- - Spedizione in abbonamento postale Gruppo lli Anno VI1 N. 12 20 dicembre 1959 Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 R O M A - - - O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA P E R I L CONSIGLIO DEI C O M U N I D'EUROPA I Convegni regionali del CCE :Abruzzo e Molise I1 24 settembre si è svolto a Chieti, alla presenza d i d u e rappresentanti del G o v e r n o - il Ministro Spataro e il Sottosegretarzo De Luca - e d i parlamentari d i maggioranza e d'opposizione e personalità della cultura e dell'economia, c o n l'intervento d i oltre 180 amministratori comunali e provinciali della regzone, un convegno abruzzese patrocinato dal CCE, nella serze che sta - zona per zona della Comunità europea - sollecitando i p a r e n della « base » europea sul processo dz integrazione economica e sui m o d i per accentuare la lotta i n favore dell'unita polztica. A l convegno partecipavano il segretario generale del C C E , B a r e t h , il segretario della CECC, Mossé, zl Maire-adjoint d i R e i m s Brid e , i n rappresentanza della Sezzone francese, e il Landrat Muench, i n rappresentanza della Sezione tedesca. S o n o state t e n u t e t r e relazioni: sull'AICCE in Abruzzo dal vtce-sindaco dz C h i e t i Burucchio. m e m b r o del Consiglio Direttivo dell'AICCE, sull'dbruzzo e il MEC dal prof. Mariani, e sulla C o m u n i t à politica europea dal Segretario generale S e rafini. L a sera, i n u n a piazza gremita, il sottosegretario De Luca, Mossé e M u e n c t ~- e n t r a m b i in italiano - e Buracchio hanno parlato al popolo d i Chieti. Del costrzittivo esito del C o n v e g n o l'AICCE d e v e essere grata al s u o responsabile abruzzese, Buracchio, e agli amministratori locali e federalisti europei che h a n n o collaborato c o n lui. Nel presente n u m e r o d i « C o m u n i d'Europa >> si riporta il resoconto integrale - salv o brevi tagli e riassunti - di quanto è stato pronunciato durante il Convegno e ripreso su nastro magnetico. RISOLUZIONE FINALE DEL ,C'ONVEGNO DI CHIETI I1 lo Convegno dei Sindaci e degli Amministratori locali di Abruzzo, sui problemi della regione abruzzese nel quadro del MEC e sulla Comunità politica europea, riunito a Chieti il 24 settembre 1959 sottolinea che il processo verso la sopranazionalità è un portato irrecusabile della seconda rivoluzione industriale; ... E valino pel tratturo antico al piaizo, yuasi per ~ 7 7 , erba1 fiume silente, S ~ L le uestigia degli anticl~ipadri. - che l'integrazione economica con la quale si è operato il rilancio europeo non può andare disgiunta dall'integrazione politica, pena la sua paralisi o la determinazione di distanze economiche maggiori di quelle che attualmente esistono fra i diversi territori del continente; - essenziale per un equo sviluppo di tutta la Comunità europea, ivi comprese particolarmente le zone sottosviluppate; sottolinea infine che la rinuncia a porzioni di sovranità nazionale è prevista, in condizioni di parità con altri Stati e per contribuire alla formazione di un ordine sovrastante, dall'art. 11 della Costituzione repubblicana; l'esigenza di incrementare l'attività della Banca europea per gli Investimenti, affiancandole un istituto che finanzi specificamente e in modo adeguato lo sviluppo delle diverse Regioni d'Europa, delle loro città e circondari rurali, nel quadro delle prospettive comunitarie; sottolinea altresì fa voti che il rinvigorimento delle autonomie locali e la razionalizzazione degli Enti territoriali locali sovraordinati ai Comuni (Regioni o « Laender » ampi e capaci di vegliare a un equilibrio fra attività industriali agricole e dei servizi, ossia fra città e campagna; circandari vicini ai bisogni e alle aspirazioni dei Comuni, per poterne democraticamente armonizzare e potenziare le iniziative produttivistiche e sociali) sarà una condizione affinché il Parlamento nazionale approvi il disegno di legge speciale sull'Abruzzo, per facilitare l'allineamento della regione nell,area competitiva del Mercat,, Comune; raccomanda a tutti gli amministratori locali abruzzesi di entrare individualmente nella famiglia del Consiglio dei Comuni d'Europa e di fare ade- 20 dicembrerl959 COMUNI D'EUROPA rire, nei modi indicati dallo Statuto della Sezione italiana, gli Enti territoriali a cui sono stati chiamati dagli elettori; auspica l'organizzazione di una importante delegazione abruzzese per una efficace partecipazione ai V Stati generali dei Comuni d'Europa, che si svolgeranno a Cannes dal 10 al 13 marzo 1960 e che tratteranno i t r e temi: della salvaguardia delle autonomie locali e del loro incremento; degli Enti locali di fronte alle attuali Istituzioni europee; e della lotta per la Comunità politica europea; esprime I'improrogabile esigenza che 19Abruzu>sia presente a tutte le attività e a tutte l e iniziative del Consiglio de~iComuni d'Europa. ( p r e s e n t a t a dai Sindaci dell'hquila, Chielti, Guardiagrele, Casalincontrada, Roccamontepiano, Serramonacesca, Rosciano, P e n n e , Alanno, Lanciano, d a l r a p p r e s e n t a n t e dell'Amministrazione provinciale del19Aquila e d a altri) appro'vata all'unanimità. Chieti All'inizio d e i l a v o ~ i ,i l Ministro S p a t a r o è s t a t o pregato d a i convegnisti d i a s s u m e r e l a presidenza d e i lavori stessi. Ho l'onore d i portare il cordiale saluto del Governo Italiano a questo Convegno Regionale europeista che vede riuniti in Chieti i capi dell e Amministrazioni Provinciali e Comunali di Abruzzo e una rappresentanza d i Enti Locali d i altre nazioni aderenti a l Consiglio dei Comuni d'Europa, e di altre Regioni italiane, nonché rappresentanti di altri enti abruzzesi, i Prefetti, il Sindaco d i Roma e gli Onorevoli parlamentari. Mi piace rilevare che una citta antica come Chieti, il cui ruolo d i Capitale dei Marrucini risale a più d i 22 secoli fa, si trova ad ospitare un Convegno internazionale che si propone di esaminare dati e prospettive di uno degli ideali più appassionanti d i oggi: l'ideale europeistico, l'ideale di una Europa unita. Tutte l e città del nostro vecchio continente si troverebbero nella stessa posizione, d i questo antichissimo capoluogo, ed offrirebbero l o stesso vitale contrasto tra una illustre antichità consacrata dalla storia e un generoso ideale che va trasiormando sotto i nostri occhi, sia p u r e faticosamente, il volto civile, economico e politico della nostra Europa. Vecchio e nuovo sono infatti presenti e anzi fusi nella storia, cioè i n ogni nostro atto, i n ogni nostro proposito. E se il vecchio è lievito del nuovo, ciò significa che questa Europa che non si è fermata a l feudalesimo, a i Comuni, ai piccoli stati principeschi, alle monarchie assolute ed al colonialismo, non si fermerà nepp u r e ai nazionalismi chiusi, ma l i supererà, li sta superando, per realizzare una forma di convivenza fra gli Stati più aderente alla realtà dell'uomo che h a ormai varcato i confini del suo pianeta e che mal si adatta agli artificiosi confini nazionali. Procedendo sul terreno della storia, questo ideale delllEuropa unita ci appare più antico e diffuso di quanto non si creda e tutt'altro che utopistico Dal sogno del germanico Carlo Magno a i progetti del giureconsulto francese Pierre Dubois, che f u alunno di S a n Tommaso; dall'inglese William Penn autore - meno d i t r e secoli fa - di alcuni "saggi intorno ad una pace europea organizzata ", a Giuseppe Mazzini che per primo senti l a necessità di una Federazione Europea si è andato precisando, anzi imponendo, fino al drammatico appello lanciato da Churchill all'indomani della seconda guerra mondiale: " o unirsi o perire! ". Ho accennato ad una Federazione europea, , m a dobbiamo riconoscere che non sono pochi - Panorama. coloro che pensano al suo avvento come a qualcosa di ancora molto lontano. Certo, l'avvenire e la saggezza dei popoli e dei governanti finiranno per prevalere, ma talvolta la realtà sembra dare ragione ai più pessimisti, quando si è costretti a registrare divergenze e rivalità e incomprensioni che rappresentano l'espressione di quel nazionalismo deteriore al quale è urgente che l e nazioni rinuncino proprio per non compromettere il meglio delle loro individualità. Ma noi non siamo e non vogliamo essere fra i pessimisti che sopravvalutano l e forse Questo numero dicembre 1959 di Comuni d'Europa » è interamente dedicato al Convegno regionale svoltosi a Chieti: i resoconti delle ultime manifestazioni del CCE o a cui hanno partecipato dirigenti del CCE sono pertanto rinviati al numero 1 del 1960. Vi riferiremo, fra l'altro, della riunione a Roma del Gruppo di lavoro per le elezioni europee dell7Assemblea Parlamentare Europea, del Simposio europeo sugli Enti intermedi svoltosi a Milano, della sessione - pure a Milano del Comitato a Sei della CEPL, del Congresso dell'unione delle Provincie d'Italia, della costituzione a Parigi della Commissione tecnica del CCE sui problemi dei Comuni forestali e di montagna, del convegno regionale del19AFCCE a Chalons sur Marne, della riunione a Parigi della Commissione Affari Europei del CCE (preceduta dalla riunione del Comitato organizzativo dei V Stati Generali), della riunione del 19 novembre del Comitato Esecutivo del19AICCE, della sessione a Strasburgo del Comitato d'Azione del Movimento Europeo, della riunione a Francoforte della Commissione del CCE sulle autonomie locali, della sessione di Darmstadt del Congresso del Popolo Europeo, della riunione al Campidoglio del Direttivo del19AICCE, del Convegno dell'Associazione Europea degli insegnanti ad Abano Terme. - Frattanto, inviamo a tutti i nostri lettori gli auguri più sentiti per le feste di Natale e di Capodanno. I1 1960 sarà un anno di battaglia: affrontiamolo tutti con serenità di spirito. (Foto Alinari) ancora inevitabili manifestazioni di un residuo nazionalistico egoistico. Noi preferiamo essere più realisti, e certo più obiettivi, e vogliamo dare tutta l a nostra opera ed affidare l e nostre vive speranze a tutte quelle iniziative - e sono centinaia - che si propongono l'instaurazione di nuovi rapporti inter-europei i n tutti i campi: da quello culturale a quello economico, da quello sociale a quello politico. Il terreno del possibile è quello sul quale operano, senza cedere alle illusioni o allo sconforto, gli uomini che nutrono una grande fede. Non devo ricordare agli amministratori locali italiani ed esteri qui presenti quante iniziative l'Italia abbia preso e quante altre n e abbia efficacemente appoggiate per tradurre in atto l'esigenza di collaborazione e d i unità affermatasi inequivocabilmente i n Europa i n questo dopoguerra. I1 Consiglio d'Europa, l'OECE, la CED, il Patto di Bruxelles, 1; CECA, il Mercato Comune e l'EURATOM hanno visto sempre i rappresentanti dell'Italia tra i firmatari più attivi e liberi da riserve mentali. Basterà che io ricordi il Presidente on Alcide De Gasperi, al quale i pochi anni passati dalla morte hanno già conferito statura di apostolo della Europa d i domani. " I1 problema fondamentale è l'Europa, egli disse nel maggio di dieci anni fa, gli Stati nazionali europei hanno ancora u n passato ma nessun avvenire. Questo vale nel campo politico ed economico, ma, aggiunse, soprattutto nel campo sociale. Nessuno stato europeo a sè preso può, con l e sole sue forze, assicurare al proprio popolo il livello d i vita cui legittimamente aspira ". Signori, l e relazioni che fra poco saranno illustrate e alle quali, nel successivo dibattito, sarete chiamati ad aggiungere il contributo della vostra esperienza, approfondiranno i temi d i questo Convegno. Proporsi i problemi dell'economia, dello sviluppo e della vita dell'Abruzzo nel quadro del Mercato Comune è, a mio avviso, il modo più concreto di servire sia l e popolazioni di questa nostra nobile Regione, sia la vitalità della Comunità Europea, della quale essa è parte, e vuole essere parte viva e consapevole. Un mercato comune delle merci, della manodopera e dei capitali è un mercato molto più ampio di quello nazionale, è vero. Ma l'aumentata ampiezza non può e non deve far dirnenticare che ogni mercato vive i n ragione e in funzione dei suoi operatori (produttori e compratori) e dei loro problemi, delle loro necessità, delle loro aspirazioni. Ora, il vostro e nostro compito, i1 compito del quale ognuno di 20 dicembre 1959 no1 è consapevole, cittadini e governo, è appunto quello di tradurre problemi, necessit8 e aspirazioni dell'Abruzzo dal piano nazionale al piano comunitario europeo. I1 Trattato del Mercato Comune, operante ormai da circa 10 mesi, reca, come sapete, un protocollo che riguarda l'Italia, e, delllItalia, l e Regioni meno fortunae, che non sono ( e il mondo intero ne è testimone) l e meno geniali. Con questo protocollo gli Stati della Comunità "prendono atto " che " i l governo italiano è impegnato nella esecuzione di un programma decennale di espansione economica che mira a sanare gli squilibri strutturali della economia italiana i n particolare con l'attrezzatura delle zone meno sviluppate nel Mezzogiorno e con la creazione di nuovi posti di lavoro ". Questo protocollo rappresenta un impegno dell'intera Comunità verso l'Italia e prevede espressamente a suo favore un "adeguato impiego" delle risorse della Banca Europea per gli Investimenti e del Fondo Sociale Europeo, istituito per la riqualificazione della manodopera disponibile e per i lavoratori il cui lavoro sia " ridotto o sospeso temporaneamente in tutto o in parte ". Che non si tratti di un impegno unilaterale voi lo comprendete. Non vi è comunità s e ci si limita a ricevere. La nostra parte è perciò quanto mai determinante; dobbiamo procedere a tutte quelle trasformazioni e a tutti quegli adattamenti che il nuovo regime, di più ampia concorrenza, ci impone sia nel settore industriale, in cui l'Abruzzo da poco si è affacciato, sia nel settore agricolo che rimane pur sempre il settore elettivo della sua economia e per cui in questi giorni, com'è noto, il Governo sta per prendere una serie di provvedimenti. In ogni sforzo tendente ad " europeizzare" la loro attività, mi preme assicurare gli operatori abruzzesi che possono contare, per il presente e per l'avvenire, sull'appoggio e sull'assistenza doverosa e premurosa del Governo. Io auguro i migliori risultati a questo Convegno lieto di constatare che vi accingete a porre ancora un mattone all'edificio dell'Europa di domani, che sarà dei nostri figli, ma che non può non essere anche nostra, in ragione della fede e della buona volontà con la quale l'andiamo costruendo. Fede e buona volontà che saranno tanto maggiori, quanto maggiore sarà la propaganda e l a conoscenza di questo grande idale di solidarietà europea che tutti vogliono servire con grande impegno. I1 risultato di propaganda e di conoscenza certamente sarà raggiunto con questo Convegno e perciò a nome del Governo esprimo il più vivo elogio ai promotori e agli organizzatori, tra cui il prof. Serafini e l'avvocato Buracchio, mentre esprimo il mio sincero ringraziamento per l'onore concessomi di presiedere questa Assemblea. COMUNI D'EUROPA Ing. Guido D'ONOFRIO, Presidente dell'Amministrazione provinciale d i Chieti E' con gioia profonda che io, a nome della Provincia che ho l'onore di rappresentare, vi porgo il benvenuto a Chieti ed il cordiale saluto dell'Amministrazione Provinciale. Aggiungo ancora, il fervido saluto ed augurio, a nome dell'Unione delle Provincie d'Italia che io qui ho l'onore di rappresentare per specifica delega del suo Presidente avv. Maggio, il quale mi ha fatto pervenire il telegramma che vi leggo: e Stante mia impossibilità presenziare Convegno regionale abruzzese Associazione italiana Consiglio Comuni Europa giorni 24-25 settembre in Chieti pregoti rappresentare ufficialmente Unione Provincie d'Italia et me personalmente - cordiali saluti - Maggio Presidente Unione Provincie S . Con animo grato, altresì, io vi ringrazio per la benevolenza con cui avete voluto accogliere il nostro invito a partecipare od a presenziare a questo Convegno europeista, per trattare un tema di particolare interesse ed attualità per la Regione abruzzese, Convegno che acquista un tono di particolare elevatezza per la presenza di insigni delegazioni di enti di altri paesi europei, cli autorevoli rappresentanti del governo, del ministro Spataro ed il sottosegretario De Luca, che tante benemerenze hanno acquisite per il progresso della nostra Regione, di studiosi particolarmente versati nei temi che saranno discussi e sviluppati, di molti sindaci e rappresentanti di amministrazioni provinciali abruzzesi e di altre Regioni, oltre che di rappresentanti di enti che operano nei vari settori economici della Regione. Di fronte ad un Consesso così altamente qualificato, che ci autorizza di anticipare l'ottima riuscita del Convegno, io mi sentirei a disagio se mi accingessi anche a sfiorare gli argomenti che saranno tra poco trattati con specifica ed autorevole competenza. Nori tutti sentono e sono arrivati a spiegarsi il perché del Mercato Comune, ma è pur vero che alcuni popoli guardano con grande speranza ai due trattati della Comunità Economia Europea e dell'EURATOM. Non si può comunque disconoscere che, dopo i ripetuti e vani tentativi di unificazione dell'Europa, questi due trattati rappresentano una volontà politica dei contraenti, oltre che un accordo su questioni economiche, doganali, commerciali, agricole e monetarie. Tuttavia, anche nel campo più strettamente economico, non ci si deve sorprendere di certe perplessità. Occorre evidentemente modellare alcune particolari situazioni, i n quanto l'economia non è regolata da una legge fondamentale di regolar e applicazione. I trattati del Mercato Comune sono insufficienti a realizzare una autentica politica europea e vanno riguardati come strut- Il Segretario Generale del Consiglio dei Comuni d'Europa, Jean Bareth. ture di un edificio incompleto, ma non perdendo mai di mira la costituzione sopranazionale della Federazione europea. Per il superamento, oggi, di pregiudizi e di resistenze nei riguardi del Mercato comune e nella visione per il domani di una Europa politicamente unita, un ruolo determinante possono svolgere i Comuni e l e Provincie, attraverso l'Associazione per il Consiglio dei Comuni d'Europa, con una azione capillare e ramificata h o a raggiungere i singoli cittadini, che più sentono l'importanza di questo problema. Con questa speranza, co'me ha fatto teste il ministro Spataro, ricordiamo il grande europeista Alcide De Gasperi, il quale aveva affermato che chi promuo've l'Europa del domani appartiene all'avanguardia del progresso sociale e chi la osteggia è un sabotatore del progresso. Questo ricordo ispiri i vostri lavori e sia di auspicio per l'Europa di domani. Dott. Lelio SANITA' 'di TOPPI, Sindaco d i Chieti I1 Ministro Spataro e il Sottosegretario De Luca al tavolo della Presidenza: parla il Sindaco di Chieti, Sanità di Toppi. L'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia, a nome di S.E. Tupini, mi dà incarico di rappresentarla, come componente del Consiglio nazionale. Signori, è con immenso piacere che vi porgo il saluto della città di Chieti, che mi onoro di rappresentare e che oggi tanto lietamente accoglie questa Assise di Sindaci di ogni parte d'Abruzzo, qui, riuniti, a testimoniare un attaccamento ed una fede incrollabile nei destini dell'amata nostra Regione. La presenza di questi amministratori e rappresentanti delle autonomie locali di varie città di Italia sottolinea il rilancio di una cooperazione che va oltre i confini regionali, mentre la veramente gradita partecipazione a questo Convegno di Sindaci e Rappresentanti dei poteri locali di altri Stati euro'pei esalta questa cooperazione su base internazionale e in senso europeistico. Nel ringraziare tutti i partecipanti, per la pronta adesione all'iniziativa, mi piace sottolineare la presenza in questa sede di S.E. il Ministro Spataro, nostro rappresentante al Governo, ove svolge, come ha sempre fatto nel passato, la sua vigile o'pera negli interessi della Regione e della Naziomne, di S.E. il sottosegretario De Luca, sempre sollecitamente rivolto, nel suo quotidiano lavoro, alle ricerche di nuove mete per il suo Abruzzo e la sua Patria. Un saluto paterno veramente sentito ai Sindaci e Rappresentanti delle città europee: la loro presenza a questo Convegno ci onora e c i dà fiducia in un migliore domani. Ad essi, rappresentanti delle belle ed amiche terre di Ger- 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA mania, di Francia, d'Austria e del Belgio il nostro più vivo grazie. L'attuale Convegno corre su un doppio binario: in primo luogo si clisc~~tono i problemi dell'economia della Regione in relazione alla attuazione del Mercato comune europeo. La nuova congiuntura certamente agli inizi non sarà per noi molto favorevole, ma se si pensa agli enormi bisogni della nostra gente, alle scarse risorse naturali di questa terra, alla irrisorietà del reddito medio iiidividuale, ci accorgeremo subito della fondamentale necessità del nostro inserimento in una più ampia zona di respiro. D'altra parte noi amministratori locali abbiamo sempre cercato di accrescere l e fonti della ricchezza, per elevare il tenore di vita dei nostri amministrati, per combattere la disoccupazione e la sottoccupazione, e, con l'aiuto dei vigili governi, contiamo anche di poter risollevare l e sorti dell'economia agricola e montana, oltre l e possibilità di valorizzare e potenziare il turismo in questa plaga, che non è certamente da meno per bellezze naturali, per varietà di paesaggio, per la sua stessa configurazione geografica, fra il mare e i monti che la circondano, a qualsiasi altra Regione d'Italia. Tutti questi problemi, inquadrati nell'area del Mercato comune, dovranno essere studiati su lungo metro, e per questo auspichiamo che il presente dialogo non si arresti all'odierno Convegno, ma segni l'inizio di maggiori ricerche e di più adeguate azioni. I1 secondo argomento sul quale siete chiamati ad esprimere il vostro parere è quello relativo alla Comunità politica europea. Senza scendere ad una analisi del problema in questione, mi piace sottolineare la possibilità che la presente assemblea ci offre: di essere veramente vicini ad un discorso che vorrei definire della speranza, speranza che spero tra non molto diventi certezza e che certezza sarà se sapremo veramente trarre da questo incontro linfa vitale per la nostra futura azione. Signori, è bene che noi meditiamo su questa verità: l'Europa vuole essere unita, ma una unione di popoli è soprattutto unione di uomini, che si sono conosciuti, anzi riconosciuti oltre l e abituali frontiere. Quindi il mio saluto vada a questa lungimirante vostra fatica, il mio augurio sia la sincera voce della sempre maggiore fede in questa nostra Regione, inserita nella vita delle nazioni e nella futura vita dell'Europa unita nella pace dei Continenti. A questo p u n t o il Segretario generale d e l CCE, J e a n Bareth, p o r t a il saluto dell'Eur o p a d e i Comuni, sottolineando i l ruolo fondamentale delle c o n ~ u n i t à locali nella costrzizione federale. A lui è seguito brevemente i l rappl-esentante della Sezione tedesca, Miinch. Prof. Robert MOSSE', Segretario generale della Comunità europea d i Credito comunale Eccellenza, signori Sindaci, signore e signori. Mi scuserete se parlo nella vostra bella lingua e se non son capace di parlarla come occor- Giaii Sasso d'Italia - Campo Imperai ore dal Rifugio Duca degli Abriizzi. rerebbe; ma io h o pensato che, piuttosto che parlare in francese, poiché ho avuto spesso occasione di venire in Italia e di avere imparato la vostra lingua, sarebbe meglio pronunciare qualche parola in italiano. A nome del Comitato francese del Consiglio dei Comuni d'Europa anch'io, dopo il signor Muench, vi porgo il saluto di tutti i Comuni francesi, con l'augurio di relazioni sempre più strette e più amichevoli, le quali sono possibili tra la Francia e l'Italia, ed anche i r a tutte le nazioni europee. Come Segretario generale della Comunith europea di Credito comunale. voglio dire che la Comunità è molto debitrice alla Sezione italiana, che ha fatto molto per il suo sviluppo e per il suo finanziamento. Vi porto anche il saluto dell'avv. Peyron, sindaco di Torino, che oltre ad essere il Presidente della Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa è anche il Presidente e l'animatore della C'omunità europea di Credito comunale. Debbo dire però che i nostri sforzi per creare una vera Banca europea dei Comuni, non hanno avuto sinora il successo che avevamo sperato. E' una idea vecchia, ché il finanziamento dei Comuni è un problema molto importante: quando si parla di sviluppo è necessario trovare il denaro. Ma il denaro non si trova sempre in abbondanza nel proprio paese, e quindi è necessario avere i capitali tedeschi, francesi, belgi, ecc. Pensiamo, inoltre, che l'esistenza di una Banca europea avrebbe dato più fiducia agli stessi capitali nazionali che affluirebbero nei Comuni ad aiutare il loro sviluppo. Ma, malgrado i nostri sforzi, debbo dire, con tutto il rispetto che ho per i Governi, che non abbiamo ottenuto sinora tutti gli appoggi e l e decisioni decisive che sono necessarie. Ma penso che tocca a voi, sindaci, che siete i più interessati a questo finanziamento, a portare il vostro appoggio per giungere rapidamente a costituire questa banca. Un'ultima parola: si sente parlare spesso delle Regioni meno sviluppate del Mezzogiorno d'Italia. Ho avuto poco tempo ancora, sfortunatamente, per visitare l'Abruzzo, ma la prima impressione non è quella di regione sottosviluppata, ma piuttosto di una Regione che si sviluppa presto e grandiosamente. Per questo posso attestarvi tutte l e nostre felicitazioni ed auguri per i futuri successi. Avv. Francesco CAVALLARO, Assessore al Comune d i R o m a I1 Segretario Generale della CECC, Mossé. Onorevole signor Presidente e signor Sindaco di questa bellissima città ospitante, signori amministratori qui convenuti da tante città delllAbruzzo. Ho il gradito compito, che è per me anche un ambito onore, a i recarvi il saluto caloroso e cordiale della città di Roma e della sua Amministrazione. A questo saluto desidero aggiungere quello mio personale, ossequioso e deferente. e desidero, altresi, esprimervi come io mi senta veramente lieto e lusingato di trovarmi in questa bella città, di partecipare a questo Convegno così importante che si svolge in una città, che per le sue antichissime tradizioni di gentilezza, di ospitalità, di cultura e di patriottismo no'n è certo seconda a nessuna città d'Italia. Perché Chieti e l'Abruzzo hanno saputo nei secoli dare alllItalia quelle glorie imperiture nel campo dell'arte, della cultura, della politica, come del resto questo Convegno odierno ne è riprova, perché vedo qui, convenuti da tutte l e parti dell'Abruzzo, tante insigni personalità della politica, della cultura e dell'economia. La circostanza mi impone il gradito dovere di rendere manifesto il mio vivo compiacimento ed il mio ammirato riconoscimento all'on. Presidente del Convegno, al signor Sindaco della città ospitante, a tutti i componenti del comitato promotore per l'ideazione e la realizzazione di questo Convegno, che, con la sua attuazione e con il suo immancabile successo, pone veramente la città di Chieti in una posizione di decisa avanguardia nel rilancio dell'europestica Italia, nella affermazione della necessità europea, nella lotta per il raggiungimento di tali fini. Credo che non mi giudicate esagerato, almeno voi, quando parlo di lotta, perché lotta veramente si fa: lotta contro l'indifferenza, contro l'ignoranza, contro l'assenteismo, contro l'abulia di tanti, di molti e forse dei più. E desidero esprimere l'augurio che questa beila iniziativa del Sindaco e del Comitato, qui pres'ente, sia di esempio e di sprone a tutte le città ed a tutti gli amministratori d'Italia. Penso che mai come in questi tempi merita di essere ricordata la parabola dei talenti: chi h a dei talenti e non li spende, tema il giudizio del Signore. E non vorrei es,sere giudicato pessimista, perché tale non sono; ma desidero, altresì, respingere il facile ottimismo di coloro che dico~no che bisogna lasciar tempo al tempo, che bisogna aspettare che l e cose maturino, che anche Roma non si fece in un giorno, che i tempi verranno, ma che pe'r adesso bisogna aspettare. No, signori congressisti, fata pendunt, non c'è tempo da perdere, non c'è tempo da aspettare. Nel quadrante della sto'ria, l'ora dell'Europa si è affacciata, ma non è scoccata e c'è chi ha interesse a ché quest'ora non scocchi mai. Ma la realtà è questa: che per l e piccole nazioni nell'Europa attuale, discorde, e divisa, non c'è posto nel tavolo ideale della storia. Vi sono dei popoli che fanno la storia e dei popoli che la subiscono. Tocca agli europei la scelta, di essere soggetto od oggetto della storia. Ma, si tratta di una ben ardua scelta, di una tragica scelta, di una scelta tra la vita e la negazione della vita e forse ancora di più, se è vero, come è vero, che la libertà vale più della vita. Si tratta di una scelta ancora più grave ed COMUNI D'EUROPA 20 dicembre 1959 ancora più difficile tra la vita e la morte, si tratta della scelta fra la libertà e la schiavitù. Bisogna che i popoli europei pongano i loro governi dinanzi alle effettive responsabilità politiche sul piano delle concrete realizzazioni, e non già delle platoniche affermazioni, come finora si è fatto e si è ottenuto. E quali sono queste realizzazioni concrete? Non è compito mio dirlo, lo dirà l'amico Serafini a suo tempo; egli naturalmente vi dirà della necessità di ottenere un Parlamento funzionale responsabile; vi dirà che è perfettamente inutile disturbare il popolo europeo a votare un Parlamento che ha solo poteri consultivi: i Parlamenti si eleggono con poteri deliberanti, con poteri effettivi, con poteri reali, con lo jils imperi D . I Parlamenti con poteri consultivi si eleggono nei regimi totalitari, in Russia e nei suoi satelliti. Ma vi sono anche dei problemi più modesti che forse si potrebbero affrontare ed attuare. Che cosa impedisce sul piano politico, sul piano giuridico, sul piano morale che si arrivi all'unificazione di qualche Ministero tecnico? P e r esempio, il Ministero della Pubblica Istruzione. Vogliamo che l'Europa abbia una unica anima e non vogliamo dare agli europei un unico insegnamento. Da più parti questa richiesta di realizzazione concreta è ritenuta oggi una mera utopia, ma a costoro, a quelli che parlano d i utopia noi risponderemo che tutti i grandi ideali i n origine furono delle pure utopie; noi rispondereino che bisogna avere il coraggio di essere utopisti se si vuole che i nostri ideali si affermino, se si vuole che si raggiunga la mèta, che si raggiunga il successo. Aspro e arduo è il cammino che ci attende per il raggiungimento dell'Europa unita. Ma perché il successo possa arriderci, perché la mèta possa conquistarsi, è necessario che ognuno d i noi, sia animato da u n puro ideale, è necessario che ci lasciamo guidare dalle forze dello spirito, condizione questa imprescindibile perché si possa raggiungere, con l'unità europea, quello che è il supremo ideale d i tutti gli uomini d i buona volontà: l'ideale dell'amore e della fraternità fra tutti gli esseri del consorzio umano senza distinzione di classe, di categorie, di razze, d i barriere e d i frontiere. E' con questa visione di pace e d i progresso