-
-
Spedizione in abbonamento postale Gruppo lli
Anno VI1 N. 12 20 dicembre 1959
Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 R O M A
-
-
-
O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE
ITALIANA
P E R I L CONSIGLIO DEI C O M U N I D'EUROPA
I Convegni regionali del CCE :Abruzzo e Molise
I1 24 settembre si è svolto a Chieti, alla
presenza d i d u e rappresentanti del G o v e r n o
- il Ministro Spataro e il Sottosegretarzo De
Luca - e d i parlamentari d i maggioranza
e d'opposizione e personalità della cultura
e dell'economia, c o n l'intervento d i oltre 180
amministratori comunali e provinciali della
regzone, un convegno abruzzese patrocinato
dal CCE, nella serze che sta - zona per zona
della Comunità europea - sollecitando i
p a r e n della « base » europea sul processo dz
integrazione economica e sui m o d i per accentuare la lotta i n favore dell'unita polztica.
A l convegno partecipavano il segretario generale del C C E , B a r e t h , il segretario della
CECC, Mossé, zl Maire-adjoint d i R e i m s Brid e , i n rappresentanza della Sezzone francese,
e il Landrat Muench, i n rappresentanza della
Sezione tedesca. S o n o state t e n u t e t r e relazioni: sull'AICCE in Abruzzo dal vtce-sindaco dz C h i e t i Burucchio. m e m b r o del Consiglio Direttivo dell'AICCE, sull'dbruzzo e il
MEC dal prof. Mariani, e sulla C o m u n i t à
politica europea dal Segretario generale S e rafini. L a sera, i n u n a piazza gremita, il sottosegretario De Luca, Mossé e M u e n c t ~- e n t r a m b i in italiano - e Buracchio hanno parlato al popolo d i Chieti.
Del costrzittivo esito del C o n v e g n o l'AICCE
d e v e essere grata al s u o responsabile abruzzese, Buracchio, e agli amministratori locali
e federalisti europei che h a n n o collaborato
c o n lui.
Nel presente n u m e r o d i « C o m u n i d'Europa >> si riporta il resoconto integrale - salv o brevi tagli e riassunti - di quanto è stato
pronunciato durante il Convegno e ripreso su
nastro magnetico.
RISOLUZIONE FINALE
DEL ,C'ONVEGNO DI CHIETI
I1 lo Convegno dei Sindaci e degli Amministratori locali di Abruzzo, sui problemi
della regione abruzzese nel quadro del MEC
e sulla Comunità politica europea, riunito a
Chieti il 24 settembre 1959
sottolinea
che il processo verso la sopranazionalità è
un portato irrecusabile della seconda rivoluzione industriale;
...
E valino pel tratturo antico al piaizo,
yuasi per ~ 7 7 , erba1 fiume silente,
S ~ L
le uestigia degli anticl~ipadri.
-
che l'integrazione economica
con la
quale si è operato il rilancio europeo
non
può andare disgiunta dall'integrazione politica, pena la sua paralisi o la determinazione di distanze economiche maggiori di
quelle che attualmente esistono fra i diversi
territori del continente;
-
essenziale per un equo sviluppo di tutta la
Comunità europea, ivi comprese particolarmente le zone sottosviluppate;
sottolinea infine
che la rinuncia a porzioni di sovranità nazionale è prevista, in condizioni di parità con
altri Stati e per contribuire alla formazione
di un ordine sovrastante, dall'art. 11 della
Costituzione repubblicana;
l'esigenza di incrementare l'attività della
Banca europea per gli Investimenti, affiancandole un istituto che finanzi specificamente
e in modo adeguato lo sviluppo delle diverse
Regioni d'Europa, delle loro città e circondari rurali, nel quadro delle prospettive comunitarie;
sottolinea altresì
fa voti
che il rinvigorimento delle autonomie locali e la razionalizzazione degli Enti territoriali locali sovraordinati ai Comuni (Regioni o « Laender » ampi e capaci di vegliare
a un equilibrio fra attività industriali agricole e dei servizi, ossia fra città e campagna;
circandari vicini ai bisogni e alle aspirazioni
dei Comuni, per poterne democraticamente
armonizzare e potenziare le iniziative produttivistiche e sociali) sarà una condizione
affinché il Parlamento nazionale approvi il
disegno di legge speciale sull'Abruzzo, per
facilitare l'allineamento della regione nell,area competitiva del Mercat,, Comune;
raccomanda
a tutti gli amministratori locali abruzzesi
di entrare individualmente nella famiglia del
Consiglio dei Comuni d'Europa e di fare ade-
20 dicembrerl959
COMUNI D'EUROPA
rire, nei modi indicati dallo Statuto della
Sezione italiana, gli Enti territoriali a cui
sono stati chiamati dagli elettori;
auspica
l'organizzazione di una importante delegazione abruzzese per una efficace partecipazione ai V Stati generali dei Comuni d'Europa, che si svolgeranno a Cannes dal 10
al 13 marzo 1960 e che tratteranno i t r e
temi: della salvaguardia delle autonomie
locali e del loro incremento; degli Enti locali
di fronte alle attuali Istituzioni europee; e
della lotta per la Comunità politica europea;
esprime
I'improrogabile esigenza che 19Abruzu>sia
presente a tutte le attività e a tutte l e iniziative del Consiglio de~iComuni d'Europa.
( p r e s e n t a t a dai Sindaci dell'hquila, Chielti,
Guardiagrele, Casalincontrada, Roccamontepiano, Serramonacesca, Rosciano, P e n n e ,
Alanno, Lanciano, d a l r a p p r e s e n t a n t e dell'Amministrazione provinciale del19Aquila e
d a altri)
appro'vata all'unanimità.
Chieti
All'inizio d e i l a v o ~ i ,i l Ministro S p a t a r o è
s t a t o pregato d a i convegnisti d i a s s u m e r e l a
presidenza d e i lavori stessi.
Ho l'onore d i portare il cordiale saluto del
Governo Italiano a questo Convegno Regionale
europeista che vede riuniti in Chieti i capi dell e Amministrazioni Provinciali e Comunali di
Abruzzo e una rappresentanza d i Enti Locali
d i altre nazioni aderenti a l Consiglio dei Comuni d'Europa, e di altre Regioni italiane,
nonché rappresentanti di altri enti abruzzesi,
i Prefetti, il Sindaco d i Roma e gli Onorevoli
parlamentari.
Mi piace rilevare che una citta antica come
Chieti, il cui ruolo d i Capitale dei Marrucini
risale a più d i 22 secoli fa, si trova ad ospitare un Convegno internazionale che si propone
di esaminare dati e prospettive di uno degli
ideali più appassionanti d i oggi: l'ideale europeistico, l'ideale di una Europa unita. Tutte l e
città del nostro vecchio continente si troverebbero nella stessa posizione, d i questo antichissimo capoluogo, ed offrirebbero l o stesso vitale
contrasto tra una illustre antichità consacrata
dalla storia e un generoso ideale che va trasiormando sotto i nostri occhi, sia p u r e faticosamente, il volto civile, economico e politico
della nostra Europa.
Vecchio e nuovo sono infatti presenti e anzi
fusi nella storia, cioè i n ogni nostro atto, i n
ogni nostro proposito. E se il vecchio è lievito
del nuovo, ciò significa che questa Europa che
non si è fermata a l feudalesimo, a i Comuni, ai
piccoli stati principeschi, alle monarchie assolute ed al colonialismo, non si fermerà nepp u r e ai nazionalismi chiusi, ma l i supererà, li
sta superando, per realizzare una forma di convivenza fra gli Stati più aderente alla realtà
dell'uomo che h a ormai varcato i confini del
suo pianeta e che mal si adatta agli artificiosi
confini nazionali.
Procedendo sul terreno della storia, questo
ideale delllEuropa unita ci appare più antico
e diffuso di quanto non si creda e tutt'altro che
utopistico Dal sogno del germanico Carlo Magno a i progetti del giureconsulto francese Pierre
Dubois, che f u alunno di S a n Tommaso; dall'inglese William Penn autore - meno d i t r e
secoli fa - di alcuni "saggi intorno ad una
pace europea organizzata ", a Giuseppe Mazzini che per primo senti l a necessità di una
Federazione Europea si è andato precisando,
anzi imponendo, fino al drammatico appello
lanciato da Churchill all'indomani della seconda
guerra mondiale: " o unirsi o perire! ".
Ho accennato ad una Federazione europea,
, m a dobbiamo riconoscere che non sono pochi
- Panorama.
coloro che pensano al suo avvento come a qualcosa di ancora molto lontano. Certo, l'avvenire
e la saggezza dei popoli e dei governanti finiranno per prevalere, ma talvolta la realtà sembra dare ragione ai più pessimisti, quando si è
costretti a registrare divergenze e rivalità e
incomprensioni che rappresentano l'espressione
di quel nazionalismo deteriore al quale è urgente che l e nazioni rinuncino proprio per non
compromettere il meglio delle loro individualità. Ma noi non siamo e non vogliamo essere
fra i pessimisti che sopravvalutano l e forse
Questo numero dicembre 1959 di
Comuni d'Europa » è interamente dedicato al Convegno regionale svoltosi
a Chieti: i resoconti delle ultime manifestazioni del CCE o a cui hanno
partecipato dirigenti del CCE sono
pertanto rinviati al numero 1 del 1960.
Vi riferiremo, fra l'altro, della riunione a Roma del Gruppo di lavoro
per le elezioni europee dell7Assemblea Parlamentare Europea, del Simposio europeo sugli Enti intermedi svoltosi a Milano, della sessione - pure
a Milano
del Comitato a Sei della
CEPL, del Congresso dell'unione delle
Provincie d'Italia, della costituzione a
Parigi della Commissione tecnica del
CCE sui problemi dei Comuni forestali e di montagna, del convegno regionale del19AFCCE a Chalons sur
Marne, della riunione a Parigi della
Commissione Affari Europei del CCE
(preceduta dalla riunione del Comitato
organizzativo dei V Stati Generali),
della riunione del 19 novembre del
Comitato Esecutivo del19AICCE, della
sessione a Strasburgo del Comitato
d'Azione del Movimento Europeo, della
riunione a Francoforte della Commissione del CCE sulle autonomie locali,
della sessione di Darmstadt del Congresso del Popolo Europeo, della riunione al Campidoglio del Direttivo
del19AICCE, del Convegno dell'Associazione Europea degli insegnanti ad
Abano Terme.
-
Frattanto, inviamo a tutti i nostri
lettori gli auguri più sentiti per le
feste di Natale e di Capodanno. I1 1960
sarà un anno di battaglia: affrontiamolo tutti con serenità di spirito.
(Foto Alinari)
ancora inevitabili manifestazioni di un residuo
nazionalistico egoistico. Noi preferiamo essere
più realisti, e certo più obiettivi, e vogliamo
dare tutta l a nostra opera ed affidare l e nostre
vive speranze a tutte quelle iniziative - e sono centinaia - che si propongono l'instaurazione di nuovi rapporti inter-europei i n tutti
i campi: da quello culturale a quello economico, da quello sociale a quello politico.
Il terreno del possibile è quello sul quale
operano, senza cedere alle illusioni o allo sconforto, gli uomini che nutrono una grande fede.
Non devo ricordare agli amministratori locali italiani ed esteri qui presenti quante iniziative l'Italia abbia preso e quante altre n e
abbia efficacemente appoggiate per tradurre in
atto l'esigenza di collaborazione e d i unità affermatasi inequivocabilmente i n Europa i n questo dopoguerra.
I1 Consiglio d'Europa, l'OECE, la CED, il
Patto di Bruxelles, 1; CECA, il Mercato Comune e l'EURATOM hanno visto sempre i rappresentanti dell'Italia tra i firmatari più attivi
e liberi da riserve mentali.
Basterà che io ricordi il Presidente on Alcide De Gasperi, al quale i pochi anni passati
dalla morte hanno già conferito statura di apostolo della Europa d i domani. " I1 problema fondamentale è l'Europa, egli disse nel maggio di
dieci anni fa, gli Stati nazionali europei hanno
ancora u n passato ma nessun avvenire. Questo
vale nel campo politico ed economico, ma, aggiunse, soprattutto nel campo sociale. Nessuno
stato europeo a sè preso può, con l e sole sue
forze, assicurare al proprio popolo il livello d i
vita cui legittimamente aspira ".
Signori,
l e relazioni che fra poco saranno illustrate e
alle quali, nel successivo dibattito, sarete chiamati ad aggiungere il contributo della vostra
esperienza, approfondiranno i temi d i questo
Convegno.
Proporsi i problemi dell'economia, dello sviluppo e della vita dell'Abruzzo nel quadro del
Mercato Comune è, a mio avviso, il modo più
concreto di servire sia l e popolazioni di questa
nostra nobile Regione, sia la vitalità della Comunità Europea, della quale essa è parte, e
vuole essere parte viva e consapevole.
Un mercato comune delle merci, della manodopera e dei capitali è un mercato molto più
ampio di quello nazionale, è vero. Ma l'aumentata ampiezza non può e non deve far dirnenticare che ogni mercato vive i n ragione e in
funzione dei suoi operatori (produttori e compratori) e dei loro problemi, delle loro necessità, delle loro aspirazioni. Ora, il vostro e nostro compito, i1 compito del quale ognuno di
20 dicembre 1959
no1 è consapevole, cittadini e governo, è appunto
quello di tradurre problemi, necessit8 e aspirazioni dell'Abruzzo dal piano nazionale al piano comunitario europeo.
I1 Trattato del Mercato Comune, operante ormai da circa 10 mesi, reca, come sapete, un
protocollo che riguarda l'Italia, e, delllItalia,
l e Regioni meno fortunae, che non sono ( e
il mondo intero ne è testimone) l e meno geniali. Con questo protocollo gli Stati della Comunità "prendono atto " che " i l governo italiano è impegnato nella esecuzione di un programma decennale di espansione economica che
mira a sanare gli squilibri strutturali della economia italiana i n particolare con l'attrezzatura
delle zone meno sviluppate nel Mezzogiorno e
con la creazione di nuovi posti di lavoro ". Questo protocollo rappresenta un impegno dell'intera Comunità verso l'Italia e prevede espressamente a suo favore un "adeguato impiego"
delle risorse della Banca Europea per gli Investimenti e del Fondo Sociale Europeo, istituito
per la riqualificazione della manodopera disponibile e per i lavoratori il cui lavoro sia " ridotto o sospeso temporaneamente in tutto o in
parte ".
Che non si tratti di un impegno unilaterale
voi lo comprendete. Non vi è comunità s e ci si
limita a ricevere. La nostra parte è perciò
quanto mai determinante; dobbiamo procedere
a tutte quelle trasformazioni e a tutti quegli
adattamenti che il nuovo regime, di più ampia
concorrenza, ci impone sia nel settore industriale, in cui l'Abruzzo da poco si è affacciato,
sia nel settore agricolo che rimane pur sempre
il settore elettivo della sua economia e per cui
in questi giorni, com'è noto, il Governo sta per
prendere una serie di provvedimenti. In ogni
sforzo tendente ad " europeizzare" la loro attività, mi preme assicurare gli operatori abruzzesi che possono contare, per il presente e
per l'avvenire, sull'appoggio e sull'assistenza
doverosa e premurosa del Governo. Io auguro
i migliori risultati a questo Convegno lieto di
constatare che vi accingete a porre ancora un
mattone all'edificio dell'Europa di domani, che
sarà dei nostri figli, ma che non può non essere anche nostra, in ragione della fede e della
buona volontà con la quale l'andiamo costruendo. Fede e buona volontà che saranno tanto
maggiori, quanto maggiore sarà la propaganda
e l a conoscenza di questo grande idale di solidarietà europea che tutti vogliono servire con
grande impegno. I1 risultato di propaganda e
di conoscenza certamente sarà raggiunto con
questo Convegno e perciò a nome del Governo
esprimo il più vivo elogio ai promotori e agli
organizzatori, tra cui il prof. Serafini e l'avvocato Buracchio, mentre esprimo il mio sincero
ringraziamento per l'onore concessomi di presiedere questa Assemblea.
COMUNI D'EUROPA
Ing. Guido D'ONOFRIO, Presidente dell'Amministrazione provinciale d i Chieti
E' con gioia profonda che io, a nome della
Provincia che ho l'onore di rappresentare, vi
porgo il benvenuto a Chieti ed il cordiale saluto
dell'Amministrazione Provinciale. Aggiungo ancora, il fervido saluto ed augurio, a nome dell'Unione delle Provincie d'Italia che io qui
ho l'onore di rappresentare per specifica delega
del suo Presidente avv. Maggio, il quale mi
ha fatto pervenire il telegramma che vi leggo:
e Stante mia
impossibilità presenziare Convegno regionale abruzzese Associazione italiana
Consiglio Comuni Europa giorni 24-25 settembre in Chieti pregoti rappresentare ufficialmente Unione Provincie d'Italia et me personalmente - cordiali saluti - Maggio Presidente
Unione Provincie S . Con animo grato, altresì,
io vi ringrazio per la benevolenza con cui
avete voluto accogliere il nostro invito a partecipare od a presenziare a questo Convegno
europeista, per trattare un tema di particolare
interesse ed attualità per la Regione abruzzese,
Convegno che acquista un tono di particolare
elevatezza per la presenza di insigni delegazioni di enti di altri paesi europei, cli autorevoli
rappresentanti del governo, del ministro Spataro ed il sottosegretario De Luca, che tante
benemerenze hanno acquisite per il progresso
della nostra Regione, di studiosi particolarmente versati nei temi che saranno discussi
e sviluppati, di molti sindaci e rappresentanti
di amministrazioni provinciali abruzzesi e di
altre Regioni, oltre che di rappresentanti di
enti che operano nei vari settori economici
della Regione.
Di fronte ad un Consesso così altamente qualificato, che ci autorizza di anticipare l'ottima
riuscita del Convegno, io mi sentirei a disagio
se mi accingessi anche a sfiorare gli argomenti
che saranno tra poco trattati con specifica ed
autorevole competenza. Nori tutti sentono e sono
arrivati a spiegarsi il perché del Mercato Comune, ma è pur vero che alcuni popoli guardano con grande speranza ai due trattati della
Comunità Economia Europea e dell'EURATOM.
Non si può comunque disconoscere che, dopo i
ripetuti e vani tentativi di unificazione dell'Europa, questi due trattati rappresentano una
volontà politica dei contraenti, oltre che un
accordo su questioni economiche, doganali, commerciali, agricole e monetarie. Tuttavia, anche nel campo più strettamente economico, non
ci si deve sorprendere di certe perplessità. Occorre evidentemente modellare alcune particolari situazioni, i n quanto l'economia non è
regolata da una legge fondamentale di regolar e applicazione. I trattati del Mercato Comune
sono insufficienti a realizzare una autentica
politica europea e vanno riguardati come strut-
Il Segretario Generale del Consiglio dei Comuni
d'Europa, Jean Bareth.
ture di un edificio incompleto, ma non perdendo mai di mira la costituzione sopranazionale della Federazione europea. Per il superamento, oggi, di pregiudizi e di resistenze nei
riguardi del Mercato comune e nella visione
per il domani di una Europa politicamente
unita, un ruolo determinante possono svolgere
i Comuni e l e Provincie, attraverso l'Associazione per il Consiglio dei Comuni d'Europa,
con una azione capillare e ramificata h o a
raggiungere i singoli cittadini, che più sentono
l'importanza di questo problema.
Con questa speranza, co'me ha fatto teste il
ministro Spataro, ricordiamo il grande europeista Alcide De Gasperi, il quale aveva affermato che chi promuo've l'Europa del domani
appartiene all'avanguardia del progresso sociale e chi la osteggia è un sabotatore del progresso. Questo ricordo ispiri i vostri lavori e
sia di auspicio per l'Europa di domani.
Dott. Lelio SANITA' 'di TOPPI, Sindaco d i
Chieti
I1 Ministro Spataro e il Sottosegretario De Luca al tavolo della Presidenza: parla il Sindaco di Chieti,
Sanità di Toppi.
L'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia,
a nome di S.E. Tupini, mi dà incarico di rappresentarla, come componente del Consiglio
nazionale. Signori, è con immenso piacere che
vi porgo il saluto della città di Chieti, che
mi onoro di rappresentare e che oggi tanto
lietamente accoglie questa Assise di Sindaci
di ogni parte d'Abruzzo, qui, riuniti, a testimoniare un attaccamento ed una fede incrollabile nei destini dell'amata nostra Regione. La
presenza di questi amministratori e rappresentanti delle autonomie locali di varie città di
Italia sottolinea il rilancio di una cooperazione
che va oltre i confini regionali, mentre la veramente gradita partecipazione a questo Convegno di Sindaci e Rappresentanti dei poteri
locali di altri Stati euro'pei esalta questa cooperazione su base internazionale e in senso europeistico. Nel ringraziare tutti i partecipanti,
per la pronta adesione all'iniziativa, mi piace
sottolineare la presenza in questa sede di S.E.
il Ministro Spataro, nostro rappresentante al
Governo, ove svolge, come ha sempre fatto
nel passato, la sua vigile o'pera negli interessi
della Regione e della Naziomne, di S.E. il sottosegretario De Luca, sempre sollecitamente rivolto, nel suo quotidiano lavoro, alle ricerche di
nuove mete per il suo Abruzzo e la sua Patria.
Un saluto paterno veramente sentito ai Sindaci
e Rappresentanti delle città europee: la loro
presenza a questo Convegno ci onora e c i dà
fiducia in un migliore domani. Ad essi, rappresentanti delle belle ed amiche terre di Ger-
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
mania, di Francia, d'Austria e del Belgio il
nostro più vivo grazie.
L'attuale Convegno corre su un doppio binario: in primo luogo si clisc~~tono
i problemi
dell'economia della Regione in relazione alla
attuazione del Mercato comune europeo. La nuova congiuntura certamente agli inizi non sarà
per noi molto favorevole, ma se si pensa agli
enormi bisogni della nostra gente, alle scarse
risorse naturali di questa terra, alla irrisorietà
del reddito medio iiidividuale, ci accorgeremo
subito della fondamentale necessità del nostro
inserimento in una più ampia zona di respiro.
D'altra parte noi amministratori locali abbiamo sempre cercato di accrescere l e fonti della
ricchezza, per elevare il tenore di vita dei
nostri amministrati, per combattere la disoccupazione e la sottoccupazione, e, con l'aiuto dei
vigili governi, contiamo anche di poter risollevare l e sorti dell'economia agricola e montana, oltre l e possibilità di valorizzare e potenziare il turismo in questa plaga, che non è certamente da meno per bellezze naturali, per
varietà di paesaggio, per la sua stessa configurazione geografica, fra il mare e i monti che
la circondano, a qualsiasi altra Regione d'Italia. Tutti questi problemi, inquadrati nell'area
del Mercato comune, dovranno essere studiati
su lungo metro, e per questo auspichiamo che
il presente dialogo non si arresti all'odierno
Convegno, ma segni l'inizio di maggiori ricerche e di più adeguate azioni.
I1 secondo argomento sul quale siete chiamati
ad esprimere il vostro parere è quello relativo
alla Comunità politica europea. Senza scendere
ad una analisi del problema in questione, mi
piace sottolineare la possibilità che la presente
assemblea ci offre: di essere veramente vicini
ad un discorso che vorrei definire della speranza, speranza che spero tra non molto diventi
certezza e che certezza sarà se sapremo veramente trarre da questo incontro linfa vitale
per la nostra futura azione. Signori, è bene
che noi meditiamo su questa verità: l'Europa
vuole essere unita, ma una unione di popoli è
soprattutto unione di uomini, che si sono conosciuti, anzi riconosciuti oltre l e abituali frontiere. Quindi il mio saluto vada a questa lungimirante vostra fatica, il mio augurio sia la
sincera voce della sempre maggiore fede in
questa nostra Regione, inserita nella vita delle
nazioni e nella futura vita dell'Europa unita
nella pace dei Continenti.
A questo p u n t o il Segretario generale d e l
CCE, J e a n Bareth, p o r t a il saluto dell'Eur o p a d e i Comuni, sottolineando i l ruolo
fondamentale delle c o n ~ u n i t à locali nella
costrzizione federale. A lui è seguito brevemente i l rappl-esentante della Sezione tedesca, Miinch.
Prof. Robert MOSSE', Segretario generale
della Comunità europea d i Credito comunale
Eccellenza, signori Sindaci, signore e signori.
Mi scuserete se parlo nella vostra bella lingua
e se non son capace di parlarla come occor-
Giaii Sasso d'Italia
-
Campo Imperai ore dal Rifugio Duca degli Abriizzi.
rerebbe; ma io h o pensato che, piuttosto che
parlare in francese, poiché ho avuto spesso
occasione di venire in Italia e di avere imparato la vostra lingua, sarebbe meglio pronunciare qualche parola in italiano. A nome del
Comitato francese del Consiglio dei Comuni
d'Europa anch'io, dopo il signor Muench, vi
porgo il saluto di tutti i Comuni francesi, con
l'augurio di relazioni sempre più strette e più
amichevoli, le quali sono possibili tra la Francia e l'Italia, ed anche i r a tutte le nazioni
europee.
Come Segretario generale della Comunith
europea di Credito comunale. voglio dire che
la Comunità è molto debitrice alla Sezione
italiana, che ha fatto molto per il suo sviluppo
e per il suo finanziamento. Vi porto anche il
saluto dell'avv. Peyron, sindaco di Torino, che
oltre ad essere il Presidente della Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa è
anche il Presidente e l'animatore della C'omunità europea di Credito comunale. Debbo dire
però che i nostri sforzi per creare una vera
Banca europea dei Comuni, non hanno avuto
sinora il successo che avevamo sperato. E' una
idea vecchia, ché il finanziamento dei Comuni
è un problema molto importante: quando si
parla di sviluppo è necessario trovare il denaro.
Ma il denaro non si trova sempre in abbondanza nel proprio paese, e quindi è necessario
avere i capitali tedeschi, francesi, belgi, ecc.
Pensiamo, inoltre, che l'esistenza di una Banca europea avrebbe dato più fiducia agli stessi
capitali nazionali che affluirebbero nei Comuni
ad aiutare il loro sviluppo. Ma, malgrado i nostri
sforzi, debbo dire, con tutto il rispetto che ho
per i Governi, che non abbiamo ottenuto sinora
tutti gli appoggi e l e decisioni decisive che
sono necessarie. Ma penso che tocca a voi,
sindaci, che siete i più interessati a questo
finanziamento, a portare il vostro appoggio per
giungere rapidamente a costituire questa banca.
Un'ultima parola: si sente parlare spesso delle
Regioni meno sviluppate del Mezzogiorno d'Italia. Ho avuto poco tempo ancora, sfortunatamente, per visitare l'Abruzzo, ma la prima
impressione non è quella di regione sottosviluppata, ma piuttosto di una Regione che si
sviluppa presto e grandiosamente. Per questo
posso attestarvi tutte l e nostre felicitazioni ed
auguri per i futuri successi.
Avv. Francesco CAVALLARO, Assessore al
Comune d i R o m a
I1 Segretario Generale della CECC, Mossé.
Onorevole signor Presidente e signor Sindaco
di questa bellissima città ospitante, signori
amministratori qui convenuti da tante città
delllAbruzzo. Ho il gradito compito, che è per
me anche un ambito onore, a i recarvi il saluto
caloroso e cordiale della città di Roma e della
sua Amministrazione. A questo saluto desidero
aggiungere quello mio personale, ossequioso e
deferente. e desidero, altresi, esprimervi come
io mi senta veramente lieto e lusingato di trovarmi in questa bella città, di partecipare a
questo Convegno così importante che si svolge
in una città, che per le sue antichissime tradizioni di gentilezza, di ospitalità, di cultura e di
patriottismo no'n è certo seconda a nessuna città
d'Italia. Perché Chieti e l'Abruzzo hanno saputo nei secoli dare alllItalia quelle glorie imperiture nel campo dell'arte, della cultura, della
politica, come del resto questo Convegno odierno ne è riprova, perché vedo qui, convenuti
da tutte l e parti dell'Abruzzo, tante insigni personalità della politica, della cultura e dell'economia. La circostanza mi impone il gradito
dovere di rendere manifesto il mio vivo compiacimento ed il mio ammirato riconoscimento
all'on. Presidente del Convegno, al signor Sindaco della città ospitante, a tutti i componenti
del comitato promotore per l'ideazione e la
realizzazione di questo Convegno, che, con la
sua attuazione e con il suo immancabile successo, pone veramente la città di Chieti in una
posizione di decisa avanguardia nel rilancio
dell'europestica Italia, nella affermazione della
necessità europea, nella lotta per il raggiungimento di tali fini.
Credo che non mi giudicate esagerato, almeno voi, quando parlo di lotta, perché lotta
veramente si fa: lotta contro l'indifferenza,
contro l'ignoranza, contro l'assenteismo, contro
l'abulia di tanti, di molti e forse dei più. E desidero esprimere l'augurio che questa beila iniziativa del Sindaco e del Comitato, qui pres'ente,
sia di esempio e di sprone a tutte le città ed a
tutti gli amministratori d'Italia. Penso che mai
come in questi tempi merita di essere ricordata la parabola dei talenti: chi h a dei talenti
e non li spende, tema il giudizio del Signore.
E non vorrei es,sere giudicato pessimista, perché
tale non sono; ma desidero, altresì, respingere
il facile ottimismo di coloro che dico~no che
bisogna lasciar tempo al tempo, che bisogna
aspettare che l e cose maturino, che anche
Roma non si fece in un giorno, che i tempi
verranno, ma che pe'r adesso bisogna aspettare.
No, signori congressisti, fata pendunt, non c'è
tempo da perdere, non c'è tempo da aspettare.
Nel quadrante della sto'ria, l'ora dell'Europa si
è affacciata, ma non è scoccata e c'è chi ha
interesse a ché quest'ora non scocchi mai.
Ma la realtà è questa: che per l e piccole
nazioni nell'Europa attuale, discorde, e divisa,
non c'è posto nel tavolo ideale della storia. Vi
sono dei popoli che fanno la storia e dei popoli
che la subiscono. Tocca agli europei la scelta,
di essere soggetto od oggetto della storia. Ma,
si tratta di una ben ardua scelta, di una tragica scelta, di una scelta tra la vita e la negazione della vita e forse ancora di più, se è
vero, come è vero, che la libertà vale più
della vita.
Si tratta di una scelta ancora più grave ed
COMUNI D'EUROPA
20 dicembre 1959
ancora più difficile tra la vita e la morte, si
tratta della scelta fra la libertà e la schiavitù.
Bisogna che i popoli europei pongano i loro
governi dinanzi alle effettive responsabilità politiche sul piano delle concrete realizzazioni,
e non già delle platoniche affermazioni, come
finora si è fatto e si è ottenuto.
E quali sono queste realizzazioni concrete?
Non è compito mio dirlo, lo dirà l'amico Serafini a suo tempo; egli naturalmente vi dirà
della necessità di ottenere un Parlamento funzionale responsabile; vi dirà che è perfettamente inutile disturbare il popolo europeo a
votare un Parlamento che ha solo poteri consultivi: i Parlamenti si eleggono con poteri
deliberanti, con poteri effettivi, con poteri reali,
con lo jils imperi D . I Parlamenti con poteri
consultivi si eleggono nei regimi totalitari, in
Russia e nei suoi satelliti. Ma vi sono anche
dei problemi più modesti che forse si potrebbero
affrontare ed attuare.
Che cosa impedisce sul piano politico, sul
piano giuridico, sul piano morale che si arrivi
all'unificazione di qualche Ministero tecnico?
P e r esempio, il Ministero della Pubblica Istruzione. Vogliamo che l'Europa abbia una unica
anima e non vogliamo dare agli europei un
unico insegnamento. Da più parti questa richiesta di realizzazione concreta è ritenuta oggi
una mera utopia, ma a costoro, a quelli che
parlano d i utopia noi risponderemo che tutti
i grandi ideali i n origine furono delle pure
utopie; noi rispondereino che bisogna avere il
coraggio di essere utopisti se si vuole che i
nostri ideali si affermino, se si vuole che si
raggiunga la mèta, che si raggiunga il successo.
Aspro e arduo è il cammino che ci attende
per il raggiungimento dell'Europa unita. Ma
perché il successo possa arriderci, perché la
mèta possa conquistarsi, è necessario che ognuno d i noi, sia animato da u n puro ideale, è
necessario che ci lasciamo guidare dalle forze
dello spirito, condizione questa imprescindibile
perché si possa raggiungere, con l'unità europea,
quello che è il supremo ideale d i tutti gli uomini
d i buona volontà: l'ideale dell'amore e della
fraternità fra tutti gli esseri del consorzio
umano senza distinzione di classe, di categorie, di razze, d i barriere e d i frontiere. E'
con questa visione di pace e d i progresso civile,
che per me non è soltanto una speranza ma è
una luminosa certezza, che io oggi, o signori,
ho l'onore di rinnovarvi a nome della città
di Roma, dell'amministrazione comunale, e più
modestamente a mio nome personale, il saluto
più cordiale e caloroso, con l'augurio che questo
convegno abbia quel successo, al quale voi tutti
aspirate, e con l'augurio, altrettanto fervido
e cordiale, d i ogni bene, di o'gni felicità per
l e vostre città, per le vostre famiglie, per le
vostre persone.
