Lisdha
news
Trimestrale
di informazione
sul mondo
dell’handicap
e della solidarietà
Rivalutati assegni e
pensioni di invalidità
Insieme si può
I gruppi di mutuo aiuto
Bus a Varese:
saliamoci in carrozzina!
Anno XVn.
Anno XVII
60
SFIDANDO
L’IMPOSSIBILE
gennaio-marzo 2009
Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 2, DCB (VARESE)” - “Taxe perçue”
In caso di mancato recapito si prega di rispedire alla redazione: 21100 Varese - Via Proserpio 13 - che si impegna a pagare la relativa tassa
SOMMARIO
3
13
16
Detto fra noi
20
Mobilità
Soli, come bambini orfani
3
Bus a Varese saliamoci in carrozzina!
Contributi per case senza ostacoli
22
24
Tra le righe
La paura
4
Esperienze
Più di una medaglia
Incontro con l’ospite inatteso
L’Avvocato risponde
Successione
di persona incapace
6
25
26
Assistenza
Rivalutati assegni e pensioni
Al via i controlli sulle invalidità civili
L’Esperto risponde
Il diritto all’ascensore
28
28
8
Segnalazioni
Attualità
Sfidando l’impossibile
Intervista a Hilary Lister
Bonus più alto
se c’è un figlio disabile
Così lontani così vicini
Insieme si può
10
13
14
16
Vita indipendente
SITO INTERNET
www.lisdhanews.it
Abbiamo creato per voi
un sito “accessibile”
Abbiamo voluto realizzare un sito Web
accessibile a persone affette da disabilità, e
ciò indipendentemente dal tipo di strumento di navigazione utilizzato (ad esempio
browser grafici, browser vocali, cellulari,
navigatori per automobile ecc.) e dalle limitazioni cui ci si trovi costretti (ad es. un
ambiente rumoroso, sovra o sotto-illuminato, o circostanze che impongano di non utilizzare le mani ecc.).
Nel sito si aiutano inoltre le persone a reperire più velocemente informazioni nel Web,
indicando le modalità per un corretto uso
dei contenuti multimediali, onde renderli
accessibili ad una più vasta utenza.
2 - LISDHA NEWS
29
29
Libri
Principi e tecniche di mobilizzazione
Una mappa dei servizi per disabili e anziani
30
30
La vita da dentro
L’ora della concretezza
Visitate il nostro
Per non comprare a caso
Per tutelare i diritti dei disabili
un nuovo osservatorio nazionale
20
LISDHA
NEWS
Direttore Editoriale
Fabrizio Chianelli
Direttore Responsabile
Marcella Codini
Hanno collaborato
a questo numero
Laura Belloni
Bruno Biasci
Ennio Codini
Carlo Alberto Coletto
Giovanni D’Angiò
Daniela Della Bosca
Emanuela Giuliani
Giuseppe Giuliani
Paola Ottobre
Alma Pizzi
“Ho cercato consolatori”
Anno XVII - Numero 60 - Gennaio-Marzo 2009
Redazione e
amministrazione
via Proserpio 13 - 21100 Varese
tel. 0332/499854,
0332/225543; 348/3679493
fax 0332/499854
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Il sito internet è offerto da
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31
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n. 624 del 19/2/1992
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N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
DETTO FRA NOI
di Laura Belloni
Stefano Giuliani
SOLI,
COME BAMBINI ORFANI
Il disagio esistenziale
è in grave aumento
secondo un’indagine di
Telefono Amico Italia.
“
C
è lavoro per badante?” E'
sabato pomeriggio, siamo sul
marciapiede di fronte al Comune della mia città. Osservo chi mi
interpella: è straniera, ma capisce
bene l’italiano, sulla quarantina, un
aspetto dignitoso, in mano, un sacchetto con poche cose. I suoi occhi
sono così pieni di dolore... Le propongo di accompagnarla alla Caritas
dove, lunedì, potranno darle informazioni. Piange piano e, impotente,
mi guardo attorno, cercando a chi
affidarla. Nessuno. In lontananza, il
vociare della folla. Le chiedo il suo
nome, Maria, e spiega che presto
avrebbe perso il lavoro. Poi, mi fa
una carezza e si allontana con il suo
sacchetto. Mi viene da recitare un
Angelo di Dio per lei; nella mia
anima, lo smarrimento. Una settimana più tardi, vengo a sapere che una
donna era stata ricoverata al Pronto
soccorso, per tentato suicidio. Si era
buttata dalla finestra, per sfuggire
alle botte del marito; non poche le
coincidenze. La stessa persona? Non
lo saprò mai, ma la disperazione, sì!
Un famoso spiritual canta: “A
volte, mi sento come un bambino
senza madre, lontano da casa”. Ed
una recente indagine voluta da
Telefono Amico Italia ha evidenziato che, nel nostro Paese, disagio
emotivo, solitudine e paura stanno
aumentando in proporzioni allarmanti, in ogni fascia d’età. La maggioranza degli intervistati ha dichiarato, infatti, di conoscere molta
gente, ma di non aver un vero amico
con cui confidarsi o a cui chiedere
aiuto e vorrebbe, invece, vivere in
una società dove l’essere in difficoltà non debba considerarsi una
disgrazia da nascondere, pena
l’esclusione.
Dovremmo trovare qualcuno pronto ad ascoltare, comprendere, accom-
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
pagnare nella sofferenza, sempre,
anche nei giorni di festa, d’estate, di
notte, quando tutto spaventa. “I problemi sono tanti e complessi – replicheranno gli amici volontari ed operatori sociali - noi siamo pochi e con
risorse scarse”.
Avete ragione, ma forse dobbiamo
diffondere l’informazione su quanto
si fa e dove si può trovare. Ciascuno
di noi dovrebbe chiedersi se ha qualcosa da dare, non solo in termini di
denaro, ma anche di tempo da dedicare, perché il male di vivere è in
agguato e nessuno ne è immune. E
se tanti hanno troppo da fare, molti
vivono da spensierati. All’inizio
del suo pontificato, Papa Giovanni
Paolo II disse: ”Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a
Cristo! Non abbiate paura! Cristo sa
cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!”
Si dice che Martin Luther King
ripetesse spesso: “Un giorno la
paura bussò alla porta, la fede (altre
volte diceva il coraggio) si alzò
e andò ad aprire e vide che non c'era
nessuno”. Forse, un sussulto di
audacia ci aiuterebbe a trovare in
noi qualche risorsa dimenticata da
condividere, e ci sentiremo meno
orfani.
LISDHA NEWS - 3
TRA LE RIGHE
di Ennio Codini
LA PAURA
I crimini violenti
sono in diminuzione.
Ma l’opinione
pubblica pensa il
contrario e questo
influenza pesantemente
la politica.
È necessario
un cambiamento nel
modo di rapportarsi
con la realtà.
I
l numero dei crimini violenti è in
diminuzione. Il calo è iniziato
molti anni fa. A metà dell’
Ottocento per un italiano il rischio di
essere assassinato era quasi dieci
volte maggiore di quello attuale.
Il calo è continuato anche in questi
ultimi anni. Nel 1981, ad esempio, in
Italia c’erano stati 1186 omicidi
volontari; nel 2004 gli omicidi sono
stati solo 714, 621 nel 2006.
E il calo non ha riguardato solo gli
omicidi. Si legge ad esempio nell’ultimo rapporto sulla sicurezza in Italia
predisposto dal Ministero dell’
Interno che “l’analisi degli scippi
conferma una tendenza, in atto da
tempo, al declino di questo reato”.
Invero non è che ogni anno in tutti i
territori e per tutti i crimini violenti si
registri una diminuzione. Ad esempio, alla fine degli anni 80 nel sud
della penisola e in Sicilia si registrò
un brusco aumento del numero degli
omicidi, peraltro poi seguito da una
altrettanto brusca diminuzione. Ma il
punto è che la tendenza nel medio,
lungo periodo, è chiaramente al calo.
Difficile indicare le cause del netto
calo dei crimini violenti.
La spiegazione più semplice può
essere questa: nel tempo sono diminuite le situazioni di ignoranza e
miseria estreme che aumentano la
propensione al crimine violento.
E’ importante notare che nemmeno
l’immigrazione ha bloccato la diminuzione dei crimini violenti.
Venti anni fa, quando è cominciata
l’immigrazione di massa, l’omicidio
era più comune di oggi.
La cosa va sottolineata perché è
invece diffusa l’opinione che l’immigrazione di massa abbia comportato
un aumento dei crimini violenti.
Tra l’altro l’Italia è un paese particolarmente sicuro.
Se ad esempio un italiano va a vivere negli Usa, per ciò solo il rischio
per lui di essere assassinato cresce di
ben cinque volte. Lo stesso accade se
un abitante di Roma si trasferisce ad
Amsterdam: ancora una volta il
rischio di essere assassinato cresce di
cinque volte.
L’opinione pubblica chiede ai politici punizioni sempre più severe per ogni anche
minima devianza.
4 - LISDHA NEWS
Però è diffusa la paura fondata sull’idea che la criminalità violenta sarebbe in aumento o addirittura dilagante.
Molte sono le cause di tale paura.
Una è certamente l’atteggiamento
dei mezzi di comunicazione di
massa.
Quando ero bambino in Italia la criminalità violenta era più diffusa, ma i
giornali e i notiziari televisivi ne
parlavano poco. La televisione era
“democristiana” e voleva trasmettere
l’idea che le cose nel complesso
andassero bene. I quotidiani erano
fatti secondo un’idea di “serietà” che,
salvo casi particolari, confinava le
notizie sui crimini in pagine di cronaca abbastanza sobrie.
Oggi, anche se gli omicidi sono
diminuiti, è normale che un telegiornale di prima serata “apra” parlando
di omicidi e dedichi al tema anche
dieci minuti. E il “serio” Corriere
della Sera, se una studentessa viene
uccisa a Perugia è capace di dedicare
alla cosa per giorni e giorni interi
paginoni.
D’altra parte, per fortuna la maggioranza delle persone non è vittima
direttamente della violenza criminale
e quindi si fa un’idea del fenomeno
guardando la televisione e leggendo i
giornali: se lì sempre più e con enfasi sempre maggiore si parla di una
criminalità dilagante, le persone si
convincono che ci sia un’emergenza
criminalità.
Tutto questo è negativo.
Si rinforzano gli stereotipi. I vescovi italiani hanno un bel dire, per
esempio, che l’idea della zingara che
rapisce i bambini è solo una “infamante diceria” e che negli ultimi
dieci anni ci sono state 29 denunce
contro zingare per rapimento di bambini ma quasi tutte sono state archiviate per la loro infondatezza. Molti
italiani, se vedono una zingara che
guarda un bambino (o peggio gli si
avvicina) hanno paura perché “com’è
noto gli zingari rapiscono i bambini”.
Allo stesso modo, molti italiani, se
alla stazione vedono una faccia “straniera” entrano in allarme come se
avessero visto un rapinatore.
E si chiedono misure sbagliate.
Quando il Governo, il Parlamento, i
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
Sindaci varano sempre nuove norme
per “punire” lo fanno interpretando i
desideri dell’opinione pubblica. Ma è
una follia. I dati comunicati dalle
Prefetture dicono, ad esempio, che
nei primi sei mesi del 2008 la criminalità è stata “in calo generalizzato”.
E che cosa hanno fatto la scorsa estate Governo, Parlamento e Sindaci?
Hanno fatto a gara nel proporre
nuove “punizioni”: per i clandestini,
per gli accattoni, per chi dipinge sui
muri delle case… Creando solo confusione, rischiando di intasare le
Procure con affari di minima importanza mentre, per accompagnare il
calo della criminalità, basterebbe
sostenere l’azione di polizia e magistratura contro i crimini più gravi.
Ma c’è di peggio. Il popolo è ossessionato dall’emergenza criminalità.
Di conseguenza i politici hanno
anch’essi tale ossessione. Il rischio è
che si trascurino le vere emergenze.
Perché la mente umana non può che
ragionare per priorità e allora, se al
primo posto si mette un’emergenza
“falsa”, inevitabilmente quelle vere
finiscono in secondo piano. Non dobbiamo dimenticarlo: un’ora di dibat-
tito televisivo in più sull’emergenza
criminalità (che non c’è) è un’ora di
dibattito televisivo in meno sull’emergenza ambientale (che c’è).
Dobbiamo liberarci da questa paura
di una criminalità violenta in espansione.
Per cominciare potremmo non
ascoltare messaggi senza senso.
Quando alla televisione sento l’ennesimo servizio che propone “nuovi
elementi” su questo o quel crimine,
spengo. Perché ho realizzato che
quegli “elementi” non contano nulla
per la mia vita, sono solo un rumore
che disturba la mia mente.
Non è che non dobbiamo più interessarci al crimine, che è un problema. Ma dobbiamo cambiare il modo.
Se sento alla televisione qualcuno
che parla del crimine che “dilaga”
creando una “emergenza” alla quale
bisogna rispondere con “fermezza”,
non ascolto, perché sono chiacchiere.
Se sento, invece, qualcuno che propone dei dati che mi consentono di
capire che cosa sta succedendo,
ascolto.
Dobbiamo poi essere pronti ad
ascoltare davvero discorsi seri contrari ai nostri pregiudizi. Non è cosa
da poco: molti studi mostrano che
per gli esseri umani è difficilissimo
recepire, prendere sul serio fatti e
argomenti contrari a loro radicate
convinzioni. Se, ad esempio, sono
convinto che le zingare rapiscono i
bambini, istintivamente non leggo
l’articolo di giornale che dice il contrario o se anche lo leggo i contenuti
di tale articolo poi tendono scivolare
via dalla mia mente. Invece su queste
cose dobbiamo sempre essere pronti
a cambiare idea di fronte ai fatti.
Nota
Per ricostruire nel lungo periodo il fenomeno della criminalità violenta si è fatto
riferimento a Barbagli-Colombo-Savona,
Sociologia della devianza (edito da Il
Mulino). Per l’evoluzione della situazione
italiana negli ultimi decenni si è fatto riferimento al Rapporto sulla sicurezza in Italia
che si può trovare nel sito internet del
Ministero dell’Interno. Parlando di “vescovi italiani” si è fatto riferimento ad un
documento della Fondazione Migrantes
presentato nel mese di ottobre. La notizia
sul calo dei reati in Lombardia nel primo
semestre del 2008 è stata ripresa dal
Corriere della Sera.
Molti credono che l’arrivo dei clandestini abbia accresciuto i crimini violenti.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
LISDHA NEWS - 5
L’AVVOCATO RISPONDE
a cura dell’Avvocato Fabrizio Chianelli
SUCCESSIONE
DI PERSONA INCAPACE
Cosa succede
se l’unico chiamato
alla successione
è un disabile psichico.
A
un caro parente disabile psichico è morto il padre circa un
mese fa. Rimasto a casa solo
(la madre è deceduta nel 2005), dopo
due giorni ha raggiunto uno stato di
instabilità tale da dover essere ricoverato in struttura ospedaliera.
Ritiene giusto che da quel giorno la
sua casa sia stata messa sotto sequestro (con tanto di nastro adesivo su
porte e finestre) e che le chiavi siano
state consegnate ad un addetto della
vigilanza e all’assistente sociale?
L’assistente sociale dichiara di
poter entrare in casa quando vuole e
dice che, nel caso trovasse denaro
liquido, lo darebbe a noi parenti per
acquistare generi di prima necessità. Può farlo? Quale autorizzazione
o abilitazione ha?
