AUSL RAVENNA Rassegna stampa del 26/05/2011 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE AUSL RAVENNA 26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna L'università è rimasta senza soldi 5 26/05/2011 La Repubblica - Bologna BOLOGNA economia 6 26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Cinque indagati per la gru crollata 7 26/05/2011 Avvenire - Nazionale Medici a lezione sulle scelte ultime 8 26/05/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Gru caduta a Savio, sono cinque le persone indagate 9 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Una farfalla da tenere sott'occhio 10 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna "Nulla da temere da Fukushima L'alleato per tutti è il sale iodato" 11 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Sabato la giornata di prevenzione 12 SANITÀ NAZIONALE 26/05/2011 Corriere della Sera - ROMA Tiroide, visite gratuite in sei ospedali del Lazio 14 26/05/2011 Corriere della Sera - ROMA Santa Lucia, protesta alla Regione Polverini: presto una soluzione 15 26/05/2011 Il Sole 24 Ore Pagamenti, Calabria al top per i ritardi 16 26/05/2011 La Repubblica - Palermo Civico, torna il caos al pronto soccorso 17 26/05/2011 La Repubblica - Palermo Forniture per gli ospedali sotto accusa l'Authority fa bloccare un'altra gara 19 26/05/2011 La Repubblica - Genova Senza direttori Ist decapitato no alla proroga per Ciappina 20 26/05/2011 La Repubblica - Torino Futuro e federalismo il rebus delle cliniche 21 26/05/2011 La Repubblica - Torino Il Maria Adelaide non chiude, ma si svuota 22 26/05/2011 La Repubblica - Bari Un clan dietro Farmatruffa "Burattinaio il medico Salzo" 23 26/05/2011 La Repubblica - Bari Così i baroni truccavano le liste d'attesa 24 26/05/2011 La Repubblica - Bari "L'operazione negata perché il mio medico era fuori della cricca" 25 26/05/2011 Il Giornale - Genova Tre domande per salvare il centro trapianti 27 26/05/2011 Avvenire - Milano Vidas, da 30 anni accanto a chi soffre 28 26/05/2011 Avvenire - Milano La giornata Dolore cronico, ospedali aperti 29 26/05/2011 Il Secolo XIX «BILANCI DROGATI, COSÌ LA LIGURIA HA EVITATO IL COMMISSARIAMENTO» 30 26/05/2011 Il Secolo XIX Medici di famiglia, fuga in massa verso la pensione 31 26/05/2011 Panorama Economy Diagnosi precoce a rimborso totale 32 AUSL RAVENNA 8 articoli 26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 17 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'università è rimasta senza soldi Il Comune: «Valutiamo cosa possiamo fare con le risorse che abbiamo ora» LA VICENDA dell'università ai Salesiani somiglia sempre più a una patata bollente, con cui i vari interlocutori rischiano sempre di rimanere scottati. Il progetto varato tre anni fa prevedeva la creazione di una sorta di cittadella universitaria, con tanta alta formazione (master e dottorati di ricerca) e altri corsi. A tre anni di distanza, la società pubblico-privata proprietaria dell'immobile, Faventia Sales, ha dato il via ai corsi sanitari di scienze infermieristiche, fisioterapia e logopedia. DI ALTA FORMAZIONE c'è il Cecob, collegato a Forlì e al centro studi sull'Europa balcanica. Non è molto e, come sottolineato dalla capogruppo del Pdl in consiglio comunale, Raffaella Ridolfi, i corsi sanitari appaiono per quello che sono, cioè un bel riempitivo con oltre 500 studenti, in attesa però che l'università 'vera' arrivi. D'altra parte, l'assenza di strategie a medio e lungo termine di Faventia Sales è stato l'addebito maggiore su cui l'amministrazione comunale ha fatto leva per non confermare il presidente della società, Elio Ferri. In ultimo, la società ha un debito bancario un milione e mezzo di euro. Ma l'alta formazione arriverà? E se sì, quando e in che modo? Abbiamo girato la domanda all'assessore Germano Savorani, con delega all'università. «Come alta formazione per adesso c'è solo il Cecob - risponde - Altra non ce n'è». Arriverà? «Ne stiamo discutendo». Perchè? Il progetto di tre anni fa non era già sufficientemente chiaro? «Stiamo discutendo adesso cosa fare dell'insieme delle cose, perchè in primo luogo occorre fare quadrare i conti. Se arrivano altre iniziative nei Salesiani, queste cose vanno pagate, e ora come ora stiamo cercando di capire meglio cosa possiamo fare ora - e lo sottolineo - con i soldi che abbiamo ora». Rispetto a tre anni fa cosa è cambiato? «In tre anni è cambiato il mondo, credo. Intanto, però, è confermato che i Salesiani restano una struttura riservata alla formazione». Ma è solo una questione di soldi? «Sostanzialmente sì. In teoria, ma a quanto pare solo in teoria, potrebbero partecipare anche le imprese private, ma alla fine di tutto in pratica tocca a noi pagare». Ci sono dei rischi che il polo universitario faentino finisca in niente? «Questo non posso dirlo, ma con i soldi che ci sono ora non sono sicuro di riuscire a far sì che l'alta formazione arrivi. La domanda che ci stiamo ponendo è questa: cosa posso realisticamente permettermi di fare ora? Non metto in discussione l'idea, ma c'è un ma... Fra l'altro, l'alta formazione comporta altri lavori strutturali, muratori e così via...». Negli ultimi tre anni Faventia Sales cosa ha fatto? «Ha consolidato la presenza dei corsi di scienze infermieristiche. Quanto a fisioterapia, dovremo trovare un altro partner universitario, perchè Ferrara cui prima ci appoggiavamo non ha più i numeri sufficienti, e siamo in attesa di sapere se ci potrà supportare Bologna». m.m. Image: 20110526/foto/7443.jpg AUSL RAVENNA 5 26/05/2011 La Repubblica - Bologna Pag. 9 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BOLOGNA economia 1,5 milioni I DEBITI CAAB Il Caab, società comunale, ha chiuso il 2010 in perdita 103 mila euro LA NOMINA La più ricca è al Marconi, 103mila euro al presidente E POLTRONE In tempi brevissimi il Comune deve nominare i suoi sette rappresentanti in 5 Cda in scadenza: autostazione, Cup2000, Sintra, aeroporto e fiera. E deve esprimersi sui relativi presidenti 100 milioni L'OPERAZIONE DUCATI Molte fabbriche stanno per spostarsi. La Ducati motori che occuperà un'area di 134mila mq e muoverà 100 milioni di euro, poi ci sono Ducati energia e molti capannoni vuoti che attendono una soluzione 49 I TRAM SU GOMMA Sono costati 62 milioni, c'è da decidere come usarli E TARIFFE La giunta si esprimerà su materne, acqua e bus AUSL RAVENNA 6 26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 11 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONSULENZA TECNICA PER IL CEDIMENTO STRUTTURALE DEL 13 MAGGIO IN VIA FRATELLI RONDONI A SAVIO Cinque indagati per la gru crollata Sono il titolare del cantiere, un tecnico, un funzionario Ausl e i due committenti CINQUE persone sono iscritte nel registro degli indagati della Procura per l'ipotesi di reato di crollo colposo in relazione al cedimento della gru avvenuto a metà maggio in un cantiere edile di via Fratelli Rondoni a Savio. Nei giorni scorsi ai cinque è stato notificato l'avviso di garanzia in vista della nomina del consulente tecnico. L'incarico è stato affidato ieri mattina dal pm Gianluca Chiapponi all'ingegnere riminese Alberto Donini il quale dovrà accertare a che cosa sia dovuto il cedimento strutturale della torre della gru. Gli indagati, da parte loro, hanno nominato consulenti di parte: gli ingegneri Giovanni Nanni e Stefano Caricasule e il perito industriale Renzo Scarpa. Dei cinque indagati uno è il legale rappresentante della ditta costruttrice, uno è il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'impresa edile, due sono gli appaltatori dei lavori e il quinto è un funzionario dell'Ausl responsabile dei periodici controlli agli impianti tecnologici. Il crollo, come si ricorderà, avvenne nel pomeriggio di venerdì 13 maggio. La gru era stata installata all'incirca da quindici-venti mesi, ovvero all'avvio del cantiere: attualmente gli edifici, a due piani, contigui, oggetto della realizzazione, sono sostanzialmente completati fino all'intonaco esterno. L'IMPRESA edile cui erano stati commissionati i lavori è la 'Piero Benini' di Savio di Ravenna. Improvvisamente il 13 pomeriggio si è registrato il cedimento della torretta in un punto che è sostanzialmente a metà dello sviluppo verticale. La parte alta della struttura e il braccio della gru precipitarono al suolo provocando danni a una parte del tetto dell'edificio e del muro di protezione di una delle balconate. Nessun operaio rimase coinvolto nel crollo, ma è evidente che qualunque persona che si fosse trovata nell'area interessata difficilmente avrebbe potuto trovare scampo. IL CONSULENTE del pm dovrà ora accertare se il cedimento sia dovuto esclusivamente a un deperimento strutturale della gru (in termini più chiari se la ruggine abbia eroso la solidità dei ferri dei giunti della torre) oppure se vi abbia influito anche un eventuale eccesso di carico. Proprio l'ipotesi del cedimento dovuto a corrosione o altra tipologia di usura ha condotto all'implicazione nell'inchiesta del funzionario Ausl. Le gru devono infatti, per legge, essere sottoposte periodicamente a ispezioni, controlli e revisione. In particolare la prima ispezione è ad opera dell'Inail e le successive sono ad opera dei tecnici dell'Ausl e avvengono a ogni installazione in cantiere. Poi c'è la revisione decennale con la determinazione degli anni restanti di vita della gru a seconda delle condizioni. LA DITTA edile 'Piero benini', nel 