Dott. Federico TRECCO, S i n d a c o d e L'Aquila
Dott. Anto'nio MUSY
Signori rappresentanti dei Comuni della Piccola Europa, eccellenze, autorità, signore e signori. Al saluto gentile e cordiale pervenuto
dall'illustre sindaco di Chieti e dagli altri che
mi hanno preceduto, mi permetto aggiungere
quello sia pur brcvissirno, ma ugualmente cordiale, mio e delle laboriose, intelligenti e forti
genti della mia montagna, che sperano vivamente nel futuro, grazie principalmente alla
unione dei Comuni europei.
Quanto al presente, mi permetto due soli
brevi suggerimenti: uno riguarda la Piccola
Europa e l'altro il Mercato Comune. I1 primo,
per la verità, giova a tutti noi ed ai paesi che
rappresentiamo; il secondo gioverà grandemente
al mio Abruzzo.
E' conveniente che dal nostro Convegno parta.
e non per restare agli atti, la proposta di una
pubblicazione annuale, costantemente aggiornata e con rubriche facilmente consultabili, con
l'elenco di tutti i Comuni della Piccola Europa
e di tuttc le attività, con quanti più dettagli,
nomi e recapiti è possibile, concernente l'agricoltura, l'industria, il commercio, il turismo.
le scuole di ogni ordine e grado e tutte le arti
e professioni. Questa pubblicazione servirà ai
paesi della Piccola Europa per conoscersi, per
poter collaborare e mantenere rapporti culturali
ed economici.
La proposta per l'Abruzzo è la seguente: nel
Mercato Comune la nostra regione cercherà di
penetrare con tutte le risorse del suo suolo che
per gran parte non è molto fertile tranne il
Fucino e l a fascia costiera. D'altra parte, il
Mercato Comune, già i n movimento, non può
fermarsi per attendere gli sprovveduti e gli
impreparati. I,'Abruzzo, nell'attesa del lungo
periodo di assestamento alla nuova esigenza
della sua economia, può essere deposito e smistamento nei paesi meridionali e d'oltremare
dei prodotti tedeschi, francesi, belgi, olandesi e
lussemburghesi. I Comuni abruzzesi possono
consociarsi creando depositi, frigoriferi, mezzi
d i importazione e di esportazione per conto
terzi, se, naturalmente, i Comuni interessati
delle nazioni del MEC garantiranno il rifornimento continuo dei suddetti depositi e le spese
di funzionamento dei medesimi e dei mezzi di
trasporto per l'Africa e il Medio Oriente. Penso
con queste due proposte di aver dato un modestissimo contributo al presente Convegno regionale europeista dell'Associazione italiana per
il Consiglio dei Comuni d'Europa. Penso anche
che l'Abruzzo possa inserirsi attivamente nel
Mercato Comune con lo sfruttamento, a sistema
modernissimo, di tutta la produzione del Fucino
e del territorio della fascia costiera; sistemi
progreditissimi di coltura, ora in fase avanzata
d i studi, daranno anche agli agricoltori abruzzesi la possibilità di ottenere redditi soddisfacenti, specialmente se saranno formati grossi
consorzi agricoli, più capaci di ottenere uno
sfruttamento razionale del suolo.
Signori, l a Sezione Tcatina del Movimento
Federalista Europeo mi ha incaricato di porgervi il saluto cordiale e l'augurio d i buon
lavoro. I federalisti europei di Chieti confidano
molto in questo Convegno, che sarà di grande
aiuto nel lavoro in corso per l'edificazione di
una Federazione degli stati europei, sola capace
di ridare ai nostri popoli la forza economica
e politica, così gravemcnte compromessa dalla
lotta tra i due blocchi. Bisogna cvitare che i
nostri paesi, imbrigliati nell'ansia di sviluppo
delle troppe frontiere, decadano nei confronti
delle due massime potenze mondiali.
E' appunto per questo fine che come i nostri
padri esattamente cento anni or sono si unirono
per creare l'Italia una! noi, per esserne degni
figli, ci siamo uniti, e spero ci uniremo in
numero ancora maggiore. per creare l'Europa.
E il vedere tanta gente qui riunita, in occasione di qiiesto Convegiio, mi fa ben sperare
nella forza di quella idea che ci guida: l'unificazione federale dell'Europa.
Avv. Nicola BURACCHIO, Vice sindaco di
Chieti
Signori,
i trattati di Romma firmati il 25 marzo 1957
dai plenipotenziari del Belgio, della Germania,
della Francia, dell'Italia, del Lussemburgo e
dell'olanda sono destinati a provocai'e una vera
rivoluzione nell'economia delle sei nazioni associate.
Importanza tutta particolare riveste il trattato che istituisce l a Comunità economica euro8pea, e per dirla con definizione cori'ente, il
Mercato Comune europeo8. La libera circolazione delle merci, l'abolizione dei dazi doganali
fra gli Stati membri, la fissazione di una tariffa
doganale comune con i Paesi non associati, la
libera circolazione delle persone, dei servizi,
dei capitali, le disposizioni intese a coordinare
la politica agraria e dei trasporti e, in generale
la politica economica delle sei nazioni, trasformeranno, pur nella oculata gradualità voluta
dalle parti co~ntraenti, l'attuale assetto economico di ciascun Paese.
E' evidente che spetta ai governi prendere
le misure necessarie per fronteggiarce l a nuolva
situazione e far si che o,gni Nazione adegui
senza scosse l a sua economia ponendosi in grado
di resistere nella gara aperta dalla libera concorTenza e di aspirare ad utilizzare in pieno i
grandi benefici che da quest'ultima e dalla
messa in comune delle risorse deriveranno:
continua espansione della produzione, accresciuta stabilit,à monetaria, miglioramento del
tenore di vita delle popolazioni. Ma è anche
vero che l a cieazione d i una grande area di
mercato rischia d i provocare in regioni povere
e sotto sviluppate, come l a nostra, una naturale
contrazio'ne delle attività che saranno poste in
r'egime di concorrenza e di accentuare gli
accentramenti industriali nelle regioni più prospere e ricche. Ad eliminare questi pericoli il
trattato prevede vari interventi i n favore delle
regioni o've il tenore di vita sia anormalmente
b'asso oppure si abbia una grave forma di so'ttoccupazione ed i Go'verni nazionali - tra essi
il governo italiano - non mancheranno di curare una decisa applicazione degli interventi
stessi.
Questa azione, tuttavia, sarà sterile se non
si realizzeranno alcune condizioni fondamentali
che si possono sinteticamente indicare nel modo
seguente:
1. L'ospinione pubblica deve essere messa al
corrente delle ripercussioni che il Mercato Comune avrà sul piano locale e deve essere preparata a farvi fronte.
Gli amministratori locali sono senza dubbio j
più qualificati ad assolvere a questo fondamentale compito di info'imazione delle popolazioni
con le quali più di ogni altro essi sono, a
contatto;
2. Gli o~rganismiinternazionali ed il Governo,
per realizzare gli scopi sanciti nell'art. 2 del
trattato, in particolare lo s,viluppo armonioso
delle attività economiche nell'insieme della
Comunità ... un'espansione continua ed equilibrata ,,, devono considerare la regione come
un'unità a i fini dei programmi d i espansione e
d i investimento perché, come h a raccomandato
l a seconda Conferenza europea dei poteri locali,
è necessaria una sintesi dei vari interventi senza d i che essi sarebbero del tutto inefficaci.
.
Parco Nazionale d'Abruzzo
- L'Arifiteatro della Camoseiara.
COMUNI D'EUROPA
6
Tutto ciò rende necessario ed urgente lo studio delle condizioni nelle quali i Comuni, l e
F'rovincie e l e Regioni verranno a trovarsi
durante ciascuna delle tappe di attuazione del
Mercato Comune. In questi sensi si è espressa
la grande Assemblea dei tremila Sindaci delI'Europa occidentale riunita a Liegi nel luglio 1958 nei IV Stati generali del Consiglio dei
Comuni d'Europa votando il progetto di Risoluzione presentato dall'on. Defferre. Da questa
risoluzione è nata l'idea del nostro Convegno
regionale europeo che ha posto come suo primo
e fondamentale tema l o studio delle ripercussioni che il Mercato Comune avr5 sulla regione
abruzzese affinché si possa dare i1 via all'elaborazione di una coordinata politica economica
regionale nel consenso e coll'appoggio coraggioso degli amministratori locali, che costituiscono i fondamentali quadri politici della Nazione.
Ed ecco, quindi, riuniti a Chieti i Sindaci, i
rappresentanti delle quattro Amministrazioni
provinciali, i Parlamentari di ogni colore politico in u n convegno cui l a presidenza del Ministr'o Giuseppe Spataro, l a partecipazione del
Sottosegretario Angelo De Luca, e di molte alt r e Autorità, l'elevato numero e la qualificazione degli intervenuti conferisce grande prestigio ed assicura una risonanza nazionale ed
internazionale. Sono infatti tra noi, ospiti graditissimi, rappresentanti delle autorità locali
della Francia e della Germania federale ed
i Sindaci di varie regioni italiane che hanno
voluto concretamente testimoniare l'interesse
che pongono a questo incontro, se non erro il
primo nella storia abruzzese, che vede riuniti
tutti gli Amministratori della Regione. I1 nostro
è anche il primo Convegno a base regionale
che l'Associazione Italiana per il Consiglio dei
Comuni d'Europa ha promosso in Italia ed uno
dei primi nell'ambito internazionale dello stesso Consiglio. Donde l'accresciuta importanza dei
lavori che saranno seguiti dalla Stampa di varie
nazioni
3 Ho parlato dell'Associazione Italiana pern il
Consiglio dei Comuni d'Ebropa (AICCE) e del
Consiglio dei Comuni d'Europa (CCE) di cui
la prima
una sezione nazionale. Nella doppia
qualità di membro abruzzese del Consiglio
Direttivo dell'AICCE e dell'Assemblea del CCE
sono veramente lieto che l'Abruzzo abbia oggi
la possibilità di attirare su di sé l'attenzione
di questi due giandi organismi europeisti.
Qcali sono le finalità del CCE e, in comunione d'intenti con esso, dell'AICCE? Sviluppare lo spirito europeo nei Comuni e negli
altri enti territoriali locali per promuovere una
Federazione degli Stati eur*opei; ottenere, rinforzare e difendere l'autonomia delle comunità locali.
I1 CCE proclama che l e autonomie locali sono
il baluardo delle libertà personali, che la Fede-
razione degli Stati europei è ritardata, malgrado l a volontà dei popoli, per le opposizioni
sempre rinascenti fra gli Stati; che i Sindaci
e gli eletti delle comunità locali, uniti al di
sopra delle frontiere dalle lo'ro preoccupazioni
di amministratori i n contatto diretto con la
realtà e le popolazioni, sono gli artigiani di
un'Europa libera, unita e rispettosa delle diversità. Per raggiungere questi scopi si è costituito il Cons'iglio dei Comuni d'Europa ed
hanno preso vita sette A~~sociazioni
e tre delegazioni nazionali che in stretta collaborazione
combattono una quo'tidiana battaglia per guadagnare alla causa dell'Europa i poteri locali
nella certezza di giungere attraverso di essi ai
popoli d'Europa.
Numerosi sono i mezzi usati i n questa lotta:
vanno dalle Commiss,ioni di studio permanent,i
rivolte ad impo's'tare europeisticamente i problemi delle libertà locali, dell'urbanistica, delle
finanze locali, della cultui,a e del personale
comunale; dalle risoluzioni votate negli organi
direttivi - il Consiglio di Presidenza, il B,ureau
internazionale. l'Assemblea generale - alle importanti assemblee biennali degli Stati generali
cui partecipano i Sindaci di tutti i Comuni
adereenti ed i Capi degli altri Ehti locali; alla
organizzazione dei gemellaggi tra città di diverse Nazioni. Alcune di queste attività, per
la loro complessità, hanno reso necessario la
co'stituzio'ne di appositi Enti: la Comunità europea di credito comunale, con sede i n Torino,
che punta alla realizzazione di un Istituto di
finanziamento comunale su base eur,opea e
l'Istit,uto europeo di studi e relazioni intercomunali, con sede in Lugano, che cura la
do'cumentazio'ne sulle caratteristiche dei Comuni
aderenti al CCE e diffonde queste informazioni
alle organizzazioni europee (CECA, Agenzia
europea per la produttività, MEC, OECE;), promuove inchieste e d organizza corsi sui problemi
concernenti l'autonomia regiomnale, l'urbanistica,
la cultura, il turismo e i gemellaggi tra
Comuni.
In questo quadro di intensa oper*osità 1'Ab'ruzzo era quasi assente ed alla fine del 1957 i
Comuni abruzzesi aderenti al CCE erano solamente tre. I1 Congress,~Nazionale dell'AICCE
svoltosi a Frascati nel dicembre 1957 ha segnato
l'inizio dell'inserimento della nostra Regione
nel mo~vimento eur'opeista con l'elezione nel
Consiglio Direttivo dell'Associazione di un amminist.rat,orc abruzzese nella persona di chi vi
parla. La part,ecipazione ai dibattiti del Consiglio, vivaci ed interessanti, la conoscenza dei
principali animatori del Movimento hanno fatto
si che il rappresentante abruzzese abbia potuto
compenetrarsi a fo'ndo dello spirito dell'Associazione e fornire un contributo abruzzese allo
sviluppo della sua organizzaz,ione. Una serrata
campagna di propaganda tra i Co,muni abruzzesi ha preso il via ed ha conseguito no't,evoli
risultati. Circa quaranta Comuni, e tra questi
Guardiagrele (Chieti).
20 dicembre 1959
I1 Guerriero di Capestrano (Museo nazionale di Chieti).
tre dei quattro capoluoghi, hanno già aderito
all'As,sociazione; moltissimi Sindaci si preparano nei prossimi giorni a sottomporre ai loro Consigli la proposta di adesione.
.Senza alcun dubbio, questo Convegno contribuirà no'tevolmente ad accelerare i tempi col
mo'strare concretamente ai convenuti le mo'dalità e l'importanza dei fini che il CCE persegue,
la serietà dei suoi mezzi di azione, l'ampia e
confortante solidarietà europea che riesce a
suscitare.
L'Abruzzo, quindi, si presenterà agli S'tati
generali che si terianno nel marzo 1960 a Cannes verament,e compatto ed i sette partecipanti
ai precedenti Stati generali di Liegi saliranno
certament,e a molte diecine.
Insieme con i Sindaci saremo lieti di vedere
i capi delle nostre Amministrazioni Provinciali
perché il CCE è u n organismo che abbraccia
tut,ti i poteri locali.
Se l e Provincie e le Regioni no'n sono ricordate nella sua denominazione ciò è do'vuto
esclusivamente alla diversa struttura amministrativa delle nazioni aderenti perché in Europa, solamente la Francia, ad esempio, presenta
un Ente Territoriale corrispondente alla nostra
Provincia che altrove non esiste mentre il
Comune è il solo or'ganismo operante in tutte
l e Nazioni. L'articolo l dello Statuto del CCE
tiene a precisare che l'Associazione < è la rappresentanza liberamenk costituita dei Comuni
e degli altri enti territoriali locali ,,. Nel Consiglio Direttivo della Sezione Italiana le pr,ovincie partecipano con due membri oltre che
con il rappresentante dell'unione delle Pyovincie d'It#alia designato nella persona del suo
autor,evole PYesident,e, avv. Maggio. Del resto
pressi0 il Bureau internazionale è in corso di
studio una prosposta avanzata da me, di concerto con la delegazione italiana, nell'assemblea del CCE di Milano nello scorso febbraio
per adeguare la denominazione all'effettiva composizione dell'Associazione che non dovrebbe
più chiamarsi CCE ma Conseil des Communes
d'Europe et des pouvoirs locaux.
Realizzato il tessuto organizzativo del CCE,
la Regione potrà validamente promuovere le
varie attività europeistiche. Gli scambi culturali e turistici con gli elet,ti locali delle altre
Nazio.ni associate, i gemellaggi con città eur'opee, la partecipazione agli studi ed agli incontri internazionali, l e manifestazioni popolari
europeistiche ci vedranno certamente impegnat'i
con entusiasimo e co'n tenacia.
4. Considereremo nostro preciso dove1'e accompagnare e sostenere l'azione rivolta a diffondere l o spirito e la comprensione euro'pea
con l'adesione al lavor-o~,più delicato e meno
7
COMUNI D'EUROPA
20 dicembre 1959
conosciuto, che il CCE conduce per assicurare
la partecipazione e la rappresentanza degli enti
territoriali locali negli organismi europei.
Come è noto attualmente il nostrqo continente
ha alcuni organismi sovranazionali. I1 più vecchio di essi è il Consiglio d'Europa, organismo semplicemente consultivo che raduna periodicamente a Strasburgo i rappresentanti dell e quindici Nazioni aderenti. I1 CCE è riuscito
ad ottenere che annualmente nell'emiciclo di
Strasburgo della sede del Consiglio d'Europa,
sotto l'egida di questi si riunisca la Conferenza
Europea dei poteri locali, Assemblea formata
da amministratori locali designati d a alcune Associazioni Nazionali i n numero, per ciascuna
nazione uguale a quello dei Parlamentari componenti l'Assemblea del Consiglio d'Europa. E'
stato così per la prima volta ufficialmente riconosciuto i n sede autorevole che il miglior mezzo
per' costruire l'Europa è di associare a tale lavoro gli Ehti locali che hanno un ascendente
particolare sulle popolazioni dei cui concreti
bisogni quotidianamente si occupano. L'attività
svolta dalla prima conferenza nel gennaio 1957
h a convinto il Comitato dei quindici Ministri
degli Esteri della importanza che riveste per
lo sviluppo della cooperazione europea la partecipazione alle istituzioni europee delle autorità che detengono i poteri locali ..
Sorta dal ceppo del Consiglio d'Europa, l a
seconda Conferenza dei poteri locali (ottobre 1958) si è rivolta anche alle più giovani,
ma dotate di maggiore possibilità, istituzioni
europee: alla CEC'A, alla Commissione del MEC
ed alla Banca europea di investimento Avendo
avuto il privilegio di partecipare alla seconda
Conferenza posso attestare dei progressi compiuti su questa strada.
La documentazione sulle conclusioni cui è
giunta la Conferenza è contenuta nelle dieci
risoluzioni votate. Senza negare importanza agli
inviti rivolti al Consiglio d'Ehropa perché riconosca l a missione culturale delle collettività
locali, perché intervenga presso i Governi al
fine di ottenere l'obbligo dello studio di una
lingua straniera nell'istruzione elementare, perché aumenti la consistenza del Premio d'Europa utilizzandolo anche in favore dei piccoli
Comuni che con le loro iniziative abbiano dimostrato fede nell'Europa, parlerò brevemente
delle risoluzioni che interessano gli organismi
a sei. Ricorderò la risoluzione presentata dall'amico Zoli che incarica il Bureau della Conferenza di vegliare affinché la Conferenza stessa sia consultata su tutte le questioni relative
al riordinamento delle Regioni europee, sulle
azioni riguardanti l e regioni sottosviluppate, sui
problemi dell'equilibrio) rurale-urbano; l e risoluzioni che chiedono all'Alta Autorità della
CECA ed alla Commissione del MEC di concordare un piano di associazione delle Autorità
locali alla loro politica sociale e di tenere conto
della insopprimibile necessità di procedere ad
una ripartizione equa ed armoniosa delle attività fra le varie Regioni; la richiesta alla Commissione del MEC di considerare la Regione
come unità nei piani di espansione e di investimento; il mandato affidato al Comitato a sei
di entrare in contatto con la Banca europea di
investimento per esaminare la possibilità di
associare il creando Istituto europeo di credito
comunale al lavoro della Banca.
L a Conferenza, nel porre termine a i suoi lavori, non h a preso vacanza ma ha lasciato a
rappresentarla lo speciale e ristretto Comitato
a Sei che ha mantenuto i contatti con la CECA
e col MEC e sarà in grado nel prossimo gennaio di sottoporre alla nuova sessione della
Conferenza il materiale che formerà oggetto
dei dibattiti e delle risoluzioni.
Tuttavia, l'importanza della Conferenza europea dei poteri locali non risiede tanto nell'attività svolta ma come ho detto nel significato del riconoscimento fatto alle autorità locali.
E' principio ormai pacifico che gli enti locali
devono avere una rappresentanza negli organismi europei e se oggi a Strasburgo siede una
conferenza consultiva di un'llssemblea parlamentare, a sua volta consultiva, i1 giorno radioso della realizzazione della Federazione Ehropea vedrà accanto al Parlamento eletto a suffragio diretto ed universale una partecipazione qualificata dei Comuni, delle provincie e
delle regioni, così come propugnato dal CCEl
ed invocato dai più ferventi europeisti.
5. I1 lavoro compiuto accanto alle istituzioni
sovranazionali, se h a costituito una particolare
prseziosa esperienza per gli eletti locali, ha confermato i n costoro la convinzione dell'assoluta
insufficienza degli organismi attualmente esistenti. Kell'immediato dopomguerra sembrava
che i tempi fossero maturi per la Federazione
europea nella quale le Nazioni sconvolte dal
conflitto r,avvisavano la sola speranza di pace,
di ricostruzione, di benessere. L'occasione favorevole sembra purtroppo passata; gli uomini
politici preoccupati delle innegabili difficoltà
che l'integrazione europea comportava si erano
orientati verso unificazioni a settori delle attività degli Stati per preparare ed accelerar'e la
futura unificazione politica. La Comunità europea di difesa (CE8D) rappresentava il tentativo
più ardito perché l'unificazione degli eserriti
avrebbe comportato la rinuncia ad uno dei maggiori attribuiti della sovranità nazionale e quindi avrebbe implicitamente decretato il superamento definitivo di tale sovranità. L,a CED purtroppo non è passata,; s u di essa hanno avuto
la meglio le forze della conservazione nazionale che dopo la catastrofe bellica avevano
avuto la po~ssibilità di riorganizzare i vecchi
antistorici apparati statali. Migliori risultati si
e giungere alla Federazione politica. Veniamo
così ad accennare al secondo tema di cui dovrà
occuparsi il Convegno: la Comunità politica
europea. A questo punto, però, ha termine il
mio compito di informazione e di presentazione
sintetica del Convegno ed avrà inizio il lavoro
dei due valenti relatori, prof. Isidor'o Franco
Mariani e pro!?. Umberto Serafini.
Chiaro è il disegno voluto dai promotori del
Convegno. Dal M I E alla Federazione eur'opea,
dalle istituzioni attuali a quelle future che
rappresenteranno il coronamento dei sogni degli spiriti più illuminati, la realizzazione delle
aspiraazioni diffuse nelle masse popolari che nel
loro istintivo buon senso vedono nell'Europa la
sola possibilità di salvezza. Gli avvenimenti di
questi giorni, gli incontri tra i due Grandi,
americano ed orientale, si svolgono mentre
l'Europa è assente. Eppure si discutono i suoi
destini, si parla persino della sua divisione
permanente in due zone di influenza. Si prepara
dunque un avvenire coloniale per l'Europa,
madre della civiltà. della tecnica e della cul-
.
Sulmona (L'Aquila)
sono ottenuti, invece, nel campo dell'integrazione economica con la CECA, mercato comune
del carbone e dell'acciaio, ed ora con la Comunità economica europea, mercato comune di
tutta l'economia, e con l a Comunità europea
dell'energia atomica, mercato comune dell'industria nucleare
Gli obiettivi raggiunti non sono assolutamente
sufficienti per chi crede nella Federazione europea e non possono apparire stabili per coloro
che, pur ritenendo inattuale l'unificazione politica, desiderano difendere i vantaggi economici
che la solidarietà europea con le sue esistenti
istituzioni è pur in grado di dare. Infatti, non
vi è dubbio che l a soprawivenza di Stati nazionali, con la inevitabile tendenza alla difesa
del potere che la sovranità comporta, minerà
alle basi gli attuali istituti. Questi saranno sempre di più condizionati dalle volontà statali,
anche se talvolta non i n forma diretta, come
dimostrano alcuni atteggiamenti politici degli
ultimi mesi, i1 non superato contrasto per la
scelta di una sede unica delle Comunità, l'incredibile ritardo nella sostituzione dei dirigenti
dell'Alta Autorità della CECA che avevano
esaurito i1 mandato.
Chi ci assicura che una o più nazioni contraenti, di fronte alle prime difficoltà i n sede
di economia integrata, non faccia pr,evalere il
punto di vista statale su quello generale della
Comunità, la visione di problemi contingenti
sulla prospettiva più lontana di un benessere
di tutti e quindi di ciascuno?
Ecco perché è necessario bruciare l e tappe
- Ospedale.
(Foto Alinari)
tura? In questa situazione gli Stati denunciano
chiaramente la loro incapacità. Lungi dal cercare ciò che li accomuna, inseguono sogni di
una grandezza individuale che è fuori della
realtà, difendono interessi economici particolari, conducono una politica ottocentesca.
L'Europa non h a dunque più nulla da dire?
Essa che prima di essere un'entità continentale
è un concetto filosofico di libertà, di autonomia
spirituale della persona umana, di tolleranza e
di equilibrio? L a civilta del mondo è europea,
è nata dall'amalgama delle antiche civiltà mediterranee ripensate da Roma, dali'insegnamento
cristiano e dalle fresche energie apportate dalle
grandi migrazioni barbariche.
Se l'Europa muore il mondo perderà l a matrice della sua attuale civiltà, la fonte che ne
assicura la costante genuinità nel contatto con
le nuove realtà dell'America, della Russia e
del Continente asiatico.
Le conseguenze saranno ancora più gravi i n
questa epoca perché i portentosi progressi della
scienza e della tecnica, la sete inesauribile di
benessere, minacciano di piombare l'umanità, se
non sorretta da una fede nei valori ideali, in
un materialismo individualista o collettivista,
dal quale il mondo uscirà con rinnovato equilibr'io solo dopo alcuni secoli.
Ma 1'Ehropa può essere difesa.
H a in sé l e forze materiali; demografica (le
sole 6 nazioni della Piccola Europa vantano
165 milioni di abitanti), economica (la sua produzione d i acciaio, di minerale di ferro e di
carbone è rispettivamente di 59, 87 e 249 mi-
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
lioni d i tonnellate), h a in sé forze spirituali e
morali. Essa deve superare le barriere e distruggere i confini che la dividono in troppi S'tati.
I governanti sono titubanti di fronte alle
innegabili ma sormontabili difficoltà. Occorre
una grande spinta popolare. Le rivoluzioni sono
opera di forze nuove, generose. Noi amministratori locali, eletti dalle popolazioni che ci
conoscono personalmente e delle quali ci occupiamo e da vicino, possiamo fare molt,o pei'
suscitare, vivificare, indirizzare ed interpret,are
i sentimeilti popolari. Prendiamo impegno solenne di condurre questa battaglia con energia.
con tenacia, fino al successo per l'avvenire dei
nostri amministrati, delle nostre famiglie, delle
nos,tre stesse Patrie. Facciamo nostre le parole
incisive del Giuramento della fraternità europea ,,. La civiltà occidentale ebbe la sua culla
nei ncstii antichi Comuni, lo spirito di libertà
fu per la prinia volta segnato dalle garanzie
che essi seppero conquistare al prezzo di liinghi sforzi.
Pioclan~iamo che congiungeremo le no'stre
energir per aiutare, nella piena misuia dei
nostri mezzi, il successo di questa impresa
necessaria di pace C di piosperiti: la fondazione dell'unità europea.
.
Prof. Isisdoro Franco MARIANI
S e ci si volesse arrestare ad una prima
impressione superficialc, il tema di questo Convegno dovrebbe destare qualche perplessità.
Sembra infatti lecito il dubbio che i due termini della pro'posiziorie in cui il
tema stesso si articola - Abruzzo
e Mercato Comun e Europeo - si
riferiscano a due
entità non comm e n s u r a b i l i ed
a n z i antitetiche
tra loro.
Da un lato abbiamo una re'gione, ricca d i tesomri
spirituali e fiera
del suo patriinonio di civiltà nel s e n s o più
u,mano ed uinanistico dell'espres,sio8ne - m8a
dalle dimensioni geografiche r e l a t i ~ a r n e i l t ,ri~
stre'tte e dall'importanza eco~iio~n~ica
che, malgrado i progressi co'n~spiuti nel più recente
periodo e i successi conseguiti nel pro,cesso di
sviluppo tuttora in atto, è ancora più modesta.
Dall'altro lato abbiamo invece una comunità
ultranazionale, costituita, travalicando i confini
nazionali, appunto per giungere alla formazione di una area più ampia di quelle rappresentate dalle singole co'munità nazionali che
la compongono e dopo aver constatato che le
frontiere dei singoli Paesi associati sono diventate troppo anguste per le necessità di produzione, di consumo e di vita che le esigenze
moderne impongono C che impone l'esigenza
del continuo miglioramento delle condizioni di
vita e di lavoro delle popolazioni dei Paesi
che costituiscono la comunità stessa.
Per la sua stessa natura, quindi, il Mercato
Comune Europeo - o, meglio, la Comunità
Economica Europea, costituita con il Trattato
di Roma del marzo 1957, e della quale il Mercato Comune rappresenta una delle concrete
manifestazioni e realizzazioni - non pone, di
per se stesso, problemi per le singole zone
geografiche e per i singoli paesi che nella Comunità confluiscono; i problemi che esso pone
sono invece problemi che investono la struttura ed il funzionamento dei singoli settori di
produzione e di attività economico-sociale.
L e singole aree geografiche - i Paesi associati e le regioni che li costituiscono -- sono
interessate ai problemi posti dall'attuazione
della CEE in relazione alle caratteristiche predominanti nell'economia e nell'ambiente sociale
di ciascuna di esse: i problemi che l'attuazione
della CEE pone per l'Italia non sono dunque
i problemi dell'Italia in quanto tale, ma sono
i problemi dell'economia italiana, dell'industria
italiana, dell'agricoltura italiana, dello sviluppo
economico italiano, della emigrazione italiana
e così via; analogamente i problemi di fronte
ai quali la nostra Regione verrà a trovarsi con
l'attuazione della Comunità Europea non sono
i problemi dell'Abruzzo in quanto tale ma sono
i problemi dell'economia abruzzese, dell'industria abruzsese, dell'agricoltura abruzzese e
così via.
Quindi, per procedere ad una fondata valutazione previsiva delle prospettive aperte alla
nostra Regione dalla attuazione della Comunità
Europea, appare necessario procedere. da un
lato ad una sintesi riepilogativa del contenuto
del Trattato d i Roma, e dall'altro ad una sommaria rassegna delle principali caratteristiche
della struttura economico-sociale dell'Abruzzo.
Con il Trattato firmato a R.oma il 25 marzo
1957 dai rappresentanti del Belgio, della Germania, della Francia, dell'Italia, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi, i Sei Paesi hanno'
istituito tra loro una Comunità Economica
Europea (è attualmente all'esame degli organi
della Comunità l'ammissione della Turchia,
della Grecia e dell'Islanda).
La Comunità ha il compito. fissato all'art. 2
del Trattato, di promuovere. mediante l'instaurazione di un Mercato C o m ~ n ee il graduale
'avvicinamento delle politiche economiche degli
Stati membri, uno sviluppo armonico delle attività economiche nell'insieme della Comunità,
una espansione continua ed equilibrata, una
accresciuta stabilità, ed un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette
relazioni tra gli Stati che ad essa partecipano.
A questi fini, l'azione della Comunità comporta principalmente (art. 3):
a ) l'abolizione fra gli Stati membri dei dazi
doganali e delle restrizioni quantitative alla
entrata ed all'uscita delle merci, come pure di
tutte le altre misure di effetto equivalente;
b) l'eliminazione t r a gli Stati membri degli
ostacoli alla libera circolazione delle persone,
dei servizi e dei capitali;
C) l'instaurazione di una politica comune
nel settore dell'agricoltura ed in quello dei
trasporti:
d ) la creazione d i un fosndo sociale europeo
allo scopo di migliorare le possibilità di occupazione dei lavoratori e di contribuire al miglioramento del loro tenore di vita.
Viene prevista altresì:
1) l'istituzione d i una tariffa doganale comune e d i una politica commerciale comune
nei confronti dei Paesi terzi;
2) la creazione d i un regime inteso a garantire che la concorrenza nel Mercato Comune
non venga falsata;
3) l'applicazione di procedure che permettano di coordinare le politiche economiche degli
Stati membri e di ovviare agli squilibri nelle
loro bilancie dei pagamenti;
4) il ravvicinamento delle legislazioni nazionali nella misura necessaria a l funzionamento
del Mercato Comune;
5) l'istituzione d i una Banca europea per
gli investimenti, destinata a facilitare l'espansione economica della Comunità mediante la
creazione di nuove risorse;
6) l'associazione dei Paesi e territori di
oltremare, intesa ad incrementare gli scambi
e proseguire in comune nello sforzo di sviluppo
economico e sociale.
