PRESENTAZIONE Alessandro Pansa Prefetto di Napoli La prefettura di Napoli è da sempre impegnata a creare e sostenere ogni iniziativa culturale e sociale mirata alla interazione ed inclusione delle comunità straniere presenti sul territorio. In tale ambito, l’area immigrazione ha sviluppato politiche di intervento in più settori della vita civile, approfondendo tematiche particolarmente care alle comunità qui stanziate e di impatto immediato sulle reciproche usanze e tradizioni. Il cibo è uno di questi argomenti. Il cibo come conoscenza dell’altro, come unione senza prevenzioni culturali, come salute. Lavorare alla diffusione di un concetto base per il nostro futuro, quale la prevenzione attraverso l’alimentazione, prevede impegno e fantasia. Questo opuscolo sulle ricette del bacino mediterraneo e sull’alimentazione sana e corretta mi sembra rappresenti bene sia l’uno che l’altra. Realizzato a pochi mesi di distanza da un altro volume, sempre a cura della prefettura, sui cibi tipici dei vari paesi del mondo, segna la evoluzione significativa da una ricerca di carattere puramente antropologico e sentimentale, ad una informazione corretta a tutela della salute. E’ un passaggio importante che sottolineo con orgoglio: la consapevolezza condivisa di una ricerca delle “cose buone” di tutti al servizio di tutti. Con grande senso di responsabilità, la rete è cresciuta, inserendo nel circuito, oltre alle associazioni straniere che hanno fornito le ricette, oltre alla prefettura che le ha selezionate e curate, anche operatori qualificati impegnati nel settore sanitario, quali l’équipe dell’istituto dei tumori fondazione “G. Pascale” nonché il comitato regionale Campania LILT. A tutti, indistintamente, va il mio particolare ringraziamento per questa “cucina” senza confini, che abbraccia in un respiro unico il Mediterraneo nella sua interezza e che propone tale bacino come esempio per un’alimentazione corretta da emulare in tutto il mondo. 1 INTRODUZIONE II principale scopo istituzionale della LILT è la PREVENZIONE ONCOLOGICA che viene promossa ed attuata a livello nazionale, regionale e provinciale attraverso: • iniziative di corretta informazione ed educazione alla salute (anche nelle scuole e nei luoghi di lavoro); • sensibilizzazione e coinvolgimento attivo di persone e organismi che operano nel settore sanitario, ambientale e sociale; • formazione ed aggiornamento degli operatori sanitari e dei volontari; • progetti di studio e ricerche; • attività di anticipazione diagnostica e assistenza socio-sanitaria e riabilitazione psico-fisica e sociale. Ogni anno, nel mese di Marzo la LILT promuove, tra l’altro, attraverso la settimana della prevenzione oncologica, la corretta alimentazione. In tale settimana, in tutta Italia, i Comitati, le Sezioni e le Delegazioni LILT scendono in piazza con diverse e svariate manifestazioni finalizzate alla diffusione ed all’uso dei prodotti tipici della dieta mediterranea, in particolare l’olio d’oliva extra vergine d’oliva. Il libretto “la Tavola Mediterranea: veicolo di salute e cultura”, realizzato grazie alla collaborazione della Provincia di Napoli, dell’ Assessorato alla Pace, Immigrazione, Cooperazione Internazionale della Provincia di Napoli e della Prefettura di Napoli e soprattutto alle organizzazioni ed alle associazioni di volontariato dei migranti, speriamo possa contribuire sia alla diffusione di una buona e sana alimentazione sia all’integrazione di comunità diverse che condividono però una antica cultura. Al fine di operare nel pieno rispetto dell’ambiente, il presente opuscolo è realizzato in carta riciclata. Maurizio Montella Commissario Regionale LILT Campania 3 PREFAZIONE E' con grande piacere che la Provincia di Napoli partecipa alla settimana della prevenzione oncologica organizzata dal Comitato regionale LILT Campania, in collaborazione con l'Area Immigrazione della Prefettura e con l’Istituto Tumori Fondazione Pascale. Obiettivo del libretto “la Tavola Mediterranea” è stimolare un’attenta riflessione sul problema dell'alimentazione nei suoi vari aspetti e sulle dinamiche culturali ed economiche. L'Assessorato alla Pace, Immigrazione, Cooperazione Internazionale della Provincia di Napoli, da vari anni impegnato sul tema della tutela dei diritti umani di tutti i popoli ed in particolare degli immigrati, ha sostenuto molti progetti di cooperazione internazionale nel settore alimentare in Africa e in America latina , oltre a numerose iniziative nelle scuole e sul territorio, per la diffusione e la promozione di un consumo critico e consapevole. Questa iniziativa, però, ha per tutti noi un particolare rilievo perché è il risultato di un confronto vivace e stimolante sul tema dell'alimentazione e sulla tutela dei diritti della persona in senso più ampio, che si svolge con sempre maggiore partecipazione e determinazione al tavolo del Consiglio Territoriale per l'Immigrazione. Questo opuscolo è quindi uno strumento in più per avvicinarci all'altro, alle sue abitudini e alla sua cultura, un'occasione per conoscerlo meglio e per fargli allo stesso tempo conoscere ed apprezzare le nostre tradizioni alimentari, in una prospettiva non di assimilazione dell'uno nei confronti dell'altro, ma di incontro ed integrazione reciproca. Tutti insieme, da queste pagine, proviamo a porre il tema del rapporto tra "cittadinanza" e consumo", tra bisogni e diritti, individuo e società. Ancora vorremmo far riflettere le persone sul ruolo effettivo degli immigrati nella nostra società, dell'importanza del riconoscimento dei loro diritti a partire dal riconoscimento dell'identità culturale degli individui. E' innegabile allora quanto questa identità passi, oltre che per la storia, 5 il culto, la lingua, anche per le tradizioni culinarie e le abitudini alimentari. Napoli in questo senso è un luogo fortunato. Quanti di noi, mentre corrono da un ufficio all'altro, a volte si fermano incantati a fantasticare stimolati dall'odore di un biryani che arriva da una finestra al piano terra? La sera possiamo scegliere tra pizza , kebab, cucina tunisina, cibo cinese, ecc... Ma questi odori e questi sapori, oltre ad evocare mondi esotici e lontani, devono suscitarci un bisogno di condivisione con i nostri nuovi concittadini e spingerci a fare la nostra parte affinché finisca ogni pulsione xenofoba o razzista. Isadora D’Aimmo Assessore alla Pace, Immigrazione, Cooperazione Internazionale della Provincia di Napoli 6 La dieta mediterranea, veicolo di identità ma anche prodotto di scambi tra popoli e culture L’alimentazione delle regioni che si affacciano sul Mediterraneo è stata oggetto di ricerche scientifiche che, studiandone le caratteristiche nutrizionali, ne hanno posto in evidenza gli effetti positivi nel prevenire patologie di vario tipo e nel favorire la longevità. Ma la dieta mediterranea è oggetto di attenzione anche sotto il profilo sociale e culturale, tanto che Italia, Spagna, Grecia e Marocco hanno avanzato la richiesta all’UNESCO perché sia inserita tra i patrimoni immateriali dell’umanità. Il testo della mozione, presentata nella seduta del 26/6/2008 del Senato della Repubblica italiana, nel quale si sottolinea la valenza culturale dell’alimentazione, afferma, infatti, che la dieta mediterranea è “parte dell'identità storica e culturale del Mediterraneo, non è solo un modo di nutrirsi, ma è espressione di un intero sistema culturale improntato, oltre che alla salubrità, alla qualità degli alimenti e alla loro distintività territoriale, a una tradizione millenaria che si tramanda di generazione in generazione”. Eppure sul Mar Mediterraneo si affacciano paesi tra loro eterogenei per cultura, tradizioni etniche e religione, pertanto riesce difficile individuare una comune tradizione alimentare. Possiamo però indicare alcune 7 linee di tendenza che accomunano/vano queste tradizioni alimentari, quali l’ampio consumo di frutta e verdure, di cereali e legumi, l’uso dell’olio di oliva, per cucinare e condire, l’uso di moderate quantità di pesce e poca carne, la ricchezza delle erbe aromatiche che variano a seconda delle zone. Anche da un punto di vista ecoambientale vi sono delle omogeneità, ma anche delle differenze, si pensi da un lato a quella che viene chiamata la vegetazione mediterranea, dall’altro, all’estrema varietà botanica. Nella storia delle agricolture locali hanno avuto importanza quelle che Braudel considera le piante originarie del Mediterraneo, tanto da parlare di “trinità mediterranea” e cioè grano, ulivo, vite, ma questo nucleo iniziale, attraverso contatti e scambi, si è arricchito di altre specie botaniche, che oggi fanno parte integrante dell’habitat mediterraneo, provenienti prima dal vicino e dall’estremo Oriente e poi dalle Americhe. Infatti il Mediterraneo è stato nei secoli un polo di attrazione e acculturazione, ma soprattutto un luogo privilegiato per la circolazione degli uomini, degli animali, delle piante, delle tecniche, delle religioni e dei simboli . Caratteristica fondamentale è/era inoltre l’uso di prodotti locali freschi e di stagione e uno stile di vita attivo, quale era quello del mondo contadino. Si tratta quindi di un’alimentazione, che proprio per il suo rapporto con i prodotti del territorio, non solo varia da regione a regione ma ha anche preservato a lungo le identità locali. In tutte le società le pratiche alimentari, intendendo includere in esse non solo l’insieme degli ingredienti, di cui si compongono le ricette, ma anche le modalità di preparazione e di consumo, sono un aspetto socioculturale di grande rilevanza. L’antropologia culturale, attraverso i numerosi studi sull’argomento, ha più volte sottolineato che l’assunzione del cibo non è un atto neutro, ma un atto culturale, denso di valenze simboliche, un atto che va al di là del mero bisogno fisiologico-nutrizionale. Infatti l’uomo non mangia tutto ciò che è effettivamente commestibile, ma opera una selezione rispetto a ciò che mangia, dandosi delle regole che variano da società a società “l’uomo mangia ciò che è, i propri valori, la propria cultura”. E’ importante indagare i significati simbolici, sociali e religiosi degli ali- 8 menti, le pratiche di cucina e i modi del convito . Il cibo è un linguaggio che trasmette valori di identità sociale, religiosa, etnica, rappresenta un modo per recuperare e riaffermare la propria identità culturale. L’alimentazione varia secondo i gruppi sociali, il genere e l’età, è in rapporto con la vita familiare e religiosa di un gruppo. Tradizionalmente la preparazione del cibo è una pratica femminile, è pertanto in rapporto con le condizioni delle donne all’interno delle società, con i rapporti tra i sessi e all’interno dei gruppi femminili. Le modalità con cui si prepara, si propone e viene consumato un alimento sono