PAGAMENTO DELL’AFFITTO
TRAMITE BANCA
Sono paraplegica in carrozzina
dall'85 per errore medico. Abito in
un condominio del Demanio e
Patrimonio dal 1984. Dopo la paraplegia e la causa di divorzio, dal
2000 ho stipulato un nuovo contratto con il Comune, a mio nome, con
affitto agevolato e ho tutti i documenti che attestano l'importo che
devo corrispondere. Il Demanio ha
passato ad un'altra società la gestione degli immobili, e tale società non
tenendo conto del mio contratto,
prima mi ha aumentato del doppio
l'affitto, e poi addirittura del triplo.
Ho aperto una controversia, e la mia
pratica la segue il difensore civico.
Vorrei inoltre continuare a effettuare il pagamento on-line con la
mia banca, ma mi si impone di
recarmi in posta. Cosa posso fare?
C. C. SS
INDENNITÀ
DI ACCOMPAGNAMENTO
Circa tre anni fa mi è stato diagnosticato un osteoma osteoide al femore e sono stata operata quattro
volte. Da circa tre anni cammino
con le stampelle. Circa due mesi fa
ho deciso di fare la domanda di
accompagnamento perché ormai
sono limitata in tutto sia in casa che
fuori. Premetto che da quattro mesi
ho ripreso a lavorare come commessa, infatti dovendo rimanere seduta
sono stata riabilitata al lavoro con la
Legge 68/99. Ho l’80% di invalidità
e la Legge 104. Volevo chiederle se
secondo lei, anche io posso avere
diritto all’accompagnamento anche
se guido solo per recarmi al lavoro.
S.
Dalla sua descrizione, non posso
esprimere un giudizio sul suo diritto a
percepire l’indennità di accompagnamento. Le consiglio di farsi visitare da
un medico legale facendosi assistere
dallo stesso davanti alla commissione
per gli stati d’invalidità, sempre qualora il medico le garantisca di poterla
sostenere nella richiesta di questa
provvidenza.
D.L. VA
Nel caso in questione con la morte
del padre si è aperta la successione e,
unico chiamato, è il figlio disabile psichico. La legge impone che la persona
incapace di intendere e di volere venga
protetta e, pertanto, prevede che sia
fatto l’inventario di tutti i beni così che
lo stesso disabile possa ereditare con il
beneficio di inventario.
Questo significa che risponderà di
eventuali debiti solo nei limiti dei beni
contenuti nell’inventario.
Ritengo che l’assistente sociale sia
stato nominato curatore provvisorio e,
conoscendo la situazione familiare,
sia stato incaricato di aiutare il
Cancelliere del Tribunale a stendere
l’inventario. Per verificare se la procedura è stata attivata correttamente può
recarsi presso la Cancelleria delle
Tutele del Tribunale di riferimento.
6 - LISDHA NEWS
FIGLIO MONO-RENE
E INDENNITÀ DI FREQUENZA
Ho un bimbo che ha tre anni che
frequenta il primo anno di asilo ed è
mono-rene dalla nascita. Posso fare
domanda per l'indennità di frequenza?
Lettera firmata
Le consiglio d’inoltrare una raccomandata con avviso di ricevimento
alla società di gestione e allo stesso
Demanio contestando l’aumento unilaterale del canone d’affitto e informando che a causa della sua situazione di disabilità non può recarsi in
Posta e che pertanto continuerà a versare il canone mediante versamento
on-line.
L’indennità di frequenza viene assegnata nel caso in cui il bambino abbia
bisogno di assistenza continua per lo
svolgimento degli atti di vita quotidiana relativi alla sua età. Ritengo che nel
caso di una persona mono-rene, salvo
vi siano altre patologie/menomazioni,
la situazione personale non dovrebbe
essere pregiudicata in alcun modo né
avere limitazioni che comportino una
necessità di assistenza tale da legittimare la richiesta dell’indennità di frequenza.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
ASILO NIDO
E ASSISTENTE PERSONALE
Sono la madre di una bambina
disabile di sedici mesi, con certificazione Asl di disabilità grave in base
alla Legge 104. Il mio Comune di
residenza, di circa 3150 abitanti,
non ha una sua struttura, ma ha una
convenzione con un nido privato di
un Comune confinante. Ho fatto
richiesta allora al nido comunale di
una cittadina confinante. La mia
domanda di iscrizione è stata accettata e la retta è inferiore a quella del
nido privato in convenzione. Dopo
l'inizio dell'inserimento mi è stata
fatta la richiesta di una persona per
assistere la bambina, dicendomi che
è un mio diritto e che l’onere sarebbe competenza del mio Comune di
residenza, il quale però non vuole
sobbarcarsi i costi. La direttrice del
nido sostiene che non potendo usufruire di tale figura professionale, la
bambina rischia di non poter frequentare la struttura.
D.P. AL
Nel caso in cui sia necessaria un’assistente personale per la cura igienicosanitaria della bambina, ai fini dell’inserimento all’asilo nido, la invito a
rileggere i quesiti contenuti nel precedente numero del Lisdha News, nei
quali viene affermato il diritto all’assistente personale ed il dovere del
Comune di provvedere al pagamento
dello stesso. Le consiglio comunque
di mettere in mora il Comune di residenza comunicando espressamente
che in caso di mancata presa in carico
ricorrerà al Magistrato competente. A
tal proposito potrebbe avvalersi dell’avvocato di un associazione locale
come l’Anmic per iniziare un procedimento di urgenza.
PARCHEGGIO RISERVATO
IN AREA PRIVATA
Sono un invalido, guido l'auto e
sono in possesso di contrassegno per
la sosta nelle apposite aree. Mi è
capitato di parcheggiare in un’area
non delimitata né da strisce, né da
catene o paletti, ma con solo la presenza di cartelli “parcheggio riservato ai condomini". In mancanza di
altro spazio ho parcheggiato in questa "area" e un condomino mi ha
fatto presente che è vietato. Le chiedo: avendo bisogno di parcheggiare
in tale area, mi è consentito oppure
no?
A.G.
Trattandosi di uno spazio privato,
ritengo che non valga il diritto al parcheggio riservato, rimanendo comunque nella disponibilità dei condomini
la facoltà di farla parcheggiare o
meno.
PARCELLA A PERCENTUALE
Vorrei sapere se l'avvocato che si è
occupato della pratica dell'indennità di accompagnamento di mio
padre riconosciuto invalido al 100%
ha diritto a chiederci una percentuale sull'indennità arretrata. In caso
affermativo a quanto ammonta questa percentuale? Altrimenti a quanto ammonta la relativa parcella?
Lettera firmata
Recentemente è stata modificata la
disciplina relativa al pagamento dell’avvocato in percentuale rispetto al
risultato: prima era vietata, ora non
più. Pertanto l’avvocato può oggi
richiedere il compenso in base a una
percentuale che in genere varia dal 10
al 25%. La parcella analitica che utilizza le tariffe stabilite con decreto,
I vostri
quesiti
su internet
Potete trovare
tutti i precedenti
quesiti della rubrica
“L’Avvocato risponde”
suddivisi per materie
sul nostro sito internet
all’indirizzo:
www.lisdhanews.it
rubrica “L’Avvocato
risponde”
per valori come quelli in questione,
può essere anche superiore alle percentuali predette, dipende comunque
dalla complessità della causa e dal
numero di udienze effettuate ed atti
prodotti.
VOTO ASSISTITO
Sono invalida civile e quando vado
a votare sono accompagnata da un
mio familiare. Sulla mia tessera elettorale è segnata l’attestazione
"Avo", rilasciata a suo tempo dal
Sindaco, che evita di presentare
ogni volta il certificato medico. Mi è
stato detto che tale attestazione non
vale più e che tutte le volte che si
andrà a votare occorre presentare il
certificato medico.
E.B. Tradate- Va
è possibile inviare i propri quesiti a Lisdha news,
“L’Avvocato risponde” via Proserpio, 13 - 21100 Varese, e-mail: [email protected]
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
L’attestazione della sua tessera elettorale è ancora valida, comunque
tenga presente che il Consiglio di
Stato, in numerose decisioni, ha affermato che spetta al presidente del seggio valutare, di volta in volta, l'effettività dell'impedimento e che tale impedimento dà comunque il diritto all’assistenza al voto da parte di accompagnatore iscritto nelle liste dello stesso
Comune quando si tratta di persone
affette da cecità, amputazione delle
mani, paralisi.
LISDHA NEWS - 7
L’ESPERTO RISPONDE
a cura di Bruno Biasci
IL DIRITTO
ALL’ASCENSORE
Che cosa deve fare un amministratore se un condomino invalido
chiede di installare l’ascensore.
S
ono consigliere di un condominio da poco tempo (chi me lo
ha fatto fare!) in cui abitano
16 famiglie in un palazzo di 4 piani.
Uno dei condomini abitante al
terzo piano è invalido perché cardiopatico e ha richiesto un’assemblea straordinaria per discutere
l'installazione di un ascensore (il
nostro palazzo non è provvisto di
una tromba delle scale per installarlo) Vorrei sapere:
- per l'istallazione occorre il consenso di quanti condomini o di
quanti millesimi?
- se non fossero necessari i consensi dei condomini, quanti punti di
invalidità occorrerebbero al condomino invalido richiedente per far
passare l'ordine del giorno dell'installazione?
- lo stesso condomino può richiedere eventuale finanziamento alle
istituzioni?
Mauro
Per l'installazione dell'ascensore o
di qualunque mezzo per la mobilità
verticale (piattaforma elevatrice, servoscala, ecc.) nelle parti comuni dell'edificio, l'interessato (titolare di una
qualsiasi forma e grado di disabilità
permanente) deve fare richiesta al
condominio. Se questo è consenziente, l'opera viene realizzata e la ripartizione della spesa avviene secondo i
criteri previsti dal codice civile per
quote millesimali. Se invece l'assemblea si oppone, oppure non si pronuncia entro 3 mesi, l'interessato può fare
eseguire comunque le opere ma le
spese saranno a suo totale carico. Per
ulteriori chiarimenti occorre riferirsi
alla Circolare 1669/89 esplicativa
della Legge 13/89.
Naturalmente vanno osservate alcune condizioni tecniche, estetiche, ecc.
previste nella citata legge.
8 - LISDHA NEWS
Il finanziamento dell'opera può
essere richiesto al Sindaco sia dall'amministratore del condominio, se
vi è stata l'adesione dei condomini
all'esecuzione dell'opera, sia direttamente dal soggetto che si è assunto
l'onere della spesa.
Quanto detto è sempre specificato
nella Legge 13/89 e nella relativa
Circolare esplicativa.
Riteniamo che se il problema esiste,
una persona non può essere relegata
in casa per l'assenza di un mezzo che
gli consenta di superare la barriera
delle scale: domani può accadere ad
altri.
PISCINA COMUNALE
NON ACCESSIBILE
La normativa della Provincia
Autonoma di Bolzano in fatto di
barriere architettoniche è molto
avanzata anche se non sempre
rispettata, nemmeno negli edifici
pubblici. A questo proposito vorrei
sapere, se esiste una normativa a
livello nazionale che renda obbligatori gli adeguamenti degli edifici
pubblici non a norma. In particolare c'è nella città di Bolzano una
piscina nuova, realizzata dal
Comune in un complesso scolastico, che viene utilizzata fino alle 18
dalle scuole e dopo le 18 dalle associazioni. Questa piscina non dispone di un sollevatore, né di altri
accorgimenti atti a favorire l'utilizzo da parte di disabili in carrozzella. Inoltre non c'è in città nessuna
piscina accessibile ai disabili, dal
momento che quella finora utilizzata è chiusa e lo rimarrà per almeno
4 anni per restauro.
La piscina è stata progettata nel
2001 (quando ancora la normativa
provinciale non rendeva tassative
alcune caratteristiche tecniche o
relative all'arredo) ma è stata ultimata ed ha avuto l'agibilità nel
2007, essendo entrata in vigore la
nuova normativa nel 2005. Vi chiedo perciò se, a vostro parere, gli
interventi di adattamento devono
essere effettuati per legge o sono
discrezionali.
Annamaria Molin Ferremi
Referente per le problematiche dei disabili
nel Consiglio Comunale di Bolzano
Per quanto riguarda il quesito sulla
normativa e sulla sua applicazione
agli edifici pubblici e privati aperti al
pubblico ci sono dei riferimenti
essenziali a cui bisogna ricorrere. La
legge 41/86 obbligava gli enti pubblici a censire i propri immobili e realizzare il famoso Peba sul quale, oltre ad
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
apparire una valutazione di massima
dei singoli interventi, dovevano comparire le scadenze. Occorrerebbe
quindi accertare, rispetto al Peba di
allora, cosa è stato fatto e redigere
quindi un nuovo documento aggiornato che il Comune dovrebbe poi
rispettare.
La legge 104/92, nel richiamare
l'applicazione del Peba, stabiliva che
quest'ultimo doveva essere integrato
dal Pisu che è un piano integrativo
riguardante l'eliminazione delle barriere architettoniche nello spazio
urbano (quindi piazze, marciapiedi,
verde pubblico, ecc...).
Nel caso specifico da lei esposto, in
considerazione del tempo trascorso,
tutti gli edifici di proprietà comunale
avrebbero dovuto essere già adeguati.
Tra questi ovviamente anche le strutture sportive come la piscina comunale. La struttura sportiva da lei indicata, essendo stata costruita dopo il
1989, non poteva che essere accessi-
bile in tutto e per tutto e comprendere
l'installazione del sollevatore per
l'immersione in vasca così come poi
previsto dall'art. 15 del decreto 38/05
del Presidente della Provincia di
Bolzano (non avrebbe senso l'accesso di un disabile nella struttura della
piscina senza poter entrare in vasca).
Le altre piscine della città, costruite
dopo il 1989, anche se private ma
aperte al pubblico, avrebbero dovuto,
in base alla Legge 13/89, essere adeguate seguendo la normativa tecnica
in vigore. Il Decreto Provinciale di
Bolzano è del 2005 ma la Legge
Statale n. 13 è del 1989, quindi gli
interventi di adattamento dovrebbero
essere fatti.
GLI OBBLIGHI DEL CENTRO
COMMERCIALE
Sono disabile e mi muovo su sedia
a rotelle. Mi reco sovente in un
Comune vicino al mio in un piccolo
e recente centro commerciale che
ha 5-6 attività di vendita molto
importanti. Il centro è dotato di
una trentina di parcheggi normali
senza parcheggio generico per i
disabili. Il parcheggio è a spina di
pesce ed in salita, con qualche difficoltà a scendere dall’auto per la
mancanza di spazio per l’inserimento della sedia a rotelle.
Casualmente ho recentemente
scoperto che esiste un parcheggio
più ampio e sistemato in piano che
penso sia nato con il progetto, ma
mai dedicato ai disabili.
Pertanto ho chiesto al Comune di
LA BACHECA
Potete inviare annunci e segnalazioni a:
[email protected] o a Redazione Lisdha news - Bacheca, via Proserpio 13,
21100 Varese.
Sindrome spino cerebellare
Vorrei conoscere altre persone affette da una malattia rara, la sindrome spino
cerebellare, grave patologia che ha colpito mia moglie.
Potete contattarmi al tel. 339/2044764 , o via mail all'indirizzo:
[email protected] (Marco Porrini).
Disabile e solo
Nel 1998 sono stato colpito da ischemia cerebrale con conseguente emiparesi
al lato destro ed afasia. Mia moglie e i miei figli mi hanno abbandonato e vivo
in una situazione di disagio economico e di grande solitudine. Sono un assiduo
lettore del vostro giornale, che mi fa compagnia, e mi piacerebbe che qualche
lettore mi scrivesse, perché è davvero sconfortante vedersi consegnare dal postino solo bollette…
Il mio indirizzo è: Pasquale Buono, via Appia 319, 81028 S. Maria A Vico (Ce).
eseguire la tracciatura e la sistemazione del cartello di parcheggio
disabili, secondo quanto richiesto
dalle norme.
