AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 11/07/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
11/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
«Il Gattopardo» balla sulla terrazza del Grand Hotel
5
10/07/2011 Avvenire - Nazionale
Muti: Verdi in Kenya per i bimbi degli slum
6
11/07/2011 Corriere di Romagna - Rimini
Sulle note del valzer per lo Ior
7
11/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
«L' Ospedale della costa insieme a Cesenatico»
8
11/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Punte di 36 gradi, ma non è emergenza
9
11/07/2011 La Voce di Romagna - Rimini
Quattro denunce per i manifestanti sotto al Comune
10
11/07/2011 La Voce di Romagna - Rimini
Sgomberato il presidio
11
11/07/2011 Corriere Economia
La strana compagnia di Bucarest
12
11/07/2011 Dolce Attesa
Riprovarci di nuovo
13
AREA VASTA E REGIONE
11/07/2011 La Voce di Romagna - Rimini
Sistema idrico integrato Un incontro dell'Idv Dibattito sulla Sanità alla Festa del Pd
Gita risorgimentale con Amphora
16
SANITÀ NAZIONALE
11/07/2011 Corriere della Sera - ROMA
Campanella in Cardiochirurgia tra bisturi e cellule staminali
18
11/07/2011 Corriere della Sera - MILANO
«La nostra sfida, regalare qualche ora di serenità»
19
11/07/2011 Corriere della Sera - MILANO
Camici bianchi, 164 matricole in più «Per gli ospedali non basteranno»
20
11/07/2011 Il Sole 24 Ore
Liste d'attesa pianificate solo in dieci regioni
21
11/07/2011 La Repubblica - Torino
Il sindaco: sto con loro, ma sbagliano così non salviamo il nostro ospedale
22
11/07/2011 La Repubblica - Torino
La crociata delle mamme con pancione
23
11/07/2011 Il Giornale - Milano
Allarme caldo, da oggi 40 gradi
25
10/07/2011 Avvenire - Bologna
I dati degli aborti e i testimoni della vita
26
11/07/2011 Il Gazzettino - VENEZIA
Raccolta di firme per i dipendenti dell'Ospedale civile
27
11/07/2011 Il Secolo XIX
Farmaci, i liguri spendono più di tutti
28
11/07/2011 La Repubblica - Affari Finanza
La Sanità resta la maglia nera
29
11/07/2011 La Repubblica - Affari Finanza
I sistemi medici bioceramici disegnati in teleconferenza
30
11/07/2011 La Repubblica - Affari Finanza
Alla Farmindustria finisce l'era Dompè
31
11/07/2011 La Repubblica - Affari Finanza
Teva punta sull'Italia per andare oltre i generici
32
11/07/2011 ItaliaOggi Sette
Sanità, procedura telematica per pagamenti e consegna referti
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AUSL RAVENNA
9 articoli
11/07/2011
QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Pag. 4
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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IL GALA' DELLO IOR
«Il Gattopardo» balla sulla terrazza del Grand Hotel
SOPRATTUTTO bellezza, sabato sera, ad animare il giardino e la terrazza del Grand Hotel per il 12° Gran
Gala dello Ior presentato da Francesco Cesarini. Evento mondano che vede insieme medici e ricercatori
oncologi che operano a Rimini e responsabili e volontari dell'Istituto Oncologico Romagnolo. «Continuare a
lottare contro i tumori - ha detto Vinicio Paganini, vice presidente dell'istituto - è una battaglia che vale la pena
di essere combattuta». Alberto Ravaioli, primario oncologo, ha presentato con orgoglio il suo staff, che, come
ha poi specificato Michele Cucuzza, è il tipico esempio di modello Rimini. La scenografia scelta per la serata,
ispirata ai gran balli dell'Ottocento, è stata vivacizzata da coppie di danzatori che indossavano costumi
d'epoca ispirati al film "Il Gattopardo" e dagli stessi ospiti, che sono stati coinvolti nei giri di walzer. Coppia di
ballerini inedita e bipartisan, quella composta da Marcella Bondoni, ex assessore provinciale del Pd, e da
Oronzo Zilli, consigliere comunale del Pdl che col portamento da ufficiale gentiluomo ha fatto un figurone.
Tanto gli amici e gli sponsor che sostengono lo Ior: dalle istituzioni e aziende che nel tempo sono divenute
sponsor ufficiali (Comune e Provincia, Banca Malatestiana, Camera di Commercio, Marina di Rimini, Grand
Hotel Rimini, Società Gas Rimini), a quelle che lo sono da quest'anno (Aeradria, Audi Reggini, Nicoletta Cei
Gioielli), ai testimonial d'eccezione come il giornalista Michele Cucuzza. Maria Cristina Muccioli
AUSL RAVENNA
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10/07/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 31
(diffusione:105812, tiratura:151233)
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LA MUSICA CHE UNISCE Cinquemile persone hanno assistito ieri all'Uhuru Park di Nairobi al concerto
promosso dal Ravenna Festival nell'ormai tradizionale progetto «Le vie dell'amicizia»
Muti: Verdi in Kenya per i bimbi degli slum
Accanto al maestro 186 musicisti italiani, 140 coristi locali e 200 ragazzi Donati fondi a padre Kizito Sesana,
all' ospedale di Francesca Lipeti e alla famiglia di George Gathuru
DA NAIROBI PIER ACHILLE DOLFINI
Nairobi è una città dove la gente per strada ti fissa negli occhi. Impietosa. «I'm hungry». Ho fame, ti dice
mentre tende la mano mettendoti in crisi. Pensi che qui occorrano soldi. Cose materiali. Cibo. Non le note di
Giuseppe Verdi. Poi ascolti i cinquemila dell'Uhuru park cantare tutti insieme il Va' pensiero . I duecento
bambini delle missioni italiane di Amani e dell'Avsi, di padre Renato Kizito Sesana, del ravennate Nino Valerio
e del medico piacentino Francesca Lipeti. Gente che il cibo lo porta, insieme a una Speranza. E gli italiani,
giunti solo poche ore prima con un volo che da Ravenna li ha catapultati nel cuore dell'Africa. E capisci che
forse per aiutare un popolo occorre anche altro. Riccardo Muti lo dice dal podio, le mani senza bacchetta
ancora levate in aria sulle note verdiane che ieri hanno chiuso la tappa 2011 de Le vie dell'amicizia del
Ravenna festival (l'evento andrà su Raiuno il 28 luglio, giorno del settantesimo compleanno di Muti). «La vera
musica ci rende sempre più uniti». Joseph, invece, lo dice con il suo cono gelato che mette prontamente da
parte quando si levano le note dell'Inno del Kenya e il papà Julius lo fa alzare in piedi. Gli suggerisce le
parole. «Perché è il canto della nostra terra». Che celebra la libertà di un popolo. Libertà che in swahili si dice
Uhuru, come il nome del parco. Joseph ha il volto nerissimo. E lo stesso sorriso di tanti suoi coetanei. Come
quello velato di nostalgia di Lina, 13 anni, nata e cresciuta nella baraccopoli di Kibera, la più povera e la più
vasta della capitale. O come quello solare di Francis, sull'erba dell'Uhuru park con una macchina fotografica
per immortalare i suoi amici che studiano al Conservatorio di Nairobi e che Muti ha voluto si unissero per il
concerto ai colleghi italiani dell'Orchestra Cherubini e dell'Orchestra giovanile italiana. In tutto sono 106. Più
80 coristi del Municipale di Piacenza e della Stagione armonica, a cui se ne aggiungono 140 di due cori locali.
Insieme suonano e cantano pagine che hanno contribuito a unire l'Italia, quelle di Verdi e Bellini. Nabucco e
Trovatore , Norma e Puritani che i piccoli delle missioni, per ingannare il tempo in attesa del loro turno col Va'
pensiero , dirigono facendo simpaticamente il verso a Muti. Il pubblico ascolta concentratissimo. Josephine,
58 anni, sulla collina con i suoi figli, sorride e sgrana gli occhi perché per la prima volta sente un'orchestra
suonare dal vivo. Paola con Verdi si sente un po' a casa. «Sono di Pordenone, ma da nove anni vivo qui con
mio marito, un indiano, e il piccolo Manu» dice lasciandosi poi prendere dal ritmo delle percussioni dei giovani
acrobati del Koinonia team che strappano applausi con le loro piramidi umane. Muti li guarda. A qualcuno «dà
il cinque». Risponde così alla chiamata arrivata un anno fa da Francesca Lipeti a volare con la musica in
Kenya. Il medico piacentino è in prima fila con dieci donne masai del suo dispensario di Lenkisem. Dall'Italia
ci sono 100mila euro per lei, per padre Kizito, che ogni anno salva 200 ragazzi tra i 120mila bambini di strada
di Nairobi, e per la famiglia di George Munyua Gathuru il 15enne morto sabato scorso nell'Adriatico insieme
al volontario italiano Marco Colombaioni. Per loro un minuto di silenzio chiesto dal vicepresidente del Kenya,
Kalonzo Musyoka. «Look at me». Guardatemi, dice Muti ai piccoli prima di "dare il la" al Va' pensiero . Poi li
abbraccia. Joseph, da lontano, lo saluta con la sua mano sporca di gelato.
Foto: Il palco all'Uhuru Park di Nairobi con l'orchestra italiana e artisti africani
AUSL RAVENNA
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11/07/2011
Corriere di Romagna - Rimini
Pag. 7
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Gran Gala sabato sera: in pista Vitali, Zilli e Masini
Sulle note del valzer per lo Ior
RIMINI. Il Gran Gala di Rimini, il ricevimento cittadino finalizzato a sostenere l'attività dell'Istituto oncologico
romagnolo, si è svolto sabato sera al Grand Hotel Rimini sulle note dei più famosi valzer della tradizione. La
serata si è aperta sulle note del Valzer dal famoso film di Luchino Visconti "Il Gattopardo". Il divertente gioco
danzante di metà serata ha coinvolto i partecipanti in un curioso sorteggio delle coppie e ha visto in pista
ballerini di tutto rispetto, dal presidente della Provincia Stefano Vitali al consigliere comunale Oronzo Zilli, dal
presidente di Aeradria Massimo Masini al noto principe del foro Veniero Accreman. Mentre a bordo pista si
sono goduti lo spettacolo: il sindaco Andrea Gnassi, i presidenti della Camera di commercio Manlio Maggioli,
dell'Aia Patrizia Rinaldis, del Marina di Rimini Luigi Ferretti.
