onoscenza
C
Responsabilità
Equità
Appartenenza
Relazione
Eccellenza
Sicurezza
Ambiente
Legalità
Umanità
Trasparenza
Efficenza
AsSei Periodico d’informazione - Anno XVI - n. 4 / Aprile 2012
l’editoriale
L’innovazione Due anni fa sono
stato nominato direttore
generale
dell’ASS6, azienda
che nel corso del
2010 ha attuato
l’operazione di scorporo degli ospedali ed è diventata
esclusivamente territoriale; così, dopo
vent’anni di esperienza ospedaliera,
ora mi occupo solo di territorio. Le cose
che mi hanno colpito di più sono state
la differenza tecnologica e il diverso atteggiamento presente fra le due realtà
nei confronti dell’innovazione.
Parlando di innovazione dobbiamo intenderla in senso ampio, tecnologica,
organizzativa e connessa alla gestione
aziendale, con particolare riferimento
alla gestione del personale. La sensazione da me avuta è che nel tempo non
ci sia stata l’attenzione sufficiente per
far sì che il territorio fosse spinto ad innovarsi allo stesso ritmo dell’ospedale,
come se al territorio stesso, fatto di interventi di promozione della salute, di
prevenzione e di assistenza di primo
livello, non servisse innovarsi, o quanto
meno questo aspetto fosse meno prioritario che negli ospedali.
Adesso che l’azienda è esclusivamente
territoriale e l’attenzione della direzione
strategica è interamente dedicata ai distretti ed ai dipartimenti di prevenzione,
salute mentale e delle dipendenze, ci
si rende conto che negli anni si è creato un gap tecnologico ed informatico
notevole e che anche da un punto di
vista dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane c’è molto da
fare. La sensazione è che questo non
sia un problema specifico della nostra
Giuseppe Tonutti
azienda, ma il risultato di decenni di
politiche regionali, e conseguenti attribuzioni di risorse, prime fra tutte gli
investimenti, incentrate quasi esclusivamente sull’attività ospedaliera. In
pratica, il modello delle aziende miste,
nelle quali sono presenti sia il territorio
che gli ospedali, sembra aver distratto
le direzioni strategiche dai temi tipici del
territorio in quanto le pressioni, e quindi
le attenzioni, sono state e lo sono ancora adesso per lo più indirizzate verso
gli ospedali.
Oggi l’obiettivo della direzione strategica è di ridurre progressivamente il
gap di attenzione nei confronti dell’innovazione, esistente tra ospedale e
territorio, rinnovando le attrezzature
presenti, prime fra tutte il parco macchine, sviluppando l’informatizzazione
e premendo affinché si inizi a considerare a livello regionale la priorità che
riveste l’investire in programmi adeguati di gestione delle attività territoriali; inoltre, si sta pensando a nuove
modalità di gestione della domiciliarità
con strumenti innovativi, fra i quali la
domotica e la telemedicina, che verranno sviluppati ed implementati nell’organizzazione, per ora in via sperimentale, sfruttando una convenzione di
collaborazione con il polo tecnologico
di Pordenone.
Accanto alle nuove modalità di individuazione delle strumentazioni più idonee, è importante innovare anche i modelli organizzativi per far sì che gli utenti
trovino nella nostra realtà un’azienda
ben disposta nei loro confronti e quindi
capace di semplificare i percorsi, togliere i numerosi ostacoli che ancora oggi
li contraddistinguono e farsi realmente
carico dei problemi che li affliggono.
Far ciò significa mettere continuamente
mano all’organizzazione e pensare alle
soluzioni più opportune per chi ci sta di
fronte piuttosto che a quelle più comode per noi stessi.
Per innovare l’organizzazione è anche
necessario utilizzare tutti gli strumenti
disponibili per un’oculata gestione delle
risorse umane, nella consapevolezza
che solo il personale soddisfatto perché
gli vengono assicurati i propri diritti può
dare i maggiori contributi in termini di
doveri. A tal fine l’azienda ha iniziato un
percorso di formazione dei direttori che
proseguirà con quello dei coordinatori
e delle diverse posizioni organizzative,
con il duplice obiettivo di sensibilizzare
l’organizzazione sul valore della risorsa umana e fornire ai responsabili gli
strumenti per adottare le migliori tecniche di gestione del personale. Anche
il processo di budget 2012, invece che
essere solamente un mero impegno reciproco di rispetto dei limiti economici,
costituisce uno degli elementi in grado
di apportare innovazione nella nostra
organizzazione.
Ciò che serve per portare a casa un
po’ di risultati è che i responsabili delle diverse strutture aziendali pensino a
come innovare i propri servizi e portino
all’attenzione della direzione strategica
soluzioni in grado di assicurare un valore aggiunto per i nostri assistiti. Solo
con la collaborazione di tutti ed un nuovo atteggiamento nei confronti delle potenzialità che possono essere espresse
a livello territoriale, infatti, sarà possibile guardare al domani con ottimismo.
Ricordiamoci che per innovare, prima
di tutto bisogna volerlo fare e poi pensare a come farlo.