L'articolo 8 dispone che il Mercato Comune
venga progressivamente instaurato nel corso
di un periodo transitorio di 12 anni, suddiviso
in tre tappe, di 4 anni ciascuna, la cui durata
può essere modificata a talune condizioni. Per
ciascuna tappa è previsto un complesso di
azioni che devono essere intraprese e condotte
insieme. I1 passaggio dalla prima alla seconda
tappa è condizionato alla constatazione che
l'essenziale degli obbiettivi fissati per la prima
tappa sia stato effettivamente raggiunto e che
siano stati mantenuti dagli Stati membri tutti
gli impegni previsti dal trattato.
Come viene precisato dall'art. 9, la Comunità
è fondata sopra una unione doganale che si
'estende al complesso degli scambi di merce e
importa un divieto, tra gli Stati membri, di
fissare dazi doganali, o tasse di effetto equivalente, all'importazione ed alla espo'rtazione
delle merci; l'impegno all'unione doganale comporta anche la adozione di una tariffa doganale
comune nei rapporti con gli altri paesi non
facenti parte della Comunità.
I dazi doganali all'importazione attualmente
vigenti tra gli Stati facenti parte della Comunità, sono progressivamente aboliti. come viene
fissato dall'art. 13, durante il periodo transitorio. P e r ogni prodotto il dazio di base su
cui vanno operate le successive riduzioni è
costituito dal dazio applicato al lo gennaio 195'7.
I1 ritmo delle riduzioni viene fissato dettagliatamente, precisando che la prima riduzione si
applica un anno dopo l'entrata in vigo're del
Trattato, la seconda riduzione 18 mesi dopo,
la terza alla fine del quarto anno; durante la
seco'nda tappa si opera una riduzione 18 mesi
dopo l'inizio di essa, una seconda riduzione a
18 mesi dalla precedente ed infine la terza
riduzione un anno dopo; se vi sono ancora
riduzioni da operare, queste saranno applicate
nella terza tappa, cosicché alla fine del periodo
di transizione, cioè alla fine dei 12 anni dall'entrata in vigore del Trattato, nosn ci siano
p i ì ~dazi doganali tra le merci scambiate tra
i sei Paesi.
Co'me già ci è detto, e come viene ribadito
e precisato dall'art. 38 del Trattato, il Mercato
comune comprende l'agricoltura e il commercio
dei prodotti agricoli, intendendo per tali i prodotti del suolo, dell'allevamento e della pesca,
Sulniona (L'Aquila)
- L'acquedotto.
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
9
come pure i prodotti di prima trasformazione
che sono in diretta connessione con tali prodotti. Ai prodotti agricoli sono applicabili tutte
le norme previste, e so'pra sintetizzate, per la
instaurazione del Mercato Comune. I1 funzionamento e l o sviluppo del Mercato comune
per i prodotti agricoli devono essere accompagnati, precisa lo stesso aiit. 38, dalla instaurazione di una politica agricola corilune degli
Stati membri. Le finalità di questa politica
agricola sono elencate nell'art. 39, che le determina nel modo seguente:
l ) incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione
agricola come pure l'impiego migliore dei Iattcri di produzione ed in particolare dclla mailo
d'opera;
2) assicurare così un tenore di vita equo
alla popolazione agricola. grazie in particolare
a l miglioramento del reddito individuale di
coloro che lavorano nell'agricoltura;
3) stabilizzare i mercati;
4) garantire la sicurezza dcgli approvvigicnamcnti;
5) assicurare prezzi ragione\.oli nelle consegne ai consumatori.
Come viene stabilito dall'art. 40, gli Stati
componenti la comunità dovranno attuare gradatamente la politica agricola comune durante
il periodo transitorio ed instaurarla al più
tardi alla fine del periodo stesso.
P e r consentire il raggiungimento degli obiet,tivi definiti dall'art. 39, può essere in particolare previsto, nell'ambito della politica agricola
comune (art. 41):
a) un coordinamento efficace degli sforzi
intrapresi nei settori della formazione professionale, della ricerca e della divulgazione dell'agronomia, che possono comportare progetti
o istituzioni finanziate in comune dei sei Paesi;
b) azioni comuni per lo sviluppo del consumo d i determinati prodotti.
Inoltre l'art. 42 prevede che può essere autorizzata dagli organi della Comunità la concessione di aiuti finanziari per la protezione delle
aziende particolarmente sfavorite da condizioni
strutturali o naturali per l'attuazione di programmi di sviluppo economico.
Le dispo~sizio~ni
che costituisco~noi fondamenti
della Comunità - insieme a quelle concernenti
la libera circolazione delle merci da un lato
e l'agricoltura dall'altro, aelle quali si è già
accennato - sono quelle concernenti la libera
circolazione delle persone. dei servizi e dei
capitali, e quelle che si riferiscono ai trasporti.
La libera circolazione delle persone, dei
servizi e dei capitali viene fissata e precisata nel gruppo di articoli raggruppati sotto
il titolo I11 della parte seconda del Trattato.
P e r quanto in particolare concerne la libera
cii.colazione dei lavo'ratori, l'art. 48 prescrive
che questa deve essere assicurata, all'interno
della Comunità, al più tardi al termine del
periodo transitorio. I1 concetto di libera circolazione dei lavoratori implica l'abolizione di
qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per
quanto riguarda l'occupazione, l a retribuzione
e l e altre condizioni di lavoro. Ciò significa,
in altre parole, che non possono essere poste
restrizioni ai cittadini degli Stati membri che
desiderino trasferirsi a lavorare in un altro
degli Stati componenti l a Comunità, e che ai
lavoratori immigrati non possono essere fatte
condizioni diverse, e in particolare condizioni
peggiori, di quelle assicurate ai lavoratori che
sono cittadini dello Stato di immigrazione, per
quanto concerne tutti gli aspetti del rappo'rto
di lavoro. Infatti, lo stesso articolo 48 precisa
che la libera circolazione dei lavoratori importa di diritto':
1) di rispondere a offerte di lavoro effettivamente esistenti;
2) d i spostarsi liberamente nel territorio
degli Stati membri per rispondere a tali offerte;
3) di stabilirsi in uno degli Stati membri
a l fine di svolgervi una attività di lavoro
secondo l e disposizioni legislative, regolamentari e amministrative che disciplinano l'occupazione dei lavoratori nazionali;
Gran Sasso d'Italia
- Dalla cresta del Calderone - Il Corno Grande.
4) infine di rimanere sul territorio di uno
Stato membro dopo aver occupato un impiego,
secondo condizioni che co'stituirannot l'oggetto
d i regolamenti d i applicazio'ne che verranno
stabiliti i n seguito.
Di particolare interesse, a i fini che ci interessano, sono poi l e dispo'sizioni del Trattato
in materia di politica so,ciale: a queste è dedicato il titolo terzo della terza parte del Trattato stesso, quella parte cioè che concerne la
politica della comunità e che si articola nei
quattro titoli delle norme generali (riferentisi
alle regole di concorrenza, aile disposizio'ni
fiscali, ed al processo d i ravvicinamento delle
legislazio~ni n e c e s s a r i o per raggiungere gli
obiettivi del trattato), della po'litica economica,
della politica sociale appunto, e delle disposizioni concernenti l a Banca Europea per gli
Investimenti.
Per quanto in particolare concerne l a politica sociale, l'art. 117 enuncia che gli Stati
inembri convengono sulla necessità di promuove1.e il miglioramento delle condizioni d i vita
e di lavoro della mano d'opera che consenta
la parificazione nel progresso delle condizioni
stesse. Gli Stati inembri ritengono che una
tale evoluzione risulterà sia dal funzionamento
del Mercato comune, che favorirà l'armonizzazione dci sistemi sociali, sia dalle procedure
previste dal Trattato e dal ravvicinamento delle
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative.
L'articolo 118 precisa po'i che cosa si intende
per politica sociale. Esso infatti sottolinea che,
senza pregiudizio delle altre dispo'sizioni del
Trattato e conformemente agli obiettivi generali di questo, gli organi della Comunità hanno
il compito di pi-omuo~vereuna stretta collaborazione tra gli Stati membri nelle materie
seguenti: l'occupazio~ne, il diritto al lavoro e
l e condizioni di lavoro, la formazio'ne e il perfezionamento professionale, la sicurezza sociale,
la protezione contro gli infortuni e le malattie
professionali, l'igiene del lavoro, il diritto sindacale e le contrattazioni collettive tra datori
di lavoro e lavoratori.
L'art. 123 dispone poi l'istituzione di un fondo
sociale europeo che avrà il compito d i promuovere all'interno della Comunità l e possibilità di occupazione e l a mo'bilità geografica
e professionale dei lavo'ratori, nell'intento di
migliorare l e possibilità di o'ccupazione dei
lavoratori all'interno del Mercato comune e
contribuire così a l miglioramento del teno're
d i vita che, come si P visto, sul piano sosciale
costituisce uno degli obiettivi fondame~ntali
della istituzione della Comunità.
E' previsto, dall'art. 125, che questo, fondo
copra la metà delle spese destinate d a ciascuno
Stato, o d a un organismo d i diritto pubblico:
a) ad assicurare ai lavoratori una nuova
o'ccupazione produttiva mediante la rieducazione professionale e l e indennità d i nuova
sistemazio,ne;
b) a comncedwe aiuti ai lavoratori il cui
lavo'ro sia ridotto o sospeso temporaneamente
in tutto o in parte, in seguito alla riconversione
verso altre produzioni dell'azienda in cui erano
occupati, per permettere loro di conservare lo
stesso livello di retribuzione i n attesa d i essere
pienamente occupati.
In altri termini, il fondo sociale è stato concepito come uno strumento che vuole impedire
che ricadano sui lavoratori le conseguenze dei
movimenti e delle crisi di assestamento che
indubbiamente dovranno sesguire alla attuazione
del Mercato comune e della Comunità eco'nomica.
Questa sollecitudine per l'aspetto sociale, rappresenta una delle caratteristiche del movimento di integrazione promosso dai sei Stati,
e rappresenta una delle garanzie che il processo
di integrazione non si risolva, sia pure soltanto
a breve scadenza, i n un forte danno per l e
regioni econo'micamente meno sviluppate della
Comunità. L'accento posto sulla politica sociale
deriva dalle esperienze raccolte i n un passato
relativamente recente in altri processi di integrazione economica. e innanzi tutto nel processo
di unificazione delllItalia, quando appunto furono l e regioni economicamente più deboli, cioè
le regioni dell'Italia meridionale, che ebbero a
risentire maggiormente del processo di unificazione, appunto perché questo era stato determinato senza una oculata preveggenza di quelli
che avrebbero potuto essere gli effetti della
integrazione stessa, soprattutto nel campo sociale.
Un'altra garanzia contenuta nel Trattato di
Roma, che tende alla stessa finalità, è fornita
appunto dal protocollo aggiunto concernente
il nostro Paese. Su tale protocollo, le Alte
Parti Contraenti, desiderando risolvere taluni
problemi particolari che interessano l'Italia.
hanno convenuto di prendere atto del fatto
che il Governo italiano è impegnato nella esecuzione di un programma decennale di espansione economica che mira a sanare gli squilibri strutturali dell'economia italiana, i n particolare fornendo delle necessarie attrezzature
produttive l e zone meno sviluppate del Mezzogiorno e delle Isole e creando nuovi posti
d i lavoro per eliminare l a disoccupazione; e
ricordano che tale programma del Governo
italiano è stato preso i n considerazione e approvato nei suoi principi e nei suoi obiettivi
d a organizzazioni di cooperazione internazionale d i cui l e altre parti contraenti sono'
membri; riconoscono che il raggiungimento
degli obiettivi del programma italiano rispon-
COMUNI D'EUROPA
10
dono al loro interesse comune; e a tal fine
convengono di agevolare il Governo italiano
nell'adempimento di tale compito raccomandando alle istituzioni della Comunità di porre
in atto tutti i mezzi e tutte le procedure previste dal Trattato, in particolare ricorrendo
ad un adeguato impiego delle risorse della
Banca europea per gli investimenti e del Fondo
sociale europeo. Pertanto vengono previste particolari misure nel caso che insorgano pericolosc situazioni di tensione per quanto riguarda
la bilancia dei pagamenti e il livello della
occupazione.
Quelle finora delineate rappresentano le linee
fondamentali del Trattato di Roma che istituisce la Comunità Economica Europea. Vediamo ora di esaminare quali sono le caratteristiche fondament,ali dell'econoinia abruzzese,
ed i n particolare quelle che possono assumere
un ruolo di maggior rilievo nel quadro dell'attuazione della Comunità stessa.
Innanzitutto, appare ingrato, ma è necessario
L'Aquila
per tabacchi per abitante che è pari, anche in
questo caso, al 63% della corrispondente spesa
media nazionale, un indice di motorizzazione
più che dimezzato rispctto a quello italiano
complessivo, un consum» unitario di energia
elettrica per illuminazione che non raggiunge
i due quinti del consumo riiedio nazionale e
una spesa per spettacoli che, sempre commisurata al numero degli abitanti, equivale soltanto al 38% d i quella media nazionale. Per
quanto concerne il risparmio bancario e postale ( l e altre forme di risparmio e di tesaurizzazione monetaria non sono ovviamente misurabili in termini quantitativi), si rileva che
l'ammontare complessivo delle somi-i-ie depositate a questo titolo in Abruzzo equivale solt,anto
al1'1,86'h del totale risparmio bancario e postale
italiano; la cifra media per abitante supera di
poco la metà della corrispondente cifra media
nazionale, ed è inoltre particolarmente significativo il fatto che la metà di queste somme
è destinata alla forma di risparmio meno pro-
- Castello Cinquecentesco (ingresso).
ai fini di una più responsabile trattazione dell'argomento, rammentare che la nostra è una
delle Regioni italiane in cui le condizioni economiche sono più modeste. I1 reddito medio
per abitante in Abruzzo risulta infatti nel 1957,
secondo valutazioni non ufficiali ma comunque
ugualmente attendibili, di circa 115.700 lire
annue, cioè esattamente la metà del reddito
medio dell'intero Paese ammontante a quasi
L. 230.000 annue. Inoltre, mentre la popolazione abruzzese rappresenta il 3,395h dell'intera
popolazione italiana, nella regione si produce
soltanto 1'1,71% del reddito nazionale; soltanto
le percentuali di reddito afferenti a l settore
dell'agricoltura e foreste e a quello della pesca,
sono all'incirca proporzionate al peso demografico della regione (rispettivamente 3,36%
del reddito agricolo nazionale e 3,6856 del reddito nazionale prodotto dal settore della pesca);
in tutti gli altri settori la percentuale di reddito prodotto in Abruzzo è sensibilmente inferiore alle percentuali che rappresentano il peso
demografico della regione, considerato sia nel
suo complesso, sia nei singoli settori di attività
in cui si distribuisce la popolazione attiva:
1,65(;1 del reddito totale nel setto're dei fabbricati, 1,087, nei settori dell'industria, co'minercio, credito, assicurazioni e trasporti, 1,737,
nel settore delle professio'ni libere e dei servizi
industriali e domestici, e 2,4154 nel settore della
publica amministrazione.
S e poi dall'esame del reddito prodotto passiamo a quello dei consumi e del risparmio,
la modestia delle condizioni di vita delle nostre
popolazioni appare ancora più evidente. Considerando infatti soltanto alcuni consumi tipici,
in Abruzzo troviamo un numero d i abbonati
alla radio che, per ogni mille abitanti, è inferiore di un terzo a quello nazionale; una spesa
duttiva e meno suscettibile di rapido reimpiego
nel sistema economico, cioè a l risparmio postale
( è da ricordare che nel complesso dell'Italia
i depositi presso l'Amministrazione Postale rappresentano soltanto il 23% del complesso dei
depositi bancari e postali).
Di conseguenza, un tentativo di raffronto
analitico tra i dati afferenti alle singole grandezze ed ai singoli fenomeni demograficoeconomico-sociali quali si presentano in Abruzzo
e quali risultano nel complesso dei sei Paesi
costituenti la Comunità Europea, potrebbe presentare qualche elemento di interesse sul piano
puramente documentario ma risulterebbe di
scarsissima utilità pratica: infatti in ben pochi casi la potenzialità economico-sociale del1'Abruz.o supera, e addiritura raggiunge l'ordine di grandezza dell'lf% rispetto a quella
dell'intera area del Mercato Comune.
Ma queste considerazioni non possono avere
un gran peso ai fini di uiia valutazione dei
possibili riflessi dell'attuazione della Comunità
Europea sulla vita e l'attività della nostra regione. Infatti, a questi fini, è molto più importante - ed anzi è l'unico elemento veramente
importante - un esame della struttura del
nostro sistema economico-sociale regionale. Ora.
se noi analizziamo questa struttura, sulla base
d i tutta la documentazione nota e disponibile,
abbiamo viva, e posta in termini sufficientemente esatti, la conferma di una nozione che
è ben nota soprattutto a loro, che sono gli
amministratori delle nostre comunità: cioè che
la .nostra è una Regione nella quale, sotto
l'aspetto economico, l'agricoltura assume un
ruolo predominante, ed è una Regione nella
quale, sotto l'aspetto sociale. assume una iinportante funzione il fenomeno della emigrazione
all'interno del Paese ed all'estero.
20 dicembre 1959
S e esaminiamo la composizione del reddito
prodotto nella nostra regione, quale emerge
dalle già accennate valutazioni non ufficiali,
vediamo che il reddito netto dell'agricoltura
rappresenta la quota relativamente maggiore
del reddito complessivo: infatti a questo settore si attribuisce il 39:;
del complessivo
reddito del settore privato e della pubblica
amministrazione; i settori dell'industria, commercio, credito, assicurazioni e trasporti raggiungono infatti il 38:L soltanto se considerati
nel loro complesso~,mentre un altro 16% deriva
dall'attività della pubblica amministrazione,
meno del 5% dalle attività esercitate nelle professioni libere e nei servizi industriali e domestici, e quote pressoché trascurabili (1-2:; )
sono attribuibili all'attività della pesca e 211:
attività immobiliare. Le cifre sulla distribu.
zione per settori d i attività della popolazione
attiva dimostrano inoltre che ben il 65% della
popolazione attiva stessa è addetta ad attività
agricole e similari.
Queste cifre quindi ci offrono già esse stesse
la conferma del carattere eminentemente agricolo della nostra economia, ma il confronto
tra le due cifre pertinenti a questo settore reddito prodotto nell'agricoltura e popolazione
attiva addetta ad essa - qualifica iminediatamente un'altra fondamentale caratteristica della
nostra economia agricola: il confronto stesso
infatti indica che la nostra agricoltura è una
agricoltura a basso tenore di produttività, nella
quale cioè il 65% della popo'lazione attiva riesce
a conseguire soltanto il 40% del complessivo
reddito prodotto nella Regione.
Per dimostrare quella che abbiamo considerata la seconda principale caratteristica dell'Abruzzo, l'essere cioè un regione di einigrazione, basti ricordare che la nostra regione
del contingente annuo
fornisce circa il 15::
di emigrazione all'estero, e che l'esodo einigratorio degli ultimi sessanta anni ha provocato
un deficit netto di oltre mezzo niilione di persone. pari ad un terzo della popolazione attuale. E' da tener ben presente che queste cifre
non comprendono i trasferimeiiti all'interno
dell'Italia, movimento d i emigrazione che assume notevoli proporzioni quantitative (gli
abruzzesi di nascita residenti in altre regioni
sono, secondo i più attendibili dati noti. circa
200 mila) ed una ancora maggiore importanza
qualitativa, perché esso è alimentato in gran
parte dagli elementi più attivi, più ricchi di
iniziativa e di capacità individuali e professionali, e che quindi rappresentano una perdita
netta per l e loro zone di origine.
Individuate in tal modo in quella agricola
ed in quella emigratoria le due principali
componenti della nostra struttura economicosociale, è evidente quindi che i più importanti
riflessi che la creazione della Comunità Europea potrà avere sulla nostra regione concernono appunto la nostra agricoltura e la situazione di esuberanza delle nostre forze di lavo,ro.
Una valutazione delle po'ssibilità, sia di carattere pos,itivo che di carattere negativo, che
si vengono così a prospettare, e degli strumenti
ritenuti necessari per far fronte a queste nuove
situazioni, no'n si puv però esaurire in una
precettistica che necessariamente risulterebbe
sterile e arida se si esaurisse sul piano teorico
e che d'altro canto potrebbe essere fuori di
luogo, se pretendesse di scendere sul piano
pratico', in questa sede altamente qualificata,
di fronte ai responsabili della vita delle nostre
comunità, che di tali comunità conoscono a
fondo l e esigenze, l e possibilità e le necessità.
Ci limiteremo pertanto a prospettare, in termini estremamente sintetici, alcune situazioni
di fatto e talune conclusioni già raggiunte nell'esame di questi problemi, con il modesto
intento di offrire elementi e spunti per le
discussioni che questa relazione vuole suscitare
e che dovranno rappresentare il frutto più
interessante di questo Convegno.
Per quanto concerne l'agricoltura si può tener
presente innanzitutto che essa, insieme aile
attività della caccia e della pesca, assorbe, come
già si è avuto occasione di ricordare, quasi
il 65% della popolazione attiva abruzzese, nel
mentre produce soltanto meno del 40% del
reddito complessivo prodotto nella regione.
Questo stato di scarsa produttività della nostra economia agricola rispetto alla massa di
po'polazione che gravita su d i essa, può essere
espressa in altra forma, calcolando che la popolazione attiva addetta all'agricoltura costituisce
il 5,5% della complessiva popolazione attiva
20 dicembre 1959
~
COMUNI D'EUROPA
~
~
italiana addetta a questo settore, mentre riesce
a produrre poco pi5 del 3';, del reddito prodotto dal settore stesso nel coinplesso nazionale.
Se però si esamina la composizione strutturale della nostra produzione agricola, si rileva
che questa presenta delle differenze rispetto
alla complessiva produzione agricola italiana.
ma che si tratta di differenze contenute in
limiti piuttosto ristretti. Nella ripartizione percentuale del valore monetario dei prodotti dell'agricoltura abruzzese si notano, rispetto ai
corrispondenti valori nazionali, un maggiore
peso delle produzioni cerealicole ed erbacee in
genere, e una minore importanza dei sottoprodotti degli allevamenti (latte, burro, formaggio).
Questa sostanziale analogia tra la nostra
agricoltura e la complessiva agricoltura nazionale, fa sì che l e principali conclusioni
più volte formulate circa le prospettive positive e negative apportate alla agricoltura
italiana dalla costituzione del Mercato Comune,
possano essere all'incirca riferite - con le riserve derivanti dalle accennate differenze nella
composizione quantitativa e qualitativa della
produzione e nei sistemi di conduzione e di
organizzazione produttiva - anche all'agricoltura abruzzese.
Secondo tali conrlusioni. per riassumerle in
estrema sintesi, le prospettive offerte dal Mercato Comune sono piuttosto preoccupanti per
quanto concerne le produzioni cerealicole e i
prodotti indiretti dell'allevamento, in quanto
trattasi di attività concorrenziale con quelle
analoghe degli altri Paesi della Comunità; più
favorevoli si presentano invece le possibilità
del settore ortofrutticolo, la cui attività è complementare dei paesi più settentrionali della
Comunità; possibilità positive si avrebbero anche per quanto concerne la coltura del tabacco
e quella della barbabietola da zucchero.
S e queste valutazioni previsive sono esatte.
occorre tenere presente il peso che, come g i i
si è ricordato. la produzione ce'realicola ha nella
nostra agricoltura, assorbendo oltre un quarto
del valore totale d.ella pi-oduzione lorda vendibile; inoltre è da considerare che da no'i
mancano pressoché completamente quei prodotti, come gli agrumi e i fiori, che assumono
una funzione di punta nella concluista dei mercati dell'Europa Centrale e Settentrionale; in
definitiva, perciò la nostra produzione agricola
non appare sufficientemente specializzata da
poter ritrarre soltanto vantaggio dalla apertura
del Mercato Comune.
La soluzione del problema sembra quindi
consistere in una maggiore specializzazione e
industrializzazione della nostra agricoltura, ma
un processo in questa direzione trova indubbiamente un grosso ostacolo nel notevole frazionamento della proprietà fondiaria, superiore
anche a quello che si riscontra nell'intero complesso nazionale (in Abruzzo infatti il 96% delle
--------p-..
~
p
~~
-
proprietà private e il 53% delle corrispondenti
superfici si riferisce a proprietà di estensione
non superiore ai 5 ettari, contro, rispettivamente, il 93% e il 31% neil'intero territorio
nazionale).
Una situazione d i questo genere richiederebbe
quindi il forte sviluppo delle organizzazioni
cooperative e consorziali che possa unire insieme l e limitate potenzialità unitarie perché,
nel complesso di queste, sia possibile una più
razionale ed economica utilizzazione dei mezzi
di produzione (con particolare riguardo a quelli
meccanici) e un più remunerativo smercio dei
prodotti non facilmente collocabili in piccole
partite
Ma lo sviluppo e l'efficienza di ogni movimento di cooperazione dipende non soltanto
dall'esistenza di adeguate strutture organizzative, dei necessari strumenti creditizi, ecc., ma
anche e soprattutto d a una particolare attitudine psicologica che favorisca l a coilaborazione
produttiva fra i singoli individui. Anche sotto
questo aspetto, forse. nella nostra regione c'è
ancora molto da fare, per determinare un adattamento, in senso cooperativistico, della mentalità dei nostri agricoltori.
P e r quanto concerne la situazione demografico-sociale della regione, è noto, e si è già
avuto occasione di iicordarlo. che l'Abruzzo
è una delle regioni che ha fornito, quanto
meno in linea relativa rispetto alle proprie
dimensioni demografiche, alcuni dei contributi
più cospicui all'emigrazione italiana alì'estero
e agli spostamenti all'interno del Paese.
L'importanza dell'apporto abruzzese ali'emigrazione italiana. e le singolari caratteristiche
d i solidarietà con cui essa spesso si manifesta,
si sono rivelate purtroppo più volte con evidenza in occasione di eventi tragici, come la
non dimenticata sciagura di Marcinelle, l e cui
vittime provenivano in gran parte dalla nostra
terra.
La libertà di circolazione delle persone, garantita dal Trattato di Roma, potrebbe pertanto
essere coilsiderata come uno degli elementi del
Trattato stesso suscettibili di presentare il maggiore interesse e di prospettare i migliori vantaggi per la nostra regione.
P,Ta è bene non arrestarsi a questa conclusione di prima approssimazione. Occorre invece
considerare che nello stesso Trattato di Roma
la libertà di circolazione delle persone è affiancata alla libertà di circolazione dei capitali,
e che queste d u e possibilità, in un programma
di espansione interregionale, costituiscono due
alternative, e in parte due fattori di sviluppo
mutualmente integrantisi.
In altre parole, nell'ambito della Comunita
europea, vi è un Paese, l'Italia ( e pressoché
soltanto esso), che sovrabbonda di manodopera,
mentre vi sono altri Paesi che difettano di
manodopera e sovrabbondano di capitali. Allora
L'Aqiiila
- Chiesa di S.
Bernardino.
si presenta il problema - che del resto si riproduce, sia pure con caratteristiche meno nette,
anche all'interno del nostro Paese, fra l e zone
industrializzate dell'Italia Settentrionale e il
Meridione - circa la maggiore convenienza
di trasferire i capitali per creare attrezzature
produttive dove la manodopera abbonda, ovvero di trasferire questa dove vi 6 disponibilità
di capitali che attendono di essere investiti.
Da un punto di vista di opportunità generale, la risposta al quesito non sembra dubbia.
perché per molte ragioni lo spostamento delle
forze di lavoro incontra ostacoli molto maggiori dello spostamento di capitali. E' noto
infatti che l'emigrazione degli uomini poiie
una serie di problemi individuali, familiari e
sociali, sia di ordine pratico, sia di ordine
psicologico, derivanti, questi ultimi, dalle difficoltà di ambientamento e di integrazione degli
emigrati con la comunità che li accoglie; e
tali difficoltà sono cosi complesse che sotto
certi punti di vista può essere più conveniente,
sia per la zona potenziale di immigrazione
che per quella di origine degli aspiranti alla
emigrazione, preferire la prima delle alternative sopra accennate, cioè quella del trasferimento in direzione inversa degli altri mezzi
produttivi, così che la combinazione dei fattori
capitale-lavoro avvenga nella zona dove sovrabbonda la manodopera anziché in quella
dove vi è disponibilità di capitale.
Nel nostro caso pratico, ciò significherebbe
che, nel quadro dell'attuazione della Comunità
Europea, noi dovremmo tendere ad attirare
capitali stranieri in Abruzzo per farvi sorgere
nuove attività produttive e dare cosi lavoro
alla nostra manodopera esuberante, anziché
cercare per questa nuovi o più vasti sbocchi
di emigrazione. Ed a questo proposito è op-portuno tener presente che la nostra Regione
è singolarmente favorita dalla sua posizione
geografica - perché la più settentrionale. cioè
la più vicina alle fonti dei capitali
tra tut,te
l e altre del Meridione; e che nell'opera di
attrazione delle iniziative a i investimento produttivo le Amministrazioni Comunali possono
veramente esercitare un ruolo attivo e determinante.
Tuttavia, se sotto l'aspetto pratico la mobilità
dei capitali è soggetta ad un grado di vischiosità inferiore a quello da cui è affetta la mobilità della manodopera, vi è tutta una serie di
fattori che rendono i inovimenti di capitale
molto più cauti e lenti di quanto sarebbe
desiderabile da parte delle zone sottosviluppate. Per la maggior parte si tratta di fattori
politici, di politica pura e d i politica economica, nel senso che il capitale viene investito
in attrezzature e imprese produttive soltanto
-
Scanno (L'Aquila)
- I1
lago.
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
Teramo
- Portici Savini.
quando si presentano solide garanzie di libero
svolgimento della attività produttiva, di remunerazione adeguata ai rischi e di possibilità
di disinvestimento.
Tutti gli ostacoli - di carattere giuridico,
amministrativo, fiscale, sindacale - posti alla
libera esplicazione della impresa produttiva,
tutte l e misure tendenti a ridurre le possibilità concorrenziali delle iniziative private,
tutte l e azioni tendenti a creare una sfavorevole atmosfera di sospetto e di intimidazione
intorno all'attività dell'imprenditore, tutte le
impostazioni concettuali favorevoli al trasferimento sotto il controllo statale di singole
aziende o di interi settori produttivi. costituiscono altrettanti fattori di insicurezza, altrettante rèmore alla immigrszinne di capitali,
e riducono la possibilità di alternative all'emigrazione delle forze di lavoro.
Qualunque sia la soluzione che, per una
scelta predeterminata o sotto l'impulso delle
circostanze contingenti, verrà adottata, c'è u n
altro problema molto importante che riguarda
l e nostre forze di lavoro: il problema cioè
della loro preparazione e qualificazione professionale. E' inutile nasconderci che anche
sotto questo punto di vista le nostre carerizr.
sono notevoli, sia in linea assoluta sia in confronto con il resto d'Italia. E se è necessario
documentare questa affermazione. si può ricordare che, secondo l'analisi strutturale effettuata
nel genanio 1957 sugli iscritti agli uffici di collocamento, nella nostra regione è risultato che,
sulla massa totale dei disoccupati registrati,
oltre la metà (precisamente il 53%) non aveva
un grado di istruzione che andasse al di là
della sola frequenza delle scuole elementari;
soltanto il 3 1 degli iscritti agli uRci di collocamento aveva un titolo di studio superiore
a quello della licenza elementare ed una analoga percentuale era rappresentata da coloro
che avevano seguito corsi di addestramento
professionale o avevano svolto periocii di apprendistato.
Ora, se vogliamo avviare a soluzione il problema dell'assorbimento della n o s t r a mano
d'opera esorbitante, dovunque questa debba
trovare impiego, in patria o all'estero, è necessario che anche da noi si intensifichino l e
iniziative, attraverso la collaborazione degli
organismi pubblici C dei privati, tendenti ad
ottenere una maggiore qualificazione ed una
maggiore preparazione professionale, a tutti i
livelli gerarchici ed iniziando dall'isti-uzione
di base. E' necessario altresì che teniamo presente che il problema della preparazione e
della qualificazione culturale e professionale
non si può risolvere attraverso la creazione
di istituzioni scolastiche spesso di scarsa funzionalità e, per ovvi motivi, di ancora più
modesto livello didattico e scientifico, ma si
affronta e si risolve mettendo in condizione
i giovani che lo meritano di seguire quei corsi
di studio e di apprendimento professionale che
meglio rispondono alle possibilità ed alle aspirazioni dei giovani stessi e che sono maggiormente suscettibili di favorire un proficuo inserimento di questi nella attività produttiva.
