onoscenza C Responsabilità Equità Appartenenza Relazione Eccellenza Sicurezza Ambiente Legalità Umanità Trasparenza Efficenza AsSei Periodico d’informazione - Anno XVI - n. 4 / Aprile 2012 l’editoriale L’innovazione Due anni fa sono stato nominato direttore generale dell’ASS6, azienda che nel corso del 2010 ha attuato l’operazione di scorporo degli ospedali ed è diventata esclusivamente territoriale; così, dopo vent’anni di esperienza ospedaliera, ora mi occupo solo di territorio. Le cose che mi hanno colpito di più sono state la differenza tecnologica e il diverso atteggiamento presente fra le due realtà nei confronti dell’innovazione. Parlando di innovazione dobbiamo intenderla in senso ampio, tecnologica, organizzativa e connessa alla gestione aziendale, con particolare riferimento alla gestione del personale. La sensazione da me avuta è che nel tempo non ci sia stata l’attenzione sufficiente per far sì che il territorio fosse spinto ad innovarsi allo stesso ritmo dell’ospedale, come se al territorio stesso, fatto di interventi di promozione della salute, di prevenzione e di assistenza di primo livello, non servisse innovarsi, o quanto meno questo aspetto fosse meno prioritario che negli ospedali. Adesso che l’azienda è esclusivamente territoriale e l’attenzione della direzione strategica è interamente dedicata ai distretti ed ai dipartimenti di prevenzione, salute mentale e delle dipendenze, ci si rende conto che negli anni si è creato un gap tecnologico ed informatico notevole e che anche da un punto di vista dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane c’è molto da fare. La sensazione è che questo non sia un problema specifico della nostra Giuseppe Tonutti azienda, ma il risultato di decenni di politiche regionali, e conseguenti attribuzioni di risorse, prime fra tutte gli investimenti, incentrate quasi esclusivamente sull’attività ospedaliera. In pratica, il modello delle aziende miste, nelle quali sono presenti sia il territorio che gli ospedali, sembra aver distratto le direzioni strategiche dai temi tipici del territorio in quanto le pressioni, e quindi le attenzioni, sono state e lo sono ancora adesso per lo più indirizzate verso gli ospedali. Oggi l’obiettivo della direzione strategica è di ridurre progressivamente il gap di attenzione nei confronti dell’innovazione, esistente tra ospedale e territorio, rinnovando le attrezzature presenti, prime fra tutte il parco macchine, sviluppando l’informatizzazione e premendo affinché si inizi a considerare a livello regionale la priorità che riveste l’investire in programmi adeguati di gestione delle attività territoriali; inoltre, si sta pensando a nuove modalità di gestione della domiciliarità con strumenti innovativi, fra i quali la domotica e la telemedicina, che verranno sviluppati ed implementati nell’organizzazione, per ora in via sperimentale, sfruttando una convenzione di collaborazione con il polo tecnologico di Pordenone. Accanto alle nuove modalità di individuazione delle strumentazioni più idonee, è importante innovare anche i modelli organizzativi per far sì che gli utenti trovino nella nostra realtà un’azienda ben disposta nei loro confronti e quindi capace di semplificare i percorsi, togliere i numerosi ostacoli che ancora oggi li contraddistinguono e farsi realmente carico dei problemi che li affliggono. Far ciò significa mettere continuamente mano all’organizzazione e pensare alle soluzioni più opportune per chi ci sta di fronte piuttosto che a quelle più comode per noi stessi. Per innovare l’organizzazione è anche necessario utilizzare tutti gli strumenti disponibili per un’oculata gestione delle risorse umane, nella consapevolezza che solo il personale soddisfatto perché gli vengono assicurati i propri diritti può dare i maggiori contributi in termini di doveri. A tal fine l’azienda ha iniziato un percorso di formazione dei direttori che proseguirà con quello dei coordinatori e delle diverse posizioni organizzative, con il duplice obiettivo di sensibilizzare l’organizzazione sul valore della risorsa umana e fornire ai responsabili gli strumenti per adottare le migliori tecniche di gestione del personale. Anche il processo di budget 2012, invece che essere solamente un mero impegno reciproco di rispetto dei limiti economici, costituisce uno degli elementi in grado di apportare innovazione nella nostra organizzazione. Ciò che serve per portare a casa un po’ di risultati è che i responsabili delle diverse strutture aziendali pensino a come innovare i propri servizi e portino all’attenzione della direzione strategica soluzioni in grado di assicurare un valore aggiunto per i nostri assistiti. Solo con la collaborazione di tutti ed un nuovo atteggiamento nei confronti delle potenzialità che possono essere espresse a livello territoriale, infatti, sarà