Luglio - Agosto 2011
ospedaleniguarda.it
Poste Italiane Spa
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
La visita del Premier
Un saluto a Luca e un impegno per l’Unità Spinale
le
ria
Edito
Il nuovo Collegio
di Direzione
In questi giorni è avvenuta la nomina e
l’insediamento del Collegio di Direzione della
Nostra Azienda. Il Collegio è composto oltre
che dal Direttore Sanitario, dal Direttore
Amministrativo, dal Direttore del Ditra, dal
Direttore Medico e Amministrativo di Presidio,
dai Direttori dei 13 Dipartimenti Clinici e
Amministrativi in cui sono organizzate le
strutture complesse e semplici dell’Azienda.
Come recita il Piano d’Organizzazione il
Collegio di Direzione, a norma dell’art.17
del d.lgs. 229/99 e secondo gli indirizzi
regionali, coadiuva il Direttore Generale
nell’assunzione delle decisioni gestionali,
collabora all’elaborazione ed attuazione degli
indirizzi e dei piani aziendali, nonché alla
programmazione e valutazione delle attività
tecnico-sanitarie e di quelle di alta integrazione
sanitaria. In particolare il Direttore Generale
si avvarrà dello stesso per l’elaborazione del
programma di attività dell’azienda, nonché per
l’organizzazione e lo sviluppo dei servizi e per
l’utilizzo delle risorse umane. Un Organo, quindi,
con compiti importanti per la collaborazione dei
professionisti nella governance dell’Azienda. La
nostra Mission: questo è stato il primo punto
che ho voluto sottolineare nell’insediamento
del nuovo Collegio in cui oltre alla conferma di
9 Direttori hanno fatto il loro ingresso 4 nuovi
colleghi da me individuati dopo aver esaminato
le candidature pervenute e presentate dai
Comitati di Dipartimento.
CONTINUA A PAGINA due
Pasquale Cannatelli
Direttore Generale Niguarda
Oncogenomica
Il Premier, Silvio Berlusconi, accompagnato dal Prefetto di Milano Gian Valerio
Lombardi (a sinistra) e il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli (a destra)
D
omenica 19 giugno il
Presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, ha fatto
visita a Luca Barisonzi, l’alpino
colpito in un attentato in Afghanistan
lo scorso 18 gennaio. Il ventunenne
è ricoverato da mesi presso l’Unità
Spinale, dove con tenacia sta
affrontando una lunga riabilitazione.
Il colloquio con il caporalmaggiore
è durato quasi un’ora al termine del
Dislipidemie
quale Berlusconi si è detto molto
impressionato per “la volontà e la
serenità: ha un grande attaccamento
al corpo degli Alpini- ha affermato- e
mi ha spiegato che come italiano è
consapevole di aver reso un grande
servigio al suo Paese e che ha
accettato di andare in Afghanistan
per difendere la pace di tutti”.
CONTINUA A PAGINA due
Medicina e tecnologia
Nella “hit parade” Colesterolo LDL:
Dritti al cuore
Una nuova tecnica ideata dagli
della ricerca mondiale un nuovo farmaco
specialisti del Niguarda, applicata
Niguarda c’è
contro le forme più rare per la prima volta al mondo
Nature Medicine: il nostro
Ospedale e IRCC Candiolo tra i
top della ricerca contro il cancro
A
tenere alta la bandiera della ricerca
“made in Italy” c’è il Niguarda, l’unico
ospedale italiano premiato per le
ricerche contro il cancro da Nature Medicine,
la rivista internazionale che di recente ha stilato
la classifica delle pubblicazioni scientifiche
più citate nel triennio 2008-2010 in campo
oncologico.
CONTINUA A PAGINA tre
Ottimi risultati contro l’ipercolesterolemia
omozigote e la chilomicronemia
B
astano poche compresse e il colesterolo
LDL, quello “cattivo”, è dimezzato.
I risultati sono tanto sbalorditivi (in
alcuni casi la riduzione e arrivata al 70-80%),
quanto importanti, si tratta, infatti, di una vera
e propria rivoluzione per le persone colpite da
forme finora incurabili di ipercolesterolemia
omozigote.
CONTINUA A PAGINA sette
N
ei giorni scorsi presso la nuova sala
ibrida dell’Ospedale Niguarda di
Milano, per la prima volta al mondo
è stata applicata una protesi mitralica
biologica con un approccio mini-invasivo
attraverso l’atrio sinistro.
CONTINUA A PAGINA due
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Il giornale di Niguarda
Anno 6 - Numero 3
due
La visita del Premier
SEGUE DALLA PRIMA
Si è parlato anche di Lokomat, un robot speciale che serve per la
riabilitazione di pazienti con lesioni al midollo spinale. Per l’acquisto
del macchinario servono 300 mila euro e si è organizzato una
raccolta fondi cui anche Berlusconi contribuirà con un’importante
donazione.
“Noi che siamo immersi in una quotidiana vita di contrapposizioneha detto Berlusconi al termine della visita- dovremmo molto più
spesso guardare a chi soffre e trarre degli insegnamenti per essere
più in pace l’uno con l’altro”.
Al termine della visita il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli,
si è detto molto soddisfatto per la riuscita dell’evento. “Ho ricevutoha spiegato- il ringraziamento sia dal Prefetto che dai collaboratori
della Presidenza del Consiglio; abbiamo dimostrato anche in quest’
occasione che sappiamo lavorare in squadra organizzandoci in
poche ore. Un ringraziamento speciale alla dottoressa Redaelli e alla
sua équipe, capaci non solo di offrire cure qualificate ma un clima
di grande umanità ed accoglienza nei confronti dei pazienti e dei
loro familiari, questo me l’ha sottolineato il Presidente Berlusconi”.
Alcuni pazienti hanno incontrato il Premier. Tra loro
anche un insorto libico e ora ricoverato a Niguarda
Dermatologia oncologica
Impianto di protesi mitralica
Con il laser a caccia di melanomi
A Niguarda uno speciale microscopio per smascherare i nei sospetti
L
a tecnologia progredisce e ci aiuta, ma non bisogna
dimenticare che la battaglia contro il melanoma inizia
nel quotidiano con l’osservazione periodica dei nei.
Per questo l’“alfabeto” può esserci d’aiuto: per riconoscere
le modificazioni sospette di un neo o di una macchia scura
di recente insorgenza si fa riferimento, infatti, alla “regola
dell’ABCDE”. A sta per Asimmetria; B significa Bordi
irregolari; C Colore variabile; D come Dimensioni, che
aumentano sia in larghezza sia in spessore; E come Evoluzione
progressiva: raramente il melanoma resta identico a se stesso
in quanto la lesione tende a crescere e allargarsi rapidamente.
Occhi ben aperti, dunque, su queste “macchioline” che tanto
trascurabili non lo sono di certo e i dati sul melanoma cutaneo
(che dai nei può originare), lo confermano: negli ultimi 15
anni la casistica è praticamente raddoppiata; in Italia in
media si verificano 7-10 casi su 100.000 abitanti ogni anno;
la fascia d’età maggiormente a rischio è quella che va dai 25
ai 50 anni e le donne sono più colpite rispetto agli uomini.
Mortale, l’1,1% di tutti i decessi per cancro nel nostro paese
è dovuto a questa neoplasia, ma il melanoma si può fermare:
infatti, scoperto in anticipo ed eliminato con una corretta
asportazione chirurgica, durante la fase di sviluppo iniziale,
questo tumore è del tutto guaribile.
Prevenzione è la parola d’ordine e la visita specialistica è
oggi supportata da una serie di dispositivi tecnologici che
aiutano il medico a “vedere prima e meglio”: dermatoscopio,
stereomicroscopio e videomicroscopio sono da tempo
“entrati nello studio del dermatologo”, ma l’ultimo ritrovato
in materia, e che lo specialista valuterà se utilizzare a seconda
del caso, si chiama microscopio laser confocale, una
tecnologia che rappresenta un’autentica rivoluzione. In Italia
è utilizzato solo in una decina di centri e da poco è presente
anche a Niguarda, grazie alla generosa donazione di un
privato (Vittorio Orlandi). “La nostra Mamma, che è sempre
presente nei nostri cuori- ha dichiarato la famiglia Orlandi-,
ci ha educati nel rispetto e nell’amore verso il prossimo.
Seguendo tale insegnamento abbiamo voluto ricordarLa
donando all’Ospedale Niguarda uno strumento che potesse
aiutare i medici a prevenire il peggio salvando così delle vite
umane”.
Si tratta di un piccolo strumento delle dimensioni di un
ecografo che, grazie all’utilizzo di un laser, consente di
analizzare in profondità le caratteristiche del neo. In questo
modo si possono vedere le cellule della lesione in vivo,
valutando se sono sospette.
“La tecnologia è di ultima generazione - spiega il dermatologo
Ignazio Stanganelli della Dermatologia Oncologica - e
la scansione ottica digitale consente di avere un punto di
osservazione paragonabile a quella di una biopsia, ma che
viene effettuata in vivo e senza bisogno di asportazioni.
Particolarmente utile la microscopia confocale si rivela nella
valutazione dei nei molto piccoli, ovvero di diametro inferiore
ai 6 mm. Queste lesioni, generalmente non palpabili, sono
quelle in cui è più difficile individuare l’atipia”.
1 su 200.000
Un neo tipico (a sinistra) ed un melanoma (a destra)
visti con il microscopio confocale
Le dichiarazioni alla stampa al termine della visita
La letteratura scientifica fornisce questa indicazione:
mediamente 1 neo ogni 200.000
tende ad evolvere in una lesione pericolosa.
SEGUE DALLA PRIMA
L’intervento, andato a buon fine, è stato realizzato su una
paziente di 80 anni portatrice di una protesi mitralica ormai
mal funzionante e applicata chirurgicamente 10 anni prima.
L’intervento tradizionale presentava rischi elevatissimi
a causa della fragilità della paziente, per cui si è deciso di
procedere nel modo meno invasivo possibile.
L’équipe cardiochirurgica guidata da Luigi Martinelli ha
praticato un’incisione di pochi centimetri sulla parete destra
del torace e predisposto delle suture di protezione sulla parete
laterale dell’atrio sinistro. Il gruppo degli emodinamisti, guidato
da Silvio Klugmann, attraverso un catetere, ha successivamente
impiantato la nuova valvola biologica all’interno di quella mal
funzionante.
Fino ad oggi l’accesso trans-catetere alla valvola mitrale è stato
praticato attraverso altri due ingressi: l’introduzione attraverso
l’arteria femorale, che però risulta essere poco agevole per
interventi sulla mitrale, e l’inserimento dal ventricolo sinistro che
comporta il “sacrificio” di tessuto cardiaco.
“L’accesso dall’atrio sinistro - spiega Luigi Martinelli - presenta
numerosi vantaggi. In primo luogo vengono ridotti i rischi di
sanguinamento in quanto l’atrio sinistro è una zona a bassa
pressione, facilmente controllabile con le suture posizionate
intorno al catetere, contrariamente all’apice del ventricolo
sinistro che spesso si rivela fragile e può esporre ad emorragie
devastanti. Non solo. La vicinanza dell’atrio alla zona bersaglio
consente di raggiungerla direttamente senza dover manovrare
il catetere lungo tutto il decorso dell’aorta con rischio di
mobilizzare trombi e causare embolie cerebrali. Ultimo, ma
non trascurabile vantaggio di questo accesso è la possibilità,
in caso di instabilità emodinamica, di instaurare rapidamente
la circolazione extracorporea e procedere alla sostituzione
della protesi con tecnica tradizionale senza modificare la via
di accesso”. La tecnica ideata dagli specialisti del Niguarda
è stata praticabile grazie alle sofisticate tecniche di imaging
presenti nella nuova sala ibrida, che hanno consentito alle
équipe di avere un monitoraggio in diretta del posizionamento
della protesi.
“La tecnica - commenta Silvio Klugmann - è certamente
innovativa e apre la strada non solo per la sostituzione di valvole
artificiali ormai mal funzionanti, ma anche per quelle native”.
Editoriale
SEGUE DALLA PRIMA
Ho voluto, inoltre, sottolineare come da parte dell’Alta
Direzione c’è una grande aspettativa per cui si richiede
al Collegio un importante lavoro per un’individuazione
e condivisione delle scelte strategiche, per la gestione e
monitoraggio dell’andamento degli obiettivi e progetti
Aziendali, per l’attuazione degli indirizzi Regionali e per il
recepimento delle proposte dei vari Dipartimenti.
Vogliamo non un organismo formale o di consenso,
sarebbero tempo e soldi sprecati, ma un luogo di lavoro, di
assunzione di responsabilità, dialettico e propositivo in modo
costruttivo, attento alla qualità e fattibilità delle proposte:
proprio per questo ci daremo scadenze quindicinali per gli
incontri del Collegio e ci sarà una verifica annuale sugli
obiettivi aziendali in cui sono coinvolti i Direttori.
Il Direttore di Dipartimento ha una funzione di coordinamento
del lavoro che deve avvenire a livello dipartimentale:
un impegno che deve vedere i professionisti ai vari livelli
coinvolti nella programmazione, organizzazione e gestione
delle strutture, servizi e attività; un coinvolgimento in primis
dei Direttori delle Strutture Complesse, di quelle Semplici e
di tutto il Comitato di Dipartimento.
Il Dipartimento dovrà essere sempre di più un luogo di lavoro
dei professionisti per individuare priorità, appropriatezza,
efficacia ed efficienza nell’offerta delle cure e dei servizi.
Il Dipartimento, che a Niguarda in alcuni casi è composto
da oltre dieci tra strutture complesse e semplici, deve
sviluppare una capacità di elaborazione, proposta e
gestione delle risorse umane, tecnologiche e strutturali,
tenendo conto di quelli che sono gli indirizzi del Sistema
Sanitario Regionale e Nazionale e della politica aziendale.
Nel lavoro dipartimentale si deve inoltre favorire la capacità
d’integrazione fra le varie strutture del Dipartimento, ma
anche fra i vari Dipartimenti, per garantire al paziente un
percorso di cura integrato: una collaborazione che deve
poi svilupparsi, allargarsi e valorizzare tutto ciò che offre
il S.S. Regionale (Strutture per Sub-Acuti, Riabilitazione,
Ospedalizzazione Domiciliare, ADI, ecc…).