2009, all'inizio dei lavori, notificò all'Ausl l'avvio del cantiere con la preventivata installazione della gru. Ma nessuno si fece vivo. La struttura venne montata e messa in opera, e anche nel 2010 e nel 2011 dall'Ausl non è stata effettuata alcuna ispezione. Il consulente del pm dovrà svolgere la propria analisi anche in relazione al libretto della gru, ovvero agli anni di esercizio, alle revisioni e ai controlli effettuati nel tempo. Il processo erosivo dovuto agli agenti atmosferici - e rilevabile sia attraverso l'impiego di determinati liquidi, sia attraverso l'analisi spettrografica - è infatti molto lento e sembra improbabile che si sviluppi da zero a un grado tanto penetrante da provocare il cedimento nel giro di appena due anni. La consulenza sarà depositata entro tre mesi. Carlo Raggi Image: 20110526/foto/7365.jpg AUSL RAVENNA 7 26/05/2011 Avvenire - Ed. Nazionale Pag. 2 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bologna Medici a lezione sulle scelte ultime Francesca Golfarelli a sezione bolognese di Amci, Associazione medici cattolici italiani, organizza sabato dalle 9.30 nell'aula magna dell'Ordine dei medici di Bologna, in via Zaccherini Alvisi, un seminario di studio su «Le difficili scelte sul fine vita». Dopo i saluti di Giancarlo Pinza, presidente Omceo, seguiranno gli interventi di Stefano Coccolini, presidente Amci, di monsignor Fiorenzo Facchini, consulente ecclesiastico Amci Bologna, di Lucio Strazziari, presidente dell'Ordine avvocati che tratteranno gli aspetti etici e giuridici del tema «Dal valore della vita alla non disponibilità della vita propria ed altrui». Modera Giovanni Melandri, dell'ospedale Sant'OrsolaMalpighi. Poi Giovanni Battista Guizzetti, responsabile dell'unità operativa stati vegetativi del Centro don Orione di Bergamo, e Rita Blaco, infermiera dell'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna affronteranno il tema «Coma, stati vegetativi e di minima coscienza: aspetti medici e infermieristici». Modera Stefano Faenza , ordinario di anestesia e rianimazione all'Università di Bologna. AUSL RAVENNA 8 26/05/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Pag. 5 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ieri conferimento d'incarico per capire le cause del crollo avvenuto lo scorso 13 maggio in via Fratelli Rondoni Gru caduta a Savio, sono cinque le persone indagate RAVENNA. Sono cinque le persone indagate dal pm Gianluca Chiapponi per la gru caduta il 13 maggio scorso a Savio in un cantiere edile situato in via Fratelli Rondoni. Ieri è stato affidato l'incarico a un perito per un accertamento tecnico irripetibile disposto dalla procura sulle cause del crollo, accertamento che ha così reso "necessaria" l'iscrizione nel registro degli indagati di almeno cinque nomi. Si tratta dei due committenti dei lavori, del legale responsabile dell'i mpresa edile, del responsabile del servizio protezione e sicurezza e di un funzionario Ausl a cui spetterebbe il controllo sulla struttura. L'incidente, per quanto spettacolare, non aveva causato feriti. La gru crollata a Savio AUSL RAVENNA 9 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 24 (diffusione:30000) Una farfalla da tenere sott'occhio Le patologie della tiroide colpiscono il 60% dei romagnoli LUGO - In Romagna ne è affetto almeno il 60% della popolazione. Di questi, una percentuale dal 3 al 5 è rappresentata anche da neoplasie. E spesso nemmeno si è consapevoli di subire una patologia della tiroide, ghiandola a forma di farfalla che dalla base del collo influenza tutto l'organismo. Un'alta concentrazione di patologie dovuta - nonostante la vicinanza al mare - ad una scarsa concentrazione di iodio, alleato principe nella lotta alle malattie tiroidee. A Lugo, da un paio d'anni, è attiva la prima unità operativa di Endocrinologia dell'Ausl di Ravenna, diretta dal dottor Sanzio Senni, che insieme allo staff del reparto si prepara ad una intensa giornata di prevenzione, in programma sabato all'Umberto I, con visite ed ecografie gratuite. E' il secondo anno che anche Lugo celebra la giornata della tiroide, che grazie all'impegno di medici e infermieri che lavoreranno gratuitamente, senza neppure timbrare il cartellino - darà la possibilità di un primo screening a 110 pazienti. Occasione unica di prevenzione, e importante, visto che sei persone su dieci accusano un disturbo tiroideo. Specie donne, con un rapporto 7 a 3 sugli uomini. Quella di sabato - dalle 9 alle 15 presso gli ambulatori collocati al piano terra della palazzina dell'Umberto I che ospita anche la direzione sanitaria - è l'unica occasione di screening. E proprio ai pazienti asintomatici si rivolge l'iniziativa, con particolare riguardo a chi ha una familiarità con le patologie della tiroide, o a chi è stato esposto a fattori tossici. Le radiazioni nucleari, ad esempio. Le stesse che con il disastro di Chernobyl del 1986 hanno fatto prendere coscienza alle medicina dell'importanza dell'Endocrinologia. E' su quell'onda emotiva che è emerso come sotto una punta di casi accertati si celasse un iceberg di pazienti affetti da patologie tiroidee, anche in Romagna. Dietro agli incidenti nucleari di Fukushima si insinua un'emergenza? Il dottor Senni rassicura: non c'è nessun allarme per la popolazione italiana. Le concentrazioni di iodio radioattivo contenuto in eventuali nubi tossiche sarebbero comunque bassissime e, oltretutto, dopo 7 giorni la carica radioattiva svanisce. Dopo l'esperienza dello scorso anno, dunque, quando in circa 300 si presentarono negli ambulatori per lo screening, ma fu possibile visitare solo 88 pazienti, quest'anno lo sforzo assolutamente volontario dell'Endocrinologia lughese mira ad un lavoro continuo, su 3 ambulatori, con altrettanti ecografi, per una media di 6 ecografie all'ora, per circa 110 pazienti. Un impegno che si affianca alla campagna di iodio profilassi, come recita lo slogan stesso della giornata: "Meno sale, ma iodato". "Se si colma la iodio carenza - analizza Senni - potremo passare nelle prossime generazioni dal 60 al 6 percento dei noduli". AUSL RAVENNA 10 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A Lugo l'Endocrinologia dell' Ausl diretta dal dottor Senni segue oltre 15mila pazienti 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 24 (diffusione:30000) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato "Nulla da temere da Fukushima L'alleato per tutti è il sale iodato" Il dottor Sanzio Senni responsabile dell'Unità operativa di Endocrinologia dell'Ausl di Ravenna AUSL RAVENNA 11 26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 24 (diffusione:30000) Sabato la giornata di prevenzione LUGO - Aperta nel maggio 2009 - su progetto di riorganizzazione del servizio redatto, per conto dell'Ausl di Ravenna, dallo stesso dottor Sanzio Senni che oggi ne è il responsabile - l'unità operativa di Endocrinologia dell'azienda sanitaria segue attualmente oltre 15mila pazienti. Di questi, 400 presentano casi di tumore che, se individuati per tempo, hanno ottime possibilità di guarigione. Cinque sono i medici in servizio all'unità operativa: oltre al responsabile, due medici ospedalieri, Fabio Bondi e Caterina Cappi (quest'ultima in forze all'unità operativa da una settimana), e due medici convenzionati, Sara Versari e Biagio Di Deco. Completano lo staff, solo per gli ambulatori lughesi, quattro infermieri, non tutti a tempo pieno, ma tutti specializzati nella materia. Altri ambulatori, ma sempre della stessa unità operativa, sono in funzione a Ravenna, Faenza e Cervia. A Lugo, cuore di un servizio di eccellenza dell'Ausl di Ravenna che ha ridotto la mobilità dei pazienti verso altri centri italiani, grazie all'impegno completamente volontario di medici e infermieri, sabato si svolgerà la seconda giornata cittadina di prevenzione della tiroide. E' un primo approccio rivolto a pazienti che non siano già in cura, che possono così contare su una visita e una ecografia personale e completamente gratuita. Ne segno della prevenzione. L'appuntamento è dalle 9 alle 15, negli ambulatori dell'Endocrinologia dell'Umberto I. AUSL RAVENNA 12 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Uno staff di medici e infermieri lavorerà gratuitamente per visitare 110 persone SANITÀ NAZIONALE 17 articoli 26/05/2011 Corriere della Sera - Roma Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) Tiroide, visite gratuite in sei ospedali del Lazio Creare un sistema di reti oncologiche regionali e un registro dei tumori tiroidei, definire un piano nazionale di emergenza nucleare, coinvolgere i medici di base nell'attività di prevenzione. Sono questi alcuni degli obiettivi messi sul tavolo al convegno «La tiroide nel 2011. Fra problemi aperti e risolti» che si è tenuto alla Fondazione Memmo in occasione della «Giornata mondiale della tiroide 2011». A partecipare al convegno tra gli altri il presidente di Atta Lazio Onlus, Paola Polano. Proprio Atta è un'associazione nata nel 2006 per volontà di medici, di volontari e pazienti. «L'idea è quella di creare una grande rete di tutte le associazioni», ha detto Polano. Due le iniziative. La prima è la campagna nazionale «Poco sale ma iodato» che vuole divulgare l'uso di un'alimentazione corretta e la seconda, quella cittadina, che si svolgerà sabato 28 maggio al Policlinico Gemelli, al Campus Biomedico, all'Ospedale Sant'Andrea, al Santo Spirito e all'Istituto dei tumori Regina