in rapporto con il modo in cui il gruppo si relaziona al proprio habitat, alla propria cultura materiale, alle proprie pratiche di trasformazione degli alimenti, alle proprie norme di convivialità. Negli ultimi decenni si è anadata affermando la tendenza all’omogeneizzazione e all’industrializzazione planetaria dell’alimentazione attraverso la diffusione dei Mac-Donalds e di altre catene di ristorazione, dall’altro a questo processo di unificazione alimentare si contrappone un processo di differenziazione, attraverso la “riscoperta” dei prodotti tipici, delle tradizioni gastronomiche del territorio, delle cucine regionali ed etniche. Con e per effetto della globalizzazione si sono incrementate nelle comunità locali le spinte verso i localismi, anche alimentari, come ricerca di autoidentificazione, nello stesso tempo, però, si è affermato il desiderio, la curiosità di conoscere e sperimentare gusti e cibi degli altri. Comunemente ci si riferisce alla dieta mediterranea come sinonimo di cucina tipica e genuina e ad essa si attribuiscono ampi riconoscimenti, eppure una caratteristica della dieta mediterranea è stata storicamente la capacità di appropriarsi e di mescolare elementi estranei, esotici, come il riso, il mais, il pomodoro, i peperoni. Inoltre, non 9 dobbiamo dimenticare che cucine mediterranee sono anche quelle dei paesi che si trovano sulle altre sponde del Mediterraneo, alle quali si guarda con interesse, come dimostra anche l’apertura di numerosi ristoranti etnici nelle nostre città, ma come cucine “etniche”, senza considerare che presentano gli stessi ingredienti, gli stessi prodotti ricorrenti nell’ambiente mediterraneo, variamente combinati. Rispetto all’alimentazione dei migranti, il discorso deve tener conto di aspetti più complessi: cibo e identità si collegano strettamente nell’esperienza migratoria e come tali sono avvertiti anche dagli abitanti dei paesi d’arrivo. Spesso, le prime immagini che i "nativi" si formano dei gruppi immigrati sono legate ai cibi esotici in vendita nei mercati, al modo di consumarli, agli odori caratteristici di queste cucine. Per i migranti l’alimentazione acquisisce un valore ben più profondo: scelte e pratiche alimentari acquistano un ruolo importante nei processi identitari, il cibo è un importante mezzo di comunicazione, attraverso il quale l’individuo esprime se stesso e, allo stesso tempo, si differenzia dall’altro. Proprio per questo non è solo importante tenere presenti gli ingredienti ma anche le modalità della preparazione, gli attrezzi, le regole di cottura. Come la lingua, la cucina è un linguaggio appreso nei primi anni di vita che rimane fortemente impresso nell’identità e nella memoria di ognuno. Tra gli immigrati questa relazione viene amplificata dal fatto di trovarsi lontano dal paese d’origine, in un luogo dove ci si sente e si viene percepiti come "diversi". Il cibo assolve allora a diverse funzioni simboliche. Rappresenta un mezzo nostalgico per ri- 10 congiungersi idealmente con il paese e il luogo natio e può costituire un mezzo per condividere gli stessi sentimenti con altri immigrati, durante pranzi e cene che assurgono così a momenti rituali di aggregazione. Per questo, soprattutto per chi svolge lavori domestici e risiede presso la casa del datore di lavoro, l’impossibilità o la difficoltà di preparare il cibo secondo le modalità del proprio paese rende gravosa la convivenza e acuisce la nostalgia. D’altra parte la condivisione della cucina del paese d’accoglienza fa sentire un po’ meno “diversi”, l’incontro con le usanze alimentari di migranti di altre nazionalità produce nuove interazioni, impensabili prima della partenza, si creano cioè situazioni nuove e nuove condivisioni e in questo gli incontri conviviali assumono un significato importante. Come ha posto in evidenza Levi-Strauss, per citare l’antropologo più noto, attorno alla tavola si formano gruppi, si creano e consolidano amicizie e rapporti, e quindi il cibo assume significato sociale, valore di comunicazione. La cucina rappresenta forse il varco più accessibile per entrare in contatto con un’altra cultura . Nel presentare questo testo vorrei sottolineare che il significato di esso è dato dal modo stesso in cui si è costituito, si tratta, infatti, in parte rilevante di ricette fornite dalle associazioni di immigrati presenti sul territorio, che hanno scelto di farsi rappresentare attraverso di esse. Nel napoletano, le associazioni di immigrati costituiscono una realtà fluida e magmatica, spesso di piccole dimensioni: a volte hanno vita breve, spesso non hanno una sede, problema che è strettamente legato a quello delle risorse necessarie per sostenerne i costi, spesso trovano ospitalità presso enti o altre associazioni locali, o presso i sindacati, si rivelano però fondamentali perché rappresentano un filtro insostituibile di comunicazione tra immigrati e società, inoltre costituiscono gruppi di autoaiuto, proponendo forme particolari di solidarietà. Va infine ricordato che le varie pratiche alimentari differiscono in rapporto non solo alle caratteristiche morfologiche e climatiche dei territori e degli habitat di provenienza, ma anche alle influenze e ai contatti storicamente avvenuti tra i popoli in quei territori. Mi soffermerò ora su alcune ricette tipiche di paesi del nord africa per porre in evidenza come 11 le pratiche alimentari non riguardino solo la comunicazione di ingredienti e la modalità di preparazione , ma investano il modo di essere e di rapportarsi agli altri. Alcuni sono primi piatti o piatti d’apertura, come il Baba ghannùj egiziano, che viene preparato solo nelle ricorrenze, altri sono secondi a base di carne o pesce, altri ancora sono piatti unici come la shurba qamh e il Cous-Cous del Magreb, o la paella andalusa, a base di riso e pesce, altri sono dolci, collegati ad occasioni festive, come il Baklava turco. Il cous-cous è uno degli alimenti provenienti da un contesto regionale specifico, che è divenuto noto ovunque, un alimento che rientra oggi nell’elenco dei cibi globalizzati, così come la pizza, e che è oggetto di attenzione da parte delle multinazionali alimentari. Si pensi ad esempio alla Barilla, che propone una serie di ricette per abbinare il cous-cous a vari tipi di condimenti, senza il richiamo a una specifica tradizione alimentare. In epoca di world food, di fusione di sapori e di nuove combinazioni di gusti e di tecniche, il cous-cous si presenta come un alimento particolarmente adatto, infatti, la semola di cui si compone è di sapore neutro, proprio come la pasta e il riso, può perciò essere condita in vario modo anche con abbinamenti inconsueti . Il cous-cous è citato di frequente nei resoconti dei viaggiatori europei nel Maghreb, ma è diffuso anche in Sicilia nel trapanese dove con il condimento a base di pesce è il piatto tipico per eccellenza. La sua storia ha inizio tra gli imazighen, i "berberi", delle montagne e delle valli del Nordafrica, che coltivavano i cereali. Il termine (sekso, kskso, kuskus, kuski) nelle lingue berbere sta a indicare sia la semola che il piatto completo, la modalità di preparazione caratteristica è la cottura a vapore. Nelle ricette tradizionali le quantità sono abbondanti, in quanto il cous-cous si prepara per la famiglia al completo e anche per l’eventuale ospite. Il condimento può essere preparato in vari modi a seconda delle circostanze, particolarmente ricchi sono i cous-cous delle feste, in particolare dei matrimoni, in cui l’aspetto conviviale è molto forte. Nei matrimoni è solo uno dei piatti del banchetto, mentre è un piatto unico in occasione dei funerali. Inoltre è anche il piatto tradizionale del ve- 12 nerdì mezzogiorno, il giorno della preghiera collettiva musulmana e delle occasioni speciali, come la festa per ritorno dei pellegrini dalla Mecca. Preparare e consumare cous-cous sono attività legate alla partecipazione religiosa e non a caso l'omonimo piatto viene spesso offerto ai poveri in occasione della sadaqa, l'elemosina. Il cous-cous è anche portatore di baraka, la grazia divina, e per questo secondo le usanze tradizionali la donna, prima della preparazione, pronuncia un'invocazione religiosa. Si ritiene anche che durante la preparazione non dovrebbe né vedere né sentire nulla che possa essere di malaugurio. Secondo il costume tradizionale, veniva servito in un grande piatto rotondo a cui tutti attingevano. Mentre la semola del cous-cous è uguale in tutta la regione, esistono delle variazioni negli altri ingredienti. In Marocco, ad esempio, il condimento generalmente non è molto piccante e si preferisce un miscuglio di spezie dolci come la cannella e la paprica o il famoso ras al-hanut, letteralmente "il padrone della bottega", in quanto ogni venditore di spezie avrebbe la propria ricetta segreta. I tunisini amano il cous-cous con molto pomodoro (e spesso usano il concentrato di pomodoro) e la salsa piccante, la harissa. Il peperoncino è molto usato nel Magreb. La cucina nordafricana, molto ricca e varia, ha infiniti aromi e spezie, ogni paese esprime nella cucina le sue tradizioni ed il suo passato . La shurba qamh di grano è un primo, che può diventare un piatto unico ed è diffusa in Algeria, ma presente anche negli altri paesi del mondo arabo. Viene consumata soprattutto nel periodo del Ramadan, ma anche quando fa freddo. La maqluba-badhinjan, a base di melanzane e carne, diffusa in Pale- 13 stina, è anch’essa una pietanza tipica del Medioriente. E’ un piatto unico, consumato il venerdì o nei giorni festivi di preghiera. Il termine letteralmente significa “sottosopra”, infatti si serve capovolgendolo, ma in senso simbolico, sta a indicare la tradizione del donare cibo ai poveri dopo i banchetti delle feste. Anche questo piatto tradizionalmente si mangiava tutti insieme servendosi da un unico piatto centrale. Alla fine di questa breve rassegna, tra le tradizioni alimentari mediterranee, dobbiamo ricordare che alcune di queste ricette si riferiscono ad occasioni festive, spesso legate a ricorrenze religiose, mentre altre sono di uso comune e che pertanto la varietà e l’abbondanza degli ingredienti va considerata tenendo conto dei contesti entro cui le pietanze vengono consumate, spesso in occasione di pranzi collettivi. Inoltre, nella tradizione mediterranea molti di questi piatti sono piatti unici, in essi gli ingredienti sono variamente combinati, secondi le differenze nazionali, ma fondamentalmente sono gli stessi e tra questi è indispensabile l’olio d’oliva. Infatti ogni gruppo, che si appropria di un cibo, lo fa suo con piccoli aggiustamenti e a seconda della reperibilità degli ingredienti. In situazioni di migrazione, anche le portate quotidiane tendono a diventare portate delle occasioni festive e, creando momenti di condivisione, svolgono