la determinazione dell'acido S-fenilmercapturico, metabolita urinario del benzene e specifico bioindicatore di esposizione, basato sull'HPLC-MS/MS, utilizzando una interfaccia elettrospray e un analizzatore a trappola ionica. Il
metodo strumentale sviluppato in questo studio è caratterizzato da buona precisione (coefficiente d variazione =
4,57% su 5 iniezioni replicate) e da un'accuratezza (stimata al 6,46%) soddisfacente, e la sua elevata sensibilità
(10 pg di analita iniettato) permette di rilevare il metabolita del benzene anche a livelli derivanti da basse esposizione ambientali. La sensibilità del metodo è paragonabile a quella permessa da rivelatori spettrofluorimetrici, che
però necessitano di derivatizzazione, e superiore a quella
di metodi basati su gas cromatografia-spettrometria di
massa, sempre dopo derivatizzazione.
ISTISAN Congressi 02/C3
Workshop. L’ipotiroidismo congenito in Italia.
Istituto Superiore di Sanità.
Roma, 5 luglio 2002. Riassunti.
2002, iv, 50 p.
Il Workshop rappresenta un appuntamento annuale in
cui vengono presentate e discusse le problematiche emergenti nell’ambito dell’Ipotiroidismo Congenito (IC), una
delle più frequenti endocrinopatie dell’infanzia. La giornata di studio, a cui partecipano endocrinologi, pediatri, ginecologi, biologi molecolari nonché i responsabili e gli operatori dei centri di screening e di follow up per l’IC, è dedicata all’IC centrale e alle indagini strumentali atte a individuare le alterazioni morfologiche e/o funzionali della
ghiandola tiroidea. Vengono, inoltre, presentati e discussi
i dati aggiornati del Registro nazionale degli ipotiroidei
congeniti coordinato dall’Istituto e i risultati dello studio
caso-controllo.A conclusione della giornata è prevista una
tavola rotonda dedicata alle problematiche più rilevanti riguardanti diagnosi, cura e follow up dell’IC.
News
ADVANCES IN THE USE OF MULTICELLULAR SPHEROIDS
IN CANCER BIOLOGY AND THERAPY
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 9-10 ottobre 2002
Per molti anni i biologi cellulari hanno studiato i tumori utilizzando perlopiù linee cellulari tumorali stabilizzate in vitro cresciute in monostrato. Benché questo modello abbia fornito utili informazioni sui meccanismi alla base della crescita maligna, esso non può rappresentare un utile modello per esaminare tutti gli aspetti dei tumori solidi in vivo. Infatti questi ultimi crescono seguendo un’architettura tridimensionale, dove le
cellule sono esposte alla distribuzione non uniforme dell’ossigeno, dei nutrienti e degli altri stress fisici e chimici con conseguente eterogeneità dell’ambiente tumorale. In tale contesto, gli sferoidi cellulari tridimensionali rappresentano un utile modello in vitro per studiare la biologia dei tumori. Lo scopo del presente congresso è quello di consentire ai ricercatori impegnati nella ricerca di modelli alternativi in vitro di confrontarsi a livello internazionale per scambiare esperienze e risultati nel campo dei modelli tridimensionali.
Segreteria scientifica
Maria Teresa Santini, Gabriella Rainaldi, Antonella Ferrante
Laboratorio di Ultrastrutture - ISS
Tel. 06 49903194
Fax 06 49387140, E-mail: [email protected]
Segreteria tecnica
Luisa Di Marzo, Daniela Lombardi
Laboratorio di Ultrastrutture - ISS
Tel. 06 49903402-3
Fax 06 49387140
Errata corrige - Nell’articolo Progetto nazionale per la standardizzazione e l’assicurazione di qualità dei test genetici pubblicato
nel numero di maggio 2002 vi sono alcune inesattezze: l’ultimo autore è Marco Salvatore e non Marco Salvatori; la didascalia dell’immagine a pag. 5 è “Metafase da sangue periferico” e non “Metafase da sangue periferico dopo colorazione con quinacrina”;
la didascalia dell’immagine a pag. 8 è “Struttura della proteina codificata dal gene CFTR” e non “Struttura della proteina codificata dal gene CFTR della fibrosi cistica”.
La Redazione
del Notiziario
è a disposizione
per accogliere commenti
e suggerimenti e rendere
questo strumento
sempre più utile
e rispondente
alle reali esigenze
dei suoi lettori
Notiziario
Nei prossimi numeri
dell’Istituto Superiore di Sanità
Viale Regina Elena, 299
00161 Roma
Il sistema di sorveglianza
sulle donazioni di sangue in Italia
Tel. 06 4990 3374
Fax 06 4990 2253
L’impiego di animali domestici
e da compagnia come sentinelle
d’inquinamento ambientale
e-Mail: [email protected]
http://www.iss.it/notiziario
La ricerca dell’informazione
sui problemi etici
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