Elena che apriranno i loro laboratori di endocrinologia, dalle 9 alle 13.30 di mattina, per una visita gratuita per i parenti di primo grado di pazienti con tumore della tiroide. SANITÀ NAZIONALE 14 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Giornata mondiale 26/05/2011 Corriere della Sera - Roma Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Santa Lucia, protesta alla Regione Polverini: presto una soluzione F. D. F. Se oggi c'è una nuova manifestazione di lavoratori e malati del Gruppo San Raffaele sotto la sede della Regione, ieri nuovo capitolo nello scontro tra la Giunta regionale e la Fondazione Santa Lucia: per l'ennesima volta malati, medici, infermieri e fisioterapisti hanno manifestato sotto gli uffici della giunta rivendicando i finanziamenti insufficienti e il mancato rispetto degli accordi sottoscritti nel verbale del 7 aprile. Ma la partecipazione di Ferdinando Aiuti, presidente della Commissione politiche sanitarie di Roma Capitale, nella delegazione che manifestava e il suo intervento a sostegno dell'istituto scientifico nell'incontro che i sindacati hanno avuto con i dirigenti regionali, ha fatto infuriare la governatrice del Lazio: «La sanità è competenza della Regione: ci stiamo occupando da mesi, senza sosta, della Fondazione Santa Lucia per venire a capo di una situazione complessa e dare risposte adeguate a pazienti e lavoratori. Ognuno si occupi di quel che gli spetta». «Non abbiamo bisogno di contributi che, oltre a non essere necessari, esulano dalle competenze di Roma Capitale - precisa la Polverini -. Mi aspetto, piuttosto, che Alemanno prenda pubblicamente le distanze da insulti e slogan offensivi che ci sono stati rivolti». La presidente ha dato mandato all'assessore alla Sicurezza, Giuseppe Cangemi, di presentare una denuncia. Aiuti, invece, si difende così: «Abbiamo voluto sottolineare, su mandato del sindaco Alemanno, l'importanza dell'assistenza sanitaria svolta dal Santa Lucia». A sostegno della Polverini, il vicepresidente della giunta, Luciano Ciocchetti (Udc), ha ricordato: «Gli uffici della Regione e la presidente Polverini hanno lavorato per mesi per trovare una soluzione definitiva che darà certezze e serenità ai dipendenti, ai pazienti e ai loro familiari». Solidarietà al Santa Lucia è stata espressa anche da Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma. RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Manichino Un vero letto con un finto malato: un momento della protesta per il Santa Lucia SANITÀ NAZIONALE 15 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Manifestazione 26/05/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) Pagamenti, Calabria al top per i ritardi RECORD NEGATIVI Per le industrie biomedicali ad aprile la media nazionale è di 301 giorni Il totale dei crediti insoluti sfiora i dieci miliardi Roberto Turno ROMA Un rosario lungo 912 giorni, ben 30 mesi prima di poter incassare le fatture. È il destino delle imprese che lavorano con la sanità pubblica in Calabria, che ad aprile ha raggiunto il record (negativo) di sempre in Italia nei tempi di rimborso ai fornitori del Ssn. Ma non è sola la Calabria nella speciale classifica del disastro da debiti non onorati della sanità pubblica. Crescono infatti senza sosta e ormai hanno rotto tutti gli argini i tempi di rimborso delle Regioni a chi ha consentito di far marciare la macchina della sanità pubblica. Per le industrie biomedicali la media ha toccato ad aprile 301 giorni di stop ai pagamenti con una crescita dall'inizio dell'anno del 5%. Mentre le farmaceutiche attendono in media 262 giorni con un aumento del blocco delle fatture addirittura del 9% nel primo trimestre del 2011. Con un risultato finanziario da brivido: 10 miliardi di crediti impigliati con tutto ciò che ne consegue per la normale vita (e la programmazione d'attività) di un'impresa. Ma se si sommano tutti i fornitori del Ssn, il credito lasciato a volatili "pagherò" ai fornitori vale almeno il doppio. Tac e siringhe, farmaci e farmacie, servizi di lavanderie e di pulizia, mense e servizi tessili e di sterilizzazione. Tutto quanto "fa" sanità, è unito sotto un unico comun denominatore: i rimborsi in tempi biblici da parte del sistema pubblico. Il check più nitido delle gravissime situazioni di grave disagio in cui sono costrette ad operare le imprese di settore, arrivano dagli ultimissimi rapporti di Assobiomedica (biomedicali) e di Farmindustria (farmaci). Che e non è certo una coincidenza - fotografano entrambe una situazione che rischia di precipitare. Assobiomedica a fine aprile vantava crediti insoluti per un totale di 5,35 miliardi e un ritardo medio di rimborso di 301 giorni: per risalire a un ritardo maggiore bisogna andare indietro a marzo del 2008. Nella classifica dei pagamenti bloccati, la Calabria vanta il record assoluto. Anzi, il record dei record di sempre: 912 giorni prima di pagare i fornitori, con un debito di 441,7 milioni, già di per sé consistente, ancora di più se rapportato al solo bilancio (3,5 miliardi) della sanità calabrese. Va da sé che la Calabria è in cattiva compagnia, anche se qualche lunghezza indietro: 795 giorni aspettano le imprese nel Molise, 765 in Campania (il massimo dal febbraio 2007), 403 nel Lazio. Va da sé che non a caso si tratta delle Regioni con la sanità commissariata: da sole sommano quasi la metà dell'intero debito verso le imprese di Assobiomedica. Sulla stessa lunghezza d'onda le rilevazioni di Farmindustria per quanto riguarda i crediti delle industrie farmaceutiche. Il loro credito vale poco più di 4 miliardi e i tempi di rimborso hanno toccato 242 giorni con un aumento del nove per cento. Per avere dati peggiori si dovrebbe spostare le lancette indietro a due anni fa. Anche con le farmaceutiche la Calabria detiene la maglia nera dei rimborsi con 631 giorni d'attesa, seguita ancora da Molise (528) e Lazio (395). E guarda caso anche con i farmaci la Calabria ha il record di sempre con una crescita di due mesi in poco più di un anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE 16 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità. Fatture saldate dopo 912 giorni 26/05/2011 La Repubblica - Palermo Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) Civico, torna il caos al pronto soccorso Anche otto ore di attesa per un codice verde. Pullara: "Colpa del caldo" Sei ore di attesa per trasferire un anziano dall'astanteria al reparto ROMINA MARCECA RIESPLODE il caos al pronto soccorso dell'ospedale Civico. Dalle sei alle otto ore di attesa per una trentina di pazienti con codice verde, che ieri hanno affollato la sala d'attesa della struttura, finita nell'occhio del ciclone in gennaio per il caso della donna ricoverata per tre giorni su una sedia, sollevato da "Repubblica". Ieri qualcuno ha deciso di abbandonare l'idea di essere visitatoe ha fatto dietrofront, tornandosene a casa. Ma c'è stato anche chi ha atteso per oltre sei ore l'arrivo di un'ambulanza prima di essere trasferito in un reparto. Quasi otto ore le hanno trascorse su una sedia della sala d'aspetto dell'area di emergenza un ragazzo di 18 anni, accompagnato dalla madre. Racconta Maria Vilardi: «Arriviamo da Monreale. Sono qui dalle 10,45. Mi hanno assegnato il codice verde e mio figlio sta malissimo per una fistola al coccige che gli si è riaperta dopo un anno dall'intervento. Siamo distrutti». La donna e il figlio varcheranno al soglia della sala visite solo dopo le 18. Il commissario straordinario del Civico, Carmelo Pullara, ieri sera ha fatto un sopralluogo al pronto soccorso. «C'è stato un afflusso straordinario di codici gialli - dice Pullara - più del 30 per cento, e di codici verdi, dalle 10 alle 16, dovuto all'aumento delle temperature e a un picco di incidenti stradali». Il monitor installato davanti al pronto soccorso ieri pomeriggio alle 17 segnalava la presenza di 32 persone in attesa. Ventisette erano codici verdi. Ma basta un piccolo viaggio all'interno del pronto soccorso per raccogliere le proteste di pazienti e parenti, nessuno dei quali sembra affetto da patologie legate al caldo o vittima di incidente. In un angolo del corridoio davanti all'astanteria c'è un anziano di 90 anni. È seduto su una sedia a rotelle e ha la mascherina d'ossigeno. Accanto ci sono le figlie. «Da mezzogiorno aspettiamo che nostro padre venga trasferito nel reparto di pneumologia per una sospetta pleurite, ma ci è stato detto che non c'è un'ambulanza disponibile», dice la figlia del paziente. La donna non vuole rivelare il nome perché è un primario e la sorella lavora proprio nell'azienda Civico. «Posso solo dire che il piano che sta mettendo a punto Russo è disastroso. I medici non hanno colpa, ma i politici sì. Mirano solo agli incentivi». Alle 18,30 l'ambulanza finalmente arriva, il paziente viene trasferito in pneumologia. Pochi passi più in là, in astanteria, su una barella c'è Francesco Ciulla. Ha 80 anni e martedì sera alle 19, dopo una tac, i medici hanno scoperto che ha liquido nell'addome. A lui è stato assegnato il codice giallo e la famiglia aspetta il ricovero in Medicina I. Ma anche per il signor Ciulla non c'è un'ambulanza disponibile. Sono le 18,30 quando la figlia, Rosalia, esce fuori a fumare una sigaretta. «È dalle 13,30 che ci dicono di aspettare. È veramente assurdo. Mi sento fuori dal mondo». Giorgio Aurelio Sulli, 68 anni, è disteso su una barella sistemata nel corridoio