possibile guardare al domani con ottimismo. Ricordiamoci che per innovare, prima di tutto bisogna volerlo fare e poi pensare a come farlo. Fumo e ambienti sanitari, avviata la formazione degli accertatori del divieto Silvana Widmann 2 La nostra Azienda da tempo ha aderito al progetto “Definizione e implementazione di un sistema di monitoraggio del rispetto della normativa sul fumo in Italia del CCM – Ministero della Salute”, che ha come capofila il Veneto. Sono obiettivi del progetto: monitorare la L. 3/2003, implementare un sistema di protezione dal fumo passivo e definire una politica di promozione di una cultura libera dal fumo nei locali pubblici, negli ambienti di lavoro e negli ambienti sanitari. Nel corso del 2010 e 2011 l’ASS6 è stata impegnata nelle attività di monitoraggio degli ambienti pubblici e di lavoro privati, nel corso del presente anno invece, insieme alle ASS3 e ASS4 della Regione, le attività sono rivolte agli ambienti sanitari. Nonostante infatti il divieto di fumo risalga al 1975, la riduzione nel tempo della percezione collettiva dell’importanza della norma per la salute pubblica, la difficoltà di passare da mera applicazione della legge a promozione di una cultura della salute, insieme alle difficoltà delle persone delegate al controllo del rispetto della normativa ad espletare il ruolo loro assegnato, hanno reso difficile il mantenimento nel tempo e l’uniformità dell’osservanza della legge. Al fine di sviluppare e applicare una politica aziendale che realizzi ambienti sanitari liberi dal fumo e che promuova la salute come obiettivo condiviso, l’ASS6 ha approvato, con specifico decreto, il piano operativo aziendale anti-fumo, la costituzione del gruppo di coordinamento aziendale e l’adozione di un Regolamento applicativo della normativa vigente. Dopo aver richiesto a ciascun dirigente di struttura di effettuare la nomina degli accertatori del divieto di fumo per gli ambienti di competenza, si è provveduto all’aggiornamento del registro dei preposti aziendali alla sorveglianza del divieto di fumo e all’organizzazione del primo evento formativo dedicato agli stessi. Il 27 marzo ad Azzano Decimo e il 28 marzo a Sacile, presso la sede aziendale “Luoghi per la Salute”, si sono svolte le prime due edizioni di formazione per gli accertatori del divieto di fumo durante le quali, oltre alla presentazione del progetto e all’inquadramento del problema dal punto di vista epidemiologico, è stata esaminata la procedura e gli strumenti di monitoraggio e di sanzione e si è discusso del ruolo dell’agente accertatore, tra funzione sanzionatoria e funzione educativa. Il dott. Andrea Fiore, del Dipartimento per le Dipendenze, ha presentato alcuni elementi di counselling breve e di “minimal advice”, strumenti essenziali per attuare un approccio di tipo motivazionale nei confronti di chi presenta una dipendenza dal fumo di tabacco. La lettura del Regolamento aziendale, in particolare il divieto di fumo esteso anche all’esterno dei locali di pertinenza dell’ASS6, è stato il momento di maggiore discussione e di ulteriore condivisione del ruolo dell’accertatore. Questa disposizione, infatti, intende richiamare tutti i dipendenti alla consapevolezza di rappresentare l’immagine dell’Azienda riguardo gli stili di vita salutari e al ruolo d’esempio svolto nei confronti della popolazione sull’atteggiamento da tenersi verso il fumo di tabacco. Il preposto alla sorveglianza del divieto di fumo sarà quindi non solo una figura ispettiva deputata al controllo ambientale a garanzia del rispetto della normativa, ma attraverso un approccio in chiave educativa, sarà un professionista che può promuovere salute. I documenti e le diapositive del corso potranno essere visionati sul sito aziendale. Maltrattamento infantile, al via la campagna informativa sulla sindrome del bambino scosso Silvana Corona Ha preso avvio in questi giorni la campagna informativa sulla sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome) promossa dall’équipe “Abuso e maltrattamento Provinciale” coordinata dalla Dr.ssa Patrizia Cicuto, Responsabile del Consultorio Familiare del Distretto Ovest. L’iniziativa è il frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro interaziendale e multiprofessionale composto da pediatri di famiglia e di comunità, pediatri e operatori delle strutture di Ostetricia e Pediatria ospedaliere, operatori dei Consultori Familiari e del Servizio di Neuropsichiatria Infantile. L’iniziativa si propone di informare e sensibilizzare soprattutto i neo genitori e tutti coloro che a vario titolo si prendono cura dei bambini (nonni, babysitter, educatrici degli asili nido, ecc.) sulle gravi conseguenze derivanti dallo scuotimento dei bambini, specie se molto piccoli. La sindrome del bambino scosso è l’insieme di segni clinici e