Luglio - Agosto 2011 ospedaleniguarda.it Poste Italiane Spa Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA La visita del Premier Un saluto a Luca e un impegno per l’Unità Spinale le ria Edito Il nuovo Collegio di Direzione In questi giorni è avvenuta la nomina e l’insediamento del Collegio di Direzione della Nostra Azienda. Il Collegio è composto oltre che dal Direttore Sanitario, dal Direttore Amministrativo, dal Direttore del Ditra, dal Direttore Medico e Amministrativo di Presidio, dai Direttori dei 13 Dipartimenti Clinici e Amministrativi in cui sono organizzate le strutture complesse e semplici dell’Azienda. Come recita il Piano d’Organizzazione il Collegio di Direzione, a norma dell’art.17 del d.lgs. 229/99 e secondo gli indirizzi regionali, coadiuva il Direttore Generale nell’assunzione delle decisioni gestionali, collabora all’elaborazione ed attuazione degli indirizzi e dei piani aziendali, nonché alla programmazione e valutazione delle attività tecnico-sanitarie e di quelle di alta integrazione sanitaria. In particolare il Direttore Generale si avvarrà dello stesso per l’elaborazione del programma di attività dell’azienda, nonché per l’organizzazione e lo sviluppo dei servizi e per l’utilizzo delle risorse umane. Un Organo, quindi, con compiti importanti per la collaborazione dei professionisti nella governance dell’Azienda. La nostra Mission: questo è stato il primo punto che ho voluto sottolineare nell’insediamento del nuovo Collegio in cui oltre alla conferma di 9 Direttori hanno fatto il loro ingresso 4 nuovi colleghi da me individuati dopo aver esaminato le candidature pervenute e presentate dai Comitati di Dipartimento. CONTINUA A PAGINA due Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda Oncogenomica Il Premier, Silvio Berlusconi, accompagnato dal Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi (a sinistra) e il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli (a destra) D omenica 19 giugno il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto visita a Luca Barisonzi, l’alpino colpito in un attentato in Afghanistan lo scorso 18 gennaio. Il ventunenne è ricoverato da mesi presso l’Unità Spinale, dove con tenacia sta affrontando una lunga riabilitazione. Il colloquio con il caporalmaggiore è durato quasi un’ora al termine del Dislipidemie quale Berlusconi si è detto molto impressionato per “la volontà e la serenità: ha un grande attaccamento al corpo degli Alpini- ha affermato- e mi ha spiegato che come italiano è consapevole di aver reso un grande servigio al suo Paese e che ha accettato di andare in Afghanistan per difendere la pace di tutti”. CONTINUA A PAGINA due Medicina e tecnologia Nella “hit parade” Colesterolo LDL: Dritti al cuore Una nuova tecnica ideata dagli della ricerca mondiale un nuovo farmaco specialisti del Niguarda, applicata Niguarda c’è contro le forme più rare per la prima volta al mondo Nature Medicine: il nostro Ospedale e IRCC Candiolo tra i top della ricerca contro il cancro A tenere alta la bandiera della ricerca “made in Italy” c’è il Niguarda, l’unico ospedale italiano premiato per le ricerche contro il cancro da Nature Medicine, la rivista internazionale che di recente ha stilato la classifica delle pubblicazioni scientifiche più citate nel triennio 2008-2010 in campo oncologico. CONTINUA A PAGINA tre Ottimi risultati contro l’ipercolesterolemia omozigote e la chilomicronemia B astano poche compresse e il colesterolo LDL, quello “cattivo”, è dimezzato. I risultati sono tanto sbalorditivi (in alcuni casi la riduzione e arrivata al 70-80%), quanto importanti, si tratta, infatti, di una vera e propria rivoluzione per le persone colpite da forme finora incurabili di ipercolesterolemia omozigote. CONTINUA A PAGINA sette N ei giorni scorsi presso la nuova sala ibrida dell’Ospedale Niguarda di Milano, per la prima volta al mondo è stata applicata una protesi mitralica biologica con un approccio mini-invasivo attraverso l’atrio sinistro. CONTINUA A PAGINA due Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 6 - Numero 3 due La visita del Premier SEGUE DALLA PRIMA Si è parlato anche di Lokomat, un robot speciale che serve per la riabilitazione di pazienti con lesioni al midollo spinale. Per l’acquisto del macchinario servono 300 mila euro e si è organizzato una raccolta fondi cui anche Berlusconi contribuirà con un’importante donazione. “Noi che siamo immersi in una quotidiana vita di contrapposizioneha detto Berlusconi al termine della visita- dovremmo molto più spesso guardare a chi soffre e trarre degli insegnamenti per essere più in pace l’uno con l’altro”. Al termine della visita il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli, si è detto molto soddisfatto per la riuscita dell’evento. “Ho ricevutoha spiegato- il ringraziamento sia dal Prefetto che dai collaboratori della Presidenza del Consiglio; abbiamo dimostrato anche in quest’ occasione che sappiamo lavorare in squadra organizzandoci in poche ore. Un ringraziamento speciale alla dottoressa Redaelli e alla sua équipe, capaci non solo di offrire cure qualificate ma un clima di grande umanità ed accoglienza nei confronti dei pazienti e dei loro familiari, questo me l’ha sottolineato il Presidente Berlusconi”. Alcuni pazienti hanno incontrato il Premier. Tra loro anche un insorto libico e ora ricoverato a Niguarda Dermatologia oncologica Impianto di protesi mitralica Con il laser a caccia di melanomi A Niguarda uno speciale microscopio per smascherare i nei sospetti L a tecnologia progredisce e ci aiuta, ma non bisogna dimenticare che la battaglia contro il melanoma inizia nel quotidiano con l’osservazione periodica dei nei. Per questo l’“alfabeto” può esserci d’aiuto: per riconoscere le modificazioni sospette di un neo o di una macchia scura di recente insorgenza si fa riferimento, infatti, alla “regola dell’ABCDE”. A sta per Asimmetria; B significa Bordi irregolari; C Colore variabile; D come Dimensioni, che aumentano sia in larghezza sia in spessore; E come Evoluzione progressiva: raramente il melanoma resta identico a se stesso in quanto la lesione tende a crescere e allargarsi rapidamente. Occhi ben aperti, dunque, su queste “macchioline” che tanto trascurabili non lo sono di certo e i dati sul melanoma cutaneo (che dai nei può originare), lo confermano: negli ultimi 15 anni la casistica è praticamente raddoppiata; in Italia in media si verificano 7-10 casi su 100.000 abitanti ogni anno; la fascia d’età maggiormente a rischio è quella che va dai 25 ai 50 anni e le donne sono più colpite rispetto agli uomini. Mortale, l’1,1% di tutti i decessi per cancro nel nostro paese è dovuto a questa neoplasia, ma il melanoma si può fermare: infatti, scoperto in anticipo ed eliminato con una corretta asportazione chirurgica, durante la fase di sviluppo iniziale, questo tumore è del tutto guaribile. Prevenzione è la parola d’ordine e la visita specialistica è oggi supportata da una serie di dispositivi tecnologici che aiutano il medico a “vedere prima e meglio”: dermatoscopio, stereomicroscopio e videomicroscopio sono da tempo “entrati nello studio del dermatologo”, ma l’ultimo ritrovato in materia, e che lo specialista valuterà se utilizzare a seconda del caso, si chiama microscopio laser confocale, una tecnologia che rappresenta un’autentica rivoluzione. In Italia è utilizzato solo in una decina di centri e da poco è presente anche a Niguarda, grazie alla generosa donazione di un privato (Vittorio Orlandi). “La nostra Mamma, che è sempre presente nei nostri cuori- ha dichiarato la famiglia Orlandi-, ci ha educati nel rispetto e nell’amore verso il prossimo. Seguendo tale insegnamento abbiamo voluto ricordarLa donando all’Ospedale Niguarda uno strumento che potesse aiutare i medici a prevenire il peggio salvando così delle vite umane”. Si tratta di un piccolo strumento delle dimensioni di un ecografo che, grazie all’utilizzo di un laser, consente di analizzare in profondità le caratteristiche del neo. In questo modo si possono vedere le cellule della lesione in vivo, valutando se sono sospette. “La tecnologia è di ultima generazione - spiega il dermatologo Ignazio Stanganelli della Dermatologia Oncologica - e la scansione ottica digitale consente di avere un punto di osservazione paragonabile a quella di una biopsia, ma che viene effettuata in vivo e senza bisogno di asportazioni. Particolarmente utile la microscopia confocale si rivela nella valutazione dei nei molto piccoli, ovvero di diametro inferiore ai 6 mm. Queste lesioni, generalmente non palpabili, sono quelle in cui è più difficile individuare l’atipia”. 1 su 200.000 Un neo tipico (a sinistra) ed un melanoma (a destra) visti con il microscopio confocale Le dichiarazioni alla stampa al termine della visita La letteratura scientifica fornisce questa indicazione: mediamente 1 neo ogni 200.000 tende ad evolvere in una lesione pericolosa. SEGUE DALLA PRIMA L’intervento, andato a buon fine, è stato realizzato su una paziente di 80 anni portatrice di una protesi mitralica ormai mal funzionante e applicata chirurgicamente 10 anni prima. L’intervento tradizionale presentava rischi elevatissimi a causa della fragilità della paziente, per cui si è deciso di procedere nel modo meno invasivo possibile. L’équipe cardiochirurgica guidata da Luigi Martinelli ha praticato un’incisione di pochi centimetri sulla parete destra del torace e predisposto delle suture di protezione sulla parete laterale dell’atrio sinistro. Il gruppo degli emodinamisti, guidato da Silvio Klugmann, attraverso un catetere, ha successivamente impiantato la nuova valvola biologica all’interno di quella mal funzionante. Fino ad oggi l’accesso trans-catetere alla valvola mitrale è stato praticato attraverso altri due ingressi: l’introduzione attraverso l’arteria femorale, che però risulta essere poco agevole per interventi sulla mitrale, e l’inserimento dal ventricolo sinistro che comporta il “sacrificio” di tessuto cardiaco. “L’accesso dall’atrio sinistro - spiega Luigi Martinelli - presenta numerosi vantaggi. In primo luogo vengono ridotti i rischi di sanguinamento in quanto l’atrio sinistro è una zona a bassa pressione, facilmente controllabile con le suture posizionate intorno al catetere, contrariamente all’apice del ventricolo sinistro che spesso si rivela fragile e può esporre ad emorragie devastanti. Non solo. La vicinanza dell’atrio alla zona bersaglio consente di raggiungerla direttamente senza dover manovrare il catetere lungo tutto il decorso dell’aorta con rischio di mobilizzare trombi e causare embolie cerebrali. Ultimo, ma non trascurabile vantaggio di questo accesso è la possibilità, in caso di instabilità emodinamica, di instaurare rapidamente la circolazione extracorporea e procedere alla sostituzione della protesi con tecnica tradizionale senza modificare la via di accesso”. La tecnica ideata dagli specialisti del Niguarda è stata praticabile grazie alle sofisticate tecniche di imaging presenti nella nuova sala ibrida, che hanno consentito alle équipe di avere un monitoraggio in diretta del posizionamento della protesi. “La tecnica - commenta Silvio Klugmann - è certamente innovativa e apre la strada non solo per la sostituzione di valvole artificiali ormai mal funzionanti, ma anche per quelle native”. Editoriale SEGUE DALLA PRIMA Ho voluto, inoltre, sottolineare come da parte dell’Alta Direzione c’è una grande aspettativa per cui si richiede al Collegio un importante lavoro per un’individuazione e condivisione delle scelte strategiche, per la gestione e monitoraggio dell’andamento degli obiettivi e progetti Aziendali, per l’attuazione degli indirizzi Regionali e per il recepimento delle proposte dei vari Dipartimenti. Vogliamo non un organismo formale o di consenso, sarebbero tempo e soldi sprecati, ma un luogo di lavoro, di assunzione di responsabilità, dialettico e propositivo in modo costruttivo, attento alla qualità e fattibilità delle proposte: proprio per questo ci daremo scadenze quindicinali per gli incontri del Collegio e ci sarà una verifica annuale sugli obiettivi aziendali in cui sono coinvolti i Direttori. Il Direttore di Dipartimento ha una funzione di coordinamento del lavoro che deve avvenire a livello dipartimentale: un impegno che deve vedere i professionisti ai vari livelli coinvolti nella programmazione, organizzazione e gestione delle strutture, servizi e attività; un coinvolgimento in primis dei Direttori delle Strutture Complesse, di quelle Semplici e di tutto il Comitato di Dipartimento. Il Dipartimento dovrà essere sempre di più un luogo di lavoro dei professionisti per individuare priorità, appropriatezza, efficacia ed efficienza nell’offerta delle cure e dei servizi. Il Dipartimento, che a Niguarda in alcuni casi è composto da oltre dieci tra strutture complesse e semplici, deve sviluppare una capacità di elaborazione, proposta e gestione delle risorse umane, tecnologiche e strutturali, tenendo conto di quelli che sono gli indirizzi del Sistema Sanitario Regionale e Nazionale e della politica aziendale. Nel lavoro dipartimentale si deve inoltre favorire la capacità d’integrazione fra le varie strutture del Dipartimento, ma anche fra i vari Dipartimenti, per garantire al paziente un percorso di cura integrato: una collaborazione che deve poi svilupparsi, allargarsi e valorizzare tutto ciò che offre il S.S. Regionale (Strutture per Sub-Acuti, Riabilitazione, Ospedalizzazione Domiciliare, ADI, ecc…). Solo un lavoro integrato permette di far fronte alla domanda sempre più complessa che arriva e viene trattata nel nostro Ospedale e nello stesso tempo può garantire insieme all’efficacia anche un’efficienza nell’uso delle risorse. A proposito di efficienza, come più volte detto in questa prima parte dell’anno, oggi siamo chiamati a rivedere ciò che facciamo per recuperare su questo versante. I dati del primo semestre ci chiedono un impegno serio: per questo chiedo la Vostra collaborazione insieme ai nuovi Direttori di Dipartimento. Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda IL NUOVO COLLEGIO DI DIREZIONE Direttore Amministrativo: Marco Trivelli; Direttore Sanitario: Giuseppe Genduso; Direttore Medico di Presidio: Gaetano Elli; Direttore Amministrativo di Presidio: Silvia Carabellese; Direttore Dip. Medico Polispecialistico: Fabrizio Colombo; Direttore Dipartimento Chirurgico: Raffaele Pugliese; Direttore Dip. Cardiotoracovascolare: Maria Frigerio; Direttore Dip. di Tecnologie Avanzate Diagnostico Terapeutiche: Claudio Rossetti; Direttore Dip. Oncologico: Enrica Morra; Direttore Dip. di Medicina di Laboratorio: Marcello Gambacorta; Direttore Dip. Materno Infantile: Costantino De Giacomo; Direttore Dip. Neuroscienze: Claudio Betto; Direttore Dip. Emergenza Urgenza EAS: Dario Capitani; Direttore Dip. Salute Mentale: Arcadio Erlicher; Direttore Dip. Trapianti: Andrea De Gasperi; Direttore DITRA: Giovanna Bollini; Direttore Dip. Coordinamento Operativo Aziendale: Vilma Calandri; Direttore Dipartimento Patrimonio e Innovazione Tecnologica: Carlo Maria Badi. tre Neuropsicologia cognitiva Alzheimer: una “malattia di famiglia” Lo sportello dedicato compie un anno C ’è uno spettro che si aggira per la nostra società sempre più curva e incanutita. Il nome è Alzheimer ed è difficile da dimenticare per tutti tranne che per loro: i malati. I dati fotografano l’esplosione. Secondo il Rapporto mondiale di Alzheimer Disease’s International, pubblicato a settembre 2010, oggi nel mondo le persone affette da demenza sono 35,6 milioni: ebbene questo numero è destinato a raddoppiare nel 2030 e a triplicare nel 2050. In Europa è previsto un aumento del 34% solo in questo decennio. Numeri che spaventano, che da un lato riflettono l’invecchiamento, sempre più evidente, della popolazione e che al contempo sono lo specchio del cammino della ricerca a cui molte pagine rimangono ancora da riempire. I farmaci ad oggi disponibili, infatti, sono solo in grado di rallentare quella corsa verso l’oblio che inevitabilmente trascina con sé anche chi sta intorno al malato e si prende cura di lui. Con l’obiettivo di sostenere e aiutare il caregiver (chi assiste il malato) nel suo delicato compito, presso il Centro di Neuropsicologia Cognitiva ha aperto, da un anno, lo Sportello Alzheimer. Nato grazie alla collaborazione con A.I.M.A., Associazione Italiana Malattia di Alzheimer e i Consigli di Zona 2 e 9, si accede al servizio senza appuntamento direttamente in Ospedale o chiamando una linea telefonica dedicata. Le richieste più frequenti sono d’informazioni sulla patologia. Non solo: lo sportello oltre a fornire assistenza psicologica si prende cura di segnalare altri snodi di supporto territoriale, come ad esempio altre associazioni di volontari che possono aiutare i familiari ad orientarsi nella “jungla legislativa”, in cui ci si trova a muoversi per ottenere le agevolazioni previste per questo tipo di situazioni (pratiche d’accompagnamento, d’invalidità, assistenza domiciliare). Sono un centinaio le persone che si sono rivolte allo sportello e dall’analisi delle segnalazioni emerge che il caregiver medio è donna, spesso figlia, per la quale il prendersi cura del malato diventa sempre più un “impiego” a tempo pieno, tanto da dover essere costretta a lasciare l’attività lavorativa. “I familiari- spiega Gabriella Bottini, Direttore della Neuropsicologia Cognitiva- sono impreparati ad affrontare l’evoluzione della malattia, che è progressivamente invalidante. La cura di questi pazienti è molto complessa perché il quadro clinico si caratterizza non solo per i deficit cognitivi, ma anche per i disturbi del comportamento che condizionano drammaticamente il normale iter familiare, stravolto dall’insorgenza dei nuovi bisogni del paziente”. Ed ecco che di pari passo con il crescere del carico di assistenza, e della stanchezza fisica che ne consegue, nel caregiver compaiono anche ansia e depressione. “Per questo- continua Bottiniparallelamente allo sportello abbiamo organizzato dei gruppi di auto-aiuto. Un ciclo di incontri in cui un gruppetto di 5-8 caregiver sotto la guida di un terapeuta parlano della loro esperienza, condividendola. Questo da un lato permette di constatare che altre persone hanno il tuo stesso problema facendoti sentire meno sola, dall’altro è un’occasione per scambiarsi informazioni su come poter far fronte alle difficoltà quotidiane”. Di certo la partita contro l’Alzheimer è ancora aperta e lontana dalla vittoria, ma forse è anche grazie ad iniziative come queste che quello spettro ci fa meno paura. Nella “hit parade” della ricerca mondiale Niguarda c’è SEGUE DALLA PRIMA Un’esclusiva che il Niguarda divide con l’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro (IRCC) di Candiolo (Torino), con cui peraltro collabora da cinque anni per gli studi sulla personalizzazione su base molecolare della terapia del carcinoma colorettale, studi che hanno meritato questo importante riconoscimento a livello mondiale. Niguarda e IRCC-Candiolo sono gli unici italiani citati nella lista dei top-30; il parametro di giudizio adottato è quello del numero di citazioni, un indice che consente di valutare quali sono state le scoperte più fertili e quindi più utilizzate già nell’attività clinica oppure prese come punto di partenza per lo sviluppo di nuovi studi da parte di altri ricercatori. “È considerato l’indice più importante della qualità complessiva della ricerca- commenta Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia Falck-.” Il nucleo fondante della ricerca è stata la scoperta di biomarcatori utili per la cura del tumore del colon e retto: in pratica, alcune interazioni molecolari presenti nel genoma permettono di prevedere la possibile risposta ai farmaci più moderni. I ricercatori coinvolti sono Andrea Sartore Bianchi, medico-oncologo di Niguarda Ca’ Granda e Federica Di Nicolantonio, farmacologa, entrambi hanno lavorato con l’équipe di Alberto Bardelli, Direttore del Laboratorio di Oncogenomica di Candiolo. Presso il Padiglione 17, tutti i mercoledì pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 18.00. Tel. 02.6444.4055, attivo negli stessi orari di apertura. La patologia Fase iniziale Disturbi della memoria lievi, simili a quelli che si hanno sotto stress: difficoltà a ricordare cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno, nomi di persone, appuntamenti, codici personali, ecc. Fase intermedia Richiede assistenza frequente. La perdita di memoria arriva a colpire il linguaggio, avendo dimenticato il significato delle parole. Attività come gestire il denaro, guidare o cucinare diventano impossibili e serve spesso assistenza. Fase avanzata Richiede assistenza 24 ore su 24. Il malato si perde e vagabonda, ripete movimenti o azioni. Possono comparire confusione, ansia, depressione, deliri, allucinazioni. Poi smette di parlare e muoversi. Ricerca Un test molecolare: non tutti i tumori del colon-retto sono uguali Negli anni scorsi le èquipe di Candiolo e l’Oncologia con l’Anatomia Patologica di Niguarda Ca’ Granda hanno osservato che farmaci di ultima generazione come il cetuximab o il paritumumab, anticorpi monoclonali, erano efficaci quasi esclusivamente su pazienti che avevano un determinato tipo di carcinoma colon-rettale. In particolare i farmaci non recavano beneficio in quei casi in cui il tumore presentava una mutazione del gene KRAS. Da questa evidenza le due èquipe, con la collaborazione di Silvio Veronese e Marcello Gambacorta dell’Anatomia Patologica di Niguarda, hanno messo a punto un test molecolare per vedere caso per caso se il carcinoma presentasse questo tipo di mutazione: saperlo è fondamentale per la scelta terapeutica che può beneficiare o meno del trattamento con l’anticorpo. Chi visita Niguarda Israele U na nutrita delegazione israeliana (composta da manager di aziende farmaceutiche e produttrici di forniture elettro-medicali, rappresentati di uffici dell’Ambasciata e giornalisti) ha visitato nei giorni scorsi il nostro Ospedale. La visita, concomitante con la “settimana d’Israele” (una rassegna a tutto campo su Israele e le opportunità per rafforzare i rapporti economici con l’Italia), è stata l’occasione per far conoscere Niguarda e il modello sanitario di Regione Lombardia e per avviare possibili future collaborazioni. Dopo l’incontro con i vertici aziendali la delegazione ha visitato l’AIMS Academy, la Chirurgia Plastica e il Centro Grandi Ustionati, il Centro Gamma Knife, il Centro Antiveleni, la Terapia Tissutale e l’Unità Spinale. Sportello di ascolto per il malato e la famiglia La visita della delegazione presso l’AIMS Academy La presentazione dell’attività della Terapia Tissutale I più citati del 2011 Le pubblicazioni scientifiche con autori del Niguarda con impact factor più alto E siste una “classifica della buona scienza”? Un indice che misura quanto è grande il passo in avanti fatto da una scoperta? La cosa che più ci si avvicina è l’impact factor (IF), o fattore d’impatto. Si tratta di un indice che misura il numero medio di citazioni ricevute in un dato anno da articoli pubblicati su una rivista scientifica. Questo numero è direttamente collegato con l’impact factor della rivista stessa su cui l’articolo ha trovato spazio, perciò maggiore è l’IF della rivista più è probabile che il contenuto di quella scoperta sia di alto livello. Per l’anno 2011 i lavori apparsi su riviste scientifiche a più alto IF pubblicati da autori di Niguarda sono: Large-scale association analysis identifies 13 new susceptibility loci for coronary artery disease IF=34,284 - Apparso su Nature Genetics, lo studio ha individuato 13 nuovi geni che possono causare patologie coronariche. Tra gli autori c’è Pierangelica Merlini della Cardiologia 4-Diagnostica Riabilitativa. Incidence and predictors of early and late mortality after transcatheter aortic valve implantation in 663 patients with severe aortic stenosis IF=14,816 - Apparso su Circulation, lo studio ha analizzato l’incidenza e altri parametri predittivi di mortalità a breve e a lungo termine, in un gruppo di 663 pazienti che a causa di una marcata stenosi hanno subito un impianto di valvola aortica transcatetere. Tra gli autori c’è Silvio Klugmann, Direttore della Cardiologia 1- Emodinamica. Multicenter independent assessment of outcomes in chronic myeloid leukemia patients treated with imatinib IF=14,069 - Pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, lo studio ha valutato i risultati del trattamento con imatinib su pazienti colpiti da leucemia mieloide cronica. Tra gli autori c’è Enrica Morra, Direttore dell’Ematologia. VUOI EMOZIONARTI TANTO E SUBITO? GOLF & POLO IN PRONTA CONSEGNA DA SESTO AUTOVEICOLI OLTRE 180 AUTOVETTURE DEI MODELLI SOPRA INDICATI TI ATTENDONO PER SODDISFARE TUTTE LE ESIGENZE DI AVERE UNA NUOVA AUTO IN POCHISSIMI GIORNI. INFO E DETTAGLI IN SEDE cinque Gravidanza Nascere a Niguarda N el cielo sopra Niguarda gli “avvistamenti della cicogna” sono più di 2000 l’anno. Un via vai intenso che negli ultimi anni si è infittito sempre di più, passando dalle 1670 nascite del 2002 alle 2025 del 2010. Volatili a parte, il percorso-gravidanza che Niguarda offre coniuga da un lato le più moderne tecnologie in campo medico e diagnostico con l’alta professionalità dell’équipe coinvolte per un cammino sereno verso il lieto evento, sia per la futura mamma sia per il piccolo. Le statistiche degli ultimi anni dicono che il 70% dei parti sono naturali, nel 30% dei casi si è ricorso al taglio cesareo. Per 1 donna su 5 il parto è stato epidurale, questo è stato possibile grazie all’anestesista reperibile in qualsiasi momento, 24 ore su 24, a cui ci si può rivolgere sia per il parto naturale che per quello cesareo. “Un’altra forma di analgesia- spiega Roberto Merati, Responsabile dell’Ostetricia- è il travaglio in acqua che possiamo fare grazie alla presenza delle apposite vasche in sala parto”. Gravidanza a Niguarda non vuol dire solo Ostetricia, infatti, grazie alla presenza della Neonatologia, della Chirurgia Pediatrica, dell’Urologia Pediatrica, della Cardiologia Pediatrica e della Neurochirurgia Pediatrica è possibile affrontare tutti i problemi ESAMI ESENTI DAL PAGAMENTO TICKET IN GRAVIDANZA Entro la 13a settimana Es. Urine, Gruppo sanguigno, Rubeo Test, Toxo Test, VDRL (contro la sifilide), Test di Coombs indiretto (per rilevare possibile incompatibilità sangue mamma-bambino), Glicemia, Transaminasi, HIV. Fra la 14a e la 18a settimana Es. Urine Fra la 19a e la 23a settimana Es. Urine Fra la 24a e la 27a settimana Es. Urine e Glicemia Fra la 28a e la 32a settimana Es. Urine, Emocromo Fra la 33a e la 37a settimana Es. Urine, Emocromo, HbsAg (test per l’epatite B), HCV (per l’epatite C), HIV Fra la 38a e la 40a settimana Es. Urine Come prenotare Gli esami di laboratorio sono ad accesso diretto, pertanto è possibile presentarsi presso il Centro Prelievi (Area Centro, Padiglione 9) dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle ore 10.00. Nel caso in cui la futura mamma non risultasse protetta per malattie come la Toxoplasmosi, la Rosolia e il Citomegalovirus è previsto che i relativi test (Toxo, Rubeo e CMV test) possano essere ripetuti tutti i mesi, dietro richiesta motivata di un ginecologo del SSN. Se la gravidanza non è a decorso fisiologico (basso rischio) ma sono presenti elementi clinici che possono indicare una patologia ostetrica (gravidanza a rischio) è previsto che possano essere aggiunti tutti gli esami necessari, con richiesta motivata di un ginecologo del SSN. In questo caso gli esami si prenotano direttamente presso la segreteria del reparto. Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale È Centro di riferimento per la diagnosi e la terapia di tutte le patologie medicochirurgiche del neonato; grazie alla collaborazione con le strutture specialistiche presenti nell’area pediatrica è in grado di offrire assistenza per le emergenze di tipo cardiologico, interventi neurochirurgici neonatali (es. idrocefalo, spina bifida), diagnosi e cura della retinopatia della prematurità, trattamento del mielomeningocele, diagnosi e terapia di patologie malformative congenite e gestione del neonato pretermine, anche nei casi più gravi in cui bisogna ricorrere ad interventi chirurgici. “Nel 2010 - spiega Stefano Martinelli, Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale - ci sono stati 205 ricoveri in Terapia Intensiva Neonatale, di questi 52 erano neonati con un peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi. Sono inoltre stati realizzati 45 trasporti di emergenza da altri ospedali che si sono rivolti a noi per neonati che avevano bisogno di cure intensive”. sia clinici sia chirurgici del bambino, già diagnosticati in gravidanza o verificati subito dopo il parto. La multidisciplinarietà non scende in campo solo per le complicanze del bebè, ma anche per quelle della mamma: la gravidanza con i suoi scombussolamenti ormonali, si sa, può, infatti, esporre la donna a situazioni su cui è bene tenere gli occhi ben aperti. Per questo da anni a Niguarda sono presenti ambulatori specialistici per la diagnosi e cura del diabete in gravidanza, dell’ipertensione, delle malattie autoimmuni e di genetica medica. Spazi condivisi in cui la mamma è seguita sia dal medico dell’Ostetricia sia dallo specialista per la patologia a rischio. “Un’attenzione particolare è riservata anche alle donne cardiopatiche- prosegue Merati - e alle gravidanze gemellari che spesso provengono dal nostro Centro per la Procreazione Assistita”. Mamma e bebè, ma anche la coppia va sostenuta in un momento così importante come la nascita di un figlio, per questo si organizzano corsi pre-parto con lo scopo di informare la famiglia e di incontrare il personale che seguirà la nascita. La prima volta che ti ho visto: l’ecografia Attualmente si ritiene importante fare almeno tre valutazioni ecografiche durante la gravidanza, con tre obiettivi diversi: LA PRIMA ECOGRAFIA, che va eseguita entro la 12a settimana di gestazione, consente di valutare la normale evoluzione della gravidanza, controllando il battito cardiaco e il numero degli embrioni. Inoltre è possibile stabilire con più precisione il momento del concepimento; infatti, il calcolo che viene fatto sulla base dell’ultima mestruazione è puramente convenzionale. LA SECONDA ECOGRAFIA, “la morfologica” va eseguita fra la 21a e la 23a settimana di gestazione, in un momento in cui le strutture embrionali sono completamente formate; questo esame consente di escludere le malformazioni principali e, in caso di alterazioni, di studiarne l’evoluzione con controlli ecografici successivi. LA TERZA ECOGRAFIA va eseguita in genere dopo la 32a settimana di gestazione, l’obiettivo è quello di valutare l’accrescimento fetale che in questo periodo è molto rapido (infatti fra la 25a e la 35a settimana il feto dovrebbe crescere fra i 25 e i 30 grammi al giorno); questo tipo di controllo consente quindi di evidenziare sia i casi di ridotto accrescimento intrauterino, sia i casi di eccessivo sviluppo. Ovviamente a discrezione del ginecologo curante possono essere eseguite ulteriori ecografie, anche perché questa tecnica non ha alcun tipo di controindicazione né per la gestante né per il feto. In 3D A Niguarda sono presenti anche i più moderni ecografi tridimensionali. Il maggiore dettaglio delle immagini è utile per la diagnosi e l’evoluzione di patologie come la spina bifida. Come prenotare - Numero verde di Prenotazione Regionale 800.638.638 - lun-sab: 8.00-20.00 (esclusi i festivi) oppure direttamente agli Sportelli Prenotazione di Niguarda Area Sud, Blocco Sud: lun-ven: 8.00-19.30 - Sab: 8.00-13.00 Area Nord, Padiglione 16: lun-ven: 8.00-15.30 CORSI PRE-PARTO I corsi di preparazione al parto sono dei validi strumenti che preparano all’esperienza del travaglio e del parto. Quando iniziano - Generalmente 2 mesi prima della data presunta del parto. Quanto durano - Circa un mese e mezzo con 2/3 incontri settimanali di 1 ora e 30 minuti ciascuno. I gruppi sono formati in base alla data del parto. Dove si svolgono - Aula Didattica, Ambulatorio di Ostetricia e Ginecologia, Area Nord - Padiglione 16. Come si accede - Per partecipare ai corsi è necessario prenotarsi chiamando il N. verde di Prenotazione Regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00, esclusi i festivi) oppure recandosi direttamente agli Sportelli Prenotazione di Niguarda: Area Sud, Blocco Sud Lun-ven: 8.00-19.30 - Sab: 8.00-13.00 Area Nord, Padiglione 16 Lun-ven: 8.00-15.30 Per prendere parte al corso occorre essere in possesso dell’impegnativa del medico. Consigli - I corsi pre-parto sono un importante momento d’incontro tra le mamme e il personale specializzato che seguirà il lieto evento. È per questo sempre preferibile seguire i corsi organizzati dalla struttura all’interno della quale si intende partorire. sei Salute Mentale Investire in prevenzione fa bene e tiene i conti in ordine Trattamento precoce delle psicosi, un modello da seguire T utti noi sappiamo che la prevenzione aiuta a ridurre le conseguenze più infauste delle malattie e a contenere anche i costi delle cure. Le maggiori conferme dell’utilità di un approccio precoce alla malattia si hanno soprattutto nel campo dell’oncologia, della cardiologia e delle malattie dismetaboliche. Rimane, invece, ancora incerto quanto questo sia generalizzabile alla sfera della salute mentale. Che “prevenire sia meglio che curare”, anche in ambito psichiatrico, è quanto emerge, invece, dall’impegno e dal lavoro del Dipartimento di Salute Mentale del Niguarda, e in particolare dal Programma 2000, che si occupa proprio dell’individuazione e del trattamento precoce delle psicosi. Nell’ambito di questo programma vengono, infatti, applicati dei protocolli di cura basati sulle più recenti linee guida internazionali, che focalizzano gli interventi terapeutici proprio nelle fasi iniziali della patologia, diminuendo il tasso di ricovero o day hospital rispetto ai trattamenti standard, per favorire così ad esempio il recupero scolastico o l’inserimento lavorativo. A conferma della validità di questo approccio preventivo arriva uno studio, in corso di pubblicazione sulla rivista “Early Intervention in Psychiatry”, in cui si evidenzia come per pazienti seguiti all’interno del Progetto 2000, affetti da schizofrenia precoce, rispetto a pazienti in cura presso altri servizi psichiatrici di Milano a distanza di 5 anni dall’inizio della terapia, via sia un netto miglioramento in termini di costi-benefici. Parlando di costi, per esempio, nel Programma 2000 questi sono alti nella fase iniziale della cura, per scendere immediatamente nelle fasi successive. Nei trattamenti standard, invece, i costi tendono ad aumentare notevolmente nel medio lungo periodo. “Poiché le psicosi sono disturbi gravi- spiega Angelo Cocchi, responsabile scientifico del Progetto 2000-, con andamento cronico- recidivante, appare evidente il risparmio sul lungo periodo ottenibile con un trattamento focalizzato incentrato sull’intervento precoce”. Anche Arcadio Erlicher, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale sottolinea l’importanza del riconoscimento da parte della Comunità Scientifica Internazionale di questo studio, il primo in assoluto che indaga i costi/ benefici di un programma tempestivo e mirato di intervento precoce nelle psicosi su un arco di tempo di cinque anni. “È motivo di orgoglio e di stimolo - racconta Erlicher - aver rappresentato in questo studio, con rigore metodologico, il patrimonio umano e clinico-scientifico del nostro dipartimento in una sintesi di attenzione all’innovazione, all’approccio etico al malato e ai suoi famigliari e all’ impegno in un sempre più corretto uso delle risorse”. Lunga vita, quindi, alla prevenzione! Cura e ricerca Diabete: un Centro per i piccoli pazienti Nuovi fondi per la ricerca S ono 5.000 in Italia e 700.000 in Europa 2009 in collaborazione con i bambini affetti da diabete di tipo 1, la l’Ospedale Niguarda e il forma più grave, e ogni giorno, soltanto nel Diabetes Research Institute nostro Paese, si registrano 2 nuovi casi. Il diabete di Miami diretto da Camillo colpisce i bambini, i dati lo dicono e a ricordarcelo Ricordi, esperto mondiale nelle è la FID (Fondazione Italiana Diabete), che di nuove terapie contro il diabete recente ha presentato la sua nuova campagna di mellito. www.fondazionediabete.org sensibilizzazione contro questa malattia. Tra i progetti presentati alla La fondazione, il cui Presidente è Nicola Zeni, padre di un stampa, c’è anche quello di aprire un bambino affetto da diabete di tipo 1, è nata nel Centro di diabetologia pediatrica nel nostro Ospedale. “Da anni- sottolinea il La conferenza stampa per il lancio della campagna. Direttore Generale, Pasquale CannatelliDa sinistra C. Ricordi, R. Formigoni, N. Zeni e P. Cannatelli l’attività specialistica della Diabetologia a Il diabete è una patologia cronica che deriva dalla attiva una collaborazione tra la Diabetologia, diretta da Niguarda è caratterizzata da un’attenzione carenza nella produzione o nell’utilizzo di insulina, un particolare ai giovani adulti, con lo sviluppo di aree di Matteo Bonomo, la Terapia Tissutale, Responsabile Mario ormone prodotto dal pancreas che permette di regolare eccellenza nel campo del diabete di tipo 1 e del diabete Marazzi, e i ricercatori coordinati da Camillo Ricordi in il livello di glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 1: in gravidanza. É quindi naturale pensare di completare Florida. L’asse Niguarda-Miami ha portato alla realizzazione si tratta di una malattia autoimmune che non dipende l’offerta dei servizi in modo da assicurare una continuità dei primi trapianti di isole pancreatiche per ripristinare la dall’alimentazione o dallo stile di vita e che colpisce di cura nelle diverse fasce d’età; in quest’ottica è in fase di produzione di insulina. “ La sfida- spiega Federico Bertuzzi, prevalentemente i bambini distruggendo le cellule beta messa a punto un progetto per creare un Centro specifico che coordina le attività di trapianto delle isole pancreatiche del pancreas; chi ne è affetto non può vivere senza la nell’ambito del Dipartimento Materno-Infantile”. Il Centro a Niguarda- è quella di trovare una soluzione definitiva per somministrazione costante di insulina. avrà 3 ambulatori specialistici, un locale per i trattamenti questa patologia che affligge migliaia di giovani, la cui Il diabete di tipo 2 è tipico dell’età adulta ed è causato in day hospital e aree dedicate ai familiari, in cui si terranno vita, ancora oggi, dipende da diverse iniezioni quotidiane da fattori genetici-ereditari, cattiva alimentazione e di insulina. L’obiettivo finale del progetto di ricerca prevede corsi di formazione. obesità. Sono pronti ad “essere messi sul piatto” anche 2,5 milioni la realizzazione di una serie di tecnologie per la terapia per finanziare 30 mesi di ricerca. Già da alcuni anni è cellulare per la cura del diabete di tipo 1”. La patologia Associazione News Esente... o non esente? Dal 15 settembre 2011 le esenzioni per reddito, età o condizione lavorativa (lavoratori in mobilità, cassa integrati e disoccupati) dovranno essere indicate direttamente dal medico sulla prescrizione di visite, esami specialistici e farmaci. Non sarà più possibile l’autocertificazione del paziente effettuata presso lo sportello dell’accettazione, ad eccezione delle prescrizioni con data antecedente il 15 settembre 2011. I medici specialisti ospedalieri o di pronto soccorso potranno effettuare la prescrizione, come per le esenzioni di patologia, apponendo “manualmente” il codice di esenzione per reddito ottenuto : - prendendo visione dell’attestato di esenzione rilasciato dalla ASL competente; - interrogando l’anagrafica del cittadino tramite SISS (Sistema Informativo Socio Sanitario) e la CRS (Carta Regionale dei Servizi) dello stesso. Un barcode taglia-code Nel Blocco Sud è attivo un nuovo percorso per i pa-zienti esenti e/o con prestazioni multiple, ovvero il 75% del-l’utenza che si pre-senta agli sportelli del nuovo blocco, pensato per abbattere i tempi d’attesa. Scacco alle code in due mosse: 1) All’atto della prenotazione sarà consegnato al paziente esente un barcode corrispondente al suo appuntamento. 