un’importante funzione di socializzazione. Gianfranca Ranisio Facoltà di Sociologia Università degli studi di Napoli Federico II 14 In gioco le donne! Caro Amico/a, ad ideare questo piccolo tesoro di ‘ricette di salute’ e ‘di solidarietà’ che stai leggendo abbiamo collaborato anche noi, Consulta Femminile della LILT Regione Campania. Siamo un gruppo femminile di lavoro, facente parte della LILT, che opera attraverso le attività di consulenza e collaborazione a sostegno delle iniziative e dei progetti della LILT, nonché promuovendo direttamente iniziative proprie. La Consulta nasce soprattutto per arricchire, con un approccio al femminile, la tenace lotta ai tumori che la LILT da anni conduce. Si tratta di una particolare dimensione che, naturalmente non può non partire dalla “prevenzione”. Le donne, infatti, sono e devono essere sempre più protagoniste nelle iniziative di prevenzione, sia come soggetti promotori ed attuatori, che come destinatari di iniziative che vanno dalle campagne di educazione 15 sanitaria agli screening oncologici. Iniziative tanto più necessarie quanto più coinvolgono le donne straniere ospiti nel nostro Paese, spesso soggetti deboli meno informati e non in grado di accedere a servizi e informazioni utili alla salute ed ai fini della prevenzione. In ambito oncologico è d’altra parte noto il ruolo fondamentale della prevenzione per molti tumori femminili, ed in particolare il ruolo di un corretto regime alimentare nella prevenzione di tumori importanti ed anche di tumori tipicamente o principalmente femminili come il tumore della mammella. Studi internazionali, inoltre, hanno dimostrato che gli investimenti nell’educazione e salute delle donne conducono ad una crescita economica sostenibile. Ciò, non solo per la peculiarità del carattere femminile, ma anche ed in particolare per il ruolo svolto dalle donne nella società e nella famiglia. Un ruolo per molti aspetti nuovo ed ancora tutto da definire, in Italia e ancor più nei paesi del Mediterraneo, all’alba del nuovo millennio; una sfida che si allontana dalle rivendicazioni sessantottine, ma che assegna ancora alla donna la responsabilità di diffondere una cultura della prevenzione, della corretta alimentazione e di corretti stili di vita per tutte le famiglie. Ormai è parere comune che l’educazione femminile abbia effetti rilevanti su ogni dimensione dello sviluppo della società e, pertanto, le politiche pubbliche dovrebbero forse essere ripensate, tenendo conto delle necessità delle donne. Sono investimenti cost-effective; ridirigere la spesa pubblica verso questi interventi migliora l’efficienza allocativa, potenzia l’uso delle risorse e aumenta il benessere di tutti. Con queste convinzioni è nata la Consulta Femminile, per collaborare a diffondere questo indirizzo di scelte che veda nella donna l’educatrice per eccellenza. Nello specifico ambito alimentare, l’educazione sanitaria alle donne viene comunemente indirizzata innanzitutto alla donna-madre donatrice di latte alla vita nascente, il breast feeding, l’allattamento al seno come fattore protettivo per il tumore al seno e per molte altre malattie per il neonato, oltre che per la stessa mamma. D’altro canto l’attenzione va anche e soprattutto alla “donna che nutre il mondo”, ruolo celebrato da artisti e poeti, 16 ma anche ampiamente sostenuto in più sedi dalla FAO. La donna apporta un contributo fondamentale alla sicurezza alimentare, nella scelta della dieta e nella preparazione delle pietanze, oltre che nell’impostazione di sani stili di vita. Un ruolo sempre più difficile, in una società nella quale alla donna spetta un compito professionale ‘out-door’ che riduce al minimo il tempo da dedicare alla corretta alimentazione dei componenti familiari e modifica i modelli organizzativi virtuosi delle famiglie di venti o trent’anni fa. L’educazione sanitaria alimentare che si rivolge alle donne mira a far leva sull’importanza di corretti modelli di benessere e forma fisica che, troppo spesso, pur partendo da valide e fondate argomentazioni, agganciandosi a mode e modelli promossi dai media e sostenuti dalla società civile, possono portare a distorsioni interpretative con conseguente affermazione del disagio alimentare se non di disturbi veri e propri. Come testimonia anche il crescente problema dell’obesità, esiste di fatto un gap non facilmente colmabile tra l’informazione e la conoscenza dei corretti stili di vita alimentari e la loro effettiva implementazione. Le donne sono particolarmente vulnerabili ed interessate da questo problema sia perché fortemente protagoniste della vita familiare sia per i modelli con i quali sono portate a confrontarsi. Poiché, quindi, la questione si può dire specificamente ‘culturale’, occorre con forza mettere in atto azioni che mirino a 17 rendere efficaci ed efficienti (in termini di risorse investite e risultati ottenuti) le iniziative di educazione sanitaria alimentare, promuovendo una cultura della corretta alimentazione, riagganciando in modo sempre più forte e deciso l’alimentazione al sentirsi bene. Senza escludere la percezione del proprio fisico del rapporto con gli altri etc.., argomenti di primaria importanza per tutti ed in particolare per le donne. Tra le idee messe in campo dalla Consulta c’è la realizzazione dei nuclei di “contro-informazione” che in specifici ambiti e per specifici argomenti propongano l’affermazione di un “contro - messaggio” promotore del “sentirsi bene” piuttosto che del “solo apparire bene” che poi corrisponde allo stare bene in salute e seminare per una buona salute futura per sé stesse e per i propri cari. Una sfida ambiziosa. Una sfida possibile. Simona Creazzola Consulta Femminile LILT Campania 18 Migrazioni e sincretismi alimentari La vocazione solidaristica della LILT, sempre attenta alle questioni dell’inclusione sociale e dell’educazione al rispetto per l’alterità, trova nelle finalità progettuali del presente libretto, un veicolo eloquente ed efficace; tra gli ingredienti di un ricettario rintracciamo, così, un insieme composito di elementi: prodotti e pietanze di una tradizione culinaria, apprezzata in tutto il mondo per la sua prelibatezza e le note virtù terapeutiche che possiede, indicazioni semplici per seguire un corretto regime alimentare, ma anche quel segno tangibile e immateriale di continuità che attraversa le regioni dell’area mediterranea. Sono gli odori ed i sapori di antiche acquisizioni e perpetui mutamenti, sono “crogiuli alimentari” che si nutrono di stratificazioni millenarie, di incontri e conflitti tra popolazioni ancora troppo distanti. Una distanza che si nutre di diffidenza e del timore, quasi sempre infondato, ma crescente nell'opinione pubblica, dell’altro, del diverso, di colui il quale giunge dal mare, dell’invasore. Un timore atavico, a lungo discusso ed ancora al centro di un dibattito scientifico e politico controverso, immediatamente riconoscibile in alcune definizioni di senso comune. Ci si sente invasi quando ad essere violato è tutto ciò che continuiamo a reputare nostro: nostro lo spazio di vita, nostre le città, nostre scuole ed università, nostro il lavoro, nostro il pane ed il timore che esso venga contaminato dalle mani dello straniero. Così non è per l’invasore: io voglio conoscere Napoli e voglio darmi a Napoli, voglio sentire il suo sapore e vorrei che lei conoscesse il mio […] perchè emigrare significa sapere accogliere il paese in cui vai... La testimonianza citata rinnova l’antica cultura dell’ospitalità mediterranea e rinvia ad un senso ampio dell’ accoglienza quale esperienza complessa che coinvolge chi arriva e chi accoglie. 19 Tuttavia, il desiderio di conoscere, sperimentare e saggiare fatica, talvolta, a trovare espressione e spesso non realizza quella dimensione di reciprocità e condivisione che pure appartiene alla cultura mediterranea. Così avviene che ci si trovi dinanzi ad apparenti paradossi. Nel febbraio del 2007 Nomisma-Demetra ha analizzato gli acquisti alimentari degli immigrati; dall’indagine risulta che, in tre casi su dieci, costoro prediligono prodotti locali, ma sono solo 2 su 100 gli italiani che dichiarano di recarsi presso negozi gestiti da stranieri. Nel 2008 Federalimentare conferma i dati Nomisma e, nel delineare il profilo del consumatore tipo, sottolinea l’importanza di un dato in controtendenza: non solo la spesa del cliente immigrato è in costante crescita1 , ma una quota rilevante della cifra disponibile viene dedicata ai prodotti tipici della tradizione mediterranea2. Se con i ricercatori di Federalimentare sveliamo il contenuto del “carrello” straniero, scopriamo che esso racchiude cibo, tradizione e salutismo, il tutto confezionato col desiderio di sperimentare combinazioni inedite dei prodotti tipici del mediterraneo, di diffondere le proprie tradizioni culinarie e trovare spazi di valorizzazione pubblica della propria cultura che abbia valore e senso per il contesto ospitante. Non ci meraviglia, quindi, se nelle testimonianze di molti, il racconto dei riti preparatori del convito, degli alimenti e dei prodotti si dispiega poi nella memoria e nella ricostruzione di un percorso biografico complesso; nelle parole dei migranti, la trasmissione delle tradizioni culinarie, diviene narrazione di un vissuto segnato dalle intemperanze di meccanismi sociali in cui arduo e doloroso è il tentativo di difendersi dalle minacce di una cultura, quella tricolore, che talvolta tende a rivendicare con veemenza una presunta supremazia. Cercando di evitare facili generalizzazioni che, a nostro avviso, conducono troppo spesso a fraintendimenti e visioni approssimative di que1) mediamente lo straniero spende circa 280 euro mensili, ma tale cifra supera i 400 euro per un quinto della popolazione immigrata e può raggiungere picchi di 800 euro a testa. 2) Sono tre i gruppi alimentari ai quali ci si riferisce nell’indagine citata: 1. riso, latte, pasta e caffè (in cui gli immigrati hanno una penetrazione nell’80% del mercato); 2. tonno in scatola e biscotti (intorno al 70% di penetrazione); 3. surgelati e cereali (40-50% di penetrazione). 