radiologici derivati dallo scuotimento di un neonato o di un bambino. Rappresenta una forma di maltrattamento nei confronti dei bambini molto piccoli, può insorgere anche dopo soli 5 secondi di scuotimento e può causare lesioni gravi permanenti (ritardo mentale, paralisi cerebrale, cecità) o addirittura provocare la morte del bambino. Anche scuotere il bambino contro un oggetto morbido come un materasso e un cuscino può causare gli stessi danni. Diversi sono i fattori che rendono i bambini piccoli molti vulnerabili: il loro cervello è più “delicato”, i muscoli e i legamenti del collo sono meno sviluppati e la loro testa è grande e pesante rispetto al corpo. Nella maggior parte dei casi, un genitore esasperato scuote il bambino senza l’intenzione dei danneggiarlo. Il pianto, spesso, inconsolabile dei bambini piccoli può scatenare lo scuotimento. Ed è proprio sul tema del pianto che il gruppo di lavoro ha focalizzato fortemente l’attenzione per la Assistenza primaria, la proposta per la ridefinizione degli ambiti territoriali Isabella De Re realizzazione del materiale informativo: un piccolo manuale, un opuscolo multilingue (italiano, inglese, francese) e un poster. In particolare, il manuale vuole porsi come un utile supporto nella comprensione delle possibili cause del pianto dei bambini (stanchezza/stimolazione eccessiva, richiesta di attenzione, contatto, fame, troppo caldo/freddo, dolore/fastidio, malattia) e nella messa a punto dei possibili rimedi. Se il pianto persiste dopo aver esperito tutti gli accorgimenti suggeriti, i genitori sono invitati a non perdere la pazienza e a chiedere aiuto a qualcuno (parenti o amici, pediatra, operatori dei Consultori familiari) o a contattare il pronto soccorso pediatrico. Il manualetto sarà distribuito dai pediatri di famiglia, mentre l’opuscolo ed il poster sono in distribuzione, soprattutto, in tutti i servizi dell’area materno-infantile dell’Area Vasta pordenonese: unità operative di pediatria e ostetricia ospedaliere, consultori familiari, servizi vaccinali, sedi del servizio di neuropsichiatria infantile. Tutto il materiale sarà comunque scaricabile dal nostro sito: www.ass6.sanita.fvg.it, da quello della Federazione Italiana Medici Pediatri di Pordenone www.fimppordenone.org e da quello della Società Italiana di Medicina d’Emergenza e d’Urgenza Pediatrica www.simeup.com. Per una migliore efficacia della campagna informativa, la distribuzione del materiale è stata preceduta da una giornata formativa, dedicata agli operatori delle strutture sopra richiamate, che si è svolta il 12 aprile scorso e alla quale hanno partecipato oltre ai componenti del gruppo di lavoro anche la Dr.ssa Melissa Rosa Rizzotto, medico di Comunità presso il Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato di Padova, che ha illustrato scientificamente la sindrome e sottolineato l’importanza di giungere ad una diagnosi precoce attraverso un approccio multiprofessionale. Secondo l’attuale Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per la Medicina Generale le Regioni “…possono articolare il livello organizzativo dell’assistenza primaria in ambiti territoriali di comuni, gruppi di comuni o distretti”. L’ambito territoriale ai fini dell’acquisizione delle scelte degli assistiti comprende, di norma, una popolazione non inferiore a 7.000 residenti, ma in presenza di situazioni di disagio legate a motivi geografici, di distanza fra comuni, di difficile percorrenza delle vie di comunicazione, di parcellizzazione degli insediamenti abitativi o per altre valide condizioni le Regioni possono individuare ambiti anche con popolazione inferiore a 7.000 unità, ma comunque mai inferiore a 5.000. A seguito della recente approvazione dell’Accordo Integrativo Regionale (AIR) che, tra gli altri, affronta anche il tema dell’indivi- duazione degli ambiti territoriali di assistenza primaria, lo scorso mese si è tenuto il primo incontro del Comitato Aziendale dei MMG nel corso del quale è stata presentata una proposta di ridefinizione degli ambiti attualmente esistenti, nel rispetto dei criteri e secondo le modalità stabilite sia dall’ACN che dall’AIR appena stipulato. Le maggiori novità riguardano i comuni afferenti al Distretto Nord, dove gli ambiti si ridurranno da 8 a 5 con un miglior accorpamento dei Comuni, mentre nel Distretto Est gli ambiti si ridurranno a 3, nei Distretti Sud e Ovest a 5 e il Distretto Urbano ne prevederà 4, passando in totale, per l’intera Area Vasta, a 22 ambiti dagli attuali 29. Il Comitato ha approvato all’unanimità la proposta presentata, che sarà ora inviata alla valutazione del Comitato Regionale per la Medicina Generale, cui spetterà l’ultima parola. 