davanti all'astanteria. È lì dalle tre di martedì e aspetta il ricovero in Medicina. Il figlio Andrea non l'ha abbandonato un attimo. «Ha problemi di cuore e sta poco bene, ci hanno detto di aspettare perché mancavano posti letto in cardiologia». Il ricovero è arrivato solo alle 18. Vincenza Sanfilippo ha 85 anni e dalle 10,30 aspetta su una sedia a rotelle di essere visitata per un versamento di liquido ad un ginocchio. «Se avessi un parente chiederei una raccomandazione - dice una delle due figlie che l'assistono - Non cambia nulla. Siamo sempre alle solite. Soprattutto se il paziente è anziano c'è totale menefreghismo». Alle 19, finalmente, le tre donne entrano nella sala verde. Mezz'ora dopo ad entrare nella sala dedicata ai codici verdiè anche Mario Nicolino. È un agricoltore di Camporeale. Da qualche giorno non lavora per dolori ad un'anca. In pronto soccorso, accompagnato dalla moglie, ci è arrivato alle 11,40. Tutto nella norma, secondo il commissario. «I codici gialli - dice Pullara- sono stati visitati entro 30 minuti, mentre peri 60 verdi c'è stata un'attesa dalle sei ore e mezza ad un massimo di 7 ore e 40 per tre casi. Un solo codice giallo ha atteso 50 minuti. La maggior parte dei pazienti ha presentato patologie da caldo e SANITÀ NAZIONALE 17 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CRONACA La sanità nella bufera 26/05/2011 La Repubblica - Palermo Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) SANITÀ NAZIONALE 18 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato infortuni stradali. A cascata, i servizi di trasporto interni hanno subito ritardi». La giornata si conclude senza incidenti. Perché può capitare che le lunghe attese facciano andare in escandescenza chi chiede di essere visitato, specie nelle ore serali. Martedì sera un uomo ha sfondato il vetro dell'entrata del pronto soccorso: la sua bambina aveva una brutta feritaa un gomitoe l'uomo si è fatto prendere dal panico. E al posto di polizia fioccano le denunce, anche se solo verbali, di disfunzioni e disservizi al pronto soccorso. A raccoglierle c'è un solo agente per turno: colpa dei tagli del governo al comparto sicurezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.ospedalecivicopa.org www.aorpapardopiemonte.it Il caso Due giorni in attesa Francesco Ciulla, 80 anni ha del liquido nell'addome ed è stati in attesa di ricovero nel reparto di Medicina I da martedì sera a mercoledì pomeriggio Foto: LA CODA I corridoi dell'area di emergenza del Civico ieri pomeriggio 26/05/2011 La Repubblica - Palermo Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) Forniture per gli ospedali sotto accusa l'Authority fa bloccare un'altra gara Fermo l'appalto da oltre 86 milioni per rifornire tutte le strutture della Sicilia orientale GIUSI SPICA LE PRIME maxi gare d'appalto centralizzate per le forniture ospedaliere finiscono nel mirino dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Sotto la lente d'ingrandimento dei sette membri dell'organo, nominati dai presidenti di Camera e Senato, non c'è solo il bando da 56 milioni di euro per le forniture chirurgiche emesso dall'ospedale Garibaldi di Catania. Sotto accusa c'è anche la gara per le forniture di emodinamica e cardiochirurgia bandita dall'ospedale Papardo-Piemonte di Messina. Un appalto da 86 milioni e 800 mila euro per rifornire tutta la Sicilia orientale. Il manager, Armando Caruso, si difende: «Abbiamo già risposto punto per punto ai dubbi mossi dall'Authority». Ma al momento la procedura resta ferma alla fase di aggiudicazione provvisoria. Per correre ai ripari contro la pioggia di ricorsi, l'assessorato regionale alla Salute ha autorizzato l'apertura di un tavolo tecnico con Assobiomedica, Associazione dei fornitori ospedalieri (Afors), e Fifo (fornitori di Confcommercio), che a breve pubblicheranno le linee guida. La gara di Messina è stata bandita a luglio scorso. Prevede una fornitura di 431 lotti, per un totale di quasi 87 milioni di euro. I vincitori approvvigioneranno per quattro anni le sette aziende ospedaliere che fanno parte del bacino della Sicilia orientale. Alla gara si presentano 42 ditte. Ma qualcuno propone un ricorso al Tar di Catania segnalando irregolarità nel capitolato tecnico. Come per la gara del Garibaldi, l'organo amministrativo nega la sospensiva. La procedura sembra filare liscia. Finché, il 9 febbraio arriva il primo alt da parte dell'Autorità. L'esito dell'istruttoria, avviata in settembre in seguito a un esposto,è negativo. L'Authority ritiene che il bando sia «in contrasto con i principi di correttezza e trasparenza fissati dal codice dei contratti»: manca l'indicazione dei prezzi unitari a base d'asta, non è prevista la verifica dei prezzi offerti successiva all'affidamento, non c'è una puntuale definizione dei fabbisogni e dei quantitativi previsti in ciascun lotto di gara per l'intera durata dell'appalto e la cauzione provvisoria per singolo lotto non è congrua. Il 22 febbraio l'azienda pubblica la lista provvisoria dei vincitori. Ad aggiudicarsi la maggior parte dei lotti, 86 su 431, è Axa Medical, con sede a Milano e Palermo. Seguono la multinazionale Abbott, la siciliana Presifarm, G&V Hospital e la Cook. La Johnson & Johnson, che ha stravinto nella gara del Garibaldi, si aggiudica appena due lotti. Ma a marzo arriva la notifica dell'Authority. Da quel momento il direttore generale ha trenta giorni di tempo per rispondere e comunicare gli eventuali provvedimenti. Lo fa ad aprile, con un dossier concordato coi direttori generali delle altre aziende di bacino e con l'assessorato. I contenuti, al momento, non sono noti. Ma l'istruttoria è ancora pendente. Caruso ci tiene a precisare che «le criticità segnalate non sono le stesse del bando del Garibaldi». Quali sono le differenze? Anche al bando sulle forniture di emodinamica viene attribuita la mancanza di prezzi a base d'asta, ma non c'è il criterio della percentuale di sconto minimo sul proprio listino. «Il Papardo non ha definito i prezzi per lotto e prodotto - spiega l'avvocato Claudio Salibba, che ha seguito la vicenda - ma ha dato come riferimento aggregati di prezzo molto vaghi, basati sullo storico dell'anno precedente». Altra differenza: la gara del Papardo ha adottato il criterio del prezzo più basso. Senza, dunque, l'introduzione del criterio qualitativo, che nella gara del Garibaldi, attribuisce un peso di 60 centesimi, contro i 40 di quello economico. «Il prezzo più basso - continua il legale - è stato stabilito senza base d'asta, ma la ditta doveva garantire il prezzo più basso praticato anche nelle altre contrattazioni con altre aziende nazionali». Foto: OSPEDALI RIUNITI L'ospedale Papardo di Messina riunito insieme al Piemonte dalla riforma della sanità siciliana SANITÀ NAZIONALE 19 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica Contestato anche il bando dell'ospedale Papardo-Piemonte di Messina. "Criteri non trasparenti" 26/05/2011 La Repubblica - Genova Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) E nel reparto di senologia si opera sulle emorroidi Il mandato termina mercoledì prossimo E martedì scade anche l'incarico di Guido Di Vito AVA ZUNINO DA MARTEDÌ prossimo l'Ist sarà praticamente decapitato: il direttore generale Gian Franco Ciappina mercoledì termina il suo mandato (in teoria il 4 giugno, ma è il sabato alla fine di un ponte festivo)e il direttore sanitario Guido Di Vito "scade" martedì. L'assessore regionale alla salute, Claudio Montaldo, ha chiesto al direttore generale uscente, Ciappina, che a sua volta è in proroga da 45 giorni, di "allungare" l'incarico al direttore sanitario, ma la risposta è stata un parere legale: impraticabile di questa soluzione. La legge che fa nascere il nuovo San MartinoIst prevede che gli organismi dei due enti (l'ospedale e l'istituto dei tumori) restino in carica fino alla nomina del direttore generale del nuovo Irccs. Perché non accade? «Navighiamo ancora nella poca chiarezza: se la legge lo prevede allora che vengano lasciati al loro posto i direttori attuali. Ma non sappiamo nulla, neppure se sceglieranno un commissario» dice Matteo Rossi, consigliere regionale di Sel. «In questo momento l'istituto è in grande sofferenza - conferma il direttore scientifico dell'Ist, il professor Riccardo Rosso - Se almeno sapessimo chi sarà il nuovo direttore generale potremmo cominciare a incontrarci e parlare dell'organizzazione». L'assessore Montaldo taglia corto: «Una soluzione si troverà». Punto e basta. Intanto per chi guarda da fuori, la provvisorietà rischia di alimentare confusioni. In questa fase di transizione, la Regione aveva disposto di anticipare un paio di "traslochi". Uno riguardava la struttura di semeiotica chirurgica e chirurgia senologica del professor Daniele Friedman, che si è trasferita all'Ist dove sono più avanzate le apparecchiature a disposizione per gli interventi sui tumori al seno. Solo che Friedman, pur avendo come attività prevalente quella oncologica,è un professore universitario ancora dell'Azienda ospedaliera San Martino, responsabile di una struttura che non è solo di senologia (nella semeiotica è compreso il fatto che copra chirurgia generale). E dunque, anche se sembra poco appropriato per un reparto oncologico di senologia, nulla da eccepire se il quarto intervento di giornata in questa struttura all'Ist è stato quello di eliminazione di emorroidi. «È normale, sono mansioni di questa