Fumo e ambienti sanitari, avviata
la formazione degli accertatori
del divieto
Silvana Widmann
2
La nostra Azienda da tempo ha aderito
al progetto “Definizione e implementazione di un sistema di monitoraggio
del rispetto della normativa sul fumo
in Italia del CCM – Ministero della Salute”, che ha come capofila il Veneto.
Sono obiettivi del progetto: monitorare
la L. 3/2003, implementare un sistema
di protezione dal fumo passivo e definire una politica di promozione di una cultura libera dal fumo nei locali pubblici,
negli ambienti di lavoro e negli ambienti sanitari. Nel corso del 2010 e 2011
l’ASS6 è stata impegnata nelle attività
di monitoraggio degli ambienti pubblici
e di lavoro privati,
nel corso del presente anno invece,
insieme alle ASS3 e
ASS4 della Regione, le attività sono
rivolte agli ambienti
sanitari. Nonostante infatti il divieto
di fumo risalga al
1975, la riduzione
nel tempo della percezione collettiva dell’importanza della
norma per la salute pubblica, la difficoltà di passare da mera applicazione
della legge a promozione di una cultura
della salute, insieme alle difficoltà delle
persone delegate al controllo del rispetto della normativa ad espletare il ruolo
loro assegnato, hanno reso difficile il
mantenimento nel tempo e l’uniformità dell’osservanza della legge. Al fine
di sviluppare e applicare una politica
aziendale che realizzi ambienti sanitari
liberi dal fumo e che promuova la salute come obiettivo condiviso, l’ASS6
ha approvato, con specifico decreto, il
piano operativo aziendale anti-fumo,
la costituzione del gruppo di coordinamento aziendale e l’adozione di un
Regolamento applicativo della normativa vigente. Dopo aver richiesto a ciascun dirigente di struttura di effettuare
la nomina degli accertatori del divieto
di fumo per gli ambienti di competenza, si è provveduto all’aggiornamento
del registro dei preposti aziendali alla
sorveglianza del divieto di fumo e all’organizzazione del primo evento formativo dedicato agli stessi. Il 27 marzo ad
Azzano Decimo e il 28 marzo a Sacile,
presso la sede aziendale “Luoghi per
la Salute”, si sono svolte le prime due
edizioni di formazione per gli accertatori
del divieto di fumo durante le quali, oltre
alla presentazione del progetto e all’inquadramento del problema dal punto di
vista epidemiologico, è stata esaminata
la procedura e gli strumenti di monitoraggio e di sanzione e si è discusso del
ruolo dell’agente accertatore, tra funzione sanzionatoria e
funzione educativa.
Il dott. Andrea Fiore, del Dipartimento
per le Dipendenze, ha presentato
alcuni elementi di
counselling breve e
di “minimal advice”,
strumenti essenziali
per attuare un approccio di tipo motivazionale nei confronti di chi presenta
una dipendenza dal fumo di tabacco. La
lettura del Regolamento aziendale, in
particolare il divieto di fumo esteso anche all’esterno dei locali di pertinenza
dell’ASS6, è stato il momento di maggiore discussione e di ulteriore condivisione del ruolo dell’accertatore. Questa
disposizione, infatti, intende richiamare
tutti i dipendenti alla consapevolezza di
rappresentare l’immagine dell’Azienda
riguardo gli stili di vita salutari e al ruolo d’esempio svolto nei confronti della
popolazione sull’atteggiamento da tenersi verso il fumo di tabacco. Il preposto alla sorveglianza del divieto di fumo
sarà quindi non solo una figura ispettiva
deputata al controllo ambientale a garanzia del rispetto della normativa, ma
attraverso un approccio in chiave educativa, sarà un professionista che può
promuovere salute. I documenti e le
diapositive del corso potranno essere
visionati sul sito aziendale.
Maltrattamento
infantile, al via la
campagna
informativa sulla
sindrome del
bambino scosso
Silvana Corona
Ha preso avvio in questi giorni la campagna informativa sulla sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome)
promossa dall’équipe “Abuso e maltrattamento Provinciale” coordinata dalla Dr.ssa
Patrizia Cicuto, Responsabile del Consultorio Familiare del Distretto
Ovest. L’iniziativa è il frutto della
collaborazione di un gruppo di
lavoro interaziendale e multiprofessionale composto da pediatri
di famiglia e di comunità, pediatri
e operatori delle strutture di Ostetricia e Pediatria ospedaliere,
operatori dei Consultori Familiari
e del Servizio di Neuropsichiatria
Infantile. L’iniziativa si propone di
informare e sensibilizzare soprattutto i neo genitori e tutti coloro
che a vario titolo si prendono cura
dei bambini (nonni, babysitter,
educatrici degli asili nido, ecc.)
sulle gravi conseguenze derivanti dallo scuotimento dei bambini,
specie se molto piccoli.
