UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di laurea in Scienze della Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica Comunicazione per la salute e immigrazione: il caso ASUR Tesi di laurea in: comunicazione e informazione sociale Relatore Presentata da Prof.ssa Pina Lalli Claudia Giommarini Correlatore Dr.ssa Silvia Guido Sessione III Anno accademico 2005/2006 Ogni famiglia italiana ha dentro di sé una storia di emigrazione. A loro dedico il mio lavoro. 2 INDICE INTRODUZIONE .. .. pag. 6 CAPITOLO PRIMO IMMIGRAZIONE E SANITA IN ITALIA .............................. 1.1 Presenza degli immigrati in Italia .. ......... 8 ....... 15 . 20 ......... 26 . 29 1.2 Stato di salute degli immigrati in Italia 1.3 Accesso dei cittadini stranieri al SSN 1.4 Politica Nazionale e salute degli immigrati 8 CAPITOLO SECONDO IMMIGRAZIONE E SANITA NELLE MARCHE 2.1 Presenza degli immigrati nelle Marche ... 29 2.2 Stato di salute degli immigrati nelle Marche ... 33 . 35 2.2.1 Uno sguardo particolare alla salute delle donne 2.3 Politica Regionale: la Legge Regionale e il Piano Sanitario Regionale 36 2.4 L attività dell ARS e dell Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze ... .. 38 2.5 L ASUR e gli ambulatori per gli stranieri extracomunitari temporaneamente presenti 43 2.5.1 Che cos è l ASUR 2.5.2 Gli ambulatori STP 3 44 .. 44 CAPITOLO TERZO SERVIZI E COMUNICAZIONE ASUR PER GLI IMMIGRATI: I DATI QUALITATIVI ..................................... 46 3.1 Il progetto L accoglienza nelle strutture sanitarie ... 46 3.2 Metodo e strumenti per la raccolta dati ... 48 . 50 . 72 3.3 Le interviste semistrutturate ... .. 3.3.2 I temi emersi nelle interviste 3.4 Piceno 3M .. Il Mondo nel Piceno .. 86 CAPITOLO QUARTO SERVIZI E COMUNICAZIONE ASUR PER GLI IMMIGRATI: I DATI QUANTITATIVI.................................... 89 4.1 Metodo e strumenti per la raccolta dati .. 89 4.2 I questionari .. 91 ... 108 .. 108 .. CAPITOLO QUINTO PROPOSTE PER UN PIANO DI COMUNICAZIONE 5.1 L analisi dello scenario 5.2 Gli obiettivi di comunicazione ... 5.3 I pubblici di riferimento ... 112 .. 113 .. 116 ... 120 .. 124 . 131 CONCLUSIONE ........................................................................... 135 BIBLIOGRAFIA 136 5.4 La strategia ... 5.5 I contenuti 5.6 Le azioni e gli strumenti di comunicazione 5.7 La misurazione dei risultati .. ... 4 SITOGRAFIA . RIFERIMENTI NORMATIVI .. .. 144 .. 146 ... 147 ...... 231 ALLEGATO N. 1 LE INTERVISTE SEMISTRUTTURATE . ALLEGATO N. 2 IL QUESTIONARIO .. 5 INTRODUZIONE La Dichiarazione dei diritti dell uomo e del cittadino, approvata dall Assemblea Nazionale del popolo francese il 26 agosto 1789, fondava la parità dei diritti e l estensione della loro validità, oltre i limiti di ogni identità particolare e appartenenza locale, sulla uguaglianza naturale che contraddistingue tutti gli uomini fin dal momento della nascita. In questo senso i diritti fondamentali e inalienabili di ogni uomo si configurano simultaneamente come universali e naturali, o meglio universali perché naturali. Tra questi diritti universali e naturali bisogna considerare il diritto alla salute che in realtà nella storia dell uomo è un acquisizione molto recente. Nel 1948 la Dichiarazione dei Diritti dell Uomo che all Art. 25 sancisce l inviolabilità del diritto alla salute, e successivamente la Dichiarazione della Sanità Mondiale, stilata nel 1998 dall Organizzazione Mondiale della Sanità, afferma che uno dei diritti fondamentali di ogni individuo è il godere di un buono stato di salute, indispensabile per migliorare la propria qualità di vita, consentire la riduzione della povertà, promuovere la coesione sociale e l eliminazione della discriminazione. Nella Carta Europea dei diritti del malato si parla, tra l altro, di diritto a misure preventive, diritto all acceso e diritto all informazione, tre aspetti che spesso quando oltre che malati si è anche stranieri vengono affrontati con difficoltà. In Italia a venticinque anni dall inizio del grande flusso migratorio, sono ancora molte le questioni aperte, in particolare proprio il diritto alla salute fatica ad affermarsi nei confronti dei cittadini immigrati non solo con riferimento alla possibilità di accesso ai servizi sanitari, ma anche e soprattutto per le difficoltà di interpretare in termini culturali il disagio psico-sociale di cui spesso l immigrato soffre (Ghezzo, 2003). La costituzione italiana all Art. 32 recita: La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge 6 non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana (Costituzione Italiana Art. 32). Considerando che l Art. 2 afferma il rispetto dei dell uomo nonché diritti inviolabili l adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale , appare evidente come la Costituzione stabilisca il principio del diritto alla tutela della salute per tutti gli individui che si trovino all interno dei confini della Repubblica. Ma la Costituzione ha valenza programmatica quindi è solo a partire dalla riforma del sistema sanitario del 1978 che gli stranieri sono stati progressivamente inclusi nei percorsi dei diritti e dei doveri per quanto attiene la tutela sanitaria (Geraci, et al., 2003). Ancora oggi, in occasione dell VIII Consensus Conference, svoltasi a Lampedusa a maggio 2004, organizzata dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, è stato affermato con decisione che almeno tre devono essere gli ambiti di azione privilegiata per garantire realmente agli stranieri pari opportunità rispetto ai cittadini italiani in termini di accesso e fruibilità dei servizi sanitari: la certezza del diritto, la garanzia dell accessibilità e la promozione della fruibilità (Geraci, 2005). Partendo da tali presupposti la presente tesi di laurea si prefigge l obiettivo di capire come viene affrontato il rapporto immigrazione salute all interno dell ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale della Regione Marche) e proporre, sulla base del materiale e delle testimonianze raccolte, degli spunti per un piano di comunicazione che possa in qualche modo rispondere ai bisogni evidenziati. 7 CAPITOLO PRIMO IMMIGRAZIONE E SANITA IN ITALIA La presente tesi di laurea vuole concentrare la propria attenzione sulla realtà della regione Marche e in particolare sulle azioni di comunicazione rivolte agli immigrati attuate e attuabili dall Azienda sanitaria unica regionale, ma in ogni caso, non può prescindere da una breve ricognizione del fenomeno immigrazione a livello nazionale, dalle ripercussioni che il migrare ha sullo stato di salute dei soggetti coinvolti e da come la normativa nazionale affronta gli aspetti sanitari di tale questione. 1.1 Presenza degli immigrati in Italia Stando ai dati Istat al primo gennaio 2006 gli stranieri residenti in Italia sono 2.670.514, di cui 1.350.588 maschi e 1.319.926 femmine, ciò vuol dire che rispetto all anno precedente si è avuto un aumento di iscritti all anagrafe di 268.357 unità, pari ad un +11,2%. L incremento è stato comunque inferiore a quello registrato negli anni precedenti, dovuto agli ultimi provvedimenti di regolarizzazione grazie ai quali numerosi immigrati avevano potuto sanare la propria posizione. Se si guarda invece alle stime del Dossier Statistico Immigrazione 2006 Caritas/Migrantes si può affermare di aver raggiunto la soglia dei 3.000.000, 3.035.000 per la precisione. Se si vuole valutare l afflusso di stranieri sul nostro territorio in base alla regione di provenienza si può parlare di un forte incremento degli Europei centro-orientali che, escludendo i Paesi neocomunitari, sono più che raddoppiati (+113,5%) rispetto al primo gennaio 2003 (v. tabella 1) (Istat, 2006). Una delle caratteristiche degli immigrati europei è la prevalenza delle donne, le quali costituiscono il 56,1% dei cittadini dell Europa e il 54,8% del totale della presenza femminile 8 straniera, inoltre come si è detto in precedenza tra gli immigrati europei è netto lo squilibrio a favore dei non comunitari e ciò dimostra che dopo l allargamento dell Unione a 25 Paesi non si è verificata la tanto temuta invasione dei neocomunitari che aveva portato l Italia a mantenere delle restrizioni per il libero accesso di questi cittadini al mercato occupazionale (Garavini e Kowalska, 2006). Alcune nazionalità mostrano incrementi straordinari: gli ucraini sono passati in tre anni da meno di 13.000 unità a 107.000, i rumeni da 95.000 a 298.000 e gli albanesi da 217.000 a 349.000. Aumenti consistenti si registrano anche per i cittadini dell Asia orientale, in particolare per i cinesi, cresciuti da 70.000 a 128.000 unità. Più contenuto, ma comunque sostanziale anche alla regolarizzazione grazie risulta l aumento degli stranieri originari dell Africa. Gli immigrati asiatici e quelli africani si collocano rispettivamente al terzo e al secondo posto fra tutta la popolazione immigrata in Italia (v. tabella 1). Va segnalato, inoltre, l incremento dei cittadini provenienti dall America centro-meridionale (+87%), soprattutto degli equadoregni (Istat, 2006). 9 Tabella 1. Popolazione straniera residente per area geografica di provenienza e principali paesi di cittadinanza, al 01/01/2003 e 2006 Aree 1 gennaio 1 gennaio 2006 Var % nel periodo geografiche e 2003 paesi di cittadinanza EUROPA 659.721 1.261.964 91,3 Europa 15 124.920 142.865 14,4 Paesi 42.204 80.672 91,1 neocomunitari(a) Europa 25 167.124 223.537 33,8 Europa centro480.498 1.025.874 113,5 orientale di cui Albania 216.582 348.813 61,1 Romania 95.039 297.570 213,1 Ucraina 12.730 107.118 741,5 AFRICA 464.583 694.988 49,6 Africa centro323.154 484.900 50,1 settentrionale di cui Marocco 215.430 319.537 48,3 Tunisia 59.528 83.564 40,4 Egitto 33.701 58.879 74,7 Altri paesi 141.429 210.088 48,5 africani di cui Senegal 37.204 57.101 53,5 ASIA 278.749 454.793 63,2 Asia orientale 147.745 234.991 59,1 di cui Cina 69.620 127.822 83,6 Filippine 64.947 89.668 38,1 Altri paesi 131.004 219.802 67,8 asiatici di cui India 35.518 61.847 74,1 AMERICA 143.591 255.661 78,0 America 15.545 16.779 7,9 settentrionale America centro128.046 238.882 86,6 meridionale di cui Equador 15.280 61.953 305,5 OCEANIA 2.295 2.486 8,3 Apolidi 434 622 43,3 TOTALE 1.549.373 2.670.514 72,4 (a): i 10 paesi entrati nell UE il 01/05/04 sono stati considerati nella UE anche nel 2003 FONTE: Istat, Popolazione, Statistiche in breve, 17 ottobre 2006 10 Per capire quanto il fenomeno da marginale sia diventato strutturale è interessante considerare l incremento del numero di stranieri residenti in Italia dal 1970 ad oggi. In quella data gli immigrati erano meno di 100.000, nel 2004, anno a cui si riferiscono i dati della tabella 2, la loro presenza sul territorio italiano è di ben trenta volte superiore, registrando un elevato ritmo di crescita negli ultimi cinque anni. Se si considera la proporzione tra la popolazione residente e la quota di 159.000 nuovi lavoratori extracomunitari fissata per il 2006 (Melchionda e Pittau, 2006) si comprende come l Italia si possa considerare un grande Paese di immigrazione, che necessita quindi di affrontare tutte le questioni che ruotano intorno a questo fenomeno. Tabella 2. Soggiornanti stranieri per continente di provenienza (1970-2004) Apolidi Europa Africa Asia America Oceania TOTALE e altri 61,3 3,3 7,8 25,7 1,9 143.838 60,5 4,7 8,1 24,3 1,8 0,6 186.415 53,2 10,00 14,0 21,0 1,4 0,4 298.749 52,1 10,5 15,4 19,5 1,4 1,1 423.004 33,5 30,5 18,7 16,4 0,8 0,1 781.138 40,7 28,2 16,4 14,3 0,3 0,1 729.159° 40,7 28,0 19,2 11,8 0,2 0,0 1.379.749° 41,4 26,9 19,1 11,6 0,2 0,9 1.448.392° 42,5 26,5 18,5 11,8 0,2 0,5 1.503.286° 47,9 23,5 16,8 11,5 0,1 0,1 2.193.999b 47,3 23,7 17,3 11,5 0,1 0,1 2.325.000c Anni 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004 a i dati relativi a questi anni sono stati revisionati dall ISTAT b dato del Ministero dell Interno c stima del Dossier Statistico Immigrazione dei soli titolari di permesso di soggiorno, mentre la presenza regolare complessiva, minori inclusi, è stimata pari a 2.786.340 FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2005. Elaborazione su dati del Ministero dell Interno e dell ISTAT Per un quadro sulla consistenza dell immigrazione irregolare si fa riferimento al rapporto Immigrazione irregolare in Italia. L approccio nazionale nei confronti dei cittadini stranieri irregolarmente soggiornanti: caratteristiche e condizioni sociali stilato da IDOS, punto nazionale di contatto dell European Migration Network. Nel documento si precisa che per i 11 dati in questione non è possibile basarsi su fonti certe, in quanto il fenomeno di per sé non permette la rilevazione di numeri, né tanto meno delle caratteristiche degli immigrati irregolari, se non per quote limitate di tale popolazione. La ricerca si è avvalsa di fonti secondarie per tracciare una mappa dell irregolarità in Italia: i risultati dei procedimenti di regolarizzazione (v. tabella 3); l attività di vigilanza sui luoghi di lavoro svolta dall INPS, dall INAIL e dalle Direzioni provinciali e regionali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l attività ispettiva del Nucleo Ispettivo del Comando dei Carabinieri presso il Ministero del Lavoro (v. tabella 4); i dati del Ministero dell Interno su espulsioni, respingimenti e rimpatri; i dati dell ISTAT. Per le associazioni che si occupano del settore gli irregolari sarebbero: 500.000 secondo una previsione della Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità, struttura con sede a Milano che dal 1995 pubblica un rapporto annuale sull immigrazione); almeno 600.000 secondo i tre più grandi sindacati italiani (CGIL, CISL e UIL); 800.000 secondo l Eurispes (istituto di ricerca che pubblica un rapporto annuale sulla situazione del Paese). Stando alle regolarizzazioni per colf e badanti disposte dalla legge del 30 luglio 2002, n.189, Modifiche alla normativa in materia di immigrazione e di lavoro (nota come legge Bossi-Fini ) e a quelle per i lavoratori dipendenti (decreto legge 9 settembre 2002, n. 195, convertito con modificazioni nella legge 9 ottobre 2002, n. 222, recante Disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari ) le oltre 700.000 domande di regolarizzazione inoltrate rappresentano un numero di gran lunga superiore a quello delle sanatorie del passato. Per quanto riguarda l anzianità di soggiorno dei regolarizzandi , una indagine della Fondazione Andolfi CNEL del 2003 su 400 lavoratrici domestiche ha rilevato percentuali differenziate di irregolarità in dipendenza della minore o maggiore permanenza in Italia: - in Italia da due anni: irregolarità del 68,3%; - in Italia tra i 3 e i 5 anni: irregolarità del 38,8%; - in Italia tra i 6 e i 10 anni: irregolarità del 12,6%. 12 Questi dati inducono a ritenere che di questo provvedimento abbiano beneficiato per lo più lavoratori stranieri da poco venuti in Italia. Lasciando fuori dal conteggio i lavoratori provenienti dall UE o da altri Paesi a sviluppo avanzato (circa 100.000), si constata che i lavoratori immigrati che giungono dai Paesi a forte pressione migratoria sono raddoppiati a seguito della regolarizzazione: ai 706.329 registrati a fine 2001 si aggiungono le 702.156 istanze di regolarizzazione, che coinvolgo in maniera disuguale le diverse aree del Paese. Il rapporto tra istanze di regolarizzazione e lavoratori soggiornanti è un indice molto concreto della pressione migratoria, che risulta così ripartita: per il 52,2% è concentrata nel Nord, per il 29,0% nel Centro e per il 18,8% nel Sud. Non è, quindi, esatto affermare che l irregolarità è un fenomeno che riguarda in prevalenza il Meridione, al quale spetta solo una quota pari a un quinto del totale delle domande. 13 Tabella 3. Domande presentate in occasione delle regolarizzazioni del 1995, 1998 e 2002 REGIONI Piemonte Valle d Aosta Lombardia Liguria Nord-Ovest Trentino-A. A. Veneto Friuli-V. Giulia EmiliaRomagna Nord-Est Toscana Umbria Marche Lazio Centro Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sud Sicilia Sardegna Isole ITALIA 1995 1998 2002 valore assoluto valore assoluto valore assoluto 18.751 17.055 57.116 domande per 100 persone PFPM 68,0 301 248 672 31,7 89,2 54.258 5.239 78.549 67.210 6.214 90.727 158.293 17.862 233.943 61,0 80,0 63,6 121,0 249,4 128,6 1.360 1.705 5.565 23,2 23,9 17.617 19.449 61.418 54,2 63,8 2.270 1.762 8.249 26,6 36,7 13.625 13.211 57.059 50,7 70,2 34.872 19.578 2.986 3.143 50.120 75.827 3.370 255 26.759 9.371 813 6.820 47.388 16.909 2.503 19.412 256.048 36.127 21.491 3.654 3.279 46.500 74.924 3.293 314 18.619 9.676 831 3.899 36.632 10.015 2.541 12.556 250.966 132.291 50.903 13.852 14.906 124.191 203.852 10.301 1.055 67.678 14.096 2.400 15.686 111.216 17.689 3.165 20.854 702.156 47,1 66,5 60,5 43,4 66,5 63,6 63,8 56,3 144,4 51,3 83,2 124,2 103,1 44,0 39,2 43,2 62,4 59,6 149,1 143,1 69,7 510,2 208,1 281,7 789,5 1839,2 1044,9 1063,3 2579,4 1045,1 668,0 931,5 701,1 129,3 domande per 100 dipendenti PFPM 139,8 PFPM: Paesi a Forte Pressione Migratoria FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elab. Su dati Min.Interno e INPS 14 Tabella 4. Immigrazione irregolare nei risultati delle ispezioni aziendali (2000-2004) Ispezioni Extrac. al lavoro - di cui non in regola - di cui clandestini - incidenza extrac. non in regola - incidenza extrac. clandestini Anno 2000 25.742 Anno 2001 24.951 Anno 2002 21.572 Anno 2003 23.341 Anno 2004 26.256 11.172 12.186 12.444 21.031 24.720 4.612 4.808 3.975 4.154 4.863 3.046 2.664 2.223 1.159 2.596 41,3% 39,5% 31,9% 19,8% 19,7% 27,3% 21,9% 17,9% 5,5% 10,5% FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero del Lavoro/Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro Quindi sia i dati sull immigrazione regolare che quelli sull immigrazione clandestina segnalano come questo fenomeno sociale oggi in Italia non possa essere più considerato legato alla contingenza del particolare evento storico, ma una caratteristica propria di questa epoca che necessita di essere affrontata con strumenti diversi da quelli ipotizzabili in una situazione di emergenza. 1.2 Stato di salute degli immigrati in Italia La letteratura in materia di problemi di salute degli stranieri immigrati divide questi in tre categorie: patologie d importazione, patologie di adattamento e patologie di acquisizione. Infatti bisogna sempre tener presente la diversità dei bisogni in relazione ai differenti tempi di migrazione. Gli immigrati non sono un universo unico: gli individui di nuova migrazione presentano bisogni d urgenza, gli individui di recente stabilizzazione bisogni 15 di neo-accoglienza, gli individui di antica migrazione bisogni legati al radicamento. Le patologie d importazione sono quelle su cui maggiormente si concentra l attenzione dell opinione pubblica ma che in realtà hanno un impatto limitato sulla salute dell intera popolazione perché rimangono confinate nell ambito della comunità di stranieri immigrati. Rientrano in queste malattie la tubercolosi, la malaria ed alcune malattie veneree (Pelosi, 2003). Le patologie di adattamento sono invece il risultato dello sforzo di adattamento alla nuova società. Lo sradicamento dalla cultura di appartenenza e la rottura improvvisa con la sfera familiare provocano una crisi dell identità individuale, che insieme all ostilità, alla discriminazione e all esclusione che spesso si subiscono nel paese ospite, rappresentano dei fattori di rischio per la salute che possono causare ansia, depressione, nevrosi, fino a giungere a forme di dipendenza o di antisocialità, e nei casi più gravi, a vere e proprie psicosi (Cravero, 2000). Le patologie di acquisizione, infine, dipendono dai fattori di rischio a cui l immigrato viene esposto nel paese ospite. Spesso l immigrato arriva in Italia in ottime condizioni di salute, ciò è dovuto ad una sorta di autoselezione di chi decide di emigrare, che è generalmente più giovane, forte, determinato e stabile psicologicamente, fenomeno che viene chiamato dagli esperti effetto migrante sano (Cravero, 2000). Ma i problemi quotidiani quali la ricerca dell alloggio e del lavoro o l accesso alle cure sanitarie, accrescono la condizione di stress emotivo e psicologico, con rilevanti conseguenze sulla salute (Ghezzo, 2003). Un ulteriore fattore di rischio per la salute della popolazione immigrata è costituito dalla precarietà occupazionale e dalla scarsa tutela sul lavoro che, ad esempio, fa sì che i cittadini extracomunitari abbiano spesso difficoltà ad accedere ai servizi sanitari perché non possono o hanno timore di assentarsi dal lavoro per recarsi al centro sanitario oppure per motivi economici interrompono anzitempo le cure farmacologiche (Pelosi, 2003). Non bisogna comunque dimenticare quanto le variabili culturali (modello culturale di riferimento, percezione e vissuto della malattia e della 16 cura, diverso modo di percepire il dolore fisico) e relazionali (famiglia, rete amicale) condizionino l uso e la conoscenza dei servizi socio-sanitari da parte dello straniero. L immigrato può, ad esempio, per sua impostazione culturale, rivolgersi ai servizi sanitari solo in casi urgenti, portando con sé un diverso modo di intendere la salute e in questo modo essere causa di incomprensioni nelle relazioni con gli operatori sanitari (Ghezzo, 2003). Un indagine coordinata dall Istituto Superiore di Sanità, diffusa dal Ministero della Salute nel 2001, ha fornito per la prima volta dati sui ricoveri ospedalieri riferiti a cittadini non italiani, evidenziando una sostanziale mancanza di elasticità nell offerta di servizi, a fronte di nuovi problemi di salute da parte di questi nuovi gruppi di utenti. Le risorse disponibili, secondo l indagine, non sono sufficienti, gli operatori sentono di non ricevere adeguato sostegno da parte del sistema e sono oberati di lavoro. Aggrava la situazione anche la carenza di informazione, infatti, la scarsa conoscenza delle norme, la complessità dell articolazione dei servizi sul territorio e della burocrazia che li governa, la presenza di regole rigide di funzionamento che non vengono tradotte in percorsi accessibili, rendono difficile informare l utenza sui servizi offerti. E così gli immigrati si avvicinano alle strutture con difficoltà, i clandestini per paura di essere denunciati, gli altri per la difficoltà di chiedere ed acquisire informazioni e per la diffidenza rispetto alla possibilità di ottenere prestazioni di assistenza a parità di condizioni con i cittadini italiani (Ghezzo, 2003). Gli studi presentati dai partecipanti all VIII Consensus Conference a maggio 2004 individuano la causa delle principali patologie che affliggono la popolazione immigrata nelle scadenti condizioni abitative e lavorative, nelle difficoltà di relazione, socializzazione e accesso ai servizi sanitari. Per affrontare il tema delle malattie degli immigrati si fa riferimento ai dati di ospedalizzazione, in quanto rappresentano una quota rilevante dell assistenza sanitaria, ovviamente il ricovero è solo uno dei bisogni che la popolazione in esame può avere ma questo dato fornisce informazioni sui percorsi assistenziali che possono rivelarsi inadeguati, partendo dalla considerazione 17 che spesso agli stranieri manca quella rete di continuità assistenziale che garantisce l appropriato, tempestivo ed efficace ricorso alle cure. In base ai dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione 2005 Caritas/Migrantes, a cui fa riferimento la tabella 6, si è rilevato che il numero totale dei ricoveri per pazienti non italiani è stato pari a 401.069, con un aumento del 41,2% rispetto al 2000. L incremento maggiore si è avuto per gli stranieri provenienti dai Paesi dell Est Europa (+58,8%) e dall America centro meridionale (+54,2%). Bisogna ovviamente tener presente che questi dati si riferiscono al numero di ricoveri e non al numero di pazienti, è possibile quindi che lo stesso soggetto sia stato ricoverato più di una volta. L incidenza maggiore dei ricoveri di stranieri in proporzione al numero totale di ricoveri effettuati si è avuta nelle regioni Calabria, Marche ed Emilia Romagna. Per quanto riguarda la provenienza dei pazienti al primo posto si hanno i Rumeni (circa 40.000 ricoveri) seguiti a poca distanza da Albanesi e Marocchini. Per le cause di ricovero si evidenzia il ricorso all assistenza ospedaliera per motivi connessi soprattutto a eventi fisiologici, come la gravidanza, o accidentali, quindi traumi. Ciò sta ad indicare che la popolazione straniera gode di un discreto stato di salute, infatti sono in genere le persone più giovani e in condizioni di buona salute ad emigrare in cerca di opportunità lavorative, fenomeno che viene definito effetto migrante sano . L aumento dei ricongiungimenti familiari e dei matrimoni da un lato rafforza la stabilità sociale della popolazione straniera e favorisce l incremento delle relazioni sociali, dall altro potrebbe modificare le dinamiche epidemiologiche attuali: ad esempio l ingresso di membri della famiglia più vulnerabili, come bambini anziani e nuovi nati, sembra prefigurare una progressiva diminuzione dell effetto migrante sano . Anche le casistica degli ambulatori di medicina di base, in particolare quelli dedicati agli stranieri senza permesso di soggiorno (STP) confermano il profilo di salute precedentemente individuato. Le malattie più frequentemente diagnosticate sono quelle dell apparato respiratorio, per precarietà e affollamento abitativo, del digerente per cattiva alimentazione e per condizioni stressogene, della cute per condizioni igieniche precarie ed alta 18 promiscuità e gli esiti di traumi ed affaticamenti; si evidenzia quindi che la vulnerabilità di questa popolazione sia aumentata a causa di incerte politiche di accoglienza e di inserimento sociale. Un ultima considerazione, come si sta registrando nel complesso dei ricoveri nazionali, aumenta la percentuale dei day-hospital anche tra gli immigrati che dal 17% del 1998 hanno raggiunto quota 26% nel 2003, questo dato da un lato è prodotto dal frequente ricorso tra le immigrate all interruzione volontaria di gravidanza ma dall altro lato potrebbe significare una progressiva appropriatezza dei percorsi assistenziali e quindi di interventi sanitari più tempestivi ed adeguati. Tabella 5. Casistiche ambulatoriali a confronto per gruppi di malattie. Valori % App. App. Ortoped. Tessuto Malattie Ostretico Genito- Disturbi resp. gastroent. Traumat. cutaneo infettive ginecol. urinario psichici CSI Brescia 10,80 (19902004) Caritas Roma 15,50 (19832004) S.Chiara Palermo 17,30 (19872004) 10,60 20,20 6,70 6,80 2,20 7,10 1,10 12,80 14,60 8,90 7,50 8,80 6,10 3,40 12,20 13,10 10,80 4,30 1,30 5,60 1,30 FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati SIMM 2005 19 Tabella 6. Ricoveri totale di pazienti non italiani. Anni 1998 2000 2003 Regione Piemonte Valle d Aosta Lombardia Prov. Aut. Bolz. Prov. Aut. Trento Veneto Friuli V. G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata* Calabria Sicilia Sardegna TOTALE 1998 19,6 14,3 24,3 Ricovero di non italiani ogni 1.000 2000 2003 Var % 00-03 29,9 40,3 34,6 28,2 41,6 47,7 33,0 45,1 36,5 45,4 46,2 70,2 51,9 26,2 32,0 49,1 53,5 18,1 16,8 20,8 30,9 24,5 27,7 44,8 37,6 39,9 45,0 53,5 43,9 18,9 28,3 45,2 59,6 25,6 15,6 10,2 51,6 6,0 8,5 6,0 4,9 32,1 4,2 6,2 3,3 18,9 34,0 30,0 17,9 30,7 9,3 3,9 9,3 5,5 1,4 6,1 7,5 8,5 22,4 42,3 47,2 30,1 36,2 14,7 4,0 13,6 16,7 1,6 10,7 9,8 12,0 31,3 24,4 57,2 67,9 17,9 59,1 3,1 45,8 205,2 9,8 74,8 30,7 41,6 39,5 *successivamente all invio delle proprie Sdo per l anno 2000, la Regione Basilicata ha comunicato 167 ricoveri di non italiani. FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Ministero della Salute anni 2003 (D.G. Sistema informativo e statistico Ufficio di statistica) e 2005 (D.G. programmazione sanitaria dei livelli assistenza e principi etici di sistema Ufficio VI) 1.3 Accesso dei cittadini stranieri al SSN L Italia, per ciò che riguarda l assistenza sanitaria agli immigrati extracomunitari, dispone oggi di un corpus legislativo abbastanza avanzato, impostato su una logica solidaristica che promuove la salute indipendentemente dallo status giuridico, sociale e culturale, infatti estende il diritto all assistenza sanitaria anche a chi è in condizione di clandestinità. L attuale normativa si basa sulla Legge 40/1998 confluita nel D.Lgs.286/1998 ( Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell immigrazione e 20 norme sulla condizione dello straniero ) e nel suo Regolamento di attuazione (D.P.R. 394/1999 Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello straniero ) a cui è seguita la Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 24 marzo 2000 (Mellina, 2003). Agli articoli 34 e 35 del testo unico tra le disposizioni in materia sanitaria vengono trattate rispettivamente l assistenza per gli stranieri iscritti al Servizio sanitario nazionale e l assistenza per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale. Nel primo caso gli stranieri regolarmente soggiornanti e i loro familiari a carico, sempre regolarmente soggiornanti, hanno l obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale e hanno parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini italiani per quanto attiene all obbligo contributivo, all assistenza erogata in Italia dal Servizio sanitario nazionale e alla sua validità temporale. A questi fanno eccezione gli stranieri regolarmente soggiornanti ma per motivi diversi da quelli indicati nei commi 1 e 2 del decreto (lavoro, motivi familiari, asilo politico, asilo umanitario, richiesta di asilo, attesa adozione, affidamento e acquisto della cittadinanza) e quelli soggiornanti alla pari o per motivi di studio che sono tenuti ad assicurarsi contro il rischio di malattie, infortunio e maternità sottoscrivendo una assicurazione sanitaria o versando un contributo al SSN in base a quanto previsto dalla legge. Nel secondo caso è previsto che ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all ingresso ed al soggiorno, siano assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e siano ad essi estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Tali prestazioni sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani, inoltre, l accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul 21 soggiorno non comporta alcun tipo di segnalazione all autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano. Per semplificare la comprensioni dei provvedimenti legislativi in materia si riportano nello schema sottostante le informazioni contenute nel sito del Ministero della Salute1 all interno dell area tematica Assistenza italiani all estero e stranieri in Italia . Tabella 7. Iscrizione obbligatoria al SSN per i cittadini extracomunitari a parità di trattamento con i cittadini italiani - abbiano in corso regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo; - siano iscritti nelle liste di collocamento; - siano detenuti ed internati; - siano in possesso del permesso di soggiorno o ricevuta di rinnovo per: . lavoro subordinato; . lavoro autonomo; . motivi familiari; . asilo politico; . asilo umanitario; Hanno diritto i cittadini . richiesta di asilo; extracomunitari regolarmente . in attesa di adozione ed affidamento; soggiornanti che: . acquisizione della cittadinanza; . cure mediche nei confronti delle donne in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio a cui provvedono. Requisiti per l iscrizione: 1 L assistenza sanitaria spetta anche ai familiari a carico regolarmente soggiornanti e viene assicurata fin dalla nascita ai minori figli di extracomunitari iscritti al SSN nelle more dell iscrizione al servizio stesso. - Permesso di soggiorno in corso di validità o ricevuta di rinnovo per le motivazioni sopra descritte (Art. 34 T.U. 286/98); - Autocertificazione di residenza oppure autocertificazione di effettiva dimora, come risulta dal permesso di soggiorno; - Autodichiarazione del numero di www.ministerosalute.it 22 codice fiscale. Durata dell iscrizione: Non hanno diritto all iscrizione obbligatoria: Lo straniero è iscritto, unitamente con i familiari a carico, negli elenchi degli assistibili della ASL nel cui territorio ha la residenza anagrafica ovvero, in mancanza di essa, l effettiva dimora (domicilio indicato nel permesso di soggiorno). In caso di variazione di domicilio abituale, lo straniero è tenuto a darne comunicazione alla ASL. Per i lavoratori stagionali la ASL di iscrizione è quella del comune indicato sul permesso di soggiorno - fino alla scadenza o revoca del permesso di soggiorno; - per il periodo intercorrente tra la scadenza del permesso di soggiorno e l ottenimento del rinnovo (attestato da ricevuta per rinnovo); - fino ad annullamento del permesso di soggiorno per espulsione; - fino alla modifica del permesso di soggiorno da cui consegua il venir meno dell obbligo di iscrizione; - illimitata in presenza di carta di soggiorno; - per tutta la durata dell attività lavorativa per il lavoratore stagionale. I cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno per affari; i lavoratori extracomunitari non tenuti a corrispondere in Italia l imposta sul reddito delle persone fisiche, precisamente: 1) dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sedi o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di società di altro Stato membro dell Unione europea; 2) lavoratori dipendenti regolarmente retribuiti da datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede all estero e da questi direttamente retribuiti, i quali siano 23 temporaneamente trasferiti all estero presso persone fisiche o giuridiche, italiane o straniere, residenti in Italia, al fine di effettuare nel territorio italiano determinate prestazioni oggetto di contratto di appalto stipulato tra le predette persone fisiche o giuridiche residenti o aventi sede in Italia e quelle residenti o aventi sede all estero, nel rispetto delle disposizioni dell art. 1655 del codice civile e della legge 23 ottobre 1960, n. 1369, e delle norme internazionali e comunitarie; 3) giornalisti corrispondenti ufficialmente accreditati in Italia e dipendenti regolarmente retribuiti da organi di stampa quotidiani o periodici, ovvero da emittenti radiofoniche o televisive straniere; - i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche tranne che il permesso sia stato rilasciato a donne in gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio a cui provvedono. FONTE: Ministero della Salute www.ministerosalute.it Tabella 8. Assistenza sanitaria per i cittadini extracomunitari non in regola con le norme relative all ingresso ed al soggiorno 1) cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti (non differibili senza pericolo per la vita o danno per la salute della persona) o comunque essenziali (prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche relative a patologie non pericolose nell immediato e nel breve termine, ma che potrebbero Assistenza sanitaria assicurata ai determinare maggiore danno alla cittadini extracomunitari non in regola salute o rischi per la vita) per malattia con le norme relative all ingresso nelle ed infortunio; strutture sanitarie accreditate del S.S.N 2) interventi di medicina preventiva e prestazioni di cura ad esiti correlate a salvaguardia della salute individuale e collettiva, individuati nei punti a)-b)c)-d)-e) del comma 3 dell art. 35 del D.Lgs 286/98, ed esattamente: a) la tutela della gravidanza e della maternità a parità di trattamento con le cittadine italiane; b) la tutela della salute del minore; 24 c) le vaccinazioni obbligatorie nell ambito di interventi di prevenzione collettiva autorizzati dalle Regioni; d) gli interventi di profilassi internazionale; e) la profilassi, la diagnosi, la cura di malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai. A fronte delle sopraindicate prestazioni, lo straniero è tenuto a pagare le tariffe previste. Le prestazioni rese a soggetti privi di risorse economiche sufficienti sono erogate senza oneri a carico del richiedente fatta salva la quota di partecipazione alla spesa (ticket), ove previsti. Spese da sostenere Il mancato pagamento delle prestazioni ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative comporta il finanziamento da parte del Ministero degli Interni mentre l onere degli interventi di medicina preventiva e delle prestazioni sanitarie ricade sul Fondo Sanitario Nazionale. Tutte le prestazioni, le prescrizioni farmaceutiche e le pratiche di rendicontazione saranno effettuate mediante l utilizzo di un codice STP (Straniero temporaneamente presente). Tale codice è costituito da 16 caratteri (3 per la sigla STP, 3 caratteri per il codice ISTAT relativo alla Regione, 3 per il codice ISTAT della struttura sanitaria erogante e 7 per il numero progressivo assegnato da ogni struttura). Il codice STP Il codice STP ha validità semestrale e viene rilasciato in sede di prima erogazione dell assistenza dagli Uffici spedalità delle Aziende ospedaliere e dalle strutture territoriali stabilite dalle Aziende USL contestualmente alla dichiarazione dello stato di indigenza. 