AUSL RAVENNA
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11/07/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 37
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L'invito ai sindaci arriva da Fli
«L' Ospedale della costa insieme a Cesenatico»
CERVIA. «E' giunto il momento per la politica di decidere per convinzione e non per convenienze. Anche i
cittadini di Cesenatico, come facemmo noi cervesi a suo tempo, invocano la realizzazione del così detto
Ospedale della Costa; l'unico progetto fattibile, che può dare risposte credibili nel tempo». La sollecitazione
arriva dalla coordinatrice cervese di Futuro e libertà Nicoletta Galigani. «Le risorse umane - precisa - ci
sarebbero tutte, con un risparmio economico nel tempo e un acquisto in efficienza notevole, che andrebbero
e gre gia me nte a ripagare eventuali investimenti infrastruttura li». Poll ice verso, invece, per l'ipotesi di una
clinica privata, che «ci ha sempre lasciati perplessi. Per il s e m p l i c e motivo che, purtroppo, la prevenuta e
assurda ostilità di certa sinistra che governa il territorio, ha ingiustificat amente umiliato le c a p a c i t à
professionali e organizzative del privato». L'invito di Fli sia «al sindaco Roberto Zoffoli che al neo sindaco di
Cesenatico, Roberto Buda», è quello di «dare un bell'esempio, per realizzare un doveroso sogno per i propri
cittadini». L'intervento di finiani cervesi muove dalla considerazione che «a più riprese l'Amministrazione
locale ha giustificato la così detta "rimodulazione ospedaliera", senza norme di sicurezza», elencanco progetti
come quello sul Pronto soccorso, oppure sulla "Cittadella sanitaria". «Contemporaneamente i cervesi
assistevano a un destino ben diverso del vicino Ospedale di Cesenatico - con reparti lasciati in piedi, se non
potenziati, e l'aumento delle sale chirurgiche. Per loro l'adeguamento alle leggi del punto di Pronto soccorso,
e il mantenimento dei reparti di degenza, perlomeno sotto molti aspetti, hanno trovato risorse e condivisioni
politiche». «Oggi le cose stanno mutando - aggiunge la Galigani - e assisteremo a ulteriori tagli. Le
motivazioni che hanno portato alle dimissioni del delegato alla Sanità, Elena Alessandrini, sono state un
apprezzabile atto di dignità politica, ma crediamo che dimostrino quanto detto in premessa. L'analisi dei costi
e dei benefici chiesti all'Ausl, non solo di Ravenna, ma a livello Regionale, non ha mai portato ad una risposta
chiara e comprensibile per il cittadino. Abbiamo assistito a giochi politici campanilistici o di bottega, che non
hanno portato a nessuna razionalizzazione ed efficienza: nessuno ha avuto il coraggio di pensare a un vero e
unico polo chirurgico di alto livello a Ravenna, con protocolli complementari ed efficienti post intervento
presso gli altri ospedali del territorio. Quanto hanno pesato le carriere personali dei vari primari, per tenere in
piedi doppioni su tutto il territorio? Quanto è costata la convenienza politica dei sindaci, legata solo
all'immagine del servizio in loco, più che alla qualità e alla efficienza? Quanta spesa in più ha comportato
tutto questo, e quali tagli su altri servizi? Il vulnus tutto italiano che l'ente di controllo (l'Ausl) sia anche l'ente
erogatore, la dice lunga sulla trasparenza». (m.p.) Proposte sui servizi sanitari locali
AUSL RAVENNA
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11/07/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 35
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L'ONDATA DI CALORE
Punte di 36 gradi, ma non è emergenza
Accessi al Pronto soccorso nella norma Il picco è previsto fra domani e mercoledì
RAVENNA. Bisognerà attendere giovedì o venerdì per tornare a respirare. Solo allora l'arrivo di una
perturbazione dalla Francia dovrebbe portare temporali e rinfrescare l'aria, ponendo fine all'ondata di calore
che sta attanagliando anche il territorio romagnolo già da qualche giorno. Le temperature sono di 5-6 gradi
sopra la norma del periodo, ma ben lontane dal caldo record del 2007: allora il 20 luglio si raggiunsero
nell'entroterra i 41 gradi. Le punte più alte, ieri in linea con quelle degli ultimi giorni - si sono registrate
nell'entrot erra faentino e lughese, con 34-36 gradi; nè si è stati meglio sulla costa, dove, nonostante
massime inferiori (29-31 gradi), l'a lto tasso di umidità ha fatto percepire l'afa nello stesso modo. Non andrà
meglio prima di qualche giorno: il campo di alta pressione di origine nordafricana spiega il meteorologo
Pierluigi Randi di Meteoromagna - resterà sulle nostre regioni almeno fino a mercoledì compreso. Anzi, fra
domani e mercoledì potrebbe esserci un ulteriore rialzo, con valori fino a 37-38 gradi nell'e ntroterra e 32-33
sulla costa. L'ondata di calore non sembra comunque aver avuto un impatto particolarmente negativo dal
punto di vista sanitario sulla popolazione: gli accessi al Pronto soccorso , aggiornati al pomeriggio di ieri,
sono stati, assicurano dall'Ausl, «in linea con le medie abituali: 360 a Ravenna, 90 a Cervia, 103 a Faenza e
135 a Lugo». E' del resto attivo già da giugno il "Piano caldo" rivolto agli anziani e alle altre fasce fragili della
popolazione quali minori a rischio e adulti in condizioni di disagio. Sorvegliate speciali le persone già in carico
ai servizi socio sanitari, per le quali sono state attivate azioni di monitoraggio che vanno dall'a ccesso
domiciliare, effettuato direttamente dagli operatori dei servizi per le situazioni a più alto rischio, al
monitoraggio telefonico periodico effettuato da operatori delle associazioni di volontariato. I volontari di
protezione civile effettuano poi un "pattugli amento" dei parchi pubblici, in divisa, per intercettare eventuali
situazioni di esposizione a rischi da calore. Ci si rinfresca come si può, per difendersi dalla calura africana di
questi giorni
AUSL RAVENNA
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11/07/2011
La Voce di Romagna - Rimini
Pag. 11
(diffusione:30000)
Slai-Cobas e Pac pronti a continuare con la vertenza. Da Spartaco solidarietà "Ma il problema casa non è
stato risolto"
RAVENNA - "Nessuno sgombero può fermare la lotta per il diritto alla casa". Così Slai-Cobas e Pac,
attraverso una nota congiunta, hanno criticato lo sgombero dei manifestanti da sotto al Municipio. "Di mattina
presto, approfittando del numero esiguo di chi partecipava al presidio - si legge nella nota - le famiglie dei
senza casa hanno avuto come risposta uno sgombero da parte delle forze dell'ordine" al termine del quale "si
sono prese le impronte digitali in questura" per "manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico
ufficiale". Undici giorni di "protesta pacifica non hanno avuto l'interesse per trovare una soluzione da parte
dell'amministrazione comunale e dell'Asp; nessun politicante di maggioranza od opposizione, nessun
sindacato confederale ha sostenuto la loro sacrosanta battaglia di civiltà". E così tutto è stato trasformato in
"un problema di ordine pubblico". Però secondo Pac e Cobas "questo presidio ha permesso a un tessuto
sociale invisibile con una problematica enorme di emergere dall'oscurità perbenista e borghese ravennate"
tanto che "in queste giornate famiglie con le stesse problematiche ci hanno contattati". Per questo Pac e SlaiCobas "continuano con una vertenza casa poiché l'emergenza abitativa non è stata assolutamente risolta".
Solidarietà ai manifestanti è arrivata anche dal centro sociale autogestito "Spartaco" che in una nota ha
definito l'atteggiamento del Comune "ipocrita" per avere "cercato di minimizzare il problema". Un richiamo
anche alla Chiesa che "continua ad accumulare immobili, lasciandoli spesso disabitati". Sgomberato dalle
forze dell'ordine il presidio non autorizzato
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Quattro denunce per i manifestanti sotto al Comune
11/07/2011
La Voce di Romagna - Rimini
Pag. 11
(diffusione:30000)
Sgomberato il presidio
RAVENNA - Da undici giorni avevano creato un presidio non autorizzato con tanto di tende sotto al Municipio
per protestare per il mancato assegnamento di un alloggio popolare. Una situazione che aveva creato non
pochi momenti di tensione e che aveva costretto le forze dell'ordine a intervenire più volte, soprattutto in
occasione di matrimoni, per garantire che non si arrivasse a degenerazioni. Ieri mattina sono stati tutti
sgomberati da Digos, carabinieri e polizia Municipale. Si tratta di alcune di famiglie italiane senza casa per un
totale di una decina di persone alle quali nei giorni scorsi era arrivata la solidarietà degli Slai-Cobas e della
formazione politica locale "Pac". Quattro di loro, portati in questura per l'identificazione, sono stati denunciati
a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale e per avere promosso una manifestazione non autorizzata.
Tutto il materiale di protesta - tra cui cartelloni e lenzuola bianche con scritte vergate con vernice spray - è
stato sequestrato. L'amministrazione comunale a suo tempo in una nota aveva precisato di avere dato
adeguata assistenza. E - riferendosi a un caso in particolare - di avere offerto proposte, tutte puntualmente
rifiutate. "I partecipanti al presidio di protesta - era stato riferito - sono persone in carico ai servizi sociali da
diverso tempo. Tra queste, una famiglia composta da padre, madre e una bimba di pochi mesi ospitata a
lungo in alloggi di emergenza abitativa dell'Asp, poi assegnataria di alloggio popolare da cui sfrattata per
morosità". E proprio nella prima mattinata di protesta, quella di giovedì 30 giugno, era stato loro proposto "un
ulteriore percorso di aiuto" per il "raggiungimento dell'autonomia". Nel corso degli anni "questa famiglia ha
goduto di molteplici e continuativi aiuti economici senza che sia seguita da parte loro l'elaborazione di un
sufficiente progetto di vita. Oltre e nonostante gli aiuti che i servizi hanno loro proposto ed erogato" tipo
"contributo maternità e ospitalità gratuita dallo scorso aprile al capofamiglia, alla compagna e alla loro bimba,
la coppia non si è dimostrata sufficientemente autonoma".