20 stioni complesse, come quelle in oggetto, in tal sede ci si limiterà ad introdurre qualche spunto di riflessione, materiale grezzo per ulteriori approfondimenti. Il comportamento alimentare delle persone immigrate, se opportunamente analizzato, può rappresentare un indicatore rilevante del grado di inclusione sociale verso il quale si tende e di quello già raggiunto; un termometro del livello di radicamento nella società d’approdo, da misurarsi non solo tramite l’adattamento e l’apprendimento di nuove abitudini, ma attraverso la capacità di proporre sapori e colori che risultino graditi alla popolazione ospitante. La questione, appena introdotta, dovrebbe essere piuttosto familiare; seppur con le dovute differenze, vi sono tra i “popoli migranti” di ogni luogo ed ogni tempo analogie e similitudini sconcertanti: “Le corriere […] trasportano perpetuamente, e senza confusione, senza odio, quasi senza dolore, una popolazione divenuta nomade, coi suoi pesanti fardelli, il suo pane, il temperino per tagliarlo a poco a poco, sognando il pane di domani […] e cercano lavoro” (Alvaro 1958, 124-125). Sono i nostri emigrati, quelli descritti da Alvaro: campani, calabresi, siciliani, uomini e donne che entrando in contatto con nuovi modelli alimentari, hanno voluto affermare l’orgoglio della tradizione e, proponendo stili gastronomi “sincretici”, hanno chiesto ed ottenuto un riconoscimento pubblico in terra straniera. La memoria ha agito, poi, come fattore di trasformazione ed il desiderio di conservare in un clima diverso ed in uno spazio confinante con profumi e sapori autoctoni si è tradotto in una costante opera di trasformazione e ridefinizione delle abitudini alimentari. Peraltro, è bene ricordarlo, è proprio la caparbietà con cui la tradizione italiana è stata portata sulle tavole americane che ha contribuito in modo decisivo alla diffusione della “dieta mediterranea”, introdotta negli Stati Uniti sin dai primi anni ‘50. La diffusione progressiva di ristoranti italiani all’estero ha agito in una duplice direzione: da un lato, reinventando la tradizione, dall’altro conferendo nuova solidità ad un sentimento di appartenenza, reso fragile 21 dall’esposizione alle intemperie dell’esodo; in sintesi, i nostri emigrati hanno operato come testimoni silenziosi di una tradizione culinaria che vuole resistere al non-sense dell’intruglio consumato in solitudine, e ribadiscono, ancora oggi, l’appartenenza ad una cultura in cui primeggia la dimensione sacrale del convito quale fattore che unisce e ricongiunge. Come non avvertire allora un senso acuto di disagio dinanzi al maldestro tentativo di rinnegare il valore di una storia che ci appartiene? Così Richard Owen, in un articolo pubblicato il 31 gennaio sul “The Times”: "Il pomodoro viene dal Perù, gli spaghetti sono stati, probabilmente un dono della Cina, tuttavia è lo straniero kebab ad essere cacciato dalla città italiane". Il divieto che qualcuno ha definito “razzismo gastronomico”, e’ partito dalla città di Lucca per estendersi in Lombardia e a Milano" per proteggere le specialità locali dalla crescente popolarità delle cucine etniche - sostiene qualcuno - e […] salvaguardare la nostra cultura". A noi sembra che il divieto, peraltro fondato su di una conoscenza approssimativa di ciò che rende “etnico” un alimento, possa costituire un 22 modo di ridiscutere il semplice diritto di permanenza per le tante famiglie di immigrati che si guadagnano da vivere vendendo cibi etnici. Avanziamo il dubbio che la norma sia stata concepita da menti immemori del valore, simbolico e materiale, che le tradizioni culinarie italiane hanno assunto quando il nostro paese era “solo” terra di emigranti, ma auspichiamo che ancora si possa e si voglia coltivare la memoria di chi eravamo, di quando nel Canada, negli Stati Uniti, in Svizzera, Francia, Germania e nelle città del Nord Italia, gli emigrati del secondo dopoguerra mangiavano “alla maniera paesana”. Avvertiamo il timore che, manifestando sentimenti di fastidio e intolleranza nei confronti delle centinaia di ristoranti etnici presenti a Milano, Lucca, Roma e Napoli, ci si possa dimenticare di cosa abbiano rappresentato quelle “povere cose […] che si portavano nel viaggio […]: chi una bottiglia di vino particolare, chi un caciocavallo, chi un salame, o un chilogrammo di paste di Genova e di Napoli, un litro d’olio, una scatola di fichi secchi, perfino una grembialata di fagiuoli, ma di casa pro- 23 pria, di quel tal angolo dell’orto […]” (De Amicis 1983: 224), ma siamo persuasi che non ci lasceremo alimentare dalla cultura del sospetto e confidiamo nel valore di una storia che ci ha resi consapevoli di quanto il cibo possa nutrire il viandante. Sandra Vatrella Sociologa esperta in dinamiche migratorie 24 Alimentazione e Cancro Il cancro è una malattia genetica ad eziologia multifattoriale risultante dall’interazione tra fattori genetici e fattori ambientali. Per fattori ambientali si intende: a. alimentazione errata ossia eccessivo consumo di zuccheri semplici (dolci, gelati ecc), zuccheri complessi ad alto indice glicemico, proteine animali (carne, uova, latte e derivati del latte ecc), grassi animali e vegetali saturi ed insaturi di tipo omega-6; b. agenti inquinanti di tipo chimico, fisico e biologico (batteri, virus, funghi e micotossine ecc); c. disagio psico-sociale ossia conflitti di tipo affettivo-sessuale, svalutazione di se stessi, rimuginazioni, emozioni represse, fobie, ansie ecc. Nel 2006, secondo quanto riportato dal World Cancer Report (WRC), sono stati registrati oltre 10 milioni di nuovi casi di tumore e 6,2 milioni di morti. In Italia, ogni anno, si registrano circa 260.000 nuovi casi e 150.000 decessi. Tale rapporto ci dice che il tasso di incidenza è in preoccupante aumento. Numerosi sono gli studi che indicano che una gran parte dei tumori si sviluppa in seguito all’esposizione a fattori di rischio ambientale, in particolare a causa di abitudini dietetiche errate. Secondo l’American Institute for Cancer Research (AICR), oltre il 30% dei tumori è direttamente riconducibile all’alimentazione, intesa sia in termini quantitativi (eccesso calorico, associato ad una scarsa attività fisica) che qualitativi. Ciò significa che una larga percentuale dei tumori potrebbe essere prevenuta semplicemente con una dieta corretta ed una scelta mirata e ragionata degli alimenti. L’importanza della dieta nella prevenzione primaria è evidenziata dall’osservazione che l’incidenza di determinate neoplasie varia da Paese a Paese, dove diverse sono le abitudini alimentari. Ad esempio, nel mondo occidentale, i tumori ormono-dipendenti (mammella, prostata, 25 endometrio), i tumori del colon-retto e dei polmoni sono molto più diffusi che nei paesi in via di sviluppo o nei quali si segue una alimentazione ancora legata ai prodotti della terra. Tale aumento dell’incidenza sembra essere associato principalmente alla dieta dei paesi industrializzati che è altamente calorica, ricca di proteine di origine animale, grassi, carboidrati raffinati e povera di frutta e verdura. L’importanza di una corretta alimentazione nella prevenzione delle malattie era stata già intuita da Ippocrate, ma è nei primi anni del 900 che il ruolo della dieta nella prevenzione dei tumori viene teorizzato ed iniziano a delinearsi le prime osservazioni sperimentali di questo legame. Negli anni ‘30 compaiono alcuni interessanti studi epidemiologici che correlano abitudini alimentari e tumori. L’epidemiologia e lo studio delle popolazioni migranti rimangono tuttora i due campi di ricerca più importanti per comprendere le interazioni tra ambiente-cultura-dieta e neoplasie. Proprio partendo da osservazioni epidemiologiche, i ricercatori sono stati in grado di individuare una serie di alimenti e sostanze coinvolte nello sviluppo dei tumori o in grado di prevenirli. I cibi che giorno dopo giorno ingeriamo sono il principale fattore ambientale con cui il nostro corpo viene in contatto e sono in grado di modificare sostanzialmente la differenziazione, proliferazione e morte cellulare (apoptosi). La cancerogenesi (trasformazione neoplastica di un clone cellulare) è un processo multifasico nel quale si riconosce una fase di iniziazione (fissazione di mutazioni nel DNA), di promozione (espansione clonale di cellule iniziate e formazione di tumori benigni) e progressione (conversione dei tumori benigni in maligni con tendenza a dare metastasi). Gli alimenti sono in grado di modificare ciascuna di queste fasi sia in positivo (ad esempio proteggendo l’organismo dall’azione di cancerogeni, dal danno prodotto da radicali liberi, ecc), che in senso negativo (producendo essi stessi radicali liberi che danneggiano il DNA o promuovendo la trasformazione neoplastica). Maurizio Montella Direttore SSD di Epidemiologia Istituto Tumori Napoli Fondazione “G. Pascale” 26 La Dieta Mediterranea Per dieta mediterranea s’intende, comunemente quello stile alimentare e di vita che ha caratterizzato le popolazioni del bacino mediterraneo (Grecia, Italia, Spagna, Francia del Sud, Portogallo e Paesi del Nord Africa), fino agli anni del boom economico. Il termine “dieta”, nell’accezione più diffusa del linguaggio quotidiano, viene associata ad un concetto di regime alimentare, per lo più punitivo, da osservare in condizioni di disfunzioni, eccesso di peso, patologie del nostro organismo. In verità essa prende origine dalla parola greca “d’aita” che vuol dire “modo di vivere”, alludendo ad un modo sano di alimentarsi e ad un armonico regime di vita. La “dieta mediterranea” prevede, pertanto, un consumo abituale di cereali, quali pane e pasta (frequentemente integrali), verdura, legumi, pesce, olio d’oliva, erbe aromatiche e frutta, integrati da 27 modiche quantità di carne e derivati del latte. Inoltre l’espressione viene di frequente associata ad alcune pietanze e ad alcune bevande, tipiche dell’Italia Mediterranea quali, ad esempio, la pizza e l’espresso. L’uso dell’alcool è limitato al vino, assunto abitudinariamente in modiche quantità ai pasti principali, sia da uomini che da donne. Le condizioni climatiche favoriscono anche la crescita di erbe aromatiche ( aglio, cipolla prezzemolo, basilico, sedano, ecc.), utilizzate per arricchire di gradevoli sapori la preparazione di ogni pietanza. In questo modo l’alimentazione mediterranea risulta costituita da una percentuale di grassi molto bassa (<30% della quota calorica), di cui quelli saturi rappresentano meno del 10% dell’energia; prevalgono le fibre ed i carboidrati complessi rispetto agli zuccheri semplici. Nella frutta e nelle verdure, sempre presenti, vi sono molti fattori dotati di attività potenzialmente anticarcinogenetica e protettiva contro la maggior parte delle malattie ad eziologia nutrizionale: i carotenoidi, le vitamine A, C, ed E, le fibre il selenio, i glucosinolati e gli indoli, gli isiotiocianati, i flavonoidi, i fenoli, gli inibitori delle proteasi, gli steroli delle piante, ecc. questi microalimenti attivano enzimi coinvolti nella disintossicazione, possiedono proprietà antiossidanti, inibiscono la formazione delle nitrosamine, legano e diluiscono i carcinogeni nel tratto digestivo, ed influenzano le funzioni ormonali. La dieta mediterranea tutela la salute della popolazione, più che giustificato ci sembra dunque l’interesse che essa continua a suscitare. 