25 Il codice è riconosciuto su tutto il territorio nazionale ed è rinnovabile in caso di permanenza dello straniero. La struttura sanitaria deve, in ogni caso, provvedere, anche in assenza di documenti di identità, alla registrazione delle generalità fornite dall assistito. Identificazione dell assistito L accesso alle strutture sanitarie non comporta alcun tipo di segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto. FONTE: Ministero della Salute www.ministerosalute.it Diversamente l iscrizione dei cittadini comunitari al SSN è regolamentata da una diversa normativa che accomuna tutti i cittadini dell Unione Europea e che qui non verrà trattata in quanto nel presente lavoro ci si concentra sugli immigrati extracomunitari. Per concludere si può affermare che l attuale normativa in materia di tutela della salute degli immigrati, nonostante le difficoltà di applicazione rilevate nel corso della ricerca e illustrate in seguito, è tra le più avanzate in Europa perché scinde il tema dell ordine pubblico da quella della sanità pubblica, estendendo il diritto alla salute e all assistenza sanitaria anche agli stranieri in condizione di irregolarità giuridica, in una logica della tutela della collettività realizzata a partire dalla tutela del singolo (Mellina, 2003). 1.4 Politica nazionale e salute degli immigrati Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 tra gli obiettivi di salute comprende gli interventi a salvaguardia della salute degli immigrati e delle fasce sociali deboli. Uno dei problemi più importanti segnalati all interno del documento è quello dell attuazione di un servizio universalistico in una società moderna multiculturale in cui la popolazione di riferimento è sempre più variabile ed eterogenea. La multietnicità della struttura sociale costringe la medicina a porsi nei confronti di culture altre in maniera diversa da quella 26 adottata sino ad oggi. Nel PSN si sottolinea inoltre che, nonostante il livello di tutela previsto dalla normativa vigente, illustrata nella tabella soprastante, e gli sforzi profusi dalle istituzioni, dalle associazioni di volontariato e dal no profit, si registrano ancora varie problematiche di natura sanitaria tra gli immigrati irregolari e le persone appartenenti a fasce sociali deboli. Per questo motivo il PSN propone di: potenziare le attività di prevenzione per gli adolescenti e i giovani adulti stranieri attraverso un approccio multiculturale e multidiscliplinare; promuovere studi di incidenza e prevalenza dell infezione da HIV e delle più frequenti MST; valutare e promuovere capacità professionali degli operatori sanitari che operano nelle aree geografiche a più alto afflusso di immigrati, prendere atto dei nodi critici che, all interno del SSN, possono causare un ridotto accesso degli immigrati ai percorsi di prevenzione, diagnosi e cura dell infezione da HIV/AIDS e di altre MST; contrastare l alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza che si registrano nelle donne immigrate attraverso interventi di promozione della genitorialità responsabile, informando sulla possibilità della gestante di partorire in anonimato e sui metodi contraccettivi adottabili; attivare interventi per impedire le mutilazioni genitali femminili o nel caso queste siano già avvenute provveder a formare operatori in grado di affrontarne le possibili complicanze di natura fisica e psicologica connesse ad esse. In tale ambito si ricorda la recente legge 9 gennaio 2006, n. 7 Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile che detta le misure necessarie per prevenire, contrastare e reprimere le pratiche di mutilazione genitale femminile quali violazioni dei diritti fondamentali all integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine. In particolare sono previsti programmi diretti a predisporre campagne informative, promuovere iniziative di sensibilizzazione, organizzare corsi di informazione per le donne infibulate in stato di gravidanza, promuovere appositi programmi di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole dell obbligo, promuovere il monitoraggio dei casi 27 pregressi già noti, formulare linee guida per gli operatori sanitari e per le altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate tali pratiche; attivare azioni di prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro che coinvolgano tutti gli attori sociali, sanitari ed economici perché si è verificato che l ambito occupazionale rappresenta, specie per gli immigrati maschi, una condizione ad alto rischio per la salute a causa delle condizioni lavorative pericolose e spesso scarsamente tutelate; attivare interventi a tutela della salute della popolazione Rom, messa a grave rischio dalle condizioni socio-ambiantali e igienico-abitative in cui questa vive oltre che da un recente aumento dei casi di tossicodipendenza; promuovere interventi di contrasto della povertà e di inclusione sociale in particolare nel caso estremo delle persone senza fissa dimora altamente esposte a fattori di rischio nocivi per la salute, a traumi, incidenti, violenze e spesso in difficoltà nel trovare accesso all assistenza sanitaria. Il PSN conclude la trattazione di questo aspetto precisando come, da quando la presenza di immigrati in Italia sia diventata un fenomeno costante e strutturale, il SSN abbia rimodellato la propria offerta di servizi socio-sanitari per rispondere alle esigenze di tutte le fasce di persone a rischio di emarginazione, rispettando tutte le dignità e culture, non solo straniere, ma anche dei diversi strati sociali degli italiani. 28 CAPITOLO SECONDO IMMIGRAZIONE E SANITA NELLE MARCHE Dopo aver illustrato la situazione a livello nazionale è importante conoscere nello specifico la realtà regionale, sia in merito alla presenza, che allo stato di salute degli immigrati. Si chiarirà anche come la Regione ha regolamentato gli interventi a sostegno dei diritti degli immigrati e come ha impostato la propria politica sanitaria per questa fascia di popolazione. Inoltre, saranno delineati i diversi ruoli svolti dall ARS (Agenzia Regionale Sanitari) e dall ASUR nel quadro dell assistenza sanitaria regionale e in termini di interventi a favore degli immigrati. 2.1 Presenze degli immigrati nelle Marche Il tratto caratteristico dell immigrazione nelle Marche è quello del radicamento delle famiglie; ciò sta ad indicare come il fenomeno sia ormai fortemente innestato nel territorio e abbia assunto una tale rilevanza quantitativa e qualitativa, da farlo definire come strutturale rispetto alla società locale. Oggi non sono più i singoli individui ad immigrare nelle Marche ma decine di migliaia di famiglie. Il IV Rapporto CNEL sugli indici di inserimento degli immigrati nelle regioni italiane, indica le Marche come la realtà territoriale in cui gli stranieri si trovano relativamente meglio e questo per l effetto congiunto di diversi fattori (scolarizzazione, devianza, inserimento stabile, etc.) (Di Sciullo, 2005). Le Marche, a metà degli anni 2000, si presentano come un area in cui gli immigrati trovano in genere più chance di inserimento che altrove, e tale dato spiega anche perché questa sia stata la regione, che più repentinamente, ha visto crescere la propria 29 popolazione immigrata per buona parte dell ultimo quindicennio (Pavolini, 2006). Secondo le stime del Dossier Statistico Immigrazione 2006 Caritas/Migrantes, a fine 2005 gli stranieri soggiornanti regolarmente nelle Marche erano circa 95.000, il 13,1% del totale nazionale. Ciò significa che l incidenza della popolazione straniera su quella regionale è del 6,2% e questa è aumentata in maniera molto significativa negli ultimi tre anni, considerato che nel 2003 si attestava al 4,3%. Questo dato, superiore a quello medio nazionale del 5,2%, situa le Marche ai primi posti fra le regioni italiane ed è ipotizzabile che continuando di questo passo già alla fine del 2006 gli stranieri supereranno le 100.000 presenze (Pavolini, 2006). La popolazione straniera soggiornante nelle Marche ha subito negli ultimi anni un sostanziale riequilibrio della composizione per genere, un immigrato su due infatti è donna. Inoltre la struttura per età di tale popolazione risulta essere prevalentemente giovane e un buon indicatore del suo radicamento, è rappresentato dall alta incidenza dei coniugati rispetto al totale dei soggiornanti (Pavolini , 2006). Per quanto riguarda la loro provenienza le Marche confermano il dato rilevato a livello nazionale, infatti, prevalgono gli immigrati di origine europea (55,6%), in particolare dell Europa centro-orientale (51,7%, includendo anche i nuovi Paesi entrati nella UE). Gli albanesi sono il gruppo più numeroso (16,8%). L Africa che è il secondo continente in ordine di importanza segue a molta distanza incidendo per un 21,6%. Seguono infine altri continenti con pesi relativi più contenuti (Asia 15,6% ed America 7,1%). Negli ultimi anni si registra, quindi a livello di continenti, una sostanziale stabilità con un leggero calo dell Africa, a cui corrisponde un aumento dell Europa Centro-Orientale e dell Asia (Pavolini, 2006). Le province ad avere il più alto numero di immigrati sono quelle di Ancona e Macerata. La prima, in base ai dati elaborati dall ISTAT, ha visto aumentare la presenza di stranieri sul proprio territorio dalle 12.470 unità del 2000, alle 27.095 del 2006. Per la Provincia di Macerata si è in possesso di dati più approfonditi, elaborati dall Osservatorio sul fenomeno immigrazione 30 della Provincia di Macerata. Al momento del Censimento della popolazione e delle abitazioni dell ottobre 2001 gli stranieri residenti nella provincia di Macerata erano 11.780, e rappresentavano il 3,9% del totale della popolazione residente; in base ai dati provenienti dalle anagrafi dei Comuni, dopo circa tre anni, cioè al 31/12/2004, gli stranieri residenti risultavano essere aumentati dell 81,6% (9.610 persone), diventando 21.390 e rappresentando il 6,9% della popolazione residente. Se si guarda all incidenza della popolazione straniera su quella totale per le varie aggregazioni territoriali del Paese, si comprende immediatamente che la provincia di Macerata è fra i territori che hanno il rapporto stranieri/residenti più elevato: in effetti, fra le province italiane, Macerata è fra le prime per rapporto stranieri/residenti, preceduta solo dalle province di Brescia (8,5%), Vicenza (7,9%), Treviso e Reggio Emilia (7,8%), Modena (7,6%) e Mantova (7,4%). Si noti che nello stesso arco di tempo la popolazione residente totale è aumentata di 7.970 unità, e che quindi tale aumento è tutto dovuto all affluenza straniera, o meglio senza l afflusso di residenti stranieri verificatosi nel triennio, la popolazione residente della provincia sarebbe diminuita (Osservatorio sul Fenomeno Immigrazione, 2005). Per quanto riguarda le provenienze degli immigrati va innanzitutto segnalata quella che è una delle caratteristiche precipue dell immigrazione in Italia, e che la distingue dagli altri paesi europei a forte immigrazione (storica e non), che è quella della estrema varietà di cittadinanze presenti: gli stati del mondo sono, da classificazione Istat, 195 e in provincia di Macerata ne sono rappresentati 120, seppure con consistenze numeriche estremamente variegate. Sempre in termini generali, si rileva che il continente di provenienza del maggior numero di stranieri residenti in provincia di Macerata è l Europa (Paesi non comunitari, soprattutto Paesi balcanici), da cui proviene, appunto, il 56,2% dei migranti residenti, seguita dall Africa (20%) e dall Asia (18%); se si estrapola il dato sui Paesi dell area del Mediterraneo, si rileva che da essi proviene il 14,2% degli stranieri residenti. Se si pensa che l immigrazione femminile incide per il 49% sugli immigrati di provenienza europea, per il 36% su quelli di provenienza asiatica e per il 35% sugli immigrati africani, ci 31 si rende conto che per le donne la preponderanza delle nazionalità europee è ancora più accentuata. Osservando la distribuzione nei Comuni della provincia delle varie nazionalità straniere si osserva che gli stranieri residenti di cittadinanza europea si distribuiscono abbastanza uniformemente sul territorio, mentre gli altri costituiscono delle comunità più concentrate; le cause di tale comportamento saranno da ricercarsi nel diverso grado di differenza culturale, e quindi di difficoltà di integrazione (la concentrazione crea comunità di un certo peso, che probabilmente sono in grado di fornire reti di aiuto per i vari membri delle comunità stesse), nonché nella progressiva specializzazione che una comunità può avere sviluppato nell ambito del tessuto produttivo delle varie zone della provincia (Osservatorio sul fenomeno immigrazione, 2005). Anche per la provincia di Ascoli Piceno si hanno a disposizione dati abbastanza approfonditi derivati dalla pubblicazione Analisi statistico-sociale. Fenomeno immigrazione e affluenza alle Elezioni Provinciali Consiglieri aggiunti degli immigrati anno 2005 realizzata dall Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Ascoli Piceno. Il fenomeno dell immigrazione in questa provincia, a causa di fattori sociali ed economici particolari, quali, ad esempio, invecchiamento della popolazione e lento ricambio, lavori abbandonati e a bassa manodopera, è cresciuto in maniera molto evidente. Infatti, nell arco degli ultimi cinque anni, gli stranieri residenti sono di fatto raddoppiati, passando da 7.024 unità del 1995 a 14.353 del 2005. I 14.353 residenti nella provincia, di cui il 51,2% maschi e il 48,8% femmine, incidono sul totale della popolazione residente per il 3,85%. Rispetto alla distribuzione sul territorio, suddividendo i residenti per due territori distinti geograficamente, Ascoli Piceno e Fermo, risulta che il 56% degli extracomunitari risiede nel territorio fermano, mentre il 44% in quello ascolano. Le nazionalità maggiormente rappresentative, sul totale degli extracomunitari residenti, che, comunque, superano il punto e mezzo percentuale, sono dieci. Quella maggiormente rappresentata è la nazionalità albanese, con quasi il 27% dei residenti della provincia; seguono il Marocco con il 18,8%, la Cina e la Romania che, però, scendono entrambe sotto la 32 soglia del 10%, rispettivamente con il 7,8% e 7,2% del totale degli extracomunitari residenti. I dati della provincia di Pesaro-Urbino derivano dal Bollettino Statistico della Provincia di Pesaro e Urbino ed evidenziano come anche in questa zona della regione Marche il numero complessivo degli stranieri residenti sia in continuo aumento; infatti, si è passati in tre anni dai 19.897 del 2004 ai 23.163 del 2006. Gli stranieri residenti provengono prevalentemente dai Paesi dell Europa non comunitaria e in successione dall Africa, dall Europa UE, dall Asia, dall America e dall Oceania. Non si hanno, però, a disposizione dati più precisi sulle singole nazionalità di provenienza. 2.2 Stato di salute degli immigrati nelle Marche Anche nelle Marche ritornano gli stessi fattori di rischio per la salute che si evidenziano in tutta Italia: il basso reddito e la sfavorevole condizione lavorativa; il basso livello di istruzione (da cui possono derivare: minori abilità, uno scarso valore attribuito alla tutela della salute, una scarsa attenzione alla prevenzione, ecc. ecc.); l abitazione (la sua assenza o inadeguatezza); l alimentazione e gli stili di vita in genere; la discriminazione etnica e culturale; il malessere psicologico per il fallimento del proprio progetto di vita; la condizione di clandestinità e la difficoltà di accesso ai servizi sanitari. I dati riguardanti lo stato di salute qui riportati, derivano da una relazione effettuata dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze dell Agenzia regionale sanitaria, sulla base delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) dell anno 2002. In quell anno i ricoveri ospedalieri di immigrati extracomunitari regolarmente residenti sono stati 9.312 (il 3% di tutti i ricoveri avvenuti nelle strutture sanitarie marchigiane). E ben il 70% di questi ricoveri ha interessato pazienti di sesso femminile. Inoltre, il maggior numero di degenze è stato effettuato da persone provenienti dall Africa settentrionale, dall Albania e 33 dall Est Europa (il 53% di tutti i ricoveri) e tale andamento non fa che riflettere le caratteristiche dei flussi migratori di ogni luogo. Le cause di ricovero più frequenti risultano essere: per gli uomini di natura gastro-enterica o osteo-articolare, suggerendo quindi che per questa fascia di popolazione i problemi di salute sono legati sostanzialmente a stili di vita insalubri; per le donne, invece, il 58% di queste si ricovera in ostetriciaginecologia. In questo caso è interessante osservare anche la Figura 1 dove appare chiara la differenze sul ricorso all ospedalizzazione della popolazione femminile immigrata e marchigiana. Figura 1: confronto tra l ospedalizzazione delle donne immigrate residenti e delle marchigiane. altro cardio-vascolare marchigiane ginecologica immigrate residenti osteo-articolare gastro-enterica ostetrica 0 10 20 30 40 50 60 F FONTE: data base SDO, anno 2002. Elaborazione: Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze/ARS Marche Il tasso di ospedalizzazione degli immigrati (considerato x 1000 abitanti) è più elevato di quello dei marchigiani, nonostante in totale essi siano in numero di gran lunga inferiore; l Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, nel documento da cui si rilevano questi dati, afferma che ciò è dovuto alla scarsa accessibilità ai servizi ambulatoriali di base e alle difficoltà di comunicazione e relazionali con i pazienti stranieri, che spesso inducono i medici a cercare di risolvere i problemi dei pazienti ricorrendo all ospedalizzazione. 34 2.2.1 Uno sguardo particolare alla salute delle donne I motivi ostetrico-ginecologici rappresentano, nel 2002, per le immigrate residenti, per le STP, e per le marchigiane rispettivamente il 58%, il 47% ed il 20% di tutte le degenze. Tra le straniere non comunitarie le cause ostetriche di ricovero prevalgono nettamente sulle cause ginecologiche: ciò in relazione alla più giovane età e al maggior numero di gravidanze. Da sottolineare tuttavia, anche i ricoveri per cause ginecologiche i quali rappresentano la terza motivazione di ricorso all ospedale sia per le immigrate residenti che per le STP, mentre costituiscono una causa meno frequente di ricovero per le donne marchigiane. Se si considerano le differenze, tra le donne straniere e quelle marchigiane, del ricorso all assistenza sanitaria durante il periodo della gravidanza, rilevate nel corso della ricerca Il percorso nascita nella regione Marche: indagine conoscitiva , si può affermare che: - il 4% delle donne effettua controlli tardivi in gravidanza, ma tra le donne immigrate questa percentuale sale al 16%; - le donne immigrate si rivolgono molto più delle marchigiane alle strutture pubbliche, il 46% contro il 18%; - solo il 5% delle donne immigrate dichiara di aver partecipato ad un corso di preparazione al parto; - le immigrate usufruiscono i maniera minore dell assistenza domiciliare post-parto (14,5% delle marchigiane contro il 9,5% delle immigrate); - si riscontra una maggiore carenza nelle informazioni ricevute durante la gravidanza dalle donne immigrate (il 60% dichiara di aver ricevuto informazioni inadeguate, contro il 44% delle marchigiane); - si evidenzia, infine, il costante aumento del ricorso all IVG da parte della popolazione straniera: nel 2002, il 27,8% di tutte le IVG effettuate nelle strutture sanitarie marchigiane sono state fatte da donne non italiane, e ben 1 su 2 da donne provenienti dai Paesi Europei extracomunitari. In merito a questo aspetto le conclusioni della sopra citata ricerca erano che favorire la partecipazione di donne provenienti da altri Paesi ai corsi di 35 preparazione al parto, avrebbe il duplice effetto di garantire una migliore e più adeguata assistenza ad esse e di costituire, nello stesso tempo, un prezioso arricchimento per le donne italiane, offrendo loro la possibilità di sperimentare percorsi diversi provenienti da altre culture. Inoltre, per arrivare efficacemente alle donne immigrate, lo studio ritiene indispensabile utilizzare strategie mirate e dotare gli operatori di strumenti professionali quali le competenze interculturali e la possibilità di avvalersi della mediazione linguisticoculturale. Da tale indagine è stata verificata la necessità di intraprendere: - iniziative specifiche, attive e culturalmente pertinenti, per promuovere la salute sessuale delle immigrate e aumentare l accesso ai servizi di base; - azioni per migliorare le condizioni abitative e lavorative degli immigrati per favorire l inclusione sociale e, quindi, migliori condizioni di salute. Proprio al primo punto fa riferimento il progetto Promozione della salute materno-infantile per la popolazione immigrata nella regione Marche di cui si parlerà nei paragrafi seguenti. 2.3 Politica regionale: la Legge Regionale e il Piano Sanitario Regionale La Regione Marche si è espressa legiferando per il sostegno degli immigrati extracomunitari pochi mesi prima che lo Stato emanasse la Legge n. 40/98. Con la Legge Regionale del 2 marzo 1998, n. 2, Interventi a sostegno dei diritti degli immigrati , la Regione promuove iniziative rivolte a garantire agli immigrati, provenienti dai Paesi non appartenenti all Unione Europea, ed alle loro famiglie, condizioni di uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti civile e a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che ne impediscono il pieno inserimento nel territorio marchigiano. (Art. 1). 36 Tale provvedimento istituisce la Consulta regionale degli immigrati e il Registro regionale delle associazioni degli immigrati; ogni associazione ha diritto a vedersi rappresentata da un proprio associato all interno della Consulta. L Art. 12 della Legge tratta di assistenza sanitaria e si ritiene utile per completezza riportalo interamente qui di seguito: 1. La Regione assicura ai soggetti di cui all articolo 2, la fruizione delle prestazioni sanitarie presso i presidi del servizio sanitario nazionale nei limiti e con le modalità previste per i cittadini residenti. 2. L tutela e il controllo sanitario vengono ulteriormente garantiti attraverso l inserimento degli stessi nelle campagne di prevenzione collettiva e di indagini epidemiologiche promosse dalle varie strutture sanitarie locali, ivi comprese anche le campagne di educazione sanitaria e di prevenzione. 3. Le modalità di attuazione dei programmi di cui ai commi 1 e 2 sono indicate dalla Regione in accordo con la normativa nazionale per i cittadini italiani. 4. Le Aziende sanitarie e ospedaliere sono tenute a prevedere e comunicare con relazione annuale alla Regione le modalità e i percorsi previsti per l accesso alle prestazioni. 5. Le Aziende sanitarie ed ospedaliere sono tenute ad assumere tutte le iniziative che consentano la trasparenza e la fruibilità degli accessi, come previste dalla carta dei servizi. 6. La Regione promuove attività formative in ambito specifico per gli operatori socio-sanitari, allo scopo di migliorare la capacità di lettura, interpretazione e comprensione delle differenze culturali che investono i concetti di salute, malattie e cura. 7. La Regione promuove direttamente o attraverso le Aziende sanitarie ed ospedaliere, organismi nazionali e internazionali, associazioni di volontariato che operano in ambito specifico, seminari periodici di alto livello rivolti ai responsabili dei servizi sanitari. (Art. 12). Un ulteriore aspetto che si ritiene interessante far notare di questa legge è che al comma 3. dell Art. 16 (Centri di accoglienza e di servizi) si assegna alle Province il compito di promuovere e incentivare l istituzione di Centri polivalenti provinciali autogestiti dalle associazioni di immigrati, iscritte al registro regionale, per assicurare l integrazione sociale, l avviamento al lavoro e l agevolazione del rientro in patria dei cittadini immigrati extracomunitari; Centri a cui si farà riferimento nel proseguo di questa ricerca. Sulla base dell Art. 12 della Legge del 2 marzo 1998, n. 2, e di quanto pianificato nei piani precedenti, il Piano sanitario della Regione Marche 2003/2006 Un alleanza per la salute affronta il fenomeno dell immigrazione sotto vari aspetti considerati critici per la salute dell individuo, tra questi: 37 quello della salute mentale, dell esclusione sociale e dei mutamenti demografici. Precisamente nel Macro-obiettivo n. 2 la Regione illustra le strategie che si propone di mettere in atto per la tutela dei soggetti fragili. In particolare per la popolazione immigrata vengono individuati i seguenti obiettivi/azioni: - completare le informazioni relative alla popolazione immigrata presente nel territorio regionale e negli ambiti territoriali per comprenderne le caratteristiche, la domanda espressa e i bisogni non solo sanitari ma anche sociali; - pianificare e programmare interventi complessivi di accoglienza e di integrazione (mediante una rete strutturata fra i diversi attori pubblici e del volontariato) volti al miglioramento delle condizioni di vita, al superamento della marginalità sociale e alla tutela della salute; - implementare percorsi assistenziali semplificati, chiari e omogenei sul territorio regionale e facilitare l accesso ai servizi anche mediante l utilizzo di mediatori linguistico-culturali; - promuovere tra gli operatori la circolazione delle informazioni riguardanti i diritti degli immigrati; - implementare strategie a supporto dei servizi e degli operatori che operano con gli immigrati (formazione interculturale, mediatori linguistico-culurali ); - promuovere interventi di offerta attiva e di informazione degli immigrati stessi nell ottica di una prevenzione efficace e di un uso appropriato dei servizi. (Piano Sanitario Regionale 2003/2006) Per mettere in atto tutto ciò che il Piano sanitario regionale si propone, oltre a contare sulle azioni dell ASUR e delle Aziende ospedaliere presenti nella regione, la Regione Marche ha assegnato il compito di favorire interventi mirati per questa fascia di popolazione all Agenzia regionale sanitaria, e, in particolare, all Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze che è al suo interno. 