C'è poi tutta un'altra serie di considerazioni
da svolgere a proposito di un settore di attività
il cui sviluppo è in gran parte indipendente
dalla Comunità Europea, ma che dall'attuarsi
di questa troverà un nuovo impulso, perché
come del resto si è già visto, l'obbiettivo finale
della Comunità stessa è rappresentato dal miglioramento del tenore di vita, di cui elementi
principali sono l'aumento dei redditi individuali e la maggiore disponibilità di tempo
lasciato libero dalla attività lavorativa. Questo
settore di attività è rappresentato dal movimento turistico, che appunto trova alimento
nella maggiore disponibilità di redditi e di
tempo lasciato libero dal lavoro. Anche in
questo campo però non dobbiamo farci molte
illusioni: l e nostre possibilità concorrenziali
rispetto ad altre regioni sosno relativamente
ridotte, perché non possiamo offrire le sfolgoranti bellezze naturali o gli eccezionali tesori
artistici che altre regioni italiane possono presentare al turista straniero o allo stesso turista
italiano. Possiamo però offrire a tutti, italiani
e stranieri, la possibilità di tranquilli so'ggiorni
nei nostri paesaggi sereni e nella tradizionale,
e unanimemente apprezzata, ospitalità della
nostra gente, Anche in questo campo, nel
potenziamento dello sviluppo delle attrezzature
dirette alle attività turistiche, le Amministrazioni Comunali possono assumere una funziomne
diretta e determinante, tenendo presente che
la organizzazione turistica non consiste somltanto nell'attrezzatura alberghiera - campo
peraltro in cui c'è ancora moltissimo da fare
nella nostra regione - ma risulta anche, e
forse soprattutto, da una serie di piccole iniziative che possono rendere grato e confortevole il soggiorno per il turista, che spesso viene
da lontani paesi e che per questa ragione ha
molte volte bisogno di sentirsi intorno una
atmolsfera di amichevole simpatia.
Riassumendo dunque sinteticamente i termini
di questa relazione - che, ripetiamo, non ha
affatto la pretesa di additare soluzioni e di
fissare direttive di azione, ma vuole più modestamente propolrre alcuni temi di meditazione
e suscitare una proficua discussione intorno allo
argomento principale di essa - la Costituzione
della Comunità Economica Europea pone per la
nostra regione alcune esigenze e l e apre alcune
possibilità che concernono principalmente la specializzazione e l'industrializzazione della nostra
economia agricola, la maggior qualificazione
della mano d'opera, l'attrazione di nuove iniziative di investimento produttivo e! lo sviluppo
dell'afflusso turistico: sono tutte occasioni di
progresso economico e sociale alle quali, per le
considerazioni sommariamente esposte in precedenza, si può guardare senza aspettative miracolistiche da un lato, senza sfiduciati pessimismi dall'altro,, ma i n definitiva, considerando
il complesso dell'economia regionale, con un
atteggiamento di cauto ottimismo.
Ma un altro ammaestramento ancora ci deve
venire dalla costituzione della Comunità ECOnomica Europea.
Ci sia consentito un accento di carattere personale per segnalare quale penosa impressione
venga suscitata, nelle centinaia di migliaia di
abruzzesi che vivono e lavorano, oltre i confini della loro terra di origine, dall'eco di certe
dispute - troppe volte assolutamente prive di
ogni pratico contenuto o al più fomentato da
un malinteso spirito concorrenziale - che dividono spesso l'una e l'altra provincia della regione, l'una e l'altra Città della stessa Provincia. Ci sia consentito sottolineare, pur senza
alcuna presuntuosa jattanza, quanto tali divisioni siano dannose ai fini di quella comunione
di forze e di quella unità di intenti che, soprattutto i n regioni depresse come la nostra, costituiscono non soltanto una esigenza fondameiitale, ma addirittura la premessa per l e stesse
possibilità di sopravvivenza e che in definitiva
rappresentano il fondamento ispiratore della
Comunità Europea. Perché dobbiamo aver semp r e presente che con il Trattato firmato a Roma
il 25 marzo 1957. i francesi, i tedeschi, i belgi,
gli italiani, gli olandesi, i lussemburghesi, non
hanno costituito soltanto una comunità di interessi materiali, non hanno messo insieme soltanto l e loro risorse economiche, i loro capitali,
l e loro materie prime, i loro strumenti produttivi, l e lo'ro forze di lavoro manuali ed intellettuali, ma - nel ricordo tragico di duemila
anni di storia comune, la maggior parte dei
quali drammaticamente vissuti gli uni contro
gli altri - hanno raccolto insieme l e loro forze
spirituali, i loro timori, l e loro speranze nel
domani, la loro fiducia nell'avvenire. P e r questa ragio~ne, è stato affermato giustamente che
la costituzione della Comunita Europea rappresenta una sfida alla storia, che i sei popoli hanno lanciato e che tutti noi ci apprestiamo ora
consapevolmente a sostenere con serena fiducia,
nel nome di Dio e dell'avvenire dei nostri figli.
BANCO DI SANTO SPIRITO
FONDATO NEL -31605
DIREZIONE CENTRALE
Roma
-
Via del Corso, 173
m
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
13
DOCUMENTAZIONE DELLA RELAZIONE MARIANI
Tav. 1 - REDDITO PRODOTTO D A L SETTORE PRIVATO E DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
NEGLI ABRUZZI E MOLISE N E L 1957
Cifre
assolrite
(milioni
di lire)
X'i.T,OI
920
4.04;
Settori economici
Arricoltura. foreste
pesca
. . . .
Fabbricati
. . . . .
Industria. c o m m e r c i o ,
credito, assicurazioni,
trasporti . . . . .
Professioni libere e servizi industriali e domestici. . . . . .
P u b b l i c a amministrazione
. . . . .
Totale r e d d i t o settore
r > i ivato e i>ubbiica am. . .
ministrazione
Totale reddito t ~ r i v a t o e
P.A. dedotte le duvlicazioni. . . . . .
r e d d i t o p r o d o t t o r>er
abitante (lire) . . .
F a t t o = 100 il reddito
medio per abitante dell'Italia (lire 292.862)
oual'è la media rier le
i~rovinciedegli Abriizai e Molise . . . .
. . .
Riimrti5%
zione
sul totale
Italia=lOO
56
39.18
3.36
0,43
3,GX
1.8:
1.65
81.410
.
1.08
n7.7.;
9.830
4.56
1.73
24.969
16.11
2.41
100.0
215.676
1,il
195.736
-
115.ili
--
-.
50.3
Fonte: G. T,\<;LI~IC,IRSC.
Gli :lbruizi e il Molise, in
a Nuouo nIez~ogioino». Ronia, Marzo 1959.
T a \ . 2 - l:IP2ZRTI%IONE P E R GRANDI SETTORI DI
ATTIVITA' DE1,LA P O P O L A Z I O N E ATTIVA DEGLI
ABRUZZI E RIOLISE - CENSIMENTO 1921
Cifre
assolute
(migliaia
di i>ersoiie)
Settori di attività
Agricoltiir:i, caccia e
pesca . . . . .
Industria
. . .
T r a s ~ ) o r t i , comuiiicaiioni
. . .
Commeicio . . . .
Servizi \.avi
. . .
Credito e As51cursiioni .
. . .
P u b b l i c a Amministrazione . . . .
.
. .
Distribuzione
Percentuale
sul totale
Italia = 100
q
45i
120
64,7
19.8
5.53
2.22
16
33
15
2,3
4.7
2,1
2.04
2.00
2.02
0.4
3
Italia
Abruzzi e Molise
valore
valore
% sul
in
ripartiin
r i p a r t i - valori
milioni zione % milioni zione % iiaziod i lire
d i lire
uali
R a m i classi
categorie
e principali
prodotti
C 0 LTIVAZION1 AGRICOLE
. . .
Cereali . . .
Legumi secchi
Oitaggi . . .
Barbabietole d a
zucchei-o . .
Tahacco . . .
Fibre tessili .
Semi oleosi . .
Altre . . . .
Leaiiose. . .
Erbacee
2.023.860
65.91
72.873
66,84
3.6
1.171.849
38,16
48.811
44.77
1.2
i08.849
21.748
313.486
23,08
0,il
10,21
30.608
2.557
12.852
28,Oi
2,33
11,i9
4.3
11,s
4,l
58.489
18.370
12.638
4.591
33.678
1.90
0,60
0.41
0.16
1.10
1.966
327
55
29
417
1,bl
0.30
0.05
0,03
0,39
3,4
1,8
0.4
0.6
1,2
26,91
23.360
21.43
12.62
13.470
12,35
3,5
111.6S5
69.315
208.393
48.928
3.6'
2,26
6.80
1.59
2.963
5
6.312
610
2.11
0.04
5.78
O,66
?,i
. .
25.636
0.81
702
0,61
2.7
A L L E \ A ME N T I . .
Prodotti diretti
1.046.795
512.232
34.09
16.68
36.156
21.540
33.16
19.76
3.5
4.2
8,02
0,69
4,64
3,33
7.448
1.923
8.601
3.668
6.83
1.76
i,80
3,36
3.0
9.1
6,O
3,6
2,7
Bovini
. . .
Ovini e ea:>rini
Suiiii . . . .
Altri . . .
246.313
21.131
142.49.>
102.263
Prodotti \ a r i .
Latte . . . .
i311rro
. . .
--Formaggio . .
Uova . . . .
Lana . . . .
Bozzoli . . .
Altri. . . .
534.563
17.41
14.616
13,20
209.15i
24.705
104.8i8
174.759
7.357
6.401
8.246
6,81
0.81
3,42
5,69
0,23
0,18
0,27
1.728
87
2.767
8.897
646
1,58
0.08
2,54
8.16
0,59
.
---
- -
491
...
3.0
1.3
0,s
0.4
216
5,l
8,9
42
6,O
706
Totnle.
. .
3.090.655
100,OO
109.029
0,45
6.0
100,OO
3.6
2.52
100.0
3.60
Fonte: IsTII'uTo CENTRALED1 STAT~STIC.\,
An~tuario
rli Statistica dy>-<ii.in 1958.
Tav. 5 - )DATI S U L P O T E N Z I A L E FICONOIMICO-SOCIALE DELL'ABRUZZO E MOLISE
N E L QUADRO DELL'ITALIA E D E L MERCATO OOMUNE EUROPEO (1956)
I T A L I A
Area del
Mercato
Comune
V O C I
.
Suverficie territoriale (milioni ha) . .
.
Popolazione coniplessiva (milioni) . . . .
Popolazione attiva (milioni) . .
. . .
- agricoltura. caccia e pesca (milioni) .
- industria (niilioiii)
. . .
commercio, trasvorti, servizi, i>ubblica
amministrazioiie (niilioiii)
. . . . .
Disoccupati (milioni) . . . . . . . .
Reddito lordo (niiliardi dollari) . . . .
Consumo di concinii fosfatici (milioni q.li) .
Consumo di concimi azotati (milioni q.li) .
Trattrici agricole (migliaia) . .
. .
Produzione di frumento (milioni ionn.) . .
Prodiizione di mais (milioni tonn.) . . .
F'roduzione di pomodori (milioni tonn.)
.
Produzione di patate (milioni tonn.) . . .
Produzione di barbabietole d a zucchero (milioni t0nn.i . . . . . .
. . . . .
Produziorie di uva (milioni tonn.) . . .
Consistenza del patrimonio zootecnico:
a ) bovini (milioni di capi) . . . . . .
li) ovini (niilioni di capi)
.
. . .
c ) suini (milioni di capi)
. . .
- . . . .
Produzione di energia e l e t t r i c a (miliardi
di Ii\ih) . . . . . . . . . . . . .
Produzione di petrolio (milioni tonn.) . . .
Produzione di acido solforico al 1000/o (mi. . .
gliaia tonn.) . . . . . .
Abitazioni costruite (migliaia) .
. . . .
Autoveicoli in circolazione (milioni)
. .
Abbonati alla radio (milioni) . . . .
.
Biglietti cinematografici venduti (milioni) .
Presenze di turisti stranieri (pernottamenti
in alloani) (milioni) . . . . . . . . .
.
. . . . .
.
.
.
.
. .
.
.
.
.
cifre
issoìute
a
% su1 totale
Mercato
Comune
A B R U Z Z I
cifre
a1ss01ute
E
M O L I S E
qe sul
totale % SUItotale
Italia
Mercato
Comune
ll6,6
167,l
74,8
22,4
28,4
24,O
3.2
125.5
13,9
11,6
1.029.0
18,8
5,3
1,9
53,8
.
.
.
. .
.
.
.
Fonte: I dati concernenti l'area del Mercato Comune Europeo e l'Italia sono t r a t t i dallo studio di G. TAGLIACARKC, Caratteri economici e yociali dell'ltnlia nel hlereato Co7nune. pubblicato in: UNlONE ITALIANADELLE CAMERE
D I COYMERC~O,
C o r n ~ ~ n i tEcoiww~ica
à
Europeu. Milano, Giuffré 1968.
I dati concernenti i'Abruzw sono t r a t t i dalle pubblicazioni dell'Istat.
Abriizzo
% su
dati produzione
assoluti italiana
Prodotti
Produzione delle miniere
Ligiiite xiloide e torlns:? (tonii.) . . . . .
Petrolio grezzo (tonn.)
Minerali di a l l u m i n i o
(bauuitej (tonn.) . ,
M a i n a d a cemento (ton. .
nellate) . . .
Roccia asfaltic:~ per distillazione (tonn.)
.
Roccia asfaltica ver pavimentazione (tonn.) .
.
.
2.8
38i.369
.
Foraaaere
Tav. 4 - ENTITrZ' , D E L 1 2 PRODUZIONI INDUSTRIALI
D E L L E PROVINCIE ABRUZZESI COMPARATE CON
L E CORRISPONDENTI PROiIIUZIONI TOTALI
ITALIANE - ANNO 1956
Acque minerali
826.375
Prodotti vitivinicoli .
.
Prodotti d e l l a
olivicoltiira .
Anriimi . . .
Fruttifcri . .
Altre . . . .
1,il
P
. .
-
-P-P-
.
Totale .
-
Tav. 3
VALORE D E L L A PRODUZIONE AGRICOLA
LORDA VENDIBILE ITALIA E ABRUZZI E MOLISE
ANNO 1956
. . . .
Produzione delle cave
Breccie e piiddinghe in
pezzame (tonn.) . .
Arzilla per cemento artificiale (tonn.) . . .
Pozzolana (tonn.) . . .
Arenaria in p e z z a m o
(tonn.) . . . .
.
Calcare d a taglio e lavorato (tonn.) . . .
Calcare in pezzame per
costnizioni e Dei. industrie, ecc. (tonn.)
Calcare in pezzame marnoso per c;ilce idraulirn (tonn.) . . . . .
Argilln per laterizi o
terrecotte ( t o n n . ) . .
Gesso in pezzame Iier
Cuocere e altri usi
(tonn.) . . . . . .
Pietrisco jtonn.) . . .
Sabbia e ghiaia (toiin.)
.
. .
Iiidustrie nprirole manufatturiere
Bovini macellati :
in m a t t a t o i ~ u b b l i ci (q.li)
.
in mott:itoi annessi a
s t a b i l i n i e n t i industriali (q.li) . .
Suini macellati:
a t t a t.o i. pubbliin ci m(q.li)
. . .
.
. .
. . .
in mattatoi annessi a
s t a b i l i m e n t i indu. .
striali (q.li)
Zucchero (q.li) .
Alcool (etlanedri) . .
Bozzoli d a iiproduzione (kg.) (")
. .
.
. . .
.
.
.
Iiidustrie rhiinirhe ( ^ )
'\cido solforico (non d a
catalisi) (q.1;) ( 2 ' )
Acido
tali) cloridrico
(')
. . (quin-.
. .
.
Soda caurtica elettrolitica (q.li) (::)
.
Carburo
t a l i ) (")
di calcio
. . .(quin-.
.
.
.
Ipocloiito di sodio (quintali) ( I ) . . . . .
Derivati del c a r b o n e
fossile
Gas illunzinante (migl.
metri rubi)
. . .
Coke d a gas (tonn.) .
Catrame greggio (tonn.)
.
Altre industrie manufatturiere
Produzione di tubi lumi. .
nosi (n.ro) .
.
Industrie delle costruzioni
Vani cosliuiti nelle ahitazioni (n.ro)
.
Opere pubbliche (niilioni di lire) . . . . .
.
.
Industrie elettriche e deI
gas
Produzione di e n e r g i a
e l e t t r i c a (milioni di
. .
.
Kwh)
Consumo di energia 'elett r i c a (milioni di I<wh)
.
.
.
Fonte: ISTlTUTO CEKTRALC
D1 STATISTlcA, Annuario
d i stutisticlre industriali 1 9 5 7 .
I dati contrassegnati con (") si riferiscono al 1957 e
sono t r a t t i dall'edizione 1958 dcllo stesso « A n n u a r i o ».
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
uno dei motivi più profondi della nostra stessa
teristica degli Stati Uniti democratici d'Europa.
Resistenza, di fare nuovamente dell'Europa da
che noi ci accingiamo a costruire, anche se
oggetto un soggetto di storia e di politica. Mi
l'opera è cosi dura e difficile. Organismi interpare che questo sia un motivo che troppo spesso
Signor Ministro ed amici congressisti, ho l'imnazionali, Nazio'ni Unite: nessuno nega l'utilisi so'ttace. e viceversa è mot,ivo fondamentale
pressione che un nuovo avversario si sia agtà delle organizzazioni internazionali prive di
ed è motivo che è stato riversato appunto negli
giunto agli abituali del processo di integrasovranità, come la vecchia Società delle Nazioni
articoli 10 e 11, approvati ad unanimità dalla
zione europea, ed
o come l e Nazioni Unite, i n quanto esse, peralnostra Assemblea Costituente. Motivi quindi
è questo microtro, pur sempre permettono un incontro dei
diversi punti di vista: noi uomini, purtro'ppo, di indirizzo generale internazio'nale e motivi
fono ploco funprofondi di ispiraziosne della nostra Costituzione
dalla comunità locale alla comunità internaziosnante che mi
ci fanno stare su un terreno d i comune intesa e
zionale, abbiamo così scarse occasioni, prima di
trovo davanti, il
di comune discorso democratico quando iniziamo
passare alle vie d i fatto, di confrontare i nostri
q u a l e , aggiunto
a parlare della Comunità politica europea. Ma
punti di vista. che anche questo confronto fatto
all'o'ra tarda, mi
fatti recenti, attuali, essenzialmente la stipulain un organo internazionale non dotato di poteri
indurrà a cercare
reali, è pur sempre un dato positivo. Ma ricorziosne dei due trattati di Roma per la Comunità
di no'n abusare
diamoci bene che è un dato positivo puramente
economica europea e per la Comunità atomica
della vostra pacontingente, è un semplice guadagnare tempo:
europea, hanno dato una nuova attualità al
zienza. Cosa per
per il resto vedere soltanto d i intendersi non
problema della integrazione politica dell'Euroaltro che mi dipa. E direi - qui mi scusi l'amico Mariani
spiace, p e r un,a è una sia pure picco'la pietra alla costruzione
di un reale ordine sopranazionale. In questo
che mi ha preceduto, se farò un brevissimo
mia abituale proexcursus sul suo terreno, almeno in parte, sul
lissità o am,piezza senso mi pare che la critica, che molti decenni
or sono fece alla Società delle Nazioni Luigi
suo terreno economico -, prima di parlare dei
di disco'rso c h e
rapporti fra integrazione economica e integraritengo nece~ssaria Einaudi, rimane pur sempre una critica valida.
zione politica di farmi la generica domanda, che
e democratica o'n- Perché? eminentemente per un motivo. Quando
si prende parte ad una associazione internaonestamente, se non vogliamo partire con dei
d e avere il piazio'nale e si ha il diritto di secessione, cioè, avuti
dogmi, ci dobbiamo fare e cioè: è da auspicare,
cere non di venire
in linea generale. perché uno di quei processi
i vantaggi, si ha la possibilità di andarsene via,
a dogmatizzare ancora una volta su luoghi
irreversibili del progredire umano, è dunque
evidentemente ogni giuoco democratico cessa
comuni circa l'Europa, ma piuttosto ad allarda auspicare oggi una integrazione sopranaziodi avere una sua reale validità. Viceversa noi
gare il consueto discosrso sulla intagrazio'ne
nale? siamo co'n la storia, non quella della
non parliamo di vaghe unio'ni, noi non parliamo
europea. Ed è pro'prio per questo che ho visto
retorica che ci ha preceduto, con la storia congenericamente di unione europea, noi parliamo
ed ho letto con piacelre. ed ho a~ccolto con
creta con * s , piccola o siamo dei visionari o
di federazione europea, Stati Uniti d'Europa,
piacere, questo Illoruto,re lo most.rnl manifesto
peggio ancora dei faziosi, che vogliono legarsi
e ne vedremo le caratteristiche. Vorrei anche
che ha fatto il Partito comunista e che mi
al filo della storia e in realtà hanno dei secondi
aggiungere. perché s p e s o se ne tralascia l'esadarà, spero, occasione di intavolare un demofini? Ebbene, mi sembra - specialmente per
me, che l a nostra Costituzione repubblicana è
cratico discorso su alciini dei punti che in quegli amici della opposizione - mi sembra veratutta orientata nel senso di fare, dello sforzo
sto manifesto vengono toccati. Dirò anche che
mente che molto meglio delle mie parole vada
per la creazione di una più vasta unità giurisono abbastanza perplesso a fare in breve una
relazio'ne sulla Comunità politica europea, perché è tema di evidente vast,ità ed è tema al
quale si richiede, di volta in volta, una risposta
politica, giuridica, economica. per quella interdipendenza tra fatti politici. istituzionali ed
economici che tutti sappiamo. E di conseguenza
chiedo venia qui, sin dall'inizio, se nella mia
trattazione sarò piuttosto come il lettore di un
sommario che non l'espo'sitore sufficientemente
ampio e ragionato di temi che pure meriterebbero siffatta esposizione.
E intanto vediamo se la questione della integrazione politica si è posta in questo dopoguerra
esclusivamente su un terreno europeo. se risponde ad un modo più generale, ad un modo
internazionale d i prospettare le cose, a l modo
di quel che, con termini anglosassoni, si direbbe
delle integrazioni regionali. Ricordo negli anni
di studentato universitario antifascista, a Pisa,
ricordo che. preoccupato dell'ordine internazionale che già volgeva allora a un domani
così fosco. mi cominciavo ad appassionare ai
problemi dello stabilimento di un ordine nuovo
e mi misi a studiare con interesse la struttura
del Commonwealth, della Comunità britannica
di nazioni. ma lasciai presto quella strada perché mi sono veramente convinto che, quando
si parla di integrazioni giuridiche e politiche
sopranazionali, non è a criterio d i carattere
unilaterale (la lingua, la religione, la razza) che
ci si deve rifare. ma è molto più democratico
e risolutivo rifarsi a un criterio di carattere
territoriale. In realtà, mai tanto si afferma la
Gran Sanso d'Italia
Cresta di Monte Aquila.
democrazia quanto quando non si va a cercare
il concittadino nel consanguineo o in colui che
già a priori la pensa coine noi, nei vari punti
del mondo, ma si riesce nel vivo di un terridica e politica sopranazionale, non tanto un
riletta una paginetta di Lelio Basso, scritta nella
torio, diviso da lotte secolari, a stabilire una
lecito quanto un precetto costituzionale. Io sono
estate. dell'anno scorso. nell'estate che ha predemocrazia sopranazionale. E mi sono appunto in
sempre stato grato all'amico e maestro Mortati
ceduto il congresso di Napoli del Partito sociaquegli anni, che hanno preceduto questa ultima
di una lucidissima pagina che ha scritto per
lista italiano. Si sa che nell'ambito del Partito
guerra, avviato alla conversione al federalismo
il volume, che il Governo pubblicò in occasione
socialista italiano c'è stata una polemica vivace
territoriale, al federalismo, diciamo cosi, della tradel decennale della Repubblica, nel saggio ispiscoperta, demo'craticamente scoperta, sui pro e
dizione classica svizzera, della tradizione anche
i contra del mercato comune europeo. E un
razione democratica della nostra Costituzione n:
americana, di Hamilton e degli antesignani delivi Mortati appunto sottolinea che dagli artiamico di Basso, citando l o stesso Basso, ne
la federazione americana. D'altra parte la stessa
coli 10, 11 e passin~della nostra Costituzione si
traeva argomento per dire che si doveva dire
Carta delle Nazioni Unite prevede delle intese,
evince no'n tanto la liceità di rinuncia a porno, non diciamo al Mercato comune europeo
delle integrazioni regionali. ed è evidente che
zioni della nostra sovranità per devolverle, a
che è cosa largamente diminutiva della comunità
lo spirito di queste integrazioni
e su questo
parità di condizioni beninteso, ad organismi, a
economica europea, ma che si doveva dire toul
vorrei subito fare un chiarimento preslimicomunità sopranazionali, non tanto la liceità
coiwt no alla Comunità economica europea.
nare - non deve in nessun modo far ribaltare
quanto il precetto di battersi per questo scopo.
Basso. sull'a Avanti del 17 agosto 1938, replicò
su terreno regionale ., cioè continentale, l'auE vorrei ricordare che que~stoprecetto, che ci
così. replicò che era stato male inteso e che
tarchia spirituale o culturale del vieto nazioviene dalla nostra Costituzione, è appunto il prein realtà
il movimento operaio, che i socianalismo. Noi non vogliamo in nessun modo
cetto che ci viene da quella legge-compromeslisti, anziché fare soltanto una politica di riforso - perché ogni Costituzione è un onesto commismo, cioè praticamente di "più equa distripassare dal nazionalismo italiano, francese e
promesso - che vuole in sé sintetizzare tanti
buzione", o di massimalismo, cioè di attesa
tedesco ad un nuovo nazionalismo europeo.
anni di lotte, di una generazione e mezza, di
passiva di una crisi finale, debbono accelerare
Una federazione s regionale ., che si inquadri
due generazioni, e che ha ridato un libero asin un pacifico ordine internazionale, è una fedela crisi finale, vale a dire il passaggio dal capisetto all'Italia senza che, nell'Assemblea Costitalismo al socialismo, proprio ponendosi alla
razione eminentemente aperta, non è altro
tuente, prevalesse questa o quella ideologia. E
avanguardia nella lotta per il progresso tecnico
che un modo di o'rganizzare in questo terriquindi non è veramente con spirito partigiano
e per lo sviluppo economico, nonché per l'adetorio continentale, democraticamente, certe noguamenta delle strutture politiche e sociali alle
che io cito questo motivo ispiratore della nostra
stre esigenze e certi nostri problemi. Questa mi
Costituzione, che mi sembra esser veramente
possibilità sempre maggiori che la scienza e la
sembra deve essere un'altra fondamentale carat-
Prof. Umberto SERAFINI, Segretario generale delllAICCE
-
.
--
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
p
p
p
-
tecnica pongono a disposizio'ne dell'uomo, e
dando così la prova dell'inadeguatezza del capitalismo a queste esigenze. L'allargamento dei
mercati entra in questa prospettiva? Nessun
dubbio, credo ,,, dice Basso, = a questo riguardo:
credo sia pacifico per tutti che solo grandi spazi
economici, mercati di centinaia di milioni di
uomini, offrono una base adeguata alle possibilità produttive di oggi. Appunto per questo
il congresso di Venezia [del Partito socialista
italiano1 f u unanime nel dare l'adesione al
'' principio " del Mercato comune, nonostante
che il Partito non ignorasse certo che u n Mercato
Tomune, nella fase attuale della vita economica,
rappresenta nuove possibilità di cartellizzazioni e maggior potcnza dei monopoli. Ma mi
sembra che solo chi ignora tutto del marxismo
e della sua dialettica può ragionare semplicisticamente dicendo: se il Mercato comune rafforza i monopoli, noi dobbiamo combatterlo.
Da quando il capitalismo è sorto, è accaduto
in generale che ogni nuova invenzione, ogni
progresso tecnico ha contribuito a rafforzarlo,
e spesso, con grave danno dei lavoratori, a
co'minciare dall'invenzione delle macchine. E
così lo ha rafforzato il progressivo allargamento
dei mercati, per esempio l'unificazione dell'Italia, che non fu esente da molti di quegli stessi
effetti dannosi che oggi si denunciano, allo
stato d i pericolo, nel MEC. o l'unificazione
della Germania o i trattati per il libero scambio. Forse che per questo i socialisti avrebbero dovuto approvare l a distruzione luddistica
delle macchine o essere contrari all'unificazione italiana o germanica, od opporsi ad ogni
progresso tecnico, ad ogni nuova invenzione,
che portasse ad aumento delle dimensioni di
impresa fino a raggiungere l e condizioni dell'oligopolio e del monopolio? .. Non vi voglio
evidentemente leggere tutto il passo di Lelio
Basso, ma voi già capite molto bene l a impostazione che ne deriva, ed è una impostazione
che io ho sempre suggerita agli amici della opposizione: cioè, chiedete più Mercato comune,
non meno Mercato comune. In realtà non c'è
una possibilità di rimanere in bilico tra l'oggi.
il domani e lo ieri. O ci stanno delle reali
crisi di congiuntura. per cui si decide d i non
stare col progresso e d i retrocedere, altrimenti
soltanto avanzando si riesce a superare nell'interesse generale quelle crisi congiunturali, che
oggi indubbiamente colpiscono ( e si può fare
anche in modo che colpiscano meno) alcune
categorie più deboli della vita associata. D'altra
parte - fatta questa premessa generale - vi
sono dei motivi interni al Trattato della Comunità economica europea, che richiedono senz'altro e rapidamente - non per motivi genericamente utopistici - il passaggio dalla fase di
integrazione economica alla fase di integrazione
politica. Dico, basta dare uno sguardo rapidissimo al Trattato. Come noi potremo arrivare
ad una comune moneta europea, che sia una
comune garanzia verso il piccolo risparmiatore
-
,.
15
-- -
-
p
-
--
--
-
-
----
-
'
-
Opi (L'Aquila)
Francavilla al Mare (Pescara)
-
La Cattedrale, opiera dell'architetto Ludovico Quarooi, membro della
Commissione iubamistica del CCE.
europeo, verso proprio l'economicamente debole,
se non abbiamo un organismo politico federale,
il quale, in caso d i difficoltà e di lite, decida
tra due politiche economiche divergenti di
due Stati facenti parte della Comunità? E.
avendo parlato di moneta comune, come non
ricordare che oggi la moneta si manovra con
le variazioni del tasso di sconto, con determinate misure anticongiunturali, ecc.: chi riuscirà a prendere queste misure attraverso accordi diplomatici fra Stati sovrani, con le vaghe
possibilità armonizzative che l'attuale testo,
come oggi è redatto, della Comunità economica
europea ci permette di intravvedere? I n realtà
più si legge il Trattato - e noi iederalisti
europei, che vogliamo di più, lo abbiamo accettato sì e no a fatica -, più effettivamente si
deve dire che gli aspetti positivi di esso consistono nell'aver proposto all'opinione pubblica i
problemi dell'integiazione: ma, detto ciò. rimane
che esso dovrà essere soltanto una tappa, direi
più psicologica che reale, verso quella Comunità
politica. che realizzata al piu presto porterà,
essa sola, non soltanto all'integrazione politica
- Monte Irto e il Passaggio del170rso.
ma altresì ad una reale integrazione economica.
Ma perché tutti oggi siamo preoccupati di un
fatto iondamentale nell'integrazione economica:
l'irreversibilità? dal risparmiatore al capitalista
non monopolista che investe, al lavoratore? Ma
perché ci si dovrebbe mettere in una impresa
della mole della integrazione economica europea, se ragioni politiche ponessero un punto
interrogativo su tutta questa operazione? Si
investe col fiato e con l'energia di una o due
generazioni: per divergenze politiche poi questo investimento di capitali ed energie può
andare perduto, da un giorno all'altro; per una
divergenza di politica estera, per esempio, noi
in una direzione, i tedeschi in un'altra, i francesi in un'altra ancora. Quindi mi sembra che
tutto lo spirito dei Trattati di Roma richiami
la necessità della Comunità politica europea:
e del resto ce lo possiamo anche tranquillamente confessare, lo possiamo anche tranquillamente confessare agli amici dell'opposizione
antieuropea, che lo sanno bene: i Trattati di
Roma sono stati stipulati proprio con questo
intento. Ragioni d i carattere psicologico, le
peggiori ragioni conservatrici. ragioni che gli
stessi amici della opposizione dovrebbero riprovare, rendevano, parevano rendere inattuale un
rilancio della integrazione politica: si è cominciato dal rilancio della integrazione economica,
ma è una astrazione separare l'una dall'altra.
La nostra vita giornaliera è u n tale inscindibile
contesto di economia e di politica che effettivamente l'integrazione politica viene richiamata da ogni riga dei Trattati d i Roma. E ci
sono, altresì, motivi profondi, motivi sociali
che richiedono l'integrazione politica. Partendo
da quel che ho riferito di Basso, che assumerò
conie argomentare giustificativo dell'utilità di
tutto il processo d i integrazione europea accettabile anche da chi non accetta altri argomenti;
partendo da quell'argomentarc debbo poi passare a constatare che, senza un organo comunitario politico. senza un potcrc politico federale, questo necessario processo di adeguamento
territoriale alla mole della seconda rivoluzione
industriale, può portare a gravi difficoltà relative alla distribuzione territoriale della rivoluzione stessa. E mi spiego. Una minaccia, di cui
più volte si parla, è a mio avviso una minaccia
reale. Tutti, a proposito di Mercato comune
europeo, sentono spesso parlare di Lolaringia
economica. con allusione approssimativa alla
vecchia Lotaringia che prendeva una fetta
d'Italia settentrionale, la Borgogna e arrivava
su su fino al Benelux rasentando la Germania.
