AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 26/05/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
L'università è rimasta senza soldi
5
26/05/2011 La Repubblica - Bologna
BOLOGNA economia
6
26/05/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Cinque indagati per la gru crollata
7
26/05/2011 Avvenire - Nazionale
Medici a lezione sulle scelte ultime
8
26/05/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Gru caduta a Savio, sono cinque le persone indagate
9
26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Una farfalla da tenere sott'occhio
10
26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
"Nulla da temere da Fukushima L'alleato per tutti è il sale iodato"
11
26/05/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Sabato la giornata di prevenzione
12
SANITÀ NAZIONALE
26/05/2011 Corriere della Sera - ROMA
Tiroide, visite gratuite in sei ospedali del Lazio
14
26/05/2011 Corriere della Sera - ROMA
Santa Lucia, protesta alla Regione Polverini: presto una soluzione
15
26/05/2011 Il Sole 24 Ore
Pagamenti, Calabria al top per i ritardi
16
26/05/2011 La Repubblica - Palermo
Civico, torna il caos al pronto soccorso
17
26/05/2011 La Repubblica - Palermo
Forniture per gli ospedali sotto accusa l'Authority fa bloccare un'altra gara
19
26/05/2011 La Repubblica - Genova
Senza direttori Ist decapitato no alla proroga per Ciappina
20
26/05/2011 La Repubblica - Torino
Futuro e federalismo il rebus delle cliniche
21
26/05/2011 La Repubblica - Torino
Il Maria Adelaide non chiude, ma si svuota
22
26/05/2011 La Repubblica - Bari
Un clan dietro Farmatruffa "Burattinaio il medico Salzo"
23
26/05/2011 La Repubblica - Bari
Così i baroni truccavano le liste d'attesa
24
26/05/2011 La Repubblica - Bari
"L'operazione negata perché il mio medico era fuori della cricca"
25
26/05/2011 Il Giornale - Genova
Tre domande per salvare il centro trapianti
27
26/05/2011 Avvenire - Milano
Vidas, da 30 anni accanto a chi soffre
28
26/05/2011 Avvenire - Milano
La giornata Dolore cronico, ospedali aperti
29
26/05/2011 Il Secolo XIX
«BILANCI DROGATI, COSÌ LA LIGURIA HA EVITATO IL COMMISSARIAMENTO»
30
26/05/2011 Il Secolo XIX
Medici di famiglia, fuga in massa verso la pensione
31
26/05/2011 Panorama Economy
Diagnosi precoce a rimborso totale
32
AUSL RAVENNA
8 articoli
26/05/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'università è rimasta senza soldi
Il Comune: «Valutiamo cosa possiamo fare con le risorse che abbiamo ora»
LA VICENDA dell'università ai Salesiani somiglia sempre più a una patata bollente, con cui i vari interlocutori
rischiano sempre di rimanere scottati. Il progetto varato tre anni fa prevedeva la creazione di una sorta di
cittadella universitaria, con tanta alta formazione (master e dottorati di ricerca) e altri corsi. A tre anni di
distanza, la società pubblico-privata proprietaria dell'immobile, Faventia Sales, ha dato il via ai corsi sanitari di
scienze infermieristiche, fisioterapia e logopedia. DI ALTA FORMAZIONE c'è il Cecob, collegato a Forlì e al
centro studi sull'Europa balcanica. Non è molto e, come sottolineato dalla capogruppo del Pdl in consiglio
comunale, Raffaella Ridolfi, i corsi sanitari appaiono per quello che sono, cioè un bel riempitivo con oltre 500
studenti, in attesa però che l'università 'vera' arrivi. D'altra parte, l'assenza di strategie a medio e lungo
termine di Faventia Sales è stato l'addebito maggiore su cui l'amministrazione comunale ha fatto leva per non
confermare il presidente della società, Elio Ferri. In ultimo, la società ha un debito bancario un milione e
mezzo di euro. Ma l'alta formazione arriverà? E se sì, quando e in che modo? Abbiamo girato la domanda
all'assessore Germano Savorani, con delega all'università. «Come alta formazione per adesso c'è solo il
Cecob - risponde - Altra non ce n'è». Arriverà? «Ne stiamo discutendo». Perchè? Il progetto di tre anni fa non
era già sufficientemente chiaro? «Stiamo discutendo adesso cosa fare dell'insieme delle cose, perchè in
primo luogo occorre fare quadrare i conti. Se arrivano altre iniziative nei Salesiani, queste cose vanno pagate,
e ora come ora stiamo cercando di capire meglio cosa possiamo fare ora - e lo sottolineo - con i soldi che
abbiamo ora». Rispetto a tre anni fa cosa è cambiato? «In tre anni è cambiato il mondo, credo. Intanto, però,
è confermato che i Salesiani restano una struttura riservata alla formazione». Ma è solo una questione di
soldi? «Sostanzialmente sì. In teoria, ma a quanto pare solo in teoria, potrebbero partecipare anche le
imprese private, ma alla fine di tutto in pratica tocca a noi pagare». Ci sono dei rischi che il polo universitario
faentino finisca in niente? «Questo non posso dirlo, ma con i soldi che ci sono ora non sono sicuro di riuscire
a far sì che l'alta formazione arrivi. La domanda che ci stiamo ponendo è questa: cosa posso realisticamente
permettermi di fare ora? Non metto in discussione l'idea, ma c'è un ma... Fra l'altro, l'alta formazione
comporta altri lavori strutturali, muratori e così via...». Negli ultimi tre anni Faventia Sales cosa ha fatto? «Ha
consolidato la presenza dei corsi di scienze infermieristiche. Quanto a fisioterapia, dovremo trovare un altro
partner universitario, perchè Ferrara cui prima ci appoggiavamo non ha più i numeri sufficienti, e siamo in
attesa di sapere se ci potrà supportare Bologna». m.m. Image: 20110526/foto/7443.jpg
AUSL RAVENNA
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26/05/2011
La Repubblica - Bologna
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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BOLOGNA economia
1,5 milioni I DEBITI CAAB Il Caab, società comunale, ha chiuso il 2010 in perdita 103 mila euro LA NOMINA
La più ricca è al Marconi, 103mila euro al presidente E POLTRONE In tempi brevissimi il Comune deve
nominare i suoi sette rappresentanti in 5 Cda in scadenza: autostazione, Cup2000, Sintra, aeroporto e fiera.
E deve esprimersi sui relativi presidenti 100 milioni L'OPERAZIONE DUCATI Molte fabbriche stanno per
spostarsi. La Ducati motori che occuperà un'area di 134mila mq e muoverà 100 milioni di euro, poi ci sono
Ducati energia e molti capannoni vuoti che attendono una soluzione 49 I TRAM SU GOMMA Sono costati 62
milioni, c'è da decidere come usarli E TARIFFE La giunta si esprimerà su materne, acqua e bus
AUSL RAVENNA
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26/05/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 11
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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CONSULENZA TECNICA PER IL CEDIMENTO STRUTTURALE DEL 13 MAGGIO IN VIA FRATELLI
RONDONI A SAVIO
Cinque indagati per la gru crollata
Sono il titolare del cantiere, un tecnico, un funzionario Ausl e i due committenti
CINQUE persone sono iscritte nel registro degli indagati della Procura per l'ipotesi di reato di crollo colposo in
relazione al cedimento della gru avvenuto a metà maggio in un cantiere edile di via Fratelli Rondoni a Savio.
Nei giorni scorsi ai cinque è stato notificato l'avviso di garanzia in vista della nomina del consulente tecnico.