La sindrome del bambino scosso è l’insieme di segni clinici e
radiologici derivati dallo scuotimento di un neonato o di un bambino. Rappresenta una forma di
maltrattamento nei confronti dei
bambini molto piccoli, può insorgere anche dopo soli 5 secondi di
scuotimento e può causare lesioni gravi permanenti (ritardo mentale, paralisi cerebrale, cecità) o
addirittura provocare la morte del
bambino. Anche scuotere il bambino contro un oggetto morbido
come un materasso e un cuscino
può causare gli stessi danni. Diversi sono
i fattori che rendono i bambini piccoli molti
vulnerabili: il loro cervello è più “delicato”, i
muscoli e i legamenti del collo sono meno
sviluppati e la loro testa è grande e pesante rispetto al corpo.
Nella maggior parte dei casi, un genitore
esasperato scuote il bambino senza l’intenzione dei danneggiarlo. Il pianto, spesso, inconsolabile dei bambini piccoli può
scatenare lo scuotimento. Ed è proprio sul
tema del pianto che il gruppo di lavoro ha
focalizzato fortemente l’attenzione per la
Assistenza primaria, la proposta
per la ridefinizione
degli ambiti territoriali
Isabella De Re
realizzazione del materiale informativo: un
piccolo manuale, un opuscolo multilingue
(italiano, inglese, francese) e un poster. In
particolare, il manuale vuole porsi come
un utile supporto nella comprensione delle possibili cause del pianto dei bambini
(stanchezza/stimolazione eccessiva, richiesta di attenzione, contatto, fame, troppo caldo/freddo,
dolore/fastidio, malattia) e nella
messa a punto dei possibili rimedi. Se il pianto persiste dopo aver
esperito tutti gli accorgimenti suggeriti, i genitori sono invitati a non
perdere la pazienza e a chiedere
aiuto a qualcuno (parenti o amici,
pediatra, operatori dei Consultori
familiari) o a contattare il pronto
soccorso pediatrico.
Il manualetto sarà distribuito
dai pediatri di famiglia, mentre
l’opuscolo ed il poster sono in
distribuzione, soprattutto, in tutti
i servizi dell’area materno-infantile dell’Area Vasta pordenonese: unità operative di pediatria e
ostetricia ospedaliere, consultori
familiari, servizi vaccinali, sedi
del servizio di neuropsichiatria
infantile. Tutto il materiale sarà
comunque scaricabile dal nostro
sito: www.ass6.sanita.fvg.it, da
quello della Federazione Italiana Medici Pediatri di Pordenone
www.fimppordenone.org e da
quello della Società Italiana di Medicina d’Emergenza e d’Urgenza Pediatrica www.simeup.com.
Per una migliore efficacia della
campagna informativa, la distribuzione
del materiale è stata preceduta da una
giornata formativa, dedicata agli operatori delle strutture sopra richiamate, che
si è svolta il 12 aprile scorso e alla quale
hanno partecipato oltre ai componenti del
gruppo di lavoro anche la Dr.ssa Melissa
Rosa Rizzotto, medico di Comunità presso il Centro regionale per la diagnostica
del bambino maltrattato di Padova, che
ha illustrato scientificamente la sindrome
e sottolineato l’importanza di giungere ad
una diagnosi precoce attraverso un approccio multiprofessionale.
Secondo l’attuale Accordo Collettivo
Nazionale (ACN) per la Medicina Generale le Regioni “…possono articolare
il livello organizzativo dell’assistenza
primaria in ambiti territoriali di comuni,
gruppi di comuni o distretti”. L’ambito
territoriale ai fini dell’acquisizione delle scelte degli assistiti comprende, di
norma, una popolazione non inferiore a 7.000 residenti, ma in presenza
di situazioni di disagio legate a motivi
geografici, di distanza fra comuni, di
difficile percorrenza delle vie di comunicazione, di parcellizzazione degli insediamenti abitativi o per altre valide
condizioni le Regioni possono individuare ambiti anche con popolazione
inferiore a 7.000 unità, ma comunque
mai inferiore a 5.000. A seguito della
recente approvazione dell’Accordo Integrativo Regionale (AIR) che, tra gli
altri, affronta anche il tema dell’indivi-
duazione degli ambiti territoriali di assistenza primaria, lo scorso mese si è
tenuto il primo incontro del Comitato
Aziendale dei MMG nel corso del quale
è stata presentata una proposta di ridefinizione degli ambiti attualmente esistenti, nel rispetto dei criteri e secondo
le modalità stabilite sia dall’ACN che
dall’AIR appena stipulato. Le maggiori
novità riguardano i comuni afferenti al
Distretto Nord, dove gli ambiti si ridurranno da 8 a 5 con un miglior accorpamento dei Comuni, mentre nel Distretto
Est gli ambiti si ridurranno a 3, nei Distretti Sud e Ovest a 5 e il Distretto Urbano ne prevederà 4, passando in totale, per l’intera Area Vasta, a 22 ambiti
dagli attuali 29. Il Comitato ha approvato all’unanimità la proposta presentata,
che sarà ora inviata alla valutazione
del Comitato Regionale per la Medicina
Generale, cui spetterà l’ultima parola.