Si dice: il Mercato comune porterà -- come
purtroppo sembra essere una delle fatali chine
dell'economia moderna, se lasciata completa-
16
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
Lungomare.
mente a se stessa - ad un arricchimento delle
zone ricche e ad un impoverimento delle povere.
I ricchi sono distribuiti nella suddetta zona d i
Europa, particolarmente industrializzata, i poveri sono quelli che rimango'no al d i fuori, il
Mercato comune aumenterà la ricchezza dei
ricchi, accrescerà la povertà dei poveri. Già i
Trattati d i Roma d i per sé hanno pienamente
còlto questo pericolo, perché degli strumenti
comunitari sono stati a questo scopo previsti:
l a Banca europea degli investimenti, il Fondo
sociale. Ma, diciamocelo francamente, perché una
delle doti del federalismo europeo è quella della
schiettezza e della sincerità (siccome crediamo
di avere ragione no'n abbiamo veramente nessuna paura di dire i pericoli d i quel che proponiamo); ma diciamocelo francamente: l a Banca europea degli investimenti è piccola cosa,
ed è per questo - tra l'altro lo ha ricordato
l'amico h'Iossé stamattina - che il Consiglio dei
Comuni d'Europa ha proposto una Banca europea d i credito per le collettività locali. Bisognerà elevare a un esponente = n , i denari da
usare in senso comunitario, perché un'altra
acquisizione della scienza economica oggi ci
insegna che su un'area di una comunità no'n
torna conto di avere il peso mor.to di zone
Dovere: chi guarda
lontano. chi guarda
a una
comunità irreversibile, non h a convenienza ad
avere un mezzogiorno d'Italia sottosviluppato.
Costa socialmente e rappresenta una zona di
scarsi consumatori: la cosa è evidente, non c'è
neanche da sottolinearla. Quindi, in generale,
bisognerà moltiplicare la spesa propriamente
comunitaria, sebbene - malgrado sia a torto che
parliamo di mercato comune europeo, mentre
dobbiamo parlare di comunità economica europea -, finché rimaniamo sul puro terreno dell'integrazione economica senza l'integrazione politica, ritengo che questa spesa comunitaria
sarà sempre troppo scarsa, saranno sempre
troppo scarsi i mezzi della Comunità, e le singole economie nazionali avranno delle tentazioni a dirottare per altre strade invece di
venire immediatamente, da dove ci sia una
zona di particolare rigoglio, in soccorso delle
zone depresse della Comunità. Un esempio,
che a noi italiani ha fatto colpo - e'è qui
l'amico h'Iuench, tedesco, al quale n e ho già
più volte parlato - è il d u m p i n y che il no'stro
Erhard, uno dei nostri giurati nemici, che il
nostro Erhard sta facendo i n India. Simpatico,
intelligente, forse anche troppo intelligente, il
nostro Erhard fa una campagna in polemica
con la finanza americana per dare degli aiuti.
come egli dice, non inficiati da clausole politiche. Egli dà disinteressatamente, ma ci aggiunge una clausola: l'acquisto a titolo preferenziale di merci tedesche. E questo si chiama
d u m p i n y , anche se non è il classico d u m p i n g ,
che in generale dava la merce sottocosto, ma si
riduce ad un d u m p i n g , che tocca quel che oggi
più interessa: oggi non ci spaventa il prezzo,
ci spaventa d i do'ver pagare subito la roba.
Ed allora il Nostro finisce per concedere un
pagamento dilazionato all'infinito. Ora tutto ciò
è possibile - si fa un po' di comunitarismo ed
un po' di antico~munitarismo-, tutto ciò è possibile perché noi non abbiamo un governo federale, perché noi non abbiamo un ministro federale dell'economia, perché noi non abbiamo
una moneta comune; tutto ciò no'n sarà più
possibile quando avremo una autentica comunità politica ed economica europea. Ho
letto nel manifesto rosso, che h o mostrato
all'inizio, il richiamo del Partito comunista
ai problemi della nazionalizzazione delle fonti
d i energia e della riforma agraria inseriti nel
disco'rso europeo. Ebbene, amici, c'è stato un
fatto s'intomatico di questa nos'tra estate, abbastanza calda, che a mio avviso risponde chiaramente più di qualsias,i ragionamento fatto a
taglio di logica, ed è il fatto della cessione
di Ispra all'Euratom. La cessione di Ispra ha
Teramo
provocato l'interrogazione o interpellanza, non
ricordo, dell'on.le Natoli, firmata d a altri, alla
quale si è aggiunta una interrogazione specifica,
comunista varesotta, dell'onorevole Grilli, contro
questo atto d i rinuncia nazionale. che si è sposata alla campagna furibonda d i ' u n noto g h r nale progressista, che si chiama = 24 Ore D: di
fronte a costoro il ministro Pella h a dovuto
alla Camera spiegare che una strana e contingente collusione , d i interessi sezionali con
l'opposizione di sinistra si era scagliata contro
un fatto - la cessione d i Ispra - che viceversa,
leggendo esattamente i termini della stipulazione dell'accordo, non solo non ci sottrae la
possibilità di ulteriore autonomo sviluppo del
potere nucleare nazionale, ina ci fa un regalino. A quei fainosi elettrici, contro i quali avete
da dire, si porta in casa una pietra di paragone, e si potrà vedere tutti i giorni quel che
si realizzerebbe producendo energia atomica, su
respiro e con investimenti di ampiezza continentale, producendo elettricità co'ncorrenziale.
In generale, a ben vedere, l'opposizi~ne,che si
f a ai vari atti di integrazione europea, è una
oppo'sizione - lasciatemelo dire - di carattere
contingente, tattico', fittizio ma del tutto illogica.
Vedremo dopo, quando risolleverò il vecchio tema - ma è sempre bene riparlarne - della
CED, avrò occasione di toccare qualcosa che
ci riporterà, ancora una volta, a queste strane
contingen.ti collusioni che, a mio avviso, non
hanno nient,e a che fare con la strategia politica, quella che dovrebbe po'rtare il popolo italiano, logicamente, a camminare su un suo
cammino, indipendentemente da passeggere difficoltà. Mi rendo perfettamente conto che un
partito del mo'vimento omperaio protesti quando
certe durezze d i congiuntura vengono ad essere
pagate dal solito povero. Ma non si risponde
- a me sembra evidente - col no al progresso';
si risponde mettendosi intorno ad un tavolo
e vedendo come pesr progredire meglio - perché
noi, con Lelio Basso, non vogliamo rinunciare
al progresso - bisogna agire: che è tutt'altro
discorso ed è discorso lontanissimo dalla opposizione di principio, fatta perché si sa già, prima
di sapere se è giusto farla, che bisogna farla.
E mi sembra, infine, argomento (questo qui
generico) sempre valido che la integrazione
politica dell'Europa sia richiamata dalla integrazione economica, perché va da sé che ogni
fatto storico di così vasta importanza non può
essere lasciato al semplice buo'nsenso dei diplomatici e agli incontri fra esperti, ma è bene
che si svolga sotto un controllo democratico,
reale. Di conseguenza, come diceva l'amico Cavallaro nel suo saluto odierno da parte del
Comune di Roma. è necessario che si abbiano
assemblee, con potere reale, ma allora siamo
- Faeciata della Cattedrale.
17
COMUNI D'EUROPA
20 dicembre 1959
L'Aquila
- Chiesa di S. Maria di Collemaggio - La facciata.
alla comunità politica, e non queste assemblee
puramente consultive, che io non ho ne,ss'una
intenzio'ne di nascondervi ( anzi sono qui per
dirvelo) che cominciano veramente ad essere
avvocati dannosi all'europeismo piutt,os,to che
favorevoli. Perché è logico che il po.polo tutto
cominci a domandarsi che cosa fanno queste
assemblee consultive, che non vengono consultate e che, quando vengo'no consultate, sono
consultate con un orecchio ecces:sivamente stanco e i cui consigli, comunque, non vengono
mai eseguiti.
E evidente, viceversa, che di fro'nte a d u n
fatto storico della portata della integrazione
economica europea non possiamo, da democratici, non auspicare una parallela integrazione politica, per il normale legittimo contro~llo
democratico'. Detto questo, vorrei fare u n piccolo passo indietro o passo a lato, piuttosto.
Noi ci avviamo verso l a sovranazionalità, avviandoci alla sovranazionalità in qualche modo
sembra che il ~ o t e r esi allontani semDre di
più dalla comun-ità locale, si allontani in altri
termini sempre di più dal popolo: e di conseguenza come - e questa è una istanza del Consiglio dei Comuni d'Europa - si conciliano
questa strada verso l a comunità sovranazio'nale
e questo intenso richiedere maggiori e più razionali autonomie locali? Quante volte sui giornali d i varii colori, di varie tendenze, quando
si richiedono più reali e più concrete autonomie locali, si scrive: proprio adesso che stiamo
facendo questa roba n sopranazionale ci preoccupiamo di spezzettare il territorio nazio'nale?
No, amici, io sono fermamente convinto - e
mi pare che la relazione del dottor Mariani
abbia contribuito ad accrescere questo mio convincimento - che una razionale, equa integrazione economica europea si debba, non solo
si possa, si debba accompagnare a rinvigorite
e razionalizzate autonomie locali. Ho preso qualche appunto proprio durante la relazione di
Mariani e qualcosa bisogna subito osservarla.
Si dice sempre: l'unità d'Italia ha partorito
il problema meridionale, ecc.; ed io vorrei fare
una controsservazione, che di solit,o non si fa:
l'unitL d'Italia è avvenuta, tecnologicamente,
nel periodo che gli urbanisti, come il Mumford
ed altri, chiamano delle città nere, carbone e
acciaio. Si aveva una scarsa trasferibilità delle
fonti di energie, quindi è chiaro che, malgrado
gli sforzi patriottici ,b in contrario, ogni grossa
unificazione territoriale portava immediatament e ad una concentrazione operaia verso le zone
dove si poteva consumare più facilmente la
energia o perché già c'erano industrie precedenti o perché l'energia vi si poteva più facilmente trasportare. Ma d a allora molta acqua
(Foto Alinari)
è passata sotto i ponti. I1 Mumford era arrivato, nei suoi volumi che cominciano ad invecchiare, alla descrizione dell'èra alluminio-elettricità: e già che maggiore possibilità di decentramento, che relativa facilità di decentramento! 1Ua ormai siamo nell'epoca nucleare, in
cui, a parte lo schermo di piombo, in una
valigetta io posso portare tanto materiale radioattivo da dare l'elettricità a zone vaste del
Mezzogiorno: i n una modesta valigetta personale! Ebbene, in questa epoca veramente l'uomo
h a di fronte a sé soltanto l a cattiva volontà,
se non riesce ad arrivare ad una distribuzione
equa del lavoro su tutto il territo'rio, perché
in realtà ragioni tecnolo'giche non si presentano
più. E allora - vengo all'importanza delle autonomie locali -, poiché ha to'ccato l'amico Mariani il problema della fisionomia economica della
regione abruzzese, con prevalenza agricola, con
la disoccupazione che sappiamo, con l'emigra-
zione che sappiamo, e allora io mi domando:
come si può arrivare a d uno sviluppo bilanciato dell'economia, anche con uno spos,tamento
d i manodopera, per modernizzarci, dal settore
agricolo a quello industriale, se non c'è un
ente territoriale di vasto respiro, che è proprio quello nel cui àmbito - non troppo vasto
come quello nazionale - si riesce a pro'grammare questo bilanciato sviluppo, questo equilibrio rurale-urbano, di cui parla tanto il Consiglio dei Comuni d'Europa? Ecco l'importanza
dell'ente regione, ecco il beneficio di cui si
trova a godere l a Germania federale di Bonn,
in cui già ci sono i Laender, che non fanno
ombra a nessuno e che viceversa rappresenteranno una chiave d i volta dell'equa distribuzione sul territorio tedesco dello sviluppo economico e sociale europeo. E ancora - tanto
perché ho parlato di Germania - in Germania
c'è il Kreis, che non è l a Provincia, è u n
ente più vicino alla misura umana della Provincia, u n po' il nostro vecchio circondario;
c'è il Kreis il quale, co'nsorziando obbligatoriamente, e non per settori d i interessi ma territo'rialmente, una serie di Comuni, fa sì che anche nell'ambito regionale non ci sia questo
fenomeno della corsa alla città e dello spopolamento della campagna, perché già ha in sé
una sufficiente ampiezza e una vivacità d i iniziativa - dovute appunto alla sua autonomia,
alla sua libertà - che gli permette d i attirare
capitali e imprese s u tutto il suo territorio. E
proprio in questo momento, in cui il problema
fosndamentale dell'integrazione economica non
è tanto come si dice - a mio avvis'o erroneamente - il problema della circolazione della
mano d'ouera su territorio comunitario, ma piuttosto il Problema della circolazione dei capitali e dei servizi, proprio in questo momento a
m e sembra che l a tematica delle autonomie
locali vada veduta sotto questo profilo, ed è
in questo senso - non credo di parlare a mio
nome, parlo veramente a nome di tutto il Consiglio dei Comuni d'Europa - che le auto'nomie
locaai vadano rivedute. Ho detto che il problema non è tanto quello di una larga circolazione di mano d'opera: perché? Perchi. io
paradossalmente direi che scno gli italiani che
non hanno interesse ad invoca^,^, ! 3 libera circolazione della manodopera e sono viceveisa i
tedeslchi o i francesi che hanno questo interesse.
Infatti è evidente che l'operaio non qualificato
circolerà, ma andrà a fare il disoccupato in
Germania o in Francia, perché chi non ha qualifica in questa Europa dell'éra nucleare non
h a più, veramente, possibilità di vita: laddo've
la circolazione dei capitali produce u n egual
numero d i posti di lavoro, con un grandissimo
risparmio, risparmio dovuto a diversi motivi:
anzitutto perché lo spo'stamento dell'unità lavorativa è costosa, è costosa perché fatto qui un
cantiere delllINA-Casa e trasmigrando una serie
.
C
Campobasso, Capoluogo del Molise
- Castello di Moniorte.
COMUNI D'EUROPA
18
--
- -
-
-
-.
-
- .p-p-
di persone, poi c'è il problema delle case dei
nostri lavorato'ri sul posto di emigrazione; costoso sotto ogni punto di vista, perché è anche
costoso l'assestamento psicologico nella nuova
comunità e perché anticconoiniche sono l e eccessive concentrazioni, mentre lo spostamento dei
capitali creerebbe omogeneo e razionale sul tcrritorio della comuilità questo sviluppo. E appunto, dicevo: il Consiglio dei Comuni d'Europa è
i'avorevole a ristudiare, e sta ristudiando, tutto
il problcma della regione, del circondario. del
Comune, delle finanze locali sotto questa nuova
prospettiva comunitaria. Anzi posso fin da ora
aniiunciai.vi che sarà proprio italiano ai prossimi Stati gcnerali di Cannes il relatore su
questo tema, nella persona di chi nell'Assemblea costitueiite fu relatore sulle autonomie
locali. cioè il giudice costituzionale prof. Ambrosini. che e considerato - tra l'altro - in
dottrina comc il teorizzatore dcl cosidetto stato
regionaie.
Ma capisco benissimo - C scusate se vcrainente sto con larghezza abusando della vostra infinita pazienza - che. dopo questi discorsi di c a r a ~ t c r eun po' generico. ini si doinaiiderà qualcosa di carattere più squisitamente
politico siilla integrazione europea. E prima
verrà l a classica domanda: perché la Piccola
Europa, ;)crché proprio questo primo passo,
perché l'Europa a sei? Cari amici, in questi
casi c'è sempre da ritorcere la domanda. In
rcaltli credo che non ci fosse cosa più aliena
dai federalisti di quella di pensare ad una Europa piccola, a una Europa chiusa. Noi siamo
antiautarchici per definizione. Eppure un primo
nucleo federato. chc sproni gli altri ad entrare
in questa federazione apertissima ( a parità evidentemente di diritti e di doveri giuridici e democratici), abbiamo dovuto accettarlo, per non
rifiutare il progresso p i ì ~accentuato in quei sei
Stati che per ragioni storiche varie, per congiunture economiche, ciano più disposti a cominciare subito. Cominciare subito n è proprio il titolo di un vecchio opuscolo federalista. Certo, cominciarc subito ncn potrebbe rssere la i'ederazione fra l'Italia e la Repubblica
di S. M:\rino, coniinciarc subito significa prospettarsi almeno un primo iiucleo federato che
Penne (Teramo)
-
20 dicembre 1959
p
-
affronti uno dei problemi annosi della storia
europea. Direi che in questo senso, con una
certa modestia nazionale. dovremmo dire che
non 6 neanche l'Italia a poter giocare questo
grande ruolo. I1 primo vero passo della integrazionc europea è - badate bene, amici -non In coalizione ma il reale passaggio dalla
vicinanza alla sovranazionalità franco-tedesca.
I1 giorno che, in vera democrazia, abbiamo veramente risolto questo problema, io credo che
il valore umano, suscitatore di energie, di questo fatto esemplare avrà una importanza storica. E la mia illusione è anche quella che
serva a modificare l'atteggiamento degli inglesi,
nei riguardi dei quali, io che li h o tanto apprezzati - e m e ne faccio un vanto, con tutto
che sia stato loro prigioniero di guerra - nel
periodo fascista, non posso non deprecare il
dcteriore atteggiamento verso i problemi continentali. Proprio giorni fa stavo ripensando
alla politica estera inglese fra l'avvento del fascismo e lo scoppio della guerra. S i cercava da
parte di Briand, con sforzo utopistico, prematuro quanto volete, si cercava di f a r e questa
famosa Pan-Europa, clie i nostri giornali politici fascisti ironizzavano - mi ricordo l a vignetta del Travaso. con un << pane .,un reale
pezzo di pane con sotto scritto Pane Europa -:
ebbene, mentre alle proposte di Briand l'Olanda rispondeva dicendo che erano buone, avevano un so'lo difetto: c'era troppa poca sovranazionalità, l e proposte furono respinte dalla destra tedesca che, coli Ritler, si accingeva a
prendere il potere, dall'Italia fascista e dall'Inghilterra. Questo è uno degli allineamenti che
ci f a maggiormente mettere acqua nel vino
iieutralismo B inglese, perché noi
dcll'attualc
Icderalisti europei siamo gli autentici uomini
di pace: sotto il neutralismo tuttavia vogliamo
indagare le eventuali convenienze unilaterali
che certi neutralisti sperano di ricavare dalle
loro mosse.
Occorre andare alla sostanza delle cose. Per
csempio i federalisti europei in questo dopoguerra - è noto - hanno appoggiato il Piano
Marshall con un secondo fine chiaro, dichiaratissimo: speravano che, prostrate questc economie nazionali, non avvenisse la ricostituzio~ne
degli s,cat,oloni nazionali.
salvo quella spruzzatina
di liberalizzazione ma non
di reale integrazione che
l'OECE ci ha permesso:
speravano in una reale.
sia purc strutturale non
politica, forma di integrazione. Non è s t a t a
colpa dei federalisti europei se il Piano Marshall
è s,tato res'pinto da una
parte d'Euro,pa, e io non
voglio entrare nel merito
di quelsta ripulsa. In ogni
mo~do la conclusione del
Piano Marshall è stata,
dire~mo così, contingentemente positiva, ma noil ha
portato alla integrazione
eu,ro'pea: l'OECE è quell'organismo internazionale
che ha permesso da un
giorno all'altro all'Inghi1terra di fare la svalutazione della stelrlina senza
avvertire i pn-rtners. Ora,
quando si coolpel-a econolmicamente, in queste
condizioni, possiamo dire
che sia,mo di fromnte a un
organo utile per qua,lche
maggiore e l a s t i c i t à del
co'mmercio internazionale,
m a che non h a niente a
che fare con la integraziolne economica.
Su~ces~sivamenteritornavamo al nostro pallino
della comunità politica,
quando ci tro~vammoi n un
momento in cui, indipendente~meilteno8n somlodai
desideri di noi federalisti,
ma dal possibile peso di
un no~stroqualsiasi intervento, si era deciso - non
voglio entrare nel merito
Cortile di una casa, stile romanico.
neanche di questa deci-
.
C
Il manifesto affisso dalle sezioni del PCI abruzzesi
per il Convegno del CCE.
sione - di riarmare la Germania. L a Germania
s,arebbe stata ria,rmata. Ora, non è vero che
c'erano t r e pos,sibilità: la Germania dis,axmat,a,
la Germania armata nella NATO, la Germania
nella CED. L e po~ssibilità reali. non quclle fittizie, quelle fantastiche e sognate, erano due: la
Germania nella NATO, la Germania nella CED.
E la CED era un dispositivo per legare una
volta per tutte la Germania ad un certo controllo europeo, e rappresentava un tale abbandono d i sovranità nazionale che, a nostro avviso, non poteva non portare alla integrazione
politica, pena l'autentica anarchia. Ebbene, durante la campagna per la CED quali alleanze
abbiamo visto contro la CED? Contro la CED
erano. accanto alle sinistre, i Soustelle, erano
i Debré, erano i Bidault (anche se, battendosi
il petto neli'ultimo quarto d'ora, questo signore
fece finta di difendere l a . C E D al Parlamento
francese), erano gli uomini del 13 maggio, i
colonialisti francesi, erano tutte le forze più
retrive d'Europa, era l'estrema destra tedesca,
erano quelle forze antidemocratiche che sapevano benissimo chc, attraverso la rottura prodotta dalla CED, si sarebbe arrivati ad un
processo d i revisione generale dei rapporti di
Iorza e delle strutture europee. E' delle sinistre la responsabilità di aver accettato questa
alleanza. Vorrei aggiungere che questa opposizione a destra al vero federalismo, dura
tuttora. E gli amici francesi mi potrebbero
documentare meglio, ma in r e a l t i dove ci sono
interessi e posizioni antidemocratiche, lì c'è
opposizione all'auteiitico processo verso la sopranazionalità, anche ora che non si tratta più
di CED ma di Comiinità politica o di integrazione economica.. E mi pare che tutto questo
dovrebbe essere molto più illustrativo della
bontà della nostra prospettiva di quel che non
potrebbe essere un ragionamento generico sulla
bontà o la non bontà della integrazione politica. Del resto - e io non rinuncio mai, e
ve ne chiedo scusa, a fare questi attacchi personali, perché tante volte, nella esplosione di
una particolare cattiveria verso un uomo politico, si finisce per rendere non solo il proprio
stato d'animo, ma anche la propria visione delle
cose
prendiamo Mendès-France, quest'uomo
cccezionalmente progressista, quest'uomo che
ha sempre messo bastoni fra le ruo'te della
integrazione europea: quando c'era un piccolo
fatto, neanche rivoluzionario, ma di normale
modernizzazione, fare un buco ( u n buco!), un
traforo alpino, un buco che rendeva più celeri,
nell'età atomica, le comunicazioni fra l'Italia
e l a Francia (una grande via internazionale
di pace. spero: non credo che in questo buco
passeranno delle armate) e mentre il Parlamento francese si esprimeva quasi unanime a
favore, Mendès-France ha votato contro in-
20 dicembre 1959
19
COMUNI D'EUROPA
sieme a l generale Koenig, d i cui l e simpatie
conservatrici antieuropee sono ben note a no'i
tutti. Cari amici. sono questi i fatti sintomatici
che - scava, scava so'tto il neutralismo, e sotto
certe posizioni giacobine - dovrebbero farci
attentamente riflettere. Dovrebbero farci attentamente riiicttere che i mali dell'integrazione, lo ripeto fino alla noia ancora un volta,
non si rimediano camminando indietro, ma
integrandoci maggiormente e più celermente
e più completamente.
Avevo anche detto che avrei brevemente accennato a quali ceti. set,tori, gruppi politici,
sociali, sono interessati alla lotta per la comunità politica europea, ma a m e sembra, amici
miei, che da quel che ho esposto finora e guardando questo nostro panorama abruzzese. si
ricavi con grande chiarezza chi è. indipendentemente dalla formazione ideologica ma per la
sua collocazione sociale, chi 5 che dovrebbe,
patriottico dovrebbe essere favorevole alla battaglia per la Comunità politica europea. Ed
allora praticamente tutte le forze vive della
regione, tutte le forze vive del nostro territorio nazio'nale dovrebbero veramente essere
impegnate. consapevolmente impegnate in questa battaglia. Vorrei anche aggiungere che c'è
iin altro ceto. del quale si parla troppo poco
e che dovrebbe unirsi a questa battaglia, ed
è il ceto dei piccolissimi produttori e degli
artigiani: e qui faccio anco'ra u n volta, e ne
chiedo venia all'amico Mariani, un salto nella
zona economica. Pochi riflettono che l'Italia
h a in netto attivo la bilancia dei pagamenti
artigiani. Noi studiamo sempre troppo schematicamente la economia politica. Tra i sei Paesi
del MEC, dopo l a Germania, che mentre è
così modernamente industrializzata è anche ( e
non c'è contraddizione) l a nazione d'Europa che
ha la più florida bilancia dei pagamenti arti-
Sulrnona (L'Aquila)
a mio avviso, n nostro avviso. ad avviso di
noi del Consiglio dei Comuni d'Europa, stare
dietro questa bandiera e ingrossare il raggruppamento che lotta per questa co'nquista. Sembra
che le forze del lavoro dovrebbero tutte essere
impegnate per il passo ulteriore che dall'integrazione economica ci deve portare a quella
politica. Sembra che le forze della cultura, se
veramente hanno dei valori universali da affermare. non possono non essere impegnate in
questa battaglia, e mi rivolgo in particolar
modo agli amici che, come me che sono uomo
di scuola, passano le loro giornate fattive accanto ai banchi della scuola: non solo l'alta
cultura, dunque, parlo soprattutto della scuola.
Sembra che dovrebbero essere impegnati in
questa battaglia i Comuni e tutti gli Enti territoriali locali proprio per quel che ho sostenuto, che soltanto con una vivace contemporanea partecipazione alla lotta per le autonomie
locali e a questa lotta da parte degli amministratori locali si avrà l'integrazio'ne e una buona
integrazione. Sembra che dovrebbero partecipare a questa battaglia tutti coloro che vivono
delle attività terziarie, dei servizi e del commercio'. Sembra, infine, che dovrebbero partecipare a questa battaglia tutti coloro che
ancora hanno quel senso ottocentesco di capitano d'industria, per cui molto si rischiava e
poco si godeva. Oggi questi uomini, che forse
vanno diventando rari. si trovano di fronte al
fenomeno dell'anonima, e non vi annoio con
disquisizioni di ordine sociale ed economico:
ma a me sembra comunque che quello che
voglio chiamare, con Mao Tse-dun, capitalismo
- Panorama.
giani, viene l'Italia. Ebbene, basta che noi. con
una maggiore integrazione politica, abbiamo
veramente la garanzia di una irreversibilità
certa e di poter lavorare a lungo raggio, anche
alle caterogie artigiane e dei piccoli imprenditori andranno le provvidenze che la congiuntura richiederà e finalmente essi avranno, in
urla Europa unita, ad alto sviluppo economico,
una loro felice posizione, come f a prevedere
l'esperienza degli Stati Uniti d'America.
Mi avvio alla conclusione. I modi per arrivare alla Comunità politica vanno accennati
Ci sono teoricamente due modi: la propaganda
di base, capillare - e indubbiamente i Comuni
sono uno strumento eminentemente idoneo per
creare un tale convincimento popolare e la
relativa pressione. non solo in Italia, beninteso,
ma almeno nei sei Paesi della Comunità economica - talché si arrivi da parte dei governi
nazionali alla stipulazione di un trattato per
la convocazione di una assemblea costit,uente
europea; oppure la strada minimalista. gradualista, quella che prende gli articoli 138 CEE
C 108 Euratom, che prevedono l'elezione a suffragio universale, diretto, dei membri dell'Assemblea parlamentare europea, evidentemente
con una aggiunta - c ancora le parole di
Cavallaro mi soccorrono in questo momento
- che cioè quando si arrivi a scomodare il
popolo eurupeo per queste elezioni, si stipuli
fra i governi un protocollo aggiuntivo ai trattati ò.i Roma, nel senso che all'Assemblea parlamentare europea, cosi eletta, si dia anche
l'attribuzione di redigere lo statuto politico,
cioè, i n parole povere, la costituzione della
federazione europea. Questi sono i d u e m o d i
che oggi si offrono alla nostra azione politica,
e sono veramente lieto che due autorevoli esponenti del nostro governo ascoltino n0.n tanto
la mia modesta persona quanto me come rappresentante della Presidenza europea del Consiglio dei Comuni d'Europa. Sta alla saggezza
dei nostri governi l'averci come collaboratori
in questa via graduale - lasciatemelo dire con
la franchezza di un uomo ancora abbastanza
giovane e che, come tutti noi, ha sofferto delle
traversie della guerra e delle incertezze di una
generazione politica - o qualora i governi
tardassero saremo spinti ai gesti di disperazione. che richiederebbero dalle piazze la convocazione dell'assemblea costituente europea.
In ogni caso la Costituzione degli Stati Uniti
d'Europa non potrà non essere particolarmente
democratica e il Consiglio dei Comuni d'Europa
propone di non lasciare assenti gli enti territoriali locali. In re'altà, lo dicevo poco fa, più
ci si avvia verso strutture ~opranazionali.più
è una esigenza improrogabilc della democrazia
di creare strutture intermediarie tra lo Stato
e la persona umana, l e quali profilano una
rappresentanza sempre più completa, sempre
più agile, sempre più pronta. La proposta,
quindi. del Consiglio dei Comuni d'Europa non
è soltanto quella che si arrivi al più presto
al Parlamento, al Govcrno ed alla Corte d i
Giustizia federali europei, ma altresì alla immissione di rappresentanti delle libere, autonome comunità locali nella struttura di questa
Costituzione. Chiedo scusa, onorevole Ministro,
onorevole Sottosegretario, chiedo scusa, amici,
di avervi tanto tediato e di avervi di tanto
allontanato il meritato pasto. Concludo dicendo
che l'opera del Consiglio dei Comuni d'Europa
è iin'opera particolarmente silenziosa, m a il
fatto che sia silenziosa non significa che oggi
ess,o non abbia deciso di spingersi al lavoro
di massa: e questa vostra presenza veramente
ci dice che al lavoro di massa ormai oggi noi
siamo arrivati.
Presidente. - La seduta riprende alle ore 16.
S i fa viva raccomandazione di essere puntuali
perché dopo ci sono altre manifestazioni. Sono
stati proposti t r e telegrammi, al Sindaco di
Torino, al Presidente della Repubblica e a l Presidente del Consiglio, di saluto da parte dei
convegnisti. Io credo di interpretare il sentimento di tutti nell'esprimerc l'ammirazione e
la gratitudine ai tre relatori; i.1 prof. Serafini
ha potuto constatare come il pubblico z'obia
dimenticato qualsiasi appello al pranzo eci abbia
seguito con la massima attenzione la sua interessantissima relazione.
-
Parw Nazionale d'Abruzzo
Fiume Sangro
Pescasseroli.
-
20
COMUNI D'EUROPA
La seduta pomeridiana
L a seduta ponseridiana si è svolta sotto la
presidenza del Sottosegretario De Luca.
On. Giulio SPALLONE (P.C.I.)
Signori!
Complctarnente d'accordo con l'orientamento
del Gruppo Parlamentare Comunista al quale
mi onoro di appartenere. ho votato contro la
adesione dcll'Italia al LTercato comune europeo.
Consentitemi d i ricordare brevemente le ragioni di quel nostro voto.
La istituzione del Mercato comune maturò
dopo il fallimento della CED e come continuazione e sviluppo della stessa politica che in
rcaltà non mirava. a nostro giudizio, ad unire
l'Europa che va dall'Atlantico agli Urali, ma
ad approfoiidirne l e divisioni a nome della
guerra fredda. Che non si trattasse di un processo alle intenzioni ina di un incont,estabile
Parco Nazionale d'Abruzzo
fatto politico è documentato ampiamente, tra
l'altro, dal modo stesso come si sono andati
costituendo i vari organismi europeistici.
Da tutte le commissioni di lavoro della CECA
è stata rigorosamente esclusa la rappresentanza della organizzazione dei sindacati che
nel nostro paese è la organizzazione maggioritaria: la Confederazione Generale Italiana del
Lavoro. Da anni noi chiediamo che nella elezione in Parlamento dei delegati al Consiglio
d'Europa si segua il regolamento della Camera
che vuo!e che in tale elezione vi siano i rappresentanti di tutti i settori. Si è spesso, invece,
preferito di non avere degli eletti italiani a l
Consiglio d'Europa pur di evitare rigorosamente
che della delegazione italiana facessero parte
i deputati dclla opposizione operaia. Ciò evidentemente turba, e dà un colore, un aspetto
particolare a posizioni ideali che potrebbero
essere in astratto condivise.