L'incarico è stato affidato ieri mattina dal pm Gianluca Chiapponi all'ingegnere riminese Alberto Donini il quale
dovrà accertare a che cosa sia dovuto il cedimento strutturale della torre della gru. Gli indagati, da parte loro,
hanno nominato consulenti di parte: gli ingegneri Giovanni Nanni e Stefano Caricasule e il perito industriale
Renzo Scarpa. Dei cinque indagati uno è il legale rappresentante della ditta costruttrice, uno è il responsabile
del servizio di prevenzione e protezione dell'impresa edile, due sono gli appaltatori dei lavori e il quinto è un
funzionario dell'Ausl responsabile dei periodici controlli agli impianti tecnologici. Il crollo, come si ricorderà,
avvenne nel pomeriggio di venerdì 13 maggio. La gru era stata installata all'incirca da quindici-venti mesi,
ovvero all'avvio del cantiere: attualmente gli edifici, a due piani, contigui, oggetto della realizzazione, sono
sostanzialmente completati fino all'intonaco esterno. L'IMPRESA edile cui erano stati commissionati i lavori è
la 'Piero Benini' di Savio di Ravenna. Improvvisamente il 13 pomeriggio si è registrato il cedimento della
torretta in un punto che è sostanzialmente a metà dello sviluppo verticale. La parte alta della struttura e il
braccio della gru precipitarono al suolo provocando danni a una parte del tetto dell'edificio e del muro di
protezione di una delle balconate. Nessun operaio rimase coinvolto nel crollo, ma è evidente che qualunque
persona che si fosse trovata nell'area interessata difficilmente avrebbe potuto trovare scampo. IL
CONSULENTE del pm dovrà ora accertare se il cedimento sia dovuto esclusivamente a un deperimento
strutturale della gru (in termini più chiari se la ruggine abbia eroso la solidità dei ferri dei giunti della torre)
oppure se vi abbia influito anche un eventuale eccesso di carico. Proprio l'ipotesi del cedimento dovuto a
corrosione o altra tipologia di usura ha condotto all'implicazione nell'inchiesta del funzionario Ausl. Le gru
devono infatti, per legge, essere sottoposte periodicamente a ispezioni, controlli e revisione. In particolare la
prima ispezione è ad opera dell'Inail e le successive sono ad opera dei tecnici dell'Ausl e avvengono a ogni
installazione in cantiere. Poi c'è la revisione decennale con la determinazione degli anni restanti di vita della
gru a seconda delle condizioni. LA DITTA edile 'Piero benini', nel 2009, all'inizio dei lavori, notificò all'Ausl
l'avvio del cantiere con la preventivata installazione della gru. Ma nessuno si fece vivo. La struttura venne
montata e messa in opera, e anche nel 2010 e nel 2011 dall'Ausl non è stata effettuata alcuna ispezione. Il
consulente del pm dovrà svolgere la propria analisi anche in relazione al libretto della gru, ovvero agli anni di
esercizio, alle revisioni e ai controlli effettuati nel tempo. Il processo erosivo dovuto agli agenti atmosferici - e
rilevabile sia attraverso l'impiego di determinati liquidi, sia attraverso l'analisi spettrografica - è infatti molto
lento e sembra improbabile che si sviluppi da zero a un grado tanto penetrante da provocare il cedimento nel
giro di appena due anni. La consulenza sarà depositata entro tre mesi. Carlo Raggi Image:
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AUSL RAVENNA
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26/05/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Bologna
Medici a lezione sulle scelte ultime
Francesca Golfarelli
a sezione bolognese di Amci, Associazione medici cattolici italiani, organizza sabato dalle 9.30 nell'aula
magna dell'Ordine dei medici di Bologna, in via Zaccherini Alvisi, un seminario di studio su «Le difficili scelte
sul fine vita». Dopo i saluti di Giancarlo Pinza, presidente Omceo, seguiranno gli interventi di Stefano
Coccolini, presidente Amci, di monsignor Fiorenzo Facchini, consulente ecclesiastico Amci Bologna, di Lucio
Strazziari, presidente dell'Ordine avvocati che tratteranno gli aspetti etici e giuridici del tema «Dal valore della
vita alla non disponibilità della vita propria ed altrui». Modera Giovanni Melandri, dell'ospedale Sant'OrsolaMalpighi. Poi Giovanni Battista Guizzetti, responsabile dell'unità operativa stati vegetativi del Centro don
Orione di Bergamo, e Rita Blaco, infermiera dell'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna affronteranno il
tema «Coma, stati vegetativi e di minima coscienza: aspetti medici e infermieristici». Modera Stefano Faenza
, ordinario di anestesia e rianimazione all'Università di Bologna.
AUSL RAVENNA
8
26/05/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 5
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ieri conferimento d'incarico per capire le cause del crollo avvenuto lo scorso 13 maggio in via Fratelli Rondoni
Gru caduta a Savio, sono cinque le persone indagate
RAVENNA. Sono cinque le persone indagate dal pm Gianluca Chiapponi per la gru caduta il 13 maggio
scorso a Savio in un cantiere edile situato in via Fratelli Rondoni. Ieri è stato affidato l'incarico a un perito per
un accertamento tecnico irripetibile disposto dalla procura sulle cause del crollo, accertamento che ha così
reso "necessaria" l'iscrizione nel registro degli indagati di almeno cinque nomi. Si tratta dei due committenti
dei lavori, del legale responsabile dell'i mpresa edile, del responsabile del servizio protezione e sicurezza e di
un funzionario Ausl a cui spetterebbe il controllo sulla struttura. L'incidente, per quanto spettacolare, non
aveva causato feriti. La gru crollata a Savio
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26/05/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 24
(diffusione:30000)
Una farfalla da tenere sott'occhio
Le patologie della tiroide colpiscono il 60% dei romagnoli
LUGO - In Romagna ne è affetto almeno il 60% della popolazione. Di questi, una percentuale dal 3 al 5 è
rappresentata anche da neoplasie. E spesso nemmeno si è consapevoli di subire una patologia della tiroide,
ghiandola a forma di farfalla che dalla base del collo influenza tutto l'organismo. Un'alta concentrazione di
patologie dovuta - nonostante la vicinanza al mare - ad una scarsa concentrazione di iodio, alleato principe
nella lotta alle malattie tiroidee. A Lugo, da un paio d'anni, è attiva la prima unità operativa di Endocrinologia
dell'Ausl di Ravenna, diretta dal dottor Sanzio Senni, che insieme allo staff del reparto si prepara ad una
intensa giornata di prevenzione, in programma sabato all'Umberto I, con visite ed ecografie gratuite. E' il
secondo anno che anche Lugo celebra la giornata della tiroide, che grazie all'impegno di medici e infermieri che lavoreranno gratuitamente, senza neppure timbrare il cartellino - darà la possibilità di un primo screening
a 110 pazienti. Occasione unica di prevenzione, e importante, visto che sei persone su dieci accusano un
disturbo tiroideo. Specie donne, con un rapporto 7 a 3 sugli uomini. Quella di sabato - dalle 9 alle 15 presso
gli ambulatori collocati al piano terra della palazzina dell'Umberto I che ospita anche la direzione sanitaria - è
l'unica occasione di screening. E proprio ai pazienti asintomatici si rivolge l'iniziativa, con particolare riguardo
a chi ha una familiarità con le patologie della tiroide, o a chi è stato esposto a fattori tossici. Le radiazioni
nucleari, ad esempio. Le stesse che con il disastro di Chernobyl del 1986 hanno fatto prendere coscienza alle
medicina dell'importanza dell'Endocrinologia. E' su quell'onda emotiva che è emerso come sotto una punta di
casi accertati si celasse un iceberg di pazienti affetti da patologie tiroidee, anche in Romagna. Dietro agli
incidenti nucleari di Fukushima si insinua un'emergenza? Il dottor Senni rassicura: non c'è nessun allarme
per la popolazione italiana. Le concentrazioni di iodio radioattivo contenuto in eventuali nubi tossiche
sarebbero comunque bassissime e, oltretutto, dopo 7 giorni la carica radioattiva svanisce. Dopo l'esperienza
dello scorso anno, dunque, quando in circa 300 si presentarono negli ambulatori per lo screening, ma fu
possibile visitare solo 88 pazienti, quest'anno lo sforzo assolutamente volontario dell'Endocrinologia lughese
mira ad un lavoro continuo, su 3 ambulatori, con altrettanti ecografi, per una media di 6 ecografie all'ora, per
circa 110 pazienti. Un impegno che si affianca alla campagna di iodio profilassi, come recita lo slogan stesso
della giornata: "Meno sale, ma iodato". "Se si colma la iodio carenza - analizza Senni - potremo passare nelle
prossime generazioni dal 60 al 6 percento dei noduli".
AUSL RAVENNA
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A Lugo l'Endocrinologia dell' Ausl diretta dal dottor Senni segue oltre 15mila pazienti
26/05/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 24
(diffusione:30000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
"Nulla da temere da Fukushima L'alleato per tutti è il sale iodato"
Il dottor Sanzio Senni responsabile dell'Unità operativa di Endocrinologia dell'Ausl di Ravenna
AUSL RAVENNA
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26/05/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 24
(diffusione:30000)
Sabato la giornata di prevenzione
LUGO - Aperta nel maggio 2009 - su progetto di riorganizzazione del servizio redatto, per conto dell'Ausl di
Ravenna, dallo stesso dottor Sanzio Senni che oggi ne è il responsabile - l'unità operativa di Endocrinologia
dell'azienda sanitaria segue attualmente oltre 15mila pazienti. Di questi, 400 presentano casi di tumore che,
se individuati per tempo, hanno ottime possibilità di guarigione. Cinque sono i medici in servizio all'unità
operativa: oltre al responsabile, due medici ospedalieri, Fabio Bondi e Caterina Cappi (quest'ultima in forze
all'unità operativa da una settimana), e due medici convenzionati, Sara Versari e Biagio Di Deco. Completano
lo staff, solo per gli ambulatori lughesi, quattro infermieri, non tutti a tempo pieno, ma tutti specializzati nella
materia. Altri ambulatori, ma sempre della stessa unità operativa, sono in funzione a Ravenna, Faenza e
Cervia. A Lugo, cuore di un servizio di eccellenza dell'Ausl di Ravenna che ha ridotto la mobilità dei pazienti
verso altri centri italiani, grazie all'impegno completamente volontario di medici e infermieri, sabato si svolgerà
la seconda giornata cittadina di prevenzione della tiroide. E' un primo approccio rivolto a pazienti che non
siano già in cura, che possono così contare su una visita e una ecografia personale e completamente
gratuita. Ne segno della prevenzione. L'appuntamento è dalle 9 alle 15, negli ambulatori dell'Endocrinologia
dell'Umberto I.
AUSL RAVENNA
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Uno staff di medici e infermieri lavorerà gratuitamente per visitare 110 persone
SANITÀ NAZIONALE
17 articoli
26/05/2011
Corriere della Sera - Roma
Pag. 7
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tiroide, visite gratuite in sei ospedali del Lazio
Creare un sistema di reti oncologiche regionali e un registro dei tumori tiroidei, definire un piano nazionale di
emergenza nucleare, coinvolgere i medici di base nell'attività di prevenzione. Sono questi alcuni degli obiettivi
messi sul tavolo al convegno «La tiroide nel 2011. Fra problemi aperti e risolti» che si è tenuto alla
Fondazione Memmo in occasione della «Giornata mondiale della tiroide 2011». A partecipare al convegno tra
gli altri il presidente di Atta Lazio Onlus, Paola Polano. Proprio Atta è un'associazione nata nel 2006 per
volontà di medici, di volontari e pazienti. «L'idea è quella di creare una grande rete di tutte le associazioni»,
ha detto Polano. Due le iniziative. La prima è la campagna nazionale «Poco sale ma iodato» che vuole
divulgare l'uso di un'alimentazione corretta e la seconda, quella cittadina, che si svolgerà sabato 28 maggio al
Policlinico Gemelli, al Campus Biomedico, all'Ospedale Sant'Andrea, al Santo Spirito e all'Istituto dei tumori
Regina Elena che apriranno i loro laboratori di endocrinologia, dalle 9 alle 13.30 di mattina, per una visita
gratuita per i parenti di primo grado di pazienti con tumore della tiroide.