2) Nel giorno indicato il paziente si presenterà in Blocco Sud ed accederà direttamente alle sale d’attesa senza effettuare l’accettazione. Sarà sufficiente passare il barcode sotto il totem, affinché venga comunicato al banco infermieristico o al medico in ambulatorio la sua presenza in sala d’attesa. Devo fare una medicazione? Il medesimo percorso è stato pensato anche per le prestazioni multiple, tipicamente le medicazioni, che oggi costringono il paziente a ripetere ogni volta l’accettazione. Volontari contro le malattie reumatiche ALOMAR è l’Associazione Lombarda dei Malati Reumatici ed è presente a Niguarda presso gli ambulatori e i day hospital di Reumatologia (Padiglione 2). Le volontarie sono a disposizione il secondo e il quarto martedì del mese per supportare i pazienti, dando loro informazioni sui diritti e sui servizi che l’Associazione offre ai propri iscritti. “Abbiamo la possibilità di sostenere, con un servizio di supporto psicologico gratuito, le persone che si rivolgono a noi- spiega Maria Grazia Pisu, Presidente ALOMAR- ; una paziente nostra iscritta è insegnante di yoga e ogni martedì pomeriggio tiene i corsi dedicati ai nostri soci; organizziamo incontri formativi per persone affette da patologie reumatiche; abbiamo stipulato convenzioni per la richiesta di assistenza delle pratiche d’invalidità. Altre agevolazioni sono attive con stabilimenti termali e dentisti. Inoltre un servizio di fisioterapia specializzata per il trattamento dei pazienti reumatici permette ai nostri iscritti una corsia preferenziale e gratuita, evitando lunghe code d’attesa”. PER SAPERNE DI PIÙ www.alomar.it In Italia Nel nostro Paese una persona su dieci è colpita da malattie reumatiche. Tra queste la più diffusa è l’artrosi con cui convivono quasi 4 milioni di Italiani. sette Domanda e Risposta Bello e velenoso: è l’oleandro È uno dei fiori più affascinanti, ma attenzione al suo “lato oscuro” D i recente un caso di cronaca ci ha fatto guardare un ospite del nostro giardino sotto un’altra luce. È bello, è profumato: è l’oleandro. In passato non sono mancati poeti, pittori o musicisti che gli abbiano consacrato versi, “pennellate” o note per celebrarne il fascino. Ma lo sapevate che con questa pianta si può preparare un La banca antidoti del infuso mortale? A quanto pare Centro Antiveleni. ne era a conoscenza una donna Sopra Franca Davanzo di Ferrara che con questa tecnica ha provato ad avvelenare il marito. Ma è davvero un fiore tanto bello quanto pericoloso? L’abbiamo chiesto a Franca Davanzo, Direttore del Centro Antiveleni. Quali sono le parti più pericolose della pianta? Tutta la pianta è tossica, in ogni sua parte, infatti, sono contenuti glicosidi cardioattivi (cardenolidi) capaci di alterare il ritmo cardiaco, causando aritmie di varia natura. Quali sintomi sono tipici dell’intossicazione? Generalmente, l’intossicazione si manifesta dapprima con episodi di vomito che spesso contribuiscono a ridurre l’assorbimento delle tossine. Seguono, a distanza di qualche ora, disturbi del ritmo cardiaco come bradicardia sinusale (rallentamento del battito) e aritmie ventricolari. Sebbene i glicosidi cardioattivi agiscano a basse concentrazioni e l’intossicazione sia potenzialmente mortale, questa, purché riconosciuta e trattata tempestivamente, si risolve senza esiti. Sono mai arrivate richieste d’aiuto al vostro Centro per questo tipo di avvelenamento? Solo in Lombardia in due anni sono stati registrati 40 casi. Sono stati coinvolti sia bambini sia adulti. Le modalità sono estremamente differenti: il bambino solitamente è attratto dal fiore o dalle foglie che porta alla bocca per assaggiare e raramente si verifica una grave intossicazione. Nell’adulto invece la causa di esposizione fa la differenza: se è accidentale, raramente possono comparire gravi sintomi, ma se è volontaria (vuoi per tentativo di suicidio o per dolo verso terzi) i sintomi possono essere molto gravi e si può verificare anche la morte. Che cosa bisogna fare in caso di intossicazione? Telefonare immediatamente al Centro Antiveleni che darà i consigli più opportuni relativamente al caso clinico. È disponibile un antidoto che somministrato in tempo utile, risolve l’intossicazione. Bisogna prendere qualche precauzione particolare nel maneggiare questa pianta? Dato che la pianta è tossica, non bisogna bruciarla o usare, per qualsiasi scopo, fiori, foglie, rametti, tronchi, o parte di essi e neppure l’acqua in cui è stato conservato il vegetale reciso. In passato non sono mancati casi in cui sono stati osservati lievi sintomi di intossicazione in seguito ad inalazione del fumo prodotto dalla legna di oleandro bruciata, o a causa di ingestione di spiedini preparati utilizzando come supporto i rametti di oleandro. Il giornale di Niguarda PER INFORMAZIONI www.centroantiveleni.org PER LE EMERGENZE Centro Antiveleni 02 66101029 24h su 24 Colesterolo LDL: un nuovo farmaco contro le forme più rare SEGUE DALLA PRIMA “Questi pazienti, un centinaio in Italia, circa 6.000 nel mondo, possiedono un doppio gene patologico- spiega Cesare Sirtori, Direttore del Centro Dislipidemie, che ha in cura i primi casi in Italia-. Sono forme rare, che non rispondono al trattamento con le statine e necessitano di una terapia simile alla dialisi, la LDL-aferesi, molto costosa e non sempre praticabile, specialmente nei bambini. Fino ad oggi non esisteva cura e le persone colpite, non potendo essere trattate, morivano d’infarto in età giovanile”. Ma qual è il meccanismo “elimina-grassi” alla base del suo funzionamento? “La molecola- prosegue Sirtori- agisce da inibitore della MTP (microsomal transfer protein), la proteina che “assembla” il colesterolo, i trigliceridi e le proteine nel fegato. In questo modo le LDL non vanno in circolo e il colesterolo scende drasticamente”. Oltre ai pazienti con ipercolesterolemia omozigote, la lomitapide si sta rivelando utile contro un’altra malattia rara: la chilomicronemia, una patologia caratterizzata da livelli elevati di trigliceridi che può causare pancreatiti anche fatali. Cosa fare con i pazienti che si ritiene posano trarre beneficio dalla terapia con lomitapide? “In primo luogo caratterizzare il gene patologico- risponde Sirtori-. Occorre rivolgersi al Centro di Niguarda od un altro centro specializzato. Poi una volta definita la malattia omozigote (o la causa della chilomicronemia) si può accedere al trattamento”. Il Centro: l’analisi del fondo oculare serve a diagnosticare possibili dislipidemie Negli U.S.A. La Food and Drug Administration, l’organo di vigilanza americano sui prodotti sanitari, ha concesso alla lomitapide la denominazione di “orphan drug”, categoria in cui rientrano i farmaci prodotti esclusivamente per la cura di patologie rare, quelle che colpiscono meno di una persona su 200.000. “Il buono, il brutto e il cattivo...” Le LDL sono le lipoproteine che trasportano il colesterolo ovunque serva. Ma se la quantità di colesterolo è eccessiva finiscono anche con il depositarlo lungo le pareti dei vasi sanguigni, in particolare delle arterie, che portano il sangue dal cuore alla periferia, dando origine alla formazione di placche. Ecco perché si è soliti dire che la frazione associata alle LDL è “il colesterolo cattivo”. In realtà solo quando è eccessivo diventa dannoso. Medicina e tecnologia A 50 m di profondità con il nuovo Centro di Medicina Iperbarica Le nuove camere: più grandi e completamente digitalizzate G iù nelle profondità dell’oceano. Non siamo al mare, nemmeno all’acquario, siamo nel nuovo Centro di Medicina Iperbarica di Niguarda. Nelle due nuove camere che a breve entreranno in funzione, infatti, la pressione che si può simulare è pari a quella di un’immersione a 50 m di profondità. A vederli, questi enormi cilindri, sembrano due sommergibili pronti a salpare, destinazione: i molteplici benefici dell’ossigeno terapia iperbarica. Le due unità della “flotta”, una dedicata ai cicli terapeutici, l’altra alle emergenze, ospiteranno un “equipaggio” di massimo 12 pazienti, accompagnati nel loro viaggio da un medico, all’interno della camera, mentre un team composto da medici, tecnici e infermieri specializzati seguiranno l’“immersione” dalla modernissima consolle di comando. “La tecnologia di cui dispone il nuovo Centro di Medicina Iperbarica è di ultima generazione- spiega Fabio Garuti, dell’Anestesia e Rianimazione 1, e che una volta completati i collaudi tratterà i primi casi- . Oltre ad un ampliamento delle camere, che consente di sottoporre alla terapia più pazienti contemporaneamente, la gestione delle attività di compressione e decompressione è completamente digitalizzata, il che permette di abbandonare le manovre dirette sulle vecchie valvole dei gas in favore di un controllo da pc. Inoltre, sempre sul computer, sarà possibile avere un monitoraggio in diretta degli effetti della terapia sul paziente, vedendo in tempo reale la risposta all’ossigeno terapia”. Si dice camera iperbarica e si pensa alla muta, maschera e pinne ed è infatti per curare le malattie da decompressione, incorse durante un’immersione con l’autorespiratore, che questi ambienti a pressione controllata sono nati. In questi casi l’ossigeno respirato a pressioni più alte di quella atmosferica favorisce, infatti, l’eliminazione di pericolosi emboli (bolle d’aria) che si possono formare nel circolo sanguigno a causa di emersioni troppo rapide. Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo e Valentina Torchia Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: REASON WHY www.reason-why.it Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. Stabilimento di Via Brescia n. 22 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02-92104710 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Spada Pubblicità tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56 www.spadapubblicita.it Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it Fabio Garuti all’interno della nuova camera iperbarica Ma non è solo agli amanti del diving che questa disciplina può salvare la vita: l’ossigeno terapia iperbarica viene, infatti, utilizzata anche per le intossicazioni da monossido di carbonio. “Nel vecchio Centro di Medicina Iperbarica- continua Garuti- i trattamenti per questo tipo di emergenze si aggiravano sui 200 casi l’anno. Molto spesso l’intossicazione avviene per impianti di riscaldamento mal funzionanti o a causa di scaldabagni, che non revisionati, diventano pericolosi. Altre volte i casi scaturiscono da situazioni sociali particolarmente disagiate in cui le persone sono costrette a riscaldarsi con bracieri di fortuna o stufette molto vecchie”. Non solo emergenza: l’ossigenoterapia è una cura efficace anche per alcuni tipi di infezione causate da germi anaerobi (che sopravvivono e proliferano in ambienti privi di ossigeno) come ad esempio la gangrena gassosa da Clostridi. La camera iperbarica viene, inoltre, introdotta come supporto per ferite o piaghe dovute a insufficienze vascolari arteriose o venose o causate dal diabete. I benefici dell’ossigeno sono indicati anche per le sindromi da schiacciamento e per lesioni degli arti ad alto rischio di amputazione, ritardi nel consolidamento delle fratture, trapianti di porzioni di pelle o reimpianti in cui si hanno complicazioni alla circolazione o infezioni. Infine la camera può essere utile anche in alcuni casi di sordità improvvisa. Non è per tutti A causa delle variazioni di pressione l’ossigeno terapia iperbarica è controindicata in alcuni casi. Non vi si può sottoporre chi soffre di malattie broncopolmonari che comportino una seria ostruzione delle vie aeree o che presentino delle lesioni irreversibili alla struttura dei polmoni (forme d’asma bronchiale grave resistente ai farmaci, esiti di tubercolosi e precedenti di pneumotorace spontaneo). Vietato l’ingresso in camera anche per