civile, che per me non è soltanto una speranza ma è una luminosa certezza, che io oggi, o signori, ho l'onore di rinnovarvi a nome della città di Roma, dell'amministrazione comunale, e più modestamente a mio nome personale, il saluto più cordiale e caloroso, con l'augurio che questo convegno abbia quel successo, al quale voi tutti aspirate, e con l'augurio, altrettanto fervido e cordiale, d i ogni bene, di o'gni felicità per l e vostre città, per le vostre famiglie, per le vostre persone. Dott. Federico TRECCO, S i n d a c o d e L'Aquila Dott. Anto'nio MUSY Signori rappresentanti dei Comuni della Piccola Europa, eccellenze, autorità, signore e signori. Al saluto gentile e cordiale pervenuto dall'illustre sindaco di Chieti e dagli altri che mi hanno preceduto, mi permetto aggiungere quello sia pur brcvissirno, ma ugualmente cordiale, mio e delle laboriose, intelligenti e forti genti della mia montagna, che sperano vivamente nel futuro, grazie principalmente alla unione dei Comuni europei. Quanto al presente, mi permetto due soli brevi suggerimenti: uno riguarda la Piccola Europa e l'altro il Mercato Comune. I1 primo, per la verità, giova a tutti noi ed ai paesi che rappresentiamo; il secondo gioverà grandemente al mio Abruzzo. E' conveniente che dal nostro Convegno parta. e non per restare agli atti, la proposta di una pubblicazione annuale, costantemente aggiornata e con rubriche facilmente consultabili, con l'elenco di tutti i Comuni della Piccola Europa e di tuttc le attività, con quanti più dettagli, nomi e recapiti è possibile, concernente l'agricoltura, l'industria, il commercio, il turismo. le scuole di ogni ordine e grado e tutte le arti e professioni. Questa pubblicazione servirà ai paesi della Piccola Europa per conoscersi, per poter collaborare e mantenere rapporti culturali ed economici. La proposta per l'Abruzzo è la seguente: nel Mercato Comune la nostra regione cercherà di penetrare con tutte le risorse del suo suolo che per gran parte non è molto fertile tranne il Fucino e l a fascia costiera. D'altra parte, il Mercato Comune, già i n movimento, non può fermarsi per attendere gli sprovveduti e gli impreparati. I,'Abruzzo, nell'attesa del lungo periodo di assestamento alla nuova esigenza della sua economia, può essere deposito e smistamento nei paesi meridionali e d'oltremare dei prodotti tedeschi, francesi, belgi, olandesi e lussemburghesi. I Comuni abruzzesi possono consociarsi creando depositi, frigoriferi, mezzi d i importazione e di esportazione per conto terzi, se, naturalmente, i Comuni interessati delle nazioni del MEC garantiranno il rifornimento continuo dei suddetti depositi e le spese di funzionamento dei medesimi e dei mezzi di trasporto per l'Africa e il Medio Oriente. Penso con queste due proposte di aver dato un modestissimo contributo al presente Convegno regionale europeista dell'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa. Penso anche che l'Abruzzo possa inserirsi attivamente nel Mercato Comune con lo sfruttamento, a sistema modernissimo, di tutta la produzione del Fucino e del territorio della fascia costiera; sistemi progreditissimi di coltura, ora in fase avanzata d i studi, daranno anche agli agricoltori abruzzesi la possibilità di ottenere redditi soddisfacenti, specialmente se saranno formati grossi consorzi agricoli, più capaci di ottenere uno sfruttamento razionale del suolo. Signori, l a Sezione Tcatina del Movimento Federalista Europeo mi ha incaricato di porgervi il saluto cordiale e l'augurio d i buon lavoro. I federalisti europei di Chieti confidano molto in questo Convegno, che sarà di grande aiuto nel lavoro in corso per l'edificazione di una Federazione degli stati europei, sola capace di ridare ai nostri popoli la forza economica e politica, così gravemcnte compromessa dalla lotta tra i due blocchi. Bisogna cvitare che i nostri paesi, imbrigliati nell'ansia di sviluppo delle troppe frontiere, decadano nei confronti delle due massime potenze mondiali. E' appunto per questo fine che come i nostri padri esattamente cento anni or sono si unirono per creare l'Italia una! noi, per esserne degni figli, ci siamo uniti, e spero ci uniremo in numero ancora maggiore. per creare l'Europa. E il vedere tanta gente qui riunita, in occasione di qiiesto Convegiio, mi fa ben sperare nella forza di quella idea che ci guida: l'unificazione federale dell'Europa. Avv. Nicola BURACCHIO, Vice sindaco di Chieti Signori, i trattati di Romma firmati il 25 marzo 1957 dai plenipotenziari del Belgio, della Germania, della Francia, dell'Italia, del Lussemburgo e dell'olanda sono destinati a provocai'e una vera rivoluzione nell'economia delle sei nazioni associate. Importanza tutta particolare riveste il trattato che istituisce l a Comunità economica euro8pea, e per dirla con definizione cori'ente, il Mercato Comune europeo8. La libera circolazione delle merci, l'abolizione dei dazi doganali fra gli Stati membri, la fissazione di una tariffa doganale comune con i Paesi non associati, la libera circolazione delle persone, dei servizi, dei capitali, le disposizioni intese a coordinare la politica agraria e dei trasporti e, in generale la politica economica delle sei nazioni, trasformeranno, pur nella oculata gradualità voluta dalle parti co~ntraenti, l'attuale assetto economico di ciascun Paese. E' evidente che spetta ai governi prendere le misure necessarie per fronteggiarce l a nuolva situazione e far si che o,gni Nazione adegui senza scosse l a sua economia ponendosi in grado di resistere nella gara aperta dalla libera concorTenza e di aspirare ad utilizzare in pieno i grandi benefici che da quest'ultima e dalla messa in comune delle risorse deriveranno: continua espansione della produzione, accresciuta stabilit,à monetaria, miglioramento del tenore di vita delle popolazioni. Ma è anche vero che l a cieazione d i una grande area di mercato rischia d i provocare in regioni povere e sotto sviluppate, come l a nostra, una naturale contrazio'ne delle attività che saranno poste in r'egime di concorrenza e di accentuare gli accentramenti industriali nelle regioni più prospere e ricche. Ad eliminare questi pericoli il trattato prevede vari interventi i n favore delle regioni o've il tenore di vita sia anormalmente b'asso oppure si abbia una grave forma di so'ttoccupazione ed i Go'verni nazionali - tra essi il governo italiano - non mancheranno di curare una decisa applicazione degli interventi stessi. Questa azione, tuttavia, sarà sterile se non si realizzeranno alcune condizioni fondamentali che si possono sinteticamente indicare nel modo seguente: 1. L'ospinione pubblica deve essere messa al corrente delle ripercussioni che il Mercato Comune avrà sul piano locale e deve essere preparata a farvi fronte. Gli amministratori locali sono senza dubbio j più qualificati ad assolvere a questo fondamentale compito di info'imazione delle popolazioni con le quali più di ogni altro essi sono, a contatto; 2. Gli o~rganismiinternazionali ed il Governo, per realizzare gli scopi sanciti nell'art. 2 del trattato, in particolare lo s,viluppo armonioso delle attività economiche nell'insieme della Comunità ... un'espansione continua ed equilibrata ,,, devono considerare la regione come un'unità a i fini dei programmi d i espansione e d i investimento perché, come h a raccomandato l a seconda Conferenza europea dei poteri locali, è necessaria una sintesi dei vari interventi senza d i che essi sarebbero del tutto inefficaci. . Parco Nazionale d'Abruzzo - L'Arifiteatro della Camoseiara. COMUNI D'EUROPA 6 Tutto ciò rende necessario ed urgente lo studio delle condizioni nelle quali i Comuni, l e F'rovincie e l e Regioni verranno a trovarsi durante ciascuna delle tappe di attuazione del Mercato Comune. In questi sensi si è espressa la grande Assemblea dei tremila Sindaci delI'Europa occidentale riunita a Liegi nel luglio 1958 nei IV Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa votando il progetto di Risoluzione presentato dall'on. Defferre. Da questa risoluzione è nata l'idea del nostro Convegno regionale europeo che ha posto come suo primo e fondamentale tema l o studio delle ripercussioni che il Mercato Comune avr5 sulla regione abruzzese affinché si possa dare i1 via all'elaborazione di una coordinata politica economica regionale nel consenso e coll'appoggio coraggioso degli amministratori locali, che costituiscono i fondamentali quadri politici della Nazione. Ed ecco, quindi, riuniti a Chieti i Sindaci, i rappresentanti delle quattro Amministrazioni provinciali, i Parlamentari di ogni colore politico in u n convegno cui l a presidenza del Ministr'o Giuseppe Spataro, l a partecipazione del Sottosegretario Angelo De Luca, e di molte alt r e Autorità, l'elevato numero e la qualificazione degli intervenuti conferisce grande prestigio ed assicura una risonanza nazionale ed internazionale. Sono infatti tra noi, ospiti graditissimi, rappresentanti delle autorità locali della Francia e della Germania federale ed i Sindaci di varie regioni italiane che hanno voluto concretamente testimoniare l'interesse che pongono a questo incontro, se non erro il primo nella storia abruzzese, che vede riuniti tutti gli Amministratori della Regione. I1 nostro è anche il primo Convegno a base regionale che l'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa ha promosso in Italia ed uno dei primi nell'ambito internazionale dello stesso Consiglio. Donde l'accresciuta importanza dei lavori che saranno seguiti dalla Stampa di varie nazioni 3 Ho parlato dell'Associazione Italiana pern il Consiglio dei Comuni d'Ebropa (AICCE) e del Consiglio dei Comuni d'Europa (CCE) di cui la prima una sezione nazionale. Nella doppia qualità di membro abruzzese del Consiglio Direttivo dell'AICCE e dell'Assemblea del CCE sono veramente lieto che l'Abruzzo abbia oggi la possibilità di attirare su di sé l'attenzione di questi due giandi organismi europeisti. Qcali sono le finalità del CCE e, in comunione d'intenti con esso, dell'AICCE? Sviluppare lo spirito europeo nei Comuni e negli altri enti territoriali locali per promuovere una Federazione degli Stati eur*opei; ottenere, rinforzare e difendere l'autonomia delle comunità locali. I1 CCE proclama che l e autonomie locali sono il baluardo delle libertà personali, che la Fede- razione degli Stati europei è ritardata, malgrado l a volontà dei popoli, per le opposizioni sempre rinascenti fra gli Stati; che i Sindaci e gli eletti delle comunità locali, uniti al di sopra delle frontiere dalle lo'ro preoccupazioni di amministratori i n contatto diretto con la realtà e le popolazioni, sono gli artigiani di un'Europa libera, unita e rispettosa delle diversità. Per raggiungere questi scopi si è costituito il Cons'iglio dei Comuni d'Europa ed hanno preso vita sette A~~sociazioni e tre delegazioni nazionali che in stretta collaborazione combattono una quo'tidiana battaglia per guadagnare alla causa dell'Europa i poteri locali nella certezza di giungere attraverso di essi ai popoli d'Europa. Numerosi sono i mezzi usati i n questa lotta: vanno dalle Commiss,ioni di studio permanent,i rivolte ad impo's'tare europeisticamente i problemi delle libertà locali, dell'urbanistica, delle finanze locali, della cultui,a e del personale comunale; dalle risoluzioni votate negli organi direttivi - il Consiglio di Presidenza, il B,ureau internazionale. l'Assemblea generale - alle importanti assemblee biennali degli Stati generali cui partecipano i Sindaci di tutti i Comuni adereenti ed i Capi degli altri Ehti locali; alla organizzazione dei gemellaggi tra città di diverse Nazioni. Alcune di queste attività, per la loro complessità, hanno reso necessario la co'stituzio'ne di appositi Enti: la Comunità europea di credito comunale, con sede i n Torino, che punta alla realizzazione di un Istituto di finanziamento comunale su base eur,opea e l'Istit,uto europeo di studi e relazioni intercomunali, con sede in Lugano, che cura la do'cumentazio'ne sulle caratteristiche dei Comuni aderenti al CCE e diffonde queste informazioni alle organizzazioni europee (CECA, Agenzia europea per la produttività, MEC, OECE;), promuove inchieste e d organizza corsi sui problemi concernenti l'autonomia regiomnale, l'urbanistica, la cultura, il turismo e i gemellaggi tra Comuni. In questo quadro di intensa oper*osità 1'Ab'ruzzo era quasi assente ed alla fine del 1957 i Comuni abruzzesi aderenti al CCE erano solamente tre. I1 Congress,~Nazionale dell'AICCE svoltosi a Frascati nel dicembre 1957 ha segnato l'inizio dell'inserimento della nostra Regione nel mo~vimento eur'opeista con l'elezione nel Consiglio Direttivo dell'Associazione di un amminist.rat,orc abruzzese nella persona di chi vi parla. La part,ecipazione ai dibattiti del Consiglio, vivaci ed interessanti, la conoscenza dei principali animatori del Movimento hanno fatto si che il rappresentante abruzzese abbia potuto compenetrarsi a fo'ndo dello spirito dell'Associazione e fornire un contributo abruzzese allo sviluppo della sua organizzaz,ione. Una serrata campagna di propaganda tra i Co,muni abruzzesi ha preso il via ed ha conseguito no't,evoli risultati. Circa quaranta Comuni, e tra questi Guardiagrele (Chieti). 20 dicembre 1959 I1 Guerriero di Capestrano (Museo nazionale di Chieti). tre dei quattro capoluoghi, hanno già aderito all'As,sociazione; moltissimi Sindaci si preparano nei prossimi giorni a sottomporre ai loro Consigli la proposta di adesione. .Senza alcun dubbio, questo Convegno contribuirà no'tevolmente ad accelerare i tempi col mo'strare concretamente ai convenuti le mo'dalità e l'importanza dei fini che il CCE persegue, la serietà dei suoi mezzi di azione, l'ampia e confortante solidarietà europea che riesce a suscitare. L'Abruzzo, quindi, si presenterà agli S'tati generali che si terianno nel marzo 1960 a Cannes verament,e compatto ed i sette partecipanti ai precedenti Stati generali di Liegi saliranno certament,e a molte diecine. Insieme con i Sindaci saremo lieti di vedere i capi delle nostre Amministrazioni Provinciali perché il CCE è u n organismo che abbraccia tut,ti i poteri locali. Se l e Provincie e le Regioni no'n sono ricordate nella sua denominazione ciò è do'vuto esclusivamente alla diversa struttura amministrativa delle nazioni aderenti perché in Europa, solamente la Francia, ad esempio, presenta un Ente Territoriale corrispondente alla nostra Provincia che altrove non esiste mentre il Comune è il solo or'ganismo operante in tutte l e Nazioni. L'articolo l dello Statuto del CCE tiene a precisare che l'Associazione < è la rappresentanza liberamenk costituita dei Comuni e degli altri enti territoriali locali ,,. Nel Consiglio Direttivo della Sezione Italiana le pr,ovincie partecipano con due membri oltre che con il rappresentante dell'unione delle Pyovincie d'It#alia designato nella persona del suo autor,evole PYesident,e, avv. Maggio. Del resto pressi0 il Bureau internazionale è in corso di studio una prosposta avanzata da me, di concerto con la delegazione italiana, nell'assemblea del CCE di Milano nello scorso febbraio per adeguare la denominazione all'effettiva composizione dell'Associazione che non dovrebbe più chiamarsi CCE ma Conseil des Communes d'Europe et des pouvoirs locaux. Realizzato il tessuto organizzativo del CCE, la Regione potrà validamente promuovere le varie attività europeistiche. Gli scambi culturali e turistici con gli elet,ti locali delle altre Nazio.ni associate, i gemellaggi con città eur'opee, la partecipazione agli studi ed agli incontri internazionali, l e manifestazioni popolari europeistiche ci vedranno certamente impegnat'i con entusiasimo e co'n tenacia. 4. Considereremo nostro preciso dove1'e accompagnare e sostenere l'azione rivolta a diffondere l o spirito e la comprensione euro'pea con l'adesione al lavor-o~,più delicato e meno 7 COMUNI D'EUROPA 20 dicembre 1959 conosciuto, che il CCE conduce per assicurare la partecipazione e la rappresentanza degli enti territoriali locali negli organismi europei. Come è noto attualmente il nostrqo continente ha alcuni organismi sovranazionali. I1 più vecchio di essi è il Consiglio d'Europa, organismo semplicemente consultivo che raduna periodicamente a Strasburgo i rappresentanti dell e quindici Nazioni aderenti. I1 CCE è riuscito ad ottenere che annualmente nell'emiciclo di Strasburgo della sede del Consiglio d'Europa, sotto l'egida di questi si riunisca la Conferenza Europea dei poteri locali, Assemblea formata da amministratori locali designati d a alcune Associazioni Nazionali i n numero, per ciascuna nazione uguale a quello dei Parlamentari componenti l'Assemblea del Consiglio d'Europa. E' stato così per la prima volta ufficialmente riconosciuto i n sede autorevole che il miglior mezzo per' costruire l'Europa è di associare a tale lavoro gli Ehti locali che hanno un ascendente particolare sulle popolazioni dei cui concreti bisogni quotidianamente si occupano. L'attività svolta dalla prima conferenza nel gennaio 1957 h a convinto il Comitato dei quindici Ministri degli Esteri della importanza che riveste per lo sviluppo della cooperazione europea la partecipazione alle istituzioni europee delle autorità che detengono i poteri locali .. Sorta dal ceppo del Consiglio d'Europa, l a seconda Conferenza dei poteri locali (ottobre 1958) si è rivolta anche alle più giovani, ma dotate di maggiore possibilità, istituzioni europee: alla CEC'A, alla Commissione del MEC ed alla Banca europea di investimento Avendo avuto il privilegio di partecipare alla seconda Conferenza posso attestare dei progressi compiuti su questa strada. La documentazione sulle conclusioni cui è giunta la Conferenza è contenuta nelle dieci risoluzioni votate. Senza negare importanza agli inviti rivolti al Consiglio d'Ehropa perché riconosca l a missione culturale delle collettività locali, perché intervenga presso i Governi al fine di ottenere l'obbligo dello studio di una lingua straniera nell'istruzione elementare, perché aumenti la consistenza del Premio d'Europa utilizzandolo anche in favore dei piccoli Comuni che con le loro iniziative abbiano dimostrato fede nell'Europa, parlerò brevemente delle risoluzioni che interessano gli organismi a sei. Ricorderò la risoluzione presentata dall'amico Zoli che incarica il Bureau della Conferenza di vegliare affinché la Conferenza stessa sia consultata su tutte le questioni relative al riordinamento delle Regioni europee, sulle azioni riguardanti l e regioni sottosviluppate, sui problemi dell'equilibrio) rurale-urbano; l e risoluzioni che chiedono all'Alta Autorità della CECA ed alla Commissione del MEC di concordare un piano di associazione delle Autorità locali alla loro politica sociale e di tenere conto della insopprimibile necessità di procedere ad una ripartizione equa ed armoniosa delle attività fra le varie Regioni; la richiesta alla Commissione del MEC di considerare la Regione come unità nei piani di espansione e di investimento; il mandato affidato al Comitato a sei di entrare in contatto con la Banca europea di investimento per esaminare la possibilità di associare il creando Istituto europeo di credito comunale al lavoro della Banca. L a Conferenza, nel porre termine a i suoi lavori, non h a preso vacanza ma ha lasciato a rappresentarla lo speciale e ristretto Comitato a Sei che ha mantenuto i contatti con la CECA e col MEC e sarà in grado nel prossimo gennaio di sottoporre alla nuova sessione della Conferenza il materiale che formerà oggetto dei dibattiti e delle risoluzioni. Tuttavia, l'importanza della Conferenza europea dei poteri locali non risiede tanto nell'attività svolta ma come ho detto nel significato del riconoscimento fatto alle autorità locali. E' principio ormai pacifico che gli enti locali devono avere una rappresentanza negli organismi europei e se oggi a Strasburgo siede una conferenza consultiva di un'llssemblea parlamentare, a sua volta consultiva, i1 giorno radioso della realizzazione della Federazione Ehropea vedrà accanto al Parlamento eletto a suffragio diretto ed universale una partecipazione qualificata dei Comuni, delle provincie e delle regioni, così come propugnato dal CCEl ed invocato dai più ferventi europeisti. 5. I1 lavoro compiuto accanto alle istituzioni sovranazionali, se h a costituito una particolare prseziosa esperienza per gli eletti locali, ha confermato i n costoro la convinzione dell'assoluta insufficienza degli organismi attualmente esistenti. Kell'immediato dopomguerra sembrava che i tempi fossero maturi per la Federazione europea nella quale le Nazioni sconvolte dal conflitto r,avvisavano la sola speranza di pace, di ricostruzione, di benessere. L'occasione favorevole sembra purtroppo passata; gli uomini politici preoccupati delle innegabili difficoltà che l'integrazione europea comportava si erano orientati verso unificazioni a settori delle attività degli Stati per preparare ed accelerar'e la futura unificazione politica. La Comunità europea di difesa (CE8D) rappresentava il tentativo più ardito perché l'unificazione degli eserriti avrebbe comportato la rinuncia ad uno dei maggiori attribuiti della sovranità nazionale e quindi avrebbe implicitamente decretato il superamento definitivo di tale sovranità. L,a CED purtroppo non è passata,; s u di essa hanno avuto la meglio le forze della conservazione nazionale che dopo la catastrofe bellica avevano avuto la po~ssibilità di riorganizzare i vecchi antistorici apparati statali. Migliori risultati si e giungere alla Federazione politica. Veniamo così ad accennare al secondo tema di cui dovrà occuparsi il Convegno: la Comunità politica europea. A questo punto, però, ha termine il mio compito di informazione e di presentazione sintetica del Convegno ed avrà inizio il lavoro dei due valenti relatori, prof. Isidor'o Franco Mariani e pro!?. Umberto Serafini. Chiaro è il disegno voluto dai promotori del Convegno. Dal M I E alla Federazione eur'opea, dalle istituzioni attuali a quelle future che rappresenteranno il coronamento dei sogni degli spiriti più illuminati, la realizzazione delle aspiraazioni diffuse nelle masse popolari che nel loro istintivo buon senso vedono nell'Europa la sola possibilità di salvezza. Gli avvenimenti di questi giorni, gli incontri tra i due Grandi, americano ed orientale, si svolgono mentre l'Europa è assente. Eppure si discutono i suoi destini, si parla persino della sua divisione permanente in due zone di influenza. Si prepara dunque un avvenire coloniale per l'Europa, madre della civiltà. della tecnica e della cul- . Sulmona (L'Aquila) sono ottenuti, invece, nel campo dell'integrazione economica con la CECA, mercato comune del carbone e dell'acciaio, ed ora con la Comunità economica europea, mercato comune di tutta l'economia, e con l a Comunità europea dell'energia atomica, mercato comune dell'industria nucleare Gli obiettivi raggiunti non sono assolutamente sufficienti per chi crede nella Federazione europea e non possono apparire stabili per coloro che, pur ritenendo inattuale l'unificazione politica, desiderano difendere i vantaggi economici che la solidarietà europea con le sue esistenti istituzioni è pur in grado di dare. Infatti, non vi è dubbio che l a soprawivenza di Stati nazionali, con la inevitabile tendenza alla difesa del potere che la sovranità comporta, minerà alle basi gli attuali istituti. Questi saranno sempre di più condizionati dalle volontà statali, anche se talvolta non i n forma diretta, come dimostrano alcuni atteggiamenti politici degli ultimi mesi, i1 non superato contrasto per la scelta di una sede unica delle Comunità, l'incredibile ritardo nella sostituzione dei dirigenti dell'Alta Autorità della CECA che avevano esaurito i1 mandato. Chi ci assicura che una o più nazioni contraenti, di fronte alle prime difficoltà i n sede di economia integrata, non faccia pr,evalere il punto di vista statale su quello generale della Comunità, la visione di problemi contingenti sulla prospettiva più lontana di un benessere di tutti e quindi di ciascuno? Ecco perché è necessario bruciare l e tappe - Ospedale. (Foto Alinari) tura? In questa situazione gli Stati denunciano chiaramente la loro incapacità. Lungi dal cercare ciò che li accomuna, inseguono sogni di una grandezza individuale che è fuori della realtà, difendono interessi economici particolari, conducono una politica ottocentesca. L'Europa non h a dunque più nulla da dire? Essa che prima di essere un'entità continentale è un concetto filosofico di libertà, di autonomia spirituale della persona umana, di tolleranza e di equilibrio? L a civilta del mondo è europea, è nata dall'amalgama delle antiche civiltà mediterranee ripensate da Roma, dali'insegnamento cristiano e dalle fresche energie apportate dalle grandi migrazioni barbariche. Se l'Europa muore il mondo perderà l a matrice della sua attuale civiltà, la fonte che ne assicura la costante genuinità nel contatto con le nuove realtà dell'America, della Russia e del Continente asiatico. Le conseguenze saranno ancora più gravi i n questa epoca perché i portentosi progressi della scienza e della tecnica, la sete inesauribile di benessere, minacciano di piombare l'umanità, se non sorretta da una fede nei valori ideali, in un materialismo individualista o collettivista, dal quale il mondo uscirà con rinnovato equilibr'io solo dopo alcuni secoli. Ma 1'Ehropa può essere difesa. H a in sé l e forze materiali; demografica (le sole 6 nazioni della Piccola Europa vantano 165 milioni di abitanti), economica (la sua produzione d i acciaio, di minerale di ferro e di carbone è rispettivamente di 59, 87 e 249 mi- 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA lioni d i tonnellate), h a in sé forze spirituali e morali. Essa deve superare le barriere e distruggere i confini che la dividono in troppi S'tati. I governanti sono titubanti di fronte alle innegabili ma sormontabili difficoltà. Occorre una grande spinta popolare. Le rivoluzioni sono opera di forze nuove, generose. Noi amministratori locali, eletti dalle popolazioni che ci conoscono personalmente e delle quali ci occupiamo e da vicino, possiamo fare molt,o pei' suscitare, vivificare, indirizzare ed interpret,are i sentimeilti popolari. Prendiamo impegno solenne di condurre questa battaglia con energia. con tenacia, fino al successo per l'avvenire dei nostri amministrati, delle nostre famiglie, delle nos,tre stesse Patrie. Facciamo nostre le parole incisive del Giuramento della fraternità europea ,,. La civiltà occidentale ebbe la sua culla nei ncstii antichi Comuni, lo spirito di libertà fu per la prinia volta segnato dalle garanzie che essi seppero conquistare al prezzo di liinghi sforzi. Pioclan~iamo che congiungeremo le no'stre energir per aiutare, nella piena misuia dei nostri mezzi, il successo di questa impresa necessaria di pace C di piosperiti: la fondazione dell'unità europea. . Prof. Isisdoro Franco MARIANI S e ci si volesse arrestare ad una prima impressione superficialc, il tema di questo Convegno dovrebbe destare qualche perplessità. Sembra infatti lecito il dubbio che i due termini della pro'posiziorie in cui il tema stesso si articola - Abruzzo e Mercato Comun e Europeo - si riferiscano a due entità non comm e n s u r a b i l i ed a n z i antitetiche tra loro. Da un lato abbiamo una re'gione, ricca d i tesomri spirituali e fiera del suo patriinonio di civiltà nel s e n s o più u,mano ed uinanistico dell'espres,sio8ne - m8a dalle dimensioni geografiche r e l a t i ~ a r n e i l t ,ri~ stre'tte e dall'importanza eco~iio~n~ica che, malgrado i progressi co'n~spiuti nel più recente periodo e i successi conseguiti nel pro,cesso di sviluppo tuttora in atto, è ancora più modesta. Dall'altro lato abbiamo invece una comunità ultranazionale, costituita, travalicando i confini nazionali, appunto per giungere alla formazione di una area più ampia di quelle rappresentate dalle singole co'munità nazionali che la compongono e dopo aver constatato che le frontiere dei singoli Paesi associati sono diventate troppo anguste per le necessità di produzione, di consumo e di vita che le esigenze moderne impongono C che impone l'esigenza del continuo miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni dei Paesi che costituiscono la comunità stessa. Per la sua stessa natura, quindi, il Mercato Comune Europeo - o, meglio, la Comunità Economica Europea, costituita con il Trattato di Roma del marzo 1957, e della quale il Mercato Comune rappresenta una delle concrete manifestazioni e realizzazioni - non pone, di per se stesso, problemi per le singole zone geografiche e per i singoli paesi che nella Comunità confluiscono; i problemi che esso pone sono invece problemi che investono la struttura ed il funzionamento dei singoli settori di produzione e di attività economico-sociale. L e singole aree geografiche - i Paesi associati e le regioni che li costituiscono -- sono interessate ai problemi posti dall'attuazione della CEE in relazione alle caratteristiche predominanti nell'economia e nell'ambiente sociale di ciascuna di esse: i problemi che l'attuazione della CEE pone per l'Italia non sono dunque i problemi dell'Italia in quanto tale, ma sono i problemi dell'economia italiana, dell'industria italiana, dell'agricoltura italiana, dello sviluppo economico italiano, della emigrazione italiana e così via; analogamente i problemi di fronte ai quali la nostra Regione verrà a trovarsi con l'attuazione della Comunità Europea non sono i problemi dell'Abruzzo in quanto tale ma sono i problemi dell'economia abruzzese, dell'industria abruzsese, dell'agricoltura abruzzese e così via. Quindi, per procedere ad una fondata valutazione previsiva delle prospettive aperte alla nostra Regione dalla attuazione della Comunità Europea, appare necessario procedere. da un lato ad una sintesi riepilogativa del contenuto del Trattato d i Roma, e dall'altro ad una sommaria rassegna delle principali caratteristiche della struttura economico-sociale dell'Abruzzo. Con il Trattato firmato a R.oma il 25 marzo 1957 dai rappresentanti del Belgio, della Germania, della Francia, dell'Italia, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi, i Sei Paesi hanno' istituito tra loro una Comunità Economica Europea (è attualmente all'esame degli organi della Comunità l'ammissione della Turchia, della Grecia e dell'Islanda). La Comunità ha il compito. fissato all'art. 2 del Trattato, di promuovere. mediante l'instaurazione di un Mercato C o m ~ n ee il graduale 'avvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonico delle attività economiche nell'insieme della Comunità, una espansione continua ed equilibrata, una accresciuta stabilità, ed un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni tra gli Stati che ad essa partecipano. A questi fini, l'azione della Comunità comporta principalmente (art. 3): a ) l'abolizione fra gli Stati membri dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative alla entrata ed all'uscita delle merci, come pure di tutte le altre misure di effetto equivalente; b) l'eliminazione t r a gli Stati membri degli ostacoli alla libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali; C) l'instaurazione di una politica comune nel settore dell'agricoltura ed in quello dei trasporti: d ) la creazione d i un fosndo sociale europeo allo scopo di migliorare le possibilità di occupazione dei lavoratori e di contribuire al miglioramento del loro tenore di vita. Viene prevista altresì: 1) l'istituzione d i una tariffa doganale comune e d i una politica commerciale comune nei confronti dei Paesi terzi; 2) la creazione d i un regime inteso a garantire che la concorrenza nel Mercato Comune non venga falsata; 3) l'applicazione di procedure che permettano di coordinare le politiche economiche degli Stati membri e di ovviare agli squilibri nelle loro bilancie dei pagamenti; 4) il ravvicinamento delle legislazioni nazionali nella misura necessaria a l funzionamento del Mercato Comune; 5) l'istituzione d i una Banca europea per gli investimenti, destinata a facilitare l'espansione economica della Comunità mediante la creazione di nuove risorse; 6) l'associazione dei Paesi e territori di oltremare, intesa ad incrementare gli scambi e proseguire in comune nello sforzo di sviluppo economico e sociale. L'articolo 8 dispone che il Mercato Comune venga progressivamente instaurato nel corso di un periodo transitorio di 12 anni, suddiviso in tre tappe, di 4 anni ciascuna, la cui durata può essere modificata a talune condizioni. Per ciascuna tappa è previsto un complesso di azioni che devono essere intraprese e condotte insieme. I1 passaggio dalla prima alla seconda tappa è condizionato alla constatazione che l'essenziale degli obbiettivi fissati per la prima tappa sia stato effettivamente raggiunto e che siano stati mantenuti dagli Stati membri tutti gli impegni previsti dal trattato. Come viene precisato dall'art. 9, la Comunità è fondata sopra una unione doganale che si 'estende al complesso degli scambi di merce e importa un divieto, tra gli Stati membri, di fissare dazi doganali, o tasse di effetto equivalente, all'importazione ed alla espo'rtazione delle merci; l'impegno all'unione doganale comporta anche la adozione di una tariffa doganale comune nei rapporti con gli altri paesi non facenti parte della Comunità. I dazi doganali all'importazione attualmente vigenti tra gli Stati facenti parte della Comunità, sono progressivamente aboliti. come viene fissato dall'art. 13, durante il periodo transitorio. P e r ogni prodotto il dazio di base su cui vanno operate le successive riduzioni è costituito dal dazio applicato al lo gennaio 195'7. I1 ritmo delle riduzioni viene fissato dettagliatamente, precisando che la prima riduzione si applica un anno dopo l'entrata in vigo're del Trattato, la seconda riduzione 18 mesi dopo, la terza alla fine del quarto anno; durante la seco'nda tappa si opera una riduzione 18 mesi dopo l'inizio di essa, una seconda riduzione a 18 mesi dalla precedente ed infine la terza riduzione un anno dopo; se vi sono ancora riduzioni da operare, queste saranno applicate nella terza tappa, cosicché alla fine del periodo di transizione, cioè alla fine dei 12 anni dall'entrata in vigore del Trattato, nosn ci siano p i ì ~dazi doganali tra le merci scambiate tra i sei Paesi. Co'me già ci è detto, e come viene ribadito e precisato dall'art. 38 del Trattato, il Mercato comune comprende l'agricoltura e il commercio dei prodotti agricoli, intendendo per tali i prodotti del suolo, dell'allevamento e della pesca, Sulniona (L'Aquila) - L'acquedotto. 