Solo un lavoro integrato permette di far fronte alla domanda
sempre più complessa che arriva e viene trattata nel nostro
Ospedale e nello stesso tempo può garantire insieme
all’efficacia anche un’efficienza nell’uso delle risorse.
A proposito di efficienza, come più volte detto in questa
prima parte dell’anno, oggi siamo chiamati a rivedere ciò
che facciamo per recuperare su questo versante. I dati del
primo semestre ci chiedono un impegno serio: per questo
chiedo la Vostra collaborazione insieme ai nuovi Direttori
di Dipartimento.
Pasquale Cannatelli
Direttore Generale Niguarda
IL NUOVO COLLEGIO DI DIREZIONE
Direttore Amministrativo: Marco Trivelli; Direttore Sanitario:
Giuseppe Genduso; Direttore Medico di Presidio: Gaetano
Elli; Direttore Amministrativo di Presidio: Silvia Carabellese;
Direttore Dip. Medico Polispecialistico: Fabrizio Colombo;
Direttore Dipartimento Chirurgico: Raffaele Pugliese; Direttore
Dip. Cardiotoracovascolare: Maria Frigerio; Direttore Dip.
di Tecnologie Avanzate Diagnostico Terapeutiche: Claudio
Rossetti; Direttore Dip. Oncologico: Enrica Morra; Direttore
Dip. di Medicina di Laboratorio: Marcello Gambacorta;
Direttore Dip. Materno Infantile: Costantino De Giacomo;
Direttore Dip. Neuroscienze: Claudio Betto; Direttore Dip.
Emergenza Urgenza EAS: Dario Capitani; Direttore Dip. Salute
Mentale: Arcadio Erlicher; Direttore Dip. Trapianti: Andrea
De Gasperi; Direttore DITRA: Giovanna Bollini; Direttore
Dip. Coordinamento Operativo Aziendale: Vilma Calandri;
Direttore Dipartimento Patrimonio e Innovazione Tecnologica:
Carlo Maria Badi.
tre
Neuropsicologia cognitiva
Alzheimer: una “malattia di famiglia”
Lo sportello dedicato compie un anno
C
’è uno spettro che si aggira per la nostra società
sempre più curva e incanutita. Il nome è Alzheimer
ed è difficile da dimenticare per tutti tranne che per
loro: i malati.
I dati fotografano l’esplosione. Secondo il Rapporto
mondiale di Alzheimer Disease’s International,
pubblicato a settembre 2010, oggi nel mondo le persone
affette da demenza sono 35,6 milioni: ebbene questo
numero è destinato a raddoppiare nel 2030 e a triplicare
nel 2050. In Europa è previsto un aumento del 34% solo
in questo decennio. Numeri che spaventano, che da un
lato riflettono l’invecchiamento, sempre più evidente,
della popolazione e che al contempo sono lo specchio
del cammino della ricerca a cui molte pagine rimangono
ancora da riempire. I farmaci ad oggi disponibili, infatti,
sono solo in grado di rallentare quella corsa verso l’oblio
che inevitabilmente trascina con sé anche chi sta intorno al
malato e si prende cura di lui.
Con l’obiettivo di sostenere e aiutare il caregiver (chi
assiste il malato) nel suo delicato compito, presso il Centro
di Neuropsicologia Cognitiva ha aperto, da un anno, lo
Sportello Alzheimer. Nato grazie alla collaborazione con
A.I.M.A., Associazione Italiana Malattia di Alzheimer
e i Consigli di Zona 2 e 9, si accede al servizio senza
appuntamento direttamente in Ospedale o chiamando una
linea telefonica dedicata. Le richieste più frequenti sono
d’informazioni sulla patologia. Non solo: lo sportello oltre
a fornire assistenza psicologica si prende cura di segnalare
altri snodi di supporto territoriale, come ad esempio altre
associazioni di volontari che possono aiutare i familiari
ad orientarsi nella “jungla legislativa”, in cui ci si trova
a muoversi per ottenere le agevolazioni previste per
questo tipo di situazioni (pratiche d’accompagnamento,
d’invalidità, assistenza domiciliare).
Sono un centinaio le persone che si sono rivolte allo
sportello e dall’analisi delle segnalazioni emerge che
il caregiver medio è donna, spesso figlia, per la quale il
prendersi cura del malato diventa sempre più un “impiego”
a tempo pieno, tanto da dover essere costretta a lasciare
l’attività lavorativa. “I familiari- spiega Gabriella
Bottini, Direttore della Neuropsicologia Cognitiva- sono
impreparati ad affrontare l’evoluzione della malattia, che
è progressivamente invalidante. La cura di questi pazienti
è molto complessa perché il quadro clinico si caratterizza
non solo per i deficit cognitivi, ma anche per i disturbi
del comportamento che condizionano drammaticamente
il normale iter familiare, stravolto dall’insorgenza dei
nuovi bisogni del paziente”. Ed ecco che di pari passo
con il crescere del carico di assistenza, e della stanchezza
fisica che ne consegue, nel caregiver compaiono anche
ansia e depressione. “Per questo- continua Bottiniparallelamente allo sportello abbiamo organizzato
dei gruppi di auto-aiuto. Un ciclo di incontri in cui un
gruppetto di 5-8 caregiver sotto la guida di un terapeuta
parlano della loro esperienza, condividendola. Questo da
un lato permette di constatare che altre persone hanno il
tuo stesso problema facendoti sentire meno sola, dall’altro
è un’occasione per scambiarsi informazioni su come poter
far fronte alle difficoltà quotidiane”.
Di certo la partita contro l’Alzheimer è ancora aperta e
lontana dalla vittoria, ma forse è anche grazie ad iniziative
come queste che quello spettro ci fa meno paura.
Nella “hit parade” della ricerca mondiale Niguarda c’è
SEGUE DALLA PRIMA
Un’esclusiva che il Niguarda divide con l’Istituto per
la Ricerca e la Cura del Cancro (IRCC) di Candiolo
(Torino), con cui peraltro collabora da cinque anni per gli
studi sulla personalizzazione su base molecolare della terapia
del carcinoma colorettale, studi che hanno meritato questo
importante riconoscimento a livello mondiale. Niguarda e
IRCC-Candiolo sono gli unici italiani citati nella lista dei
top-30; il parametro di giudizio adottato è quello del numero
di citazioni, un indice che consente di valutare quali sono state
le scoperte più fertili e quindi più utilizzate già nell’attività
clinica oppure prese come punto di partenza per lo sviluppo
di nuovi studi da parte di altri ricercatori.
“È considerato l’indice più importante della qualità
complessiva della ricerca- commenta Salvatore Siena,
Direttore dell’Oncologia Falck-.”
Il nucleo fondante della ricerca è stata la scoperta di
biomarcatori utili per la cura del tumore del colon e retto:
in pratica, alcune interazioni molecolari presenti nel genoma
permettono di prevedere la possibile risposta ai farmaci più
moderni.
I ricercatori coinvolti sono Andrea Sartore Bianchi,
medico-oncologo di Niguarda Ca’ Granda e Federica Di
Nicolantonio, farmacologa, entrambi hanno lavorato con
l’équipe di Alberto Bardelli, Direttore del Laboratorio di
Oncogenomica di Candiolo.
Presso il Padiglione 17, tutti i mercoledì pomeriggio
dalle ore 14.00 alle ore 18.00.
Tel. 02.6444.4055, attivo negli stessi orari di apertura.
La patologia
Fase iniziale
Disturbi della memoria lievi, simili a quelli che si hanno
sotto stress: difficoltà a ricordare cosa si è mangiato a
pranzo, cosa si è fatto durante il giorno, nomi di persone,
appuntamenti, codici personali, ecc.
Fase intermedia
Richiede assistenza frequente. La perdita di memoria
arriva a colpire il linguaggio, avendo dimenticato il
significato delle parole. Attività come gestire il denaro,
guidare o cucinare diventano impossibili e serve spesso
assistenza.
Fase avanzata
Richiede assistenza 24 ore su 24. Il malato si perde
e vagabonda, ripete movimenti o azioni. Possono
comparire confusione, ansia, depressione, deliri,
allucinazioni. Poi smette di parlare e muoversi.
Ricerca
Un test molecolare: non tutti
i tumori del colon-retto sono uguali
Negli anni scorsi le èquipe di Candiolo e l’Oncologia con
l’Anatomia Patologica di Niguarda Ca’ Granda hanno
osservato che farmaci di ultima generazione come il
cetuximab o il paritumumab, anticorpi monoclonali, erano
efficaci quasi esclusivamente su pazienti che avevano un
determinato tipo di carcinoma colon-rettale. In particolare i
farmaci non recavano beneficio in quei casi in cui il tumore
presentava una mutazione del gene KRAS. Da questa
evidenza le due èquipe, con la collaborazione di Silvio
Veronese e Marcello Gambacorta dell’Anatomia Patologica
di Niguarda, hanno messo a punto un test molecolare per
vedere caso per caso se il carcinoma presentasse questo
tipo di mutazione: saperlo è fondamentale per la scelta
terapeutica che può beneficiare o meno del trattamento con
l’anticorpo.
Chi visita Niguarda
Israele
U
na nutrita delegazione israeliana (composta da
manager di aziende farmaceutiche e produttrici di
forniture elettro-medicali, rappresentati di uffici
dell’Ambasciata e giornalisti) ha visitato nei giorni scorsi
il nostro Ospedale.
La visita, concomitante con la “settimana d’Israele”
(una rassegna a tutto campo su Israele e le opportunità
per rafforzare i rapporti economici con l’Italia), è stata
l’occasione per far conoscere Niguarda e il modello
sanitario di Regione Lombardia e per avviare possibili
future collaborazioni.
Dopo l’incontro con i vertici aziendali la delegazione ha
visitato l’AIMS Academy, la Chirurgia Plastica e il Centro
Grandi Ustionati, il Centro Gamma Knife, il Centro
Antiveleni, la Terapia Tissutale e l’Unità Spinale.
Sportello di ascolto per il malato e la famiglia
La visita della delegazione presso l’AIMS Academy
La presentazione dell’attività della Terapia Tissutale
I più citati del 2011
Le pubblicazioni scientifiche con autori del Niguarda
con impact factor più alto
E
siste una “classifica della buona scienza”? Un indice che
misura quanto è grande il passo in avanti fatto da una
scoperta? La cosa che più ci si avvicina è l’impact factor
(IF), o fattore d’impatto. Si tratta di un indice che misura il
numero medio di citazioni ricevute in un dato anno da articoli
pubblicati su una rivista scientifica. Questo numero è direttamente
collegato con l’impact factor della rivista stessa su cui l’articolo
ha trovato spazio, perciò maggiore è l’IF della rivista più è
probabile che il contenuto di quella scoperta sia di alto livello.
Per l’anno 2011 i lavori apparsi su riviste scientifiche a più
alto IF pubblicati da autori di Niguarda sono:
Large-scale association analysis identifies 13 new
susceptibility loci for coronary artery disease
IF=34,284 - Apparso su Nature Genetics, lo studio ha
individuato 13 nuovi geni che possono causare patologie
coronariche. Tra gli autori c’è Pierangelica Merlini della
Cardiologia 4-Diagnostica Riabilitativa.
Incidence and predictors of early and late mortality after
transcatheter aortic valve implantation in 663 patients with
severe aortic stenosis
IF=14,816 - Apparso su Circulation, lo studio ha analizzato
l’incidenza e altri parametri predittivi di mortalità a breve e
a lungo termine, in un gruppo di 663 pazienti che a causa
di una marcata stenosi hanno subito un impianto di valvola
aortica transcatetere. Tra gli autori c’è Silvio Klugmann,
Direttore della Cardiologia 1- Emodinamica.
Multicenter independent assessment of outcomes in chronic
myeloid leukemia patients treated with imatinib
IF=14,069 - Pubblicato sul Journal of the National Cancer
Institute, lo studio ha valutato i risultati del trattamento con
imatinib su pazienti colpiti da leucemia mieloide cronica.
Tra gli autori c’è Enrica Morra, Direttore dell’Ematologia.
VUOI EMOZIONARTI
TANTO E SUBITO?
GOLF & POLO
IN
PRONTA CONSEGNA
DA SESTO AUTOVEICOLI OLTRE 180 AUTOVETTURE DEI MODELLI SOPRA INDICATI TI ATTENDONO
PER SODDISFARE TUTTE LE ESIGENZE DI AVERE UNA NUOVA AUTO IN POCHISSIMI GIORNI.
INFO E DETTAGLI IN SEDE
cinque
Gravidanza
Nascere a Niguarda
N
el cielo sopra Niguarda gli
“avvistamenti della cicogna” sono
più di 2000 l’anno. Un via vai
intenso che negli ultimi anni si è infittito
sempre di più, passando dalle 1670 nascite
del 2002 alle 2025 del 2010.
Volatili a parte, il percorso-gravidanza
che Niguarda offre coniuga da un lato le
più moderne tecnologie in campo medico
e diagnostico con l’alta professionalità
dell’équipe coinvolte per un cammino
sereno verso il lieto evento, sia per la futura
mamma sia per il piccolo.
Le statistiche degli ultimi anni dicono che
il 70% dei parti sono naturali, nel 30%
dei casi si è ricorso al taglio cesareo. Per 1
donna su 5 il parto è stato epidurale, questo
è stato possibile grazie all’anestesista
reperibile in qualsiasi momento, 24 ore su
24, a cui ci si può rivolgere sia per il parto
naturale che per quello cesareo. “Un’altra
forma di analgesia- spiega Roberto
Merati, Responsabile dell’Ostetricia- è
il travaglio in acqua che possiamo fare
grazie alla presenza delle apposite vasche
in sala parto”.
Gravidanza a Niguarda non vuol dire solo
Ostetricia, infatti, grazie alla presenza della
Neonatologia, della Chirurgia Pediatrica,
dell’Urologia Pediatrica, della Cardiologia
Pediatrica e della Neurochirurgia Pediatrica
è possibile affrontare tutti i problemi
ESAMI ESENTI DAL PAGAMENTO
TICKET IN GRAVIDANZA
Entro la 13a settimana
Es. Urine, Gruppo sanguigno, Rubeo
Test, Toxo Test, VDRL (contro la
sifilide), Test di Coombs indiretto
(per rilevare possibile incompatibilità
sangue mamma-bambino), Glicemia,
Transaminasi, HIV.
