COMITATO CONSULTIVO MISTO
Sede di Cesena
Verbale n. 5 del 19/05/2015
VERBALE COMITATO CONSULTIVO MISTO
Oggi, martedì 19 Maggio 2015, alle ore 15,00, previa convocazione prot. n. 2015/0098369/P del
30/04/2015, si riunisce il Comitato Consultivo Misto di Cesena, presso la sede del Centro Servizi
per il Volontariato di Forlì-Cesena (ASS.I.PRO.V.), di Via Serraglio 18 – Cesena, per trattare i
seguenti temi:
1.
Aggiornamento sul tema del pronto Soccorso di Cesena, in occasione della
settimana nazionale del Pronto Soccorso (16-24 Maggio 2015), a cura del Dott.
Marco Barozzi, Direttore U.O. Medicina d’Urgenza – Pronto Soccorso;
2.
Varie ed eventuali.
§§§§§§
Il Presidente Marongiu apre l’incontro con l’approvazione del verbale della seduta precedente.
Marongiu aggiorna i presenti sul lavoro che sta svolgendo insieme agli altri Presidenti dei CCM
della Romagna, ovvero una ricognizione della situazione dei trasporti sanitari per i pazienti
sottoposti a radioterapia, dialisi e terapia iperbarica. In particolare, la terapia iperbarica si è
dimostrata efficace per molti tipi di patologie, e non solo per quelle in convenzione. In sede di
CCRQ invece tratterà il tema delle Case della Salute e delle loro criticità.
Marongiu chiede chiarimenti alla Dott.ssa Medri sull’indagine regionale “La rilevazione della qualità
percepita nei servizi del Percorso Nascita”, iniziata il 28 Aprile u.s. a Cesena. Medri precisa che si
tratta di un’indagine interamente condotta dall’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale che non
prevedeva il coinvolgimento del CCM. La Dott.ssa Benedetti precisa che viene consegnato un
questionario sul percorso che le pazienti stanno effettuando all’interno del Percorso Nascita.
La parola passa al Dott. Barozzi, che parla della settimana nazionale del Pronto Soccorso, istituita
come tentativo di “fare squadra”, di far conoscere il lavoro del PS ai cittadini che fruiscono della
struttura. Quest’iniziativa viene realizzata insieme a Cittadinazattiva, verrà anche richiesto ai
membri del Tribunale del Malato di entrare in PS a vedere come funziona.
La frase che riassume gli obiettivi di questa settimana e che illustra la filosofia del PS è “Prendersi
cura, oltre che curare”. In Italia abbiamo 884 PS e si calcolano 24 milioni di accessi all’anno,
ovvero 45 persone al minuto in Italia entrano in un PS. Gli accessi al PS di Cesena mostrano un
trend crescente, si prevede di arrivare fino a 60.000 accessi all’anno. Si nota un aumento nella
complessità dei pazienti: spesso sono affetti da più patologie, sono molto anziani oppure soffrono
di riacutizzazione di patologie croniche. In questo quadro non si tratta più di fare una semplice
visita ma bisogna mettere in campo molte competenze e il personale del PS ha dovuto cambiare la
modalità tradizionale del suo lavoro.
Una figura fondamentale per il PS è l’infermiere addetto al triage, ovvero che assegna il codice ai
pazienti in entrata secondo il ben noto sistema. Codice rosso significa paziente in pericolo di vita:
rappresenta il 3% degli accessi al PS e si tratta di pazienti che non si vedono, per lo più trasportati
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dall’ambulanza e trattati in stanze apposite, come la shock room. Codice giallo significa paziente
con minaccia di criticità, rappresenta il 27% degli accessi. È un paziente che non può stare troppo
in attesa ma non è in pericolo di vita. I codici gialli e rossi sommati insieme rappresentano il 30%
degli accessi al PS. I codici verdi sono il 66% e i bianchi il 4%, in totale quindi il 70% dei pazienti
non si presenta in condizioni di gravità e deve aspettare, perché prima vanno gestite altre
situazioni ben più critiche.