3 Ticket e prestazioni sanitarie, da questo mese è possibile il pagamento on-line Fabrizio Chiarizia 4 Adesso è ufficiale: il sistema di Pagamenti Sanità è stato ulteriormente arricchito ed è ora possibile eseguire i pagamenti on-line del ticket e di tutte le prestazioni specialistiche prenotabili presso i Centri Unici di Prenotazione (CUP) della Provincia di Pordenone. Il sistema consente di eseguire il pagamento delle prestazioni erogate dagli Enti che, nella nostra provincia, hanno al momento aderito al progetto: l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 e l’Azienda Ospedaliera di Pordenone. Il sistema Pagamenti Sanità, pertanto, consente a tutti i cittadini di interrogare o pagare on-line le diverse posizioni debitorie attraverso una carta di credito VISA o MasterCard oppure una carta prepagata, senza costi di commissione aggiuntivi. Il servizio è attivo, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno e grazie a questo sistema è possibile eseguire pagamenti on-line in tutta sicurezza e comodità, potendo anche visualizzare le pendenze a proprio carico, senza recarsi fisicamente ai punti cassa presenti sul territorio. Una volta eseguita favorevolmente la transazione, sarà possibile scaricare sul proprio Personal Computer la ricevuta di pagamento o stamparla oppure anche inviarla via e-mail in formato pdf; la ricevuta è a tutti gli effetti valida ai fini fiscali e può essere presentata in ambulatorio il giorno dell’appuntamento, senza la necessità di ulteriori adempimenti amministrativi presso altri sportelli. Sarà sempre possibile ristampare la ricevuta di un pagamento già effettuato tramite portale regionale, oppure inserendo il codice di pagamento e il codice fiscale dell’intestatario della prenotazione. Il sistema Pagamenti Sanità presenta infatti due distinti accessi per eseguire il riconoscimento della presta- zione da pagare o pagata, a seconda se si è o meno titolari di Carta Regionale dei Servizi (CRS). Nello specifico: - per i titolari di CRS, ossia tutti i cittadini residenti nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il sistema regionale di pagamento on-line reindirizza l’utente sul portale del cittadino. In questo caso, grazie all’accesso con CRS, al cittadino non viene richiesto alcun dato aggiuntivo: è il sistema stesso che si occupa di recuperare le eventuali posizioni debitorie e di proporle all’utente. Per effettuare l’accesso con CRS è necessario però possedere una card “attiva” (ovvero aver ricevuto il codice p.i.n., avendone fatto richiesta previa presentazione della CRS agli sportelli abilitati dell’ASS) e un lettore di smart-card, fornito gratuitamente dalla Regione Friuli Venezia Giulia ad ogni nucleo familiare e richiedibile tramite il portale regionale del cittadino. Il sistema di pagamento è disponibile alla sezione “pagare on line” dello stesso portale; - per chi non ha provveduto ad attivare la CRS o non ne è in possesso è invece disponibile il sistema di pagamento diretto, senza CRS, utilizzato in genere dai non residenti in Regione Friuli Venezia Giulia. In questi casi il cittadino può accedere al sistema inserendo il proprio codice fiscale ed il numero per l’invito al pagamento del ticket o della prestazione sanitaria oggetto di pagamento: questo numero appare a piè di pagina del foglio di prenotazione fornito dal CUP. Il sistema provvede allora a visualizzare il dettaglio della prestazione e selezionato il pulsante “Vai al pagamento”, indicando infine il metodo di pagamento che si intende utilizzare, si conclude il processo di pagamento della prestazione. Servizio Veterinario, tutto sulla prevenzione degli avvelenamenti di cani e gatti Enzo Re Il fenomeno degli avvelenamenti di cani e gatti non è nuovo, anzi le segnalazioni sono in aumento. Per questo il Ministero, a partire dal 2008 ha emanato una serie di provvedimenti, ultima l’ordinanza ministeriale pubblicata in marzo, sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati. L’avvelenamento di un animale può avvenire essenzialmente in due modi: accidentalmente per assunzione di alimenti o acqua contenenti sostanze tossiche (esche o bocconi destinati al controllo di animali nocivi come roditori e lumache – trattamenti antiparassitari su piante o corsi d’acqua per controllo di insetti nocivi e zanzare); dolosamente per immissione intenzionale di esche per sbarazzarsi del cane o del gatto del vicino per i più svariati motivi o di gruppi di animali considerati concorrenti a specifiche attività. Purtroppo le esche avvelenate possono colpire qualsiasi animale, anche molto tempo dopo la loro deposizione e rappresentano un pericolo per la salute pubblica (i bambini piccoli nella loro curiosità mangiano di tutto) e per l’incolumità degli animali e dell’ambiente. L’ordinanza citata e il corredo dei provvedimenti adottati stabiliscono in modo chiaro le responsabilità dei vari attori chiamati ad arginare e prevenire il fenomeno (proprietari degli