AUSL RAVENNA
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Da 11 giorni protestavano senza autorizzazione per avere un alloggio popolare
11/07/2011
Corriere Economia - N.26 - 11 Luglio 2011
Pag. 7
La strana compagnia di Bucarest
S. RIG.
I l settore è ad alto rischio. Infatti i big italiani delle polizze stanno accuratamente lontani della Responsabilità
civile in ambito sanitario. La causa prima è la malasanità che accresce il livello di litigiosità tra pazienti e
personale medico, la cosiddetta medical malpractice.
Ma l'esigenza di copertura è reale, per i professionisti della medicina e per le strutture sanitarie. Solo che il
disinteresse di alcuni - anche per la mancanza di una sinistrosità storica dimostrabile - rischia di
compromettere l'elemento base del mondo delle assicurazioni: la fiducia.
Così accade che all'Azienda sanitaria locale di Rimini - in nome e per conto anche dell'Ausl di Ravenna,
facenti parte dell'«Area Vasta Romagna» - risulti vincitrice di un lotto dei servizi assicurativi (assicurazione
aziendale Rct/o primo rischio) la compagnia City Insurance, come risulta dalla determinazione n° 353 del 28
marzo scorso della medesima azienda sanitaria. In pratica dal 15 maggio scorso a tutto il 2014 l'importante
polizza di responsabilità civile per i danni subiti dai pazienti per «malasanità» è affidata a questa società
assicuratrice.
A fronte di un nome anglosassone, City Insurance è una compagnia rumena, con sede in via Lisabona 8,
Bucarest, come risulta dal sito consultabile anche in lingua italiana (http://www.cityinsurance.ro/it/
informatii_societate).
Dal medesimo sito risultano anche altri aspetti che possono interessare gli assicurati italiani: il capitale
sociale è aggiornato al 2008 e risulta composto di 13,77 milioni di Leu rumeni, pari a circa 3,28 milioni di euro
secondo il cambio calcolato alla fine della scorsa settimana. Inoltre, si possono trovare quattro documenti
autorizzativi, due della Autorithy rumena, due dell'Isvap che si sostiene essere firmati dal presidente
Giancarlo Giannini in data 12 gennaio 2008 (un sabato) e l'altro nella settimana di Ferragosto, esattamente il
12 agosto 2008, entrambi su carta semplice e non intestata. Sempre dal sito di City Insurance - da dove
risulta possibile assicurarsi on line per una serie di rischi - si fa riferimento poi alle specializzazioni nella
sezione prodotti e servizi. Eccole: Assicurazioni viaggi, Infortuni e malattia, Proprietà e beni, Crediti, Cauzioni,
Soluzioni per le imprese, Responsabilità civile. Nulla riferito all'ambito sanitario, neppure nel settore
Responsabilità civile, scritto peraltro in un italiano incerto.
Ma soprattutto preoccupa che nel sito dell'Isvap (www.isvap.it), nella sezione Imprese e intermediari,
sottosezione Albo delle imprese, tra le oltre mille compagnie autorizzate, di City Insurance non ci sia traccia.
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AUSL RAVENNA
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Il caso della City Insurance e le polizze sanitarie a Rimini e Ravenna
11/07/2011
Dolce Attesa - N.98 - Luglio 2011
Pag. 16
(diffusione:60000, tiratura:100000)
Riprovarci di nuovo
L'aborto spontaneo è un'esperienza dolorosa, ma si tratta spesso di un evento isolato, che non pregiudica la
possibilità di avere un bebé
Servizio di FRANCESCA MASCHERONI
A volte capita, purtroppo, che la gravidanza termini improvvisamente. L'aborto spontaneo è infatti un
problema frequente, che riguarda una donna su quattro. "Si interrompe circa il 20% delle gravidanze,
generalmente nelle prime settimane di gestazione", conferma Enzo Esposito, ginecologo dell'ospedale di
Lugo (Ravenna). "Per fortuna, le situazioni in cui l'aborto si ripete sono invece decisamente più rare:
l'incidenza è del 2% quando le interruzioni sono due, dello 0,5-1% quando sono tre o più. In questo caso si
parla di malattia abortiva o poliabortività, una condizione che merita approfondimenti diagnostici specialistici".
In ogni caso, non appena ci si riprende dal triste evento, tìsicamente e psicologicamente, tentare un nuovo
concepimento si può. Tante le cause possibili Specie quando l'aborto è stato occasionale, spesso non si
riesce a trovare la causa che può averlo scatenato. Diventa invece importante identificarla quando l'attesa si
interrompe di nuovo. "In circa la metà degli aborti al primo trimestre di gestazione, la causa è di tipo genetico,
ovvero entrano in gioco alterazioni cromosomiche nella formazione dell'embrione, e in stretta correlazione
con l'età della futura mamma: la percentuale degli aborti spontanei che si registra nelle donne oltre i 40 anni è
del 50%, e tra questi il 7080% è su base cromosomica", spiega Valentina Pontello, ginecologa a Firenze e
consulente dell'Associazione CiaoLapo onlus, che si occupa della tutela della gravidanza a rischio e della
salute perinatale. "Tra le altre cause, ci possono essere alterazioni dell'utero che ne modificano la struttura e
ostacolano l'impianto dell'embrione (per esempio, un mioma sottomucoso), malattie ormonali (come
alterazioni tiroidee non trattate correttamente), malattie del sistema immunitario e situazioni in cui il sangue
coagula troppo (con rischio di trombofilia)". Aspettare il momento giusto "Diciamo subito la cosa più
importante: un singolo aborto si considera di solito un episodio a sé, senza significato patologico e non
pregiudica assolutamente la possibilità di avere future gravidanze regolari", rassicura Enzo Esposito. Ma è
possibile cercare subito un nuovo concepimento o conviene aspettare un po'? E come regolarsi se c'è stato
un raschiamento? "In teoria, la fertilità si ripristina immediatamente. Il consiglio, tuttavia, è fare trascorrere
almeno due cicli mestruali", suggerisce Velentina Pontello. "In questo modo si da il tempo all'endometrio, il
rivestimento delle pareti uterine che accoglie e nutre l'ovulo fecondato, di ricostituirsi. Questo vale a maggior
ragione se c'è stato un intervento sull'utero, come il raschiamento, a seguito del quale potrebbero essere
ancora presenti fattori inflammatori che rischiano di ostacolare la nuova gravidanza". Da tenere presente è
anche l'aspetto psicologico: un aborto è una perdita a tutti gli effetti. "Elaborare il lutto è fondamentale, prima
di cercare di nuovo un figlio", spiega Enzo Esposito. "Spesso, una simile esperienza lascia dentro un senso di
colpa, come se ciò che è successo fosse dipeso da una propria responsabilità. È bene che la donna esprima
le proprie ansie, le proprie paure, parlandone con il compagno e, possibilmente, anche con il ginecologo,
un'ostetrica o una psicoioga. Il momento migliore per intraprendere un'altra gravidanza è quando la coppia si
sente pronta, non solo tìsicamente ma anche emotivamente". Quando sottoporsi ai controlli Prima del
concepimento è comunque consigliabile sottoporsi a degli esami? "Se l'aborto è avvenuto nelle prime 10-12
settimane di gestazione e, come già detto, si è trattato di un caso isolato, dal punto di vista medico non si
ritiene necessario fare ulteriori accertamenti", dice Valentina Pontello. "In caso di aborti ricorrenti, e
soprattutto dopo il terzo episodio, è bene invece effettuarli, preferibilmente in un centro specializzato in
gravidanze a rischio". In che cosa consistono questi controlli? "Non c'è un accordo unanime su questo punto,
così come su quali esami debbano essere esenti da ticket e quali no, molto dipende dalle singole Asl", spiega
l'esperta. "In linea di massima, oltre all'ecografia pelvica per escludere anomalie uterine, esami di base sono
quelli che identificano il cariotipo dei genitori (un semplice prelievo del sangue per confermare la normalità del
corredo cromosomico) e quelli che valutano eventuali alterazioni metaboliche, ormonali e immunitarie
AUSL RAVENNA
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SALUTE
11/07/2011
Dolce Attesa - N.98 - Luglio 2011
Pag. 16
(diffusione:60000, tiratura:100000)
AUSL RAVENNA
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(diabete, ipotiroidismo, condizioni di trombofilia). Talvolta viene ritenuto utile anche esaminare il cariotipo del
materiale abortivo: per questo, al momento del raschiamento, una parte del materiale viene raccolta e
sottoposta ad esame citogenetico. Infine, altri accertamenti saranno richiesti dal ginecologo a seconda della
situazione e della storia personale della paziente". Lo stile di vita è importante C'è qualcosa che la donna può
fare per prepararsi alla nuova gravidanza, per esempio assumere integratori? "Potrebbe essere utile
l'assunzione di acido folico, che svolge un effetto protettivo verso alcune malformazioni, come i difetti del tubo
neurale (spina bifida)", dice Valentina Pontello. "Recentemente, si sta diffondendo anche l'utilizzo di inositolo,
un'altra vitamina che migliora la qualità dell'ovulazione e aiuta dal punto di vista della fertilità. Entrambe
queste supplementazioni vanno però assunte solo su indicazione del medico. Ma la cosa migliore è prendersi
cura di sé: seguire un'alimentazione sana, svolgere esercizio fisico costante e regolare e cercare di
raggiungere un buon equilibrio psicologico per intraprendere la nuova gravidanza nel modo più sereno
possibile", conclude l'esperta. Consulenza di Enzo Esposito, ginecologo dell'ospedale di Lugo (Ravenna) e di
Valentina Pontello, ginecologa, consulente dell'Associazione CiaoLapo onlus SE SUCCEDE a gravidanza
avanzata Un discorso a parte riguarda le perdite tardive, che si realizzano cioè dopo le 12-13 settimane, in un
momento in cui la futura mamma si sente ormai "al sicuro" rispetto al rischio di aborto spontaneo. In questo
periodo, la percentuale delle perdite fetali oscilla fra il 3 e il 5 per mille. "Si tratta di un evento che deve essere
considerato sempre con estrema attenzione", osserva la ginecologa Valentina Pontello. "Le valutazioni da
eseguire, da parte di un team ostetrico esperto del settore, comprendono, oltre agli accertamenti sulla salute
materna, anche quelli sulla placenta, considerata un po' la 'scatola nera' della gravidanza, e quelli sul feto.