Oggi mi hanno risposto per lettera dicendo che non è un problema
comunale in quanto l’area è di proprietà privata! Mi sembra che non
venga rispettato quanto richiesto
dal Dm 236/89 per gli edifici privati aperti al pubblico e cioè un parcheggio disabili più ampio ogni 50 o
frazioni di 50. Specialmente se
costruiti molto dopo il 1989!
Non dovrebbe essere il Comune
che controlla la licenza edilizia ed il
rispetto delle normative?
Io penso che la proprietà non
voglia perdere un posto macchina
normale utile a fare cassa!
Mi può gentilmente fornire la sua
preziosa consulenza ed i consigli su
come debbo agire?
Rosanna Ferrero
E’ evidente che il Comune di
Pecetto Torinese ha dato una risposta
sbagliata in quanto avrebbe dovuto
sapere che esiste il Dm 236, a cui lei
giustamente ha fatto riferimento, che
obbliga anche il privato, se gestisce
un luogo aperto al pubblico, a prevedere lo spazio per il parcheggio riservato ai disabili.
A maggior ragione quando si tratta
di Centri Commerciali e Supermercati, dove normalmente sono presenti
più di 50 parcheggi, devono essere
previsti addirittura più di un parcheggio riservato (uno ogni 50 o frazione
di 50) regolarmente inseriti nel progetto approvato dal Comune.
E' una lacuna che il Comune è tenuto a colmare impegnando il privato a
rispettare quanto previsto dalla legge
entro un definito termine.
L'art 149 del Regolamento del
Codice della Strada, indica chiaramente, con figure pertinenti, come
deve essere realizzato il parcheggio
riservato, completo di rampa di
accesso al marciapiede ove questo sia
previsto.
Esistono Norme Regionali (non
conosco cosa dice in proposito quella
del Piemonte) che potrebbero fornire
indicazioni diverse, che non sono
state però richiamate nella risposta
del Comune alla sua richiesta.
Comunque tra la norma nazionale e
quella regionale eventualmente esistente, prevale quella più restrittiva a
favore della persona disabile.
è possibile inviare i propri quesiti in tema di barriere architettoniche a Lisdha news,
“L’Esperto risponde” via Proserpio, 13 - 21100 Varese, e-mail: [email protected]
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
LISDHA NEWS - 9
ATTUALITÀ
L'eccezionale esperienza di una donna inglese
SFIDANDO
L’IMPOSSIBILE
Aveva 15 anni quando la distrofia simpatica riflessa, una
malattia neurodegenerativa, l’ha costretta su una sedia a
rotelle prima e l’ha resa quadriplegica poi. Ora riesce a
muovere solo la bocca, la testa e gli occhi. Ma non darsi
per vinta è la scommessa di Hilary, che è riuscita a diventare una navigatrice in solitaria. Il suo prossimo progetto
è la circunnavigazione della Gran Bretagna.
H
ilary Lister è una giovane
donna inglese con un sogno:
riuscire a circumnavigare in
solitaria la Gran Bretagna. Detto così
non sembra poi un granché, come
sogno: non è un’impresa, molti ci
sono già riusciti più volte, in fondo.
Ciò che rende questo un sogno grande, invece, è proprio Hilary: nonostante sia affetta da una malattia degenerativa che negli anni l’ha resa quadriplegica, è già riuscita ad attraversare in solitaria il Canale della Manica e
a circumnavigare, sempre in solitaria,
l’Isola di Wight con la sua Artemis
20, la barca modificata in modo da
poter essere guidata da Hilary grazie a
un sistema di cannucce. Nel giugno
2008 Hilary aveva pianificato l’inizio
10 - LISDHA NEWS
della sua nuova avventura, ma ha
dovuto rinunciare per via di condizioni meteo avverse e per problemi
tecnici, ma la cosa non l’ha fermata:
il “Round Britain Dream” è ancora
vivo e lei non ha nessuna intenzione né di dimenticarlo, né di fermarsi
lì e le sue intenzioni sono chiaramente espresse anche nel suo sito
(www.hilarylister.com), ricco di dettagli sulle sue imprese e sui premi che
ha ottenuto negli anni, sia da accademica che da navigatrice.
Una vita intensa, la sua, che a molti
sarebbe sembrata finita ai suoi 15
anni, quando, dopo aver praticato
sport ad alti livelli, Hilary si ritrova su
una sedia a rotelle a causa di una
malattia neurodegenerativa. Non si dà
per vinta, riesce a studiare Biochimica
all’università e a iscriversi ad un dottorato, mentre la malattia le porta via
poco a poco la sua indipendenza.
Quando deve lasciare il lavoro perché
non ha più l’uso delle mani, inizia per
lei un periodo nero, durante il quale
penserà più volte se davvero valga la
pena vivere così. Fino alla svolta: l’incontro con la navigazione a vela e la
sua nuova rinascita.
Siamo riusciti a contattarla per
un’intervista e questo è quello che ci
ha raccontato.
“Quando passi 24 ore
al giorno confinata
su una sedia a
rotelle, o a letto,
navigare è la libertà
assoluta. Ho il vento
fra i capelli e gli
spruzzi d’acqua sul
viso. Mi sento viva.”
Hilary Lister
- Ciao Hilary! Siamo molto felici di
aver ottenuto un’intervista con te,
dal momento che la tua vita e le tue
esperienze possono essere di grande
aiuto ai nostri lettori. Vogliamo
cominciare?
Eri molto giovane quando la tua
malattia ha cominciato con il metterti su una sedia a rotelle. Come sei
riuscita a reagire e ad andare avanti come una normale teenager?
«Sono stata molto fortunata.
Nonostante praticassi un sacco di
sport, mi piaceva anche studiare ed
ero una musicista. Ho potuto andare
avanti con la scienza e con la musica,
solo su quattro ruote invece che su
due gambe!»
- Sei stata discriminata per il tuo
handicap?
«Sì, la scuola dove andavo non era
attrezzata per una sedia a rotelle, così
sono stata spedita a casa all’inizio del
mio anno di esami e ho perso un sacco
di lezioni. La scuola successiva mi ha
accettata, ma poi ha deciso che ero
troppo impegnativa, così ho perso un
anno. Finalmente, il Radley College,
una scuola vicina a casa mia che in
genere iscrive solo ragazzi, mi ha
accettata – c’erano 2 ragazze e 611
ragazzi!»
- Non deve essere stato facile vedere
la tua indipendenza scivolare via
lentamente. Sappiamo che hai vissuto anche un periodo di depressione. Puoi raccontarci qualcosa di
questo terribile momento della tua
vita?
«Quando ho dovuto smettere di
lavorare perché avevo perso l’uso
delle mani ero chiusa nella stessa
stanza sette giorni su sette, guardando
sempre lo stesso paesaggio dalla finestra. La mia vita era regolata su orari
che altri avevano scelto per me: ad
un’ora gli assistenti venivano a tirarmi
su dal letto, a una certa ora mi veniva
dato il pranzo, ad un’altra ora venivo
messa a letto. In un certo senso è
ancora vero, ma ora ho giorni in cui
posso evadere. Senza questa evasione è
molto difficile vedere un motivo per
andare avanti».
- Tuo marito, i tuoi amici, il tuo
cane Lotti sono stati importanti per
darti la forza di reagire e andare
avanti?
«Ero molto isolata, non vedevo nessuno, nemmeno mio marito visto che
gli assistenti mi alzavano dopo che lui
era andato a lavorare e mi mettevano a
letto prima che lui tornasse a casa. E’
stato molto prima che prendessimo
Lotti, così lei non era in giro a farmi
sorridere!»
- Come hai “incontrato” la vela?
«Sono stata fortunata; un vicino che
avevo incontrato una volta ha bussato
alla porta e mi ha chiesto se volessi
andare a navigare su un lago della
zona. E’ stato per puro caso».
- Hai subito capito che la navigazione avrebbe avuto un ruolo così
importante nella tua vita?
Assolutamente sì».
- E’ difficile navigare a vela?
«No, chiunque potrebbe farlo.
Imparare a farlo è un pochino più difficile».
Le foto in questo articolo e la foto di copertina che ritraggono Hilary Lister sono tratte dal
sito www.hilarylister.com e realizzate dal fotografo Anthony Upton.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
- Qual è stata la cosa più difficile da
imparare?
«Non posso sentire il vento e ho un
limitato senso del movimento. Una
gran parte della navigazione è “sentire” la barca e il vento, così se vuoi
navigare bene queste cose sono
importanti. Ho dovuto imparare a
navigare in maniera diversa».
- Come ti senti quando stai navigando?
«Ho sempre detto che è come essere
in grado di volare, perché è questo il
senso di libertà che provo io. Se hai
perso la possibilità di muoverti, quando realizzi che non hai più bisogno di
appoggiarti agli altri per tutto… bene,
questa è una cosa incredibile».
- In genere navighi da sola o anche
con altre persone?
«Da sola è meglio. Per il “Round
Britain Dream” avevo una barca di
supporto in attesa. Lo stesso per il
Canale della Manica e per l’Isola di
Wight. Nessuno sembra volermi mettere in una barca e poi lasciarmi navigare per i fatti miei per il resto della
giornata!»
- Sappiamo che Emma Richards
(Emma è una navigatrice, la prima
donna inglese e la più giovane persona ad aver completato l’“Around
Alone”, un giro intorno al mondo di
29.000 miglia con una sola persona di
equipaggio; ha voluto incontrare
Hilary dopo aver saputo di lei e della
sua storia e del suo desiderio di navigare, e l'ha messa in contatto con il
suo sponsor ndr) è la tua eroina.
Come mai eri così affascinata da
lei?
«Lei è una donna che sapeva ciò che
voleva, è andata e l’ha ottenuto».
- Ti ha aiutata nella realizzazione
del tuo sogno: sei ancora in contatto con lei?
«Non riesco a vederla molto, adesso
vive in Spagna. Ci scriviamo delle
mail e ci sentiamo via Skype».
- Leggendo la tua biografia sembri
una ragazza che ha sempre amato
le sfide, anche quelle difficili. E’ per
questo che ti sei innamorata della
navigazione?
«Sono sempre stata motivata da
obbiettivi da raggiungere – sia che fossero entrare a Oxford per fare Biochimica
o navigare attraverso la Manica – sì, probabilmente hai ragione».
- Pensando alla tua prima “avventura”, perché hai deciso di navigare
in solitaria attraverso la Manica?
Volevi provare qualcosa a qualcuno
o magari a te stessa?
«Era un obiettivo, qualcosa a cui
puntare. Vivo con la vista sulla
Manica, così sembrava la cosa più
ovvia alla quale aspirare. Attraversare
la Manica significava che io avevo
fatto la transizione da passeggera a
navigatrice».
- Sei anche la prima donna quadriplegica ad aver circumnavigato in
solitaria l’Isola di Wight, poi hai
deciso di circumnavigare in solitaria la Gran Bretagna. Sembra davvero che tu debba sfidare te stessa
di continuo…
«…e se riusciamo a completare questo progetto, c’è già qualche idea per
la prossima sfida».
- Stai organizzando un nuovo tentativo di circumnavigazione della
Gran Bretagna?
«Sto cercando uno sponsor, al
momento, così che possa riprovare il
Round Britain a maggio del 2009».
- E dopo questo “tour” hai già in
mente un nuovo record da raggiungere?
«C’è sempre la prossima sfida nella
mia testa».
- C’è qualche messaggio che vuoi
diffondere fra i nostri lettori e
(perché no?) nel mondo?
«Non importa se sei disabile o no,
tutti abbiamo delle carte per giocarci
il nostro destino. Sta a noi decidere se
vivere con quelle o se cercare di cambiare le cose e vivere il nostro sogno».
- Grazie mille, Hilary, per il tuo
tempo e la tua gentilezza.
«E’ stato un piacere».
Dana Della Bosca
ATTUALITÀ
Come usufruire dell'agevolazione
Dove c’è un
figlio disabile il valore
del bonus e il limite di
reddito per ottenerlo
sono più alti.
I
l beneficio economico previsto dal
Consiglio dei Ministri nel decreto
legge approvato il 28 novembre
scorso vede un’attenzione particolare
alle famiglie dove vi è un figlio disabile.
Nelle famiglie con un figlio portatore di handicap a carico del richiedente,
infatti, l’una tantum prevista come
provvedimento anticrisi, arriva al valore di 1000 euro, quale che sia il numero di componenti. L’una tantum verrà
inoltre corrisposto qualora il reddito
annuo del nucleo familiare sia inferiore ai 35mila euro.
Va precisato che per “portatore di
handicap” si intende l’handicap in
situazione di gravità (all’art. 3 c.3
della L. 5/12/1992 n. 104).
Presentazione domande. Nel calcolo del reddito le famiglie possono scegliere di utilizzare come base per la
domanda il reddito del 2007 o il reddito del 2008. In questo modo si consente di ottenere il bonus anche a chi nel
2007 aveva redditi oltre i limiti, ma ha
sofferto poi della crisi economica.
Nel caso di lavoratori dipendenti in
cui il datore di lavoro è sostituto d’imN. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
BONUS PIÙ ALTO
SE C’È UN FIGLIO
DISABILE
posta, le domande andranno presentate entro il 28 febbraio se si utilizza
come base il reddito del 2007 e il 31
marzo se si utilizza il reddito del 2008
(e questo per dar modo ai lavoratori di
ricevere il Cud a fine febbraio). Nel
caso in cui il datore di lavoro non è
sostituto d’imposta (colf e badanti) e
nel caso in cui il richiedente sia disoccupato o si sia messo in proprio, la
richiesta può essere presentata direttamente all’Agenzia delle entrate, indicando le modalità prescelte per l’incasso (in questo caso la scadenza è il
31 marzo 2009, qualora si faccia riferimento al reddito 2007 e il 30 giugno
se si prende a riferimento il 2008).
Non è chiaro quali siano i tempi e le
modalità di richiesta e di pagamento
del bonus nel caso di invalidi o pensionati sociali titolari di sole prestazioni
pensionistiche assistenziali.
Per la presentazione delle domande è
consigliabile appoggiarsi ad un Caaf
(Centro autorizzato di assistenza fiscale).
I tempi per incassare i benefici però
saranno lunghi. Chi farà domanda
entro gennaio riceverà il bonus in
busta paga entro febbraio (entro marzo
per i pensionati). Chi farà domanda
entro marzo, invece otterrà l’incasso
rispettivamente ad aprile e maggio.
Le esclusioni. Il bonus è una misura
straordinaria che verrà erogata una
volta sola. Inoltre è previsto un solo
bonus per nucleo familiare. I singles
sono esclusi, a meno che non siano
pensionati o con reddito da pensione.
Sono esclusi dal beneficio i lavoratori
autonomi, ne usufruiranno invece,
oltre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, anche i soci delle cooperative,
coloro che lavorano con collaborazione coordinata e continuativa e i lavoratori socialmente utili.
Nel calcolo del reddito non vanno
computate le provvidenze economiche
per invalidità civile, cecità civile e sordomutismo che, come noto, sono
escluse da imposizione Irpef.
Ricordiamo infine che la maggiorazione spetta solo se il familiare disabile è:
- un figlio e non un altro familiare;
- portatore di handicap con connotazione di gravità;
- a carico del richiedente.
LISDHA NEWS - 13
ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
ESPERIENZE
Sofferenza e disabilità alla luce della cultura islamica
Su tematiche quali la
sofferenza e la disabilità,
o sulle nuove sfide della
bioetica le posizioni di
Islam e Cristianesimo
sono poi così lontane?
