Nr.02/2009 Periodico trimestrale Vierteljährliche Zeitschrift InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Sommario/Inhaltsverzeichnis Il Trentennale. Riflessioni di Don Giancarlo Bertagnolli Grussworte des neuen Präsidenten Saluto del nuovo presidente Jugendliche und Substanzkonsum Ergebnisse der Forschung La Cattiva reputazione Hommage a Fabrizio de Andrè Inserto per i soci-Beilage für die Vereinsmitglieder Comunità alloggio Piccola Casa 3 6 6 7 9 10 11 Intervista con la cordinatrice Gabriella Guizzardi Progetto Excelsior 13 Intervista con il cordinatore Massimo Antonino Social Network: (forti) reti sociali o deboli ragnatele/fili? Indagine Alcol Wie wird über soziale Themen berichtet? L’evoluzione del progetto Isidor Due nuove rubriche: Cosa ne pensiamo Cosa bolle in pentola Un’ascensione per la Pentecoste Conclusione della prima “visitazione” dei servizi Zu Besuch bei unseren Diensten Chiusura bilancio 2008 17 18 20 22 25 25 27 28 28 29 30 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Il Trentennale catori, una maturazione giacché chi si fa dono ed accoglie, riceve sempre in Riflessioni di Don Giancarlo esperienza, affina la sua professionaBertagnolli lità, rafforza la sua speranza, giudiCari lettori e amici, l’anno di celebra- ca le persone e le situazioni con più zione del trentennale dell’Associazione obiettività e maturità, coglie, specie per chi ha il dono della Fede, un Gesù La Strada Der Weg volge al termine. Abbiamo iniziato con una grande fe- che chiede di essere accolto, rispettato sta di quartiere il 14 giugno 2008 nel ed amato nel volto delle persone che piazzale accanto alla Chiesa della Visi- sono state e sono con noi. tazione, concluderemo con la grande E’ questo il farsi faticoso del Regno di manifestazione “Playground 2009” in Dio ogni giorno nel nostro servizio! Per Piazza Tribunale, all’interno della quale questo suo crescere e condividere è libereremo nell’aria decine di palloncini bella questa nostra Associazione “La contenenti messaggi beneauguranti, Strada – Der Weg” accolta sul territodi pace e di solidarietà, scritti dai nostri rio, stimata e cercata! utenti, ma anche dagli operatori, dai Solo un piccolo esempio eloquente del suo essersi radicata nella Parola di Dio, soci e dai volontari. che ci stimola e ci illumina: tempo fa, ho incontrato il padre spirituale del Seminario Maggiore di Bressanone, Florian Pitschl. Siamo amici! Abbiamo parlato a lungo del mondo giovanile e della sua delicata missione fra i seminaristi. Prima Don Giancarlo con Don Ciotti, amico storico di partire gli ho dato dell’Associazione La Strada Der Weg l’opuscolo dove è descritta la visione ispiratrice dell’Asso 14 giugno 1978 ciazione e la carta dei valori, opuscolo 14 giugno 2008 che do anche a tutti i nuovi assunti. Mi 30 anni di promozione, di sostegno ha chiamato per dirmi, che tale visione educativo, di cammino di vita con e della Strada ha stupito ed edificato i per molti ragazzi – giovani – adulti, suoi studenti di teologia. dentro il motto amare, sapersi amati e - 30 anni, traguardo che a tutti capaci di amare. noi parla di stupore e gratitudine, di Sono stati per tutti, volontari ed edufatica e sofferenza, di tenacia e fidu InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos cia; frutto di menti, di cuori, di ideali, di incontri, di fallimenti condivisi e sofferti, di lavoro sodo e fedele dei suoi soci, volontari, operatori, claustrali, obiettori di coscienza, ragazze dell’Anno di volontariato sociale, benefattori, sostenuti da molto Spirito Santo con i Suoi doni di sapienza e fortezza. Ma non fissiamoci e fermiamoci solo su questi 30 anni (pur grande dono), guardiamo e facciamo storia tentando altri lidi, altre tappe, cerchiamo cioè di leggere i continui mutamenti del territorio e dei suoi bisogni condividendo le nostre analisi con i rappresentanti istituzionali e le reti tematiche di cui facciamo parte. Solo così, collaborando, convincendo e lasciandoci convincere riusciremo a rinnovarci e a rimanere punto di riferimento importante per il nostro territorio. Al di là di quest’analisi generale permettetemi di dare uno sguardo personale a questi ultimi trent’anni, Sei Tabor hanno segnato e ravvivato la mia missione sacerdotale alla “Strada – Der Weg” in questi 30 anni: - prima di tutto quei circa 600 giovani tossicodipendenti, ospiti nell’arco di vent’anni nella Comunità di Josefsberg; in loro ho servito davvero quei “piccoli” che Gesù ha prediletto! Significative e vive le Eucaristie con loro nella cappellina di Josefsberg, ed il loro ascolto fatto di fiducia e pazienza. - Un secondo tabor : 532 bambini e giovani accolti e sostenuti nelle comunità per minori,dagli inizi ad oggi, accompagnati con amore e professionalità per tratti brevi o lunghi della loro vita; dotati di quegli strumenti di autonomia indispensabili per spiccare il volo e andare avanti con le proprie forze. - Un terzo Tabor: 98 giovani che hanno scelto di donare gratuitamente un anno di volontariato, servendo al mattino nelle Case di riposo e nel pomeriggio nei Servizi dell’Associazione “La Strada”. Belle creature, davvero! InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Quale ricchezza ed esempio mi hanno donato insieme a tutti i molti volontari dell’Associazione. - Un quarto Tabor: i 147 obiettori di coscienza, testimoni di pace e di forte speranza. Con questi giovani tu scopri davvero come Gesù cammina con te da vero amico fedele, Lui, il Principe della pace. - Un quinto tabor: le migliaia di ragazzi venuti in contatto con noi nei nostri centri giovani o grazie alle iniziative sul territorio dei centri stessi. Giovani che con il sostegno degli animatori vivono positivamente parte del loro tempo libero e diventano protagonisti e fautori della loro Cultura, la cultura giovanile ovvero il tentativo di comunicare agli adulti i propri modi di pensare e di vivere. - Un sesto tabor: il più recente, le giovani donne che da alcuni anni, assieme ad altri partner tentiamo di liberare dalla schiavitù della tratta e della prostituzione. Un problema di vastissime proporzioni che spesso ci lascia un senso di impotenza. Ma non dimentichiamo le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe…” ad accostarsi e curare le innumerevoli piaghe della nostra società. Questa dovrebbe essere la missione e l’impegno consapevole del nostro vivere ogni giorno, per divenire quei “beati” indicati da Gesù nel giudizio finale. Ti ringrazio Padre Santo, anche per i miei 50 anni di sacerdozio! Grazie perché li ho potuti donare in mezzo ai “tuoi” cari giovani! Sono stati e sono essi che mi hanno, ogni giorno, rinnovato e rilanciato come testimone di speranza, di gioia e di pace. Accompagnami ancora Padre Santo, con il dono del Tuo spirito di sapienza, di coraggio e di fortezza. Grazie di cuore. Cari amici un saluto cordiale con l’augurio vivo di un estate che vi faccia rinascere. Don Giancarlo Mediante queste 6 tappe–dono il Signore mi ha arricchito, ha motivato rinnovandolo quotidianamente, il mio sacerdozio. Su questi sei Tabor ho potuto vedere e riflettere sulla grande povertà e fragilità dell’umanità e la necessità della presenza di molti Samaritani pronti InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Grussworte des neuen Präsidenten Liebe Freunde und Mitarbeiter, Obwohl ich zu den Gründungsmitgliedern des Vereins gehöre und mehrere Jahre lang Mitglied des Verwaltungsrates war, hatte ich in den letzten zehn Jahren aus beruflichen Gründen nicht die Möglichkeit, aktiv an dem Vereinsleben teilzunehmen. Die Situation hat sich nun verändert, denn seit 1. März 2009 bin ich in Pension gegangen und der neue Verwaltungsrat hat mich mit der Ernennung zum Präsidenten geehrt. Ich habe einen grundlegend veränderten Verein vorgefunden, z.B. die vielen neuen Gesichter und die Strukturierung der Dienste. Ich habe eine lange Liste von Problemen und Erwartungen bekommen, die auf wirksame Lösungen und Antworten warten, gerade in dem Moment, in dem die Politik und die Institutionen sich mit einer schwierigen Krise auseinandersetzen müssen. Glücklicherweise, trotz der ernsten Situation, erblicke ich eine Reihe von positiven Aspekten und einmaligen Gelegenheiten. Wir haben einen “guten Namen“, Don Giancarlo ist ein Symbol und zugleich eine Garantie, unsere Mitarbeiter sind sehr professionell und motiviert, der neue Verwaltungsrat besteht aus höchst kompetenten