DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 3 ❖ n.3/4 dicembre 2011 DOLORE ISSn 1974-448x AGGIORNAMENTI CLINICI Organo ufficiale della Associazione Italiana per lo Studio del Dolore Abstract deadline 15 febbraio 2012 DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 4 Associazione Italiana per lo Studio del Dolore www.aisd.it - E-mail: [email protected] DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 5 ISSn 1974-448x DOLORE AGGIORNAMENTI CLINICI Organo ufficiale della Associazione Italiana per lo Studio del Dolore Le nuove favole di Esopo Si può emergere studiando e applicandosi o affogando chi ti sta intorno 4 Dolore acuto e ferite di guerra 6 L'inventiva femminile nella gestione di una catastrofe 13 Il dolore in emergenza 15 Come si cura il dolore cronico a livello europeo? 16 La Medicina Narrativa: la moderna comunicazione medico-paziente 18 Come si cura il dolore cronico a livello europeo? 22 La Settimana Europea contro il dolore dal 10 al 14 ottobre: Mal di schiena: una vera epidemia silente 24 Dai Congressi 26 Morti da overdose di analgesici con obbligo di prescrizione medica negli Stati Uniti 27 Calendario Congressi 29 Associazione Italiana per lo Studio del Dolore AISD Via Tacito, 7 - 00193 Roma Tel. 3396195974 [email protected] [email protected] www.aisd.it Consiglio Direttivo AISD Presidente Alessandro Fabrizio Sabato Past President Giustino Varrassi Presidente Eletto Alessandro Fabrizio Sabato Vicepresidente Caterina Aurilio Segretario Stefano Coaccioli Tesoriere Franco Marinangeli Consiglieri Gabriele Finco Antonio Gatti, Pierangelo Geppetti Marco Matucci Cerinic, Enrico Polati Rappresentanti Regionali Abruzzo: Alba Piroli asilicata: Pasquale De Negri Calabria: Giuseppe Caminiti Campania: Mario Iannotti Lazio: Massimo Di Carlo Liguria: Davide Gerboni Lombardia: Marco Lacerenza Marche: Alfredo Fogliardi Piemonte: Rossella Marzi Puglia: Giuseppe Galati Sardegna: Antonio Marchi Sicilia: Letterio Santamaria Toscana: Roberta Casali Trentino Alto Adige: Eugenio Perotti Umbria: Alberto Pasqualucci Veneto: Francesco Ceccherelli Direttore Responsabile Giustino Varrassi Coordinamento Redazionale Lorenza Saini Impaginazione a cura di Osvaldo Saverino TRiMESTRAlE Prima Reg. Trib. dell’Aquila n. 335/97 Seconda Reg. Trib. dell’Aquila n. 571 del 18/12/2007 Copia omaggio inviata ai soci. il trattamento dei dati personali avviene nel rispetto del D.lgs. 196/03. Per l’informativa completa o per esercitare i diritti di cui all’art. 7 si può scrivere a [email protected] Tutti i diritti riservati. A causa dei rapidi progressi della scienza medica si raccomanda sempre una verifica indipendente delle diagnosi e dei dosaggi farmacologici riportati. © Cop right 2011 www.congressiaisd.it ◗5◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 6 dolore4A ggiornAmenti clinici . Si può emergere studiando e applicandosi o affogando chi ti sta intorno N ello stagno della foresta un gruppo di bellissimi e giovani cigni si facevano degli scherzi, gettando l’uno contro l’altro spruzzi d’acqua. Era un giorno importante per loro. Avrebbero lasciato gli stagni del sud per raggiungere i compagni anziani del nord , con la speranza di costituire una famiglia, che avrebbero poi condotto al nord l’anno successivo. Guardandoli attentamente ci si sarebbe presto accorti che alcun giovani cigni si accanivano, oltre che con gli spruzzi, anche con commenti salaci e con manovre ambigue, cercando o di farli affogare e gettandoli ripetutamente sott’acqua, trascinando i più deboli o a morire o a non rispondere all’appello del maestro di volo. Altri sbattendo le ali, impedivano ai giovani coetanei di emergere dall’acqua e quindi, al momento della chiamata, o rispondevano in modo errato o non riuscivano a rispondere. Il bellissimo cigno anziano volle mettere alla prova uno dei giovani cigni e gli chiese di descrivergli che cosa stava succedendo e che cosa significava tutto ciò? ◗6◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 7 ❖ n.3/4 dicembre 2011 le nuove favole di esopo Il giovane cigno non seppe rispondere e allora l’anziano cigno così parlò: vedi quei cigni che tentano di far affogare i coetanei in tutti i modi? sono quelli che invece di emergere nella vita, portando pace e serenità, lavorano applicando il detto “emergere affondando e affogando gli altri è molto più facile e meno faticoso che tentare di emergere applicandosi nello studio e nella scienza in modo da essere riconosciuto leader per meriti”. Questa scelta facile può talora ingannare il cigno che ha il compito di assegnare l’incarico del viaggio e le istruzioni di volo, ma il cigno al quale viene assegnata una sede ricca e prestigiosa, ma con un forte contenzioso, risponderà con scelte quasi sempre poco idonee, verrà isolato da tutti gli altri cigni e lasciato a morire. Perciò, allievo mio, ricordati che riuscire a farsi notare a scapito della vita del collega, non solo non è premiante, ma può portare alla rovina della propria razza. (SAF) ◗7◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 8 dolore4A ggiornAmenti clinici . Dolore acuto e ferite di guerra L a gestione del dolore acuto sui campi di battaglia e nella fase di transizione dalle prime cure al rimpatrio nelle strutture di riabilitazione è tema delicato. Il numero 9 di Pain Clnical Updates descrive le procedure elaborate dagli ufficiali medici britannici e statunitensi esperti in terapia del dolore. Una gestione soddisfacente del dolore acuto da ferite traumatiche presenta enormi sfide mediche e logistiche. L’articolo descrive l’approccio utilizzato nelle guerre in Iraq e Afghanistan dalle forze armate inglesi e americane e dai loro alleati. L’attuale approccio prevede un’analgesia tempestiva ed aggressiva e una ben orchestrata sequenza di sistemi di cura sofisticati, integrati e coordinati per garantire una continuità di assistenza fino alla riabilitazione. La ricerca e la sperimentazione per potenziare e migliorare il processo di cura negli scenari di guerra, le conoscenze e le esperienze accumulate nei recenti conflitti sono da prendere in considerazione per il loro risvolto civile, in caso di eventi eccezionali. Nell’introduzione dell’articolo si descrive come i militari inglesi trattino il dolore acuto immediatamente dopo il ferimento. Le guerre in Iraq e Afghanistan, così come altre guerre combattute da inglesi, americani e dai loro alleati, hanno sicuramente contibuito alla scienza e pratica algologica. Nel contesto di operazioni come l’Operation Enduring Freedom (OEF) e l’Operation Iraqi Freedom (OIF), l’impiego di mezzi blindati e il primo soccorso sul campo di battaglia hanno migliorato la capacità di salvare feriti che in altre situazioni sarebbero morti. Il risultato è tale che la sopravvivenza dei militari al ◗8◗ fronte che hanno riportato ferite da trauma, è arrivata al 90%. Il dolore è poi pressoché sempre presente e la gestione del dolore, acuto e nella fase di transizione verso altre strutture di cura e riabilitazione, è diventata una vera e propria sfida ed un’opportunità di miglioramento delle cure e della gestione del paziente. I medici militari specialisti nella cura del dolore dei Ministeri della Difesa Britannico e Statunitense, del Department of Veterans Affairs Statunitense – la struttura di cura che assiste i veterani di guerra – hanno potenziato l’impegno per approcci efficaci che riducano il dolore acuto e hanno riconosciuto la necessità di continuare a seguire la gestione del dolore a lungo termine. . l’esperienza britannica I militari feriti devono solitamente provvedere da soli alle prime cure, e quindi a una prima analgesia. L’analgesia di emergenza prevede 10 mg intramuscolo di morfina; ogni soldato ha in dotazione due dosi da 10 mg di morfina iniettabile. Per i militari è importante avere questa dotazione, in quanto è ben nota la potente efficacia analgesica della morfina. I clinici ben sanno che la copertura analgesica di 10 mg di morfina i.m. non è più efficace di 1 g di paracetamolo (acetaminofene), ma a differenza del paracetamolo la dose può esser ripetuta, se necessario. Quando le condizioni lo permettono, un medico dell’unità di combattimento fornisce un protocollo guidato di assistenza, il che può significare l’uso di più dosi di morfina i.m. La presenza di un medico offre la possibilità di usare altri farmaci e DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 9 ❖ n.3/4 dicembre 2011 h vie alternative di somministrazione. Le opzioni attuali sono la via endovena e intraossea per la somministrazione di altra morfina o di ketamina. C’è un certo interesse per la via di somministrazione nasale, ma questo sistema è usato per il paziente pediatrico, di solito con il fentanyl. L’impiego di paracetamolo endovena è consigliato tempestivamente, quando disponibile . Talvolta è disponibile il fentanyl citrato orale transmucosa e questa opzione sembra abbia un certo grado di efficacia. Non è ancora chiaro quale sia la dose ottimale, ma le dosi standard impiegate variano dai 400 agli 800 μg. Questo utilizzo è off-license e questo può rappresentare un problema per alcune organizzazioni. Lo spostamento del ferito dal contesto preospedale all’unità chirurgica avviene secondo le procedure per il trasferimento di qualsiasi paziente – meglio è preparato il paziente per il trasbordo e meglio è. Quindi, anche se èpossibile fornire ulteriore analgesia, il trasporto del ferito sul fondo di un elicottero militare in volo sopra l’Afghanistan rappresenta una delle situazioni più difficili per proter prestare qualsiasi ulteriore assistenza. L’ideale è che la copertura analgesica sia assicurata prima che inizi il trasferimento. Nell’ospedale da campo le possibilità di analgesia sono quelle di molti ospedali civili; possono essere somministratati altri oppioidi, ketamine, e FANS, se appropriati. Recentemente è stato incoraggiato l’utilizzo di tecniche di anestesia regionale, in particolare il blocco continuo dei nervi periferici, dal momento che molte delle ferite coinvolgono le estremità. Nonostante le tecniche di anestesia regionale siano state descritte per la prima volta 50 anni fa nelle pubblicazioni mediche militari (3,4), solo grazie a una serie di recenti svluppi si sono rilevate più utili. Innanzitutto, le sale operatorie degli ospedali da campo, anche se non sono altro che tende, ora presentano garanzie di igiene tali da permettere queste tecniche. In secondo luogo, ◗9◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 10 dolore4A ggiornAmenti clinici l’introduzione di sistemi di imaging più piccoli e robusti facilita il successo delle tecniche regionali, in particolare se i cateteri debbano restare in situ. L’uso della “tradizionale” stimolazione del nervo esterno è spesso complicato dalla mancanza dell’arto distale a seguito di amputazione. Vengono anche utilizzate infusioni epidurali, particolarmente utili nel caso di ferite bilaterali all’arto inferiore o addominali. Lo sviluppo di semplici sistemi di infusione, elettronici o elastomeri, ha inoltre contribuito a far sì che queste tecniche siano fondamentali per le operazioni di trasferimento dei pazienti. I sistemi di anestesia controllata dal paziente (ACC) sono impiegati nell’ospedale da campo. Benché siano spesso caldeggiate altre combinazioni di anestetici, l’attuale approccio inglese è quello di usare morfina pura, con 1 mg somministrato ogni 5 minuti. Questo approccio standardizzato è importante perché c’è una metodica turnazione degli operatori sanitari, e la possibilità di confusione