Dare il consenso a quest'ultimo esame è molto doloroso, ma cercare di capire che cosa è successo è
fondamentale per evitare che accada di nuovo", aggiunge l'esperta. "Ma, soprattutto, in questi casi, l'impatto
psicologico è devastante. Il consiglio è cercare aiuto, appoggiandosi a persone o a strutture esperte, come
l'Associazione CiaoLapo onlus, che raccoglie medici, psicologi e genitori allo scopo di offrire un sostegno
professionale e strutturato a chi si trova a vivere questa drammatica esperienza". Per saperne di più:
www.ciaolapo.it.
Foto: Solo in caso di aborti ricorrenti è opportuno rivolgersi a un centro specializzato in gravidanze a rischio
ed eseguire una serie di accertamenti
AREA VASTA E REGIONE
1 articolo
11/07/2011
La Voce di Romagna - Rimini
Pag. 9
(diffusione:30000)
Sulla curva in via Roma lo scooterone si è scontrato con un'auto Fiat Panda 4x4
FORLI' - Per il ciclo di itinerari serali a cura di Amphora «Passeggiate nel Risorgimento», stasera alle 20,45
"Pompeo Randi e la pittura di storia nell'Italia unita". Ritrovo: ex Palazzo della Provincia (via delle Torri).
L'itinerario si svolge tra gli interni pubblici ed ecclesiastici decorati dal noto artista forlivese. Il percorso
terminerà al Duomo, dove si terrà un concerto di Alberto Salimbeni e Daniele Sabatani. FORLI' - Stasera alle
21 per la Festa Nazionale Forum Nuovi Linguaggi e Nuove Culture in piazza Berlinguer al Ronco, dibattito dal
titolo «Una nuova cultura della Sanità». Al confronto partecipano: Carlo Lusenti (nella foto), assessore alla
Sanità Regione Emilia-Romagna, Guglielmo Russo, vicepresidente Provincia Forlì-Cesena e Paolo
Fontanelli, responsabile Sanità Pd nazionale. FORLI' - L'Italia dei Valori organizza stasera alle 21 nella sala
in via Francesco Nullo, un dibattito aperto alla cittadinanza dal titolo: «Il futuro dell'acqua dopo il referendum».
Relatori il segretario provinciale Idv Tommaso Montebello e la vice preside di Unica Reti Roberta Coliola, si
confronteranno col pubblico sugli scenari futuri della gestione del sistema idrico integrato dopo il successo
referendario.
AREA VASTA E REGIONE
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Sistema idrico integrato Un incontro dell'Idv Dibattito sulla Sanità alla
Festa del Pd Gita risorgimentale con Amphora
SANITÀ NAZIONALE
15 articoli
11/07/2011
Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Campanella in Cardiochirurgia tra bisturi e cellule staminali
Un nuovo direttore per la Cardiochirurgia del San Filippo Neri. Dopo un avviso pubblico cui hanno risposto
molti specialisti italiani e stranieri, la scelta della direzione generale dell'ospedale, guidato da Domenico
Alessio, è caduta sul professor Ciro Campanella, un professionista di grande esperienza internazionale che si
è formato alla scuola di Christian Barnard, il primo che effettuò un trapianto di cuore nell'Università di Città del
Capo in Sudafrica. Campanella è stato tra l'altro primario al Wentwoth - Università di Natal a Durban, sempre
in Sudafrica, e dal 1985 ha diretto anche la Cardiochirurgia della Royal Infirmary di Edimburgo. Il nuovo
primario prenderà servizio nel San Filippo Neri tra circa un mese. Oltre che della Cardiochirurgia tradizionale,
Campanella si occuperà anche di chirurgia mininvasiva su valvola mitralica, aortica, su arterie coronarie e di
assistenza meccanica ventricolare. A sua disposizione Campanella avrà anche una particolare e recente
innovazione di cui è dotato il San Filippo Neri: il programma di rivascolarizzazione miocardica indiretta
mediante l'utilizzo del laser e delle cellule staminali. «Ritengo che la scelta di Campanella sia la più adeguata
per un significativo rilancio dell'ospedale - commenta il direttore generale del San Filippo Neri, Domenico
Alessio - che è un importante centro di riferimento per le patologie cardiovascolari a livello nazionale. Un
progetto realizzato grazie al sostegno della presidente della Regione, Renata Polverini».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Cuore Il professor Ciro Campanella
SANITÀ NAZIONALE
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Sanità Scelto nel San Filippo Neri il nuovo direttore del reparto
11/07/2011
Corriere della Sera - Milano
Pag. 10
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«La nostra sfida, regalare qualche ora di serenità»
Giacomo Valtolina
«Una volta, i malati scoprivano che la loro situazione era ormai irreversibile solo con l'arrivo a domicilio dei
volontari che dovevano accompagnarli in ospedale. E questo veniva percepito quasi come la chiamata delle
pompe funebri. Oggi, invece, è nata una rete cittadina (Rhm) di strutture dedicate all'ospitalità dei malati
terminali sul modello pubblico inglese. Ma il nostro hospice è l'unico di Milano che ha cercato di ricreare un
ambiente casalingo, capace di far sentire il calore di un'abitazione privata ai pazienti alle prese con gli ultimi
giorni della loro vita».
Così, Joanna Landi, ex architetto e volontaria dell'associazione Progetto oncologia Uman.a fin dai primi anni
Novanta, racconta la nascita dell'hospice Casa Claudia Galli - il primo realizzato in una struttura pubblica avvenuta nel 2003 dopo la ristrutturazione dell'ultimo piano dell'oftalmico del Fatebenefratelli al civico 15 di
via Castelfidardo.
Otto camere numerate con targhette provenzali, abbaino, mobili in legno, poltrone, divani letto per i parenti,
cucina e televisore accolgono ogni paziente. «Ho messo a disposizione le mie competenze di architetto spiega Landi - per cercare d'indirizzare i lavori di ristrutturazione ma soprattutto per evitare una situazione di
disagio a chi cerca di concludere l'esistenza in tranquillità».
Progetto oncologia Uman.a è stato fondato nel 1991 da Alberto Scanni, oggi presidente emerito del
Fatebenefratelli. L'hospice è stato aperto grazie a una serie di donazioni per 2 miliardi di lire. Il budget medio
annuale è di circa 100 mila euro. Tra le attività, accoglienza, cura degli ambienti, opuscoli informativi, borse di
studio per medici e infermieri e corsi di formazione per volontari.
La lista di attesa per l'hospice è di circa dieci giorni: «Stare in corsia, tra gli altri pazienti - testimonia Gabriella
P., moglie di un malato colpito da un tumore all'esofago - era una tortura: ora sia io sia lui stiamo molto
meglio. Devo dire grazie a tutti, a partire dalla responsabile del reparto Cristina Mantica».
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Foto: Ospitalità Le stanze dell'hospice Casa Claudia Galli riservate ai malati terminali. Nel tondo, la volontaria
di Uman.a Joanna Landi
SANITÀ NAZIONALE
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Fatebenefratelli L'associazione Uman.a e il suo hospice, attivo da otto anni all'ultimo piano dell'ospedale
11/07/2011
Corriere della Sera - Milano
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Camici bianchi, 164 matricole in più «Per gli ospedali non basteranno»
Simona Ravizza
Il tempo stringe, i pensionamenti incombono: entro il 2015 - è il refrain del Pirellone - mancheranno in
Lombardia 7.600 medici. Eppure. Per risolvere il problema anche l'anno accademico 2011-1012 sembra
ormai perso.
Il decreto firmato il 5 luglio dai ministri Ferruccio Fazio (Salute) e Mariastella Gelmini (Università e Ricerca) fa
aumentare le matricole di Medicina a Milano del 10%: 60 in più - 660 contro 600 -. Troppo poche, di certo, per
tamponare l'emergenza medici ormai alle porte degli ospedali. Lo stesso vale per il resto della Lombardia:
complessivamente i posti messi a disposizione dai test di ammissione in Medicina sono 1.259 contro i 1.095
dell'anno scorso, appena 164 in più (discorso a parte vale per la Cattolica che ruota, però, principalmente su
Roma). Il preside di Medicina della Statale, Ferruccio Virgilio Ferrario, è anche il portavoce delle altre cinque
facoltà mediche lombarde (Milano Bicocca, San Raffaele, Brescia, Pavia, Varese Insubria): «Il numero di
matricole dev'essere stabilito sulla base di una reale programmazione delle esigenze sanitarie locali - ripete
da anni -. Un calcolo che va eseguito a livello regionale senza nessuna centralizzazione da parte di Roma.
Purtroppo non s'intravvedono soluzioni all'orizzonte, tanto meno quelle risorse economiche necessarie ad
allestire aule per i nuovi studenti».
Non finisce qui. Gli ingressi troppo limitati a Medicina sono il punto di partenza di un problema ancora più
grave: per salvare le corsie d'ospedale - dove il saldo tra chi entra e chi esce sarà a breve negativo - servono
più contratti post laurea per le specializzazioni (come chirurgia, geriatria, ginecologia, pediatria, radiologia,
ortopedia, cardiologia, anestesia e rianimazione, medicina interna). E invece: anche in questo caso, la
decisione dello scorso marzo del ministero dell'Università ha bloccato le borse di studio a 750 l'anno. Sono
almeno 500 in meno rispetto ai fabbisogni dichiarati dagli ospedali. Il Pirellone ne mette a disposizione altre
100 (per un totale di cinque milioni di euro): ma il gap tra le necessità delle corsie e i nuovi camici bianchi in
arrivo resta profondo.
Già lo scorso aprile il governatore Roberto Formigoni ha lanciato l'allarme e ha attivato un tavolo tecnico con
gli atenei. L'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, ha chiesto l'abolizione del numero chiuso e sta
studiando una proposta di legge: l'obiettivo è di far diventare la Lombardia un laboratorio sperimentale per
aumentare con finanziamenti privati il numero dei possibili ammessi nei corsi di laurea. Mosse importanti che,
però, al momento sembrano scontrarsi con le decisioni del ministero dell'Università. I test d'ingresso in
Medicina sono fissati per il 5 settembre: e i posti sono un'altra volta inferiori alle aspettative.