Menschen, die zum Teil im Zeichen der Kontinuität bestätigt worden sind. All das ermöglicht uns, rapid jene Antworten zu finden, die wir unseren externen Partnern, unseren Mitarbeitern, aber vor allem den „Letzten“ schuldig sind. Mit der Hilfe aller, für die ich im voraus danke, und besonders durch die Unterstützung des Herrn werden wir noch auf diesem unseren „Weg“ vorankommen können. Paolo Spolaore Saluto del nuovo Presidente Cari amici e collaboratori, pur essendo fra i soci fondatori ed avendo operato per qualche lustro nel Consiglio di Amministrazione, nell’ultimo decennio i miei impegni professionali mi hanno tenuto occupato su altri fronti. Un anno fa, in occasione dei festeggia- InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos menti per il 30° anniversario dell’Associazione ebbi a informare don Giancarlo della mia intenzione di andare in pensione col 1° marzo di quest’anno. Il Consiglio di Amministrazione mi ha voluto onorare con questa nomina ed io, memore del disprezzo di Dante per Celestino V° “che fece per viltà lo gran rifiuto” ho accettato questo fardello. Ho trovato l’Associazione profondamente cambiata: ad esempio nei molti volti nuovi e nella strutturazione dei servizi. Ho ricevuto una lunga lista di problemi ed aspettative cui dare una risposta efficace in un momento in cui il mondo politico ed istituzionale è chiamato a fare i conti (proprio così!) con una crisi senza precedenti. Ci sarebbe di che tremare se non scorgessi in questa situazione, pur seria, una serie di lati positivi ed uniche opportunità. Abbiamo un “buon nome”, don Giancarlo è un simbolo ed una garanzia, gli operatori sono capaci e motivati, il nuovo Consiglio di Amministrazione è costituito da persone estremamente competenti ed in parte riconfermate nel segno della continuità, e questo ci permette di inserirci rapidamente per dare quelle risposte di cui i nostri partner esterni, i nostri operatori, ma soprattutto gli “ultimi” sul territorio ci sono creditori. Con l’aiuto di tutti, per cui ringrazio in anticipo, ma soprattutto col sostegno del Signore avanzeremo ancora su questa Strada. Paolo Spolaore Jugendliche und Substanzkonsum Ergebnisse der Forschung Die Untersuchung wurde im Zeitraum zwischen 2007 und 2008 von Mitarbeitern des Vereins „La Strada-Der Weg“ durchgeführt und hat folgende Dienste südtirolweit involviert: Sozialdienste, Jugendsozialdienst (USSM), Jugendgericht, Psychologische Dienste, Psychiatrien, Kinder- und Jugendpsychiatrie, Zentren für Psychische Gesundheit und die Dienste für Abhängigkeitserkrankungen. Untersuchte Fragestellungen waren: • Wie viele Jugendliche treten mit den unterschiedlichsten Anliegen mit den oben erwähnten Diensten Südtirols in Kontakt und wie häufig spielt das Thema „Substanzkon-sum/ missbrauch“ in den Gesprächen eine Rolle? • Welche Lösungen werden diesbezüglich angewandt (dort wo Behandlung erwünscht/notwendig ist) und wie häufig können keine adäquaten Lösungen gefunden werden? • Über welche Schwierigkeiten in der Umsetzung dieser Lösungen berichten die Dienste, bzw. welche Angebote fehlen diesbezüglich in Südtirol? „Quantitative Ergebnisse“: Die Untersuchung gliedert sich in einen quantitativen und einen qualitativen Teil und wurde mittels Fragebögen und anschließenden Interviews durchgeführt. Von 41 angeschriebenen InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Diensten, haben 11 davon ihre Mitarbeit aus verschiedenen Gründen ausgeschlossen, 9 verfügen nach eigenen Angaben über keine solchen Fälle und 21 Dienste haben uns Daten geliefert. Die Dienste schätzen, pro Jahr ca. 1500 Jugendliche in den Alterskategorien 13-25 J. zu sehen, was etwa 4500 in 3 Jahren entspräche. Davon sei in etwas mehr als 600 Fällen das Thema „psychoaktive Substanzen“ eines der Behandlungsthemen gewesen; in knapp 500 dieser Fälle ist der Konsum vom jeweiligen Mitarbeiter/In als „problematisch“ eingestuft worden. Die Anzahl der jugendlichen Konsumenten scheint in den Jahren 2005 bis 2007 annähernd gleich geblieben zu sein, wobei ca. ein Drittel davon minderjährig ist. Die Geschlechtsverteilung entspricht den europäischen Standards, also ca. 4:1. Etwa 80% der Dienste geben an, dass Alkohol die größte Rolle bei dieser Klientel innerhalb ihres Dienstes spielt; 20 % nennen Cannabis an erster Stelle. Als häufigste 2.wichtigste Substanz wird Cannabis in über 60% der Fälle genannt. Diese Klientel taucht am häufigsten in den D.f.A.’s, den Sozialdiensten und Jugendsozialdiensten (USSM) auf. „Qualitative Ergebnisse“: Im Anschluss an die Auswertung der quantitativen Daten wurden Mitarbeiter/Innen folgender Dienste um vertiefende Interviews gebeten und durchgeführt: Die vier Dienste für Abhängigkeitserkrankungen, die Psychiatrie Brixen, die Sozialsprengel Innichen, Eggental, Leifers, Meran, Mittelvinschgau und zwei in Bozen, sowie Kinder- und Jugendpsychiatrie und der Jugendsozialdienst (USSM). Ziel war es, anhand einiger Fallbeispiele genauer zu erfragen, welche Lösungen mit welchem Erfolg angewandt worden waren. Herausgekommen ist dabei, dass die untersuchte „Klientel“ offensichtlich sehr heterogen ist, ebenso wie die unterschiedlichen territorialen Gegebenheiten und Möglichkeiten, so dass wir unterschiedliche Rückmeldungen, Vorschläge und Anfragen bezüglich des Umgangs mit dieser „Klientel“ erhalten haben. Eine detaillierte Übersicht bezüglich dieser Ergebnisse ist dem Untersuchungsbericht, bzw. den Auszügen der einzelnen Interviews zu entnehmen. Willy Mairösl Bereich Abhängigkeiten InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos La Cattiva reputazione Hommage a Fabrizio De Andrè Sta per concludersi la serie di concerti dedicati a Fabrizio de Andrè, organizzati dal Centro Giovani Charlie Brown dell’Associazione “La Strada Der Weg”. Nel 2009 ricorre infatti il decennale dalla scomparsa del grande cantautore genovese che ha scritto pagine indelebili della musica italiana. Dopo il primo riuscito appuntamento dello scorso 20 marzo, sono seguiti altri due concerti il 24 aprile, e il 15 maggio. La risposta del pubblico è stata finora puntuale e numerosa, molti non hanno voluto privarsi di una serata di musica di qualità, ricordando una delle grandi anime poetiche del nostro tempo, un cantautore capace di raggiungere i livelli più alti nella scrittura delle canzoni in Italia: la maggiore varietà e ricchezza poetica, la maggior raffinatezza nei risultati musicali, la maggior abilità nel fondere in modo inscindibile questi due aspetti - la parola e la musica. Finissimo intellettuale ha lasciato un insegnamento contro l’elitarismo e lo snobismo, avendo invece la comunicazione come battito pulsante della propria arte. De André comunicava vita attraverso le canzoni, e questa dote più unica che rara è ciò che lo fa passare alla storia. L’ultimo concerto è previsto per venerdì 19 giugno con inizio alle 21.00 ed ingresso libero presso il Centro Giovani Charlie Brown in Via Cagliari 22/b a Bolzano. Si esibirà Il gruppo bolzanino dei Nachtcafè ripercorrendo la carriera di De Andrè a partire dai primi anni per arrivare alle produzioni più recenti. Il gruppo Nachtcafè (www.nachtcafe.it) si esibirà in formazione ridotta: con Gabriele Muscolino (voce e chitarra), Marco Stagni (contrabbasso) e Pietro Berlanda (flauto traverso). Ci si avvarrà della voce di Francesca Maffei, docente di lettere, alle letture dei testi. L’iniziativa è sostenuta dall’Ufficio Servizio Giovani della Provincia Autonoma di Bolzano e dall’Ufficio Famiglia Donna e Gioventù del Comune Centro Studi Ass. La Strada -Der Weg InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Inserto per i soci Beilage für die Vereinsmitglieder Un punto nevralgico della nostra associazione è rappresentato dal tema dell’ informazione e della comunicazione interna.I soci, al contrario di volontari e dipendenti, sono forse i soggetti più deboli sotto questo punto di vista perchè hanno poche occasioni di incontro, durante le quali sono spesso chiamati a confrontarsi con decisioni importanti in merito alle scelte strategiche dell’Associazione. Abbiamo pensato di facilitare la comprensione delle problematiche dei servizi pubblicando interviste di approfondimento ai vari responsabili e coordinatori ai quali abbiamo chiesto di mettere in luce sia i punti di forza che i nodi problematici del loro lavoro. Ciò dovrebbe contribuire ad aumentare la consapevolezza di quali siano le