2.4 L attività dell ARS e dell Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze L ARS (Agenzia regionale sanitaria) è stata istituita dalla Legge regionale 26/96 per fornire un supporto tecnico alla Regione Marche in termini di programmazione sanitaria, di controllo di gestione, di verifica della qualità e della quantità delle prestazioni e degli indirizzi di politica sanitaria. Per 38 l assolvimento di tale mandato l Agenzia regionale sanitaria ha sviluppato diverse funzioni e attività e partecipa, inoltre, alla elaborazione, realizzazione e gestione di specifici progetti a valenza interregionale, nazionale e internazionale . Tra i suoi compiti c è quello, ad esempio, di effettuare l analisi epidemiologica dei bisogni di salute della popolazione e della domanda relativa ai servizi sanitari; di fornire alle direzioni degli ambiti territoriali e alle Conferenze dei sindaci il supporto metodologico e strumenti per lo sviluppo dei piani comunitari della salute; di coordinare e gestire attività di ricerca nel campo dell economia sanitaria; di coordinare e supervisionare programmi per l aggiornamento del personale delle aziende sanitarie e coordinare il sistema regionale ECM, realizzando l analisi dei bisogni formativi e articolando la proposta relativa agli obiettivi formativi di interesse regionale; di coordinare e monitorare le attività di ricerca finanziate dal livello regionale e nazionale; sviluppare progetti e relazioni internazionali di assistenza tecnica e valutazione di esperienze di programmazione sanitaria in collaborazione con le principali agenzie e istituzioni di cooperazione internazionale. L agenzia inoltre collabora e fornisce, su richiesta del Dipartimento Servizi alla Persona e alla Comunità, il supporto tecnico di propria competenza nella gestione del Centro regionale di documentazione e analisi per l infanzia e l adolescenza. Il DGR 129/2005 Ricognizione funzioni ARS suddivide nel seguente modo le funzione dell ARS: - Osservatorio epidemiologico; - Osservatorio sulle disuguaglianze nella salute; - Osservatorio delle politiche socio-sanitarie e minori; - Qualità professionale, organizzativa e percepita; - Qualità dei processi assistenziali e delle reti cliniche; - Autorizzazione ed accreditamento; - Formazione ed ECM; - Gestione flussi informativi ed analisi economiche SSR. 39 L Osservatorio sulle disuguaglianze nella salute, quello di maggiore interesse per la presente ricerca, si pone i seguenti obiettivi: 1. costruire e diffondere l informazione scientifica sulle disuguaglianze nella salute; 2. monitorare lo stato di salute di gruppi di popolazione in condizioni svantaggiate; 3. effettuare analisi, proposte e valutazioni aventi come oggetto l uguaglianza dei cittadini nella salute; 4. supportare e patrocinare la creazione di reti di attori locali, professionali ed istituzionali per contrastare l impatto delle disuguaglianze sociali nella salute e per evitare il concorso del SSR alla generazione di disuguaglianze; 5. supportare e condurre progetti regionali, nazionali, internazionali aventi l obiettivo di contrastare le disuguaglianze nella salute. Le attività dell area si collocano all interno del PSR 2003-2006 e in particolare fanno riferimento al Macro-obiettivo 2: tutelare i soggetti fragili ed in particolare la popolazione in condizioni di esclusione sociale. Queste sono finalizzate a rispondere alle seguenti esigenze: 1. aggiornamento delle informazioni epidemiologiche, non ancora disponibili, per tutti i target; 2. ricerca e definizione di indicatori connessi alla condizione di deprivazione; 3. rilevazione e misurazione dei bisogni di salute delle fasce più svantaggiate; 4. produzione di report sullo stato di salute di gruppi di popolazione in condizioni svantaggiate; 5. identificazione e monitoraggio delle discriminazioni nell accesso a cure appropriate, sicure e tempestive; 6. collaborazione con l ASUR, il Servizio Salute ed il Servizio Servizi Sociali per la promozione e l implementazione di strategie orientate al perseguimento degli obiettivi di salute dei gruppi svantaggiati; 40 7. costituzione di un punto di riferimento regionale per l acquisizione e la diffusione delle informazioni, la progettazione di interventi, l elaborazione di strumenti e metodologie mirate. Per quanto riguarda le attività a favore dell utenza immigrata, oggetto della presente ricerca, l Osservatorio è attivo in questo campo già dal dicembre 2000 quando sulla spinta dell allora ASL 5 di Jesi ha curato, in collaborazione con l Associazione ONLUS Senza Confini di Ancona, la progettazione del percorso formativo Accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari da parte della popolazione immigrata , rivolto agli operatori delle ASL della regione Marche e dell AO Salesi di Ancona. Il corso, organizzato in tre moduli, si proponeva oltre che di inquadrare il fenomeno in termini normativi, epidemiologici e culturali, anche di guidare i partecipanti a individuare proposte operative ai problemi e ai bisogni identificati. Molte delle proposte fatte dagli operatori, all interno del momento laboratoriale, non sono mai state messe in atto ma il corso è stato comunque l occasione per spingere le direzioni delle ASL marchigiane ad assumersi l impegno di attivare ambulatori di medicina generale per gli immigrati STP. Sempre nel dicembre 2000 l Osservatorio ha elaborato un questionario, di 38 domande, rivolto agli operatori sanitari della ASL della regione Marche, con l obiettivo di conoscere i punti critici che rendono difficile la fruizione dei servizi sanitari da parte degli immigrati; capire le esigenze degli operatori sanitari e delle Aziende nell affrontare questa particolare utenza; individuare i comportamenti difformi tra le varie Aziende sanitarie nell accesso ai servizi e nell erogazione delle prestazioni sanitarie; conoscere le iniziative in atto nell ambito della tutela della salute degli immigrati allo scopo di diffonderle e di indurre comportamenti volti a migliorare l appropriatezza e l efficacia della risposta sanitaria. Sarà interessante confrontare, nel capitolo quattro, alcuni risultati di questa indagine con quelli ottenuti dal questionario utilizzato per questa ricerca a distanza di quattro anni. L ultima iniziativa, in ordine di tempo e non di importanza, attivata nel biennio 2005-2006, è il progetto regionale Promozione della salute materno infantile per la popolazione immigrata nella regione Marche . Il progetto ha 41 previsto la realizzazione di un video in undici lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, russo, ucraino, arabo, albanese, rumeno, bangla, cinese) che intende promuovere la salute materno-infantile delle donne immigrate. I contenuti del video sono stati definiti da un gruppo di lavoro regionale composto da operatori del settore materno-infantile e da un gruppo di donne immigrate di 23 differenti nazionalità e riguardano: l igiene della gravidanza fisiologica, il parto, il periodo dopo il parto e l allattamento al seno, lo svezzamento, le vaccinazioni, la contraccezione e la prevenzione dell IVG, i diritti delle donne all assistenza sanitaria, le modalità di fruizione e la gratuità delle prestazione sanitarie. In relazione ad ogni tema vengono fornite raccomandazioni da seguire per il buon esito di salute, sono evidenziati i rischi e le problematiche che possono insorgere, le indicazioni sui servizi che offrono l assistenza, i diritti e le modalità di accesso. Il video è a disposizione dei punti nascita e dei consultori e intende costituire un supporto per gli operatori dell area materno-infantile e per le donne immigrate allo scopo di ridurre le difficoltà nell accesso ai servizi e le conseguenti disuguaglianze nella salute. Per istruire gli operatori sull utilizzo del video e cercare di mettere in relazione le varie aree materno-infantili delle Zone Territoriali l Osservatorio ha organizzato anche una serie di incontri formativi denominati: Corso regionale di formazione per la promozione della salute materno-infantile della popolazione immigrata della regione Marche . Il corso ha come destinatari principalmente le ostetriche dei punti nascita e dei servizi consultoriali e i contenuti sono di natura culturale, normativa ed epidemiologica. L obiettivo generale è quello di rendere gli operatori competenti nella gestione del video relativo alla promozione della salute materno infantile della popolazione immigrata. Inoltre il progetto prevede la creazione di materiale informativo cartaceo plurilingue a supporto dell impiego del video e l istituzione e il consolidamento di un gruppo regionale per la promozione della salute materno infantile delle donne immigrate e dei gruppi più vulnerabili. Successivamente alla proiezione del video ogni operatore era tenuto alla compilazione di una scheda di rilevazione e allo stesso tempo una diversa 42 scheda doveva essere compilata da ogni punto nascita alla fine del periodo sperimentale. Ciò ha permesso all Osservatorio di monitorare l impiego del video e di pubblicare, a settembre 2006, il report Monitoraggio dell uso del video Per la vostra salute donne del mondo . L obiettivo del monitoraggio è stato quello di comprendere se il video venisse utilizzato, o meno, secondo le modalità previste, quali fossero gli ostacoli o quali le caratteristiche dell organizzazione che erano in grado di facilitare il progetto, se effettivamente il supporto video prescelto fosse un efficace strumento di comunicazione con le donne straniere e quale fosse l apprezzamento riscosso dalle donne finora contattate. I risultati emersi segnalano molti aspetti riscontrati anche dalla presente ricerca e che verranno trattati nel capitolo successivo. 2.5 L ASUR e gli ambulatori per gli stranieri extracomunitari temporaneamente presenti La Regione Marche attraverso la legge regionale del 20 giugno 2003, n.13, ha profondamente stravolto e riorganizzato il Sistema sanitario regionale. Con l entrata in vigore di tale normativa, infatti, nelle Marche si è passati da una situazione in cui erano presenti sul territorio ben tredici diverse Aziende USL e quattro Aziende ospedaliere, all unificazione delle Aziende USL nell ASUR (Azienda sanitaria unica regionale) ed alla presenza di sole due Aziende ospedaliere. Le Aziende ospedaliere che oggi fanno parte del Sistema sanitario regionale sono: Ospedali riuniti Umberto I G.M. Lancisi G. Salesi , nata dalla fusione per incorporazione nell Azienda ospedaliera Umberto I delle Aziende ospedaliere G.M. Lancisi e G. Salesi , e Ospedale San Salvatore , azienda già esistente e riorganizzata in base alle norme della legge 13/03. 43 2.5.1 Che cos è l ASUR? La riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale e in particolare la creazione dell ASUR sono state azioni intraprese dal governo regionale per rispondere a una situazione di disequilibrio che si era andata sviluppando negli anni. La frammentazione istituzionale ed operativa del passato, l esigenza di assicurare una transazione veloce e decisa verso l ottimizzazione dei processi produttivi e la costruzione di un sistema a rete hanno fatto ricadere la scelta sull azienda unica, determinata dalla fusione delle tredici ASL esistenti. Le tredici ASL però non hanno perso completamente la loro autonomia, oggi con la denominazione di Zone Territoriali, e guidate ognuna dal proprio Direttore di Zona, hanno, infatti, compiti di programmazione e gestione dei servizi sanitari e socio-sanitari nel rispettivo ambito territoriale, autonomia gestionale ed operativa. Le Zone Territoriali, suddivise, a loro volta, in distretti, sono responsabili del governo clinico e assicurano alla popolazione residente le prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza (LEA) e l equo accesso ai servizi e alle funzioni di tipo sanitario, sociale e di elevata integrazione sanitaria, organizzate nel territorio zonale o aziendale. La costituzione dell ASUR ha fatto sì che si creasse ad Ancona un nuovo centro direzionale all interno del quale fossero chiamati a lavorare il Direttore Generale, e la sua struttura di governo collegiale, composta dal Direttore Sanitario, dal Direttore Amministrativo e dal Responsabile dei Servizi per l integrazione socio-sanitaria e dal Collegio dei Direttori di Zona (composto dai tredici Direttori di Zona, si riunisce periodicamente e ha funzioni consultive e propositive nei confronti del Direttore Generale). L attività di governo complessiva è inoltre supportata dagli organismi di Staff individuati, tra questi l Area Progetto Comunicazione all interno della quale è nato lo spunto per intraprendere la presente ricerca. 2.5.2 Gli ambulatori STP Sulla spinta del corso di formazione regionale Accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari da parte della popolazione immigrata della regione 44 Marche , svolto dall ARS nel periodo dicembre/febbraio 2000/2001, e in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa nazionale, illustrata nel capitolo precedente, le allora AUSL marchigiane si assunsero l impegno di attivare ambulatori di medicina generale per gli immigrati STP (stranieri temporaneamente presenti, cioè non in regola con i documenti di soggiorno). Venne identificato il distretto come il luogo fisico più adatto per la realizzazione degli ambulatori perché si era pensato che in tale modo fossero anche più accessibili le prestazioni specialistiche di base, si riuscisse a formulare un offerta attiva e a fornire informazioni a tali utenti, evitando anche un ricorso improprio al Pronto Soccorso. In base ai dati raccolti dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze nel 2004 solo otto Zone Territoriali (le vecchie AUSL) su tredici disponevano di almeno un ambulatorio STP. Oggi grazie all intenso lavoro dell Osservatorio si è riusciti ad ottenere la presenza capillare di tali strutture in tutto il territorio regionale, infatti tutte le Zone hanno almeno un ambulatorio funzionante, anche se il numero di ore di ambulatorio e le modalità di accesso variano da Zona a Zona. Purtroppo al termine della presente ricerca non sono ancora disponibili i dati sulle iscrizioni aggiornate che l Osservatorio ha raccolto grazie alla collaborazione dei medici di medicina di base impegnati nella cura dei pazienti STP. Quelli in nostro possesso risalgono al 2004 ma a due anni di distanza non possono essere più considerati attendibili visto che il numero degli ambulatori aperti nel frattempo è quasi raddoppiato. 45 CAPITOLO TERZO SERVIZI E COMUNICAZIONE ASUR PER GLI IMMIGRATI: I DATI QUALITATIVI Dopo una rapida rassegna del fenomeno immigrazione a livello nazionale e regionale e delle politiche sanitarie adottate per rispondere alle esigenze di questa popolazione, ci si concentrerà sui servizi e sulle pratiche di comunicazione messe in atto dall ASUR per facilitare l accesso di questo gruppo di utenti, oltre che per informarli ed educarli alla salute. Per fare ciò si presenteranno e discuteranno i dati di una ricerca quanto-qualitativa, realizzata per l occasione, che ha consentito di tracciare una mappa delle iniziative rivolte a questo tipo di pubblico, di ascoltare le opinioni di testimoni privilegiati e di raccogliere alcune informazioni dagli operatori di front-office del CUP e dell anagrafe assistiti. In particolare in questo capitolo si darà spazio all analisi qualitativa delle interviste semistrutturate e, vista l unicità dell esperienza, anche degli articoli dedicati a temi legati alla salute del periodico del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno. 3.1 Il progetto L accoglienza nelle strutture sanitarie E stata la lettura del progetto L accoglienza nelle strutture sanitarie , allegato al documento Indirizzi per la Comunicazione Anno 2006 (ASUR, 2005b), redatto dall Area Progetto Comunicazione, a suscitare l interesse del ricercatore verso le azioni di comunicazione intraprese dall ASUR nei confronti della popolazione immigrata. Il progetto accoglienza , così viene chiamato tra gli addetti ai lavori, traccia le linee guida che le singole Zone Territoriali dovrebbero seguire per 46 migliorare gli attuali standard di accoglienza sotto diversi profili, tra cui, l ascolto dei bisogni espressi dai cittadini, la semplificazione dei processi e delle informazioni, il problem solving ecc. ecc. Gli obiettivi che il progetto si propone di conseguire sono raggruppati in quattro macroazioni di miglioramento relative a: cultura, strutture, informazioni e tutela. Quelle di interesse per la ricerca sono le azioni culturali, quelle che riguardano lo sviluppo della cultura del prendersi cura e in particolare, in questo caso, dell attenzione che va posta nello sviluppo di azioni di tutela che tengano conto delle differenze culturali, sociali ed economiche delle varie comunità di immigrati sul territorio marchigiano. Il progetto, nell affrontare tale questione, si propone di valorizzare e raccordare alla programmazione ed all azione dell ASUR, le conoscenze acquisite e le esperienze sviluppate dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, per attivare una serie di iniziative trasversali per il riconoscimento del diritto alla salute e delle possibili modalità di assistenza sanitaria degli stranieri immigrati. Inoltre, nel progetto si parla di sviluppare un coordinamento di livello ASUR dei servizi di mediazione linguistico-culturale attivati dalle Zone Territoriali per la definizione di strategie di integrazione comuni e per avviare il servizio nei territori in cui non è ancora presente; di socializzare l esperienza della formazione per la salute riproduttiva prevista dal progetto Promozione della salute materno-infantile della popolazione immigrata di cui si è parlato in precedenza; di preoccuparsi di valutare l esigenza, o meno, di predisporre materiale informativo plurilingue. Proprio prendendo spunto dai propositi sopra elencati si è cercato di mappare, a livello dell intera Azienda sanitaria, l insieme delle iniziative attivate a favore degli utenti immigrati negli ultimi anni, e di conoscere, in merito a tale questione, le opinioni degli operatori che più di frequente si trovano a contatto con i cittadini stranieri. 47 3.2 Metodo e strumenti per la raccolta dati Per capire quali potessero essere i bisogni comunicativi, i temi più urgenti, gli strumenti più idonei, per sviluppare le linee guida tracciate dal progetto L accoglienza nelle strutture sanitarie , risultava necessario indagare le singole realtà locali e ricostruire la mappa delle iniziative messe in atto sino ad oggi dalle singole Zone Territoriali, anche in risposta alle sollecitazioni dell Agenzia regionale sanitaria. Punto di partenza e di supporto del ricercatore è stato il poter agire dall interno dell Azienda sanitaria in quanto, nel periodo di svolgimento della ricerca (settembre-dicembre 2006), era impiegato come stagista nell Area Progetto Comunicazione all interno della Direzione Generale ASUR. Tale aspetto, e la disponibilità del responsabile Area Progetto Comunicazione ASUR e delle sue collaboratrici, ha ampiamente facilitato la comprensione, in prima battuta, dell ambiente istituzionale in cui si doveva muovere per effettuare le successive rilevazioni. Infatti, l ASUR è un azienda di nuova costituzione che sta attraversando ancora una fase si assestamento a livello organizzativo e lo strumento dello stage è stato preziosissimo per la comprensione delle dinamiche istituzionali e per consentire al ricercatore di accedere al campo di indagine. Per raccogliere le informazioni necessarie a tracciare la mappa a cui si è precedentemente fatto riferimento, si è scelto come strumento di rilevazione l intervista qualitativa semistrutturata, faccia a faccia, perché in una realtà in cui, a livello organizzativo, le azioni a favore della popolazione immigrata non fanno capo a nessuna funzione specifica, e spesso sono lasciate all iniziativa dei singoli, si è ritenuto indispensabile procedere contattando direttamente almeno un operatore in ogni Zona Territoriale coinvolto in tali attività. Solo in due occasioni l intervista si è svolta telefonicamente. Prima dell intervista è stato steso un canovaccio che ha funto da traccia durante il colloquio; sulla base di questo, venivano poi definite le domande conoscitive; vi erano quindi dei temi predisposti, ma allo stesso tempo si 48 lasciava all intervistatore libertà di ordinare gli argomenti da trattare e di formulare le domande di volta in volta diversamente. E stato preparato un canovaccio per ogni tipo di intervistato, responsabili URP, mediatori culturali, medici, rappresentanti di associazioni, qualcuno è stato anche personalizzato sulla base del ruolo ricoperto dal soggetto intervistato. Lo schema dei temi da affrontare non è però rimasto lo stesso durante tutto il lavoro di raccolta dati; proprio sfruttando la struttura non rigida del modello di intervista scelto, il canovaccio è stato ridefinito di volta in volta, anche in tempo reale nel corso dell intervista, sulla base delle nuove informazioni apprese. Per la selezione dei soggetti da intervistare, considerato che l oggetto dell indagine era, prima di tutto, quello di comprendere come ogni Zona comunicasse con e per gli immigrati, si è cercato di contattare in prima istanza i tredici responsabili URP delle tredici Zone Territoriali e poi, successivamente, su loro indicazione, altri operatori che all interno dell organizzazione zonale potessero meglio spiegare le dinamiche in atto nei confronti degli immigrati. Volendo utilizzare termini tecnici nel definire la tipologia dei soggetti contattati per le interviste, sulla base della classificazione individuata da Merton (Gianturco, 2005), i tredici responsabili URP, e il responsabile dei Servizi di integrazione socio sanitaria ASUR, possono essere definiti testimoni chiave, che attraverso interviste semistrutturate o colloqui informali hanno fornito al ricercatore utili conoscenze di carattere più o meno generale per accedere al campo di indagine; in questo caso non sempre le conversazioni sono state relazionate, proprio perché spesso erano solo propedeutiche all incontro con i testimoni privilegiati. Questi ultimi sono quegli operatori, prevalentemente interni all ASUR, che hanno fornito al ricercatore informazioni specialistiche e direttamente rilevanti per gli obiettivi dello studio. Spesso, nell individuazione del testimone appropriato da intervistare si è proceduto per tentativi, quindi, sin da ora il ricercatore si scusa se nella presentazione dei risultati dovessero riscontrarsi delle lacune. 49 Inoltre, occorre precisare che una parte delle interviste sono state registrate e trascritte letteralmente mentre ad un certo punto della ricerca si è deciso di sospendere la registrazione, e di relazionare autonomamente il contenuto della conversazione, perché a volte questa sembrava essere di intralcio all espressione spontanea delle opinioni (v. allegato n. 1). Altra preziosa fonte di informazioni sono gli articoli riguardanti la salute contenuti nel periodico Piceno 3M, oggi ribattezzato, Il Mondo nel Piceno, organo di informazione del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno. I dati raccolti secondo la metodologia appena illustrata sono stati elaborati attraverso un analisi qualitativa o di contenuto (elaborazione delle interviste e degli articoli). 3.3 Le interviste semistrutturate Le interviste semistrutturate sono state realizzate dal 24 ottobre 2006 al 7 dicembre 2006. Circa in un mese e mezzo il ricercatore è riuscito a contattare quattordici testimoni chiave e quindici testimoni privilegiati. Dei primi quattordici sono state relazionate solo otto interviste e più precisamente quelle effettuate a: Riccardo Cecchini, responsabile URP Zona Territoriale 1 Pesaro, Tiziano Busca, responsabile URP Zona Territoriale 3 Fano, Concetta Trapè, responsabile URP Zona Territoriale 7 Ancona, Fabrizio Trobbiani, responsabile URP Zona Territoriale 8 Civitanova Marche, Annunziata Pagliariccio, responsabile URP Zona Territoriale 9 Macerata, Maria Flavia Spagna, responsabile URP Zona Territoriale 11 Fermo, Arcangela Lambertelli, responsabile URP Zona Territoriale 12 San Benedetto del Tronto e Stefano Ricci, responsabile Servizi di integrazione socio sanitaria ASUR-Direzione Generale. Gli altri contatti con i responsabili URP delle diverse Zone sono stati molto brevi e quasi esclusivamente di supporto all individuazione di testimoni privilegiati da intervistare. 50 Le interviste dei testimoni privilegiati hanno invece riguardato: Patrizia Carletti, responsabile Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze dell Agenzia regionale sanitaria, Omar Khattab, coordinatore del Centro polivalente provinciale autogestito per l immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno, Giovanna Donzelli, mediatrice culturale presso l Ospedale Augusto Murri di Fermo, Patrizia Brutti, psicologa presso il Distretto di Jesi, Zahra Afshar, medico di base per gli stranieri STP presso la Zona Territoriale 5 Jesi, un mediatore culturale che è voluto rimanere anonimo, Diletta Agostini, operatrice sociale per la multiculturalità presso la Zona Territoriale 13 Ascoli Piceno, il Dr. Cannatà, medico di base per gli stranieri STP presso la Zona Territoriale 2 Urbino, il Dr. Allegrini, medico di base per gli stranieri STP presso la Zona Territoriale 10 Camerino, Giuseppina Masotti, responsabile del Distretto sanitario di Fabriano, il Dr. Cavanti, medico di base per gli stranieri STP presso la Zona Territoriale 6 Fabriano, Stefania Pierini, assistente sanitaria presso il Distretto di Pesaro sede di Montecchio, Fabrizio Ortenzi, ginecologo presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell Ospedale Augusto Murri di Fermo, Patrizia Ciccanti, responsabile Servizio infermieristico presso l Ospedale Augusto Murri di Fermo e Simona Sabbatini, assistente sociale presso il Distretto di Senigallia2. Il ricercatore nel realizzare le interviste si è posto sin da subito due obiettivi: 1. ricostruire il quadro generale delle iniziative e dei servizi, prettamente rivolti all utenza immigrata, attivati negli ultimi anni dalle Zone Territoriali; 2. raccogliere le considerazioni e le opinioni degli addetti ai lavori sul tema della comunicazione e dell informazione per la salute rivolta ad un pubblico di stranieri immigrati. Entrambi sono stati raggiunti con successo, anche se, nel caso della mappa delle iniziative, come già detto nel paragrafo precedente, ci si scusa sin da ora se nella presentazione dei risultati dovessero riscontrarsi delle lacune. 2 Per il testo integrale delle interviste vedere allegato n. 1 51 3.3.1 Le iniziative attivate dalle Zone Territoriali Le tredici Zone Territoriali si sono occupate della salute degli immigrati oltre che partecipando alle iniziative promosse dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, già descritte in precedenza, anche attivando dei progetti specifici, in completa autonomia o al massimo in collaborazione con altre Zone Territoriali. Qui di seguito se ne riporta la descrizione. ASUR Zona Territoriale 1 Pesaro: in questa Zona Territoriale le iniziative rivolte all utenza immigrata hanno sempre avuto il supporto, in termini di strategia comunicativa, dell Ufficio relazioni con il pubblico che negli ultimi anni ha realizzato: un opuscolo in quattro lingue (francese, inglese, spagnolo e arabo) oltre all italiano, contenente informazioni relative alla salute della donna e rivolte quindi ad un pubblico prettamente femminile; un volantino in lingua italiana dove si fornivano informazioni sull assistenza sanitaria agli stranieri temporaneamente presenti (STP); un vero e proprio libro, in sei lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, albanese ed arabo) intitolato Salute e previdenza. L immigrato e la salute, in collaborazione con INPS, INAIL, Ambito territoriale sociale n.1 e Azienda ospedaliera Ospedale San Salvatore ; un opuscolo informativo sui servizi offerti e gli orari di apertura della Finestra Blu . Il punto informativo La Finestra Blu è un servizio dedicato specificamente alle donne immigrate per l informazione e l orientamento sulle attività consultoriali, la promozione della salute femminile, la conoscenza dei servizi ospedalieri e del territorio e la tutela sociosanitaria della famiglia. Le donne possono usufruire di questo servizio il lunedì, in orario pomeridiano, e il giovedì, nella mattinata, e vengono accolte in prima istanza da una mediatrice culturale. Inoltre, l Area materno-infantile del Distretto di Pesaro, nella sede di Montecchio, ha iniziato a diffondere il video prodotto dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze. Dai dati derivanti dal monitoraggio dell uso del video risulta che nel periodo preso in esame sono state effettuate 52 nove proiezioni; l obiettivo che si pone la Zona Territoriale 1 nel 2007 è quello di esportare l esperienza di Montecchio a Pesaro, fatti i dovuti aggiustamenti necessari sia per il mutato contesto sociale che per cercare di risolvere i problemi riscontrati dalle operatrici in questi mesi di sperimentazione. ASUR Zona Territoriale 2 Urbino: nella ZT 2 non è l URP ad interessarsi delle esigenze informative dell utenza immigrata, anche se questo entra in relazione con tale gruppo di popolazione attraverso i volontari che alimentano il servizio accoglienza all ingresso dell ospedale. Sono invece il Distretto e il Dipartimento di prevenzione ad organizzare iniziative in questo senso. Nel mese di novembre e dicembre 2006 si sono, infatti, svolti cinque incontri sul tema del diritto alla salute e della salute femminile. Questi incontri sono stati organizzati grazie alla collaborazione del Comune di Urbino, della Caritas, della Croce Rossa, dell Istituto Comprensivo G. Pascoli di Urbino e della NAAA ONLUS/ICS ONLUS. Interessante notare due cose del volantino di promozione dell iniziativa: la prima che è stato realizzato indipendentemente dall URP e la seconda che contiene lo slogan Passa parola ..la tua voce è importante . Inoltre, per rendere noto alla cittadinanza la serie di incontri i professionisti della ZT 2 coinvolti hanno partecipato ad una trasmissione televisiva andata in onda su Tele2000, una tv locale, sempre senza nessun tipo di intervento da parte dell URP. La ZT 2 si è mossa anche per quanto riguarda la prevenzione producendo materiali informativi in arabo e macedone su HIV, epatite e screening femminili. ASUR Zona Territoriale 3 Fano: la ZT 3 già dal 1997 ha istituito presso il Distretto di Fano un ambulatorio multietnico all interno del percorso ostetrico-ginecologico. Con l istituzione degli ambulatori STP si era pensato di realizzare un punto salute che prevedesse la presenza nello stesso luogo e nella stessa fascia oraria del medico di medicina generale, del pediatra e 53 dell ostetrica. Ciò avrebbe ridotto di molto le difficoltà di accesso a tali servizi, a volte filtrati anche telefonicamente. Purtroppo tutto questo non si è verificato, così come non è stato possibile trovare una collaborazione con il Comune di Fano per offrire anche un servizio di mediazione culturale. In ogni caso i tre ambulatori esistono ma sono operativi in luoghi diversi e in diverse fasce orarie. Per promuovere l informazione intorno a tali servizi l URP si è occupato della produzione di un cartoncino in cinque lingue (italiano, inglese, francese, arabo e russo). Per quel che riguarda l informazione/formazione degli operatori, la ZT 3, oltre a svolgere periodicamente corsi mirati, ha creato una intranet aziendale, a disposizione di tutti gli operatori di front-office, costantemente aggiornata su tutte le normative riguardanti l accesso ai servizi sanitari, comprese quelle inerenti i cittadini stranieri. ASUR Zona Territoriale 4 Senigallia: la ZT 4, allora AUSL 4, ha organizzato nel 2000 e nel 2001, in seguito al processo di aziendalizzazione, e con l obiettivo di sensibilizzare i propri operatori rispetto ai cambiamenti introdotti in termini di accoglienza, un corso intitolato Aspetti relazionali e della professione con particolare riferimento all orientamento all utenza anche in relazione alle diverse etnie . Il corso è stato rivolto in totale a 185 operatori, 93 nel 2000 e 92 nel 2001, tra personale infermieristico, personale sanitario (psicometristi, ortottisti, logopedisti, assistenti sanitari, assistenti sociali e assistenti religiosi) e personale dirigente medico. Interessante notare che uno degli argomenti trattati era proprio quello della comunicazione interpersonale tra operatori e pazienti, ponendo attenzione al fattore della diversità culturale. Al termine del corso è stata predisposta una check list che generalizza quali sono i significati e le abitudini/riti legati ai concetti di nascita, morte, malattia, cura, religiosità, per ogni cultura affrontata, oltre a dare qualche indicazione sullo stile di vita prevalente. Le cultura trattate durante il corso sono state quella dell Africa subsahariana, quella islamica, ebrea, induista e buddista; ogni check list si proponeva di essere di supporto all attività dell operatore, invitandolo però a non rinchiudere il paziente straniero all interno di cliché. 