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SANITÀ NAZIONALE
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L'analisi Entro il 2015 in Lombardia rischiano di restare scoperti 7.600 posti
11/07/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 13
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Liste d'attesa pianificate solo in dieci regioni
Marzio Bartoloni
Barbara Gobbi
Sono il nemico numero di ogni cittadino in cerca di cure: le liste d'attesa. Eppure metà delle Regioni sembra
non preoccuparsene o se ne preoccupa troppo poco. C'era tempo fino al 28 giugno per recepire con apposita
delibera il Piano nazionale sulle liste d'attesa 2010-212 approvato lo scorso autunno. Un piano su cui il
ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha scommesso molto per abbattere il muro della vergogna delle code
in corsia e negli ambulatori, tanto da minacciare, qualche mese fa, sanzioni contro gli inadempienti. Il
ministro, nei giorni scorsi, ha anche concesso una mini-proroga fino al 30 luglio: «Dopodiché - ha annunciato
- scatterà un'azione del Governo».
Finora il bilancio parla chiaro. Secondo l'indagine realizzata da «Il Sole-24 Ore Sanità» in distribuzione in
questi giorni presso gli abbonati (si tratta del numero 27 del 2011) solo dieci Regioni si sono messe in regola
entro giugno adottando un piano regionale che recepisce quello nazionale. Nell'elenco dei virtuosi ci sono
Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto, Puglia, Sicilia e Bolzano. Nei
prossimi giorni dovrebbero aggiungersi le Marche e la Basilicata. In Piemonte, invece, il piano regionale è
rimasto congelato, così come in Sardegna, che ha promesso 21 milioni di fondi, ma non ha ancora deliberato.
Trento, infine, ha già varato un piano più ambizioso - spiega - di quello nazionale.
Dalle altre Regioni, soprattutto del Sud, invece non è arrivato alcun segnale, il che significa che le linee guida
nazionali andranno rispettate alla lettera. In particolare l'accordo approvato in Conferenza Stato-Regioni lo
scorso 28 ottobre individua quattro classi di priorità per visite ed esami: per quelle urgenti c'è un tempo
massimo di 72 ore, mentre quelle comunque indifferibili vanno erogate in 10 giorni. Le visite mediche differibili
dovranno, invece, arrivare entro 30 giorni e gli accertamenti differibili in 60 giorni.
Le Regioni che si sono adeguate hanno dettagliato le indicazioni del piano prevedendo elenchi più o meno
lunghi di prestazioni. Poi c'è chi, come la Valle d'Aosta e Bolzano, è pronto a pagare di tasca proprio le
prestazioni in intramoenia (in libera professione) dei medici per garantire le cure entro i tempi previsti.
L'Emilia può contare, invece, su una gestione online delle liste grazie alla messa in rete dei medici. Mentre la
Liguria minaccia il commissariamento dei direttori delle Asl che non adotteranno il programma. La Toscana,
infine, ricorda "diritti" e "doveri" dei cittadini che, se da una parte si vedranno risarcire 25 euro in caso di cure
non garantite nei tempi previsti, dall'altra dovranno pagare il ticket se non si presenteranno all'appuntamento.
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L'ANTICIPAZIONE
L'indagine sulle liste d'attesa che fotografa il ritardo delle Regioni nel recepimento del piano nazionale è
pubblicata sull'ultimo numero de «Il Sole 24 Ore Sanità» in distribuzione da domani agli abbonati.
I RISULTATI DELL'INDAGINE SUL SOLE 24 ORE SANITÀ
SANITÀ NAZIONALE
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Sanità. Per i ritardatari c'è tempo fino a fine mese
11/07/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il sindaco: sto con loro, ma sbagliano così non salviamo il nostro
ospedale
(d.lon.)
DOMODOSSOLA - «Sono sindaco da due mesi e mi trovo a gestire una situazione che rischia di diventare
esplosiva e che di sicuro non è figlia di questa amministrazione». Mariano Cattrini (Pd) passeggia davanti al
Palazzo del Municipio. Le porte continuano a essere aperte, dentro ci sono le mamme agguerrite, fuori un
viavai di gente per firmare la petizione. Al bar Strabiglia il cameriere, accento straniero, si ferma: «Signor
sindaco, ma a novembre dove potrò far nascere mio figlio?». E lui: «Non si preoccupi, si risolverà tutto».
È d'accordo con chi occupa la sala del Consiglio comunale? «Prima di tutto non stiamo parlando di
occupazione. Le mamme vengono ospitate in Municipio. D'altronde il Comune è la casa di tutti. Dopo la
riunione di venerdì ho messo a disposizione gli uffici. Certo, non potranno rimanere all'infinito. Io sto con loro,
appoggio la protesta, anche se penso che non sia il modo giusto per una battaglia che metta al riparo il San
Biagio dalla chiusura».
Perché? «Sono convinto che sia necessario attrarre a Domodossola altri reparti di eccellenza. Abbiamo
cinque sale chirurgiche nuove, se ne dovrebbe aggiungere una sesta. In ballo c'è il reparto di emodialisi.
Riuscissimo ad avere quel dipartimento, così come ci è stato promesso dalla Regione e dal direttore
Monferino, avremmo fatto un bel balzo in avanti. Si rafforzerebbe anche il pronto soccorso e la rianimazione».
Il punto nascite non è strategico? «Nel 2002, quando ho terminato il mio primo mandato da sindaco, il San
Biagio aveva un reparto di ginecologia e uno di pediatria. Poi lo svuotamento, sotto un'amministrazione
leghista. Per me l'obiettivoè la salvaguardiae lo sviluppo dell'ospedale, l'importante sarebbe tornare a un vero
reparto di ginecologia e pediatria. Capisco i motivi di disagio delle mamme, soprattutto di chi viene dalle
vallate, e sarò con loro in questa battaglia.
L'Asl parla di chiusura temporanea e vigileremo perché non sia un modo per nascondere uno stop
definitivo».
A dirigere l'Asl c'è suo fratello, Corrado Cattrini. Chi parla di conflitto di interessi sbaglia? «È strumentale,
siamo anche di orientamenti politici diversi. Il mio obiettivo è il mantenimento dell'ospedale, lo sviluppo,
rafforzando la vocazione pubblica ed evitando che i reparti finiscano a Verbania dove c'è l'interesse dei privati
lombardi».
Foto: NEO ELETTO Il sindaco Mariano Cattrini eletto nelle file del Pd
SANITÀ NAZIONALE
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L'intervista Cattrini (Pd) eletto a maggio: "Dobbiamo condurre la battaglia per altri reparti"
11/07/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La crociata delle mamme con pancione
Da tre giorni occupano il municipio di Domossola: non chiudete il punto nascite
dal nostro inviato DIEGO LONGHIN
DOMODOSSOLA - L'allarme e il passaparola tra genitori e medici è scattato alle 16 di ieri: «Hanno già tolto le
targhe, nella notte verrannoa portare via tutti i mobili per trasferirli a Verbania». Il tam tamè veloce. Tempo un
quarto d'ora è un drappello di quasi mamme agguerrite nonostante il pancione si sposta dalla sala del
Consiglio del Comune di Domodossola all'ospedale San Biagio. Nel gruppo anche un quasi papà: «Se
provano a fare qualche cosa mi incateno davanti all'ingresso».
Gli aspiranti genitori non ne vogliono sapere. Il punto nascite deve rimanere dov'è. E sono pronti a non
mollare. A non lasciare il Comune, occupato da venerdì, e se è il caso a presidiare giorno e notte anche
l'ospedale per evitare che l'arredamento del reparto sparisca. La ditta dei traslochi si era già presentata
venerdì mattina: «Dobbiamo portare via i letti». In tutto dodici. Peccato che fossero occupati. «Impossibile»,
la risposta delle infermiere.
DIEGO LONGHIN DOMODOSSOLA - Ieri nel repartino c'erano ancora tre neo mamme, l'ultima ha partorito
venerdì pomeriggio, si chiama Sara Borgnis e insieme con il marito, Fabio Parrozza, coccola il piccolo Mattia:
«Noi abbiamo scelto di venire qui. La chiusura di questo posto è uno spreco e una vergogna - dicono - poi
perché bisogna eliminare il punto nascite qui a Domodossola, che funziona bene, per farci andare a
Verbania? Un posto mediocre. A questo punto preferiamo un centro specializzato, per fare chilometri
andiamo a Milano. Va bene risparmiare, ma sui figli no».
Lo stesso slogan coniato dalle mamme del Comitato nato venerdì dopo l'annuncio dello stop al reparto, a cui
seguirà a settembre anche la chiusura del punto pediatrico: «Giù le mani dai bambini», c'è scritto sui cartelli
freschi di stampa. E poi un manifesto funebre che annuncia la "morte" del punto nascite. Ormai l'ospedale è
tappezzato, mentre sugli opuscoli della Regione che pubblicizzano il bonus bebè di Cota sono comparse frasi
poco edificanti.
La disposizione dell'Asl parla chiaro. Chiusura temporanea.
Uno stop che in realtà è destinato a diventare permanente. I motivi? Mancanza di personale e necessità di
riorganizzare. Una situazione figlia delle direttive della Regione per fare fronte al periodo estivo.
Ma le porte del reparto al secondo piano del San Biagio non si apriranno più, nemmeno passato ottobre:
«Nell'area ci sono due punti nascite - dice il direttore sanitario, Renzo Sandrini - uno a Domodossola, l'altro a
Verbania. In due fanno meno di mille parti l'anno, il minimo richiesto per legge, di cui 365 nascite a
Domodossola.
Da due punti inadeguati per noi è necessario farne uno adeguato.
Poi sarà la politica a decidere dove. Ma per l'Asl è una questione dettata anche da problemi di sicurezza e
standard sanitari». E il trasloco è già iniziato. Perché tanta fretta? «Nessuno ha dato ordini di partire con il
trasferimento materiale - dice il direttore - nemmeno di eliminare le targhe. E' stato qualcuno non autorizzatoa
farlo».