3
Ticket e prestazioni sanitarie,
da questo mese è possibile
il pagamento on-line
Fabrizio Chiarizia
4
Adesso è ufficiale: il sistema di Pagamenti Sanità è stato ulteriormente arricchito ed è ora possibile eseguire i
pagamenti on-line del ticket e di tutte
le prestazioni specialistiche prenotabili
presso i Centri Unici di Prenotazione
(CUP) della Provincia di Pordenone. Il
sistema consente di eseguire il pagamento delle prestazioni erogate dagli
Enti che, nella nostra provincia, hanno
al momento aderito al progetto: l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 e l’Azienda
Ospedaliera di Pordenone. Il sistema
Pagamenti Sanità, pertanto, consente
a tutti i cittadini di interrogare o pagare
on-line le diverse
posizioni debitorie attraverso una
carta di credito
VISA o MasterCard oppure una
carta prepagata,
senza costi di
commissione aggiuntivi. Il servizio
è attivo, 24 ore su
24, tutti i giorni
dell’anno e grazie
a questo sistema
è possibile eseguire pagamenti on-line
in tutta sicurezza e comodità, potendo
anche visualizzare le pendenze a proprio carico, senza recarsi fisicamente ai
punti cassa presenti sul territorio. Una
volta eseguita favorevolmente la transazione, sarà possibile scaricare sul
proprio Personal Computer la ricevuta
di pagamento o stamparla oppure anche inviarla via e-mail in formato pdf; la
ricevuta è a tutti gli effetti valida ai fini
fiscali e può essere presentata in ambulatorio il giorno dell’appuntamento,
senza la necessità di ulteriori adempimenti amministrativi presso altri sportelli. Sarà sempre possibile ristampare
la ricevuta di un pagamento già effettuato tramite portale regionale, oppure
inserendo il codice di pagamento e il
codice fiscale dell’intestatario della prenotazione. Il sistema Pagamenti Sanità
presenta infatti due distinti accessi per
eseguire il riconoscimento della presta-
zione da pagare o pagata, a seconda
se si è o meno titolari di Carta Regionale dei Servizi (CRS). Nello specifico:
- per i titolari di CRS, ossia tutti i cittadini residenti nella Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia, il sistema regionale di pagamento on-line reindirizza
l’utente sul portale del cittadino. In questo caso, grazie all’accesso con CRS,
al cittadino non viene richiesto alcun
dato aggiuntivo: è il sistema stesso che
si occupa di recuperare le eventuali posizioni debitorie e di proporle all’utente.
Per effettuare l’accesso con CRS è necessario però possedere una card “attiva” (ovvero aver
ricevuto il codice
p.i.n., avendone
fatto richiesta previa presentazione
della CRS agli
sportelli
abilitati
dell’ASS) e un lettore di smart-card,
fornito
gratuitamente dalla Regione Friuli Venezia Giulia ad ogni
nucleo familiare e
richiedibile tramite il portale regionale
del cittadino. Il sistema di pagamento è
disponibile alla sezione “pagare on line”
dello stesso portale;
- per chi non ha provveduto ad attivare
la CRS o non ne è in possesso è invece disponibile il sistema di pagamento
diretto, senza CRS, utilizzato in genere
dai non residenti in Regione Friuli Venezia Giulia. In questi casi il cittadino
può accedere al sistema inserendo il
proprio codice fiscale ed il numero per
l’invito al pagamento del ticket o della
prestazione sanitaria oggetto di pagamento: questo numero appare a piè di
pagina del foglio di prenotazione fornito
dal CUP. Il sistema provvede allora a
visualizzare il dettaglio della prestazione e selezionato il pulsante “Vai al pagamento”, indicando infine il metodo di
pagamento che si intende utilizzare, si
conclude il processo di pagamento della prestazione.
Servizio Veterinario,
tutto sulla prevenzione
degli avvelenamenti
di cani
e gatti
Enzo Re
Il fenomeno degli avvelenamenti di cani
e gatti non è nuovo, anzi le segnalazioni
sono in aumento. Per questo il Ministero,
a partire dal 2008 ha emanato una serie di
provvedimenti, ultima l’ordinanza ministeriale pubblicata in marzo, sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi
avvelenati. L’avvelenamento di un animale
può avvenire essenzialmente in due modi:
accidentalmente
per
assunzione di alimenti
o acqua contenenti sostanze tossiche (esche
o bocconi destinati al
controllo di animali
nocivi come roditori e
lumache – trattamenti
antiparassitari su piante o corsi d’acqua per
controllo di insetti nocivi
e zanzare); dolosamente per immissione intenzionale di esche per
sbarazzarsi del cane o
del gatto del vicino per
i più svariati motivi o di
gruppi di animali considerati concorrenti a
specifiche attività. Purtroppo le esche avvelenate possono colpire
qualsiasi animale, anche molto tempo dopo
la loro deposizione e
rappresentano un pericolo per la salute
pubblica (i bambini piccoli nella loro curiosità mangiano di tutto) e per l’incolumità
degli animali e dell’ambiente. L’ordinanza
citata e il corredo dei provvedimenti adottati stabiliscono in modo chiaro le responsabilità dei vari attori chiamati ad arginare
e prevenire il fenomeno (proprietari degli