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA 9 come pure i prodotti di prima trasformazione che sono in diretta connessione con tali prodotti. Ai prodotti agricoli sono applicabili tutte le norme previste, e so'pra sintetizzate, per la instaurazione del Mercato Comune. I1 funzionamento e l o sviluppo del Mercato comune per i prodotti agricoli devono essere accompagnati, precisa lo stesso aiit. 38, dalla instaurazione di una politica agricola corilune degli Stati membri. Le finalità di questa politica agricola sono elencate nell'art. 39, che le determina nel modo seguente: l ) incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure l'impiego migliore dei Iattcri di produzione ed in particolare dclla mailo d'opera; 2) assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola. grazie in particolare a l miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell'agricoltura; 3) stabilizzare i mercati; 4) garantire la sicurezza dcgli approvvigicnamcnti; 5) assicurare prezzi ragione\.oli nelle consegne ai consumatori. Come viene stabilito dall'art. 40, gli Stati componenti la comunità dovranno attuare gradatamente la politica agricola comune durante il periodo transitorio ed instaurarla al più tardi alla fine del periodo stesso. P e r consentire il raggiungimento degli obiet,tivi definiti dall'art. 39, può essere in particolare previsto, nell'ambito della politica agricola comune (art. 41): a) un coordinamento efficace degli sforzi intrapresi nei settori della formazione professionale, della ricerca e della divulgazione dell'agronomia, che possono comportare progetti o istituzioni finanziate in comune dei sei Paesi; b) azioni comuni per lo sviluppo del consumo d i determinati prodotti. Inoltre l'art. 42 prevede che può essere autorizzata dagli organi della Comunità la concessione di aiuti finanziari per la protezione delle aziende particolarmente sfavorite da condizioni strutturali o naturali per l'attuazione di programmi di sviluppo economico. Le dispo~sizio~ni che costituisco~noi fondamenti della Comunità - insieme a quelle concernenti la libera circolazione delle merci da un lato e l'agricoltura dall'altro, aelle quali si è già accennato - sono quelle concernenti la libera circolazione delle persone. dei servizi e dei capitali, e quelle che si riferiscono ai trasporti. La libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali viene fissata e precisata nel gruppo di articoli raggruppati sotto il titolo I11 della parte seconda del Trattato. P e r quanto in particolare concerne la libera cii.colazione dei lavo'ratori, l'art. 48 prescrive che questa deve essere assicurata, all'interno della Comunità, al più tardi al termine del periodo transitorio. I1 concetto di libera circolazione dei lavoratori implica l'abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l'occupazione, l a retribuzione e l e altre condizioni di lavoro. Ciò significa, in altre parole, che non possono essere poste restrizioni ai cittadini degli Stati membri che desiderino trasferirsi a lavorare in un altro degli Stati componenti l a Comunità, e che ai lavoratori immigrati non possono essere fatte condizioni diverse, e in particolare condizioni peggiori, di quelle assicurate ai lavoratori che sono cittadini dello Stato di immigrazione, per quanto concerne tutti gli aspetti del rappo'rto di lavoro. Infatti, lo stesso articolo 48 precisa che la libera circolazione dei lavoratori importa di diritto': 1) di rispondere a offerte di lavoro effettivamente esistenti; 2) d i spostarsi liberamente nel territorio degli Stati membri per rispondere a tali offerte; 3) di stabilirsi in uno degli Stati membri a l fine di svolgervi una attività di lavoro secondo l e disposizioni legislative, regolamentari e amministrative che disciplinano l'occupazione dei lavoratori nazionali; Gran Sasso d'Italia - Dalla cresta del Calderone - Il Corno Grande. 4) infine di rimanere sul territorio di uno Stato membro dopo aver occupato un impiego, secondo condizioni che co'stituirannot l'oggetto d i regolamenti d i applicazio'ne che verranno stabiliti i n seguito. Di particolare interesse, a i fini che ci interessano, sono poi l e dispo'sizioni del Trattato in materia di politica so,ciale: a queste è dedicato il titolo terzo della terza parte del Trattato stesso, quella parte cioè che concerne la politica della comunità e che si articola nei quattro titoli delle norme generali (riferentisi alle regole di concorrenza, aile disposizio'ni fiscali, ed al processo d i ravvicinamento delle legislazio~ni n e c e s s a r i o per raggiungere gli obiettivi del trattato), della po'litica economica, della politica sociale appunto, e delle disposizioni concernenti l a Banca Europea per gli Investimenti. Per quanto in particolare concerne l a politica sociale, l'art. 117 enuncia che gli Stati inembri convengono sulla necessità di promuove1.e il miglioramento delle condizioni d i vita e di lavoro della mano d'opera che consenta la parificazione nel progresso delle condizioni stesse. Gli Stati inembri ritengono che una tale evoluzione risulterà sia dal funzionamento del Mercato comune, che favorirà l'armonizzazione dci sistemi sociali, sia dalle procedure previste dal Trattato e dal ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative. L'articolo 118 precisa po'i che cosa si intende per politica sociale. Esso infatti sottolinea che, senza pregiudizio delle altre dispo'sizioni del Trattato e conformemente agli obiettivi generali di questo, gli organi della Comunità hanno il compito di pi-omuo~vereuna stretta collaborazione tra gli Stati membri nelle materie seguenti: l'occupazio~ne, il diritto al lavoro e l e condizioni di lavoro, la formazio'ne e il perfezionamento professionale, la sicurezza sociale, la protezione contro gli infortuni e le malattie professionali, l'igiene del lavoro, il diritto sindacale e le contrattazioni collettive tra datori di lavoro e lavoratori. L'art. 123 dispone poi l'istituzione di un fondo sociale europeo che avrà il compito d i promuovere all'interno della Comunità l e possibilità di occupazione e l a mo'bilità geografica e professionale dei lavo'ratori, nell'intento di migliorare l e possibilità di o'ccupazione dei lavoratori all'interno del Mercato comune e contribuire così a l miglioramento del teno're d i vita che, come si P visto, sul piano sosciale costituisce uno degli obiettivi fondame~ntali della istituzione della Comunità. E' previsto, dall'art. 125, che questo, fondo copra la metà delle spese destinate d a ciascuno Stato, o d a un organismo d i diritto pubblico: a) ad assicurare ai lavoratori una nuova o'ccupazione produttiva mediante la rieducazione professionale e l e indennità d i nuova sistemazio,ne; b) a comncedwe aiuti ai lavoratori il cui lavo'ro sia ridotto o sospeso temporaneamente in tutto o in parte, in seguito alla riconversione verso altre produzioni dell'azienda in cui erano occupati, per permettere loro di conservare lo stesso livello di retribuzione i n attesa d i essere pienamente occupati. In altri termini, il fondo sociale è stato concepito come uno strumento che vuole impedire che ricadano sui lavoratori le conseguenze dei movimenti e delle crisi di assestamento che indubbiamente dovranno sesguire alla attuazione del Mercato comune e della Comunità eco'nomica. Questa sollecitudine per l'aspetto sociale, rappresenta una delle caratteristiche del movimento di integrazione promosso dai sei Stati, e rappresenta una delle garanzie che il processo di integrazione non si risolva, sia pure soltanto a breve scadenza, i n un forte danno per l e regioni econo'micamente meno sviluppate della Comunità. L'accento posto sulla politica sociale deriva dalle esperienze raccolte i n un passato relativamente recente in altri processi di integrazione economica. e innanzi tutto nel processo di unificazione delllItalia, quando appunto furono l e regioni economicamente più deboli, cioè le regioni dell'Italia meridionale, che ebbero a risentire maggiormente del processo di unificazione, appunto perché questo era stato determinato senza una oculata preveggenza di quelli che avrebbero potuto essere gli effetti della integrazione stessa, soprattutto nel campo sociale. Un'altra garanzia contenuta nel Trattato di Roma, che tende alla stessa finalità, è fornita appunto dal protocollo aggiunto concernente il nostro Paese. Su tale protocollo, le Alte Parti Contraenti, desiderando risolvere taluni problemi particolari che interessano l'Italia. hanno convenuto di prendere atto del fatto che il Governo italiano è impegnato nella esecuzione di un programma decennale di espansione economica che mira a sanare gli squilibri strutturali dell'economia italiana, i n particolare fornendo delle necessarie attrezzature produttive l e zone meno sviluppate del Mezzogiorno e delle Isole e creando nuovi posti d i lavoro per eliminare l a disoccupazione; e ricordano che tale programma del Governo italiano è stato preso i n considerazione e approvato nei suoi principi e nei suoi obiettivi d a organizzazioni di cooperazione internazionale d i cui l e altre parti contraenti sono' membri; riconoscono che il raggiungimento degli obiettivi del programma italiano rispon- COMUNI D'EUROPA 10 dono al loro interesse comune; e a tal fine convengono di agevolare il Governo italiano nell'adempimento di tale compito raccomandando alle istituzioni della Comunità di porre in atto tutti i mezzi e tutte le procedure previste dal Trattato, in particolare ricorrendo ad un adeguato impiego delle risorse della Banca europea per gli investimenti e del Fondo sociale europeo. Pertanto vengono previste particolari misure nel caso che insorgano pericolosc situazioni di tensione per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti e il livello della occupazione. Quelle finora delineate rappresentano le linee fondamentali del Trattato di Roma che istituisce la Comunità Economica Europea. Vediamo ora di esaminare quali sono le caratteristiche fondament,ali dell'econoinia abruzzese, ed i n particolare quelle che possono assumere un ruolo di maggior rilievo nel quadro dell'attuazione della Comunità stessa. Innanzitutto, appare ingrato, ma è necessario L'Aquila per tabacchi per abitante che è pari, anche in questo caso, al 63% della corrispondente spesa media nazionale, un indice di motorizzazione più che dimezzato rispctto a quello italiano complessivo, un consum» unitario di energia elettrica per illuminazione che non raggiunge i due quinti del consumo riiedio nazionale e una spesa per spettacoli che, sempre commisurata al numero degli abitanti, equivale soltanto al 38% d i quella media nazionale. Per quanto concerne il risparmio bancario e postale ( l e altre forme di risparmio e di tesaurizzazione monetaria non sono ovviamente misurabili in termini quantitativi), si rileva che l'ammontare complessivo delle somi-i-ie depositate a questo titolo in Abruzzo equivale solt,anto al1'1,86'h del totale risparmio bancario e postale italiano; la cifra media per abitante supera di poco la metà della corrispondente cifra media nazionale, ed è inoltre particolarmente significativo il fatto che la metà di queste somme è destinata alla forma di risparmio meno pro- - Castello Cinquecentesco (ingresso). ai fini di una più responsabile trattazione dell'argomento, rammentare che la nostra è una delle Regioni italiane in cui le condizioni economiche sono più modeste. I1 reddito medio per abitante in Abruzzo risulta infatti nel 1957, secondo valutazioni non ufficiali ma comunque ugualmente attendibili, di circa 115.700 lire annue, cioè esattamente la metà del reddito medio dell'intero Paese ammontante a quasi L. 230.000 annue. Inoltre, mentre la popolazione abruzzese rappresenta il 3,395h dell'intera popolazione italiana, nella regione si produce soltanto 1'1,71% del reddito nazionale; soltanto le percentuali di reddito afferenti a l settore dell'agricoltura e foreste e a quello della pesca, sono all'incirca proporzionate al peso demografico della regione (rispettivamente 3,36% del reddito agricolo nazionale e 3,6856 del reddito nazionale prodotto dal settore della pesca); in tutti gli altri settori la percentuale di reddito prodotto in Abruzzo è sensibilmente inferiore alle percentuali che rappresentano il peso demografico della regione, considerato sia nel suo complesso, sia nei singoli settori di attività in cui si distribuisce la popolazione attiva: 1,65(;1 del reddito totale nel setto're dei fabbricati, 1,087, nei settori dell'industria, co'minercio, credito, assicurazioni e trasporti, 1,737, nel settore delle professio'ni libere e dei servizi industriali e domestici, e 2,4154 nel settore della publica amministrazione. S e poi dall'esame del reddito prodotto passiamo a quello dei consumi e del risparmio, la modestia delle condizioni di vita delle nostre popolazioni appare ancora più evidente. Considerando infatti soltanto alcuni consumi tipici, in Abruzzo troviamo un numero d i abbonati alla radio che, per ogni mille abitanti, è inferiore di un terzo a quello nazionale; una spesa duttiva e meno suscettibile di rapido reimpiego nel sistema economico, cioè a l risparmio postale ( è da ricordare che nel complesso dell'Italia i depositi presso l'Amministrazione Postale rappresentano soltanto il 23% del complesso dei depositi bancari e postali). Di conseguenza, un tentativo di raffronto analitico tra i dati afferenti alle singole grandezze ed ai singoli fenomeni demograficoeconomico-sociali quali si presentano in Abruzzo e quali risultano nel complesso dei sei Paesi costituenti la Comunità Europea, potrebbe presentare qualche elemento di interesse sul piano puramente documentario ma risulterebbe di scarsissima utilità pratica: infatti in ben pochi casi la potenzialità economico-sociale del1'Abruz.o supera, e addiritura raggiunge l'ordine di grandezza dell'lf% rispetto a quella dell'intera area del Mercato Comune. Ma queste considerazioni non possono avere un gran peso ai fini di uiia valutazione dei possibili riflessi dell'attuazione della Comunità Europea sulla vita e l'attività della nostra regione. Infatti, a questi fini, è molto più importante - ed anzi è l'unico elemento veramente importante - un esame della struttura del nostro sistema economico-sociale regionale. Ora. se noi analizziamo questa struttura, sulla base d i tutta la documentazione nota e disponibile, abbiamo viva, e posta in termini sufficientemente esatti, la conferma di una nozione che è ben nota soprattutto a loro, che sono gli amministratori delle nostre comunità: cioè che la .nostra è una Regione nella quale, sotto l'aspetto economico, l'agricoltura assume un ruolo predominante, ed è una Regione nella quale, sotto l'aspetto sociale. assume una iinportante funzione il fenomeno della emigrazione all'interno del Paese ed all'estero. 20 dicembre 1959 S e esaminiamo la composizione del reddito prodotto nella nostra regione, quale emerge dalle già accennate valutazioni non ufficiali, vediamo che il reddito netto dell'agricoltura rappresenta la quota relativamente maggiore del reddito complessivo: infatti a questo settore si attribuisce il 39:; del complessivo reddito del settore privato e della pubblica amministrazione; i settori dell'industria, commercio, credito, assicurazioni e trasporti raggiungono infatti il 38:L soltanto se considerati nel loro complesso~,mentre un altro 16% deriva dall'attività della pubblica amministrazione, meno del 5% dalle attività esercitate nelle professioni libere e nei servizi industriali e domestici, e quote pressoché trascurabili (1-2:; ) sono attribuibili all'attività della pesca e 211: attività immobiliare. Le cifre sulla distribu. zione per settori d i attività della popolazione attiva dimostrano inoltre che ben il 65% della popolazione attiva stessa è addetta ad attività agricole e similari. Queste cifre quindi ci offrono già esse stesse la conferma del carattere eminentemente agricolo della nostra economia, ma il confronto tra le due cifre pertinenti a questo settore reddito prodotto nell'agricoltura e popolazione attiva addetta ad essa - qualifica iminediatamente un'altra fondamentale caratteristica della nostra economia agricola: il confronto stesso infatti indica che la nostra agricoltura è una agricoltura a basso tenore di produttività, nella quale cioè il 65% della popo'lazione attiva riesce a conseguire soltanto il 40% del complessivo reddito prodotto nella Regione. Per dimostrare quella che abbiamo considerata la seconda principale caratteristica dell'Abruzzo, l'essere cioè un regione di einigrazione, basti ricordare che la nostra regione del contingente annuo fornisce circa il 15:: di emigrazione all'estero, e che l'esodo einigratorio degli ultimi sessanta anni ha provocato un deficit netto di oltre mezzo niilione di persone. pari ad un terzo della popolazione attuale. E' da tener ben presente che queste cifre non comprendono i trasferimeiiti all'interno dell'Italia, movimento d i emigrazione che assume notevoli proporzioni quantitative (gli abruzzesi di nascita residenti in altre regioni sono, secondo i più attendibili dati noti. circa 200 mila) ed una ancora maggiore importanza qualitativa, perché esso è alimentato in gran parte dagli elementi più attivi, più ricchi di iniziativa e di capacità individuali e professionali, e che quindi rappresentano una perdita netta per l e loro zone di origine. Individuate in tal modo in quella agricola ed in quella emigratoria le due principali componenti della nostra struttura economicosociale, è evidente quindi che i più importanti riflessi che la creazione della Comunità Europea potrà avere sulla nostra regione concernono appunto la nostra agricoltura e la situazione di esuberanza delle nostre forze di lavo,ro. Una valutazione delle po'ssibilità, sia di carattere pos,itivo che di carattere negativo, che si vengono così a prospettare, e degli strumenti ritenuti necessari per far fronte a queste nuove situazioni, no'n si puv però esaurire in una precettistica che necessariamente risulterebbe sterile e arida se si esaurisse sul piano teorico e che d'altro canto potrebbe essere fuori di luogo, se pretendesse di scendere sul piano pratico', in questa sede altamente qualificata, di fronte ai responsabili della vita delle nostre comunità, che di tali comunità conoscono a fondo l e esigenze, l e possibilità e le necessità. Ci limiteremo pertanto a prospettare, in termini estremamente sintetici, alcune situazioni di fatto e talune conclusioni già raggiunte nell'esame di questi problemi, con il modesto intento di offrire elementi e spunti per le discussioni che questa relazione vuole suscitare e che dovranno rappresentare il frutto più interessante di questo Convegno. Per quanto concerne l'agricoltura si può tener presente innanzitutto che essa, insieme aile attività della caccia e della pesca, assorbe, come già si è avuto occasione di ricordare, quasi il 65% della popolazione attiva abruzzese, nel mentre produce soltanto meno del 40% del reddito complessivo prodotto nella regione. Questo stato di scarsa produttività della nostra economia agricola rispetto alla massa di po'polazione che gravita su d i essa, può essere espressa in altra forma, calcolando che la popolazione attiva addetta all'agricoltura costituisce il 5,5% della complessiva popolazione attiva 20 dicembre 1959 ~ COMUNI D'EUROPA ~ ~ italiana addetta a questo settore, mentre riesce a produrre poco pi5 del 3';, del reddito prodotto dal settore stesso nel coinplesso nazionale. Se però si esamina la composizione strutturale della nostra produzione agricola, si rileva che questa presenta delle differenze rispetto alla complessiva produzione agricola italiana. ma che si tratta di differenze contenute in limiti piuttosto ristretti. Nella ripartizione percentuale del valore monetario dei prodotti dell'agricoltura abruzzese si notano, rispetto ai corrispondenti valori nazionali, un maggiore peso delle produzioni cerealicole ed erbacee in genere, e una minore importanza dei sottoprodotti degli allevamenti (latte, burro, formaggio). Questa sostanziale analogia tra la nostra agricoltura e la complessiva agricoltura nazionale, fa sì che l e principali conclusioni più volte formulate circa le prospettive positive e negative apportate alla agricoltura italiana dalla costituzione del Mercato Comune, possano essere all'incirca riferite - con le riserve derivanti dalle accennate differenze nella composizione quantitativa e qualitativa della produzione e nei sistemi di conduzione e di organizzazione produttiva - anche all'agricoltura abruzzese. Secondo tali conrlusioni. per riassumerle in estrema sintesi, le prospettive offerte dal Mercato Comune sono piuttosto preoccupanti per quanto concerne le produzioni cerealicole e i prodotti indiretti dell'allevamento, in quanto trattasi di attività concorrenziale con quelle analoghe degli altri Paesi della Comunità; più favorevoli si presentano invece le possibilità del settore ortofrutticolo, la cui attività è complementare dei paesi più settentrionali della Comunità; possibilità positive si avrebbero anche per quanto concerne la coltura del tabacco e quella della barbabietola da zucchero. S e queste valutazioni previsive sono esatte. occorre tenere presente il peso che, come g i i si è ricordato. la produzione ce'realicola ha nella nostra agricoltura, assorbendo oltre un quarto del valore totale d.ella pi-oduzione lorda vendibile; inoltre è da considerare che da no'i mancano pressoché completamente quei prodotti, come gli agrumi e i fiori, che assumono una funzione di punta nella concluista dei mercati dell'Europa Centrale e Settentrionale; in definitiva, perciò la nostra produzione agricola non appare sufficientemente specializzata da poter ritrarre soltanto vantaggio dalla apertura del Mercato Comune. La soluzione del problema sembra quindi consistere in una maggiore specializzazione e industrializzazione della nostra agricoltura, ma un processo in questa direzione trova indubbiamente un grosso ostacolo nel notevole frazionamento della proprietà fondiaria, superiore anche a quello che si riscontra nell'intero complesso nazionale (in Abruzzo infatti il 96% delle --------p-.. ~ p ~~ - proprietà private e il 53% delle corrispondenti superfici si riferisce a proprietà di estensione non superiore ai 5 ettari, contro, rispettivamente, il 93% e il 31% neil'intero territorio nazionale). Una situazione d i questo genere richiederebbe quindi il forte sviluppo delle organizzazioni cooperative e consorziali che possa unire insieme l e limitate potenzialità unitarie perché, nel complesso di queste, sia possibile una più razionale ed economica utilizzazione dei mezzi di produzione (con particolare riguardo a quelli meccanici) e un più remunerativo smercio dei prodotti non facilmente collocabili in piccole partite Ma lo sviluppo e l'efficienza di ogni movimento di cooperazione dipende non soltanto dall'esistenza di adeguate strutture organizzative, dei necessari strumenti creditizi, ecc., ma anche e soprattutto d a una particolare attitudine psicologica che favorisca l a coilaborazione produttiva fra i singoli individui. Anche sotto questo aspetto, forse. nella nostra regione c'è ancora molto da fare, per determinare un adattamento, in senso cooperativistico, della mentalità dei nostri agricoltori. P e r quanto concerne la situazione demografico-sociale della regione, è noto, e si è già avuto occasione di iicordarlo. che l'Abruzzo è una delle regioni che ha fornito, quanto meno in linea relativa rispetto alle proprie dimensioni demografiche, alcuni dei contributi più cospicui all'emigrazione italiana alì'estero e agli spostamenti all'interno del Paese. L'importanza dell'apporto abruzzese ali'emigrazione italiana. e le singolari caratteristiche d i solidarietà con cui essa spesso si manifesta, si sono rivelate purtroppo più volte con evidenza in occasione di eventi tragici, come la non dimenticata sciagura di Marcinelle, l e cui vittime provenivano in gran parte dalla nostra terra. La libertà di circolazione delle persone, garantita dal Trattato di Roma, potrebbe pertanto essere coilsiderata come uno degli elementi del Trattato stesso suscettibili di presentare il maggiore interesse e di prospettare i migliori vantaggi per la nostra regione. P,Ta è bene non arrestarsi a questa conclusione di prima approssimazione. Occorre invece considerare che nello stesso Trattato di Roma la libertà di circolazione delle persone è affiancata alla libertà di circolazione dei capitali, e che queste d u e possibilità, in un programma di espansione interregionale, costituiscono due alternative, e in parte due fattori di sviluppo mutualmente integrantisi. In altre parole, nell'ambito della Comunita europea, vi è un Paese, l'Italia ( e pressoché soltanto esso), che sovrabbonda di manodopera, mentre vi sono altri Paesi che difettano di manodopera e sovrabbondano di capitali. Allora L'Aqiiila - Chiesa di S. Bernardino. si presenta il problema - che del resto si riproduce, sia pure con caratteristiche meno nette, anche all'interno del nostro Paese, fra l e zone industrializzate dell'Italia Settentrionale e il Meridione - circa la maggiore convenienza di trasferire i capitali per creare attrezzature produttive dove la manodopera abbonda, ovvero di trasferire questa dove vi 6 disponibilità di capitali che attendono di essere investiti. Da un punto di vista di opportunità generale, la risposta al quesito non sembra dubbia. perché per molte ragioni lo spostamento delle forze di lavoro incontra ostacoli molto maggiori dello spostamento di capitali. E' noto infatti che l'emigrazione degli uomini poiie una serie di problemi individuali, familiari e sociali, sia di ordine pratico, sia di ordine psicologico, derivanti, questi ultimi, dalle difficoltà di ambientamento e di integrazione degli emigrati con la comunità che li accoglie; e tali difficoltà sono cosi complesse che sotto certi punti di vista può essere più conveniente, sia per la zona potenziale di immigrazione che per quella di origine degli aspiranti alla emigrazione, preferire la prima delle alternative sopra accennate, cioè quella del trasferimento in direzione inversa degli altri mezzi produttivi, così che la combinazione dei fattori capitale-lavoro avvenga nella zona dove sovrabbonda la manodopera anziché in quella dove vi è disponibilità di capitale. Nel nostro caso pratico, ciò significherebbe che, nel quadro dell'attuazione della Comunità Europea, noi dovremmo tendere ad attirare capitali stranieri in Abruzzo per farvi sorgere nuove attività produttive e dare cosi lavoro alla nostra manodopera esuberante, anziché cercare per questa nuovi o più vasti sbocchi di emigrazione. Ed a questo proposito è op-portuno tener presente che la nostra Regione è singolarmente favorita dalla sua posizione geografica - perché la più settentrionale. cioè la più vicina alle fonti dei capitali tra tut,te l e altre del Meridione; e che nell'opera di attrazione delle iniziative a i investimento produttivo le Amministrazioni Comunali possono veramente esercitare un ruolo attivo e determinante. Tuttavia, se sotto l'aspetto pratico la mobilità dei capitali è soggetta ad un grado di vischiosità inferiore a quello da cui è affetta la mobilità della manodopera, vi è tutta una serie di fattori che rendono i inovimenti di capitale molto più cauti e lenti di quanto sarebbe desiderabile da parte delle zone sottosviluppate. Per la maggior parte si tratta di fattori politici, di politica pura e d i politica economica, nel senso che il capitale viene investito in attrezzature e imprese produttive soltanto - Scanno (L'Aquila) - I1 lago. 