struttura che per ora, non essendo ancora nato il nuovo istituto scientifico, ha solo cambiato sede» spiegano all'Ist. Intanto l'istituto continua a funzionare da attrattore anche di capitali privati: negli ultimi dieci giorni sono arrivati in dono due appartamenti per un valore che si aggira sul mezzo milione di euro. Foto: PER SAPERNE DI PIÙ www.istge.it www.hsanmartino.it Foto: IN ALTO MARE L'ingresso dell'Ist a S. Martino A sinistra il direttore generale Ciappina SANITÀ NAZIONALE 20 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Senza direttori Ist decapitato no alla proroga per Ciappina 26/05/2011 La Repubblica - Torino Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Futuro e federalismo il rebus delle cliniche (s.str.) FRA futuro e federalismo. Per la prima volta, l'Aiop, l'associazione italiana ospedalità privata, sceglie Torino per la sua assemblea nazionale (la 46°esima dalla sua nascita) che si svolge oggi e domani all'Hotel Ac del Lingotto affrontando due argomenti di grande attualità. Il primo tema riguarda il futuro e la sfida dell'e-Health, promosso da Aiop Giovani e sarà affrontato questo pomeriggio alle 14,30. Nel corso del convegno la presentazione dell'iAiop, applicazione per iPhone e iPad che consente la ricerca e la prenotazione di visite specialistiche presso le strutture convenzionate. Un italiano su tre, dice una recente indagine, si affida alla rete per informarsi in materia di sanità: nel 2010 il 34 per cento ha cercato in rete informazioni sull'assistenza sanitaria e il 18,4 per cento si è rivolto al web per trovare notizie sulle strutture a cui rivolgersi. L'applicazione, scaricabile a partire dal 26 maggio, fornisce fra l'altro anche il percorso dettagliato da seguire per raggiungere la casa di cura, 500 strutture distribuite su tutto il territorio nazionale. Domani invece si discute di federalismo con la partecipazione del presidente della Regione Roberto Cota, al quale proprio nei giorni scorsi il presidente regionale dell'Aiop piemontese Giancarlo Perla si è rivolto dopo la rottura delle trattative con il direttore regionale della salute Paolo Monferino sul tema della riduzione del budget chiesta alle strutture private. «Il federalismo è la cura per la sanità italiana?», è il titolo del convegno in programma a partire dalle 9,30. Quali saranno gli effetti del federalismo sulla qualità delle cure, sulla responsabilità di politici e amministratori, sulla consapevolezza dei cittadini? Molti gli interrogativi a cui si cercherà di dare una risposta consapevoli di essere di fronte ad una svolta. All'incontro partecipano, oltre al governatore del Piemonte, il vicepresidente nazionale Aiop Gabriele Pelissero, il presidente della commissione tecnica paritetica Luca Antonini e il presidente della commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale Enrico la Loggia. Interviene anche Luca Ricolfi, docente di analisi dei dati all'Università di Torino. Foto: IL PRESIDENTE Giancarlo Perla. Sopra, Caterina Ferrero SANITÀ NAZIONALE 21 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il convegno Scelta Torino, dopo Parigi, per l'assemblea nazionale dell'Aiop 26/05/2011 La Repubblica - Torino Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il Maria Adelaide non chiude, ma si svuota Diventerà un ambulatorio, la chirurgia sarà trasferita al Cto Trasloco anche per ortopedia mentre la riabilitazione verrà divisa in due. Via le sale operatorie SARA STRIPPOLI L'OSPEDALE ortopedico Maria Adelaide non chiude ma si svuota per trasformarsi in un poliambulatorio e centro di diagnostica. Dopo l'allarme e la raccolta di firme (quasi undicimila) sul futuro della struttura di lungo Dora Savona, martedì pomeriggio il collegio di direzione dell'azienda Cto-Maria Adelaide ha delineato le prossime attività dell'ospedale. Tutta la chirurgia sarà trasferita al Cto, dove andrà anche l'ortopedia. La riabilitazione si dividerà fra Cto e Unità spinale, e pure la neurourologia troverà posto in corso Unità d'Italia. Nel vecchio Maria Adelaide resteranno i laboratori di ortopedia, la fisioterapia e la radiologia. Chiuse le quattro sale operatorie, chiuso il reparto protesi, reparto dedicato alla protesi d'anca e del ginocchio. Potrebbe rimanere invece con tutta probabilità l'accettazione ortopedica d'urgenza dove transitano circa seimila persone ogni anno. Nel collegio di direzione di martedì non sono state ancora fissate date per il trasferimento ma le voci che circolano indicano uno spostamento nei primi giorni di luglio. Le quasi undicimila firme raccolte in poche settimane fra operatori e pazienti preoccupati per le notizie trapelate nei mesi scorsi, saranno consegnate al presidente della Regione Roberto Cota, e già i sindacati annunciano presidi e manifestazioni di protesta. Emilio Iodice, il commissario della super Asl Molinette-CtoSant'Anna conferma il progetto ma precisa che si tratta per il momento di una semplice proposta di riorganizzazione del Collegio di direzione: «Il piano sarà discusso con le organizzazione sindacali e gli operatori a partire da questi giorni», promette. Nelle sale operatorie ci sono problemi di igiene e sicurezza che non possono essere sottovalutati, aggiunge: «Disattenzioni del passato che io ho ereditato. E non si deve dimenticare che al Maria Adelaide manca una rianimazione, un aspetto che rende la struttura inadatta ad interventi complessi». Il consigliere Pd Nino Boeti che per primo aveva lanciato l'allarme sull'ipotesi di chiusura del Maria Adelaide commenta le prospettive attuali della struttura: «Con questa operazione il centrodestra chiude di fatto un ospedale ortopedico che esiste dal 1872 e che è stato negli anni un riferimento per i torinesi e per tutti i piemontesi». In questo anno di governo, dice il responsabile sanità del Pd «Cota ha sempre promesso più servizi e meno spese». Evidentemente i 3mila interventi chirurgici di questi mesi sono stati considerati uno spreco». Boeti è pronto a scommettere che il trasloco sarà imminente: «Sono sicuro che i tempi saranno rapidi, già all'inizio di luglio avranno bisogno del personale del Maria Adelaide per coprire i turni del Cto». I punti LA NASCITA L'ospedale Maria Adelaide è nato nel 1872 come ospedale per la cura dei bambini rachitici e affetti da poliomelite. Negli anni 60 è diventato ospedale ortopedico PERSONALE Sono 280 i medici e gli infermieri che lavorano nell'ospedale ortopedico di lungo Dora Savona. Otto sono gli ortopedici. I posti letto sono novanta. INTERVENTI Sono tremila gli interventi eseguiti ogni anno. Non c'è un pronto soccorso, ma un'accettazione ortopedica d'urgenza con circa 6mila passaggi all'anno LA PETIZIONE Sono undicimila le firme raccolte di personale e pazienti per chiedere che l'ospedale non perda la sua missione . Saranno consegnate a Cota a fine mese SANITÀ NAZIONALE 22 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CRONACA 26/05/2011 La Repubblica - Bari Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) Condannati in 78: le motivazioni della sentenza "Si avvaleva del suo studio per compilare ricette per esigenze terapeutiche fantasma e destinate a pazienti ignari" PAOLO VIOTTI DEPOSITATE le motivazioni della sentenza Farmatruffa, emessa dalla seconda sezione collegiale del Tribunale di Bari a ottobre scorso dopo 68 udienze celebrate in due anni. In 1.200 pagine, i giudici del collegio hanno ripercorso le tappe del processo, riportando intercettazioni telefoniche e ambientali, testimonianze e analisi degli imputati. Centouno i professionisti alla sbarra, tra medici, farmacisti e informatori scientifici, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, corruzione, falso e riciclaggio. Le condanne di primo grado per 78 tra capi area e informatori scientifici di nove case farmaceutiche e multinazionali, medici di base e farmacisti, oscillano tra sei mesi e sette anni di carcere. La truffa accertata al Servizio sanitario nazionale è di oltre 20 milioni di euro per il rimborso di farmaci costosi, anche da 400 euro a confezione, che poi, secondo l'accusa, finivano nell'immondizia. A capo della presunta associazione per delinquere c'era, secondo i giudici, il 61enne Michele Salzo, medico di Conversano. "Egli si avvaleva del proprio studio quale base logistica- ricostruisce il collegio giudicante - e lo metteva a disposizione, anche in giorni festivi e in orari improbabili, per provvedere alla compilazione di centinaia di ricette appartenenti ai ricettari rilasciati dal Servizio sanitario nazionale, aventi ad oggetto prescrizioni che prescindevano dalle esigenze terapeutiche e destinate a pazienti ignari. Egli - continuano i giudici - ideava inoltre il sistema della ripartizione del pagamento del ticket tra se stesso, informatori e farmacisti". Nelle motivazioni si legge ancora con riferimento a Salzo: "L'istruttoria ha provato la ragione per la quale egli poneva in essere tali condotte, ovvero un desiderio smodato di acquisire utilità di ogni sorta. Dunque egli metteva a disposizione la sua attività di prescrizione di ricette false, la sua rete di rapporti, il suo studio, la casa di campagna e gli strumenti idonei a operare e agiva in maniera equanime nei confronti di chiunque di tale organizzazione volesse approfittare. L'unico elemento che imponeva, una volta attivato il meccanismo, era la sua tariffa a percentuale sul prezzo dei farmaci prescritti". In questa organizzazione, rilevano