animali coinvolti, veterinari curanti, Servizio veterinario ASL e Istituto Zooprofilattico, Sindaci e Prefettura, produttori di esche e bocconi per la lotta ai roditori e alle lumache). Quello che può essere utile Servizio infermieristico aziendale, verso un nuovo assetto organizzativo Paola De Lucia per il proprietario di un animale da compagnia è conoscere i comportamenti virtuosi che può mettere in atto per prevenire la disavventura. Il cane, specie se cucciolo, può essere educato a mangiare solo quello che gli viene dato dal padrone. È possibile insegnargli a sedersi prima di mangiare e a iniziare il pasto solo dopo un ordine preciso. Se il cane è già adulto e non è educato ad aspettare l’ordine per il pranzo, l’adozione della museruola durante le passeggiate rappresenta il metodo più efficace per evitare le sorprese. Per il gatto invece le cose sono più complicate per la sua indole ad essere libero e poco incline a fare squadra con il padrone. Si possono limitare le sue uscite da casa dandogli più attenzioni e insegnandoli a orinare e defecare nella sua cassetta piena di sabbia. Si può consentirgli di uscire dopo avergli dato un pasto abbondante e di suo gradimento; sarà così meno attratto dalle esche che trova sul percorso. Da ultimo è quanto mai necessario ricorrere alle cure di un veterinario alla comparsa dei primi sintomi di malassere: ipersalivazione, convulsioni, tremori, emorragie. Se ciò non è stato sufficiente a salvargli la vita, dopo aver sfogato la rabbia e la disperazione, non dimentichiamo che è possibile fare meglio per il prossimo nostro “amico” e anche per gli animali degli altri: segnaliamo l’episodio alle Autorità competenti. Si tratta infatti di reati contro gli animali e contro la pubblica incolumità. A livello nazionale risulta evidente lo stridente contrasto fra la rigidità dell’organizzazione del sistema socio sanitario e l’esigenza di flessibilità e di adattamento che sono invece necessari per rispondere ai bisogni dei cittadini. Tradurre “il prendersi cura” all’interno del Servizio Sanitario, significa farsi carico dell’assistenza a persone che sono sempre più dipendenti e non autosufficienti, con problemi sempre più complessi e con esigenze di risorse in costante incremento a fronte di disponibilità limitate e decrescenti. Ciò comporta una capacità d’innovazione anche nella pratica clinicaassistenziale, rimodellando e adattando l’organizzazione degli ambiti distrettuali e dipartimentali e individuando nuove e differenti modalità di gestione e orientamento delle diverse professionalità, appropriate in relazione al mutare dei contesti. I diversi modi di affrontare l’organizzazione dei servizi di assistenza sanitaria possono diventare fonte di ricchezza, di conoscenze e scambio virtuoso di esperienze. Considerando la peculiarità dell’ASS6, si rende necessario un forte cambiamento che favorisca lo sviluppo orizzontale dell’assetto dei servizi e consenta recupero di efficacia ed efficienza, garantendo equità dell’offerta sul territorio provinciale. La configurazione organizzativa a matrice può rispondere alla gestione unitaria del processo assistenziale integrando i vari professionisti, assicurando elevata flessibilità in risposta ai bisogni dell’utenza, adattandosi alle decisioni complesse legate alle mutevoli condizioni del contesto socio-sanitario. La collaborazione e l’integrazione, con pari dignità e autonomia, di tutte le professionalità presenti richiedono necessariamente una revisione del Servizio Infermieristico Aziendale (SIA), inteso come l’insieme dei professionisti che erogano prestazioni sanitarie di elevata efficacia e qualità secondo il principio dell’integrazione multidisciplinare. La “Mission” del SIA, quale istituzione responsabile del governo dell’assistenza infermieristica e ostetrica, è orientata alla promozione di modelli organizzativi finalizzati a sviluppare la rete delle cure in ambito sia territoriale sia residenziale, riconoscendo il ruolo cruciale e decisivo delle cure primarie, nonché la loro stretta integrazione con il sociale. La professione infermieristica gioca un ruolo fondamentale nel processo assistenziale: è infatti portatrice di “know – how”, di capacità di sviluppo e di cultura sociale. Questi fattori hanno influito nella ridefinizione dell’assetto organizzativo del SIA che assume “Il Modello delle Competenze” quale mappa di riferimento per nuovi modelli assistenziali, organizzativi e gestionali. Nelle prossime edizioni avremo modo di esplicare in maniera più approfondita le macroaree sulle quali l’attività del SIA si esprime. 