Così come è apparso questa illattina chiaro
il conti.aslo tra le affermazioni del prof. Serafiini e poniamo l'intervento di una persona
autorevole q:ial'è il pro-sindaco di Roma. Nelle
parole del pro-siridaco di Roma noi abbiamo
sentito l'accento della crociata e della crociata
ideologica, là dove realmente si vuole unire
l'Europa non si può oggi, nel 1959, ormai più
partire da simili posizioni. La seconda ragione
della nostra opposizione a quel tratt,ato, inoltre,
era nella natura stessa che al trattato non può
noi1 venir dato dal fatto che l e forze economiche decisive sia nel nostro Paese, che nei
Paesi del N1e:ccilo comune europeo, sono costituite da imponenti concentrazioni monopolistiche carlellizzate già tra di loro o in via di
eartellizzarsi al riparo perciò da ogni rischio
derivante da una abolizione o attenuazione
della protezione doganale. E q u i mi consenta
il prof. Serafini che io respinga determinate
sue argoment,azioni, che mi appaiono più appartenere alla vecchia ideologia europeistica che
alla realtà quale oggi noi viviamo. Il prof. Serafini vuole definire il carattere democratico
della Istituzione derivandolo dall'analisi delle
forze che l'appoggiano o comunque non la contrastano. Nella relazione economica, che noi
abbiamo qui ascoltata, si dice chiaramente da
parte del relatore in quali condizioni queste
forze economiche, che rappresentano delle grandi concentrazioni della ricchezza nel nostro
paese, desiderano agire. Egli dice, a pag. 16:
tutti gli ostacoli d i carattere giuridico, amininistrativo, fiscale, sindacale posti alla libera
esplicazione della impresa produttiva - (ed
oggi il prof. Mariani, economista, sa che la
- La valle di Canneto.
impresa produttiva che decide è la grande
concentrazione monopolistica), tutte le misure
dell'Ente Regione e l e possibilità correnziali
delle iniziative private, tutte le azioni tendenti
a creare una sfavorevole atmosfera di sospetti
e di intimidazioni attorno all'attività dell'imprenditore, tutte l e impostazioni concettuali concettuali - [Senatore De Luca, io conosco ...
le sue posizioni favorevoli al trasferimento sotto il controllo statale di singole aziende, di
interi settori produttivi ... l costituiscono altrettanti fattori di insicurezza, altrettante remore
alla emigrazione di capitali ... e così via. C'è
qui teorizzata la negazione di ogni politica
sociale e d'intervento dello Stato nella vita
economica.
La posizione di questo gruppo di economisti,
che si muove nell'ambito del Mercato comune,
è una posizio'ne che per fortuna, dobbiamo
dire, nel nostro paese non è ancora inaggioranza. Economisti di parte governativa, come
il Saraceno, vedono e comprendono che non
si può oggi camminare su questo binario, tuttavia queste sono le posizioni che informano
lo spirito dei trattati. Il terzo motivo della
nostra opposizione sta nella considerazione della
debolissima struttura della nostra piccola e
media industria, che è poi quella che in Italia
- ricordiamo - occupa la maggiore manodo'pera, già saccheggiata dai grandi monopoli italiani - vedi prezzo della energia elettrica e
delle materie priine (qui non ho compresa la
battuta del prof. Serafini a proposito delle
nazionalizzazioni e in particolare della nazionalizzazione dell'energia elettrica d a noi rivendicata). E' veramente difficile prevedere, e non
mi risulta che vi siano economisti seri che oggi
20 dicembre 1959
lo facciano, che il Mercato comune europeo
allarghi il mercato per la piccola e media
azienda d i tipo prevalente in Italia, che al
contrario vedrà il proprio mercato ancora più
ristretto dalla integrazione tra grandi monopoli italiani e stranieri. C'è, infine, il gravissimo problema della nostra agricoltura, che è
la più debole rispetto ai paesi del Mercato
comune. E qui parlano un linguaggio estremamente eloquente i fatti accaduti già in questo
primo anno, dove - ecco qui prof. Serafini
un altro errore della sua relazione che confonde i fatti della sovrastruttura con i fatti
dove, nel quadro del Merdella struttura
cato comune europeo, noi assistiamo alla costituzione di cartelli fianco-tedeschi, che sono poi
i responsabili principali della caduta spaventevole dei prezzi i n alcuni settori decisivi della
nostra agricoltura. Certo c'è d a stringersi nelle
spalle, prof. Mariani, quando Ella cercando le
prospettive positive dell'agricoltura italiana nel
quadro del Mercato comune, ci cita l'industria
saccarifera. Ella sa che solo qualche giorno fa,
a stento, si è raggiunto tra bieticultori ed industriali dello zucchero un accordo che limita
l a produzione dello zucchero in 9 milioni e 600
mila quintali. Tale accordo stabilisce tra l'altro
che se la produzione di zucchero aumenterà,
occorrerà che siano i bieticoltori a finanziare
gli stock d i zucchero che si creeranno presso
l'industria saccarifera strettamente contro'llata
dai monopoli nel nostro paese. C'è poi il problema che più ci interessa: il Mezzogiorno e
gli squilibri economici aggravati nel paese
dal processo tecnologico. Quando noi parliamo
di leggi economiche, il prof. Mariani ce lo
insegna, parliamo essenzialmente di legge di
tendenza. Tutto lo studio dei fatti economici
così come si sono mossi e si muovono nel
nostro paese stanno a d indicare chiaramente
quali siano l e prospettive, nel quadro degli
attuali indirizzi di politica eco~nomica,che sono
di fronte a noi. I1 processo tecnologico favorisce l e grandi concentrazioni industriali e in
u n paese in cui l e forze clie dirigono sono le
forze del grande monopolio in grado di autofinanziarsi e di controllare e condizionare largamente le leggi di mercato, è evidente che
questo non può non comportare come conseguenza non soltanto l'aggravarsi del problema del Mezzogiorno, ma, cosme si dice, con
termine improsprio ed inesatto, l a meridionalizzazione di altre zone del nostro paese. Perciò
quando sent,o parlare di trasferimenti di capitali, beh, io vorrei che no'n si confondessero
i nostri de,sideri con la realtà e le impostazioni ideologiche, con i fatti economici.
Coloro che riconobbero fondate queste nostre
ragioni, ci opposero - come fa acutamente
il prof. Mariani - le clausole relative alla
libera circolazione dei capitali e della mano
d'opera. Consentitemi di trattenervi brevissimamente su queste due questioni. La libera
civcolazione dei capitali. Beh, intanto io vorrei
ridimensionare il problema e non voglio farlo
-
?;
Rosciano (Peseara).
20 dicembre 1959
COMUNI] D'EUROPA
con parole mie naturalmente, voglio ricorrere a
ciò che scrive il Pyesidente del Comitato della
Presidenza del Consiglio per la realizzazione
del Piano Vanoni, il prof. Pasquale Saraceno:
il processo di accumulazione dei capitali è
essenzialmente un processo interno del nostro
paese, il capitale estero non può dare, che un
contributo marginale ed ancora quando parliamo di fabbisogni di capitali,
ciò su cui
ciccorre porre l'accento è ancora una volta
sulle fo~rze che dirigono gli investimenti di
capitali, più che alla mole del capitale, alla
natura dell'investimento ., osserva ancora il
prof. Saraceno che l'esperienza dei 4 anni di
applicazione dello schema Vanoni ammonisce
che il fabbisogno dei capitali per conseguire il
voluto aumento di reddito è stato inferiore
alle previsioni che erano state fatte. Cosicché
pur non essendosi realizzato il previsto volume
di investimento nei settori produttivi, si è realizzato il voluto aumento di reddito, ma non si
è realizzato l'aumento di occupazione e sviluppo delle zone arretrate. Ma perché questo
è avvenuto? Ecco ciò che è interessante indagare per non rimanere alla soglia del problema,
ma entrare nella realtà della situazione. E'
accaduto, dice il prof. Saraceno, che naturalmente - è importante quel naturalmente gli investimenti diretti ad aumentare la produttività sono stati di gran lunga superiori a
quelli diretti ad aumentare i nuovi posti di
lavoro n , cioè si è badato appunto ad aumentare i saggi di produttività, a cui è collegato
il profitto, la molla che spinge all'azione i
grandi gruppi industriali. Tali investimenti sono
stati perciò concentrati in zone già industrialmente sviluppate aggravando ulteriormente gli
squilibri economici regionali e particolarmente
lo squilibrio storico tra nord e sud.
Si è registrata poi sempre la solita disperrione degli investimenti in settori improsduttivi,
dei quali io parlerò particolarmente per ciò
che si riferisce al nostro Abruzzo, anche in
rapporto a quella legge della quale spesso ci
occupiamo io e il senatore De Luca con tanta
passione, anche se con diversa competenza e
partendo soprattutto da diverso orientamento.
Non esiste perciò una libera circolazione dei
capitali che sia in armonia con gli interessi
dell'economia nazionale e del suo equilibrato
sviluppo. Ai teorici della libera circolazione,
che scino poi gli esaltatori della politica dei
grandi gruppi monopolistici, in nome della Rinascita del Mezzogiorno e dell'Abruzzo, in nome
di un equilibrato sviluppo economico del paese
noi dobbiamo opporre la programmazione degli
investimenti, quella programmazione che giustamente il prof. Mariani ritiene incompatibile
con l'adesione dell'ltalia al Mercato comune
europea. Così per quanto si riPerisce al problema della libera circolazione della mano
d'opera. Credevo di aver portato con me la
collezione degli ultimi bollettini del Ministero
degli Esteri, la prego prof. Mariani di consultarli. Lei vedrà che anche in questo settore
come conseguecza evidente dello sviluppo del
processo tecnologico in regime di mono~poli,la
caduta dell'offerta di lavoro da paesi non solo
oltre occano, che era già problema vecchio,
ma oggi anche dagli stessi paesi eurospei. L e
dò atto prof. Mariani, che Lei ha espresso bene
la d ~ ~ l o r o s aesperienza abruzzese secondo la
quale l'emigrazione colpisce, depauperizza il
territorio, da cui si emigra aggravandone tutti
i problemi. Ecco il punto essenziale. Mi fa piacere perciò che il prof. Mariani abbia espresso
un giudizio critico sulla emigrazione anche se
al miraggio dell'emigrazione ha cercato di sostituire quella non meno erronea e comunque
fantomatica della libera circolazione dei capitali, sulla quale mi consenta di dire un'ultima
cosa. Oggi l'economia italiana, come Ella sa,
affoga nei capitali, noi abbiamo oggi una liquidità bancaria che Lei sa meglio di me i n che
cosa consista. Però è importante anche qui
conoscere l'origine di questa liquidità bancaria,
che non è dovuto a un rallentamento degli investimenti della grande industria monopo!istica, la
quale non ricorre di regola ai cre~ditibancari.
La grande industria monopolistica si serve di
processi di autofinanziamento, si serve del sistema delle obbligazioni, ecc:; è la media e
piccola industria in modo fondamentale che si
serve del credito bancario; il ricorso che vi
fa la grande industria è diverso, questa va
attraverso l e vie delle obbligazioni, dell'autofinanziamento in generale. E di chi si tratta?
Si tratta in gran parte proprio di piccoli e
medi operatori che di fronte alla prospettiva
.
21
del Mercato comune sono rimasti fermi, incerti,
disorientati, precccupati. Io vi chiedo scusa,
signori, se h o voluto ricordare queste nostre
posizioni, ma voglio che qui voi mi prendiate
in parola, quando afferma che non l'ho fatto
per amore di principio e tanto menop er ricriminare, ma per sottolineare la ragione della
nostra ~artecipazione a questo Convegno che
sembra così lontano dalla nostra impostazione.
I1 trattato è una legge dello Stato e percio
una realtà. Occorre operare - su questo
dobbiamo essere d~accordo- per renderla il meno
Dossibile Der il nostro
paese, per questO nostro Mezzogiorno, per questo nostro Abruzzo. E consentitemi sui di
trattenermi sulla questione che più m'interessa
e che io ritenevo dovesse essere più approfondita anche dalla relazione del prof. Mariani,
che è rimasto sulla soglia di una denuncia già
conosciuta sugli squilibri abruzzesi, sulla particolare situazione di arretratezza, di debolezza
della nostra economia. Io voglio qui, e mi fa
piacere che sia presente il rappresentante della
Cassa del Mezzogiorno, prcprio su questa questione richiamare l'attenzione dei signori convegnisti. Vi sono stati in questi ultimi anni,
e sarebbe errato non riconoscerlo, investimenti
importanti in agricoltura.
Ricordava il delegato della Cassa del Mezzogiorno che abbiamo avuto circa 40 miliardi
di investimenti per opere di miglioramento
Torre de' Passeri (Peseara)
e l'aumento del prodotto netto si accentua; nel
'56 le spese aumentano a 25,G miliardi, il prodotto netto è 89 miliardi; nel '57 siamo a 24
miliardi - è l'anno in cui la crisi agricola
diventa più grave, più diffusa, il prodotto
netto scende al disotto del 1953. anno di Dar11 '59 io non i r h o
lenza, e cioè a 80
calcolato, però sappiamo qual'è stato l'aridadei prezzi del mercato, e ognuno di noi
sa che questa curva ha accentuato la propria
gravità. Ma qui c'è un problema, che noi dobbiamo capire, e riguarda la struttura stessa
dei nostii interventi Ed io qui mi permetto
di fare al iappresentante dclla Cassa del Mezzogiorno alcuni rilievi. i o ho qui, tratto dal
bilancio della Cassa ciel Mezzogiorno, descritto
il modo come si è opcrato nel settore dei miglioramenti fondiari. Sotto questa voce sono
stati investiti per fabbricati rurali ed attrezzature aziendali 28 miliardi e 242 milioni, per
costruire 12.522 case, 11.066 stalle .E' giusto
questo? Questo è sbagliato. Sappiamo il bisogno estremo della casa in una regione come
l'Abruzzo, ma sappiamo che alla casa occorre
provvedere con altre leggi, in altro modo. Non
può ritenersi investirncnto produttivo la costruzione della casa che, al contrario, indebiterà il contadino, appesantirà ancora di più
l'azienda contadina. I1 problema della casa va
posto, risolto su un piano diverso, non può
- Abbazia di S. Clemente di Casaurins.
fondiario. Con quali risultati? Ecco il punto.
Con quali risultati? I risultati sono quelli che
citava il prof. Mariani, per cui non vediamo
attenuarsi lo squilibrio tra nord e sud, tra
l'Abruzzo e le altre regioni. Ma, come per
primo degli uomini politici di parte governativa ebbe il coraggio di denunciare il senatore De Luca, abbiamo l'evidenza di un accentuarsi, di u n aggravarsi di questi squilibri.
Ma io voglio dare un altro dato interessante.
Come è andato nell'agricoltura il rapporto tra
l e spese e il prodotto netto: negli anni 1953,
'54, '55, '56, e '57? Peccato che io non abbia
il '58, sarebbe stato già interessante ai fini
dell'argomento che ci interessa del Mercato
comune. Credo tuttavia che ognuno possa ricostruirsi la cifra che non sono riuscito a pro8curarmi. Nel '53 abbiamo 21 miliardi e 300
milioni di spese ed abbiamo un prodotto netto
di 84 miliardi; nel '54 abbiamo un aumento
delle spese di 1 miliardo e 100 milioni, siamo
a 22 miliardi e 400 milioni, abbiamo un aumento del prodotto netto che passa a 86 miliardi
e 400 milioni; passiamo al '55, 24,5 miliardi sono
l e spese, 88.7 sono il prodotto netto', come voi
vedete lo squilibrio tra l'aumento delle spese
(Foto Alinari)
essere risolto gabellandolo come opera di miglioramento fondiario al qualc peraltro viene
di fatto dedicata la più gran parte delle somme
spese.
Andiamo invece a vedere il settore degli
investimenti produttivi.
Sono pienamente concorde con il relatore
quando dice = il problema è della industrializzazione della nostra agricoltura 2 , m a quale è
la politica che fa il nostro governo attraverso
la Cassa per il Mezzogiorno? Per impianti in
agricoltura 1.061 miliardi: ma è interessante
sapere quali sono questi impianti. In Abruzzo
sono stati 94 impianti enologici di fronte a
3 oleifici e 7 caseifici. Chi ha appena una nozione sia pure superficiale della nostra economia, vede lo squilibrio evidente. A che servivano 94 impianti enologici, dove abbiamo noi
il grande vigneto? Non siamo in Puglia o
altrove, noi abbiamo molto più ulivo, per
esempio, e nella produzione dell'olio perdiamo
gran parte del raccolto. I tecnici hanno dimos.trato che una produzione moderna dell'olio
metterebbe in grado la nostra agricoltura di
rendere molto, molto di più. Ma tant'è 94 impianti enologici, 3 oleifici. L'Abruzzo dei pa-
22
.-p-------
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
-
-p-p-
stori ha avuto 7 caseifici. Ecco qui dove evidentemente occorre una svolta radicale nella
direzione de'gli investimenti. Così per le applicazioni elettro-agricole si sono spesi solo
190 milioni per 60 impianti e l'Abruzzo è stato
ricordato come la regione che meno consuma
energia elettrica malgrado sia tra quelle che
più n e produce. Non cito altri dati perché
voglio rapidamente arrivare alla conclusione.
Sicché è evidente che come corrispettivo di una
tale politica abbiamo un vero e proprio processo
di controriforma agraria e i contadini abbandonano la terra anche nelle zone più sviluppate come il Fucino. Non sono mancati econoinisti anche autorevoli che hanno posto il problema della ritrasforinazione o della riconversione a pascoli di una serie di zone del nostro
Abruzzo, tracciando cosi una prospettiva contro cui evidentemente si ribellarono tutte le
popolazioni giacché all'acqua e sale non ci vuol
tornare nessuno in Abruzzo. Di qui, prof. Seralini, la necessità delle riforme come una delle
strade principali, se vogliamo colmare il distacco che divide il nostro paese dagli altri paesi:
in primo luogo nella riforma agraria. Non è
possibile, diceva, mi pare, l'on. Fanfani, al
Co'nvegno di Pexugia sulla mezzadria, stare in
due sulla terra. E bisogna proseguire su quella
base, su quella impostazione. Necessità d i una
riforma dei contratti agrari. Proprio nella misura in cui noi vogliamo spingere per l e trasformazioni colturali, per colture industriali,
non si può più rimanere ai riparti previsti
condo me sarebbe bene generalizzare; anche se
si tratta di somme modeste, costituisco'no però
una presa di posizione per spingere lo Stato a
muoversi di più. I1 problema dello sviluppo
industriale. Anche qui prof. Mariani, proprio
come abruzzesi, noi dobbiamo eriergicamente
respingere la sua impostazione di esaltazione
astratta di una inesistente libera concorrenza.
Per l'Abruzzo la
libera concorrenza >, ovvero l'incontrollata politica di investimenti dei
grandi gruppi industriali, ha significato sinora
la depredazione delle nostre risorse idroelettriche, ha significato cioè la depredazione delle
risorse più importanti. Noi abbiamo bisogno
dell'intervento dell'industria di Stato e qui mi
riferisco anche, per esempio, al prof. Saraceno, che constatando il processo che dicevo.
constat,ava l'insufficienza della cosiddetta politica di preindustrializzazione ed affermava come ciò che è importante è la creazione di nuove
unità produttive e questo deve essere fatto
con tutti i mezzi anche ricorrendo all'industria di Stato. Problema perciò dell'energia
elettrica, della nazionalizzazione dei grandi
gruppi idroelettrici, dell'energia elettrica in
generale e delle fonti di energia nel nostro
paese, della industria di Stato, problema della
piccola e media industria. Non parlo qui dell'artigianato, per non rubare il tempo, ma
prima di terminare, voglio qui sottolineare la
importanza estrema che ha la cooperazione, la
cooperazione volontaria non coatta non burocratica, che venga dal basso. che fondi sulla
Italia è un banco di prova della democrazia
italiana.
In Abruzzo oggi, se si vuole una programmazione degli investimenti, se si vuole che un
qualunque provvedimento operi concretamente
e scuota questa vecchia realtà abruzzese, la
trasformi, questo non può essere fatto che
dagli abruzzesi. Di qui il ruolo essenziale dell'Ente Regione come centro e strumento essenziale della Rinascita. Bisogna tenerne conto,
perché. ripeto, è l'elemento essenziale, s e non
si vuol fare soltanto della demagogia sui piani
di sviluppo, se non ci si vuole solo riempire
la bocca della parola democrazia, occorre che
veramente si creda all'importanza del Comune,
dell'autonomia locale e al modo come y~iesta
autonomia locale poi si strumenta sul piano
della provincia e della regione.
Desidero infine sottolineare che i lavori di
questo Convegno si tengono in una situazione
internazionale che apre il cuore alla speranza.
Va smobilidandosi la guerra fredda e le parole
del vice sindaco di Ronia sono apparse davvero
stonate. La distensione internazionale e la pace
sono elemeati essenziali di un2 politica di progresso sociale di libertà. Ritengo che noi tutti,
eletti dal popolo abruzzese, dobbiamo formulare
l'auspicio che vada avanti la distens,io'ne nei
rapporti internazianali, si affermino e vincano
la loro lotta l e forze pacifiche che operano in
tutto il mo'ndo, perché il poder.oso, sconvolgente progresso scientifico non pesi come una
terribile minaccia sull'umanità. m a serva all'uomo nella lotta per una vita migliore.
Dott.
Fabrizio FRANCESCHELLI,
Consi-
gliere comunale di Chieti
L'Aqiiila
- Fontana delle 99 cannelle.
dagli attuali contratti di mezzadria e di colonia
impropria perché, è evidente, una cosa è l'apporto contadino in una economia cerealicola,
una cosa è in una economia industriale.
L e trasformazioni colturali, ecco il grande
tema del nostro periodo. Le trasformazioni colturali che mettono i n grado il contadino di
trasformare lap ropria azienda, e qui devo
dire che la legislazione vigente non serve puramente c semplicemente, perché il meccanismo
dei crediti, le destinazioni dei crediti sono tali
d a non consentire una trasformazione colturale
seria. I1 contadino deve mangiare ogni anno e
deve mangiare coi proventi della sua terra.
anche nel corso dei mesi, ed a volte degli
anni, durante i quali le nuove colture ancora
non sono in grado di dare un reddito'. Quindi
tutto il sistema dei finanziamenti e così via va
regolato su una base nuova. Qui voglio sottolineare l'importanza che avete voi sindaci, amministratori comunali e provinciali, nello stimolare ed assecondare una politica contadina di
trasformazioni colturali. Voglio citare qui l'Amministrazione provinciale di Pescara che mi
risulta aver stanziato dal suo povero bilancio
credo 30 o 40 milioni di lire a favore dei
contadini per opere di trasformazioni colturali:
è u n fatto importante, è un inizio al quale
occorre riferirsi per una esperienza che se-
coscienza del contadino, del produttore, del
piccolo e medio imprenditore abruzzese, dell'artigiano, delle dimensioni che oggi deve avere
una industria per far fronte alle situazioni
del mercato. Credo che questo sia uno dei temi
essenziali che noi abruzzesi dovremo trattare e
che dobbiamo affrontare tutti uniti, respingendo
certe illusioni, di cui ha fatto giustizia l'esperienza. Voglio riferirmi a certe cooperative di
parte, che possono ripromettere anche vantaggi
politici immediati, ecc., ma che poi cadono
perché i n genere corrispondono a fatti malsani.
Qui occorre una profonda, seria, unità che
abbia alla base reali problemi economici, la
vitalità dell'azienda e delle sue possibilità di
sopravvivenza in una situazione come quella
che abbiamo sottolienato. Infine concordo con
il relatore sul problema del turismo, che in
Abruzzo può essere uno dei problemi importanti, che ci aiuta a uscir fuori dalla situazione.
Infine, per riferirmi ancora alla relazione del
prof. Serafini, io aspettavo da lui - le dirò
prof. Serafiini questo m i ha anche deluso una rappresentazione un po' coraggiosa della
importanza decisiva dell'Ente Regione. Veda,
prof. Serafini, oggi il problema dell'autonomia
comunale e della creazione delle regioni in
A m e sembra sia utile passare alla trattazione di problemi di dettaglio, nel quadro delle
relazioni. A giustificazione di quanto passo ad
esporre, premet,to che con l'attuazione del
MEC, ed il MEC è una realtà, se qualche settore produttivo di un qualsiasi paese della
Comunità si presenterà in condizioni concorrenziali sfavorevoli, ne soffrirà gravemente tutta
l'economia di quel paese, e che bisogna, pertanto, guardare con senso realistico e con
coraggio ai provvedimenti da adottare per potei
superare queste condizioni di inferiorità.
Passo ora ad indicare proprio alcune delle
nostre condizioni di inferiorità, di cui si impo'ne
il superamento nel settore agricolo, non essendo
possibile in questa sede la completa trattazione
dell'importante problema. I1 territorio dell'Abruzzo è in gran parte montano e di alta
collina, e non soltanto per questa sua caratteristica se ne presentano difficili gli adeguamenti tecnici e lo sviluppo economico, ma
anche per l'eccessivo frazionamento delle proprietà e spezzettamento delle aziende e per il
rapido esodo dalle campagne. che si è verificato
negli ultimi anni. I due fatti hanno una evidente connessione di causa ed effetto, anche
se all'emigrazione rapida contribuisce una giustificabile ansia di miglioramento sociale. Ma
se la diminuzione della popolazione agricola ha
un aspetto sociale positivo, specialmente nelle
zone depresse, è certo però che occorre passare
al più presto a porre rimedio al malanno
dell'eccessivo frazionamento teryiero, che continuerebbe a rendere impossibile la ripresa
economica per quella parte della popolazione
che, nonostante tutto, resterà abbarbicata alla
zona montana.
La stessa realtà si presenta, inoltre, in misura
indubbiamente varia e differente in tutto il
territorio ciella Regione. Scartando l'ipotesi che
il rimedio possa consistere nel raggruppamento
coattivo, che L; praticamente assurdo, della
proprietà terriera in aziende di ampiezza tale
da poter attuare i progressi della tecnica culturale nei suoi molteplici e complessi aspetti,
possiamo però tendere a superare l'individualismo caratteristico dei nostri agricoltori, che
li porta ad astenersi da ogni forma di cooperazione. E poiché l'esperienza ci dice che ciò
non è realizzabile con gli incentivi offerti
dalle leggi vigenti, ritengo che si debba ricorrere a disposizioni di legge che rendano obbligatoria la costituzione di cooperative, di consorzi, tutte le volte che, a giudizio dei competenti organi tecnici regionali o provinciali, detti
enti appaiono indispensabili per conseguire quei
fini produttivistici che non è stato possibile
realizzare in piena libertà di iniziativa.
La mia proposta non è certo in contrasta col
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
~...-p---.
Celaiio (L'Aquila)
~...
.
p
-
p
p~~
- I1 Castello
e il Fiicinn.
novo dei vitigni esistenti C non più rispondenti
alle esigenze del mercato all'adozione delle più
perfette pratiche colturali. Queste cantine sono
associate fra di loro per ottenere produzioni
tipiche che possono affrontare con vantaggio le
esigenze dei mercati di consumo C per l'inlpianto di vivai collettivi, proprio per affrontare
con prontezza nello spazio di qualche anno le
variabili esigenze dei consumatori. le quali si
evolveranno sempre di più quanto più ampia
sarà l'area del mcrcato nel quale saremo chiamati a operare. Nel concludere farò rilevare
che alla risoluzione dei problemi di coopcrazione tra produttori, cui ho Intto sopra un
limitato cenno e che ripeto ancora presentano
aspetti molto vari, che vanno dalle cantine
sociali agli allevamenti associati, debbono far
riscontro a favore della nostia Regione più
massicci stanziamenti da paitc dello Stato, in
applicazione delle leggi già emanate C che
saranno emanate per la difesa dell'agricoltura.
in considerazione del fatto già rilevato che
l'Abruzzo - tra le rcgioni depresse - è la
sola che non si è ancora avviata all'incremento
del reddito medio pro-capite. A ciò dovrebbe
essere appunto provveduto con la legge speciale
per l'Abruzzo, il cui progctto attende di essere
discusso dal Senato della Repubblica e poi
dalla Camera dei Dcputati. prosetto che prevede, come è richiesto dalla Costituzione, il
reperimento dei fondi per frontcggiare il maggior or.ere per l'attuazione delle provviclenzc da
esso richiesto.
Sig.ra Luigia de Angelis CHIOLA, Sindaco
principio di una sana democrazia e questa
asserzione trova la conferma in quanto si sta
facendo nei comprensori di riforina, nei quali,
appunto, gli assegiiatari vengono organizzati in
cooperative e consorzi per il conseguimento
di fini economici e sociali, che sono alla base
della riforma, e che dovrebbero es'sere realizzati non solo in detti comprensori ma su tutto
il territorio nazioi~ale quando se ne ravvisi la
necessità. Passo ad indicare alcuni casi che
possono meglio chiarire la mia richiesta. La
costruzione dei laghi collinari è un esempio:
facili a realizzarsi con le provvidenze in atto
quando l a proprietà terriera ha una sufficiente
estensione, non si presenta di solito realizzabile
quando la proprietà è frazionata, se manca tra
i piccoli proprietari interessati quella comprensione e quello spirito associativo di cui ho
prima parlato, in quanto per l a costruzione
degli invasi e dei relativi impianti di irrigazione e per la gestione in comune di essi è
indispensabile creare piccoli consorzi o cooperative.
Ebbene. non mi consta che si sia riusciti a
costruire in provincia qualche consorzio del
genere, eppure io sono stato più volte incaricato di fare, come ho fatto, opera di persuasione
in tal senso senza alcun risultato pratico; ed è
veramente doloroso che nella maggior parte del
territorio provinciale, tanto nella bassa che
nella media ed alta collina, l'acqua non possa
operare il miracolo della trasformazione produttiva che si attendeva su larga scala dagli
incentivi offerti con la recente legislazione in
materia. Non si può infatti pensare seriamente
a massicci incrementi zootecnici senza il sussidio dell'irrigazione nelle zone di collina e di
montagna, senza cioè determinare quegli incrementi qualitativi e quantitativi dei foraggi che
sono alla base di una zootecnia razionale C
soltanto perché razionale anche remunerativa,
tanto consigliata dai tecnici proprio per soddisfare l e esigenze del Mercato comune europeo.
E cosa dire della ortofrutticoltura specializzata
ed organizzata su basi industriali, verso la
quale potrebbero orientarsi le piccole e medie
aziende, site in ambiente adatto per questo
indirizzo produttivo, molto consigliato anch'esso
in vista del MEC e per il quale l'irrigazione
ha spesso importanza risolutiva. Anche il problema della più diffusa meccanizzazione agraria
trova una remo'ra nel frazionamento terriero
e solo con adeguate impostazioni cooperative
esso può essere avviato a soluzione.
Le recenti poleiniche sulla stampa locale
hanno posto in evidenza che diverse medie e
grandi aziende hanno potuto allinearsi con la
moderna tecnica produttivistica utilizzando i
contributi concessi con l e recenti disposizioni
di legge, ma che nonostante ciò il reddito medio
pro-capite della nostra regione si presenta in
diminuzione. Orbene l'apparente contraddizione
si spiega appunto con l e considerazioni da me
fatte circa l'impossibilità di allineamento della
piccola proprietà senza la creazione di una
fitta rete di consorzi e di cooperative, e con
l'altra considerazione che nella provincia di
Chieti la situazione, badate, non è molto diversa dalle altre provincie d'Abruzzo. Nella
provincia di Chicti la piccola proprietà, estesa
fino a dieci ettari. rappresenta il 52 per cento
della superficie agraria e quella fino a 20 ettari
il 79,50 per cento. Orbene la cifra da tener
presente per le considerazioni da me fatte è
proprio quest'ultima, e possiamo pertanto ritenere che per le speciali condizioni ambientali
quasi 1'80 per cento del territorio agrario della
provincia non si allineerà con il progresso della
produzione consigliato dalla migliore tecnica,
senza l'intervento di speciali disposizioni di
legge che siano capaci di superare il deleterio
individualismo della maggioranza degli agricoltori.
I1 Mercato comune è una realtà e non si può
certo attendere che si modifichi col tempo, sia
pure con l'aiuto d i opportuni incoraggiamenti,
questo modo di pensare e di agire di molti
agricoltori, che pone in condizioni di sempre
maggiore inferiorità la nostra già depressa Regione sul piano competitivo, che ci viene presentato dal Mercato comunc. Quando poi si
pensi che in una regione spiccatamente agricola come la nostra l'auspicabile sviluppo delle
industrie è in relazione stretta con la floridezza dell'economia agricola, e molte industrie
potrebbero appunto sorgere e prosperare proprio dagli incrementi produttii-i dell'agricoltura,
appare evidente l'importanza determinante su
tutta l'econoniia regionale di quanto ho molto
sommariamente esposto.