E si fa sentire anche l'ex primo cittadino di Domodossola, ora consigliere regionale, Michele Marinello: «Da
quei locali non uscirà nulla». E aggiunge: «C'è qualche pirla che gioca a provocare. Ebbene, sappia che la
pazienza ha un limite e sappia che prima o poi risponderà delle sue azioni. Non c'è nessun smantellamento
in atto».
Le mamme di Domodossola e di tutte le valli non ci stanno e l'appello lanciato venerdì ha già raccolto 1.200
firme. «Non lasceremo il Comune finché non incontreremo il direttore regionale Monferino e il presidente Cota
che in campagna elettorale aveva detto che non si sarebbe toccato nulla», dicono. «È il primo passo per
portarci via l'ospedale - sottolineano Stefania Fadda e Stefania Mastropaolo, due delle quasi mamme che
SANITÀ NAZIONALE
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Il progetto fa parte del piano Cota per riorganizzazione la sanità: "Non possiamo andare a partorire a 50 Km
da casa"
11/07/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
capeggiano la protesta - già nel 2002 e poi nel 2007 avevano tentato di togliere del tutto i servizi. Il punto per
noi è fondamentale, come la pediatria. Per andare a Verbania ci sono più di 40 chilometri, ma chi viene dalle
valli, da Formazza, deve farne più di 80. È impensabile. Soprattutto d'inverno, con la neve». Per le mamme si
tratta di un problema di strade: «Hanno fatto la provincia, dove vivono più di 70 mila persone, ma non hanno
creato le infrastrutture. La statale non arriva a Verbania, nemmeno la ferrovia. Il fondo valle è un imbuto.
Domodossola è più centrale». Con le mamme sono solidali anche gruppi di medici e infermiere: «All'Asl
sostengono che dovevano chiudere per problemi di turni di ferie, ma non è vero, eravamo disposti a
rinunciare alle vacanze».
Le mamme hanno fatto anche i conti. Il punto nascite costa 340 mila euro l'anno, un terzo di un reparto
normale di ginecologia e ostetricia. Oggi sono tre i medici in servizio, un tempo erano sei, oltre a sei
ostetriche e sei infermiere.
Ora, dopo la chiusura, la Regione ha messo a disposizione un'ambulanza fissa con un'infermiera per il
trasporto, mentre i ginecologi faranno servizio dalle 8 alle 16 al pronto soccorso, dove verranno indirizzate le
pazienti in gravidanza. «Non finirà qua - dice il papà agguerrito - abbiamo mandato via i nazisti dall'Ossola,
terremo duro anche questa volta». L'Asl è determinata ad andare avanti. E la riorganizzazione estiva
toccherà già il repartino di pediatria. Da oggi gli infermieri per i prelievi dovranno dirottare tutti i bambini al di
sotto dei sei anni verso Verbania.
I numeri DODICI Sono i posti letto nel reparto maternità del San Biagio di Domodossola: dalla mezzanotte di
ieri è stato chiuso 356 E' il numero dei bambini dati alla luce nell'ultimo anno nel punto nascite di
Domdossola. Ora saranno tutti dirottati a Verbania 3e notti passate nella sala consiliare del Municipio dalle
mamme del Comitato contro la chiusura del punto nascite del San Biagio
Foto: L'occupazione del Comune è scattata venerdì Il reparto maternità del Sa Biagio ha 12 posti letto Sara
Borgnis, è diventata mamma venerdì LA PROTESTA Alcune delle mamme che partecipano alla crociata
11/07/2011
Il Giornale - Milano
Pag. 9
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Allarme caldo, da oggi 40 gradi
Pronto il piano d'emergenza negli ospedali per accogliere anziani e malati VACANZE Ieri la città era deserta:
chi è rimasto a Milano ha affollato l'Idroscalo
Paola Fucilieri
Nella mente di tutti resta l'estate 2003. Quando, in particolare durante i primi quindici giorni di agosto,
l'Europa fu colpita da una massiccia ondata di caldo. Un fenomeno eccezionale che causò la morte di molti
anziani e rese la vita durissima a tutti gli altri. Memore di quell' annus horribilis e con un occhio al meteo,
Milano si attrezza. Si organizza. Prepara piani di emergenza. Per fronteggiare quella che - almeno a
giudicare dai valori previsti che questa settimana, tra temperatura reale e percepita, potrebbero sfiorare la
soglia dei 40 gradi - sarà una delle estati più calde degli ultimi tre secoli. Gli operatori del 118 spiegano che
fino a ieri non hanno avuto interventi particolari o chiamate di emergenza da parte di persone in difficoltà per
il caldo. Da stamani, però, le 36 ambulanze che circolano giornalmente su territorio cittadino saranno allertate
per ogni eventualità. «Se è necessario siamo pronti a modificare la nostra routine giornaliera - ci spiegano -.
Anche sulla base del grado di criticità climatica segnalatoci giornalmente dalla Protezione civile secondo una
scala di colori prestabilita: verde e giallo indicano le situazioni climatiche normali o comunque accettabili,
l'arancione rappresenta la soglia di attenzione e il rosso il pericolo. In caso di caldo record e molti interventi,
consigliamo ai nostri codici verdi (le chiamate per interventi non gravi o urgenti, ndr ) di recarsi personalmente
al pronto soccorso o spieghiamo che arriveremo ma non subito. La Regione obbliga le strutture private, come
alcune cliniche, a dare disponibilità di posti letto (solitamente nel reparto di medicina) che potrebbero
mancare negli ospedali pubblici. Che, da parte loro, in rete, attraverso il servizio Euol (Emergenza-urgenza
online), si scambiano informazioni su eventuali reparti saturi o chiusi per verificare, momento per momento, la
situazione dei posti letto». Anche il Comune ha attivato il «Piano anticaldo 2011- Estate Amica». «L'obiettivo
principale ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali e ai servizi per la salute Pierfrancesco Majorino - è
quello di fornire un supporto e un punto di riferimento certo per qualsiasi emergenza o bisogno offrendo
interventi di pronto intervento assistenziale, consegna pasti caldi a domicilio, assistenza domiciliare, momenti
di compagnia e aiuto domestico, con accompagnamento per la spesa o per visite mediche, oltre a buoni
spesa gratuiti per gli anziani più indigenti, buoni taxi». Il servizio viene attivato su richiesta telefonica al
numero verde 800777888 o al centralino 020202, dedicati all'iniziativa fino al 4 settembre, tutti i giorni,
compresi i festivi, dalle 8 alle 19. «Sono convinto dell'utilità di questa iniziativa, frutto del lavoro della
precedente Amministrazione - conclude Majorino -, un lavoro in questo campo prezioso che non intendo
disperdere. Milano può e deve affrontare le settimane più calde dell'anno mettendo in campo fantasia e
generosità». Intanto, se si eccettua la folla del centro impegnata nei saldi, ieri Milano era quasi vuota. E per i
pochi «sfortunati» costretti a restare in città è stata un'occasione per occupare la spiaggia dell'Idroscalo,
tornato balneabile, o affondare i piedi nelle fontane per trovare un pò di sollievo dalla canicola.
Foto: REFRIGERIO Turisti e milanesi a caccia di un po' di fresco nelle fontane della città [Fotogramma]
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ESTATE ROVENTE Attese temperature da record
10/07/2011
Avvenire - Bologna
Pag. 1
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Stefano Andrini
A fronte di una progressiva assuefazione alla legge «194», paradossalmente cresce il numero dei medici
obiettori (7 su 10 è il rapporto a livello italiano). Emblematico il recente caso di Arezzo dove tutti i medici
specialisti del reparto di ginecologia ostetricia si sono dichiarati indisponibili ad effettuare gli aborti. Una
notizia che si presta a una doppia interpretazione: di carattere morale (cresce il disgusto dei medici per quella
che è diventata la catena di montaggio delle interruzioni volontarie di gravidanza) ma anche come stato di
necessità per il calo degli aborti chirurgici a favore di quelli farmacologici. Ma come stanno le cose in
regione? Le interruzioni volontarie di gravidanza nel 2009 sono state 10827 con una flessione del 2.7%
rispetto all'anno prima (11124), mentre sono aumentate le Ivg con trattamento farmacologico (RU486) che
sono state 735 (6.8% dei casi) rispetto alle 526 dell'anno prima. Il tasso di abortività regionale si attesta nel
2009 al 9.2% (era del 12.9 nel 1989 e del 10.2 nel 1999). L'incidenza dell'obiezione di coscienza in Emilia
Romagna riguarda nel 2009 il 52.4% dei medici ostetrici ginecologi (205 sui 391 dipendenti delle aziende
sanitarie regionali), il 33.9% degli anestesisti (201 su 593) ed il 25.3% del personale sanitario non medico.
Nel 2008 la percentuale era del 51.6 per i ginecologi (a fronte di un dato nazionale del 71.5%), del 36.7% per
gli anestesisti (52.6% a livello nazionale) e del 23.9% per il personale sanitario non medico (43.3%
nazionale). In questo quadro, dove le pillole del giorno dopo (anch'esse, lo ricordiamo, abortive) compensano
ampiamente la leggera diminuzione dell'aborto tradizionale, l'unica strada percorribile ci sembra quella di
ripartire dalle testimonianze positive, dalle buone notizie. Sempre più donne e coppie accettano, pur con tutto
il dolore che questo implica, la nascita di un bambino che avrà più o meno sicuramente dei problemi, questo
nonostante i messaggi assolutamente privi di speranza lanciati da molti medici. E' in questa prospettiva che
pubblichiamo la testimonianza bellissima e commovente di una mamma che ha avuto una bimba piena di
problemi, che invece che disperarsi si prodiga per curarla, come farebbe chiunque per un proprio caro che si
ammali nel corso della vita. Abbiamo sempre più bisogno di esperienze così per aver voglia di continuare a
vivere con un senso.