Fra la 14a e la 18a settimana
Es. Urine
Fra la 19a e la 23a settimana
Es. Urine
Fra la 24a e la 27a settimana
Es. Urine e Glicemia
Fra la 28a e la 32a settimana
Es. Urine, Emocromo
Fra la 33a e la 37a settimana
Es. Urine, Emocromo, HbsAg
(test per l’epatite B),
HCV (per l’epatite C), HIV
Fra la 38a e la 40a settimana
Es. Urine
Come prenotare
Gli esami di laboratorio sono ad
accesso diretto, pertanto è possibile presentarsi presso il Centro Prelievi (Area Centro, Padiglione 9)
dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30
alle ore 10.00.
Nel caso in cui la futura mamma
non risultasse protetta per
malattie come la Toxoplasmosi,
la Rosolia e il Citomegalovirus è
previsto che i relativi test (Toxo,
Rubeo e CMV test) possano essere
ripetuti tutti i mesi, dietro richiesta
motivata di un ginecologo del SSN.
Se la gravidanza non è a decorso
fisiologico (basso rischio) ma
sono presenti elementi clinici che
possono indicare una patologia
ostetrica (gravidanza a rischio)
è previsto che possano essere
aggiunti tutti gli esami necessari,
con richiesta motivata di un
ginecologo del SSN. In questo caso
gli esami si prenotano direttamente
presso la segreteria del reparto.
Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
È
Centro di riferimento per la diagnosi
e la terapia di tutte le patologie medicochirurgiche del neonato; grazie alla
collaborazione con le strutture specialistiche
presenti nell’area pediatrica è in grado di
offrire assistenza per le emergenze di tipo
cardiologico, interventi neurochirurgici
neonatali (es. idrocefalo, spina bifida), diagnosi
e cura della retinopatia della prematurità,
trattamento del mielomeningocele, diagnosi e
terapia di patologie malformative congenite
e gestione del neonato pretermine, anche nei
casi più gravi in cui bisogna ricorrere ad
interventi chirurgici.
“Nel 2010 - spiega Stefano Martinelli,
Direttore della Neonatologia e Terapia
Intensiva Neonatale - ci sono stati 205
ricoveri in Terapia Intensiva Neonatale,
di questi 52 erano neonati con un peso
alla nascita inferiore ai 1500 grammi.
Sono inoltre stati realizzati 45 trasporti di
emergenza da altri ospedali che si sono
rivolti a noi per neonati che avevano
bisogno di cure intensive”.
sia clinici sia chirurgici del bambino, già
diagnosticati in gravidanza o verificati
subito dopo il parto.
La multidisciplinarietà non scende in
campo solo per le complicanze del bebè,
ma anche per quelle della mamma: la
gravidanza con i suoi scombussolamenti
ormonali, si sa, può, infatti, esporre la
donna a situazioni su cui è bene tenere
gli occhi ben aperti. Per questo da anni
a Niguarda sono presenti ambulatori
specialistici per la diagnosi e cura del
diabete in gravidanza, dell’ipertensione,
delle malattie autoimmuni e di genetica
medica. Spazi condivisi in cui la mamma
è seguita sia dal medico dell’Ostetricia sia
dallo specialista per la patologia a rischio.
“Un’attenzione particolare è riservata
anche alle donne cardiopatiche- prosegue
Merati - e alle gravidanze gemellari che
spesso provengono dal nostro Centro per
la Procreazione Assistita”.
Mamma e bebè, ma anche la coppia va
sostenuta in un momento così importante
come la nascita di un figlio, per questo si
organizzano corsi pre-parto con lo scopo
di informare la famiglia e di incontrare il
personale che seguirà la nascita.
La prima volta che ti ho visto: l’ecografia
Attualmente si ritiene importante fare almeno tre valutazioni ecografiche durante la
gravidanza, con tre obiettivi diversi:
LA PRIMA ECOGRAFIA, che va eseguita entro la 12a settimana di gestazione,
consente di valutare la normale evoluzione della gravidanza, controllando il battito
cardiaco e il numero degli embrioni. Inoltre è possibile stabilire con più precisione il
momento del concepimento; infatti, il calcolo che viene fatto sulla base dell’ultima
mestruazione è puramente convenzionale.
LA SECONDA ECOGRAFIA, “la morfologica” va eseguita fra la 21a e la
23a settimana di gestazione, in un momento in cui le strutture embrionali sono
completamente formate; questo esame consente di escludere le malformazioni principali
e, in caso di alterazioni, di studiarne l’evoluzione con controlli ecografici successivi.
LA TERZA ECOGRAFIA va eseguita in genere dopo la 32a settimana di gestazione,
l’obiettivo è quello di valutare l’accrescimento fetale che in questo periodo è molto rapido
(infatti fra la 25a e la 35a settimana il feto dovrebbe crescere fra i 25 e i 30 grammi al giorno);
questo tipo di controllo consente quindi di evidenziare sia i casi di ridotto accrescimento
intrauterino, sia i casi di eccessivo sviluppo. Ovviamente a discrezione del ginecologo
curante possono essere eseguite ulteriori ecografie, anche perché questa tecnica non ha alcun
tipo di controindicazione né per la gestante né per il feto.
In 3D
A Niguarda sono presenti anche i più moderni ecografi tridimensionali. Il maggiore dettaglio
delle immagini è utile per la diagnosi e l’evoluzione di patologie come la spina bifida.
Come prenotare - Numero verde di Prenotazione Regionale
800.638.638 - lun-sab: 8.00-20.00 (esclusi i festivi)
oppure direttamente agli Sportelli Prenotazione di Niguarda
Area Sud, Blocco Sud: lun-ven: 8.00-19.30 - Sab: 8.00-13.00
Area Nord, Padiglione 16: lun-ven: 8.00-15.30
CORSI PRE-PARTO
I corsi di preparazione al parto sono
dei validi strumenti che preparano
all’esperienza del travaglio e del parto.
Quando iniziano - Generalmente 2 mesi
prima della data presunta del parto.
Quanto durano - Circa un mese e mezzo
con 2/3 incontri settimanali di 1 ora e 30
minuti ciascuno. I gruppi sono formati in
base alla data del parto.
Dove si svolgono - Aula Didattica,
Ambulatorio di Ostetricia e Ginecologia,
Area Nord - Padiglione 16.
Come si accede - Per partecipare ai
corsi è necessario prenotarsi chiamando
il N. verde di Prenotazione Regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00, esclusi
i festivi) oppure recandosi direttamente agli
Sportelli Prenotazione di Niguarda:
Area Sud, Blocco Sud
Lun-ven: 8.00-19.30 - Sab: 8.00-13.00
Area Nord, Padiglione 16
Lun-ven: 8.00-15.30
Per prendere parte al corso occorre essere in
possesso dell’impegnativa del medico.
Consigli - I corsi pre-parto sono un
importante momento d’incontro tra le
mamme e il personale specializzato che
seguirà il lieto evento. È per questo sempre
preferibile seguire i corsi organizzati dalla
struttura all’interno della quale si intende
partorire.
sei
Salute Mentale
Investire in prevenzione fa bene e tiene i conti in ordine
Trattamento precoce delle psicosi, un modello da seguire
T
utti noi sappiamo che la prevenzione
aiuta a ridurre le conseguenze più
infauste delle malattie e a contenere
anche i costi delle cure. Le maggiori conferme
dell’utilità di un approccio precoce alla malattia
si hanno soprattutto nel campo dell’oncologia,
della cardiologia e delle malattie
dismetaboliche. Rimane, invece, ancora
incerto quanto questo sia generalizzabile alla
sfera della salute mentale.
Che “prevenire sia meglio che curare”, anche in
ambito psichiatrico, è quanto emerge, invece,
dall’impegno e dal lavoro del Dipartimento di
Salute Mentale del Niguarda, e in particolare
dal Programma 2000, che si occupa
proprio dell’individuazione e del trattamento
precoce delle psicosi. Nell’ambito di questo
programma vengono, infatti, applicati dei
protocolli di cura basati sulle più recenti
linee guida internazionali, che focalizzano
gli interventi terapeutici proprio nelle fasi
iniziali della patologia, diminuendo il tasso di
ricovero o day hospital rispetto ai trattamenti
standard, per favorire così ad esempio il
recupero scolastico o l’inserimento lavorativo.
A conferma della validità di questo
approccio preventivo arriva uno studio, in
corso di pubblicazione sulla rivista “Early
Intervention in Psychiatry”, in cui si
evidenzia come per pazienti seguiti all’interno
del Progetto 2000, affetti da schizofrenia
precoce, rispetto a pazienti in cura presso altri
servizi psichiatrici di Milano a distanza di 5
anni dall’inizio della terapia, via sia un netto
miglioramento in termini di costi-benefici.
Parlando di costi, per esempio, nel Programma
2000 questi sono alti nella fase iniziale della
cura, per scendere immediatamente nelle fasi
successive. Nei trattamenti standard, invece, i
costi tendono ad aumentare notevolmente nel
medio lungo periodo.
“Poiché le psicosi sono disturbi gravi- spiega
Angelo Cocchi, responsabile scientifico del
Progetto 2000-, con andamento cronico-
recidivante, appare evidente il risparmio sul
lungo periodo ottenibile con un trattamento
focalizzato
incentrato
sull’intervento
precoce”.
Anche Arcadio Erlicher, Direttore del
Dipartimento di Salute Mentale sottolinea
l’importanza del riconoscimento da parte della
Comunità Scientifica Internazionale di questo
studio, il primo in assoluto che indaga i costi/
benefici di un programma tempestivo e mirato
di intervento precoce nelle psicosi su un arco
di tempo di cinque anni.
“È motivo di orgoglio e di stimolo - racconta
Erlicher - aver rappresentato in questo studio,
con rigore metodologico, il patrimonio
umano e clinico-scientifico del nostro
dipartimento in una sintesi di attenzione
all’innovazione, all’approccio etico
al malato e ai suoi famigliari e all’
impegno in un sempre più corretto uso
delle risorse”.
Lunga vita, quindi, alla prevenzione!
Cura e ricerca
Diabete: un Centro per i piccoli pazienti
Nuovi fondi per la ricerca
S
ono 5.000 in Italia e 700.000 in Europa
2009 in collaborazione con
i bambini affetti da diabete di tipo 1, la
l’Ospedale Niguarda e il
forma più grave, e ogni giorno, soltanto nel
Diabetes Research Institute
nostro Paese, si registrano 2 nuovi casi. Il diabete
di Miami diretto da Camillo
colpisce i bambini, i dati lo dicono e a ricordarcelo
Ricordi, esperto mondiale nelle
è la FID (Fondazione Italiana Diabete), che di
nuove terapie contro il diabete
recente ha presentato la sua nuova campagna di
mellito.
www.fondazionediabete.org
sensibilizzazione contro questa malattia.
Tra i progetti presentati alla
La fondazione, il cui Presidente è Nicola Zeni, padre di un stampa, c’è anche quello di aprire un
bambino affetto da diabete di tipo 1, è nata nel
Centro di diabetologia pediatrica nel
nostro Ospedale. “Da anni- sottolinea il
La conferenza stampa per il lancio della campagna.
Direttore Generale, Pasquale CannatelliDa sinistra C. Ricordi, R. Formigoni, N. Zeni e P. Cannatelli
l’attività specialistica della Diabetologia a
Il diabete è una patologia cronica che deriva dalla
attiva una collaborazione tra la Diabetologia, diretta da
Niguarda è caratterizzata da un’attenzione
carenza nella produzione o nell’utilizzo di insulina, un
particolare ai giovani adulti, con lo sviluppo di aree di Matteo Bonomo, la Terapia Tissutale, Responsabile Mario
ormone prodotto dal pancreas che permette di regolare
eccellenza nel campo del diabete di tipo 1 e del diabete Marazzi, e i ricercatori coordinati da Camillo Ricordi in
il livello di glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 1:
in gravidanza. É quindi naturale pensare di completare Florida. L’asse Niguarda-Miami ha portato alla realizzazione
si tratta di una malattia autoimmune che non dipende
l’offerta dei servizi in modo da assicurare una continuità dei primi trapianti di isole pancreatiche per ripristinare la
dall’alimentazione o dallo stile di vita e che colpisce
di cura nelle diverse fasce d’età; in quest’ottica è in fase di produzione di insulina. “ La sfida- spiega Federico Bertuzzi,
prevalentemente i bambini distruggendo le cellule beta
messa a punto un progetto per creare un Centro specifico che coordina le attività di trapianto delle isole pancreatiche
del pancreas; chi ne è affetto non può vivere senza la
nell’ambito del Dipartimento Materno-Infantile”. Il Centro a Niguarda- è quella di trovare una soluzione definitiva per
somministrazione costante di insulina.
avrà 3 ambulatori specialistici, un locale per i trattamenti questa patologia che affligge migliaia di giovani, la cui
Il diabete di tipo 2 è tipico dell’età adulta ed è causato
in day hospital e aree dedicate ai familiari, in cui si terranno vita, ancora oggi, dipende da diverse iniezioni quotidiane
da fattori genetici-ereditari, cattiva alimentazione e
di insulina. L’obiettivo finale del progetto di ricerca prevede
corsi di formazione.
obesità.
Sono pronti ad “essere messi sul piatto” anche 2,5 milioni la realizzazione di una serie di tecnologie per la terapia
per finanziare 30 mesi di ricerca. Già da alcuni anni è cellulare per la cura del diabete di tipo 1”.
La patologia
Associazione
News
Esente... o non esente?
Dal 15 settembre 2011 le esenzioni per
reddito, età o condizione lavorativa
(lavoratori in mobilità, cassa integrati
e disoccupati) dovranno essere indicate direttamente dal medico sulla
prescrizione di visite, esami specialistici e farmaci. Non sarà più possibile
l’autocertificazione del paziente effettuata presso
lo sportello dell’accettazione, ad eccezione delle
prescrizioni con data antecedente il 15 settembre
2011.
I medici specialisti ospedalieri o di pronto soccorso potranno effettuare la prescrizione, come per le
esenzioni di patologia, apponendo “manualmente” il codice di esenzione per reddito ottenuto :
- prendendo visione dell’attestato di esenzione rilasciato dalla ASL competente;
- interrogando l’anagrafica del cittadino tramite
SISS (Sistema Informativo Socio Sanitario) e la
CRS (Carta Regionale dei Servizi) dello stesso.