5 L’intervista ai neo-laureati, Bruno Tassan Chiaret ed Elena Montico Biblioteca: vetrina delle novità a cura della Biblioteca Scientifica [email protected] Anna Maria Falcetta 6 Carissimi Bruno ed Elena, intanto complimenti per il conseguimento della laurea in Scienze della Prevenzione! Ora siamo curiosi di conoscere gli argomenti che avete affrontato nella vostra tesi. Allora Bruno, quale è stato l’obiettivo del tuo lavoro? Appurato che in letteratura non risultano studi di efficacia relativi agli audit nel settore alimentare, e visto che un approccio corretto nell’ambito della prevenzione non può prescindere da evidenze scientifiche comprovate, ho pensato di valutare un programma di audit svolto dal Servizio Veterinario negli anni 2008-2010. Nel dettaglio, quali stabilimenti sono stati monitorati? Il programma è stato effettuato presso alcuni stabilimenti della Provincia di Pordenone abilitati a produrre e commercializzare alimenti di origine animale a livello internazionale e precisamente 10 macelli, 21 caseifici e 42 laboratori. La valutazione ha permesso di misurare se e quanto lo strumento ‘audit’ abbia concorso alla diminuzione del livello di rischio alimentare e di conseguenza ad un minor impiego di risorse umane e finanziarie sostenuti dalla Sanità regionale per le operazioni di controllo. Cosa puoi dirci dei risultati emersi? Nell’arco dei tre anni considerati, il livello di rischio dei tre gruppi di stabilimenti è diminuito rispetto al 2008: ben il 41,1% degli stabilimenti è migliorato, il 45,2% è rimasto stabile e il 13,7% è peggiorato. L’impegno in risorse umane e finanziarie si è altresì ridotto: la differenza tra il 2008 e il 2010 è stata superiore a novemila ore di lavoro corrispondenti a un risparmio di oltre cinquecentomila euro. Quali sono quindi le conclusioni? Il programma di “audit” è stato nel complesso efficace sia in termini di diminu- zione del rischio sia rispetto all’impegno finanziario, che si traduce in un risparmio di oltre 4 operatori/anno. Molto bene… e tu Elena, di cosa ti sei occupata? L’idea iniziale era quella di valutare la performance all’interno del Dipartimento di Prevenzione, performance intesa come raggiungimento degli obiettivi… tramite un sistema di indicatori applicabile alle attività di prevenzione. Vista la necessità di disporre di un database che raccogliesse i dati di attività, e visto che il Servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro aziendale dispone già di tale strumento, ho deciso di focalizzare l’attenzione sulla Medicina del Lavoro. Vedo che il “lavoro” ti ha appassionato… Si, perché è stato un lavoro d’équipe… di fatto con il dott. Venturini e il dott. Andrian abbiamo costruito exnovo gli indicatori sulla base dei dati locali disponibili. E non solo…gli indicatori sono anche in sintonia con le linee di gestione regionali e con gli obiettivi di budget aziendali. Quale puo’ essere la ricaduta e l’utilità di tali indicatori? Tenuto conto della complessità della medicina del lavoro, si può affermare che l’uso di indicatori consente di monitorare la qualità dell’attività svolta, di programmare interventi efficaci di prevenzione e, in definitiva, di contribuire a ridurre i rischi lavorativi. Guardando al futuro, cosa vi aspettate dal lavoro svolto? Vorremmo che questo approccio fosse applicato alle altre attività del Dipartimento di Prevenzione… magari partendo proprio dai modelli che abbiamo preso in esame e lavorando in equipe multidisciplinare. Buon lavoro allora e grazie per la copia della tesi che avete donato alla Biblioteca aziendale. Giochi sociologici. Conflitto, cultura, immaginazione. Raffaello Cortina 2011 Nel testo gli autori indagano il gioco da un punto di vista nuovo: l’attività ludica è l’occasione per analizzare gli aspetti meno evidenti delle relazioni sociali. Sono presentati quattro giochi sociologici (Totem e tribù, Greci e Persiani, Agorà e Il Crollo), da fare insieme all’interno di organizzazioni, équipe di ricerca, uffici. Sulla base degli studi sociologici più aggiornati, il testo valorizza la capacità umana di mettersi in gioco, di partecipare alle dinamiche relazionali, evitando di nascondersi dietro l’alibi dell’imbarazzo e dell’incompetenza. Rugby. Dal campo all’Azienda. Guerini e Associati 2009 Da circa vent’anni i sistemi sanitari di tutto il mondo sono sottoposti a fortissime tensioni: in discussione non sono solo gli assetti organizzativi e istituzionali dei sistemi sanitari, ma anche la loro missione, il ruolo del servizio pubblico e dei professionisti che vi operano, i diritti stessi dei cittadini. Questo libro cerca di spiegare le ragioni di queste tensioni ripercorrendo la storia dei sistemi sanitari negli ultimi due secoli, mettendola in relazione con gli eventi politici, economici e sociali intercorsi e cercando di cogliere i fattori che hanno maggiormente influito sulle loro trasformazioni. Rubrica, l’angolo giuridico sanitario Rubrica, le miniguide del dipendente Il certificato di malattia, espressione di accertamento medico Gli incarichi