SANITÀ NAZIONALE
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I dati degli aborti e i testimoni della vita
11/07/2011
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 4
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Raccolta di firme per i dipendenti dell'Ospedale civile
Una raccolta di firme per garantire collegamenti adeguati con l'ospedale civile di Venezia. Ad avviarla sono
stati alcuni dipendenti dell'ospedale che segnalano come, nei mesi scorsi, sia stata tagliata la corsa
automobilistica serale delle 21.45 da Venezia a Noale. «Il tutto - afferma in una nota il segretario della Cgil
Funzione pubblica, Mirco Ferrarese - sta creando notevoli disagi a quei lavoratori che, finito il turno alle 21, si
trovano costretti ad attendere le 22 per rientrare a casa». Una lettera è già stata inviata alla direzione
dell'Actv e alle amministrazioni comunali interessate alla problematica. Nel documento di chiede il ripristino
della corsa delle 21.45 o, in alternativa, di posticipare la corsa alle 21.35. Il sindacato ricorda all'Actv anche il
fondamentale servizio dato quotidianamente dai dipendenti dell'ospedale.
SANITÀ NAZIONALE
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TRASPORTI
11/07/2011
Il Secolo XIX
Pag. 9
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Farmaci, i liguri spendono più di tutti
Primi per acquisto privato di medicine fascia A, di quella C con ricetta e per automedicazione
ALESSANDRA COSTANTE
GENOVA. Risparmiano su tutto i liguri, è nella loro natura. Ma sui farmaci nossignore, spendono e spandono.
Ed anche di tasca propria. Nel 2010 guidano la classifica per la spesa privata dei farmaci (quelli di fascia A
acquistati privatamente, di fascia C con ricetta e farmaci per automedicazione). Davanti al bancone di una
farmacia i liguri non sanno dire di no a differenza degli abitanti del Molise che, invece, sono fanalini di coda
della classifica. La forbice: 123 euro pro capite per i primi e 64 per i secondi. Lo dice il rapporto Osmed
presentato nei giorni scorsi dall'Istituto superiore di sanità. Fotografia puntuale (si sussegue ogni anno dal
Duemila) del rapporto non sempre facile tra gli italiani e le medicine. In generale, nel 2010 «cresce ancora il
consumo dei farmaci, non vi sono variazioni macroscopiche da un anno all'altro, ma dal 2000 ad oggi il salto
è ben visibile» spiega Roberto Raschetti, curatore del rapporto per l'Istituto superiore di Sanità. E le categorie
che consumano più medicine in assoluto sono i bambini e gli anziani. Questi ultimi , dopo i 75 anni, hanno
una spesa media che è superiore di circa 13 volte rispetto a quella di un adulto tra i 25 e 34 anni. La
popolazione con più di 65 anni - e la Liguria ha uno storico record che la pone ad oltre il 27% - assorbe il 60%
della spesa . Che, a livello nazionale, per i medicinali rimborsati dal Servizio sanitario nazionale o acquistati di
tasca propria, supera abbondantemente i 26 miliardi di euro (erano 15,6 nel 2000). Altro dato interessante:
nel 2010 attraverso le farmacie pubbliche e private sono state acquistate complessivamente 1,8 miliardi di
confezioni di farmaci, ovvero 30 scatole per abitante. In più il consumo di medicinali di classe A-Ssn (quelli
totalmente a carico della sanità pubblica) è aumentato del 2,7% rispetto all'anno precedente: 952 dosi di
farmaco prescritte ogni mille abitanti (erano 580 nel 2000), mentre la spesa cresce dello 0,4%. Per i farmaci
completamente a carico del Servizio sanitario nazionale, la più "vorace" è stata certamente la Calabria con
una spesa di 268 euro pro capite, mentre il valore più basso si è osservato nella provincia di Bolzano (circa
153 euro a persona). E la Liguria? Come detto guida la classifica per la spesa privata di medicine (farmaci di
automedicazione, farmaci di fascia C con ricetta, di fascia A acquistati privatamente). Nel 2010 in Liguria regione che ha riconfermato il ticket sulle ricette - sono state scritte 16 milioni e 635 mila ricette e vendute 30
milioni e 654 mila confezioni di farmaci. Complessivamente, per i farmaci di fascia A la spesa è stata di 316
milioni di euro, circa 197 euro a ligure interamente rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, che si
sommano ai 123 euro di spesa privata: totale 320 euro pro capite. In più, nel dettaglio, i residenti in Liguria
hanno speso anche 37 milioni di euro per i farmaci di classe A privata, 115 milioni in medicine di classe C
(ottenibili solo con ricetta) e ben 74 milioni (vale a dire il 9% della spesa regionale) per farmaci da banco e di
automedicazione.
123
euro
è la spesa pro capite dei liguri per farmaci, la più alta di tutta Italia. Mentre il Molise, fanalino di coda, spende
solo 64 euro
60
per cento è la quota di spesa farmaceutica assorbita dalla popolazione con più di 65 anni (il 27% in Liguria):
1,8
miliardi
le scatole acquistate in Italia nel 2010: 30 per abitante. In aumento il consumo di medicine a carico dello
Stato
Foto: Lo scaffale di una farmacia. In Liguria nel 2010 sono stati venduti 30 milioni di confezioni di medicinali
SANITÀ NAZIONALE
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I DATI DEL RAPPORTO NAZIONALE OSMED
11/07/2011
La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 11 Luglio 2011 - Rapporto/ Factoring
Pag. 50
(diffusione:581000)
La Sanità resta la maglia nera
Il buco nei conti delle Regioni blocca per lunghi mesi i saldi agli ospedali e alle strutture collegate. Il settore
rappresenta così uno dei maggiori spazi di crescita per il factoring
La sanità è il settore più colpito dalle difficoltà di onorare le scadenze stabilite per i pagamenti e, di
conseguenza, anche quello che offre le maggiori opportunità di sviluppo a chi si occupa di factoring. A
maggior ragione dopo l'ultima manovra economica che anticipa i tempi per l'avvio dei costi standard,
imponendo così una disciplina dei conti più rigida rispetto al passato. Da un'indagine svolta da Assifact
emerge che i crediti delle imprese verso i produttori di servizi nell'ambito della sanità ammontano al 36% del
totale relativo alla Pubblica Amministrazione, quota che sale al 48,2% se si considera l'intero comparto
sanitario. Il primato negativo del settore trova conferma anche in uno studio di Assosistema (associazione
che riunisce le imprese operanti nel comparto dei servizi tessili, di sterilizzazione e fabbricazione dei
dispositivi medici sterili), secondo cui i ritardi, in ambito sanitario colpiscono tutte le regioni italiane, pur con
grandi differenze. Fanalino di coda nazionale (i dati sono riferiti a gennaio 2011) risulta essere la Campania,
con una media di 390-420 giorni, seguita da Emilia Romagna (in media 365 giorni), Toscana e Puglia
(entrambe in media 280 giorni) e Piemonte (oltre 200 giorni), mentre la media a livello nazionale oscilla tra un
minimo di 203 e un massimo di 229 giorni, con la Lombardia che fa registrare i risultati migliori, pagando i
fornitori mediamente a 60 giorni. I servizi di factoring intervengono in questo scenario consentendo ai
creditori/fornitori delle Asl e delle altre strutture sanitarie di smobilizzare il proprio credito in pro soluto (vale a
dire senza prestare alcuna garanzia sulla solvibilità del debitore), evitando così i tempi lunghi previsti
dall'incasso ordinario. Le offerte del mercato riguardano principalmente due ambiti di azione: l'opzione "pro
soluto secco" è caratterizzata dal fatto che il factor acquista il credito a titolo definitivo e con un prezzo
stabilito, con il pagamento dell'intero corrispettivo legato al soddisfacimento di determinate condizioni (il caso
tipico è costituito dalla certificazione del credito e l'accettazione della cessione da parte della Asl); invece
l'opzione "pro soluto a termine" prevede l'acquisizione dei crediti da parte del factor, che si impegna a versare
il corrispettivo in diverse tranche, di solito due, con la prima parte legata al momento dell'acquisto e la
seconda all'incasso del credito. In entrambi i casi, trattandosi di un vero e proprio acquisto di fatture, la
transazione non prevede segnalazioni alla Centrale Rischi della Banca d'Italia, passaggio obbligato invece se
si percorre la strada dell'anticipo fatture o al prestito garantito. In questo modo l'azienda cliente mantiene
inalterata la propria "pagella" presso gli istituti di credito, ai quali potrà rivolgersi per le necessità di
finanziamento legate al proprio business. Le potenzialità di questo mercato trovano conferma negli annunci
più recenti: a giugno AsFo Sicilia e Centro factoring hanno siglato un accordo che consente ai fornitori
ospedalieri associati di azzerare i tempi di pagamento delle forniture da parte delle aziende ospedaliere
pubbliche e private cedendo i crediti vantati. Mentre Sf Trust (specializzata nei crediti pro-soluto vantati verso
la Pa, con un focus particolare in ambito sanitario) è confluita in Banca Sistema, nata a fine giugno
dall'integrazione con le attività di Banca Sintesi. In precedenza era toccato a Banca Ifis annunciare la
focalizzazione sul business sanitario, considerato tra i più promettenti di tutto il mercato del factoring. (l. d. o.)
Foto: Il sistema sanità è la maglia nera dei pagamenti di fatture
SANITÀ NAZIONALE
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IL SUPER-DEFICIT
11/07/2011
La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 11 Luglio 2011 - Scienze
Pag. 26
(diffusione:581000)
La Finceramica di Faenza crea con l'Ibm un portale per lo scambio di dati e la realizzazione di protesi rapida
e precisa
Finceramica, società produttrice di soluzioni biotecnologiche del Tampieri Group di Faenza, conglomerata per
la ricerca, progettazione, produzione e commercializzazione di dispositivi biomedici, ha realizzato in
collaborazione con Ibm, Tecla.it e Materialise un portale per la progettazione di sistemi medici bioceramici. La
soluzione si chiama CustomeBone Web Portal e permette di produrre protesi per cranioplastica riducendo del
30% i tempi. La Finceramica, che realizza successivamente le protesi stesse con materiali nano e
biotecnologici, è nata come spinoff dell'Istituto di Scienza e tecnologia dei materiali ceramici del Cnr. Quello a
cui punta è una piattaforma tecnologica che sia «una risposta alle esigenze che si affrontano in chirurgia
ortopedica, in neurochirurgia e nella chirurgia maxillofacciale», spiega Claudio De Luca, direttore per il
business development . La protesi è realizzata con materiale ceramico che col tempo si integra perfettamente
col tessuto cellulare, ed è creata su misura per pazienti che hanno subito traumi cranici. «Si tratta di soggetti
sottoposti a terapia intensiva: ogni anno ci occupiamo di circa 150 casi in Italia e 400 in Europa».