viene così minimizzata. I sistemi ACP attualmente usati sono interamente meccanici e “usa e getta”. Il rimpatrio dei feriti avviene non appena sono abbastanza stabili da poter affrontare il trasferimento, con la disponibilità di apparecchiature per la terapia intensiva per i pazienti in condizio- ◗ 10 ◗ ni critiche. Come per qualsiasi trasferimento, il segreto è la preparazione. La preparazione è particolarmente importante per la continuità analgesica perché non sarà possibile far fronte a qualsiasi necessità di farmaco analgesico o tecnica analgesica se non ne è stato previsto l’imbarco prima del viaggio. Quindi è di vitale nza importaza assicurarsi che l’analgesia sia stata ottimizzata prima del rimpatrio, ed assicurarsi che una scorta di analgesici sia a bordo. Al rientro in patria viene rivisto il piano di trattamento del dolore per ogni singolo caso. i sistemi di anestesia regionale vengono verificati, ricaricati e riposizionati, se necessario. Le prescrizioni mediche vengono ricontrollate (7,8). C’è poi una prima prescrizione di farmaci per il trattamento della componente neuropatica del dolore; di solito i primi farmaci sono antidepressivi triciclici e pregabalin. Questi farmaci vengono prescritti ogniqualvolta si ritiene che ci sia un rischio significativo di danno ai nervi, come nel caso di amputazioni e di estesa perdita di tessuto. La terapia con questi farmaci può iniziare anche nell’ospedale da campo. Non si utlizzano solo tecniche farmacologiche. I fisioterapisti useranno la terapia ‘mirror box’ (9), apparecchi per la TENS e tempestive tecniche riabilitative. Viene poi spiegato al pazien- DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 11 ❖ n.3/4 dicembre 2011 te il perché del suo dolore e le verosimili conseguenze delle ferite riportate, e gli si forniscono ragguagli sui farmaci e sulle tecniche utilizzati per il controllo del dolore. Il ricovero del soldato ferito in strutture militari, dove sono presenti altri commilitoni feriti è importante perché i feriti tendono a rivolgersi con più facilità ai propri compagni per supporto e solidarietà che con gli operatori sanitari. Una volta dimessi dal primo ospedale passano al centro di riabilitazione, anche se nel caso di alcune ferite, i pazienti dovranno fare la spola tra un centro e l’altro. Nel corso della riabilitazione uno specialista algologo è a disposizione dei pazienti. Infatti, la maggior parte dei pazienti tende a ridurrel’assunzione dei farmaci analgesici, preferendo aumentare il controllo e la diminuzione degli effetti collaterali, a discapito dell’analgesia. I pazienti che nell’ospedale di primo ricovero hanno avuto problemi per il controllo del dolore vengono direttamente prenotati per un ricovero nella clinica militare del dolore all’interno del centro di riabilitazione, per assicurare che non ci sia nessuna interruzione nell terapia analgesica. I pazienti possono accedere a questo reparto anche quando hanno completato il ciclo di riabilitazione e sono tornati alle cure primarie. Queste procedure sono il risultato di specifici tentativi per organizzare l’analgesia attraverso la catena di evacuazione. In ogni ospedale da campo un consulente anestesista ha il compito di gestire il servizio di terapia del dolore e di essere il primo punto di contatto per le problematiche analgesiche. È affiancato da un infermiere e compie regolari controlli quotidiani per individuare eventuali problemi. È inoltre responsabile di audit e controlli regolari nell’ospedale da campo e organizza “pain meeting” settimanali, alla fine dei quali redige un rapporto sui vari aspetti emersi, positivi e negativi . Anche il team che si occupa del trasferimento aereo ha il suo medico algologo di riferimento, cui spetta il compito di assicurare la componente analgesica del servizio. Nell’ospedale che presta le prime cure al ferito un team multidisci- plinare è responsabile di attività simili, inclusi audit, indagini e formazione. Ll’aspetto formativo non è riservato solo all’operatore sanitario ma anche al paziente. Il team segnalerà poi i pazienti che devono essere monitorati nel corso della fase riabilitativa. L’impegno clinico è importante, ma gli aspetti non clinici, di audit, ricerca e formazione e il modo in cui è organizzato il sistema lo sono probabilmente ancor più, perché forniscono l’evidenza a sviluppi clinici. L’intero processo è supervisionato dal Military Pain Interest Group che si incontra ogni tre mesi e relaziona al consulente della difesa per l’anestesiologia. Questo gruppo è responsabile di una più ampia formazione dei militari (ora i medici militari dedicano un giorno intero di formazione sulla gestione del dolore acuto). Il gruppo si occupa anche dei progetti di ricerca e sviluppa strategie cliniche a vasto raggio, perché si considera il processo come un continuum, piuttosto che come un tot numero di aree cliniche distinte. Ma funziona? Questa è la domanda cruciale, e certamente è difficile da provare. Sappiamo sicuramente che più della metà dei militari feriti ha valutato il proprio dolore come severo al momento del ferimento, e che i due terzi di esse ritiene che il controllo del dolore sia stato aiutato dall’analgesia iniziale (10). Sappiamo anche che la severità del dolore nelle corsie degli ospedali militari del Regno Unito è significativamente inferiore rispetto a quanto ipotizzato - meno del 10% dei pazienti presenta dolore severo e moderato rispetto al 20-80% che ci si aspetterebbe (10). In ogni caso, mentre la fase del dolore acuto è importante, ciò che conta veramente è il risultato a lungo termine, che noi presumiamo correlato alla fase acuta. Al momento non abbiamo evidenza di una dipendenza da oppiacei tra i nostri feriti, una recente indagine ha indicato che solo il 5% degli amputati presenta gravi problemi di dolore da arto fantasma (10). Questi sono due risultati incoraggianti, ma non sono prove. Chiaramente, i risultati a lungo termine sono cor- ◗ 11 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 12 dolore4A ggiornAmenti clinici relati a una miriade di altre questioni sulle quali abbiamo uno scarso controllo, ma possiamo gestire l’analgesia acuta che è probabilmente un anello importante di una lunga catena. . la strategia dell’US department Affairs national Pain management Negli Stati Uniti è ampiamente riconosciuto che le radici storiche dello sviluppo dell’anestesia e della gestione del dolore sono strettamente correlate agli eventi di guerra e all’esperienza degli ufficialii medici. Ad esempio, Silas Weir Mitchell, durante la Guerra Civile identifici alcune forme di dolore cronico (distrofia del riflesso simpatico, sindrome dell’arto fantasma). John J. Bonica impostò un approccio interdisciplinare alla gestione del dolore, basato su innovazioni sperimentate nel corso della sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale (11). Dalla fine del 20° secolo fino al giorno d’oggi, il sistema sanitario militare ha giocato un ruolo chiave negli avanzamenti in termini di protocolli, programmi formativi e ricerca. Alla fine del 1998, l’ex sottosegretario alla Salute della VHA (Veterans Health Administration) stabilì che la gestione del dolore è un’alta priorità e istituì una strategia nazionale. Nell’ottobre 2009 la VHA ha pubblicato ulteriori linee guida per una strategia che delineasse gli obiettivi chiave, ha descritto l’infrastruttura responsabile del miglioramento della strategia e ha indicato gli standard di cura dalla valutazione del dolore al trattamento, al miglioramento della performance e competenza di chi presta le cura (12). L’obiettivo generale era quello di sviluppare un approccio di cura del dolore onnicomprensivo, multiculturale, integrato e a vasto raggio per ridurre dolore e sofferenza e migliorare la qualità di vita dei veterani che hanno sofferto di dolore acuto e cronico causato da ferite e malattie, incluse le malattie terminali. il VHA utilizza un modello a gradini ◗ 12 ◗ per la cura del dolore che si occupa di trattare la maggior parte delle condizioni di dolore a livello di cure primarie, un modello supportato dalla possibilità di consultazione presso specialisti algologi, della riabilitazione e di altre specialità. Per i casi complessi che coinvolgono comorbidità, come disturbi mentali e traumi cerebrali, è disponibile l’accesso a unterzo livello diagnostico di cure e di riabilitazione. Uno dei focus principali della strategia è stato quello di rafforzare il programma di cura del dolore esistente presso la VHA per i veterani OEF/OIF dal momento in cui passano alle cure della VHA. Nel 2007 la VHA promosse una raccolta fondi per l’acquisto di strumentazione avanzata per la medicina del dolore, per assumere personale e sostenere le spese di formazione. La cura dei veterani con dolore muscoloscheletrico cronico, non direttamente correlato a una ferita traumatica, è un altro degli impegni della VHA (13). Altre importanti iniziative si sono concentrate sulla terapia con oppiacei per i pazienti che ne hanno bisogno, così come sugli sforzi una una cura coordinata e integrata che dia la possibilità ai veterani OEF/OIF di impegnarsi in programmi di autogestione nella gestione del dolore. La VHA affianca anche il Dipartimento della Difesa nello sviluppare linee guida basate sulll’evidenza della pratica clinica per la gestione del dolore acuto postoperatorio, del la lombalgia e della terapia continuativa con oppiacei. Sono stati sviluppati corsi di formazione a distanza su temi come l’uso degli oppiacei per il dolore acuto e cronico, la gestione del dolore cronico complesso, il dolore e il politrauma. Il settore della VHA che si occupa di medicina riabilitativa si occupa di fornire un servizio di cura ai reduci sia con lesioni cerebrali che con lesioni in altri organi. Nei veterani con politrauma è sempre presente dolore acuto e cronico. La VHA ha creato quattro centri di riabilitazioneper il politrauma e un programma riabilitativo di transizione per il politrauma a Minneapolis, Palo Alto, Richmond e Tampa. Esistono anche 22 DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 13 ❖ n.3/4 dicembre 2011 Regional Polytrauma Network Sites e Polytrauma Support Clinical Team, di dimensioni più piccole, in altri 84 sedi per i reduci con ferite meno gravi e per quelli pronti a passare a programmi di cura meno intensi. La continuità nel programma di cura avviato inizialmente è la prima preoccupazione, con la prospettiva che questi piani vengano adattati e affinati man mano che il paziente è medicalmente stabilizzato e quando il recupero globale e i piani riabilitativi sono stai impostati. Sono stati pubblicati molti rapporti sull’alta prevalenza e complessità del dolore dei pazienti in questi scenari (14-16). Per molti pazienti la presenza di ferite multiple crea più siti di dolore e un complesso mix di condizioni di dolore nocicettivo e neuropatico, così come nella cefalea. Questa situazione di complessità è aggravata dalla necessità di continue procedure mediche e chirurgiche che possono causare ulteriore dolore. Sel’obiettivo di portare al massimo livello di successo la guarigione e la riabilitazione del paziente, la cura ottimale per il dolore è quella che è globale, integrata, personalizzata e interdisciplinare. La VHA continuerà ad impegnarsi per migliorare un modello di cura a gradini (17) per affrontare le esigenze di cura dei veterani che rientrano dalle missioni in Iraq e Afghanistan. Un appello per la ricerca Conciliare le necessità di cura del dolore acuto di militari inservizio e reduci