ancora i giudici, se Salzo era capo e organizzatore, la condotta degli informatori "si riconduce perfettamente a quella di promotore, giacché erano gli informatori a promuovere e ad attivare il meccanismo illecito, che il Salzo si preoccupava poi di gestire. In capo ai farmacisti, invece, deve riconoscersi il ruolo di partecipi, giacché non assumevano iniziative, ma contribuivano attivamente al buon funzionamento del meccanismo associativo". PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it Foto: LE CONDANNE Pene tra sei mesi e sette anni per medici, informatori e farmacisti coinvolti nell'inchiesta SANITÀ NAZIONALE 23 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un clan dietro Farmatruffa "Burattinaio il medico Salzo" 26/05/2011 La Repubblica - Bari Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) Così i baroni truccavano le liste d'attesa Neurochirurgia, l'inchiesta s'allarga. E Ciappetta si informava tramite spie Nel mirino la gestione degli interventi Il Policlinico sospende Fornaro (g.fosch.) L' INCHIESTA sugli scandali al reparto di Neurochirurgia non è finita. Gli uomini del nucleo di Polizia tributaria della guardia di finanza di Bari, coordinati dal sostituto procuratore Francesca Pirrelli, stanno infatti portando avanti un lungo lavoro sulla gestione delle liste d'attesa: il sospetto, confermato già da una serie di elementi, è che i pazienti che frequentavano (e pagavano) gli studi privati del professor Pasqualino Ciappetta e del dottor Cataldo Antonio Fornaro avessero una corsia preferenziale rispetto agli altri. Mentre a chi veniva seguito dai loro "rivali" veniva ostruita la strada per entrare in sala operatoria o comunque per essere curati come avrebbero dovuto. L'indagine si svilupperà nelle prossime settimane ma il fenomeno è stato già inquadrato nell'ordinanza di custodia cautelare che ha costretto agli arresti domiciliari sia Ciappetta sia Fornaro. «Vi sono stati comportamenti - scrive il gip Marco Guida - che hanno portato alcuni pazienti a saltare senza alcuna ragione ogni lista d'attesa e altri invece a essere (inspiegabilmente o con scuse pretestuose) cancellati dalla stessa lista». Intanto, dagli esiti delle indagini della finanza spunta un nuovo particolare: sospeso dal Policlinico, Ciappetta riceveva a Roma i medici a lui fedelissimi che lo informavano sull'andamento delle cose nel reparto. Gli incontri sono testimoniati da foto e filmati, frutto di mesi di appostamento delle fiamme gialle. È proprio su questo tema che si sta sviluppando la fase due dell'inchiesta grazie anche alla collaborazione del Policlinico. Contemporaneamente si stanno muovendo anche i carabinieri del Nas che lavorano, più ad ampio raggio, sulla questione liste d'attesa e soprattutto sulla vicenda della libera professione: molti medici, infatti, percepiscono il denaro per lavorare in esclusiva con il servizio sanitario ma non danno quanto dovuto alla Regione (e al fisco) per le visite private che effettuano. I carabinieri hanno già acquisito l'elenco di tutti i professionisti che lavorano in regime di extramoenia e hanno individuato una cinquantina di incongruenze: troppo bassi i redditi dichiarati per le visite private a fronte di una risaputa attività. Al momento in cinque sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di truffa al servizio sanitario nazionalee peculato. Sul caso Ciappetta e Fornaro intanto si è mosso il Policlinico. Il professore è sospeso ormai da mesi, quando fu travolto dall'inchiesta su Gianpaolo Tarantini che gli avrebbe fornito varie utilità (dal conto pagato al salumiere a un'autista privato) in cambio dell'acquisto delle sue forniture sanitarie. Stesso provvedimento è stato disposto per Fornaro. Sta andando verso il nulla di fatto invece l'inchiesta interna sulle morti sospette nel reparto, nata dopo un esposto di due medici citati più volte in questa inchiesta come fedelissimi del professor Ciappetta. Foto: LE INDAGINI Dopo i falsi e le truffe, la guardia di finanza è passata alla fase due dell'inchiesta SANITÀ NAZIONALE 24 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CRONACA Gli scandali della sanità 26/05/2011 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) GIULIANO FOSCHINI UN DOLORE atroce. Un esame chirurgico da effettuare nel più breve tempo possibile. La prenotazione presa, la paziente pronta ad andare sotto i ferri 24 ore dopo. E il primario che all'improvviso blocca tutto: la donna era in cura dal suo rivale, può e deve aspettare. E pazienza se piange dal dolore. Tra i racconti registrati dagli uomini della Polizia tributaria della Guardia di Finanza nell'indagine sulla gestione dei ricoveri nel reparto di Neurochirurgia, c'è quello atroce di una ragazza trentenne: è G.L. a raccontare il suo calvario per sottoporsi a un intervento alla spina dorsale. «Il 3 febbraio del 2009 - spiega la donna agli investigatori con tanto di cartelle cliniche in mano - in seguito a un esame che ho effettuato nell'ospedale di Castellaneta, mi è stata diagnosticata una protusione discale. Mi sono quindi rivolta al professor De Tommasi della Neurochirurgia di Bari per una visita specialistica.A seguito di questa vita, il professore mi invitò a eseguire ulteriori esami diagnostici, in particolare, una elettromiografia». «IL PROFESSORE - spiega la donna - mi disse subito che la situazione era abbastanza gravee per questo mi invitò a effettuare un esame nel tempo più breve possibile». La donna aveva dolori molto forti e seguì il consiglio del suo medico. «Poco dopo ho effettuato presso una clinica di Taranto l'ellettromiografia, che confermava lo stato di gravità della mia patologia. Per questo motivo, subito dopo aver letto le carte dell'esame, il professor De Tommasi programmò il mio intervento». La situazione sembra ai medici abbastanza delicata, o comunque invalidante per la donna, tanto che il primo aprile del 2009 la ragazza viene ricoverata nel reparto di Neurochirurgia, al Policlinico di Bari, con la diagnosi di "grave lombosciatalgia". «Faccio notare - ha spiegato la donna agli investigatori- che dal foglio di trasmissione che vi consegno in copia, si evince che la patologia era "resistente a terapia medica" e che avevo "difficoltà nella deambulazione" a seguito di una piccola paresi del lato destro». Quindi c'era una piccola paresi e soprattutto il tipo di lombosciatalgia, stando alle cartelle cliniche, non era curabile con i farmaci ma soltanto con intervento chirurgico. «A seguito del ricovero del primo aprile - continua la paziente mi è stata somministrata la terapia e ho effettuato tutta la procedura propedeutica all'intervento chirurgico che avrebbe dovuto aver luogo il 7 aprile. In particolare, essendo io un soggetto allergico, mi è stata somministrata anche una terapia di cortisone». Sembra tutto pronto, quindi. Poi il colpo di scena. «Inspiegabilmente il giorno prima dell'intervento sono stata informata dal personale del reparto che su disposizione del professor Ciappetta avrei dovuto sottopormi nuovamente all'esame di elettromiografia. Stupita e preoccupata da questa notizia, contattai immediatamente il professor De Tommasi il quale quel giorno era assente dal reparto. Anche il professore restò stupito dalla novità riferendomi di non essere al corrente dell'iniziativa, tuttavia mi disse di effettuare comunque l'esame diagnostico e che mi avrebbe raggiunta al Policlinico al più presto». Ciappetta dice alla donna, quindi, che si deve sottoporre nuovamente a un test già fatto. «Sono stata quindi condotta in carrozzella presso il luogo dove avrei dovuto effettuare l'esame si legge nel verbale - e, nel corso dello stesso, sono stata letteralmente maltrattata dal personale demandato a operare materialmente l'esame. Io ricordo che provavo molto dolore proprio a causa della mia situazione patologica ma la dottoressa o infermiera o chi fosse, continuava a ripetermi che io stavo esagerando, che non stavo collaborando e via dicendo fino a consigliarmi di sottopormi a visita neurologica riferendomi testualmente "secondo me lei ha più bisogno del neurologo che del neurochirurgo" alludendo al fatto che io potessi avere problemi di altra natura. L'accaduto mi ha scossa moltissimo tanto che sono uscita dalla stanza in lacrime». SANITÀ NAZIONALE 25 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato "L'operazione negata perché il mio medico era fuori della cricca" 26/05/2011 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SANITÀ NAZIONALE 26 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Appena tornai in reparto continua il racconto - parlai con il professor De Tommasi e lo stesso, trovandomi ancora in lacrime, con palese imbarazzo non riuscì a fornire una spiegazione o giustificazione all'accaduto limitandosi a scusarsi continuamente restando comunque convinto della sua diagnosi». Qualcosa succede, ma soprattutto qualcosa cambia: addio operazione. «Sta di fatto che il giorno successivo sono stata informata dallo stesso De Tommasi che il mio intervento era stato annullato in quanto "era stato deciso così" ma non per sua volontà, ripetendo che lui restava fermamente convinto della sua diagnosi. Alla notizia la reazione, specie quella dei miei genitori fu abbastanza veemente in quanto ritenevamo di aver subito un grande torto, tant'è che mia madre era decisamente intenzionata a richiedere l'intervento delle forze dell'ordine all'interno del reparto». A maggio del 2009 l'ospedale di Matera ha confermato il problema della donna. Ed è stata operata. Foto: Un intervento chirurgico 26/05/2011 Il Giornale - Genova Pag. 40 (diffusione:192677, tiratura:292798) Tre domande per salvare il centro trapianti L'allarme per il progressivo impoverimento di uno dei fiori all'occhiello della Sanità ligure che rischia la chiusura: «Scenderemo in piazza a difesa della struttura del professor Valente» Maria Teresa Zimbo Bennardello L'intervento che segue è il testo di una lettera aperta sul «terremoto" avvenuto al Centro trapianti e inviata al ministro della Salute, all'arcivescovo di Genova, al presidente della Regione, al presidente della Provincia, al sindaco di Genova, al rettore dell'Univesrità, all'assessore regionale alla Sanità, al direttore del San Martino e agli organi d'informazione liguri. Liguria,In qualità di cittadina ligure, di paziente e di familiare di pazienti, pongo tre domande ai responsabili della nostra salute, e vorrei una risposta chiara e precisa. 