Realizzando uno spazio virtuale in cui i bioingegneri della società e i medici comunicano in tempo reale, si
riducono tempi e costi, compresi quelli di spedizione delle informazioni sensibili. «La Tac può essere caricata
direttamente sul portale a cui ha accesso il medico per visionare il progetto e disporre le modifiche. I dati di
modellazione del prototipo possono essere immessi da qualsiasi luogo utilizzando un browser standard». Il p
o r t a l e è c o s t a t o 700.000 euro e tre anni di lavoro, durante i quali si è adattata Ibm WebSphere, un
sistema di integrazione di applicazioni e-business. «Vendiamo in 31 paesi e in Europa forniamo 300 strutture
sanitarie pubbliche. La cranioplastica è un intervento neurochirurgico eseguito per ricostruire una lacuna
ossea causata da traumi, malformazioni, patologie vascolari o tumorali ed è fondamentale per l'integrità fisica
in quanto assicura la protezione del tessuto cerebrale, e anche sia per la sua serenità. La precisione nella
trasmissione dei dati è irrinunciabile perché consente di ridurre al minimo la possibilità di errore». (i.fus.)
Foto: Claudio De Luca
SANITÀ NAZIONALE
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I sistemi medici bioceramici disegnati in teleconferenza
11/07/2011
La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 11 Luglio 2011 - Scienze
Pag. 26
(diffusione:581000)
Alla Farmindustria finisce l'era Dompè
CAMBIO al vertice di Farmindustria: dopo 12 anni e tre mandati esce Sergio Dompè e diventa presidente
Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato di Janssen (la farmaceutica del gruppo Johnson & Johnsn
da tempo presente in Italia). Guiderà un settore industriale con 6.050 addetti alla R&S, il 9,1% del totale
(contro l'1,6% nella media dei settori industriali); 2,4 miliardi di investimenti dei quali 1,2 in ricerca (il 12,2%
dell'industria manifatturiera) e 1,2 in impianti ad alta tecnologia; 25 miliardi di produzione, il 56% dei quali
rivolto all'export (14 miliardi di euro); 66.700 addetti diretti (90% laureati o diplomati) e 64mila nell'indotto.
Foto: Massimo Scaccabarozzi
SANITÀ NAZIONALE
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LA NOMINA
11/07/2011
La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 11 Luglio 2011 - Scienze
Pag. 26
(diffusione:581000)
Il gruppo israeliano da 16 miliardi di dollari di fatturato globale, potenzia il suo impegno del nostro paese in cui
possiede sei stabilimenti, tutti ristrutturati: l'obiettivo è di coinvolgere diversi centri di ricerca italiani
nell'ampliamento del business non più limitato ai farmaci "equivalenti"
ANNA PAOLA BENZI
La Teva Pharmaceutical potenzia il suo impegno nel nostro paese, e lo fa proprio nel momento in cui esce
dal "recinto" dei prodotti generici, dove ha c o n q u i s t a t o una leadership mondiale, per a v v e n t u r a r s
i nel terreno ben più impegnativo dei prodotti "originali". L'azienda israeliana ha acquisito recentemente la
tedesca Ratiopharm, anch'essa presente nel nostro paese, e proprio in Italia ha effettuato una serie di
investimenti e di razionalizzazioni. Ne è uscito un gruppo che ha in Italia sei siti produttivi, dove vengono
prodotti circa 80 principi attivi, con un totale di 600 dipendenti, di cui il 10% ricercatori, e un fatturato 2010 di
283 milioni di euro. Nei due stabilimenti principali, a Rho (Milano) e Santhià (Vercelli), si producono 49
principi attivi per la maggior parte steroidi (46%) e antitumorali (26%), e in entrambi i siti sono presenti
laboratori di ricerca e sviluppo per lo studio dei nuovi generici. Gli altri stabilimenti sono a Bulciago, Settimo
Milanese, Villanterio e Caronno. Tramite la collaborazione con 60 centri di ricerca italiani, Teva è attiva nella
ricerca di molecole per il trattamento della malattia di Parkinson, in ambito oncologico, della salute della
donna e per patologie neurologiche peculiari. Nel nostro paese la Teva ha raggiunto una quota di mercato nei
farmaci equivalenti del 27,6% quanto au nità e del 26,3% per valori. A livello globale il gruppo investe in
ricerca il 7% del fatturato mondiale, che nel 2010 è stato di 16,1 miliardi di dollari. L'obiettivo è di raggiungere
i 31 miliardi di fatturato, dei quali nove in Europa, entro il 2015, anno in cui la ricerfca dovrebbe arrivare al
10% delle vendite totali. Il gruppo, fondato nel 1901 a Gerusalemme, impiega oggi più di 40mila dipendenti in
60 paesi. Ma torniamo all'Italia. «Teva, in ambito scientifico ha una forte partnership con il nostro Paese,
come dimostra il grande impegno in termini di ricerca e produzione», conferma è Giorgio Foresti,
amministratore delegato di Teva Italia nonché presidente della Assogenerici. Ma l'Italia per Teva è cruciale
come si diceva anche per la ricerca sui farmaci "originari": «Con il gruppo del professor Giancarlo Comi,
direttore del dipartimento di neurologia e dell'istituto di neurologia sperimentale presso l'università Vita SaluteSan Raffaele di Milano, abbiamo sviluppato la terapia della sclerosi multipla più utilizzata al mondo, il
glatiramer acetato, ed oggi siamo impegnati nello studio di laquinimod». È quest'ultima una nuova molecola
capace di ridurre il progressivo avanzamento delle disabilità motorie e/o cognitive tipiche di chi è affetto da
sclerosi multipla. Gli studi sugli effetti della molecola hanno riscontrato una significativa riduzione del
deterioramento irreversibile che solitamente si manifesta col progredire della malattia, che colpisce 61mila
italiani. «Al momento i farmaci in grado di modificare il decorso della sclerosi si identificano in
immunomodulanti adoperati al fine di modificare con crescente precisione gli squilibri del sistema
immunitario, e gli immunosoppressori capaci di ridurre complessivamente l'azione del sistema immunitario
stesso», chiarisce lo stesso Comi. Laquinimod è un immunomodulante sviluppato congiuntamente da Teva e
dalla svedese Active Biotech. «Gli studi sul nuovo principio attivo sono giunti in fase III» spiega ancora il
professore. «Il nostro centro si è occupato di coordinare i lavori dello studio denominato Allegro, condotto in
139 centri sparsi in 24 paesi ma molti in Italia, che ha interessato in tutto 1.106 pazienti, è durato circa due
anni ed è stato condotto in doppio cieco, ovvero né i medici né i pazienti erano a conoscenza della vera
natura del farmaco somministrato. Il Laquinimod ha dato risultati estremamente incoraggianti». Ora lo stesso
team scientifico sta conducendo un successivo studio, denominato Bravo, che coinvolge circa 1200 pazienti.
L'azienda prevede che il farmaco arrivi in commercio entro il 2013.
Foto: Un interno dello stabilimento farmaceutico Teva di Rho (Milano). L'apparecchiatura si chiama "Gloves
Box"
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Teva punta sull'Italia per andare oltre i generici
11/07/2011
La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 11 Luglio 2011 - Scienze
Pag. 26
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Foto: Giorgio Foresti
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11/07/2011
ItaliaOggi Sette - N.163 - 11 Luglio 2011
Pag. 10
(diffusione:91794, tiratura:136577)
ANTONIO CICCIA
Niente più code all'anagrafe e alle Asl in caso di cambio di residenza e pagamento on line di ticket sanitari.
Sono le principali semplifi cazioni del decreto sviluppo in materia di sanità. Il decreto prevede che le aziende
del Servizio sanitario adottino procedure telematiche per consentire sia il pagamento on line delle prestazioni
erogate e prevede anche la consegna tramite modalità digitali dei referti medici. Prevista una procedura di
comunicazione all'Asl, da parte dei comuni e su richiesta degli interessati, del trasferimento di residenza
anagrafi ca, ai fi ni dell'aggiornamento del libretto sanitario. Nel dettaglio le Asl devono introdurre, entro 90
giorni, procedure telematiche per consentire sia il pagamento on line delle prestazioni erogate sia la
consegna, tramite web, posta elettronica certifi cata o altre modalità digitali, dei referti medici. Anche se resta
salvo il diritto dell'interessato di ottenere, anche a domicilio, copia cartacea del referto redatto in forma
elettronica. Inoltre in caso di trasferimento di residenza anagrafi ca i comuni, su richiesta degli interessati,
dovranno darne comunicazione all'azienda sanitaria locale nel cui territorio sia compresa la nuova residenza.
La comunicazione dovrà essere effettuata entro un mese dalla data di registrazione della variazione anagrafi
ca; l'obbligo è adempiuto anche telematicamente. L'Asl provvederà ad aggiornare il libretto sanitario, e
trasmetterà alla residenza dell'intestatario il nuovo libretto oppure un tagliando di aggiornamento. Altre
semplifi cazioni riguardano particolari comunicazioni all'Inps. In materia di indennità mensile di frequenza, in
favore dei minori di anni 18, riconosciuti mutilati ed invalidi civili oppure ipoacusici, che frequentino scuole,
pubbliche o private, di ogni ordine e grado (compresi l'asilo nido e la scuola materna), oppure centri di
formazione o di addestramento professionale per il reinserimento sociale si prevede un'unica comunicazione
dell'eventuale cessazione dalla partecipazione ai medesimi corsi scolastici. Il decreto limita, poi, gli obblighi di
comunicazione annua, a carico delle imprese, relativi ai dipendenti iscritti al Fondo Inps di previdenza per il
personale addetto ai pubblici servizi di trasporto: la comunicazione riguarderà solo gli elementi retributivi
accessori e solo caso in cui questi ultimi, nell'anno solare di riferimento, siano stati introdotti oppure modifi
cati, rispetto a quelli già portati a conoscenza dell'Inps.
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Sanità, procedura telematica per pagamenti e consegna referti
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