54 Inoltre, è stato inviato a tutte le caposala un documento riassuntivo degli argomenti trattati durante il corso. La ZT 4 ha partecipato con alcuni suoi operatori, tra gennaio e febbraio 2001, al corso di formazione regionale Accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari da parte della popolazione immigrata . Già allora l Azienda disponeva di servizi specifici per i cittadini stranieri: l ambulatorio di medicina generale per stranieri STP, l ambulatorio pediatrico e quello ginecologico, dove si era provveduto a far esercitare una ginecologa donna. Dalla partecipazione al corso regionale è scaturito il progetto Analisi e miglioramento dei flussi di informazione e comunicazione che, individuato come problema il sottoutilizzo dei servizi offerti e il conseguente accesso improprio, la non efficacia dell informazione e della comunicazione in merito e la non conoscenza dei bisogni di salute così come percepiti dai cittadini stranieri, si poneva come obiettivi di superare le difficoltà linguistico culturali, rendere consapevole il cittadino straniero del diritto alla salute e dei servizi offerti e creare un offerta attiva più efficace per rendere più visibili e fruibili i servizi. L URP ha partecipato attivamente alla stesura e alla messa in pratica del progetto, sono state realizzate infatti in tale occasione: manifesti in lingua inglese e francese sull accesso al servizio sanitario; trasmissioni televisive dedicate, mandate in onda sullo spazio che da sempre la ZT di Senigallia ha nella tv locale, Tv Centro Marche; articoli sui quotidiani locali e sul giornale aziendale Misa sanità in collaborazione con le associazioni di stranieri del territorio; incontri pubblici con medici; e un corso agli operatori di front-office sulla comunicazione interetnica. Ad oggi continuano a funzionare gli ambulatori e il consultorio, dove viene diffuso il video dell ARS, può contare anche sul supporto di mediatori linguistici convenzionati, ma non sono più state organizzate dalla ZT 4 altre attività di comunicazione e informazione rivolte alla popolazione immigrata. ASUR Zona Territoriale 5 Jesi: nella ZT 5 la vocazione personale di alcuni operatori ha fatto sì che si venisse a creare uno spazio molto attento ai bisogni della popolazione immigrata denominato Centro salute immigrati . 55 Le attività di servizio all utenza immigrata prendono il via, in questa Zona, nel 1998, a seguito del corso di formazione Tutela della salute femminile e procreazione per un utenza multietnica che determina la nascita di un Gruppo di lavoro per l utenza immigrata presieduto dalla psicologa Patrizia Brutti. Tale corso di formazione, promosso dalla allora AUSL 5, ma curato per quanto riguarda i contenuti dall associazione Senza Confini di Ancona, oltre a fungere da apripista a livello regionale, si poneva tre obiettivi specifici: - sviluppare una maggiore consapevolezza da parte degli operatori sanitari delle ragioni alla radice dei flussi migratori nel nostro paese, della legislazione specifica relativa ai diritti, di sistemi etno-sanitari diversi dal nostro e diverse concezioni del corpo, salute, malattia, con particolare riguardo alle identità culturali delle donne straniere, al rapporto madre-bambino e alla salute sessuale e riproduttiva; - migliorare le capacità di gestione del rapporto interpersonale e dell'incontro clinico, di efficienza e ottemperanza nella realizzazione degli obiettivi dell'incontro/contatto con utenti straniere/i, con reciproca soddisfazione e migliorare la capacità di empatia, immedesimazione, sensibilità interculturale degli operatori; questo anche allo scopo di migliorare la capacità di pianificazione e organizzazione dei servizi prendendo in considerazione le esigenze di una clientela culturalmente diversa; - aprire un canale di comunicazione e dialogo permanente tra la AUSL e le Associazioni di stranieri al fine di rendere possibile una maggiore permeabilità delle istituzioni sanitarie alle esigenze dell'utenza. Effettivamente il corso funzionò come apripista perché nel 2000 l AUSL 5 si fece promotrice, con la supervisione scientifica dell associazione Senza Confini e dell Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, su incarico della Regione Marche, del corso di formazione Accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari da parte della popolazione immigrata , già citato in altre occasioni nella presente ricerca, e rivolto agli operatori sanitari di tutta la regione. 56 Nel 2001 vede la luce l Ambulatorio di medicina generale per stranieri STP che solo nel 2004 assume un certo grado di stabilità riuscendo, tramite una convenzione con l associazione Casa delle Culture, ad evitare la continua mutazione del professionista incaricato. Dal 2002 al 2004 l AUSL 5 partecipa al progetto triennale E.T.N.I.C.A., programma europeo Equal, coordinato dalla Provincia di Ancona. I membri del gruppo di lavoro per l utenza immigrata partecipano ai diversi gruppi di lavoro previsti dal progetto, ai convegni e ai seminari transnazionali. Nel 2003 dà il suo contributo alla progettazione e formazione del gruppo di mediatori culturali, partecipando con propri operatori alla docenza sui temi della salute e dei servizi all utenza immigrata. Infatti, nel 2004 viene attivato, nell ambito delle attività sperimentali di mediazione previste dal progetto E.T.N.I.C.A. un servizio di mediazione culturale di quindici ore settimanali che funge da supporto agli operatori del Distretto e a quelli dell ospedale, in particolare del reparto di ostetricia. Nel 2004 viene attivato anche un Servizio di consulenza, supporto psico-sociale e psicoterapeutico , svolto da un gruppo multidisciplinare composto da psicologo, psichiatra, assistente sociale e infermiere. Tale servizio insieme a quello di mediazione culturale e a quello di medicina generale sono stati integrati in rete e promossi dall ASUR ZT 5 come Centro salute immigrati . Si ritiene interessante nell ambito della presente ricerca segnalare le azioni di comunicazione messe in pratica dal progetto E.T.N.I.C.A.. Il progetto ha previsto la pubblicazione di opuscoli informativi sui temi dell accesso alla casa, della sicurezza e salute sul luogo di lavoro, delle regole per vivere regolarmente in Italia, della salute femminile e dell accesso al mondo del lavoro. E stata pubblicata una newsletter sul giornale a distribuzione gratuita La Piazza a partire dal febbraio 2004, per trentuno settimane; in questa sono stati trattati temi come la formazione, il lavoro e la salute oltre a rubriche culturali di interesse anche per la popolazione italiana. La scelta è ricaduta su un giornale come La Piazza perché gratuito e contenente inserzioni di lavoro e di alloggio, tre caratteristiche che lo rendono un mezzo molto diffuso tra la 57 popolazione straniera. Inoltre sono stati organizzati incontri con le comunità straniere e attività formative e informative rivolte agli operatori dei mezzi di comunicazione di massa. Gli immigrati hanno partecipato alla definizione degli obiettivi, delle attività di comunicazione e hanno collaborato alla ricerca degli strumenti più opportuni per conseguirli. Un esperimento particolarmente innovativo è stato la realizzazione di un audiovisivo sull accesso ai servizi del territorio che vede come ideatrici e protagoniste un gruppo di donne immigrate di Jesi. Il filmato intitolato Le cose che non capisco è stato pensato per una distribuzione diretta agli immigrati, nelle 1500 copie realizzate in formato vhs, e per la diffusione ad enti e servizi del territorio per i 500 dvd. Inoltre E.T.N.I.C.A. si è proposta anche di avvicinare i cittadini immigrati all utilizzo del supporto informatico, per questo ha veicolato una parte della propria comunicazione attraverso il portale dell immigrazione (http://etnica.provincia.ancona.it). Il portale raccoglie informazioni di interesse per i cittadini immigrati e per tutti i soggetti che operano per l integrazione e i diritti degli immigrati; da segnalare che solo in questo caso, per la predisposizione delle informazioni relative alla salute da pubblicare sul sito, è stato chiamato in causa l Ufficio relazioni con il pubblico della ZT 5. Terminato il progetto E.T.N.I.C.A. il servizio di mediazione culturale è proseguito per un periodo, in parte grazie ad un finanziamento ASUR, in parte grazie alle prestazioni volontarie erogate dalle mediatrici, in questo momento, però, risulta sospeso. Proseguendo con l elencare le attività del Centro salute immigrati si segnalano nel biennio 2005/2006 l adesione ai progetti Centro servizi per la mediazione cultuale e linguistica (promosso da : Casa delle Culture, Ya Basta, Arci, Free Woman, Cestas, Osservatorio migranti vallesina, Ambito sociale territoriale IX e ASUR ZT 5 Jesi) e Promozione della mediazione culturale in un consultorio, nella scuola e nell orientamento (presentato dall Associazione Casa delle Culture e approvato dalla Regione Marche). A maggio 2006 il Centro ha organizzato il primo di una serie di incontri rivolti ad un gruppo di donne italiane e straniere sui temi della salute 58 femminile, e a novembre 2006 sono stati svolti altri quattro incontri di approfondimento per gli stessi operatori del Centro salute immigrati sempre sull approccio interculturale. La dottoressa Brutti ha, inoltre, fatto richiesta alla Regione Marche, promotrice della campagna 2006 sulla prevenzione dell AIDS, AIDS, la difesa è il miglior attacco , della traduzione in diverse lingue straniere del materiale informativo prodotto. ASUR Zona Territoriale 6 Fabriano: la ZT 6, visto l elevato numero di immigrati extracomunitari presenti sul suo territorio, popolazione che incide per il 7,4% sul totale degli abitanti di quell area, è stata selezionata come partner del progetto Equal DIPO: percorsi delle donne immigrate nelle Marche per l accesso alle pari opportunità , svoltosi nel triennio 2002/2004. Questa si è occupata di progettare e portare a termine tre specifiche azioni: creare un offerta di servizi territoriali integrati rivolti alla popolazione immigrata, più precisamente un ambulatorio di medicina generale rivolto agli stranieri STP, un servizio di consulenza psicologica e uno di assistenza legale presso il poliambulatorio; realizzare una guida dei servizi multilingue, sempre con la collaborazione delle associazioni di immigrati partner del progetto, per offrire un informazione il più possibile esaustiva sui servizi sociosanitari di base e consultoriali del territorio; sperimentare un iniziativa formativa per migliorare le competenze lavorative e le condizioni di lavoro delle donne immigrate impiegate nei servizi di cura alla persona, care givers e badanti. Quest ultima azione si proponeva un duplice obiettivo: formare le badanti sulle pratiche dell assistenza e migliorare quindi la collaborazione con l Azienda sanitaria, e informarle su aspetti riguardanti la loro salute per favorire la prevenzione di patologie strettamente legate all attività lavorativa svolta, come ad esempio, l ernia al disco. La sperimentazione ha avuto molto successo tanto che i corsi vengono ripetuti ogni anno anche dopo la fine del finanziamento europeo. 59 Anche l ambulatorio STP e il servizio di supporto psicologico sono stati mantenuti con fondi ASUR, mentre è stato sospeso il servizio di consulenza legale. Nel corso del progetto Equal sono stati organizzati molti incontri tra le associazioni di immigrati e gli operatori dell Azienda sanitaria per discutere di salute e accesso ai servizi sanitari, ma anche questi non sono stati ripetuti dopo la fine del progetto. Da segnalare come l URP non sia stato coinvolto in nessun modo, nemmeno nella predisposizione della guida e nell organizzazione degli incontri. Un altro progetto dedicato prettamente alle donne immigrate attivato nella ZT 6 è Attivazione di un sevizio di accoglienza e sostegno in ginecologia e ostetricia rivolto alle donne straniere, immigrate, apolidi e nomadi . Le donne immigrate sono state incontrate quotidianamente e guidate verso un corretto utilizzo dei servizi durante la gravidanza. Anche dopo il parto il progetto ha previsto una serie di incontri individuali o di gruppo, per i primi tre mesi di vita del neonato, per favorire lo sviluppo di una sana relazione madre-bambino e il confronto con altre donne nella stessa situazione. Visto l elevato ricorso delle donne straniere all IVG il progetto ha predisposto un azione di supporto psicologico per le donne che hanno richiesto questo intervento. Inoltre, con azioni informative si è voluto favorire la partecipazione delle donne immigrate ai corsi di preparazione al parto. Infine, il progetto in collaborazione con la medicina scolastica, si è proposto di prevenire il disagio minorile intervenendo su alcune classi della scuola media Marco Polo che hanno evidenziato molti casi di minori immigrati segnalati come a rischio di disagio psico-sociale. ASUR Zona Territoriale 7 Ancona: la ZT 7 è stata la prima in tutta la regione, a collaborare nella realizzazione di un corso di formazione per mediatori linguistico-culturali. Il corso organizzato dall Associazione Senza Confini di Ancona, concertando i contenuti con le associazioni di stranieri o che si occupano di immigrazione del territorio, dopo aver realizzato anche 60 un indagine approfondita sui bisogni, ha avuto luogo tra il 4 settembre e il 16 dicembre 2000 e ha interessato sedici persone. Al termine delle lezioni teoriche questi hanno svolto un tirocinio formativo presso le strutture dell AUSL 7 che si sono rese disponibili: Ospedale di Osimo (reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria, pronto soccorso, radiologia, accettazione, C.U.P., direzione sanitaria) consultorio familiare, U.M.E.E., URP, medicina del viaggiatore, servizio di pneumologia e TBC, SERT, poliambulatorio del distretto e reparto di psichiatria. Il tirocinio ha decretato l idoneità di quindici mediatori linguistico-culturali. La presa in carico del progetto da parte dell AUSL 7 è stata fondamentale, oltre che per le collaborazioni fornite per le docenze, anche per aver messo a disposizione le proprie strutture per supportare il tirocinio pratico e sperimentare quindi per la prima volta nelle Marche l utilizzo dei mediatori linguistico-culturali in ambito sanitario. Al termine del corso i quindici corsisti hanno costituito un gruppo di lavoro all interno dell Associazione Senza Confini, chiamato gruppo Uman (gruppo unione mediatori Ancona), con lo scopo di proporre alle varie Aziende Sanitarie del territorio un servizio di mediazione. Con tale scopo l Associazione Senza Confini ha organizzato anche il seminario Ruolo e spazio della mediazione linguistico-culturale nei servizi socio-sanitari (1-5 dicembre 2000) (Vichi e Carletti, 2000). Tali iniziative e sollecitazioni hanno sicuramente favorivo lo sviluppo del progetto PAUAN. Il progetto era orientato a favorire l accesso degli stranieri ai servizi dell AUSL 7, poi ASUR ZT 7, vedeva direttamente coinvolto l URP e metteva a disposizione un servizio di mediazione linguistico-culturale per il periodo ottobre 2003 - giugno 2004. Tale servizio si proponeva sia come presenza fissa in determinati orari presso alcuni servizi sia come supporto su chiamata per tutti i servizi della Zona 7 e dell Azienda ospedaliera ospedali riuniti. Oggi terminato il progetto, la Zona 7 ha ancora a disposizione dei mediatori culturali che retribuisce con fondi propri perché ha valutato positivamente le esperienze realizzate sino a ora. 61 Sempre con il supporto dell URP e dei mediatori culturali sono stati realizzati opuscoli informativi multilingue di supporto all attività dell Ospedale di Osimo specializzato nei servizi ostetrico-ginecologici e pediatrici. L informazione riguardante l accesso agli ambulatori STP è contenuta anche nella Carta dei Servizi della Zona Territoriale 7 e nel sito internet. ASUR Zona Territoriale 8 Civitanova Marche: la ZT 8 non ha prodotto recentemente del materiale informativo orientato ad un pubblico di stranieri e l unico servizio dedicato che ha predisposto è quello dell ambulatorio STP. Presso l ambulatorio svolge un servizio di mediazione, prevalentemente a carattere informativo e di supporto all attività burocratica, un mediatore culturale specializzato nelle lingue dell est europeo. Il mediatore ha a disposizione come materiale informativo per i pazienti un piccolo opuscolo realizzato dall associazione On the road. Negli altri servizi della Zona manca la presenza del mediatore linguistico tanto che questa si sta organizzando per creare una convenzione con il corso di laurea triennale Discipline per la mediazione linguistica presente nella sede di Civitanova Marche dell Università degli Studi di Macerata. La convenzione consentirebbe ai laureandi di svolgere un tirocinio formativo presso le strutture dell ASUR ZT 8. Per quanto riguarda la formazione degli operatori, che è organizzata periodicamente ogni due anni/due anni e mezzo sugli argomenti del frontoffice, è previsto per i primi mesi del 2007 un aggiornamento sui temi della normative che regola l accesso ai servizi sanitari degli stranieri, in particolare si concentrerà sulle novità introdotte dalla Carta Sanitaria Europea. ASUR Zona Territoriale 9 Macerata: la ZT 9 non possiede il materiale informativo, prodotto negli ultimi anni, tradotto in lingua straniera. In ogni caso l URP anche per la sua dislocazione funge da grande fonte di informazione per l utenza immigrata. Per risolvere le difficoltà linguistiche e di accesso ai servizi la Zona ha presentato un progetto di Servizio Civile Nazionale intitolato Melting pot che prevede l utilizzo di alcuni volontari, 62 precedentemente formati dalla stessa Zona Territoriale, per supportare gli utenti nel raggiungimento dei luoghi di cura, nell espletamento delle pratiche burocratiche ecc., con particolare riguardo agli stranieri che necessitano della mediazione linguistica. Invece, per le difficoltà riscontrate dagli operatori degli sportelli amministrativi la Zona Territoriale aveva già da qualche anno predisposto una guida cartacea che trattava il tema dell accesso ai servizi del SSN dei cittadini stranieri; oggi sta per essere pubblicata una seconda edizione della guida con i necessari aggiornamenti e modifiche che ne facilitino la consultazione. Inoltre, la ZT 9 ha organizzato a novembre 2006 un corso di formazione per il front-office amministrativo sulla normativa regolante l accesso dei cittadini stranieri all assistenza sanitaria; il corso è apparso necessario in conseguenza dei cambiamenti portati dall ingresso nell Unione Europea di nuovi stati membri. L URP ha curato la docenza e la preparazione del materiale didattico di una parte del corso. ASUR Zona Territoriale 10 Camerino: la ZT 10 ha attivato a Castelraimondo un ambulatorio di medicina generale per stranieri STP gestito dal Dr. Allegrini. L ambulatorio è aperto il lunedì pomeriggio per due ore. Oltre a questo servizio dedicato non sono state predisposte iniziative o materiale informativo per questo tipo di target anche perché si ritiene che data la bassa concentrazione in questa Zona degli immigrati, rispetto ad altre realtà territoriali, le informazioni circolino adeguatamente attraverso i canali tradizionali, che sono l URP, gli sportelli di cassa e i medici di famiglia. ASUR Zona Territoriale 11 Fermo: la ZT 11 ha organizzato presso lo sportello URP presente all ingresso dell Ospedale Augusto Murri di Fermo un servizio accoglienza che contempla anche l utilizzo di mediatori culturali di lingua araba e cinese. I due mediatori non sono però impiegati per lo stesso numero di ore e con le medesime modalità perché fanno capo a due progetti differenti. Il mediatore di lingua araba, infatti, usufruisce di un finanziamento regionale che prevede il suo impiego anche con il SERT. Vista 63 la grande affluenza di stranieri di lingua araba presso il SERT è stato realizzato anche un opuscolo informativo, in tale lingua, con la collaborazione dell URP. Per quanto riguarda la mediatrice linguistica per il cinese, di nazionalità italiana, si è cercato di potenziare il supporto delle sue venti ore settimanali, con la realizzazione di materiale informativo e moduli, necessari per l anamnesi, in lingua cinese. Indipendentemente dal lavoro svolto dall URP, ormai da diversi anni si ripetono all interno dei reparti di ginecologia e ostetricia e di pediatria dell ospedale le attività di mediazione culturale e animazione del progetto SOLI MAI. In realtà questo progetto non coinvolge solo l Ospedale di Fermo e quindi la Zona Territoriale 11, ma anche l Ospedale di Ascoli Piceno, e quindi la Zona Territoriale 13. Il progetto redatto e sviluppato dall associazione I Draghi Logopei è attivo all interno dei reparti dei suddetti ospedali dal giugno del 2001. A gennaio 2005 l associazione si è arricchita delle professionalità e delle competenze di mediatori e mediatrici linguistico-culturali formati dalla Provincia di Ascoli Piceno e operanti anche nel Centro polivalente autogestistito per l immigrazione della provincia. Quindi oltre alle attività di animazione e laboratoriali organizzate all interno delle pediatrie l associazione ha condiviso con i reparti la definizione, la realizzazione e l uso di alcuni strumenti a cui è stato dato il nome di strumenti per l accoglienza : la mediazione culturale e linguistica organizzata in interventi di due ore per volta, per quattro volte alla settimana, per le lingue dell Est Europa e per la lingua araba; la mediazione culturale e linguistica su chiamata, per la lingua cinese, urda e rumena; il questionario dell accoglienza in dodici lingue, per reperire informazioni utili sul paziente per una prima concreta presa in carico; la traduzione in sei lingue dell orario di accesso ai reparti; la traduzione in sei lingue del menù; una scheda ginecologica multilingue; un opuscolo multilinge con le dieci regole da seguire per avere l assistenza sanitaria; i consigli multilingue da seguire dopo le dimissioni del neonato; le informazioni multilingue sul corredo della mamma e del neonato in ospedale; le informazioni multilingue sulla 64 documentazione necessaria al neonato e sul consultorio. Il materiale è stato distribuito nei reparti e durante le visite. Una delle questioni più spinose, sia con i pazienti italiani che tanto più con quelli che si districano a mala pena con la lingua, è quella del consenso informato. Dalle interviste si è venuti a conoscenza dell intenzione dell equipe medica del reparto di ostetricia e ginecologia dell Ospedale di Fermo di realizzare delle versioni in lingua straniera della schede già disponibili in italiano Un altra iniziativa che si ritiene doveroso segnalare, e che ha interessato il corpo infermieristico dell intera provincia di Ascoli Piceno (ZT 11, ZT 12 e ZT 13), è il corso di formazione/convegno organizzato dall IPASVI Popolazione immigrata ed accessibilità dei servizi sanitari . La prima edizione del corso si è svolta tra marzo e maggio del 2005 e ha avuto come obiettivi generali quello di indagare la tipologia della domanda e le specificità dei bisogni di salute degli immigrati, con particolare riguardo alla salute materno-infantile e alla medicina d urgenza, e quello di aumentare la consapevolezza dell atteggiamento dell incontro con l immigrato e dell acquisizione delle competenze necessarie a individuare e sviluppare nuove modalità operative, per soddisfare la domanda emergente e sommersa degli immigrati, favorendo un reale accesso e fruibilità dei servizi. In particolare per il secondo obiettivo sono state create all interno del corso dei momenti laboratoriali, dai quali sono scaturite diverse idee, tra le quali la creazione di una scheda di triage multietnica, oggi utilizzata dal Pronto Soccorso di San Benedetto del Tronto. Il corso del 2006 è servito, a distanza di un anno, per verificare le ricadute dell esperienza dell anno precedente sullo svolgimento dell attività professionale. ASUR Zona Territoriale 12 San Benedetto del Tronto: la Zona Territoriale 12 ha realizzato nell anno 2004/2005 un progetto finalizzato a facilitare l accesso degli utenti immigrati alle strutture sanitarie. Questo progetto prevedeva la possibilità di usufruire a chiamata del supporto di un 65 mediatore culturale, in genere di nazionalità straniera e rintracciato attraverso le associazioni di immigrati. I servizi che usufruivano di più del mediatore erano il Pronto Soccorso e tutta l area materno-infantile. Questo progetto, che ha sicuramente mostrato la sua utilità, sgravando gli operatori dal duro compito di comprendere a gesti pazienti che non parlavano l italiano, è ora terminato; ma a breve avrà inizio un altro progetto, illustrato successivamente, sempre riguardante la mediazione culturale che vede interessate la Zona 12 e la Zona 13. Per la Zona 12 sarà lo Sportello Salute, collocato al Distretto, ad occuparsi della gestione diurna degli interventi del mediatore culturale; mentre per le ore notturne il compito sarà affidato al 118. Il materiale informativo cartaceo prodotto sino a ora e direttamente rivolto ad un utenza immigrata riguarda la medicina del lavoro e l area materno infantile. Questo è stato prodotto direttamente dai dipartimenti interessati sotto la supervisione dell URP. ASUR Zona Territoriale 13 Ascoli Piceno: all interno della ZT 13, grazie ad una borsa di studio, opera già da un anno un operatrice sociale che si è occupata di studiare e monitorare il fenomeno dell accesso ai servizi sanitari degli immigrati. Questa, oltre a svolgere la propria ricerca, si è proposta come supporto laddove si presentavano dei problemi con l utenza straniera, fungendo lei stessa da mediatrice linguistica o preoccupandosi di rintracciare chi avrebbe potuto svolgere questo compito, sempre in forma volontaria; inoltre, si è trovata a collaborare in particolare con il consultorio familiare per la diffusione del video prodotto dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, promuovendolo anche attraverso il periodico Piceno 3M del Centro polivalente autogestito per l immigrazione. Un progetto che invece partirà nei primi mesi del 2007 è il Servizio di mediazione culturale e linguistica in ambito sanitario finanziato dalla Fondazione Carisap e che vedrà coinvolti nell attuazione la Provincia di Ascoli Piceno, l ASUR Zona Territoriale 12 e l ASUR Zona Territoriale 13. Interessante segnalare tra gli obiettivi specifici, oltre quelli volti a facilitare l accesso, l approccio interculturale e la relzione medico-paziente, 66 l obiettivo di sviluppare a livello di URP delle Zone Territoriali delle linee guida e diffonderne i risultati. Le attività previste sono un servizio di mediazione linguistica-culturale in orario lavorativo, di cui potranno usufruire i reparti, i servizi, gli ambulatori (anche dei medici di base) e il Pronto Soccorso, e un servizio di mediazione linguistica-culturale in orario non lavorativo, dedicato a soddisfare le esigenze delle Guardie Mediche, del Pronto Soccorso e del Punto di primo intervento. Per l attività in orario lavorativo le chiamate verranno gestite dall URP nella ZT 13 e dallo Sportello Salute nella ZT 12, mentre la reperibilità in orario non lavorativo sarà coordinata dalla Centrale Operativa 118 di Ascoli Piceno. Inoltre, il progetto prevede la realizzazione di stampati multilingue, come formulari di ammissione di screening, informazioni sanitarie, informazioni amministrative, settings ospedalieri, protocolli di cura e protocolli di ammissione a prestazioni diagnostiche, diete e prescrizioni. Ma l attività di comunicazione non si ferma qui, infatti, all attivazione e al termine del progetto saranno organizzate ben due campagne informative. La prima per far conoscere la nuova iniziativa sarà differenziata, in base ai due target previsti, la popolazione target del progetto stesso (immigrati, personale medico e sanitario, associazioni attive nel sociale, Caritas Diocesane e parrocchie) e la cittadinanza residente nei territori delle Zone Territoriali 12 e 13, sia nei contenuti che nei canali di diffusione. La seconda con lo scopo di far conoscere i risultati conseguiti e le buone prassi, supportata anche dall organizzazione di un seminario. ASUR Direzione Generale: dopo aver elencato uno per uno quali sono i progetti avviati e da avviare nelle singole Zone è interessante soffermasi su un iniziativa voluta dalla Direzione Generale, con la prospettiva di ripensare i sistemi di organizzazione ed erogazione delle prestazioni sociosanitarie attraverso il recupero dell unitarietà di sistema. Necessità che emerge anche dai risultati sin qui elencati dalla presente ricerca, cioè l elenco di una serie di iniziative simili in tutte le Zone ma spesso non in comunicazione fra loro. 67 Nell ambito del Nucleo direzionale di integrazione socio-sanitaria, un gruppo ristretto di professionisti, operante a livello di Direzione dell integrazione socio-sanitaria, ognuno responsabile delle cinque Aree progetto attualmente previste (Materno-infantile, Disabilità, Salute mentale, Anziani, Dipendenze, disagi, fragilità, sussidiarietà) e diretti dal responsabile dei Servizi di integrazione socio-sanitaria, si è sviluppato il progetto Manifestazioni di interesse per costruire l integrazione socio-sanitaria . L approccio che ha caratterizzato le Manifestazioni di interesse è stato volto a valorizzare adeguatamente le esperienze specifiche di integrazione socio-sanitaria presenti sul territorio marchigiano, per orientarle in una prospettiva unitaria; da notare come non si sia voluto partire dalle eccellenze ma dall esistente, ponendo particolare attenzione alle criticità. Si fa notare questo punto perché lo si ritiene molto simile a quello necessario da applicare nel contesto di questa ricerca. Le finalità generali delle Manifestazioni di Interesse si sono specificate in alcuni obiettivi peculiari, sia per la tematica dell integrazione socio-sanitaria nella sua globalità, che per la modalità operativa utilizzata, quella del laboratorio, che sono: - promuovere circolarità di idee e comunicazione tra i professionisti e gli operatori (in una logica contemporaneamente multiterritoriale e multiprofessionale) per favorire senso di appartenenza e reciprocità; - dare unitarietà e logica di sistema ad una serie di dimensioni dell integrazione socio-sanitaria (modalità di erogazione delle prestazioni, modelli organizzativi, reti, coordinamento, processi e procedure...) raccordando e ottimizzando le esperienze realizzate nei territori; - favorire la trasferibilità di buone prassi non in una logica di automatismi ma nella costruzione di nuove modalità, condivise e contestualizzate, di organizzare e gestire le prestazioni socio-sanitarie. Dagli obiettivi generali complessivi individuati dal progetto delle Manifestazioni di Interesse sono scaturiti obiettivi (generali e specifici) per ognuno dei laboratori. 68 Quindi sono stati individuati dodici argomenti per i quali sono state sviluppate modalità operative condivise di integrazione socio-sanitaria. I laboratori hanno preso il via nell ottobre 2005 e la loro attività è terminata nel primo semestre 2006; ogni laboratorio si è sviluppato in due moduli, di almeno cinque incontri ognuno, organizzati con modalità diverse, comunque partecipate ed attive. Ai dodici laboratori hanno partecipato oltre centosessanta operatori provenienti da tutte le Zone Territoriali delle Marche, distribuiti tra diverse professionalità mediche, sanitarie, sociali, amministrative. Interessante far presente ai fini della ricerca che solo un responsabile URP, dei tredici esistenti, ha partecipato ad uno dei laboratori e precisamente a quello intitolato Il territorio della salute. Forme e modalità d integrazione tra Distretti e Ambiti Territoriali e che mai il responsabile Area Progetto Comunicazione ASUR è stato chiamato a prender parte a questi incontri. Nella fase conclusiva delle Manifestazioni di interesse la Direzione aziendale ha inteso valorizzare al massimo sia il processo di conoscenza, restituzione al territorio e promozione culturale dei contenuti dei laboratori che l avvio dei percorsi istituzionali ed amministrativi, interni ed esterni all ASUR, per l accoglimento ed il recepimento possibili delle proposte dei laboratori. La diffusione del lavoro svolto è stata realizzata attraverso la produzione di un CD-ROM dedicato prevalentemente agli operatori sanitari e socio-sanitari, la pubblicazione di un opuscolo di sintesi delle attività svolte, la pubblicazione dei materiali tramite il sito web dell Azienda, l organizzazione di riunioni interne riguardanti le diverse tematiche dei laboratori in cui far conoscere esiti, modalità d azione e proposte emerse e la realizzazione di cinque work-shop, uno per ogni Area vasta su tematiche trasversali ai singoli argomenti dei laboratori. Il laboratorio di interesse per il tema della presente ricerca è il n.11 L accompagnamento delle fragilità in sanità. Prassi specifiche di accompagnamento dei soggetti fragili nei servizi sanitari dalla presa in carico alla continuità assistenziale . 