animali coinvolti, veterinari curanti, Servizio veterinario ASL e Istituto Zooprofilattico, Sindaci e Prefettura, produttori di
esche e bocconi per la lotta ai roditori e
alle lumache). Quello che può essere utile
Servizio infermieristico aziendale,
verso un nuovo assetto
organizzativo
Paola De Lucia
per il proprietario di un animale da compagnia è conoscere i comportamenti virtuosi
che può mettere in atto per prevenire la
disavventura. Il cane, specie se cucciolo, può essere educato a mangiare solo
quello che gli viene dato dal padrone. È
possibile insegnargli a sedersi prima di
mangiare e a iniziare il pasto solo dopo
un ordine preciso. Se il cane è già adulto e non è educato ad
aspettare l’ordine per
il pranzo, l’adozione
della museruola durante le passeggiate
rappresenta il metodo
più efficace per evitare
le sorprese. Per il gatto invece le cose sono
più complicate per la
sua indole ad essere
libero e poco incline
a fare squadra con il
padrone. Si possono
limitare le sue uscite
da casa dandogli più
attenzioni e insegnandoli a orinare e defecare nella sua cassetta
piena di sabbia. Si può
consentirgli di uscire
dopo avergli dato un
pasto abbondante e di
suo gradimento; sarà
così meno attratto dalle esche che trova sul percorso. Da ultimo è quanto mai necessario ricorrere alle
cure di un veterinario alla comparsa dei
primi sintomi di malassere: ipersalivazione, convulsioni, tremori, emorragie. Se ciò
non è stato sufficiente a salvargli la vita,
dopo aver sfogato la rabbia e la disperazione, non dimentichiamo che è possibile
fare meglio per il prossimo nostro “amico”
e anche per gli animali degli altri: segnaliamo l’episodio alle Autorità competenti.
Si tratta infatti di reati contro gli animali e
contro la pubblica incolumità.
A livello nazionale risulta evidente lo stridente contrasto fra la rigidità dell’organizzazione del sistema socio sanitario e
l’esigenza di flessibilità e di adattamento
che sono invece necessari per rispondere ai bisogni dei cittadini. Tradurre “il
prendersi cura” all’interno del Servizio
Sanitario, significa farsi carico dell’assistenza a persone che sono sempre
più dipendenti e non autosufficienti,
con problemi sempre più complessi e
con esigenze di risorse in costante incremento a fronte di
disponibilità limitate e
decrescenti. Ciò comporta una capacità
d’innovazione anche
nella pratica clinicaassistenziale, rimodellando e adattando
l’organizzazione degli
ambiti distrettuali e
dipartimentali e individuando nuove e
differenti modalità di gestione e orientamento delle diverse professionalità,
appropriate in relazione al mutare dei
contesti. I diversi modi di affrontare
l’organizzazione dei servizi di assistenza sanitaria possono diventare fonte
di ricchezza, di conoscenze e scambio
virtuoso di esperienze. Considerando la
peculiarità dell’ASS6, si rende necessario un forte cambiamento che favorisca lo sviluppo orizzontale dell’assetto
dei servizi e consenta recupero di efficacia ed efficienza, garantendo equità
dell’offerta sul territorio provinciale. La
configurazione organizzativa a matrice
può rispondere alla gestione unitaria del
processo assistenziale integrando i vari
professionisti, assicurando elevata flessibilità in risposta ai bisogni dell’utenza,
adattandosi alle decisioni complesse legate alle mutevoli condizioni del contesto socio-sanitario. La collaborazione e
l’integrazione, con pari dignità e autonomia, di tutte le professionalità presenti richiedono necessariamente una revisione del Servizio Infermieristico Aziendale
(SIA), inteso come l’insieme dei professionisti che erogano prestazioni sanitarie di elevata efficacia e qualità secondo
il principio dell’integrazione multidisciplinare. La “Mission”
del SIA, quale istituzione
responsabile
del governo dell’assistenza infermieristica
e ostetrica, è orientata alla promozione di
modelli organizzativi
finalizzati a sviluppare la rete delle cure
in ambito sia territoriale sia residenziale,
riconoscendo il ruolo cruciale e decisivo
delle cure primarie, nonché la loro stretta integrazione con il sociale. La professione infermieristica gioca un ruolo fondamentale nel processo assistenziale:
è infatti portatrice di “know – how”, di
capacità di sviluppo e di cultura sociale.
Questi fattori hanno influito nella ridefinizione dell’assetto organizzativo del SIA
che assume “Il Modello delle Competenze” quale mappa di riferimento per
nuovi modelli assistenziali, organizzativi e gestionali. Nelle prossime edizioni
avremo modo di esplicare in maniera
più approfondita le macroaree sulle quali l’attività del SIA si esprime.
5
L’intervista ai neo-laureati,
Bruno Tassan Chiaret
ed Elena Montico
Biblioteca:
vetrina delle
novità
a cura della
Biblioteca Scientifica
[email protected]
Anna Maria Falcetta
6
Carissimi Bruno ed Elena, intanto
complimenti per il conseguimento
della laurea in Scienze della Prevenzione! Ora siamo curiosi di conoscere gli argomenti che avete affrontato
nella vostra tesi. Allora Bruno, quale
è stato l’obiettivo del tuo lavoro?