28 L’olio extra vergine di oliva e la dieta mediterranea Omero lo chiamava “liquido d'oro”. L’olio extravergine d’oliva rappresenta una componente fondamentale della “dieta mediterranea”. Il modello dietetico mediterraneo trova il consenso scientifico a partire dai risultati del "Seven Countries Study" avviato nel 1958 da Ancel Keys. Le ricerche hanno dimostrato che la frequenza di mortalità per malattia coronarica nel sud dell'Europa era due-tre volte inferiore a quella degli Stati Uniti, attribuendone la differenza alla minore quantità di acidi grassi saturi e colesterolo nella dieta dei popoli mediterranei. Il curioso paradosso dello studio era rappresentato dal fatto che i popoli mediterranei, pur assumendo nella loro alimentazione livelli di grassi animali simili a quelli assunti dal popolo statunitense, evidenziavano una minor incidenza in malattie cardiovascolari. Il motivo è da ricercarsi nell’azione dell’olio di oliva, che controbilancia i grassi animali, 29 abbassando i livelli di colesterolo e si rivela, anche un potente fattore protettivo grazie al suo apporto di notevoli principi antiossidanti. E’ opportuno chiarire subito che per dieta, intesa nel suo autentico significato etimologico, stile di vita, modo di vivere, si indicano quel complesso di abitudini alimentari e quell’organizzazione di razioni alimentari nel tempo, grazie alle quali si possano trarre i massimi vantaggi per la salute e l’efficienza fisica. L'olio extra vergine d'oliva è un vero e proprio 'elisir' di lunga vita perché è in grado di combattere le malattie croniche, è consigliato in tutte le diete, ma soprattutto ha il grande pregio di prevenire i tumori. L'olio di oliva si ricava da frutti di diverse varietà del genere Olea, soprattutto della specie Olea europea estratto con mezzi meccanici, presentando un contenuto molto elevato di grassi monoinsaturi. I costituenti principali sono gli acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi circa il 76% e gli acidi grassi saturi solo il14%; gli insaturi i più rappresentativi sono riportati nella seguente tabella: acido oleico (monoinsaturo) 72% acido linoleico (polinsaturo) acido linolenico (polinsaturo) 7% 0.7% Altri composti minori 0,3-5% molto importanti sono: pigmenti liposolubili, xantofille, clorofille, polifenoli ed alcune vitamine importanti come la provitamina A (beta-carotene), e la vitamina E (tocoferolo), che esplicano un’azione protettiva per il nostro organismo. Uno dei parametri per classificare gli oli è l’acidità espressa in acido oleico che in base alla G.U.1/11/2003, individuano le seguenti categorie di oli di oliva: 30 • Olio extravergine di oliva: contenuto in acidità inferiore allo 0.8% • Olio vergine di oliva: acidità fino al 2% • Olio di oliva vergine lampante: ottenuto mediante spremitura meccanica, presenta alta acidità o altri difetti organolettici • Olio di oliva rettificato: prodotto della rettificazione chimica dell'olio lampante, volta ad eliminarne il contenuto in acidità; mancano totalmente i tipici sapori e profumi dell'olio d'oliva • Olio di oliva: composto di oli raffinati e oli di oliva vergini con acidità non superiore all'1% • Olio di sansa di oliva greggio: ottenuto dai residui della spremitura mediante solventi chimici • Olio di sansa di oliva rettificato: olio di sansa greggio sottoposto ad una ulteriore rettificazione chimica • Olio di sansa di oliva: olio di sansa rettificato miscelato con olio vergine. I grassi svolgono complesse funzioni a livello cellulare e sono parte integrante dei fosfolipidi, dei cerebrosidi, del colesterolo e di alcuni ormoni, hanno una funzione plastica nelle membrane cellulari, essendo i principali veicoli delle vitamine liposolubili A,D,E,K. L'olio extravergine d'oliva è un ottimo grasso da utilizzare anche per la cottura, infatti l’ossidazione dei grassi a temperature elevata è proporzionale al grado di insaturazione. Il punto di fumo, cioè la massima temperatura tollerata dai grassi durante la cottura, è il più alto proprio per l’olio extra vergine di oliva (circa 210° C), pertanto non è consigliabile l’utilizzo per la frittura. La stabilità dell’olio extra vergine di oliva è favorita anche dagli antiossidanti presenti natural- 31 mente nello stesso olio come polifenoli, tocoferoli, Vit. E, la loro presenza significativa ritarda l’ossidazione dello stesso olio o dell’alimento in frittura; inoltre sono presenti anche antiossidanti secondari che riducono gli antiossidanti primari rendendoli nuovamente attivi ad esplicare la loro attività. Un altro elemento importante da considerare è l‘acido linoleico (polinsaturo), contenuto nell’olio di oliva, appartenente alla famiglia omega 6, che agisce in sinergia con gli omega 3 contenuti nel pesce, noci, legumi, contribuendo così al miglioramento di alcune funzioni fisiologiche ed assumendo un ruolo preventivo in molte malattie; è bene però evidenziare che un’ alimentazione equilibrata deve prevedere la presenza di entrambi gli elementi in quanto non sono intercambiabili. Ricordiamo però che un grammo di grassi fornisce circa 9 kcal e, quindi, sono proprio i grassi i nutrienti in assoluto più energetici, pertanto si consiglia di aggiungerli, come condimento, con moderazione. Un’alimentazione equilibrata, infatti, prevede che il 25-30% delle kcal totali di una giornata debbano provenire dai grassi, il 12-15% dalle proteine, il 55-60% dai carboidrati. Possiamo concludere che l’olio extra vergine costituisce un alimento fondamentale della dieta mediterranea, grazie alle sue caratteristiche organolettiche ed alle sue proprietà salutistiche. Pierluigi Pecoraro Nutrizionista Responsabile U.O. Igiene della Nutrizione SIAN ASL NA/4 Coordinatore Regionale SINU Campania (Società Italiana di Nutrizione Umana) Roberto Ciampaglia Nutrizionista SINU Campania 32 LILT Sezione di Avellino L’attività della LILT di Avellino è rivolta prevalentemente alla prevenzione primaria e alla diagnosi precoce delle neoplasie. In particolare, presso il Centro Oncologico multifunzionale (tel. 0825/73550) è possibile effettuare, in tempi rapidi ( 2-7 giorni), visite specialistiche, esami radiografici, endoscopici, strumentali, cito-istologici e di laboratorio. Di seguito le principali attività: • oncologia: visite Oncologiche diagnostiche, follow up dei pazienti trattati per una neoplasia; • senologia: visite senologiche, agoaspirati mammanri ecoguidati, biopsia sterotassica della mammella; • reumatologia: visite reumatologiche, diagnosi e cura delle malattie reumatiche,diagnosi e cura delle malattie osteo-articolari, diagnosi e cura dell’osteoporosi in menopausa; • atrocentesi: terapie intra-articolari, mineralometria ossea computerizzata (M.O.C.); • dermatologia: viste dermatologiche, videodermoscopia, congrollo nevi con microscopio ad epiluminescenza,mappatura dei nevi, crioterapia; • visita allergologica: diagnostica delle allergie e delle intolleranze alimentari, diagnostica per immagini, radiologia tradizionale con e senza mezzi di contrasto, mammografie, ecografie; 33 • ginecologia: visite ginecologiche, Pap Tes (Thin PREP), tampone vaginale, colcoscopia, ecografie endovagiali, ricerca tipizzazione HPV-DNA; • esami di laboratorio: analisi del sangue,endocrinologia, visite endocrinologiche, agoaspirati tiroidei; • consulenze dietologiche: visite e diete personalizzate; • pneumologia: visite broncopneumologiche, broncospirometria, dosaggio del monossido di carbonio; • psicologia:colloqui di supporto e sostegno psicologico, sostegno e trattamento anti- fumo; • urologia: visite urologiche, cistoscopie, ecografie transrettali. Presidente: prof. Mario Belli 34 ...le Ricette Minestra di Calabritto INGREDIENTI per 5 persone 500 gr. di cicoria, borragine, rape, scarole, cavolo, finocchietto selvatico, 2 spicchi di aglio, peperoncino rosso, 1/2 dl di olio di oliva, 500 gr. di salsicce di maiale, sale e pepe qb. PREPARAZIONE Pulire, lavare e lessare le verdure. Quindi, imbiondire nell’olio di oliva 1’aglio contuso. Unire il peperoncino rosso, privato dei semi, e tagliato a pezzetti. Aggiungere le verdure e lasciar insaporire per cinque minuti. A questo punto, passare il tutto in una pentola. Unire le salsicce tagliate a pezzi e riempire metà pentola con acqua. Pepare e salare in giusta misura. Cuocere la minestra per trenta minuti. 36 Zuppa di Castagne e Fasuli alla Serinese INGREDIENTI per 8 persone. Tempo di realizzazione 40 minuti. 500 gr. di castagne, 300 gr. di fagioli, ½ dl. di olio di oliva, 1 spicchio d’ aglio, un ciuffo di prezzemolo, sale qb. PREPARAZIONE Lessare le castagne e privarle della loro pellicina. In una pentola, mettere a cuocere i fagioli, precedentemente lasciati ammollo per almeno 12 ore. Unire l’olio, l’aglio, il prezzemolo ed aggiustare di sale. A metà cottura versare la castagne e, se necessario, altra acqua calda. Completare la cottura e servire la zuppa calda. 37 Pollo all’Irpinia INGREDIENTI per 1 pollo da 2 kg. Tempo di realizzazione 60 minuti. un pollo del peso di 2 kg., 50 gr. di sugna, 1/2 dl di olio di oliva, 1 dl di vino bianco secco, 1 kg. di patate novelle, rosmarino, salvia, sale e pepe qb. PREPARAZIONE Fiammeggiare, lavare ed asciugare il pollo. In una pentola alta e stretta, iniziare la cottura del pollo con la sugna e parte dell’ olio di oliva. Aggiungere il vino bianco secco e gli aromi. Nel frattempo, mettere nel forno una teglia con le patatine novelle ben pulite, condite con l’ olio rimanente, sale e pepe. A cottura quasi ultimata, tagliare il pollo a pezzi, ed aggiungere alle patatine, regolare di sale e pepe e rimettere la teglia in forno per altri 10 minuti. 