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA Teramo - Portici Savini. quando si presentano solide garanzie di libero svolgimento della attività produttiva, di remunerazione adeguata ai rischi e di possibilità di disinvestimento. Tutti gli ostacoli - di carattere giuridico, amministrativo, fiscale, sindacale - posti alla libera esplicazione della impresa produttiva, tutte l e misure tendenti a ridurre le possibilità concorrenziali delle iniziative private, tutte l e azioni tendenti a creare una sfavorevole atmosfera di sospetto e di intimidazione intorno all'attività dell'imprenditore, tutte le impostazioni concettuali favorevoli al trasferimento sotto il controllo statale di singole aziende o di interi settori produttivi. costituiscono altrettanti fattori di insicurezza, altrettante rèmore alla immigrszinne di capitali, e riducono la possibilità di alternative all'emigrazione delle forze di lavoro. Qualunque sia la soluzione che, per una scelta predeterminata o sotto l'impulso delle circostanze contingenti, verrà adottata, c'è u n altro problema molto importante che riguarda l e nostre forze di lavoro: il problema cioè della loro preparazione e qualificazione professionale. E' inutile nasconderci che anche sotto questo punto di vista le nostre carerizr. sono notevoli, sia in linea assoluta sia in confronto con il resto d'Italia. E se è necessario documentare questa affermazione. si può ricordare che, secondo l'analisi strutturale effettuata nel genanio 1957 sugli iscritti agli uffici di collocamento, nella nostra regione è risultato che, sulla massa totale dei disoccupati registrati, oltre la metà (precisamente il 53%) non aveva un grado di istruzione che andasse al di là della sola frequenza delle scuole elementari; soltanto il 3 1 degli iscritti agli uRci di collocamento aveva un titolo di studio superiore a quello della licenza elementare ed una analoga percentuale era rappresentata da coloro che avevano seguito corsi di addestramento professionale o avevano svolto periocii di apprendistato. Ora, se vogliamo avviare a soluzione il problema dell'assorbimento della n o s t r a mano d'opera esorbitante, dovunque questa debba trovare impiego, in patria o all'estero, è necessario che anche da noi si intensifichino l e iniziative, attraverso la collaborazione degli organismi pubblici C dei privati, tendenti ad ottenere una maggiore qualificazione ed una maggiore preparazione professionale, a tutti i livelli gerarchici ed iniziando dall'isti-uzione di base. E' necessario altresì che teniamo presente che il problema della preparazione e della qualificazione culturale e professionale non si può risolvere attraverso la creazione di istituzioni scolastiche spesso di scarsa funzionalità e, per ovvi motivi, di ancora più modesto livello didattico e scientifico, ma si affronta e si risolve mettendo in condizione i giovani che lo meritano di seguire quei corsi di studio e di apprendimento professionale che meglio rispondono alle possibilità ed alle aspirazioni dei giovani stessi e che sono maggiormente suscettibili di favorire un proficuo inserimento di questi nella attività produttiva. C'è poi tutta un'altra serie di considerazioni da svolgere a proposito di un settore di attività il cui sviluppo è in gran parte indipendente dalla Comunità Europea, ma che dall'attuarsi di questa troverà un nuovo impulso, perché come del resto si è già visto, l'obbiettivo finale della Comunità stessa è rappresentato dal miglioramento del tenore di vita, di cui elementi principali sono l'aumento dei redditi individuali e la maggiore disponibilità di tempo lasciato libero dalla attività lavorativa. Questo settore di attività è rappresentato dal movimento turistico, che appunto trova alimento nella maggiore disponibilità di redditi e di tempo lasciato libero dal lavoro. Anche in questo campo però non dobbiamo farci molte illusioni: l e nostre possibilità concorrenziali rispetto ad altre regioni sosno relativamente ridotte, perché non possiamo offrire le sfolgoranti bellezze naturali o gli eccezionali tesori artistici che altre regioni italiane possono presentare al turista straniero o allo stesso turista italiano. Possiamo però offrire a tutti, italiani e stranieri, la possibilità di tranquilli so'ggiorni nei nostri paesaggi sereni e nella tradizionale, e unanimemente apprezzata, ospitalità della nostra gente, Anche in questo campo, nel potenziamento dello sviluppo delle attrezzature dirette alle attività turistiche, le Amministrazioni Comunali possono assumere una funziomne diretta e determinante, tenendo presente che la organizzazione turistica non consiste somltanto nell'attrezzatura alberghiera - campo peraltro in cui c'è ancora moltissimo da fare nella nostra regione - ma risulta anche, e forse soprattutto, da una serie di piccole iniziative che possono rendere grato e confortevole il soggiorno per il turista, che spesso viene da lontani paesi e che per questa ragione ha molte volte bisogno di sentirsi intorno una atmolsfera di amichevole simpatia. Riassumendo dunque sinteticamente i termini di questa relazione - che, ripetiamo, non ha affatto la pretesa di additare soluzioni e di fissare direttive di azione, ma vuole più modestamente propolrre alcuni temi di meditazione e suscitare una proficua discussione intorno allo argomento principale di essa - la Costituzione della Comunità Economica Europea pone per la nostra regione alcune esigenze e l e apre alcune possibilità che concernono principalmente la specializzazione e l'industrializzazione della nostra economia agricola, la maggior qualificazione della mano d'opera, l'attrazione di nuove iniziative di investimento produttivo e! lo sviluppo dell'afflusso turistico: sono tutte occasioni di progresso economico e sociale alle quali, per le considerazioni sommariamente esposte in precedenza, si può guardare senza aspettative miracolistiche da un lato, senza sfiduciati pessimismi dall'altro,, ma i n definitiva, considerando il complesso dell'economia regionale, con un atteggiamento di cauto ottimismo. Ma un altro ammaestramento ancora ci deve venire dalla costituzione della Comunità ECOnomica Europea. Ci sia consentito un accento di carattere personale per segnalare quale penosa impressione venga suscitata, nelle centinaia di migliaia di abruzzesi che vivono e lavorano, oltre i confini della loro terra di origine, dall'eco di certe dispute - troppe volte assolutamente prive di ogni pratico contenuto o al più fomentato da un malinteso spirito concorrenziale - che dividono spesso l'una e l'altra provincia della regione, l'una e l'altra Città della stessa Provincia. Ci sia consentito sottolineare, pur senza alcuna presuntuosa jattanza, quanto tali divisioni siano dannose ai fini di quella comunione di forze e di quella unità di intenti che, soprattutto i n regioni depresse come la nostra, costituiscono non soltanto una esigenza fondameiitale, ma addirittura la premessa per l e stesse possibilità di sopravvivenza e che in definitiva rappresentano il fondamento ispiratore della Comunità Europea. Perché dobbiamo aver semp r e presente che con il Trattato firmato a Roma il 25 marzo 1957. i francesi, i tedeschi, i belgi, gli italiani, gli olandesi, i lussemburghesi, non hanno costituito soltanto una comunità di interessi materiali, non hanno messo insieme soltanto l e loro risorse economiche, i loro capitali, l e loro materie prime, i loro strumenti produttivi, l e lo'ro forze di lavoro manuali ed intellettuali, ma - nel ricordo tragico di duemila anni di storia comune, la maggior parte dei quali drammaticamente vissuti gli uni contro gli altri - hanno raccolto insieme l e loro forze spirituali, i loro timori, l e loro speranze nel domani, la loro fiducia nell'avvenire. P e r questa ragio~ne, è stato affermato giustamente che la costituzione della Comunita Europea rappresenta una sfida alla storia, che i sei popoli hanno lanciato e che tutti noi ci apprestiamo ora consapevolmente a sostenere con serena fiducia, nel nome di Dio e dell'avvenire dei nostri figli. BANCO DI SANTO SPIRITO FONDATO NEL -31605 DIREZIONE CENTRALE Roma - Via del Corso, 173 m 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA 13 DOCUMENTAZIONE DELLA RELAZIONE MARIANI Tav. 1 - REDDITO PRODOTTO D A L SETTORE PRIVATO E DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NEGLI ABRUZZI E MOLISE N E L 1957 Cifre assolrite (milioni di lire) X'i.T,OI 920 4.04; Settori economici Arricoltura. foreste pesca . . . . Fabbricati . . . . . Industria. c o m m e r c i o , credito, assicurazioni, trasporti . . . . . Professioni libere e servizi industriali e domestici. . . . . . P u b b l i c a amministrazione . . . . . Totale r e d d i t o settore r > i ivato e i>ubbiica am. . . ministrazione Totale reddito t ~ r i v a t o e P.A. dedotte le duvlicazioni. . . . . . r e d d i t o p r o d o t t o r>er abitante (lire) . . . F a t t o = 100 il reddito medio per abitante dell'Italia (lire 292.862) oual'è la media rier le i~rovinciedegli Abriizai e Molise . . . . . . . Riimrti5% zione sul totale Italia=lOO 56 39.18 3.36 0,43 3,GX 1.8: 1.65 81.410 . 1.08 n7.7.; 9.830 4.56 1.73 24.969 16.11 2.41 100.0 215.676 1,il 195.736 - 115.ili -- -. 50.3 Fonte: G. T,\<;LI~IC,IRSC. Gli :lbruizi e il Molise, in a Nuouo nIez~ogioino». Ronia, Marzo 1959. T a \ . 2 - l:IP2ZRTI%IONE P E R GRANDI SETTORI DI ATTIVITA' DE1,LA P O P O L A Z I O N E ATTIVA DEGLI ABRUZZI E RIOLISE - CENSIMENTO 1921 Cifre assolute (migliaia di i>ersoiie) Settori di attività Agricoltiir:i, caccia e pesca . . . . . Industria . . . T r a s ~ ) o r t i , comuiiicaiioni . . . Commeicio . . . . Servizi \.avi . . . Credito e As51cursiioni . . . . P u b b l i c a Amministrazione . . . . . . . Distribuzione Percentuale sul totale Italia = 100 q 45i 120 64,7 19.8 5.53 2.22 16 33 15 2,3 4.7 2,1 2.04 2.00 2.02 0.4 3 Italia Abruzzi e Molise valore valore % sul in ripartiin r i p a r t i - valori milioni zione % milioni zione % iiaziod i lire d i lire uali R a m i classi categorie e principali prodotti C 0 LTIVAZION1 AGRICOLE . . . Cereali . . . Legumi secchi Oitaggi . . . Barbabietole d a zucchei-o . . Tahacco . . . Fibre tessili . Semi oleosi . . Altre . . . . Leaiiose. . . Erbacee 2.023.860 65.91 72.873 66,84 3.6 1.171.849 38,16 48.811 44.77 1.2 i08.849 21.748 313.486 23,08 0,il 10,21 30.608 2.557 12.852 28,Oi 2,33 11,i9 4.3 11,s 4,l 58.489 18.370 12.638 4.591 33.678 1.90 0,60 0.41 0.16 1.10 1.966 327 55 29 417 1,bl 0.30 0.05 0,03 0,39 3,4 1,8 0.4 0.6 1,2 26,91 23.360 21.43 12.62 13.470 12,35 3,5 111.6S5 69.315 208.393 48.928 3.6' 2,26 6.80 1.59 2.963 5 6.312 610 2.11 0.04 5.78 O,66 ?,i . . 25.636 0.81 702 0,61 2.7 A L L E \ A ME N T I . . Prodotti diretti 1.046.795 512.232 34.09 16.68 36.156 21.540 33.16 19.76 3.5 4.2 8,02 0,69 4,64 3,33 7.448 1.923 8.601 3.668 6.83 1.76 i,80 3,36 3.0 9.1 6,O 3,6 2,7 Bovini . . . Ovini e ea:>rini Suiiii . . . . Altri . . . 246.313 21.131 142.49.> 102.263 Prodotti \ a r i . Latte . . . . i311rro . . . --Formaggio . . Uova . . . . Lana . . . . Bozzoli . . . Altri. . . . 534.563 17.41 14.616 13,20 209.15i 24.705 104.8i8 174.759 7.357 6.401 8.246 6,81 0.81 3,42 5,69 0,23 0,18 0,27 1.728 87 2.767 8.897 646 1,58 0.08 2,54 8.16 0,59 . --- - - 491 ... 3.0 1.3 0,s 0.4 216 5,l 8,9 42 6,O 706 Totnle. . . 3.090.655 100,OO 109.029 0,45 6.0 100,OO 3.6 2.52 100.0 3.60 Fonte: IsTII'uTo CENTRALED1 STAT~STIC.\, An~tuario rli Statistica dy>-<ii.in 1958. Tav. 5 - )DATI S U L P O T E N Z I A L E FICONOIMICO-SOCIALE DELL'ABRUZZO E MOLISE N E L QUADRO DELL'ITALIA E D E L MERCATO OOMUNE EUROPEO (1956) I T A L I A Area del Mercato Comune V O C I . Suverficie territoriale (milioni ha) . . . Popolazione coniplessiva (milioni) . . . . Popolazione attiva (milioni) . . . . . - agricoltura. caccia e pesca (milioni) . - industria (niilioiii) . . . commercio, trasvorti, servizi, i>ubblica amministrazioiie (niilioiii) . . . . . Disoccupati (milioni) . . . . . . . . Reddito lordo (niiliardi dollari) . . . . Consumo di concinii fosfatici (milioni q.li) . Consumo di concimi azotati (milioni q.li) . Trattrici agricole (migliaia) . . . . Produzione di frumento (milioni ionn.) . . Prodiizione di mais (milioni tonn.) . . . F'roduzione di pomodori (milioni tonn.) . Produzione di patate (milioni tonn.) . . . Produzione di barbabietole d a zucchero (milioni t0nn.i . . . . . . . . . . . Produziorie di uva (milioni tonn.) . . . Consistenza del patrimonio zootecnico: a ) bovini (milioni di capi) . . . . . . li) ovini (niilioni di capi) . . . . c ) suini (milioni di capi) . . . - . . . . Produzione di energia e l e t t r i c a (miliardi di Ii\ih) . . . . . . . . . . . . . Produzione di petrolio (milioni tonn.) . . . Produzione di acido solforico al 1000/o (mi. . . gliaia tonn.) . . . . . . Abitazioni costruite (migliaia) . . . . . Autoveicoli in circolazione (milioni) . . Abbonati alla radio (milioni) . . . . . Biglietti cinematografici venduti (milioni) . Presenze di turisti stranieri (pernottamenti in alloani) (milioni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cifre issoìute a % su1 totale Mercato Comune A B R U Z Z I cifre a1ss01ute E M O L I S E qe sul totale % SUItotale Italia Mercato Comune ll6,6 167,l 74,8 22,4 28,4 24,O 3.2 125.5 13,9 11,6 1.029.0 18,8 5,3 1,9 53,8 . . . . . . . . Fonte: I dati concernenti l'area del Mercato Comune Europeo e l'Italia sono t r a t t i dallo studio di G. TAGLIACARKC, Caratteri economici e yociali dell'ltnlia nel hlereato Co7nune. pubblicato in: UNlONE ITALIANADELLE CAMERE D I COYMERC~O, C o r n ~ ~ n i tEcoiww~ica à Europeu. Milano, Giuffré 1968. I dati concernenti i'Abruzw sono t r a t t i dalle pubblicazioni dell'Istat. Abriizzo % su dati produzione assoluti italiana Prodotti Produzione delle miniere Ligiiite xiloide e torlns:? (tonii.) . . . . . Petrolio grezzo (tonn.) Minerali di a l l u m i n i o (bauuitej (tonn.) . , M a i n a d a cemento (ton. . nellate) . . . Roccia asfaltic:~ per distillazione (tonn.) . Roccia asfaltica ver pavimentazione (tonn.) . . . 2.8 38i.369 . Foraaaere Tav. 4 - ENTITrZ' , D E L 1 2 PRODUZIONI INDUSTRIALI D E L L E PROVINCIE ABRUZZESI COMPARATE CON L E CORRISPONDENTI PROiIIUZIONI TOTALI ITALIANE - ANNO 1956 Acque minerali 826.375 Prodotti vitivinicoli . . Prodotti d e l l a olivicoltiira . Anriimi . . . Fruttifcri . . Altre . . . . 1,il P . . - -P-P- . Totale . - Tav. 3 VALORE D E L L A PRODUZIONE AGRICOLA LORDA VENDIBILE ITALIA E ABRUZZI E MOLISE ANNO 1956 . . . . Produzione delle cave Breccie e piiddinghe in pezzame (tonn.) . . Arzilla per cemento artificiale (tonn.) . . . Pozzolana (tonn.) . . . Arenaria in p e z z a m o (tonn.) . . . . . Calcare d a taglio e lavorato (tonn.) . . . Calcare in pezzame per costnizioni e Dei. industrie, ecc. (tonn.) Calcare in pezzame marnoso per c;ilce idraulirn (tonn.) . . . . . Argilln per laterizi o terrecotte ( t o n n . ) . . Gesso in pezzame Iier Cuocere e altri usi (tonn.) . . . . . . Pietrisco jtonn.) . . . Sabbia e ghiaia (toiin.) . . . Iiidustrie nprirole manufatturiere Bovini macellati : in m a t t a t o i ~ u b b l i ci (q.li) . in mott:itoi annessi a s t a b i l i n i e n t i industriali (q.li) . . Suini macellati: a t t a t.o i. pubbliin ci m(q.li) . . . . . . . . . in mattatoi annessi a s t a b i l i m e n t i indu. . striali (q.li) Zucchero (q.li) . Alcool (etlanedri) . . Bozzoli d a iiproduzione (kg.) (") . . . . . . . . . Iiidustrie rhiinirhe ( ^ ) '\cido solforico (non d a catalisi) (q.1;) ( 2 ' ) Acido tali) cloridrico (') . . (quin-. . . . Soda caurtica elettrolitica (q.li) (::) . Carburo t a l i ) (") di calcio . . .(quin-. . . . Ipocloiito di sodio (quintali) ( I ) . . . . . Derivati del c a r b o n e fossile Gas illunzinante (migl. metri rubi) . . . Coke d a gas (tonn.) . Catrame greggio (tonn.) . Altre industrie manufatturiere Produzione di tubi lumi. . nosi (n.ro) . . Industrie delle costruzioni Vani cosliuiti nelle ahitazioni (n.ro) . Opere pubbliche (niilioni di lire) . . . . . . . Industrie elettriche e deI gas Produzione di e n e r g i a e l e t t r i c a (milioni di . . . Kwh) Consumo di energia 'elett r i c a (milioni di I<wh) . . . Fonte: ISTlTUTO CEKTRALC D1 STATISTlcA, Annuario d i stutisticlre industriali 1 9 5 7 . I dati contrassegnati con (") si riferiscono al 1957 e sono t r a t t i dall'edizione 1958 dcllo stesso « A n n u a r i o ». 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA uno dei motivi più profondi della nostra stessa teristica degli Stati Uniti democratici d'Europa. Resistenza, di fare nuovamente dell'Europa da che noi ci accingiamo a costruire, anche se oggetto un soggetto di storia e di politica. Mi l'opera è cosi dura e difficile. Organismi interpare che questo sia un motivo che troppo spesso Signor Ministro ed amici congressisti, ho l'imnazionali, Nazio'ni Unite: nessuno nega l'utilisi so'ttace. e viceversa è mot,ivo fondamentale pressione che un nuovo avversario si sia agtà delle organizzazioni internazionali prive di ed è motivo che è stato riversato appunto negli giunto agli abituali del processo di integrasovranità, come la vecchia Società delle Nazioni articoli 10 e 11, approvati ad unanimità dalla zione europea, ed o come l e Nazioni Unite, i n quanto esse, peralnostra Assemblea Costituente. Motivi quindi è questo microtro, pur sempre permettono un incontro dei diversi punti di vista: noi uomini, purtro'ppo, di indirizzo generale internazio'nale e motivi fono ploco funprofondi di ispiraziosne della nostra Costituzione dalla comunità locale alla comunità internaziosnante che mi ci fanno stare su un terreno d i comune intesa e zionale, abbiamo così scarse occasioni, prima di trovo davanti, il di comune discorso democratico quando iniziamo passare alle vie d i fatto, di confrontare i nostri q u a l e , aggiunto a parlare della Comunità politica europea. Ma punti di vista. che anche questo confronto fatto all'o'ra tarda, mi fatti recenti, attuali, essenzialmente la stipulain un organo internazionale non dotato di poteri indurrà a cercare reali, è pur sempre un dato positivo. Ma ricorziosne dei due trattati di Roma per la Comunità di no'n abusare diamoci bene che è un dato positivo puramente economica europea e per la Comunità atomica della vostra pacontingente, è un semplice guadagnare tempo: europea, hanno dato una nuova attualità al zienza. Cosa per per il resto vedere soltanto d i intendersi non problema della integrazione politica dell'Euroaltro che mi dipa. E direi - qui mi scusi l'amico Mariani spiace, p e r un,a è una sia pure picco'la pietra alla costruzione di un reale ordine sopranazionale. In questo che mi ha preceduto, se farò un brevissimo mia abituale proexcursus sul suo terreno, almeno in parte, sul lissità o am,piezza senso mi pare che la critica, che molti decenni or sono fece alla Società delle Nazioni Luigi suo terreno economico -, prima di parlare dei di disco'rso c h e rapporti fra integrazione economica e integraritengo nece~ssaria Einaudi, rimane pur sempre una critica valida. zione politica di farmi la generica domanda, che e democratica o'n- Perché? eminentemente per un motivo. Quando si prende parte ad una associazione internaonestamente, se non vogliamo partire con dei d e avere il piazio'nale e si ha il diritto di secessione, cioè, avuti dogmi, ci dobbiamo fare e cioè: è da auspicare, cere non di venire in linea generale. perché uno di quei processi i vantaggi, si ha la possibilità di andarsene via, a dogmatizzare ancora una volta su luoghi irreversibili del progredire umano, è dunque evidentemente ogni giuoco democratico cessa comuni circa l'Europa, ma piuttosto ad allarda auspicare oggi una integrazione sopranaziodi avere una sua reale validità. Viceversa noi gare il consueto discosrso sulla intagrazio'ne nale? siamo co'n la storia, non quella della non parliamo di vaghe unio'ni, noi non parliamo europea. Ed è pro'prio per questo che ho visto retorica che ci ha preceduto, con la storia congenericamente di unione europea, noi parliamo ed ho letto con piacelre. ed ho a~ccolto con creta con * s , piccola o siamo dei visionari o di federazione europea, Stati Uniti d'Europa, piacere, questo Illoruto,re lo most.rnl manifesto peggio ancora dei faziosi, che vogliono legarsi e ne vedremo le caratteristiche. Vorrei anche che ha fatto il Partito comunista e che mi al filo della storia e in realtà hanno dei secondi aggiungere. perché s p e s o se ne tralascia l'esadarà, spero, occasione di intavolare un demofini? Ebbene, mi sembra - specialmente per me, che l a nostra Costituzione repubblicana è cratico discorso su alciini dei punti che in quegli amici della opposizione - mi sembra veratutta orientata nel senso di fare, dello sforzo sto manifesto vengono toccati. Dirò anche che mente che molto meglio delle mie parole vada per la creazione di una più vasta unità giurisono abbastanza perplesso a fare in breve una relazio'ne sulla Comunità politica europea, perché è tema di evidente vast,ità ed è tema al quale si richiede, di volta in volta, una risposta politica, giuridica, economica. per quella interdipendenza tra fatti politici. istituzionali ed economici che tutti sappiamo. E di conseguenza chiedo venia qui, sin dall'inizio, se nella mia trattazione sarò piuttosto come il lettore di un sommario che non l'espo'sitore sufficientemente ampio e ragionato di temi che pure meriterebbero siffatta esposizione. E intanto vediamo se la questione della integrazione politica si è posta in questo dopoguerra esclusivamente su un terreno europeo. se risponde ad un modo più generale, ad un modo internazionale d i prospettare le cose, a l modo di quel che, con termini anglosassoni, si direbbe delle integrazioni regionali. Ricordo negli anni di studentato universitario antifascista, a Pisa, ricordo che. preoccupato dell'ordine internazionale che già volgeva allora a un domani così fosco. mi cominciavo ad appassionare ai problemi dello stabilimento di un ordine nuovo e mi misi a studiare con interesse la struttura del Commonwealth, della Comunità britannica di nazioni. ma lasciai presto quella strada perché mi sono veramente convinto che, quando si parla di integrazioni giuridiche e politiche sopranazionali, non è a criterio d i carattere unilaterale (la lingua, la religione, la razza) che ci si deve rifare. ma è molto più democratico e risolutivo rifarsi a un criterio di carattere territoriale. In realtà, mai tanto si afferma la Gran Sanso d'Italia Cresta di Monte Aquila. democrazia quanto quando non si va a cercare il concittadino nel consanguineo o in colui che già a priori la pensa coine noi, nei vari punti del mondo, ma si riesce nel vivo di un terridica e politica sopranazionale, non tanto un riletta una paginetta di Lelio Basso, scritta nella torio, diviso da lotte secolari, a stabilire una lecito quanto un precetto costituzionale. Io sono estate. dell'anno scorso. nell'estate che ha predemocrazia sopranazionale. E mi sono appunto in sempre stato grato all'amico e maestro Mortati ceduto il congresso di Napoli del Partito sociaquegli anni, che hanno preceduto questa ultima di una lucidissima pagina che ha scritto per lista italiano. Si sa che nell'ambito del Partito guerra, avviato alla conversione al federalismo il volume, che il Governo pubblicò in occasione socialista italiano c'è stata una polemica vivace territoriale, al federalismo, diciamo cosi, della tradel decennale della Repubblica, nel saggio ispiscoperta, demo'craticamente scoperta, sui pro e dizione classica svizzera, della tradizione anche i contra del mercato comune europeo. E un razione democratica della nostra Costituzione n: americana, di Hamilton e degli antesignani delivi Mortati appunto sottolinea che dagli artiamico di Basso, citando l o stesso Basso, ne la federazione americana. D'altra parte la stessa coli 10, 11 e passin~della nostra Costituzione si traeva argomento per dire che si doveva dire Carta delle Nazioni Unite prevede delle intese, evince no'n tanto la liceità di rinuncia a porno, non diciamo al Mercato comune europeo delle integrazioni regionali. ed è evidente che zioni della nostra sovranità per devolverle, a che è cosa largamente diminutiva della comunità lo spirito di queste integrazioni e su questo parità di condizioni beninteso, ad organismi, a economica europea, ma che si doveva dire toul vorrei subito fare un chiarimento preslimicomunità sopranazionali, non tanto la liceità coiwt no alla Comunità economica europea. nare - non deve in nessun modo far ribaltare quanto il precetto di battersi per questo scopo. Basso. sull'a Avanti del 17 agosto 1938, replicò su terreno regionale ., cioè continentale, l'auE vorrei ricordare che que~stoprecetto, che ci così. replicò che era stato male inteso e che tarchia spirituale o culturale del vieto nazioviene dalla nostra Costituzione, è appunto il prein realtà il movimento operaio, che i socianalismo. Noi non vogliamo in nessun modo cetto che ci viene da quella legge-compromeslisti, anziché fare soltanto una politica di riforso - perché ogni Costituzione è un onesto commismo, cioè praticamente di "più equa distripassare dal nazionalismo italiano, francese e promesso - che vuole in sé sintetizzare tanti buzione", o di massimalismo, cioè di attesa tedesco ad un nuovo nazionalismo europeo. anni di lotte, di una generazione e mezza, di passiva di una crisi finale, debbono accelerare Una federazione s regionale ., che si inquadri due generazioni, e che ha ridato un libero asin un pacifico ordine internazionale, è una fedela crisi finale, vale a dire il passaggio dal capisetto all'Italia senza che, nell'Assemblea Costitalismo al socialismo, proprio ponendosi alla razione eminentemente aperta, non è altro tuente, prevalesse questa o quella ideologia. E avanguardia nella lotta per il progresso tecnico che un modo di o'rganizzare in questo terriquindi non è veramente con spirito partigiano e per lo sviluppo economico, nonché per l'adetorio continentale, democraticamente, certe noguamenta delle strutture politiche e sociali alle che io cito questo motivo ispiratore della nostra stre esigenze e certi nostri problemi. Questa mi Costituzione, che mi sembra esser veramente possibilità sempre maggiori che la scienza e la sembra deve essere un'altra fondamentale carat- Prof. Umberto SERAFINI, Segretario generale delllAICCE - . -- 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA p p p - tecnica pongono a disposizio'ne dell'uomo, e dando così la prova dell'inadeguatezza del capitalismo a queste esigenze. L'allargamento dei mercati entra in questa prospettiva? Nessun dubbio, credo ,,, dice Basso, = a questo riguardo: credo sia pacifico per tutti che solo grandi spazi economici, mercati di centinaia di milioni di uomini, offrono una base adeguata alle possibilità produttive di oggi. Appunto per questo il congresso di Venezia [del Partito socialista italiano1 f u unanime nel dare l'adesione al '' principio " del Mercato comune, nonostante che il Partito non ignorasse certo che u n Mercato Tomune, nella fase attuale della vita economica, rappresenta nuove possibilità di cartellizzazioni e maggior potcnza dei monopoli. Ma mi sembra che solo chi ignora tutto del marxismo e della sua dialettica può ragionare semplicisticamente dicendo: se il Mercato comune rafforza i monopoli, noi dobbiamo combatterlo. Da quando il capitalismo è sorto, è accaduto in generale che ogni nuova invenzione, ogni progresso tecnico ha contribuito a rafforzarlo, e spesso, con grave danno dei lavoratori, a co'minciare dall'invenzione delle macchine. E così lo ha rafforzato il progressivo allargamento dei mercati, per esempio l'unificazione dell'Italia, che non fu esente da molti di quegli stessi effetti dannosi che oggi si denunciano, allo stato d i pericolo, nel MEC. o l'unificazione della Germania o i trattati per il libero scambio. Forse che per questo i socialisti avrebbero dovuto approvare l a distruzione luddistica delle macchine o essere contrari all'unificazione italiana o germanica, od opporsi ad ogni progresso tecnico, ad ogni nuova invenzione, che portasse ad aumento delle dimensioni di impresa fino a raggiungere l e condizioni dell'oligopolio e del monopolio? .. Non vi voglio evidentemente leggere tutto il passo di Lelio Basso, ma voi già capite molto bene l a impostazione che ne deriva, ed è una impostazione che io ho sempre suggerita agli amici della opposizione: cioè, chiedete più Mercato comune, non meno Mercato comune. In realtà non c'è una possibilità di rimanere in bilico tra l'oggi. il domani e lo ieri. O ci stanno delle reali crisi di congiuntura. per cui si decide d i non stare col progresso e d i retrocedere, altrimenti soltanto avanzando si riesce a superare nell'interesse generale quelle crisi congiunturali, che oggi indubbiamente colpiscono ( e si può fare anche in modo che colpiscano meno) alcune categorie più deboli della vita associata. D'altra parte - fatta questa premessa generale - vi sono dei motivi interni al Trattato della Comunità economica europea, che richiedono senz'altro e rapidamente - non per motivi genericamente utopistici - il passaggio dalla fase di integrazione economica alla fase di integrazione politica. Dico, basta dare uno sguardo rapidissimo al Trattato. Come noi potremo arrivare ad una comune moneta europea, che sia una comune garanzia verso il piccolo risparmiatore - ,. 