difficoltà che gli operatori affrontano quotidianamente al fine di aumentare il livello di informazione ed avvicinare i soci alla vita associativa. Auspichiamo l’invio di contributi e riflessioni da parte dei soci al fine di arricchire il confronto interno. Die korrekte Weitergabe von Informationen und Kommunikationen im Verein ist oft problematisch. Insofern sind die Mitglieder, im Vergleich zu Berufstätigen und Ehrenamtlichen ziemlich benachteiligt, denn sie haben weniger Gelegenheit sich zu treffen, obwohl sie gemäß ihrer Rolle wichtige Entscheidungen über strategische Fragen treffen müssen. Um das Verständnis der Problematik der verschiedenen Dienste zu erleichtern, publizieren wir Interviews mit den Verantwortlichen und den Koordinatoren, die uns ihre Meinungen über Schwierigkeiten und Stärken ihrer Arbeit dargelegt haben. Das sollte dazu beitragen, dass alle sich der Probleme bewusster werden, mit denen sich die Dienste täglich auseinandersetzen. Auf diese Weise wird auch den Mitgliedern die Gelegenheit gegeben, mit den wichtigeren Aspekten des Vereinslebens vertrauter zu werden. Beiträge von Seiten der Vereinsmitglieder sind erwünscht 10 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Comunità alloggio Piccola Casa Intervista alla coordinatrice Gabriella Guizzardi La Comunità Piccola Casa è diventata da luglio 2008 una struttura residenziale di tipo socio-pedagogico integrata. Ospita quindi, insieme a 6 ragazzi con difficoltà di carattere socio-pedagogico, 2 ragazzi seguiti dalla Neuropsichiatria Infantile, che per le loro caratteristiche possono ancora essere inseriti in una struttura socio-pedagogica. Il primo inserimento è avvenuto a metà di gennaio 2009, perché sono situazioni così complesse che l’iter di ammissione può risultare molto più lungo. In questi casi l’inserimento è concordato sia con il Servizio Sociale territorialmente competente che con l’ Azienda Sanitaria Per quanto riguarda gli altri ospiti della casa, i ragazzi presentano problematiche diverse; anche le motivazioni dell’inserimento sono diverse: c’è chi ha chiesto di essere accolto, perché la situazione familiare era gravemente compromessa e conflittuale e chi, invece, viene inserito a seguito di un decreto di allontanamento del Tribunale dei Minori dal contesto familiare. In questi casi il servizio inviante è il Servizio Sociale territorialmente competente. Ogni ragazzo ha un suo personale progetto di vita e di crescita in comunità. La permanenza in comunità è prevista fino ai 18 anni, ma tale termine è pro- lungabile fino ai 21 nei casi in cui il progetto educativo preveda una prosecuzione: per portare a termine un progetto formativo, di ricerca lavoro, o di verifica della capacità di tenuta. I ragazzi che raggiungono la maggiore età, hanno la possibilità di passare negli alloggi di Alta Autonomia. L’aspetto più bello e allo stesso tempo tema di fondo del servizio in comunità è contribuire a facilitare la crescita, l’evoluzione e il cambiamento nei ragazzi. Sicuramente bisogna avere moltissima pazienza perché i risultati non si vedono nell’immediato. Incontrare alcuni ragazzi a distanza di anni è comunque un’emozione che spesso da senso al nostro lavoro; vedere che sono diventanti uomini adulti, che hanno conservato un bel ricordo della comunità, dà in parte la misura dell’importanza del lavoro che facciamo. Offriamo ai ragazzi un tratto di vita diverso da quello che hanno vissuto fino al momento dell’entrata in comunità e il nostro desiderio è cercare di donare loro un esperienza di vita alternativa, che possa servire da “pietra di paragone” (si può vivere in modi diversi) Come persone e come operatori non finiamo mai di crescere e di imparare; questo lavoro è sicuramente una grande sfida. È un lavoro che costringe ad elaborare tanto di se stessi, per avere un confronto sereno con i ragazzi. A tale proposito un grande aiuto è la presenza della supervisone, che ci aiuta a tenere sempre presente il nostro stato interiore, perché non si lavora in comunità solo con la testa, ma anche 11 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos con il cuore e con l’anima: questo lavoro può anche far soffrire e l’aiuto dei colleghi in questi casi è importante. Un punto di forza della nostra èquipe è quello di essere un piccolo gruppo stabile di persone che lavorano da tanti anni insieme e che garantiscono una continuità anche nella linea educativa. Ci sono stati casi di ragazzi che a distanza di anni si sono presentati per chiedere un aiuto perché avevano saputo che gli operatori che li seguivano quando erano più piccoli c’erano ancora. Tra le difficoltà che riscontriamo, da un po’ di tempo, c’è quella di dover operare sempre più in economia e questo è un messaggio difficile da far passare anche ai ragazzi, che si trovano a vivere in una società che ti chiede di essere ricco e vincente e basa la misura del successo sull’apparenza. Una grande illusione contro la quale cozza chi entra in questo mondo, è il fatto di pensare a dei ragazzi che ci sono grati perché gli accogliamo e gli diamo qualcosa; in realtà i nostri ragazzi sono molto arrabbiati con noi, perché quello che vorrebbero è una famiglia normale con una vita normale, essere normali e non vivere in una comunità! È questo il loro desiderio di fondo. La maggior parte dei ragaz12 zi che vivono in comunità non hanno chiesto aiuto, è stato qualcun altro che ha deciso che aveva bisogno d’aiuto! C’è una grande differenza nel lavorare con un bambino o con un adolescente, perché gli adolescenti hanno già sedimentato numerose esperienze di vita e la loro fiducia negli adulti è compromessa. Questo si vede molto nel gruppo, perché a parità d’età seguire un ragazzo che è arrivato da bambino, che ha potuto crescere insieme a noi e ha imparato a conoscerci, a misurarsi e a fidarsi, porta a maggiori risultati rispetto ad un ragazzo entrato in comunità da adolescente che è sempre in difesa e non riesce ad avere fiducia. La tendenza oggi, per vari motivi, è di fare entrare i ragazzi in comunità già adolescenti, quando manifestano, in modo più disturbante, gli effetti del disagio vissuto e questo accentua le difficoltà di inserimento e il conflitto con l’adulto. Un altro tema che si è evidenziato negli ultimi anni è la sempre maggior diffusione dell’uso di sostanze tra i giovani di tutte le fasce sociali, per cui sentiamo molto forte la necessità di un servizio che metta in campo l’esperienza lavorativa e di formazione che contraddistingue i due settori dell’associazio- InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos ne, per poter lavorare insieme. Un altro aspetto preoccupante è la sempre maggior difficoltà a trovare dei posti di lavoro, per quei ragazzi che non vogliono o non riescono a proseguire con gli studi: è sempre più difficile trovare un contesto che permetta ai nostri ragazzi di provarsi e trovare una prospettiva per il futuro. Soprattutto per quei ragazzi che non hanno un contesto familiare a cui tornare ed appoggiarsi (come può essere per i nostri figli) e che devono contare solo sulle proprie forze, per trovare casa e lavoro, c’è un vuoto che deve essere colmato. La sfida è difficile ma noi continuiamo a crederci e andiamo avanti! Progetto Excelsior Intervista al coordinatore Massimo Antonino Puoi presentare il progetto Excelsior? Excelsior è una squadra di calcio fondata nella primavera del 2001 dagli operatori e dai ragazzi del Centro Giovani Charlie Brown dell’Associazione “La Strada Der Weg”. L’idea era venuta dai ragazzi stessi perché, come gruppo di amici, volevano misurarsi assieme in campo con degli avversari veri in un campionato vero. Emergevano due bisogni impor- tanti: quello di appartenenza e quello di differenziazione, cioè il misurarsi e il confrontarsi con l’altro. Due bisogni basilari per lo sviluppo dell’identità dei giovani, che avevano trovato un veicolo importante nello sport. La richiesta era dunque troppo importante per non essere presa sul serio, e così il centro giovani in primis e di conseguenza l’Associazione hanno aderito al progetto Excelsior. La squadra è stata creata e iscritta al campionato provinciale di terza categoria. Tempo fa un collega esperto paragonava il lavoro degli educatori nei centri a quello di un bravo cuoco che sa amalgamare al meglio gli ingredienti per cucinare una buona torta. Non potevamo creare una squadra come tutte le altre, altrimenti non avremmo proposto niente di nuovo ai ragazzi, anzi avremmo rischiato di creare addirittura dei modelli negativi, troppo sbilanciati sulla sete di successo e sulla esigenza di apparire. Così abbiamo aggiunto due piccoli ingredienti, due spezie speciali che hanno regalato al nostro piatto un profu- mo unico e inconfondibile. 