è una sfida che può offrire opportunità di avanzamento nella gestione del dolore attraverso la sperimentazione di nuovi approcci terapeutici ed indagini sistematiche, incluso l’impiego di progetti e metodi osservazionali semisperimentali. Due iniziative di ricerca sono da segnalare. L’Army Regional Anesthesia and Pain Management è un programma finanziato dal Congresso per la ricerca e lo sviluppo di efficaci strategie e per migliorare la cura del dolore nei soldati con lesioni da ferite di guerra. Il programma è esteso all’US Army Regional Hospital di Landstuhl, in Germania, un punto di transito importante per i feriti che saranno poi trasferiti negli Stati Uniti. Recentemente, è stato finanziato il Defense and Veterans Center for Integrative Pain Management per incoraggiare specificatamente la collaborazione tra Ministero della Difesa e VHA, inclusa la collaborazioneper la ricerca. Come si può notare dalla descrizione delle cure riservate ai soldati britannici, sussistono importanti domande pratiche sull’efficacia a lungo termine delle strategie di gestione del dolore acuto al fronte, inclusi i diversi approcci usati dai medici inglesi rispetto agli americani. Per esempio, non è chiaro quali fattori possano essere rilevanti nell’osservare nei soldati inglesi livelli inferiori rispetto al previsto di dolore da moderato a severo e da arto fantasma (9,10). È anche poco chiaro se ci siano differenze di esperienza di severità di dolore acuto o post-acuto tra soldati inglesi e americani e se ci siano significative differenze a lungo termine in conseguenze come: severità del dolore, funzionalità sociale (per esempio, rientro al lavoro), benessere emotivo e qualità generale di vita quando i soldati passano alla condizione di reduci. Probabilmente fattori come le sottili differenze nell’approccio all’analgesia sul campo di battaglia, differenze nei tempi di trasferimenti, sforzi riabilitativi e di guarigione, possono essere importanti nel fare la differenza di risultati. Negli USA si sta studiando l’efficacia di un’analgesia tempestiva e aggressiva nel migliorare i risultati a lungo termine. La VHA, con la collaborazione dell’esercito USA ha finanziato il Regional Anesthesia Military Battelfield Pain Outcomes Study che segue i soldati sottoposti ad anestesia regionale e a gestione aggressiva del dolore sul campo di battagia attraverso le varie fasi di riabilitazione e guarigione. La VHA finanzia anche un Centro scientifico focalizzato sul politrauma e le ferite da esplosione attraverso la Quality Enhancement Research Initiative. Il Centro Ricerche affianca altri uffici che lavorano sui programmi di cura presso il VA Central Office, incluso il Pain Management Office. Tra i vari progetti, questa iniziativa ha finanziato ricerche per migliorare il trattamento del dolore nel ◗ 13 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 14 dolore4A ggiornAmenti clinici programma di cura del politrauma e per collaborare con studi sulle lesioni cerebrali da trauma, sul disturbo da stress post traumatico, e sul dolore acuto e cronico. Queste e simili collaborazioni saranno importanti per migliorare la cura dei militari anche a favore di tutti colore che sperimentano dolore acuto nel mondo. Robert D. Kerns PhD National Program Director for Pain Management, VA Central Office, Director, Pain Research, Informatics, Medical Comorbidities, and Education (PRIME) Center, VA Connecticut Professor of Psychiatry, Neurology and Psychology, Yale University West Haven, Connecticut, USA Traduzione e adattamento da Pain Clinical Updates Vol. XIX, n. 5, settembre 2011 ©2011 IASP® a cura di Ugo Pàstina. Lt. Colonel Dominic Aldington FFPMRCA, RAMC Pain Relief Unit, Churchill Hospital, Oxford, United Kingdom, Bibliografia 1 Cohen SP, Brown C, Kurihara C, Plunkett A, Nguyen C, 12. Veterans Health Administration. VHA Directive 2009- Strassels SA. Diagnoses and factors associated with medi- 053. Pain management. Washington, DC; Department of cal evacuation and return to duty for service members par- Veterans Affairs; 2009. ticipating in Operation Iraqi Freedom or Operation Enduring 13. Haskell SG, Ning Y, Krebs E, Goulet J, Mattocks K, Kerns Freedom: RD, Brandt C. The prevalence of painful musculoskeletal a prospective cohort study. Lancet 2010;375:301–9. conditions in female and male Veterans in 7 years after 2. Bandolier. Oxford league table of analgesics in acute pain. return Accessed 28 Aug 2011. Available at: Freedom/Operation Iraqi Freedom. Clin J Pain 2011; Epub http://www.medicine.ox.ac.uk/bandolier/booth/painpag/ Jun 14. acutrev/analgesics/leagtab. 14. Clark ME, Bair MJ, Buckenmaier CC 3rd, Gironda RJ, 3. Scurr CF. Regional block analgesia. J R Army Med Corps Walker RL. Pain and combat injuries in soldiers returning from deployment in Operation Enduring 1946;86:221–5. from Operations Enduring Freedom and Iraqi Freedom: 4. Robbe. 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Evolution of the role 4 U.K. military nal pain management strategy: implementation of stepped pain service. J R Army Med Corps 2010;156:398–401. pain management. Fed Pract; in press. Il contenuto dell’articolo si basa su lavoro di ricerca finanziato da un contributo del Department of Veterans Affairs, della Veterans Health Administration, dell’Office of Research and Development, dell’Health Services Research and Development Service (REA 08-266). L’articolo descrive esclusivamente il pensiero degli autori e non riflette necessariamente quello del Department of Veterans Affairs e del Governo statunitense, né del Ministero della Difesa britannico. 9. Ramachandran VS, Rogers-Ramachandran DC. Synaesthesia in phantom limbs induced with mirrors. Proc R Soc Lond 1996;263:377–86. 10. Aldington DJ, McQuay HJ, Moore RA. End-to-end military pain management. Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci 2011;366:268–75. 11. Meldrum ML. A capsule history of pain management. JAMA 2003:290;2470–5. ◗ 14 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 15 ❖ n.3/4 dicembre 2011 L’attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 . L'inventiva femminile nella gestione di una catastrofe N el 1991, in occasione del cinquantennale dell’attacco di Pearl Harbor (7 dicembre 1941), la Professoressa Joellen Hawkins, della William F. Connel School of Nursing, Boston University, pubblicava un articolo sul ruolo chiave dell’infermiera Grace Lally (1897-1983) nel far fronte, anche grazie a doti di improvvisazione, alla cura dei civili e dei soldati – fossero essi più o meno gravemente feriti, o moribondi (1). La USS Solace era l’unica nave ospedale presente nella baia e la Lally era a capo di uno staff di 12 infermiere. Certamente, all’epoca dei fatti, le Hawaii erano considerate come zona sicura dai militari statunitensi, ed in generale l’America era ancora poco propensa ad ammettere di essere coinvolta in una guerra che appariva a molti come una questione soprattutto europea (2). Soprattutto non si pensava di poter essere colpiti “in casa”, vista la distanza dei principali fronti di guerra. Non stupisce quindi che il personale medico ed infermieristico in carica, rispetto alla numerosità della popolazione civile e militare di stanza nelle isole del Pacifico, fosse (con il senno del poi) carente. Una classica differenza fra una situazione di emergenza “ordinaria” ed una catastrofe è che quest’ultima è caratterizzata da uno sbilanciamento fra necessità impellenti e risorse disponibili e/o velocemente allocabili. In emergenza, in genere, un intero staff accudisce una o più vittime, mentre in un disastro pochi soccorritori devono gestirne un numero ingente, soverchiante la possibilità di intervenire contemporaneamente o in veloce sequenza su tutti i pazienti coinvolti. E quello che accadde a Pearl Harbor in seguito all’attacco giapponese è sicuramente classificabile – da un punto di vista medico – come disastro (3). In una tale circostanza, è necessario effettuare il triage, ovvero la determinazione delle priorità di trattamento basate sulle condizioni delle vittime. Alcuni dei cardini caratterizzanti il triage in medicina furono stabiliti da Dominique J. Larrey, capo-chirurgo militare durante le guerre napoleoniche, e poi ulteriormente affinati durante la Prima Guerra Mondiale. Prima del 1942, il sistema di reclutamento delle infermiere di guerra era attuato dalla Croce Rossa, con un addestramento disgiunto da quello prettamente militare, in un tipico “set” che prevedeva da una parte la linea del fronte, dall’altra gli ospedali da campo posizionati in zona riparata. Poco o nulla si era investigato sugli aspetti medico-logistici di un attacco a sorpresa in un insediamento urbano, o comunque non classificato come teatro di battaglia a schieramenti contrap- Fig. 1: Immagine originale ripresa da un caccia giapponese durante il bombardamento di Pearl Harbor (da Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Attack_on_Pearl_Harbor ) ◗ 15 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 16 dolore4A ggiornAmenti clinici Fig. 2: Rappresentazione della massa di soldati feriti che riuscivano a camminare fino allo Hickam Field Station Hospital nella speranza di essere curati (dal film “Pearl Harbor” diretto da Michael Bay, 2001) posti. Oltre allo staff sulla nave, solo due infermiere erano di turno presso lo Hickam Field Station Hospital sulla terraferma, per un totale di circa 82 dislocate nell’intero arcipelago. Quali furono quindi le difficoltà assolutamente pecu- liari del soccorso? Innanzitutto, la maggior parte delle vittime furono militari, i quali tentarono di automedicarsi applicandosi lacci emostatici di fortuna. Da alcune cronache di veterani (4) si evince che una gran parte di feriti riuscì a “trascinarsi”, a ondate successive, presso l’ospedale di terra, dove tuttavia era impossibile sia farli entrare che curarli tutti. Le infermiere coordinate dalla Lally, ebbero il compito di stabilire autonomamente quali pazienti fossero salvabili e quali no (5). Non esistendo un sistema di tagging, si racconta che il modo più efficace per “marcare” tutti i pazienti onde attribuire priorità di trattamento fu l’utilizzo del rossetto: coloro che erano segnati in rosso sulla fronte erano destinati ad un tentativo di cura chirurgica, gli altri invece ricevevano una dose di morfina. Questo fece sì che le infermiere di guerra fossero da allora considerate strategiche (e da allora reclutate dai militari e non più dalla Croce Rossa), venendo anche mitizzate in diversi film negli anni ‘40 (6). Fabrizio La Mura Fig. 3: Il “lipstick triage”. Nella rappresentazione cinematografica, coloro sulla cui fronte veniva scritto “M” avrebbero solo ricevuto una dose di morfina e nessun altro trattamento (dal film “Pearl Harbor” diretto da Michael Bay, 2001) Bibliografia in quegli anni. Vedi: http://www.news-press.com/arti- 1. Hawkins JW, Matthews I. Tugboat Annie: nursing hero of cle/20071206/NEWS01/312060001/Nurse-Pearl-Harbor- Pearl Harbor – Grace Lally (1897-1983). Image – the Journal recounts-peril (ultimo accesso effettuato: 13 novembre of Nursing Scholarship, 1991; Fall; 23(3), 183-185. 2011). 