69 Nel corso del laboratorio sono state analizzate le esperienze portate dai vari partecipanti e oltre ai punti di forza e agli elementi che questi hanno in comune, sono state fatte emergere le loro criticità, alcune delle quali corrispondono a quelle individuate dalla presente ricerca come, ad esempio, la temporaneità dei nuovi servizi, costruiti per rispondere ai bisogni relativi a nuove fragilità , dovuta al fatto che questi spesso dipendono da progetti che hanno una scadenza, finanziati da fondi esterni, e che con fatica passano dalla fase sperimentale alla messa a regime. Tra le proposte emerse si segnalano: l individuazione di modalità per permettere ad ogni operatore di formulare suggerimenti, idee, progettualità per migliorare l organizzazione (es. formulario unico per l intera ASUR che le Direzioni di Zona potrebbero inviare capillarmente ai propri operatori sollecitandone la restituzione nelle sedi direzionali centrali oltre che ai responsabili dei relativi servizi); la possibilità che ogni Zona Territoriale possa fare riferimento ad un Ufficio progettazione ASUR centralizzato , che rielabori osservazioni e proposte degli stessi, traducendole in ipotesi operative adeguate alle diverse realtà e praticabili nei diversi contesti. Anche in questo caso, come si è fatto notare in precedenza, nonostante i progetti di cui si è discusso all interno del laboratorio fossero fortemente legati al tema dell accesso e della comunicazione con i soggetti fragili nessun operatore della comunicazione è stato chiamato in causa. 70 Tabella 9: LE ATTIVITA DELLE ZONE TERRITORIALI IN SINTESI MATERIALE MEDIATORE INCONTRI FORMAZIONE ZONA INFORMATIVO LINGUISTICO CON GLI OPERATORI TERRITORIALE PLURILINGUE CULTURALE IMMIGRATI ZT 1 Pesaro X X ZT 2 Urbino X X ZT 3 Fano X X ZT 4 Senigallia X X X X ZT 5 Jesi X X X X ZT 6 Fabriano X X X ZT 7 Ancona X X ZT 8 Civitanova X X Marche ZT 9 Macerata X ZT 10 Camerino ZT 11 Fermo X X ZT 12 San Benedetto del X X Tronto ZT 13 Ascoli X Piceno FONTE: interviste allegato n. 1 71 3.3.2 I temi emersi nelle interviste Come detto in precedenza il secondo obiettivo delle interviste era quello di raccogliere le opinioni e le considerazioni degli addetti ai lavori sul tema della comunicazione per la salute dei cittadini immigrati, su quali fossero a parer loro i bisogni più urgenti e i temi da affrontare. Le conversazioni sono state molto diverse tra loro ma ugualmente si è riusciti ad individuare dei nodi chiave intorno ai quali molti hanno espresso la propria opinione. Impatto della presenza immigrata all interno delle strutture sanitarie e atteggiamento degli operatori: una delle questioni più scottanti e difficili da risolvere è proprio quella dell impatto determinato dall incontro/scontro di culture molto differenti da quella con cui il sistema si è finora confrontato. Un sistema organizzato in maniera monoculturale e completamente impermeabile alle pressioni esterne. Quattro intervistati segnalano un atteggiamento di ostilità espresso dagli operatori medico-sanitari e amministrativi nei confronti degli stranieri. Ad esempio, Patrizia Carletti, responsabile dell Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze dice: le barriere culturali ce le abbiamo noi, il grosso del lavoro va fatto con gli operatori, ma va fatto con una formazione interculturale sia nei contenuti che nelle modalità, e qua c è gente che c ha esperienze consistenti, e (intervista n.1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) quindi il discorso è che ti trovi per esempio solo per quello che riguarda, se fai un giro degli amministrativi, quelli che stanno agli sportelli, ti troverai delle cose stupende, questi si inventano ogni giorno delle interpretazioni restrittive o comunque per complicare la vita perché comunque c è questo razzismo (intervista n.1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) una comunicazione interculturale anche coinvolgendo gli operatori, perché vedi ancora ci sono tante resistenze anche per quanto riguarda l atteggiamento loro nei confronti dell utenza [ ] tanti pregiudizi, quindi lavorare anche sugli operatori [ ] capirsi un po a vicenda perché questo ancora siamo lontani. (intervista n.4 Giovanna Donzelli mediatrice culturale) Fabrizio Ortenzi (ginecologo) dichiara che la loro [degli stranieri] cultura e le loro possibilità economiche spesso fanno sì che siano un po più 72 trascurati nel vestiario e nell igiene personale della media dei pazienti italiani e questo genera l ostilità di molto personale ospedaliero. Il dottor Ortenzi ci tiene però anche a sfatare il mito della differenza culturale tra donne italiane e donne straniere, soprattutto arabe, secondo cui queste ultime non vogliono, in nessun caso, essere visitate da un uomo perché afferma che nella sua lunga esperienza solo una volta gli è stato proprio impossibile procedere nella visita, mentre tutte le altre volte l unica preoccupazione della coppia era quella della salute della donna e del buon esito della gravidanza, non del sesso del medico. L infermiera professionale Patrizia Ciccanti fa anch essa riferimento all impatto che la compresenza di culture diverse ha sia sull organizzazione del lavoro (diverse esigenze alimentari, abitudini, ecc. ecc.) che sulla relazione infermiere-paziente. Formazione degli operatori: ciò che è stato rilevato al punto precedente si ricollega perfettamente al tema della formazione degli operatori, necessaria secondo tanti testimoni per facilitare l accesso degli stranieri e stimolare il dialogo e l incontro tra le culture e gli atteggiamenti. Patrizia Carletti, responsabile dell Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze: se tu c hai un operatore culturalmente competente il servizio te lo fa l operatore, non solo non ti fa le barriere, ma te lo fa insomma ci sono gli URP, ci sono gli uffici, gli operatori di sportello, i portieri, voglio dire, sono tutti deputati a dare delle informazioni, allora nessuno mi parla mezza lingua al di fuori dell anconetano, tu c hai un atteggiamento comunque di ostilità [ ] e il lavoro lo devi fa con loro no? cosa parliamo di modelli culturali? Così in senso astratto? Oppure come dici te fai tanti volantini plurilingue, plurilingue de cosa non se sa perché non hai mirato a niente e quindi i livelli, le strategie sono sempre quelle che coinvolgono gli operatori, cioè il target non è a questo punto lo straniero, diciamo che però la priorità è lavorare sugli operatori, posso dire che in questi ultimi dieci anni è peggiorata tanto la situazione (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) La Dr.ssa Zahra Afshar, medico di base dell ambulatorio STP ZT 5: 73 mancano corsi di formazione per gli operatori che sono al front office, manca l informazione già per l operatore, se l operatore non ha l informazione non la dà all utenza, allora m hanno chiamato qui dal CUP per chiedermi se un ragazzo nigeriano era comunitario o non era comunitario, [ ] mi hanno mandato una signora che proveniva dall Argentina, quando gli ho detto che l Argentina con l Italia ha delle convenzioni particolari cortesemente mi ha fatto vedere il suo passaporto, lei era una cittadina italiana, hanno mandato qui una cittadina italiana, per l ambulatorio per immigrati clandestini extracomunitari, mi hanno mandato inglesi, mi hanno mandato tedeschi, perché loro vedono straniero, straniero lo mandano qui, non hanno capito il punto, allora informazione manca di partenza per gli operatori, perché se l operatore non ha l informazione male informa anche gli utenti (intervista n. 7 Dr.ssa Zahra Afshar medico SPT ASUR ZT 5) allora corsi di formazione per gli operatori perché così se hanno l informazione la danno, questa è la cosa fondamentale, noi abbiamo proposto, riproposto questa cosa, sono stata anche io vittima di una cosa ridicola tre settimane fa al CUP di Torrette di Ancona che mi chiedevano il permesso di soggiorno per vedere se la mia tessera sanitaria era valida, sulla tessera sanitaria, sulla mia carta d identità, che è il mio documento di riconoscimento, c era scritto che ero cittadina italiana, allora fondamentale corsi d informazione, perché noi non ci possiamo basare né sul volontariato né sulla bontà, l operatore, a prescindere da chi ha di fronte, deve dare informazione. (intervista n. 7 Dr.ssa Zahra Afshar medico SPT ASUR ZT 5) Il Dr. Ricci, responsabile dei Servizi di integrazione socio-sanitaria ASUR, si interroga, se lo pone come quesito, il come attrezzare gli operatori per conoscere gli elementi culturali dei diversi popoli, il rapporto tra le medicine (tradizionale, scientifico, ecc.), la diversa concezione della salute, il diverso rapporto con il corpo che le varie culture hanno. Molti hanno parlato di formazione in riferimento ad iniziative intraprese dalla propria ZT o associazione (in questo caso la responsabile del servizio infermieristico dell ospedale di Fermo Patrizia Ciccanti riferendosi al corso organizzato dall IPASVI) per affrontare le questioni poste dal doversi confrontare con l accesso di utenti stranieri. Tra queste si possono citare, ad esempio, il corso svoltosi a novembre 2006 a Macerata o i corsi organizzati periodicamente al personale di front-office della ZT 3 supportati dall intranet aziendale, ecc. ecc. Mediazione linguistico-culturale: un argomento spinoso è stato quello della mediazione linguistico-culturale. Molti hanno raccontato con entusiasmo e approvazione le esperienze di cui sono stati testimoni o 74 protagonisti, mentre altri hanno sollevato delle perplessità o hanno dichiarato di non aver bisogno di tale supporto, di riuscire ugualmente a svolgere il proprio lavoro. Una delle questioni alla base della confusione che si crea intorno alla figura e al ruolo del mediatore culturale è che il suo percorso di formazione non è stabilito e riconosciuto da nessuno, non sono stati fissati dei criteri standard a livello nazionale che possano far dire con certezza chi è il mediatore qualificato e chi no. C è chi come la dottoressa Patrizia Carletti e la psicologa Patrizia Brutti si sta adoperando per fare in modo che la Regione si impegni a dare forma alla figura del mediatore culturale. forse è più corretto parlare di servizi di mediazione [ ] innanzitutto c è molta confusione su chi è il mediatore [ ] noi abbiamo cercato in questi anni di portare nell agenda politica questo tema tuttavia a livello regionale non è stata ancora definita la figura professionale [ ] neanche a livello nazionale, adesso l abbiamo ripresa con il nuovo governo, abbiamo fatto una proposta di legge nel 2003 che però non è andata [ ] come associazione, io faccio parte dell Associazione Senza Confini, abbiamo messo su questo gruppo che opera questo servizio di intermediazione culturale in 24 lingue (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) allora loro sono inseriti il problema è sempre quello, perché l ideale è che un servizio di mediazione dovrebbe essere sempre integrato perché è comunque lì che entri nella microprogettazione, poi questi ovviamente non c hanno i soldi [ ] a Torrette è su chiamata mentre invece alla ASL 7 e alla ASL 4 sono fissi quindi c è tutto un lavoro ormai da anni con loro, infatti abbiamo fatto questa scelta dei consultori perché comunque è un luogo e funziona bene, funziona bene perché adesso c è un analisi di valutazione dell impatto [ ] per il resto non ci sono esperienze consolidate nella regione. (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) Oppure nella testimonianza di Concetta Trapè, responsabile URP ZT 7, si comprende come il mediatore venga inteso come qualcuno che ti avvicina alla cultura dell altro: la mediazione, quella è la cosa fondamentale per cercare di capire, cioè quando c è stato quell affare dell ARS, che abbiamo preparato quel DVD, capire per esempio che in alcuni popoli non è accettato il taglio cesareo perché una donna non è più donna se non è riuscita nemmeno a fare un bambino, questo ci ha fatto capire perché c è resistenza al taglio cesareo, solo che non capivamo, e quindi anche noi abbiamo delle delle lacune 75 [ ] il discorso di sapere che ne so che preferiscono le donne agli uomini, che la carne di maiale, queste sono ormai diventate cose di tutti i giorni per cui lì ci arrivi, per esempio però, con il Salesi o con Osimo, quando è stato il discorso che trovavamo delle difficoltà sui cesarei, andava a rischio la gravidanza e un parto, allora ci siamo rivolti, noi abbiamo chiesto aiuto per capire il perché, loro [NC i mediatori] ci sono state tantissimo di aiuto perché ci hanno spiegato il perché, perché in alcuni paesi stranieri, ecco, se una donna non riesce a partorire da sola non può più essere considerata donna (intervista n. 10 Concetta Trapè Responsabile URP ASUR ZT 7). Mentre altri parlano di mediatori ma in realtà con questa parola si riferiscono più che altro a dei traduttori, perché ovviamente alla base di tutto c è la barriera linguistica da superare. Anche la mediatrice per la lingua cinese all ospedale di Fermo, Giovanna Donzelli, rispondendo alla domanda su come valutasse l impatto del servizio, reputa che questo sia stato positivo perché in primo luogo è riuscito a risolvere il problema linguistico. l impatto con gli utenti è stato positivo, io ho notato anche, ma me l hanno fatto notare anche sotto [NC in reparto] per esempio, che c è stato un incremento, per quanto riguarda i ricoveri, per quanto riguarda le visite, perché molto spesso io li ho visti, alcuni adesso arrivano lì, Giovanna , si è sparsa la voce, anche chi non ho mai visto Giovanna, Giovanna , però sì è stato positivo, prima tante volte arrivavano anche per problemi, di salute grave va beh vai al pronto soccorso, però se c hai qualche disturbo, la lingua non c è nessuno che la padroneggi, la lingua italiana, assolutamente, qui è il problema fondamentale, alla fine ti trovi più a far da interprete che altro e quindi arrivano qua, non capiscono, non sanno a chi rivolgersi, non capiscono quali sono i percorsi da affrontare quindi ci rinunciano e tornano a casa. (intervista n. 4 Giovanna Donzelli mediatrice culturale) In molti infatti segnalano la differenza linguistica come la vera grande barriera all accesso per gli utenti stranieri. La stessa Giovanna Donzelli continua: il problema fondamentale è la lingua, per i cinesi è la lingua, perché mentre i magrebini, gli albanesi, lavorando con noi alla fine la lingua la imparano, loro a me è capitato persone che stanno qua ormai da dieci anni e non dicono una parola, non dicono una parola, c è una persona preposta a fare da interprete che magari è il datore di lavoro, i dipendenti proprio non riescono, c hanno un lessico minimo, quello relativo al lavoro quindi quello lì è il problema principale di comunicazione (intervista n. 4 Giovanna Donzelli mediatrice culturale) 76 Anche i responsabili URP della ZT 9 e della ZT 8 insistono soprattutto sulle difficoltà di tipo linguistico, ad esempio Fabrizio Trobbiani (ZT 8) dice: come no, ci sono, ci sono, problemi linguistici voglia c è il mediatore ma c è all ambulatorio immigrati, c è il mediatore culturale e linguistico, e stiamo facendo un accordo con l Università di Macerata che ha un corso proprio di mediatore linguistico qui a Civitanova, lo stiamo stringendo, non so quando ci riusciamo ma credo che entro l anno lo facciamo, per cui gli studenti dell ultimo anno fanno degli stage presso l ospedale (intervista n. 8 Fabrizio Trobbiani - Responsabile URP ASUR ZT 8). c è un problema di mediazione linguistica soprattutto con i cinesi che magari arrivano e ti passano il cellulare, la cosa, sicuramente problemi di mediazione linguistica, si sta facendo questo progetto per questa cosa qui (intervista n. 8 Fabrizio Trobbiani - Responsabile URP ASUR ZT 8) è lo strumento migliore. Finché la gente non parlerà la lingua italiana ci vorrà che qualcuno parli il cinese o il pakistano, la via di mezzo non c è, o almeno che si metta a parlare inglese come minimo. Però siccome agli sportelli non abbiamo gente, salvo rare eccezioni che se la cava neanche con l inglese (intervista n. 8 Fabrizio Trobbiani - Responsabile URP ASUR ZT 8) Insomma spesso più che di un mediatore si pensa di aver bisogno di un traduttore; soprattutto gli operatori sanitari sembrano sostenere questo, infatti, il dottor Cannatà e il dottor Cavanti, responsabili dell ambulatorio STP rispettivamente della ZT 2 e della ZT 6, dichiarano entrambi di non sentire l esigenza di un mediatore e che i pazienti risolvono i problemi linguistici facendosi accompagnare da un connazionale pratico con l italiano. Il dottor Fabrizio Ortenzi e l infermiera Patrizia Ciccanti (responsabile del servizio infermieristico dell Ospedale di Fermo) vanno ancora più a fondo nella questione e dichiarano una certa perplessità sul ruolo da affidare al mediatore. Il primo sostiene che il rapporto che si instaura tra medico e paziente è un rapporto molto intimo e necessita quindi della caduta delle barriere da entrambe le parti, se il rapporto di fiducia non si instaura secondo il dottore non è certo il mediatore culturale che può risolvere la cosa; però questo è molto utile nel cercare di ottenere il maggior numero di informazioni possibili per fare l anamnesi. 77 L altra afferma, che sì, il ruolo dei mediatori culturali è molto importante e queste persone non devono fungere solo da traduttori ma da ponti fra culture, ma ciò non toglie però che sia fondamentale che gli infermieri anche all Università si preparino sulla multiculturalità. Il mediatore non potrà mai sostituirsi, né deve, all infermiere e quest ultimo deve essere quindi pronto a confrontarsi in prima persona con culture diverse dalla propria. L organizzazione ospedaliera, sostiene sempre la Ciccanti, non può certo permettersi la presenza del mediatore 24 ore su 24 così da poter affiancare in ogni situazione l infermiere o il medico. E interessante notare come chi dichiara di non aver bisogno del mediatore o di non reputarlo indispensabile allo svolgimento del proprio lavoro sia più che altro il personale medico-infermieristico rispetto a quello che si occupa più di questioni amministrative o comunque legate alla prima accoglienza. Comunicazione sul diritto alla salute e sulle modalità di accesso all assistenza sanitaria: interrogati sulla questione della conoscenza o meno da parte degli immigrati, regolari e irregolari, del diritto alla salute e delle modalità di accesso all assistenza sanitaria, le risposte degli intervistati sono state contrastanti fra loro. Alcuni dichiarano che la normativa e le modalità di accesso non sono ben chiare agli stranieri. Ad esempio secondo la dottoressa Masotti e il dottor Cavanti della ZT 6 ci sono ancora diverse difficoltà nel far arrivare le informazioni agli irregolari, che appaiono ancora timorosi nel rivolgersi alle strutture sanitarie. La psicologa Patrizia Brutti, il responsabile URP ZT 1, Riccardo Cecchini, sostengono che l informazione manca sia tra gli stranieri che tra gli operatori. La responsabile URP della ZT 11, Maria Flavia Spagna afferma: Invece quello che bisognerebbe cominciare a fare è un discorso, un ragionamento, muoversi in maniera seria, dove sensibilizzare, far conoscere qual è la normativa, perché spesso la gente straniera non la conosce e questo noi lo vediamo, lo vediamo dal mediatore, è dal mediatore che arriva, gli dice io non sono in regola, allora vai a prendere il codice, allora con il codice tu puoi andare, qui c è 78 l ambulatorio quindi noi è un informazione che diamo attraverso il mediatore (intervista n. 3 Maria Flavia Spagna - Responsabile URP ASUR ZT 11) E la mediatrice Giovanna Donzelli, riferendosi agli utenti di nazionalità cinese: no, no loro non capiscono proprio come funziona, non capiscono i percorsi, perché poi in Cina loro vanno direttamente in ospedale per qualsiasi problema senza appuntamento, senza niente, c è un accesso diretto, invece qua non capiscono che per problemi, così, stupidi diciamo, non c è bisogno, loro anche qua per qualsiasi stupidaggine si rivolgono al pronto soccorso, quindi intasano il pronto soccorso, moltissimi che hanno i requisiti per l iscrizione al servizio sanitario non l hanno mai fatta, quindi non hanno il medico di base, tutte queste cose loro non le conoscono, è qui che bisognerebbe lavorare anche per facilitare il compito agli operatori [ ] questi andrebbero approfonditi, serve proprio un opera di informazione e di educazione, con qualcuno ci sono riuscita, insomma una, due, tre volte hanno capito il percorso da fare e quindi (intervista n. 4 Giovanna Donzelli mediatrice culturale) Altri invece ritengono che gli stranieri sono molto ben informati sui loro diritti. Arcangela Lambertelli, responsabile URP ZT 12, lo afferma sulla base dell incremento registrato dagli accessi all ambulatorio STP, a cui in un primo momento si rivolgevano persone prevalentemente di origine africana, mentre ora gli utenti appartengono a tutte le comunità di immigrati della zona. Anche il mediatore che è voluto rimanere anonimo dichiara di non notare disinformazione tra gli immigrati del territorio a cui fa riferimento, oltre a lui si esprimono sulla stessa linea, Diletta Agostini, operatrice sociale ZT 13 e il dottor Allegrini, medico STP ZT 10. Tiziano Busca, responsabile URP ZT 3, reputa che l informazione circolante tra gli immigrati del territorio di Fano sia sostanziosa e dovuta alla loro organizzazione in associazioni che partecipano attivamente alla vita della società civile. Fabrizio Trobbiani, responsabile URP ZT 8, sostiene in merito all argomento: secondo me di queste cose sanno più di noi, ne sanno più di noi perché c hanno le loro organizzazioni che li guidano in tutto, li portano su questo non c è nessun problema (intervista n. 8 Fabrizio Trobbiani - Responsabile URP ASUR ZT 8) 79 però di comunicazione sui diritti secondo me mi sembra tutta gente già informata sui diritti non è il problema principale. (intervista n. 8 Fabrizio Trobbiani - Responsabile URP ASUR ZT 8) Infine Omar Khattab, coordinatore del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della provincia di Ascoli Piceno, informa di come il Centro attraverso il suo periodico Piceno 3M, che successivamente verrà preso in considerazione, ha sempre diffuso moltissime informazioni in merito e che là dove queste mancano la spiegazione è che: perché praticamente ancora c è questa malainformazione, se andiamo a vedere la media dell età degli immigrati di quelli che non si iscrivono è la media di 20-26 anni che non sono sposati, non c hanno famiglia, giovani non c hanno nessun problema allora non è che gli interessa fare l iscrizione, questa è la cosa principale. (intervista n. 2 Omar Khattab coordinatore del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno) Metodi e strumenti di comunicazione: molto rilevanti al fine della ricerca le risposte in tema di strumenti e metodi di comunicazione ritenuti più o meno efficaci. Molti sostengono la poca efficacia dello strumento cartaceo fine a se stesso non di supporto ad attività di tipo relazionale, tra queste Patrizia Brutti, psicologa ZT 5, Patrizia Carletti, responsabile Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze e Zhara Afshar, medico ambulatorio STP ZT 5: io la comunicazione cartacea non è che ci credo tanto perché ho visto che il cartaceo neanche noi italiani, la comunicazione diretta, sia dell operatore, di un buon ginecologo, di una buona persona e parlando arriva all altro se no puoi dare mille opuscoli, mille cose (intervista n. 6 Dr.ssa Patrizia Brutti psicologa ASUR ZT 5) la comunicazione scritta non la leggono perché magari ci capita anche a noi che tutte ste robe le buttiamo nel cestino no? Quindi magari qual è la strategia più efficace? No? Magari gli incontri con le comunità, non lo so, funzionano? Non funzionano? Con le circoscrizioni? Con la scuola?... (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) allora abbiamo provato, abbiamo visto che nel caso nostro il materiale cartaceo funziona poco niente (intervista n. 7 Dr.ssa Zahra Afshar medico SPT ASUR ZT 5) 80 Prevalentemente gli intervistati sostengono la necessità di creare momenti di incontro con la popolazione immigrata per parlare loro di salute. Alcune Zone dichiarano di averlo fatto con successo, come la ZT 6 e la ZT 2; altre invece raccontano di aver avuto delle difficoltà a far affluire a questi incontri un numero consistente di persone. Secondo Patrizia Brutti l esistenza di un luogo a questo deputato potrebbe spingere anche gli immigrati a promuovere da parte loro momenti di incontro perché lei ha visto fallire alcune iniziative organizzate in maniera unilaterale dall Azienda sanitaria. Anche l assistente sanitaria Stefania Pierini e l ostetrica Valeria Rossi, dall esperienza effettuata per la diffusione del video prodotto dall ARS, hanno osservato che è molto difficile riscuotere successo invitando tramite lettera o volantino le donne a recarsi presso le strutture per ricevere informazioni. Infatti, dal report Monitoraggio dell uso del video per la vostra salute donne del mondo risulta chiaro che il video è stato proiettato la maggior parte delle volte quando le donne si trovavano all interno della struttura per altri motivi: visite, ricoveri, accertamenti diagnostici, corsi di preparazione al parto. Una soluzione suggerita da Valeria Rossi è quella di portare l informazione là dove si crea aggregazione tra gli immigrati. Questa, inoltre, è l unica a pensare a mezzi di comunicazione di massa tradizionali, come radio e tv locali, per far arrivare le informazioni ad un pubblico di immigrati. Il dottor Ortenzi propone addirittura di studiare una modalità di diffusione diversa per ogni etnia in base alle specifiche abitudini socioculturali. Riccardo Cecchini e Concetta Trapè, responsabili URP ZT 1 e ZT 7, parlano di far uscire fuori dalle mura dell Azienda sanitaria il materiale informativo prodotto (questure, comuni, ecc.) e della necessità di coinvolgere anche i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta nella diffusione delle informazioni. Infine lo strumento di comunicazione che sino ad ora sembra aver dato molti risultati positivi è il passaparola, la comunicazione tra pari, lo afferma il mediatore culturale che è voluto rimanere anonimo, il dottor Cannatà (medico 81 di base ZT 2) lo inserisce tra i fattori di successo del suo ambulatorio STP, ce lo dice la popolarità dalla mediatrice Giovanna Donzelli all interno della comunità cinese, lo affermano Riccardo Cecchini e Annunziata Pagliericcio, responsabili URP ZT 1 e ZT 9, e lo conferma la dottoressa Afshar (ambulatorio STP ZT 5): Abbiamo visto in questi quattro anni e mezzo di lavoro di questo ambulatorio che l unico modo è il passaparola, cioè l informazione data, il lavoro effettuato sull utenza, conta che quell utenza porta altra utenza, perché noi incontriamo pazienti provenienti da trentanove, quaranta nazioni diverse, con quaranta concetti diversi di salute e di malattia, ok? Allora non è facile spiegare ad ognuno, che possiamo fare? Lavorare sul singolo individuo che ci porterà altro individuo, il lavoro nostro è cominciato qui nel 2002 con 15 accessi al mese, adesso superiamo 160, sempre con lo stesso orario, sempre con la stessa persona, però sono stati loro, portavoce del lavoro effettuato, che cosa è il medico di base, che cosa è questo ambulatorio e quando ci si rivolge al medico, non nei casi gravi. (intervista n. 7 Dr.ssa Zahra Afshar medico SPT ASUR ZT 5) Coinvolgimento degli stranieri nella progettazione delle attività di comunicazione e informazione a loro rivolte: quando si è parlato di progettazione di iniziative formative e di comunicazione e dei loro contenuti, sui temi dell immigrazione, rivolte sia ad un pubblico interno che esterno, sempre tutti hanno sostenuto la necessità di coinvolgere gli stranieri in prima persona, sia i mediatori che i rappresentanti delle associazioni e quindi della società civile, figure che spesso si corrispondono. Alcuni hanno fatto riferimento in questo senso ad esperienze già sperimentate, come la dottoressa Masotti che ha parlato dell opuscolo prodotto coinvolgendo i partner rappresentanti gli immigrati nel progetto Equl DIPO, e la dottoressa Brutti che ha raccontato l esperienza degli opuscoli e soprattutto del video pensato e recitato interamente da un gruppo di donne straniere di Jesi nell ambito del progetto Equal ETNICA, o ancora le testimonianze di Omar Khattab e Patrizia Carletti sotto riportate: come no qualsiasi cosa bisogna condividerlo perché loro [NC i medici ASUR] sanno che cosa c hanno bisogno, noi come immigrato sappiamo l immigrato di che cosa c ha bisogno e come dirlo [ ] per questo sto dicendo SOLI MAI va molto molto bene perché è un lavoro fatto condiviso tra i due reparti, i direttori dei reparti, la gente che lavorano con loro e noi (intervista n. 2 Omar Khattab 82 coordinatore del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno) la prima cosa che si deve fare quando si deve comunicare qualcosa a qualcuno è coinvolgerli comunque tu non puoi mai prescindere dalla comunità e non hai una categoria sola, non hai la categoria immigrato o donna immigrata se pensiamo anche al video che noi abbiamo fatto, noi abbiamo fatto, coinvolto ventitre differenti nazionalità! (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) ad esempio quando abbiamo fatto il video, abbiamo fatto degli incontri per vedere che nessun gesto fosse offensivo per le culture lì rappresentate [ ] magari prendi una cosa con la mano sinistra per una persona musulmana può essere offensiva, sono per noi gesti normali, quindi la comunicazione è anche questo, non è solo verbale o scritta, anche il volantino di due righe che stiamo facendo per accompagnare che esiste il video [ ] questo abbiamo fatto tre incontri e poi l ultima volta l abbiamo dovuto ricorreggere (intervista n. 1 Dr.ssa Patrizia Carletti Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze) Altri lo ritengono un punto indispensabile da mettere in atto per i progetti che verranno, come Maria Flavia Spagna, responsabile URP ZT 11: io ritengo che sia indispensabile, non opportuno, il problema è che magari non riesci, hai bisogno di chi ti faccia da mediazione nel senso qualcuno che abbia il contatto con loro che coinvolga (intervista n. 3 Maria Flavia Spagna - Responsabile URP ASUR ZT 11) esatto, non è che dici facciamo un tavolo di lavoro e chiamiamo il cinese, no quello no non esiste però tessere una rete prima di relazioni per coinvolgerli, sì è sulla modalità del coinvolgimento che bisognerà discutere ecco ma che sia indispensabile è fuori dubbio. (intervista n.3 Maria Flavia Spagna - Responsabile URP ASUR ZT 11) Organizzazione, coordinamento, collaborazione: per molti per rendere il Sistema sanitario più accessibile all utenza immigrata c è bisogno di una riorganizzazione, del coordinamento di varie sue parti che oggi operano in maniera autonoma e di collaborazione, oltre che tra le Zone e tra ASUR e Zone , tra Azienda sanitaria e territorio. L ostetrica Valeria Rossi crede che una riorganizzazione dell area consultoriale sulla base di quanto prevede la normativa nazionale, in termini di accesso diretto e staff e luogo dedicato, basterebbe ad abbattere ogni tipo di barriera all accesso per le pazienti immigrate. La responsabile del servizio infermieristico dell Ospedale di Fermo, Patrizia Ciccanti, invece parla della necessità di una riorganizzazione del 83 lavoro svolto dalla propria categoria per far fronte alle esigenze diverse dei vari pazienti e di un maggiore coordinamento tra le varie Unità Operative. Molti altri richiamano il tema della collaborazione e del coordinamento riferendosi però ad enti esterni. Quindi collaborazione con gli Ambiti Territoriali secondo Simona Sabbatini, assistente sociale ZT 4, coordinamento con Regione, Comuni e Province, per evitare la sovrapposizione delle iniziative di comunicazione, per Riccardo Cecchini, responsabile URP ZT 1. Collaborazione con le associazioni che si occupano di immigrazione per arrivare a chi non arriva all Azienda sanitaria dice, inoltre, Maria Flavia Spagna, responsabile URP ZT 11. C è chi come il responsabile Servizi di integrazione socio-sanitaria Stefano Ricci avanza una proposta: creare un serbatoio di esperienze, all interno della Direzione Generale ASUR, capace di supportare con dati aggiornati, riferiti a tutte le Zone Territoriali, e linee guida progettuali le attività di accoglienza e integrazione pensate a livello zonale. Temi per la prevenzione: ultimo, ma non meno importante, l interrogativo sui temi reputati più urgenti per una ipotetica campagna di prevenzione. Il mediatore culturale anonimo al sentir parlare di campagna di prevenzione esprime la propria perplessità sull interesse che questa possa suscitare tra la popolazione immigrata. Il dottor Cannatà (ambulatorio STP ZT 2) reputa che gli argomenti più urgenti siano quello dell HIV, dell epatite e degli screening femminili, temi che la sua Zona tratta negli incontri organizzati appositamente con gli immigrati e per i quali sono stati prodotti materiali informativi in arabo e macedone. Quello degli screening risulta essere un argomento segnalato anche dal report Monitoraggio dell uso del video per la vostra salute donne del mondo perché è emersa, nel corso di vari incontri con le donne immigrate, la necessità di diffondere informazioni sulla prevenzione dei tumori femminili e sulle modalità di accesso ai servizi per praticarla. 