Un barcode taglia-code
Nel Blocco Sud è attivo un nuovo
percorso per i pa-zienti esenti e/o
con prestazioni multiple, ovvero il
75% del-l’utenza che si pre-senta
agli sportelli del nuovo blocco,
pensato per abbattere i tempi
d’attesa.
Scacco alle code in due mosse: 1) All’atto della
prenotazione sarà consegnato al paziente esente un
barcode corrispondente al suo appuntamento. 2) Nel
giorno indicato il paziente si presenterà in Blocco
Sud ed accederà direttamente alle sale d’attesa senza
effettuare l’accettazione. Sarà sufficiente passare il
barcode sotto il totem, affinché venga comunicato al
banco infermieristico o al medico in ambulatorio la sua
presenza in sala d’attesa.
Devo fare una medicazione? Il medesimo percorso
è stato pensato anche per le prestazioni multiple,
tipicamente le medicazioni, che oggi costringono il
paziente a ripetere ogni volta l’accettazione.
Volontari contro le malattie reumatiche
ALOMAR è l’Associazione Lombarda dei Malati
Reumatici ed è presente a Niguarda presso gli
ambulatori e i day hospital di Reumatologia
(Padiglione 2). Le volontarie sono a disposizione il
secondo e il quarto martedì del mese per supportare
i pazienti, dando loro informazioni sui diritti e sui
servizi che l’Associazione offre ai propri iscritti.
“Abbiamo la possibilità di sostenere, con un servizio di supporto psicologico
gratuito, le persone che si rivolgono a noi- spiega Maria Grazia Pisu, Presidente
ALOMAR- ; una paziente nostra iscritta è insegnante di yoga e ogni martedì
pomeriggio tiene i corsi dedicati ai nostri soci; organizziamo incontri formativi
per persone affette da patologie reumatiche; abbiamo stipulato convenzioni
per la richiesta di assistenza delle pratiche d’invalidità. Altre agevolazioni
sono attive con stabilimenti termali e dentisti. Inoltre un servizio di fisioterapia
specializzata per il trattamento dei pazienti reumatici permette ai nostri iscritti
una corsia preferenziale e gratuita, evitando lunghe code d’attesa”.
PER SAPERNE
DI PIÙ
www.alomar.it
In Italia
Nel nostro Paese una persona su dieci è colpita da
malattie reumatiche. Tra queste la più diffusa è l’artrosi
con cui convivono quasi 4 milioni di Italiani.
sette
Domanda e Risposta
Bello e velenoso: è l’oleandro
È uno dei fiori più affascinanti,
ma attenzione al suo “lato oscuro”
D
i recente un caso di
cronaca ci ha fatto
guardare un ospite del
nostro giardino sotto un’altra
luce. È bello, è profumato: è
l’oleandro. In passato non sono
mancati poeti, pittori o musicisti
che gli abbiano consacrato versi,
“pennellate” o note per celebrarne
il fascino. Ma lo sapevate che con
questa pianta si può preparare un
La banca antidoti del
infuso mortale? A quanto pare
Centro Antiveleni.
ne era a conoscenza una donna
Sopra
Franca Davanzo
di Ferrara che con questa tecnica
ha provato ad avvelenare il
marito. Ma è davvero un fiore tanto bello quanto pericoloso?
L’abbiamo chiesto a Franca Davanzo, Direttore del Centro
Antiveleni.
Quali sono le parti più pericolose della pianta?
Tutta la pianta è tossica, in ogni sua parte, infatti, sono
contenuti glicosidi cardioattivi (cardenolidi) capaci di alterare
il ritmo cardiaco, causando aritmie di varia natura.
Quali sintomi sono tipici dell’intossicazione?
Generalmente, l’intossicazione si manifesta dapprima
con episodi di vomito che spesso contribuiscono a ridurre
l’assorbimento delle tossine. Seguono, a distanza di qualche
ora, disturbi del ritmo cardiaco come bradicardia sinusale
(rallentamento del battito) e aritmie ventricolari. Sebbene
i glicosidi cardioattivi agiscano a basse concentrazioni e
l’intossicazione sia potenzialmente mortale, questa, purché
riconosciuta e trattata tempestivamente, si risolve senza esiti.
Sono mai arrivate richieste d’aiuto al vostro Centro per
questo tipo di avvelenamento?
Solo in Lombardia in due anni sono stati registrati 40 casi.
Sono stati coinvolti sia bambini sia adulti. Le modalità sono
estremamente differenti: il bambino solitamente è attratto
dal fiore o dalle foglie che porta alla bocca per assaggiare e
raramente si verifica una grave intossicazione. Nell’adulto
invece la causa di esposizione fa la differenza: se è accidentale,
raramente possono comparire gravi sintomi, ma se è volontaria
(vuoi per tentativo di suicidio o per dolo verso terzi) i sintomi
possono essere molto gravi e si può verificare anche la morte.
Che cosa bisogna fare in caso di intossicazione?
Telefonare immediatamente al Centro Antiveleni che darà
i consigli più opportuni relativamente al caso clinico. È
disponibile un antidoto che somministrato in tempo utile,
risolve l’intossicazione.
Bisogna prendere qualche precauzione particolare nel
maneggiare questa pianta?
Dato che la pianta è tossica, non bisogna bruciarla o usare, per
qualsiasi scopo, fiori, foglie, rametti, tronchi, o parte di essi e
neppure l’acqua in cui è stato conservato il vegetale reciso.
In passato non sono mancati casi in cui sono stati osservati
lievi sintomi di intossicazione in seguito ad inalazione del
fumo prodotto dalla legna di oleandro
bruciata, o a causa di ingestione di
spiedini preparati utilizzando come
supporto i rametti di oleandro.
Il giornale di Niguarda
PER INFORMAZIONI
www.centroantiveleni.org
PER LE EMERGENZE
Centro Antiveleni
02 66101029 24h su 24
Colesterolo LDL: un nuovo farmaco contro le forme più rare
SEGUE DALLA PRIMA
“Questi pazienti, un centinaio in Italia, circa 6.000 nel
mondo, possiedono un doppio gene patologico- spiega
Cesare Sirtori, Direttore del Centro Dislipidemie, che
ha in cura i primi casi in Italia-. Sono forme rare, che non
rispondono al trattamento con le statine e necessitano di una
terapia simile alla dialisi, la LDL-aferesi, molto costosa e
non sempre praticabile, specialmente nei bambini. Fino ad
oggi non esisteva cura e le persone colpite, non potendo
essere trattate, morivano d’infarto in età giovanile”.
Ma qual è il meccanismo “elimina-grassi” alla base del suo
funzionamento? “La molecola- prosegue Sirtori- agisce
da inibitore della MTP (microsomal transfer protein), la
proteina che “assembla” il colesterolo, i trigliceridi e le
proteine nel fegato. In questo modo le LDL non vanno in
circolo e il colesterolo scende drasticamente”.
Oltre ai pazienti con ipercolesterolemia omozigote, la
lomitapide si sta rivelando utile contro un’altra malattia rara:
la chilomicronemia, una patologia caratterizzata da livelli
elevati di trigliceridi che può causare pancreatiti anche fatali.
Cosa fare con i pazienti che si ritiene posano trarre beneficio
dalla terapia con lomitapide? “In primo luogo caratterizzare
il gene patologico- risponde Sirtori-. Occorre rivolgersi al
Centro di Niguarda od un altro centro specializzato. Poi
una volta definita la malattia omozigote (o la causa della
chilomicronemia) si può accedere al trattamento”.
Il Centro: l’analisi del fondo oculare serve a
diagnosticare possibili dislipidemie
Negli U.S.A.
La Food and Drug Administration, l’organo di
vigilanza americano sui prodotti sanitari, ha concesso
alla lomitapide la denominazione di “orphan
drug”, categoria in cui rientrano i farmaci prodotti
esclusivamente per la cura di patologie rare, quelle
che colpiscono meno di una persona su 200.000.
“Il buono, il brutto e il cattivo...”
Le LDL sono le lipoproteine che trasportano il colesterolo
ovunque serva. Ma se la quantità di colesterolo è
eccessiva finiscono anche con il depositarlo lungo le
pareti dei vasi sanguigni, in particolare delle arterie, che
portano il sangue dal cuore alla periferia, dando origine
alla formazione di placche. Ecco perché si è soliti dire che
la frazione associata alle LDL è “il colesterolo cattivo”. In
realtà solo quando è eccessivo diventa dannoso.
Medicina e tecnologia
A 50 m di profondità con il nuovo Centro di Medicina Iperbarica
Le nuove camere: più grandi e completamente digitalizzate
G
iù nelle profondità dell’oceano. Non siamo al mare,
nemmeno all’acquario, siamo nel nuovo Centro di
Medicina Iperbarica di Niguarda. Nelle due nuove
camere che a breve entreranno in funzione, infatti, la pressione
che si può simulare è pari a quella di un’immersione a 50 m
di profondità. A vederli, questi enormi cilindri, sembrano due
sommergibili pronti a salpare, destinazione: i molteplici benefici
dell’ossigeno terapia iperbarica. Le due unità della “flotta”, una
dedicata ai cicli terapeutici, l’altra alle emergenze, ospiteranno un
“equipaggio” di massimo 12 pazienti, accompagnati nel loro
viaggio da un medico, all’interno della camera, mentre un team
composto da medici, tecnici e infermieri specializzati seguiranno
l’“immersione” dalla modernissima consolle di comando. “La
tecnologia di cui dispone il nuovo Centro di Medicina Iperbarica
è di ultima generazione- spiega Fabio Garuti, dell’Anestesia e
Rianimazione 1, e che una volta completati i collaudi tratterà i
primi casi- . Oltre ad un ampliamento delle camere, che consente
di sottoporre alla terapia più pazienti contemporaneamente,
la gestione delle attività di compressione e decompressione è
completamente digitalizzata, il che permette di abbandonare
le manovre dirette sulle vecchie valvole dei gas in favore di un
controllo da pc. Inoltre, sempre sul computer, sarà possibile avere
un monitoraggio in diretta degli effetti della terapia sul paziente,
vedendo in tempo reale la risposta all’ossigeno terapia”.
Si dice camera iperbarica e si pensa alla muta, maschera e pinne
ed è infatti per curare le malattie da decompressione, incorse
durante un’immersione con l’autorespiratore, che questi ambienti
a pressione controllata sono nati. In questi casi l’ossigeno respirato
a pressioni più alte di quella atmosferica favorisce, infatti,
l’eliminazione di pericolosi emboli (bolle d’aria) che si possono
formare nel circolo sanguigno a causa di emersioni troppo rapide.
Periodico d’informazione dell’Azienda
Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’
Granda
Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli
Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi
In redazione: Giovanni Mauri, Andrea
Vicentini, Maria Grazia Parrillo
e Valentina Torchia
Marketing: Matteo Stocco
Direzione e redazione:
Piazza Ospedale Maggiore 3
20162 - Milano - tel. 02 6444.2562
[email protected]
Foto: Archivio Niguarda copyright
Progetto grafico: REASON WHY
www.reason-why.it
Stampa: NUOVA SEBE S.p.A.
Stabilimento di Via Brescia n. 22
20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
Tel. 02-92104710
Tiratura: 30.000 copie
Reg. Tribunale Milano:
n. 326 del 17 maggio 2006
Pubblicità: Spada Pubblicità
tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56
www.spadapubblicita.it
Pubblicato online sul sito:
www.ospedaleniguarda.it
Fabio Garuti all’interno della nuova camera iperbarica
Ma non è solo agli amanti del diving che questa disciplina
può salvare la vita: l’ossigeno terapia iperbarica viene, infatti,
utilizzata anche per le intossicazioni da monossido di carbonio.
“Nel vecchio Centro di Medicina Iperbarica- continua Garuti- i
trattamenti per questo tipo di emergenze si aggiravano sui 200
casi l’anno. Molto spesso l’intossicazione avviene per impianti di
riscaldamento mal funzionanti o a causa di scaldabagni, che non
revisionati, diventano pericolosi. Altre volte i casi scaturiscono
da situazioni sociali particolarmente disagiate in cui le persone
sono costrette a riscaldarsi con bracieri di fortuna o stufette
molto vecchie”.
Non solo emergenza: l’ossigenoterapia è una cura efficace
anche per alcuni tipi di infezione causate da germi anaerobi
(che sopravvivono e proliferano in ambienti privi di ossigeno)
come ad esempio la gangrena gassosa da Clostridi. La camera
iperbarica viene, inoltre, introdotta come supporto per ferite
o piaghe dovute a insufficienze vascolari arteriose o venose o
causate dal diabete. I benefici dell’ossigeno sono indicati anche
per le sindromi da schiacciamento e per lesioni degli arti ad
alto rischio di amputazione, ritardi nel consolidamento delle
fratture, trapianti di porzioni di pelle o reimpianti in cui si hanno
complicazioni alla circolazione o infezioni. Infine la camera può
essere utile anche in alcuni casi di sordità improvvisa.
Non è per tutti
A causa delle variazioni di pressione l’ossigeno terapia
iperbarica è controindicata in alcuni casi. Non vi si può
sottoporre chi soffre di malattie broncopolmonari che
comportino una seria ostruzione delle vie aeree o che
presentino delle lesioni irreversibili alla struttura dei polmoni
(forme d’asma bronchiale grave resistente ai farmaci, esiti di
tubercolosi e precedenti di pneumotorace spontaneo). Vietato
l’ingresso in camera anche per chi soffre di talune forme di
cardiopatia e crisi epilettiche. Lo stesso vale anche per chi si è
sottoposto di recente ad interventi all’orecchio medio.
otto
Nuovo niguarda
C.R.A.L.
Le ultime dai cantieri e la nuova viabilità
L’area di cantiere: i mezzi in azione stanno
già realizzando gli scavi per le fondazioni
Durante i lavori di demolizioni si utilizza un cannone ad acqua
per limitare la dispersione delle polveri
R
E adesso si scava!
ecentemente,
dopo
quella della Psichiatra,
è stata completata la
demolizione
dell’Oncologia
Falck; il tutto limitando al
minimo rumori, polveri e
vibrazioni e senza causare alcun
problema ai reparti vicini, come
l’Unità Spinale Unipolare.
Allo stato attuale la tempistica
dei lavori è nel pieno rispetto
dei tempi previsti e le numerose
ruspe in azione stanno già
realizzando gli scavi per le
fondazioni.