38 LILT Sezione di Caserta La LILT opera sul territorio casertano, promuovendo campagne informative e numerose iniziative finalizzate alla prevenzione delle più diffuse patologie oncologiche. Di seguito le principali attività: • diagnosi precoce; • visite senologiche con ecografie; • visite dermatologiche per la prevenzione del melanoma a mezzo di un dermoscopio ad epiluminescenza; • partecipazione alla Campagna Nastro Rosa: visite gratuite per la prevenzione di varie patologie femminili, nel corso del mese di ottobre; • partecipazione, con vari Comuni della Provincia di Caserta, alla manifestazione “Le domeniche della Salute”: visite gratuite per la prevenzione di patologie oncologiche; • partecipazione al Programma di Prevenzione del tumore del collo dell’utero con visite e pap test gratuiti; • informazione ed educazione alla salute; • partecipazione alla “Giornata Nazionale dei Diritti dei Non Fumatori” con una serie di iniziative di sensibilizzazione sui problemi derivati dal tabagismo; • partecipazione, in collaborazione con l’I.T.C. Lener di Marcianise, al progetto “Scuole Aperte” nella sezione intitolata “Mi prendo cura di me”; 39 • settimana Nazionale della Prevenzione; • distribuzione in varie piazze della provincia del gadget e di materiale informativo; • giornata Mondiale senza Tabacco; • distribuzione in varie piazze della provincia del gadget e di materiale informativo; • settimana Europea contro il Cancro; • visite gratuite su varie patologie; • assistenza; • assistenza domiciliare ai malati terminali di cancro in tutta la Provincia; • gruppi disassuefazione al fumo; • attivazione di un corso per smettere di fumare. Presidente: prof. Enzo Battarra 40 ...le Ricette La buona cucina, quella che trae origine dalla cultura del proprio territorio, è uno dei fondamenti di una vita sana. E vivere sani significa non solo prevenire le patologie organiche, ma vuol dire anche tenere alta la propria qualità di vita. Queste ricette, raccolte e selezionate dai fratelli Di Donato tra quelle scritte dalla sua infaticabile e adorata mamma, sono un contributo alla conoscenza di Terra di Lavoro e al tempo stesso sono una guida gustosa e accattivante per conoscere e assaporare sane delizie del palato. Enzo Battarra Presidente LILT Caserta Io personalmente adotto questa Regola Aurea: in ogni pietanza, se un ingrediente ce l’ho allora vuol dire che ci vuole, se non ce l’ho vuol dire che non ci vuole Giorgina Lieto Giorgina Lieto Nata a Caserta nel 1934, dove è sempre vissuta. Laureata giovanissima in Fisica, ha iniziato a insegnare prima alle scuole medie poi alle superiori. In particolare per più di vent'anni ha insegnato al Liceo Scientifico "A. Diaz" di Caserta, dove ha ricoperto anche il ruolo di direttore del Laboratorio di Fisica. Appassionata e curiosa viaggiatrice, amante della musica, è riuscita a coltivare - nonostante il lavoro e quattro figli - molti hobby: dalla musica alla pittura, dal cucito alla cucina. In particolare la fantasia e la ricerca delle novità in quest'ultima arte l'hanno resa famosa sia all'interno della famiglia che fra i numerosi amici che ben volentieri frequentavano casa. Da lei i figli hanno appreso la disponibilità, l'apertura verso gli altri, la tolleranza, ma anche il rigore e la dedizione al lavoro (qualunque esso sia) e alla famiglia. Ci ha lasciato nel settembre 2007. 42 Caponata INGREDIENTI per 1 persona 1 Fresella integrale rotonda, sale, aceto, olio extravergine d’oliva, 1 pomodoro, peperone, capperi sottosale, alice salata sott’olio, olive di Gaeta, aglio, basilico. PREPARAZIONE E’ un piatto tipicamente estivo, semplice e nutriente, fresco, festoso e … rapido da preparare. Bagnare delle freselle integrali rotonde, almeno una a persona, immergendole per qualche secondo in una scodella piena d’acqua fresca; sgocciolarle e disporle su un largo piatto o su piatti individuali senza sovrapporle. Condire le frese con un pizzico di sale, qualche goccia d’aceto, un sottile filo d’olio extravergine d’oliva e lasciare riposare. Nel frattempo raccogliere in una zuppiera, per ogni fresella, i seguenti ingredienti: un pomodoro sodo, tagliato a spicchi sottili, privato dei semi che, insieme all’eventuale sugo che cola, vanno messi da parte, qualche filetto sottilissimo di peperone rosso e/o giallo, una decina di capperi sottosale ben lavati, un filetto sminuzzato d’alice salata sott’olio, cinque o sei olive di Gaeta, una puntina d’aglio tagliato a pezzettini, un ciuffetto di foglie fresche di basilico spezzettate a mano. Versare sul composto ottenuto il liquido che si ottiene passando da un colino i semi ed il succo dei pomodori. Condire con sale ed un filo d’olio d’oliva. Mescolare con cura e distribuire il tutto in modo uniforme sulle freselle insieme al liquido raccoltosi sul fondo della zuppiera. Servire subito. Al posto delle freselle possono andar bene delle fette appena inumidite di pane integrale raffermo. 43 Spaghetti con Fagiolini INGREDIENTI per 4 perosne Fagiolini 400 gr., spaghetti 300 gr., aglio, olio, peperoncino, parmigiano, basilico, prezzemolo. PREPARAZIONE In una pentola, con abbondante acqua salata in ebollizione, versare i fagiolini puliti. Far bollire per 3 o 4 minuti ed aggiungere, nella stessa pentola, gli spaghetti. Versare in una larga padella 4, 6 cucchiai di olio d’oliva, aglio, peperoncino e prezzemolo tritati e soffriggere leggermente, evitando che l’aglio si colorisca. Appena gli spaghetti sono cotti al dente scolare il tutto e, rapidamente versare il tutto nella padella. A fiamma moderata, mescolare accuratamente ed amalgamare per qualche minuto. Versare nel piatto da portata e spolverizzare con abbondante parmigiano. Guarnire con foglie di basilico spezzettate a mano. Servire subito. Si consiglia di accompagnare con un vino bianco secco morbido (1-2 anni, 12°C). 44 Parmigiana di melanzane INGREDIENTI Melanzane lunghe senza semi, sale, olio, passata di pomodoro, parmigiano grattugiato. PREPARAZIONE Sbucciare le melanzane; tagliarle a fette non troppo sottili e disporle a strati in un colatoio, spolverandole di sale fino tra uno strato e l’altro. Sovrapporre un leggero peso e lasciar colare l’acqua di vegetazione per un paio di ore. Sciacquare le fette in acqua corrente ed asciugare con un canovaccio pulito. Friggere le melanzane in una padella larga con abbondante olio bollente, immergendo ogni volta le fette sufficienti a formare un solo strato. La frittura deve essere veloce e le fette rigirate una sola volta: devono cuocere rapidamente, restando morbide all’interno. Servendosi di due forchette, togliere tutte le fette in padella in una sola volta e, dopo averle fatte sgocciolare, metterle in una scodella. Terminata la frittura delle melanzane, preparare la parmigiana: mettere sul fondo di una teglia un leggero strato di passata di pomodoro cruda e non troppo densa; uno strato di melanzane, ancora un leggero strato di passata e poi uno strato uniforme di parmigiano. Continuare con gli strati, alternando melanzane, passata e parmigiano fino ad esaurimento delle melanzane e terminando col parmigiano. Gli strati saranno, in ogni caso, in un numero compreso tra tre e cinque, la teglia deve essere riempita fino a poco più della metà. Non aggiungere mai sale. Versare a filo l’eventuale olio sgocciolato sul fondo della scodella. Porre in forno già caldo, a 125 gradi, e lasciar cuocere, lentamente per almeno un’ora e mezza; occorre in ogni caso attendere che sulla superficie compaia una leggera crosticina di colore rosso scuro ed il sugo non si sia quasi asciugato. Lasciare intiepidire prima di servire. 45 Pennette sfiziose INGREDIENTI per 4 persone 1 Melanzana, 1 zucchina, 1 piccola cipolla, 2 pomodori maturi, 150 gr. di prosciutto cotto a cubetti, un mazzetto di rucola fresca. PREPARAZIONE Lavare e tagliare a cubetti piccoli le verdure (tranne la rucola). In una larga padella versare 4 cucchiai di olio d’oliva e, quando è caldo, aggiungere una melanzana una zucchina ed una cipolla, salare e soffriggere per un paio di minuti, abbassare la fiamma, coprire e rosolare per altri 5 minuti; aggiungere i pomodori ed il prosciutto e far andare per qualche minuto a padella scoperta. Nel frattempo cuocere la pasta, scolarla al dente e versarla nelle verdure. Far saltare il tutto a fuoco vivace per un paio di minuti, versare in una zuppiera poco profonda e cospargere di rucola. Servire subito. Si consiglia di accompagnare le Pennette sfiziose con un vinello bianco e fresco. 46 Polpettone di tonno al forno INGREDIENTI (mimicio) per 2 persone 1 scatola di tonno sott’olio da 80 gr, 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato, 1 uovo, 1 cucchiaio di pangrattato. PREPARAZIONE Sgocciolare il tonno e mescolarlo in una scodella con il parmigiano, riducendolo in pasta. A parte mescolare l’uovo battuto col pan grattato ed aspettare qualche minuto affinché l’uovo venga assorbito. Unire il tutto in modo tale da ottenere un composto omogeneo. Non aggiungere sale. Bagnare e strizzare una pezzuola pulita; mettervi al centro il composto ed avvolgerlo in modo da formare un salsicciotto. Legare gli estremi del canovaccio con spago sottile o cotone resistente, proprio come un salame; metterlo in un pentolino e versarvi acqua fredda quasi fino a ricoprirlo. Portare ad ebollizione e far sobbollire per un quarto d’ora, metà coperto. Togliere il salamino dall’acqua, farlo sgocciolare e porlo a raffreddare in un piatto con un leggero peso sopra. Quando è freddo, srotolare la pezzuola e tagliare a fette il polpettone. Si può gustare con qualche goccia di limone o con maionese, accompagnato da verdure cotte a vapore e condite con olio e limone. 47 La Pigna di Curti (panettone tipico Pasquale) INGREDIENTI per 3 “pigne” di 20 cm di diametro 1 kg. di farina, 600 gr. di zucchero, 8-10 uova (8 se grandi, 10 se piccole), 250 ml. di latte, 250 gr. di burro o sugna, 30 gr. di lievito, 2 bustine di vaniglina, 1 bicchierino di liquore (rum, anice, strega), un pizzico di sale, la buccia di 1 limone grattugiata. PREPARAZIONE Impastare il lievito, sciogliendolo con un po’ di latte tiepido; aggiungere qualche cucchiaio di farina e lasciare che l’impasto lieviti in un luogo caldo. Quando il volume del composto sarà raddoppiato, aggiungere qualche altro cucchiaio di farina ed 1 uovo e lasciare che lieviti nuovamente. In una grossa ciotola, lavorare lo zucchero e il burro (o la sugna) fino a sciogliere i grumi ed aggiungere le uova ed il latte rimanente. Unire, quindi, il resto degli ingredienti, compresa la base lievitata, e lavorare con cura sino ad ottenere un composto morbido e senza grumi. Imburrare e infarinare delle teglie a bordo alto, in alternativa è possibile usare contenitori in carta alimentare (reperibili in commercio) che non vanno unti. Riempire con l’impasto fino a 1/4 dell’altezza. Porre a lievitare in luogo caldo per 5-8 ore (fino al raddoppio). Accendere il forno a 180° e, quando è caldo, infornare e cuocere per circa 30 minuti. Il dolce deve crescere e dorarsi. Decorare con una glassa di zucchero e confettini colorati, comunemente detti “diavolilli”. 48 Frittata di Asparagi INGREDIENTI per 4 persone 4 uova, un mazzetto di asparagi, 100 gr. di salumi misti (prosciutto, salame, mortadella, etc.), 100 gr. di formaggi misti (provolone, gruviera, parmigiano), qualche foglia di prezzemolo, un pizzico di sale. PREPARAZIONE Lessare al dente gli asparagi; eliminare le parti dure e tagliare a pezzetti; sbattere le uova, mescolarle ai formaggi ed ai salumi, precedentemente tagliati a pezzetti, unire il sale ed il prezzemolo. Riscaldare una padellina antiaderente appena unta di olio. Quando è ben calda, versare il composto, formando uno strato spesso almeno un dito. Mescolare per un minuto a fuoco vivace. Poi abbassare la fiamma al minimo possibile; coprire la padella e far cuocere lentamente. Quando il fondo è ben cotto, capovolgere la frittata, aiutandosi con un piatto, lasciar cuocere, tenendo coperta la padella fino a quando la frittata non sarà dorata. E’ buona sia calda che fredda. 