84 Diletta Agostini, operatrice sociale ZT 13, facendo riferimento alle iniziative dell ARS, conferma che a suo parere i temi che hanno bisogno di maggiore attenzioni sono quelli riguardanti l area materno-infantile. Il ginecologo Fabrizio Ortenzi alla domanda se reputasse urgente una campagna sulla contraccezione rivolta ad un pubblico straniero, risponde affermativamente e segnala le nazionalità dell Est europeo come target della stessa. Anche la psicologa Patrizia Brutti, la dottoressa Zhara Afshar e la dottoressa Giuseppina Masotti insistono molto sulla necessità di informare su temi riguardanti la salute sessuale l HIV è fondamentale, malattie a trasmissione sessuale, ho incontrato molti casi di sifilide, nella popolazione giovane, diversi casi di condilomi e l HIV, campagna sulle malattie a trasmissione sessuale ... (intervista n. 7 Dr.ssa Zahra Afshar medico SPT ASUR ZT 5) e la contraccezione per contrastare il dilagare del ricorso, anche ripetuto, all IVG, che spesso non fa che aggravare la condizione già precaria della donna immigrata. Anche in questo caso il report Monitoraggio dell uso del video per la vostra salute donne del mondo conferma tali rilevazioni perché da esso si apprende che il capitolo sulla contraccezione è quello che è stato mostrato più frequentemente e che ha attirato l attenzione del maggior numero di donne. Inoltre il personale sanitario ha espresso il desiderio di sviluppare ulteriormente questa tematica strettamente legate al frequente ricorso all IVG da parte delle donne immigrate. 85 3.4 Piceno 3M Il Mondo nel Piceno Piceno 3M, uscita ad ottobre 2006, con il nuovo nome Il Mondo nel Piceno, è la pubblicazione bimestrale del Centro polivalente autogestito per l immigrazione della provincia di Ascoli Piceno. Il Centro costituito nel 2000, ai sensi della legge Regionale 2 Marzo 1998 n. 2, concernente gli Interventi a sostegno dei diritti degli immigrati , svolge le funzioni di progettazione e promozione di attività culturali e di analisi socio economica della realtà dell immigrazione nel Piceno, si muove nel campo dell orientamento al lavoro, funge da raccordo con le comunità di immigrati, è di sostegno all inserimento sociale e alle progettualità economiche e culturali, inoltre, promuove l interculturalità e i progetti educativi all interno delle scuole. Tra i progetti realizzati, appunto, la pubblicazione del periodico, unico nel suo genere nelle Marche in base alle ricerche effettuate dal ricercatore, stampato in 5000 copie e distribuito gratuitamente agli immigrati residenti nel territorio provinciale. Prendendo come punto di riferimento per l analisi un indagine realizzata dal CNEL nel 2004, riguardante la stampa di immigrazione in Italia (Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, 2004), tale iniziativa editoriale è classificabile tra quelle volute da italiani e gestite da stranieri, rivolte prevalentemente ad un pubblico di immigrati e contenenti informazioni di servizio, proprio perché questa è collegata ad una istituzione amministrativa, e di carattere sociale e culturale, e ha come obiettivo quello di agevolare il processo di integrazione. Questo strumento può essere una grande risorsa per favorire il contatto fra culture diverse, anche nell ottica di combattere, come sottolineano molti studi qualificati, l immagine distorta collegata a connotazioni negative, fornita dai media italiani sul tema dell immigrazione. Però come rivela l indagine sopra citata, spesso la stampa di immigrazione e per l immigrazione in Italia non riesce ad essere pienamente efficace nello svolgere un ruolo di ponte tra le comunità straniere e la popolazione italiana, perché il target di riferimento 86 rischia di rimanere circoscritto, per ovvie ragioni, agli stessi immigrati e ad un pubblico specialistico e di élite, come è per Il mondo nel Piceno, inviato gratuitamente tramite spedizione postale a tutti i residenti stranieri della provincia di Ascoli Piceno. Interessante notare come viene affrontato il tema della salute all interno della pubblicazione. Prevalentemente vengono fornite informazioni di servizio riguardanti le modalità di iscrizione al Servizio sanitario nazionale per i regolari e la possibilità di usufruire degli ambulatori STP per i regolari; si pubblicizzano le attività di mediazione culturale presenti all interno delle strutture della provincia, e più precisamente presso le ASUR Zone Territoriali 11, 12 e 13, che spesso sono state create anche grazie all impulso proveniente dal Centro; sono stati pubblicati anche due articoli il cui scopo era quello di educare alla salute e all uso consapevole delle risorse messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale; oppure nel numero di ottobre-novembre 2002 è presente un ben identificato angolo della salute con testi in italiano e in inglese dedicato ai consigli da seguire dopo la dimissione dal nido del neonato. Gli articoli dedicati alla mediazione culturale sostengono fortemente il ruolo di questo nuovo operatore del sociale sia in ambito sanitario, che scolastico, che all interno dei centri per l impiego. Ad esempio, nell articolo I mediatori culturali. Un ruolo importante per facilitare l accesso ai servizi e promuovere le pari opportunità a favore degli immigrati. si dice: Il mediatore, inoltre, non ha un ruolo di rappresentanza degli stranieri, non si sostituisce a chi eroga un servizio, né a chi ne fruisce, non è un semplice traduttore o interprete. E in vece un operatore culturale che favorisce con l autorevolezza della competenza e dell imparzialità la reciproca conoscenza e comprensione, per contribuire alla costruzione di relazioni positive tra culture diverse e per evitare conflitti o discriminazioni. Così inteso il mediatore culturale è un fattore di stabilità e al tempo stesso di innovazione sociale (Khattab Hussein, O., 2005. I mediatori culturali. Un ruolo importante per facilitare l accesso ai servizi e promuovere le pari opportunità a favore degli immigrati. In Piceno 3M. Nov 2005, n. 22, p. 4.) E sembrato utile ai fini della ricerca considerare anche il contributo dato alla comunicazione per la salute da questa pubblicazione, che anche se non scaturisce su impulso dell Azienda sanitaria, si colloca sempre tra le iniziative volute da un ente pubblico a favore della popolazione immigrata. 87 Una realtà come quella del Centro polivalente, e uno strumento come Il Mondo nel Piceno, non possono non essere tenuti in considerazione quando si parla di cooperazione e coordinamento con le associazioni del territorio per un miglioramento delle logiche sottese ad una strategia di comunicazione efficace. 88 CAPITOLO QUARTO SERVIZI E COMUNICAZIONE ASUR PER GLI IMMIGRATI: I DATI QUANTITATIVI In questo capitolo verranno esposti e commentati i dati della ricerca quantitativa effettuata attraverso la somministrazione di un questionario del tipo autocompilato a tutti gli operatori di front-office del Cup e dell anagrafe assistiti dell ASUR. 4.1 Metodo e strumenti per la raccolta dati Sentita l esigenza di rilevare le difficoltà che si presentano nelle relazioni quotidiane tra gli operatori di front-office degli sportelli CUP e anagrafe assistiti e gli utenti stranieri, e di raccogliere i suggerimenti di tale categoria, si è pensato di utilizzare come strumento per la raccolta dati un questionario strutturato che comprendeva al suo interno anche alcune domande aperte. (vedi allegato n. 2) La scelta è ricaduta sul questionario perché l ampiezza territoriale dell ASUR impediva al ricercatore la raccolta di dati esaustivi, per questa categoria di testimoni, attraverso interviste qualitative. Il questionario utilizzato era già stato validato nel corso di una ricerca analoga intrapresa dall Azienda sanitaria di Firenze. L Azienda fiorentina nel biennio 2000/2001 ha preso parte, insieme al Ministero della Sanità, alla Regione Toscana, e alle Aziende sanitarie di Arezzo, Grosseto e Massa, al programma sperimentale Ruolo del Comitato Etico Locale nello sviluppo del principio di autonomia e tutela della persona. Consenso informato e processi comunicativi in sanità per particolari gruppi di popolazione: immigrati, anziani, minori e adolescenti e in questo contesto ha affrontato il tema delle dinamiche comunicative con i 89 cittadini immigrati, servendosi, tra le altre cose, del questionario allegato alla presente ricerca (allegato n. 2). Si è deciso di contattare l intera popolazione di riferimento, tutti gli operatori CUP e anagrafe, e per fare ciò ci si è avvalsi della collaborazione dei responsabili URP delle singole Zone, e nel caso della ZT 6 di Fabriano della responsabile del Distretto di Fabriano. Questo da un lato ha permesso al ricercatore, comunque esterno alla realtà aziendale, di raggiungere i casi di suo interesse, però ha anche generato delle distorsioni dovute: ai turni di lavoro degli operatori, non tutti hanno compilato il questionario perché probabilmente non erano presenti quando questo è stato distribuito; alla discrezionalità adoperata dal referente incaricato nel distribuirli, non sempre i questionari sono stati fatti girare in tutta la Zona Territoriale, alcune volte sono stati compilati solo dal CUP e dall anagrafe della cittadina capoluogo della Zona Territoriale; all ulteriore passaggio che hanno subito arrivati nelle Zone, infatti non sempre i responsabili URP si sono occupati in prima persona o attraverso loro sottoposti della distribuzione e raccolta del questionario, perché nella maggior parte delle Zone si sono poi dovuti rivolgere ai rispettivi responsabili della popolazione di interesse per la ricerca. Si è deciso di non rivolgersi direttamente ai responsabili degli operatori di front-office dei servizi di interesse perché ogni Zona è organizzata in maniera diversa e risultava difficile per il ricercatore individuare tutte le figure interessate. Quindi su consiglio del responsabile Area Progetto Comunicazione ASUR, si è optato per i responsabili URP già noti al ricercatore e in possesso degli strumenti adeguati a far arrivare a destinazione i questionari. Gli eventi sopra descritti hanno quindi determinato una sorta di autoselezione del campione, tipico in ogni caso per un questionario di questo tipo, compilato individualmente e senza vincoli sulla restituzione (Corbetta, 1999). Inoltre, il coinvolgimento dei responsabili URP nella distribuzione dei questionari ha fatto sì che a volte questi ritenessero opportuno farli compilare anche da operatori, sempre di front-office, ma appartenenti a servizi diversi da quelli richiesti. E quindi si hanno a disposizioni dati derivanti anche dagli 90 URP, dai servizi di accoglienza (ZT 2) o da servizi dedicati prettamente ad un utenza immigrata, come ad esempio la Finestra Blu di Pesaro. A parere del ricercatore tale atteggiamento sta ad indicare un maggiore coinvolgimento e interesse dimostrato nei confronti della ricerca. 4.2 Il questionario Il questionario (vedi allegato n. 2) era composto da quattro domande a risposta chiusa, nelle quali si chiedeva di indicare quali problemi si riscontrassero più di frequente con gli utenti stranieri, quali fossero le richieste più frequenti, quali servizi sembrassero presentare maggiori problemi di accesso, che cosa si potrebbe fare per superare queste difficoltà, la quinta domanda finale era a risposta aperta e in essa si dava la possibilità di raccontare un esperienza personale di problem solving. Nell arco di due mesi sono stati raccolti 197 questionari, quelli presi effettivamente in considerazione nella trattazione dei risultati sono 185 su una popolazione di riferimento di 280 operatori in tutta l ASUR. Nelle interviste strutturate il primo obiettivo era quello di conoscere le attività delle singole Zone per questo si è deciso di analizzare i dati , anche in questo caso, tenendo in considerazione la variabile Zona Territoriale. Si prenderanno in considerazione quindi le distribuzioni di frequenza delle risposte alle singole domande, in valore assoluto, perché le unità che costituiscono la popolazione di riferimento per ogni singola Zona sono in numero così contenuto da rendere scorretto il trattamento percentuale dei dati. La percentuale di rispondenti risulta abbastanza soddisfacente anche se, per le motivazioni già esplicate sopra, in alcune Zone l adesione è stata inferiore rispetto alla media. 91 Tabella 10: operatori di CUP e anagrafe assistiti oggetto della rilevazione e questionari ritornati. RISPONDENTI RISPONDENTI N v.a. % ZT 1 14 9 64 ZT 2 7 2 29 ZT 3* 32 22 69 ZT 4 25 16 64 ZT 5 25 14 56 ZT 6 20 18 90 ZT 7 17 15 88 ZT 8 24 8 33 ZT 9* 50 39 78 ZT 10 21 16 76 ZT 11 15 7 47 ZT 12 14 6 43 ZT 13 16 13 81 ASUR (totale) 280 185 66 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office 92 I problemi riscontrati più di frequente con gli utenti stranieri: se si prende in considerazione il primo quesito, che chiedeva agli operatori di indicare quali fossero i problemi riscontrati più di frequente con gli utenti stranieri si può verificare (v. tabella sottostante) che la risposta problemi di lingua è quella che totalizza sempre il maggior numero di preferenze tranne che nella Zona Territoriale 10. Tabella 76. Dati complessivi ASUR DOM 1. Problemi riscontrati più frequentemente con gli utenti stranieri Scarsa conoscenza Stesse difficoltà Problemi di lingua dei servizi dei cittadini italiani ZT 1 N = 14 3 8 0 ZT 2 N=7 0 2 0 ZT 3* N = 32 8 15 6 ZT 4 N = 25 9 9 8 ZT 5 N = 25 3 10 3 ZT 6 N = 20 4 9 7 ZT 7 N = 17 8 11 0 ZT 8 N = 24 4 4 1 ZT 9* N = 50 21 25 11 ZT 10 N = 21 9 3 9 ZT 11 N = 15 2 5 1 ZT 12 N = 14 2 2 2 ZT 13 N = 16 7 8 4 ASUR N = 280 80 111 52 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari In questa Zona i cittadini stranieri hanno secondo gli operatori una scarsa conoscenza dei servizi e allo stesso tempo le stesse difficoltà dei cittadini italiani (v. allegato n. 2 tabella 56), questo fa pensare appunto che come per gli italiani quando non si conoscono bene i servizi si ha difficoltà ad accedervi. Dalle interviste qualitative risultava anche che in questa Zona il numero di immigrati fosse relativamente contenuto e che i normali canali di comunicazione, validi per tutti gli utenti, riuscissero in qualche modo a soddisfare anche le richieste degli stranieri. Effettivamente andando avanti con la lettura dei questionari della Zona 10 si riscontra una certa coerenza, perché 93 vengono segnalate maggiori richieste di spiegazioni in merito all espletamento di singole procedure (v. allegato n. 2 tabella 57) e maggiori problemi di accesso nei confronti della specialistica ambulatoriale (v. allegato n. 2 tabella 58), un tipo di servizio che appunto richiede l espletamento di vari passaggi burocratici prima di arrivare ad usufruirne. Gli operatori della Zona 10 di Camerino suggeriscono nella stessa misura, per superare tali difficoltà, di fornire loro del materiale di supporto e di formare i medici di medicina di base (v. allegato n. 2 tabella 59). Quindi dalla lettura dei dati sembra che la Zona 10 abbia bisogno di comunicare in maniera semplificata, anche attraverso il canale dei medici di base, il funzionamento delle procedure da espletare per accedere ai servizi. Sempre ritornando al quesito n. 1 molte zone che segnalano di avere problemi di lingua spesso però non escludono il problema della scarsa conoscenza dei servizi , risposta, che nelle Zone Territoriali 4, 8, 12 e 13 (v. allegato n. 2 tabelle 26, 46, 66, 71), colleziona lo stesso numero di preferenze o al massimo una o due in meno dell altra. In questo caso si può affermare che la difficoltà raddoppia perché l utente non ha neppure punti di riferimento relativi al funzionamento dei servizi. Solo la Zona 10 (3/7 delle risposte) (v. allegato n. 2 tabella 56), la Zona 12 (1/3 delle risposte) (v. allegato n. 2 tabella 66) e la Zona 6 contrassegnano in maniera significativa la risposta hanno gli stessi problemi dei cittadini italiani . Nella Zona 6 in particolare tale risposta alla domanda n. 1 trova molti riscontri nelle risposte alle domande successive, infatti, quattro operatori alla domanda n. 3 rispondono che i cittadini stranieri non hanno nessuna difficoltà di accesso verso nessun tipo di servizio, quattro operatori non rispondono affatto alla domanda questo può voler dire appunto, che non riscontrano nessuna difficoltà di accesso ai servizi. Inoltre, alla domanda n. 5 quattro operatori, di cui due diversi da quelli precedenti, insistono nel precisare che gli stranieri sono ben informati e non hanno nessun problema. 94 Le richieste più frequenti dei cittadini stranieri: in tutte le Zone Territoriali (v. tabella sottostante), tranne che nelle Zone 2 e 12, la risposta che registra la distribuzione di frequenza maggiore, a volte a parimerito con altre, è che i cittadini stranieri hanno bisogno di spiegazioni su singole procedure. Tabella 77. Dati complessivi ASUR DOM 2. Richieste più frequenti dei cittadini stranieri Spiegazioni Informazioni Informazioni Materiale sul Spiegazioni su altri generali sui informativo funzionamento su singole servizi servizi in lingua dei servizi procedure pubblici sanitari della città ZT 1 N = 14 ZT 2 N=7 ZT 3* N = 32 ZT 4 N = 25 ZT 5 N = 25 ZT 6 N = 20 ZT 7 N = 17 ZT 8 N = 24 ZT 9* N = 50 ZT 10 N = 21 ZT 11 N = 15 ZT 12 N = 14 ZT 13 N = 16 ASUR N = 280 1 0 3 8 0 0 0 2 0 0 3 0 6 18 1 10 7 9 11 3 4 0 2 10 1 4 0 2 15 1 3 0 1 14 2 2 3 2 3 3 9 2 17 27 4 5 0 4 13 0 0 0 2 5 0 1 2 0 1 2 4 0 3 9 1 46 14 53 134 18 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari Insomma sembra essere la burocrazia il maggior ostacolo all accesso, in particolare come si evince da alcune sottolineature presenti nei questionari e 95 dalle risposte alla domanda aperta n. 5, è il pagamento del ticket a creare le maggiori difficoltà. Questo perché, da come risulta dai questionari, è difficile spiegare agli stranieri esenti come portare a buon fine la pratica di esenzione, e a quelli non esenti che per ricevere la prestazione è necessario pagare un ticket. Il pagamento del ticket appare come un fattore di contrasto tra gli operatori e gli utenti stranieri. Ventitre operatori segnalano questa questione rispondendo alla domanda n. 5, ed alcuni sembrano proprio infastiditi dal fatto che molti stranieri risultino esenti. L argomento del ticket sembra uno dei più urgenti da affrontare in una comunicazione diretta agli utenti stranieri, anche in funzione di un miglioramento della relazione fra le parti. Sempre rimanendo sulla domanda n. 2 si segnalano tre Zone dove le risposte si discostano leggermente dalla tendenza generale. Come detto sopra nelle Zone 2 e 12 la maggior parte delle preferenze vanno, nel primo caso alla risposta spiegazioni sul funzionamento dei servizi sanitari (due preferenze su due risposte, v. allegato n. 2 tabella 17) e nel secondo caso si posizionano a parimerito con due preferenze materiale informativo in lingua e informazioni su altri servizi pubblici della città (v. allegato n. 2 tabella 67). C è da dire però che il numero di rispondenti per queste due Zone è molto basso e forse in un certo senso questo può compromettere la validità della rilevazione. Nella Zona 4 (v. tabella sottostante) invece, è sempre la risposta spiegazioni sulle singole procedure a totalizzare il maggior numero di consensi, però è subito seguita dalle risposte informazioni generali sui servizi e spiegazioni sul funzionamento dei servizi sanitari . 96 Tabella 27. ASUR Zona Territoriale 4 Senigallia N = 25 DOM 2. Richieste più frequenti dei cittadini stranieri Spiegazioni sul Informazioni Informazioni Materiale Spiegazioni su funzionamento su altri servizi generali sui informativo in singole dei servizi pubblici della servizi lingua procedure sanitari città 10 7 9 11 3 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Questo fatto potrebbe segnalare sia un maggiore bisogno di informazioni da parte dei cittadini stranieri residenti nella Zona 4 sia una maggiore sensibilità da parte degli operatori a questo tipo di utenza. Effettivamente ritornando alla domanda n. 1 anche in questo caso vengono segnalati con la stessa frequenza, come problemi, la scarsa conoscenza dei servizi e la disparità linguistica, anche se allo stesso tempo si distacca solo di una preferenza la risposta hanno le stesse difficoltà dei cittadini italiani (v. allegato n. 2, tabella 26). Il dato di Senigallia è molto interessante anche relativamente alle risposte date alle domande n. 3 e n. 4 (vedi tabelle sottostanti). Tabella 28. ASUR Zona Territoriale 4 Senigallia N = 25 DOM 3. Servizi verso i quali sembrano essere maggiori i problemi di accesso per gli stranieri Pronto Con Specia Assi Esami Ana Rico Certifi soccorso sultori listica stenza di labo grafe veri cazioni ambula sanitaria ratorio e sani ospeda autoriz toriale di base diagno taria lieri zazioni stica 10 10 6 7 2 4 3 8 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Tabella 29. ASUR Zona Territoriale 4 Senigallia N = 25 DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 3 6 10 6 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. 97 Dalla tabella 28 risulta che i servizi verso i quali gli stranieri sembrano avere maggiori problemi di accesso sono due servizi ad accesso diretto: il pronto soccorso e il consultorio. La cosa che stupisce è che il consultorio di Senigallia è uno dei pochi ad avere un servizio di mediazione culturale ormai attivo da diversi anni. Sarebbe quindi interessante approfondire questi dati e capire se magari la difficoltà può essere causata dalla mancanza di circolazione nell ambiente sociale delle informazione relative a questi servizi, oppure se la domanda sia stata compresa in maniera errata dagli stessi operatori . Forse la domanda è stata fraintesa e sono stati segnalati quei servizi che per le loro caratteristiche proprie vedono in tutte le Zone una grande affluenza di stranieri; è appunto l elevata presenza straniera, con i problemi che ne conseguono, ad essere stata segnalata come causa di disagio, piuttosto che valutare dal punto di vista dello straniero quali sono i servizi verso i quali maggiori sono le difficoltà di accesso. Anche la risposta data dagli operatori della ZT 4 al quesito n. 4 appare significativa, perché, in una delle Zone che per prima ha realizzato un corso di aggiornamento per i propri operatori sul tema degli aspetti relazionali con le diverse etnie, gli operatori del front-office di CUP e anagrafe suggeriscono di ricorrere alla formazione del personale interno per risolvere questi problemi. In effetti il corso Aspetti relazionali e della professione con particolare riferimento all orientamento all utenza anche in relazione alle diverse etnie (v. capitolo 3) non era rivolto a questa fascia di operatori, e il fatto che questi lo richiedano sta ad indicare anche la disponibilità a mettersi i gioco per migliorare il sistema di relazioni. Servizi verso i quali sembrano essere maggiori i problemi di accesso per gli stranieri: le distribuzioni di frequenza delle risposte alla domanda n. 3, senza considerare la Zona 4 di cui si è già parlato, sono più frammentate e vicine le une alle altre (v. tabella sottostante). 98 Tabella 78. Dati complessivi ASUR DOM 3. Servizi verso i quali sembrano essere maggiori i problemi di accesso per gli stranieri Pronto Con Specia Assi Esami Ana Rico Certifi soccorso sultori listica stenza di labo grafe veri cazioni ambula sanitaria ratorio sani ospeda autoriz toriale di base e taria lieri zazioni diagno stica ZT 1 N= 2 1 3 1 1 0 0 5 14 ZT 2 1 0 0 0 0 0 0 0 N=7 ZT 3* N= 0 1 6 8 4 6 2 5 32 ZT 4 N= 10 10 6 7 2 4 3 8 25 ZT 5 N= 0 2 1 3 0 2 0 5 25 ZT 6 N= 1 1 1 1 1 1 0 6 20 ZT 7 N= 0 0 0 6 1 9 0 5 17 ZT 8 N= 1 3 1 1 2 2 2 2 24 ZT 9* N= 3 1 9 9 4 11 2 10 50 ZT 10 N= 0 1 11 0 1 2 6 3 21 ZT 11 N= 0 0 0 2 2 2 0 1 15 ZT 12 N= 0 1 2 0 1 0 0 2 14 ZT 13 N= 1 3 3 6 0 8 7 6 16 ASUR N= 19 24 43 44 19 47 22 58 280 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office. I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. 99 In alcune Zone spiccano alcuni servizi come, ad esempio, nella Zona 1 cinque delle tredici risposte fanno riferimento alla difficoltà di accedere a certificazioni e autorizzazioni (v. allegato n. 2, tabella 13) così come anche cinque risposte su undici della Zona 5 (v. allegato n. 2, tabella 33). Nella Zona 9 di Macerata sono quattro i servizi che si distaccano vistosamente dagli altri (vedi tabella sottostante). Tabella 53. ASUR Zona Territoriale 9 Macerata N = 50* DOM 3. Servizi verso i quali sembrano essere maggiori i problemi di accesso per gli stranieri Pronto Con Specia Assi Esami Ana Rico Certifi soccorso sultori listica stenza di labo grafe veri cazioni ambula sanitaria ratorio e sani ospeda autoriz toriale di base diagno taria lieri zazioni stica 3 1 9 9 4 11 2 10 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office 6 non rispondono I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. In questo caso si segnala la difficoltà di accesso all assistenza sanitaria di base, e il dato viene confermato dalle risposte alla domanda successiva dove formare i medici di medicina generale riscuote parecchi successi tra i suggerimenti adatti al superamento delle difficoltà con i cittadini stranieri (vedi tabella sottostante). Tabella 53. ASUR Zona Territoriale 9 Macerata N = 50* DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 14 11 15 15 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. 100 Nella Zona 10 i maggiori problemi si riscontrano in vece nei confronti dell accesso alla specialistica ambulatoriale (v. allegato 2, tabella 58); servizio che richiede l espletamento di alcune procedure quelle dove, infatti, si segnalavano le maggiori richieste di spiegazioni sempre nella stessa Zona alla domanda precedente (vedi tabella sottostante). Tabella 57. ASUR Zona Territoriale 10 Camerino N = 21 DOM 2. Richieste più frequenti dei cittadini stranieri Spiegazioni sul Informazioni Informazioni Materiale Spiegazioni su funzionamento su altri servizi generali sui informativo in singole dei servizi pubblici della servizi lingua procedure sanitari città 5 0 4 13 0 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Nella Zona 7 invece il servizio al quale i cittadini stranieri sembrano avere maggiore difficoltà di accesso è l anagrafe sanitaria (9 preferenze su 21) e questo dato sembra confermato successivamente dalle segnalazioni riportate da tre operatori alla domanda n. 5 dove questi dichiarano di avere avuto personalmente delle difficoltà nel rilascio del tesserino STP agli stranieri non in regola con il permesso di soggiorno. Solo in questa Zona vengono segnalate delle difficoltà con i cittadini stranieri irregolari, può quindi apparire opportuno potenziare il supporto informativo su questo argomento a disposizione degli operatori. Effettivamente dalla risposta alla domanda n. 4 sembra questo il suggerimento espresso dagli stessi operatori. Tabella 44. ASUR Zona Territoriale 7 Ancona N = 17 DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 10 4 6 4 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. 101 Suggerimenti per superare le difficoltà riscontrate con gli utenti stranieri: alla domanda n. 4, a cui si è già fatto riferimento precedentemente per alcune Zone, gli operatori assegnano il maggior numero di preferenze alle risposte aggiornare e semplificare strumenti informativi di supporto agli operatori e formare i medici di medicina generale . ZT 1 ZT 2 ZT 3* ZT 4 ZT 5 ZT 6 ZT 7 ZT 8 ZT 9* ZT 10 ZT 11 ZT 12 ZT 13 ASUR 280 Tabella 79. Dati complessivi ASUR DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e Fornire agli Formare gli semplificare operatori operatori di strumenti strumenti sportello e il informativi di informativi in personale supporto agli lingua sanitario operatori N = 14 6 1 2 N=7 0 1 0 N = 32 7 4 7 N = 25 3 6 10 N = 25 9 7 1 N = 20 9 0 3 N = 17 10 4 6 N = 24 4 4 1 N = 50 14 11 15 N = 21 9 0 2 N = 15 2 3 1 N = 14 2 4 0 N = 16 5 6 5 N= 83 51 53 Formare i medici di medicina generale 4 1 18 6 3 10 4 3 15 9 1 0 5 79 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Solo in tre Zone Territoriale ha riscosso un buon numero di consensi la risposta formare gli operatori di sportello e il personale dei servizi e ospedaliero . Nella Zone 9, dove recentemente è stato organizzato un corso di formazione rivolto al front-office amministrativo sulla normativa regolante l accesso dei cittadini stranieri all assistenza sanitaria, il fatto che un buon numero di consensi sia stato riscosso da questa opzione può essere indicativo dell apprezzamento dimostrato verso questa iniziativa (v. allegato n. 2, tabella 54); in realtà nella Zona 9 le cinquantacinque risposte a questa domanda si distribuiscono abbastanza uniformemente tra le quattro opzioni. Anche nella 102 Zona 4, di cui si è già parlato gli operatori hanno indicato la formazione come un possibile strumento di soluzione dei problemi con i cittadini stranieri. Nella Zona 13 la formazione degli operatori, con cinque preferenza si colloca a parimerito con la formazione dei medici di medicina generale e con l aggiornamento degli strumenti a disposizione degli operatori e subito sotto di una unità rispetto alla richiesta di strumenti informativi in lingua. In tutte le altre Zone questa opzione è presa poco in considerazione rispetto alle altre, ad esempio nella Zona 5 solo una risposta contrassegnava la casella formare gli operatori di sportello e il personale dei servizi e ospedaliero nonostante sia stata segnalata, nel corso delle interviste qualitative, da due dottoresse impegnate nel Centro salute immigrati di Jesi (v. capitolo terzo), la necessità di accrescere su questa materia le conoscenze degli operatori. Ma questi invece sembrano preferire l aggiornamento e la semplificazione degli strumenti a loro supporto e avere a disposizione strumenti informativi in lingua (v. tabella sottostante). Tabella 34. ASUR Zona Territoriale 5 Jesi N = 25 DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 9 7 1 3 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Anche nella Zona 8, dove a breve verrà organizzato un corso rivolto a questi operatori sui temi dell assistenza sanitaria ai cittadini stranieri, come risulta dall intervista al responsabile URP (v. allegato n. 1 v. capitolo terzo) sembra poco apprezzata l idea di essere i destinatari di un corso di formazione mentre gli operatori preferirebbero avere a disposizione strumenti informativi aggiornati, semplificati e in lingua, oltre che ad essere formati fossero i medici di medicina generale (v. tabella pagina seguente). 103 Tabella 49. ASUR Zona Territoriale 8 Civitanova Marche N = 24 DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 4 4 1 3 I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Nella Zona 3, dove attraverso le interviste semistrutturate (v. capitolo terzo) si è appreso che gli operatori di front-office hanno a disposizione una rete intranet dove consultare i continui aggiornamenti relativi a normative e procedure, prevale la risposta formare i medici di medicina generale (con la metà delle preferenze). Solo sette risposte su un totale di trentasei suggeriscono di aggiornare e semplificare strumenti informativi di supporto agli operatori ; questo fa dedurre che lo strumento della intranet sia comunque efficace, anche se non viene mai citato tra le soluzioni adottate per risolvere i problemi quotidiani (v. tabella sottostante). Tabella 24. ASUR Zona Territoriale 3 Fano N = 32* DOM 4. Suggerimenti per superare queste difficoltà Aggiornare e semplificare Fornire agli Formare gli Formare i medici strumenti operatori strumenti operatori di di medicina informativi di informativi in sportello e il generale supporto agli lingua personale sanitario operatori 7 4 7 18 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Inoltre, è opportuno segnalare che tale risposta appare coerente con le indicazioni date alla domanda precedente, n. 3, dove la risposta prevalente, anche se di poco rispetto alle altre è difficoltà di accesso all assistenza di base (v. tabella pagina seguente). 