Il tutto dopo i controlli e gli ok
di ASL e ARPA. Il cantiere ha un
suo ingresso autonomo e quindi
non vi sono passaggi di camion
in Ospedale; i mezzi hanno
un loro accesso dedicato che
prevede anche un lavaggio ruote
in uscita dal cantiere in modo da
non sporcare le strade adiacenti.
Lavori estivi per via Zubiani, i nuovi ingressi
D
urante l’estate, a partire
dal 1° agosto, alcuni
lavori
consistenti
riguarderanno l’ingresso di via
Zubiani che, concordemente con
quanto previsto dal nuovo piano
parcheggi, verrà riqualificato e
adeguato. Pertanto nel mese di
agosto l’accesso di via Zubiani
rimarrà chiuso e si potrà accedere
in Ospedale dai varchi posti in via
Moreschi. Attualmente sono in
corso i lavori per ampliare l’accesso
di via Moreschi (quello posto tra
la Camera Mortuaria e il Polo
Tecnologico);
contestualmente
Associazioni
“Cambi di indirizzo”
In Ospedale svolgono la loro attività oltre 40 Organizzazioni di Volontariato. Di
recente alcune di queste hanno cambiato la loro sede. Ecco chi “ha traslocato” e
dove potete trovarle.
- AMOR Associazione Milanese
di Ossigenoterapia Riabilitativa a lungo termine
Area Ingresso, Padiglione 3, piano Terra
- Associazione Alcolisti Anonimi - Area Lombardia
Area Sud, Blocco Sud, Ponti Ovest, 1° piano
(presso epatologia e gastroenterologia)
- Associazione Amici della Chirurgia Vascolare “Luisa Berardi”
Area Sud, Blocco Sud, Settore Ponti Ovest, 3° piano
- FATE Associazione Amici Trapianto Epatico Onlus
Area Ingresso, Padiglione 3, piano terra
- Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia
Angelo De Gasperis Niguarda Ca’ Granda
Area Sud, Blocco Sud, Settore B, 2° piano
- NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la Cura della Malattia Dolore
Area Nord, Padiglione 14, piano terra
- Oncologia Ca’ Granda Onlus OCGO
Area Centro, Padiglione 11, piano terra
è stato aperto un secondo varco
(sempre in via Moreschi), dove vi
era anticamente l’ingresso fornitori.
Quest’ultima via d’accesso, dopo i
lavori che andranno autorizzati dal
Comune, permetterà di utilizzare
tre corsie. Altri lavori sono in
corso per allargare la sede stradale
nell’area dell’attuale ingresso
fornitori mentre per quanto
riguarda il Polo Tecnologico è in
corso l’installazione del quarto
cogeneratore di energia. Per
restare sempre informati sulla
nuova viabilità consulta le news su
intranet. Vacanze, Glacier
Express, le ville del
Veneto e l’Oktoberfest
Arriva l’estate, tempo di vacanze. Con
la bella stagione arrivano anche le
convenzioni per i vostri soggiorni estivi:
l’hotel Cavour a Cesenatico, il Lido
Paradiso Club, nel Parco Nazionale del
Cilento e l’hotel Maisonette a Torgnon,
sono pronti ad accogliervi con tariffe
agevolate. Il 17 e 18 settembre tutti in
carrozza, sul Glacier Express, il trenino
rosso del Bernina. Le ville venete con
navigazione lungo la riviera del Brenta
sono il programma della gita prevista
per il 25 settembre. Il 2-3 ottobre la
meta sarà la Baviera: a Monaco non
mancherà l’occasione per sollevare i
boccali schiumanti all’Oktoberfest.
C.R.A.L.
Area Centro-Padiglione 10
tel. 02.6444.3236
(lun-ven dalle 10.00 alle 16.00)
www.cralniguarda.it
Facce da Niguarda
Un grazie e un caro saluto
Di recente Roberto Sterzi, Direttore
della Neurologia e Stroke Unit,
Francesco
Mauri,
Direttore
della Cardiologia 4-Diagnostica e
Riabilitativa e Sergio Vesconi, Direttore
dell’Anestesia e Rianimazione 1, sono
andati in pensione.
A loro va un caloroso ringraziamento per
la professionalità e il lavoro svolto in tutti
questi anni nel nostro Ospedale che li ha
nominati Primari Emeriti. L’incarico
di Direttore facente funzioni delle
rispettive strutture è stato dato a Ignazio
Santilli, Alberto Roghi e Vincenzo
Molene. Sono stati gli ultimi giorni
di lavoro anche per Maria Cristina
Patrosso, Responsabile del Laboratorio
di Genetica Medica. Anche a lei va un
caloroso ringraziamento per la preziosa
collaborazione e la professionalità
dimostrata in tanti anni qui, a Niguarda.
Francesco Mauri
Roberto Sterzi
Sergio Vesconi
Maria Cristina Patrosso
Lascia la grande famiglia del Niguarda anche Nicola Orfeo (nella
foto a sinistra), Responsabile Infezioni ed Edilizia Ospedaliera,
che è stato nominato Direttore Medico di Presidio presso una
delle strutture dell’Azienda Ospedaliera di Garbagnate.
A lui un grazie per quanto fatto nel nostro Ospedale e gli auguri
per il nuovo incarico.
News per tutti i dipendenti
Si entra solo con i nuovi badge: ritiralo in 5 minuti
Il tuo badge è come quello della
foto? Se la risposta è no, devi
sostituirlo con il nuovo...bastano
solo 5 minuti! Porta il tuo vecchio
tesserino all’Ufficio Badge e ritira
il nuovo (nella foto), già stampato e
pronto per la consegna.
Tra pochi giorni non sarà più
possibile accedere dall’ingresso
dipendenti di via Moreschi con
il vecchio badge. Anche i tuoi
colleghi non l’hanno ancora ritirato? Consegna il vecchio tesserino e il modulo di
delega firmato.
nove
Neurochirurgia
500 volte Gamma Knife
Parola agli specialisti
U
n bisturi a raggi gamma per il
trattamento di patologie cerebrali
che altrimenti non potrebbero
essere affrontate con la chirurgia
tradizionale. Era il 2008 quando la Gamma
Knife Perfexion entrava in funzione
a Niguarda; il Centro (che fa capo alla
Neurochirurgia, diretta da Marco Cenzato)
nei giorni scorsi ha raggiunto il traguardo
dei 500 pazienti trattati. È stata l’occasione
per incontrare lo staff che ci lavora e farci
raccontare questi primi 3 intensi anni di
attività.
Come funziona e quali patologie possono
beneficiare del trattamento?
“Grazie alla precisione, fornita dal
sistema di localizzazione stererotassica
(n.d.r.: cioè finalizzata a una ricostruzione
tridimensionale del cervello e della
malattia da trattare)- spiega Alessandro
La Camera, Neurochirurgo- è possibile
concentrare i raggi su un’area ristretta di
tessuto cerebrale, per esempio un tumore,
oppure una malformazione arterovenosa
o, ancora, su una determinata regione
del cervello affetta da una patologia
funzionale (come ad esempio la nevralgia
trigeminale) ”.
Si può dire che il punto di forza di questo
bisturi a raggi gamma è la precisione?
“Sìrisponde
Virginia
Arienti,
Radioterapista -, questo permette un
accurato risparmio dei tessuti sani
adiacenti il bersaglio. Si tratta di un
grande vantaggio nell’ irradiazione di
patologie non oncologiche, nel trattamento
di malattie oncologiche vicine ad aree
critiche o funzionali, e nei trattamenti dopo
precedente radioterapia”.
Le radiazioni sono un potenziale rischio
per il paziente?
Risponde Hae Song Mainardi, Fisico
Sanitario: “Durante un trattamento,
la dose agli organi critici extracranici
(tiroide, mammella, gonadi) dipende
dalla dose prescritta e dal volume della
Lo staff del Centro Gamma Knife di Niguarda
lesione. I risultati ottenuti mediante
misure sistematiche, effettuate sulla
superficie corporea degli oltre 500
pazienti trattati, mostrano valori di dose
contenuti, soprattutto se confrontati con
la radioattività ambientale. Il rapporto
beneficio-rischio è perciò a favore del
trattamento”.
Qual è la fase più delicata?
Risponde Gabriella Maina, Infermiera:
“Sicuramente è quella della attesa per la
pianificazione della procedura, durante
la quale il paziente attende con il casco
(n.d.r.: che serve per la localizzazione
stereotassica) posizionato sul cranio. In
questo momento è importante saper gestire
i suoi bisogni”.
Per Riccardo Silvetti, Tecnico di
Radiologia: “La fase più critica è
rappresentata dalla verifica dell’adeguato
funzionamento della Risonanza Magnetica
(n.d.r.:
utilizzata per identificare il
bersaglio), dato che eventuali problemi
possono vanificare l’intera procedura”.
Grazie Massimo
Il Centro Gamma Knife a Niguarda è stato
fortemente voluto da Massimo Collice,
stimato primario della Neurochirurgia
scomparso nel 2009. Il 500° paziente trattato
è stato l’occasione per ricordarlo e presentare
l’attività della omonima Fondazione, che
tra i propri progetti annovera il sostegno alla
ricerca d’avanguardia, grazie all’istituzione
di un premio internazionale annuale, una
raccolta fondi per il nuovo “spazio vita”
collegato con l’Unità Spinale e l’attività per
aprire un ambulatorio di sostegno psicologico
ai malati del Reparto di Neurochirurgia.
www.massimocolliceonlus.org
Diabetologia
Immersioni “terapeutiche” e il diabete finisce in fondo al mare
Il progetto nato a Niguarda ora varca i confini regionali
C
hi pensava che diabete e immersioni
subacquee fossero incompatibili si
sbagliava: lo ha dimostrato per la prima
volta in Italia il progetto “Diabete Sommerso”,
grazie al quale un gruppo di ragazzi con diabete
di tipo 1 ha seguito un programma tecnicoscientifico di immersioni subacquee ripetitive
con autorespiratore.
Da progetto ad Associazione
Il “Diabete Sommerso”, divenuto associazione
nel maggio 2011, ha lo scopo di promuovere
il miglioramento della qualità di vita dei
diabetici, grazie alla diffusione e alla pratica
delle attività subacquee. L’associazione si
propone di portare le persone con diabete
a immergersi in condizioni di sicurezza,
grazie ad un’attività di formazione che integra
la didattica dei corsi diving tradizionali,
con temi specificamente legati al diabete.
Ulteriore obiettivo è di mettere in discussione
la tradizionale preclusione verso le immersioni
da sempre presente in ambito specialistico;
come per altre attività sportive complesse e
impegnative, il diabete infatti non dovrebbe
costituire un criterio di esclusione a priori.
Questa novità, che forse non riguarderà un
gran numero di persone, ma che di certo ha un
valore simbolico enorme per i ragazzi affetti dal
diabete, è partita nel 2004 grazie all’iniziativa
della Diabetologia di Niguarda, in stretta
collaborazione con l’associazione Diabetici
della provincia di Milano e con un’équipe di
istruttori subacquei milanesi.
“In questi anni - spiega Matteo Bonomo,
Direttore della Diabetologia di Niguarda -
della sua gestione, che si riflette sull’andamento
clinico e sulla qualità di vita dei giovani
protagonisti. Il tutto nel pieno rispetto nelle
norme di sicurezza. In altre parole i rischi tra una
persona con diabete e una senza, rispettando
delle semplici regole, sono gli stessi”.
Dal 2010 il progetto “Diabete Sommerso” ha
varcato i confini della Lombardia: attualmente
i corsi di diving aperti alle persone con diabete
sono a Milano, Ancona e Ravenna.
Diabete Sommerso
abbiamo constatato che questo tipo di attività
porta ad un miglioramento nell’atteggiamento
di questi ragazzi nei confronti del diabete e
Ortopedia SUBEMA
Nei nostri Laboratori e con l’ausilio dei nostri Tecnici ortopedici ricerchiamo
e realizziamo soluzioni mirate al benessere del Paziente:
Ortopedia Subema
Sede Centrale
Via G. Pergolesi, 8/10
20124 Milano
Tel. 02 667 152 07
Fax 02 667 151 16
[email protected]
www.subema.com
• calzature su misura per adulti e bambini
• esami computerizzati per plantari di tutti
i generi
calzature
e plantari per diabetici e reumatoidi
•
• busti, corsetti, fasce addominali e sternali
• tutti i tipi di calze elastiche
Altre sedi:
Ospedale Niguarda
P.zza dell´Ospedale Maggiore, 3
20162 Milano
Tel. 02 02 661 119 09
• protesi per arto superiore ed inferiore
in carbonio e titanio
• tutori elastocompressivi per linfedema
• guaine compressive per ustioni
• protesi mammarie post-intervento
IRCCS Multimedica Sesto S. G.
Via Milanese, 300
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02 242 090 84
Ortopedia Subema - RHO
Via Stoppani, 9
20017 Rho (MI)
Tel. 02 931 821 80
L’Associazione ha sede legale in Milano,
Piazza Ospedale Maggiore 3, presso
A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda Diabetologia, Area Ingresso, padiglione 2
Forniamo anche:
letti ortopedici elettrici e manuali,
materassi e cuscini antidecubito,
comode, carrozzine, stampelle
e girelli.
dieci
La Città dell’Arte
Un’altra tappa in questa grande Città dell’arte che è Niguarda. Ritorniamo nella chiesa dell’Annunciata.
In questo numero i nostri occhi saranno su “La Natività” di Alberto Salietti. La presentazione, come
sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano.
ALBERTO SALIETTI: “LA NATIVITA’”
A
completare la celebre vetrata trittico
della Chiesa dell’Annunciata (certamente
l’opera d’arte sacra vetraria più importante
del Novecento) fu chiamato, a fianco di Sironi e
Carpi, un maestro anch’esso milanese d’adozione:
Alberto Salietti, cui fu commissionata “La
Natività”.
A differenza della dinamica “scena” de “La
Cacciata dal Paradiso” di Aldo Carpi e del mistico
espressionismo de “L’Annunciazione” di Mario
Sironi, Salietti costruisce una composizione statica,
ordinatamente composta: al centro la tenera scena
familiare, collocata in primo piano nella grottacapanna con una cuspide formata da personaggi
immobili, gli angeli in preghiera, e all’esterno i
pastori con le greggi .