1. Alla squadra possono accedere tutti quei giovani che desiderano sperimentarsi nel calcio agonistico, a prescindere dalle loro qualità tecni13 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos che. In poche parole non è necessario saper giocare a calcio per far parte di Excelsior, ma basta il desiderio di “esserci” 2. Tutti, bravi e meno bravi, hanno lo status di titolari, ciò significa che non esiste il ruolo di panchinaro e che tutti giocano in egual misura in un turn over programmato dall’allenatore che crea le formazioni tenendo conto della somma dei minuti giocati da ognuno. In fondo abbiamo trasferito un po’ della filosofia del centro giovani alla squadra di calcio: anche al centro i ragazzi possono entrare liberamente, senza bisogno di sostenere un esame e tutti vengono trattati allo stesso modo, senza preferenze e discriminazioni, a patto che ci si attenga a poche e chiare regole di convivenza e rispetto reciproco. Quali sono i temi di fondo? Cerchiamo di proporre un modo alternativo di vivere lo sport. Lo sport in quanto anche gioco, deve essere innanzitutto motivo di divertimento. E per divertirsi bisogna esserci, non ci si diverte stando seduti perennemente in panchina. Interessante è anche il concetto di agonismo: agonismo non significa “sconfiggere” l’avversario, ma cercare con tutte le proprie forze di superare i 14 propri limiti mettendosi al servizio della squadra. Tempo fa una grande psicologa dello sport mi ha spiegato un concetto illuminante. Qualsiasi atleta, qualsiasi squadra anche di altissimo livello, sbaglia se considera la vittoria un obiettivo primario. La vittoria non deve essere un obiettivo, semmai la conseguenza di un comportamento corretto che consiste nell’aver dato il massimo delle proprie capacità e di averlo fatto meglio dell’avversario. Sembra una sottolineatura di poco conto, in realtà è un concetto basilare: vincere a tutti i costi, può essere anche “pericoloso”, si può arrivare a far male all’altro pur di vincere. Invece dare il meglio di sé è una sfida che si gioca con il proprio io, che lascia più spazio al rapporto sportivo con l’avversario. Ho fatto del mio meglio e se ho perso vuol dire che l’altro è stato più bravo di me e non c’è niente di male a riconoscerlo. Strettamente legato a questo concetto, vi è quello del fair play in campo. Fair play significa giocare in modo corretto rispettando regole e persone. Non è una cosa per niente scontata, nel senso che non basta proclamarla alla cena di società, ma va insegnata e vissuta assieme ai ragazzi. Deve diventare uno stile, un’ “aria” che tutti respirano..….. Tutto il resto è solo ipocrisia. InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Cosa vi fa andare avanti? Spesso mi pongo anch’io questa domanda. Mi chiedo come possano i ragazzi stare bene in una squadra che da quando esiste, cioè da ben otto anni, non ha mai vinto una partita ufficiale. Alla loro età si ha voglia e bisogno di dimostrare quanto si vale e noi sicuramente non offriamo loro questo tipo di palcoscenico. Ne offriamo però un altro, ben più importante, il palcoscenico su cui ognuno si sente valorizzato per quello che è e che può dare. Ci fa andare avanti la sensazione di aver costruito anche e soprattutto con l’aiuto dei ragazzi e di volontari una realtà più unica che rara dove si vive veramente uno sport per tutti e dove le persone valgono per quello che sono senza l’obbligo di dover dimostrare niente se non la voglia di impegnarsi per sé e per gli altri. Punti di forza del progetto Il punto di forza maggiore consiste nel riuscire a creare di anno in anno un gruppo coeso, allegro e solidale al proprio interno. Un gruppo che può permettere ai suoi membri di fare delle esperienze di vita e di crescita personale importanti. Sembra banale, ma imparare ad accettare di giocare a fianco di una persona molto più scarsa di te o addirittura di doverle cedere il posto in campo è più efficace di mille discorsi teorici su altruismo e solidarietà. C’è una filosofia della squadra ben chiara e c’è un modo coerente di metterla in pratica, quello che io chiamo lo stile Excelsior e i ragazzi lo apprez- zano. Altro punto di forza: in questi anni abbiamo promosso la cultura dello sport sano e dei valori ad esso correllati mediante convegni, tavole rotonde, dibattiti con personaggi di alto livello etico e professionale coinvolgendo centinaia di studenti e cittadini interessati. In otto anni di attività abbiamo avuto ca 80 tesserati che in media hanno passato con noi complessivamente 2400 ore. Excelsior ha seguito i tempi anche sul piano dell’integrazione aprendosi a culture ed etnie diverse, attualmente oltre ai tesserati autoctoni, abbiamo rappresentatnti delle culture sinta, irachena, curda, cinese, bengalese e pachistana. Punti di difficoltà Un punto di difficoltà sono io. Sono il coordinatore del progetto Excelsior ma le mie funzioni all’interno del centro studi non mi permettono di seguirlo adeguatamente. Perciò manca il tempo per fare una adeguata campagna di promozione e di ricerca sponsor, indispensabili per la sopravvivenza di Excelsior in quanto il contributo pubblico è inconsistente. È comunque anche difficile trovare altri adulti che condividano le linee guida e che a titolo di volontariato aiutino nella gestione della squadra. Pensiamo a come sia delicato in un contesto come il nostro, il ruolo dell’allenatore. Non ci serve l’allenatore più bravo del mondo se a livello educativo non sa trasmettere i valori e i contenuti di cui parlavamo prima. Anzi l’allenatore sbagliato, 15 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos in poco tempo potrebbe distruggere tutto quello che abbiamo costruito in otto anni. Finora ci è andata bene perché negli ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di avvalerci di un allenatore che oltre ad essere un volontario, è stato soprattutto un educatore per i ragazzi. Non possiamo però più pretendere che lavori solo a titolo di volontariato, lo trovo poco corretto: il monte ore(ca. 250 h a stagione) e il carico di responsabilità andrebbero almeno in parte retribuiti, ma con quali soldi? Quali sviluppi per il futuro? Il futuro è un po’ incerto perché da anni Excelsior grava negativamente sul bilancio dell’Associazione in quanto i conti sono perennemente in rosso. Tutti dicono che Excelsior non deve morire però mi sembra che manchino le energie per una ristrutturazione interna del progetto. Nonostante abbia dato un ritorno di immagine notevole all’Associazione(siamo stati su testate nazionali come la Gazzetta dello Sport, Italia 1, RadioRAi 2, sulle tv locali e spesso veniamo nominati sulla stampa locale), Excelsior è ancora troppo la simpatica squadretta dell’associazione e fatica ad essere considerata un vero progetto educativo. Forse non ci rendiamo conto che per la sua peculiarità 16 Excelsior è probabilmente una realtà unica a livello nazionale e ce l’abbiamo noi, non altri…..Peccato non riuscire a “venderla” meglio. Purtroppo l’Associazione al momento deve fare i conti con altre priorità e non so se Excelsior abbia una buona posizione in “graduatoria”. Finchè sarà possibile Excelsior continuerà la propria attività sportiva e culturale. Se chiudo gli occhi e sogno mi immagino una polisportiva in cui la filosofia Excelsior viene allargata anche ad altre discipline e in cui si lavora molto sul settore giovanile e di conseguenza sulle famiglie. Sogno una nuova casella nell’organigramma dell’Associazione a fianco delle aree “bambini e giovani”, “dipendenze”, “donna” e “cultura e territorio” con il titolo “Area sport e educazione”. Sogno di poter re-iscrivere la squadra al prossimo campionato. InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Social Network: (forti) reti sociali o deboli ragnatele/fili? Se fosse una nazione, sarebbe il quinto paese al mondo per numero di abitanti. Più grande di Brasile, Giappone o Russia! Stiamo parlando di Facebook, il popolare social network con già 200 milioni di persone, a soli 5 anni dalla sua nascita. Il nome del sito si riferisce agli annuari (in inglese “facebook”), raccolta di foto degli studenti, pubblicati usualmente dai college statunitensi all’inizio dell’anno accademico per favorire la conoscenza tra le persone del campus. In pratica Facebook rappresenta una specie di piazza virtuale dove gruppi di amici s’incontrano e possono scambiarsi, un po’ come si fa normalmente negli incontri reali: opinioni, informazioni, umori e stati d’animo. E se dicendo social network noi generalmente pensiamo a Facebook, o tutt’al più a MySpace, la stessa associazione non è così immediata per i giovanissimi tra i 14 e i 24 anni: per molti di loro, infatti, social network significa Netlog. Quest’ultimo, con 3 milioni di utenti solo in Italia, offre la possibilità di creare un proprio profilo con guest- book , blog , amici, foto e video e permette agli utenti di dare libero sfogo alla propria creatività, inventando una nuova grafica per la propria pagina. Il giovane utente usa un nickname e non il nome vero, sebbene questo possa comunque essere visibile. Ma che cosa spinge gli utenti, di età svariate, a iscriversi a Facebook, Twitter, Netlog o StudiVZ? È solo un modo per tenersi in contatto con persone vicine e lontane? E poi perché rendere accessibile la propria vita privata, illustrata da foto, video e commenti di ogni tipo? Forse un modo per mettersi in mostra ed acquisire visibilità? Il sociologo Cameron Marlow ha divulgato i dati sulla socializzazione degli utenti registrati su Facebook, secondo i quali il numero medio di amici per utente è 120. Ma anche quando l’utente raggiunge una lista di 500 amici, esiste un ragguardevole scarto tra questo numero e l’effettiva socializzazione: un uomo invia commenti a 17 amici e si intrattiene in chat o scambia e-mail con 10 di loro; la donna è mediamente un po’ più socievole ed invia commenti a 26 amici e chatta o scambia messaggi di posta elettronica con 16 contatti su Facebook. Il restante degli amici sono persone che non si vedono da tanto tempo, con le quali non si ha per scelta 17 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos una relazione intensa. La vita convulsa dei nostri tempi ha lasciato sempre meno spazio a quell’interazione umana, che fino ad un paio di generazioni passate si svolgeva sulle piazze d’Italia e nei bar. Internet è arrivata come una “benedizione”. Permette sì di tenersi in contatto con persone lontane, e alle persone isolate di comunicare tra loro e a quelle emarginate di incontrarsi. Il nostro uso della tecnologia sembra implicare uno sforzo costante per evitare la solitudine. Un tentativo continuo, mentre siamo seduti da soli davanti ai nostri computer, di conservare la presenza immaginaria degli altri. Nel 1952 Trilling parlava della “moderna paura di essere tagliati fuori dal gruppo sociale anche solo per un attimo”. Ci siamo attrezzati per impedire che questo timore si realizzi. Ma questo non significa essersene liberati. Al contrario. Così quando mi trovo a lavorare davanti al computer la sera tardi, Facebook mi dice che Maria “sta preparando il caffè e guarda nel vuoto”. Ma questo non aumenta la nostra intimità. D’altronde non la vedo dai tempi delle medie e neanche allora era una mia grande amica. Però forse mi fa sentire un po’ meno sola. Per chi volesse approfondire l’argomento, dal prossimo anno verrà attivato un corso di specializzazione in “social network”, presso l’Università di Birmingham. Veronica Torta Tirocinante Libera Università di Bolzano e Bressanone 18 Indagine Alcol I dati presentati dalla ricerca dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’abuso di bevande alcoliche tra i giovani. Nove ragazzi su 10 bevono in discoteca o nei pub durante il week end e molti alla ricerca di uno sballo a basso costo. Un’esperienza che coinvolge il 64,8 % dei ragazzi e il 34% delle ragazze: il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che bevono sino ad ubriacarsi ha meno di 18 anni. Un numero superiore rispetto ai 19-24enni che si ubriacano (il 19 % dei maschi ed il 9 % delle femmine) e dei meno giovani, quelli oltre i 25 anni di età (il 7,5 % dei maschi ed il 5,5 % delle femmine) tra cui si registra la più elevata percentuale di sobri; con l’età si mette giudizio. I ragazzi bevono in media 4 bicchieri di alcol, 3 le ragazze. Gli under 18 fanno registrare addirittura un record in questa cattiva abitudine: 4 bicchieri e mezzo i maschi, inaspettatamente 6 le femmine. Aumentano di pari passo i policonsumatori, coloro cioè che in una sola serata bevono birra, whisky, gin e tequila, insomma bevande ad alta gradazione. Inoltre, il vino torna di moda nello sballo del sabato sera, scelto soprattutto dalle giovanissime. Colpa dell’accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande alcoliche da parte dei giovani, complici l’abbassamento dei prezzi nelle occasioni di happy hours, la pubblicità e le strategie di marketing. È questa la fotografia InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos dell’uso e abuso di alcol tra i giovani scattata dalla ricerca “Il Pilota” dall’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS dell’ISS nel decennale delle attività istituzionali e presentata in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2009. L’86% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera alla ricerca di un senso di ebbrezza, di ubriachezza. E non lo fa dietro pressione della società e davanti ad un’irresistibile seduzione pubblicitaria. E’ oggi dimostrato che i giovani sono soggetti a pressioni al bere sollecitate da modalità e contenuti della pubblicità delle bevande alcoliche che da anni la Consulta Nazionale Alcol ha evidenziato essere non adeguatamente regolamentata in Italia come riportato nella Relazione al Parlamento da parte del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. È anche stato dimostrato che la disponibilità e l’accessibilità delle bevande alcoliche è fortemente aumentata in Italia per i giovani mentre è rimasta pressoché inalterata per gli adulti. Questi due fenomeni di natura commerciale ed economica contribuiscono a consolidare tutte le bevande alcoliche come principale fattore di rischio, di malattia, di mortalità e di disabilità per i giovani italiani. Al contrario di quanto osservato nel 2006 e 2007, anche il vino è entrato nella ritualità dello sballo del fine settimana, rappresentando la bevanda prescelta, a volte dominante, dalle giovanissime, le ragazze under 18, in costante abbinamento a tutte le altre bevande alcoliche. La scelta delle bevande a minor costo è ovviamente anche un riflesso della crisi economica che l’Italia attraversa. “Entro i prossimi anni - afferma Jurgen Rehm del Centre for Addiction and Mental Health della Toronto University - l’alcol alla guida rappresenterà dopo il cancro la principale causa evitabile di disabilità, morbilità e mortalità prematura in Italia. La riduzione della disponibilità dell’alcol attraverso la tassazione è uno degli strumenti più efficaci ma politicamente poco gradito; promuovere la 19 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos salute significa contrapporre risorse, finanziamenti che sono attualmente inconsistenti in Italia rispetto alle dinamiche di investimento che sono invece destinate, anche attraverso finanziamenti pubblici, alla promozione delle bevande alcoliche per le quali le aziende spendono 169 milioni di euro l’anno in pubblicità: la prevenzione alcol correlata si avvale di poco più di un milione di euro; la ricerca di nulla. E’ importante, comunque, anche in assenza di finanziamenti, agire attraverso la predisposizione di informazioni e di regole e continuare a normare , senza demonizzare, gli adulti al fine di garantire che tali norme possano essere acquisite anche dai giovani. DOCUMENTI COLLEGATI: Il rischio alcol in Italia APD 2009 Rapporto Istisan Alcol aprile 2009 Fonte: www.iss.it Data di pubblicazione on line: 24 aprile 2009 Wie wird über soziale Themen berichtet? Vor kurzem hat das Studienzentrum an einem Treffen teilgenommen, das den Titel „Denkwerkstatt Soziales Kommunizieren“ trug. Die Initiative ist von der Landesabteilung Sozialwesen, dem Verband der Sozialverbände und dem Forum Prävention organisiert worden 20 und setzt sich zum Ziel, einen Dialog zwischen den Akteuren des Sozialen und der Welt der Kommunikation zustandezubringen. Eine Denkwerkstatt für Journalisten und Vertreter der sozialen Verbände, um sich kennenzulernen und die gegenseitigen