extra-istituzionali Sandro Santarossa La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito che i certificati di malattia devono essere redatti sulla base di un accertamento medico e non possono fondarsi solo su quanto riferisce il paziente. La sentenza ha confermato la sanzione disciplinare inflitta dall’Ordine di appartenenza al medico che, sul modulario ufficiale, aveva redatto certificati attestanti patologie patite dal paziente in giorni precedenti, così come riferite dallo stesso, senza alcun accertamento da parte del medico. In tal caso è stato ritenuto violato l’art. 24 del Codice Deontologico che prevede che “Il medico è tenuto a rilasciare al cittadino certificazioni relative al suo stato di salute che attestino dati clinici direttamente constatati e/o oggettivamente documentati”. La Suprema Corte ha sottolineato che la disciplina della certificazione di incapacità al lavoro sugli specifici moduli di malattia rende evidenti gli obblighi del medico, quale certificatore di patologie dallo stesso riscontrate, al fine di scongiurare comportamenti illeciti, evitando il rilascio di attestati che hanno la parvenza di certificati – anche se non certificano nulla – ma che, proprio perché provengono da un medico e sono redatti su un modulario di certificazione di malattia necessario per giustificare l’assenza dal lavoro, si prestano ad ingenerare il dubbio che l’assenza sia dovuta da una malattia effettivamente accertata. Vale la pena ricordare che, in materia, è intervenuto il D.Lgs. 150/2009 che detta disposizioni in merito a redazione e trasmissione per via telematica dei certificati di malattia, prevedendo sanzioni particolarmente gravi qualora sia falsamente attestato uno stato di malattia e sanzionando con la radiazione dall’Albo e il licenziamento il medico che rilascia certificazioni che attestano dati clinici non direttamente constatati né oggettivamente documentati. Il testo della sentenza e delle disposizioni citate è reperibile presso la Biblioteca Aziendale ([email protected]). ...e ricorda, taglia e conserva... Anna Leo Cosa sono gli incarichi extra-istituzionali? Le attività, non comprese nei compiti e doveri d’ufficio, conferite al personale dipendente dell’Azienda con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale con prestazione superiore al 50% di quella a tempo pieno, in favore di soggetti esterni all’ASS6. pleta di tutti gli elementi, ivi compreso il parere del Responsabile della struttura di appartenenza. Quali sono i riferimenti normativi? La norma di riferimento è l’art. 53 del D.Lgs. 30.03.2001, n.165. A livello aziendale esiste il “Regolamento concernente le incompatibilità e le autorizzazioni allo svolgimento di incarichi extra-istituzionali”, reperibile sul sito intranet – S.C. Politiche e Gestione Risorse umane – Norme e Regolamenti generali. Cosa si intende per attività occasionali? Le attività che: - non comportano un impegno annuo superiore a 15 gg. (o 90 h) o 30 gg. (o 180 h) per quelle connesse con un impegno pubblico; - non comportano l’apertura di partita IVA. Quali sono le caratteristiche principali degli incarichi extra-istituzionali? - Devono avere il carattere dell’occasionalità; - non vi deve essere contrasto con gli interessi ed i fini istituzionali del SSN; - non devono configurarsi come rapporto di lavoro subordinato; - devono essere svolti fuori orario dal servizio e compatibilmente con i compiti d’ufficio. Cosa deve fare il dipendente per poter svolgere un incarico extra-istituzionale? Essere in possesso dell’autorizzazione prima di iniziare l’incarico. La richiesta va presentata con congruo anticipo, redatta sull’apposito modulo, e deve contenere tutte le informazioni richieste (l’oggetto dell’incarico, il soggetto a favore del quale si svolge l’incarico con l’indicazione del codice fiscale, la quantificazione del tempo e dell’impegno richiesti, il compenso, anche presunto, il parere del Responsabile della Struttura di appartenenza). Entro quale termine deve essere concluso il procedimento di autorizzazione? Deve essere concluso nel termine di 30 giorni dalla ricezione della richiesta com- Cosa succede se si svolge un incarico senza autorizzazione? Il compenso percepito viene introitato dall’Amministrazione e il dipendente è soggetto a procedimento disciplinare. Quali sono le attività assolutamente incompatibili? Sono principalmente: - l’esercizio di attività commerciali, industriali o professionali; - l’assunzione di cariche in società aventi scopo di lucro; - l’instaurazione di altri rapporti di impiego. Come si comporta l’Azienda in caso in cui riscontri incompatibilità? L’Azienda diffida, con nota scritta e motivata, il dipendente dall’intraprendere l’incarico oggetto della richiesta di autorizzazione. Quali incarichi non può svolgere il dipendente? - le attività istituzionali che rientrano nei propri compiti e doveri d’ufficio; - le attività a favore di soggetti nei confronti dei quali svolge funzioni di controllo o vigilanza. Quali altre attività sono incompatibili? Le attività che generano conflitto di interessi con le funzioni svolte dal dipendente o dalla Struttura di appartenenza. In particolare: 1) le prestazioni a favore di soggetti pubblici e privati inerenti ad attività che possano configurarsi in diretta concorrenza con l’attività svolta in servizio dal dipendente; 2) le prestazioni che, per l’impegno richiesto, limitano l’organizzazione del lavoro e la funzionalità dell’unità di appartenenza. 