Probabilmente il gene “Ravenna”, città natale di
Salietti, continuava ad “esprimere” la solennità
immobile dei mosaici di San Vitale. Scriveva
Salietti: “Avevo sette anni ed andavo a San Vitale
dove il Parroco mi insegnava il catechismo; i bei
mosaici di quella chiesa attraevano tanto la mia
attenzione che sembrava mi insegnassero qualcosa,
ed i loro suggerimenti indistinti mi hanno seguito
poi per tutta la vita”. L’opera tramanda soprattutto
una calma affettuosa, quasi stupita del momento
miracoloso della nascita di Gesù.
Alberto Salietti fu il primo a consegnare i
disegni dei cartoni frutto di una semplice e netta
ispirazione, entro tempo massimo arrivarono quelli
di Sironi frutto invece di un drammatico travaglio.
La Chiesa venne consacrata l’8 Aprile 1940. Due
mesi dopo si entrava in guerra.
Enrico Magliano
Biografia dell’artista
Alberto Salietti nasce a Ravenna nel 1892. Si trasferisce già da ragazzo a Milano. Allievo di Cesare Tallone all’Accademia di Brera, inizia la sua attività come
grafico. Nel 1920 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e nel 1925 viene nominato segretario del gruppo “Novecento”, movimento artistico
nato a Milano. In seguito organizzerà la prima mostra del Novecento italiano (1926). Da questa data prende avvio una lunga e fortunata serie di mostre
italiane ed internazionali organizzate da Salietti con grande maestria ed energia. Nel 1927 partecipa al nascente gruppo milanese “Sette pittori moderni”,
con Bernasconi, Carrà, Funi, Marussig, Sironi e Tosi. Negli anni trenta è già molto famoso e partecipa alla Quadriennale romana, all’esposizione di Parigi del
1939 e alle più importanti esposizioni italiane ed europee. Nel 1942 gli viene assegnato il gran premio per la pittura alla Biennale di Venezia. Negli anni
cinquanta si ritira in Liguria a Chiavari dove muore nel 1961.
Fotontizia
Visite d’arte a Niguarda
Di turisti che girano per il centro storico di una città ne vediamo tutti i
giorni, un po’ più raro è vederli visitare un ospedale. Questo può succedere
solo a Niguarda, luogo tutelato dalle belle arti che di recente ha aperto le
proprie porte a tour organizzati, per far conoscere le sue bellezze artistiche.
Per appuntamento e informazioni:
MAPP - lun-ven: 9.00/16.00
tel. 02 6444.5392/5326
[email protected]
Arte di plastica
U
na collezione tutta in plastica.
Parliamo d’arte e delle teche
espositive che troviamo all’ingresso
dell’Ospedale che da qualche giorno ospitano
delle opere curiose, “date alla luce” plasmando
questo materiale.
Le opere provengono dall’ultima edizione di
MiArt e sono state realizzate, a quattro mani,
dai nostri artisti delle botteghe d’arte del Museo
d’Arte Paolo Pini, insieme ad Enrica Borghi,
un’artista contemporanea che “ridà vita” ai
materiali di scarto. In questo caso è stata scelta
la plastica, da mille e mille bottigliette sono
nate tantissime opere frutto della fantasia dei
nostri autori guidati dall’artista.
Intervista
Lotta al dolore ad un anno dalla legge
A
nche quest’anno Niguarda ha
aderito alla Giornata Nazionale
del Sollievo e del Dolore con gli
specialisti in algologia che hanno effettuato
visite gratuite e dato informazioni sulle
sindromi dolorose e le tecniche di controllo.
Ad un anno dalla legge 38 che ha sancito
il diritto alla misurazione del dolore per
tutti e per tutte le patologie a che punto è
la rete territoriale contro quel “fastidio che
non passa mai” e che impedisce a molti
di vivere appieno la loro vita? L’abbiamo
chiesto a Paolo Notaro, Responsabile della
Terapia del Dolore.
dedicata.
Oltre alla definizione delle risorse qual è
un’altra priorità da affrontare?
La necessità di informare la popolazione
sui servizi offerti diventa fondamentale
perché spesso le persone oltre a non sapere
a chi rivolgersi non sanno nulla sulle
prestazioni erogate dalle singole strutture. I
pazienti con dolore cronico si rivolgono ad
un centro di terapia del dolore mediamente
15 mesi dopo l’inizio della problematica e
dopo aver effettuato innumerevoli percorsi
di cura ed esami spesso inutili.
Lotta al dolore: qual è la situazione in
Italia?
Si calcola che in Italia soffre di qualche
forma di dolore cronico il 20% della
popolazione di cui il 70% sono donne.
Inoltre nel 50% dei casi le persone
con dolore cronico manifestano una
depressione secondaria.
In altro: Palma, Nicola Baccalini, 2011
In basso: Cigno, Carmen Cacciola, 2011
Ad un anno dalla legge 38 cosa è
cambiato e cosa rimane da fare?
La legge è stato un primo passo è però
evidente che la vera criticità, non
ancora affrontata su scala nazionale, è la
definizione delle risorse necessarie per la
dotazione e implementazione organica
delle strutture di terapia del dolore con
lo scopo di creare una rete territoriale
Un peacemaker del dolore. Un dispositivo che
viene impiantato per contrastare la conduzione
dello stimolo doloroso, composto da batteria (a
destra), elettrodo e unità esterna di controllo
undici
Malattie del viaggiatore
Malaria: hai messo la profilassi in valigia?
In Italia non mancano i casi d’importazione. Gli immigrati sono i più colpiti
Q
uel fastidioso ronzio che
disturba le nostre notti di
mezza estate, alle latitudini
tropicali non solo non fa dormire,
ma spaventa, perché quel sibilare è
il suono di una malattia tristemente
nota: la malaria.
Si tratta della seconda malattia
infettiva al mondo per prevalenza, dopo la tubercolosi,
con 500 milioni di nuovi casi clinici (di cui il 90%
nell’Africa tropicale) e 1 milione di morti l’anno
(fonte: Gaetano Filice, Malattie infettive, 2° edizione).
In Italia nel periodo 2000-2008 sono stati rilevati 6377
casi, tutti d’importazione (o meglio quasi tutti: 9 erano
di origine autoctona), ovvero la malattia si è sviluppata
in seguito ad un viaggio in un’area endemica (fonte:
“Malaria surveillance in Italy: the 2000-2008 national
pattern of imported cases”).
La maggior parte di questi (72,5%) ha riguardato
cittadini stranieri. “Un individuo nato in un’area
malarica sviluppa una certa immunità - spiega
Massimo Puoti, Direttore Malattie Infettive -. Ma
questa protezione viene persa se per 2-3 anni si
soggiorna in una zona non a rischio come il nostro
Paese. Per questo motivo gli stranieri che tornano a
casa sono i soggetti più coinvolti nella casistica. Lo
stesso vale anche per i loro bambini, che nati in Italia,
non hanno avuto modo di sviluppare alcuna difesa”.
Oltre a misure di protezione come l’uso di zanzariere,
Arriva l’estate… 10 regole
per affrontare il caldo
i repellenti cutanei ed ambientali, gli esperti
consigliano di indossare abiti chiari (quelli
scuri attirano le zanzare) per coprirsi
completamente limitando l’esposizione
della pelle, soprattutto tra il tramonto e
l’alba, periodo di maggiore attività delle
zanzare. A queste misure deve essere
associata la profilassi farmacologica che
riduce ulteriormente il rischio d’infezione. Esistono
vari farmaci, il più indicato sarà consigliato dall’Ufficio
Profilassi Internazionale ASL per la Medicina dei
Viaggi, a cui il viaggiatore dovrà rivolgersi, fornendo
le specifiche dell’itinerario (località, altitudine, periodo
di permanenza, passaggio in aree rurali, ecc…). La
chemioprofilassi antimalarica deve iniziare almeno
una settimana prima della partenza continuando con
l’assunzione dei farmaci, ai dosaggi e con le periodicità
prescritte, per un periodo variabile prima dell’inizio del
soggiorno in area a rischio (da 2 settimane e mezzo
ad un giorno) per tutta la durata del viaggio e per non
meno di 1- 4 settimane dopo il ritorno, a seconda dei
farmaci assunti e dell’intervallo tra le dosi.
“Una volta a casa - conclude Puoti -, nel caso si sospetti
la malaria è necessario rivolgersi immediatamente ad
un medico o ad una struttura ospedaliera per effettuare
gli esami necessari per la diagnosi. La malaria
dovrebbe essere sempre sospettata in caso di febbre
a breve distanza dal ritorno da una zona a rischio,
particolare, questo, da riferire sempre ai sanitari”.
CI
O
M
A
I
PREPAR ATE
ALL’EST
Cos’è
La malaria è una malattia infettiva dovuta ad un protozoo, un microrganismo
parassita del genere Plasmodium, che si trasmette all’uomo attraverso la
puntura di zanzare del genere Anopheles.
Dove
La malaria è presente in gran
parte dell’Africa, nel subcontinente indiano, nel sudest asiatico, America latina e
in parte dell’America centrale.
Il 40% della popolazione
mondiale vive in aree in cui
la malaria è endemica (ovvero Rosso scuro: rischio alto, Rosso chiaro: medio,
Arancione: basso, Giallo: molto basso,
la malattia è sempre presente
Grigio: nessun rischio
tra la popolazione di una certa
area geografica, con un numero di casi sostanzialmente costante nel tempo).
Gravidanza
Sono sconsigliati i viaggi in zone malariche in tutte le fasi della gravidanza,
perché la malattia aumenta il rischio di prematurità, aborto, morte neonatale
e della madre.
Età pediatrica
I bambini sono ad alto rischio di contrarre la malaria perché possono
ammalarsi rapidamente e in modo grave, pertanto, la febbre in un bambino
di ritorno da una zona endemica deve essere sempre considerata come
sintomo di malaria che va curata il prima possibile.
Ortopedia
Ginocchio varo e malattia di Blount: come riconoscerli
Gambe arcuate e bebé, in genere si ha un miglioramento entro i 3 anni
Quando la colonnina di mercurio sale
raggiungendo temperature sopra le medie
stagionali, “un pericolo è in agguato”: è il colpo
di calore, favorito da afa, umidità e caldo. E
allora come affrontare in modo sereno il caldo
estivo senza incorrere in spiacevoli sorprese?
Due sono le parole chiave: attenzione e
prevenzione. Bere molti liquidi, ma limitare
l’assunzione di acque oligominerali, evitare
di indossare fibre sintetiche e preferire abiti
in lino…
Questi e molti altri sono i consigli che
suggerisce Regione Lombardia nel decalogo
le “10 regole d’oro”, per godersi l’estate
senza pensieri.
Per “sfogliarlo”:
www.regione.lombardia.it
L’opuscolo è alla voce “Cittadini”
P
ersino Lupin, celeberrimo ladro
dei cartoni animati, soffriva
di questo disturbo: gambe
“arcuate”, che formano un angolo aperto
medialmente, per cui il ginocchio sporge
verso l’esterno. È il ginocchio varo, un
difetto comune quanto fastidioso. La
causa? Femore e tibia non perfettamente
allineati.
“Per un bambino in tenera età - ci ha
spiegato Marco Moscati, chirurgo
ortopedico del Niguarda - un certo
varismo delle ginocchia è assolutamente
fisiologico”.
In genere il problema si risolve entro
i 3 anni di età, con un miglioramento
netto ma graduale. Se la curvatura non
scompare entro questo lasso di tempo,
ma al contrario si accentua, è possibile
che il vostro piccolo sia affetto dalla
malattia di Blount: per una diagnosi
certa sono sufficienti esami radiografici.
Come avviene per la maggior parte
delle patologie, anche in questo caso la
diagnosi precoce fa la differenza.
“Se individuata in tempi rapidi – come
ci racconta Moscati – la malattia di
Blount può essere corretta con l’uso
di un semplice tutore”. Nel caso in cui
questo approccio non dia risultati, si
ricorre alla chirurgia.
Una possibile causa è un difetto
metabolico che altera l’assorbimento
della vitamina D: in questo caso è
possibile programmare un intervento
per ri-allineare gli arti quando il bimbo
diventa più grande.
Non solo bambini…
La malattia di Blount può colpire anche gli adolescenti
in forte sovrappeso: anche in questa situazione
è indicato l’intervento chirurgico.
CONDIZIONI RISERVATE AI LETTORI DE “IL GIORNALE DI NIGUARDA”
P R E S T I T I P E R L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I
No Call Center: parli subito con noi!
SENZA NECESSITÀ DI GARANTI, SENZA MOTIVARE LA RICHIESTA
ANCHE SE SEI PROTESTATO O SEGNALATO IN CRIF
POSSIBILITÀ di acconto immediato
VELOCITA DI EROGAZIONE
...anche MUTUI E PREVIDENZA
Da 20 anni offriamo
sicurezza, riservatezza,
trasparenza, professionalità
STUDIO B è a Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi, 34 - MM1 Sesto Rondò - e-mail: [email protected]
Tel. 02.26221012 - Tel/Fax 02.26220685
Vi aiutiamo
a realizzare
i vostri sogni
www.studiob-sesto.it
ISCRITTI ALL’UFFICIO ITALIANO CAMBI n. A83444
dodici
Donazioni del sangue
Pet Therapy
Porgi l’altro… braccio
Ciao, mi chiamo Ciko e sarò Pet Therapist
All’hospice un amico a quattro zampe
“Chi non ha mai posseduto un cane- scrisse
Schopenhauer- non sa cosa significa essere
amati”. Non c’è dubbio che, se l’amore, l’affetto
e la fedeltà potessero curare tutti i mali,
il migliore amico dell’uomo sarebbe la
medicina più efficace.
Ma anche se un cucciolo a quattro zampe
non è in grado di curare, la sua presenza motivazionali, emozionali, cognitive e
può contribuire a favorire il benessere, la cinestesiche. Il secondo è la promozione
socializzazione e una migliore qualità di dell’integrazione sociale e relazionale,
vita di chi gli sta accanto, comprese quelle lavorando nelle situazioni interattive,
persone che necessitano di cure particolari ricreative, ludiche e sociali”.
come le palliative.
Ed è cosi che, grazie anche all’associazione
E di questo ne sono convinti Renzo “Una mano alla vita Onlus”, una no-profit
Causarano e Daria Da Col, responsabili che si occupa di assistenza domiciliare alle
del progetto sperimentale “Pet persone con patologie tumorali terminali,
Therapy in Hospice”.