104 Tabella 23. ASUR Zona Territoriale 3 Fano N = 32* DOM 3. Servizi verso i quali sembrano essere maggiori i problemi di accesso per gli stranieri Pronto Con Specia Assi Esami Ana Rico Certifi soccorso sultori listica stenza di labo grafe veri cazioni ambula sanitaria ratorio e sani ospeda autoriz toriale di base diagno taria lieri zazioni stica 0 1 6 8 4 6 2 5 * in questo caso è stato considerato tutto il personale di front-office I questionari a risposta multipla: il numero di risposte potrebbe essere superiore al numero dei questionari. Per la Zona 3 appare quindi necessario trovare un canale che consenta di comunicare più agevolmente su questo tema con i medici di medicina generale. Difficoltà riscontrata personalmente dall operatore e soluzione adottata: nella domanda aperta n. 5 si ripresentano con forza i problemi di lingua che affliggono la relazione operatore/utente (v. tabella sottostante). Tabella 80. Dati maggiormente significativi a livello ASUR DOM 5. Difficoltà riscontrata personalmente dall operatore e soluzione adottata 31 operatori segnalano problemi di lingua risolti cercando di semplificare la conversazione ricorrendo a volte a lingue straniere di propria conoscenza, impiegando più tempo nella spiegazione delle procedure, accompagnando personalmente gli utenti, utilizzando materiale in lingua fornito dalla Zona territoriale 23 operatori segnalano incomprensioni con gli utenti relative al pagamento dei ticket, all esenzione e alla necessità di rispettare le liste di attesa per accedere alle prestazioni 4 operatori segnalano incomprensioni con gli utenti relative al modo di porsi da parte di questi ultimi 4 operatori sottolineano che gli stranieri sono bene informati e non hanno difficoltà particolari 105 I problemi di lingua vengono spesso risolti dedicando più tempo all utente e utilizzando le conoscenze personali di inglese, e a volte anche di francese, oltre che, nel caso della Zona 9, il materiale in lingua messo a disposizione degli operatori dalla Zona Territoriale. Quindi nonostante la presenza del mediatore linguistico-culturale in nove Zone su tredici, i problemi di comunicazione linguistica degli operatori di sportello non vengono da questi risolti, anche perché i mediatori sono raramente di supporto a questo tipo di servizio data anche l impossibilità, per questioni di budget e organizzative, di affiancare ad ogni operatore un traduttore . In questo caso è da notare l importanza che riveste per la risoluzione di tali problemi la conoscenza da parte dell operatore di almeno una lingua straniera. Come detto precedentemente molti operatori hanno segnalato tra le difficoltà più frequenti quella di spiegare ma anche di far accettare il pagamento del ticket, dimostrandosi abbastanza infastiditi da questa situazione. Dai commenti scritti liberamente dagli operatori in questa parte del questionario emergono le difficoltà relazionali che spesso si presentano nel rapporto operatore di sportello/utente straniero. Gli stranieri appaiono sgarbati, oltremodo esigenti e non disposti a pagare. Il conflitto che si crea nel momento dell incontro tra un cittadino extracomunitario proveniente dai paesi in via di sviluppo e il sistema sanitario occidentale deve essere riflettuto e valutato tenendo bene in mente che lo straniero arriva nel paese che ha scelto come meta di emigrazione con delle aspettative, con delle idee su quello che potrà trovare, e queste riguardano anche la medicina e le strutture assistenziali e sanitarie. Come affermato da Geraci (1995) nell immigrato che si rivolge alla medicina occidentale è insita una forte aspettativa nei confronti di questa, considerata potentissima grazie ai mezzi supertecnologici di cui si avvale. Sempre secondo il Dr. Geraci il paziente immigrato, abituato ai telefilm di Dallas o General Hospital, si aspetta un servizio sanitario efficientissimo a livello tecnologico e organizzativo, e nel momento in cui le sue attese vengono 106 deluse, perché, solo per fare qualche esempio, le strutture non sono quelle fatte vedere alla televisione, non sempre il medico ha la risposta pronta per tutto e per accedere a certe prestazione ci sono per tutti liste di attesa interminabili, si innesca al suo interno un meccanismo di autodifesa e scetticismo che lo portano a pensare che chi hanno davanti non vale niente o che mi fanno aspettare perché sono straniero (Mazzetti, 1999). Tale atteggiamento difensivo può portare i pazienti immigrati ad assumere un comportamento ostile e aggressivo nei confronti del personale amministrativo e sanitario, sperando in questo modo di ottenere quello che, a loro parere, viene negato perché stranieri o perché imbattutisi in incompetenti. Allo stesso tempo tale aggressività irrita enormemente l operatore e lo porta ad ancorare la figura dello straniero a quella del prepotente maleducato. Che questo tipo di contrasti sia molto frequente lo si evince dai commenti registrati nel corso della ricerca, sia tramite i questionari, che negli incontri finalizzati alla raccolta delle testimonianze attraverso le interviste. Anche da un indagine effettuata dall Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze nel 2000, rivolta però ad una popolazione più ampia, non solo a chi si occupa del front-office di CUP e anagrafe, quando si è andati ad analizzare i principali problemi riscontrati nella relazione con i pazienti immigrati è risultato che il 46% delle risposte individuava nei comportamenti degli immigrati le principali cause delle difficoltà di relazione, mentre solamente nel 4% dei casi tale difficoltà veniva percepita come problema dell operatore sanitario. Insomma oltre a carenze dal lato informativo e linguistico da parte di entrambi i soggetti della relazione sembrano emergere delle difficoltà di natura culturale che ruotano intorno all area della comprensione e dell accettazione reciproca. 107 CAPITOLO QUINTO PROPOSTE PER UN PIANO DI COMUNICAZIONE Finora si è indagato l esistente e si è cercato di capire anche cosa gli addetti ai lavori si augurano che accada in futuro, è giunto quindi il momento di tirare le fila e di avanzare delle proposte. 5.1 L analisi dello scenario Sulla base della ricerca effettuata e illustrata nei capitoli precedenti si cerca ora di integrare tra di loro le informazioni raccolte per capire quali sono i bisogni di comunicazione più urgenti, gli aspetti che ritornano da Zona a Zona e quindi quali le premesse dalle quali partire per lanciare delle proposte operative. Per riassumere si può affermare che l ASUR operi quasi in regime di monopolio, in tutto il territorio regionale, in relazione al soddisfacimento dei bisogni di salute degli immigrati e che quindi debba soddisfare le richieste di 100.000 utenti appartenenti a tale categoria, senza considerare gli stranieri STP. Come si è visto analizzando la struttura aziendale, l ASUR è di nuova costituzione cosa che crea non pochi problemi a livello di coordinamento organizzativo e integrazione dei servizi sparsi sul territorio. Problema che risulta essere piuttosto rilevante quando, come in questo caso, si indaga sulle forme di comunicazione utili a facilitare la salute di un determinato gruppo di popolazione. I servizi offerti dall ente ai cittadini immigrati sono sicuramente aumentati e si sono perfezionati sulla base delle esperienze compiute nel corso 108 degli ultimi otto/dieci anni, basti pensare al traguardo raggiunto con la diffusione degli ambulatori STP su tutto il territorio regionale. Per quanto riguarda la comunicazione si è notato, grazie ai dati raccolti attraverso la ricerca, che molto si è fatto e si sta facendo ma in maniera disarticolata. Spesso l URP non viene coinvolto nelle azioni di comunicazione rivolte all utenza immigrata e soprattutto mai in nessun caso l argomento è stato affrontato all interno della Conferenza degli URP, organo collegiale e consultivo, che si riunisce presso la Direzione Generale ASUR, almeno una volta ogni due mesi, creato per realizzare un coordinamento a livello aziendale delle azioni di comunicazione. Inoltre non è stata colta l occasione di coinvolgere i responsabili URP di tutte le Zone nel progetto dell ARS Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze rivolto all area materno-infantile, interamente incentrato sulla divulgazione di informazioni alla popolazione femminile immigrata. Un altra questione cruciale emersa attraverso i questionari e le interviste è quella della difficoltà di relazione presente tra gli operatori italiani e i cittadini stranieri. Entrambe le parti sembrano opporre una certa resistenza all incontro e per spiegare ciò bisogna tenere in considerazione che l immigrato nel momento in cui entra in contatto con i servizi del nuovo paese mette in atto un processo di riadattamento e di ridefinizione del sé che gli crea non poca sofferenza e che spesso avviene in una situazione d inferiorità sociale e di disuguaglianza. L immagine sociale dell immigrato viene inoltre interiorizzata oltre che costruita da tutti gli attori che interagiscono nel nuovo spazio sociale. L arrivo del migrante provoca un impatto socio-culturale non indifferente sia su di lui che sul contesto locale di accoglienza, investendo sia il territorio fisico che quello mentale. Con la sua presenza mette in crisi il meccanismo di autorappresentazione del territorio; le mappe culturali degli attori del territorio (società, scuola, servizi socio-assistenziali, socio-sanitari) incontrano altre mappe; queste mappe dicono e rappresentano cose diverse. Si creano anche dei cortocircuiti comunicativi nei processi di costruzione sociale dei bisogni e delle aspettative degli uni e degli altri. Gli operatori usano vecchie mappe per orientarsi in un territorio che è cambiato e l immigrato a 109 sua volta tende ad utilizzare la vecchia mappa (elaborata nel paese di origine) per leggere il nuovo mondo ed esprimere le proprie aspettative (Goussot, 2005). Si assiste nella relazione ad un processo di depersonalizzazione e deculturazione dell immigrato anche perché viene definito all interno di categorie generali che non esprimono la complessità e varietà delle storie individuali. A sua volta l immigrato finisce per pensare che tutti gli italiani sono razzisti, che l operatore del servizio lo è anche lui ma che comunque bisogna fare di tutto per ottenere il più possibile da lui. Questa dualità del rapporto , prodotto della condizione di discriminazione sociale, è qualcosa che riguarda sia l immigrato che l operatore italiano (Goussot, 2005). Secondo Ingrosso (2002) il confronto fra soggetti sociali culturalmente diversi genera ed è guidato da paure, timori e diffidenze, inoltre egli reputa che negli autoctoni si produca uno stato di sofferenza dovuto a reali o presunte minacce di dimensioni ritenute vitali . La sofferenza è generata da ciò che ritengono una sfida, una minaccia di annullamento, un non essere più padrone a casa propria . Non importa ciò che l altro fa: basta la sua presenza, la sua vicinanza, la sua implicita richiesta di accettazione, l attenzione che gli altri gli riservano, che fa scattare il timore. Un timore che consuma, che si ingigantisce implacabile, soprattutto se lo si vede riflessivamente rappresentato e gridato nei media e nella politica. Un timore che può diventare invidia e risentimento verso l Altro, ma anche verso chi lo protegge, verso chi gli riserva quelle attenzioni (compreso lo Stato, ad esempio in termini di prestazioni di welfare) che ci si attende per sé, per la propria famiglia, per gli appartenenti al proprio gruppo. Queste considerazioni teoriche sono pienamente confermate nel caso della presente ricerca dall ostilità emersa nei questionari per gli immigrati che vogliono tutto e subito , sanno ma fanno finta di non sapere , non vogliono pagare il ticket e compilano con leggerezza la dichiarazione di indigenza pensando che nessuno li controlli . Infine si è rilevato come rimanga aperto il dibattito relativo alla necessità e alle modalità di impiego dei mediatori culturali. Alcuni ritengono 110 questa figura utile solo relativamente alla mediazione linguistica, per sopperire alla mancata conoscenza di una lingua comune, basti pensare all attivazione di progetti di mediazione on demand, come risposta di tipo emergenziale a problemi di incomprensione linguistica; altri considerano la mediazione culturale qualcosa che va al di là del momento di interazione diretta con l operatore italiano fungendo invece da accompagnamento e facilitazione per l accesso al contesto del servizio, per evitare le possibili incomprensioni derivanti dall isolamento di fronte ad istituzioni che si conoscono e si comprendono poco. Per sintetizzare quanto finora esposto si ricorre alla metodologia della SWOT analysis (Levi, 2004). I punti di forza interni sono rappresentati: dall esistenza di una organizzazione distribuita in maniera capillare su tutto il territorio regionale; dalla volontà espressa anche attraverso l iniziativa Manifestazioni di interesse (v. capitolo terzo) di giungere all integrazione dei servizi sociosanitari; dalla possibilità di utilizzare la ripartizione dell ASUR in tredici Zone Territoriali come risorsa, infatti, ciò consente di testate su piccola scala gli effetti e l efficacia di una iniziativa, per poi decidere o meno di estenderla con le opportune correzioni a tutta l Azienda; dalla volontà di creare un coordinamento tra le diverse strutture di comunicazione ASUR attraverso la Conferenza degli URP; dallo sviluppo di numerose iniziative negli ultimi anni pensate per l integrazione dei cittadini stranieri; dall esistenza di esperienze consolidate di mediazione culturale che possono aiutare a decidere che indirizzo dare a questi interventi. I punti di debolezza interni sono costituiti: dalla giovane età di una Azienda sanitaria complessa come l ASUR che è ancora molto lontana dal raggiungere gli obiettivi di integrazione e coordinamento che si è preposta; dalla mancanza di un coinvolgimento costante degli URP nelle iniziative dedicate agli utenti stranieri; dall atteggiamento di diffidenza reciproca che si evidenzia alcune volte nella relazione tra operatori e utenti stranieri. Le opportunità esterne all organizzazione, segnalate anche dagli intervistati, sono: poter creare su questo tema delle forti sinergie con le 111 Province (basta pensare alla grande opportunità rappresentata dal periodico Il Mondo nel Piceno) i Comuni, gli Ambiti Territoriali e le Associazioni che già si occupano di questo tema e che custodiscono conoscenze ed esperienze utili al miglioramento dei servizi e delle relazioni con questa fascia di utenza; potenziare ancora di più la rete e il coordinamento con un centro di ricerca come l Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze prezioso e ben preparato ad affrontare questo tipo di problematica. Le minacce esterne che un azione di comunicazione e sensibilizzazione su un tema come quello della salute dei cittadini immigrati potrebbe incontrare sono: la sottovalutazione del fenomeno dell immigrazione e dell impatto positivo che esso può avere sul territorio marchigiano se ben governato e quindi la sua assenza dalle prime posizioni dell agenda politica regionale e sanitaria; la stigmatizzazione compiuta quotidianamente dai media nei confronti della figura dell immigrato. 5.2 Gli obiettivi di comunicazione L obiettivo strategico di questo piano di comunicazione è promuovere la salute della popolazione immigrata su tutto il territorio marchigiano. Il primo obiettivo operativo di comunicazione che prende corpo da quello strategico è quello di facilitare l accesso alle strutture agli utenti immigrati, rendendo più comprensibili i percorsi e i procedimenti burocratici da espletare per l ottenimento dell assistenza (per esempio il pagamento del ticket) oltre che creando fiducia e dando a questi un immagine positiva e accogliente della struttura sanitaria. Ma come si può facilitare l accesso se non si abbattono prima i pregiudizi reciproci, ecco quindi come secondo obiettivo quello di supportare il personale sanitario nell incontro con la differenza (linguistica, culturale, sociale) per semplificare le relazioni ed arginare i conflitti. Il terzo obiettivo si sposta dall accoglienza e l incontro alla prevenzione e con esso ci si prefigge di diffondere la cultura della salute tra 112 gli uomini e le donne stranieri, rendendoli padroni delle proprie scelte attraverso un processo di empowerment su temi come la contraccezione, le malattie sessualmente trasmesse, la prevenzione di alcune tipologie di tumori, questioni che appaiono le più urgenti da affrontare in base a quanto emerge dalle interviste. Ultimo, ma non per questo meno importante, anzi forse dal suo conseguimento dipendono tutti gli altri, l obiettivo di comunicare a tutti i cittadini, italiani e non, perché l Azienda sanitaria ha dedicato una parte delle sue risorse al miglioramento dell accoglienza di questo tipo di utenza. Insomma, oltre che accogliere gli immigrati nel migliore dei modi è necessario rendere tale accoglienza socialmente accettabile. Figura 2: gli obiettivi OBIETTIVO STRATEGICO: promuovere la salute della popolazione immigrata OBIETTIVO 1: facilitare l accesso alle strutture e la comprensione delle procedure burocratiche. OBIETTIVO 2: semplificare le relazioni tra personale sanitario e pazienti stranieri OBIETTIVO 3: stimolare l empowerment del cittadino immigrato su temi di forte interesse per la propria salute. OBIETTIVO 4: rendere socialmente accettabile lo sforzo compiuto dall ASUR per avvicinare e accogliere nelle strutture i cittadini stranieri. 5.3 I pubblici di riferimento Per generare una comunicazione efficace sarà necessario segmentare i pubblici di riferimento in modo da avere un quadro chiaro dei destinatari a cui dovranno essere rivolti i diversi messaggi pensati per ottenere il raggiungimento degli obiettivi preposti. Inoltre, la segmentazione del pubblico è fondamentale nel momento in cui si dovranno elaborare le strategie di diffusione del messaggio. 113 In base all obiettivo strategico sono stati individuati due macrocategorie all interno delle quali sono compresi i sottotarget di riferimento dei singoli obiettivi operativi. Pubblici interni: dipendenti e collaboratori. Pubblici esterni: cittadini stranieri; cittadini italiani; medici di base e pediatri di libera scelta; istituzioni; associazioni del privato sociale; media; organi politici. Prendendo in considerazione i quattro obiettivi operativi si procede all individuazione per ciascuno di essi dei diversi destinatari. Obiettivo 1: in questo caso le azioni di comunicazione saranno prevalentemente rivolte al pubblico interno dipendenti e collaboratori e ai pubblici esterni cittadini stranieri , medici di base e pediatri di libera scelta , istituzioni e associazioni del privato sociale . Per quanto riguarda i dipendenti collaboratori , i cittadini stranieri e i medici di base e pediatri di libera scelta è facilmente intuibile perché vengano chiamati in causa, invece sembra opportuno sottolineare il motivo dell inclusione delle istituzioni e delle associazioni del privato sociale . Perché queste devono fungere da cassa di risonanza nei confronti dei cittadini stranieri e non si può pensare di riuscire ad ottenere tale obiettivo senza includerle nei pubblici di riferimento. Obiettivo 2: il pubblico principale di riferimento per l ottenimento di tale obiettivo è quello interno dei dipendenti e collaboratori , senza dimenticare però che un azione mirata nei confronti dei media e degli organi politici potrebbe facilitare il successo dell operazione. Obiettivo 3: per l obiettivo 3 torna in primo piano il pubblico esterno dei cittadini immigrati e in maniera indiretta quello interno dei dipendenti e collaboratori che devono diventare consapevoli della necessità di tradurre in un linguaggio comprensibile, anche tenendo presenti le differenze e le implicazioni culturali di alcune pratiche mediche date per scontate dalla medicina occidentale, le informazioni necessarie a rendere il cittadino consapevole delle proprie scelte in termini di salute. 114 Obiettivo 4: per ottenere l accettazione sociale di uno sforzo volto all integrazione dei cittadini stranieri andranno coinvolti tutti i pubblici interni ed esterni sopra citati, con particolare riguardo a quello dei cittadini italiani , dei media e degli organi politici . Gli ultimi due dovranno sostenere positivamente l iniziativa comprendendone i motivi che sono alla base e i vantaggi che ne potrà trarre la collettività in modo da dare una connotazione positiva ai discorsi che finiranno per influenzare il pubblico dei cittadini italiani . Figura 3: i pubblici OBIETTIVO STRATEGICO: promuovere la salute della popolazione immigrata OBIETTIVO 1: facilitare l accesso alle strutture e la comprensione delle procedure burocratiche. OBIETTIVO 2: semplificare le relazioni tra personale sanitario e pazienti stranieri OBIETTIVO 3: stimolare l empowerment del cittadino immigrato su temi di forte interesse per la propria salute. OBIETTIVO 4: rendere socialmente accettabile lo sforzo compiuto dall ASUR per avvicinare e accogliere nelle strutture i cittadini stranieri. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: cittadini stranieri; cittadini italiani; medici di base e pediatri di libera scelta; istituzioni; associazioni del privato sociale; media; organi politici. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: cittadini stranieri; medici di base e pediatri di libera scelta; istituzioni; associazioni del privato sociale. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: media; organi politici. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: cittadini stranieri. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: cittadini stranieri; cittadini italiani; istituzioni; associazioni del privato sociale; media; organi politici. 115 5.4 La strategia Una strategia di comunicazione sociale come è questa deve contenere alla base dei presupposti teorici che ne orientino le azioni. Due sono gli approcci sulla base dei quali si possono distinguere altrettanti modelli di comunicazione. Il primo approccio quello basato sulla teoria dell azione ragionata sostiene che l individuo compia le proprie scelte valutando razionalmente il rapporto costi/benefici, tenendo sullo sfondo le influenze esercitate dal contesto sociale. In base ad esso sarebbe sufficiente fornire all individuo le nozioni necessarie a effettuare la stima costi/benefici servendosi di un modello di comunicazione definito telegrafico e fondato sul processo di trasmissione e scambio delle informazioni (Lalli, 2000). Ma l individuo non può essere considerato avulso dal proprio contesto sociale e prendere in considerazione solo la razionalità rischia di far tralasciare l importanza delle relazioni sociali, del background culturale e delle loro influenze sulle definizioni che si danno dell Altro, del concetto di salute, malattia ecc. ecc. Quando lo scopo della comunicazione è quello di condurre verso nuovi comportamenti che vadano ad incidere su credenze e presupposti culturali sarà più utile tenere presente che c è una grande differenza tra informare e comunicare e quindi non è affatto scontato che un mero e cumulativo apporto di notizie abbia conseguenze immediate o lineari sul comportamento (Lalli, 2000). Date queste premesse si è deciso di costruire la strategia di tale piano di comunicazione basandosi su un approccio sociocognitivo che presuppone l utilizzo di un modello di comunicazione orchestrale che tiene in considerazione le caratteristiche legate all esperienza culturale e sociale della comunicazione umana. Secondo l approccio sociocognitivo il comportamento discende dall interazione di fattori cognitivi, ambientali, fisiologici, affettivi, culturali e sociali che contribuiscono a costruire l identità dell individuo. Inoltre il comportamento viene valutato sulla base della 116 conoscenza socialmente approvata del proprio gruppo di riferimento (Lalli, 2000). Per cui non è sufficiente fornire l informazione ma occorre fare in modo che i soggetti vengano coinvolti nella comunicazione così da portarli a considerare come legittimo cosa viene loro proposto e spingerli a ridisegnare i confini attribuiti socialmente a determinate idee o concetti. Quindi, in ogni caso, per ottenere uno qualsiasi dei quattro obiettivi prefissati sarà necessario agire sulle rappresentazioni sociali degli individui. Come afferma Moscovici (1989) ogni qual volta incontriamo delle persone o delle cose, e facciamo la loro conoscenza, sono implicate sempre e dovunque delle rappresentazioni: l informazione che riceviamo, a cui cerchiamo di dare significato, è sotto il loro controllo e non ha altro significato per noi di quello che è assegnato ad essa dalle rappresentazioni . Le rappresentazioni sociali sarebbero quindi un substrato di immagini e significati che danno vita al senso comune di una collettività e permettono agli individui al suo interno di interagire, comunicare e comprendersi. Il senso comune permette al soggetto di gestire l ignoto e il non familiare e cosa c è di più non familiare dell Altro? Le persone che provengono da altre culture sono disturbanti perché sono come noi eppure non sono come noi . L atto di rappresentazione serve proprio per trasferire ciò che ci disturba, ciò che minaccia il nostro universo, dall esterno all interno, per includere l ignoto in una categoria riconosciuta. Per questo motivo si ritiene strategico agire sulle rappresentazioni sociali perché sono queste che determinano i pregiudizi di ogni genere e tipo (Moscovici, 1989). Oltre che incidere sulle rappresentazioni sociali dei pubblici di riferimento questo piano di comunicazione si propone di rendere i cittadini stranieri competenti su determinati temi per permettere loro di gestire meglio situazioni che possono ripercuotersi negativamente sulla loro salute. Quindi i cittadini stranieri entrando in contatto con il personale medico sanitario dovrebbero trasformarsi, in base a quanto sostenuto da Shutz (1979), da uomini della strada , conoscitori di ricette che non implicano nessuna rielaborazione personale basata sull acquisizione di informazioni, a cittadini bene informati capaci di decidere in maniera consapevole dopo aver 117 consultato opinioni ritenute esperte. In questo caso gli esperti sarebbero appunto i medici e il personale sanitario che, acquistata autorevolezza agli occhi dei cittadini stranieri, dovrebbero guidarli nelle loro scelte consapevoli. Ma qui sorge un problema, la legittimazione dell esperto è basata sulla conoscenza socialmente approvata , quando questa conoscenza non è comune alle due entità in comunicazione tra loro, risulta difficile ottenerla. L uomo della strada può trasformarsi in cittadino bene informato se riconosce nell esperto una fonte autorevole. Per fare sì che questo accada deve avvenire un incontro dei due universi culturali di riferimento dei membri del processo di comunicazione; tale messa in comune si verifica durante l interazione e attraverso la ri-negoziazione del senso comune in quel preciso contesto (Lalli, 2001). Quindi per ottenere l empowerment del cittadino immigrato su temi di forte interesse per la propria salute si adotterà una strategia che prevede non solo un flusso di informazioni dall esperto /medico allo straniero/ uomo della strada , ma si cercherà di stimolare l incontro tra i soggetti per ottenere grazie all interazione la creazione di un senso comune capace di far comunicare secondo il modello orchestrale le due parti in causa. Perché comunicare risulta essere sempre un atto creativo nel senso che mira alla creazione di uno spazio comune fra due o più interlocutori. Un modo efficace per costruire uno spazio comune all interno del quale interlocutori appartenenti a culture e codici linguistici diversi possono confrontarsi è quello, suggerito anche dagli intervistati (v. capitolo terzo), di coinvolgere nella definizione dei messaggi da una parte lo staff medico, come del resto sempre si è fatto nella comunicazione per la salute, che dovrà sforzarsi di tradurre il sanitariese , già complicato per i cittadini italiani, in un linguaggio comprensibile, e dall altra alcuni rappresentanti delle comunità straniere destinatarie della comunicazione stessa (Thomas, Fine e Ibrahim, 2004). Saranno loro stessi esperti della propria cultura a rendere il personale sanitario meno uomo della strada e più cittadino bene informato , in grado quindi di calibrare più consapevolmente i messaggi da lanciare per sensibilizzare su determinati temi. Questi saranno anche in grado di 118 consigliare gli operatori dell Azienda sugli strumenti di diffusione ritenuti più opportuni per raggiungere il maggior numero possibile di cittadini stranieri. Per concludere è necessario tenere sempre ben presente che affinché una strategia di comunicazione risulti efficace è indispensabile che il piano di comunicazione sia inserito all interno di un più ampio piano di progettazione integrata che coinvolge tutto il contesto amministrativo dell organizzazione (Levi, 2004). La comunicazione deve essere quindi strategica perché collabora al raggiungimento degli obiettivi aziendali, deve farsi risorsa perché in grado di aumentare le conoscenze necessarie per assumere decisioni, lavorare e far lavorare meglio e allo stesso tempo deve essere servizio perché capace di collocarsi in perfetto equilibrio rispetto alle esigenze informative e comunicative dell Azienda sanitaria (Rovinetti, 2006). Inoltre, in una situazione dove il coordinamento tra tutte le istituzioni regionali impegnate sul fronte immigrazione è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati (v. interviste e risultati questionario capitoli terzo e quarto), risulta essenziale che l Area Progetto Comunicazione si faccia promotrice di una collaborazione inter-istituzionale, a cominciare dallo stringere relazioni sempre più forti con l Osservatorio epidemiologico sulle disuguaglianze, come del resto si propone lo stesso accoglienza . Figura 4: strategia STRATEGIA Approccio socio-cognitivo Comunicazione orchestrale Agire sulle rappresentazioni sociali Agire sulla distribuzione sociale della conoscenza Coinvolgimento dei destinatari nell individuazione dei messaggi e degli strumenti più idonei alla divulgazione Fare della comunicazione una leva strategica e una risorsa oltre che un servizio 119 progetto 5.5 I contenuti Come esplicitato nel paragrafo precedente la strategia di questo piano prevede il coinvolgimento degli stessi immigrati nella selezione dei contenuti da divulgare e quindi nell ideazione dei messaggi. Procedimento peraltro già sperimentato con successo da tante iniziative già attive all interno dell Azienda sanitaria e pienamente condiviso da tutti gli intervistati. Considerando i quattro obiettivi operativi possono essere individuati dei contenuti base che dovranno essere integrati attraverso la consultazione attiva e la mobilitazione del gruppo di cittadini stranieri che si intende coinvolgere. I contenuti dovranno ovviamente essere predisposti tenendo in considerazione i pubblici di riferimento, quindi, per esempio, per l obiettivo 1 ci saranno due messaggi: uno rivolto al pubblico interno dei dipendenti, uno a quello esterno degli utenti stranieri. I primi dovranno essere informati riguardo la normativa esistente in termini di iscrizione al SSN dei cittadini stranieri, delle differenze tra i comunitari e gli extracomunitari, e della possibilità anche per gli irregolari di ricevere l assistenza sanitaria. Gli altri saranno invece informati sul diritto di ricevere in ogni condizione l assistenza sanitaria e sulle procedure da espletare per ottenerla. Per questo tipo di pubblico però andranno approfonditi aspetti riguardanti tutto il funzionamento del Servizio sanitario nazionale così da renderli consapevoli del sistema che si trovano davanti e di cui spesso non riescono a capire i meccanismi. La campagna informativa non dovrà riguardare solamente le procedure burocratiche da espletare ma dovrà sensibilizzare gli utenti sul significato di un servizio pubblico, al funzionamento del quale tutti partecipano interpretando consapevolmente il proprio ruolo. Quindi si cercherà di rendere gli utenti più consapevoli dell uso di determinate prestazioni sanitarie (medico di base, pronto soccorso, consultorio) e del significato del pagamento del ticket, argomento che come si è visto crea non pochi dissapori tra utenti e operatori. Bisognerà quindi 120 spingere gli utenti stranieri a condividere la cultura del servizio del Sistema sanitario italiano, senza escludere che questo possa fare dei passi per andare incontro a nuove esigenze portate da questo tipo di utenza, perché come sostiene Raz (1994, citato in Habermas, 1998) riferendosi però alla cultura politica mentre rafforza il perpetuarsi di gruppi culturali diversi in un unica società politica, il multiculturalismo ha anche bisogno che esista una cultura comune [ ]. I membri di tutti i gruppi culturali [ ] dovranno acquisire linguaggio politico e convenzioni di condotta comuni per poter partecipare effettivamente, in un arena politica condivisa, alla competizione per le risorse e alla protezione degli interessi, sia individuali che di gruppo. Ma non è finita qui, per raggiungere l obiettivo 1 andranno coinvolti anche i medici di medicina di base e i pediatri di libera scelta ai quali si potranno indirizzare dei messaggi che li rendano consapevoli della necessità di dedicare più tempo nella spiegazione del funzionamento dei servizi a questo tipo di utenza. Allo stesso tempo si rivolgerà alle altre istituzioni del territorio e alle associazioni del privato sociale un tipo di comunicazione che li spinga a riconoscere e ad assumere con coscienza l importante ruolo che questi hanno nell indirizzare i cittadini stranieri verso le strutture sanitarie. Per l obiettivo 2 i contenuti rivolti al pubblico interno dei dipendenti e collaboratori saranno prevalentemente di natura culturale e quindi la partecipazione alla loro definizione di una rappresentanza dei cittadini stranieri del territorio sarà ancora più importante. Il target andrà anche sensibilizzato sul significato del concetto di integrazione magari presentando una storia dei vari modelli di accoglienza utilizzati negli anni dai vari Stati europei e spiegando in questo contesto dove si colloca l Italia3. Inoltre, messaggi costruiti ad hoc dovranno essere indirizzati ai media e alle organizzazioni politiche per renderli consapevoli della scelta che l Azienda sanitaria sta facendo e del significato sociale che questa assume. 