15 -- - - p - -- -- - - ---- - ' - Opi (L'Aquila) Francavilla al Mare (Pescara) - La Cattedrale, opiera dell'architetto Ludovico Quarooi, membro della Commissione iubamistica del CCE. europeo, verso proprio l'economicamente debole, se non abbiamo un organismo politico federale, il quale, in caso d i difficoltà e di lite, decida tra due politiche economiche divergenti di due Stati facenti parte della Comunità? E. avendo parlato di moneta comune, come non ricordare che oggi la moneta si manovra con le variazioni del tasso di sconto, con determinate misure anticongiunturali, ecc.: chi riuscirà a prendere queste misure attraverso accordi diplomatici fra Stati sovrani, con le vaghe possibilità armonizzative che l'attuale testo, come oggi è redatto, della Comunità economica europea ci permette di intravvedere? I n realtà più si legge il Trattato - e noi iederalisti europei, che vogliamo di più, lo abbiamo accettato sì e no a fatica -, più effettivamente si deve dire che gli aspetti positivi di esso consistono nell'aver proposto all'opinione pubblica i problemi dell'integiazione: ma, detto ciò. rimane che esso dovrà essere soltanto una tappa, direi più psicologica che reale, verso quella Comunità politica. che realizzata al piu presto porterà, essa sola, non soltanto all'integrazione politica - Monte Irto e il Passaggio del170rso. ma altresì ad una reale integrazione economica. Ma perché tutti oggi siamo preoccupati di un fatto iondamentale nell'integrazione economica: l'irreversibilità? dal risparmiatore al capitalista non monopolista che investe, al lavoratore? Ma perché ci si dovrebbe mettere in una impresa della mole della integrazione economica europea, se ragioni politiche ponessero un punto interrogativo su tutta questa operazione? Si investe col fiato e con l'energia di una o due generazioni: per divergenze politiche poi questo investimento di capitali ed energie può andare perduto, da un giorno all'altro; per una divergenza di politica estera, per esempio, noi in una direzione, i tedeschi in un'altra, i francesi in un'altra ancora. Quindi mi sembra che tutto lo spirito dei Trattati di Roma richiami la necessità della Comunità politica europea: e del resto ce lo possiamo anche tranquillamente confessare, lo possiamo anche tranquillamente confessare agli amici dell'opposizione antieuropea, che lo sanno bene: i Trattati di Roma sono stati stipulati proprio con questo intento. Ragioni d i carattere psicologico, le peggiori ragioni conservatrici. ragioni che gli stessi amici della opposizione dovrebbero riprovare, rendevano, parevano rendere inattuale un rilancio della integrazione politica: si è cominciato dal rilancio della integrazione economica, ma è una astrazione separare l'una dall'altra. La nostra vita giornaliera è u n tale inscindibile contesto di economia e di politica che effettivamente l'integrazione politica viene richiamata da ogni riga dei Trattati d i Roma. E ci sono, altresì, motivi profondi, motivi sociali che richiedono l'integrazione politica. Partendo da quel che ho riferito di Basso, che assumerò conie argomentare giustificativo dell'utilità di tutto il processo d i integrazione europea accettabile anche da chi non accetta altri argomenti; partendo da quell'argomentarc debbo poi passare a constatare che, senza un organo comunitario politico. senza un potcrc politico federale, questo necessario processo di adeguamento territoriale alla mole della seconda rivoluzione industriale, può portare a gravi difficoltà relative alla distribuzione territoriale della rivoluzione stessa. E mi spiego. Una minaccia, di cui più volte si parla, è a mio avviso una minaccia reale. Tutti, a proposito di Mercato comune europeo, sentono spesso parlare di Lolaringia economica. con allusione approssimativa alla vecchia Lotaringia che prendeva una fetta d'Italia settentrionale, la Borgogna e arrivava su su fino al Benelux rasentando la Germania. Si dice: il Mercato comune porterà -- come purtroppo sembra essere una delle fatali chine dell'economia moderna, se lasciata completa- 16 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA Lungomare. mente a se stessa - ad un arricchimento delle zone ricche e ad un impoverimento delle povere. I ricchi sono distribuiti nella suddetta zona d i Europa, particolarmente industrializzata, i poveri sono quelli che rimango'no al d i fuori, il Mercato comune aumenterà la ricchezza dei ricchi, accrescerà la povertà dei poveri. Già i Trattati d i Roma d i per sé hanno pienamente còlto questo pericolo, perché degli strumenti comunitari sono stati a questo scopo previsti: l a Banca europea degli investimenti, il Fondo sociale. Ma, diciamocelo francamente, perché una delle doti del federalismo europeo è quella della schiettezza e della sincerità (siccome crediamo di avere ragione no'n abbiamo veramente nessuna paura di dire i pericoli d i quel che proponiamo); ma diciamocelo francamente: l a Banca europea degli investimenti è piccola cosa, ed è per questo - tra l'altro lo ha ricordato l'amico h'Iossé stamattina - che il Consiglio dei Comuni d'Europa ha proposto una Banca europea d i credito per le collettività locali. Bisognerà elevare a un esponente = n , i denari da usare in senso comunitario, perché un'altra acquisizione della scienza economica oggi ci insegna che su un'area di una comunità no'n torna conto di avere il peso mor.to di zone Dovere: chi guarda lontano. chi guarda a una comunità irreversibile, non h a convenienza ad avere un mezzogiorno d'Italia sottosviluppato. Costa socialmente e rappresenta una zona di scarsi consumatori: la cosa è evidente, non c'è neanche da sottolinearla. Quindi, in generale, bisognerà moltiplicare la spesa propriamente comunitaria, sebbene - malgrado sia a torto che parliamo di mercato comune europeo, mentre dobbiamo parlare di comunità economica europea -, finché rimaniamo sul puro terreno dell'integrazione economica senza l'integrazione politica, ritengo che questa spesa comunitaria sarà sempre troppo scarsa, saranno sempre troppo scarsi i mezzi della Comunità, e le singole economie nazionali avranno delle tentazioni a dirottare per altre strade invece di venire immediatamente, da dove ci sia una zona di particolare rigoglio, in soccorso delle zone depresse della Comunità. Un esempio, che a noi italiani ha fatto colpo - e'è qui l'amico h'Iuench, tedesco, al quale n e ho già più volte parlato - è il d u m p i n y che il no'stro Erhard, uno dei nostri giurati nemici, che il nostro Erhard sta facendo i n India. Simpatico, intelligente, forse anche troppo intelligente, il nostro Erhard fa una campagna in polemica con la finanza americana per dare degli aiuti. come egli dice, non inficiati da clausole politiche. Egli dà disinteressatamente, ma ci aggiunge una clausola: l'acquisto a titolo preferenziale di merci tedesche. E questo si chiama d u m p i n y , anche se non è il classico d u m p i n g , che in generale dava la merce sottocosto, ma si riduce ad un d u m p i n g , che tocca quel che oggi più interessa: oggi non ci spaventa il prezzo, ci spaventa d i do'ver pagare subito la roba. Ed allora il Nostro finisce per concedere un pagamento dilazionato all'infinito. Ora tutto ciò è possibile - si fa un po' di comunitarismo ed un po' di antico~munitarismo-, tutto ciò è possibile perché noi non abbiamo un governo federale, perché noi non abbiamo un ministro federale dell'economia, perché noi non abbiamo una moneta comune; tutto ciò no'n sarà più possibile quando avremo una autentica comunità politica ed economica europea. Ho letto nel manifesto rosso, che h o mostrato all'inizio, il richiamo del Partito comunista ai problemi della nazionalizzazione delle fonti d i energia e della riforma agraria inseriti nel disco'rso europeo. Ebbene, amici, c'è stato un fatto s'intomatico di questa nos'tra estate, abbastanza calda, che a mio avviso risponde chiaramente più di qualsias,i ragionamento fatto a taglio di logica, ed è il fatto della cessione di Ispra all'Euratom. La cessione di Ispra ha Teramo provocato l'interrogazione o interpellanza, non ricordo, dell'on.le Natoli, firmata d a altri, alla quale si è aggiunta una interrogazione specifica, comunista varesotta, dell'onorevole Grilli, contro questo atto d i rinuncia nazionale. che si è sposata alla campagna furibonda d i ' u n noto g h r nale progressista, che si chiama = 24 Ore D: di fronte a costoro il ministro Pella h a dovuto alla Camera spiegare che una strana e contingente collusione , d i interessi sezionali con l'opposizione di sinistra si era scagliata contro un fatto - la cessione d i Ispra - che viceversa, leggendo esattamente i termini della stipulazione dell'accordo, non solo non ci sottrae la possibilità di ulteriore autonomo sviluppo del potere nucleare nazionale, ina ci fa un regalino. A quei fainosi elettrici, contro i quali avete da dire, si porta in casa una pietra di paragone, e si potrà vedere tutti i giorni quel che si realizzerebbe producendo energia atomica, su respiro e con investimenti di ampiezza continentale, producendo elettricità co'ncorrenziale. In generale, a ben vedere, l'opposizi~ne,che si f a ai vari atti di integrazione europea, è una oppo'sizione - lasciatemelo dire - di carattere contingente, tattico', fittizio ma del tutto illogica. Vedremo dopo, quando risolleverò il vecchio tema - ma è sempre bene riparlarne - della CED, avrò occasione di toccare qualcosa che ci riporterà, ancora una volta, a queste strane contingen.ti collusioni che, a mio avviso, non hanno nient,e a che fare con la strategia politica, quella che dovrebbe po'rtare il popolo italiano, logicamente, a camminare su un suo cammino, indipendentemente da passeggere difficoltà. Mi rendo perfettamente conto che un partito del mo'vimento omperaio protesti quando certe durezze d i congiuntura vengono ad essere pagate dal solito povero. Ma non si risponde - a me sembra evidente - col no al progresso'; si risponde mettendosi intorno ad un tavolo e vedendo come pesr progredire meglio - perché noi, con Lelio Basso, non vogliamo rinunciare al progresso - bisogna agire: che è tutt'altro discorso ed è discorso lontanissimo dalla opposizione di principio, fatta perché si sa già, prima di sapere se è giusto farla, che bisogna farla. E mi sembra, infine, argomento (questo qui generico) sempre valido che la integrazione politica dell'Europa sia richiamata dalla integrazione economica, perché va da sé che ogni fatto storico di così vasta importanza non può essere lasciato al semplice buo'nsenso dei diplomatici e agli incontri fra esperti, ma è bene che si svolga sotto un controllo democratico, reale. Di conseguenza, come diceva l'amico Cavallaro nel suo saluto odierno da parte del Comune di Roma. è necessario che si abbiano assemblee, con potere reale, ma allora siamo - Faeciata della Cattedrale. 17 COMUNI D'EUROPA 20 dicembre 1959 L'Aquila - Chiesa di S. Maria di Collemaggio - La facciata. alla comunità politica, e non queste assemblee puramente consultive, che io non ho ne,ss'una intenzio'ne di nascondervi ( anzi sono qui per dirvelo) che cominciano veramente ad essere avvocati dannosi all'europeismo piutt,os,to che favorevoli. Perché è logico che il po.polo tutto cominci a domandarsi che cosa fanno queste assemblee consultive, che non vengono consultate e che, quando vengo'no consultate, sono consultate con un orecchio ecces:sivamente stanco e i cui consigli, comunque, non vengono mai eseguiti. E evidente, viceversa, che di fro'nte a d u n fatto storico della portata della integrazione economica europea non possiamo, da democratici, non auspicare una parallela integrazione politica, per il normale legittimo contro~llo democratico'. Detto questo, vorrei fare u n piccolo passo indietro o passo a lato, piuttosto. Noi ci avviamo verso l a sovranazionalità, avviandoci alla sovranazionalità in qualche modo sembra che il ~ o t e r esi allontani semDre di più dalla comun-ità locale, si allontani in altri termini sempre di più dal popolo: e di conseguenza come - e questa è una istanza del Consiglio dei Comuni d'Europa - si conciliano questa strada verso l a comunità sovranazio'nale e questo intenso richiedere maggiori e più razionali autonomie locali? Quante volte sui giornali d i varii colori, di varie tendenze, quando si richiedono più reali e più concrete autonomie locali, si scrive: proprio adesso che stiamo facendo questa roba n sopranazionale ci preoccupiamo di spezzettare il territorio nazio'nale? No, amici, io sono fermamente convinto - e mi pare che la relazione del dottor Mariani abbia contribuito ad accrescere questo mio convincimento - che una razionale, equa integrazione economica europea si debba, non solo si possa, si debba accompagnare a rinvigorite e razionalizzate autonomie locali. Ho preso qualche appunto proprio durante la relazione di Mariani e qualcosa bisogna subito osservarla. Si dice sempre: l'unità d'Italia ha partorito il problema meridionale, ecc.; ed io vorrei fare una controsservazione, che di solit,o non si fa: l'unitL d'Italia è avvenuta, tecnologicamente, nel periodo che gli urbanisti, come il Mumford ed altri, chiamano delle città nere, carbone e acciaio. Si aveva una scarsa trasferibilità delle fonti di energie, quindi è chiaro che, malgrado gli sforzi patriottici ,b in contrario, ogni grossa unificazione territoriale portava immediatament e ad una concentrazione operaia verso le zone dove si poteva consumare più facilmente la energia o perché già c'erano industrie precedenti o perché l'energia vi si poteva più facilmente trasportare. Ma d a allora molta acqua (Foto Alinari) è passata sotto i ponti. I1 Mumford era arrivato, nei suoi volumi che cominciano ad invecchiare, alla descrizione dell'èra alluminio-elettricità: e già che maggiore possibilità di decentramento, che relativa facilità di decentramento! 1Ua ormai siamo nell'epoca nucleare, in cui, a parte lo schermo di piombo, in una valigetta io posso portare tanto materiale radioattivo da dare l'elettricità a zone vaste del Mezzogiorno: i n una modesta valigetta personale! Ebbene, in questa epoca veramente l'uomo h a di fronte a sé soltanto l a cattiva volontà, se non riesce ad arrivare ad una distribuzione equa del lavoro su tutto il territo'rio, perché in realtà ragioni tecnolo'giche non si presentano più. E allora - vengo all'importanza delle autonomie locali -, poiché ha to'ccato l'amico Mariani il problema della fisionomia economica della regione abruzzese, con prevalenza agricola, con la disoccupazione che sappiamo, con l'emigra- zione che sappiamo, e allora io mi domando: come si può arrivare a d uno sviluppo bilanciato dell'economia, anche con uno spos,tamento d i manodopera, per modernizzarci, dal settore agricolo a quello industriale, se non c'è un ente territoriale di vasto respiro, che è proprio quello nel cui àmbito - non troppo vasto come quello nazionale - si riesce a pro'grammare questo bilanciato sviluppo, questo equilibrio rurale-urbano, di cui parla tanto il Consiglio dei Comuni d'Europa? Ecco l'importanza dell'ente regione, ecco il beneficio di cui si trova a godere l a Germania federale di Bonn, in cui già ci sono i Laender, che non fanno ombra a nessuno e che viceversa rappresenteranno una chiave d i volta dell'equa distribuzione sul territorio tedesco dello sviluppo economico e sociale europeo. E ancora - tanto perché ho parlato di Germania - in Germania c'è il Kreis, che non è l a Provincia, è u n ente più vicino alla misura umana della Provincia, u n po' il nostro vecchio circondario; c'è il Kreis il quale, co'nsorziando obbligatoriamente, e non per settori d i interessi ma territo'rialmente, una serie di Comuni, fa sì che anche nell'ambito regionale non ci sia questo fenomeno della corsa alla città e dello spopolamento della campagna, perché già ha in sé una sufficiente ampiezza e una vivacità d i iniziativa - dovute appunto alla sua autonomia, alla sua libertà - che gli permette d i attirare capitali e imprese s u tutto il suo territorio. E proprio in questo momento, in cui il problema fosndamentale dell'integrazione economica non è tanto come si dice - a mio avvis'o erroneamente - il problema della circolazione della mano d'ouera su territorio comunitario, ma piuttosto il Problema della circolazione dei capitali e dei servizi, proprio in questo momento a m e sembra che l a tematica delle autonomie locali vada veduta sotto questo profilo, ed è in questo senso - non credo di parlare a mio nome, parlo veramente a nome di tutto il Consiglio dei Comuni d'Europa - che le auto'nomie locaai vadano rivedute. Ho detto che il problema non è tanto quello di una larga circolazione di mano d'opera: perché? Perchi. io paradossalmente direi che scno gli italiani che non hanno interesse ad invoca^,^, ! 3 libera circolazione della manodopera e sono viceveisa i tedeslchi o i francesi che hanno questo interesse. Infatti è evidente che l'operaio non qualificato circolerà, ma andrà a fare il disoccupato in Germania o in Francia, perché chi non ha qualifica in questa Europa dell'éra nucleare non h a più, veramente, possibilità di vita: laddo've la circolazione dei capitali produce u n egual numero d i posti di lavoro, con un grandissimo risparmio, risparmio dovuto a diversi motivi: anzitutto perché lo spo'stamento dell'unità lavorativa è costosa, è costosa perché fatto qui un cantiere delllINA-Casa e trasmigrando una serie . C Campobasso, Capoluogo del Molise - Castello di Moniorte. COMUNI D'EUROPA 18 -- - - - - -. - - .p-p- di persone, poi c'è il problema delle case dei nostri lavorato'ri sul posto di emigrazione; costoso sotto ogni punto di vista, perché è anche costoso l'assestamento psicologico nella nuova comunità e perché anticconoiniche sono l e eccessive concentrazioni, mentre lo spostamento dei capitali creerebbe omogeneo e razionale sul tcrritorio della comuilità questo sviluppo. E appunto, dicevo: il Consiglio dei Comuni d'Europa è i'avorevole a ristudiare, e sta ristudiando, tutto il problcma della regione, del circondario. del Comune, delle finanze locali sotto questa nuova prospettiva comunitaria. Anzi posso fin da ora aniiunciai.vi che sarà proprio italiano ai prossimi Stati gcnerali di Cannes il relatore su questo tema, nella persona di chi nell'Assemblea costitueiite fu relatore sulle autonomie locali. cioè il giudice costituzionale prof. Ambrosini. che e considerato - tra l'altro - in dottrina comc il teorizzatore dcl cosidetto stato regionaie. Ma capisco benissimo - C scusate se vcrainente sto con larghezza abusando della vostra infinita pazienza - che. dopo questi discorsi di c a r a ~ t c r eun po' generico. ini si doinaiiderà qualcosa di carattere più squisitamente politico siilla integrazione europea. E prima verrà l a classica domanda: perché la Piccola Europa, ;)crché proprio questo primo passo, perché l'Europa a sei? Cari amici, in questi casi c'è sempre da ritorcere la domanda. In rcaltli credo che non ci fosse cosa più aliena dai federalisti di quella di pensare ad una Europa piccola, a una Europa chiusa. Noi siamo antiautarchici per definizione. Eppure un primo nucleo federato. chc sproni gli altri ad entrare in questa federazione apertissima ( a parità evidentemente di diritti e di doveri giuridici e democratici), abbiamo dovuto accettarlo, per non rifiutare il progresso p i ì ~accentuato in quei sei Stati che per ragioni storiche varie, per congiunture economiche, ciano più disposti a cominciare subito. Cominciare subito n è proprio il titolo di un vecchio opuscolo federalista. Certo, cominciarc subito ncn potrebbe rssere la i'ederazione fra l'Italia e la Repubblica di S. M:\rino, coniinciarc subito significa prospettarsi almeno un primo iiucleo federato che Penne (Teramo) - 20 dicembre 1959 p - affronti uno dei problemi annosi della storia europea. Direi che in questo senso, con una certa modestia nazionale. dovremmo dire che non 6 neanche l'Italia a poter giocare questo grande ruolo. I1 primo vero passo della integrazionc europea è - badate bene, amici -non In coalizione ma il reale passaggio dalla vicinanza alla sovranazionalità franco-tedesca. I1 giorno che, in vera democrazia, abbiamo veramente risolto questo problema, io credo che il valore umano, suscitatore di energie, di questo fatto esemplare avrà una importanza storica. E la mia illusione è anche quella che serva a modificare l'atteggiamento degli inglesi, nei riguardi dei quali, io che li h o tanto apprezzati - e m e ne faccio un vanto, con tutto che sia stato loro prigioniero di guerra - nel periodo fascista, non posso non deprecare il dcteriore atteggiamento verso i problemi continentali. Proprio giorni fa stavo ripensando alla politica estera inglese fra l'avvento del fascismo e lo scoppio della guerra. S i cercava da parte di Briand, con sforzo utopistico, prematuro quanto volete, si cercava di f a r e questa famosa Pan-Europa, clie i nostri giornali politici fascisti ironizzavano - mi ricordo l a vignetta del Travaso. con un << pane .,un reale pezzo di pane con sotto scritto Pane Europa -: ebbene, mentre alle proposte di Briand l'Olanda rispondeva dicendo che erano buone, avevano un so'lo difetto: c'era troppa poca sovranazionalità, l e proposte furono respinte dalla destra tedesca che, coli Ritler, si accingeva a prendere il potere, dall'Italia fascista e dall'Inghilterra. Questo è uno degli allineamenti che ci f a maggiormente mettere acqua nel vino iieutralismo B inglese, perché noi dcll'attualc Icderalisti europei siamo gli autentici uomini di pace: sotto il neutralismo tuttavia vogliamo indagare le eventuali convenienze unilaterali che certi neutralisti sperano di ricavare dalle loro mosse. Occorre andare alla sostanza delle cose. Per csempio i federalisti europei in questo dopoguerra - è noto - hanno appoggiato il Piano Marshall con un secondo fine chiaro, dichiaratissimo: speravano che, prostrate questc economie nazionali, non avvenisse la ricostituzio~ne degli s,cat,oloni nazionali. salvo quella spruzzatina di liberalizzazione ma non di reale integrazione che l'OECE ci ha permesso: speravano in una reale. sia purc strutturale non politica, forma di integrazione. Non è s t a t a colpa dei federalisti europei se il Piano Marshall è s,tato res'pinto da una parte d'Euro,pa, e io non voglio entrare nel merito di quelsta ripulsa. In ogni mo~do la conclusione del Piano Marshall è stata, dire~mo così, contingentemente positiva, ma noil ha portato alla integrazione eu,ro'pea: l'OECE è quell'organismo internazionale che ha permesso da un giorno all'altro all'Inghi1terra di fare la svalutazione della stelrlina senza avvertire i pn-rtners. Ora, quando si coolpel-a econolmicamente, in queste condizioni, possiamo dire che sia,mo di fromnte a un organo utile per qua,lche maggiore e l a s t i c i t à del co'mmercio internazionale, m a che non h a niente a che fare con la integraziolne economica. Su~ces~sivamenteritornavamo al nostro pallino della comunità politica, quando ci tro~vammoi n un momento in cui, indipendente~meilteno8n somlodai desideri di noi federalisti, ma dal possibile peso di un no~stroqualsiasi intervento, si era deciso - non voglio entrare nel merito Cortile di una casa, stile romanico. neanche di questa deci- . C Il manifesto affisso dalle sezioni del PCI abruzzesi per il Convegno del CCE. sione - di riarmare la Germania. L a Germania s,arebbe stata ria,rmata. Ora, non è vero che c'erano t r e pos,sibilità: la Germania dis,axmat,a, la Germania armata nella NATO, la Germania nella CED. L e po~ssibilità reali. non quclle fittizie, quelle fantastiche e sognate, erano due: la Germania nella NATO, la Germania nella CED. E la CED era un dispositivo per legare una volta per tutte la Germania ad un certo controllo europeo, e rappresentava un tale abbandono d i sovranità nazionale che, a nostro avviso, non poteva non portare alla integrazione politica, pena l'autentica anarchia. Ebbene, durante la campagna per la CED quali alleanze abbiamo visto contro la CED? Contro la CED erano. accanto alle sinistre, i Soustelle, erano i Debré, erano i Bidault (anche se, battendosi il petto neli'ultimo quarto d'ora, questo signore fece finta di difendere l a . C E D al Parlamento francese), erano gli uomini del 13 maggio, i colonialisti francesi, erano tutte le forze più retrive d'Europa, era l'estrema destra tedesca, erano quelle forze antidemocratiche che sapevano benissimo chc, attraverso la rottura prodotta dalla CED, si sarebbe arrivati ad un processo d i revisione generale dei rapporti di Iorza e delle strutture europee. E' delle sinistre la responsabilità di aver accettato questa alleanza. Vorrei aggiungere che questa opposizione a destra al vero federalismo, dura tuttora. E gli amici francesi mi potrebbero documentare meglio, ma in r e a l t i dove ci sono interessi e posizioni antidemocratiche, lì c'è opposizione all'auteiitico processo verso la sopranazionalità, anche ora che non si tratta più di CED ma di Comiinità politica o di integrazione economica.. E mi pare che tutto questo dovrebbe essere molto più illustrativo della bontà della nostra prospettiva di quel che non potrebbe essere un ragionamento generico sulla bontà o la non bontà della integrazione politica. Del resto - e io non rinuncio mai, e ve ne chiedo scusa, a fare questi attacchi personali, perché tante volte, nella esplosione di una particolare cattiveria verso un uomo politico, si finisce per rendere non solo il proprio stato d'animo, ma anche la propria visione delle cose prendiamo Mendès-France, quest'uomo cccezionalmente progressista, quest'uomo che ha sempre messo bastoni fra le ruo'te della integrazione europea: quando c'era un piccolo fatto, neanche rivoluzionario, ma di normale modernizzazione, fare un buco ( u n buco!), un traforo alpino, un buco che rendeva più celeri, nell'età atomica, le comunicazioni fra l'Italia e l a Francia (una grande via internazionale di pace. spero: non credo che in questo buco passeranno delle armate) e mentre il Parlamento francese si esprimeva quasi unanime a favore, Mendès-France ha votato contro in- 20 dicembre 1959 19 COMUNI D'EUROPA sieme a l generale Koenig, d i cui l e simpatie conservatrici antieuropee sono ben note a no'i tutti. Cari amici. sono questi i fatti sintomatici che - scava, scava so'tto il neutralismo, e sotto certe posizioni giacobine - dovrebbero farci attentamente riflettere. Dovrebbero farci attentamente riiicttere che i mali dell'integrazione, lo ripeto fino alla noia ancora un volta, non si rimediano camminando indietro, ma integrandoci maggiormente e più celermente e più completamente. Avevo anche detto che avrei brevemente accennato a quali ceti. set,tori, gruppi politici, sociali, sono interessati alla lotta per la comunità politica europea, ma a m e sembra, amici miei, che da quel che ho esposto finora e guardando questo nostro panorama abruzzese. si ricavi con grande chiarezza chi è. indipendentemente dalla formazione ideologica ma per la sua collocazione sociale, chi 5 che dovrebbe, patriottico dovrebbe essere favorevole alla battaglia per la Comunità politica europea. Ed allora praticamente tutte le forze vive della regione, tutte le forze vive del nostro territorio nazio'nale dovrebbero veramente essere impegnate. consapevolmente impegnate in questa battaglia. Vorrei anche aggiungere che c'è iin altro ceto. del quale si parla troppo poco e che dovrebbe unirsi a questa battaglia, ed è il ceto dei piccolissimi produttori e degli artigiani: e qui faccio anco'ra u n volta, e ne chiedo venia all'amico Mariani, un salto nella zona economica. Pochi riflettono che l'Italia h a in netto attivo la bilancia dei pagamenti artigiani. Noi studiamo sempre troppo schematicamente la economia politica. Tra i sei Paesi del MEC, dopo l a Germania, che mentre è così modernamente industrializzata è anche ( e non c'è contraddizione) l a nazione d'Europa che ha la più florida bilancia dei pagamenti arti- Sulrnona (L'Aquila) a mio avviso, n nostro avviso. ad avviso di noi del Consiglio dei Comuni d'Europa, stare dietro questa bandiera e ingrossare il raggruppamento che lotta per questa co'nquista. Sembra che le forze del lavoro dovrebbero tutte essere impegnate per il passo ulteriore che dall'integrazione economica ci deve portare a quella politica. Sembra che le forze della cultura, se veramente hanno dei valori universali da affermare. non possono non essere impegnate in questa battaglia, e mi rivolgo in particolar modo agli amici che, come me che sono uomo di scuola, passano le loro giornate fattive accanto ai banchi della scuola: non solo l'alta cultura, dunque, parlo soprattutto della scuola. Sembra che dovrebbero essere impegnati in questa battaglia i Comuni e tutti gli Enti territoriali locali proprio per quel che ho sostenuto, che soltanto con una vivace contemporanea partecipazione alla lotta per le autonomie locali e a questa lotta da parte degli amministratori locali si avrà l'integrazio'ne e una buona integrazione. Sembra che dovrebbero partecipare a questa battaglia tutti coloro che vivono delle attività terziarie, dei servizi e del commercio'. Sembra, infine, che dovrebbero partecipare a questa battaglia tutti coloro che ancora hanno quel senso ottocentesco di capitano d'industria, per cui molto si rischiava e poco si godeva. Oggi questi uomini, che forse vanno diventando rari. si trovano di fronte al fenomeno dell'anonima, e non vi annoio con disquisizioni di ordine sociale ed economico: ma a me sembra comunque che quello che voglio chiamare, con Mao Tse-dun, capitalismo - Panorama. giani, viene l'Italia. Ebbene, basta che noi. con una maggiore integrazione politica, abbiamo veramente la garanzia di una irreversibilità certa e di poter lavorare a lungo raggio, anche alle caterogie artigiane e dei piccoli imprenditori andranno le provvidenze che la congiuntura richiederà e finalmente essi avranno, in urla Europa unita, ad alto sviluppo economico, una loro felice posizione, come f a prevedere l'esperienza degli Stati Uniti d'America. Mi avvio alla conclusione. I modi per arrivare alla Comunità politica vanno accennati Ci sono teoricamente due modi: la propaganda di base, capillare - e indubbiamente i Comuni sono uno strumento eminentemente idoneo per creare un tale convincimento popolare e la relativa pressione. non solo in Italia, beninteso, ma almeno nei sei Paesi della Comunità economica - talché si arrivi da parte dei governi nazionali alla stipulazione di un trattato per la convocazione di una assemblea costit,uente europea; oppure la strada minimalista. gradualista, quella che prende gli articoli 138 CEE C 108 Euratom, che prevedono l'elezione a suffragio universale, diretto, dei membri dell'Assemblea parlamentare europea, evidentemente con una aggiunta - c ancora le parole di Cavallaro mi soccorrono in questo momento - che cioè quando si arrivi a scomodare il popolo eurupeo per queste elezioni, si stipuli fra i governi un protocollo aggiuntivo ai trattati ò.i Roma, nel senso che all'Assemblea parlamentare europea, cosi eletta, si dia anche l'attribuzione di redigere lo statuto politico, cioè, i n parole povere, la costituzione della federazione europea. Questi sono i d u e m o d i che oggi si offrono alla nostra azione politica, e sono veramente lieto che due autorevoli esponenti del nostro governo ascoltino n0.n tanto la mia modesta persona quanto me come rappresentante della Presidenza europea del Consiglio dei Comuni d'Europa. Sta alla saggezza dei nostri governi l'averci come collaboratori in questa via graduale - lasciatemelo dire con la franchezza di un uomo ancora abbastanza giovane e che, come tutti noi, ha sofferto delle traversie della guerra e delle incertezze di una generazione politica - o qualora i governi tardassero saremo spinti ai gesti di disperazione. che richiederebbero dalle piazze la convocazione dell'assemblea costituente europea. In ogni caso la Costituzione degli Stati Uniti d'Europa non potrà non essere particolarmente democratica e il Consiglio dei Comuni d'Europa propone di non lasciare assenti gli enti territoriali locali. In re'altà, lo dicevo poco fa, più ci si avvia verso strutture ~opranazionali.più è una esigenza improrogabilc della democrazia di creare strutture intermediarie tra lo Stato e la persona umana, l e quali profilano una rappresentanza sempre più completa, sempre più agile, sempre più pronta. La proposta, quindi. del Consiglio dei Comuni d'Europa non è soltanto quella che si arrivi al più presto al Parlamento, al Govcrno ed alla Corte d i Giustizia federali europei, ma altresì alla immissione di rappresentanti delle libere, autonome comunità locali nella struttura di questa Costituzione. Chiedo scusa, onorevole Ministro, onorevole Sottosegretario, chiedo scusa, amici, di avervi tanto tediato e di avervi di tanto allontanato il meritato pasto. Concludo dicendo che l'opera del Consiglio dei Comuni d'Europa è iin'opera particolarmente silenziosa, m a il fatto che sia silenziosa non significa che oggi ess,o non abbia deciso di spingersi al lavoro di massa: e questa vostra presenza veramente ci dice che al lavoro di massa ormai oggi noi siamo arrivati. Presidente. - La seduta riprende alle ore 16. S i fa viva raccomandazione di essere puntuali perché dopo ci sono altre manifestazioni. Sono stati proposti t r e telegrammi, al Sindaco di Torino, al Presidente della Repubblica e a l Presidente del Consiglio, di saluto da parte dei convegnisti. Io credo di interpretare il sentimento di tutti nell'esprimerc l'ammirazione e la gratitudine ai tre relatori; i.1 prof. Serafini ha potuto constatare come il pubblico z'obia dimenticato qualsiasi appello al pranzo eci abbia seguito con la massima attenzione la sua interessantissima relazione. - Parw Nazionale d'Abruzzo Fiume Sangro Pescasseroli. - 20 COMUNI D'EUROPA La seduta pomeridiana L a seduta ponseridiana si è svolta sotto la presidenza del Sottosegretario De Luca. On. Giulio SPALLONE (P.C.I.) Signori! Complctarnente d'accordo con l'orientamento del Gruppo Parlamentare Comunista al quale mi onoro di appartenere. ho votato contro la adesione dcll'Italia al LTercato comune europeo. Consentitemi d i ricordare brevemente le ragioni di quel nostro voto. La istituzione del Mercato comune maturò dopo il fallimento della CED e come continuazione e sviluppo della