SANITÀ NAZIONALE
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Giornata mondiale
26/05/2011
Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Santa Lucia, protesta alla Regione Polverini: presto una soluzione
F. D. F.
Se oggi c'è una nuova manifestazione di lavoratori e malati del Gruppo San Raffaele sotto la sede della
Regione, ieri nuovo capitolo nello scontro tra la Giunta regionale e la Fondazione Santa Lucia: per l'ennesima
volta malati, medici, infermieri e fisioterapisti hanno manifestato sotto gli uffici della giunta rivendicando i
finanziamenti insufficienti e il mancato rispetto degli accordi sottoscritti nel verbale del 7 aprile. Ma la
partecipazione di Ferdinando Aiuti, presidente della Commissione politiche sanitarie di Roma Capitale, nella
delegazione che manifestava e il suo intervento a sostegno dell'istituto scientifico nell'incontro che i sindacati
hanno avuto con i dirigenti regionali, ha fatto infuriare la governatrice del Lazio: «La sanità è competenza
della Regione: ci stiamo occupando da mesi, senza sosta, della Fondazione Santa Lucia per venire a capo di
una situazione complessa e dare risposte adeguate a pazienti e lavoratori. Ognuno si occupi di quel che gli
spetta». «Non abbiamo bisogno di contributi che, oltre a non essere necessari, esulano dalle competenze di
Roma Capitale - precisa la Polverini -. Mi aspetto, piuttosto, che Alemanno prenda pubblicamente le distanze
da insulti e slogan offensivi che ci sono stati rivolti». La presidente ha dato mandato all'assessore alla
Sicurezza, Giuseppe Cangemi, di presentare una denuncia. Aiuti, invece, si difende così: «Abbiamo voluto
sottolineare, su mandato del sindaco Alemanno, l'importanza dell'assistenza sanitaria svolta dal Santa
Lucia». A sostegno della Polverini, il vicepresidente della giunta, Luciano Ciocchetti (Udc), ha ricordato: «Gli
uffici della Regione e la presidente Polverini hanno lavorato per mesi per trovare una soluzione definitiva che
darà certezze e serenità ai dipendenti, ai pazienti e ai loro familiari». Solidarietà al Santa Lucia è stata
espressa anche da Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Manichino Un vero letto con un finto malato: un momento della protesta per il Santa Lucia
SANITÀ NAZIONALE
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Manifestazione
26/05/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 21
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Pagamenti, Calabria al top per i ritardi
RECORD NEGATIVI Per le industrie biomedicali ad aprile la media nazionale è di 301 giorni Il totale dei
crediti insoluti sfiora i dieci miliardi
Roberto Turno
ROMA
Un rosario lungo 912 giorni, ben 30 mesi prima di poter incassare le fatture. È il destino delle imprese che
lavorano con la sanità pubblica in Calabria, che ad aprile ha raggiunto il record (negativo) di sempre in Italia
nei tempi di rimborso ai fornitori del Ssn. Ma non è sola la Calabria nella speciale classifica del disastro da
debiti non onorati della sanità pubblica. Crescono infatti senza sosta e ormai hanno rotto tutti gli argini i tempi
di rimborso delle Regioni a chi ha consentito di far marciare la macchina della sanità pubblica. Per le industrie
biomedicali la media ha toccato ad aprile 301 giorni di stop ai pagamenti con una crescita dall'inizio dell'anno
del 5%. Mentre le farmaceutiche attendono in media 262 giorni con un aumento del blocco delle fatture
addirittura del 9% nel primo trimestre del 2011.
Con un risultato finanziario da brivido: 10 miliardi di crediti impigliati con tutto ciò che ne consegue per la
normale vita (e la programmazione d'attività) di un'impresa. Ma se si sommano tutti i fornitori del Ssn, il
credito lasciato a volatili "pagherò" ai fornitori vale almeno il doppio.
Tac e siringhe, farmaci e farmacie, servizi di lavanderie e di pulizia, mense e servizi tessili e di
sterilizzazione. Tutto quanto "fa" sanità, è unito sotto un unico comun denominatore: i rimborsi in tempi biblici
da parte del sistema pubblico.
Il check più nitido delle gravissime situazioni di grave disagio in cui sono costrette ad operare le imprese di
settore, arrivano dagli ultimissimi rapporti di Assobiomedica (biomedicali) e di Farmindustria (farmaci). Che e non è certo una coincidenza - fotografano entrambe una situazione che rischia di precipitare.
Assobiomedica a fine aprile vantava crediti insoluti per un totale di 5,35 miliardi e un ritardo medio di
rimborso di 301 giorni: per risalire a un ritardo maggiore bisogna andare indietro a marzo del 2008. Nella
classifica dei pagamenti bloccati, la Calabria vanta il record assoluto. Anzi, il record dei record di sempre: 912
giorni prima di pagare i fornitori, con un debito di 441,7 milioni, già di per sé consistente, ancora di più se
rapportato al solo bilancio (3,5 miliardi) della sanità calabrese. Va da sé che la Calabria è in cattiva
compagnia, anche se qualche lunghezza indietro: 795 giorni aspettano le imprese nel Molise, 765 in
Campania (il massimo dal febbraio 2007), 403 nel Lazio. Va da sé che non a caso si tratta delle Regioni con
la sanità commissariata: da sole sommano quasi la metà dell'intero debito verso le imprese di
Assobiomedica.
Sulla stessa lunghezza d'onda le rilevazioni di Farmindustria per quanto riguarda i crediti delle industrie
farmaceutiche. Il loro credito vale poco più di 4 miliardi e i tempi di rimborso hanno toccato 242 giorni con un
aumento del nove per cento. Per avere dati peggiori si dovrebbe spostare le lancette indietro a due anni fa.
Anche con le farmaceutiche la Calabria detiene la maglia nera dei rimborsi con 631 giorni d'attesa, seguita
ancora da Molise (528) e Lazio (395). E guarda caso anche con i farmaci la Calabria ha il record di sempre
con una crescita di due mesi in poco più di un anno.
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SANITÀ NAZIONALE
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Sanità. Fatture saldate dopo 912 giorni
26/05/2011
La Repubblica - Palermo
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Civico, torna il caos al pronto soccorso
Anche otto ore di attesa per un codice verde. Pullara: "Colpa del caldo" Sei ore di attesa per trasferire un
anziano dall'astanteria al reparto
ROMINA MARCECA
RIESPLODE il caos al pronto soccorso dell'ospedale Civico. Dalle sei alle otto ore di attesa per una trentina
di pazienti con codice verde, che ieri hanno affollato la sala d'attesa della struttura, finita nell'occhio del
ciclone in gennaio per il caso della donna ricoverata per tre giorni su una sedia, sollevato da "Repubblica".
Ieri qualcuno ha deciso di abbandonare l'idea di essere visitatoe ha fatto dietrofront, tornandosene a casa.
Ma c'è stato anche chi ha atteso per oltre sei ore l'arrivo di un'ambulanza prima di essere trasferito in un
reparto.
Quasi otto ore le hanno trascorse su una sedia della sala d'aspetto dell'area di emergenza un ragazzo di 18
anni, accompagnato dalla madre. Racconta Maria Vilardi: «Arriviamo da Monreale. Sono qui dalle 10,45. Mi
hanno assegnato il codice verde e mio figlio sta malissimo per una fistola al coccige che gli si è riaperta dopo
un anno dall'intervento. Siamo distrutti». La donna e il figlio varcheranno al soglia della sala visite solo dopo
le 18.
Il commissario straordinario del Civico, Carmelo Pullara, ieri sera ha fatto un sopralluogo al pronto soccorso.
«C'è stato un afflusso straordinario di codici gialli - dice Pullara - più del 30 per cento, e di codici verdi, dalle
10 alle 16, dovuto all'aumento delle temperature e a un picco di incidenti stradali». Il monitor installato davanti
al pronto soccorso ieri pomeriggio alle 17 segnalava la presenza di 32 persone in attesa. Ventisette erano
codici verdi. Ma basta un piccolo viaggio all'interno del pronto soccorso per raccogliere le proteste di pazienti
e parenti, nessuno dei quali sembra affetto da patologie legate al caldo o vittima di incidente. In un angolo del
corridoio davanti all'astanteria c'è un anziano di 90 anni. È seduto su una sedia a rotelle e ha la mascherina
d'ossigeno. Accanto ci sono le figlie. «Da mezzogiorno aspettiamo che nostro padre venga trasferito nel
reparto di pneumologia per una sospetta pleurite, ma ci è stato detto che non c'è un'ambulanza disponibile»,
dice la figlia del paziente. La donna non vuole rivelare il nome perché è un primario e la sorella lavora proprio
nell'azienda Civico. «Posso solo dire che il piano che sta mettendo a punto Russo è disastroso. I medici non
hanno colpa, ma i politici sì. Mirano solo agli incentivi». Alle 18,30 l'ambulanza finalmente arriva, il paziente
viene trasferito in pneumologia. Pochi passi più in là, in astanteria, su una barella c'è Francesco Ciulla. Ha 80
anni e martedì sera alle 19, dopo una tac, i medici hanno scoperto che ha liquido nell'addome. A lui è stato
assegnato il codice giallo e la famiglia aspetta il ricovero in Medicina I. Ma anche per il signor Ciulla non c'è
un'ambulanza disponibile. Sono le 18,30 quando la figlia, Rosalia, esce fuori a fumare una sigaretta. «È dalle
13,30 che ci dicono di aspettare. È veramente assurdo. Mi sento fuori dal mondo».