1) Cosa si vuole fare del Centro Trapianti di S.Martino? Ridurlo, chiuderlo, visto che i trapianti di fegato sono già stati sospesi? E la chiusura temporanea per riorganizzazione, si è tramutata in definitiva? 2) Cosa si vuole fare dell'Immunologia Trapianti? Visto che il Responsabile Immunologo, valido specialista e responsabile del servizio, tra un mese lascerà il servizio per prepensionamento, verrà sostituito? Da chi? Senza Immunologia nessun intervento è possibile!!! 3) I malati debbono cambiare lavoro e città per effettuare i controlli di routine, o trottare a Milano, Torino o chissà dove, perchè qui a Genova si devono tagliare i costi? Tutti, e siamo migliaia, siamo pronti a scendere in piazza per difendere la nostra salute, la certezza della cura che oggi ci garantisce il Servizio Sanitario Ligure e non permettiamo che ci privino di un Centro di eccellenza quale è il Centro Trapianti d'Organo diretto dal prof.Umberto Valente di S. Martino. Attenzione, perché ci vuole poco a distruggere il lavoro di 30 anni. Quello che si lascia o si «ridimensiona» è irrimediabilmente perso. Questo Centro deve continuare a crescere, deve essere potenziato perchè ha la struttura, le potenzialità organizzative e la credibilità, sia in Italia che all'estero. Attenzione, Genova è stata già privata delle grandi Industrie che hanno impoverito la città senza nulla in cambio. I cambiamenti sono sempre stati solo un danno per noi liguri. Questo non deve più succedere. Tutti noi curati dal Prof. Umberto Valente e dalla sua Equipe multidisciplinare, possiamo testimoniare la profonda capacità, sensibilità, umanità e cura attenta verso noi pazienti. Ogni malato è una creatura unica, amata e rispettata e non solo da lui, che è l'esempio, ma da tutto lo staff medico ed infermieristico del Centro. Tutti assieme, malati e politici, per difendere il Centro Trapianti che è una garanzia per la nostra salute e un bene prezioso per tutti. Pronta a testimoniare e documentare quanto dichiarato. Foto: INDISPENSABILE Il Centro trapianti di Genova si è sempre mostrato uno dei punti di eccellenza della sanità ligure Foto: ASSESSORE Foto: Claudio Montaldo responsabile della Sanità SANITÀ NAZIONALE 27 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LETTERA APERTA 26/05/2011 Avvenire - Milano Pag. 3 (diffusione:105812, tiratura:151233) Vidas, da 30 anni accanto a chi soffre Ogni anno sono centinaia i pazienti curati da questa istituzione. Un'esperienza cominciata con pochi mezzi e che oggi conta sull'impegno di 70 operatori e 90 volontari. Cavazzoni: un sogno divenuto realtà Dal 1981 sono stati assistiti gratuitamente in città oltre ventiseimila malati DI FILIPPO RIZZI Sono trascorsi 30 anni da quando in maniera pionieristica l'assistenza domiciliare ai malati terminali nella nostra città e in provincia non solo è divenuta una realtà ma anche un progetto compiuto, grazie alla caparbietà di Giovanna Cavazzoni. Da quel lontano 1981 il Vidas (il centro di assistenza completa e gratuita ai malati terminali) ne ha fatta di strada con i suoi pulmini e i suoi volontari lungo ogni angolo della città: 26mila i malati curati gratuitamente nel corso di questi 30 anni. Sono 150 pazienti attualmente curati ogni giorno (1600 ogni anno). E i dati sul consenso meneghino attorno a questa istituzione sono nella donazione del 5 per mille che quasi ogni anno supera il milione e mezzo di euro con oltre 30mila preferenze. «Ma tutto questo non ci basta come anche grazie agli sponsor riusciamo a venire incontro a tante richieste - racconta la fondatrice Giovanna Cavazzoni - di fronte a un pesante budget di 8 milioni di euro». La storica fondatrice del Vidas ha elencato ieri nell'ambito di una conferenza per il trentennale della istituzione benefica a Palazzo Visconti i punti di forza di questo ente come l'hospice Casa Vidas che permette a molti pazienti di affrontare le pesanti cure. «Questa struttura è un servizio socio sanitario - osserva la Cavazzoni - che si avvale dell'opera di 70 operatori, specializzati in cure palliative e terapia del dolore, tutti compensati da Vidas, affiancati da 90 generosi volontari». Durante la conferenza sono corse le immagini di questa gloriosa struttura meneghina con tante istantanee che ritraggono i grandi testimonial o amici di Vidas: dai direttori d'orchestra Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Claudio Abbado, al poeta e letterato Dario Fo al cardinale Carlo Maria Martini, Moni Ovadia, Roberto Benigni ai sindaci Carlo Tognoli e Gabriele Albertini. E non da ultimo il grande poeta appena scomparso Giovanni Giudici che proprio al Vidas dedicò versi memorabili. La giornata di ieri ha permesso di ascoltare e raccogliere le testimonianze di chi rappresenta l'ossatura portante di questa istituzione benefica dal presidente Mario Usellini, al direttore sanitario Giada Lonati, a Giorgio Cosmacini, docente di storia della Sanità alla Statale di Milano ma anche chi non c'è più ma che ha dato la vita per il Vidas come il patologo, di fama mondiale, Alberto Malliani. Durante la giornata celebrativa sono rincorse le domande tipiche di chi vive la condizione di malato terminale e la sua nuova identità, i lunghi turni (anche di notte) inaspettati negli angoli più remoti della città per molti volontari o le domande impossibili «Quanto mi resta da vivere ancora?» o come far elaborare, in modo dignitoso, il lutto di una persona cara al ristretto nucleo familiare. Su tutto è rieccheggiato, grazie a un filmato di Luca Scarella, il sogno divenuto realtà di una ragazza 16enne, l'allora adolescente Giovanna Cavazzoni che assisteva nel dopoguerra in una casa di ringhiera una donna di 35 anni, malata incurabile: «Quel progetto è divenuto realtà - è la riflessione finale della Cavazzoni - da quel giorno promisi a me stessa: "Da grande farò un'opera piccola ma che possa dare tutte le risposte"». L'ASSOCIAZIONE Settanta operatori specializzati nelle cure alcune immagini evocative del centro di assistenza e gratuita Vidas che opera da 30 anni in città e in 80 comuni della provincia. Attualmente l'istituzione benefica si avvale dell'opera di 70 operatori, specializzati in cure palliative e terapia del dolore. Sono attualmente 150 i pazienti curati in un giorno (1.600, di media, in un anno). SANITÀ NAZIONALE 28 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ASSISTENZA SANITARIA 26/05/2011 Avvenire - Milano Pag. 1 (diffusione:105812, tiratura:151233) Domenica prossima, consulti gratuiti e convegni dedicati all'osteoporosi Chiedi, conosci, curati, combatti il dolore inutile»: è questo lo slogan della «Decima Giornata Nazionale del Sollievo» che si svolgerà domenica e a cui parteciperanno 62 ospedali italiani «a misura di donna», premiati cioè con i «Bollini rosa» dell'Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (Onda). In Lombardia è record di adesioni: 24 centri, che coprono tutte le città e molte zone nelle province, con consulti gratuiti, convegni, incontri. A Milano hanno aderito l'ospedale San Carlo, Buzzi, Carlo Besta, Policlinico, Fondazione Maugeri, e Humanitas-Rozzano. Tutte le iniziative sono dedicate alle donne, perché è su di esse che il dolore cronico si accanisce di più e sono le donne ad essere vittime di patologie in cui la sofferenza fisica è più intensa. Tra queste troviamo l'osteoporosi, che, non a caso, è stata scelta dall'Osservatorio per condurre un'indagine sul dolore cronico. I risultati dimostrano quanto occorra sensibilizzare e informare ancora su questo tema: delle circa 1000 donne coinvolte, a soffrire di dolore cronico sono 7 su 10, la metà con dolore di forte intensità ma solo l'11,5% si dichiara soddisfatta delle terapie ricevute. «Spesso le terapie che le donne ricevono non sono adeguate - aggiunge Francesca Merzagora, presidente di Onda - Questa situazione deve cambiare, alla luce delle raccomandazioni fornite dalle Linee guida applicate in tutti i Paesi». «Il dolore cronico - spiega Micaela Huscher, Specialista in Anestesia e rianimazione degli Ospedali civili di Brescia - come tale, deve essere considerato ai fini terapeutici, in quanto costituisce in se stesso una patologia. Pertanto anche il dolore femminile legato sia alle variazioni ormonali della donna sia, in età più avanzata, all'osteoporosi, dev'essere considerato una patologia in sé, da trattare in maniera adeguata ed efficace». SANITÀ NAZIONALE 