2. Fitzpatrik JJ. Annual Review of Nursing Research 1997; 5. Larson R et al (2004). Emergency Response for 15, 227. Homeland Security: lessons learned and the need for analy- 3. de Boer J. Order in chaos: modelling medical manage- sis – CREATE Report under FEMA Grant EMW-2004-GR- ment in disasters. European Journal of Emergency 0112. University of Southern California, Los Angeles. Vedi: Medicine, 1999; Jun; 6(2), 141-148. http://create.usc.edu/research/50756.pdf (ultimo accesso 4. Racconto di Monica Benning, Infermiera Militare in servi- effettuato: 13 novembre 2011). zio all’Hickam Field Station Hospital il 7 dicembre 1941 e 6. Kalisch P, Kalisch B. When Nurses where national ragazza-immagine del poster “Uncle Sam Needs Nurses” Heroines: Images of Nurses in American Film, 1942-1945. nell’ambito del programma di reclutamento attivo Nursing Forum 2007; 20(1); 14-61. ◗ 16 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 17 ❖ n.3/4 dicembre 2011 . Il dolore in emergenza N on esistono linee guida specifiche per il trattamento del dolore in emergenza, che sembra non essere considerato come prioritario. Non si pone attenzione al fatto che un paziente senza dolore è un paziente sicuramente più gestibile e che l’assenza di dolore non rappresenta un ostacolo nell’iter diagnostico-terapeutico ma, al contrario, un valido elemento sinergico, come può avvenire nella stabilizzazione di fratture e nella gestione di ferite e traumi aperti. Di questo problema se ne è discusso al recente Congresso Nazionale SIAARTI di Torino. Come ha spiegato Roberto Balagna, responsabile dell’Elisoccorso 118 di Asti, nei protocolli indicati da acronimi che indicano la sequenza degli atti medici attuati (A, B, C, D, E), il sollievo dal dolore è stato posto sotto la lettera D, che significa Disability, a indicare un secondo livello di intervento di questo aspetto. Il trattamento, anche in situazioni extraospedaliere difficili, deve basarsi sul rilevamento dell’intensità del dolore, in maniera tale da guidare il successivo trattamento in modo rapido ed efficace. L’obiettivo più urgente, a livello locale e nazionale, è quindi la presentazione di una cartella e di un database di rilevamento, già operativo in alcune regioni italiane, sull’utilizzo degli oppiacei nell'emergenza extraospedaliera. I punti deboli sui quali concentrare gli sforzi delle società scientifiche e delle strutture del 118 sono stati individuati nella mancanza di linee guida nelle emergenze extraospedaliere, di formazione rivolta sia al personale medico sia al personale paramedico; di considerazione del dolore come priorità, segno vitale da misurare e trattare precocemente. I farmaci più frequentemente utilizzati nel dolore severo sono, tra gli oppiacei, la morfina e il fentanyl, mentre tra i FANS (da evitare in caso di sanguinamenti massivi) si distinguono il ketorolac e il paracetamolo (quest’ultimo recentemente disponibile anche in confezioni per via endovenosa in plastica, particolarmente pratiche in situazioni ambientali difficili). In fase di studio è l’utilizzo della ketamina nella gestione del dolore in emergenza; dati preliminari mostrano risultati incoraggianti. La via di somministrazione preferenziale rimane la via iniettiva (intramuscolo e endoveno- ◗ 17 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 18 dolore4A ggiornAmenti clinici sa). In continuo aumento è l’utilizzo delle vie transmucosale e intranasale degli oppiacei e, in situazioni particolarmente difficili, in cui risulti poco agibile il reperimento di un accesso venoso, la via intraossea rimane la soluzione più adeguata ed efficace nella somministrazione di farmaci. Il futuro della gestione del dolore nelle emergenze extraospedaliere sembra essere rappresentato dall’esecuzione dell’anestesia locoregionale (blocchi nervi periferici, plessiche etc), con l’ausilio di diagnostica non invasiva, come gli ecografi portatili presenti su alcuni elicotteri di soccorso. . il trattamento del dolore in Pronto Soccorso Fabio De Iaco, responsabile del Pronto Soccorso di Imperia, ha presentato la sua esperienza nel trattamento del dolore acuto in emergenza spiegando come l’oppiofobia è ingiustificata in termini di appropriatezza, di efficacia e di rischio, poiché la tanto temuta depressione respiratoria imputata a tali farmaci è in realtà facilmente controllabile attraverso la giusta titrazione dell’oppiaceo e dall’utilizzo, quando appropriato, dell’antidoto. La SIMEU, società Italiana medicina delle emergenze e urgenze, ha svolto nel 2009 un’indagine in 49 presidi di Pronto Soccorso. Il rapporto ricavato dal numero di fiale di oppiaceo/numero di accessi mostra un livello decisamente insufficiente di utilizzo dell’oppiaceo: solo l'1.6% (0.7 fl su 100 accessi su un totale di 2452505 accessi totali). Solo il 5% dei medici di Pronto Soccorso mostra un comportamento virtuoso per l’utilizzo di oppiacei e quindi del trattamento del dolore in emergenza/urgenza. Sussistono barriere culturali dure da abbattere tra i medici, ma anche tra i pazienti. Il trattamento del dolore potrebbe essere facilitato con il semplice impiego di un Triage in PS che prenda in considerazione anche questo aspetto, che utilizzi semplici scale per il rilevamento dell’intensi- ◗ 18 ◗ tà, come la scala verbale numerica a 11-punti, da 0-10. Infatti, misurare il dolore equivale a trattare bene e rapidamente la sofferenza dei pazienti che arrivano in PS. Restano aperti dei problemi su cui le società scientifiche di settore dovranno confrontarsi per risolverli: l’impiego degli oppiacei nel bambino, un impiego sicuro ed efficace sia utilizzando la morfina per via inettiva, sia utilizzando vie di somministrazione alternative quali la endonasale e la sublinguale (fentanyl, impiego off labeling), con grande tollerabilità e compliance da parte del piccolo paziente; l’impiego degli oppiacei nell’anziano, preferendo in questo caso la via sublinguale, riducendo i rischi che comporta la somministrazione di un FANS; la sicurezza e affidabilità degli oppiacei nella gestione del dolore procedurale (sedazione per riduzione di frattura, sutura ferite e procedure diagnostico-terapeutiche di urgenza); la continuità assistenziale attuabile con la pronta e preferenziale comunicazione del PS con l’ambulatorio di Terapia del Dolore, indirizzando il paziente con dolore alla dimissione dal PS verso una gestione e presa in carico continuata nel tempo e non lasciandolo abbandonato a se stesso. . raccomandazioni per l’elaborazione di linee guida per il dolore in emergenza Gennaro Savoia, Responsabile SIAARTI del gruppo di studio del dolore in emergenza ha presentato in dodici punti le principali raccomandazioni incluse nelle linee guida intersocietarie (SIAARTI, SIARED, IRC, SICUT, SIMEU, SIS 118) di prossima pubblicazione: 1. Adozione di protocolli; 2. Identificazione delle red flag: primo approccio al paziente con dolore con anamnesi ed esame obiettivo in grado di escludere red flag quali cefalea, low back pain, sindromi DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 19 ❖ n.3/4 dicembre 2011 depressive e intenzioni suicidarie, tendenza all’addiction, seguendo in tal caso le linee guida più recenti ed appropriate per la determinata condizione clinica; 3. Approccio al dolore intrattabile: non responsivo cioè alla somministrazione di oppiacei; 4. Corretta titolazione degli oppiacei forti; 5. Tecniche locoregionali elementari; 6. Conoscenza delle complicanze legate alle tecniche invasive; 7. Corretto approccio alle emergenze nei pazienti terminali inseriti o meno nella rete di continuità assistenziale; 8. Obiettivi da valorizzare nel trauma: misura del dolore nelle schede di triage, diagnostica del dolore nella valutazione secondaria individuazione precoce dei pazienti predisposti allo sviluppo di dolore cronico o neuropatico; 9. Inserire i codici rossi delle complicanze perioperatorie legate al trattamento del dolore postoperatorio: interconnessione tra MET e Acute Pain Service, nel trattamento delle emergenze intraospedaliere; 10.Gestione delle richieste effettuate dai reparti medici; 11.Gestione del dolore intrattabile: adottare protocolli finalizzazi al trattamento del dolore intrattabile durante tutto il percorso delle emergenze; 12.Scelte di fine vita ed avvio dei percorsi di cure palliative: analgosedazione terminale. I primi rilevatori diventano gli infermieri e i medici di guardia, che devono valutare il dolore e impostare rapidamente e secondo protocolli standard una terapia del dolore sin dai primi momenti del percorso ospedaliero ed extraospedaliero. Solo in caso di dolore intrattabile ci si rivolgerà allo specialista Algologo, il quale deve essere in grado di impostare una adeguata terapia con i device e i farmaci specifici, dando, in più, indicazioni al personale di reparto in merito al monitoraggio. Così si sviluppa e cresce il progetto di un vero e proprio Acute Pain Service. È inoltre necessario raccordarsi con l’ambulatorio di terapia del dolore, per garantire la prosecuzione e l’integrazione dei trattamenti con il risultato di un miglioramento netto della qualità di vita dei pazienti a prescindere dalla prognosi. Chiara Angeletti 4 Il nome del professor Mario Tiengo nel Pantheon della città di Milano Il 2 novembre 2011 il nome del professor Mario Tiengo sarà iscritto, insieme al nome di altri 12 cittadini milanesi, nel Pantheon del Cimitero Monumentale di Milano. Il professor Tiengo è a tutti gli effetti un pioniere della medicina del dolore: nel 1983 fondò la prima Cattedra universitaria di fisiopatologia e terapia del dolore, presso l’Università degli Studi di Milano, dove dal 1967 era direttore della Cattedra di anestesia. Nel corso della sua intensa attività professionale e scientifica si è prodigato nel realizzare iniziative di alto livello sia per la formazione dei medici che a favore dei pazienti, non solo come fondatore e Presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore, ma anche come promotore di iniziative molto radicate nel territorio milanese. Nel 1993 è stato insignito dell'Honorary Membership dalla International Association for the Study of Pain, uno dei massimi riconoscimenti nell’ambito della medicina del dolore. È stato tra i soci fondatori della Fondazione Paolo Procacci. http://sites.google.com/site/goodeveningdoctor/home/mario-tiengo è il sito dedicato al professor Mario Tiengo ◗ 19 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 20 dolore4A ggiornAmenti clinici . La Medicina Narrativa: la moderna comunicazione medico-paziente l rapporto fra Medico e Paziente costituisce, qualifica e rappresenta uno dei momenti più alti nella comunicazione umana. Fin dai tempi della Medicina Ippocratica, l’atto comunicativo fra colui che soffre ed il proprio curante è parte fondamentale non solo dell’operato del Medico e del risultato terapeutico, ma concretizza e disegna il momento etico più significante dell’intera storia clinica di un malato (vedi in Il mestiere di medico di G. Cosmacini, Raffaello Cortina Editore, 2000 e in Filosofia della Medicina a cura di G. Federspil et al., Raffaello Cortina Editore, 2008). Nella Medicina moderna, dove la Complessità è l’ambito all’interno del quale si realizza l’alleanza fra Medico e Paziente, la capacità di comunicare si leva a rappresentare una vera e propria metodologia operativa che si compendia nella Medicina Narrativa, a sua volta esito e cifra delle Medical Humanities (vedi in Medical humanities e medicina narrativa di L. Zannini, Raffaello Cortina Editore, 2008). La comunicazione rappresenta l’insieme dei processi psicologici e fisici attraverso i quali il comportamento e la capacità di comunicare di un individuo influiscono su quelli di un altro. In questo ambito, il contenuto della comunicazione è dato dai messaggi e dalle informazioni, il modo nel quale due persone si mettono in rapporto fra di loro rappresenta la relazione comunicativa, i mezzi con i quali