49 Cotognata INGREDIENTI Mele cotogne, zucchero. PREPARAZIONE Lavare le mele cotogne, eliminando la peluria che le ricopre e, senza sbucciarle, tagliarle a pezzettini, buttando via solo i semi e le eventuali parti guaste. Mettere i pezzetti in una pentola e versare dell’ acqua fredda ( le cotogne non devono essere ricoperte d’acqua), coprire e lasciare cuocere a fuoco moderato fino a che la polpa non diventi tenerissima. Spegnere e lasciare raffreddare. Frullare, poi, con tutta l’acqua di cottura; pesare la purea e mescolarla con mezzo kg. di zucchero per ogni kg. di composto ottenuto. Versare in una teglia di alluminio, larga tanto che la purea non superi i 2-3 cm di spessore. Cuocere a fiamma non troppo vivace, mescolando frequentemente con un cucchiaio di legno a punta piatta, facendo attenzione che la frutta non si bruci. Quando il composto ha raggiunto una buona consistenza, versarlo su un ripiano coperto da carta da forno e stenderlo con la lama di un coltello fino ad ottenere, approssimativamente un rettangolo dello spessore di un paio di centimetri. Lasciarlo asciugare per due giorni in luogo aerato. Capovolgere, poi, sempre su carta da forno, e lasciare asciugare per altri due giorni. Tagliare quindi a pezzetti regolari, avvolgere in pellicola trasparente ciascun pezzetto e riporre in luogo fresco ed asciutto: si conserva per anni. I pezzetti di cotognata, di dimensioni opportune, possono essere anche serviti come bonbon: invece di avvolgerli nella pellicola, si rotolano ben bene nello zucchero e si lasciano essiccare su di una gratella per dolci; quando sono bene asciutti si dispongono, singolarmente, nei pirottini. Si ringraziano le Edizioni Caserta Musica & Arte, nelle persone dei fratelli Pia, Emilio, Arcangelo e Luca Di Donato, per l’autorizzazione a pubblicare le ricette, i testi e le foto contenute nel libro “La cucina casertana di Nonna Gina” e sul sito www.casertamusica.com. 50 LILT Sezione di Napoli La LILT opera da anni sul territorio napoletano, promuovendo e realizzando iniziative finalizzate alla: 1. prevenzione primaria, sia con la lotta al fumo di tabacco, organizzando presso la propria sede corsi per smettere di fumare, sia promuovendo una sana alimentazione utile per la prevenzione dei tumori, tramite convegni e pubblicazioni di opuscoli divulgativi; 2. prevenzione secondaria, organizzando visite ambulatoriali gratuite; promuovendo informazione ed educazione alla Salute collaborando con le Istituzioni e gli altri Enti pubblici e privati attivi in campo oncologico; 3. assistenza oncologica domiciliare gratuita, la LILT di Napoli assicura le cure domiciliari gratuite ai pazienti neoplastici in fase avanzata dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 18, 00; 4. incontri per la formazione di volontari, l’attività della LILT si identifica con il volontariato, avvalendosi del supporto di un’equipe di specialisti e personale altamente qualificato; promuove la cultura della solidarietà e dell’inclusione sociale; 5. corsi per smettere di fumare, la LILT Napoli organizza corsi per la disassuefazione dal fumo di sigaretta nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì; 6. ricerca, partecipando attivamente a studi e ricerche in campo oncologico, realizzando progetti e pubblicazioni scientifiche; 7. attività ambulatoriali, La LILT Napoli è attiva nel campo della diagnosi precoce attraverso visite ambulatoriali effettuate al personale delle aziende convenzionate. 51 Gli ambulatori attivi: • Napoli Ambulatorio c/o Cral Circumvesuviana Corso Garibaldi, 387 tel. 081 7722662 • Castellammare di Stabia Ambulatorio c/o Clinica Stabia Viale Europa, 77 tel. 081 8748111 • Monteruscello Pozzuoli (Na) Centro sociale c/o A.C.V.L. (Associazione Culturale Vincenzo Luongo) Via Parini, lotto 8, fabbr. I, int. 1 tel. 081 5244702 • Vico Equense (Na) Centro Caritas Chiesa San Ciro Piazza Marconi tel. 081 8016494 giovedì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 • Sorrento (Na) Centro Parrocchiale Cattedrale di Sorrento Corso Italia tel. 339 7977788 lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17,00 alle ore 19,00 • Torre del Greco (Na) Via Scappi, 38 tel. 081 8812266 dalle ore 9,00 alle ore 18,00 • Caivano (Na) Via Savonarola,5 tel. 081 8342341 martedì e venerdì dalle ore 9,00 alle ore 11,00 Per conoscerci meglio visita il nostro sito www.legatumori.na.it per informazioni: LILT Napoli tel. 081 5465880/081 5903596 e-mail: [email protected] Presidente : Adolfo Gallipoli D’Errico 52 ...le Ricette Pizza Margherita INGREDIENTI per 1 persona 250 gr. di farina, mozzarella fresca, 125 cl di acqua, sale q. b., 30 cl di olio di oliva, due foglie di basilico, 6 gr. di lievito, pomodoro. PREPARAZIONE Preparare l’impasto e farlo lievitare per 1 ora. Spalmare una teglia con l’olio di oliva; stendere la pasta e ricoprire con abbondante pomodoro, distribuire la mozzarella fresca, tagliata a fettine ed, infine, aggiungere sale ed un filo d’olio di oliva. Mettere la pizza in forno a 200° e farla cuocere per 20 minuti. A cottura ultimata, guarnire con basilico fresco. 54 Spaghetti con i pomodorini del pendolo INGREDIENTI per 4/5 persone 400 gr. spaghetti, 500 gr. pomodorini, 2 spicchi d’aglio, 1 decilitro e mezzo di olio extra vergine d’oliva, una manciata di basilico, sale. PREPARAZIONE Soffriggere l’aglio ed aggiungere i pomodorini tagliati a pezzetti con un pizzico di sale. Cuocere a fuoco lento per una decina di minuti e togliere l’aglio a fine cottura. Bollire gli spaghetti in abbondante acqua salata e scolarli quando non sono ancora ben cotti; saltare gli spaghetti in padella con i pomodorini, aggiungere un filo d’olio, e qualche foglia di basilico. Servire in piatto caldo, decorando con abbondante basilico fresco. 55 Pezzogna all’acqua pazza INGREDIENTI per 4 persone 1,200 Kg. di pezzogna, 1 bicchiere di vino bianco, 1 spicchio di aglio, pomodorini a piacere, olio extravergine di oliva, prezzemolo tritato. PREPARAZIONE Pulire il pesce, soffriggere l’aglio e adagiare nella padella la pezzogna. Sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco e aggiungere l’acqua, i pomodorini interi ed un pizzico di sale. Cuocere per circa 10/15 minuti e servire in un piatto da portata. Decorare con una bruschetta, pomorodini ed abbondante prezzemolo. 56 Pastiera INGREDIENTI Per un litro di crema pasticciera: un litro di latte, quattro tuorli d'uovo, sette cucchiai di farina, sette cucchiai di zucchero; Per la pasta frolla: mezzo kg. di farina, 250 gr. di zucchero, 250 gr. di sugna, quattro tuorli d'uovo ed 1 uovo intero, 200 gr. di zucchero; Per il ripieno: 1 kg di zucchero, 1 kg. di ricotta, mezzo kg. di grano, un po’ di cannella, zucchero vanigliato 5 bustine, una bottiglina di acqua di fiori, 150 gr. di cocozzata, 5 tuorli d'uovo, una presa di marsala. PREPARAZIONE Confezionare la crema pasticciera, stemperando lo zucchero e la farina, aggiungere poi il latte lentamente ed una buccia sottile di limone e le uova, far cuocere a fuoco lento senza portare ad ebollizione piena. Confezionare le pasta frolla: formare una montagnella con la farina, aggiungere tutti gli ingredienti e la buccia di un limone grattugiato; impastare, ma lavorare poco, far raffreddare per almeno tre ore poi stendere una sfoglia sottile. Far cuocere il grano per circa tre ore con acqua, latte un po’ di sugna, sale e la corteccia di un'arancia tagliata a quadratini, poi, una volta raggiunta la cottura si allontana dal fuoco e si aggiunge mezzo kg. di zucchero e la cannella. Si lascia quindi riposare e si passa al passaverdure. Si lavora la ricotta con mezzo kg. di zucchero. si amalgama al grano passato si aggiungono 5 tuorli d'uovo, la crema, l'acqua di fiori, la cocozzata tagliata a dadini, e lo zucchero vanigliato;si forma uno stato di ripieno che si adagia sulla pasta frolla e si ricopre con un altro strato di pastafrolla sottile come il primo. Poi si inforna a 90° per il tempo necessario. La cottura è in ogni caso lentissima ( almeno tre ore e mezzo). Servire ben fredda. 57 ...le Ricette del Mediterraneo Cucina e Albanes Tacchino con pane di farina di mais INGREDIENTI per 6 persone 1 tacchino di piccole dimensioni, 5 cipolle medie, 100 gr. di burro, 1 pane di farina di mais, 1 limone, sale e pepe q.b. PREPARAZIONE Preparare il tacchino passandolo nel sale e nel burro, cospargere di pepe e limone. Arrostire, insaporendo la carne di tanto in tanto con il liquido rimasto. Mettere in una pentola una noce di burro con le cipolle tritate. Aggiungere del succo di limone, un po’ d’acqua e lasciar cuocere. Schiacciare il pane di farina di mais ed aggiungerlo al sugo. Cuocere per qualche minuto. Mettere il composto di pane e sugo su di un piatto da portata e adagiare il tacchino tagliato a pezzi. 60 Cucinaa Algerin Shurba qamh INGREDIENTI per 6 persone 60 gr. di semola di grano, 2 litri di acqua, ½ kg. di carne di pollo, ½ bicchiere di olio di oliva, 1 cucchiaio di sale, 140 gr. di concentrato di pomodoro, pepe nero q.b., ½ bicchiere di olio di oliva o di mais, un mazzetto di sedano e prezzemolo (100 gr.), 1 cipolla. PREPARAZIONE Tritare la cipolla, il sedano ed il prezzemolo. A parte tagliare la carne a pezzetti. Mettere tutto il composto in una pentola unitamente a 2 litri di acqua. Aggiungervi il pepe, il sale ed il concentrato di pomodoro. Mettere, infine, la semola di grano, mescolare il tutto e ultimare la cottura. Servire in un piatto grande da portata. 61 Cucinaa Egizian Baba ghannùj INGREDIENTI per 4 persone 1 grossa melanzana, 2 spicchi di aglio, 2 cucchiai di tehina (semi di sesamo in pasta), ¼ cucchiaino di sale, 1 cucchiaio di succo di limone, ½ tazza di yogurt bianco, 3 cucchiaini d’olio d’oliva, olive nere. PREPARAZIONE Scaldare il forno a 200°C. Disporre la melanzana su un foglio di carta da forno e far cuocere fino a che la buccia diventi croccante e la polpa morbida. (Si può testare il grado di cottura utilizzando la forchetta; se questa passa attraverso la polpa senza trovare resistenza, ciò significa, allora, che la melanzana è cotta. Il tempo di cottura è di circa 1 ora). Lasciar raffreddare la melanzana; rimuovere e scartare sia la buccia che il picciolo verde. Mettere la polpa in un mixer. Aggiungere l’aglio, la tehina, il sale, il succo di limone e lo yogurt bianco. Frullare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto cremoso. Mettere lo stesso composto in un piatto e guarnire, infine, con olio d’oliva e olive nere. 62 Cucina Greca Yemisto kalamari INGREDIENTI per 6 persone kg. di calamari medi, 240 gr. di riso, 2 cipolle medie, 1 pomodoro, 250 gr di olio di oliva, prezzemolo, aneto, sale, pepe, zucchero. PREPARAZIONE Pulire per bene i calamari. Asportare l’osso, togliere gli occhi e separare il corpo dai tentacoli, quindi lavare con cura. Preparare un trito di prezzemolo e cipolla. Affettare i tentacoli dei calamari e tagliarli in pezzi molto piccoli. Cuocere il ripieno in una pentola media, aggiungendo i calamari al trito di prezzemolo e cipolle appena soffritto e agli altri ingredienti, compreso il pomodoro sminuzzato. Lasciar bollire fino a cottura dei tentacoli. Successivamente, aggiungere il riso al composto per il ripieno dei calamari. Quando il ripieno sarà pronto, farcire i calamari e chiuderli con uno stuzzicadenti. Riporli in una pentola con un po’ d’acqua, olio e vino rosso, e far cuocere lentamente. Lasciar assorbire tutta l’acqua di cottura e togliere dal fuoco quando i calamari saranno cotti ma ancora teneri. 