Ne parliamo con un
missionario cattolico, da
molto tempo diventato un
appassionato conoscitore
di cultura islamica.
F
rammentate e contrastanti sono
spesso le notizie che ci giungono dal grande universo della
cultura islamica. Così, tolte le strumentalizzazioni politiche e gli stereotipi, ci accorgiamo di conoscere ben
poco di quella che è la visione che
l'Islam propone rispetto a tematiche
centrali della vita dell'uomo, quali il
rapporto con la sofferenza e la disabilità e il confronto con le nuove sfide
della bioetica.
Forse abbiamo saputo, circa un anno
fa, che in Iraq, in un attentato kamikaze, a saltare in aria sono state due
ragazze affette da sindrome di down.
Incapaci di azionare da sole il detonatore sono state fatte esplodere a
distanza con un radiocomando. Per
14 - LISDHA NEWS
COSÌ LONTANI,
COSÌ VICINI
contro abbiamo appreso che in alcuni
Paesi musulmani le persone affette da
sindrome di down sarebbero oggetto
di particolare protezione e considerate "sagge" e verso di loro il mondo
arabo proverebbe una grande venerazione non foss'altro per la tenerezza
che suscitano in chi le avvicina.
In Arabia Saudita le persone con
handicap vengono agevolate finanziariamente nel loro pellegrinaggio alla
Mecca. Per contro in Pakistan abbiamo il caso di minorati mentali portati
in carcere per effetto delle leggi
sulla blasfemia senza alcuna considerazione per la loro patologia.
Se è vero che in molti Paesi musulmani milioni di donne vengono sottoposte a brutali pratiche di mutilazione
genitale che provocano nei casi più
gravi vere e proprie forme di invalidità, è vero anche che ogni qualvolta
viene posto il problema, esponenti
del mondo arabo si affrettano a chiarire che "quelle pratiche" nulla avrebbero a che fare con il Corano.
Infine, forse non si conosce che pure
nei Paesi islamici si stanno cominciando ad affrontare le nuove sfide
della bioetica. L' eutanasia viene
generalmente condannata, ma c'è
dibattito su cosa si intenda per "accanimento terapeutico" e molti fedeli
musulmani vengono consigliati a
redigere il testamento biologico.
Affrontiamo questi argomenti con
un esperto di cultura islamica, il missionario comboniano Giuseppe
Scattolin che, con una scelta decisamente controcorrente per il mondo
cattolico - e anche per il mondo missionario - si occupa di Islam ormai da
decenni. Docente di mistica islamica,
ha scritto diversi libri in argomento.
Sacerdote dal 1968, dopo essere vissuto a lungo prima in Libano, poi in
Sudan, risiede da oramai 28 anni in
Egitto dove collabora con l'università
di Mansura.
- Da dove è nato questo suo interesse per l'Islam?
«L'origine è sicuramente il Concilio
Vaticano II che, con la sua apertura
verso le altre religioni, ha portato
alcuni di noi missionari ad avvicinarsi ad un mondo considerato molto
chiuso, ricercando delle vie di comunicazione. Purtroppo devo dire che il
dialogo con l'Islam non è un tema
molto sentito all'interno della Chiesa
cattolica, spesso neanche tra quei religiosi e missionari che operano in
Paesi islamici, che si limitano ad etichettare i musulmani come persone
fanatiche, con le quali risulterebbe
impossibile un dialogo. Questo posso dire, per restare sul tema della
vostra rivista - è un vero e proprio
"handicap mentale". In Egitto ho troN. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
vato, per fortuna, da parte di religiosi
appartenenti ai Gesuiti, Domenicani e
Piccoli Fratelli, molta disponibilità ad
operare su questo fronte nella ricerca
di valori comuni per costruire un
cammino insieme».
- Il suo lavoro di approfondimento
della cultura islamica come è stato
accolto dal mondo musulmano?
«Con molta simpatia, devo dire.
Attualmente in Egitto dirigo una tesi
di un musulmano sulla mistica islamica, tengo delle lezioni sull'Islam
all'università di Mansura e sto pubblicando un'antologia di testi di mistica
islamica. In questo lavoro il mio sforzo è quello di favorire la conoscenza
dei valori originari dell'Islam».
- Nel modo di affrontare la disabilità vede delle differenze di approccio tra Islam e Cristianesimo?
«Bisogna considerare che - anche se
su questo vi sono interpretazioni
diverse - l'Islam può essere considerato un prolungamento della tradizione biblica, letta nel contesto di
Maometto e con un'accentuazione
particolare dell'assolutezza di Dio.
Pertanto le radici dell'interpretazione
del male, della sofferenza e quindi
anche del modo di intendere la disabilità, sono in qualche modo comuni
in quanto si rifanno all'interpretazione biblica. Tutto ciò che avviene,
quindi anche il male, la malattia, la
sofferenza, è in qualche modo
"volontà di Dio" e viene spiegato in
termini di prova per far maturare una
fede più profonda. Piuttosto noto che
normalmente il musulmano ha più la
consapevolezza del significato della
sofferenza, rispetto al "cristiano
medio"».
Il missionario comboniano Giuseppe Scattolin.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
- Quale può essere il motivo?
«Io credo che dipenda in gran parte
dal fatto che un musulmano fin da
piccolo ha un contatto diretto con i
testi sacri coranici, anche attraverso
l'apprendimento a memoria. Questo
fa sì che la sua vita sia in qualche
modo "imbevuta" dai testi coranici.
Questa cultura della "memoria" è
molto utile per creare una mentalità.
Tra i cristiani non c'è questa attenzione, c'è poca conoscenza dei testi sacri
e di conseguenza questi ultimi permeano poco la vita concreta e il modo
di affrontare il dolore e il suo significato».
- La sensibilità verso l'handicap si
esprime con specifiche azioni?
«Innanzitutto ogni musulmano deve
pagare l'imposta coranica, la Zakat,
che viene utilizzata sia per sostenere
le attività religiose, che per offrire un
aiuto ai bisognosi e, tra questi, i disabili. Ovviamente numerose sono le
attività di aiuto in questo campo,
ma mi piace ricordare il centro per
disabili Nostra Signora della Pace
ad Amman in Giordania, gestito
insieme da cristiani e musulmani
(http://www.ourladyofpeacecentre.org)
che è anche una bellissima esperienza
di dialogo interreligioso».
- Le pratiche della circoncisione
femminile, e soprattutto della loro
forma più grave ossia l'infibulazione, determinano vere e proprie
situazioni di handicap e sono molto
diffuse nei Paesi islamici. Qual è la
posizione che assume l'Islam su
questo argomento?
«La circoncisione femminile è sicuramente ampiamente praticata nei
Paesi islamici. L'argomento è passato
all'attenzione della comunità internazionale dopo la denuncia di una giornalista della Cnn. In tutta onestà
posso dire che su questo come su altri
temi c'è dibattito nel mondo islamico,
ma non c'è una posizioni univoca. Su
molti argomenti non è facile capire
che cosa dice il Corano».
- Venendo a tematiche in Occidente molto dibattute, come l'aborto in
caso di malformazioni del feto, o
l'eutanasia di persone affette da
patologie gravi, che tipo di posizioni assume il mondo islamico?
«Nell'Islam si dice che c'è vita
umana dopo che il feto ha raggiunto
un certo sviluppo, in genere intorno
al quarantesimo giorno; da quel
momento in poi - salvo casi particolari di pericolo di vita della madre o di
stupro - normalmente l'aborto non è
accettato moralmente.
Per quanto riguarda l'eutanasia il
dibattito non è così acceso come in
Occidente; c'è l'idea del rispetto della
vita, ma anche la convinzione che
vada rispettato il naturale declino
della vita stessa; sicuramente su questi temi sempre di più anche l'Islam
sarà portato a confrontarsi. Credo
comunque che lo farà con un approccio più "duttile" di quello utilizzato
dalla Chiesa Cattolica».
- Quando si parla di posizione del
mondo islamico a cosa ci si riferisce
dal momento che nell'Islam non vi
è un'autorità unica?
«E' vero che dal punto di vista istituzionale non vi è questa autorità, ma vi
sono dei Centri islamici che vengono
riconosciuti da tutto o quasi il mondo
islamico come autorità morale, come
ad esempio l'università islamica di
Azhar. Per cui quando una delle autorità di tali centri si pronuncia, allora
poco per volta si crea un’accettazione
della sua fatwa (opinione giuridica) e
si crea un consenso comunitario che
poi diviene obbligatorio per tutti.
Questo per l’Islam sunnita. Per
l’Islam sciita vale invece l’autorità
assoluta dell’Imam, come ad esempio
Khomeini».
Marcella Codini
LISDHA NEWS - 15
ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
ESPERIENZE
Si moltiplicano in Italia i gruppi di auto aiuto
I gruppi di auto aiuto
possono offrire
un valido sostegno
ai genitori
con un figlio disabile.
L
’handicap è una tematica sempre più dibattuta ai nostri giorni
e notevoli sono i passi avanti
che la società ha fatto nell’affrontare
e nel comprendere a pieno questa
condizione di svantaggio.
Il logo dell’Associazione Claudia Bottigelli
che si propone di difendere e aiutare le
famiglie con figli disabili gravissimi.
16 - LISDHA NEWS
INSIEME SI PUÒ
Se i passi avanti, anche a livello
legislativo, hanno sicuramente generato un clima di maggiore accettazione e sensibilizzazione, quello su cui si
discute di meno ma non per questo di
minore rilevanza è il vissuto intimo
che le famiglie con un figlio o un
parente prossimo disabile devono
affrontare quotidianamente.
Quando nasce un figlio disabile
Dalla nascita del proprio figlio disabile, i genitori sono costretti a vivere
il disagio del nascituro, che in taluni
casi può necessitare di costanti e continue cure, impegnando la famiglia
moltissime ore al giorno, a volte
costringendo uno dei genitori ad
abbandonare il proprio lavoro. La
nascita di un bambino disabile sia
mentale che fisico, porta ad un riassetto famigliare. I genitori avvertono
molto spesso sensazioni di non adeguatezza alla situazione, non si sentono all’altezza del compito da svolgere, entrando in vere e proprie crisi
psicologiche che possono nei casi
peggiori sfociare in depressioni o
disturbi dell’umore.
La famiglia attraverserà pertanto
delle fasi altalenanti che possono
essere così sintetizzate:
• Shock: rappresenta una fase di
stordimento e di estraneità ed è costituito dalla sensazione che le cose vis-
sute in realtà non siano vere o stiano
succedendo a qualcun altro.
• Rifiuto: quando lo shock è troppo
grande e la mente non riesce a
gestirlo subentra il rifiuto; la razionalizzazione è una forma di rifiuto della
malattia o dei sentimenti che sono
collegati ad essa, che si esprime per
esempio nel dire a se stessi che potrebbe essere peggio negando la propria
realtà e quella del proprio figlio.
• Rabbia: può manifestarsi verso
uno specifico bersaglio, oppure essere libera e fluttuante; può essere rivolta verso il figlio, i medici o il partner.
• Colpa: spesso si verificano sensi
di colpa dovuti alla responsabilità che
si pensa di avere nei confronti dell’
handicap del figlio. Questi sensi di
colpa possono essere vissuti come dei
ripensamenti sul proprio modo ad
esempio di aver portato avanti la gravidanza.
• Vergogna: i genitori, così come
altri membri della famiglia, possono
provare un senso di imbarazzo per i
familiari disabili. I genitori possono
sentirsi a disagio o imbarazzati per
l’aspetto dei loro figli di fronte al
mondo esterno.
• Paura: una emozione di primaria
importanza per tutti i membri della
famiglia è la paura, paura dell’ignoto,
paura che i sintomi si manifestino
negli altri figli, paura di non riuscire a
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gestire la situazione, soprattutto
paura del futuro.
• Dolore anticipatorio: è il dolore
che una persona sente quando si proietta nel futuro; questo tipo di dolore
è normale, ma se l’individuo rimane
in questa fase può essere devastante.
• Accettazione: i genitori cominciano ad accettare la situazione; ciò non
vuol dire che il dolore sia sparito, ma
c’è uno sforzo notevole per vivere
meglio con il coraggio che richiede
ogni singola situazione per affrontarla nel modo più giusto.
Senso di colpa e vergogna
Il senso di colpa è frequente soprattutto da parte delle madri, le quali si
sentono responsabili della disabilità
del proprio bambino e possono adottare comportamenti o oppressivi,
ovvero di iperprotezione nei confronti del piccolo, del quale involontariamente si limita lo sviluppo dell’indipendenza, impedendogli di crescere e
fare nuove esperienze, oppure di
abbandono, quando sembrano non
riconoscerlo e vivono distrattamente
la sua crescita. Sovente può accadere
che madri che vivono una sorta di
disconoscimento nei confronti del
proprio bambino abbiano difficoltà
nell’allattarlo, cambiarlo e prendersi
cura di lui, in quanto non riescono a
riconoscerlo come proprio, e necessitano di un aiuto specialistico per
recuperare le funzioni connesse al
loro ruolo di madre.
I genitori possono ostentare vergogna nel mostrare il loro bambino, così
IL CONFRONTO "COMPETENTE"
L’esperienza di un genitore
Quando alcuni mesi fa mi fu proposto di partecipare ad un gruppo di
mutuo aiuto tra genitori di figlioli con
pesanti disabilità, ho accettato "non
molto convinta" .
Temevo di dover ascoltare altre sofferenze che avrebbero solo appesantito
la mia, e quindi tra me pensavo: "altro
che mutuo aiuto, sarà un incontro triste, pesante dove nessuno potrà mai
aiutare nessuno!!!!"
Invece è avvenuta una magia, la
magia del "Confronto competente".
Mi spiego meglio: era palese che
ogni genitore quando si esprimeva e
parlava di sè e del proprio figliolo e
quindi dell'avventura che stava vivendo, "sentiva" che ogni partecipante del
gruppo aveva una vera "competenza "
per capire profondamente quanto stava
esprimendo.
Una competenza che va ben oltre
rischiano di non far vivere il piccolo
in modo sereno e idoneo alla sua età,
evitandogli rapporti con il gruppo dei
pari, fondamentale per lo sviluppo di
qualunque bambino.
La famiglia (genitori, fratelli, nonni)
vive costantemente in preda allo stress
generato dalle costanti attenzioni di
cui il figlio disabile necessita; è pre-
quella "ufficiale", quella dei tanti "specialisti" spesso sputa sentenze e basta.
Voglio dire che ho "sentito" un vero
rispetto reciproco tra ognuno di noi
perché oltre al "core di mamma" sapevamo che c'era la vera competenza
quella di chi ha vissuto sulla propria
pelle un'esperienza genitoriale nuova,
diversa e quasi sempre più gratificante,
proprio perché più complessa.
Adesso l'augurio che mi faccio e che
estendo a tutti coloro che sono "competenti" come me, è di non disperderci, ma anzi aggregarci sempre più, per
fare delle nostre esperienze dei punti
di forza utili a noi ma anche ai prossimi giovani genitori che faranno lo
stesso percorso di vita.
Un abbraccio a tutti.
Rosalba Macchiarella meglio conosciuta
come la "mamma di Erika"
(Fonte: www.amalo.it)
sente stanchezza sia fisica che mentale a cui però è possibile ovviare.
Vi sono infatti delle strategie per
non vivere sottostando alle regole
dettate dallo stress e dalla tensione
emotiva, utilizzando ad esempio
l’aiuto esterno, in un primo momento
intrafamiliare e in un secondo anche
extrafamiliare.
Un tipo di sostegno si può ottenere
dalle reti sociali che riesce ad essere
una modalità di risposta allo stress.
Cosa sono i gruppi di auto aiuto?