Appurato che in letteratura non risultano studi di efficacia relativi agli audit
nel settore alimentare, e visto che un
approccio corretto nell’ambito della prevenzione non può prescindere da evidenze scientifiche comprovate, ho pensato di valutare un programma di audit
svolto dal Servizio Veterinario negli anni
2008-2010.
Nel dettaglio, quali stabilimenti sono stati monitorati?
Il programma è stato effettuato presso alcuni stabilimenti della Provincia di
Pordenone abilitati a produrre e commercializzare
alimenti di origine animale a
livello internazionale e precisamente 10 macelli, 21
caseifici e 42 laboratori. La valutazione
ha permesso di misurare se e quanto
lo strumento ‘audit’ abbia concorso alla
diminuzione del livello di rischio alimentare e di conseguenza ad un minor
impiego di risorse umane e finanziarie
sostenuti dalla Sanità regionale per le
operazioni di controllo.
Cosa puoi dirci dei risultati emersi?
Nell’arco dei tre anni considerati, il livello di rischio dei tre gruppi di stabilimenti è diminuito rispetto al 2008: ben
il 41,1% degli stabilimenti è migliorato,
il 45,2% è rimasto stabile e il 13,7% è
peggiorato. L’impegno in risorse umane e finanziarie si è altresì ridotto: la
differenza tra il 2008 e il 2010 è stata
superiore a novemila ore di lavoro corrispondenti a un risparmio di oltre cinquecentomila euro.
Quali sono quindi le conclusioni?
Il programma di “audit” è stato nel complesso efficace sia in termini di diminu-
zione del rischio sia rispetto all’impegno
finanziario, che si traduce in un risparmio di oltre 4 operatori/anno.
Molto bene… e tu Elena, di cosa ti sei
occupata?
L’idea iniziale era quella di valutare la
performance all’interno del Dipartimento di Prevenzione, performance intesa
come raggiungimento degli obiettivi…
tramite un sistema di indicatori applicabile alle attività di prevenzione. Vista
la necessità di disporre di un database
che raccogliesse i dati di attività, e visto che il Servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro aziendale
dispone già di tale strumento, ho deciso di focalizzare
l’attenzione sulla Medicina
del Lavoro.
Vedo che il “lavoro” ti ha
appassionato…
Si, perché è stato un lavoro d’équipe… di fatto con il
dott. Venturini e il dott. Andrian abbiamo costruito exnovo gli indicatori sulla base
dei dati locali disponibili. E
non solo…gli indicatori sono anche in
sintonia con le linee di gestione regionali e con gli obiettivi di budget aziendali.
Quale puo’ essere la ricaduta e l’utilità di tali indicatori?
Tenuto conto della complessità della
medicina del lavoro, si può affermare
che l’uso di indicatori consente di monitorare la qualità dell’attività svolta, di
programmare interventi efficaci di prevenzione e, in definitiva, di contribuire a
ridurre i rischi lavorativi.
Guardando al futuro, cosa vi aspettate dal lavoro svolto?
Vorremmo che questo approccio fosse
applicato alle altre attività del Dipartimento di Prevenzione… magari partendo proprio dai modelli che abbiamo
preso in esame e lavorando in equipe
multidisciplinare.
Buon lavoro allora e grazie per la copia
della tesi che avete donato alla Biblioteca aziendale.
Giochi sociologici. Conflitto, cultura, immaginazione. Raffaello Cortina 2011
Nel testo gli autori indagano il gioco da
un punto di vista nuovo: l’attività ludica
è l’occasione per analizzare gli aspetti meno evidenti delle relazioni sociali.
Sono presentati quattro giochi sociologici (Totem e tribù, Greci e Persiani, Agorà e Il Crollo), da fare insieme
all’interno di organizzazioni, équipe di
ricerca, uffici. Sulla base degli studi sociologici più aggiornati, il testo valorizza
la capacità umana di mettersi in gioco,
di partecipare alle dinamiche relazionali, evitando di nascondersi dietro l’alibi
dell’imbarazzo e dell’incompetenza.
Rugby. Dal campo all’Azienda.
Guerini e Associati 2009
Da circa vent’anni i sistemi sanitari di
tutto il mondo sono sottoposti a fortissime tensioni: in discussione non sono
solo gli assetti organizzativi e istituzionali dei sistemi sanitari, ma anche la loro
missione, il ruolo del servizio pubblico e
dei professionisti che vi operano, i diritti
stessi dei cittadini. Questo libro cerca di
spiegare le ragioni di queste tensioni ripercorrendo la storia dei sistemi sanitari
negli ultimi due secoli, mettendola in relazione con gli eventi politici, economici
e sociali intercorsi e cercando di cogliere i fattori che hanno maggiormente influito sulle loro trasformazioni.