Ciko - il cane terapista è entrato in
“L’Hospice-Il Tulipano di Niguarda- Hospice e nella vita e nel cuore dei suoi
racconta Da Col- si sta aprendo al pazienti.
crescente interesse verso i trattamenti
complementari che, grazie all’aiuto di
Per maggiori informazioni:
animali domestici, mirano al benessere
Hospice “Il Tulipano”
globale del malato terminale e dei suoi
Via Ippocrate, 45 (padiglione 9)
familiari”.
20161 Milano
Il progetto, infatti, prevede l’impiego
tel. 02 6444.5122
di animali, opportunamente preparati
ed addestrati, all’interno delle terapie Associazione “Una mano alla vita Onlus”
offerte in Hospice.
www.unamanoallavita.it
“Si possono identificare due tipi di
effetti positivi delle attività assistite Via Giuseppe Govone 56 20155 Milano
02 33101271
dagli animali- prosegue Causarano-.
Lun – Ven: 9.00 – 13.00
Il primo è la promozione del benessere
della persona, intervenendo nelle aree
L’estate per molti è il periodo più bello
dell’anno: il sole, il caldo, il mare. Le
spiagge si affollano ma le riserve di
sangue si affievoliscono. È un classico:
durante la stagione calda, infatti, con
l’“esercito dei vacanzieri” che si mette
in moto le donazioni diminuiscono.
Un trend che si ripete anno dopo anno,
ma che spetta solo a noi interrompere:
diventa donatore! Per farlo è sufficiente
rivolgersi a una delle tante associazioni,
come l’AVIS, che anche a Niguarda ha
un suo punto di raccolta.
PER DONARE
Centro Donazioni del Sangue
Area Ingresso - Padiglione 3
aperto dal lunedì al venerdì
dalle 8.00 alle 12.00
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
La Retinite Pigmentosa
Inizia con una difficoltà della visione crepuscolare e notturna, può portare alla cecità
L
a Retinite Pigmentosa è
una malattia ereditaria e,
tra le degenerazioni visive
che danneggiano il funzionamento
dell’occhio, è ancora tra le cause
principali di cecità nel mondo.
“La degenerazione - spiega Alessandra Del Longo, dell’Oculistica
Pediatrica -, colpisce entrambi gli occhi con una alterazione progressiva
dei fotorecettori (coni e bastoncelli)
e dell’epitelio pigmentato. Recenti
studi hanno dimostrato che vi è
una mutazione delle proteine che
intervengono nel ciclo della visione”.
Molto spesso l’esordio della malattia
consiste nella diminuzione della
capacità visiva notturna (difficoltà
a guidare di sera o a muoversi in
locali scarsamente illuminati o
problemi di adattamento nel passare
da ambienti illuminati a quelli oscuri),
aumentata
sensibilità
all’abbagliamento, fino ad arrivare ad
un restringimento progressivo del
campo visivo (difficoltà a percepire
oggetti posti lateralmente o a vedere
i gradini scendendo le scale). Nella
fase finale della malattia, in alcuni
casi, si può arrivare alla perdita della
visione centrale ed alla cecità. Può
essere una forma isolata o associata
ad altre manifestazioni generali (ad
esempio alla sordità). Può, inoltre,
essere complicata dalla comparsa di
cataratta.
Le indagini che permettono la diagnosi
sono: l’esame del fondo oculare e del
campo visivo, l’elettroretinogramma
e l’OCT (la Tomografia a Coerenza
Ottica). La consulenza e l’indagine
genetica definiscono il tipo di
trasmissione ereditaria.
La velocità di progressione della
INTERVISTA
Qualche domanda ad Assia Andrao,
Presidente Federazione Retina Italia.
Quando nasce Retina Italia e con quale
scopo?
Nasce nel 2001 con lo scopo di tutelare i
malati affetti da patologie distrofiche retiniche
ereditarie, con particolare attenzione alla
Retinite Pigmentosa. Tra gli obiettivi c’è il
sostegno e lo sviluppo della ricerca scientifica
per l’individuazione delle cause, della cura
e della prevenzione delle distrofie retiniche
ereditarie, della Retinite Pigmentosa, della
Degenerazione Maculare legata all’età e
altre patologie che determinano ipovisione
malattia e l’età di comparsa dei
sintomi variano in relazione a
molti fattori tra cui la modalità
di trasmissione genetica. La
malattia, comunque, è sempre
progressiva ed invalidante.
“Al momento- continua Del
Longo- non c’è terapia in
grado di curare la Retinite
Pigmentosa. Nessuno dei trattamenti fino ad ora proposti
sono in grado di guarire o
modificare la progressione
della malattia. Dati sperimentali suggeriscono che la terapia con ossigeno potrebbe rivestire
una certa importanza per preservare i
fotorecettori”.
Altri studi evidenziano il ruolo positivo
dell’implementazione con luteina
e vitamina A che rallenterebbero il
deterioramento del campo visivo.
Attualmente le prospettive più
promettenti nella ricerca sono la
genetica, che identificando i geni responsabili permetterebbe di
intervenire con tecniche di ingegneria
genetica. Ancora: l’innesto di cellule
sane retiniche e l’immunologia.
e cecità. Senza dimenticare l’impegno per
favorire l’autonomia dei disabili visivi.
Chi si rivolge a voi e quali sono le domande
più frequenti a cui vi trovate a rispondere?
A noi si rivolgono persone che hanno avuto da
poco la diagnosi della patologia o si sono già
rivolte a diversi centri. Essendo a conoscenza
della mancanza di terapie, le richieste più
frequenti sono informazioni sulla ricerca
scientifica o sui centri, dove sono in corso trial
clinici o sperimentazioni, ma anche richieste
sull’uso di ausili visivi.
Con quali problemi si scontra ogni giorno
un ipovedente e come può essere aiutato?
L’ipovisione ha moltissime variabili, secondo
Un occhio “bionico”
La retina artificiale è una tecnica, in corso di
sperimentazione per pazienti colpiti da cecità. Questa
segue idealmente il percorso già adottato per la sordità
ed utilizza un microchip impiantato sotto la retina che
converte gli stimoli luminosi in impulsi elettrici. Questi
vengono trasmessi attraverso la retina interna, in questi
pazienti sufficientemente integra, al cervello.
Una diversa tecnica prevede invece di “incollare” uno
stimolatore elettrico, guidato da un sistema di rilevamento
montato su un occhiale o a livello del cristallino, e di
posizionarlo sulla retina interna, permettendo così l’invio
di informazioni al cervello. Il sistema è ancora in via di
sviluppo e non può essere considerato come una terapia
disponibile su larga scala.
I numeri
La diffusione della malattia, secondo le statistiche
internazionali, colpisce circa una persona su 4.000 sane
e nel nostro Paese, dove non mancano i matrimoni tra i
consanguinei, l’incidenza di questa patologia ereditaria
risulta ancora più elevata, al punto da farla annoverare,
dal 1985, tra le malattie sociali della penisola. Molto
spesso compare tra la pubertà e l’età matura, ma non
sono assolutamente rari gli esempi di bambini colpiti
nella prima infanzia.
la causa che l’ha prodotta. Le situazioni sono
così varie e soggettive da rendere il mondo
dell’ipovisione difficilmente standardizzabile.
Una delle più comuni necessità dell’ipovedente è riuscire a far comprendere
quale sia la sua effettiva percezione visiva
per poter vivere il quotidiano in maniera
autonoma e partecipativa.
La ricerca sulla retinite pigmentosa
avanza, in che modo la sostenete?
Attraverso le Associazioni regionali aderenti
a Retina Italia vengono finanziati progetti
di ricerca i cui risultati hanno una ricaduta a
livello nazionale.
Per la cura si parla di trapianto di retina e
di retina artificiale, quali sono le speranze
per i malati?
Negli ultimi dieci anni la ricerca scientifica ha
portato molti risultati dal punto di vista della
conoscenza della patologia e molti sono gli
approcci terapeutici tentati: terapia genica,
trattamenti farmacologici e anche impianti
retinici. Sono convinta che, anche se oggi
non ci sono risultati conclusivi, e nonostante
la complessità della patologia, l’impegno da
parte del mondo scientifico sia un grande
motivo di speranza per una soluzione che porti
almeno al rallentamento della degenerazione
che colpisce la retina.
PER SAPERNE DI PIÙ
www.retinaitalia.org
tredici
Cervello e nuove tecnologie
Internet: navigare rinforza i neuroni
La multimedialità è uno stimolo per il nostro cervello o un nemico?
N
avigare in internet fa bene al nostro cervello.
È quanto emerge da uno studio condotto dai
ricercatori della University of California di Los
Angeles. Cliccare da una pagina all’altra, alla ricerca delle
informazioni desiderate, infatti, attiverebbe alcune aree
cerebrali stimolando le capacità cognitive, soprattutto in
internauti esperti.
La ricerca ha coinvolto un gruppo di volontari tra i 55
e i 76 anni, metà dei quali con una certa esperienza di
navigazione nel web. L’attività cerebrale dei partecipanti
è stata analizzata sia durante una sessione di lettura di un
libro sia durante una ricerca su internet.
Le scansioni hanno mostrato che in entrambi i casi erano
attive alcune aree del cervello responsabili del linguaggio,
della lettura, della memoria e delle abilità visive. Con una
differenza non trascurabile: durante la sessione di ricerche
on line il cervello dei più esperti navigatori mostrava anche
un’altra attività in aree separate, quelle che controllano
le capacità di prendere decisioni e il ragionamento
complesso. Quanti hanno già una certa esperienza di
navigazione sarebbero quindi in grado di utilizzare le
strategie più efficaci, che comportano appunto connessioni,
scelte e analisi delle informazioni.
Grazie allo studio dei ricercatori californiani oggi abbiamo
una scusa in più per utilizzare internet e a quanti ci accusano
di perdere il nostro tempo sul web potremo rispondere
di guardare meglio perché non stiamo semplicemente
bighellonando in rete: quello che si ripete clic dopo clic è
un accurato training di potenziamento per i nostri neuroni.
È proprio così? L’abbiamo chiesto a Pina Scarpa del
Centro di Neuropsicologia Cognitiva.
Intervista alla neuropsicologa
Dai risultati della ricerca sembra che
navigare in internet sia meglio che leggere
un libro, è un’interpretazione corretta o
può essere fuorviante?
Lo studio ha dimostrato che le ricerche su
internet attivano circuiti neurali in varie parti
del cervello, specialmente nel lobo frontale,
che ha un ruolo chiave in compiti come
il ragionamento complesso e la capacità
decisionale.
Serviranno nuovi studi per approfondire
e capire meglio, ma intanto è certo che
nell’epoca attuale, caratterizzata dalla
possibilità di attivare contemporaneamente
più circuiti neuronali in risposta alla
multimedialità (vista, udito e addirittura tatto
nelle realtà virtuali), è cambiato il nostro
modo di apprendere: non è più la sola vista
e la sola decodifica testuale a permetterlo,
ma è l’insieme di vista testuale, di immagini,
di suoni, musica, rumore, o addirittura tatto
nella realtà virtuale.
siamo sottoposti a un’interazione molto
complessa e intensa con gli strumenti della
tecnologia. Messaggi di posta elettronica,
social network, cellulare, navigazione in
rete: tutti elementi che, se protratti in maniera
eccessiva, rischiano di creare un sovraccarico,
che penalizzerebbe, secondo una ricerca
dell’Università di Stanford, soprattutto la
memoria.
Internet è divenuto in pochi anni uno
strumento quasi irrinunciabile per la
nostra società, ma che rischi si corrono ad
utilizzarlo troppo?
Non bisognerebbe dimenticare che oggi
C’è anche chi dice che tutte le informazioni
che vogliamo, quando vogliamo a portata
di un clic potrebbero invece “impigrire” il
nostro cervello, dove sta la verità?
Resta ampio il dibattito sulle variabili che
determinano un potenziamento delle nostre
capacità cognitive. È chiaro che chi naviga su
internet, passa rapidamente da un contenuto
all’altro, “naviga in orizzontale” tra titoli e
riassunti, con estrema rapidità. Diventa più
difficile leggere, selezionare, concentrarsi e
ricordare i contenuti.
Web e videogiochi: i bambini di oggi
hanno a che fare tutti i giorni con queste
realtà, possono essere dei buoni alleati
per il loro apprendimento?
Alcuni studi hanno calcolato che i ragazzi
americani tra 8 e 16anni passano mediamente
6.5 ore al giorno davanti al PC, ma che il
“tempo reale” di fruizione dei media diventi
di 8.5 ore se si considerano le attività
svolte in multitasking, cioè in parallelo (ad
esempio navigare in internet, chattare e
ascoltare musica contemporaneamente).
Le attività svolte in questo modo vengono,
però, effettuate con qualità peggiore rispetto
a quelle svolte in sequenza con una perdita
di efficienza e maggiori possibilità di
incorrere in errori.
Forse avrebbe più senso interrogarsi su
come integrare questa realtà in modo
costruttivo nei processi educativi, piuttosto
che chiedersi se “fa bene” o “fa male” a un
bambino.
Neuropsichiatria
Adolescenti e salute mentale
Quando il disagio diventa malattia. L’attività degli specialisti che se ne prendono cura
P
sicologi,
filosofi,
sociologi
si
interrogano sul “male di vivere” che
spesso accompagna gli adolescenti
di oggi. L’adolescenza, si sa, è un periodo
di cambiamento e come tutte le transizioni
porta con sé turbamenti e contraddizioni.
Calarsi nel quotidiano di un teenager, spesso,
significa avere a che fare con comportamenti
“bizzarri”, magari di ribellione nei confronti
della scuola, dei genitori, delle regole in
generale. È normale, ma quando queste
“scosse di assestamento” raggiungono
“magnitudo
fuori
scala”
diventano
espressioni di un disagio che può minare
il normale equilibrio mentale. Disturbi
d’ansia, difficoltà scolastiche e nei rapporti
con i coetanei, sono ombre che possono
via via allungarsi e portare all’isolamento
nella propria cameretta o, nei casi più gravi,
addirittura a tentati suicidi.