Una rete sociale molto forte è costituita dai gruppi di auto-aiuto che
secondo l’Organizzazione mondiale
della sanità sono formati dall’insieme
di tutte quelle misure adottate da non
professionisti per promuovere, mantenere o recuperare la salute, intesa
come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determinata
comunità.
I gruppi di auto e mutuo aiuto possono essere definiti come reti sociali
che vengono create deliberatamente
per fornire sostegno sociale. Infatti
ciascun membro dà e riceve aiuto
mediante l’interazione reciproca con
altri soggetti con cui condivide
un’analoga esperienza.
Questa tipologia di gruppo si costituisce volontariamente per cercare di
soddisfare un bisogno, superare un
problema, ottenere un cambiamento
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
LISDHA NEWS - 17
in maniera reciproca. Tali gruppi
sono di solito formati da pari che condividono la stessa problematica.
L’intento è quello di trasformare
coloro che domandano aiuto in persone in grado di fornirlo, aumentando
la padronanza e il controllo sui disagi, incrementando l’autoefficacia dei
partecipanti.
Esistono diversi gruppi di self-help,
quelli ad esempio formati da persone
che condividono un problema di handicap fisico o mentale, persone che
vogliono cambiare un’abitudine, un
comportamento (alcolisti), quelli
organizzati da famiglie con persone
che attraversano un periodo di crisi
(lutto, separazione), o un periodo
positivo che cambia però radicalmente le loro vite (nascita di un figlio), o
infine persone che devono affrontare
una situazione o un cambiamento che
influisce sulle loro identità (menopausa, pensionamento).
I gruppi di self-help consentono alle
persone con le loro diverse identità,
storie, culture, di non essere annullate o assorbite durante l’interazione,
ma tenute presenti e valorizzate, sia
che si tratti di gruppi misti che di
gruppi omogenei.
I promotori e i membri di questi
gruppi hanno la convinzione che i
loro bisogni non possono essere soddisfatti dalle normali istituzioni
sociali.
Conoscere persone che hanno attraversato o stanno attraversando le stesse difficoltà, fa sentire meno soli e
aiuta a capire che sentimenti ed emozioni, che sembrano cattivi o folli, in
realtà non lo sono affatto. Il fulcro
principale del gruppo può essere riassunto in quattro punti:
1. L’origine: spontanea, motivata da
L’AUTO AIUTO IN ITALIA
Una ricerca curata dal Coordinamento Regionale Toscano dei Gruppi di Auto Aiuto e dalla
Fondazione Istituto Andrea Devoto ha monitorato l’esistenza in Italia di 3265 gruppi di auto aiuto,
di cui 173 dedicati alla disabilità e 292 al disagio mentale. Il 63% dei gruppi si trova al Nord, il
24% al Centro, il 9% nel Sud, e il 4% nelle Isole.
Nel 62% dei casi, il gruppo vede la presenza di un facilitatore che conduce le riunioni e
favorisce lo scambio di esperienze tra i membri del gruppo.
una condizione problematica vissuta
e condivisa dai membri;
2. Lo scopo: aiuto reciproco per
fronteggiare tale situazione mediante
il sostegno emotivo;
3. La composizione: caratterizzata
dall’orizzontalità. I membri tendono
ad essere dei pari in quanto condividono tutti lo stesso problema/disagio;
non esistono gerarchie interne né
ruoli tecnici o professionali;
4. Le attività: sono autofinanziate e
autogestite, condotte con informalità,
e la presenza di esperti può essere
richiesta solo occasionalmente.
Questi gruppi sono importanti anche
perché forniscono informazioni rilevanti su alcuni avvenimenti che
riguardano i membri interessati (es.
conseguenze di effetti di certi tipi di
farmaci; informazione sui propri
diritti; aiuto di tipo economico) favoriscono relazioni sociali ed eventualmente nuove amicizie e offrono idee
e suggerimenti nel fronteggiare alcune situazioni.
Un’importante proprietà dell’auto
aiuto consiste nel favorire il processo
di empowerment, accrescendo la propria autostima e il senso di padronanza dei partecipanti, è quindi un “processo in cui l’individuo incrementa il
controllo e la gestione diretta delle
proprie condizioni di benessere e/o di
disagio” (Francescano, Putton, 1995).
L’utilizzo dei gruppi di auto-aiuto
può essere inteso come un utile strumento per reperire informazioni sia
da parte dei pazienti che dei familiari,
“l’efficacia di queste particolari
forme associative risiede particolarmente nel fatto che ogni persona partecipa, condividendola in gran parte,
della situazione e dei problemi dell’altro; che ogni persona è nello stesso tempo oggetto e agente di aiuto ed
è responsabile non solo dei progressi
suoi personali ma anche, in parte, di
quelli degli altri” (Folgheraiter, 2001).
Come possono aiutare la famiglia?
Il gruppo di auto aiuto composto
dai familiari di persone con handicap
può consentire ai suoi membri di trarre beneficio e strategie per fronteggiare situazioni di crisi o rese insostenibili da eventi esterni.
Una madre che ad esempio ha difficoltà nel riconoscere il proprio piccolo come il “suo” bambino, potrebbe
trovare un’utile risorsa in altre donne
che vivono la stessa situazione con
figli di età diversa, che possono raccontarle la propria situazione pregressa, suggerendole strategie che a loro
sono risultate funzionali.
Possono scambiarsi numeri di professionisti o di enti utili per l’inseri-
DOVE TROVARE I GRUPPI DI AUTO AIUTO
Come fare ad entrare in contatto con un gruppo di mutuo aiuto per genitori con figli disabili? Molte Asl ne
organizzano, pertanto può essere utile informarsi presso la propria Asl per capire se è attivo sul proprio territorio qualche servizio di questo tipo. Comunque a titolo esemplificativo, riportiamo alcuni riferimenti utili.
- Associazione Amalo, ha realizzato una mappatura dei gruppi di auto aiuto della Lombardia, via della Maggiolina 9, 20125
Milano, tel. 347/0053684, www.amalo.it.
- Associazione Auto aiuto di Asti,
tel. 0141.275117 o [email protected].
- Asl di Bassano del Grappa,
tel. 0424-885161/885162 - 0424-884431/884432.
- Consorzio Iris di Biella, tel. 015/8352416.
- Associazione Anni verdi di Roma.
Tel. 800721721 o [email protected].
18
N. 59
- LISDHA
- OTTOBRE
NEWS2008
- Asl di Mirano (Ve): www.ulss13mirano.ven.it.
- Associazione Un Passo Avanti organizza gruppi di auto
aiuto per genitori di bambini cerebrolesi in Firenze e dintorni,
www.unpassoavanti.it
- Punto di Ascolto, creato dal Coordinamento Regionale
Toscano Gruppi Auto Aiuto, tel. 347/0460767: mette in contatto le persone con disagio e i gruppi di auto aiuto presenti sul
territorio nazionale.
- Il portare internet www.autoaiuto.too.it ha l'obiettivo di
offrire una panoramica nazionale sui gruppi di auto aiuto.
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LISDHA NEWS2009
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mento dei loro figli, o semplicemente
il gruppo può essere uno spazio per
essere ascoltati, dove nessuno giudica
o esprime pareri, ma dove al contrario
ognuno viene accolto nel suo essere
spontaneo e bisognoso di aiuto.
Il gruppo crea così una piccola
comunità all’interno di una comunità
più vasta che vede coinvolti altri individui. Si viene così a creare una condizione definita “relazione di aiuto”
ovvero una forma speciale di relazione in cui si risponde ai bisogni di altre
persone. Per portare avanti una buona
relazione d’aiuto bisogna che gli
interlocutori mettano in atto una serie
di atteggiamenti quali:
- Genuinità: che si evidenzia nell'essere sempre se stessi, in contatto
con il proprio mondo interno ed esterno, con i propri sentimenti e la propria personalità;
- Accettazione Incondizionata: che
si riflette nella capacità dell'interlocutore di entrare in relazione senza
esprimere giudizi morali e di accettare e mantenere una disposizione positiva verso la persona cui è diretto
l'aiuto.
- Empatia: che riguarda la capacità
dell'interlocutore di cogliere la situazione personale del soggetto da quello che dice e da come si presenta,
lasciandosi emotivamente coinvolgere in maniera adeguata nella relazione. La comprensione empatica è un
mix di sentimento e di intelligenza
percettiva.
Ognuno di noi, anche senza essere
uno psicologo, può essere di supporto
alle persone bisognose, purché vi sia
la volontà di essere d'aiuto e di voler
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
migliorare la propria competenza
relazionale, magari mediante il confronto con altre persone esperte già
coinvolte in una relazione di aiuto.
In questo tipo di relazione fondamentale è saper ascoltare in modo
attivo.
Principali elementi che caratterizzano una buona attività di ascolto, sono:
- sospendere i giudizi di valore e
l'urgenza classificatoria, cercando
di non definire a priori il proprio
interlocutore o quanto egli dice in
''categorie'' di senso note e codificate
(es: madre iperprotettiva, padre
assente ecc.);
- osservare ed ascoltare, raccogliendo tutte le informazioni necessarie sulla situazione contingente, ricordando che il silenzio aiuta a capire e
che il vero ascolto è sempre nuovo,
non è mai definito in anticipo in
quanto rinuncia ad un sapere già
acquisito;
- mettersi nei panni dell'altro dimostrare empatia, cercando di
assumere il punto di vista del proprio
interlocutore e condividendo, per
quello che è umanamente possibile, le
sensazioni che manifesta;
- verificare la comprensione, sia a
livello dei contenuti che della relazione, riservandosi, dunque, la possibilità di fare domande aperte per agevolare l'esposizione altrui e migliorare
la propria comprensione;
- curare la logistica, facendo attenzione al contesto fisico-spaziale dell'ambiente in cui si svolge la comunicazione
per agevolare l'interlocutore e farlo sentire il più possibile a proprio agio.
Il gruppo aiuta il singolo a sentirsi
accolto nella propria sofferenza, divenendo cassa di risonanza dei bisogni
individuali, e strumento di risoluzione di disagi o problematiche.
Giovanni D’Angiò , Arianna Recco, Paola Ottobre
Cattedra di Psicologia dell'Orientamento
professionale dell'Università di Cassino
PER SAPERNE DI PIÙ
Albanesi C., (2004), I gruppi di autoaiuto, Carocci, Roma.
Brotherson M. J., Goldfarb L. A,
Sunners J. A., (1990), La sfida dell'handicap e della malattia cronica. Guida
all'auto aiuto per la famiglia e gli operatori professionali, Edizioni Erickson,
Trento.
Folgheraiter F., (2001), Operatori sociali e lavoro di rete, Edizioni Erickson,
Trento.
Kinget C. M., (1970), Psicoterapia e
relazioni umane, Boringhieri, Torino.
Marcelli D.,(1999), Psicopatologia del
bambino, Biblioteca Masson.
Rogers C., (1976), I gruppi di incontro,
Astrolabio, Roma.
Rossi I., (1989), L’adolescente, la famiglia e la comunità, Editrice Clueb,
Bologna.
Soresi S., (1998), Psicologia dell’handicap e della riabilitazione, Il Mulino,
Bologna.
D’Angiò G., Recco A., Orientamento
della famiglia all’handicap, in Quale
psicologia n° 28 Giugno 2006.
LISDHA NEWS - 19
VITAESPERIENZE
INDIPENDENTE
ATTUALITÀ
La difficile battaglia per un’assistenza personale autogestita
L'ORA DELLA
CONCRETEZZA
Come è emerso anche da un recente convegno milanese
è tempo ormai che la Lombardia, come già fatto da altre
Regioni, si doti di strumenti adeguati per favorire la Vita
Indipendente delle persone con disabilità.
B
isogna riconoscere che la
Uildm di Milano ha svolto un
ottimo lavoro insieme al
Movimento lombardo per la Vita
Indipendente mettendo a disposizione risorse e energie per la realizzazione di un evento tanto importante
come quello che si è svolto a Milano
presso la Zumbini Room, il 29
novembre scorso.
Si è trattato di un convegno volto a
stimolare la Regione Lombardia a
compiere le scelte necessarie per
facilitare la realizzazione di progetti
per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.
Con il titolo "Vita Indipendente.
20 - LISDHA NEWS
Lo scenario del nord: Regioni a confronto", il convegno voleva mostrare l'ampiezza di un Movimento
che nelle altre regioni del Nord
Italia, è riuscito a convincere le
Amministrazioni regionali a dotarsi
di delibere, di leggi e di linee guida sulla Vita Indipendente, tutte
improntate all'autodeterminazione
delle persone con disabilità, basate
sull'ausilio fondamentale dell'assistenza personale autogestita. Il titolo voleva anche provocare la curiosità e, perché no, se fosse il caso,
stuzzicare l'orgoglio dei nostri
amministratori lombardi.
Purtroppo la neve e il maltempo
hanno dimezzato la partecipazione
di molte persone con disabilità (non
dimentichiamolo: niente su di noi
senza di noi; il principale ingrediente per il raggiungimento del diritto
alla Vita Indipendente è la persona
con disabilità al centro del suo progetto di vita) che, è noto, anche
quando il tempo è clemente devono
fare i conti con i loro problemi di
mobilità. Ma i presenti hanno retto
all’enunciazione di dati, numeri e
articoli di legge, di richieste esplicite e di risposte in aperta conflittualità, attenti e partecipi fino alla fine
dei lavori di una giornata cominciata alle nove di mattina e conclusasi
alle sei di sera.
Le esperienze
di Veneto e Piemonte
La mattinata è cominciata con
le testimonianze di Elisabetta
Gasparini, Germano Tosi e Silvana
Fazari, rispettivamente rappresentanti dei Comitati delle regioni
Veneto (800 progetti finanziati
a fronte di uno stanziamento di
16 milioni di euro con un limite
massimo di 1000 euro mensili)
e Piemonte (174 progetti con un
impegno economico di oltre
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2.700.000 euro fino a un massimo di
22.000 euro a persona) e Valle
d’Aosta (34 progetti finanziati con
un tetto massimo di 13.000 euro a
persona). Ogni finanziamento ha
come finalità l'assunzione di assistenti personali per il conseguimento di una Vita Indipendente e come
destinatarie le persone con gravi
disabilità.
Pur consapevoli dei grossi limiti
ancora da superare, tutti i rappresentanti dei comitati regionali hanno
raccontato con orgoglio le conquiste
fatte grazie alla loro capacità di presentare i bisogni e proporre le soluzioni in unità con gli sforzi degli
Amministratori che hanno saputo
ascoltare, dialogare e tradurre in atti
normativi le richieste dei cittadini
con disabilità.
A che punto è la Lombardia
A metà mattinata, quale rappresentante del Comitato lombardo per
la Vita Indipendente delle persone
con disabilità, ho parlato dei
contatti avuti con la Regione fin
dal 2000 indicando solo l'ultimo
importante risultato conseguito: l'articolo 17 (Livelli regionali di assistenza e interventi per la non autosufficienza), comma 4 della Legge
Regionale 3/08 che recita: "Il fondo
a favore delle persone non autosufficienti di cui al comma 3, ha il fine di
favorirne l'autonomia e la vita indipendente e di sostenerle mediante
l'assistenza domiciliare ed altre
forme di intervento tra cui il ricovero in strutture residenziali e semiresidenziali. Al fondo concorre la
Regione anche con risorse proprie".
Poiché l’articolo parrebbe incoraggiante mi sono subito spinta a chiedere alle due rappresentanti dell'istituzione regionale lombarda di tradurlo in una nuova assunzione di
impegno al fine di aprire la strada a
finanziamenti indiretti volti all'as-
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
sunzione di assistenti personali per
la Vita Indipendente delle persone
con disabilità.