Bedürfnisse und Ansprüche zu verstehen. Thema dieses Treffens war „Psychische Probleme und Medien“, die nächsten zweiTreffen werden sich mit den Thematiken „Jugendliche und Medien“ und „Migration und Medien“ auseinandersetzen. Man analysiert also durch ein kurzes Impulsreferat die soziale Lage einer bestimmten Bevölkerungsgruppe und diskutiert darüber wie die Medien korrekt über diese Gruppe informieren sollten. Der Psychiater Alessandro Svettini hat einige interessante Impulse über die Stereotypen und Vorurteile, denen die psychisch-Kranken ausgesetzt sind. Ein Stereotyp ist eine Meinung über eine ganze Gruppe von Menschen. Ein typischer Stereotyp für psychischKranke ist: sie sind alle gefährlich und gewaltsam. Wenn diese Meinung mit einem Gefühl verbunden wird, dann verwandelt sie sich in ein Vorurteil. (ich spüre Angst in Anwesenheit eines psychisch Kranken). Aus Vorurteilen können gegenüber diesen Menschen leicht Diskriminierungen entstehen: z.b bekommen sie nicht so leicht Arbeit, oder sie werden sozial ausgegrenzt, etc.. Auf diese Weise entsteht das sogenannte Stigma, der soziale Stempel, mit dem ganze Gruppen von Menschen InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos „markiert“ werden . Ein Stigma wird auch als „zweite Krankheit“ bezeichnet, denn dort wo ein Problem schon besteht (zb. psychische Krankheit), kommt ein weiteres Problem dazu, nämlich das Stigma, das schwerwiegende Folgen haben kann wie die Reduzierung der Lebensqualität, die Reduzierung der eigenen gesellschaftlichen Chancen und die Ve r s c h l i m m e rung der Krankheit. In der Bekämpfung des Stigmas spielen die Massenmedien eine wichtige Rolle und nicht immer erzielen sie positive Ergebnisse. Man denke nur daran, wie oft in den Filmen der psychisch-Kranke in Verbindung mit Kriminalität und Gewalt gebracht wird. Was aber die Gewalt betrifft ,haben weltweite Studien längst bewiesen, dass psychisch Kranke prozentuell ganz minimal mit Gewaltausbrüchen zu tun haben, deren Risikofaktoren ganz andere sind wie z.B. Drogenmissbrauch, niederes sozioökonomisches Niveau, männliches Geschlecht und junges Alter. Nur die wenigsten wissen aber dass gerade psychisch kranke Menschen sehr oft Opfer von Gewalt sind. Wie soll also die Presse über diese sozialen Anliegen berichten: soll sie eher anlässlich sensationeller, meist negativer Ereignisse ein bestimmtes Phänomen ansprechen, oder soll sie über ein Therma gründlich recherchieren und dann korrekte, oft unerwartete Informationen verbreiten, die meist in Konflikt mit unseren althergebrachten Meinungen stehen? Für diese zweite Lösung brauchen die Medien die Anregungen der Betroffenen und der S o z i a l ve r b ä n d e , die ihrerseits den Mut und den Willen haben müssen, sich bei den Informationsdiensten zu melden und eine konstruktive Zusammenarbeit im Hinblick auf eine korrekte Information zu fördern. Massimo Antonino Studienzentrum Verein La Strada Der Weg 21 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos L’evoluzione del progetto Isidor La comunità di accoglienza e doppia diagnosi si arricchisce del modulo terapeutico PREMESSA Il progetto nasce dall’esigenza di mantenere il modulo terapeutico all’interno della Comunità di Accoglienza e DD (doppia diagnosi) di St. Isidor, al fine di poter in futuro usufruire di una struttura adeguata, che al momento non risulta sostenibile da un punto di vista economico, in relazione ai numeri reali dei pazienti in carico. Osservando il tipo di utenza affluita negli ultimi anni presso le nostre strutture (Comunità di Accoglienza e Comunità Terapeutica), si rileva un’utenza con diagnosi, secondo i criteri del DSM IV, di dipendenza da sostanze illegali e alcol con una forte presenza di una comorbilità psichiatrica. L’età media di inserimento per l’anno 2008 è di 35 anni in Comunità Terapeutica e di 40 anni in Comunità di Accoglienza). Per quanto riguarda le differenze possiamo rilevare una maggior motivazione al cambiamento per i pazienti della Comunità Terapeutica (tempi più lunghi di permanenza e maggiori risorse attivabili). Invece, per i pazienti della Comunità di Accoglienza vi è la presenza di un deterioramento psico-fisico maggiore, che porta alla necessità di invii urgenti. 22 UTENZA Il progetto prevede l’inserimento di persone adulte affette da dipendenza patologica legata spesso a politossicodipendenza da sostanze psicoattive illegali e legali, correlata o meno ad un disturbo di personalità più o meno grave fino alla presenza di una doppia diagnosi importante. I pazienti sono suddivisi in due moduli: comunità di accoglienza e DD; comunità terapeutica. La distinzione tra due moduli, si definisce rispetto al carattere limitatamente (bassa soglia) o altamente evolutivo (alta soglia) del percorso terapeutico - riabilitativo offerto. 1. modulo di accoglienza: pazienti con una condizione di instabilità sul piano sintomatologico o di fragilità sul versante sociale, ma che al momento dell’ingresso non appaiono in grado di sostenere un percorso di cambiamento volontario; 2. modulo di comunità terapeutica: pazienti per i quali è possibile ipotizzare l’adesione ad una proposta terapeutica maggiormente evolutiva, con la possibilità di attivare maggiori risorse sociali sul territorio. OBIETTIVI L’obiettivo principale che riguarda tutti i pazienti è la cura e la riabilitazione psico-sociale della persona, in base alle risorse personali del paziente, nei termini di maggior autonomia, responsabilità e socializzazione. Questo obiettivo di massima è sostenibile ovviamente a vari livelli, a seconda del InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos progetto o modulo differenziato. , secondo i seguenti obiettivi specifici: - stabilizzazione psico-fisica e miglioramento della qualità della vita nei pazienti in situazione di emergenza a bassa evolutività (bassa soglia). - motivazione al cambiamento e definizione di un progetto maggiormente strutturato per i pazienti che non presentano urgenze di invii, con caratteristiche più vicine ad una soglia di alta evolutività (alta soglia). L’obiettivo macro rimane comunque la maggior consapevolezza della propria politossicodipendenza e la motivazione all’astinenza da sostanze di abuso legali ed illegali, attraverso anche l’accettazione di un’eventuale terapia sostitutiva per contenere il craving e/o psicofarmacologica per i disturbi psicopatologici. Ogni inserimento dei pazienti avviene inizialmente su indicazioni ed obiettivi trattamentali indicati dal servizio inviante che vengono poi tradotti e ampliati in un progetto terapeutico-riabilitativo attraverso la presa in carico dell’equipe curante della struttura. MODULI TERAPEUTICO RIABILITATIVI Modulo di comunità di accoglienza e DD sperimentale, (2 posti letto). Tempi: 3-6 mesi e per DD fino a 24 mesi; modulo di comunità terapeutica: tempi 6-12 mesi. In totale la struttura dispone di 14 posti letto, suddivisi in femminile e maschile. I tempi in accordo con i servizi invianti sono prorogabili. I moduli si differenziano, oltre che per gli obiettivi sopraccitati, anche per il progetto terapeutico individualizzato inizialmente concordato con il paziente e con il servizio inviante. Il progetto viene poi monitorato in itinere anche con successivi incontri di verifica. Gli interventi sono differenziati per quanto riguarda l’uso di strumenti individuali (colloqui di sostegno psicologico e di terapia individuale) e di gruppo (gruppi motivazionali e terapia di gruppo). Per quanto riguarda tutte le altre attività educative e riabilitative quotidiane si farà riferimento al gruppo unico. I pazienti di entrambi i moduli (Comunità di Accoglienza e DD; Comunità Terapeutica) possono accedere, in accordo con il servizio inviante, alla fase di reinserimento sociale presso la Comunità di Reinserimento (6 posti letto) 23 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos se adeguatamente stabilizzati ed in grado di mantenere un’attività lavorativa (tempi del progetto: 3-6 mesi). La Comunità di Reinserimento richiede al paziente l’impegno di essere astinente da sostanze illegali e legali anche attraverso la stabilizzazione farmacologica. Qualora sia previsto per il reinserimento una fase di riabilitazione sociosanitaria integrata nonché di reinserimento sociale e socio-lavorativo, verranno coinvolti anche i Servizi Sociali territoriali per la definizione di un progetto sociosanitario ad alta