Per quanto riguarda i tempi di attesa monitorati nel PS di Cesena (si parla di “mediana” e dell’anno
2014), per i codici rossi il tempo è pari a zero, per i codici gialli di 13 minuti, per i verdi 46 minuti e
per i bianchi 51 minuti. Nella realtà, poi, spesso le attese cambiano rispetto a questa cifra
mediana, perché se mediamente ci sono 151 pazienti al giorno, nei periodi dove c’è epidemia
influenzale si sale fino a 175-200 pazienti al giorno. Ad esempio, i codici gialli sono molto
influenzati dai codici rossi, che di solito sono 4-5 al giorno, ma possono salire fino a 10,
ovviamente rallentando il lavoro perché assorbono molte risorse.
In PS c’è anche il problema dei “colli di bottiglia”, ovvero si aspetta prima, ma anche dopo la visita,
e questo può dipendere da una varietà di motivi: l’attesa per la Radiologia, per gli esami di
laboratorio, per la visita specialistica ma anche problemi nei sistemi informatici. Ci sono anche casi
di pazienti già gestiti dal PS che attendono il ricovero in reparto, ma fortunatamente a Cesena si
verificano molto raramente (fenomeno detto boarding).
Sono anche state messe in atto varie strategie per ridurre i tempi d’attesa. Una è il fast track,
ovvero la possibilità di andare dal triage direttamente alla specialistica che procede anche alle
dimissioni, senza più passare per il PS. Un’altra è l’impiego del personale del 118 in PS: gli
equipaggi dell’automedica dalle 14 alle 18 e dalle 20 alle 24sono a disposizione del PS per
occuparsi dei codici verdi e bianchi. È necessario impiegarli per patologie che hanno percorsi
veloci, perché se arriva una chiamata dal 118 devono uscire immediatamente.
Il principale tra i problemi logistici riguarda lo spazio a disposizione per l’attesa. Da tempo sono
stati chiesti fondi e permessi, finalmente la Rehione ha stanziato i fondi e nel 2016 l’area del PS
cambierà. Al momento i cambiamenti fatti sono stati la creazione della shock room per i codici
rossi e lo spostamento della sala gessi, con l’utilizzo della stanza per consulenze o per malati
particolari da isolare (ad esempio è stata riservata per i sospetti casi di Ebola). In futuro lo spazio
antistante all’attuale guardia medica verrà chiuso ed usato per la gestione delle attese e dei
familiari dei pazienti. Si sta studiando un nuovo sistema che permetterà di assegnare un codice
numerico al triage, e di seguire poi la situazione dei pazienti (identificati col numero) attraverso dei
monitor collocati nelle sale d’aspetto.
Intervengono ora vari componenti del CCM. La Sig.ra Domenichini parla di una sua esperienza
personale al PS: dopo la diagnosi di rottura della rotula, dopo aver curato il dolore, le venne
chiesto di tornare a casa perché Ortopedia era chiusa. Chiede che si pensi a creare dei posti letto
per pazienti che hanno forti dolori e difficoltà a muoversi. Ritiene anche molto importante che al PS
ci sia qualcuno che dia informazioni ai pazienti, anche dei volontari, e pensa sia giusto che ai
codici bianchi venga suggerito di andare dal proprio Medico di Medicina Generale onde evitare
attese molto lunghe.
Barozzi condivide le considerazioni e anche secondo lui è importante la presenza di operatori
sanitari e di steward (assistenti) per orientare ed informare i pazienti in attesa. Questo aiuterebbe a
far fronte ai problemi logistici. In merito ai posti letto, si sta affrontando anche questo tipo di
questioni e in Osservazione Breve i letti raddoppieranno.
Il Dott. Barozzi passa la parola sul tema del dolore a Cristina Fabbri, responsabile infermieristica
del Dipartimento Emergenza. Esiste un protocollo che prevede il trattamento del dolore già nel
momento del triage (anticipazione terapeutica del dolore) e si tiene in conto anche la rivalutazione
del paziente, con l’aiuto dei colleghi del 118 che rivalutano i pazienti in attesa e rilevano i suoi
parametri. Certamente si giudica in maniera positiva la possibilità di inserire al PS degli operatori
volontari, al momento ci sono quelli di AUSER.