Di tutto questo a Niguarda si occupa un
team di clinici della Neuropsichiatria
dell’Infanzia e dell’Adolescenza, diretta da
Emilio Brunati. “La nostra attività- spiega
Patrizia Conti, Responsabile del gruppo- si
svolge prevalentemente negli ambulatori
dedicati. La fascia d’età dei ragazzi che
vediamo varia dagli 11 ai 17 anni; le
problematiche più frequenti sono i disturbi
del comportamento, che possono andare
dall’aggressività, verso gli altri, verso sé
stessi, a quello che noi chiamiamo il ritiro: ci
si chiude nelle propria stanza e non si vuole
vedere più nessuno”.
L’approccio è multidisciplinare e al fianco di
psicologi e neuropsichiatri infantili lavorano
assistenti sociali ed educatori. E sono
proprio questi ultimi ad andare dal ragazzo
che non vuole più uscire dal suo isolamento,
lo aiutano a riprendere fiducia con il mondo
esterno, cercando se possibile il reinserimento
a scuola e il contatto con i coetanei nei centri
di socializzazione più vicini. “Negli ultimi
anni- spiega Conti- abbiamo osservato che
i ragazzi che cercano un distacco lo trovano
sempre di più rifugiandosi nelle realtà virtuali
offerte dal computer e dai social network:
il loro è diventato un “ritiro digitale”. Nei
casi in cui ad essere coinvolti sono ragazzi
figli di genitori immigrati, ci avvaliamo della
collaborazione con il mediatore culturale.
Questi ragazzi devono, infatti, integrare la
cultura d’origine e contemporaneamente
adottare quella locale: non è una cosa
semplice, soprattutto nell’adolescenza,
il periodo in cui l’individuo costruisce la
propria identità”. Presso gli ambulatori
vengono seguiti anche ragazzi che presentano
disturbi del comportamento alimentare. I
casi più gravi di anoressia e bulimia vengono
seguiti in collaborazione con il Centro di
Dietetica e Nutrizione Clinica. “È ampia la
gamma delle problematiche che seguiamo:
oltre alle difficoltà comportamentali ci sono
anche le psicosi adolescenziali e i disturbi di
personalità- conclude Conti-. L’indicazione
all’uso dei farmaci viene data solo se si
pensa che possa dare un reale beneficio; non
ci sono percorsi standardizzati, ma approcci
personalizzati, per cui è fondamentale la
partecipazione dei ragazzi e delle rispettive
famiglie”.
La comunità “I Delfini”
Uno dei padiglioni nel complesso di via Ippocrate 45, dove si tengono gli ambulatoriadolescenti e ha sede la comunità “I Delfini”
La Comunità “I Delfini”, in via
Ippocrate 45, è una struttura
residenziale
terapeutica
che
accoglie fino ad 8 adolescenti di
sesso femminile di età compresa
tra 13 e 17 anni che presentano
un disturbo psichiatrico grave di
varia tipologia.
L’intervento terapeutico intensivo
in età adolescenziale ha come
obiettivo quello di contrastare
l’evoluzione verso la cronicità del disturbo e di riattivare un percorso di crescita e di
reinserimento nella famiglia e nel tessuto sociale di provenienza.
Il tempo di permanenza in comunità viene valutato durante il percorso terapeutico e
ha una durata differenziata caso per caso, la media è di circa due anni.
Tra i nosTri servizi anche la carTellonisTica pubbliciTaria
poster 6x3 e/o grandi formati
cartelli su pali luce 100x140
stendardi
striscioni
Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo di quanto sopra e per la pubblicità
su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a:
Tel. 02.24.30.85.60 - [email protected]
www.spadapubblicita.it
quindici
Parola allo specialista
Che cos’è… la fibrillazione atriale?
Lo spiega Marco Paolucci della Cardiologia 3 - Elettrofisiologica
“Andare in fibrillazione”, chissà quante
volte abbiamo usato questo termine
per indicare un’attesa spasmodica,
un’emozione che ci eccita e fa schizzare
il cuore a mille all’ora. Ma nella realtà
che cosa si indica con questo termine e
soprattutto dobbiamo preoccuparci quando
a dirlo è il nostro medico? Ci spiega tutto il
cardiologo Marco Paolucci.
I battiti del caos…
La fibrillazione atriale è una delle aritmie
cardiache più diffuse. È caratterizzata da
una completa irregolarità dell’attivazione
elettrica degli atri, due delle quattro camere
cardiache. In genere non determina una
riduzione della capacità del cuore di
pompare il sangue in maniera efficace
ma il battito cardiaco può però divenire
accelerato ed irregolare.
…attenzione a…
L’incidenza di fibrillazione atriale
aumenta con l’età, raddoppiando più
o meno ogni 10 anni, ed è maggiore
nei soggetti con patologie cardiache
strutturali (soprattutto difetti valvolari),
ipertensione, diabete, iperfunzione della
tiroide e abuso di alcol.
Nella maggior parte dei pazienti è
opportuno intraprendere un trattamento
anticoagulante orale cronico per ridurre
al minimo il rischio di complicanze
tromboemboliche (ad esempio eventi
ischemici cerebrali) correlato alla presenza
dell’aritmia.
…i sintomi…
La fibrillazione atriale può essere
cronica, ovvero continua, persistente
oppure parossistica con episodi di durata
variabile da pochi secondi ad alcune ore
o giorni. In alcuni casi
l’aritmia non determina
sintomi e la sua diagnosi
avviene occasionalmente;
spesso però comporta la
comparsa di palpitazioni,
affaticamento o stanchezza,
vertigini, affanno, dolore al petto o anche
svenimenti.
…si può guarire?
La fibrillazione atriale in genere tende a
recidivare. Per tale motivo è giustificato
e opportuno, nella maggior parte dei casi,
prevedere un trattamento farmacologico
specifico; l’assunzione di farmaci
antiaritmici può, infatti, prevenire anche per
molto tempo la ricomparsa del problema. In
caso di aritmia persistente e sintomatica si
può effettuare la cosiddetta cardioversione
elettrica: una scarica elettrica sul torace
Formazione
Corsi e convegni di luglio, agosto e settembre
4-7 luglio (V edizione, avanzato)
26-30 settembre (VII edizione, base)
TRAINING ON THE JOB CORSO TEORICO PRATICO DI
ECOCARDIOGRAFIA
L’ecocardiografia ha assunto un ruolo sempre
più rilevante nella diagnostica cardiologica
ed è diventata uno strumento indispensabile
nella pratica clinica. Sempre maggiore è il
numero di cardiologi, internisti ed anestesisti
che si avvicinano a questa metodica con lo
scopo di acquisire le conoscenze necessarie
alla corretta esecuzione ed interpretazione
dell’esame ecocardiografico.
Sede: Area Sud, Blocco Sud, Settore B.
stabilire un percorso diagnostico-terapeuticoriabilitativo volto ad ottenere in tempi brevi la
miglior gestione del paziente pediatrico.
Sede: Area Nord, Blocco Dea, Aula Dea 1.
8 luglio
ANOMALIE POSTURALI DEL CAPO
Le anomalie posturali del capo richiedono
un’analisi multidisciplinare che coinvolge
l’oculista, l’otorinolaringoiatra, il neuropsichiatra, il fisiatra, l’ortottista e il
fisioterapista. Scopo del corso è integrare
le varie figure coinvolte con lo scopo di
25-26-27-28 luglio
ADVANCED NEUROIMAGING AND
PRESURGICAL PLANNING
Una “quattro-giorni” di approfondimento,
con gli specialisti di Niguarda, sulle più
moderne tecniche di neuroimaging e sul
loro corretto utilizzo nella pianificazione
all’intervento chirurgico.
Sede: Medtronic Italia - p.zza Indro
Montanelli 30, Sesto San Giovanni, Milano.
Dal 12 settembre al 16 dicembre
(tutti i giorni feriali)
CHIRURGIA DELL’EPILESSIA:
PERCORSO DIAGNOSTICO
TERAPEUTICO DALLA SELEZIONE
DEL PAZIENTE ALL’INTERVENTO
CHIRURGICO
La chirurgia delle epilessie focali sintomatiche
si è andata affermando negli ultimi decenni
come il trattamento più efficace nei casi
farmaco resistenti. Figure centrali nel percorso
diagnostico-terapeutico sono il neurologo e
il neurochirurgo ed è necessario che queste
figure possano acquisire le competenze
indispensabili per la corretta definizione della
strategia chirurgica.
Sede: Chirurgia dell’Epilessia e del
Parkinson. Area Nord, Blocco Dea.
PER ISCRIVERSI E INFORMAZIONI
www.ospedaleniguarda.it
Un ricordo
Di lei ricordiamo la presenza
assidua nel “suo” reparto,
scandita da quotidiani e
significativi
momenti
di
riflessione su temi non solo di
carattere prettamente medico
ma anche riguardanti cultura,
attualità, etica, desiderando
sempre attorno a sé tutti i
“suoi” medici.
Numerosi sono gli insegnamenti che
la Professoressa ci ha proposto con il
suo esempio: in primo luogo il rigore,
declinato in tutte le sue derivazioni,
come la disciplina applicata a se stessi,
l’osservanza intelligente delle regole,
l’onestà intellettuale, la puntualità negli
impegni.
Poi, l’atteggiamento verso le persone:
diretto, autentico, privo di ipocrisie.
E ancora, la dedizione al lavoro, affrontato
con energia ed entusiasmo, anche quando
incombente era la fatica, la capacità e la
FONDAZIONE
ANGELO DE GASPERIS
Problemi di cuore?
La nuova frontiera
è nel DNA
Studiare i geni per prevenire le malattie
cardiache. A ribadirlo è Benito Benedini,
Presidente della Fondazione Angelo De
Gasperis, che dalle colonne del Sole 24
ore, (numero del 20 giugno, nell’inserto
“Sanità d’eccellenza”) parla dell’attività
di ricerca condotta dagli specialisti del
Niguarda in un’intervista dedicata.
“Lo studio delle malattie cardiache su
base genetica a Niguarda è iniziato
nel 1993 per cercare la causa degli
infarti giovanili- spiega Piera Angelica
Merlini della Cardiologia 4-Diagnostica
e Riabilitativa-. Negli ultimi anni
quest’attività è stata potenziata con
l’apertura di un ambulatorio dedicato,
inoltre, grazie alle ultime scoperte
della genomica è stato possibile uscire
dall’ambito dell’infarto giovanile e
abbracciare più patologie”.
L’ASSOCIAZIONE
Ancilla Nicolini: il saluto dei “suoi”
Il 19/4/2011 la Professoressa
Ancilla Nicolini si è spenta
nel nostro Ospedale presso il
quale aveva trascorso tutta la
sua vita professionale.
Assistente prima e in seguito
aiuto pediatra del Prof.
Ferdinando Cislaghi, ha
ricoperto il ruolo di primario
neonatologo
presso
la
Divisione di Neonatologia, di nuova
istituzione.
Dalla fine degli anni ’70 e per circa un
ventennio ha diretto la Divisione Pediatrica
“Mariani”, caratterizzandola come la sede
più idonea all’accoglienza, cura e gestione
di ogni patologia pediatrica.
“E’ al pediatra che spetta per primo il
compito di valutare il bambino in ospedale
coordinando l’intervento di eventuali altri
specialisti”: queste le parole con le quali
continuamente ci esortava ad assumerci le
nostre responsabilità.
del paziente durante una breve anestesia
generale, che in genere interrompe l’aritmia
determinando una sorta di “reset” elettrico
del cuore. Qualora l’aritmia tendesse
a recidivare con frequenza, può essere
considerata l’indicazione all’esecuzione
di un intervento denominato “ablazione
transcatetere”. Questa procedura, non
chirurgica, consiste nell’introduzione
nel sistema venoso di un elettrocatetere
che viene fatto risalire fino al cuore e
mediante il quale, in regioni specifiche
dell’atrio sinistro, vengono effettuate delle
“bruciature” che possono risolvere in via
definitiva l’aritmia.
volontà di farsi carico di ogni importante
decisione diagnostico terapeutica, la
competenza scientifica, la sobrietà e la
coerenza del comportamento in ogni
aspetto della vita.
E, infine, l’affetto per noi, suoi collaboratori
ai quali come a se stessa molto chiedeva
ma ai quali donava generosamente la sua
esperienza e la sua amicizia.
Amicizia che poi è durata nel tempo, fino
all’ultimo, a testimonianza di un sentimento
profondo e sincero.
Consideriamo tutto questo un insieme
di vere e proprie lezioni, non solo
professionali, ma anche e soprattutto di
umanità che rimarranno sempre in chi le
ha volute accogliere e capire.
Grazie dunque, cara Professoressa, per i
valori che ci ha saputo trasmettere.
Fausto Fedeli
insieme a tutti i Suoi allievi
e collaboratori.
La Fondazione Angelo De Gasperis
è l’ente per la diffusione della cultura
medico scientifica che affianca il
Dipartimento Cardiotoracovascolare
del Niguarda. La Fondazione nasce
dalla trasformazione della storica
Associazione Amici del Centro De
Gasperis che affianca il dipartimento
dal 1968.
www.degasperis.it
SEDE
Area Sud, Blocco Sud,
Settore B, 2° piano
www.volkswagen-veicolicommerciali.it
Nuovo Amarok. Ti porta dove nessuno è mai arrivato prima.
Il Pick Up Volkswagen con un’autonomia di oltre 1000 km* con un pieno.
Messo alla prova sul rally più duro del mondo: nuovo Amarok, il veicolo di supporto ufficiale del Rally Dakar 2011.
I nuovissimi motori TDI e la più moderna tecnologia common rail, garantiscono maggiore autonomia ed alte prestazioni
(120 kW/400 Nm**) con un consumo medio ridotto a 7,6 l/100 km**. Inoltre, grazie al sistema ESP con assistenza alla
partenza in salita e in discesa, puoi raggiungere qualsiasi destinazione. Anche i luoghi più impervi.
Scopri Nuovo Amarok. Tested by Dakar.
Viale Italia, 226 - Sesto San Giovanni Tel. 02.262831
www.sestoautoveicoli.it
*In condizioni ottimali con un consumo medio di 7,6 l/100 km.
**Amarok Doppia Cabina 2.0 l BiTDI 120 kW trazione posteriore, consumo di carburante ciclo combinato l/100 km: 7,6. Emissioni (CO2) g/km: 199.
Volkswagen Bank finanzia il vostro Amarok. Volkswagen Veicoli Commerciali raccomanda
.
Scarica

La visita del Premier - Ospedale Niguarda Ca`Granda