Ho poi brevemente illustrato i contenuti delle linee guida che il
Comitato lombardo per la Vita
Indipendente delle persone con
disabilità vorrebbe mettere a disposizione dell'assessore Boscagli,
linee che indicano i passi necessari
per mettere la persona adulta con
disabilità gravi in condizioni di
poter vivere come chiunque: avere
la possibilità di prendere decisioni
riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta avendo
come fondamento l'assistenza personale autogestita.
Con il suo intervento la rappresentante della Regione Lombardia, dottoressa Rossella Petrali ha voluto
ricordare la sua esperienza nel confrontarsi con le nostre rivendicazioni: la mia, insistente richiesta, 4
anni fa, di un'intervista (nota personale: per questo giornale tra l'altro) sulla politica regionale in materia di Vita Indipendente, la sua inadeguatezza a dare risposte su un
tema a lei sconosciuto, il suo confrontarsi con altri tecnici e operatori
per saperne di più, il dover riconoscere che la fascia dei cittadini con
disabilità fisica è decisamente trascurata dalla Regione Lombardia, il
decidere di attivarsi coinvolgendo le
associazioni che si occupano di
disabilità per decidere il da farsi, il
capire finalmente la differenza fra
autonomia e indipendenza.
Si decise alla fine di promuovere il
corso "Sportello territoriale per cittadini disabili", con docenti con
disabilità (tre), tra cui la sottoscritta:
un programma di formazione volto
a supportare sui temi dell’autonomia e della vita indipendente. il personale addetto agli sportelli del territorio per i cittadini disabili e gli
operatori dei Comuni che svolgono
funzioni di segretariato sociale e di
quelli con medesime funzioni degli
istituti di riabilitazione accreditati.
La seconda intenzione è quella di
contribuire all'apertura di un "centro
progetto di vita", un luogo situato
in un'unità spinale ospedaliera dove
persone con sopraggiunta disabilità
riacquistano competenze per riorganizzare la loro vita, con una piccola
parte dedicata alla Vita Indipendente.
Due cose ancora molto lontane da
quello che noi chiediamo, ma che
secondo Petrali rappresentano un
inizio da non disprezzare.
Del resto ci ha ricordato che, posto
che di soldi ce ne sono pochi, la
Lombardia, a differenza delle altre
regioni, ha scelto di non trattenere
nulla del Fondo Nazionale per le
Politiche Sociali emesso dal
Governo annualmente, preferendo
girarlo al Comuni, che possono così
impiegare i soldi come credono, nel
pieno rispetto della loro autonomia.
Quale forza possono avere quindi le
linee guida da noi auspicate?
Quale sia il modo per costringere i
Comuni a fare scelte rispettose dei
nostri diritti è un problema che, dal
suo intervento, non sembra avere
un'immediata soluzione.
Urge una scelta di concretezza
Prima di lasciare la parola alla
consigliera di minoranza Maria
Grazia Fabrizio ho voluto precisare
che nei nostri Comuni ci sono già
diverse persone con disabilità pronte a intraprendere un percorso di
Vita Indipendente, che non hanno
nessun bisogno di centri per acquisire nuove competenze, ma che
quando si recano dalla loro assistente sociale per chiedere finanziamenti per un loro progetto individualizzato di Vita Indipendente si vedono
proporre tutt'al più il bonus o il voucher. Ben venga dunque il corso per
gli operatori di sportelli territoriali,
ma prima di fare i centri, si cerchi il
modo di fornire al territorio gli strumenti per rispondere alle domande
dei cittadini con disabilità. Ho concluso strappando alla dottoressa
Petrali la pubblica promessa di
intervenire presso l'assessore per
accordarci un incontro.
La consigliera Fabrizio ci ha
descritto un orizzonte non meno
duro del precedente, tuttavia, ricordandoci che qualsiasi azione si
voglia intraprendere va pensata e
inserita in un sistema dato, ci ha
offerto la sua disponibilità prospettando la possibilità di presentare un
emendamento in attuazione dell'articolo 17 della legge regionale
3/2008 per l'apertura di un capitolo
di spesa per la Vita Indipendente
che, magari, rimandi la sua applicazione alla stesura delle linee guida...
Nel pomeriggio ci sono state
numerose testimonianze di vita, ma
soprattutto si sono strette nuove
relazioni, nuove forze da impiegare
con intelligenza in questa battaglia
di civiltà e uguaglianza nella quale
saranno decisivi i prossimi mesi.
Ida Sala
LISDHA NEWS - 21
MOBILITÀ
La situazione odierna del trasporto urbano
BUS A VARESE
SALIAMOCI IN CARROZZINA!
E' importante sfatare il mito che i disabili non vogliano utilizzare il mezzo pubblico. E
per far questo occorre superare i propri timori e provare a salire sui bus. Questo aiuterà ad eliminare i molti ostacoli che rendono ancora difficile ai disabili fisici e sensoriali accedere al trasporto pubblico.
D
opo un colloquio con un tecnico responsabile della SilaVarese, agenzia che gestisce il
servizio pubblico di bus della Città
Giardino, è stato possibile tracciare
un quadro della situazione, che qui
riportiamo, relativo all'accessibilità
degli autobus urbani per i disabili
fisici e sensoriali.
Quasi tutti i bus sono accessibili
All'art 26 della Legge Regionale
Lombardia n. 6 del 1989 si stabiliva
che il 5% del parco rotabile dei singoli comuni avrebbe dovuto essere
ogni anno sostituito da mezzi accessibili. Il che ha voluto dire che da un
certo momento in poi tali mezzi
hanno dovuto essere costruiti con il
pianale ribassato, con la possibilità di
inclinarsi lateralmente per ridurre il
dislivello (circa 7-8 cm) rispetto al
terreno ed essere dotati di una pedana retrattile, il tutto per rendere possibile l'imbarco di persone in carrozzina.
A questo proposito è da notare che
queste persone non devono essere
bambini perché il regolamento non
22 - LISDHA NEWS
consente loro l'uso della pedana, ma
obbliga la mamma a ripiegare la carrozzina e tenere il bimbo in braccio
con il rischio di cadere.
Per quanto riguarda Varese, il traguardo indicato nella legge, sia pure
con tempi intermedi diversi, è stato
quasi raggiunto. In particolare la
recente dotazione di 19 mezzi accessibili, ha portato a un parco totale di
66 autobus, di cui 55 attrezzati per
facilitare l'accesso dei disabili fisici.
Nessun mezzo invece è ancora dotato
di sistema di informazioni alle fermate per i non vedenti.
Le linee nello spazio urbano hanno
una lunghezza complessiva di circa
90 km con 370 fermate, di cui solo
un quinto, è dotato di pensilina di
protezione.
La gestione delle 10 autolinee che
attraversano Varese è passata, nel
2002, dall'Avt (Azienda Varesina
Trasporti), che è una partecipata del
Comune di Varese, alla Sila (Società
Italiana Linee Automobilistiche) a
cui fanno capo anche le autolinee
delle Province di Lodi, Milano, Pavia
e Piacenza. Sono rimaste a carico
dell'Avt la costruzione e il mantenimento delle paline alle fermate, delle
pensiline e delle cornici entro le quali
la Sila posiziona quelle tabelle, con
le indicazioni degli orari, leggibili
solamente per chi ha la vista buona.
Il Comune di Varese gestisce alcuni
pulmini che, su prenotazione, fanno
servizio "porta a porta". Rimane il
fatto che molti utenti di questo servizio che sono in carrozzina, potrebbero usare il mezzo pubblico una volta
accertato che tutti i mezzi siano dotati di pedana: ciò per evitare come è
accaduto in passato di dover attendere alla fermata il passaggio di più di
un bus per vedere arrivare quello
accessibile.
Sulle paline delle linee lungo le
quali sono in servizio tutti mezzi
accessibili, ci dovrebbe essere il simbolo internazionale di accessibilità
proprio per garantire che il mezzo in
arrivo è sicuramente utilizzabile e ciò
non rappresenti solo un'eventualità.
I rischi della pedana automatica
L'accessibilità dell'autobus, come è
facile immaginare, dipende quasi
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
integralmente dalla presenza del
sistema pedana. Di quest'ultima esistono due tipi: quella automatica
azionata a distanza dall'autista e
quella manuale, azionata direttamente, sempre dall'autista o se è il caso,
dall'accompagnatore del disabile.
Il primo tipo, a causa della sua inaffidabilità, ha scoraggiato gestori e
utenti. Il fatto che al momento della
salita la pedana non esca, costringe la
persona in carrozzina a rinunciare al
mezzo; se poi, una volta saliti, la
pedana non rientra occorre far scendere tutti i passeggeri. Le pedane
automatiche hanno inoltre il difetto
che se non c'è un marciapiede per
appoggiarsi rimangono sospese, creando quindi il rischio per la persona
in carrozzina, di non poter scendere
dalla vettura in caso di evacuazione
forzata dei passeggeri dovuta a una
qualunque emergenza. E' questo un
problema che è stato riscontrato in
diverse città.
Il secondo tipo di pedana è quello
che apparentemente ha risolto la
situazione in quanto alla fermata l'autista ribalta manualmente la pedana
alloggiata nel pavimento del mezzo.
Purtroppo dei 55 mezzi attrezzati,
solamente 21 sono dotati di pedana
manuale. Per i 34 autobus con pedana automatica rimane la necessità
di curarne moltissimo la manutenzione con prova di funzionamento giornaliera prima che l'autobus entri in
servizio.
quanto basta per consentire l'accostamento del mezzo. Al momento attuale risulta che sia stata completata
solamente la linea E.
Ma spesso il problema
sta nel marciapiede
Qualunque pedana sia installata, il
mezzo deve potersi accostare al marciapiede, (dove è in attesa il disabile
in carrozzina), per poter posare la
pedana con un'inclinazione accettabile che può variare, a seconda dell'altezza del marciapiede, dallo zero al
10%. In assenza di marciapiede,
invece, anche con l'inclinazione laterale del mezzo, si ha una pendenza
del 30%, che è veramente troppa.
Occorre quindi che in corrispondenza delle fermate vi sia il marciapiede
e che vi sia lo spazio sufficiente per
l'accostamento.
Il problema maggiore è dato dalle
macchine in sosta ed è per questa
ragione che il marciapiede dovrebbe
sporgere per un breve tratto (tra due
file di parcheggi) per rendere facile
l'operazione. Ma qui non è più problema della Sila ma del Comune:
spetta a quest'ultimo la realizzazione
delle fermate dotate di pensilina con
panchetta, palina con indicazioni
della linea, marciapiede sporgente
Cosa viene fatto altrove
Per quanto riguarda la presenza e
l'affidabilità delle pedane e la difficoltà del corretto accostamento al
marciapiede, le problematiche sono
simili anche in altre città. Risulta
invece che, per la parte riguardante
l'uso dei mezzi da parte dei non
vedenti, in alcune città emiliane, ci
siano stati notevoli progressi.
A Reggio Emilia, ci sono 32 autobus dotati di impianto di annuncio
sonoro di fermata e di linea-destinazione. A Modena il sistema di annuncio fonico, sia interno sia esterno, è
stato installato su 180 veicoli, mentre
a Bologna tale sistema si trova su 700
autobus, a Parma sono 70 gli autobus
"parlanti" e, infine, a Forlì il completamento delle segnalazioni vocali e
visive è in corso e sarà terminato
entro il prossimo anno.
Moltissime paline sono state dotate
del codice di fermata in chiaro e
Braille. Pur tenendo conto della
diversa dimensione delle città citate è
evidente che a Varese su questo fronte siamo molto indietro.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
Ma chi ci vede poco...
La scritta luminosa che scorre sulla
testata dell'autobus risulta difficilmente leggibile per chi ha limitate
possibilità visive. Per questa ragione
era stato richiesto a suo tempo
all'Avt, sia da parte del Comitato per
una città senza barriere sia
dall’Unione italiana ciechi, di esporre alla base del parabrezza, sulla
destra dell'autobus, un semplice cartello riportante la lettera della linea
percorsa dal mezzo in modo che
fosse visibile a breve distanza.
Risulta che anche una cosa così semplice sia difficile da attuare.
Per i nonvedenti, come è facile
intuire, il problema è più grande, in
quanto si tratta di avvertire la persona in attesa, che il mezzo che si
ferma è identificato con la lettera
della linea e dove è diretto.
Naturalmente deve essere un'indicazione vocale percepibile chiaramente
dal non vedente. Analoga comunicazione deve essere udita durante il
percorso in prossimità della diverse
fermate. Importante è che l'arresto
dell'autobus avvenga con la portiera
di accesso in corrispondenza della
palina dove si trova in attesa la persona non vedente, che in quel punto è
stata guidata dal percorso tattile.
Leggibilità degli orari
A tutti è certamente noto quanto sia
difficile leggere gli orari di passaggio
degli autobus nelle diverse fermate.
Certamente è la Sila che provvede a
compilare tali orari, ma è pur vero
che deve adattarsi alla dimensione
della tabella trasparente che è invece
prodotta e installata dall'Avt. Sarebbe
necessario quindi un compromesso
tra la dimensione della tabella e la
necessità che la dimensione dei caratteri usati consenti un certo livello di
leggibilità.
In conclusione
Occorre migliorare il sistema di
informazione sulle possibilità offerte
da un valido trasporto accessibile.
Uno dei luoghi comuni da eliminare
è che i disabili non siano propensi
all'uso del servizio di trasporto pubblico urbano. Abbiamo evidenziato
infatti i tanti ostacoli per un'agevole
fruizione. Occorre però tentare di frequente a salire in autobus e pretendere di viaggiare con lo stesso diritto e
alle stesse condizioni di tutti gli altri
cittadini.
Bruno Biasci
Un autobus della linea "E", la più "accessibile.
Esempio di pedana per il caricamento di carrozzine montata su un autobus di Varese.
LISDHA NEWS - 23
MOBILITÀ
Ecco come ottenere i finanziamenti
CONTRIBUTI PER CASE
SENZA OSTACOLI
Entro il 1° marzo occorre presentare in Comune la domanda per accedere ai contributi previsti
dalla Legge 13/89 per l'eliminazione delle barriere architettoniche nella propria abitazione.
H
anno diritto ai contributi per
la realizzazione degli interventi finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche e
localizzative (che per semplicità vengono qui richiamate con l'acronimo
b.a.):
• disabili con menomazioni o limitazioni funzionali in possesso di una
certificazione attestante un'invalidità
permanente;
• coloro i quali abbiano a carico persone con disabilità permanente;
• condomini ove risiedono le suddette categorie.
Non hanno diritto a richiedere il
contributo i disabili che:
• presentano menomazioni e/o limitazioni temporanee;
• non hanno effettiva, stabile e abituale dimora nell'immobile su cui si
intende intervenire;
• dopo aver presentato l'istanza e
prima di avere effettuato i lavori,
cambiano dimora;
• hanno eseguito i lavori prima dell'approvazione della domanda.
Per quali opere
Possono essere ammessi al contributo i singoli interventi di eliminazione
delle b.a. e/o le opere funzionalmente
connesse (ad es. accesso all'immobile, visitabilità dell'alloggio):
- Nelle parti comuni (interne o esterne all'alloggio o all'edificio). Sono tali
quelle che, a partire dal cancello di
ingresso posto sulla pubblica via, permettono di arrivare sino agli alloggi.
Ad esempio: il cancello di ingresso
alla proprietà troppo stretto, il citofono posto ad un'altezza inadeguata alle
24 - LISDHA NEWS
persone su sedia a ruote, il percorso
di avvicinamento al portone di
ingresso dell'immobile (se troppo
stretto o di materiale inadeguato),
eventuali gradini che lo precedono, il
portone di ingresso troppo stretto, le
scale di dimensioni non adeguate,
l'assenza di ascensore (o ascensore di
dimensioni non adeguate) o di servoscala.