integrazione individualizzato. RISORSE L’Equipe unica multidisciplinare che comprende le funzioni: clinica, medica, infermieristica e socio-educativa e che è diretta dal responsabile clinico, è composta dalle seguenti figure professionali: 1 responsabile clinico, 1 psicologo, 1 medici psichiatra, 1 direttore sanitario, 2 infermiere professionali, 1 coordinatore, 6 operatori L’equipe degli operatori partecipa regolarmente ad eventi formativi di aggiornamento e ad un incontro mensile con un supervisore esterno. Il modello teorico di riferimento per la riabilitazione attivato è di tipo integrato secondo la terapia psicodinamica e la terapia cognitivo-comportamentale. Inoltre ci si avvale di un lavoro di rete a partire dalla stesura iniziale del progetto individualizzato con il servizio in24 viante e con la collaborazione dei vari servizi ed istituzioni coinvolte sul territorio (Servizi Sociali, Psichiatria, UEPE ecc…). Dott.ssa Cristina Mitta responsabile clinico InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Due nuove rubriche Con il Centro Studi definito a volte “cuore pensante” dell’Associazione vogliamo dare spazio all’interno di Internos a due “rubriche” fisse. Una la possiamo chiamare “Cosa bolle in pentola”, non per farne una versione associativa de ”la prova del cuoco”, ma come un modo per portare a conoscenza di soci, volontari, colleghi, sostenitori, ecc. alcune idee, riflessioni, prima ancora che diventino progetto. Un’altra “cosa ne pensiamo” dove riportare considerazioni, riflessioni, domande su temi generali, guardando anche oltre l’Associazione. COSA NE PENSIAMO... Chi ha in mano il telecomando per lo zapping educativo? ducere” cioè “tirar fuori”, dal bambino, dal ragazzo, dal giovane, tutte le potenzialità intellettive e conoscitive, affettive ed emotive e sociali e relazionali. È un impegno non da poco ed un cambio di pensiero notevole. Non si tratta di pensare a qualcosa da riempire, ma di pensare che un ragazzo va sostenuto a tirar fuori e possa sviluppare tutto quello che ha già dentro di sé cercando semmai di aiutarlo a capire se quel che incontra gli fa bene o male. È però chiaro che quel che uno trova dentro di sé è condizionato dal luogo e dalle persone in cui e con cui vive. La famiglia prima di tutto, poi la scuola, gli educatori sportivi, le parrocchie, i centri giovani, ecc. Basta pensare ai mille impegni extrascolastici di un ragazzo per scoprire quanto si siano moltiplicati i protagonisti di un processo educativo. Senza dimenticare le incredibili influenze dei mass-media. Spesso parlando di educazione, soprattutto con riferimento ai propri figli, si pensa a come passare a loro i nostri valori, come trasmettere esperienze, tramandare conoscenze, consegnare una visione del mondo. Viene quasi istintivo anche un movimento delle mani che parte dalla propria testa o dal cuore e va verso l’oggetto. Educare, però è “ex 25 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Molte famiglie sono in difficoltà nell’educazione dei figli con una fatica che si rende particolarmente visibile quando i figli arrivano agli 11 – 12 anni (la seconda media sembra segnare un passaggio piuttosto forte). Ad una trasformazione della società è corrisposto col passare degli anni un grande cambiamento della famiglia e dei genitori. Siamo passati dalla famiglia “etica” degli anni ’70, ad una famiglia “affettiva”. Se la prima era basata su regole e principi (condivisi tra il resto anche dalla maggior parte del mondo adulto esterno) quella odierna è caratterizzata da affetto e approvazione. Prima si provocavano sensi di colpa, desiderio di trasgressione, di autonomia e di distacco, oggi si evitano le frustrazioni ed i “no”, si è in difficoltà se bisogna fare delle rinunce e si continua a “rimanere dentro”. Le “lunghe adolescenze” dei nostri giorni (si è giovani fino a 35 anni, ci si veste e comporta come i propri figli, non si è mai vecchi, …) sono l’effetto di un posto comodo dove stare, tutti centrati molto più sull’avere che sull’essere. La scuola è un “organismo in divenire”, attraversata da profondi e continui cambiamenti, spesso alla ricerca di una nuova identità, misurata sulla capacità di “vendersi” e di confrontarsi con risorse materiali ed umane sempre più scarse. Una scuola che guarda il territorio circostante, ma fatica ancora a farsi davvero guardare e ad aprirsi. I P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa) diventano uno straordinario supermer26 cato delle offerte speciali. E se prima dire maestra/o , professore/ssa significava pensare ad un unico stile d’intervento, oggi dentro la scuola c’è una grande ricchezza di modi d’interpretare la professione, di gestire le relazioni, di confrontarsi con i risultati, di concepire l’educazione. Ancor più ricco appare l’orizzonte delle opportunità ed esperienze dell’extrascuola. Infinite opportunità a cui spesso i ragazzi sono costretti a partecipare tanto da costringere a riflettere sul passare da tempo libero a tempo da liberare. Basta inoltre stare sugli spalti di un campo da calcio durante una partitella tra bambini per rendersi conto di quanto alto sia il rischio di volere un figlio “compensativo”, cioè di voler “far diventare il proprio figlio come tu genitore avresti voluto essere, ma che non sei riuscito a realizzare”. Tante e diverse figure con funzioni educative, tanti contesti diversi (casa, scuola, centro giovani, sport, ecc.), tempi diversi (anche se spesso tutti molto frenetici). Il rischio è quello di uno zapping educativo con interventi dettati dalla fretta, dalla superficialità, dall’incostanza, dalle sensazioni del momento. Ad ogni contesto, momento, persona il ragazzo di adegua e nasce così una capacità di avere valori, stili di vita, comportamenti diversi in base a dove e con chi ci si trova. Non c’è poi da stupirsi se un genitore “scopre” che quel figlio che a casa o a scuola funziona in un modo InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos altrove possa essere capace di cose diametralmente opposte. Resta (e diventa sempre più forte nei giovani), aldilà del divertimento immediato, una forte domanda di senso perché oltre alla sfera bio (corpo) psico (mente) sociale (relazioni) c’è un’area “spirituale” (largamente intesa) da considerare. E resta sempre forte il bisogno di «esempi» perché nessuna tecnica può sostituire la testimonianza di un’esperienza vissuta pienamente. Dario Volani Responsabile Centro Studi COSA BOLLE IN PENTOLA Sottopassaggio di Viale Europa In viale Europa c’è un sottopassaggio stradale chiuso ormai da tempo. L’idea è quello di restituirlo alla sua funzione di attraversamento in sicurezza andando però a sfruttare questo tunnel per creare uno spazio espositivo. Se dal Comune di Bolzano ci verrà data risposta positiva possiamo immaginare di dare un’opportunità di espressione e visibilità a giovani artisti, ma anche a diverse tematiche. le idee” cioè uno spazio dove i giovani possono trovarsi per fare, per creare, per sperimentare, per dare concretezza alla loro fantasia, genialità, abilità. Go In vari punti d’incontro formali ed informali sparsi in provincia di Bolzano potete dall’inizio dell’anno trovare GO! Si tratta di un calendario che raccoglie le informazioni, gli eventi, le attività, i programmi dei vari centri Giovani. Uno strumento efficace per far sapere a tutti cosa c’è. Il Go è curato dal Centro Studi che raccoglie le informazioni, impagina, stampa e verifica la distribuzione. Se qualcuno lo vuole ricevere via mail ce lo faccia sapere. Dario Volani Responsabile Centro Studi Officina delle idee Sempre in viale Europa si sta valutando se c’è la possibilità di trovare migliore sistemazione per alcuni servizi che oggi sono ospitati in Via Visitazione. Lo spazio individuato offrirebbe inoltre la possibilità di attivare una “officina del27 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Un’Ascensione per Pentecoste la Giovedi 28 maggio amici dell’Associazione sono saliti a St. Isidor, per la celebrazione dell’Eucarestia. Nella strada che incede fra i boschi, costellata di tornanti, qualcosa di famigliare. Ogni monte può ricordarci il Tabor. Sul piazzale una foto (cfr. a lato), abbacinanti dal sole. Nella cappellina an- Conclusione della prima “visitazione” dei servizi L’incontro con gli operatori della Comunità diurna “Grisù” di Brunico ha concluso il ciclo della prima “visitazione” dei servizi da parte