stessa politica che in rcaltà non mirava. a nostro giudizio, ad unire l'Europa che va dall'Atlantico agli Urali, ma ad approfoiidirne l e divisioni a nome della guerra fredda. Che non si trattasse di un processo alle intenzioni ina di un incont,estabile Parco Nazionale d'Abruzzo fatto politico è documentato ampiamente, tra l'altro, dal modo stesso come si sono andati costituendo i vari organismi europeistici. Da tutte le commissioni di lavoro della CECA è stata rigorosamente esclusa la rappresentanza della organizzazione dei sindacati che nel nostro paese è la organizzazione maggioritaria: la Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Da anni noi chiediamo che nella elezione in Parlamento dei delegati al Consiglio d'Europa si segua il regolamento della Camera che vuo!e che in tale elezione vi siano i rappresentanti di tutti i settori. Si è spesso, invece, preferito di non avere degli eletti italiani a l Consiglio d'Europa pur di evitare rigorosamente che della delegazione italiana facessero parte i deputati dclla opposizione operaia. Ciò evidentemente turba, e dà un colore, un aspetto particolare a posizioni ideali che potrebbero essere in astratto condivise. Così come è apparso questa illattina chiaro il conti.aslo tra le affermazioni del prof. Serafiini e poniamo l'intervento di una persona autorevole q:ial'è il pro-sindaco di Roma. Nelle parole del pro-siridaco di Roma noi abbiamo sentito l'accento della crociata e della crociata ideologica, là dove realmente si vuole unire l'Europa non si può oggi, nel 1959, ormai più partire da simili posizioni. La seconda ragione della nostra opposizione a quel tratt,ato, inoltre, era nella natura stessa che al trattato non può noi1 venir dato dal fatto che l e forze economiche decisive sia nel nostro Paese, che nei Paesi del N1e:ccilo comune europeo, sono costituite da imponenti concentrazioni monopolistiche carlellizzate già tra di loro o in via di eartellizzarsi al riparo perciò da ogni rischio derivante da una abolizione o attenuazione della protezione doganale. E q u i mi consenta il prof. Serafini che io respinga determinate sue argoment,azioni, che mi appaiono più appartenere alla vecchia ideologia europeistica che alla realtà quale oggi noi viviamo. Il prof. Serafini vuole definire il carattere democratico della Istituzione derivandolo dall'analisi delle forze che l'appoggiano o comunque non la contrastano. Nella relazione economica, che noi abbiamo qui ascoltata, si dice chiaramente da parte del relatore in quali condizioni queste forze economiche, che rappresentano delle grandi concentrazioni della ricchezza nel nostro paese, desiderano agire. Egli dice, a pag. 16: tutti gli ostacoli d i carattere giuridico, amininistrativo, fiscale, sindacale posti alla libera esplicazione della impresa produttiva - (ed oggi il prof. Mariani, economista, sa che la - La valle di Canneto. impresa produttiva che decide è la grande concentrazione monopolistica), tutte le misure dell'Ente Regione e l e possibilità correnziali delle iniziative private, tutte le azioni tendenti a creare una sfavorevole atmosfera di sospetti e di intimidazioni attorno all'attività dell'imprenditore, tutte l e impostazioni concettuali concettuali - [Senatore De Luca, io conosco ... le sue posizioni favorevoli al trasferimento sotto il controllo statale di singole aziende, di interi settori produttivi ... l costituiscono altrettanti fattori di insicurezza, altrettante remore alla emigrazione di capitali ... e così via. C'è qui teorizzata la negazione di ogni politica sociale e d'intervento dello Stato nella vita economica. La posizione di questo gruppo di economisti, che si muove nell'ambito del Mercato comune, è una posizio'ne che per fortuna, dobbiamo dire, nel nostro paese non è ancora inaggioranza. Economisti di parte governativa, come il Saraceno, vedono e comprendono che non si può oggi camminare su questo binario, tuttavia queste sono le posizioni che informano lo spirito dei trattati. Il terzo motivo della nostra opposizione sta nella considerazione della debolissima struttura della nostra piccola e media industria, che è poi quella che in Italia - ricordiamo - occupa la maggiore manodo'pera, già saccheggiata dai grandi monopoli italiani - vedi prezzo della energia elettrica e delle materie priine (qui non ho compresa la battuta del prof. Serafini a proposito delle nazionalizzazioni e in particolare della nazionalizzazione dell'energia elettrica d a noi rivendicata). E' veramente difficile prevedere, e non mi risulta che vi siano economisti seri che oggi 20 dicembre 1959 lo facciano, che il Mercato comune europeo allarghi il mercato per la piccola e media azienda d i tipo prevalente in Italia, che al contrario vedrà il proprio mercato ancora più ristretto dalla integrazione tra grandi monopoli italiani e stranieri. C'è, infine, il gravissimo problema della nostra agricoltura, che è la più debole rispetto ai paesi del Mercato comune. E qui parlano un linguaggio estremamente eloquente i fatti accaduti già in questo primo anno, dove - ecco qui prof. Serafini un altro errore della sua relazione che confonde i fatti della sovrastruttura con i fatti dove, nel quadro del Merdella struttura cato comune europeo, noi assistiamo alla costituzione di cartelli fianco-tedeschi, che sono poi i responsabili principali della caduta spaventevole dei prezzi i n alcuni settori decisivi della nostra agricoltura. Certo c'è d a stringersi nelle spalle, prof. Mariani, quando Ella cercando le prospettive positive dell'agricoltura italiana nel quadro del Mercato comune, ci cita l'industria saccarifera. Ella sa che solo qualche giorno fa, a stento, si è raggiunto tra bieticultori ed industriali dello zucchero un accordo che limita l a produzione dello zucchero in 9 milioni e 600 mila quintali. Tale accordo stabilisce tra l'altro che se la produzione di zucchero aumenterà, occorrerà che siano i bieticoltori a finanziare gli stock d i zucchero che si creeranno presso l'industria saccarifera strettamente contro'llata dai monopoli nel nostro paese. C'è poi il problema che più ci interessa: il Mezzogiorno e gli squilibri economici aggravati nel paese dal processo tecnologico. Quando noi parliamo di leggi economiche, il prof. Mariani ce lo insegna, parliamo essenzialmente di legge di tendenza. Tutto lo studio dei fatti economici così come si sono mossi e si muovono nel nostro paese stanno a d indicare chiaramente quali siano l e prospettive, nel quadro degli attuali indirizzi di politica eco~nomica,che sono di fronte a noi. I1 processo tecnologico favorisce l e grandi concentrazioni industriali e in u n paese in cui l e forze clie dirigono sono le forze del grande monopolio in grado di autofinanziarsi e di controllare e condizionare largamente le leggi di mercato, è evidente che questo non può non comportare come conseguenza non soltanto l'aggravarsi del problema del Mezzogiorno, ma, cosme si dice, con termine improsprio ed inesatto, l a meridionalizzazione di altre zone del nostro paese. Perciò quando sent,o parlare di trasferimenti di capitali, beh, io vorrei che no'n si confondessero i nostri de,sideri con la realtà e le impostazioni ideologiche, con i fatti economici. Coloro che riconobbero fondate queste nostre ragioni, ci opposero - come fa acutamente il prof. Mariani - le clausole relative alla libera circolazione dei capitali e della mano d'opera. Consentitemi di trattenervi brevissimamente su queste due questioni. La libera civcolazione dei capitali. Beh, intanto io vorrei ridimensionare il problema e non voglio farlo - ?; Rosciano (Peseara). 20 dicembre 1959 COMUNI] D'EUROPA con parole mie naturalmente, voglio ricorrere a ciò che scrive il Pyesidente del Comitato della Presidenza del Consiglio per la realizzazione del Piano Vanoni, il prof. Pasquale Saraceno: il processo di accumulazione dei capitali è essenzialmente un processo interno del nostro paese, il capitale estero non può dare, che un contributo marginale ed ancora quando parliamo di fabbisogni di capitali, ciò su cui ciccorre porre l'accento è ancora una volta sulle fo~rze che dirigono gli investimenti di capitali, più che alla mole del capitale, alla natura dell'investimento ., osserva ancora il prof. Saraceno che l'esperienza dei 4 anni di applicazione dello schema Vanoni ammonisce che il fabbisogno dei capitali per conseguire il voluto aumento di reddito è stato inferiore alle previsioni che erano state fatte. Cosicché pur non essendosi realizzato il previsto volume di investimento nei settori produttivi, si è realizzato il voluto aumento di reddito, ma non si è realizzato l'aumento di occupazione e sviluppo delle zone arretrate. Ma perché questo è avvenuto? Ecco ciò che è interessante indagare per non rimanere alla soglia del problema, ma entrare nella realtà della situazione. E' accaduto, dice il prof. Saraceno, che naturalmente - è importante quel naturalmente gli investimenti diretti ad aumentare la produttività sono stati di gran lunga superiori a quelli diretti ad aumentare i nuovi posti di lavoro n , cioè si è badato appunto ad aumentare i saggi di produttività, a cui è collegato il profitto, la molla che spinge all'azione i grandi gruppi industriali. Tali investimenti sono stati perciò concentrati in zone già industrialmente sviluppate aggravando ulteriormente gli squilibri economici regionali e particolarmente lo squilibrio storico tra nord e sud. Si è registrata poi sempre la solita disperrione degli investimenti in settori improsduttivi, dei quali io parlerò particolarmente per ciò che si riferisce al nostro Abruzzo, anche in rapporto a quella legge della quale spesso ci occupiamo io e il senatore De Luca con tanta passione, anche se con diversa competenza e partendo soprattutto da diverso orientamento. Non esiste perciò una libera circolazione dei capitali che sia in armonia con gli interessi dell'economia nazionale e del suo equilibrato sviluppo. Ai teorici della libera circolazione, che scino poi gli esaltatori della politica dei grandi gruppi monopolistici, in nome della Rinascita del Mezzogiorno e dell'Abruzzo, in nome di un equilibrato sviluppo economico del paese noi dobbiamo opporre la programmazione degli investimenti, quella programmazione che giustamente il prof. Mariani ritiene incompatibile con l'adesione dell'ltalia al Mercato comune europea. Così per quanto si riPerisce al problema della libera circolazione della mano d'opera. Credevo di aver portato con me la collezione degli ultimi bollettini del Ministero degli Esteri, la prego prof. Mariani di consultarli. Lei vedrà che anche in questo settore come conseguecza evidente dello sviluppo del processo tecnologico in regime di mono~poli,la caduta dell'offerta di lavoro da paesi non solo oltre occano, che era già problema vecchio, ma oggi anche dagli stessi paesi eurospei. L e dò atto prof. Mariani, che Lei ha espresso bene la d ~ ~ l o r o s aesperienza abruzzese secondo la quale l'emigrazione colpisce, depauperizza il territorio, da cui si emigra aggravandone tutti i problemi. Ecco il punto essenziale. Mi fa piacere perciò che il prof. Mariani abbia espresso un giudizio critico sulla emigrazione anche se al miraggio dell'emigrazione ha cercato di sostituire quella non meno erronea e comunque fantomatica della libera circolazione dei capitali, sulla quale mi consenta di dire un'ultima cosa. Oggi l'economia italiana, come Ella sa, affoga nei capitali, noi abbiamo oggi una liquidità bancaria che Lei sa meglio di me i n che cosa consista. Però è importante anche qui conoscere l'origine di questa liquidità bancaria, che non è dovuto a un rallentamento degli investimenti della grande industria monopo!istica, la quale non ricorre di regola ai cre~ditibancari. La grande industria monopolistica si serve di processi di autofinanziamento, si serve del sistema delle obbligazioni, ecc:; è la media e piccola industria in modo fondamentale che si serve del credito bancario; il ricorso che vi fa la grande industria è diverso, questa va attraverso l e vie delle obbligazioni, dell'autofinanziamento in generale. E di chi si tratta? Si tratta in gran parte proprio di piccoli e medi operatori che di fronte alla prospettiva . 21 del Mercato comune sono rimasti fermi, incerti, disorientati, precccupati. Io vi chiedo scusa, signori, se h o voluto ricordare queste nostre posizioni, ma voglio che qui voi mi prendiate in parola, quando afferma che non l'ho fatto per amore di principio e tanto menop er ricriminare, ma per sottolineare la ragione della nostra ~artecipazione a questo Convegno che sembra così lontano dalla nostra impostazione. I1 trattato è una legge dello Stato e percio una realtà. Occorre operare - su questo dobbiamo essere d~accordo- per renderla il meno Dossibile Der il nostro paese, per questO nostro Mezzogiorno, per questo nostro Abruzzo. E consentitemi sui di trattenermi sulla questione che più m'interessa e che io ritenevo dovesse essere più approfondita anche dalla relazione del prof. Mariani, che è rimasto sulla soglia di una denuncia già conosciuta sugli squilibri abruzzesi, sulla particolare situazione di arretratezza, di debolezza della nostra economia. Io voglio qui, e mi fa piacere che sia presente il rappresentante della Cassa del Mezzogiorno, prcprio su questa questione richiamare l'attenzione dei signori convegnisti. Vi sono stati in questi ultimi anni, e sarebbe errato non riconoscerlo, investimenti importanti in agricoltura. Ricordava il delegato della Cassa del Mezzogiorno che abbiamo avuto circa 40 miliardi di investimenti per opere di miglioramento Torre de' Passeri (Peseara) e l'aumento del prodotto netto si accentua; nel '56 le spese aumentano a 25,G miliardi, il prodotto netto è 89 miliardi; nel '57 siamo a 24 miliardi - è l'anno in cui la crisi agricola diventa più grave, più diffusa, il prodotto netto scende al disotto del 1953. anno di Dar11 '59 io non i r h o lenza, e cioè a 80 calcolato, però sappiamo qual'è stato l'aridadei prezzi del mercato, e ognuno di noi sa che questa curva ha accentuato la propria gravità. Ma qui c'è un problema, che noi dobbiamo capire, e riguarda la struttura stessa dei nostii interventi Ed io qui mi permetto di fare al iappresentante dclla Cassa del Mezzogiorno alcuni rilievi. i o ho qui, tratto dal bilancio della Cassa ciel Mezzogiorno, descritto il modo come si è opcrato nel settore dei miglioramenti fondiari. Sotto questa voce sono stati investiti per fabbricati rurali ed attrezzature aziendali 28 miliardi e 242 milioni, per costruire 12.522 case, 11.066 stalle .E' giusto questo? Questo è sbagliato. Sappiamo il bisogno estremo della casa in una regione come l'Abruzzo, ma sappiamo che alla casa occorre provvedere con altre leggi, in altro modo. Non può ritenersi investirncnto produttivo la costruzione della casa che, al contrario, indebiterà il contadino, appesantirà ancora di più l'azienda contadina. I1 problema della casa va posto, risolto su un piano diverso, non può - Abbazia di S. Clemente di Casaurins. fondiario. Con quali risultati? Ecco il punto. Con quali risultati? I risultati sono quelli che citava il prof. Mariani, per cui non vediamo attenuarsi lo squilibrio tra nord e sud, tra l'Abruzzo e le altre regioni. Ma, come per primo degli uomini politici di parte governativa ebbe il coraggio di denunciare il senatore De Luca, abbiamo l'evidenza di un accentuarsi, di u n aggravarsi di questi squilibri. Ma io voglio dare un altro dato interessante. Come è andato nell'agricoltura il rapporto tra l e spese e il prodotto netto: negli anni 1953, '54, '55, '56, e '57? Peccato che io non abbia il '58, sarebbe stato già interessante ai fini dell'argomento che ci interessa del Mercato comune. Credo tuttavia che ognuno possa ricostruirsi la cifra che non sono riuscito a pro8curarmi. Nel '53 abbiamo 21 miliardi e 300 milioni di spese ed abbiamo un prodotto netto di 84 miliardi; nel '54 abbiamo un aumento delle spese di 1 miliardo e 100 milioni, siamo a 22 miliardi e 400 milioni, abbiamo un aumento del prodotto netto che passa a 86 miliardi e 400 milioni; passiamo al '55, 24,5 miliardi sono l e spese, 88.7 sono il prodotto netto', come voi vedete lo squilibrio tra l'aumento delle spese (Foto Alinari) essere risolto gabellandolo come opera di miglioramento fondiario al qualc peraltro viene di fatto dedicata la più gran parte delle somme spese. Andiamo invece a vedere il settore degli investimenti produttivi. Sono pienamente concorde con il relatore quando dice = il problema è della industrializzazione della nostra agricoltura 2 , m a quale è la politica che fa il nostro governo attraverso la Cassa per il Mezzogiorno? Per impianti in agricoltura 1.061 miliardi: ma è interessante sapere quali sono questi impianti. In Abruzzo sono stati 94 impianti enologici di fronte a 3 oleifici e 7 caseifici. Chi ha appena una nozione sia pure superficiale della nostra economia, vede lo squilibrio evidente. A che servivano 94 impianti enologici, dove abbiamo noi il grande vigneto? Non siamo in Puglia o altrove, noi abbiamo molto più ulivo, per esempio, e nella produzione dell'olio perdiamo gran parte del raccolto. I tecnici hanno dimos.trato che una produzione moderna dell'olio metterebbe in grado la nostra agricoltura di rendere molto, molto di più. Ma tant'è 94 impianti enologici, 3 oleifici. L'Abruzzo dei pa- 22 .-p------- 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA - -p-p- stori ha avuto 7 caseifici. Ecco qui dove evidentemente occorre una svolta radicale nella direzione de'gli investimenti. Così per le applicazioni elettro-agricole si sono spesi solo 190 milioni per 60 impianti e l'Abruzzo è stato ricordato come la regione che meno consuma energia elettrica malgrado sia tra quelle che più n e produce. Non cito altri dati perché voglio rapidamente arrivare alla conclusione. Sicché è evidente che come corrispettivo di una tale politica abbiamo un vero e proprio processo di controriforma agraria e i contadini abbandonano la terra anche nelle zone più sviluppate come il Fucino. Non sono mancati econoinisti anche autorevoli che hanno posto il problema della ritrasforinazione o della riconversione a pascoli di una serie di zone del nostro Abruzzo, tracciando cosi una prospettiva contro cui evidentemente si ribellarono tutte le popolazioni giacché all'acqua e sale non ci vuol tornare nessuno in Abruzzo. Di qui, prof. Seralini, la necessità delle riforme come una delle strade principali, se vogliamo colmare il distacco che divide il nostro paese dagli altri paesi: in primo luogo nella riforma agraria. Non è possibile, diceva, mi pare, l'on. Fanfani, al Co'nvegno di Pexugia sulla mezzadria, stare in due sulla terra. E bisogna proseguire su quella base, su quella impostazione. Necessità d i una riforma dei contratti agrari. Proprio nella misura in cui noi vogliamo spingere per l e trasformazioni colturali, per colture industriali, non si può più rimanere ai riparti previsti condo me sarebbe bene generalizzare; anche se si tratta di somme modeste, costituisco'no però una presa di posizione per spingere lo Stato a muoversi di più. I1 problema dello sviluppo industriale. Anche qui prof. Mariani, proprio come abruzzesi, noi dobbiamo eriergicamente respingere la sua impostazione di esaltazione astratta di una inesistente libera concorrenza. Per l'Abruzzo la libera concorrenza >, ovvero l'incontrollata politica di investimenti dei grandi gruppi industriali, ha significato sinora la depredazione delle nostre risorse idroelettriche, ha significato cioè la depredazione delle risorse più importanti. Noi abbiamo bisogno dell'intervento dell'industria di Stato e qui mi riferisco anche, per esempio, al prof. Saraceno, che constatando il processo che dicevo. constat,ava l'insufficienza della cosiddetta politica di preindustrializzazione ed affermava come ciò che è importante è la creazione di nuove unità produttive e questo deve essere fatto con tutti i mezzi anche ricorrendo all'industria di Stato. Problema perciò dell'energia elettrica, della nazionalizzazione dei grandi gruppi idroelettrici, dell'energia elettrica in generale e delle fonti di energia nel nostro paese, della industria di Stato, problema della piccola e media industria. Non parlo qui dell'artigianato, per non rubare il tempo, ma prima di terminare, voglio qui sottolineare la importanza estrema che ha la cooperazione, la cooperazione volontaria non coatta non burocratica, che venga dal basso. che fondi sulla Italia è un banco di prova della democrazia italiana. In Abruzzo oggi, se si vuole una programmazione degli investimenti, se si vuole che un qualunque provvedimento operi concretamente e scuota questa vecchia realtà abruzzese, la trasformi, questo non può essere fatto che dagli abruzzesi. Di qui il ruolo essenziale dell'Ente Regione come centro e strumento essenziale della Rinascita. Bisogna tenerne conto, perché. ripeto, è l'elemento essenziale, s e non si vuol fare soltanto della demagogia sui piani di sviluppo, se non ci si vuole solo riempire la bocca della parola democrazia, occorre che veramente si creda all'importanza del Comune, dell'autonomia locale e al modo come y~iesta autonomia locale poi si strumenta sul piano della provincia e della regione. Desidero infine sottolineare che i lavori di questo Convegno si tengono in una situazione internazionale che apre il cuore alla speranza. Va smobilidandosi la guerra fredda e le parole del vice sindaco di Ronia sono apparse davvero stonate. La distensione internazionale e la pace sono elemeati essenziali di un2 politica di progresso sociale di libertà. Ritengo che noi tutti, eletti dal popolo abruzzese, dobbiamo formulare l'auspicio che vada avanti la distens,io'ne nei rapporti internazianali, si affermino e vincano la loro lotta l e forze pacifiche che operano in tutto il mo'ndo, perché il poder.oso, sconvolgente progresso scientifico non pesi come una terribile minaccia sull'umanità. m a serva all'uomo nella lotta per una vita migliore. Dott. Fabrizio FRANCESCHELLI, Consi- gliere comunale di Chieti L'Aqiiila - Fontana delle 99 cannelle. dagli attuali contratti di mezzadria e di colonia impropria perché, è evidente, una cosa è l'apporto contadino in una economia cerealicola, una cosa è in una economia industriale. L e trasformazioni colturali, ecco il grande tema del nostro periodo. Le trasformazioni colturali che mettono i n grado il contadino di trasformare lap ropria azienda, e qui devo dire che la legislazione vigente non serve puramente c semplicemente, perché il meccanismo dei crediti, le destinazioni dei crediti sono tali d a non consentire una trasformazione colturale seria. I1 contadino deve mangiare ogni anno e deve mangiare coi proventi della sua terra. anche nel corso dei mesi, ed a volte degli anni, durante i quali le nuove colture ancora non sono in grado di dare un reddito'. Quindi tutto il sistema dei finanziamenti e così via va regolato su una base nuova. Qui voglio sottolineare l'importanza che avete voi sindaci, amministratori comunali e provinciali, nello stimolare ed assecondare una politica contadina di trasformazioni colturali. Voglio citare qui l'Amministrazione provinciale di Pescara che mi risulta aver stanziato dal suo povero bilancio credo 30 o 40 milioni di lire a favore dei contadini per opere di trasformazioni colturali: è u n fatto importante, è un inizio al quale occorre riferirsi per una esperienza che se- coscienza del contadino, del produttore, del piccolo e medio imprenditore abruzzese, dell'artigiano, delle dimensioni che oggi deve avere una industria per far fronte alle situazioni del mercato. Credo che questo sia uno dei temi essenziali che noi abruzzesi dovremo trattare e che dobbiamo affrontare tutti uniti, respingendo certe illusioni, di cui ha fatto giustizia l'esperienza. Voglio riferirmi a certe cooperative di parte, che possono ripromettere anche vantaggi politici immediati, ecc., ma che poi cadono perché i n genere corrispondono a fatti malsani. Qui occorre una profonda, seria, unità che abbia alla base reali problemi economici, la vitalità dell'azienda e delle sue possibilità di sopravvivenza in una situazione come quella che abbiamo sottolienato. Infine concordo con il relatore sul problema del turismo, che in Abruzzo può essere uno dei problemi importanti, che ci aiuta a uscir fuori dalla situazione. Infine, per riferirmi ancora alla relazione del prof. Serafini, io aspettavo da lui - le dirò prof. Serafiini questo m i ha anche deluso una rappresentazione un po' coraggiosa della importanza decisiva dell'Ente Regione. Veda, prof. Serafini, oggi il problema dell'autonomia comunale e della creazione delle regioni in A m e sembra sia utile passare alla trattazione di problemi di dettaglio, nel quadro delle relazioni. A giustificazione di quanto passo ad esporre, premet,to che con l'attuazione del MEC, ed il MEC è una realtà, se qualche settore produttivo di un qualsiasi paese della Comunità si presenterà in condizioni concorrenziali sfavorevoli, ne soffrirà gravemente tutta l'economia di quel paese, e che bisogna, pertanto, guardare con senso realistico e con coraggio ai provvedimenti da adottare per potei superare queste condizioni di inferiorità. Passo ora ad indicare proprio alcune delle nostre condizioni di inferiorità, di cui si impo'ne il superamento nel settore agricolo, non essendo possibile in questa sede la completa trattazione dell'importante problema. I1 territorio dell'Abruzzo è in gran parte montano e di alta collina, e non soltanto per questa sua caratteristica se ne presentano difficili gli adeguamenti tecnici e lo sviluppo economico, ma anche per l'eccessivo frazionamento delle proprietà e spezzettamento delle aziende e per il rapido esodo dalle campagne. che si è verificato negli ultimi anni. I due fatti hanno una evidente connessione di causa ed effetto, anche se all'emigrazione rapida contribuisce una giustificabile ansia di miglioramento sociale. Ma se la diminuzione della popolazione agricola ha un aspetto sociale positivo, specialmente nelle zone depresse, è certo però che occorre passare al più presto a porre rimedio al malanno dell'eccessivo frazionamento teryiero, che continuerebbe a rendere impossibile la ripresa economica per quella parte della popolazione che, nonostante tutto, resterà abbarbicata alla zona montana. La stessa realtà si presenta, inoltre, in misura indubbiamente varia e differente in tutto il territorio ciella Regione. Scartando l'ipotesi che il rimedio possa consistere nel raggruppamento coattivo, che L; praticamente assurdo, della proprietà terriera in aziende di ampiezza tale da poter attuare i progressi della tecnica culturale nei suoi molteplici e complessi aspetti, possiamo però tendere a superare l'individualismo caratteristico dei nostri agricoltori, che li porta ad astenersi da ogni forma di cooperazione. E poiché l'esperienza ci dice che ciò non è realizzabile con gli incentivi offerti dalle leggi vigenti, ritengo che si debba ricorrere a disposizioni di legge che rendano obbligatoria la costituzione di cooperative, di consorzi, tutte le volte che, a giudizio dei competenti organi tecnici regionali o provinciali, detti enti appaiono indispensabili per conseguire quei fini produttivistici che non è stato possibile realizzare in piena libertà di iniziativa. La mia proposta non è certo in contrasta col 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA ~...