- Nell'alloggio. Rientrano fra questo
tipo di barriera tutte quelle elencate al
punto 8 dei Dm 236/89, in particolare:
• l'adeguamento degli impianti e dei
sanitari;
• le opere murarie strettamente
necessarie;
• l'attrezzabilità con maniglioni e
corrimano in vicinanza degli apparecchi sanitari.
La domanda
Quando viene presentata una sola
richiesta per due interventi funzionalmente connessi, il calcolo del contributo viene fatto separatamente per
ciascun intervento e sommando i due
importi.
Se le barriere architettoniche riguardano invece altri problemi quali ad
esempio l'assenza di un ascensore
(parte comune dell'edificio) e il servizio igienico non fruibile (b.a. all'interno di un alloggio), il richiedente ha diritto ad ottenere due distinti contributi:
uno per l'eliminazione delle b.a. nelle
parti comuni dell'edificio; l’altro per
l'eliminazione delle b.a. all'interno
dell'alloggio.
Si ricorda che l'Iva per l'acquisto dei
materiali e degli ausili per tali inter-
venti è pari al 4% e che possono essere rimborsate anche le spese per la
progettazione, con Iva al 20%.
L'entità del contributo viene determinata sulla base delle spese effettivamente sostenute e comprovate da
fatture quietanzate. Qualora la spesa
effettiva risulti superiore a quella prevista non può avvenire un'erogazione
superiore a quella assegnata.
L'entità
Il contributo massimo erogabile è
pari a 7.101,28 euro per l'eliminazione delle b.a. nelle parti comuni dell'edificio e a 7.101,28 euro per l'eliminazione delle b.a. all'interno dell'alloggio.
- Per costi fino a 2.582,28 euro il
contributo è pari alla spesa effettivamente sostenuta.
- Per costi da 2.582,28 a 12.911,42
euro il contributo è aumentato del
25% della spesa effettivamente sostenuta (es.: per una spesa di 7.746,85
euro il contributo è pari 2.582,28
euro più il 25% di euro 5.164,57,
cioè è di 3.873,43 euro).
- Per costi da 12.911,42 a
51.645,69 euro il contributo è aumentato di un ulteriore 5% (es.: per una
spesa di 41.316,55 euro il contributo
è pari a 2.582,28 euro più il 25% di
10.329,14 euro, pari a 2.582,28 euro,
più il 5% di 28.405,13 euro pari a
1.420,26 euro, per un totale di
6.584,82 euro).
- Se la spesa supera 51.645,69 euro,
il contributo erogato sarà comunque
pari a quello riconosciuto per quel
tetto di spesa, e cioè 7.101,28 euro.
Bruno Biasci
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
ESPERIENZE
Paraolimpiadi:
non solo sport
PIÙ DI UNA
MEDAGLIA
L'entusiamo del giovane atleta varesino Alessandro Franzetti, reduce dall'Oro nel
canottaggio alle Paraolimpiadi di Pechino, sembra derivare da qualcosa di più della
naturale soddisfazione per una vittoria sportiva che pure premia anni di assiduo
impegno…
“
P
er me è stata un'esperienza
umana indimenticabile, una
vera lezione di vita, che ha
avuto inizio ancora prima di andare
alle Paraolimpiadi quando, nel
corso del 2008, ho partecipato a 90
giorni di raduno in cui ho vissuto
ventiquattro ore su ventiquattro con
le persone con cui poi avrei gareggiato."
- Che cosa ti ha dato questa esperienza?
«A Pechino mi sono trovato ad
alloggiare nel villaggio Paraolimpico con 4.000 atleti disabili di 150
Paesi diversi, affetti da handicap più
o meno gravi e questa esperienza mi
ha insegnato a convivere con persone che hanno dei problemi. In loro
ho apprezzato la capacità di valorizzare tutte le cose più piccole che la
vita dà e di non far pesare agli altri
il loro handicap».
- Ma cosa ci faceva un "normodotato" come te ai Giochi Olimpici
per disabili?
«Nelle squadre la maggior parte
degli atleti sono disabili, ma è previ-
sto che vi siano degli atleti guida
normodotati che diano una mano
alle persone con disabilità. A volte
questi atleti non gareggiano, altre
volte come nel canottaggio - e
come nel mio caso che sono timoniere - invece gareggiano insieme
agli altri».
- Prima dell'apertura dei Giochi
Olimpici si parlava di una Cina
poco preparata culturalmente ad
accogliere atleti con disabilità,
qual è stata la tua impressione?
«Sicuramente noi abbiamo visto
una Cina mascherata, però veramente perfetta (almeno per quanto
riguarda il villaggio Paraolimpico)
nell'assenza di barriere architettoniche e nel supporto offerto dai
10mila volontari, pronti ad intervenire per risolvere qualsiasi problema dovesse verificarsi. L'unica difficoltà era data dalla lingua, in
quanto molti di questi volontari parlavano solo cinese e ci si intendeva
in gran parte a gesti. Uscendo dal
villaggio Paraolimpico abbiamo
visto una Cina un po' diversa con i
carri armati e i soldati pronti a rea-
gire ad un eventuale attacco terroristico».
- Come è nata la tua esperienza
sportiva in compagnia di atleti
disabili?
«Ho cominciato a praticare canottaggio nel 2001, all'età di 10 anni.
Nel 2005 la mia allenatrice mi ha
chiesto se me la sentivo di fare il
timoniere in un equipaggio composto da persone disabili. Ci provo, mi
sono detto. Poi ho capito che questa
esperienza mi piaceva molto e sono
andato a tre Campionati Mondiali
(dove le competizioni per disabili si
svolgono in contemporanea con le
altre) prima di andare a Pechino. Tra
atleti normodotati e atleti disabili
non c'è grande differenza; a volte
questi ultimi ci mettono anche più
grinta nelle competizioni. Però portano dentro una grande paura: quella di essere visti dagli altri come
diversi. Il problema principale,
quindi - mi sono reso conto - è delle
persone normodotate che faticano a
vedere il disabile come una persona
uguale a loro».
Marcella Codini
Alessandro Franzetti,
in basso, con i compagni di equipaggio.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
LISDHA NEWS - 25
ESPERIENZE
Un atteggiamento positivo aiuta ad affrontare la malattia
L'esperienza
nell'attività sportiva
ha aiutato Rachele
ad accettare sempre
nuove sfide,
anche quella con il
Parkinson.
D
urante l’estate ho ospitato una
mia amica, Rachele, e ho
potuto conoscere tramite lei
la realtà dei cosiddetti Parkinsoniani.
Un giorno mi ha citato un proverbio: ”Se Dio ti toglierà le gambe, ti
darà la capacità di zoppicare”.
“Queste parole della tradizione
popolare africana - dice Rachele mi hanno fatto esultare: in un istante ho visto la sintesi di questi anni in
cui mi è stata diagnosticata la
”malattia di Parkinson” “.
Nel suo passato ci sono periodi di
attività sportiva agonistica: le attività
motorie erano la parte più importan26 - LISDHA NEWS
INCONTRO
CON L'OSPITE
INATTESO
“Il Parkinson è come un fratello pazzo che è meglio non
contraddire perchè poi si calma”.
te delle sue giornate e per questo
aveva scelto di insegnare educazione
fisica. Su questo fondamento si è
inserita una nuova dimensione di
vita.
“La ginnastica e la precedente
pratica sportiva avevano forgiato
dentro di me la possibilità non tanto
di combattere la malattia, ma di vincere, di precederla: sentivo che
dovevo distinguere la malattia dalla
mia persona. Anche una mia amica
con cui gareggiavo, ora non vedente, mi diceva: “Rachele, non dobbiamo mollare, dobbiamo vincere. E
aggiungeva: io non ho la fede ma
sento una forza interiore che mi
spinge a continuare come prima”.
- Questo non è da tutti…
«Ero molto contenta di sentire
queste parole perché mi facevano
tornare in gara e ogni giorno trovavo delle sfide nuove. Forse il mio
passato sportivo mi ha aiutato a
vivere come un gioco questa nuova
dimensione, e questo mi ha dato
tanta serenità. Le persone che mi
conoscevano e mi volevano bene mi
chiedevano come stavo, si commuovevano e mi dicevano “poverina”. Io
mi ribellavo a questo tipo di comN. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
passione, perché in realtà avvertivo
una marcia in più. Mi difendevo
dicendo “Io ho felicemente la diagnosi di Parkinson"».
- Hai vissuto delle fasi diverse in
questo percorso di consapevolezza?
«All’inizio è stato più semplice,
perché le medicine agiscono pur con
effetti collaterali e con il passare del
tempo tutto varia: ogni giorno e ogni
notte sono diversi (il Parkinson
infatti colpisce il movimento): trovavo sempre una strategia nuova per
scendere dal letto, per non fare i
passi troppo corti, perché l’altro sentisse meglio la mia voce che si affievoliva…».
- E’ stato comunque un cammino
di grande impegno.
«Mi sono accorta che sarebbe stato
un percorso aspro e lì era la mia sfida
di ogni momento. Nel passato ero
sola in gara e superavo gli ostacoli,
anche adesso il lavoro era quello di
superare anche di poco le difficoltà.
Nella mia esperienza precedente
avevo scoperto che la vita è fatta per
amare; ero molto timida e per questo
avvertivo che anche un sorriso era
importante, anche se non parlavo
molto».
- La malattia cosa ti ha insegnato?
«La malattia mi ha semplificato la
vita (“è la povertà più grande”), sentivo che non avevo niente da perdere,
che tante cose non avevano più valore; mi sono sforzata di comunicare di
più, di parlare liberamente della
malattia e di come la vivevo: tutto di
me, compreso il vestiario, doveva
adattarsi alla mia nuova situazione: le
discinesie, ovvero i movimenti involontari che si ripetono, limitano alcuni aspetti (ad esempio non posso portare le gonne né le borsette) ma ho
trovato nuove forme di presentarmi
scegliendo il colore degli abiti e valorizzando quel che mi è più adatto. Per
questo spesso mi dicono “Ti trovo
bene” o al telefono “Ti sento bene
dalla voce” e tutto va oltre le parole.
Laura, un’amica, mi dice: “Io ti vedo
sempre serena e questo mi aiuta per
la mia bambina nata con una emiparesi.” Oppure Anna: le telefono per
sapere della sua gravidanza… In
pianto mi dice che è nato Davide ed è
Down: scopriamo insieme che è sempre un dono la vita. Poi mi dice: “ha
gli occhi azzurri come il cielo e le
sorelle sono felici e se lo contendono, ci aiutano nella prova.”
Un giorno mi trovo dal fisioterapista, nella saletta di attesa sono di
fronte a una mamma: il figlio disabile è entrato per la terapia. Ne parliamo e insieme riscopriamo il positivo
che Roberto ha portato in famiglia:
l’affetto, la tenerezza… Ci emoziona
la scoperta della bellezza di questo
figlio, dono che il mondo demolisce.
Io stessa tante volte mi ripeto: ma
chi detto che la normalità è essere
sani? Dio ci vede tutti uguali, tutti
possiamo sempre amare. La persona
è sempre sana, poi c’è la malattia da
curare. Questa cosa la ripeto anche
agli altri e la ricordo a me stessa perché la sento importante. Io non sono
il Parkinson ma faccio di tutto per
curarlo».
- Il tuo rapporto con il prossimo è
quindi sempre positivo?
«Sì, anche se devo affrontare a
volte il timore delle persone di fronte alla malattia. Ad esempio Angela,
che ho conosciuto a un convegno, mi
accompagna spesso dal medico perche vuole conoscere di più: il marito
ha la mia stessa diagnosi, non parla
e si chiude in sé stesso, lei alza la
voce o lo sgrida perché le sembra
pigro. Le dico quello che provo e
allora sente di comprendere di più
quello che il marito vive. Spesso è
creare rapporti con amici nuovi».
- C’è qualcosa che pensi di poter
suggerire a chi ha la tua stessa
diagnosi?
«Direi ai familiari di munirsi di una
grande pazienza perché i comandi
che vengono dal cervello sono anche
aiutati dalla medicina, ma soprattutto dalle persone positive e al malato
raccomando di vivere il presente
attimo dopo attimo, perché questo
atteggiamento aiuta a superare le
difficoltà. A volte ricordo una storiella che mi hanno raccontato: una
persona viveva con un fratello pazzo
(è il Parkinson) e ha visto con
l’esperienza che era meglio non contraddirlo ma lasciarlo fare perché
poi si calmava. Questo lo dico sia
per i familiari sia per la persona colpita dalla malattia: nessun timore ma
solo attesa paziente».
Alma Pizzi
PARKINSON: IN ITALIA 200MILA NUOVI CASI ALL’ANNO
Il numero delle persone affette da
Parkinson è destinato a raddoppiare nei
prossimi 25 anni.
La malattia di Parkinson è una malattia
degenerativa del sistema nervoso centrale, il
cui sintomo principale è costituito da un'alterazione del movimento volontario e automatico che diventa più lento e difficile; spesso si
instaura il caratteristico tremore.
La persona con Parkinson presenta numerose cause di sofferenza. Oltre la ridotta
mobilità e le cadute, anche, disturbi del
sonno, perdita delle abilità, disturbi dell'affettività e delle emozioni, difficoltà relazionali in
ambito familiare e sociale fino all'isolamento,
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
con una consapevolezza quasi sempre lucida
dei cambiamenti.
La diagnosi di Parkinson è uno shock violento, ma la qualità della vita dipende in
grandissima parte dall’atteggiamento psicologico della persona con la malattia.
L’età media d’insorgenza della malattia di
Parkinson è di 62,6 anni, ma nel 10% dei casi
si manifesta prima dei 50. Il tasso d’incidenza varia tra gli 8 e i 18 casi/100.000 anno e
aumenta con l’età. Il tasso di mortalità è pari
a 2-6 casi/100.000 anno. Nel 2007 in Italia si
sono registrati circa 200 mila casi.
Il numero delle persone con Parkinson è
destinato a raddoppiare nei paesi più popola-
ti nei prossimi 25 anni. I risultati mostrano
che nei 15 paesi più popolati del mondo, che
rappresentano i 2/3 della popolazione mondiale, le persone affette da Malattia di
Parkinson sono 4,1/4,6 milioni. Questo
numero è destinato a raggiungere 8,7/9,3
milioni nel 2030. In Cina è previsto un
aumento da 2 a 5 milioni entro il 2030.
(Fonte: Fondazione Parkinson Italia)
LISDHA NEWS - 27
ASSISTENZA
Ecco i nuovi importi 2009
RIVALUTATI
ASSEGNI
E PENSIONI
O
gni anno vengono ridefiniti,
collegandoli agli indicatori
dell’inflazione e del costo
della vita, gli importi delle pensioni,
assegni e indennità che vengono ero-
gati agli invalidi civili, ai ciechi civili
e ai sordomuti e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze
economiche.
Per il 2009 gli importi delle provvi-
TIPO DI PROVVIDENZA
Pensione ciechi civili assoluti
Pensione ciechi civili assoluti (se ricoverati)
Pensione ciechi civili parziali
Pensione invalidi civili totali
Pensione sordomuti
Assegno mensile invalidi civili parziali
Indennità mensile frequenza minori
Indennità accompagnamento ciechi civili assoluti
Indennità accompagnamento invalidi civili totali
Indennità comunicazione sordomuti
Indennità speciale ciechi ventesimisti
Lavoratori con drepanocistosi o talassemia major
denze e limiti reddituali sono stati fissati dall’Inps con Circolare n. 1/2009.