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La giornata Dolore cronico, ospedali aperti 26/05/2011 Il Secolo XIX Pag. 12 (diffusione:103223, tiratura:127026) «BILANCI DROGATI, COSÌ LA LIGURIA HA EVITATO IL COMMISSARIAMENTO» AL COST. GENOVA . Asl e ospedali liguri hanno chiuso il primo trimestre 2011 con un passivo di 42 milioni e 733 mila euro. Proiettato a fine anno porta il deficit della sanità ligure a 170 milioni e 932 mila euro. Cifre prima mormorate, frutto di indiscrezioni, e ora messe nero su bianche nei conti economici che la Regione Liguria nei giorni scorsi ha inviato ai ministeri della Sanità e dell'Economia. Ufficialità che ridà fiato alle polemiche nel campo dell'opposizione. «Questi conti sono la conferma che i bilanci del 2010 sono stati "drogati"» è l'attacco di Luigi Morgillo, vicepresidente del consiglio regionale ed esponente del Pdl. Drogati perché, secondo il consigliere regionale spezzino «non sarebbe stato possibile chiudere il 2010 con un passivo di circa 97 milioni e ritrovarsi tre mesi dopo con un deficit quasi raddoppiato». Per il Pdl è la certezza che sui conti del 2010 la Liguria abbia dirottato «il tesoretto accantonato con le cartolarizzazioni e destinato ai nuovi ospedali, il Felettino e il Galliera, ai quali invece sono stati destinati i finanziamenti già messi via per l'ospedale di Vallata di Genova e che avrebbero potuto essere impiegati per il nuovo progetto dell'ospedale del Ponente, sempre a Genova». Rispetto ai conti del primo trimestre del 2010 migliorano la Asl3 (che passa da 7 milioni e 300 mila euro di disavanzo a 3 milioni e 250 mila) e Asl5 (da -3,9 a -1,5). Peggiorano Asl 1 imperiese (da -1,4 a -4 milioni), Gaslini (da -1,5 a -2,3) e Ist (che da 800 mila euro, passa ad un rosso di 3,5 milioni). Risultati che qualche direttore generale pensa possano avere un peso sulle ormai prossime nomine dei nuovi manager della sanità ligure dal momento che gli attuali sono tutti in scadenza. SANITÀ NAZIONALE 30 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato POLEMICA DEL PDL SUI CONTI DELLE ASL. VERSO UN DEFICIT DI 170 MILIONI IL CASO 26/05/2011 Il Secolo XIX Pag. 12 (diffusione:103223, tiratura:127026) Medici di famiglia, fuga in massa verso la pensione Oltre 400 potrebbero lasciare prima della riforma ALESSANDRA COSTANTE I tecnici la chiamano propensione all'esodo dal lavoro. Riguarda chi gioca d'anticipo e chiede di andare in pensione prima del tempo. In Liguria l'allarme sta suonando, e forte anche, per i medici di famiglia. Con la riforma pensionistica alle porte ed uno scenario che porta a 67 anni l'età minima per chiudere con il lavoro, molti sono pronti ad abbandonare immediatamente borsa e pazienti. I numeri spaventano: in Liguria i medici di base convenzionati con il sistema sanitario sono 1.430, oltre 400 hanno tra i 60 e i 65 anni. Il segnale di pericolo che arriva dal sindacato che li riunisce, la Federazione dei medici di medicina generale, è che nei prossimi mesi gran parte degli "anziani" potrebbero decidere di mollare. «Se anche solo andassero in pensione cento all'anno non avremo le forze di sostuirli visto che dalla scuola di specializzazione ne escono appena una trentina all'anno» spiega il segretario regionale della Fimmg, Francesco Prete. «O si aumenta il numero oppure in queste condizioni - aggiunge - i pazienti delle zone periferiche rischiano davvero di restare senza assistenza». Che non sia solo catrastofismo si capisce dalla riunione, riservata ai medici over 60, convocata per il 31 maggio all'ordine dei medici di Genova, il territorio più a rischio con i suoi 630 professionisti e oltre 200 ultrasessantenni. All'ordine del giorno la riforma che l'Enpam, la loro cassa previdenziale autonoma, deve mettere in atto per rispondere al pressing del governo su tutti gli istituti pensionistici privati (dai geometri ai giornalisti). «Il governo ci chiede di avere riserva tecnica per poter pagare le pensioni nei prossimi 30 anni e una delle ipotesi allo studio è l'innalzamento dell'età pensionabile» sostiene Guido Marasi, rappresentante della Liguria nella consulta dell'Enpam. «I medici attuamente possono andare in pensione tra i 65 e i 70 anni, ma con una penalizzazione del 3% all'anno - prosegue - e a determinate condizioni possono anticipare la scelta a partire dai 60 anni». La tentazione della pensione anticipata diventa così quasi irresistibile, anche perché riforma è prevista per gennaio 2012. «Le condizioni di lavoro sono mutate, la burocrazia ci sta schiacciando: una volta - conclude Marasi - facevamo ricorso per restare a lavorare dopo i 60 anni, ora succede il contrario». Senza la riforma pensionistica la coppa anagrafica che avrebbe evidenziato la carenza dei medici di famiglia era prevista nel 2015 . Il motivo? A cavallo degli anni Ottanta l'ordine dei medici della Liguria aveva circa duemila nuovi iscritti all'anno; poi è arrivato il numero chiuso alla Facoltà di medicina e ora i nuovi iscritti sono 200. «Con questa tendenza l'emergenza ci arriverà addosso molto prima del previsto - è il parere di Angelo Canepa, presidente genovese della Fimgi - anche perché di quelli che sono in graduatoria oggi molti hanno già trovato altro». in numeri 1.430 i medici di famiglia che lavorano in Liguria 30% i medici di famiglia che hanno compiuto i 60 anni e che potrebbero optare per l'esodo anticipato dal lavoro 20% circa quelli che raggiungono la quota massima di assistiti che è di 1.500 persone Foto: Una vaccinazione nell'ambulatorio di un medico di famiglia SANITÀ NAZIONALE 31 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato QUASI UN TERZO HA PIÙ DI 60 ANNI 26/05/2011 Panorama Economy - N.23 - 1 Giugno 2011 Pag. 86 (diffusione:66784, tiratura:101707) Diagnosi precoce a rimborso totale dirigenti Parte a giugno la nuova offerta del Fondo per l'assistenza sanitaria integrativa a favore degli oltre 300 mila iscritti. Sostenere le cure di chi si ammala, ma contemporaneamente prevenire: è e sarà sempre di più questa la linea strategica che il presidente Stefano Cuzzilla ha impresso al Fasi, il Fondo per l'assistenza sanitaria integrativa dei dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi. Una linea innovativa, che, dal prossimo mese di giugno, troverà una prima espressione concreta: un'iniziativa per la diagnosi precoce di alcune tra le patologie più pericolose e ricorrenti nell'età matura totalmente a carico del Fondo e quindi a integrale beneficio degli iscritti. Cancro al collo dell'utero, del colon retto e del seno per le donne di 45 anni e oltre; cancro alla prostata per gli uomini della stessa età; cancro del cavo orale per uomini e donne con età maggiore di 45 anni; maculopatia e glaucoma per donne e uomini oltre i trent'anni e patologie a seguito di edentulia per donne e uomini oltre i 65. Un «pacchetto» di interventi diagnostici che tradizionalmente rientravano tra quelli rimborsati solo parzialmente dal Fasi e che invece, appunto dal prossimo giugno, verranno rimborsati integralmente, salvo una partecipazione fissa nella misura di 500 euro per le patologie da edentulia, nel solo caso in cui il paziente richieda di poter disporre di una nuova protesi. Una scelta di politica sanitaria che nasce e incarna la qualità dell'impegno che il Fasi, con il pieno consenso delle due anime che lo muovono - quella confindustriale e quella manageriale - esprime sempre meglio e sempre più. «Confindustria e Federmanager hanno avuto la lungimiranza di creare un Fondo di Assistenza sanitaria integrativa per via contrattuale per la tutela dei dirigenti, anche pensionati, e delle loro famiglie» spiega Stefano Cuzzilla. «Il Fasi è un Fondo senza scopo di lucro ispirato da un vincolo mutualistico e di solidarietà intergenerazionale tra gli iscritti, che opera secondo un principio di non selezione del rischio e che si basa su un sistema di rimborso tariffario. Attualmente, il Sistema Fasi, è un modello di riferimento per la sanità italiana, sia privata che pubblica, e per le istituzioni sia nazionali che regionali». «Il dato oggettivo, inoltre, è che oggi l'assistenza sanitaria integrativa è diventata senza dubbio un secondo pilastro indispensabile alle famiglie» aggiunge Cuzzilla. «Non più un lusso, insomma, ma una necessità. Questo dato di fatto accentua anche il carattere di sussidiarietà sociale della nostra azione, ci carica - se possibile - di ulteriore responsabilità». Ebbene, il decreto Sacconi del 2009 ha stabilito che, a partire dall'anno gestionale 2010, i Fondi che riservano almeno il 20% delle risorse destinate all'assistenza degli iscritti, alle prestazioni odontoiatriche e all'assistenza sociosanitaria, consentono agli iscritti stessi la non concorrenza alla formazione del reddito dei contributi che versano. «In oltre trent'anni di attività» spiega ancora Cuzzilla, «il Fasi è diventato, con oltre 300 mila assistiti, uno dei più grandi Fondi di categoria in Europa. La rete delle strutture sanitarie convenzionate con il Fondo è stata nel 2011 ulteriormente potenziata, attraverso una scrupolosa selezione e con particolare attenzione alla qualità e all'eccellenza delle stesse, tanto che si è passati dai circa 1.300 nel 2010 a 1.769 convenzioni». 1.769 convenzio ni La rete di strutture sanitarie che hanno fatto accordi con il Fasi (nella foto, il presidente Stefano Cuzzilla). SANITÀ NAZIONALE 32 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MANAGEMENT