Giorgio Aurelio Sulli, 68 anni, è disteso su una barella sistemata nel corridoio davanti all'astanteria. È lì dalle
tre di martedì e aspetta il ricovero in Medicina. Il figlio Andrea non l'ha abbandonato un attimo.
«Ha problemi di cuore e sta poco bene, ci hanno detto di aspettare perché mancavano posti letto in
cardiologia». Il ricovero è arrivato solo alle 18. Vincenza Sanfilippo ha 85 anni e dalle 10,30 aspetta su una
sedia a rotelle di essere visitata per un versamento di liquido ad un ginocchio. «Se avessi un parente
chiederei una raccomandazione - dice una delle due figlie che l'assistono - Non cambia nulla. Siamo sempre
alle solite. Soprattutto se il paziente è anziano c'è totale menefreghismo». Alle 19, finalmente, le tre donne
entrano nella sala verde. Mezz'ora dopo ad entrare nella sala dedicata ai codici verdiè anche Mario Nicolino.
È un agricoltore di Camporeale. Da qualche giorno non lavora per dolori ad un'anca. In pronto soccorso,
accompagnato dalla moglie, ci è arrivato alle 11,40.
Tutto nella norma, secondo il commissario. «I codici gialli - dice Pullara- sono stati visitati entro 30 minuti,
mentre peri 60 verdi c'è stata un'attesa dalle sei ore e mezza ad un massimo di 7 ore e 40 per tre casi. Un
solo codice giallo ha atteso 50 minuti. La maggior parte dei pazienti ha presentato patologie da caldo e
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA La sanità nella bufera
26/05/2011
La Repubblica - Palermo
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE
18
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infortuni stradali. A cascata, i servizi di trasporto interni hanno subito ritardi».
La giornata si conclude senza incidenti. Perché può capitare che le lunghe attese facciano andare in
escandescenza chi chiede di essere visitato, specie nelle ore serali. Martedì sera un uomo ha sfondato il
vetro dell'entrata del pronto soccorso: la sua bambina aveva una brutta feritaa un gomitoe l'uomo si è fatto
prendere dal panico. E al posto di polizia fioccano le denunce, anche se solo verbali, di disfunzioni e
disservizi al pronto soccorso. A raccoglierle c'è un solo agente per turno: colpa dei tagli del governo al
comparto sicurezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.ospedalecivicopa.org
www.aorpapardopiemonte.it
Il caso
Due giorni in attesa Francesco Ciulla, 80 anni ha del liquido nell'addome ed è stati in attesa di ricovero nel
reparto di Medicina I da martedì sera a mercoledì pomeriggio
Foto: LA CODA I corridoi dell'area di emergenza del Civico ieri pomeriggio
26/05/2011
La Repubblica - Palermo
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Forniture per gli ospedali sotto accusa l'Authority fa bloccare un'altra gara
Fermo l'appalto da oltre 86 milioni per rifornire tutte le strutture della Sicilia orientale
GIUSI SPICA
LE PRIME maxi gare d'appalto centralizzate per le forniture ospedaliere finiscono nel mirino dell'Autorità di
vigilanza sui contratti pubblici. Sotto la lente d'ingrandimento dei sette membri dell'organo, nominati dai
presidenti di Camera e Senato, non c'è solo il bando da 56 milioni di euro per le forniture chirurgiche emesso
dall'ospedale Garibaldi di Catania. Sotto accusa c'è anche la gara per le forniture di emodinamica e
cardiochirurgia bandita dall'ospedale Papardo-Piemonte di Messina. Un appalto da 86 milioni e 800 mila euro
per rifornire tutta la Sicilia orientale. Il manager, Armando Caruso, si difende: «Abbiamo già risposto punto
per punto ai dubbi mossi dall'Authority». Ma al momento la procedura resta ferma alla fase di aggiudicazione
provvisoria. Per correre ai ripari contro la pioggia di ricorsi, l'assessorato regionale alla Salute ha autorizzato
l'apertura di un tavolo tecnico con Assobiomedica, Associazione dei fornitori ospedalieri (Afors), e Fifo
(fornitori di Confcommercio), che a breve pubblicheranno le linee guida.
La gara di Messina è stata bandita a luglio scorso. Prevede una fornitura di 431 lotti, per un totale di quasi 87
milioni di euro. I vincitori approvvigioneranno per quattro anni le sette aziende ospedaliere che fanno parte
del bacino della Sicilia orientale. Alla gara si presentano 42 ditte. Ma qualcuno propone un ricorso al Tar di
Catania segnalando irregolarità nel capitolato tecnico. Come per la gara del Garibaldi, l'organo amministrativo
nega la sospensiva. La procedura sembra filare liscia. Finché, il 9 febbraio arriva il primo alt da parte
dell'Autorità. L'esito dell'istruttoria, avviata in settembre in seguito a un esposto,è negativo. L'Authority ritiene
che il bando sia «in contrasto con i principi di correttezza e trasparenza fissati dal codice dei contratti»:
manca l'indicazione dei prezzi unitari a base d'asta, non è prevista la verifica dei prezzi offerti successiva
all'affidamento, non c'è una puntuale definizione dei fabbisogni e dei quantitativi previsti in ciascun lotto di
gara per l'intera durata dell'appalto e la cauzione provvisoria per singolo lotto non è congrua. Il 22 febbraio
l'azienda pubblica la lista provvisoria dei vincitori. Ad aggiudicarsi la maggior parte dei lotti, 86 su 431, è Axa
Medical, con sede a Milano e Palermo. Seguono la multinazionale Abbott, la siciliana Presifarm, G&V
Hospital e la Cook. La Johnson & Johnson, che ha stravinto nella gara del Garibaldi, si aggiudica appena due
lotti. Ma a marzo arriva la notifica dell'Authority. Da quel momento il direttore generale ha trenta giorni di
tempo per rispondere e comunicare gli eventuali provvedimenti. Lo fa ad aprile, con un dossier concordato
coi direttori generali delle altre aziende di bacino e con l'assessorato. I contenuti, al momento, non sono noti.
Ma l'istruttoria è ancora pendente. Caruso ci tiene a precisare che «le criticità segnalate non sono le stesse
del bando del Garibaldi». Quali sono le differenze? Anche al bando sulle forniture di emodinamica viene
attribuita la mancanza di prezzi a base d'asta, ma non c'è il criterio della percentuale di sconto minimo sul
proprio listino. «Il Papardo non ha definito i prezzi per lotto e prodotto - spiega l'avvocato Claudio Salibba,
che ha seguito la vicenda - ma ha dato come riferimento aggregati di prezzo molto vaghi, basati sullo storico
dell'anno precedente». Altra differenza: la gara del Papardo ha adottato il criterio del prezzo più basso.
Senza, dunque, l'introduzione del criterio qualitativo, che nella gara del Garibaldi, attribuisce un peso di 60
centesimi, contro i 40 di quello economico. «Il prezzo più basso - continua il legale - è stato stabilito senza
base d'asta, ma la ditta doveva garantire il prezzo più basso praticato anche nelle altre contrattazioni con
altre aziende nazionali».
Foto: OSPEDALI RIUNITI L'ospedale Papardo di Messina riunito insieme al Piemonte dalla riforma della
sanità siciliana
SANITÀ NAZIONALE
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La polemica Contestato anche il bando dell'ospedale Papardo-Piemonte di Messina. "Criteri non trasparenti"
26/05/2011
La Repubblica - Genova
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
E nel reparto di senologia si opera sulle emorroidi Il mandato termina mercoledì prossimo E martedì scade
anche l'incarico di Guido Di Vito
AVA ZUNINO
DA MARTEDÌ prossimo l'Ist sarà praticamente decapitato: il direttore generale Gian Franco Ciappina
mercoledì termina il suo mandato (in teoria il 4 giugno, ma è il sabato alla fine di un ponte festivo)e il direttore
sanitario Guido Di Vito "scade" martedì.
L'assessore regionale alla salute, Claudio Montaldo, ha chiesto al direttore generale uscente, Ciappina, che
a sua volta è in proroga da 45 giorni, di "allungare" l'incarico al direttore sanitario, ma la risposta è stata un
parere legale: impraticabile di questa soluzione. La legge che fa nascere il nuovo San MartinoIst prevede che
gli organismi dei due enti (l'ospedale e l'istituto dei tumori) restino in carica fino alla nomina del direttore
generale del nuovo Irccs. Perché non accade? «Navighiamo ancora nella poca chiarezza: se la legge lo
prevede allora che vengano lasciati al loro posto i direttori attuali. Ma non sappiamo nulla, neppure se
sceglieranno un commissario» dice Matteo Rossi, consigliere regionale di Sel.
«In questo momento l'istituto è in grande sofferenza - conferma il direttore scientifico dell'Ist, il professor
Riccardo Rosso - Se almeno sapessimo chi sarà il nuovo direttore generale potremmo cominciare a
incontrarci e parlare dell'organizzazione». L'assessore Montaldo taglia corto: «Una soluzione si troverà».
Punto e basta. Intanto per chi guarda da fuori, la provvisorietà rischia di alimentare confusioni. In questa fase
di transizione, la Regione aveva disposto di anticipare un paio di "traslochi". Uno riguardava la struttura di
semeiotica chirurgica e chirurgia senologica del professor Daniele Friedman, che si è trasferita all'Ist dove
sono più avanzate le apparecchiature a disposizione per gli interventi sui tumori al seno. Solo che Friedman,
pur avendo come attività prevalente quella oncologica,è un professore universitario ancora dell'Azienda
ospedaliera San Martino, responsabile di una struttura che non è solo di senologia (nella semeiotica è
compreso il fatto che copra chirurgia generale). E dunque, anche se sembra poco appropriato per un reparto
oncologico di senologia, nulla da eccepire se il quarto intervento di giornata in questa struttura all'Ist è stato
quello di eliminazione di emorroidi. «È normale, sono mansioni di questa struttura che per ora, non essendo
ancora nato il nuovo istituto scientifico, ha solo cambiato sede» spiegano all'Ist. Intanto l'istituto continua a
funzionare da attrattore anche di capitali privati: negli ultimi dieci giorni sono arrivati in dono due appartamenti
per un valore che si aggira sul mezzo milione di euro.