chi soffre di talune forme di cardiopatia e crisi epilettiche. Lo stesso vale anche per chi si è sottoposto di recente ad interventi all’orecchio medio. otto Nuovo niguarda C.R.A.L. Le ultime dai cantieri e la nuova viabilità L’area di cantiere: i mezzi in azione stanno già realizzando gli scavi per le fondazioni Durante i lavori di demolizioni si utilizza un cannone ad acqua per limitare la dispersione delle polveri R E adesso si scava! ecentemente, dopo quella della Psichiatra, è stata completata la demolizione dell’Oncologia Falck; il tutto limitando al minimo rumori, polveri e vibrazioni e senza causare alcun problema ai reparti vicini, come l’Unità Spinale Unipolare. Allo stato attuale la tempistica dei lavori è nel pieno rispetto dei tempi previsti e le numerose ruspe in azione stanno già realizzando gli scavi per le fondazioni. Il tutto dopo i controlli e gli ok di ASL e ARPA. Il cantiere ha un suo ingresso autonomo e quindi non vi sono passaggi di camion in Ospedale; i mezzi hanno un loro accesso dedicato che prevede anche un lavaggio ruote in uscita dal cantiere in modo da non sporcare le strade adiacenti. Lavori estivi per via Zubiani, i nuovi ingressi D urante l’estate, a partire dal 1° agosto, alcuni lavori consistenti riguarderanno l’ingresso di via Zubiani che, concordemente con quanto previsto dal nuovo piano parcheggi, verrà riqualificato e adeguato. Pertanto nel mese di agosto l’accesso di via Zubiani rimarrà chiuso e si potrà accedere in Ospedale dai varchi posti in via Moreschi. Attualmente sono in corso i lavori per ampliare l’accesso di via Moreschi (quello posto tra la Camera Mortuaria e il Polo Tecnologico); contestualmente Associazioni “Cambi di indirizzo” In Ospedale svolgono la loro attività oltre 40 Organizzazioni di Volontariato. Di recente alcune di queste hanno cambiato la loro sede. Ecco chi “ha traslocato” e dove potete trovarle. - AMOR Associazione Milanese di Ossigenoterapia Riabilitativa a lungo termine Area Ingresso, Padiglione 3, piano Terra - Associazione Alcolisti Anonimi - Area Lombardia Area Sud, Blocco Sud, Ponti Ovest, 1° piano (presso epatologia e gastroenterologia) - Associazione Amici della Chirurgia Vascolare “Luisa Berardi” Area Sud, Blocco Sud, Settore Ponti Ovest, 3° piano - FATE Associazione Amici Trapianto Epatico Onlus Area Ingresso, Padiglione 3, piano terra - Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia Angelo De Gasperis Niguarda Ca’ Granda Area Sud, Blocco Sud, Settore B, 2° piano - NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la Cura della Malattia Dolore Area Nord, Padiglione 14, piano terra - Oncologia Ca’ Granda Onlus OCGO Area Centro, Padiglione 11, piano terra è stato aperto un secondo varco (sempre in via Moreschi), dove vi era anticamente l’ingresso fornitori. Quest’ultima via d’accesso, dopo i lavori che andranno autorizzati dal Comune, permetterà di utilizzare tre corsie. Altri lavori sono in corso per allargare la sede stradale nell’area dell’attuale ingresso fornitori mentre per quanto riguarda il Polo Tecnologico è in corso l’installazione del quarto cogeneratore di energia. Per restare sempre informati sulla nuova viabilità consulta le news su intranet. Vacanze, Glacier Express, le ville del Veneto e l’Oktoberfest Arriva l’estate, tempo di vacanze. Con la bella stagione arrivano anche le convenzioni per i vostri soggiorni estivi: l’hotel Cavour a Cesenatico, il Lido Paradiso Club, nel Parco Nazionale del Cilento e l’hotel Maisonette a Torgnon, sono pronti ad accogliervi con tariffe agevolate. Il 17 e 18 settembre tutti in carrozza, sul Glacier Express, il trenino rosso del Bernina. Le ville venete con navigazione lungo la riviera del Brenta sono il programma della gita prevista per il 25 settembre. Il 2-3 ottobre la meta sarà la Baviera: a Monaco non mancherà l’occasione per sollevare i boccali schiumanti all’Oktoberfest. C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236 (lun-ven dalle 10.00 alle 16.00) www.cralniguarda.it Facce da Niguarda Un grazie e un caro saluto Di recente Roberto Sterzi, Direttore della Neurologia e Stroke Unit, Francesco Mauri, Direttore della Cardiologia 4-Diagnostica e Riabilitativa e Sergio Vesconi, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione 1, sono andati in pensione. A loro va un caloroso ringraziamento per la professionalità e il lavoro svolto in tutti questi anni nel nostro Ospedale che li ha nominati Primari Emeriti. L’incarico di Direttore facente funzioni delle rispettive strutture è stato dato a Ignazio Santilli, Alberto Roghi e Vincenzo Molene. Sono stati gli ultimi giorni di lavoro anche per Maria Cristina Patrosso, Responsabile del Laboratorio di Genetica Medica. Anche a lei va un caloroso ringraziamento per la preziosa collaborazione e la professionalità dimostrata in tanti anni qui, a Niguarda. Francesco Mauri Roberto Sterzi Sergio Vesconi Maria Cristina Patrosso Lascia la grande famiglia del Niguarda anche Nicola Orfeo (nella foto a sinistra), Responsabile Infezioni ed Edilizia Ospedaliera, che è stato nominato Direttore Medico di Presidio presso una delle strutture dell’Azienda Ospedaliera di Garbagnate. A lui un grazie per quanto fatto nel nostro Ospedale e gli auguri per il nuovo incarico. News per tutti i dipendenti Si entra solo con i nuovi badge: ritiralo in 5 minuti Il tuo badge è come quello della foto? Se la risposta è no, devi sostituirlo con il nuovo...bastano solo 5 minuti! Porta il tuo vecchio tesserino all’Ufficio Badge e ritira il nuovo (nella foto), già stampato e pronto per la consegna. Tra pochi giorni non sarà più possibile accedere dall’ingresso dipendenti di via Moreschi con il vecchio badge. Anche i tuoi colleghi non l’hanno ancora ritirato? Consegna il vecchio tesserino e il modulo di delega firmato. nove Neurochirurgia 500 volte Gamma Knife Parola agli specialisti U n bisturi a raggi gamma per il trattamento di patologie cerebrali che altrimenti non potrebbero essere affrontate con la chirurgia tradizionale. Era il 2008 quando la Gamma Knife Perfexion entrava in funzione a Niguarda; il Centro (che fa capo alla Neurochirurgia, diretta da Marco Cenzato) nei giorni scorsi ha raggiunto il traguardo dei 500 pazienti trattati. È stata l’occasione per incontrare lo staff che ci lavora e farci raccontare questi primi 3 intensi anni di attività. Come funziona e quali patologie possono beneficiare del trattamento? “Grazie alla precisione, fornita dal sistema di localizzazione stererotassica (n.d.r.: cioè finalizzata a una ricostruzione tridimensionale del cervello e della malattia da trattare)- spiega Alessandro La Camera, Neurochirurgo- è possibile concentrare i raggi su un’area ristretta di tessuto cerebrale, per esempio un tumore, oppure una malformazione arterovenosa o, ancora, su una determinata regione del cervello affetta da una patologia funzionale (come ad esempio la nevralgia trigeminale) ”. Si può dire che il punto di forza di questo bisturi a raggi gamma è la precisione? “Sìrisponde Virginia Arienti, Radioterapista -, questo permette un accurato risparmio dei tessuti sani adiacenti il bersaglio. Si tratta di un grande vantaggio nell’ irradiazione di patologie non oncologiche, nel trattamento di malattie oncologiche vicine ad aree critiche o funzionali, e nei trattamenti dopo precedente radioterapia”. Le radiazioni sono un potenziale rischio per il paziente? Risponde Hae Song Mainardi, Fisico Sanitario: “Durante un trattamento, la dose agli organi critici extracranici (tiroide, mammella, gonadi) dipende dalla dose prescritta e dal volume della Lo staff del Centro Gamma Knife di Niguarda lesione. I risultati ottenuti mediante misure sistematiche, effettuate sulla superficie corporea degli oltre 500 pazienti trattati, mostrano valori di dose contenuti, soprattutto se confrontati con la radioattività ambientale. Il rapporto beneficio-rischio è perciò a favore del trattamento”. Qual è la fase più delicata? Risponde Gabriella Maina, Infermiera: “Sicuramente è quella della attesa per la pianificazione della procedura, durante la quale il paziente attende con il casco (n.d.r.: che serve per la localizzazione stereotassica) posizionato sul cranio. In questo momento è importante saper gestire i suoi bisogni”. Per Riccardo Silvetti, Tecnico di Radiologia: “La fase più critica è rappresentata dalla verifica dell’adeguato funzionamento della Risonanza Magnetica (n.d.r.: utilizzata per identificare il bersaglio), dato che eventuali problemi possono vanificare l’intera procedura”. Grazie Massimo Il Centro Gamma Knife a Niguarda è stato fortemente voluto da Massimo Collice, stimato primario della Neurochirurgia scomparso nel 2009. Il 500° paziente trattato è stato l’occasione per ricordarlo e presentare l’attività della omonima Fondazione, che tra i propri progetti annovera il sostegno alla ricerca d’avanguardia, grazie all’istituzione di un premio internazionale annuale, una raccolta fondi per il nuovo “spazio vita” collegato con l’Unità Spinale e l’attività per aprire un ambulatorio di sostegno psicologico ai malati del Reparto di Neurochirurgia. www.massimocolliceonlus.org Diabetologia Immersioni “terapeutiche” e il diabete finisce in fondo al mare Il progetto nato a Niguarda ora varca i confini regionali C hi pensava che diabete e immersioni subacquee fossero incompatibili si sbagliava: lo ha dimostrato per la prima volta in Italia il progetto “Diabete Sommerso”, grazie al quale un gruppo di ragazzi con diabete di tipo 1 ha seguito un programma tecnicoscientifico di immersioni subacquee ripetitive con autorespiratore. Da progetto ad Associazione Il “Diabete Sommerso”, divenuto associazione nel maggio 2011, ha lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità di vita dei diabetici, grazie alla diffusione e alla pratica delle attività subacquee. L’associazione si propone di portare le persone con diabete a immergersi in condizioni di sicurezza, grazie ad un’attività di formazione che integra la didattica dei corsi diving tradizionali, con temi specificamente legati al diabete. Ulteriore obiettivo è di mettere in discussione la tradizionale preclusione verso le immersioni da sempre presente in ambito specialistico; come per altre attività sportive complesse e impegnative, il diabete infatti non dovrebbe costituire un criterio di esclusione a priori. Questa novità, che forse non riguarderà un gran numero di persone, ma che di certo ha un valore simbolico enorme per i ragazzi affetti dal diabete, è partita nel 2004 grazie all’iniziativa della Diabetologia di Niguarda, in stretta collaborazione con l’associazione Diabetici della provincia di Milano e con un’équipe di istruttori subacquei milanesi. “In questi anni - spiega Matteo Bonomo, Direttore della Diabetologia di Niguarda - della sua gestione, che si riflette sull’andamento clinico e sulla qualità di vita dei giovani protagonisti. Il tutto nel pieno rispetto nelle norme di sicurezza. In altre parole i rischi tra una persona con diabete e una senza, rispettando delle semplici regole, sono gli stessi”. Dal 2010 il progetto “Diabete Sommerso” ha varcato i confini della Lombardia: attualmente i corsi di diving aperti alle persone con diabete sono a Milano, Ancona e Ravenna. Diabete Sommerso abbiamo constatato che questo tipo di attività porta ad un miglioramento nell’atteggiamento di questi ragazzi nei confronti del diabete e Ortopedia SUBEMA Nei nostri Laboratori e con l’ausilio dei nostri Tecnici ortopedici ricerchiamo e realizziamo soluzioni mirate al benessere del Paziente: Ortopedia Subema Sede Centrale Via G. Pergolesi, 8/10 20124 Milano Tel. 02 667 152 07 Fax 02 667 151 16 [email protected] www.subema.com • calzature su misura per adulti e bambini • esami computerizzati per plantari di tutti i generi calzature e plantari per diabetici e reumatoidi • • busti, corsetti, fasce addominali e sternali • tutti i tipi di calze elastiche Altre sedi: Ospedale Niguarda P.zza dell´Ospedale Maggiore, 3 20162 Milano Tel. 02 02 661 119 09 • protesi per arto superiore ed inferiore in carbonio e titanio • tutori elastocompressivi per linfedema • guaine compressive per ustioni • protesi mammarie post-intervento IRCCS Multimedica Sesto S. G. 