Nella tabella che segue riportiamo
gli importi in euro, comparati con
quelli del 2008.
Importo
2009
2008
266,83
246,73
246,73
246,73
246,73
246,73
246,73
733,41
465,09
233,00
172,86
443,12
275,91
255,13
255,13
255,13
255,13
255,13
255,13
755,71
472,04
236,15
180,11
458,20
Limite di reddito *
2008
2009
14.466,67
14.466,67
14.466,67
14.466,67
14.466,67
4.238,26
4.238,26
Nessuno
Nessuno
Nessuno
Nessuno
Nessuno
14.886,28
14.886,28
14.886,28
14.886,28
14.886,28
4.382,43
4.382,43
Nessuno
Nessuno
Nessuno
Nessuno
Nessuno
* È importante tener presente che nel calcolo del reddito vanno considerati soltanto i redditi personali del richiedente.
AL VIA I CONTROLLI
SULLE INVALIDITÀ CIVILI
200mila le verifiche che verranno realizzate dall'Inps.
N
el 2009 scatterà un piano
straordinario di verifica delle
invalidità civili, in base a
quanto previsto dalla Manovra d'estate (Decreto legge n.112/2008 convertito in legge dal Parlamento prima
della pausa estiva).
L'Inps procederà ad almeno
200mila accertamenti sanitari, nei
confronti di invalidi civili titolari di
28 - LISDHA NEWS
assegni, pensioni e indennità di
accompagnamento.
I controlli, per accertare la permanenza dei requisiti richiesti dalla
legge, saranno effettuati tramite convocazione con lettera raccomandata,
ma per i cittadini con più 70 anni di
età, i minori con patologie dalla
nascita per le quali è stata riconosciuta un’invalidità al 100% e per i sog-
getti affetti da patologie irreversibili
saranno effettuati con una visita
domiciliare.
Sono esclusi dalla visita di controllo solo i soggetti con menomazioni o
patologie stabilizzate o ingravescenti, che abbiano ottenuto l'indennità di
accompagnamento.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
SEGNALAZIONI
PER NON COMPRARE
A CASO
Con l'età vedi meno bene, ma ti piacerebbe continuare a leggere? Non riesci a vedere il monitor del
Pc? Fai fatica con i testi scolastici e a leggere alla lavagna? Non sai che ausilio scegliere perché non
riesci a provarli e confrontarli con calma? Forse potrebbe esserti utile il servizio "Tommaso!".
I
l progetto "Tommaso!", nato in
seno all'Associazione nazionale
subvedenti alla fine del 2003 e ora
finanziato anche dalla Regione
Lombardia, ha lo scopo di offrire un
contesto in cui i potenziali utilizzatori
di ausili possano conoscere, provare e
confrontare gli strumenti prima di
acquistarli o chiederne la fornitura
attraverso l'Asl, affiancati da esperti
disabili essi stessi. Non un contesto in
cui il distributore esalta i prodigi della
propria strumentazione e nemmeno
un luogo dove si ha a disposizione
solo un catalogo denso di astratte
caratteristiche tecniche, foto e prezzi,
bensì uno spazio indipendente in cui il
maggior numero di ausili può essere
provato e confrontato serenamente.
"Tommaso!" mette a disposizione
degli utenti circa 100 ausili tra i quali
lenti d'ingrandimento e monocolini,
videoingranditori (da tavolo, portatili
e palmari), software e hardware per
l'accesso al computer e al web, strumenti automatici per la lettura, software vocali e ingrandenti per telefonia, libri a grandi caratteri, software
didattici.
Ogni utente riceve altresì un CdRom predisposto dall'associazione
contenente demo e vario materiale
esplicativo, in cui, oltre alle informazioni di carattere squisitamente tecnico sulle tecnologie assistive, vengono
fornite dal servizio notizie di carattere
generale su disabilità e legislazione.
Recentemente "Tommaso!" ha assunto una connotazione più ampia: oltre a
fungere da risorsa conoscitiva e propedeutica ad un acquisto consapevole
degli ausili da parte dei disabili visivi,
sta diventando uno strumento formativo per addetti ai lavori, capace di pro-
pagare la cultura delle tecnologie assistive negli ambiti sociali più interessati alla problematica dell'integrazione
scolastica, lavorativa e in senso lato
sociale e dei diritti di cittadinanza
delle persone disabili.
Molti operatori sociosanitari e della
scuola (assistenti sociali, bibliotecari,
insegnanti, educatori ecc), utilizzano
il servizio "Tommaso!" per il proprio
aggiornamento professionale o in
accompagnamento agli utenti.
Il servizio ha accolto fino ad oggi
oltre 500 utenti, 75 dei quali provenienti da altre regioni, anche centromeridionali.
Per ulteriori informazioni e appuntamenti:
Ans - Associazione Nazionale Subvedenti,
Largo Volontari del Sangue 1, 20133
Milano, tel 02 70 693 28 50,
e-mail [email protected],
web www.subvedenti.it/Tommaso
PER TUTELARE I DIRITTI DEI DISABILI
UN NUOVO OSSERVATORIO NAZIONALE
Vigilerà sulla corretta applicazione delle normative.
V
ia libera del Governo all’
Istituzione di un Osservatorio nazionale per i diritti dei
disabili.
Oltre al decreto legge con le misure
urgenti a sostegno delle famiglie e
delle imprese, il Consiglio dei
ministri ha infatti approvato anche
il disegno di legge di ratifica della
Convezione delle Nazioni Unite
siglata nel 2006 a New York.
Il nuovo organismo, coordinato dal
ministero del Welfare e istituito
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
anche su sollecitazione del Comitato
nazionale di bioetica, durerà in carica
tre anni e sarà costituito da un numero massimo di 40 membri, scelti in
rappresentanza delle autonomie locali, dell'Istat, delle organizzazioni sindacali e del Terzo settore. La task
force, finanziata con 500milioni di
euro l'anno attraverso il fondo nazionale per le politiche sociali, dovrà, tra
l'altro, verificare l'applicazione di
tutte le misure previste dalla
Convenzione e assicurare la piena
integrazione della persona con disabilità in attuazione delle norme
vigenti. Da quelle previste in materia
di assistenza sociale (Legge 104/92)
a quelle sull'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici
pubblici e privati (Dpr 503/96), senza
tralasciare le misure di sostegno alle
maternità e alla paternità (Dlgs
151/2001) e la tutela giudiziaria contro le discriminazioni dei disabili
(Legge 67/2001).
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
LISDHA NEWS - 29
LIBRI
PRINCIPI E TECNICHE
DI MOBILIZZAZIONE
Prendersi cura di sé e degli altri.
N
el prendersi cura di persone
con difficoltà motorie, è più
importante il corpo di chi
riceve o il corpo di chi fornisce
aiuto? A parere delle autrici, hanno
pari dignità e rilevanza: il primo
perché è un corpo fragile, il cui
benessere dipende dall’aiuto ricevuto; il secondo perché è strumento di
lavoro essenziale, dalla cui tutela
dipende la qualità dell’aiuto fornito.
In quest’ottica il volume affronta i
principi e le tecniche di mobilizzazione, prestando pari attenzione al
corpo di chi riceve i gesti di cura
(anziani non autonomi, persone con
disabilità, persone con temporaneo
impedimento motorio) e al corpo
di chi presta assistenza (operatori
di varia professionalità, assistenti
familiari o “badanti”, volontari,
caregiver o altri familiari impegnati
nella cura).
È sia un manuale di formazione,
che un testo di consultazione, utilizzabile in diversi ambiti: agenzie formative, servizi di assistenza domiciliare, ambulatori, centri diurni per
persone disabili o per anziani, day
hospital, comunità alloggio o case
famiglia, residenze per persone
disabili o per anziani (case di riposo, strutture protette), cliniche, case
di cura, ospedali, ecc.
PRINCIPI E TECNICHE
DI MOBILIZZAZIONE
Prendersi cura di sé e degli altri
di A. Callegari, E. Picchioni, B. Longoni
UNA MAPPA DEI SERVIZI PER DISABILI E ANZIANI
L'opuscolo è consultabile anche via internet.
A
chi bisogna rivolgersi per
ottenere il riconoscimento
dell'invalidità? Chi ha diritto
all' indennità di accompagnamento?
Come fare ad ottenere carrozzine e
altri ausili? Quali sono le associazioni che operano a favore dei disabili in provincia di Varese e che tipo
di servizi offrono?
A queste e altre domande cerca di
rispondere l'opuscolo realizzato
dalla Provincia di Varese dal titolo
“Mappa delle risorse per la disabilità in provincia di Varese”, che si
può consultare anche on-line, dove
verrà costantemente aggiornato.
Orientarsi nella rete dei servizi per
trovare la risposta più adatta al proprio bisogno non è sempre facile per
i cittadini e può diventare un problema quando ci si trova in oggettive
condizioni di difficoltà. Una delle
situazioni più delicate è quella vissuta dalle persone disabili e dalle
loro famiglie che, per avere un quadro chiaro dei diritti e delle agevolazioni a loro riservate, devono rivolgersi a molte e frammentarie fonti
di informazione.
L’Assessorato alle Politiche
Sociali della Provincia di Varese ha
provato a colmare questo “vuoto”
informativo raccogliendo in una
30 - LISDHA NEWS
guida le principali indicazioni utili
relative al tema della disabilità e gli
indirizzi dei soggetti presenti sul
territorio provinciale a cui rivolgersi
per maggiori chiarimenti, ma anche
per un aiuto concreto.
La guida si articola in tre sezioni.
La prima affronta il tema delle
agevolazioni e dei contributi economici. Partendo dalle indicazioni pratiche per ottenere la certificazione
dell’invalidità, presupposto necessario per accedere ad una serie di
benefici, vengono sinteticamente
presentate le agevolazioni fiscali, i
contributi relativi alla casa, le facilitazioni relative alle cure sanitarie e
alla fornitura di protesi, ausili o
strumenti tecnologicamente avanza-
ti. Sempre in questa sezione sono
illustrate le agevolazioni nell’ambito dei trasporti e i permessi lavorativi per le persone disabili o per chi li
assiste.
Nella seconda sezione sono elencati i servizi e le strutture pubbliche,
private e del terzo settore presenti
sul territorio distinti per ambito di
attività e cioè: assistenza, riabilitazione e cura della persona; studio e
scuola; inserimento lavorativo;
sport; vacanze e tempo libero.
La terza sezione contiene invece
indicazioni relative alle realtà che
offrono servizi per specifiche tipologie di disabilità.
Sono presenti, inoltre, indicazioni
rispetto ad alcune strutture di particolare interesse con sede fuori del
territorio provinciale e ad alcuni siti
internet dove trovare informazioni
dettagliate.
Per richiedere la pubblicazione:
tel. 0332 252759, fax 0332 252793, e-mail
[email protected].
La versione integrale della guida è inoltre scaricabile dalla sezione dedicata alle Politiche
Sociali del sito internet della Provincia di
Varese, alla voce “Osservatorio Politiche
sociali”. I dati relativi a strutture ed associazioni presentati nella guida sono consultabili
anche visitando la sezione “Disabili” del sito
http://cercaservizi.provincia.va.it.
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
LA VITA DA DENTRO
di Emanuela Giuliani
“HO CERCATO
CONSOLATORI”
Dilatate il vostro
cuore e la
misericordia di Dio
ve lo riempirà.
(Beato Gaetano
Errico)
“
C
onsolate, consolate il mio
popolo”. (Is 40,1) Questo
chiede Dio attraverso il profeta Isaia.
E sembrano fargli eco le parole di
un salmo: “Ho atteso compassione
ma invano, consolatori ma non ne
ho trovati” (Si 69,21).
Consolare è un arte che non nasce
dallo studio, dalla lettura di tanti
libri o dall’ascolto di qualche conferenza. Consolare è l’arte propria di
chi è solido nell’amare.
Spesso non riusciamo a consolare
perché non riusciamo a stare vicino
alla sofferenza.
E non riusciamo a stare vicino alla
sofferenza perché ne abbiamo
paura, ci destabilizza, ci accorgiamo
di non avere risposte.
Siamo disarmati, non abbiamo le
armi interiori per stare con chi soffre
(che è più del semplice avvicinare).
E siccome ci accorgiamo che davanti al dolore, soprattutto davanti a
quello che non passa e non può guarire, le solite frasi fatte non tengono,
allora preferiamo rimanere lontani
per evitare di essere “banali”.
Ma è questa la soluzione? È giusto
pensare ad esempio: “Tanto quella
persona non posso levarla dalla sua
situazione di fatica, non posso illuderla, quindi è anche inutile che
vada a trovarla”?
Non credo sia un ragionamento
corretto. Il punto di partenza
dovrebbe essere diverso. Dovrei
N. 60 - GENNAIO-MARZO 2009
chiedermi: “Di cosa ha bisogno
quella persona?” Forse non cerca
tanto una risposta ai suoi perché
(risposta spesso improbabile) ma
desidera solo che qualcuno le stia
accanto con semplicità, ascolti i
suoi sfoghi e non la lasci sola.
Il problema è che spesso siamo
umanamente sguarniti, come un
pozzo vuoto a cui non si può attingere più acqua. Non ci siamo preoccupati di crescere in umanità mentre
siamo diventati abili lavoratori, sappiamo fare mille cose, siamo esperti nelle varie tecnologie…. Ma la
nostra interiorità, quel canale che ci
mette in comunicazione con il cuore
del nostro prossimo, non si è aperto
o non si è dilatato a sufficienza.
Magari abbiamo il coraggio di buttarci con il paracadute ma ci manca
il coraggio di tenere la mano ad un
morente. Si potrebbe obiettare che
non tutti sono fatti per questo. Può
esserci una parte di verità in questa
obiezione: ci sono persone dotate di
una sensibilità particolare grazie
alla quale entrano con più facilità
nel “mondo” dell’altro, cogliendone
le sfumature.
Però bisogna stare attenti ai facili
alibi come: “Non sono fatto per queste cose, ci sono altri molto più
bravi di me e quindi delego”. Un
cuore capace di com-passione, un
orecchio capace di ascoltare, una
mano capace di tenerezza sono
anche frutto di un lavoro su se stessi, non sono solo doti naturali.
Molto dipende dalle energie che ho
usato per formare in me queste
capacità, molto dipende da cosa ho
inseguito nella vita, da cosa ho considerato importante.
E purtroppo sembra che “crescere
in umanità” non sia uno dei tasti più
gettonati.
Si preferisce pensare ad altre cose,
specializzarsi in attività più “produttive”, anche negli ambienti cristiani.
Che fare allora? Ritornare all’uomo, a dare importanza alle singole
persone, alle relazioni semplici,
entrare nelle case e rimanere ad
ascoltare, senza la solita fretta che
impedisce all’altro di farsi conoscere, di sfogarsi, di condividere.
Recuperare il valore della fisicità,
di una carezza, di uno sguardo, di un
abbraccio. Non preoccuparsi di
mancare di risposte o di dover riempire silenzi: capita a volte di non
saper cosa dire e allora si tace e si
rimane vicini a chi sta male magari
stringendogli semplicemente la
mano.
S. Paolo chiama il Signore il Dio
di ogni consolazione, il quale “ci
consola in ogni nostra tribolazione
perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi
genere di afflizione con la consolazione con sui siamo consolati noi
stessi da Dio.” (2 Cor 1,4)
Non è la semplice pacca sulla spalla che siamo chiamati ad offrire e
nemmeno le solite ed inutili frasi di
circostanza. Siamo chiamati a donare molto di più. Se ci sentiamo inadeguati allora ricorriamo al Padre di
ogni consolazione perché ci insegni
quella com-passione di cui Gesù è
stato maestro.
LISDHA NEWS - 31
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