Foto: PER SAPERNE DI PIÙ www.istge.it www.hsanmartino.it
Foto: IN ALTO MARE L'ingresso dell'Ist a S. Martino A sinistra il direttore generale Ciappina
SANITÀ NAZIONALE
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Senza direttori Ist decapitato no alla proroga per Ciappina
26/05/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 6
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Futuro e federalismo il rebus delle cliniche
(s.str.)
FRA futuro e federalismo.
Per la prima volta, l'Aiop, l'associazione italiana ospedalità privata, sceglie Torino per la sua assemblea
nazionale (la 46°esima dalla sua nascita) che si svolge oggi e domani all'Hotel Ac del Lingotto affrontando
due argomenti di grande attualità. Il primo tema riguarda il futuro e la sfida dell'e-Health, promosso da Aiop
Giovani e sarà affrontato questo pomeriggio alle 14,30. Nel corso del convegno la presentazione dell'iAiop,
applicazione per iPhone e iPad che consente la ricerca e la prenotazione di visite specialistiche presso le
strutture convenzionate. Un italiano su tre, dice una recente indagine, si affida alla rete per informarsi in
materia di sanità: nel 2010 il 34 per cento ha cercato in rete informazioni sull'assistenza sanitaria e il 18,4 per
cento si è rivolto al web per trovare notizie sulle strutture a cui rivolgersi. L'applicazione, scaricabile a partire
dal 26 maggio, fornisce fra l'altro anche il percorso dettagliato da seguire per raggiungere la casa di cura, 500
strutture distribuite su tutto il territorio nazionale.
Domani invece si discute di federalismo con la partecipazione del presidente della Regione Roberto Cota, al
quale proprio nei giorni scorsi il presidente regionale dell'Aiop piemontese Giancarlo Perla si è rivolto dopo la
rottura delle trattative con il direttore regionale della salute Paolo Monferino sul tema della riduzione del
budget chiesta alle strutture private. «Il federalismo è la cura per la sanità italiana?», è il titolo del convegno in
programma a partire dalle 9,30. Quali saranno gli effetti del federalismo sulla qualità delle cure, sulla
responsabilità di politici e amministratori, sulla consapevolezza dei cittadini? Molti gli interrogativi a cui si
cercherà di dare una risposta consapevoli di essere di fronte ad una svolta. All'incontro partecipano, oltre al
governatore del Piemonte, il vicepresidente nazionale Aiop Gabriele Pelissero, il presidente della
commissione tecnica paritetica Luca Antonini e il presidente della commissione parlamentare per l'attuazione
del federalismo fiscale Enrico la Loggia. Interviene anche Luca Ricolfi, docente di analisi dei dati all'Università
di Torino.
Foto: IL PRESIDENTE Giancarlo Perla. Sopra, Caterina Ferrero
SANITÀ NAZIONALE
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Il convegno Scelta Torino, dopo Parigi, per l'assemblea nazionale dell'Aiop
26/05/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il Maria Adelaide non chiude, ma si svuota
Diventerà un ambulatorio, la chirurgia sarà trasferita al Cto Trasloco anche per ortopedia mentre la
riabilitazione verrà divisa in due. Via le sale operatorie
SARA STRIPPOLI
L'OSPEDALE ortopedico Maria Adelaide non chiude ma si svuota per trasformarsi in un poliambulatorio e
centro di diagnostica. Dopo l'allarme e la raccolta di firme (quasi undicimila) sul futuro della struttura di lungo
Dora Savona, martedì pomeriggio il collegio di direzione dell'azienda Cto-Maria Adelaide ha delineato le
prossime attività dell'ospedale. Tutta la chirurgia sarà trasferita al Cto, dove andrà anche l'ortopedia. La
riabilitazione si dividerà fra Cto e Unità spinale, e pure la neurourologia troverà posto in corso Unità d'Italia.
Nel vecchio Maria Adelaide resteranno i laboratori di ortopedia, la fisioterapia e la radiologia. Chiuse le
quattro sale operatorie, chiuso il reparto protesi, reparto dedicato alla protesi d'anca e del ginocchio.
Potrebbe rimanere invece con tutta probabilità l'accettazione ortopedica d'urgenza dove transitano circa
seimila persone ogni anno. Nel collegio di direzione di martedì non sono state ancora fissate date per il
trasferimento ma le voci che circolano indicano uno spostamento nei primi giorni di luglio.
Le quasi undicimila firme raccolte in poche settimane fra operatori e pazienti preoccupati per le notizie
trapelate nei mesi scorsi, saranno consegnate al presidente della Regione Roberto Cota, e già i sindacati
annunciano presidi e manifestazioni di protesta. Emilio Iodice, il commissario della super Asl Molinette-CtoSant'Anna conferma il progetto ma precisa che si tratta per il momento di una semplice proposta di
riorganizzazione del Collegio di direzione: «Il piano sarà discusso con le organizzazione sindacali e gli
operatori a partire da questi giorni», promette. Nelle sale operatorie ci sono problemi di igiene e sicurezza che
non possono essere sottovalutati, aggiunge: «Disattenzioni del passato che io ho ereditato. E non si deve
dimenticare che al Maria Adelaide manca una rianimazione, un aspetto che rende la struttura inadatta ad
interventi complessi». Il consigliere Pd Nino Boeti che per primo aveva lanciato l'allarme sull'ipotesi di
chiusura del Maria Adelaide commenta le prospettive attuali della struttura: «Con questa operazione il
centrodestra chiude di fatto un ospedale ortopedico che esiste dal 1872 e che è stato negli anni un
riferimento per i torinesi e per tutti i piemontesi». In questo anno di governo, dice il responsabile sanità del Pd
«Cota ha sempre promesso più servizi e meno spese». Evidentemente i 3mila interventi chirurgici di questi
mesi sono stati considerati uno spreco».
Boeti è pronto a scommettere che il trasloco sarà imminente: «Sono sicuro che i tempi saranno rapidi, già
all'inizio di luglio avranno bisogno del personale del Maria Adelaide per coprire i turni del Cto».
I punti LA NASCITA L'ospedale Maria Adelaide è nato nel 1872 come ospedale per la cura dei bambini
rachitici e affetti da poliomelite. Negli anni 60 è diventato ospedale ortopedico PERSONALE Sono 280 i
medici e gli infermieri che lavorano nell'ospedale ortopedico di lungo Dora Savona. Otto sono gli ortopedici.
I posti letto sono novanta. INTERVENTI Sono tremila gli interventi eseguiti ogni anno. Non c'è un pronto
soccorso, ma un'accettazione ortopedica d'urgenza con circa 6mila passaggi all'anno LA PETIZIONE Sono
undicimila le firme raccolte di personale e pazienti per chiedere che l'ospedale non perda la sua missione .
Saranno consegnate a Cota a fine mese
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA
26/05/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Condannati in 78: le motivazioni della sentenza "Si avvaleva del suo studio per compilare ricette per esigenze
terapeutiche fantasma e destinate a pazienti ignari"
PAOLO VIOTTI
DEPOSITATE le motivazioni della sentenza Farmatruffa, emessa dalla seconda sezione collegiale del
Tribunale di Bari a ottobre scorso dopo 68 udienze celebrate in due anni. In 1.200 pagine, i giudici del
collegio hanno ripercorso le tappe del processo, riportando intercettazioni telefoniche e ambientali,
testimonianze e analisi degli imputati. Centouno i professionisti alla sbarra, tra medici, farmacisti e informatori
scientifici, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, corruzione, falso e riciclaggio.
Le condanne di primo grado per 78 tra capi area e informatori scientifici di nove case farmaceutiche e
multinazionali, medici di base e farmacisti, oscillano tra sei mesi e sette anni di carcere. La truffa accertata al
Servizio sanitario nazionale è di oltre 20 milioni di euro per il rimborso di farmaci costosi, anche da 400 euro a
confezione, che poi, secondo l'accusa, finivano nell'immondizia. A capo della presunta associazione per
delinquere c'era, secondo i giudici, il 61enne Michele Salzo, medico di Conversano.
"Egli si avvaleva del proprio studio quale base logistica- ricostruisce il collegio giudicante - e lo metteva a
disposizione, anche in giorni festivi e in orari improbabili, per provvedere alla compilazione di centinaia di
ricette appartenenti ai ricettari rilasciati dal Servizio sanitario nazionale, aventi ad oggetto prescrizioni che
prescindevano dalle esigenze terapeutiche e destinate a pazienti ignari. Egli - continuano i giudici - ideava
inoltre il sistema della ripartizione del pagamento del ticket tra se stesso, informatori e farmacisti". Nelle
motivazioni si legge ancora con riferimento a Salzo: "L'istruttoria ha provato la ragione per la quale egli
poneva in essere tali condotte, ovvero un desiderio smodato di acquisire utilità di ogni sorta.
Dunque egli metteva a disposizione la sua attività di prescrizione di ricette false, la sua rete di rapporti, il suo
studio, la casa di campagna e gli strumenti idonei a operare e agiva in maniera equanime nei confronti di
chiunque di tale organizzazione volesse approfittare. L'unico elemento che imponeva, una volta attivato il
meccanismo, era la sua tariffa a percentuale sul prezzo dei farmaci prescritti".