7 Disabilità, la montagna diventa accessibile con il “dual ski” Saluti alla “vecchia guardia” che va in pensione Operatori del Centro Diurno di Maniago e del Laboratorio Socio Occupazionale di Barbeano Durante il mese di marzo i ragazzi e le ragazze del centro diurno di Maniago e del laboratorio socio-occupazionale di Barbeano hanno partecipato alle uscite organizzate in collaborazione con l’Associazione. Le uscite, svolte sulle piste di Piancavallo hanno permesso l’utilizzo del “dual ski” nonostante la scarsa neve presente. Il “dual ski”, ausilio acquistato dall’ASS6 permette anche a persone disabili gravi e gravissime di praticare le piste da sci, nel limite delle barriere architettoniche, con l’aiuto di un istruttore di sci abilitato. Con il “dual ski” i ragazzi e le ragazze hanno potuto prendere la seggiovia, infatti una serie di congegni permettono di appoggiare il seggiolino del “dual ski” sopra al seggiolino della seggiovia. Per dare la direzione durante la discesa, gli istruttori dell’associazione guidano attraverso una barra posteriore in piena sicurezza l’ausilio che poggia su due piccoli sci paralleli, permettendo così a chi siede di godere della sensaDirettore Responsabile zione dello sciatore in ambiente naturale. Per le persone con disabilità più grave era la prima volta sulle piste, altri del gruppo invece avevano già provato a mettere gli sci ai piedi, poiché Jouf Ski Team, grazie ai suoi istruttori specializzati ha già in passato realizzato progetti rivolti a persone disabili, come ad esempio Sport e Disabilità, realizzato negli anni scorsi in collaborazione con i Servizi Sociali d’Ambito. Ed è proprio a rinforzo di una progettualità e sensibilità esistente sul territorio, che si inserisce l’acquisto e il programma di utilizzo del “dual ski” da parte dell’ASS6 iniziato quest’anno. La positiva esperienza non attenderà però soltanto la prossima neve, poiché il programma integrato con Ambito e Associazione prevede anche la pratica della passeggiata nordica, che si svolgerà su semplici percorsi pedemontani nelle stagioni intermedie di primavera e autunno e le uscite in quota previste per i mesi più caldi dell’estate. Fabrizio Chiarizia Coordinamento Redazionale Gestione Tecnologie Informatiche Redazione Sara Daneluzzi, Anna Maria Falcetta, Nevio Iacuzzi Ornella Miot, Luciana Pignat, Sandro Santarossa, Sergio Saracchini, Simone Zanin, Carmela Zuccarelli Segreteria Ornella Miot, Luciana Pignat Tel. 0434-369917 Fax 0434-522650 e-mail: [email protected] [email protected] Nel mese di marzo 2012 il Distretto Sud ha perso per quiescenza tre preziose colleghe: Araceli Mariani, OSS operosa e preparata, Rosi Lessio, Infermiera apprezzata per pazienza e bravura e Nadia Pagura Impiegata storica preparata e precisa. Le accomunava la passione e l’amore per il loro lavoro, il quotidiano impegno nel dare il meglio della professionalità e l’intelligente bravura di stare sempre al passo dei cambiamenti organizzativi. Si apre per loro una nuova e serena fase della vita, rimane al Distretto il vuoto di collaboratori della “vecchia guardia” da sempre impegnati con spirito propositivo per dare il meglio agli utenti, ai colleghi e all’Azienda. Tutti gli Operatori del Distretto Sud festosamente hanno salutato il loro pensionamento e augurano ad Araceli, Rosy e Nadia tanta serenità e… ci mancherete proprio tanto! a questo numero hanno collaborato Marco Castelletto Silvana Corona I Colleghi del Distretto Sud Servizio Innovazione e Silvana Corona Enzo Re Direttore Servizio Veterinario Sandro Santarossa Ufficio Affari Generali e Legali Responsabile Ufficio Relazioni con il Pubblico Giuseppe Tonutti Paola De Lucia Dirigente Servizio Infermieristico Aziendale Isabella De Re S.O. Risorse Umane Anna Maria Falcetta Reponsabile Biblioteca Scientifica Direttore Generale Silvana Widmann Dipartimento di Prevenzione Colleghi Distretto Sud Coordinamento Sociosanitario Operatori Centro Diurno di Maniago Anna Leo Laboratorio Socio Occupazionale S.O. Risorse Umane di Barbeano Impaginazione e Grafica Sergio Saracchini Stampa Tipografia Sartor - Pordenone Registrazione Tribunale di Pordenone n. 515 del 28 luglio 2004