-p---. Celaiio (L'Aquila) ~... . p - p p~~ - I1 Castello e il Fiicinn. novo dei vitigni esistenti C non più rispondenti alle esigenze del mercato all'adozione delle più perfette pratiche colturali. Queste cantine sono associate fra di loro per ottenere produzioni tipiche che possono affrontare con vantaggio le esigenze dei mercati di consumo C per l'inlpianto di vivai collettivi, proprio per affrontare con prontezza nello spazio di qualche anno le variabili esigenze dei consumatori. le quali si evolveranno sempre di più quanto più ampia sarà l'area del mcrcato nel quale saremo chiamati a operare. Nel concludere farò rilevare che alla risoluzione dei problemi di coopcrazione tra produttori, cui ho Intto sopra un limitato cenno e che ripeto ancora presentano aspetti molto vari, che vanno dalle cantine sociali agli allevamenti associati, debbono far riscontro a favore della nostia Regione più massicci stanziamenti da paitc dello Stato, in applicazione delle leggi già emanate C che saranno emanate per la difesa dell'agricoltura. in considerazione del fatto già rilevato che l'Abruzzo - tra le rcgioni depresse - è la sola che non si è ancora avviata all'incremento del reddito medio pro-capite. A ciò dovrebbe essere appunto provveduto con la legge speciale per l'Abruzzo, il cui progctto attende di essere discusso dal Senato della Repubblica e poi dalla Camera dei Dcputati. prosetto che prevede, come è richiesto dalla Costituzione, il reperimento dei fondi per frontcggiare il maggior or.ere per l'attuazione delle provviclenzc da esso richiesto. Sig.ra Luigia de Angelis CHIOLA, Sindaco principio di una sana democrazia e questa asserzione trova la conferma in quanto si sta facendo nei comprensori di riforina, nei quali, appunto, gli assegiiatari vengono organizzati in cooperative e consorzi per il conseguimento di fini economici e sociali, che sono alla base della riforma, e che dovrebbero es'sere realizzati non solo in detti comprensori ma su tutto il territorio nazioi~ale quando se ne ravvisi la necessità. Passo ad indicare alcuni casi che possono meglio chiarire la mia richiesta. La costruzione dei laghi collinari è un esempio: facili a realizzarsi con le provvidenze in atto quando l a proprietà terriera ha una sufficiente estensione, non si presenta di solito realizzabile quando la proprietà è frazionata, se manca tra i piccoli proprietari interessati quella comprensione e quello spirito associativo di cui ho prima parlato, in quanto per l a costruzione degli invasi e dei relativi impianti di irrigazione e per la gestione in comune di essi è indispensabile creare piccoli consorzi o cooperative. Ebbene. non mi consta che si sia riusciti a costruire in provincia qualche consorzio del genere, eppure io sono stato più volte incaricato di fare, come ho fatto, opera di persuasione in tal senso senza alcun risultato pratico; ed è veramente doloroso che nella maggior parte del territorio provinciale, tanto nella bassa che nella media ed alta collina, l'acqua non possa operare il miracolo della trasformazione produttiva che si attendeva su larga scala dagli incentivi offerti con la recente legislazione in materia. Non si può infatti pensare seriamente a massicci incrementi zootecnici senza il sussidio dell'irrigazione nelle zone di collina e di montagna, senza cioè determinare quegli incrementi qualitativi e quantitativi dei foraggi che sono alla base di una zootecnia razionale C soltanto perché razionale anche remunerativa, tanto consigliata dai tecnici proprio per soddisfare l e esigenze del Mercato comune europeo. E cosa dire della ortofrutticoltura specializzata ed organizzata su basi industriali, verso la quale potrebbero orientarsi le piccole e medie aziende, site in ambiente adatto per questo indirizzo produttivo, molto consigliato anch'esso in vista del MEC e per il quale l'irrigazione ha spesso importanza risolutiva. Anche il problema della più diffusa meccanizzazione agraria trova una remo'ra nel frazionamento terriero e solo con adeguate impostazioni cooperative esso può essere avviato a soluzione. Le recenti poleiniche sulla stampa locale hanno posto in evidenza che diverse medie e grandi aziende hanno potuto allinearsi con la moderna tecnica produttivistica utilizzando i contributi concessi con l e recenti disposizioni di legge, ma che nonostante ciò il reddito medio pro-capite della nostra regione si presenta in diminuzione. Orbene l'apparente contraddizione si spiega appunto con l e considerazioni da me fatte circa l'impossibilità di allineamento della piccola proprietà senza la creazione di una fitta rete di consorzi e di cooperative, e con l'altra considerazione che nella provincia di Chieti la situazione, badate, non è molto diversa dalle altre provincie d'Abruzzo. Nella provincia di Chicti la piccola proprietà, estesa fino a dieci ettari. rappresenta il 52 per cento della superficie agraria e quella fino a 20 ettari il 79,50 per cento. Orbene la cifra da tener presente per le considerazioni da me fatte è proprio quest'ultima, e possiamo pertanto ritenere che per le speciali condizioni ambientali quasi 1'80 per cento del territorio agrario della provincia non si allineerà con il progresso della produzione consigliato dalla migliore tecnica, senza l'intervento di speciali disposizioni di legge che siano capaci di superare il deleterio individualismo della maggioranza degli agricoltori. I1 Mercato comune è una realtà e non si può certo attendere che si modifichi col tempo, sia pure con l'aiuto d i opportuni incoraggiamenti, questo modo di pensare e di agire di molti agricoltori, che pone in condizioni di sempre maggiore inferiorità la nostra già depressa Regione sul piano competitivo, che ci viene presentato dal Mercato comunc. Quando poi si pensi che in una regione spiccatamente agricola come la nostra l'auspicabile sviluppo delle industrie è in relazione stretta con la floridezza dell'economia agricola, e molte industrie potrebbero appunto sorgere e prosperare proprio dagli incrementi produttii-i dell'agricoltura, appare evidente l'importanza determinante su tutta l'econoniia regionale di quanto ho molto sommariamente esposto. A questo punto vorrei rilevare una sfasatura che ricorre in tutti i Convegni d i agricoltori che si hanno nella nostra provincia e più frequentemente nella zona agricola tecnicamente più progredita che è quella dell'Ortonese. In essi vengono trattati di solito le ricorrenti crisi del settore vitivinicolo e veilgono richiesti provvedimenti che sono in contrasto con il Trattato di Roma clie vieta ai paesi soci di emanare disposizioni che siano in contrasto con l a libertà degli scambi nell'area della Comunità. E' opportuno che mentre il Mercato è nella sua prima fasc di attuazione non si ripetano simili richieste inut,ili e sconclusionate che deviano dalla trattazione seria dei problemi di fondo. Per fronteggiare questa crisi di settore, che tutto lascia supporre potrebbe aumentare con l'attuazione del Mercato comune, è necessario attuare con serietà quegli istituti che sono coilsortili o cooperativi, prima fra tutte le cantine sociali, che appaiono oggi soli capaci per fronteggiare le ricorrenti crisi. Esiste nel nord della nostra penisola una rete d i cantine sociali che non si limitano alla produzione di vini pregiati, ma affrontano i più complessi problemi della produzione, che vanno dal rin- d i Loreto A p r u t i n o Signore e Signori. ringrazio innanzi tutto la Presidenza che mi ha peiniesso di parlare da questa tribuna. In questi giorni nel niondo accadono cose che ci riempiono di stuporc e di gioia: le cause sono la grande speranza di una pace costruttiva, rafforzata dalla ricoiiosciuta necessità della competizione pacifica fra due mondi fiiio a ieri contrapposti ecl il consciiso di Capi di Stato d i grandi e potenti paesi. Credo di poter affermare che questi seritimenti di gioia sono condivisi da tutte le donne d'Abruzzo. Anche nella relazione del prof. Serafini, al settimo punto dello schema. era previsto un accenno a i problemi di un nuovo equilibrio mondiale e della pace; però non n e ha parlato, o se ne ha parlato lo ha fatto in modo così evasivo che io non ho afferrato qual'è l a posizione degli europeisti in questo senso. Spero che non ne abbia parlato per una dimenticanza voluta, perché in tal caso l e affermazioni di desiderio di pace della Comunità, sarebbero smentite da questo suo silenzio. Ma io penso, e come donna, permettete che insista, che in primo luogo la pace è necessaria L'Aquila - S. Maria di Collemaggio - Il portale. 24 COMUNI D'EUROPA per risolvere anche l'arretratezza e l a mis'eria della nostra Regione, che potrà evolversi in più civile progresso. In un momento i n cui la distensione internazionale fa respirare di sollievo tutt,i gli uomini di buon senso, una notizia grave ci allarma e sembra farci tornare indietro d i anni: una nazione vicina, che pure vanta grande civiltà e democrazia, la Francia, si appresta a provare la sua bomba nucleare nel Sahara a poco più di duemila chilometri in linea d'aria dalla nostra Regione e ciò senza tener conto degli articoli 34 e 37 del trattato delllEuratom, articoli che impongono di non eseguire esperimenti nucleari, e tanto meno es'plosioni, senza il parere dell'apposita Commissione, senza il ccnsenso degli altri Stati membri del trattato, senza adeguate garanzie. Ormai tutti sanno quali sono i pericoli che tali esperimenti presentano, tutti ricordiamo cosa è accaduto ai pescatori giapponesi, l e cui imbarcazioni sono state contaminate da pioggie radioattive, pur trovandosi lontani dalla zona ritenuta perito'losa dagli esperti americani. Quale pericolo, quale rischio corrono la nostra Regione e tutto il mezzogiorno d'Italia! Le stazioni di rileva-mento del Coniit,at,o Nazionale di Ricerche Nucleari hanno studiato il comportamento dei venti africani, ed è stato previsto il corso dello scirocco e delle correnti d'aria nelle due ultime settimane dell'agosto di quest'anno. Del resto noi abruzzesi cono'sciamo per esperienza quest,o andamento dei venti africani: dalllAfrica, con questi venti, ci arriva anche la sabbia di quel deserto. I pericoli, quindi, ci sono e penso che noi, come cittadini eletti per bene amministrare i nostri paesi, non possiamo non preoccuparcene. La nostra voce unita deve difendere tutti i nostri paesi da tali rischi, deve allontanare dalle famiglie abruzzesi lo spettro di terribili morti. Ecco perché h o chiesto di parlare. Chiedo alla Presidenza d i mettere ai voti di questa Assemblea il seguente ordine del giorno, firmato da me e da numerosi altri sindaci qui presenti. Rag. Pierino CASTIGLIONE, Sindaco d i Penne [La registrazione è disturbata e quindi si riassurtie qualche parola - N.d R . I . Intervenendo f a rilevare, fra l'altro, che il Convegno siede per affrontare e discutere problemi di natura economica e sociale nel quadro del Mercato comune europeo e non per fare delle esibizioni di speculazione politica su un argomento in cui il Convegno non ha nessuna competenza ad interessarsi. [L1o.d.g. viene q~iincli respinto dall'dssemblea - N.dR.1. Dott. Antonio MAN'CINI, Sindaco d i Pescara Onorevole signor Presidente, gentili signore e signori. La Sezione abruzzese del Consiglio dei Comuni d'Europa appartiene a quel movimento che è sorto in Europa e che tende alla unificazione di questo antico e glorioso Continente, il quale. a causa dei dissidi. dei contrasti, delle divisioni, non ha potuto seguire nel progresso tecnico ed economico, le altre grandi nazioni del mondo. Noi oggi ci occupiamo in maniera particolare del Mercato comune europeo, per esaminare l e conseguenze, quelle vantaggiose e benefiche e quelle, purtroppo, non ugualmente favorevoli, che nascono e che nasceranno d a questa Unione sopranazionale. Noi abruzzesi, i n particolare, abbiamo - diciamolo con franchezza - il dovere d i paventare gli effetti negativi, poiché abbiamo fatto dura esperienza in occasione di altro processo di unificazione allorché l'Abruzzo e gran parte dell'ltalia meridionale si presentarono al convito economico della nuova Italia in maniera inadeguata, e i problemi economici del nostro Abruzzo, così come di altre regioni delllItalia meridionale, si aggravarono anziché semplificarsi. Malgrado questo pericolo, obiettivamente insito nella Communità ecanomica soprana,zio,nale, possiamo noi forse ritenere che non sia questa fatalmente la strada che l'economia europea deve imboccare se vuole sopravvivere, se vuole dare a tutti gli europei condizioni decorose d i vita, se vuol Campotosto (L'Aquila) - Lago artificiale. 20 dicembre 1959 f a r e in modo che non solo l a nostra civiltj. ma ogni famiglia europea abbia, adeguatamente allo sviluppo della tecnica e allo sviluppo dell'economia mondiale, adeguato pane per ogni commensale? E, d'altronde, non si può negare che noi ci troviamo con una economia la quale, anche come oggi è organizzata, non può garantire alle popolazioni abruzzesi quello sviluppo e quel ragionevole progresso che noi necessariamente do'bbiamo auspicare. Noi abbiamo risorse agricole inadeguate alle esigenze di tutt,a l a po'polazione abruzzese o di queila gran parte - si parla del 87% - che vi si dedica; e se anche gli sforzi delle singole aziende, attr,averso un'organizzazione a carattere cooperativistico e gli aiuti da parte dei governo potranno contribuire ad aumentare questi redditi, no'i potremo forse veder ascendere a 10'0, 1208, 130 miliardi all'anno gli 85 miliardi attuali, ma essi non saranno mai sufficienti a po'rtare il milione e mezzo di abruzzesi e molisani al livello di reddito nazionale che è di 230 mila lire procapite contro un reddito provinciale e regionale che si aggira sulle 100, 110 mila lire procapite. I1 problema angoscioso di rompere il cerchio in cui siamo chiusi esiste per l'Italia in generale e in maniera particolare per il nostro Abruzzo. Nei Mercato comune sono considerate le vie, attraverso cui si può arrivare alla perequazione dei redditi in Europa. cioè la libertà di movimento delle persone, dei servizi e dei capitali, mentre pesrò il movimento delle pers,one <: dei servizi praticamente non rappresenta altro che il continuare in quella tradizione di emigrazione che noi in Abruzzo dolorosamente co~nosciamo;forse è opportuno che noi guardiamo con particolare attenzione a come si può sperare in un migliorarnento della nostra situazione da quella mobilità dei capitali, che si muoveranno solo quando potranno finanziare delle intraprese economiche che potranno diventare produttive, cioè si realizzeranno i presuppomsti perché in un libero mercato, qual'è il Mercato cosmune europeo, le aziende che andranno a sorgere in Abruzzo, saranno in grado di produrre a prezzi d i concorrenza, in modo d a resistesre alla concorrenza delle altre imprese altrove create. E quali sono i presupposti perché le nostre industrie possano raggiungere gli stessi risultati economici del ciclo produttivo delle industrie altrove dislocate? L'industria si potenzia innanzi tutto attraverso 13 complementarità, cioè ogni industria, operante in LUI determinato settore e in una determinata zona, trae diretti ed indiretti benelici dalla esistenza di altre industrie nella zona, e quindi q ~ e s t o impone un impegno a un processo di industrializzazio'ne che sia il più che possibile massiccio e contemporaneo in modo che non nascano, ccmc dei pionieri, industrie destinate, proprio peibché sono isolate, a vivere con maggiore difficoltà. Oltre l'esistenza di altre industrie complementari, è necessario che il costo dei fattori della produzione sia identico e occorre quindi che non solo il mercato delle materie prime sia liberalizzato, ma che l o sia anche il mercato dell'energia, delle fonti energetiche, dei poteri energetici che sono oggi uno dei fattori non secondari nel processo produttivo. E' necessario che l'annosa questione dei prezzi dell'energia nell'Italia Meridionale e in particolare nell'Abruzzo sia coraggiosamente affrontato, proprio per rendere possibile la medesima piattaforma economica di partenza. Ed è anche necessario che si potenzi il mercato di consumo perché, a parità di tutti gli altri elementi, prosperano meglio quelle industrie che hanno un mercato di consun~oe d i assorbimento vicino e quindi risparmiano sui trasporti e sulle spese per l a distribuzione, cioè per l e mediazioni che deve attraversare il prodo,tto dalla fo'nte al consunlatore, e anche questo è indirettamente u n problema di elevamento desl tenore d i vita, perché solo quando i redditi aumentano, il tenore di vita aumenta il mercato d i consumo. E i n ultimo c'è un problema di addestramento, di adeguamento della mano d'opera alle attività industriali nuove. Ma io ritengo che il popolo italiano in gesnerale e quello abruzzese in particolare, possa superare co'n grande rapidità lo stadio d i preparazione per ottenere la qualificazione, purché i posti d i lavoro esistano. Spesso a noi viene rimproverato che la nostra mano d'opera no'n è qualificata; ma come potrebbe utilmente qualificarsi una mano d'opera - ~uardiagrele(chicti) Chiesa di S. Maria Maggiore Crocc Processionale - 25 COMUNI D'EUROPA 20 dicembre 1959 nel settore dell'industria meccanica, metallurgica o dell'industria chimica, quando i posti d i lavoro successivamente non saranno disponibili per coloro' che hanno fatto il sacrificio d i qualificarsi? E' evidente che là dove queste industrie esis't,ono, non esiste un problema di mano d'opera non qualificata e non preparata; non ho mai sentito dire di imprese, che operano nel campo industriale più vario, che non siano riuscite, dopo il primo periodo d i avvio, a trovare nel no'stro Abruzzo quella mano d'opera pur altamente specializzata ad esse necessaria. Prof. Vincenzo MILLEMACI, Sindaco di Guardiagrele Sarò rapidissimo. Sappiamo tutte l e premesse, anche perché i discorsi oggi sono stati veramente ampi ed hanno toccato tutti gli argomenti. Parto da una considerazione che ritengo fo'ndata e per l a quale non mi dilungo a dare una dimostraz,ione: la constatazione che lo sviluppo economico nel Mezzogiorno non può avvenire in maniera uniforme su tutto l'intero territorio, poiché esistono delle zone eminentemente popolate ed altre quasi disabitate, zone nelle quali è possibile soltanto una modestissima agricoltura o un povero art,igianato e zone nelle quali invece, per la ricchezza di elementi naturali, f r a i quali è da considerarsi come elemento essenziale la presenza di una popolazione attiva, sono suscettibili di ulteriore sviluppo. Ed allora, secondo me, è veramente importante, per noi, che stiamo studiando i problemi dello sviluppo della nostra regione in funzione dell'economia nazionale e in funzione di una economia sopranazionale europea, tenere ben conto di questi fattori, che incidono fondamentalmente sulle possibilità di sviluppo. La SVIMEZ ha fatto degli studi che hanno individuato delle zone omogenee nelle quali è possibile, utile e proficuo inserire degli investimenti affinché ci possa essere una accelerazione del processo produttivo e le conseguenze d i u n a evoluzione sociale; per noi conta moltissimo anche un allargamento della sfera di partecipazione delle masse dei cittadini alla vita dello Stat,o e, conseguentemente, un allargamento ed un co~nsolidamento dell'area democratica. Io ritengo quindi importantissimo che l o studio dello sviluppo economico dell'Abruzzo, e del Mezzogiorno d'Italia pii1 in generale, venga fatto s,econdo dati tecnici, cioè individuando e~ssenzialmente, nelle nostre regioni, le zone nelle quali il saldo d i popolazione è ancora attivo. Quando il processo del progresso economico viene abbandonato ad una evoluzione direi naturale, si assiste ad una accumulazione della industrializzazione, ad una accu- mulazione dei capitali e di investimenti nelle zone che già sono favorite. Oggi noi dobbiamo considerare il problema d i quelle zone nelle quali il s,aldo di popolazione era attivo e nelle quali non c'è stat'a una serie di investimenti produttivi che avrebbero potuto determinare un ulteriore incremento del reddito pro-capite. Nell'Abruzzo, la zona nella quale il s,aldo di popolazione nell'ultimo trentennio è divenuto attivo, secondo l e statistiche del 1957, è quella che gravita intorno a l R fenomeno B Pescara; ci sono altre zone nella media collina chietina, come pcr esempio la zona che va da Lanciano a Guardiagrele e Casoli, nella quale I'incremento d i popolazione è di indice 99, cioè 6 quasi attivo. Ora queste zone, ed altre che naturalmente adesso per la fretta sorvolo, sono quelle per l e quali dovrebbe essere più attentamente esaminato un piano di sviluppo economico a carattere industriale, perché di questo settore soltanto io st,o parlando. Evidentemente qui si inserisce il problema della qualificazione professionale, che è stato dibattuto anche in questa sede. A questo proposito vorrei dire, come rappresentante di amministrazione, che effettivament,e il problema in Abruzzo è stato vist,o e, soltanto d i recente, affrontato, ma con numerose difficoltà. P e r una regione come la nostra, due soli istituti professionali per l'industria e uno nascente, quello di Avezzaiio e quello d i L'anciano, che nasce, per l a qualifica'ione professionale nel settore dell'agricoltura, sono veramente pochi, perché assistiamo praticamente all'instaurarsi d i Un circolo vizioso: d a una parte manca l'industrializzazione e manca anche il processo d i evoluzione in senso più produttivo, più moderno, dell'agricoltura; dall'altra parte manca l a qualificazione professionale, che potrebbe, se non altro, essere un incentivo a ulterio're industrializzazione. I o ho una esperienza niodestissima nel centro del quale sono sindaco. Esisteva un settore artigiano di produzione delle calzature; coraggiosamente, utilizzando anche l a legge 634, si sta trasformando in piccola industria e questi signori, che provengono pro'prio dall'artigianato, sono riusciti ad esportare pers,ino delle calzature in Olanda, nella terra classica degli zoccoli. Ciò a dire che qui il terreno, soprattutto umano, esiste e bisogna far si che sia fecondato da queste iniziative, dalle quali noi attendiamo un miglioramento per la nostra regione. On. Natalino DI GIANNANTONIO (D.C.) Onorevole rappresentante del Governo, illustri signori. I o avrei fatto volentieri a meno questa sera d i prendere la parola, perché penso che un deputato a l Parlamento, in queste circostanze, farebbe bene a spalancare soltanto le orecchie e starsene zitto. Ma [dopo l'on. Spallone] parlo brevemente per una ragione di equilibrio, malgrado ritenga che i n un dibattito che dovrebbe avere un fondo di natura esclusivamente economico, sarebbe stato meglio che fo'ssero mancati degli accenti politici. D'altra parte non sono così ingenuo da credere che sia possibile una economia pura che non abbia a che fare con la politica. Naturalmente la notazione politica era forse l'unica cosa che si potesse aggiungere da parte di qualcuno. Bisogna essere molto franchi in questo; cioè le critiche sono sempre possibili, prevedere delle sbasature, delle lacune è sempre possibilissimo. Del resto il Mercato Comune, di per se stesso, comporta dei rischi così oggettivamente prevedibili, che la durata d i applicazione raggiunge i 12-15 anni: senza tali rischi, il periodo d i realizzazione avrebbe potuto essere abbreviato. Ma la cosa strana di certe impostazioni, diciamo pure di sinistra, sta qui: che s'i vorrebbe ricorrere ad una forma, non so se di ingenuità o di solo presunta furbizia, quando si dice: e ormai c'è, cerchiamo che non faccia troppi danni Vorrei capire che cosa voglian dire per alcuni frasi come questa: cerchiamo che non faccia molti danni v . Tradotta in termini politici-economici significa questo: cerchiamo di ~ ~ a b o t a r,), l o perché bisogna distinguere, tra l e critiche che dovrebbero essere fatte esclucivamente a fini costruttivi, e questa Assemblea oggi avrebbe dovuto limitarsi, come in gran parte del resto si è limitata, a mettere a punto alcune questioni peculiari dell'economia abruzzese in rapporto allo sviluppo competitivo del Mercato Comune e quelle, più o meno statistiche, l e quali arrivano alla conclusione che dobbiamo sostituire la base di questa realtà economica, il Mercato Comune. con una diversa impostazione spirituale, di orientamento politico internazionale, di ideolomgia. A quel punto è chiaro, noi non ci siamo. Ma non è che non ci siamo noi, non c'è la realtà che è alla base stessa di quella legge. S e io dovessi esprimere una nolazione di fiducia soprattutto ai sindaci. che da certe critiche potrebbero rimanere effettivamente allarmati, mi limiterei a fare una sola osservazione per quanto riguarda l'agricoltura, settore preponderante dell'economia abruzzese. L'agricoltura è da noi in crisi, non c'è dubbio, ma la crisi più profonda non è solo quella di ordine economico dei redditi, ma quella umana. Chi vi parla, si è s'entito più volte dire: n Onoré, ne l a vulemme zappà cchiù la terre n ; che tradotto in italiano, lo sapete, significa: a Non vogliamo più zappare la terra D. Perché non sapere anche questo dato umano della profonda crisi che travaglia anche in fondo l'agricoltura. Naturalmente poi si possono dare mille spiegazioni di questo: si può dire che non basta il reddito, che c'è il desiderio di passare, non soltanto per ragioni d i natura economica, dal mondo dell'agricoltura a auello dell'industria: se n e possono dare ragioni, io voglio iermarnii soltanto a questo accenno alla natura umana. conclusioni che io traeeo -- non sono di natura disastrosa, ma d i fiducia. Come il problema del Mezzogiorno si è posto come problema di interesse di tutta la nazione italiana, così il problema specifico, nostro, di abruzzesi in seno al Mezzogiorno C in seno a tutta l'Italia, si porrà anche nell'orbita del Mercato Comune come problema non solo di o'rdine puramente economico ma come problema d i ordine puramente sociale. Un organismo economico-politico come il Mercato comune, come solidarietà di nazio'ni, legate alla stessa civiltà e quindi agli stessi interessi politici e quindi alle stesse ragioni economiche, non potrà trascurare, per ragioni d i egoismo, di caste industriali o di capitalisti o d i singoli il problema di fondo che sarà quello sociale Ecco perché una notazione di ordine relativamente ottimistica la mia. Di positivo i n Abruzzo, nell'Italia meridio'nale, in tutta Italia del resto. alla base d i quella grossa crisi che attanaglia tutti quanti e per la quale nessuno oggi è più sicuro di quello che fa, dei propri redditi, della propria casa, del proprio avvenire, c'è che questi problemi ormai cominciano ad uscire dalle cerchie ristrette, sia dei politici che degli eco- 1;. Teramo - I1 corso. 20 dlcembre 1959 COMUNI D'EUROPA 26 nomisti e diventano problemi sempre più diffusi nelle masse pospolari. E quindi c'è da aspettarsi che con un travaglio di anni - per0 non possiamo credere alle bacchette magiche, e perdonatemi l'accenno, nemmeno a certe bacchette magiche di oltre cortina - potranno essere risolti questi problemi. Ci sono delle crisi profonde di ordine sociale, che vengono prima, durante e dopo l'impostazione dei pro'grammi economici, di qualunque programmazione. La riunione di oggi cerca infatti di mettere a portata d i mano dei sindaci, lo scambio di opinio'ni concrete e di preoccupazioni tra gli economisti, gli studiosi e quelli che vivono la realtà concreta delle nostre popolazioni; ma permettete, anche l e speranze, ed è in questo senso che ritengo che il Mercato comune possa essere una speranza, anche se - come ha detto l'amico Mancini era anche una via Anversa degli Abruzzi (L'Aquila) d'obbligo: non possiamo chiuderci né nell'autarchia, né possiamo fare i dilettanti di una economia libera del commercio con l a Cina o con altre nazioni, così affidandoci al caso o alla buona fortuna. Era l'unica via obbligata che avevamo per stare insieme ai popoli della nostra stessa civiltà, per dare un potenziale economico, una più ampia area di mercato, che migliorerà senz'altro l e condizioni del popolo italiano. Perdonatemi, amici, ma un solo concetto volevo svolgere: quello di avere in mezzo a tanti guai ed a tanti problemi sempre il pensiero e la preoccupazione di salvare la fiducia nell'avvenire. Dott. Domenicantonio DELFINO Io vi parlo a nome del Comune di Ofena, ma non per problemi locali, poiché l'impostazione data a questa assemblea è di carattere generale, ma anche come modesto studioso dei problemi economici, particolarmente riguardo all'Abruzzo. Desidero solo notare una certa lacuna nella relazione del prof. Mariani, per quanto riguarda i problemi minori dell'economia abruzzese, quali ad esempio l'artigianato, lacuna che è stata poi con una semplice citazione, riparata dal secondo relatore, prof. Serafini. Molto a lungo bisognerebbe parlare sui problemi dell'artigianato,, cioè sulla valorizzazione delle risorse del legno, del marmo, della pietra, della ceramica, del ferro batt,uto, ecc. Questo artigianato ha da noi tradizioni remote poiché affonda le sue radici addiritt,ura nell'antichità, come abbiamo potuto constatare o'ggi in una visita che ci è stata consigliata al Museo di antichità di Chieti, recentemente restaurato, dove riaffiorano antichi temi, tuttora validi, come quelli della lavorazione, i n alcune località della nostra regione, dell'oro e della ceramica. Altri problemi, oltre quelli riguardanti l'agricoltura, magistralmente trattati dal prof. Mariani e quelli dell'industria, sottolineati d a più omratori, interessano l'economia abruzzese e particolarmente quello del turismo. Circa il turismo vogliamo dire soltant,o una parola, perché mi sembra che in questo convegno n e sia stata sottovalutata l'importanza. L e nostre popolazioni della montagna aspettano proprio dal turismo la loro rinascita, come avverti chiaramente il Ministro Pastore in una riunione che tenne ad Aquila qualche mese fa. Basti citare che soltanto nella provincia di Aquila, nel solo 1958, vi è stato per il movimento turistico, un movimento di valuta di circa 2 miliardi di lire. Questa cifra, secondo l e previsioni, potrebbe essere addirittura decuplicata nei prossimi anni. - Centrale elettrica del Sagittario. Credo che questo dato sorprenda tutti e fa intravedere quello che può essere veramente la possibilità del turismo abruzzese. Voglio fare un ultimo rilievo, riferendomi alla relazio'ne Serafini, sulla preparazione delle maestranze e della mano d'opera qualificata, ma rivolgendo soprattutto la nostra attenzione al libero mo'vimento dei servizi e in particolare ai giovani professionisti e agli artisti, che potrebbero dire la loro parola nell'ambito del Mercato comune europeo. Ai giovani professionisti vorremmo che la stampa, largamente rappresentata in questo Convegno, consigliasse di rivolgere onnai la loro attività non soltanto alle professioni tradizionali, che hanno in un certo senso, fatto il loro tempo, quale le professioni dell'ordine legale, sanitario; ma rivolgersi, oltreché alle professioni tecniche, alle nuove professioni, che vengono studiate, per esempio in Piemonte, per quanto riguarda la organizzazione delle vendite, la creazione di dirigenti nel campo delle pubbliche relazioni e nel campo della pubblicità; in alcune scuole per quanto riguarda la creazione di tecnici per le esportazioni; in altre scuole esistenti nella Lombardia ed anche a Roma per la creazione di dirigenti industriali, poiché senza l'intelligenza, senza la forza della tecnica, rappresentata dall'intelligenza, riteniamo che non possa essere né affrontato né risolto nessun problema di carattere economico. hanno voluto atti~rarela loro benevola attenzione sulla mia relazione e mi hanno vo'luto dedicare qualche pa'rola. Innanzitutto ringraziamo il dott. Vicinelli per le informazioni che ci ha fornito circa l'utilità della Cassa per il Mezzogiorno; il dott. Franceschelli, per i preziosi dettagli con cui ci ha chiarito taluni aspetti della nostra economia agricola; il comm. Mancini, per l e sagge considerazioni formulate circa numerosi aspetti dell'economia abruzzese, in .particolare però, per quanto concerne il Fondo sociale europeo, è necessario chiarire che non ci dobbiamo fare molte illusioni, perché, come è stato autorevolmente affermato più volte dallo s'tesso professor Petrilli, che è il rappresentante italiano nella Commissione europea, ed anzi i3 il commissario che ha la responsabilità politico-sociale, il fondo sociale non potrà servire affatto per alleviare la disoccupazione attualmente esistente: il Fondo sociale auropeo entrerà in funzione soltanto per impedire i danni che po'ssono derivare a seguito del funzionamento del Mercato comune, cioè per venire incontro alle necessità di quei lavoratori che verranno licenziati, per esempio, da aziende che dovranno chiudere a seguito del funzionamento del Mercato comune, ma non potrà aiutare quelli che sono attualmente disoccupati, indipendentement e dal funzionamento del Mercato comune. I1 prof. Millemaci ha sottolineato particolarmente l'importanza del problema della istruzione professionale e di questo lo ringraziamo e ringraziamo anche 1'on.le Di Giannantonio per l'appassionato vigore con cui. in particolare, ha sottolineato che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno è stato posto in regime democratico unitamente in termini di solidarietà nazionale. I1 dott. Delfino ci ha prospettato alcune numerose e intelligenti considerazioni e osservazioni, delle quali pure lo ringraziamo, e in particolare per avere rilevato una lacuna nella mia relazione, concernente l'artigianato': egli stesso però ha poi colmato questa lacuna. Ora forse io sarei debitore di una risposta più lunga e dettagliata all'on. Spallone, che mi ha rivolto numerose critiche. Non mi voglio ritenere esentato da questa risposta per il semplice fatto che l'on. Spallone si è allontanato dall'aula, ma anche in questo caso l a estrema ristrettezza del termine d i tempo mi costringe soltanto ad alcuni rilievi. Innanzitutto mi sembra di dover rilevare che, nella esposizione dell'on. Spallone, ci siano state alcune contraddizioni evidenti, perché non si può affermare contemporaneamente che il Partito comunista e la Confederazione generale italiana del lavoro sono contrarie all'unità europea e alle istituzioni che questa unità tendono raggiungere e contemporaneamente lamentare che queste organizzazioni siano escluse da rappresentanze internazionali di queste istituzioni. In secondo luogo non ci si può scandalizzare perché si sottolinea la pericolo'sità degli intralci ad un maggior impiego della mano d'opera e d'altra parte - del resto giustamente - suonare il campanello d'allarme per ricordare che ci sono anche dei fattori tecnologici che possono aggravare l e crisi di mano d'opera: i fattori Prof. Isildoro Franco MARIANI Signori, la estrema brevità del tempo che rimane a nostra disposizione e l'esigenza di non abusare ulteriormente della loro pazienza, mi costringe ad una risposta di eistrema sintesi. Questo non vuol dire affatto che io non abbia convenientemente ap~prezzato tutti coloro che Gran Sasso d'Italia - Campo Imperatore. 