A questo punto vorrei rilevare una sfasatura
che ricorre in tutti i Convegni d i agricoltori
che si hanno nella nostra provincia e più frequentemente nella zona agricola tecnicamente
più progredita che è quella dell'Ortonese. In
essi vengono trattati di solito le ricorrenti
crisi del settore vitivinicolo e veilgono richiesti
provvedimenti che sono in contrasto con il
Trattato di Roma clie vieta ai paesi soci di
emanare disposizioni che siano in contrasto
con l a libertà degli scambi nell'area della
Comunità. E' opportuno che mentre il Mercato
è nella sua prima fasc di attuazione non si
ripetano simili richieste inut,ili e sconclusionate
che deviano dalla trattazione seria dei problemi
di fondo. Per fronteggiare questa crisi di settore, che tutto lascia supporre potrebbe aumentare con l'attuazione del Mercato comune, è
necessario attuare con serietà quegli istituti
che sono coilsortili o cooperativi, prima fra
tutte le cantine sociali, che appaiono oggi soli
capaci per fronteggiare le ricorrenti crisi. Esiste
nel nord della nostra penisola una rete d i cantine sociali che non si limitano alla produzione
di vini pregiati, ma affrontano i più complessi
problemi della produzione, che vanno dal rin-
d i Loreto A p r u t i n o
Signore e Signori. ringrazio innanzi tutto
la Presidenza che mi ha peiniesso di parlare
da questa tribuna.
In questi giorni nel niondo accadono cose
che ci riempiono di stuporc e di gioia: le
cause sono la grande speranza di una pace
costruttiva, rafforzata dalla ricoiiosciuta necessità della competizione pacifica fra due mondi
fiiio a ieri contrapposti ecl il consciiso di Capi
di Stato d i grandi e potenti paesi.
Credo di poter affermare che questi seritimenti di gioia sono condivisi da tutte le donne
d'Abruzzo. Anche nella relazione del prof. Serafini, al settimo punto dello schema. era
previsto un accenno a i problemi di un nuovo
equilibrio mondiale e della pace; però non n e
ha parlato, o se ne ha parlato lo ha fatto
in modo così evasivo che io non ho afferrato
qual'è l a posizione degli europeisti in questo
senso. Spero che non ne abbia parlato per una
dimenticanza voluta, perché in tal caso l e affermazioni di desiderio di pace della Comunità,
sarebbero smentite da questo suo silenzio. Ma
io penso, e come donna, permettete che insista, che in primo luogo la pace è necessaria
L'Aquila
-
S. Maria di Collemaggio
-
Il portale.
24
COMUNI D'EUROPA
per risolvere anche l'arretratezza e l a mis'eria
della nostra Regione, che potrà evolversi in
più civile progresso.
In un momento i n cui la distensione internazionale fa respirare di sollievo tutt,i gli uomini di buon senso, una notizia grave ci allarma
e sembra farci tornare indietro d i anni: una
nazione vicina, che pure vanta grande civiltà
e democrazia, la Francia, si appresta a provare
la sua bomba nucleare nel Sahara a poco più
di duemila chilometri in linea d'aria dalla nostra Regione e ciò senza tener conto degli
articoli 34 e 37 del trattato delllEuratom, articoli che impongono di non eseguire esperimenti nucleari, e tanto meno es'plosioni, senza
il parere dell'apposita Commissione, senza il
ccnsenso degli altri Stati membri del trattato,
senza adeguate garanzie. Ormai tutti sanno
quali sono i pericoli che tali esperimenti presentano, tutti ricordiamo cosa è accaduto ai
pescatori giapponesi, l e cui imbarcazioni sono
state contaminate da pioggie radioattive, pur
trovandosi lontani dalla zona ritenuta perito'losa dagli esperti americani. Quale pericolo,
quale rischio corrono la nostra Regione e tutto
il mezzogiorno d'Italia!
Le stazioni di rileva-mento del Coniit,at,o Nazionale di Ricerche Nucleari hanno studiato il
comportamento dei venti africani, ed è stato
previsto il corso dello scirocco e delle correnti
d'aria nelle due ultime settimane dell'agosto
di quest'anno.
Del resto noi abruzzesi cono'sciamo per esperienza quest,o andamento dei venti africani:
dalllAfrica, con questi venti, ci arriva anche
la sabbia di quel deserto. I pericoli, quindi, ci
sono e penso che noi, come cittadini eletti per
bene amministrare i nostri paesi, non possiamo
non preoccuparcene. La nostra voce unita deve
difendere tutti i nostri paesi da tali rischi,
deve allontanare dalle famiglie abruzzesi lo
spettro di terribili morti. Ecco perché h o chiesto di parlare. Chiedo alla Presidenza d i mettere ai voti di questa Assemblea il seguente
ordine del giorno, firmato da me e da numerosi
altri sindaci qui presenti.
Rag. Pierino CASTIGLIONE, Sindaco d i
Penne
[La registrazione è disturbata e quindi si
riassurtie qualche parola - N.d R . I . Intervenendo
f a rilevare, fra l'altro, che il Convegno siede
per affrontare e discutere problemi di natura
economica e sociale nel quadro del Mercato
comune europeo e non per fare delle esibizioni
di speculazione politica su un argomento in
cui il Convegno non ha nessuna competenza
ad interessarsi. [L1o.d.g. viene q~iincli respinto
dall'dssemblea - N.dR.1.
Dott. Antonio MAN'CINI, Sindaco d i Pescara
Onorevole signor Presidente, gentili signore
e signori. La Sezione abruzzese del Consiglio
dei Comuni d'Europa appartiene a quel movimento che è sorto in Europa e che tende alla
unificazione di questo antico e glorioso Continente, il quale. a causa dei dissidi. dei contrasti,
delle divisioni, non ha potuto seguire nel progresso tecnico ed economico, le altre grandi
nazioni del mondo.
Noi oggi ci occupiamo in maniera particolare
del Mercato comune europeo, per esaminare l e
conseguenze, quelle vantaggiose e benefiche e
quelle, purtroppo, non ugualmente favorevoli,
che nascono e che nasceranno d a questa Unione
sopranazionale. Noi abruzzesi, i n particolare,
abbiamo - diciamolo con franchezza - il dovere d i paventare gli effetti negativi, poiché
abbiamo fatto dura esperienza in occasione di
altro processo di unificazione allorché l'Abruzzo
e gran parte dell'ltalia meridionale si presentarono al convito economico della nuova Italia
in maniera inadeguata, e i problemi economici
del nostro Abruzzo, così come di altre regioni
delllItalia meridionale, si aggravarono anziché semplificarsi. Malgrado questo pericolo,
obiettivamente insito nella Communità ecanomica soprana,zio,nale, possiamo noi forse ritenere che non sia questa fatalmente la strada
che l'economia europea deve imboccare se
vuole sopravvivere, se vuole dare a tutti gli
europei condizioni decorose d i vita, se vuol
Campotosto (L'Aquila)
- Lago artificiale.
20 dicembre 1959
f a r e in modo che non solo l a nostra civiltj.
ma ogni famiglia europea abbia, adeguatamente
allo sviluppo della tecnica e allo sviluppo
dell'economia mondiale, adeguato pane per ogni
commensale? E, d'altronde, non si può negare
che noi ci troviamo con una economia la quale,
anche come oggi è organizzata, non può garantire alle popolazioni abruzzesi quello sviluppo
e quel ragionevole progresso che noi necessariamente do'bbiamo auspicare.
Noi abbiamo risorse agricole inadeguate alle
esigenze di tutt,a l a po'polazione abruzzese o di
queila gran parte - si parla del 87% - che vi
si dedica; e se anche gli sforzi delle singole
aziende, attr,averso un'organizzazione a carattere cooperativistico e gli aiuti da parte dei
governo potranno contribuire ad aumentare
questi redditi, no'i potremo forse veder ascendere a 10'0, 1208, 130 miliardi all'anno gli 85
miliardi attuali, ma essi non saranno mai sufficienti a po'rtare il milione e mezzo di abruzzesi e molisani al livello di reddito nazionale
che è di 230 mila lire procapite contro un
reddito provinciale e regionale che si aggira
sulle 100, 110 mila lire procapite. I1 problema
angoscioso di rompere il cerchio in cui siamo
chiusi esiste per l'Italia in generale e in maniera particolare per il nostro Abruzzo. Nei
Mercato comune sono considerate le vie, attraverso cui si può arrivare alla perequazione
dei redditi in Europa. cioè la libertà di movimento delle persone, dei servizi e dei capitali, mentre pesrò il movimento delle pers,one <:
dei servizi praticamente non rappresenta altro
che il continuare in quella tradizione di emigrazione che noi in Abruzzo dolorosamente
co~nosciamo;forse è opportuno che noi guardiamo con particolare attenzione a come si può
sperare in un migliorarnento della nostra situazione da quella mobilità dei capitali, che si
muoveranno solo quando potranno finanziare
delle intraprese economiche che potranno diventare produttive, cioè si realizzeranno i presuppomsti perché in un libero mercato, qual'è
il Mercato cosmune europeo, le aziende che andranno a sorgere in Abruzzo, saranno in grado
di produrre a prezzi d i concorrenza, in modo
d a resistesre alla concorrenza delle altre imprese
altrove create. E quali sono i presupposti perché le nostre industrie possano raggiungere gli
stessi risultati economici del ciclo produttivo
delle industrie altrove dislocate? L'industria
si potenzia innanzi tutto attraverso 13 complementarità, cioè ogni industria, operante in LUI
determinato settore e in una determinata zona,
trae diretti ed indiretti benelici dalla esistenza
di altre industrie nella zona, e quindi q ~ e s t o
impone un impegno a un processo di industrializzazio'ne che sia il più che possibile massiccio
e contemporaneo in modo che non nascano,
ccmc dei pionieri, industrie destinate, proprio
peibché sono isolate, a vivere con maggiore difficoltà.
Oltre l'esistenza di altre industrie complementari, è necessario che il costo dei fattori della produzione sia identico e occorre
quindi che non solo il mercato delle materie prime sia liberalizzato, ma che l o sia
anche il mercato dell'energia, delle fonti energetiche, dei poteri energetici che sono oggi
uno dei fattori non secondari nel processo
produttivo. E' necessario che l'annosa questione
dei prezzi dell'energia nell'Italia Meridionale e
in particolare nell'Abruzzo sia coraggiosamente
affrontato, proprio per rendere possibile la
medesima piattaforma economica di partenza.
Ed è anche necessario che si potenzi il mercato
di consumo perché, a parità di tutti gli altri
elementi, prosperano meglio quelle industrie
che hanno un mercato di consun~oe d i assorbimento vicino e quindi risparmiano sui trasporti e sulle spese per l a distribuzione, cioè
per l e mediazioni che deve attraversare il prodo,tto dalla fo'nte al consunlatore, e anche questo è indirettamente u n problema di elevamento desl tenore d i vita, perché solo quando i
redditi aumentano, il tenore di vita aumenta
il mercato d i consumo.
E i n ultimo c'è un problema di addestramento, di adeguamento della mano d'opera alle
attività industriali nuove. Ma io ritengo che il
popolo italiano in gesnerale e quello abruzzese
in particolare, possa superare co'n grande rapidità lo stadio d i preparazione per ottenere la
qualificazione, purché i posti d i lavoro esistano.
Spesso a noi viene rimproverato che la nostra
mano d'opera no'n è qualificata; ma come potrebbe utilmente qualificarsi una mano d'opera
-
~uardiagrele(chicti)
Chiesa di S. Maria Maggiore
Crocc Processionale
-
25
COMUNI D'EUROPA
20 dicembre 1959
nel settore dell'industria meccanica, metallurgica o dell'industria chimica, quando i posti
d i lavoro successivamente non saranno disponibili per coloro' che hanno fatto il sacrificio
d i qualificarsi? E' evidente che là dove queste
industrie esis't,ono, non esiste un problema di
mano d'opera non qualificata e non preparata;
non ho mai sentito dire di imprese, che operano nel campo industriale più vario, che non
siano riuscite, dopo il primo periodo d i avvio,
a trovare nel no'stro Abruzzo quella mano
d'opera pur altamente specializzata ad esse
necessaria.
Prof. Vincenzo MILLEMACI, Sindaco di
Guardiagrele
Sarò rapidissimo. Sappiamo tutte l e premesse,
anche perché i discorsi oggi sono stati veramente ampi ed hanno toccato tutti gli argomenti. Parto da una considerazione che ritengo
fo'ndata e per l a quale non mi dilungo a dare
una dimostraz,ione: la constatazione che lo
sviluppo economico nel Mezzogiorno non può
avvenire in maniera uniforme su tutto l'intero
territorio, poiché esistono delle zone eminentemente popolate ed altre quasi disabitate, zone
nelle quali è possibile soltanto una modestissima agricoltura o un povero art,igianato e
zone nelle quali invece, per la ricchezza di
elementi naturali, f r a i quali è da considerarsi
come elemento essenziale la presenza di una
popolazione attiva, sono suscettibili di ulteriore
sviluppo. Ed allora, secondo me, è veramente
importante, per noi, che stiamo studiando i
problemi dello sviluppo della nostra regione in
funzione dell'economia nazionale e in funzione
di una economia sopranazionale europea, tenere
ben conto di questi fattori, che incidono fondamentalmente sulle possibilità di sviluppo.
La SVIMEZ ha fatto degli studi che hanno
individuato delle zone omogenee nelle quali è
possibile, utile e proficuo inserire degli investimenti affinché ci possa essere una accelerazione del processo produttivo e le conseguenze
d i u n a evoluzione sociale; per noi conta moltissimo anche un allargamento della sfera di
partecipazione delle masse dei cittadini alla
vita dello Stat,o e, conseguentemente, un allargamento ed un co~nsolidamento dell'area democratica. Io ritengo quindi importantissimo che
l o studio dello sviluppo economico dell'Abruzzo, e del Mezzogiorno d'Italia pii1 in generale,
venga fatto s,econdo dati tecnici, cioè individuando e~ssenzialmente, nelle nostre regioni, le
zone nelle quali il saldo d i popolazione è
ancora attivo. Quando il processo del progresso
economico viene abbandonato ad una evoluzione direi naturale, si assiste ad una accumulazione della industrializzazione, ad una accu-
mulazione dei capitali e di investimenti nelle
zone che già sono favorite.
Oggi noi dobbiamo considerare il problema
d i quelle zone nelle quali il s,aldo di popolazione era attivo e nelle quali non c'è stat'a una
serie di investimenti produttivi che avrebbero
potuto determinare un ulteriore incremento
del reddito pro-capite.
Nell'Abruzzo, la zona nella quale il s,aldo di
popolazione nell'ultimo trentennio è divenuto
attivo, secondo l e statistiche del 1957, è quella
che gravita intorno a l R fenomeno B Pescara;
ci sono altre zone nella media collina chietina,
come pcr esempio la zona che va da Lanciano
a Guardiagrele e Casoli, nella quale I'incremento d i popolazione è di indice 99, cioè 6
quasi attivo. Ora queste zone, ed altre che
naturalmente adesso per la fretta sorvolo, sono
quelle per l e quali dovrebbe essere più attentamente esaminato un piano di sviluppo economico a carattere industriale, perché di questo
settore soltanto io st,o parlando. Evidentemente
qui si inserisce il problema della qualificazione
professionale, che è stato dibattuto anche in
questa sede. A questo proposito vorrei dire,
come rappresentante di amministrazione, che
effettivament,e il problema in Abruzzo è stato
vist,o e, soltanto d i recente, affrontato, ma con
numerose difficoltà. P e r una regione come la
nostra, due soli istituti professionali per l'industria e uno nascente, quello di Avezzaiio e
quello d i L'anciano, che nasce, per l a qualifica'ione professionale nel settore dell'agricoltura,
sono veramente pochi, perché assistiamo praticamente all'instaurarsi d i Un circolo vizioso:
d a una parte manca l'industrializzazione e manca anche il processo d i evoluzione in senso più
produttivo, più moderno, dell'agricoltura; dall'altra parte manca l a qualificazione professionale, che potrebbe, se non altro, essere un
incentivo a ulterio're industrializzazione.
I o ho una esperienza niodestissima nel centro
del quale sono sindaco. Esisteva un settore
artigiano di produzione delle calzature; coraggiosamente, utilizzando anche l a legge 634, si
sta trasformando in piccola industria e questi
signori, che provengono pro'prio dall'artigianato, sono riusciti ad esportare pers,ino delle
calzature in Olanda, nella terra classica degli
zoccoli. Ciò a dire che qui il terreno, soprattutto umano, esiste e bisogna far si che sia
fecondato da queste iniziative, dalle quali noi
attendiamo un miglioramento per la nostra
regione.
On. Natalino DI GIANNANTONIO (D.C.)
Onorevole rappresentante del Governo, illustri signori. I o avrei fatto volentieri a meno
questa sera d i prendere la parola, perché penso
che un deputato a l Parlamento, in queste circostanze, farebbe bene a spalancare soltanto le
orecchie e starsene zitto. Ma [dopo l'on. Spallone] parlo brevemente per una ragione di
equilibrio, malgrado ritenga che i n un dibattito
che dovrebbe avere un fondo di natura esclusivamente economico, sarebbe stato meglio che
fo'ssero mancati degli accenti politici. D'altra
parte non sono così ingenuo da credere che
sia possibile una economia pura che non abbia
a che fare con la politica.
Naturalmente la notazione politica era forse
l'unica cosa che si potesse aggiungere da parte
di qualcuno. Bisogna essere molto franchi in
questo; cioè le critiche sono sempre possibili,
prevedere delle sbasature, delle lacune è sempre
possibilissimo.
Del resto il Mercato Comune, di per se stesso,
comporta dei rischi così oggettivamente prevedibili, che la durata d i applicazione raggiunge i 12-15 anni: senza tali rischi, il periodo
d i realizzazione avrebbe potuto essere abbreviato.
Ma la cosa strana di certe impostazioni,
diciamo pure di sinistra, sta qui: che s'i vorrebbe ricorrere ad una forma, non so se di
ingenuità o di solo presunta furbizia, quando
si dice: e ormai c'è, cerchiamo che non faccia
troppi danni
Vorrei capire che cosa voglian
dire per alcuni frasi come questa: cerchiamo
che non faccia molti danni v . Tradotta in termini politici-economici significa questo:
cerchiamo di ~ ~ a b o t a r,),
l o perché bisogna distinguere, tra l e critiche che dovrebbero essere
fatte esclucivamente a fini costruttivi, e questa
Assemblea oggi avrebbe dovuto limitarsi, come
in gran parte del resto si è limitata, a mettere
a punto alcune questioni peculiari dell'economia
abruzzese in rapporto allo sviluppo competitivo
del Mercato Comune e quelle, più o meno
statistiche, l e quali arrivano alla conclusione
che dobbiamo sostituire la base di questa realtà
economica, il Mercato Comune. con una diversa
impostazione spirituale, di orientamento politico internazionale, di ideolomgia. A quel punto
è chiaro, noi non ci siamo. Ma non è che non
ci siamo noi, non c'è la realtà che è alla base
stessa di quella legge.
S e io dovessi esprimere una nolazione di
fiducia soprattutto ai sindaci. che da certe
critiche potrebbero rimanere effettivamente allarmati, mi limiterei a fare una sola osservazione per quanto riguarda l'agricoltura, settore
preponderante dell'economia abruzzese. L'agricoltura è da noi in crisi, non c'è dubbio, ma
la crisi più profonda non è solo quella di
ordine economico dei redditi, ma quella umana.
Chi vi parla, si è s'entito più volte dire: n Onoré,
ne l a vulemme zappà cchiù la terre n ; che
tradotto in italiano, lo sapete, significa: a Non
vogliamo più zappare la terra D. Perché non
sapere anche questo dato umano della profonda
crisi che travaglia anche in fondo l'agricoltura.
Naturalmente poi si possono dare mille spiegazioni di questo: si può dire che non basta
il reddito, che c'è il desiderio di passare, non
soltanto per ragioni d i natura economica, dal
mondo dell'agricoltura a auello dell'industria:
se n e possono dare ragioni, io voglio iermarnii
soltanto a questo accenno alla natura umana.
conclusioni che io traeeo
-- non sono di
natura disastrosa, ma d i fiducia.
Come il problema del Mezzogiorno si è posto
come problema di interesse di tutta la nazione
italiana, così il problema specifico, nostro, di
abruzzesi in seno al Mezzogiorno C in seno
a tutta l'Italia, si porrà anche nell'orbita del
Mercato Comune come problema non solo di
o'rdine puramente economico ma come problema d i ordine puramente sociale. Un organismo economico-politico come il Mercato comune, come solidarietà di nazio'ni, legate alla
stessa civiltà e quindi agli stessi interessi politici e quindi alle stesse ragioni economiche, non
potrà trascurare, per ragioni d i egoismo, di
caste industriali o di capitalisti o d i singoli
il problema di fondo che sarà quello sociale
Ecco perché una notazione di ordine relativamente ottimistica la mia. Di positivo i n Abruzzo,
nell'Italia meridio'nale, in tutta Italia del resto.
alla base d i quella grossa crisi che attanaglia
tutti quanti e per la quale nessuno oggi è più
sicuro di quello che fa, dei propri redditi, della
propria casa, del proprio avvenire, c'è che questi problemi ormai cominciano ad uscire dalle
cerchie ristrette, sia dei politici che degli eco-
1;.
Teramo
- I1 corso.
20 dlcembre 1959
COMUNI D'EUROPA
26
nomisti e diventano problemi sempre più diffusi nelle masse pospolari. E quindi c'è da
aspettarsi che con un travaglio di anni - per0
non possiamo credere alle bacchette magiche, e
perdonatemi l'accenno, nemmeno a certe bacchette magiche di oltre cortina - potranno
essere risolti questi problemi.
Ci sono delle crisi profonde di ordine sociale,
che vengono prima, durante e dopo l'impostazione dei pro'grammi economici, di qualunque
programmazione.
La riunione di oggi cerca infatti di mettere
a portata d i mano dei sindaci, lo scambio di
opinio'ni concrete e di preoccupazioni tra gli
economisti, gli studiosi e quelli che vivono la
realtà concreta delle nostre popolazioni; ma
permettete, anche l e speranze, ed è in questo
senso che ritengo che il Mercato comune possa
essere una speranza, anche se - come ha
detto l'amico Mancini
era anche una via
Anversa degli Abruzzi (L'Aquila)
d'obbligo: non possiamo chiuderci né nell'autarchia, né possiamo fare i dilettanti di una economia libera del commercio con l a Cina o con
altre nazioni, così affidandoci al caso o alla
buona fortuna.
Era l'unica via obbligata che avevamo per
stare insieme ai popoli della nostra stessa civiltà, per dare un potenziale economico, una più
ampia area di mercato, che migliorerà senz'altro
l e condizioni del popolo italiano. Perdonatemi,
amici, ma un solo concetto volevo svolgere:
quello di avere in mezzo a tanti guai ed a
tanti problemi sempre il pensiero e la preoccupazione di salvare la fiducia nell'avvenire.
Dott. Domenicantonio DELFINO
Io vi parlo a nome del Comune di Ofena, ma
non per problemi locali, poiché l'impostazione
data a questa assemblea è di carattere generale, ma anche come modesto studioso dei
problemi economici, particolarmente riguardo
all'Abruzzo.
Desidero solo notare una certa lacuna nella
relazione del prof. Mariani, per quanto riguarda
i problemi minori dell'economia abruzzese, quali
ad esempio l'artigianato, lacuna che è stata poi
con una semplice citazione, riparata dal secondo relatore, prof. Serafini. Molto a lungo bisognerebbe parlare sui problemi dell'artigianato,,
cioè sulla valorizzazione delle risorse del legno, del marmo, della pietra, della ceramica,
del ferro batt,uto, ecc.
Questo artigianato ha da noi tradizioni remote
poiché affonda le sue radici addiritt,ura nell'antichità, come abbiamo potuto constatare
o'ggi in una visita che ci è stata consigliata
al Museo di antichità di Chieti, recentemente restaurato, dove riaffiorano antichi temi,
tuttora validi, come quelli della lavorazione,
i n alcune località della nostra regione, dell'oro e della ceramica. Altri problemi, oltre
quelli riguardanti l'agricoltura, magistralmente
trattati dal prof. Mariani e quelli dell'industria, sottolineati d a più omratori, interessano
l'economia abruzzese e particolarmente quello
del turismo.
Circa il turismo vogliamo dire soltant,o una
parola, perché mi sembra che in questo convegno n e sia stata sottovalutata l'importanza.
L e nostre popolazioni della montagna aspettano proprio dal turismo la loro rinascita,
come avverti chiaramente il Ministro Pastore
in una riunione che tenne ad Aquila qualche
mese fa. Basti citare che soltanto nella provincia di Aquila, nel solo 1958, vi è stato per
il movimento turistico, un movimento di valuta
di circa 2 miliardi di lire. Questa cifra, secondo
l e previsioni, potrebbe essere addirittura decuplicata nei prossimi anni.
- Centrale elettrica del Sagittario.
Credo che questo dato sorprenda tutti e fa
intravedere quello che può essere veramente
la possibilità del turismo abruzzese.
Voglio fare un ultimo rilievo, riferendomi
alla relazio'ne Serafini, sulla preparazione delle
maestranze e della mano d'opera qualificata,
ma rivolgendo soprattutto la nostra attenzione
al libero mo'vimento dei servizi e in particolare
ai giovani professionisti e agli artisti, che potrebbero dire la loro parola nell'ambito del
Mercato comune europeo. Ai giovani professionisti vorremmo che la stampa, largamente rappresentata in questo Convegno, consigliasse
di rivolgere onnai la loro attività non soltanto
alle professioni tradizionali, che hanno in un
certo senso, fatto il loro tempo, quale le professioni dell'ordine legale, sanitario; ma rivolgersi, oltreché alle professioni tecniche, alle
nuove professioni, che vengono studiate, per
esempio in Piemonte, per quanto riguarda la
organizzazione delle vendite, la creazione di
dirigenti nel campo delle pubbliche relazioni
e nel campo della pubblicità; in alcune scuole per quanto riguarda la creazione di tecnici
per le esportazioni; in altre scuole esistenti
nella Lombardia ed anche a Roma per la
creazione di dirigenti industriali, poiché senza l'intelligenza, senza la forza della tecnica,
rappresentata dall'intelligenza, riteniamo che
non possa essere né affrontato né risolto nessun
problema di carattere economico.
hanno voluto atti~rarela loro benevola attenzione sulla mia relazione e mi hanno vo'luto
dedicare qualche pa'rola.
Innanzitutto ringraziamo il dott. Vicinelli per
le informazioni che ci ha fornito circa l'utilità
della Cassa per il Mezzogiorno; il dott. Franceschelli, per i preziosi dettagli con cui ci ha
chiarito taluni aspetti della nostra economia
agricola; il comm. Mancini, per l e sagge considerazioni formulate circa numerosi aspetti
dell'economia abruzzese, in .particolare però,
per quanto concerne il Fondo sociale europeo,
è necessario chiarire che non ci dobbiamo fare
molte illusioni, perché, come è stato autorevolmente affermato più volte dallo s'tesso professor Petrilli, che è il rappresentante italiano
nella Commissione europea, ed anzi i3 il commissario che ha la responsabilità politico-sociale,
il fondo sociale non potrà servire affatto per
alleviare la disoccupazione attualmente esistente: il Fondo sociale auropeo entrerà in
funzione soltanto per impedire i danni che
po'ssono derivare a seguito del funzionamento
del Mercato comune, cioè per venire incontro
alle necessità di quei lavoratori che verranno
licenziati, per esempio, da aziende che dovranno
chiudere a seguito del funzionamento del Mercato comune, ma non potrà aiutare quelli che
sono attualmente disoccupati, indipendentement e dal funzionamento del Mercato comune.
I1 prof. Millemaci ha sottolineato particolarmente l'importanza del problema della istruzione professionale e di questo lo ringraziamo
e ringraziamo anche 1'on.le Di Giannantonio
per l'appassionato vigore con cui. in particolare, ha sottolineato che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno è stato posto in regime
democratico unitamente in termini di solidarietà
nazionale. I1 dott. Delfino ci ha prospettato alcune numerose e intelligenti considerazioni e
osservazioni, delle quali pure lo ringraziamo,
e in particolare per avere rilevato una lacuna
nella mia relazione, concernente l'artigianato':
egli stesso però ha poi colmato questa lacuna.
Ora forse io sarei debitore di una risposta
più lunga e dettagliata all'on. Spallone, che
mi ha rivolto numerose critiche. Non mi voglio
ritenere esentato da questa risposta per il semplice fatto che l'on. Spallone si è allontanato
dall'aula, ma anche in questo caso l a estrema
ristrettezza del termine d i tempo mi costringe
soltanto ad alcuni rilievi. Innanzitutto mi sembra di dover rilevare che, nella esposizione
dell'on. Spallone, ci siano state alcune contraddizioni evidenti, perché non si può affermare contemporaneamente che il Partito comunista e la Confederazione generale italiana del
lavoro sono contrarie all'unità europea e alle
istituzioni che questa unità tendono raggiungere e contemporaneamente lamentare che queste organizzazioni siano escluse da rappresentanze internazionali di queste istituzioni.
In secondo luogo non ci si può scandalizzare
perché si sottolinea la pericolo'sità degli intralci
ad un maggior impiego della mano d'opera e
d'altra parte - del resto giustamente - suonare il campanello d'allarme per ricordare che
ci sono anche dei fattori tecnologici che possono
aggravare l e crisi di mano d'opera: i fattori
Prof. Isildoro Franco MARIANI
Signori, la estrema brevità del tempo che
rimane a nostra disposizione e l'esigenza di
non abusare ulteriormente della loro pazienza,
mi costringe ad una risposta di eistrema sintesi.
Questo non vuol dire affatto che io non abbia
convenientemente ap~prezzato tutti coloro che
Gran Sasso d'Italia
- Campo Imperatore.
20 dlcernbre 1959
COMUNI D'EUROPA
Chieti
- Cattedrale.
tecnologici tendono, per la loro stessa natura,
a ridurre l'impiego di mano d'opera, quindi bisogna cercare d i fare in modo che non ci siano
anche altre cause. Ancora non si può tornare
a scandalizzarsi per queste affermazioni ricordate più sopra e nello stesso tempo invocare
la testimonianza del prof. Saraceno, che ha
sottolineato la necessità d i richiedere soprattutto al mercato interno i capitali necessari per
lo sviluppo economico. I capitali vanno, abbiamo
detto, dove trovano maggior convenienza ad
andare, dove trovano minori intralci nel loro
impiego e una possibilità d i maggiori remunerazioni.
In terzo luogo - altra contraddizione a mio
parere - non si può da una parte sottolineare
la necessità della industrializzazione nell'agricoltura e dell'altra chiedere una modifica dei
contratti agrari, a svantaggio delle quote destinate alla remunerazione desi capitali. Alcune
altre osservazioni, fatte dall'on. Spallone, meritano qualche considerazione. I n particolare,
per quanto riguarda l'industria saccarifera, è
vero che questa industria C in crisi, però si
tratta - da quanto ci risulta - essenzialmente di una crisi d i congiuntura e non d i
una crisi d i struttura, perché il consumo dello
zucchero è uno di quei cons'umi che è destinato
ad aumentare essendo u n consumo molto elastico: dovrebbe aumentare col miglioramento
del tenore d i vita e quindi dovrebbero migliorare le possibilità della cultura della barbabietola e di questo settore industriale.
P e r quanto riguarda la caduta della emigrazio'ne negli ultimi anni, è vero che c'è stata,
però teniamo prese~nteanche l'andamento demografico, che nel prossimo futuro cambierà anche
in Italia, non soltanto negli altri paesi, nel senso
che la caduta di natalità che c'è stata negli
anni s,corsi si ripercuoterà fra alcuni anni nelle
leve d i lavoro, ed allora in molti paessi si
tornerà ad avere una penuria di mano d'opera
e quindi una necessità di chiedere questa mano
d'opera ad altri paesi.
Sul rilievo d i carattere generale dell'onorevole Spallone che io sono rimasto sulle soglie
delle denuncie delle deficienze abruzzesi, ho
già rilevato che io dovevo fare soltanto una
relazione espo'sitiva e non potevo entrare nel
merito delle singole questioni. In merito all'andamento del prodotto netto i n agricoltura
e delie relative spese negli ultimi anni, si può
obiettare che come tutti sappiamo l e spese,
in gran part,e, hanno un andamento rigido, cioè
le spese non possono essere compresse oltre
certi limiti, invece i redditi in agricoltura hanno un andamenta molto variabile da un anno
ali'altro, quindi no'n sempre il rapporto fra
queste due entità subisce un andamento
costante.
Infine, per quanto concerne il fatto che siano
state costruite troppe case rurali e poche stalle,
critica fondata sull'affermazione che l a casa
non rappresenta un investimento produttivo',
m i pare che si possa obiettare che questo può
esser vero in tutti gli altri settori, ma non certamente nel campo rurale, dove la casa e~ffettivamente rappresenta uno strumento d i lavoro.