comunichiamo – infine – sono sostanzialmente due (e avvengono simultaneamente) dal momento che I ◗ 20 ◗ mentre si parla (comunicazione verbale) nello stesso tempo si comunica anche con il corpo (comunicazione non-verbale). La comunicazione terapeutica inoltre, pone le sue basi sul fatto che la presenza di una malattia rappresenta per un individuo un’esperienza totale ed allo stesso tempo totalizzante ed affatto individuale – e ciò ha il potenziale significato di un cambiamento sostanziale rispetto al precedente modo di essere: il cambiamento poi, si pone in rapporto con il senso che ciascuno di noi attribuisce alla vita, alla sopravvivenza, alla sofferenza, alla morte – e già questo è un processo terapeutico di per sé. In modo pragmatico si può allora affermare che il modo più efficace di avvicinarsi al Malato sia quello di accoglierne l’ansia, rispondendo a questa con l’ascolto – un ascolto che deve essere non solamente aperto (e magari passivo) ma soprattutto attivo e partecipato. Anche nella formazione del Medico sono ormai ben chiare due tematiche che possono essere riassunte nelle seguenti: ● saper capire e saper spiegare (cosa dire al Paziente), ● saper ascoltare e saper comprendere (come parlare con il Paziente). In questa direzione va il D.M. del 1966 che recita: ”… la formazione deve caratterizzarsi per un approccio olistico ai problemi di salute della persona sana o malata, anche in relazione all’ambiente sociale, fisico, culturale che la circonda”. Dunque, nel core curriculum della formazione medica appaiono ben definiti gli ambiti nei quali DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 21 ❖ n.3/4 dicembre 2011 si deve muovere il Medico e le competenze che devono informarne l’esercizio professionale: a) sapere riconoscere e regolare i processi cognitivi ed emozionali associati alle reazioni alla malattia, allo stress, al dolore; b) sviluppare un’adeguata consapevolezza delle implicazioni emotive e motivazionali che sottendono la scelta della professione medica e saperle valorizzare nella relazione clinica; c) saper comunicare con efficacia e con chiarezza con i pazienti e con i familiari, sia nella fase diagnostica, sia in quella della comunicazione della diagnosi, con particolare riguardo alle malattie gravi ed invalidanti, con riferimento anche alle dimensioni sociali e culturali di genere. L’esergo di questo editoriale comprendeva la Complessità – intesa come l’ambito all’interno del quale si realizza l’alleanza fra Medico e Paziente – all’interno della quale la capacità di comunicare si leva a rappresentare una vera e propria metodologia operativa che si compendia nella Medicina Narrativa, a sua volta esito e cifra delle Medical Humanities. Alla fine degli anni ’60 von Bertalanffy definiva un Sistema Complesso in termini di un “livello di organizzazione formato da parti diverse che cooperano per formare un’entità organizzativa con funzioni specifiche – funzioni che non possono essere svolte dalle singole parti in modo autonomo” (vedi in La sfida della complessità a cura di G. Bocchi e M. Ceruti, Bruno Mondadori, 2007; in La teoria della complessità di R. Benkirane, Bollati Boringhieri, 2007; in La logica della complessità di V. DeAngelis, Bruno Mondadori, 1996; in Teoria della Complessità di Morin e Prigogine – quale opera prima). In questo ambito possiamo oggi affermare che la Medicina moderna trova nell’approccio olistico alla complessità il metodo riconosciuto come il più efficace ed il più efficiente – non solamente per una medicina centrata sul Paziente, ma anche per un migliore servizio al singolo ed alla collettività (Coaccioli S. Medicine of Complexity: the Modern Internal Medicine Clin Ter 2010: 161(1):9-11 – dove si afferma che: Complexity bears its methodological and doctrinal contribution to the general health and medical assistance management, as well as to the clinical context and medical training. The science of complexity has suggested as alternative model in which the disease as well as the patient’s general wellbeing are the result of a complex interaction between various elements of the entire system, dynamic and unique, of the individual). Per tornare alla comunicazione fra Medico e Paziente, il primo contributo tanto dottrinale quanto pragmatico viene alla metà degli anni ’70 (vedi in Medico Paziente e Malattia di M. Balint, Feltrinelli, 1990) quando Balint pone le basi per una Medicina centrata sul Paziente: “il Medico, se da un lato è portato ad avere interessi sempre più specifici, è chiamato – nell’interesse stesso del paziente – a non perderne di vista l’unità psicosomatica … la quale, se in alcune forme morbose assume la prevalenza nel quadro clinico, in ogni caso fa sentire il suo peso come modo di reagire del paziente alla situazione di malattia con tutta la sua personalità”. La problematica è stata ripresa in modo eccellente da Moja e Vegni, i quali sottolineano che un approccio di questo tipo (vedi in La visita medica centrata sul paziente di E.A. Moja e E. Vegni, Raffaello Cortina Editore, 2000) rappresenta un modello non alternativo a quello tradizionale, ma – del modello tradizionale, ne allarga i confini, conservandone la scientificità, laddove il vissuto del Paziente, i sentimenti, l’interpretazione stessa della malattia, le aspettative e i desideri – più o meno manifesti – sono letti all’interno di un contesto ampio ed allargato che il Paziente stesso presenta. Non può essere trascurato quanto Watzlawick, quaranta anni or sono, postulava (vedi in Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. Pragmatica della Comunicazione Umana; Astrolabio, 1971) in termini di codici di comunicazione (funzione, relazione, informazione, retroazione e ridondanza), di sistemi di comunicazione (interazione, apertura, retroazione ed ◗ 21 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 22 dolore4A ggiornAmenti clinici equifinalità) e di teoria della comunicazione umana (la conoscenza delle cose – in termini di consapevolezza trasmessa dai sensi e la conoscenza sulle cose – in termini di consapevolezza elaborata): già Epitteto, nel I secolo a.C. affermava “non sono le cose in sé stesse a preoccuparci, ma le opinioni che ci facciamo di esse”. Allora, il Medico deve operare – all’interno di sé e nel proprio sé – un cambiamento tanto sostanziale quanto pragmatico, tanto metodologico quanto culturale. E proprio qui, ancora Watzlawick ci propone il cambiamento (vedi in Watzlawick P. et al. Change; Astrolabio, 1974) come chiave di volta per un nuovo tipo di analisi della realtà, come modalità per qualificare il rapporto fra le persone e come strumento per ottimizzare la comunicazione fra le persone: mi piace, qui, riportare un pensiero di Lao Tse che recita “Trenta raggi s’incontrano in un mozzo – e in quel che è il suo vuoto sta l’uso del carro. Si tratta l’argilla e se ne foggia un vaso – e in quel che è il suo vuoto sta l’uso del vaso. Si forano porte e finestre per fare una casa – e in quel che è il loro vuoto sta l’uso della casa. Perciò, dall’essere viene il possesso – dal non essere viene l’utilità”. Circa 10 anni or sono è emerso un dato di fatto circa il gradimento da parte degli italiani verso il Servizio Sanitario Nazionale: a prescindere dall’eccesso di burocrazia, dalla disorganizzazione endemica dei servizi, dalle lunghe liste d’attesa e dalle code in ambulatorio, il motivo di disamore principale è rappresentato dalla mancanza di informazioni (vedi in Mapelli, V., Il Servizio Sanitario Nazionale; Il Mulino, 1999). Dunque appaiono prioritari e irrinunciabili la relazione di cura (da “curare” a “prendersi cura”), la professionalità relazionale (sapere, saper fare, saper essere), la questione del linguaggio (saper comunicare: come, cosa, a chi), la comunicazione e la promozione della salute (comunicazione interdisciplinare e comunicazione interistituzionale) (vedi in Beccastrini S. Competenze Comunicative per gli Operatori della Salute. Centro Scientifico Editore, 2000). ◗ 22 ◗ Il Medico deve acquisire delle vere e proprie competenze ed abilità specialmente nella comunicazione della diagnosi – primo passo della relazione di cura: non esiste il “se dire”, ma piuttosto il “come dire” (vedi in La comunicazione della diagnosi di R. Buckman; Raffaello Cortina Editore, 1992). Mai come in questo periodo la Medicina ha esibito la sua potenza tecnologica e mai come ora ha mostrato una crisi profonda di credibilità da parte dei pazienti. Il Medico “non deve e non può correre il rischio di imporre la sua razionalità e di catalogare le opinioni del paziente come “superstizioni” ovvero “credenze e miti”, perché così facendo impedisce a se stesso di comprendere la narrazione del Paziente, le sue ragioni più profonde, le sue paure, le sue speranze” (vedi in Narrare la malattia di BJ. Good; Ed. di Comunità, 1999). In chiusura la Medicina Narrativa e le Medical Humanities rappresentano allora la cifra culturale, metodologica e strumentale, in ordine all’indispensabile integrazione fra medicina narrativebased e medicina evidence-based (vedi in L. Zannini, cit.). Qualche domanda finale, per animare una discussione mai conclusa. A cosa servono le medical humanities? ● Ad imparare a comprendere il Paziente, ● ad imparare a capire il contesto, ● ad imparare a costruire il significato dell’esperienza di malattia. Come si insegnano le medical humanities? ● Con un approccio etico, e quindi con la capacità di riflessione morale, ● con un approccio estetico, e dunque con le literary skills (capacità di lettura/interpretazione), ● con un approccio empatico, vale a dire con la capacità di comprensione delle esperienze, delle emozioni e dei valori di altre persone. Stefano Coaccioli 4 DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 23 ❖ n.3/4 dicembre 2011 4 Corso FAD sul dolore: 18 crediti formativi La Fondazione Paolo Procacci propone un corso ECM di formazione a distanza per infermieri da 18 crediti ECM “Il problema dolore: basi neurofisiopatologiche, epidemiologia, aspetti diagnostici e terapeutici” sulla gestione del dolore e le metodiche di trattamento. E’ ospitato nel portale www.obiettivoinfermiere.it. Questo corso ha il fine di insegnare a valutare il dolore in maniera opportuna, per poter cogliere quegli aspetti che permettono di adottare strategie efficaci, vista la centralità del ruolo dell’infermiere nella corretta valutazione del dolore. Responsabili scientifici del corso sono Stefano Coaccioli, Professore Associato di Medicina Interna, Università di Perugia, Direttore Struttura Complessa di Clinica Medica, Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni; Giustino Varrassi, già Professore Ordinario presso la Cattedra di Anestesia e Rianimazione dell'Università degli Studi di L'Aquila, e attuale Direttore Generale della Asl di Teramo. Il corso si svolge in modalità FAD è articolato in 6 moduli didattici, al termine di ogni modulo è presente un questionano di controllo che permette il passaggio al modulo successivo. E’ a disposizione di tutti i partecipanti il servizio di assistenza e tutoring dedicato su Numero Verde 800 927 725. A conclusione del corso è previsto l'invio per posta elettronica dell'attestato ECM in formato pdf. II prezzo riservato agli infermieri dei Collegi IPASVI è di 54 €, salvo altre convenzioni migliorative che il provider è disposto a stipulare con tutti i Collegi interessati. La Fondazione Paolo Procacci nasce per promuovere e sostenere iniziative utili alla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla cura e