Testi e foto I suoi grandi vantaggi sono la razionalità e la riproducibilità. L’illuminazione normale, lampada + condensatore, non ha punti fermi: - a che altezza sta il condensatore ? - l’immagine luminosissima del filamento dove si forma ? - quali altre immagini fantasma disturberanno la vera immagine ? L’illuminazione di Kohler, mediante una serie di movimenti prefissati, crea una situazione di illuminazione che non solo è razionale ed efficiente, ma sopratutto è sempre riproducibile e quindi, confrontabile. Alla fine di questa serie di movimenti, ci ritroveremo con il condensatore perfettamente regolato e con la nostra bella immagine libera da disturbi ottici indesiderati Si presuppone che il nostro microscopio sia dotato del sistema illuminante adatto e che almeno la lampada sia ben centrata. Apriamo del tutto il diaframma di apertura (quello sul condensatore) e mettiamo sul microscopio un vetrino con un soggetto non troppo scuro, montiamo un’ottica medio bassa (es. 20x) e mettiamo bene a fuoco. La messa a fuoco non va più toccata ! Chiudiamo ora del tutto il diaframma di campo (quello più basso, da dove arriva la luce). Il campo diventerà scuro e si vedrà la macchia sfuocata dell’immagine del diaframma. A questo punto regoliamo l’altezza del condensatore fino a mettere a fuoco i bordi del diaframma. L’altezza del condensatore non va più modificata ! Regoliamo la centratura del condensatore rispetto alla sorgente luminosa, useremo le due viti apposite per centrare l’immagine del diaframma. Riapriamo il diaframma di campo, il suo compito è finito. Guardando l’immagine sul vetrino, chiudiamo adagio il diaframma di apertura (sempre quello del condensatore) fino a che si nota un leggero calo di luminosità. Halt, fermi, stop ! Questa è l’illuminazione secondo Kohler, noterete la pulizia dell’immagine ed anche una già apprezzabile effetto tridimensionale. Può ancora essere leggermente ritoccata e migliorata, ma almeno è una illuminazione ottimale e standard ! Se io interpongo un qualsiasi oggetto opaco sul percorso illuminante, creo delle ombre che enfatizzano l’immagine osservata. E’ come la luce radente dell’alba, che mette in evidenza ogni piccola difformità della spiaggia. In pratica, io vedo il piccolo particolare in quanto il mio occhio è guidato dall’ombra, che lo “punta” e lo mette in evidenza. L’ombra può essere creata in qualsiasi modo: inserendo una maschera di cartone sul percorso della luce, spostando lateralmente la stessa sorgente di luce, deviando una delle lenti che la concentrano, ecc. ecc. Per provarla mettiamo sul microscopio un obiettivo di media potenza (40x) e osserviamo una diatomea del Test di Kemp di cui in luce normale non si riesca ancora a vedere le striature, ad esempio la terza (Stauroneis phoenicentron). Prendiamo un cartoncino e occludiamo parzialmente il percorso dei raggi luminosi: vedremo che l’immagine diventa sempre più scura e più contrastata, quasi diventasse a tre dimensioni, fino a mettere in evidenza quelle striature che prima non erano assolutamente visibili, ma che ora sono evidenti grazie alle ombre che si sono formate. Rifacciamo la stessa prova in vari modi e con varie forme, notando il diverso effetto. Se la lente frontale del condensatore è ribaltabile, spostiamola appena appena, l’effetto sarà immediato. A sinistra in luce normale, a destra un cartoncino parallelo alle strie chiude oltre metà del cono luminoso. Se inseriamo una lamina polarizzata in un raggio di luce, apparentemente non succede nulla, ma se ne inseriamo una seconda, vediamo che la luce cala e ruotando una qualsiasi delle due lamine la luce arriva fino ad estinguersi del tutto. Il motivo è che la lamina polarizzata lascia passare la luce secondo un unico piano di oscillazione, come fosse una griglia. La seconda lamina se ha la griglia nello stesso senso non modifica nulla, altrimenti estingue parte della luce e, se girata di 90 gradi rispetto alla prima, annulla del tutto la luce, arrivando alla completa estinzione. Alcune sostanze che noi esaminiamo al microscopio, inserite in un simile sistema di illuminazione, modificano a loro volta il percorso dei raggi luminosi, dando origine a figure geometriche ed a colori vivacissimi che le mettono in grande evidenza. Per delle semplici prove, senza voler spendere grandi cifre per strumenti speciali, utilizziamo un vecchio filtro fotografico ed un vecchio paio di occhiali Polaroid. Il filtro sarà un polarizzatore lineare che monteremo subito sopra al diaframma di campo, gli occhiali Polaroid verranno tagliati con delle forbici robuste per ottenere un piccolo dischetto da inserire tra la testata ed il gruppo porta obiettivi: sarà quello che viene chiamato Analizzatore. Polarizzatore Analizzatore Foglia di Zea mais in luce polarizzata