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ALBERTO SALIETTI: “LA NATIVITA’” A completare la celebre vetrata trittico della Chiesa dell’Annunciata (certamente l’opera d’arte sacra vetraria più importante del Novecento) fu chiamato, a fianco di Sironi e Carpi, un maestro anch’esso milanese d’adozione: Alberto Salietti, cui fu commissionata “La Natività”. A differenza della dinamica “scena” de “La Cacciata dal Paradiso” di Aldo Carpi e del mistico espressionismo de “L’Annunciazione” di Mario Sironi, Salietti costruisce una composizione statica, ordinatamente composta: al centro la tenera scena familiare, collocata in primo piano nella grottacapanna con una cuspide formata da personaggi immobili, gli angeli in preghiera, e all’esterno i pastori con le greggi . Probabilmente il gene “Ravenna”, città natale di Salietti, continuava ad “esprimere” la solennità immobile dei mosaici di San Vitale. Scriveva Salietti: “Avevo sette anni ed andavo a San Vitale dove il Parroco mi insegnava il catechismo; i bei mosaici di quella chiesa attraevano tanto la mia attenzione che sembrava mi insegnassero qualcosa, ed i loro suggerimenti indistinti mi hanno seguito poi per tutta la vita”. L’opera tramanda soprattutto una calma affettuosa, quasi stupita del momento miracoloso della nascita di Gesù. Alberto Salietti fu il primo a consegnare i disegni dei cartoni frutto di una semplice e netta ispirazione, entro tempo massimo arrivarono quelli di Sironi frutto invece di un drammatico travaglio. La Chiesa venne consacrata l’8 Aprile 1940. Due mesi dopo si entrava in guerra. Enrico Magliano Biografia dell’artista Alberto Salietti nasce a Ravenna nel 1892. Si trasferisce già da ragazzo a Milano. Allievo di Cesare Tallone all’Accademia di Brera, inizia la sua attività come grafico. Nel 1920 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e nel 1925 viene nominato segretario del gruppo “Novecento”, movimento artistico nato a Milano. In seguito organizzerà la prima mostra del Novecento italiano (1926). Da questa data prende avvio una lunga e fortunata serie di mostre italiane ed internazionali organizzate da Salietti con grande maestria ed energia. Nel 1927 partecipa al nascente gruppo milanese “Sette pittori moderni”, con Bernasconi, Carrà, Funi, Marussig, Sironi e Tosi. Negli anni trenta è già molto famoso e partecipa alla Quadriennale romana, all’esposizione di Parigi del 1939 e alle più importanti esposizioni italiane ed europee. Nel 1942 gli viene assegnato il gran premio per la pittura alla Biennale di Venezia. Negli anni cinquanta si ritira in Liguria a Chiavari dove muore nel 1961. Fotontizia Visite d’arte a Niguarda Di turisti che girano per il centro storico di una città ne vediamo tutti i giorni, un po’ più raro è vederli visitare un ospedale. Questo può succedere solo a Niguarda, luogo tutelato dalle belle arti che di recente ha aperto le proprie porte a tour organizzati, per far conoscere le sue bellezze artistiche. Per appuntamento e informazioni: MAPP - lun-ven: 9.00/16.00 tel. 02 6444.5392/5326 [email protected] Arte di plastica U na collezione tutta in plastica. Parliamo d’arte e delle teche espositive che troviamo all’ingresso dell’Ospedale che da qualche giorno ospitano delle opere curiose, “date alla luce” plasmando questo materiale. Le opere provengono dall’ultima edizione di MiArt e sono state realizzate, a quattro mani, dai nostri artisti delle botteghe d’arte del Museo d’Arte Paolo Pini, insieme ad Enrica Borghi, un’artista contemporanea che “ridà vita” ai materiali di scarto. In questo caso è stata scelta la plastica, da mille e mille bottigliette sono nate tantissime opere frutto della fantasia dei nostri autori guidati dall’artista. Intervista Lotta al dolore ad un anno dalla legge A nche quest’anno Niguarda ha aderito alla Giornata Nazionale del Sollievo e del Dolore con gli specialisti in algologia che hanno effettuato visite gratuite e dato informazioni sulle sindromi dolorose e le tecniche di controllo. Ad un anno dalla legge 38 che ha sancito il diritto alla misurazione del dolore per tutti e per tutte le patologie a che punto è la rete territoriale contro quel “fastidio che non passa mai” e che impedisce a molti di vivere appieno la loro vita? L’abbiamo chiesto a Paolo Notaro, Responsabile della Terapia del Dolore. dedicata. Oltre alla definizione delle risorse qual è un’altra priorità da affrontare? La necessità di informare la popolazione sui servizi offerti diventa fondamentale perché spesso le persone oltre a non sapere a chi rivolgersi non sanno nulla sulle prestazioni erogate dalle singole strutture. I pazienti con dolore cronico si rivolgono ad un centro di terapia del dolore mediamente 15 mesi dopo l’inizio della problematica e dopo aver effettuato innumerevoli percorsi di cura ed esami spesso inutili. Lotta al dolore: qual è la situazione in Italia? Si calcola che in Italia soffre di qualche forma di dolore cronico il 20% della popolazione di cui il 70% sono donne. Inoltre nel 50% dei casi le persone con dolore cronico manifestano una depressione secondaria. In altro: Palma, Nicola Baccalini, 2011 In basso: Cigno, Carmen Cacciola, 2011 Ad un anno dalla legge 38 cosa è cambiato e cosa rimane da fare? La legge è stato un primo passo è però evidente che la vera criticità, non ancora affrontata su scala nazionale, è la definizione delle risorse necessarie per la dotazione e implementazione organica delle strutture di terapia del dolore con lo scopo di creare una rete territoriale Un peacemaker del dolore. Un dispositivo che viene impiantato per contrastare la conduzione dello stimolo doloroso, composto da batteria (a destra), elettrodo e unità esterna di controllo undici Malattie del viaggiatore Malaria: hai messo la profilassi in valigia? In Italia non mancano i casi d’importazione. Gli immigrati sono i più colpiti Q uel fastidioso ronzio che disturba le nostre notti di mezza estate, alle latitudini tropicali non solo non fa dormire, ma spaventa, perché quel sibilare è il suono di una malattia tristemente nota: la malaria. Si tratta della seconda malattia infettiva al mondo per prevalenza, dopo la tubercolosi, con 500 milioni di nuovi casi clinici (di cui il 90% nell’Africa tropicale) e 1 milione di morti l’anno (fonte: Gaetano Filice, Malattie infettive, 2° edizione). In Italia nel periodo 2000-2008 sono stati rilevati 6377 casi, tutti d’importazione (o meglio quasi tutti: 9 erano di origine autoctona), ovvero la malattia si è sviluppata in seguito ad un viaggio in un’area endemica (fonte: “Malaria surveillance in Italy: the 2000-2008 national pattern of imported cases”). La maggior parte di questi (72,5%) ha riguardato cittadini stranieri. “Un individuo nato in un’area malarica sviluppa una certa immunità - spiega Massimo Puoti, Direttore Malattie Infettive -. Ma questa protezione viene persa se per 2-3 anni si soggiorna in una zona non a rischio come il nostro Paese. Per questo motivo gli stranieri che tornano a casa sono i soggetti più coinvolti nella casistica. Lo stesso vale anche per i loro bambini, che nati in Italia, non hanno avuto modo di sviluppare alcuna difesa”. Oltre a misure di protezione come l’uso di zanzariere, Arriva l’estate… 10 regole per affrontare il caldo i repellenti cutanei ed ambientali, gli esperti consigliano di indossare abiti chiari (quelli scuri attirano le zanzare) per coprirsi completamente limitando l’esposizione della pelle, soprattutto tra il tramonto e l’alba, periodo di maggiore attività delle zanzare. A queste misure deve essere associata la profilassi farmacologica che riduce ulteriormente il rischio d’infezione. Esistono vari farmaci, il più indicato sarà consigliato dall’Ufficio Profilassi Internazionale ASL per la Medicina dei Viaggi, a cui il viaggiatore dovrà rivolgersi, fornendo le specifiche dell’itinerario (località, altitudine, periodo di permanenza, passaggio in aree rurali, ecc…). La chemioprofilassi antimalarica deve iniziare almeno una settimana prima della partenza continuando con l’assunzione dei farmaci, ai dosaggi e con le periodicità prescritte, per un periodo variabile prima dell’inizio del soggiorno in area a rischio (da 2 settimane e mezzo ad un giorno) per tutta la durata del viaggio e per non meno di 1- 4 settimane dopo il ritorno, a seconda dei farmaci assunti e dell’intervallo tra le dosi. “Una volta a casa - conclude Puoti -, nel caso si sospetti la malaria è necessario rivolgersi immediatamente ad un medico o ad una struttura ospedaliera per effettuare gli esami necessari per la diagnosi. La malaria dovrebbe essere sempre sospettata in caso di febbre a breve distanza dal ritorno da una zona a rischio, particolare, questo, da riferire sempre ai sanitari”. CI O M A I PREPAR ATE ALL’EST Cos’è La malaria è una malattia infettiva dovuta ad un protozoo, un microrganismo parassita del genere Plasmodium, che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles. Dove La malaria è presente in gran parte dell’Africa, nel subcontinente indiano, nel sudest asiatico, America latina e in parte dell’America centrale. Il 40% della popolazione mondiale vive in aree in cui la malaria è endemica (ovvero Rosso scuro: rischio alto, Rosso chiaro: medio, Arancione: basso, Giallo: molto basso, la malattia è sempre presente Grigio: nessun rischio tra la popolazione di una certa area geografica, con un numero di casi sostanzialmente costante nel tempo). Gravidanza Sono sconsigliati i viaggi in zone malariche in tutte le fasi della gravidanza, perché la malattia aumenta il rischio di prematurità, aborto, morte neonatale e della madre. Età pediatrica I bambini sono ad alto rischio di contrarre la malaria perché possono ammalarsi rapidamente e in modo grave, pertanto, la febbre in un bambino di ritorno da una zona endemica deve essere sempre considerata come sintomo di malaria che va curata il prima possibile. Ortopedia Ginocchio varo e malattia di Blount: come riconoscerli Gambe arcuate e bebé, in genere si ha un miglioramento entro i 3 anni Quando la colonnina di mercurio sale raggiungendo temperature sopra le medie stagionali, “un pericolo è in agguato”: è il colpo di calore, favorito da afa, umidità e caldo. E allora come affrontare in modo sereno il caldo estivo senza incorrere in spiacevoli sorprese? Due sono le parole chiave: attenzione e prevenzione. Bere molti liquidi, ma limitare l’assunzione di acque oligominerali, evitare di indossare fibre sintetiche e preferire abiti in lino… Questi e molti altri sono i consigli che suggerisce Regione Lombardia nel decalogo le “10 regole d’oro”, per godersi l’estate senza pensieri. Per “sfogliarlo”: www.regione.lombardia.it L’opuscolo è alla voce “Cittadini” P ersino Lupin, celeberrimo ladro dei cartoni animati, soffriva di questo disturbo: gambe “arcuate”, che formano un angolo aperto medialmente, per cui il ginocchio sporge verso l’esterno. È il ginocchio varo, un difetto comune quanto fastidioso. La causa? Femore e tibia non perfettamente allineati. “Per un bambino in tenera età - ci ha spiegato Marco Moscati, chirurgo ortopedico del Niguarda - un certo varismo delle ginocchia è assolutamente fisiologico”. In genere il problema si risolve entro i 3 anni di età, con un miglioramento netto ma graduale. Se la curvatura non scompare entro questo lasso di tempo, ma al contrario si accentua, è possibile che il vostro piccolo sia affetto dalla malattia di Blount: per una diagnosi certa sono sufficienti esami radiografici. Come avviene per la maggior parte delle patologie, anche in questo caso la diagnosi precoce fa la differenza. “Se individuata in tempi rapidi – come ci racconta Moscati – la malattia di Blount può essere corretta con l’uso di un semplice tutore”. Nel caso in cui questo approccio non dia risultati, si ricorre alla chirurgia. Una possibile causa è un difetto metabolico che altera l’assorbimento della vitamina D: in questo caso è possibile programmare un intervento per ri-allineare gli arti quando il bimbo diventa più grande. Non solo bambini… La malattia di Blount può colpire anche gli adolescenti in forte sovrappeso: anche in questa situazione è indicato l’intervento chirurgico. CONDIZIONI RISERVATE AI LETTORI DE “IL GIORNALE DI NIGUARDA” P R E S T I T I P E R L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I No Call Center: parli subito con noi! SENZA NECESSITÀ DI GARANTI, SENZA MOTIVARE LA RICHIESTA ANCHE SE SEI PROTESTATO O SEGNALATO IN CRIF POSSIBILITÀ di acconto immediato VELOCITA DI EROGAZIONE ...anche MUTUI E PREVIDENZA Da 20 anni offriamo sicurezza, riservatezza, trasparenza, professionalità STUDIO B è a Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi, 34 - MM1 Sesto Rondò - e-mail: [email protected] Tel. 02.26221012 - Tel/Fax 02.26220685 Vi aiutiamo a realizzare i vostri sogni www.studiob-sesto.it ISCRITTI ALL’UFFICIO ITALIANO CAMBI n. A83444 dodici Donazioni del sangue Pet Therapy Porgi l’altro… braccio Ciao, mi chiamo Ciko e sarò Pet Therapist All’hospice un amico a quattro zampe “Chi non ha mai posseduto un cane- scrisse Schopenhauer- non sa cosa significa essere amati”. Non c’è dubbio che, se l’amore, l’affetto e la fedeltà potessero curare tutti i mali, il migliore amico dell’uomo sarebbe la medicina più efficace. Ma anche se un cucciolo a quattro zampe non è in grado di curare, la sua presenza motivazionali, emozionali, cognitive e può contribuire a favorire il benessere, la cinestesiche. Il secondo è la promozione socializzazione e una migliore qualità di dell’integrazione sociale e relazionale, vita di chi gli sta accanto, comprese quelle lavorando nelle situazioni interattive, persone che necessitano di cure particolari ricreative, ludiche e sociali”. come le palliative. Ed è cosi che, grazie anche all’associazione E di questo ne sono convinti Renzo “Una mano alla vita Onlus”, una no-profit Causarano e Daria Da Col, responsabili che si occupa di assistenza domiciliare alle del progetto sperimentale “Pet persone con patologie tumorali terminali, Therapy in Hospice”. Ciko - il cane terapista è entrato in “L’Hospice-Il Tulipano di Niguarda- Hospice e nella vita e nel cuore dei suoi racconta Da Col- si sta aprendo al pazienti. crescente interesse verso i trattamenti complementari che, grazie all’aiuto di Per maggiori informazioni: animali domestici, mirano al benessere Hospice “Il Tulipano” globale del malato terminale e dei suoi Via Ippocrate, 45 (padiglione 9) familiari”. 