all'assistenza sociosanitaria della malattia "dolore" e delle sintomatologie ad essa collegate. La Fondazione rappresenta la sinergia tra conoscenza scientifica e strumenti organizzativi: un incontro di professionalità per diffondere i concetti scientifici sullo studio e il trattamento del dolore e stimolare nuove ricerche. Sono soci della Fondazione Procacci scienziati e ricercatori di livello internazionale, da anni attivi collaboratori delle più importanti società scientifiche dedicate alla medicina del dolore. Il Parlamento ha approvato in via definitiva lo scorso 9 marzo 2010 la legge sulle cure palliative e le terapie del dolore (Legge 38/2010). A beneficiarne saranno 250mila malati terminali, di cui 11mila minori inguaribili, e qualche milione di malati cronici. Si tratta di una legge che per la prima volta tutela e garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza: le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore dovranno assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia e di un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia stessa. Per maggiori informazioni visita il sito www.obiettivoinfermiere.it oppure www.fondazioneprocacci.org ◗ 23 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 24 dolore4A ggiornAmenti clinici . Come si cura il dolore cronico a livello europeo? L’iniziativa “Road Map Monitor 2011”, della Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore, ci descrive l’impegno degli Stati Europei nella cura del dolore L a “Road Map for Action” è una campagna di sensibilizzazione sull’impatto sociale del dolore cronico, risultato della campagna SIP - “Societal Impact of Pain”, iniziata due anni fa dalla Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore (European Federation of IASP® Chapters EFIC®), in collaborazione con Gruenenthal. Obiettivo della “Road Map” è indicare alle Istituzioni dell’UE e agli Stati membri come realizzare una politica che assicuri l’accesso al trattamento del dolore cronico, intende inoltre favorire uno scambio di informazioni tra istituzioni. Potremmo definirla una ‘lobby’ per sensibilizzare e migliorare la cura del dolore cronico, per un’azione politica efficace che riduca il peso sociale di un problema che solo in Italia colpisce una persona su quattro. Sette i punti chiave definiti dalla “Road Map” 1 - Riconoscimento del dolore quale condizione che incide fortemente sulla qualità della vita dei pazienti 2 - Disponibilità delle informazioni e accesso alla diagnosi e al trattamento del dolore, 3 - Aumento della consapevolezza sull’impatto che il dolore cronico e la cura del dolore hanno a livello clinico, economico e sociale, 4 - Aumento della consapevolezza sull’importanza della prevenzione, della diagnosi e del trattamento del dolore, 5 - Incrementare la ricerca sul dolore, 6 - Costruire una piattaforma nell’ambito dell’UE per il confronto e la condivisione delle best practice, 7 - Realizzare un monitoraggio sul trattamento del dolore servendosi della piattaforma comune europea. Tre sono stati i principali convegni sul tema: il primo nel maggio 2010, a Bruxelles; il secondo, 3-4 maggio 2011, ha portato il problema all’attenzione del Parlamento Europeo di Bruxelles, con la partecipazione di 300 rappresentanti di aziende sanitarie pubbliche e private, operatori sanitari ed economisti, provenienti da oltre 30 Paesi dell’Unione Europea, e in questa sede ha preso il via l’iniziativa “Road Map fo Action”; il simposio più recente è del 23 settembre, nell’ambito del Congresso EFIC “Pain in Europe VII”, ad Amburgo, ed ha presentato i dati di un questionario distribuito in 27 Paesi Europei. ◗ 24 ◗ L’iniziativa “Road Map Monitor 2011” L’EFIC® ha chiesto a più di 55 associazioni di pazienti, società scientifiche e gruppi che hanno aderito alla Road Map di rispondere a un questionario elaborato sulla base dei sette punti sopraelencati, chiedendo in particolare di indicare i principali risultati ottenuti e di segnalare i problemi di ogni nazione nel realizzare una strategia che assicuri l’adeguato trattamento dei pazienti con dolore cronico. Il “Road Map Monitor” intende infatti indicare ai governi europei dei punti di riferimento sulle singole politiche nazionali per la cura del dolore, allo scopo di favorire e accelerare la condivisione delle soluzioni orga- DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 25 ❖ n.3/4 dicembre 2011 nizzative qualitativamente migliori ed efficaci. Questi i risultati presentati da Rolf-Detlef Treede, dell’Università di Heidelberg: ● in molti Paesi europei è presente una piattaforma per assicurare un adeguato trattamento, ma deve ancora essere consolidata una cooperazione con le associazioni di pazienti, ● in generale manca un riconoscimento da parte delle autorità nazionali del diritto al cittadino per l’accesso a un’adeguata cura, regolamentata da una normativa, ● l’accesso del paziente al processo di cura (diagnosi, trattamento, cura) non è adeguato, ● la medicina del dolore è tra gli insegnamenti obbligatori del corso di medicina solo in due nazioni e servono con urgenza esperti algologi, ● serve una campagna educativa rivolta al grande pubblico sulla patofisiologia del dolore, ● sono poche le iniziative delle autorità per rafforzare la ricerca e la comprensione della quantificazione dell’impatto sociale del dolore e del carico che rappresenta per il sistema sanitario e sociale e lavorativo. E questo fatto rallenta il progresso nella cura del dolore a lungo termine, ● in pochi casi sono state incrementate strategie per assicurare un trattamento tempestivo (diagnosi precoce e prevenzione secondaria), ● nel futuro deve essere avviato a livello locale un processo per la ricerca di consenso che integri interessi e competenze dei gruppi rappresentati nella piattaforma SIP a livello europeo (associazioni per lo studio del dolore, associazioni di pazienti, professionisti coinvolti, siano essi economisti, amministratori ecc.). Lorenza Saini La risoluzione del Parlamento Europeo sulle malattie non trasmissibili Il 15 settembre il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che menziona il dolore cronico come sintomo comune alla maggioranza delle malattie non trasmissibili (MNT). Questa l’esatta citazione dalla risoluzione: ... “dal momento che la maggioranza delle MNT presenta sintomi comuni, come dolore cronico e problemi di salute mentale, che colpiscono i pazienti e peggiorano la loro qualità di vita, questi problemi devono essere affrontati secondo un approccio orizzontale comune, in modo tale che i sistemi sanitari possano affrontare queste malattie secondo criteri di costo-efficacia.” Per la prima volta il Parlamento Europeo ha ufficialmente riconosciuto la rilevanza del dolore cronico come sintomo comune alla maggioranza delle MNT; viene inoltre data indicazione ai governi di affrontare meglio le MNT, si sollecita una strategia europea sulle MNT, che porti ad elaborare Raccomandazioni con sezioni dedicate alle singole MNT, e si sollecitano anche progetti d’azione nazionali. Le Associazioni Europee che aderiscono alla Road Map for Action ◗ 25 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 26 dolore4A ggiornAmenti clinici La Settimana Europea contro il dolore dal 10 al 14 ottobre . Mal di schiena: una vera epidemia silente A nche quest’anno la Fondazione Paolo Procacci e l’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore hanno aderito alla “Settimana europea contro il dolore”, organizzata dalla Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore - IASP Chapters (EFIC®). Dal 2001, ogni anno, l'EFIC® organizza questo importante appuntamento a testimonianza della costante attenzione al problema dolore, con campagne di sensibilizzazione rivolte sia agli operatori sanitari che ai pazienti. Il tema del 2011 è la lombalgia, il mal di schiena che affligge decine di milioni di persone in Europa. Un europeo su cinque soffre di dolore cronico, e di lombalgia cronica soffre il 63% dei cittadini. Tra il 60 e il 90% degli europei almeno una volta nella vita soffre di mal di schiena. I dati sulla prevalenza di dolore nel corso della vita ci indicano un 30-50% di dolore cervicale, 16-20% di dolore toracico e 70% di lombalgia. Secondo il Presidente EFIC®, Prof. Hans Kress (Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia del Dolore dell’Università di Vienna) «il mal di schiena cronico è una vera e propria epidemia silente, sottostimata dagli operatori sanitari e da chi decide la politica sanitaria. Per questo le Associazioni per lo Studio del Dolore presenti in 35 nazioni europee si impegnerano in una campagna di sensibilizzazione, con opuscoli informativi e dettagliati e raccomandazioni di trattamento. Il materiale sarà disponibile nel sito www.efic.org». Per il Prof. Maarten van Kleef, Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia del ◗ 26 ◗ Dolore dell’Università di Maastricht e coordinatore della Settimana Europea contro il dolore «è fondamentale far comprendere che la classificazione del 95% dei casi di mal di schiena come “lombalgia non specifica” non sia adeguata e del tutto insoddisfacente e ascientifica. Serve una nuova classificazione se si vuole intensificare la ricerca, per tradurla poi in terapie mirate secondo i diversi tipi di lombalgia cronica. Non possiamo più permetterci di far finta di niente di fronte alla lombalgia cronica». Il notevole impatto sociale ed economico di questo problema di salute ha indotto l’EFIC® e le Associazioni per lo Studio del Dolore presenti in Europa a protrarre l’iniziativa per un anno intero: l’Anno Europeo contro la lombalgia cronica. L’impegno delle Associazioni per lo Studio del Dolore sarà quindi quello di far ben comprendere il problema a tutti i livelli sociali, attraverso una pianificata serie di iniziative, un vero e proprio piano operativo che avrà come principali obiettivi: spiegare l’evoluzione negativa del dolore di schiena e l’importanza di mantenere un’attività fisica costante, nonostante la presenza di dolore, definire un’appropriata classificazione del mal di schiena, promuovere la ricerca e lo sviluppo di più efficaci trattamenti. DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 27 ❖ n.3/4 dicembre 2011 . classificazione inadeguata e pregiudizi Circa l’80% dei pazienti con un certificato di “lombalgia non specifica” ritorna al lavoro nel giro di poche settimane, ed erroneamente si pensa, e lo pensa pure il medico, che si siano ristabiliti, ma in circa il 65% dei casi il dolore non è del tutto scomparso. E diventa cronico. Circa la metà continuerà a soffrire di lombalgia per più di 5 anni, nonostante siano stati curati secondo le moderne conoscenze mediche. Molti medici e molti amministratori delle risorse sanitarie non hanno ancora chiara questa situazione e quindi sottostimano il problema. L’uso del termine “lombalgia non specifica”, assegnato al 95% delle tipologie di mal di schiena non causati da tumore, frattura, infezione, osteoporosi, ha di fatto bloccato la ricerca necessaria per sviluppare programmi preventivi e terapeutici, formulati secondo le esigenze specifiche del paziente. Quindi la mancanza di una suddivisione terminologica ha portato a una insufficiente comprensione della lombalgia non specifica e a una mancanza di cure adeguate, come spiega il Prof. Kleef che ribadisce la necessità di formulare criteri diagnostici attendibili per ognuno dei sottogruppi ed analizzarne i meccanismi specifici, se si intende offrire strategie di cura adeguate e mirate. SEI SOCIO DELL'ASSOCIAzIOnE