dell’Assistente ecclesiastico don Giancarlo Bertagnolli e del socio fondatore neo eletto presidente Paolo Spolaore assieme al Direttore Paolo Marcato. Scopo di questa “visitazione” era la reciproca conoscenza della rappresentanza del nuovo Consiglio di amministrazione con gli operatori dei singoli servizi e strutture e dei relativi problemi. Il fil rouge dei colloqui era costituito dal questionario distribuito ai singoli servizi, attualmente in fase di raccolta 28 gusta, dal soffitto a volta, ritroviamo l’altare fatto dai giovani della C.T. negli anni 85/86 a Josefsberg ed il prezioso calice donatoci dalla parrocchia di Campo Tures, e, nell’incontro con i ragazzi, lo spirito. e di valutazione. Queste informazioni, unite all’esame della copiosa documentazione elaborata dai vari servizi ed in particolare dal Centro Studi ed avallata dal Consiglio di amministrazione uscente, permetteranno al nuovo Consiglio, che si è dato allo scopo un fitto calendario estivo, di potersi opportunamente “attrezzare” per rispondere sia ai quesiti rimasti irrisolti che alle nuove sfide gestionali e programmatorie. Consideriamo parte imprescindibile di questo “carburante” l’esperienza che alcuni membri del Consiglio hanno inteso maturare nei recenti incontri con le nostre Sorelle di clausura. Paolo Spolaore InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Zu Besuch bei unseren Diensten Die erste Reihe der Treffen zwischen den Einrichtungen des Vereins und dem geistlichen Assistenten Don Giancarlo Bertagnolli, dem Gründungsmitglied und neuen Präsidenten Paolo Spolaore, sowie dem Generaldirektor Paolo Marcato ist mit dem Besuch der Tagesstätte „Grisù“ von Bruneck (Bild) beendet worden. Ziel dieser Besuche war das gegensei- schiedenen Dienste, insbesondere das Studienzentrum produziert haben, stellen für den neuen Vorstand ein unverzichtbares Instrument für die Arbeit der kommenden Sommermonate dar. Das Gremium muss nämlich Antworten für ungelöst gebliebene Fragen und Probleme finden, und sich den neuen Herausforderungen der Verwaltung und der Planung stellen. Ein unentbehrlicher Teil dieses „Treibstoffs“ ist die Erfahrung, die neulich einige Mitglieder des Vorstandes bei den Treffen mit „unseren“ Klausurschwestern gemacht haben. Paolo Spolaore tige Kennenlernen zwischen den Vertretern des Verwaltungsrates und den Mitarbeitern der verschiedenen Dienste, sowie die Darlegung spezifischer Probleme. Leitfaden der Gespräche war der Fragebogen, der in den letzten Wochen jedem Mitarbeiter ausgehändigt worden ist und der zur Zeit eingesammelt und ausgewertet wird. All diese Informationen, verbunden mit der Prüfung der zahlreichen, vom scheidenden Verwaltungsrat genehmigten Dokumentation, die die ver29 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos CHIUSURA BILANCIO 2008 Sviluppo economico dell’Associazione negli ultimi sei anni BILANCIO PREVENTIVO BILANCIO CONSUNTIVO RISULTATO D’ ESERCIZIO HAUSHALTSVORANSCHLAG HAUSHALTSGEBARUNG ABSCHLUSSERGEBNIS 2003 3.332.384 2.808.825 60.022 2004 3.529.308 3.016.952 44.942 2005 3.513.599 3.428.221 7.146 2006 3.759.244 3.615.001 97.362 2007 3.812.765 3.670.449 -91.540 2008 3.892.423 3.782.642 -41.015 30 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Come si può notare dal grafico soprariportato, i bilanci dell’Associazione negli ultimi tre anni sono rimasti quasi invariati. Causa di questo contenimento dei costi è la riduzione di sovvenzioni da parte della mano pubblica. Questo fattore si rispecchia anche nel grafico, che riporta la situazione del personale negli ultimi sei anni. ANNO JAHR COSTO PERSONALE PERSONALKOSTEN 2003 1.918.252 2004 2.147.166 2005 2.466.426 2006 2.594.938 2007 2.659.462 2008 2.660.251 31 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Alla data del 31.12.2008 i dipendenti dell’Associazione erano 80, di cui 33 con rapporto part-time e 5 in congedo di maternità. PERSONALE DIPENDENTE Nr. di cui part-time di cui maternità Servizi amministrativi 8 5 Responsabile “ progetto Bambini 1 e giovani “ 0 Comunità alloggio per minori Bolzano 22 7 Comunità alloggio per minori Merano 3 2 Centro diurno Brunico 3 2 Centro diurno Appiano 4 0 1 Centri giovani + assistenza pomeridiana 6 2 1 Prevenzione secondaria 2 0 Alloggi ad alta autonomia Bolzano 1 1 Alloggi ad alta autonomia Merano 2 2 Progetto dipendenze 19 4 Biblioteca 2 2 Centro studi 2 1 Progetto Alba 4 4 Progetto “Backstreet” 1 1 TOTALE 80 33 2 1 5 Alla stessa data risultano assunti in funzione di co.co.pro 9 persone per un equivalente di 4,5 unità lavorative a tempo pieno. Il personale è impiegato per il 55,5% nel settore minori, per il 28,5% nel settore delle dipendenze, per il 12,7% nei servizi amministrativi e per il 3,3% nel progetto donna. 32 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos COSTI – RICAVI TOTALE COSTI: € 3.764.826,00 TOTALE RICAVI: € 3.721.808,00 DISAVANZO: € -41.015,00 Il grafico riporta la tipologia dei costi sostenuti. La spesa più esigua viene sostenuta per gli stipendi al personale, che corrisponde al 70% dei costi generali, seguita dalle spese per la gestione dei servizi e locali con il 26%. La copertura dei costi sostenuti dall’Associazione avviene per il 93% da parte della mano pubblica e precisamente tramite il pagamento di rette per i servizi residenziali e semiresidenziali (comunità alloggio e centri diurni) e con la concessione di contributi per i servizi diurni e prevenzione per minori e per il progetto donna. 33 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos COSTI PER AREA DI ATTIVITA’ KOSTEN NACH BEREICHEN servizi residenziali/semiresid. per minori stationärer/teilstationärer Bereich der Minderjährigen 1.385.685,00 servizi residenziali dipendenza 1.073.978,00 stationärer Bereich der Abhängigkeit 34 servizi diurni e prevenzione minori Jugendtagesdienste und Prävention 392.684,00 progetto donna Projekt Frau 152.073,00 altri progetti andere Projekte 193.475,00 amministrazione Verwaltung 456.864,00 centro studi, biblioteca, volontariato Studienzentrum, Bibliothek, Freiwilligenarbeit 108.064,00 TOTALE 3.762.823,00 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos L’area più corposa dell’Associazione è rappresentata dal settore dei minori con servizi residenziali (comunità alloggio ed appartamenti ad alta autonomia), semiresidenziali (centri diurni), centri giovani ed assistenza pomeridiana, che ricopre il 47% dell’intera attività, seguita con il 29% dall’area delle dipendenze, che gestisce comunità ed alloggi. Il bilancio 2008, approvato dall’assemblea dei soci in data 22.04.2009, si è chiuso con un disavanzo di gestione di € 41.015,00. Per l’anno corrente sono programmate le seguenti iniziative: Progetto Bambini e Giovani • Psichiatria infantile - attraverso la possibile cogestione di una comuni tà terapeutica per minori posizionata a Bolzano; • Servizi di prossimità per i quartieri a rischio di Bolzano; • Nuovi servizi per minori (a Vipiteno); • Centro diurno per minori a Bolzano; • Sviluppo dei progetti individualizzati; Progetto Cultura e territorio • Servizio di doposcuola per bambini di madrelingua tedesca a Bolzano • Sottopassaggio di viale Europa a Bolzano come luogo di cultura per giovani; • Università interculturale; • Centro educativo per bambini e famiglie a Bolzano; • Officina delle Idee (polo di viale Europa a Bolzano) un luogo per la promozione dell’agio e nel quale i giovani diventano protagonisti; Progetto Dipendenze • Psichiatria - (attraverso la gestione di una struttura ad Auna di Sopra - villa Delueg); • Servizi per minori con problemi di uso ed abuso di sostanze; Progetto Donna • Appartamenti per madri adolescenti in situazione di disagio; Centro studi • Sviluppo del Centro Studi Ingrid Riegler Responsabile Area Amministrazione 35 InternosInternosInternosInternosInternosInternosInternosInternos Internos Realizzazione/Ausführung: Centro Studi e Biblioteca Direzione/Direktion: Paolo Marcato Coordinamento/Koordination: Dario Volani Redazione/Redaktion: Dario Volani, Barbara Degli Agostini, Massimo Antonino, Paola Fioretta Grafica/Grafik: B. Elzenbaumer, M.Antonino Edizione/Ausgabe: Nr.01/2009 -MARZO 2009 Associazione - Verein “La Strada - Der Weg” ONLUS Via Visitazione - Mariaheimweg, 42 39100 Bolzano Bozen Tel 0471 203111 Fax 0471 201585 e-mail: [email protected] www.lastrada-derweg.org Per offerte/Für Spenden IBAN: IT29 R060 4511 6080 0000 0139000 C.Fisc. 80020390219 36