In questa organizzazione, rilevano ancora i giudici, se Salzo era capo e organizzatore, la condotta degli
informatori "si riconduce perfettamente a quella di promotore, giacché erano gli informatori a promuovere e
ad attivare il meccanismo illecito, che il Salzo si preoccupava poi di gestire. In capo ai farmacisti, invece,
deve riconoscersi il ruolo di partecipi, giacché non assumevano iniziative, ma contribuivano attivamente al
buon funzionamento del meccanismo associativo".
PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it
Foto: LE CONDANNE Pene tra sei mesi e sette anni per medici, informatori e farmacisti coinvolti
nell'inchiesta
SANITÀ NAZIONALE
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Un clan dietro Farmatruffa "Burattinaio il medico Salzo"
26/05/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Così i baroni truccavano le liste d'attesa
Neurochirurgia, l'inchiesta s'allarga. E Ciappetta si informava tramite spie Nel mirino la gestione degli
interventi Il Policlinico sospende Fornaro
(g.fosch.)
L' INCHIESTA sugli scandali al reparto di Neurochirurgia non è finita. Gli uomini del nucleo di Polizia tributaria
della guardia di finanza di Bari, coordinati dal sostituto procuratore Francesca Pirrelli, stanno infatti portando
avanti un lungo lavoro sulla gestione delle liste d'attesa: il sospetto, confermato già da una serie di elementi,
è che i pazienti che frequentavano (e pagavano) gli studi privati del professor Pasqualino Ciappetta e del
dottor Cataldo Antonio Fornaro avessero una corsia preferenziale rispetto agli altri. Mentre a chi veniva
seguito dai loro "rivali" veniva ostruita la strada per entrare in sala operatoria o comunque per essere curati
come avrebbero dovuto.
L'indagine si svilupperà nelle prossime settimane ma il fenomeno è stato già inquadrato nell'ordinanza di
custodia cautelare che ha costretto agli arresti domiciliari sia Ciappetta sia Fornaro. «Vi sono stati
comportamenti - scrive il gip Marco Guida - che hanno portato alcuni pazienti a saltare senza alcuna ragione
ogni lista d'attesa e altri invece a essere (inspiegabilmente o con scuse pretestuose) cancellati dalla stessa
lista». Intanto, dagli esiti delle indagini della finanza spunta un nuovo particolare: sospeso dal Policlinico,
Ciappetta riceveva a Roma i medici a lui fedelissimi che lo informavano sull'andamento delle cose nel
reparto. Gli incontri sono testimoniati da foto e filmati, frutto di mesi di appostamento delle fiamme gialle. È
proprio su questo tema che si sta sviluppando la fase due dell'inchiesta grazie anche alla collaborazione del
Policlinico. Contemporaneamente si stanno muovendo anche i carabinieri del Nas che lavorano, più ad ampio
raggio, sulla questione liste d'attesa e soprattutto sulla vicenda della libera professione: molti medici, infatti,
percepiscono il denaro per lavorare in esclusiva con il servizio sanitario ma non danno quanto dovuto alla
Regione (e al fisco) per le visite private che effettuano.
I carabinieri hanno già acquisito l'elenco di tutti i professionisti che lavorano in regime di extramoenia e
hanno individuato una cinquantina di incongruenze: troppo bassi i redditi dichiarati per le visite private a
fronte di una risaputa attività. Al momento in cinque sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di
truffa al servizio sanitario nazionalee peculato. Sul caso Ciappetta e Fornaro intanto si è mosso il Policlinico.
Il professore è sospeso ormai da mesi, quando fu travolto dall'inchiesta su Gianpaolo Tarantini che gli
avrebbe fornito varie utilità (dal conto pagato al salumiere a un'autista privato) in cambio dell'acquisto delle
sue forniture sanitarie.
Stesso provvedimento è stato disposto per Fornaro. Sta andando verso il nulla di fatto invece l'inchiesta
interna sulle morti sospette nel reparto, nata dopo un esposto di due medici citati più volte in questa inchiesta
come fedelissimi del professor Ciappetta.
Foto: LE INDAGINI Dopo i falsi e le truffe, la guardia di finanza è passata alla fase due dell'inchiesta
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA Gli scandali della sanità
26/05/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 1
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GIULIANO FOSCHINI
UN DOLORE atroce. Un esame chirurgico da effettuare nel più breve tempo possibile. La prenotazione
presa, la paziente pronta ad andare sotto i ferri 24 ore dopo. E il primario che all'improvviso blocca tutto: la
donna era in cura dal suo rivale, può e deve aspettare. E pazienza se piange dal dolore.
Tra i racconti registrati dagli uomini della Polizia tributaria della Guardia di Finanza nell'indagine sulla
gestione dei ricoveri nel reparto di Neurochirurgia, c'è quello atroce di una ragazza trentenne: è G.L. a
raccontare il suo calvario per sottoporsi a un intervento alla spina dorsale.
«Il 3 febbraio del 2009 - spiega la donna agli investigatori con tanto di cartelle cliniche in mano - in seguito a
un esame che ho effettuato nell'ospedale di Castellaneta, mi è stata diagnosticata una protusione discale. Mi
sono quindi rivolta al professor De Tommasi della Neurochirurgia di Bari per una visita specialistica.A seguito
di questa vita, il professore mi invitò a eseguire ulteriori esami diagnostici, in particolare, una
elettromiografia». «IL PROFESSORE - spiega la donna - mi disse subito che la situazione era abbastanza
gravee per questo mi invitò a effettuare un esame nel tempo più breve possibile». La donna aveva dolori
molto forti e seguì il consiglio del suo medico.
«Poco dopo ho effettuato presso una clinica di Taranto l'ellettromiografia, che confermava lo stato di gravità
della mia patologia.
Per questo motivo, subito dopo aver letto le carte dell'esame, il professor De Tommasi programmò il mio
intervento».
La situazione sembra ai medici abbastanza delicata, o comunque invalidante per la donna, tanto che il primo
aprile del 2009 la ragazza viene ricoverata nel reparto di Neurochirurgia, al Policlinico di Bari, con la diagnosi
di "grave lombosciatalgia". «Faccio notare - ha spiegato la donna agli investigatori- che dal foglio di
trasmissione che vi consegno in copia, si evince che la patologia era "resistente a terapia medica" e che
avevo "difficoltà nella deambulazione" a seguito di una piccola paresi del lato destro». Quindi c'era una
piccola paresi e soprattutto il tipo di lombosciatalgia, stando alle cartelle cliniche, non era curabile con i
farmaci ma soltanto con intervento chirurgico. «A seguito del ricovero del primo aprile - continua la paziente
mi è stata somministrata la terapia e ho effettuato tutta la procedura propedeutica all'intervento chirurgico che
avrebbe dovuto aver luogo il 7 aprile. In particolare, essendo io un soggetto allergico, mi è stata
somministrata anche una terapia di cortisone».
Sembra tutto pronto, quindi.
Poi il colpo di scena. «Inspiegabilmente il giorno prima dell'intervento sono stata informata dal personale del
reparto che su disposizione del professor Ciappetta avrei dovuto sottopormi nuovamente all'esame di
elettromiografia. Stupita e preoccupata da questa notizia, contattai immediatamente il professor De Tommasi
il quale quel giorno era assente dal reparto. Anche il professore restò stupito dalla novità riferendomi di non
essere al corrente dell'iniziativa, tuttavia mi disse di effettuare comunque l'esame diagnostico e che mi
avrebbe raggiunta al Policlinico al più presto». Ciappetta dice alla donna, quindi, che si deve sottoporre
nuovamente a un test già fatto.
«Sono stata quindi condotta in carrozzella presso il luogo dove avrei dovuto effettuare l'esame si legge nel
verbale - e, nel corso dello stesso, sono stata letteralmente maltrattata dal personale demandato a operare
materialmente l'esame. Io ricordo che provavo molto dolore proprio a causa della mia situazione patologica
ma la dottoressa o infermiera o chi fosse, continuava a ripetermi che io stavo esagerando, che non stavo
collaborando e via dicendo fino a consigliarmi di sottopormi a visita neurologica riferendomi testualmente
"secondo me lei ha più bisogno del neurologo che del neurochirurgo" alludendo al fatto che io potessi avere
problemi di altra natura. L'accaduto mi ha scossa moltissimo tanto che sono uscita dalla stanza in lacrime».
SANITÀ NAZIONALE
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"L'operazione negata perché il mio medico era fuori della cricca"
26/05/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 1
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SANITÀ NAZIONALE
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«Appena tornai in reparto continua il racconto - parlai con il professor De Tommasi e lo stesso, trovandomi
ancora in lacrime, con palese imbarazzo non riuscì a fornire una spiegazione o giustificazione all'accaduto
limitandosi a scusarsi continuamente restando comunque convinto della sua diagnosi». Qualcosa succede,
ma soprattutto qualcosa cambia: addio operazione.
«Sta di fatto che il giorno successivo sono stata informata dallo stesso De Tommasi che il mio intervento era
stato annullato in quanto "era stato deciso così" ma non per sua volontà, ripetendo che lui restava
fermamente convinto della sua diagnosi. Alla notizia la reazione, specie quella dei miei genitori fu abbastanza
veemente in quanto ritenevamo di aver subito un grande torto, tant'è che mia madre era decisamente
intenzionata a richiedere l'intervento delle forze dell'ordine all'interno del reparto». A maggio del 2009
l'ospedale di Matera ha confermato il problema della donna. Ed è stata operata.