ITALIAnA PER LO STuDIO DEL DOLORE? HAI DIRITTO ALL’ABBOnAMEnTO OnLInE GRATuITO all’European Journal of Pain Richiedilo tramite www.efic.org ◗ 27 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 28 dolore4A ggiornAmenti clinici 4 Dai Congressi Farmacogenetica e dolore postoperatorio Se l’anestesista del 2011 può ancora essere esente dalle indicazioni della genetica, probabilmente quello del prossimo futuro dovrà fare i conti con le indicazioni fornite dal codice genetico, al fine di impostare la più corretta terapia per il dolore postoperatorio, personalizzandola e disegnandola sul singolo paziente, basandosi sul suo background genetico. La neurofisiologia e la genetica possono infatti essere di grande aiuto nella pratica anestesiologica quotidiana per comprendere l’esistenza della enorme variabilità interindividuale riscontrabile nei pazienti post-chirurgici. Una relazione presentata al Congresso SIAARTI 2011 dalla dottoressa De Gregori (Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia) ha illustrato le potenzialità della farmacogenetica nel trattamento del dolore post operatorio, principalmente, nell’individuare la miglior terapia per il paziente in termini di sicurezza ed efficacia. La sfida è aperta sia nella tipizzazione dei geni coinvolti sia nella applicazione, sul piano clinico, dei risultati ottenuti dagli studi e della loro appetibilità clinica. Nello specifico la correlazione tra la farmacogenetica e il dolore acuto si articola in quattro aspetti fondamentali, punti su cui si sta concentrando la ricerca: - la sensibilità interindividuale al dolore; - la sensibilità interindividuale della risposta alla terapia con oppiacei; - la predisposizione allo sviluppo del dolore cronico; - le alterazioni genetiche legate alla farmacodinamica e alla farmacogenetica dei farmaci analgesici. Chiara Angeletti Mal di schiena: meno costi con chirurgia minivasiva necessario definire nuovi percorsi per l'accesso La definizione del trattamento ideale e le problematiche di accesso alle terapie innovative oggi esistenti sono stati alcuni dei temi espressi nel corso del seminario dal titolo: "Nuovi percorsi per l'accesso all'innovazione in chirurgia vertebrale", tenutosi a Roma presso il Senato della Repubblica, organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore Sanità e promosso dalla SINCH - Società Italiana di Neurochirurgia insieme all'Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, con il Patrocinio del Senato della Repubblica e il supporto non condizionato di Medtronic Italia. Il "mal di schiena" affligge, nei paesi industrializzati, circa l'80% della popolazione: in Italia, in particolare, sono circa 15 milioni le persone che soffrono di dolori alla colonna vertebrale, causati da malattie degenerative, e da patologie legate ai traumi. Un fenomeno che comporta altissimi costi, poiche' si stima che un paziente su tre deve sospendere temporaneamente l'attività lavorativa, con conseguenti problemi economici e sociali. 4Via libera al botox per la cura dell’emicrania cronica in Irlanda L'Agenzia europea per i farmaci (EMA) ha infatti autorizzato l'uso del Botox per tale indicazione in Irlanda, e sulla base delle procedure di mutuo riconoscimento in Europa, presto il botox anti-emicrania dovrebbe essere disponibile anche in Italia. ' LL'EMA - spiega Paolo Martelletti, docente di Medicina interna all'Università La Sapienza di Roma e responsabile del Centro di riferimento per le cefalee all'Ospedale S.Andrea di Roma - ha dato il via libera in Irlanda all'uso del botox contro l'emicrania cronica. Sono quindi partite le richieste per l'avvio della procedura di mutuo riconoscimento anche in altri Paesi europei, inclusa l'Italia. Considerando i tempi italiani - precisa l'esperto - il botox dovrebbe essere disponibile per questa indicazione anche nel nostro paese fra circa un anno, contro tempi molto più brevi, pari ad alcuni mesi, per gli altri Paesi UE''. L'emicrania cronica, sottolinea Martelletti, ''è caratterizzata dalla presenza di cefalee forti per almeno 15 giorni al mese. Si tratta dunque di una patologia grave''. Studi internazionali, prosegue l'esperto, ''condotti su 1400 pazienti per un periodo di oltre 56 settimane, hanno dimostrato che l'uso del botox porta ad un netto miglioramento, rispetto ai pazienti trattati con placebo, in termini di giorni di durata delle cefalee e quantità di analgesici assunti dai pazienti''. Presto dunque, conclude Martelletti, ''ci sarà un'arma in più, dall'efficacia dimostrata, per combattere questa grave patologia, che spesso porta a gravi complicanze''. Fonte: SanitàNews, 18 ottobre 2011 ◗ 28 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 29 ❖ n.3/4 dicembre 2011 . Morti da overdose di analgesici con obbligo di prescrizione medica negli Stati Uniti Come interpretare i dati pubblicati dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) I n un recente articolo apparso a novembre sulla pubblicazione Vital Signs Prescription Painkiller Overdose in the US (1), a cura dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta (USA), grossa enfasi è stata data al raddoppio delle morti per abuso di analgesici con obbligo di prescrizione medica (nel testo originale, “prescriptions painkillers”): nel decennio 1999-2009 negli Stati Uniti si è passati, infatti, da circa 20.000 morti nel 1999 a circa 37.000 nel 2009. Il dato delle morti per avvelenamento è stato messo in correlazione al quadruplicarsi, nello stesso periodo, della vendita di farmaci come l’Ossicodone, l’Idrocodone, l’Idromorfone, la Codeina e la Morfina. A supporto di tale osservazione epidemiologica, tuttavia, non è stato fatto uno studio statistico pienamente soddisfacente. I dati a supporto del report dei CDC si basano sul fatto che per ogni persona deceduta per causa “naturale” o “accidentale”, si è indagato se nella storia clinica, nelle relative prescrizioni, o documenti di decesso, fossero presenti termini quali “overdose”, oppure diagnosi psichiatriche di disturbi mentali e comportamentali riferibili all’assunzione di farmaci oppioidi. Anche la sola esistenza in una ricetta dei termini “Ossicodone”, “Metadone” e simili faceva rientrare la persona deceduta nel gruppo ascrivibile alle intossicazioni da farmaci oppioidi. È bene sottolineare nuovamente come nessuno studio quali-quantitativo post-mortem di tossico- logia forense sia stato routinariamente effettuato caso per caso, ritenendo sufficienti uno o più descrittori contenuti nella documentazione pregressa. Nel Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR, newsletter settimanale dei CDC) di ottobre 2009 (2) si sottolineava come una parte consistente delle morti da presunta overdose afferisse ai cittadini iscritti a Medicaid, ovvero a quella rete di supporto sanitario per persone che non possono permettersi cure private pagate dall’assicurazione. Più nello specifico, il MMWR evidenziava come l’anno del decesso coincidesse nella grande maggioranza dei casi allo stesso anno in cui il cittadino decideva di optare per il programma Medicaid. Una parte di tali pazienti, inoltre, era già monitorata dal PRC, organismo deputato a prestare attenzione a quei cittadini con una predisposizione all’abuso dei servizi medici (continue richieste di visite, frequenti accessi presso i centri per l’emergenza, ecc.). Tuttavia, la pubblicazione Vital Signs mette chiaramente in luce che: 1) 12 milioni di statunitensi, dai dodici anni di età in su, ha riferito un uso non medico, ma puramente ricreativo, di farmaci analgesici; 2) l’accesso a tali farmaci è eccessivamente facile anche al di fuori del controllo medico (il testo originale si riferisce al “Medical Shopping”, ovvero l’attitudine a rivolgersi a più medici privati contempraneamente, al fine anche - di accumulare quantità ingenti di far- ◗ 29 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 30 4 dolore4A ggiornAmenti clinici maci per uso/abuso personale o per distribuzione/spaccio); 3) talvolta i medici di Medicaid tendono a prescrivere quantità e dosaggi eccessivi rispetto a quelli realmente necessari, paragonati a quelli prescritti dai medici cui afferiscono i cittadini coperti da regolare assicurazione sanitaria. Altri elementi importanti, al fine di mettere nella giusta luce la statistica pubblicata dai CDC, comprendono l’uso contemporaneo di antidepressivi, benzodiazepine, o anche cocaina ed eroina. Le conclusioni a cui giunge il Report comprendono diversi punti, fra i quali una migliore alfabetizzazione rivolta ai medici relativamente ai farmaci analgesici, ed un più adeguato monitoraggio sui possibili meccanismi di “spaccio”. Il fatto che a fare utilizzo non medico dei farmaci oppioidi siano anche i dodicenni, sposta indubbiamente il focus dalla indiscussa utilità di tali sostanze per combattere il dolore all’aspetto prettamente sociale e culturale. Lo stesso Vycodin, assunto dal Dottor House in quantità industriali durante l’omonima e fortunatissima serie televisiva, ha fatto sì che l’idrocodone sia diventato, dopo il Prozac, la più diffusa “pillola della felicità“ nel jet set nordamericano. Fabrizio La Mura note 1 - Prescription Painkiller Overdose in the US. Vital Signs, November 2011 http://www.cdc.gov/VitalSigns/PainkillerOverdoses/in dex.html 2 - Overdose Deaths Involving Prescription Opioids Among Medicaid Enrollees, Washington, 2004-2007. MMWR, October 2009, 58(42);1171-1175 http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/mm5 842a1.htm 4Convegno MIMOS La medicina incontra la realtà virtuale: applicazioni in Italia della realtà virtuale in medicina e chirurgia Il 3 novembre 2011 a Bologna si è parlato di applicazioni della realtà virtuale in medicina e chirurgia. L’analisi della sinergia tra realtà virtuale e medicina è stato infatti l’argomento di una giornata di studio alla quale hanno partecipato scienziati, ingegneri e medici. Obiettivi del Convegno: consentire l’interazione tra chi sviluppa soluzioni e chi dovrebbe godere dei benefici dal loro impiego e fornire una panoramica sulle avanzate tecnologie attuali, sulle loro potenzialità e sulla loro reale efficacia, attraverso la presentazione di alcune applicazioni sperimentali e cliniche in Italia. Queste applicazioni possono servire a migliorare la condizione del paziente, sia nell’impiego diretto per la sua cura e riabilitazione, sia per la preparazione che medici e chirurghi sostengono per condurre al meglio i loro interventi e le fasi di riabilitazione. Il Convegno è stato organizzato da MIMOS Movimento Italiano MOdellazione & Simulazione, un’associazionte nata dall’iniziativa di un gruppo di operatori italiani del settore “simulazione”. L’Associazione conta fra i suoi soci rappresentanti dell’industria, di centri di ricerca, dell’università, di studi professionali e dell’ambiente militare. Nell’ambito dell’incontro si è parlato anche dell’importanza della valutazione clinica del dolore in ambito intra ed extraospedaliero tramite software di simulazione 3D. Anche l'approccio alla valutazione e gestione del dolore, può infatti giovarsi di tecnologie simulative, con probabili benefici nella pratica quotidiana sia in elezione (ad esempio, nella riabilitazione, nell’analgo-anestesia procedurale) che nella gestione di ingenti gruppi di vittime nelle fasi iniziali, intermedie e più a lungo termine in caso di catastrofi naturali o umanitarie. Programma e presentazioni sono consultabili all’indirizzo web: http://www.mimos.it/nuovo/contenuto_view.asp?id=777 ◗ 30 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 