Credo così d i aver risposto nei termini di estremo sintetismo a tutti e desidero ancora una
volta ringraziare quelli che sono intervenuti,
quelli che hanno letto la mia relazione e anche
quelli, soprattutto, che si so'no limitati ad ascoltarmi con molta pazienza. Grazie.
mio avviso si è svolta la discussione. Circa il
tipo d i critiche più radicali che sono state fatte
alle due relazioni, direi che la cosa che meno,
in sede di federalismo europeo e d i integrazione economica, dobbiamo accettare è questo
strano procedimento dei nostri avversari dichiarati, e diciamo anche dei nostri amici titubanti: inceppare i1 processo d i integrazione
europea o con avversioni dichiarate o con
titubanze varie, far sì che, invece di arrivare
agli organi federali con maggior potere, si co'sparga la strada di cautele, di riserve, di proto'colli, i quali, diciamolo pure, in gran parte
inceppano il progresso comunitario e federale;
prodotto questo inceppamento, andare contro
l'integrazione perché è inceppata: è veramente
uno dei circoli viziosi più assurdi e meno
accettabili da parte di un federalista europeo.
Noi abbiamo fatto la battaglia per la federazione politica, noi abbiamo fatto la battaglia
per la comunità economica nel seilso più spinto
e più radicale: tutta una serie di riserve, di
patteggiament,i, d i mercati delle vacche hanno
paralizzato in buona parte, hanno reso più
pericoloso, più ricco d i rischi il processo di
integrazione, e proprio su questi rischi, su
queste difficoltà, causate dalle clausole~ di
riserva e dallo scarso potere sopranazionale
delle Comunità si muove all'attacco: contro
che cosa? Contro la federazione sopranazionale.
E' un processo illogico e vizioso, che noi federalisti non po'ssiamo in alcun modo accettare.
Non a caso stamattina ho proprio preso l e
mosse da un discorso di ordine gene~rale. Ho
detto: in linea d i principio questa strada che
vogliamo battere si ritiene giusta o sbagliata?
nel caso si ritenga giusta, ogni formula di
riserva - molto bene l'onorevole che h a parlato
poco f a ha sottolienato questo punto - ogni
forma d i accettazione con riserva, in realtà è
un sabotaggio. Questo pone siffatte condizioni
da render il processo comunitario no'n iunzionale: l a colpa non è del processo comunitario
come tale. Quindi mi dispiace, ripeto, che l'onorevole Spallo'ne non ci sia, mi dispiace che
non ci sia l'altra oratrice della sua parte ( L a
signora Chiola del PCI, che fatto il suo intervento non ha atteso la replica del relatore N.d.R.), ma questo è un metodo che in sede di
federalismo europeo, e anche nella sede più
tecnica degli infiniti problemi specifici sollevati dal mercato comune, dobbiamo sempre
tenere presente: veramente ci gabbano con
questo metodo. E mi rivolgo non soltanto alla
estrema sinistra, ma a tutti coloro che, con
riserve e titubanze, hanno contribuito a fare
degli strumenti comunitari talvolta dei mostricciattoli. La colpa di chi è? L a colpa è semplicemente del fatto che il federalismo europeo
è stato inteso con animo troppo, troppo blando.
Mi dispiace che non ci sia la oratrice che ha
parlato della bomba francese nel Sahara: credo
che in linea tecnica l'ordine del giorno sia irricevibile, perché non pertinente a l convegno:
Prof. Umberto SERAFINI, Segretario generale dell'AKCE
Evidentemente non risponderò ai quesiti che
mi sono stati rivolti e particolarmente alle
osservazioni critiche per una ragione di principio, perché i n realtà l'o'ratore non è tenuto
a rispondere a coloro che fanno osservazioni
critiche e non sono presenti al momento della
replica, anche se a ciò sono stati costretti da
ragioni di forza maggiore (il sen. Spallone
dopo il suo intervento si è allontanato dalla
riunione, senza poter ascoltare la replica del
prof. Serafini - N.d.R.). Mi limiterò ad alcune
osservazioni di metodo che non sono rivolte
soltanto a i critici totali ma a parecchi degli
intervenuti, osservazioni sul m d o i n cui a
-
Serramonacescn (Peseara)
Grandiosi resti della
celebre Badia benedettina.
20 dicembre 1959
COMUNI D'EUROPA
I1 manifesto annunciante la manifestazione pubblica
in piazza del Diiomo.
ma nel merito l'ordine del giorno non mi spaventa. Posso senz'altro dire - e qui me ne
è testimonio l'amico Bareth, che è segretario
generale del Consiglio dei Comuni d'Europa che la nostra segreteria proprio pochi giorni
f a ha trasmesso il senso d i viva preoccupazione
per lo scoppio nel Sahara di tutti gli associati
italiani, e dei meridionali in particolare, alla
Presidenza del Consiglio dei Comuni d'Europa,
perché tramite il nostro Presidente internazionale faccia ,questo presente a l governo francese. Questi ordini del giorno non ci spaventano affatto': se mai che cosa stanno a significare~? Stanno a significare, per quel che si
diceva stamattina, che la Comunità politica
ancora non è fatta, che quindi su qualcosa ci
si deve purtroppo intendere in linea diplomatica, che non abbiamo ancora la possibilità
di dibatterla tranquillamente in un Parlamento
europeo, domtato di poteri reali; è evidente che,
per ragioni morali ed altresì per ragioni di
opportunità, un tale Parlamento porrebbe il
suo controllo, l e sue regole, agli esperimenti
di questo generi:. Quindi discorsi del genere di
quelli della oratrice comunista veramente a
noi non creano la ben che minima difficoltà.
Altra cosa, sernpre in linea di metodologia,
che vorrei sottolineare è che non si facciano
confusioni tra i fatti antieuropei, che si svolgono durante il processo di integrazione, e i
reali fatti integrativi. S e durante il processo di
integrazione, il processo stesso subisse degli
arresti e per uno, due, tre anni, per ipotesi,
andasse piuttosto avanti l'Europa delle Patrie
di Debrè, non condivisa non solo da me ma
neanche dall'amico Bareth, che è francese ma
anzitutto e'uropeo, ciò non sarebbe da imputare, co'n quel che ne conseguirebbe, a colpa
dello spirito e delle realizzazioni comunitarie,
ma esattamente al loro contrario, al fatto cioè
che il processo comunitario avrebbe subito un
arresto. E allora non ci venga a rimproverare
che si verificano determinati accordi bilaterali
franco-tedeschi, perché qualsiasi accordo bilaterale per se stesso è l'antitesi del processo di
integrazione. Quindi è assai strano che l o si
venga a rinfacciare a noi federalisti europei:
noi siamo sempre stati fautori degli accordi
inultilaterali; di più: degli accordi federativi.
Mi pare poi di non essermi meritato l'accusa
dell'on. Spallone di timidezza nelle rivendicazioni in sede di autonomie locali. Miei cari
amici, il Consiglio dei Comuni d'Europa, alla
presenza d i ben mille sindaci, ha lanciato, e
noi italiani abbiamo dato la nostra larga partecipazione, la Carta europea delle libertà locali:
questa Carta viene portata nei consigli comunali e provinciali che a noi aderiscono, viene
dibattuta e ratificata. Cari amici, io credo che
onestamente gli stessi nostri avversari debbano
riconoscere di aver fatto un'azione ben meno
costruttiva in sede di autonomie locali di quella
che noi facciamo. Perché? perché la nostra azione per le autonomie locali è una reale azione
per l e autonomie locali. E' autonoma la parte
di un tutto che si cerca, come noi cerchiamo. di
costruire, amici, non di distruggere. E' questa
la differenza tra l e nostre autonomie locali e
le altrui autonomie locali. Noi non vogliamo tante fette disgregate nello stato democratico per
poterci meglio lavorare dentro. Noi vogliamo
le reali autonomie entro uno stato democratico
nazionale integrato in una Comunità federale
sopranazionale: queste autonomie hanno un
loro preciso significato storico e un loro valore.
Altre autonomie, a senso unico, haiino tutt'altro
significato Quindi mi pare che 13 nostra battaglia per l e autonomie debba essere intesa nel
suo vero significato. Quando noi parliamo di
Regione. come io ho brevementè accennato
stamattina, n e parliamo come di un ente che
è una chiave di volta, che ha una sua importanza precisa nel processo di integrazione sopranazionale, dove la Regione ha un suo gioco.
Quando, viceversa, si ripudia il processo di edificazione sopranazionale, quando in sostanza si
tende soltanto a fare delle repubbliche indipendenti entro uno Stato nazionale autarchico,
a che cosa si riduce questo processo democratico della richiesta dell'Ente Regione'?
Ma, amici, io avevo promesso, soprattutto ho
promesso al Presidente, di essere estremamente
breve, e quindi desidero concludere e concludo
in questo modo. Non pensate che il Consiglio
dei Comuni d'Europa sia tale che converrà
aderire ad esso quando avrà peso tale da poter
essere il veicolo comodo delle vostre richieste:
non invertite il naturale processo democratico.
Date, continuate a dare, ora il vostro appoggio
a l Consiglio dei Comuni d'Europa: più esso
avrà peso, più l e esigenze degli enti territoriali
locali, più l e esigenze delle regioni meno sviluppate - attraverso quest'organo, di reale
peso nazionale e sopranazionale - potranno
essere soddisfatte; più l o potranno le esigenze
dei vostri, dei nostri Comuni anche minimi.
Chi vi parla è amministratore di un Comune
rurale di circa 1000 abitanti, e quindi è unito
con voi, con i meno influenti di voi, nella causa
comune della integrazione europea, ma anche
nella tutela della sorte dei Comuni più piccoli
e più poveri.
:
On. Angelo DE LUCA ( D . C . )
I1 prof. Mariani e il prof. Serafini hanno
svolto due relazioni veramente dotte, assennate. profonde. dettagliate, sviscerando tutti
L'Aquila
gli aspetti dei problemi che loro si erano
posti: il pi'of. Mariani, trattando del contenuto
del Trattato e delle condizioni economiche e
sociali dell'Abruzzo; il prof. Serafini, proiettando il Trattato, nella sua applicazione, verso
le finalità più alte. quelle della integrazione
politica europea che noi tutti auspichiamo e
di cui la Comunità economica è la premessa.
Anche se da un punto di vista storico si è
cioviito riunciare alla formazione di una unità
politica europea per procedere in senso inverso,
.~gf
:,
+
Bocca di Valle.
cioè cominciando dalla integrazione economica
di alcuni paesi, questo processo, che si è attuato
per condizioni realistiche di cose, non deve
significare la rinunzia all'obiettivo finale, ma,
come ho detto, ne costituisce la premessa, la
essenza e la speranza per l'avvenire.
Ho delineato con queste parole quelli che
sono stati gli argomenti di questo Convegno:
diffondere l a nozione e le nozioni della Comunità Economica Europea e inquadrare l'Abruzzo
in questa nuova realtà eco'nomica e proiettare
questa verso le méte future che sono l'integrazione politica. Io penso che le relazioni e la
ampia discussione che è seguita siano state sufficienti per rivolgere uno sguardo a tutti gli
aspetti del problema; si è scesi anche ad alcuni
dettagli tecnici che potevano, in un Convegno
a grande respiro, essere ignorati; ma questo
- Chiesa di S. Domenico.
(Foto Alinari)
20 dicembre 1959
dimostra la profondità della preparazione dei
singoli intervenuti, la passione che uomini della
nostra terra hanno per questi problemi e anche
una garanzia per quelli che saranno gli sviluppi di questo Convegno, che non è fine a se
stesso, ma è destinato veramente a dare frutti
giovevoli per il Mezzogiorno, per l'Abruzzo e
per l'Italia. Io ho sentito dire dal prof. Mossè,
segretario generale della Comunità Europea di
Credito Comunale, che l'Abruzzo non è una
regione depressa, almeno a giudicare dalle impressioni che lui ha ricevuto nel porre piede
in questa nostra terra. Noi abruzzesi vorremmo
augurarci che l'affermazione di questo nostro
caro amico, potesse corrispondere, al cento per
cento, alla nostra realtà. Purtroppo, noi sappiamo, e il prof. Mariani ha documentato abbastanza bene, quali sono le nostre condizioni
economiche; sappiamo che il livello economico
della regione abruzzese è anco'ra di quelli che
pongono l'Abruzzo t r a le regioni depresse e
anzi tra le regioni più depresse del Mezzogiorno
d'Italia. Comunque noi prendiamo quella affermazione come auspicio, come speranza, come
voto per l'avvenire, poiché noi ci proponiamo
proprio questo: trasformare il nostrc! Abruzzo
e cailcellare quella condizione di inferiorità
economica e sociale nella quale purtroppo ancora si trova.
Io ho avuto l'occasione di documentare non
soltanto questa condizione di arretratezza economica, ma anche, purtroppo, un certo andamento di sviluppo decrescente, in sensc relativo,
che l'Abruzzo ha offerto in questi ultimi anni
in confronto delle altre regioni meridionali
d'Italia.
Questo l'ho fatto con estrema franchezza,
poiché noi siamo abituati a vedere la realtà
per quella che è, ma l'ho fatto anche con una
fondata speranza. Noi siamo certi che queste
condizioni domani saranno superate, anche per
l'impostazione della politica generale economica
del nostro Governo. Io soprattutto questo VOglio dirvi, oggi, perché considerando questa
condizione di arretratezza, e le ripercussioni
negative che una comunità economica induce
nelle regioni arretrate, noi guardiamo sì ir.
faccia alla realtà, ma guardiamo alla realtà
con una speranza, sapendo che oggi non siamo
all'epoca dell'unificazione dell'Italia.
L'Italia del 1959 non è l'Italia del 1861. C'è
tutta una serie di interventi, di provvidenze,
di studi atti a richiamare non soltanto l'attenzione del governo italiano, ma l'attenzione
degli organi comunitari, dalla Commissione al
Consiglio dei ministri della Comunità economica europea, per cui noi abbiamo motivi di
viva tranquillità per il nostro paese. Ecco perché quando l'avv. Buracchio diceva stamattina: a bisogna che il governo sia richiamalo
nella necessità di salvaguardare le giuste condizioni dell'Italia C in particolar modo delle
zone depresse .,io h o accettato questa osservazione, ma mi so'no tranquillizzato alla considerazione di quegli argomenti che io ha avuto
l'onore di esporre fino a questo momento sia
pure sinteticamente, con un ordine non perfetto. Quando noi diciamo che bisognerà rendere competitiva l a nostra agricoltura, migliorando il rendimento, trasformando l e colture,
investendo nel settore nuovi capitali, trasformando e invertendo il rapporto cereali-allevamento e così via, che bisognerà pensare alle
nostre montagne, dalle quali la popolazione
va via per motivi di poca redditività dei terreni ed anche per una certa attrazione verso
i centri urbani e verso attività forse apparentemente più pregiate, ma di natura urbana,
noi dobbiamo sì preosccuparcene, ma con quella
preoccupazione saggia e sorretta dalla consapevolezza che sono in atto pro~vvedimenti atti
a rimediare a tutto questo stato di cose.
D'altra parte non crediate che soltanto in
Italia esiste una condizione di disparità regionale; nella stessa Francia, nel Lussemburgo,
nell'olanda, nel Belgio, ci sono di queste disparità; nella stessa Germania occidentale ci sono
delle zone che si aggruppano ad alcune città
caratteristiche ad economia industriale altamente sviluppata e delle zone in cui il livello
economico è molto più basso. L'Italia offre
una accentuazione maggiore in queste zone sottosviluppate, ma il problema è stato pos'to e
sarà risolto. I1 piano Vanoni, che è stato riconsiderato in questi giorni e che lo sarà ancora
di più nelle formulazioni delle leggi applicative, derivanti da questa riconsiderazione, vien e oggi proiettato proprio nell'ambito del trattato del Mercato Comune. Questo schema di
COMUNI D'EUROPA
sviluppo dell'occupazione e del reddito prevedeva un periodo di dieci anni per la sua attuazione, ma alla luce e alla considerazione di
nuove realtà, si è pensato di protrarre l'attuazione del piano Vanoni fino alla fine del
periodo transitorio del Trattato, cioè per la
fine del 1969-70. P e r quell'epoca noi dobbiamo
aver non soltanto ottemperato a tutti quei
che sono gli adempimenti previsti dal Trattato, ma dovremo poter allineare il Mezzogiorno
d'Italia alle regioni che sono economicamente
più sviluppate. Questo è interesse delllItalia
e della stessa Comunità, poiché la Comunità
non può pensare di avere una regione di una
nazione nella quale l'economia è debole, nella
quale l'economia è arretrata.
I1 Mercato comune no'n è soltanto un inercato di capitali, di merci, di servizi, una libera
circolazione di persone, ma è una Comunità
economica, ossia è una entità economica unica
e allora tutte l e nazioni che vi appartengono e
tutte le regioni vanno considerate come elementi e parti di un solo organismo. Ci sarà
l'Europa, non ci sarà più 1'Italiabda un punto
di vista economico: domani forse anche da un
punto di vista politico. Per questa ragione 1'Italia, il suo governo per conto suo, ma la stessa
Comunità faranno in modo che veramente la
redenzione del Mezzogiorno sia u n fatto compiuto. Noi poniamo questo limite: 1970. Speriamo che nel decennio che ancora ci separa da
questa data, noi possiamo veramente conseguire
questi obiettivi che stanno in fondo al nostro
29
cuore di italiani, di abruzzesi e stailno nella
coscienza, nella aspettativa e nella speranza di
ognuno di noi.
Noi vogliamo inquadrare il problema dello
sviluppo dell'Italia nell'ambito del Mercato Comune; il problema dello sviluppo dell'Abruzzo
in quello dello sviluppo italiano. I1 nostro
Abruzzo è e sarà oggetto di attenzione particolare non soltanto nostra ma del governo, del
Parlamento ed anche degli organi della Comunità.
I1 nostro compito è seguire attentamente e
contribuire con l e nostre risorse intellettuali,
con la nostra cultura, con i nostri suggerimenti
a rendere più agevole questo processo di sviluppo economico produttivo: così, veramente,
noi avremo creato un'èra migliore per noi, per
quelli che verranno dietro di noi. Ed allora
quel grande sogno della integrazione politica
sarà un fatto compiuto; integrazione politica,
che non è rivolta contro qualche gruppo di
nazioni: se deve salvaguardare certi valori,
certe tradizioni, e sono i valori della nostra
storia, l e tradizioni della nostra civiltà umana,
cristiana, latina che noi intendiamo difendere
per noi ma anche per quelli che ancora non
apprezzano questi valori, questo significa che
noi lavoriamo per noi e per gli altri, anche
per i popoli che oggi non sono liberi.
Noi vogliamo cullare questo grande sogno
della distensione nello sviluppo del progresso
economico e della civiltà in tutta l'Europa e
in tutto il inondo.
La manijiestazione popolare
D e i discorsi alla manifestazione serale,
n e l l a piazza del D Z L O ~g ~
r eO
m i t a d i popolo,
~ i p o r t i a m ou n riassiinto d i quelli d e l tedesco
M i i n c l ~e clel vice Sz?idaco Buracchio. Della
introlduzione del Sottosegreturzo D e Luca e
della brillante improvvisazione - i n lingua
italiana - del francese Mossé n o n è s t a t o
fissato u n testo.
Prendendo la parola il dott. Walter Munch
ha detto t r a l'altro:
I comuni tedeschi si considerano da più di
dieci anni come
alleati dei comuni
italiani sulla via
d e l l a Comunità
politica sovranazionale europea,
che deve essere
unitaria, federalista, e deve costruirsi sull'autonolmia dei cotmuni, delle pirosvincie
e delle regioni.
A voi, cittadini,
sembrerà una
colsa sorprendente
che io sono Prefetto d e l l a mia
P1,ovincia
n
evh
--r -- non insediato dallo Stato, ma eletto dalla mia
Provincia ,che ha un suo proprio Parlamento, sue
proprie risorse e proprio bilancio. Questo è un
progresso democratico che la Germania ha otte-
nuto do~pale amare esperienze anteriori al 1945.
Gli uomini della Germania federale hanno
confermato con i fatti che vogliono costruire
una Comunità eurouea. Con il Trattato di Roma
della CEE ci è gia fatto un passo importante
su questa strada e vi assicuro che la Gennania
adempierà ai suoi doveri.
Quanto all'Italia, che spero avrà dalla Comunità europea il massimo sviluppo, credo che il
più importante progetto che la interessi sia la
Banca europea per gli investimenti. La Banca
è già fondata esd ha l'incarico di contribuire
allo sviluppo equilibrato dei paesi membri della
CEE. A tal fine faciliterà i pro'getti contemplanti la valorizzazione delle Regioni meno
sviluppate, che non potrà essere interamente
assicurata dai singoli Stati.
I Sei Governi hanilo convenuto che i fondi
della Banca europea per gli investimenti e del
Fondo sociale europeo dovranno essere utilizzati in particolare per aiuti all'Italia meridionaie. A questo prosposito posso' dirvi che la Germania è per vari motivi interessata alla industrializzazione del Sud, ma debbo anche dirvi
sinceramente che bisogna creare al capitale
COMUNI D'EUROPA
Questo aiuterà ad ancorare gli ideali della
democrazia i n ogni città e i n ogni villaggio,
aiuterà a superare gli attriti accendibili nelle
regioni di confine e ad attuare la convivenza
nella pace e nella giustizia
A nome dei comuni tedeschi auguro a i comuni italiani u n avvenire felice nell'unità dell'Europa fiorente in tutte l e sue parti.
Ricordo però loro che senza unità politica i1
Mercato comune non potrà dare un vero progresso economico per tutti; senza l'unità politica non ci sarà un controllo democratico della
integrazione europea; senza l'unità politica l'Europa continuerà a contare zero dl fronte ai
grandi, di fronte alllAmerica e alla Russia.
E' giunta l'ora, cittadini abruzzesi, di chiedere
elezioni europee a suffragio universale, è giunta
l'ora di scrivere l a Costituzione degli Stati Uniti
d'Europa. I1 Consiglio dei Comuni d'Europa ricorda che a questo è legata la sorte delle nostre
città e delle nostre campagne, a questo è legata
l a sicurezza - ossia la pace - a questo è legato
il destino dei vostri figli e della vostra generosa
Regione D.
- Chiesa e Campanile di S. Biagio.
Lanciano (Chieti)
tedesco l e co'ndizioni adatte per poter affiuire
nel Sud.
La possibilità per l'industria tedesca di partecipare alla industrializzazione del Sud, dove
già esistono molti contatti commerciali privati,
è però resa difficile dalle vigenti leggi italiane
sulle succursali delle ditte estere e sulla loro
tassazione.
In ogni modo moneta tedesca, i n piccola quantità, arriva sempre di più i n Italia. Quest'anno
il 52% dei turisti, venuti i n Italia co~n l'automobile, erano tedeschi; nel mio paese questo
anno hanno lavorato più del doppio di operai
stagionali italiani che nell'anno passato.
Ciò deve essere conside~atocome una semplice soluzione provvisoria i n attesa della Comunità politica europea so~pranazionale.
P e r raggiungere questo obiettivo bisogna
superare il nazionalismo in tutti i Sei Stati:
questo contributo spirituale appare più difficile
del contributo economico.
L'Unità europea deve fondarsi però sulla libertà dei Comuni, delle Provincie, e delle Regioni, l e quali dovrebbero avere non soltanto
una autonomia formale, ma una autonomia sostanziale.
COMUNI D'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
-
Anno VI1
n. 12
-
20 dicembre 1959
Direttore responsabile: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
E REDAZIONE:
DIREZIONE
684.556
Piazza di Trevi, 86
Roma tel.
687.320
AB~MINISTRAZIONE:
Via Castelfidardo, 68 - Roma
Indirizzo telegrafico: Comuneuropa
Roma
-
1
-
-
Un numero L. 100 - Abbonamento annuo
ordinario L. 1.000
Abbonamento Sostenitore
L. 5.000 per Privati e Enti Locali - L. 100.000
per Enti vari.
-
I versamenti debbono essere effettuati sul c/c
postale n. 1/27135 intestato a:
" Banca Nasionale del Lavoro
Roma, Via
Bissolati
Aseociasione Italiana per il Consiglio dei Comuni di Europa
Piazza di
Tremi, 86
Romo **, oppure a mezzo assenon trasferibile - intestato a
gno circolare
"Comuni 'd'Europa*'.
-
-
-
-
-
Autoriuu. del Tribunale di Roma n. 4696 deU'll-6-1955
TIWUUFIU u n u - m - i 9 5 9
Dopo i sigg. Mossè e Munch, rappresentanti
delle Sezioni francese e tedesca del Consiglio
dei Comuni d'Europa, ha preso l a parola l'avvocato Nicola Buracchio per la Sezione italiana.
Egli ha esordito informando il numerosissimo ~ u b b l i c o dei
lavori svolti dal
Convegno Regionale
europeista
che s i è interelssato della nuova
realtà creata dall e Istituzioni eurapee già esistenti, p e r c h é l e
conseguenze economiche e sociali
già si fanno s a tire al livello locale ed investono
l e responsabilità
degli amministratori comunali e
provinciali,
che
vivono a diretto
contatto con l e popolazioni, Dopo a v a tracciato un quadro storico del processo di unificawone dell'economia europea, iniziatosi con
l'OECE e giunto alle forme associative della
Comunità europea del carbone e dell'a~cciaio,
del Mercato comune e dell'Euratom, l'oratore si è soffermato ad illustrare le prospettive aperte dal Mercato comune, per il potenziamento economico e per la migliore occupazione della manodopera, attraverso la libera
circolazione dei lavoratori ed ha parlato delle
difficoltà iniziali che dovranno essere superate.
H a quindi sottolineato l e possibilità che si
offrono alla Regione abruzzese nel campo della
specializzazione agricola, della qualificazione
operaia, del turismo e di alcuni investimenti
industriali ponendo in rilievo l'inderogabile
necessità che si lavori i n u n fecondo spirito di
solidarietà regionale.
Egli poi si è chiesto se i lavoratori possono
essere contrari al Mercato comune che consente
la rottura di situazioni secolari di arretratezza
nel Mezzogiorno e d i privilegio per molti settori industriali, protetti sinora da barriere doganali, ed è giunto alla conclusione che la propaganda del partito comunista, riaccesasi a
Chieti in concomitanza con i lavori del Convegno, non interpreta lo stato d'animo popolare
e denunzia chiaramente l'asservimento agli interessi politici ed economici della Russia e del
blocco dei paesi comunisti.
I1 Convegno, h a proseguito l'oratore, non si
è limitata a trattare i problemi connessi con l e
istituzioni europee già in atto ma, facendo sue
l e aspirazioni generali, si è a lungo occupato
del cammino percorso dall'ideale federativo europeo e della funzione che gli eletti locali sono
chiamati a svolgere per accelerare la nascita
degli Stati Uniti d'Europa.
L'idea europea è antica ed è stata esaltata
proprio dai propugnatori delle nostre istanze
nazionali, che non l'hanno vista in antitesi ma
come necessario completamento dell'unità italiana. Da Mazzini, che promocse nel 1834 la
costituzione simbolica degli Stati Uniti d'Europa
e che a ragione f u considerato il più italiano
degli spiriti europei ed il più europeo degli
spiriti italiani, a Carlo Cattaneo, che preconizzò
26 dicembre 1359
che non ci sarebbe stata pace senza l a federazione europea, a Garibaldi che nel 1857 a Ginevra fondò i1 giornale e Les Etats Unis d'Europe., il nostro Risorgimento manifesta nei
suoi spiriti eletti l'ansia verso la realizzazione
della più grande Patria continentale che dopo
l e distruzioni e la decadenza dei popoli europei,
conseguite alle due guerre mondiali, appare
finalmente a tutti come l'unica speranza di pace
e di salvezza per i popoli. Pace per le nazioni
che compongono il vecchio continente, assicurata con la circolazione delle ricchezze; salvezza
politica attraverso il nuovo equilibrio mondiale
che la presenza di un terzo blocco è i n grado
di realizzare; salvezza economica nella lotta di
concorrenza che l e nuove grandi realtà asiati-
Enti, soci individuali, simpatizzanti, rinnovate l'abbonamento per
il 1960; trovateci molti abbonati.
Non bastano i grandi cervelli:
l'idea europeo h a bisogno anche
d e l l a tenace, modesta o p e r a quotidiana.
che presto porranno in essere; infine soluzione
dei nostri problemi sociali perché nessuno Stato
europeo con le sue sole forze può assicurare
al proprio popolo il livello di vita a cui questo
legittimamente aspira.
L'unione sarà fruttifera di sviluppo scientifico
e culturale per l e prospettive ed i mezzi offerti
agli ingegni migliori ed i n definitiva segnerà la
nascita della grande ed insigne Patria comune,
nuovo ed appassionante ideale per gli uo'mini
che saranno fermamente decisi a difenderlo e
per il quale batteranno i cuori dei giovani = come prima per l e patrie più piccole, non dimenticate ma meglio amate D.
L'avv. Buracchio ha concluso. il suo discorso
indicando nel Convegno di Chieti, modello per
analoghe prossime manifestazioni in altre regioni, uno strumento della lotta che gli Amministratori locali si apprestano a compiere in
difesa dell'ideale europeo ed h a detto che la
grande assemblea di popolo al quale parlava
costituiva il terreno dove la battaglia sarà portata perché il popolo sente veramente il problema europeo e l e sue fresche energie, ravvivate, suscitate ed indirizzate da coloro che ne
sono l'espressione più vicina saranno capaci di
creare quella grande ed irresistibile forza che
dovrà travolgere l e perplessità dei governanti
e l e resistenze degli egoismi nazionali e f a r sì
che l'Europa finalmente viva per sé e per il
mondo.
Scanno (L'Aquila)
- IL
lago.
B A N C O D I SICILIA
ISTITUTO D I CREDITO D I DIRITTO PUBBLICO
Patrimonio, fondi rischi e di garanzia: L. 33.632.876.601
PRESIDENZA E DIREZUONE GENERALE IN PAILERMO
S E D I I N : AGRIGENTO,
BOLOGNA, CALTAGIRONE, CALTANISSETTA,
CATANIA, ENNA, FIRENZE, GENOVA, MESSINA, MILANO,
PALERMO, RAGUSA, ROMA, SIRACUSA, TERMINI IMERESE,
TORINO, TRAPANI, TRIESTE, VENEZIA.
SUCCURSALI I N : MARSALA e PALERMO.
197 A G E N Z I E
UFFICI DI RAPPRESENTANZA:
LONDRA - 1, Great Winchester Street
MONACO D I BAVIERA - Theatinerstrasse, 2311
N E W YORK - 37, Wall Street
PARIGI - 62, Rue la Boétie
F I L I A L E
ALL'ESTERO:
TRIPOLI d'Africa
Forme speciali di credito attraverso le seguenti Sezioni:
SEZIONE DI CREDITO AGRARIO E PESCHERECCIO
SEZIONE DI CREDITO FONDIARIO
SEZIONE DI CREDITO MINERARIO
SEZIONE DI CREDITO INDUSTRIALE
SEZIONE AUTONOMA PER IL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE
E DI IMPIANTI DI PUBBLICA UTILITA
Le cartelle fondiarie 5 % del BANCO di SICILIA, garantite da prima ipoteca
sopra beni immobili, rappresentano uno dei più sicuri e vantaggiosi investimenti.
Corrispondenti in tutte le piazze d'Italia e nelle principali del mondo.
T U T T E L E OPERAZIONI DI BANCA E DI B O R S A
L A LOGICA
ELETTRONICA
ELEVA IL TEMPO
A POTENZA
Qo~ivetti
olivetti
ELEA 9003
ELEA
9003
primo calcolatore elettronico italiano
L'Elea 9 0 0 3 è u n c a l c o l a t o r e e l e t t r o n i c o a p r o g r a m m a i n t e r n o p e r l'elaborazione i n t e g r a t a
d e i dati.
E' la macchina necessaria al ciclo completo di
automazione dei servizi per il quale la Olivetti
è oggi in grado di fornire tutte le apparecchiature
periferiche e centralizzate. L'Elea 9003 accoglie,
ordina, integra. seleziona, elabora e restituisce
milioni di informazioni e di dati alla velocita dei
circuiti elettronici.
Tanto la ricerca scientifica e tecnica quanto la
direzione di un orande oroanismo oroduttivo o
amministrativo hanno in qu&to strumento la possibilità di compiere in pochi secondi calcoli che
altrimenti richiederebbero mesi di lavoro e decine
o centinaia di persone.
elabora 100.000 informazioni
- Simultaneità
-
operativa: trascrizione da uno ad altro
nastro magnetico. con ricerca automatica. simultanea e calcolo; lettura di schede simultanea a registrazione su nastro maonetico e calcolo: lettura di
nastro magnetico simulianea a stampa.
Apparecchiature di ingresso e di uscita. i n linea e
fuori linea.
Possibilità di or>erare su venti unita a nastro magnetico.
Controllo di tutte le operazioni aritmetiche. di trasferimento e di ingresso o uscita.
Tamburo magnetico: capacita 120.000 caratteri
alfanumerici.
Memoria a nuclei ferritici. Tempo d l accesso: 10
milionesimi di secondo. Capacita: 20-40-60.000
caratteri alfanumerici.
- Apparecchiatura
ta a translstorl.
completamente reallzze-
secondo
Scarica

Anno VII Numero 12 - renatoserafini.org