Foto: Un intervento chirurgico
26/05/2011
Il Giornale - Genova
Pag. 40
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Tre domande per salvare il centro trapianti
L'allarme per il progressivo impoverimento di uno dei fiori all'occhiello della Sanità ligure che rischia la
chiusura: «Scenderemo in piazza a difesa della struttura del professor Valente»
Maria Teresa Zimbo Bennardello
L'intervento che segue è il testo di una lettera aperta sul «terremoto" avvenuto al Centro trapianti e inviata al
ministro della Salute, all'arcivescovo di Genova, al presidente della Regione, al presidente della Provincia, al
sindaco di Genova, al rettore dell'Univesrità, all'assessore regionale alla Sanità, al direttore del San Martino e
agli organi d'informazione liguri. Liguria,In qualità di cittadina ligure, di paziente e di familiare di pazienti,
pongo tre domande ai responsabili della nostra salute, e vorrei una risposta chiara e precisa. 1) Cosa si vuole
fare del Centro Trapianti di S.Martino? Ridurlo, chiuderlo, visto che i trapianti di fegato sono già stati sospesi?
E la chiusura temporanea per riorganizzazione, si è tramutata in definitiva? 2) Cosa si vuole fare
dell'Immunologia Trapianti? Visto che il Responsabile Immunologo, valido specialista e responsabile del
servizio, tra un mese lascerà il servizio per prepensionamento, verrà sostituito? Da chi? Senza Immunologia
nessun intervento è possibile!!! 3) I malati debbono cambiare lavoro e città per effettuare i controlli di routine,
o trottare a Milano, Torino o chissà dove, perchè qui a Genova si devono tagliare i costi? Tutti, e siamo
migliaia, siamo pronti a scendere in piazza per difendere la nostra salute, la certezza della cura che oggi ci
garantisce il Servizio Sanitario Ligure e non permettiamo che ci privino di un Centro di eccellenza quale è il
Centro Trapianti d'Organo diretto dal prof.Umberto Valente di S. Martino. Attenzione, perché ci vuole poco a
distruggere il lavoro di 30 anni. Quello che si lascia o si «ridimensiona» è irrimediabilmente perso. Questo
Centro deve continuare a crescere, deve essere potenziato perchè ha la struttura, le potenzialità
organizzative e la credibilità, sia in Italia che all'estero. Attenzione, Genova è stata già privata delle grandi
Industrie che hanno impoverito la città senza nulla in cambio. I cambiamenti sono sempre stati solo un danno
per noi liguri. Questo non deve più succedere. Tutti noi curati dal Prof. Umberto Valente e dalla sua Equipe
multidisciplinare, possiamo testimoniare la profonda capacità, sensibilità, umanità e cura attenta verso noi
pazienti. Ogni malato è una creatura unica, amata e rispettata e non solo da lui, che è l'esempio, ma da tutto
lo staff medico ed infermieristico del Centro. Tutti assieme, malati e politici, per difendere il Centro Trapianti
che è una garanzia per la nostra salute e un bene prezioso per tutti. Pronta a testimoniare e documentare
quanto dichiarato.
Foto: INDISPENSABILE Il Centro trapianti di Genova si è sempre mostrato uno dei punti di eccellenza della
sanità ligure
Foto: ASSESSORE
Foto: Claudio Montaldo responsabile della Sanità
SANITÀ NAZIONALE
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LETTERA APERTA
26/05/2011
Avvenire - Milano
Pag. 3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Vidas, da 30 anni accanto a chi soffre
Ogni anno sono centinaia i pazienti curati da questa istituzione. Un'esperienza cominciata con pochi mezzi e
che oggi conta sull'impegno di 70 operatori e 90 volontari. Cavazzoni: un sogno divenuto realtà Dal 1981
sono stati assistiti gratuitamente in città oltre ventiseimila malati
DI FILIPPO RIZZI
Sono trascorsi 30 anni da quando in maniera pionieristica l'assistenza domiciliare ai malati terminali nella
nostra città e in provincia non solo è divenuta una realtà ma anche un progetto compiuto, grazie alla
caparbietà di Giovanna Cavazzoni. Da quel lontano 1981 il Vidas (il centro di assistenza completa e gratuita
ai malati terminali) ne ha fatta di strada con i suoi pulmini e i suoi volontari lungo ogni angolo della città:
26mila i malati curati gratuitamente nel corso di questi 30 anni. Sono 150 pazienti attualmente curati ogni
giorno (1600 ogni anno). E i dati sul consenso meneghino attorno a questa istituzione sono nella donazione
del 5 per mille che quasi ogni anno supera il milione e mezzo di euro con oltre 30mila preferenze. «Ma tutto
questo non ci basta come anche grazie agli sponsor riusciamo a venire incontro a tante richieste - racconta la
fondatrice Giovanna Cavazzoni - di fronte a un pesante budget di 8 milioni di euro». La storica fondatrice del
Vidas ha elencato ieri nell'ambito di una conferenza per il trentennale della istituzione benefica a Palazzo
Visconti i punti di forza di questo ente come l'hospice Casa Vidas che permette a molti pazienti di affrontare
le pesanti cure. «Questa struttura è un servizio socio sanitario - osserva la Cavazzoni - che si avvale
dell'opera di 70 operatori, specializzati in cure palliative e terapia del dolore, tutti compensati da Vidas,
affiancati da 90 generosi volontari». Durante la conferenza sono corse le immagini di questa gloriosa struttura
meneghina con tante istantanee che ritraggono i grandi testimonial o amici di Vidas: dai direttori d'orchestra
Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Claudio Abbado, al poeta e letterato Dario Fo al cardinale Carlo Maria
Martini, Moni Ovadia, Roberto Benigni ai sindaci Carlo Tognoli e Gabriele Albertini. E non da ultimo il grande
poeta appena scomparso Giovanni Giudici che proprio al Vidas dedicò versi memorabili. La giornata di ieri ha
permesso di ascoltare e raccogliere le testimonianze di chi rappresenta l'ossatura portante di questa
istituzione benefica dal presidente Mario Usellini, al direttore sanitario Giada Lonati, a Giorgio Cosmacini,
docente di storia della Sanità alla Statale di Milano ma anche chi non c'è più ma che ha dato la vita per il
Vidas come il patologo, di fama mondiale, Alberto Malliani. Durante la giornata celebrativa sono rincorse le
domande tipiche di chi vive la condizione di malato terminale e la sua nuova identità, i lunghi turni (anche di
notte) inaspettati negli angoli più remoti della città per molti volontari o le domande impossibili «Quanto mi
resta da vivere ancora?» o come far elaborare, in modo dignitoso, il lutto di una persona cara al ristretto
nucleo familiare. Su tutto è rieccheggiato, grazie a un filmato di Luca Scarella, il sogno divenuto realtà di una
ragazza 16enne, l'allora adolescente Giovanna Cavazzoni che assisteva nel dopoguerra in una casa di
ringhiera una donna di 35 anni, malata incurabile: «Quel progetto è divenuto realtà - è la riflessione finale
della Cavazzoni - da quel giorno promisi a me stessa: "Da grande farò un'opera piccola ma che possa dare
tutte le risposte"». L'ASSOCIAZIONE Settanta operatori specializzati nelle cure alcune immagini evocative
del centro di assistenza e gratuita Vidas che opera da 30 anni in città e in 80 comuni della provincia.
Attualmente l'istituzione benefica si avvale dell'opera di 70 operatori, specializzati in cure palliative e terapia
del dolore. Sono attualmente 150 i pazienti curati in un giorno (1.600, di media, in un anno).
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ASSISTENZA SANITARIA
26/05/2011
Avvenire - Milano
Pag. 1
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Domenica prossima, consulti gratuiti e convegni dedicati all'osteoporosi
Chiedi, conosci, curati, combatti il dolore inutile»: è questo lo slogan della «Decima Giornata Nazionale del
Sollievo» che si svolgerà domenica e a cui parteciperanno 62 ospedali italiani «a misura di donna», premiati
cioè con i «Bollini rosa» dell'Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (Onda). In Lombardia è record di
adesioni: 24 centri, che coprono tutte le città e molte zone nelle province, con consulti gratuiti, convegni,
incontri. A Milano hanno aderito l'ospedale San Carlo, Buzzi, Carlo Besta, Policlinico, Fondazione Maugeri, e
Humanitas-Rozzano. Tutte le iniziative sono dedicate alle donne, perché è su di esse che il dolore cronico si
accanisce di più e sono le donne ad essere vittime di patologie in cui la sofferenza fisica è più intensa. Tra
queste troviamo l'osteoporosi, che, non a caso, è stata scelta dall'Osservatorio per condurre un'indagine sul
dolore cronico. I risultati dimostrano quanto occorra sensibilizzare e informare ancora su questo tema: delle
circa 1000 donne coinvolte, a soffrire di dolore cronico sono 7 su 10, la metà con dolore di forte intensità ma
solo l'11,5% si dichiara soddisfatta delle terapie ricevute. «Spesso le terapie che le donne ricevono non sono
adeguate - aggiunge Francesca Merzagora, presidente di Onda - Questa situazione deve cambiare, alla luce
delle raccomandazioni fornite dalle Linee guida applicate in tutti i Paesi». «Il dolore cronico - spiega Micaela
Huscher, Specialista in Anestesia e rianimazione degli Ospedali civili di Brescia - come tale, deve essere
considerato ai fini terapeutici, in quanto costituisce in se stesso una patologia. Pertanto anche il dolore
femminile legato sia alle variazioni ormonali della donna sia, in età più avanzata, all'osteoporosi, dev'essere
considerato una patologia in sé, da trattare in maniera adeguata ed efficace».
SANITÀ NAZIONALE
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La giornata Dolore cronico, ospedali aperti
26/05/2011
Il Secolo XIX
Pag. 12
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«BILANCI DROGATI, COSÌ LA LIGURIA HA EVITATO IL
COMMISSARIAMENTO»
AL COST.