31 4 Calendario congressi 49-12 Novembre 2011, 4Morelos, Messico XXXI Reunion Anual de Asociación Mexicana para el Estudio y Tratamiento del Dolor Info: Cleveland No. 33 Desp. 303 Col. Noche Buena, Deleg. B. Juarez CP 03720, Mexico, Distrito Federal. Tel/Fax: 52-55-5598 8778; Email:[email protected]; Web: www.ametd.com.mx 411-12 Novembre 2011, 4Szeged, Ungheria Annual meeting of the Hungarian Pain Society Info: Gabor Fazekas MD, PhD, Szt. Janos Hospital, Dios arok 1., 1125 Budapest, Hungary. Email: [email protected] or [email protected]; Web: www.prof-congress.hu 416-18 Novembre 2011, 4Mar Morto, Israele Annual Meeting of the Israel Pain Association Info: Israel Pain Association, Pain Management Unit, Tel Aviv Medical Center, Israel. Tel: 972-36974477; Fax: 972-3-6974583; Email: [email protected]; Web:www.ipa.org.il 417-18 Novembre2011, 4Bern, Svizzera Annual Congress of the Schweizerische Gesellschaft zum Studium des Schmerzes Info: André Aeschlimann, MD, PhD, SSGS, Chefarzt RehaClinic, Quellenstrasse 34, Bad Zurzach 5330, Switzerland. Tel: 044 496 10 16; Fax: 044 496 10 11; Email: [email protected] 417-19 Novembre 2011, 4Isola Margarita, Venezuela VI Venezuelan Congress on Pain: Acute Pain info. Tel: 58-212-5041788; Fax: 58-212-5041096; Web: www.aved.org.ve 419 Novembre 2011, 4Verona Medicina del Dolore: cultura, diritto e terapia Info: Cogest M. & C - Vicolo San Silvestro, 6 - 37122 Verona Tel. 045 597940 - Fax 045 597265; E-mail: [email protected] www.cogest.info 423-25 Novembre 2011, 4Perugia X Congresso Area Culturale Dolore SIAARTI Info: C.S.C. S.r.l. - Via L.S. Gualtieri, 11 - 06123 Perugia; Tel 075 5730617 - Fax 075 5730619 e-mail: [email protected] www.csccongressi.it 425 Novembre 2011, 4Madrid 2a Jornada de Dolor Neuropático Tel: 34 916589734; Email:[email protected]; Web: www.cmsalud.es/jornadadolorneuropatico 42-3 Dicembre 2011, 4Montreaux, Svizzera Impact of pain research on daily practice: change your routine Info: SSIPM 15 Avenue des planches CH-1820 Montreax, Switzerland. Tel: +41 21 963 21 39; Fax: +41 21 963 21 39; Email: [email protected]; Web: www.cpconsulting.ch 49-11 Dicembre 2011, 4Hong Kong 2nd Multidisciplinary Musculoskeletal Ultrasound Symposium on Pain Management (MSK US PM) 2011. Info: 2/F, Division of Pain Medicine, Department of Anaesthesiology, Hong Kong Sanatorium and Hospital, 2 Village road, Hong Kong. (Tel: 852-28358828; Fax: 85228927520; Email: [email protected]; Web: www.hksh.com/mskuspm 410 Dicembre 2011, 4Londra II Peripheral Neuromodulation Masterclass Info: Email: [email protected]; Web: www.painandneuromodulationlondon.blogspot.com) 414-15 Gennaio 2012, 4Karachi, Pakistan 6th SARPS South Asian Regional Pain Society congress on Pain in collaboration with the Society of Treatment and Study of Pain STSP Info: Tel: 922134864624; Fax: 922134934294; Email: [email protected]; Web:www.sarps.org 427-28 Gennaio 2012, 4Palermo Analgesia nel parto Info: Rosalba Vaglica Francesco Buonasorte : 0916662927 [email protected] 44-6 Febbraio 2012, 4Miami Beach, Florida 6th World Congress of the World Institute of Pain Info: Kenes International/WIP 2012, 1-3 Rue de Chantepoulet, PO Box 1726, CH-1211, Geneva 1 Switzerland. Tel: +41 22 908 0488; Fax: +41 22 906 9140; Email: [email protected]; Web: www.kenes.com/wip 47-9 Febbraio 2012, Miami 4Beach, FL, USA 10th IASP Research Symposium: The Genetics of Pain: Science, Medicine, and Drug Development Email: [email protected]; Web: www.paingenetics.org 418 Febbraio 2012, 4Novara Approccio diagnostico e gestione ◗ 31 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 32 dolore4A ggiornAmenti terapeutica del dolore neuropatico: nuove strategie Info: Soluzioni Omnia Media, Via Anfiteatro 10 – Verona . Tel. 045 8034553 – Email: [email protected] 418 Febbraio 2012, 4Verona Approccio diagnostico e gestione terapeutica del dolore neuropatico: nuove strategie Info: Soluzioni Omnia Media, Via Anfiteatro 10 – Verona . Tel. 045 8034553 – Email: [email protected] www.soluzioniverona.it 418-19 Febbraio 2012, 4Longboat Key, Florida, USA Sarasota Memorial Winter Pain Symposium Info: 5880 Rand Blvd Suite 206 Sarasota, FL 34238 USA. Tel: 941-917-4086; Fax: 941-9177866; Email: [email protected]; Web: www.sarasotawinterpainsymposium.com 422-23 Febbraio 2012, 4Tel Aviv, Israele 8th Annual Update Symposium on Clinical Neurology & Neurophysiology Info: Secretariat: ISAS International Seminars, POB 574, Jerusalem, 91004, Israel. Tel: +972-2-6520574; Fax: +972-26520558; Email: [email protected] 45-9 Marzo 2012, 4Aberdeen, Regno Unito Intensive Course in Applied Epidemiology Info: Epidemiology Group, Institute of Applied Health Sciences, University of Aberdeen, School of Medicine and Dentistry, Polwarth Building, Foresterhill, Aberdeen, AB25 2ZD, UK. Tel: +44 (0) 1224 437 137; Email: ◗ 32 ◗ clinici [email protected]; Web: www.abdn.ac.uk/epidemiology 414-15 Marzo 2012, 4Dhaka, Bangladesh 14th Congress of the Bangladesh Society for the Study of Pain Professor AKM Akhtaruzzaman, Secretary General, Address: Room No-1014, 9th Floor, BlockC, Department of Anaesthesia, Intensive Care and Pain Medicine, Bangabandhu Sheikh Mujib Medical University, Shahbag, Dhaka-1000, Bangladesh. Email: [email protected], [email protected]; Web: www.bsspbd.com 412-14 Aprile 2012, 4Middelburg, Olanda Third Biannual International Pain Congress. Info: Tel: +31 411 611 199; Email: [email protected]; Web: www.minder-pijn.nl 413-14 Aprile 2012, 4Vilnius, Lituania Pain in the Baltics 2012, the 3rd International Symposium organized by the Association of Pain Clinics, Lithuania, and the Lithuanian Society of Anaesthesiology and Intensive Care Info: Tel: +370 205 13 40; Email: [email protected]; Web: www.balticpain2012.com Convention 2012 Info: Kenes International, 1-3 Rue de Chantepoulet, PO Box 1726 CH-1211, Geneva 1 Switzerland. (Tel: +41 22 908 0488; Fax: +41 22 906 9140; Email: [email protected]; Web: www.nwac.org) 426-28 Aprile 2012, 4Adelaide, Australia Neurodynamics and the Neuromatrix Conference Info: Neuro Orthopaedic Institute, 19 North Street, Adelaide 5000 Australia. Tel: +61 (0)8 8211 6388; Fax: +61 (0)8 8211 8909; Email:[email protected]; Web: www.noi2012.com 416-19 Maggio 2012, 4Honolulu, HI, USA 31st Annual Scientific Meeting of the American Pain Society APS Info: American Pain Society, 4700 W Lake Ave, Glenview, IL 60025 USA. Tel: +1 847-375-4715; Email: [email protected]; Web: www.APSScientificMeeting.org 48-10 Giugno 2012, 4Londra-Lac Annecy VII International Travelling Pain Symposium Email: [email protected]; Web: www.painandneuromodulationlondon.blogspot.com 421-22 Aprile 2012, 4New Haven, CT, USA 420-23 Giugno 2012, 4Lima,Perù 424-28 Aprile 2012, 4Istanbul, Turchia 427-31 Agosto 2012, 4Milano, Italy GHIC 2012, 9th Annual Global Health & Innovation Conference Info: Unite For Sight, 234 Church Street, 7th Floor TECH, New Haven, CT 06510, USA. (Tel: +1 203-404-4900; Email: [email protected]; Web: www.uniteforsight.org/conference) NWAC World Anesthesia X Congreso de Dolor, Annual Meeting of the Asociacion Peruana para el Estudio del Dolor Info: Daniel Arbaiza, President ASPED, Av. Coronel Inclan 135 Of. 403, Miraflores, Lima 18, Peru. Tel/Fax: 51-1-241-7620; Web: www.asped.org.pe 14th World Congress on Pain 4 DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 33 ❖ n.3/4 dicembre 2011 Info: IASP Secretariat, 111 Queen Anne Ave N, Suite 501, Seattle, WA 98109-4955, USA. Tel: 206283-3011; Fax: 206-283-9403; Email: [email protected]; Web: www.iasp-pain.org/Milan 2012, 1-3 Rue de Chantepoulet, PO Box 1726, CH-1211, Geneva 1 Switzerland. Tel: +41 22 908 0488; Fax: +41 22 906 9140; www.kenes.org/efic – www.efic.org 426-29 Settembre 2012, 4Bahia, Brasile Corsi di Formazione/ Master/Corsi FAD 10th Congress of the Brazilian Pain Society Info: C/O SBED Secretariat, Av. Conselheiro Rodrigues Alves, 937 cj 02, Vila Mariana, CEP 04014-012 SP, Sao Paulo, Brazil. Tel: 55-11- 5904-2881; Fax: 55-11-5904-3959; Email: [email protected]; Web: www.dor.org.br 417-20 Giugno 2013, 4Stoccolma 9th International Symposium on Pediatric Pain Email: [email protected]; Web: www.ispp2013.org 48-12 Settembre 2013, 4Firenze 8th EFIC Congress Pain in Europe VIII Don’t suffer in silence Info: Kenes International/WIP 4Bologna Corso Universitario di Alta Formazione in Cure Palliative Pediatriche Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa e l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna Anno Accademico 2011/2012 Per informazioni: Accademia di Medicina Palliativa Via Aldo Moro, 16/3 40010 Bentivoglio (Bologna) Tel. 051 19933737 Fax 051 19933738 www.asmepa.org 4Roma Il 6 febbraio 2012 parte il 16° Corso Biennale in Psicologia Oncologica, promosso dall’ Istituto Regina Elena di Roma con il patrocinio della Società Italiana di Psico- Oncologia. Il Corso è accreditato ECM. Per qualsiasi informazioni contattare la segreteria ([email protected]). 4Corso FAD Il problema dolore: basi neurofisiopatologiche, epidemiologia, aspetti diagnostici e terapeutici 18 crediti formativi www.obiettivoinfermiere.it 4Corso di Alta Formazione a distanza universitario per infermieri in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila Il Corso di perfezionamento FAD ECM è coordinato dal professor Franco Marinangeli, Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di L’Aquila, con la collaborazione scientifica dell’Università e della Fondazione Paolo Procacci. Il provider ECM SanitaNova si occuperà della gestione della piattaforma di e-learning e delle pre-iscrizioni/ iscrizioni dei discenti. Il corso sarà disponibile sulla piattaforma www.obiettivoinfermiere.it 4Current Treatments and Future Strategies for Diabetic Peripheral Il programma formativo itinerante "Mind & Body, A Global Education and Awareness Tour neuropathic Pain, Vienna, 13-14 ottobre 2011 Nell'ambito del programma formativo itinerante "Mind & Body, A Global Education and Awareness Tour", organizzato e sponsorizzato dalla Eli Lilly (e che ha già toccato 16 nazioni fra Europa, Asia ed America Latina), si è svolto a Vienna l'incontro di due giorni dedicato alla diagnosi e cura delle neuropatie diabetiche periferiche. Il panel internazionale di esperti invitati a relazionare ha dato vita ad un proficuo e a volte acceso dibattito. Interessante, durante la seconda giornata, lo scambio di opinioni fra il Dott. Solomon Tesfaye, MD, FRCP (Regno Unito), il Dott. Roman Rolke, MD, PhD (Germania), il Dott. Bart Morlion, MD, PhD (Belgio) ed il Prof. Giorgio Cruccu, PhD (Italia) a proposito della utilità clinica di test diagnostici strumentali e laboratoristici (EMG, ENG, LEP, biopsie, QST) nella pratica quotidiana. Ad esempio è stato ribadito che anche in presenza di gravi neropatie diabetiche particolarmente dolorose, spesso gli esami elettrofisiologici possono essere poco o nient'affatto utili, dal momento che non riescono a sondare il funzionamento delle fibre nervose di piccolo calibro, laddove la biopsia, assieme ai Potenziali Evocati con tecnica laser, potrebbero fornire risultati dirimenti. Il Prof. Paolo Marchettini dell'Università di Lugano ha poi somministrato all'uditorio internazionale una serie di casi clinici simulati con Quiz interattivo. Nonostante l'evento sia stato sponsorizzato da una singola azienda farmaceutica, con soddisfazione ho constatato che la parte prevalente è stata dedicata ad un confronto scientifico-clinico di amplissimo respiro. Fabrizio La Mura ◗ 33 ◗ DAC_dicembre_2011_OS:Layout 1 28/11/11 13:01 Pagina 34