20 dlcernbre 1959 COMUNI D'EUROPA Chieti - Cattedrale. tecnologici tendono, per la loro stessa natura, a ridurre l'impiego di mano d'opera, quindi bisogna cercare d i fare in modo che non ci siano anche altre cause. Ancora non si può tornare a scandalizzarsi per queste affermazioni ricordate più sopra e nello stesso tempo invocare la testimonianza del prof. Saraceno, che ha sottolineato la necessità d i richiedere soprattutto al mercato interno i capitali necessari per lo sviluppo economico. I capitali vanno, abbiamo detto, dove trovano maggior convenienza ad andare, dove trovano minori intralci nel loro impiego e una possibilità d i maggiori remunerazioni. In terzo luogo - altra contraddizione a mio parere - non si può da una parte sottolineare la necessità della industrializzazione nell'agricoltura e dell'altra chiedere una modifica dei contratti agrari, a svantaggio delle quote destinate alla remunerazione desi capitali. Alcune altre osservazioni, fatte dall'on. Spallone, meritano qualche considerazione. I n particolare, per quanto riguarda l'industria saccarifera, è vero che questa industria C in crisi, però si tratta - da quanto ci risulta - essenzialmente di una crisi d i congiuntura e non d i una crisi d i struttura, perché il consumo dello zucchero è uno di quei cons'umi che è destinato ad aumentare essendo u n consumo molto elastico: dovrebbe aumentare col miglioramento del tenore d i vita e quindi dovrebbero migliorare le possibilità della cultura della barbabietola e di questo settore industriale. P e r quanto riguarda la caduta della emigrazio'ne negli ultimi anni, è vero che c'è stata, però teniamo prese~nteanche l'andamento demografico, che nel prossimo futuro cambierà anche in Italia, non soltanto negli altri paesi, nel senso che la caduta di natalità che c'è stata negli anni s,corsi si ripercuoterà fra alcuni anni nelle leve d i lavoro, ed allora in molti paessi si tornerà ad avere una penuria di mano d'opera e quindi una necessità di chiedere questa mano d'opera ad altri paesi. Sul rilievo d i carattere generale dell'onorevole Spallone che io sono rimasto sulle soglie delle denuncie delle deficienze abruzzesi, ho già rilevato che io dovevo fare soltanto una relazione espo'sitiva e non potevo entrare nel merito delle singole questioni. In merito all'andamento del prodotto netto i n agricoltura e delie relative spese negli ultimi anni, si può obiettare che come tutti sappiamo l e spese, in gran part,e, hanno un andamento rigido, cioè le spese non possono essere compresse oltre certi limiti, invece i redditi in agricoltura hanno un andamenta molto variabile da un anno ali'altro, quindi no'n sempre il rapporto fra queste due entità subisce un andamento costante. Infine, per quanto concerne il fatto che siano state costruite troppe case rurali e poche stalle, critica fondata sull'affermazione che l a casa non rappresenta un investimento produttivo', m i pare che si possa obiettare che questo può esser vero in tutti gli altri settori, ma non certamente nel campo rurale, dove la casa e~ffettivamente rappresenta uno strumento d i lavoro. Credo così d i aver risposto nei termini di estremo sintetismo a tutti e desidero ancora una volta ringraziare quelli che sono intervenuti, quelli che hanno letto la mia relazione e anche quelli, soprattutto, che si so'no limitati ad ascoltarmi con molta pazienza. Grazie. mio avviso si è svolta la discussione. Circa il tipo d i critiche più radicali che sono state fatte alle due relazioni, direi che la cosa che meno, in sede di federalismo europeo e d i integrazione economica, dobbiamo accettare è questo strano procedimento dei nostri avversari dichiarati, e diciamo anche dei nostri amici titubanti: inceppare i1 processo d i integrazione europea o con avversioni dichiarate o con titubanze varie, far sì che, invece di arrivare agli organi federali con maggior potere, si co'sparga la strada di cautele, di riserve, di proto'colli, i quali, diciamolo pure, in gran parte inceppano il progresso comunitario e federale; prodotto questo inceppamento, andare contro l'integrazione perché è inceppata: è veramente uno dei circoli viziosi più assurdi e meno accettabili da parte di un federalista europeo. Noi abbiamo fatto la battaglia per la federazione politica, noi abbiamo fatto la battaglia per la comunità economica nel seilso più spinto e più radicale: tutta una serie di riserve, di patteggiament,i, d i mercati delle vacche hanno paralizzato in buona parte, hanno reso più pericoloso, più ricco d i rischi il processo di integrazione, e proprio su questi rischi, su queste difficoltà, causate dalle clausole~ di riserva e dallo scarso potere sopranazionale delle Comunità si muove all'attacco: contro che cosa? Contro la federazione sopranazionale. E' un processo illogico e vizioso, che noi federalisti non po'ssiamo in alcun modo accettare. Non a caso stamattina ho proprio preso l e mosse da un discorso di ordine gene~rale. Ho detto: in linea d i principio questa strada che vogliamo battere si ritiene giusta o sbagliata? nel caso si ritenga giusta, ogni formula di riserva - molto bene l'onorevole che h a parlato poco f a ha sottolienato questo punto - ogni forma d i accettazione con riserva, in realtà è un sabotaggio. Questo pone siffatte condizioni da render il processo comunitario no'n iunzionale: l a colpa non è del processo comunitario come tale. Quindi mi dispiace, ripeto, che l'onorevole Spallo'ne non ci sia, mi dispiace che non ci sia l'altra oratrice della sua parte ( L a signora Chiola del PCI, che fatto il suo intervento non ha atteso la replica del relatore N.d.R.), ma questo è un metodo che in sede di federalismo europeo, e anche nella sede più tecnica degli infiniti problemi specifici sollevati dal mercato comune, dobbiamo sempre tenere presente: veramente ci gabbano con questo metodo. E mi rivolgo non soltanto alla estrema sinistra, ma a tutti coloro che, con riserve e titubanze, hanno contribuito a fare degli strumenti comunitari talvolta dei mostricciattoli. La colpa di chi è? L a colpa è semplicemente del fatto che il federalismo europeo è stato inteso con animo troppo, troppo blando. Mi dispiace che non ci sia la oratrice che ha parlato della bomba francese nel Sahara: credo che in linea tecnica l'ordine del giorno sia irricevibile, perché non pertinente a l convegno: Prof. Umberto SERAFINI, Segretario generale dell'AKCE Evidentemente non risponderò ai quesiti che mi sono stati rivolti e particolarmente alle osservazioni critiche per una ragione di principio, perché i n realtà l'o'ratore non è tenuto a rispondere a coloro che fanno osservazioni critiche e non sono presenti al momento della replica, anche se a ciò sono stati costretti da ragioni di forza maggiore (il sen. Spallone dopo il suo intervento si è allontanato dalla riunione, senza poter ascoltare la replica del prof. Serafini - N.d.R.). Mi limiterò ad alcune osservazioni di metodo che non sono rivolte soltanto a i critici totali ma a parecchi degli intervenuti, osservazioni sul m d o i n cui a - Serramonacescn (Peseara) Grandiosi resti della celebre Badia benedettina. 20 dicembre 1959 COMUNI D'EUROPA I1 manifesto annunciante la manifestazione pubblica in piazza del Diiomo. ma nel merito l'ordine del giorno non mi spaventa. Posso senz'altro dire - e qui me ne è testimonio l'amico Bareth, che è segretario generale del Consiglio dei Comuni d'Europa che la nostra segreteria proprio pochi giorni f a ha trasmesso il senso d i viva preoccupazione per lo scoppio nel Sahara di tutti gli associati italiani, e dei meridionali in particolare, alla Presidenza del Consiglio dei Comuni d'Europa, perché tramite il nostro Presidente internazionale faccia ,questo presente a l governo francese. Questi ordini del giorno non ci spaventano affatto': se mai che cosa stanno a significare~? Stanno a significare, per quel che si diceva stamattina, che la Comunità politica ancora non è fatta, che quindi su qualcosa ci si deve purtroppo intendere in linea diplomatica, che non abbiamo ancora la possibilità di dibatterla tranquillamente in un Parlamento europeo, domtato di poteri reali; è evidente che, per ragioni morali ed altresì per ragioni di opportunità, un tale Parlamento porrebbe il suo controllo, l e sue regole, agli esperimenti di questo generi:. Quindi discorsi del genere di quelli della oratrice comunista veramente a noi non creano la ben che minima difficoltà. Altra cosa, sernpre in linea di metodologia, che vorrei sottolineare è che non si facciano confusioni tra i fatti antieuropei, che si svolgono durante il processo di integrazione, e i reali fatti integrativi. S e durante il processo di integrazione, il processo stesso subisse degli arresti e per uno, due, tre anni, per ipotesi, andasse piuttosto avanti l'Europa delle Patrie di Debrè, non condivisa non solo da me ma neanche dall'amico Bareth, che è francese ma anzitutto e'uropeo, ciò non sarebbe da imputare, co'n quel che ne conseguirebbe, a colpa dello spirito e delle realizzazioni comunitarie, ma esattamente al loro contrario, al fatto cioè che il processo comunitario avrebbe subito un arresto. E allora non ci venga a rimproverare che si verificano determinati accordi bilaterali franco-tedeschi, perché qualsiasi accordo bilaterale per se stesso è l'antitesi del processo di integrazione. Quindi è assai strano che l o si venga a rinfacciare a noi federalisti europei: noi siamo sempre stati fautori degli accordi inultilaterali; di più: degli accordi federativi. Mi pare poi di non essermi meritato l'accusa dell'on. Spallone di timidezza nelle rivendicazioni in sede di autonomie locali. Miei cari amici, il Consiglio dei Comuni d'Europa, alla presenza d i ben mille sindaci, ha lanciato, e noi italiani abbiamo dato la nostra larga partecipazione, la Carta europea delle libertà locali: questa Carta viene portata nei consigli comunali e provinciali che a noi aderiscono, viene dibattuta e ratificata. Cari amici, io credo che onestamente gli stessi nostri avversari debbano riconoscere di aver fatto un'azione ben meno costruttiva in sede di autonomie locali di quella che noi facciamo. Perché? perché la nostra azione per le autonomie locali è una reale azione per l e autonomie locali. E' autonoma la parte di un tutto che si cerca, come noi cerchiamo. di costruire, amici, non di distruggere. E' questa la differenza tra l e nostre autonomie locali e le altrui autonomie locali. Noi non vogliamo tante fette disgregate nello stato democratico per poterci meglio lavorare dentro. Noi vogliamo le reali autonomie entro uno stato democratico nazionale integrato in una Comunità federale sopranazionale: queste autonomie hanno un loro preciso significato storico e un loro valore. Altre autonomie, a senso unico, haiino tutt'altro significato Quindi mi pare che 13 nostra battaglia per l e autonomie debba essere intesa nel suo vero significato. Quando noi parliamo di Regione. come io ho brevementè accennato stamattina, n e parliamo come di un ente che è una chiave di volta, che ha una sua importanza precisa nel processo di integrazione sopranazionale, dove la Regione ha un suo gioco. Quando, viceversa, si ripudia il processo di edificazione sopranazionale, quando in sostanza si tende soltanto a fare delle repubbliche indipendenti entro uno Stato nazionale autarchico, a che cosa si riduce questo processo democratico della richiesta dell'Ente Regione'? Ma, amici, io avevo promesso, soprattutto ho promesso al Presidente, di essere estremamente breve, e quindi desidero concludere e concludo in questo modo. Non pensate che il Consiglio dei Comuni d'Europa sia tale che converrà aderire ad esso quando avrà peso tale da poter essere il veicolo comodo delle vostre richieste: non invertite il naturale processo democratico. Date, continuate a dare, ora il vostro appoggio a l Consiglio dei Comuni d'Europa: più esso avrà peso, più l e esigenze degli enti territoriali locali, più l e esigenze delle regioni meno sviluppate - attraverso quest'organo, di reale peso nazionale e sopranazionale - potranno essere soddisfatte; più l o potranno le esigenze dei vostri, dei nostri Comuni anche minimi. Chi vi parla è amministratore di un Comune rurale di circa 1000 abitanti, e quindi è unito con voi, con i meno influenti di voi, nella causa comune della integrazione europea, ma anche nella tutela della sorte dei Comuni più piccoli e più poveri. : On. Angelo DE LUCA ( D . C . ) I1 prof. Mariani e il prof. Serafini hanno svolto due relazioni veramente dotte, assennate. profonde. dettagliate, sviscerando tutti L'Aquila gli aspetti dei problemi che loro si erano posti: il pi'of. Mariani, trattando del contenuto del Trattato e delle condizioni economiche e sociali dell'Abruzzo; il prof. Serafini, proiettando il Trattato, nella sua applicazione, verso le finalità più alte. quelle della integrazione politica europea che noi tutti auspichiamo e di cui la Comunità economica è la premessa. Anche se da un punto di vista storico si è cioviito riunciare alla formazione di una unità politica europea per procedere in senso inverso, .~gf :, + Bocca di Valle. cioè cominciando dalla integrazione economica di alcuni paesi, questo processo, che si è attuato per condizioni realistiche di cose, non deve significare la rinunzia all'obiettivo finale, ma, come ho detto, ne costituisce la premessa, la essenza e la speranza per l'avvenire. Ho delineato con queste parole quelli che sono stati gli argomenti di questo Convegno: diffondere l a nozione e le nozioni della Comunità Economica Europea e inquadrare l'Abruzzo in questa nuova realtà eco'nomica e proiettare questa verso le méte future che sono l'integrazione politica. Io penso che le relazioni e la ampia discussione che è seguita siano state sufficienti per rivolgere uno sguardo a tutti gli aspetti del problema; si è scesi anche ad alcuni dettagli tecnici che potevano, in un Convegno a grande respiro, essere ignorati; ma questo - Chiesa di S. Domenico. (Foto Alinari) 20 dicembre 1959 dimostra la profondità della preparazione dei singoli intervenuti, la passione che uomini della nostra terra hanno per questi problemi e anche una garanzia per quelli che saranno gli sviluppi di questo Convegno, che non è fine a se stesso, ma è destinato veramente a dare frutti giovevoli per il Mezzogiorno, per l'Abruzzo e per l'Italia. Io ho sentito dire dal prof. Mossè, segretario generale della Comunità Europea di Credito Comunale, che l'Abruzzo non è una regione depressa, almeno a giudicare dalle impressioni che lui ha ricevuto nel porre piede in questa nostra terra. Noi abruzzesi vorremmo augurarci che l'affermazione di questo nostro caro amico, potesse corrispondere, al cento per cento, alla nostra realtà. Purtroppo, noi sappiamo, e il prof. Mariani ha documentato abbastanza bene, quali sono le nostre condizioni economiche; sappiamo che il livello economico della regione abruzzese è anco'ra di quelli che pongono l'Abruzzo t r a le regioni depresse e anzi tra le regioni più depresse del Mezzogiorno d'Italia. Comunque noi prendiamo quella affermazione come auspicio, come speranza, come voto per l'avvenire, poiché noi ci proponiamo proprio questo: trasformare il nostrc! Abruzzo e cailcellare quella condizione di inferiorità economica e sociale nella quale purtroppo ancora si trova. Io ho avuto l'occasione di documentare non soltanto questa condizione di arretratezza economica, ma anche, purtroppo, un certo andamento di sviluppo decrescente, in sensc relativo, che l'Abruzzo ha offerto in questi ultimi anni in confronto delle altre regioni meridionali d'Italia. Questo l'ho fatto con estrema franchezza, poiché noi siamo abituati a vedere la realtà per quella che è, ma l'ho fatto anche con una fondata speranza. Noi siamo certi che queste condizioni domani saranno superate, anche per l'impostazione della politica generale economica del nostro Governo. Io soprattutto questo VOglio dirvi, oggi, perché considerando questa condizione di arretratezza, e le ripercussioni negative che una comunità economica induce nelle regioni arretrate, noi guardiamo sì ir. faccia alla realtà, ma guardiamo alla realtà con una speranza, sapendo che oggi non siamo all'epoca dell'unificazione dell'Italia. L'Italia del 1959 non è l'Italia del 1861. C'è tutta una serie di interventi, di provvidenze, di studi atti a richiamare non soltanto l'attenzione del governo italiano, ma l'attenzione degli organi comunitari, dalla Commissione al Consiglio dei ministri della Comunità economica europea, per cui noi abbiamo motivi di viva tranquillità per il nostro paese. Ecco perché quando l'avv. Buracchio diceva stamattina: a bisogna che il governo sia richiamalo nella necessità di salvaguardare le giuste condizioni dell'Italia C in particolar modo delle zone depresse .,io h o accettato questa osservazione, ma mi so'no tranquillizzato alla considerazione di quegli argomenti che io ha avuto l'onore di esporre fino a questo momento sia pure sinteticamente, con un ordine non perfetto. Quando noi diciamo che bisognerà rendere competitiva l a nostra agricoltura, migliorando il rendimento, trasformando l e colture, investendo nel settore nuovi capitali, trasformando e invertendo il rapporto cereali-allevamento e così via, che bisognerà pensare alle nostre montagne, dalle quali la popolazione va via per motivi di poca redditività dei terreni ed anche per una certa attrazione verso i centri urbani e verso attività forse apparentemente più pregiate, ma di natura urbana, noi dobbiamo sì preosccuparcene, ma con quella preoccupazione saggia e sorretta dalla consapevolezza che sono in atto pro~vvedimenti atti a rimediare a tutto questo stato di cose. D'altra parte non crediate che soltanto in Italia esiste una condizione di disparità regionale; nella stessa Francia, nel Lussemburgo, nell'olanda, nel Belgio, ci sono di queste disparità; nella stessa Germania occidentale ci sono delle zone che si aggruppano ad alcune città caratteristiche ad economia industriale altamente sviluppata e delle zone in cui il livello economico è molto più basso. L'Italia offre una accentuazione maggiore in queste zone sottosviluppate, ma il problema è stato pos'to e sarà risolto. I1 piano Vanoni, che è stato riconsiderato in questi giorni e che lo sarà ancora di più nelle formulazioni delle leggi applicative, derivanti da questa riconsiderazione, vien e oggi proiettato proprio nell'ambito del trattato del Mercato Comune. Questo schema di COMUNI D'EUROPA sviluppo dell'occupazione e del reddito prevedeva un periodo di dieci anni per la sua attuazione, ma alla luce e alla considerazione di nuove realtà, si è pensato di protrarre l'attuazione del piano Vanoni fino alla fine del periodo transitorio del Trattato, cioè per la fine del 1969-70. P e r quell'epoca noi dobbiamo aver non soltanto ottemperato a tutti quei che sono gli adempimenti previsti dal Trattato, ma dovremo poter allineare il Mezzogiorno d'Italia alle regioni che sono economicamente più sviluppate. Questo è interesse delllItalia e della stessa Comunità, poiché la Comunità non può pensare di avere una regione di una nazione nella quale l'economia è debole, nella quale l'economia è arretrata. I1 Mercato comune no'n è soltanto un inercato di capitali, di merci, di servizi, una libera circolazione di persone, ma è una Comunità economica, ossia è una entità economica unica e allora tutte l e nazioni che vi appartengono e tutte le regioni vanno considerate come elementi e parti di un solo organismo. Ci sarà l'Europa, non ci sarà più 1'Italiabda un punto di vista economico: domani forse anche da un punto di vista politico. Per questa ragione 1'Italia, il suo governo per conto suo, ma la stessa Comunità faranno in modo che veramente la redenzione del Mezzogiorno sia u n fatto compiuto. Noi poniamo questo limite: 1970. Speriamo che nel decennio che ancora ci separa da questa data, noi possiamo veramente conseguire questi obiettivi che stanno in fondo al nostro 29 cuore di italiani, di abruzzesi e stailno nella coscienza, nella aspettativa e nella speranza di ognuno di noi. Noi vogliamo inquadrare il problema dello sviluppo dell'Italia nell'ambito del Mercato Comune; il problema dello sviluppo dell'Abruzzo in quello dello sviluppo italiano. I1 nostro Abruzzo è e sarà oggetto di attenzione particolare non soltanto nostra ma del governo, del Parlamento ed anche degli organi della Comunità. I1 nostro compito è seguire attentamente e contribuire con l e nostre risorse intellettuali, con la nostra cultura, con i nostri suggerimenti a rendere più agevole questo processo di sviluppo economico produttivo: così, veramente, noi avremo creato un'èra migliore per noi, per quelli che verranno dietro di noi. Ed allora quel grande sogno della integrazione politica sarà un fatto compiuto; integrazione politica, che non è rivolta contro qualche gruppo di nazioni: se deve salvaguardare certi valori, certe tradizioni, e sono i valori della nostra storia, l e tradizioni della nostra civiltà umana, cristiana, latina che noi intendiamo difendere per noi ma anche per quelli che ancora non apprezzano questi valori, questo significa che noi lavoriamo per noi e per gli altri, anche per i popoli che oggi non sono liberi. Noi vogliamo cullare questo grande sogno della distensione nello sviluppo del progresso economico e della civiltà in tutta l'Europa e in tutto il inondo. La manijiestazione popolare D e i discorsi alla manifestazione serale, n e l l a piazza del D Z L O ~g ~ r eO m i t a d i popolo, ~ i p o r t i a m ou n riassiinto d i quelli d e l tedesco M i i n c l ~e clel vice Sz?idaco Buracchio. Della introlduzione del Sottosegreturzo D e Luca e della brillante improvvisazione - i n lingua italiana - del francese Mossé n o n è s t a t o fissato u n testo. Prendendo la parola il dott. Walter Munch ha detto t r a l'altro: I comuni tedeschi si considerano da più di dieci anni come alleati dei comuni italiani sulla via d e l l a Comunità politica sovranazionale europea, che deve essere unitaria, federalista, e deve costruirsi sull'autonolmia dei cotmuni, delle pirosvincie e delle regioni. A voi, cittadini, sembrerà una colsa sorprendente che io sono Prefetto d e l l a mia P1,ovincia n evh --r -- non insediato dallo Stato, ma eletto dalla mia Provincia ,che ha un suo proprio Parlamento, sue proprie risorse e proprio bilancio. Questo è un progresso democratico che la Germania ha otte- nuto do~pale amare esperienze anteriori al 1945. Gli uomini della Germania federale hanno confermato con i fatti che vogliono costruire una Comunità eurouea. Con il Trattato di Roma della CEE ci è gia fatto un passo importante su questa strada e vi assicuro che la Gennania adempierà ai suoi doveri. Quanto all'Italia, che spero avrà dalla Comunità europea il massimo sviluppo, credo che il più importante progetto che la interessi sia la Banca europea per gli investimenti. La Banca è già fondata esd ha l'incarico di contribuire allo sviluppo equilibrato dei paesi membri della CEE. A tal fine faciliterà i pro'getti contemplanti la valorizzazione delle Regioni meno sviluppate, che non potrà essere interamente assicurata dai singoli Stati. I Sei Governi hanilo convenuto che i fondi della Banca europea per gli investimenti e del Fondo sociale europeo dovranno essere utilizzati in particolare per aiuti all'Italia meridionaie. A questo prosposito posso' dirvi che la Germania è per vari motivi interessata alla industrializzazione del Sud, ma debbo anche dirvi sinceramente che bisogna creare al capitale COMUNI D'EUROPA Questo aiuterà ad ancorare gli ideali della democrazia i n ogni città e i n ogni villaggio, aiuterà a superare gli attriti accendibili nelle regioni di confine e ad attuare la convivenza nella pace e nella giustizia A nome dei comuni tedeschi auguro a i comuni italiani u n avvenire felice nell'unità dell'Europa fiorente in tutte l e sue parti. Ricordo però loro che senza unità politica i1 Mercato comune non potrà dare un vero progresso economico per tutti; senza l'unità politica non ci sarà un controllo democratico della integrazione europea; senza l'unità politica l'Europa continuerà a contare zero dl fronte ai grandi, di fronte alllAmerica e alla Russia. E' giunta l'ora, cittadini abruzzesi, di chiedere elezioni europee a suffragio universale, è giunta l'ora di scrivere l a Costituzione degli Stati Uniti d'Europa. I1 Consiglio dei Comuni d'Europa ricorda che a questo è legata la sorte delle nostre città e delle nostre campagne, a questo è legata l a sicurezza - ossia la pace - a questo è legato il destino dei vostri figli e della vostra generosa Regione D. - Chiesa e Campanile di S. Biagio. Lanciano (Chieti) tedesco l e co'ndizioni adatte per poter affiuire nel Sud. La possibilità per l'industria tedesca di partecipare alla industrializzazione del Sud, dove già esistono molti contatti commerciali privati, è però resa difficile dalle vigenti leggi italiane sulle succursali delle ditte estere e sulla loro tassazione. In ogni modo moneta tedesca, i n piccola quantità, arriva sempre di più i n Italia. Quest'anno il 52% dei turisti, venuti i n Italia co~n l'automobile, erano tedeschi; nel mio paese questo anno hanno lavorato più del doppio di operai stagionali italiani che nell'anno passato. Ciò deve essere conside~atocome una semplice soluzione provvisoria i n attesa della Comunità politica europea so~pranazionale. P e r raggiungere questo obiettivo bisogna superare il nazionalismo in tutti i Sei Stati: questo contributo spirituale appare più difficile del contributo economico. L'Unità europea deve fondarsi però sulla libertà dei Comuni, delle Provincie, e delle Regioni, l e quali dovrebbero avere non soltanto una autonomia formale, ma una autonomia sostanziale. COMUNI D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. - Anno VI1 n. 12 - 20 dicembre 1959 Direttore responsabile: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI E REDAZIONE: DIREZIONE 684.556 Piazza di Trevi, 86 Roma tel. 687.320 AB~MINISTRAZIONE: Via Castelfidardo, 68 - Roma Indirizzo telegrafico: Comuneuropa Roma - 1 - - Un numero L. 100 - Abbonamento annuo ordinario L. 1.000 Abbonamento Sostenitore L. 5.000 per Privati e Enti Locali - L. 100.000 per Enti vari. - I versamenti debbono essere effettuati sul c/c postale n. 1/27135 intestato a: " Banca Nasionale del Lavoro Roma, Via Bissolati Aseociasione Italiana per il Consiglio dei Comuni di Europa Piazza di Tremi, 86 Romo **, oppure a mezzo assenon trasferibile - intestato a gno circolare "Comuni 'd'Europa*'. - - - - - Autoriuu. del Tribunale di Roma n. 4696 deU'll-6-1955 TIWUUFIU u n u - m - i 9 5 9 Dopo i sigg. Mossè e Munch, rappresentanti delle Sezioni francese e tedesca del Consiglio dei Comuni d'Europa, ha preso l a parola l'avvocato Nicola Buracchio per la Sezione italiana. Egli ha esordito informando il numerosissimo ~ u b b l i c o dei lavori svolti dal Convegno Regionale europeista che s i è interelssato della nuova realtà creata dall e Istituzioni eurapee già esistenti, p e r c h é l e conseguenze economiche e sociali già si fanno s a tire al livello locale ed investono l e responsabilità degli amministratori comunali e provinciali, che vivono a diretto contatto con l e popolazioni, Dopo a v a tracciato un quadro storico del processo di unificawone dell'economia europea, iniziatosi con l'OECE e giunto alle forme associative della Comunità europea del carbone e dell'a~cciaio, del Mercato comune e dell'Euratom, l'oratore si è soffermato ad illustrare le prospettive aperte dal Mercato comune, per il potenziamento economico e per la migliore occupazione della manodopera, attraverso la libera circolazione dei lavoratori ed ha parlato delle difficoltà iniziali che dovranno essere superate. H a quindi sottolineato l e possibilità che si offrono alla Regione abruzzese nel campo della specializzazione agricola, della qualificazione operaia, del turismo e di alcuni investimenti industriali ponendo in rilievo l'inderogabile necessità che si lavori i n u n fecondo spirito di solidarietà regionale. Egli poi si è chiesto se i lavoratori possono essere contrari al Mercato comune che consente la rottura di situazioni secolari di arretratezza nel Mezzogiorno e d i privilegio per molti settori industriali, protetti sinora da barriere doganali, ed è giunto alla conclusione che la propaganda del partito comunista, riaccesasi a Chieti in concomitanza con i lavori del Convegno, non interpreta lo stato d'animo popolare e denunzia chiaramente l'asservimento agli interessi politici ed economici della Russia e del blocco dei paesi comunisti. I1 Convegno, h a proseguito l'oratore, non si è limitata a trattare i problemi connessi con l e istituzioni europee già in atto ma, facendo sue l e aspirazioni generali, si è a lungo occupato del cammino percorso dall'ideale federativo europeo e della funzione che gli eletti locali sono chiamati a svolgere per accelerare la nascita degli Stati Uniti d'Europa. L'idea europea è antica ed è stata esaltata proprio dai propugnatori delle nostre istanze nazionali, che non l'hanno vista in antitesi ma come necessario completamento dell'unità italiana. Da Mazzini, che promocse nel 1834 la costituzione simbolica degli Stati Uniti d'Europa e che a ragione f u considerato il più italiano degli spiriti europei ed il più europeo degli spiriti italiani, a Carlo Cattaneo, che preconizzò 26 dicembre 1359 che non ci sarebbe stata pace senza l a federazione europea, a Garibaldi che nel 1857 a Ginevra fondò i1 giornale e Les Etats Unis d'Europe., il nostro Risorgimento manifesta nei suoi spiriti eletti l'ansia verso la realizzazione della più grande Patria continentale che dopo l e distruzioni e la decadenza dei popoli europei, conseguite alle due guerre mondiali, appare finalmente a tutti come l'unica speranza di pace e di salvezza per i popoli. Pace per le nazioni che compongono il vecchio continente, assicurata con la circolazione delle ricchezze; salvezza politica attraverso il nuovo equilibrio mondiale che la presenza di un terzo blocco è i n grado di realizzare; salvezza economica nella lotta di concorrenza che l e nuove grandi realtà asiati- Enti, soci individuali, simpatizzanti, rinnovate l'abbonamento per il 1960; trovateci molti abbonati. Non bastano i grandi cervelli: l'idea europeo h a bisogno anche d e l l a tenace, modesta o p e r a quotidiana. che presto porranno in essere; infine soluzione dei nostri problemi sociali perché nessuno Stato europeo con le sue sole forze può assicurare al proprio popolo il livello di vita a cui questo legittimamente aspira. L'unione sarà fruttifera di sviluppo scientifico e culturale per l e prospettive ed i mezzi offerti agli ingegni migliori ed i n definitiva segnerà la nascita della grande ed insigne Patria comune, nuovo ed appassionante ideale per gli uo'mini che saranno fermamente decisi a difenderlo e per il quale batteranno i cuori dei giovani = come prima per l e patrie più piccole, non dimenticate ma meglio amate D. L'avv. Buracchio ha concluso. il suo discorso indicando nel Convegno di Chieti, modello per analoghe prossime manifestazioni in altre regioni, uno strumento della lotta che gli Amministratori locali si apprestano a compiere in difesa dell'ideale europeo ed h a detto che la grande assemblea di popolo al quale parlava costituiva il terreno dove la battaglia sarà portata perché il popolo sente veramente il problema europeo e l e sue fresche energie, ravvivate, suscitate ed indirizzate da coloro che ne sono l'espressione più vicina saranno capaci di creare quella grande ed irresistibile forza che dovrà travolgere l e perplessità dei governanti e l e resistenze degli egoismi nazionali e f a r sì che l'Europa finalmente viva per sé e per il mondo. Scanno (L'Aquila) - IL lago. 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