Rubrica,
l’angolo giuridico
sanitario
Rubrica,
le miniguide
del dipendente
Il certificato di malattia,
espressione di accertamento
medico
Gli incarichi extra-istituzionali
Sandro Santarossa
La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito che i certificati di malattia
devono essere redatti sulla base di un
accertamento medico e non possono
fondarsi solo su quanto riferisce il paziente. La sentenza ha confermato la
sanzione disciplinare inflitta dall’Ordine
di appartenenza al medico che, sul modulario ufficiale, aveva redatto certificati
attestanti patologie patite dal paziente
in giorni precedenti, così come riferite
dallo stesso, senza alcun accertamento
da parte del medico. In tal caso è stato
ritenuto violato l’art. 24 del Codice Deontologico che prevede che “Il medico è
tenuto a rilasciare al cittadino certificazioni relative al suo stato di salute che
attestino dati clinici direttamente constatati e/o oggettivamente documentati”. La Suprema Corte ha sottolineato
che la disciplina della certificazione di incapacità al lavoro sugli specifici moduli
di malattia rende evidenti gli obblighi del
medico, quale certificatore di patologie
dallo stesso riscontrate, al fine di scongiurare comportamenti illeciti, evitando
il rilascio di attestati che hanno la parvenza di certificati – anche se non certificano nulla – ma che, proprio perché
provengono da un medico e sono redatti
su un modulario di certificazione di malattia necessario per giustificare l’assenza dal lavoro, si prestano ad ingenerare
il dubbio che l’assenza sia dovuta da
una malattia effettivamente accertata.
Vale la pena ricordare che, in materia, è
intervenuto il D.Lgs. 150/2009 che detta disposizioni in merito a redazione e
trasmissione per via telematica dei certificati di malattia, prevedendo sanzioni
particolarmente gravi qualora sia falsamente attestato uno stato di malattia e
sanzionando con la radiazione dall’Albo
e il licenziamento il medico che rilascia
certificazioni che attestano dati clinici
non direttamente constatati né oggettivamente documentati. Il testo della
sentenza e delle disposizioni citate è reperibile presso la Biblioteca Aziendale
([email protected]).
...e ricorda, taglia e conserva...
Anna Leo
Cosa sono gli incarichi extra-istituzionali?
Le attività, non comprese nei compiti e
doveri d’ufficio, conferite al personale dipendente dell’Azienda con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale con
prestazione superiore al 50% di quella a
tempo pieno, in favore di soggetti esterni
all’ASS6.
pleta di tutti gli elementi, ivi compreso il
parere del Responsabile della struttura di
appartenenza.
Quali sono i riferimenti normativi?
La norma di riferimento è l’art. 53 del
D.Lgs. 30.03.2001, n.165. A livello aziendale esiste il “Regolamento concernente
le incompatibilità e le autorizzazioni allo
svolgimento di incarichi extra-istituzionali”,
reperibile sul sito intranet – S.C. Politiche e
Gestione Risorse umane – Norme e Regolamenti generali.
Cosa si intende per attività occasionali?
Le attività che:
- non comportano un impegno annuo superiore a 15 gg. (o 90 h) o 30 gg. (o 180
h) per quelle connesse con un impegno
pubblico;
- non comportano l’apertura di partita IVA.
Quali sono le caratteristiche principali
degli incarichi extra-istituzionali?
- Devono avere il carattere dell’occasionalità;
- non vi deve essere contrasto con gli interessi ed i fini istituzionali del SSN;
- non devono configurarsi come rapporto di
lavoro subordinato;
- devono essere svolti fuori orario dal servizio e compatibilmente con i compiti d’ufficio.
Cosa deve fare il dipendente per poter
svolgere un incarico extra-istituzionale?
Essere in possesso dell’autorizzazione
prima di iniziare l’incarico.
La richiesta va presentata con congruo
anticipo, redatta sull’apposito modulo, e
deve contenere tutte le informazioni richieste (l’oggetto dell’incarico, il soggetto
a favore del quale si svolge l’incarico con
l’indicazione del codice fiscale, la quantificazione del tempo e dell’impegno richiesti,
il compenso, anche presunto, il parere del
Responsabile della Struttura di appartenenza).
Entro quale termine deve essere concluso il procedimento di autorizzazione?
Deve essere concluso nel termine di 30
giorni dalla ricezione della richiesta com-
Cosa succede se si svolge un incarico
senza autorizzazione?
Il compenso percepito viene introitato
dall’Amministrazione e il dipendente è soggetto a procedimento disciplinare.
Quali sono le attività assolutamente incompatibili?
Sono principalmente:
- l’esercizio di attività commerciali, industriali o professionali;
- l’assunzione di cariche in società aventi
scopo di lucro;
- l’instaurazione di altri rapporti di impiego.
Come si comporta l’Azienda in caso in
cui riscontri incompatibilità?
L’Azienda diffida, con nota scritta e motivata, il dipendente dall’intraprendere l’incarico oggetto della richiesta di autorizzazione.
Quali incarichi non può svolgere il dipendente?
- le attività istituzionali che rientrano nei
propri compiti e doveri d’ufficio;
- le attività a favore di soggetti nei confronti
dei quali svolge funzioni di controllo o vigilanza.
Quali altre attività sono incompatibili?
Le attività che generano conflitto di interessi con le funzioni svolte dal dipendente o
dalla Struttura di appartenenza. In particolare:
1) le prestazioni a favore di soggetti pubblici e privati inerenti ad attività che possano
configurarsi in diretta concorrenza con l’attività svolta in servizio dal dipendente;
2) le prestazioni che, per l’impegno richiesto, limitano l’organizzazione del lavoro e
la funzionalità dell’unità di appartenenza.