3 Si fa riferimento alle due prospettive, assimilazionista alla francese e multiculturalista dei Paesi del nord Europa, Olanda, Svezia, GB, ecc., che caratterizzano il dibattito sulle politiche di integrazione degli immigrati a livello europeo. (Osservatorio delle immigrazioni della Provincia di Bologna, gennaio 2006) (per ulteriori approfondimenti Soldati, M.G., Crescini, G., 2006. Quando l altrove è qui. Milano: Franco Angeli, pp. 24 26.) 121 L obiettivo 3 vedrà il messaggio impegnato su due fronti. Su quello interno sarà rivolto ad un pubblico selezionato in base alla tematica affrontata, e avrà lo scopo di rendere a questo nota l importanza ricoperta da determinate questioni per la salute del cittadino immigrato (ad esempio la contraccezione per la vita sessuale, riproduttiva e psichica della donna straniera) e la necessità di affrontarle avendo ben presenti aspetti, come la diversa concezione del corpo, del concetto di salute ecc. ecc., trattati dalla medicina transculturale. Inoltre, bisognerà sensibilizzare l operatore sul ruolo ancora più importante che svolge per i pazienti immigrati, che identificano la sua persona con la medicina occidentale, e che sperano di ottenere da questo incontro il senso di quello che sta succedendo e l aiuto necessario a superare il momento di difficoltà, dettato dalla malattia; momento tanto più critico quando ci si trova in una condizione di esclusione sociale e lontano da quel sistema di relazioni che prima della migrazione rappresentava il punto di riferimento in situazioni di questo tipo (Genovesi, 1995). Su quello esterno avrà l arduo compito di informare e spingere i pazienti immigrati ad assumere comportamenti ritenuti opportuni per il mantenimento di un buono stato di salute. Anche in questo caso sarà fondamentale il contributo di cittadini stranieri alla definizione dei messaggi più idonei perché bisognerà tenere in considerazione le varie implicazioni culturali dei concetti di salute, malattia, corpo, benessere. Infatti, sostiene l antropologa Beduschi (1995) che i pazienti chiedono al terapeuta un assegnazione di senso , avendo smarrito il proprio quadro culturale di riferimento, invece la medicina occidentale offre loro sempre la causa oggettiva . E quindi la comprensione della cultura di un individuo appartenente ad un particolare gruppo etnico/sociale diviene fondamentale per la definizione di un messaggio che venga compreso nel modo previsto. Il quarto obiettivo si propone di promuove una cultura dell accoglienza tra tutti i pubblici presi in considerazione dal piano di comunicazione. In questo caso una parte dei messaggi potrebbe concentrarsi nel comunicare quali sono i benefici che il corretto incontro tra cittadini stranieri e assistenza sanitaria porta a tutta la collettività, per esempio, la corretta conoscenza dei 122 percorsi da parte dei cittadini stranieri potrebbe evitare l uso improprio del pronto soccorso, oppure i benefici derivanti dal godere, da parte della popolazione straniera, di un buono stato di salute. Figura 5: i contenuti OBIETTIVI OPERATIVI OBIETTIVO 1: facilitare l accesso alle strutture e la comprensione delle procedure burocratiche. OBIETTIVO 2: semplificare le relazioni tra personale sanitario e pazienti stranieri OBIETTIVO 3: stimolare l empowerment del cittadino immigrato su temi di forte interesse per la propria salute. PUBBLICI DI RIFERIMENTO CONTENUTI DEL MESSAGGIO Informazioni riguardanti la normativa esistente in termini di iscrizione al SSN dei cittadini stranieri; PUBBLICI INTERNI: informazioni sulle dipendenti e collaboratori. differenze tra comunitari e extracomunitari; informazioni sull assistenza sanitaria agli irregolari. informazioni sui diritti; informazioni sulle procedure; informazioni sul PUBBLICI ESTERNI: funzionamento del SSN; cittadini stranieri significato del servizio pubblico; importanza di assolvere determinate procedure. necessità di spiegare il PUBBLICI ESTERNI: medici di base e pediatri funzionamento dei servizi di libera scelta all utenza straniera. importante ruolo guida PUBBLICI ESTERNI: istituzioni e associazioni ricoperto nei confronti dei del privato sociale. cittadini stranieri. contenuti di natura PUBBLICI INTERNI: culturale; dipendenti e collaboratori. cosa vuol dire integrare . significato sociale della scelta dell ASUR di voler PUBBLICI ESTERNI: semplificare le relazioni media; organi politici. tra operatori e pazienti stranieri. teorie della medicina transculturale; PUBBLICI INTERNI: maggiore importanza dipendenti e collaboratori. ricoperta dall operatore per la salute del paziente immigrato PUBBLICI ESTERNI: informazioni sulla cittadini stranieri. prevenzione e la cura. 123 OBIETTIVO 4: rendere socialmente accettabile lo sforzo compiuto dall ASUR per avvicinare e accogliere nelle strutture i cittadini stranieri. PUBBLICI INTERNI: dipendenti e collaboratori. PUBBLICI ESTERNI: cittadini stranieri; cittadini italiani; istituzioni; associazioni del privato sociale; media; organi politici. benefici recati alla collettività dal corretto uso da parte degli stranieri del SSN; benefici recati alla collettività dal buono stato di salute dei cittadini stranieri 5.6 Le azioni e gli strumenti di comunicazione La definizione delle azioni e degli strumenti di comunicazione è una delle fasi determinanti del piano di comunicazione, anche questa richiede la partecipazione del gruppo di cittadini immigrati a cui si è fatto riferimento anche per i contenuti. La partecipazione stessa diviene quindi una azione del piano di comunicazione e per essere posta in atto richiede l utilizzo di particolari strumenti che sono allo stesso tempo strumenti di progettazione e strumenti di comunicazione. Si potranno ad esempio organizzare tavoli di concertazione, cantieri tematici che chiamino a raccolta chi opera con gli immigrati e chi è immigrato e partecipa alla sfera pubblica, per avviare le consultazioni necessarie all ideazione e all esecuzione del piano di comunicazione. Tali occasioni saranno un momento di confronto operativo e di comunicazione allo stesso tempo e l Azienda sanitaria non dovrà farsi sfuggire l occasione di trasmettere ai propri partner quali sono le ragioni profonde che la spingono ad avviare tali azioni. Spesso nelle esperienze già sperimentate dalle Zone Territoriali sono i mediatori culturali a partecipare come rappresentanti del mondo dell immigrazione alla progettazione delle azioni di comunicazione. Quello del mediatore culturale è una figura controversa che spesso viene considerata lo strumento di comunicazione più efficace con questo tipo di utenza. Ciò avviene prima di tutto perché il mediatore in tante occasioni è colui che permette di risolvere nel più breve tempo possibile le incomprensioni 124 linguistiche, quel tipo di incomprensioni che saltano subito agli occhi e alle orecchie. Per attivare un servizio di mediazione linguistico-culturale bisogna sapere bene di cosa si sta parlando; la definizione del ruolo e del percorso formativo necessario ad assumere tale qualifica è ancora avvolto in una nebulosa a cui si sta cercando di dare ordine. Ad esempio il CNEL ha creato il gruppo di lavoro Politiche per la mediazione culturale. Formazione ed impiego dei mediatori culturali. con l obiettivo di generare un documento che sia la base di un confronto con le Regioni, per il riconoscimento della figura professionale e la promozione del suo impiego nelle leggi regionali di adeguamento al Testo Unico (D.Lgs. 286/98). Nello stesso documento si dà la definizione di mediazione culturale e di mediatore culturale. La prima viene intesa come ponte fra due parti, volta a favorire la conoscenza reciproca di culture, di valori, di tradizioni, del diritto, di sistemi sociali, in una prospettiva di interscambio e di arricchimento reciproco e il mediatore culturale viene definito un agente attivo nel processo di integrazione che si pone come figura ponte fra gli stranieri e le istituzioni, i servizi pubblici e le strutture private, senza sostituirsi né agli uni né alle altre, per favorire invece il raccordo fra soggetti di culture diverse. Il mediatore è identificato, inoltre, come il punto di riferimento e la risorsa per promuovere specifiche iniziative e progetti nel campo dell immigrazione, a livello locale. Il mediatore culturale è considerato da tale documento un nuovo operatore sociale con specifiche competenze ed attitudini in grado di interagire con le istituzioni pubbliche e private, nonché un interprete delle esigenze e delle necessità degli stranieri. Il gruppo di ricerca Progetto Leonardo Mediatori Culturali Europei dà questa interessante definizione dei mediatori linguistico-culturali: sono persone straniere in grado non solo di tradurre, laddove la comunicazione linguistica si rivela insufficiente, favorendo l accesso al significato e al senso dei discorsi, ma anche di rendere espliciti i modelli culturali reciproci e di far transitare parole, stabilire legami, far sorgere una molteplicità di discorsi da 125 cui emergano gli impliciti e le differenze culturali presenti. (Soldati e Crescini, 2006). La Dr.ssa Marta Castiglioni, nel quaderno redatto in occasione del corso organizzato dall Associazione Senza Confini di Ancona nel biennio 1999-2000 (Vichi e Carletti, 2000), afferma che la figura del mediatore linguistico-culturale in Italia è sorta come risposta al bisogno espresso dagli operatori dei servizi sanitari, per fare fronte alla necessità di adeguare le strutture sanitarie al nuovo tipo di utenza costituito dalla popolazione immigrata straniera. Ci sono però diverse voci che non condividono pienamente l intenzione di creare una nuova figura professionale che faccia da tramite tra l utente e l operatore nell ambito dei servizi sanitari. Anche nelle interviste realizzate per questa ricerca, come si è esplicitato al capitolo terzo, alcuni operatori hanno dichiarato le proprie perplessità in merito. La questione che si pone al fondo di questo dibattito si può riassumere con questo interrogativo: perché per il cittadino immigrato il punto di riferimento all interno della struttura sanitaria deve essere il mediatore linguistico-culturale e non un normale operatore dotato delle competenze adeguate ad accogliere pazienti provenienti da altri luoghi e da altre culture? Non si rischia, interponendo la figura del mediatore, di aumentare le distanze, piuttosto che diminuirle, di ghettizzare questa utenza e di consentire agli altri operatori di delegare ad altri la presa in carico di questi pazienti? Ad esempio Mazzetti (1999) esprime le proprie perplessità sulla figura del mediatore culturale perché a suo parere tale metodo di intervento, rivelatosi comunque produttivo, presenta dei limiti sia a livello pratico che culturale. A livello pratico perché, come confermato dal dirigente del servizio infermieristico dell Ospedale di Fermo, Patrizia Ciccanti (v. allegato n. 1 intervista n. 19), una struttura sanitaria non può fornire a tutti gli ambulatori e a tutti i reparti un mediatore, o comunque avere a disposizione mediatori per ogni nazionalità rappresentata nelle migrazioni; a livello culturale perché si rischierebbe di bloccare il soggetto nei soli riferimenti della sua cultura di origine, e ciò appare limitante visto che anche nel migrante è in corso una 126 transizione culturale e questo non è più solo la persona che era nel suo Paese prima di migrare. A quest ultima considerazione si potrebbe obiettare però che lo stesso mediatore è qualcuno che ha sperimentato in prima persona l esperienza dell emigrazione e che quindi è ben conscio del momento di transizione e trasformazione culturale che l utente sta vivendo in quel momento. Tali domande se le pongono ad esempio gli stessi operatori dell area sanitaria della Caritas di Roma che si occupano della salute dei cittadini stranieri sin dal 1983. Da una ricerca, svolta ormai parecchi anni fa, (Maisano, 1999), è emerso che nessun medico tra quelli che prestavano il loro servizio volontario presso l ambulatorio Caritas considerava il mediatore linguisticoculturale come una possibile risposta alle difficoltà di comunicazione sperimentate nella relazione con i pazienti. L articolo relativo alla ricerca prosegue facendo notare che lo strumento della mediazione linguisticoculturale risulta sicuramente utile all interno dei modelli di relazione tipici della biomedicina, dove l incontro tra medico e paziente può essere paragonato a quello dell automobile con il meccanico; però diventa superfluo quando il medico si concentra sulla riscoperta della centralità della relazione, quando dal modello della biomedicina si passa a quello della medicina transculturale che pone effettivamente al centro la relazione interpersonale tra medico e paziente, e non vede mai nell altro un problema da risolvere, ma l alleato irrinunciabile, il partner dell interazione terapeutica, il polo di conoscenza rilevante sulla malattia. Per concludere il discorso sulla mediazione culturale che richiederebbe una ricerca a sé stante, si può dire che prima di interporre questa figura nella relazione utente operatore forse si potrebbe cominciare con l impiegare il grande bagaglio di esperienze di questi operatori in progetti rivolti al personale sanitario, fornendo quindi a questi ultimi gli strumenti idonei per confrontarsi con pazienti provenienti da altre culture. La formazione è quindi uno degli strumenti fondamentali di questo piano di comunicazione, una formazione che coinvolga nel corpo docente i mediatori cultuali e quindi li chiami a sedersi dall altra parte della cattedra. 127 Un terzo strumento che, anche in base alle interviste, sembra veramente avere grande successo tra la popolazione immigrata è quello del passaparola. In realtà il passaparola, positivo o negativo che sia, ha sempre un grande successo, tanto più per veicolare informazioni all interno di comunità spesso chiuse in se stesse. Quindi compito del piano delle attività di comunicazione potrebbe essere quello di generare e governare un passaparola positivo all interno dei gruppi di stranieri target del messaggio da veicolare. Ad esempio si potrebbero coinvolgere gli opinion leader delle comunità di riferimento o anche solo chi per un determinato argomento viene considerato un opinion leader. Gli opinion leader sono coloro che appresa l informazione dalla fonte, attraverso le relazioni interpersonali, la diffondono tra coloro che sono meno esposti alla comunicazione e che dipendono dagli altri per le loro informazioni. Ovviamente bisogna tener presente che gli opinion leader non sono solamente un canale di passaggio della comunicazione ma svolgono anche un importante ruolo di interpretazione (DeFleur e Ball-Rokeach, 1995). Il passaparola e il coinvolgimento degli opinion leader non sono azioni che riguardano solo la comunicazione rivolta ai cittadini immigrati, ma queste, adattandole a situazioni diverse, possono essere utilizzate per diffondere la comunicazione ASUR verso ogni pubblico di riferimento. Ad esempio, nel caso dei cittadini immigrati, il passaparola potrebbe essere innescato portando la comunicazione dell Azienda sanitaria all interno dei luoghi di ritrovo degli immigrati, selezionando questi attentamente in base alla presenza o meno degli opinion leader di interesse. Si è visto, infatti, anche grazie alle testimonianze raccolte, che è molto difficile richiamare, attraverso inviti formali inviati, ad esempio, alle famiglie residenti, i cittadini a partecipare, l alternativa già sperimentata dall ostetrica Valeria Rossi (v. allegato 1 intervista n. 22) è proprio quella di portare l informazione sulla salute fuori dalle strutture sanitarie, dove i cittadini si incontrano. Nel caso del pubblico interno si possono individuare all interno degli ambienti lavorativi quegli individui che fungono per carisma e competenze da 128 opinion leader e coinvolgerli in prima persona in attività di formazione specifiche sull argomento. Nel caso del pubblico esterno dei cittadini italiani, dei medici di base e dei pediatri, degli organismi politici e del mondo associativo, si potrebbe innescare un grande dibattito, un passaparola mediatico attraverso la progettazione di una attenta campagna di comunicazione giornalistica, servendosi dello strumento dell ufficio stampa oppure organizzando incontri e dibattiti che chiamino a partecipare le categorie citate, singolarmente o meno. L ufficio stampa, se ben utilizzato, può rivelarsi uno strumento utilissimo alla diffusione di messaggi volti al raggiungimento, in particolare, dell obiettivo 4. Utilizzarlo bene vuol dire programmare fin dall inizio, sulla base delle azioni previste, come e quando interloquire con la stampa, predisporre quindi una strategia specifica. L ufficio stampa, inoltre, dovrebbe valorizzare e collaborare attivamente con organi di informazioni quali Il Mondo nel Piceno per utilizzare a pieno le potenzialità da questo offerte. Altro media ritenuto idoneo a raggiungere la popolazione immigrata è quello radiofonico attraverso il quale potrebbero essere diffusi spot o informazioni giornalistiche che spingano l ascoltatore ad approfondire la conoscenza dei servizi sanitari della sua Zona. Uno strumento, già utilizzato nella Zona Territoriale 3, e in via di definizione a livello regionale dalla Direzione Generale ASUR, che potrebbe essere molto utile nel fornire un supporto informativo quotidiano soprattutto al personale amministrativo di front-office è quella della rete intranet. Si potrebbe ad esempio dedicare un area specifica all argomento assistenza sanitaria per i cittadini stranieri in modo da facilitare l accesso a tutti gli operatori a informazioni sempre aggiornate. L intranet potrebbe contenere anche una parte dedicata alla modulistica tradotta in lingua e stampabile in ogni momento, come anche vademecum tradotti da fornire agli utenti. Ad esempio la Zona Territoriale 9 ha realizzato sull argomento una guida cartacea, ma l utilizzo dello strumento digitale in questo caso permetterebbe di abbattere i costi di stampa e soprattutto di avere a disposizione uno strumento sempre aggiornato. 129 Non è detto che, per stimolare anche il dibattito interno sul tema e mettere in comune le conoscenze apprese attraverso i corsi di formazione, non si possa mettere a disposizione degli utenti un forum dove scambiare idee e suggerimenti operativi. Ultimo strumento da prendere in considerazione per comunicare con i cittadini stranieri è quello del web. Questo raramente è stato nominato nel corso delle interviste e se è stato fatto era per dire che non veniva ritenuto adeguato al raggiungimento del target. Il progetto E.T.N.I.C.A. già citato nel capitolo terzo, ha deciso di utilizzare in via sperimentale anche la modalità di comunicazione on-line creando un portale dedicato all immigrazione (www.provinciamultietnica.net/), partendo però dal presupposto che tali attività venivano considerate sperimentali e a forte rischio di insuccesso legato alle difficoltà di accesso alla rete dei cittadini immigrati. Qui in questa sede non si è certo in grado di valutare il successo o il fallimento di tale iniziativa, da sottolineare che il portale ultimamente è stato completamente rinnovato, ma si potrebbe partire dalla sua valutazione per stabilire l opportunità o meno di inserire il web tra gli strumenti del piano. Infine, l azione, a prescindere dalla quale qualsiasi piano di comunicazione perderebbe efficacia, è l integrazione di tutti gli strumenti appena nominati e il coordinamento tra comunicazione e servizi, partendo dal presupposto che l URP sia sempre coinvolto nella progettazione delle iniziative riguardanti l utenza immigrata; tale coordinamento non deve riguardare solo le singole Zone ma l intera Azienda sanitaria e il luogo dove avviare tale processo non può essere che la Conferenza degli URP. 130 Figura 6: le azioni e gli strumenti OBIETTIVI OBIETTIVO STRATEGICO: promuovere la salute della popolazione immigrata OBIETTIVO 1: facilitare l accesso alle strutture e la comprensione delle procedure burocratiche. OBIETTIVO 2: semplificare le relazioni tra personale sanitario e pazienti stranieri OBIETTIVO 3: stimolare l empowerment del cittadino immigrato su temi di forte interesse per la propria salute. OBIETTIVO 4: rendere socialmente accettabile lo sforzo compiuto dall ASUR per avvicinare e accogliere nelle strutture i cittadini stranieri. AZIONI E STRUMENTI integrazione degli strumenti di comunicazione (URP e Conferenza degli URP); partecipazione (tavoli di concertazione, cantieri tematici, ecc. ecc.) formazione degli operatori; intranet; forum; strumenti di supporto informativo cartacei o digitali; web; radio; incontri con i medici di base e i pediatri di libera scelta per innescare il passaparola organizzato; incontri con le istituzioni e il privato sociale per innescare il passaparola organizzato; incontri con i cittadini stranieri per innescare il passaparola organizzato. formazione degli operatori; mediatori culturali coinvolti nella formazione; coinvolgimento nella formazione degli operatori opinion leader per innescare il passaparola organizzato; ufficio stampa. incontri con i cittadini immigrati per innescare il passaparola organizzato; formazione operatori con l impiego dei mediatori culturali. ufficio stampa per innescare il passaparola organizzato attraverso media locali e web. 5.7 La misurazione dei risultati L impostazione di un piano di comunicazione deve prevedere infine anche la fase di misurazione dei risultati perché l assenza di tale analisi vanifica la validità del piano stesso compromettendo l efficacia e l efficienza del processo di pianificazione (Levi, 2004). 131 Quindi bisogna prevedere fin dalla fase di redazione quali modalità di valutazione si vorranno impiegare e quali oggetti di comunicazione verranno presi in esame, come, ad esempio, il piano di comunicazione complessivamente inteso, sia dal punto di vista dei contenuti che della metodologia impiegata per la redazione, gli effetti determinati e i risultati conseguiti, ad esempio, visto che il piano deve essere costruito applicando i principi della modalità partecipata si potrà indagare la soddisfazione degli attori coinvolti sia al termine del periodo di concertazione che dopo l effettiva messa in atto delle attività proposte. La valutazione potrà avvenire anche in corso d opera, anzi se si avessero abbastanza risorse a disposizione sarebbe utilissimo realizzarla per testare effettivamente quello che si sta facendo ed apportare eventualmente le modifiche necessarie, soprattutto nel caso in cui si scelga di sperimentare solo in alcune Zone Territoriali alcune attività di comunicazione prima di introdurle in tutta l Azienda sanitaria. Volendo tracciare delle linee guida si possono considerare tre aree in cui verrà applicata l attività valutativa, l area degli out-put di comunicazione, degli out-take e degli out-come (Levi, 2004). Misurare i risultati degli out-put di comunicazione vuol dire valutare l efficacia dei prodotti di comunicazione e in particolare se questi hanno raggiunto il pubblico desiderato. Ad esempio, in questo caso si potrebbe valutare quale sia stata la partecipazione agli incontri e agli eventi organizzati del pubblico destinatario e quale sia stato il relativo costo/contatto. Valutando gli out-take si entra nel merito della comprensibilità del messaggio e se esso ha raggiunto in forma più o meno integra il destinatario, quindi, ad esempio, si potrà verificare se si è avuto un aumento dell iscrizione al Servizio sanitario e una gestione migliore dei flussi dei cittadini stranieri all interno dei servizi. Per quanto riguarda gli out-come, invece, si intende la valutazione del verificarsi o meno di modificazioni della percezione, delle opinioni e delle aspettative dei destinatari, per fare un esempio, si potrà verificare se sono o 132 meno diminuiti gli episodi di incomprensione e insofferenza tra pazienti e personale sanitario. Per effettuare tali valutazioni si dovranno poi definire i metodi di indagine che potranno essere qualitativi (intervista semistrutturata, focus group, osservazione partecipante ecc. ecc.), quantitativi (sondaggio, questionario ecc. ecc.) o entrambi integrati tra loro. Per valutare ad esempio il ritorno di immagine generato dai media con l attivazione di iniziative specifiche a favore della popolazione immigrata si potrà utilizzare la tecnica MIM (Monitor Immagine Mediale), che consiste nel decodificare, sulla base di una griglia di rilevazione, i contenuti dei testi mediali rilevanti, facenti parte della rassegna stampa. Inoltre, sarà importante valutare quale sia stato il ruolo della comunicazione all interno dei progetti rivolti agli immigrati, se questa avrà veramente svolto al loro interno un ruolo strategico e sarà in grado di guidare il coordinamento delle iniziative. 133 Figura 7: la valutazione VALUTAZIONE OGGETTO Valutazione del piano di comunicazione progettazione e redazione del piano di comunicazione mediante la modalità partecipata Valutazione degli out-put intranet; forum; strumenti di supporto informativo cartacei o digitali; web; radio; incontri con i pubblici di riferimento e relativo passaparola; ufficio stampa; formazione. Valutazione degli out-take Valutazione degli outcome Valutazione del ruolo della comunicazione iscrizione dei cittadini stranieri al SSN; rilascio tesserini STP; conoscenze degli operatori relativamente alle altre culture; comportamento dei medici di base e dei pediatri; dibattito sui media; stato delle relazioni tra cittadini stranieri e operatori dell ASUR; atteggiamento dei cittadini stranieri nei confronti dell ASUR. ruolo assunto dalla comunicazione e dalle strutture ad essa preposte all interno delle iniziative dedicate all utenza immigrata 134 METODO focus group con alcuni degli attori che hanno preso parte alla fase di progettazione, realizzati subito dopo la stesura definitiva del piano e ripetuti al termine della realizzazione delle attività previste dallo stesso. calcolo del costo contatto; questionari rivolti agli utenti; questionari al termine dei corsi di formazione; verifica della partecipazione agli incontri; verifica del reale utilizzo degli strumenti informativi da parte degli operatori tramite questionario o focus group. analisi dati secondari; focus group; interviste qualitative; rilevazione dell affluenza dei cittadini stranieri negli ambulatori dei medici di base e dei pediatri; analisi dei contenuti mediali; osservazione partecipante delle relazioni operatori/utenti stranieri; interviste qualitative. interviste qualitative responsabili URP ai CONCLUSIONE Il percorso che ha portato alla redazione delle proposte per un piano di comunicazione appena presentate è partito da lontano, addirittura dalla Dichiarazione dei diritti dell uomo e del cittadino redatta dall assemblea dei rappresentanti del popolo francese il 26 agosto 1789. Passando attraverso la legislazione nazionale e regionale si è analizzato il ruolo esercitato dalla comunicazione nell ambito delle iniziative organizzate dall ASUR per i cittadini stranieri. Questo non sempre è risultato essere di primo piano, nonostante, anche dall indagine realizzata attraverso le interviste semistrutturate e i questionari, si è verificato come la maggior parte degli ostacoli riscontrati con questo segmento di utenti riguardi aspetti comunicativi e relazionali. Per questo motivo si vuole concludere il presente lavoro di ricerca riaffermando la centralità che i processi comunicativi ricoprono nell ambito della salute di un gruppo di popolazione, spesso escluso, come quello dei cittadini immigrati. Certo la comunicazione non potrà mai sostituire o nascondere le carenze di un servizio o risolvere seduta stante le difficoltà di relazione che ostacolano il rapporto operatore/cittadino straniero, ma potrà, se usata in maniera strategica e integrata, nell ambito di una riorganizzazione globale del sistema sanitario, orientata verso il soddisfacimento dei nuovi bisogni emersi in questa società sempre più eterogenea e multiculturale , contribuire ad avvicinare nel modo più appropriato la popolazione immigrata alle strutture sanitarie e quindi migliorarne le condizioni di salute oltre che l efficienza dei luoghi di cura andando a beneficio di tutti i cittadini indistintamente. 135 BIBLIOGRAFIA Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 10 dicembre 1948. Dichiarazione universale dei diritti dell uomo. [Online]. http://www.interlex.it/Testi/dichuniv.htm (17 ottobre 2006). Associazione I Draghi Logopei. Progetto SOLI MAI. 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La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Legge 40/98. Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. D.Lgs. 286/98. Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. D.P.R. 394/99. Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Circolare del Ministero della Sanità, 24 marzo 2000, n. 5. Indicazioni applicative del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" Disposizioni in materia di assistenza sanitaria. Legge 222/02. Disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari. Legge Regionale 26/96. Agenzia Regionale Sanitaria. Legge Regionale 2/98. Interventi a sostegno dei diritti degli immigrati. Legge Regionale 13/03. Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale. DGR 1/03. Ricognizione ed attribuzione delle funzioni dell Agenzia Regionale Sanitaria. 146