GENOVA . Asl e ospedali liguri hanno chiuso il primo trimestre 2011 con un passivo di 42 milioni e 733 mila
euro. Proiettato a fine anno porta il deficit della sanità ligure a 170 milioni e 932 mila euro. Cifre prima
mormorate, frutto di indiscrezioni, e ora messe nero su bianche nei conti economici che la Regione Liguria
nei giorni scorsi ha inviato ai ministeri della Sanità e dell'Economia. Ufficialità che ridà fiato alle polemiche nel
campo dell'opposizione. «Questi conti sono la conferma che i bilanci del 2010 sono stati "drogati"» è l'attacco
di Luigi Morgillo, vicepresidente del consiglio regionale ed esponente del Pdl. Drogati perché, secondo il
consigliere regionale spezzino «non sarebbe stato possibile chiudere il 2010 con un passivo di circa 97
milioni e ritrovarsi tre mesi dopo con un deficit quasi raddoppiato». Per il Pdl è la certezza che sui conti del
2010 la Liguria abbia dirottato «il tesoretto accantonato con le cartolarizzazioni e destinato ai nuovi ospedali,
il Felettino e il Galliera, ai quali invece sono stati destinati i finanziamenti già messi via per l'ospedale di
Vallata di Genova e che avrebbero potuto essere impiegati per il nuovo progetto dell'ospedale del Ponente,
sempre a Genova». Rispetto ai conti del primo trimestre del 2010 migliorano la Asl3 (che passa da 7 milioni e
300 mila euro di disavanzo a 3 milioni e 250 mila) e Asl5 (da -3,9 a -1,5). Peggiorano Asl 1 imperiese (da -1,4
a -4 milioni), Gaslini (da -1,5 a -2,3) e Ist (che da 800 mila euro, passa ad un rosso di 3,5 milioni). Risultati
che qualche direttore generale pensa possano avere un peso sulle ormai prossime nomine dei nuovi
manager della sanità ligure dal momento che gli attuali sono tutti in scadenza.
SANITÀ NAZIONALE
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POLEMICA DEL PDL SUI CONTI DELLE ASL. VERSO UN DEFICIT DI 170 MILIONI IL CASO
26/05/2011
Il Secolo XIX
Pag. 12
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Medici di famiglia, fuga in massa verso la pensione
Oltre 400 potrebbero lasciare prima della riforma
ALESSANDRA COSTANTE
I tecnici la chiamano propensione all'esodo dal lavoro. Riguarda chi gioca d'anticipo e chiede di andare in
pensione prima del tempo. In Liguria l'allarme sta suonando, e forte anche, per i medici di famiglia. Con la
riforma pensionistica alle porte ed uno scenario che porta a 67 anni l'età minima per chiudere con il lavoro,
molti sono pronti ad abbandonare immediatamente borsa e pazienti. I numeri spaventano: in Liguria i medici
di base convenzionati con il sistema sanitario sono 1.430, oltre 400 hanno tra i 60 e i 65 anni. Il segnale di
pericolo che arriva dal sindacato che li riunisce, la Federazione dei medici di medicina generale, è che nei
prossimi mesi gran parte degli "anziani" potrebbero decidere di mollare. «Se anche solo andassero in
pensione cento all'anno non avremo le forze di sostuirli visto che dalla scuola di specializzazione ne escono
appena una trentina all'anno» spiega il segretario regionale della Fimmg, Francesco Prete. «O si aumenta il
numero oppure in queste condizioni - aggiunge - i pazienti delle zone periferiche rischiano davvero di restare
senza assistenza». Che non sia solo catrastofismo si capisce dalla riunione, riservata ai medici over 60,
convocata per il 31 maggio all'ordine dei medici di Genova, il territorio più a rischio con i suoi 630
professionisti e oltre 200 ultrasessantenni. All'ordine del giorno la riforma che l'Enpam, la loro cassa
previdenziale autonoma, deve mettere in atto per rispondere al pressing del governo su tutti gli istituti
pensionistici privati (dai geometri ai giornalisti). «Il governo ci chiede di avere riserva tecnica per poter pagare
le pensioni nei prossimi 30 anni e una delle ipotesi allo studio è l'innalzamento dell'età pensionabile» sostiene
Guido Marasi, rappresentante della Liguria nella consulta dell'Enpam. «I medici attuamente possono andare
in pensione tra i 65 e i 70 anni, ma con una penalizzazione del 3% all'anno - prosegue - e a determinate
condizioni possono anticipare la scelta a partire dai 60 anni». La tentazione della pensione anticipata diventa
così quasi irresistibile, anche perché riforma è prevista per gennaio 2012. «Le condizioni di lavoro sono
mutate, la burocrazia ci sta schiacciando: una volta - conclude Marasi - facevamo ricorso per restare a
lavorare dopo i 60 anni, ora succede il contrario». Senza la riforma pensionistica la coppa anagrafica che
avrebbe evidenziato la carenza dei medici di famiglia era prevista nel 2015 . Il motivo? A cavallo degli anni
Ottanta l'ordine dei medici della Liguria aveva circa duemila nuovi iscritti all'anno; poi è arrivato il numero
chiuso alla Facoltà di medicina e ora i nuovi iscritti sono 200. «Con questa tendenza l'emergenza ci arriverà
addosso molto prima del previsto - è il parere di Angelo Canepa, presidente genovese della Fimgi - anche
perché di quelli che sono in graduatoria oggi molti hanno già trovato altro».
in numeri
1.430
i medici di famiglia che lavorano in Liguria
30% i medici di famiglia che hanno compiuto i 60 anni e che potrebbero optare per l'esodo anticipato dal
lavoro
20% circa quelli che raggiungono la quota massima di assistiti che è di 1.500 persone
Foto: Una vaccinazione nell'ambulatorio di un medico di famiglia
SANITÀ NAZIONALE
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QUASI UN TERZO HA PIÙ DI 60 ANNI
26/05/2011
Panorama Economy - N.23 - 1 Giugno 2011
Pag. 86
(diffusione:66784, tiratura:101707)
Diagnosi precoce a rimborso totale
dirigenti Parte a giugno la nuova offerta del Fondo per l'assistenza sanitaria integrativa a favore degli oltre
300 mila iscritti.
Sostenere le cure di chi si ammala, ma contemporaneamente prevenire: è e sarà sempre di più questa la
linea strategica che il presidente Stefano Cuzzilla ha impresso al Fasi, il Fondo per l'assistenza sanitaria
integrativa dei dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi. Una linea innovativa, che, dal prossimo mese di
giugno, troverà una prima espressione concreta: un'iniziativa per la diagnosi precoce di alcune tra le
patologie più pericolose e ricorrenti nell'età matura totalmente a carico del Fondo e quindi a integrale
beneficio degli iscritti. Cancro al collo dell'utero, del colon retto e del seno per le donne di 45 anni e oltre;
cancro alla prostata per gli uomini della stessa età; cancro del cavo orale per uomini e donne con età
maggiore di 45 anni; maculopatia e glaucoma per donne e uomini oltre i trent'anni e patologie a seguito di
edentulia per donne e uomini oltre i 65. Un «pacchetto» di interventi diagnostici che tradizionalmente
rientravano tra quelli rimborsati solo parzialmente dal Fasi e che invece, appunto dal prossimo giugno,
verranno rimborsati integralmente, salvo una partecipazione fissa nella misura di 500 euro per le patologie da
edentulia, nel solo caso in cui il paziente richieda di poter disporre di una nuova protesi. Una scelta di politica
sanitaria che nasce e incarna la qualità dell'impegno che il Fasi, con il pieno consenso delle due anime che lo
muovono - quella confindustriale e quella manageriale - esprime sempre meglio e sempre più. «Confindustria
e Federmanager hanno avuto la lungimiranza di creare un Fondo di Assistenza sanitaria integrativa per via
contrattuale per la tutela dei dirigenti, anche pensionati, e delle loro famiglie» spiega Stefano Cuzzilla. «Il Fasi
è un Fondo senza scopo di lucro ispirato da un vincolo mutualistico e di solidarietà intergenerazionale tra gli
iscritti, che opera secondo un principio di non selezione del rischio e che si basa su un sistema di rimborso
tariffario. Attualmente, il Sistema Fasi, è un modello di riferimento per la sanità italiana, sia privata che
pubblica, e per le istituzioni sia nazionali che regionali». «Il dato oggettivo, inoltre, è che oggi l'assistenza
sanitaria integrativa è diventata senza dubbio un secondo pilastro indispensabile alle famiglie» aggiunge
Cuzzilla. «Non più un lusso, insomma, ma una necessità. Questo dato di fatto accentua anche il carattere di
sussidiarietà sociale della nostra azione, ci carica - se possibile - di ulteriore responsabilità». Ebbene, il
decreto Sacconi del 2009 ha stabilito che, a partire dall'anno gestionale 2010, i Fondi che riservano almeno il
20% delle risorse destinate all'assistenza degli iscritti, alle prestazioni odontoiatriche e all'assistenza sociosanitaria, consentono agli iscritti stessi la non concorrenza alla formazione del reddito dei contributi che
versano. «In oltre trent'anni di attività» spiega ancora Cuzzilla, «il Fasi è diventato, con oltre 300 mila assistiti,
uno dei più grandi Fondi di categoria in Europa. La rete delle strutture sanitarie convenzionate con il Fondo è
stata nel 2011 ulteriormente potenziata, attraverso una scrupolosa selezione e con particolare attenzione alla
qualità e all'eccellenza delle stesse, tanto che si è passati dai circa 1.300 nel 2010 a 1.769 convenzioni».
1.769 convenzio ni La rete di strutture sanitarie che hanno fatto accordi con il Fasi (nella foto, il presidente
Stefano Cuzzilla).
SANITÀ NAZIONALE
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