20161 Milano Il progetto, infatti, prevede l’impiego tel. 02 6444.5122 di animali, opportunamente preparati ed addestrati, all’interno delle terapie Associazione “Una mano alla vita Onlus” offerte in Hospice. www.unamanoallavita.it “Si possono identificare due tipi di effetti positivi delle attività assistite Via Giuseppe Govone 56 20155 Milano 02 33101271 dagli animali- prosegue Causarano-. Lun – Ven: 9.00 – 13.00 Il primo è la promozione del benessere della persona, intervenendo nelle aree L’estate per molti è il periodo più bello dell’anno: il sole, il caldo, il mare. Le spiagge si affollano ma le riserve di sangue si affievoliscono. È un classico: durante la stagione calda, infatti, con l’“esercito dei vacanzieri” che si mette in moto le donazioni diminuiscono. Un trend che si ripete anno dopo anno, ma che spetta solo a noi interrompere: diventa donatore! Per farlo è sufficiente rivolgersi a una delle tante associazioni, come l’AVIS, che anche a Niguarda ha un suo punto di raccolta. PER DONARE Centro Donazioni del Sangue Area Ingresso - Padiglione 3 aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 12.00 Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare La Retinite Pigmentosa Inizia con una difficoltà della visione crepuscolare e notturna, può portare alla cecità L a Retinite Pigmentosa è una malattia ereditaria e, tra le degenerazioni visive che danneggiano il funzionamento dell’occhio, è ancora tra le cause principali di cecità nel mondo. “La degenerazione - spiega Alessandra Del Longo, dell’Oculistica Pediatrica -, colpisce entrambi gli occhi con una alterazione progressiva dei fotorecettori (coni e bastoncelli) e dell’epitelio pigmentato. Recenti studi hanno dimostrato che vi è una mutazione delle proteine che intervengono nel ciclo della visione”. Molto spesso l’esordio della malattia consiste nella diminuzione della capacità visiva notturna (difficoltà a guidare di sera o a muoversi in locali scarsamente illuminati o problemi di adattamento nel passare da ambienti illuminati a quelli oscuri), aumentata sensibilità all’abbagliamento, fino ad arrivare ad un restringimento progressivo del campo visivo (difficoltà a percepire oggetti posti lateralmente o a vedere i gradini scendendo le scale). Nella fase finale della malattia, in alcuni casi, si può arrivare alla perdita della visione centrale ed alla cecità. Può essere una forma isolata o associata ad altre manifestazioni generali (ad esempio alla sordità). Può, inoltre, essere complicata dalla comparsa di cataratta. Le indagini che permettono la diagnosi sono: l’esame del fondo oculare e del campo visivo, l’elettroretinogramma e l’OCT (la Tomografia a Coerenza Ottica). La consulenza e l’indagine genetica definiscono il tipo di trasmissione ereditaria. La velocità di progressione della INTERVISTA Qualche domanda ad Assia Andrao, Presidente Federazione Retina Italia. Quando nasce Retina Italia e con quale scopo? Nasce nel 2001 con lo scopo di tutelare i malati affetti da patologie distrofiche retiniche ereditarie, con particolare attenzione alla Retinite Pigmentosa. Tra gli obiettivi c’è il sostegno e lo sviluppo della ricerca scientifica per l’individuazione delle cause, della cura e della prevenzione delle distrofie retiniche ereditarie, della Retinite Pigmentosa, della Degenerazione Maculare legata all’età e altre patologie che determinano ipovisione malattia e l’età di comparsa dei sintomi variano in relazione a molti fattori tra cui la modalità di trasmissione genetica. La malattia, comunque, è sempre progressiva ed invalidante. “Al momento- continua Del Longo- non c’è terapia in grado di curare la Retinite Pigmentosa. Nessuno dei trattamenti fino ad ora proposti sono in grado di guarire o modificare la progressione della malattia. Dati sperimentali suggeriscono che la terapia con ossigeno potrebbe rivestire una certa importanza per preservare i fotorecettori”. Altri studi evidenziano il ruolo positivo dell’implementazione con luteina e vitamina A che rallenterebbero il deterioramento del campo visivo. Attualmente le prospettive più promettenti nella ricerca sono la genetica, che identificando i geni responsabili permetterebbe di intervenire con tecniche di ingegneria genetica. Ancora: l’innesto di cellule sane retiniche e l’immunologia. e cecità. Senza dimenticare l’impegno per favorire l’autonomia dei disabili visivi. Chi si rivolge a voi e quali sono le domande più frequenti a cui vi trovate a rispondere? A noi si rivolgono persone che hanno avuto da poco la diagnosi della patologia o si sono già rivolte a diversi centri. Essendo a conoscenza della mancanza di terapie, le richieste più frequenti sono informazioni sulla ricerca scientifica o sui centri, dove sono in corso trial clinici o sperimentazioni, ma anche richieste sull’uso di ausili visivi. Con quali problemi si scontra ogni giorno un ipovedente e come può essere aiutato? L’ipovisione ha moltissime variabili, secondo Un occhio “bionico” La retina artificiale è una tecnica, in corso di sperimentazione per pazienti colpiti da cecità. Questa segue idealmente il percorso già adottato per la sordità ed utilizza un microchip impiantato sotto la retina che converte gli stimoli luminosi in impulsi elettrici. Questi vengono trasmessi attraverso la retina interna, in questi pazienti sufficientemente integra, al cervello. Una diversa tecnica prevede invece di “incollare” uno stimolatore elettrico, guidato da un sistema di rilevamento montato su un occhiale o a livello del cristallino, e di posizionarlo sulla retina interna, permettendo così l’invio di informazioni al cervello. Il sistema è ancora in via di sviluppo e non può essere considerato come una terapia disponibile su larga scala. I numeri La diffusione della malattia, secondo le statistiche internazionali, colpisce circa una persona su 4.000 sane e nel nostro Paese, dove non mancano i matrimoni tra i consanguinei, l’incidenza di questa patologia ereditaria risulta ancora più elevata, al punto da farla annoverare, dal 1985, tra le malattie sociali della penisola. Molto spesso compare tra la pubertà e l’età matura, ma non sono assolutamente rari gli esempi di bambini colpiti nella prima infanzia. la causa che l’ha prodotta. Le situazioni sono così varie e soggettive da rendere il mondo dell’ipovisione difficilmente standardizzabile. Una delle più comuni necessità dell’ipovedente è riuscire a far comprendere quale sia la sua effettiva percezione visiva per poter vivere il quotidiano in maniera autonoma e partecipativa. La ricerca sulla retinite pigmentosa avanza, in che modo la sostenete? Attraverso le Associazioni regionali aderenti a Retina Italia vengono finanziati progetti di ricerca i cui risultati hanno una ricaduta a livello nazionale. Per la cura si parla di trapianto di retina e di retina artificiale, quali sono le speranze per i malati? Negli ultimi dieci anni la ricerca scientifica ha portato molti risultati dal punto di vista della conoscenza della patologia e molti sono gli approcci terapeutici tentati: terapia genica, trattamenti farmacologici e anche impianti retinici. Sono convinta che, anche se oggi non ci sono risultati conclusivi, e nonostante la complessità della patologia, l’impegno da parte del mondo scientifico sia un grande motivo di speranza per una soluzione che porti almeno al rallentamento della degenerazione che colpisce la retina. PER SAPERNE DI PIÙ www.retinaitalia.org tredici Cervello e nuove tecnologie Internet: navigare rinforza i neuroni La multimedialità è uno stimolo per il nostro cervello o un nemico? N avigare in internet fa bene al nostro cervello. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della University of California di Los Angeles. Cliccare da una pagina all’altra, alla ricerca delle informazioni desiderate, infatti, attiverebbe alcune aree cerebrali stimolando le capacità cognitive, soprattutto in internauti esperti. La ricerca ha coinvolto un gruppo di volontari tra i 55 e i 76 anni, metà dei quali con una certa esperienza di navigazione nel web. L’attività cerebrale dei partecipanti è stata analizzata sia durante una sessione di lettura di un libro sia durante una ricerca su internet. Le scansioni hanno mostrato che in entrambi i casi erano attive alcune aree del cervello responsabili del linguaggio, della lettura, della memoria e delle abilità visive. Con una differenza non trascurabile: durante la sessione di ricerche on line il cervello dei più esperti navigatori mostrava anche un’altra attività in aree separate, quelle che controllano le capacità di prendere decisioni e il ragionamento complesso. Quanti hanno già una certa esperienza di navigazione sarebbero quindi in grado di utilizzare le strategie più efficaci, che comportano appunto connessioni, scelte e analisi delle informazioni. Grazie allo studio dei ricercatori californiani oggi abbiamo una scusa in più per utilizzare internet e a quanti ci accusano di perdere il nostro tempo sul web potremo rispondere di guardare meglio perché non stiamo semplicemente bighellonando in rete: quello che si ripete clic dopo clic è un accurato training di potenziamento per i nostri neuroni. È proprio così? L’abbiamo chiesto a Pina Scarpa del Centro di Neuropsicologia Cognitiva. Intervista alla neuropsicologa Dai risultati della ricerca sembra che navigare in internet sia meglio che leggere un libro, è un’interpretazione corretta o può essere fuorviante? Lo studio ha dimostrato che le ricerche su internet attivano circuiti neurali in varie parti del cervello, specialmente nel lobo frontale, che ha un ruolo chiave in compiti come il ragionamento complesso e la capacità decisionale. Serviranno nuovi studi per approfondire e capire meglio, ma intanto è certo che nell’epoca attuale, caratterizzata dalla possibilità di attivare contemporaneamente più circuiti neuronali in risposta alla multimedialità (vista, udito e addirittura tatto nelle realtà virtuali), è cambiato il nostro modo di apprendere: non è più la sola vista e la sola decodifica testuale a permetterlo, ma è l’insieme di vista testuale, di immagini, di suoni, musica, rumore, o addirittura tatto nella realtà virtuale. siamo sottoposti a un’interazione molto complessa e intensa con gli strumenti della tecnologia. Messaggi di posta elettronica, social network, cellulare, navigazione in rete: tutti elementi che, se protratti in maniera eccessiva, rischiano di creare un sovraccarico, che penalizzerebbe, secondo una ricerca dell’Università di Stanford, soprattutto la memoria. Internet è divenuto in pochi anni uno strumento quasi irrinunciabile per la nostra società, ma che rischi si corrono ad utilizzarlo troppo? Non bisognerebbe dimenticare che oggi C’è anche chi dice che tutte le informazioni che vogliamo, quando vogliamo a portata di un clic potrebbero invece “impigrire” il nostro cervello, dove sta la verità? Resta ampio il dibattito sulle variabili che determinano un potenziamento delle nostre capacità cognitive. È chiaro che chi naviga su internet, passa rapidamente da un contenuto all’altro, “naviga in orizzontale” tra titoli e riassunti, con estrema rapidità. Diventa più difficile leggere, selezionare, concentrarsi e ricordare i contenuti. Web e videogiochi: i bambini di oggi hanno a che fare tutti i giorni con queste realtà, possono essere dei buoni alleati per il loro apprendimento? Alcuni studi hanno calcolato che i ragazzi americani tra 8 e 16anni passano mediamente 6.5 ore al giorno davanti al PC, ma che il “tempo reale” di fruizione dei media diventi di 8.5 ore se si considerano le attività svolte in multitasking, cioè in parallelo (ad esempio navigare in internet, chattare e ascoltare musica contemporaneamente). Le attività svolte in questo modo vengono, però, effettuate con qualità peggiore rispetto a quelle svolte in sequenza con una perdita di efficienza e maggiori possibilità di incorrere in errori. Forse avrebbe più senso interrogarsi su come integrare questa realtà in modo costruttivo nei processi educativi, piuttosto che chiedersi se “fa bene” o “fa male” a un bambino. Neuropsichiatria Adolescenti e salute mentale Quando il disagio diventa malattia. L’attività degli specialisti che se ne prendono cura P sicologi, filosofi, sociologi si interrogano sul “male di vivere” che spesso accompagna gli adolescenti di oggi. L’adolescenza, si sa, è un periodo di cambiamento e come tutte le transizioni porta con sé turbamenti e contraddizioni. Calarsi nel quotidiano di