7
Disabilità, la montagna
diventa accessibile
con il “dual ski”
Saluti alla
“vecchia guardia”
che va in
pensione
Operatori del Centro Diurno di Maniago
e del Laboratorio Socio Occupazionale di Barbeano
Durante il mese di marzo i ragazzi e le
ragazze del centro diurno di Maniago e
del laboratorio socio-occupazionale di
Barbeano hanno partecipato alle uscite
organizzate in collaborazione con l’Associazione. Le uscite, svolte sulle piste
di Piancavallo hanno permesso l’utilizzo
del “dual ski” nonostante la scarsa neve
presente. Il “dual ski”, ausilio acquistato
dall’ASS6 permette anche a persone disabili gravi e gravissime di praticare le
piste da sci, nel limite delle barriere architettoniche, con l’aiuto di un istruttore
di sci abilitato. Con il “dual ski” i ragazzi
e le ragazze hanno potuto prendere la
seggiovia, infatti una serie di congegni
permettono di appoggiare il seggiolino
del “dual ski” sopra al seggiolino della
seggiovia. Per dare la direzione durante
la discesa, gli istruttori dell’associazione
guidano attraverso una barra posteriore
in piena sicurezza l’ausilio che poggia
su due piccoli sci paralleli, permettendo
così a chi siede di godere della sensaDirettore Responsabile
zione dello sciatore in ambiente naturale. Per le persone con disabilità più
grave era la prima volta sulle piste, altri
del gruppo invece avevano già provato
a mettere gli sci ai piedi, poiché Jouf Ski
Team, grazie ai suoi istruttori specializzati ha già in passato realizzato progetti rivolti a persone disabili, come ad
esempio Sport e Disabilità, realizzato
negli anni scorsi in collaborazione con i
Servizi Sociali d’Ambito. Ed è proprio a
rinforzo di una progettualità e sensibilità
esistente sul territorio, che si inserisce
l’acquisto e il programma di utilizzo del
“dual ski” da parte dell’ASS6 iniziato
quest’anno. La positiva esperienza non
attenderà però soltanto la prossima
neve, poiché il programma integrato
con Ambito e Associazione prevede anche la pratica della passeggiata nordica,
che si svolgerà su semplici percorsi pedemontani nelle stagioni intermedie di
primavera e autunno e le uscite in quota
previste per i mesi più caldi dell’estate.
Fabrizio Chiarizia
Coordinamento Redazionale
Gestione Tecnologie Informatiche
Redazione
Sara Daneluzzi,
Anna Maria Falcetta, Nevio Iacuzzi
Ornella Miot, Luciana Pignat,
Sandro Santarossa, Sergio Saracchini,
Simone Zanin, Carmela Zuccarelli
Segreteria
Ornella Miot, Luciana Pignat
Tel. 0434-369917
Fax 0434-522650
e-mail: [email protected]
[email protected]
Nel mese di marzo 2012 il Distretto Sud
ha perso per quiescenza tre preziose
colleghe: Araceli Mariani, OSS operosa
e preparata, Rosi Lessio, Infermiera apprezzata per pazienza e bravura e Nadia Pagura Impiegata storica preparata
e precisa. Le accomunava la passione
e l’amore per il loro lavoro, il quotidiano impegno nel dare il meglio della
professionalità e l’intelligente bravura
di stare sempre al passo dei cambiamenti organizzativi. Si apre per loro una
nuova e serena fase della vita, rimane
al Distretto il vuoto di collaboratori della
“vecchia guardia” da sempre impegnati
con spirito propositivo per dare il meglio
agli utenti, ai colleghi e all’Azienda. Tutti
gli Operatori del Distretto Sud festosamente hanno salutato il loro pensionamento e augurano ad Araceli, Rosy e
Nadia tanta serenità e… ci mancherete
proprio tanto!
a questo numero hanno collaborato
Marco Castelletto
Silvana Corona
I Colleghi del Distretto Sud
Servizio Innovazione e
Silvana Corona
Enzo Re
Direttore Servizio Veterinario
Sandro Santarossa
Ufficio Affari Generali e Legali
Responsabile Ufficio Relazioni con il Pubblico
Giuseppe Tonutti
Paola De Lucia
Dirigente Servizio Infermieristico Aziendale
Isabella De Re
S.O. Risorse Umane
Anna Maria Falcetta
Reponsabile Biblioteca Scientifica
Direttore Generale
Silvana Widmann
Dipartimento di Prevenzione
Colleghi Distretto Sud
Coordinamento Sociosanitario
Operatori
Centro Diurno di Maniago
Anna Leo
Laboratorio Socio Occupazionale
S.O. Risorse Umane
di Barbeano
Impaginazione e Grafica Sergio Saracchini
Stampa Tipografia Sartor - Pordenone
Registrazione Tribunale di Pordenone n. 515 del 28 luglio 2004
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Numero 04 - Aprile - Azienda per i Servizi Sanitari n. 6