I codici bianchi non possono essere rifiutati ma si possono dare loro indicazioni come quella di
andare dal proprio MMG, tuttavia capita che si creino dei contenziosi che sono da dirimere con
l’aiuto dell’URP.
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Anche la presenza dei bambini in PS è un tema importante, si cerca in questo caso di
sensibilizzare i Pediatri di Libera Scelta per evitare le lunghe attese in PS. Di solito i bambini
vengono mandati in Pediatria per essere esaminati, ma anche lì ci sono lunghi tempi di attesa.
Si conferma la presenza di un fast track per Pediatria ed Ortopedia (codici bianchi e verdi):
l’infermiere del triage valuta il caso e decide il percorso che il paziente dovrà fare.
Zozzi parla del Punto di Primo Intervento di Savignano, ora sostituito dal Punto di Prima
Assistenza che, dalle lamentele ricevute, stenta ad andare a regime. Altri componenti gli fanno
notare che il PPA non afferisce al PS ma al Dipartimento di Cure Primarie, e se ne dovrà parlare
col Dott. Biondini.
In merito all’attesa da parte dei bambini interviene la Dott.ssa Brunelli dicendo che anche i genitori
vanno impropriamente al PS quando potrebbero recarsi dal Pediatra. Se il bambino è in condizione
critica va portato al PS e allora è il Pediatra di turno che deve scendere.
Secondo Petrosino bisogna convincere i MMG a non mandare pazienti al PS, e un’altra cosa da
fare è usare lo spazio in più per i pazienti che non possono andare a casa.
La Sig.ra Siroli considera i volontari attualmente presenti al PS non adeguatamente formati e
chiede che in futuro coloro che faranno questo tipo di assistenza vengano preparati meglio. Per il
PS sono negativi gli articoli che ogni tanto compaiono sulla stampa locale. Barozzi concorda e
dice che all’articolo, che non giova a nessuno, preferirebbe un reclamo puntuale a cui poter poi
rispondere.
Modigliani fa presente che, a parità di colore di codice, il bambino ha precedenza – e il disabile?
Barozzi risponde che è anche una questione di sensibilità individuale dell’infermiere e del medico.
Il disabile, al pari dei bambini, dovrebbe poter attendere in una sala a parte e non in mezzo a tutti i
pazienti.
Il Dott. Valdinoci condivide le considerazioni fatte sulla logistica e dice che le Case della Salute
dovranno anche servire a trovare una soluzione ai codici bianchi e alla tematica
dell’appropriatezza nell’accesso. Al momento dell’accesso al PS è fondamentale informare i
pazienti sull’organizzazione del servizio e su come si svolge il processo di cura. In quest’ottica
servirebbero figure come facilitatori e interpreti.
Fabbri interviene dicendo che in PS per i casi più complessi si potrebbe pensare di prevedere un
infermiere case manager come in Terapia Intensiva, e che nelle Case della Salute è previsto
l’infermiere di riferimento, che mette in collegamento l’alta intensità col territorio. Barozzi aggiunge
che non tutti i pazienti in PS hanno bisogno di un medico, e il case manager dovrebbe farsi carico
appunto del “prendersi cura”, prendere in affido. Il paziente ha bisogno di un’opportunità più che di
un codice, e la Casa della Salute dovrebbe offrire qualcosa di alternativo.
Marongiu conclude riassumendo alcune criticità che gli sono state segnalate:
• ai pazienti non viene sempre consegnato l’opuscolo sul funzionamento del PS;
• il personale del PS dovrebbe maggiormente implementare le competenze comunicative e
relazionali in relazione al ruolo di interfaccia con l’utente che ricoprono;
• i pazienti richiedono maggiori attenzione durante l’attesa in sala d’aspetto e il sistema di
monitoraggio andrebbe implementato;
• eventuali tensioni nei rapporti tra gli operatori di PS devono essere trattati nelle sedi
opportune al fine di evitare influenze negative sulla percezione degli utenti.
Il Presidente dichiara chiusa la seduta alle ore 17,30.
Il Presidente
Il Verbalizzante
Laura Fantinelli
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