un teenager, spesso, significa avere a che fare con comportamenti “bizzarri”, magari di ribellione nei confronti della scuola, dei genitori, delle regole in generale. È normale, ma quando queste “scosse di assestamento” raggiungono “magnitudo fuori scala” diventano espressioni di un disagio che può minare il normale equilibrio mentale. Disturbi d’ansia, difficoltà scolastiche e nei rapporti con i coetanei, sono ombre che possono via via allungarsi e portare all’isolamento nella propria cameretta o, nei casi più gravi, addirittura a tentati suicidi. Di tutto questo a Niguarda si occupa un team di clinici della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, diretta da Emilio Brunati. “La nostra attività- spiega Patrizia Conti, Responsabile del gruppo- si svolge prevalentemente negli ambulatori dedicati. La fascia d’età dei ragazzi che vediamo varia dagli 11 ai 17 anni; le problematiche più frequenti sono i disturbi del comportamento, che possono andare dall’aggressività, verso gli altri, verso sé stessi, a quello che noi chiamiamo il ritiro: ci si chiude nelle propria stanza e non si vuole vedere più nessuno”. L’approccio è multidisciplinare e al fianco di psicologi e neuropsichiatri infantili lavorano assistenti sociali ed educatori. E sono proprio questi ultimi ad andare dal ragazzo che non vuole più uscire dal suo isolamento, lo aiutano a riprendere fiducia con il mondo esterno, cercando se possibile il reinserimento a scuola e il contatto con i coetanei nei centri di socializzazione più vicini. “Negli ultimi anni- spiega Conti- abbiamo osservato che i ragazzi che cercano un distacco lo trovano sempre di più rifugiandosi nelle realtà virtuali offerte dal computer e dai social network: il loro è diventato un “ritiro digitale”. Nei casi in cui ad essere coinvolti sono ragazzi figli di genitori immigrati, ci avvaliamo della collaborazione con il mediatore culturale. Questi ragazzi devono, infatti, integrare la cultura d’origine e contemporaneamente adottare quella locale: non è una cosa semplice, soprattutto nell’adolescenza, il periodo in cui l’individuo costruisce la propria identità”. Presso gli ambulatori vengono seguiti anche ragazzi che presentano disturbi del comportamento alimentare. I casi più gravi di anoressia e bulimia vengono seguiti in collaborazione con il Centro di Dietetica e Nutrizione Clinica. “È ampia la gamma delle problematiche che seguiamo: oltre alle difficoltà comportamentali ci sono anche le psicosi adolescenziali e i disturbi di personalità- conclude Conti-. L’indicazione all’uso dei farmaci viene data solo se si pensa che possa dare un reale beneficio; non ci sono percorsi standardizzati, ma approcci personalizzati, per cui è fondamentale la partecipazione dei ragazzi e delle rispettive famiglie”. La comunità “I Delfini” Uno dei padiglioni nel complesso di via Ippocrate 45, dove si tengono gli ambulatoriadolescenti e ha sede la comunità “I Delfini” La Comunità “I Delfini”, in via Ippocrate 45, è una struttura residenziale terapeutica che accoglie fino ad 8 adolescenti di sesso femminile di età compresa tra 13 e 17 anni che presentano un disturbo psichiatrico grave di varia tipologia. L’intervento terapeutico intensivo in età adolescenziale ha come obiettivo quello di contrastare l’evoluzione verso la cronicità del disturbo e di riattivare un percorso di crescita e di reinserimento nella famiglia e nel tessuto sociale di provenienza. Il tempo di permanenza in comunità viene valutato durante il percorso terapeutico e ha una durata differenziata caso per caso, la media è di circa due anni. Tra i nosTri servizi anche la carTellonisTica pubbliciTaria poster 6x3 e/o grandi formati cartelli su pali luce 100x140 stendardi striscioni Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo di quanto sopra e per la pubblicità su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a: Tel. 02.24.30.85.60 - [email protected] www.spadapubblicita.it quindici Parola allo specialista Che cos’è… la fibrillazione atriale? Lo spiega Marco Paolucci della Cardiologia 3 - Elettrofisiologica “Andare in fibrillazione”, chissà quante volte abbiamo usato questo termine per indicare un’attesa spasmodica, un’emozione che ci eccita e fa schizzare il cuore a mille all’ora. Ma nella realtà che cosa si indica con questo termine e soprattutto dobbiamo preoccuparci quando a dirlo è il nostro medico? Ci spiega tutto il cardiologo Marco Paolucci. I battiti del caos… La fibrillazione atriale è una delle aritmie cardiache più diffuse. È caratterizzata da una completa irregolarità dell’attivazione elettrica degli atri, due delle quattro camere cardiache. In genere non determina una riduzione della capacità del cuore di pompare il sangue in maniera efficace ma il battito cardiaco può però divenire accelerato ed irregolare. …attenzione a… L’incidenza di fibrillazione atriale aumenta con l’età, raddoppiando più o meno ogni 10 anni, ed è maggiore nei soggetti con patologie cardiache strutturali (soprattutto difetti valvolari), ipertensione, diabete, iperfunzione della tiroide e abuso di alcol. Nella maggior parte dei pazienti è opportuno intraprendere un trattamento anticoagulante orale cronico per ridurre al minimo il rischio di complicanze tromboemboliche (ad esempio eventi ischemici cerebrali) correlato alla presenza dell’aritmia. …i sintomi… La fibrillazione atriale può essere cronica, ovvero continua, persistente oppure parossistica con episodi di durata variabile da pochi secondi ad alcune ore o giorni. In alcuni casi l’aritmia non determina sintomi e la sua diagnosi avviene occasionalmente; spesso però comporta la comparsa di palpitazioni, affaticamento o stanchezza, vertigini, affanno, dolore al petto o anche svenimenti. …si può guarire? La fibrillazione atriale in genere tende a recidivare. Per tale motivo è giustificato e opportuno, nella maggior parte dei casi, prevedere un trattamento farmacologico specifico; l’assunzione di farmaci antiaritmici può, infatti, prevenire anche per molto tempo la ricomparsa del problema. In caso di aritmia persistente e sintomatica si può effettuare la cosiddetta cardioversione elettrica: una scarica elettrica sul torace Formazione Corsi e convegni di luglio, agosto e settembre 4-7 luglio (V edizione, avanzato) 26-30 settembre (VII edizione, base) TRAINING ON THE JOB CORSO TEORICO PRATICO DI ECOCARDIOGRAFIA L’ecocardiografia ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella diagnostica cardiologica ed è diventata uno strumento indispensabile nella pratica clinica. Sempre maggiore è il numero di cardiologi, internisti ed anestesisti che si avvicinano a questa metodica con lo scopo di acquisire le conoscenze necessarie alla corretta esecuzione ed interpretazione dell’esame ecocardiografico. Sede: Area Sud, Blocco Sud, Settore B. stabilire un percorso diagnostico-terapeuticoriabilitativo volto ad ottenere in tempi brevi la miglior gestione del paziente pediatrico. Sede: Area Nord, Blocco Dea, Aula Dea 1. 8 luglio ANOMALIE POSTURALI DEL CAPO Le anomalie posturali del capo richiedono un’analisi multidisciplinare che coinvolge l’oculista, l’otorinolaringoiatra, il neuropsichiatra, il fisiatra, l’ortottista e il fisioterapista. Scopo del corso è integrare le varie figure coinvolte con lo scopo di 25-26-27-28 luglio ADVANCED NEUROIMAGING AND PRESURGICAL PLANNING Una “quattro-giorni” di approfondimento, con gli specialisti di Niguarda, sulle più moderne tecniche di neuroimaging e sul loro corretto utilizzo nella pianificazione all’intervento chirurgico. Sede: Medtronic Italia - p.zza Indro Montanelli 30, Sesto San Giovanni, Milano. Dal 12 settembre al 16 dicembre (tutti i giorni feriali) CHIRURGIA DELL’EPILESSIA: PERCORSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO DALLA SELEZIONE DEL PAZIENTE ALL’INTERVENTO CHIRURGICO La chirurgia delle epilessie focali sintomatiche si è andata affermando negli ultimi decenni come il trattamento più efficace nei casi farmaco resistenti. Figure centrali nel percorso diagnostico-terapeutico sono il neurologo e il neurochirurgo ed è necessario che queste figure possano acquisire le competenze indispensabili per la corretta definizione della strategia chirurgica. Sede: Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson. Area Nord, Blocco Dea. PER ISCRIVERSI E INFORMAZIONI www.ospedaleniguarda.it Un ricordo Di lei ricordiamo la presenza assidua nel “suo” reparto, scandita da quotidiani e significativi momenti di riflessione su temi non solo di carattere prettamente medico ma anche riguardanti cultura, attualità, etica, desiderando sempre attorno a sé tutti i “suoi” medici. Numerosi sono gli insegnamenti che la Professoressa ci ha proposto con il suo esempio: in primo luogo il rigore, declinato in tutte le sue derivazioni, come la disciplina applicata a se stessi, l’osservanza intelligente delle regole, l’onestà intellettuale, la puntualità negli impegni. Poi, l’atteggiamento verso le persone: diretto, autentico, privo di ipocrisie. E ancora, la dedizione al lavoro, affrontato con energia ed entusiasmo, anche quando incombente era la fatica, la capacità e la FONDAZIONE ANGELO DE GASPERIS Problemi di cuore? La nuova frontiera è nel DNA Studiare i geni per prevenire le malattie cardiache. A ribadirlo è Benito Benedini, Presidente della Fondazione Angelo De Gasperis, che dalle colonne del Sole 24 ore, (numero del 20 giugno, nell’inserto “Sanità d’eccellenza”) parla dell’attività di ricerca condotta dagli specialisti del Niguarda in un’intervista dedicata. “Lo studio delle malattie cardiache su base genetica a Niguarda è iniziato nel 1993 per cercare la causa degli infarti giovanili- spiega Piera Angelica Merlini della Cardiologia 4-Diagnostica e Riabilitativa-. Negli ultimi anni quest’attività è stata potenziata con l’apertura di un ambulatorio dedicato, inoltre, grazie alle ultime scoperte della genomica è stato possibile uscire dall’ambito dell’infarto giovanile e abbracciare più patologie”. L’ASSOCIAZIONE Ancilla Nicolini: il saluto dei “suoi” Il 19/4/2011 la Professoressa Ancilla Nicolini si è spenta nel nostro Ospedale presso il quale aveva trascorso tutta la sua vita professionale. Assistente prima e in seguito aiuto pediatra del Prof. Ferdinando Cislaghi, ha ricoperto il ruolo di primario neonatologo presso la Divisione di Neonatologia, di nuova istituzione. Dalla fine degli anni ’70 e per circa un ventennio ha diretto la Divisione Pediatrica “Mariani”, caratterizzandola come la sede più idonea all’accoglienza, cura e gestione di ogni patologia pediatrica. “E’ al pediatra che spetta per primo il compito di valutare il bambino in ospedale coordinando l’intervento di eventuali altri specialisti”: queste le parole con le quali continuamente ci esortava ad assumerci le nostre responsabilità. del paziente durante una breve anestesia generale, che in genere interrompe l’aritmia determinando una sorta di “reset” elettrico del cuore. Qualora l’aritmia tendesse a recidivare con frequenza, può essere considerata l’indicazione all’esecuzione di un intervento denominato “ablazione transcatetere”. Questa procedura, non chirurgica, consiste nell’introduzione nel sistema venoso di un elettrocatetere che viene fatto risalire fino al cuore e mediante il quale, in regioni specifiche dell’atrio sinistro, vengono effettuate delle “bruciature” che possono risolvere in via definitiva l’aritmia. volontà di farsi carico di ogni importante decisione diagnostico terapeutica, la competenza scientifica, la sobrietà e la coerenza del comportamento in ogni aspetto della vita. E, infine, l’affetto per noi, suoi collaboratori ai quali come a se stessa molto chiedeva ma ai quali donava generosamente la sua esperienza e la sua amicizia. Amicizia che poi è durata nel tempo, fino all’ultimo, a testimonianza di un sentimento profondo e sincero. Consideriamo tutto questo un insieme di vere e proprie lezioni, non solo professionali, ma anche e soprattutto di umanità che rimarranno sempre in chi le ha volute accogliere e capire. Grazie dunque, cara Professoressa, per i valori che ci ha saputo trasmettere. Fausto Fedeli insieme a tutti i Suoi allievi e collaboratori. La Fondazione Angelo De Gasperis è l’ente per la diffusione della cultura medico scientifica che affianca il Dipartimento Cardiotoracovascolare del Niguarda. La Fondazione nasce dalla trasformazione della storica Associazione Amici del Centro De Gasperis che affianca il dipartimento dal 1968. www.degasperis.it SEDE Area Sud, Blocco Sud, Settore B, 2° piano www.volkswagen-veicolicommerciali.it Nuovo Amarok. Ti porta dove nessuno è mai arrivato prima. Il Pick Up Volkswagen con un’autonomia di oltre 1000 km* con un pieno. Messo alla prova sul rally più duro del mondo: nuovo Amarok, il veicolo di supporto ufficiale del Rally Dakar 2011. I nuovissimi motori TDI e la più moderna tecnologia common rail, garantiscono maggiore autonomia ed alte prestazioni (120 kW/400 Nm**) con un consumo medio ridotto a 7,6 l/100 km**. 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