63 Cucina e Libanes Tabbulé INGREDIENTI per 6 persone ½ kg. di prezzemolo macinato finemente, un ciuffo di menta, 1 cucchiaio di burghul (grano duro) tagliato finemente, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaio di succo di limone, 1 cipolla tritata finemente, 1 kg. di pomodori tagliati sottili, 1 cucchiaio di olio d’oliva. PREPARAZIONE Versare il burghul in una pentola, aggiungervi ½ litro d'acqua bollente salata e lasciarlo gonfiare per circa mezz'ora, dopo aver provveduto a ricoprire il contenitore con un coperchio. Nel frattempo lavare, asciugare e tagliare a cubetti i pomodori e affettare finemente la cipolla. Quando il burghul si è adeguatamente gonfiato, versarlo in una terrina, mescolarvi i pomodori e la cipolla e aggiungervi il prezzemolo, la menta tritata e il succo di limone. Infine, completare con l'olio, mescolare nuovamente e lasciare al fresco per circa 1 ora prima di servire in tavola.”. 64 Cucinaina Marocch Paella di pesce Andalusa INGREDIENTI per 4 persone 360 gr di Riso, 1 cipolla e 2 spicchi di aglio tagliati finemente, olio extravergine di oliva, 1 peperone dolce, 1 cucchiaio di peperoncino in polvere, una manciata di piselli surgelati, 8 cucchiai di salsa di pomodoro, 1 bustina di zafferano, brodo di pesce, 160 g di calamari, 160 gr. di seppie, 100 gr di vongole veraci, 100 gr di cozze, 12 gamberoni, 4 scampi grandi, 12 gamberetti, sale. PREPARAZIONE Pulire il pesce ed utilizzare le teste e le lische per preparare il brodo di pesce, unendo anche qualche foglia di alloro ed un pizzico di sale. Ridurre le seppie ed i calamari a pezzetti. In una casseruola alta mettere a scaldare 4 cucchiai di olio e scottare gamberi e scampi per circa 1 minuto. Dorare nell’olio la seppia, i calamari e i piselli; unire la salsa di pomodoro, l’aglio e la cipolla ed aggiungere il peperone tagliato a striscioline, sempre mescolando. Aggiungete il riso, lo zafferano e versare, gradualmente il brodo caldo. Cuocere a fiamma alta per 10 minuti; unire i gamberi, gli scampi, i gamberetti, le vongole e le cozze e lasciar cuocere ancora, fino a quando il brodo non evapora quasi tutto. Servire decorando con spicchi di limone. 65 Cucina se Palestine Maqluba bādhinjān INGREDIENTI per 4 persone 1 kg. di melanzane, ½ kg. di carne, 1 bicchiere di riso, sale q.b., spezie (cardamomo, chiodi di garofano). PREPARAZIONE Sbucciare le melanzane, tagliarle a fette e lasciarle in un recipiente con acqua e sale. Friggere le melanzane e asciugarle con carta assorbente. Cuocere la carne in acqua, aggiungendovi un 1 grano di cardamomo e 1 chiodo di garofano. Mettere sul fondo di una pirofila 4 cucchiai di riso, unitamente alla carne e coprire con le fette di melanzane fritte. Dopo aver aggiunto il resto del riso e, poi, del brodo caldo, mettere nel forno. Togliere dal forno e coprire la pirofila lasciandola raffreddare per circa 20 minuti; capovolgere il contenuto in un piatto e servire. 66 Cucinala Spagno Gazpacho INGREDIENTI 1 Kg. abbondante di pomodori rossi, 1 cetriolo, 1 peperone verde, 1 spicchio di aglio, 6 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 2 cucchiai di aceto di vino, 1 cucchiaino di cumino, 250 gr. di pane raffermo. PREPARAZIONE Bagnare il pane e lasciarlo riposare; pelare i pomodori ed il cetriolo e frullarli con il peperone e l’aglio, precedentemente pestato. Dopo aver aggiunto al pane un po’ d’acqua, il sale, l’aceto ed il cumino, versarvi lentamente il succo di pomodoro e mescolare il tutto. Servire ben freddo. 67 Cucina Tunisina Cous cous di pesce INGREDIENTI per 6 persone Per il cous cous: 500 g di semola di grano duro per cous cous, 250 ml di acqua salata. Per il condimento: 1,5 kg di pesce da taglio e da zuppa (pauro, scorfano, cernia, merluzzo, dentice), 1 cipolla, 2 spicchi d’aglio, 150 gr. di pomodori pelati, prezzemolo, 3 foglie di alloro, olio extravergine d’oliva, sale e peperoncino. PREPARAZIONE Versare la semola, a poco a poco, in un apposito piatto, che prende il nome di “mafaradda”, spruzzarla, lentamente con un movimento rotatorio delle dita bagnate di acqua salata, manipolarla fino a ridurla in minutissimi frammenti della grandezza di una punta di spillo. Infatti, a contatto con l’acqua, la semola si rapprende, formando delle piccolissime palline. Metterla ad asciugare per alcune ore su una tovaglia bianca. Successivamente, coprire il couscous con un panno umido e cuocerlo a vapore, per circa 90 minuti, nella “couscousiera”, posta su una pentola piena di acqua bollente. Per evitare che il vapore fuoriesca, tenere uniti i due pezzi della couscousiera mediante un asciugamano bagnato, annodato strettamente. Nel frattempo, sistemare il pesce sul fondo di un largo tegame assieme alla cipolla, all’aglio, al prezzemolo, al peperoncino, all’alloro e al pomodoro. Coprire il tutto con due litri di acqua salata e lasciare cuocere. A cottura ultimata, eliminare le foglie d’alloro e passare la zuppa al setaccio. Metterla, poi, da parte. Versare, quindi, il couscous, ormai cotto, nuovamente nella mafaradda e ricoprirlo con 2/3 del passato. Coprire ancora una volta con un panno bagnato e lasciare riposare per 10 minuti. Versare, infine nella zuppiera da portata e portare in tavola assieme ad una salsiera colma del restante passato di pesce. 68 Cucina Turca Baklava INGREDIENTI per 6 persone Per il dolce: 500 gr. di pasta sfoglia, 300 gr. di noci macinate, 150 gr. di margarina vegetale o burro, 2 gr. (4 bustine) di zucchero vanigliato. Per lo sciroppo: 1 l di acqua naturale, 2 fette di limone PREPARAZIONE Triturare le noci unitamente al burro e mescolare; aggiungervi lo zucchero vanigliato e mescolare ancora. Stendere la pasta sfoglia fino ad ottenere uno spessore di 2 mm e aggiungervi una parte del preparato costituito da noci e burro. Risvoltare la sfoglia in modo da formare dei rollini. Tagliare i rollini e disporli nella teglia uno accanto all’altro fino a riempirla. Tagliare, poi, insieme tutti i rollini in direzione verticale. Metterli in forno ben riscaldato a 220° e lasciar cuocere per 20 – 25 minuti. Per guarnire il dolce, sciogliere sul fuoco lo zucchero con l’acqua, unitamente a 2 fette di limone e lasciar addensare. A cottura ultimata, guarnire con il composto ottenuto. Lasciar raffreddare e servire. 69 I nostri Consigli Alcune, semplici regole per la corretta alimentazione e la prevenzione dei tumori: 1. personalizzare l’alimentazione in base al proprio metabolismo; 2. mantenere un corretto peso corporeo riducendo l’apporto calorico (di grassi animali e vegetali, di carne, di derivati del latte, cibi raffinati e fritture) e svolgere attività fisica commisurata alle proprie capacità fisiche, evitare l’obesità; 3. non eccedere nel consumo di alcolici: preferire piccole quantità di vino rosso (contenente il potente antiossidante resveratrolo) agli altri alcolici (birra) e superalcolici; 4. preferire, se non vi sono controindicazioni, il tè (es. il tè kukicha, il tè bancha, il tè verde, il tè nero ecc.) alle comuni bevande (aranciata in bottiglia, coca-cola, integratori ecc); 5. seguire una dieta ricca di verdura fresca e frutta, moderata per quanto riguarda il consumo di zuccheri e proteine animali; 6. iniziare i pasti principali con la verdura prevalentemente cruda; 7. arricchire la dieta di agrumi, ricchi di vitamina A e C; 8. limitare il consumo di dolciumi e gelati, specie se a base di creme e con panna; 9. ridurre l’apporto quotidiano di sale; 10. preferire i cibi freschi o surgelati a quelli conservati mediante salatura, affumicatura ed aggiunta di additivi; 11. tra i condimenti, prediligere l’olio extra vergine d’oliva, preferibilmente crudo. 70 Indice Presentazione di Alessandro Pansa Prefetto di Napoli pag. 1 Introduzione di Maurizio Montella Commissario Regionale LILT Campania pag. 3 Prefazione di Isadora D’Aimmo Assessore alla Pace, Immigrazione, Cooperazione Internazionale della Provincia di Napoli pag. 5 La dieta mediterranea, veicolo di identità ma anche prodotto di scambi tra popoli e culture di Gianfranca Ranisio, Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Napoli Federico II pag. 7 In gioco le donne! di Simona Creazzola, Consulta Femminile, LILT Campania pag. 15 Immigrazione e sincretismi alimentari di Sandra Vatrella, Sociologa esperta di dinamiche migratorie pag. 19 Alimentazione e cancro di Maurizio Montella, Direttore SSD di Epidemiologia Istituto Tumori Napoli pag. 25 La dieta mediterranea pag. 27 L’olio extra vergine di oliva e la dieta mediterranea di Pierluigi Pecoraro, Nutrizionista Responsabile U.O. Igiene della Nutrizione – SIAN ASL NA/4, Coordinatore Regionale 71 SINU Campania (Società Italiana di Nutrizione Umana) e Roberto Ciampaglia, Nutrizionista – SINU Campania pag. 29 pag. 33 pag. pag. pag. pag. 36 37 38 39 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 43 44 45 46 47 48 49 50 pag. 51 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 54 55 56 57 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 71 Le Ricette della LILT in Campania LILT - Sezione di Avellino Le Ricette: Minestra di Calabritto Zuppa di Castagne e Fasuli alla Serinese Pollo all’Irpinia LILT - Sezione di Caserta Le Ricette: Caponata Spaghetti con Fagiolini Parmigiana di melanzane Pennette sfiziose Polpettone di tonno al forno Frittata di Asparagi La Pigna di Curti Cotognata LILT - Sezione di Napoli Le Ricette: Pizza Margherita Spaghetti con i pomodorini del pendolo Pezzogna all’acqua pazza Pastiera Le Ricette del Mediterraneo Cucina albanese: Tacchino con pane di farina di mais Cucina algerina: Shurba qamh Cucina egiziana: Baba ghannùj Cucina greca: Yemisto kalamari Cucina libanese: Tabbulé Cucina marocchina: Paella di pesce Andalusa Cucina palestinese: Maqluba bādhinjān Cucina spagnola: Gazpacho Cucina tunisina: Cous cous di pesce Cucina turca: Baklava I nostri consigli “Questa iniziativa è contro il sistema della camorra” Finito di stampare nel mese di Marzo 2009 dalla Rossi s.r.l. Via Boscofangone - Zona ASI - Nola (Na) 72 Comitato Regionale Campania c/o Istituto Tumori “Fondazione G. Pascale” Tel. 081 5903597 [email protected]