PARTE SECONDA
LA PIANIFICAZIONE DELLE RISORSE
FORESTALI
16
LE FUNZIONI DEI COMPRENSORI BOSCATI
16.1
CRITERI GENERALI
Un passaggio particolarmente importante per la redazione di un Piano di indirizzo è costituito dalla
suddivisione del territorio boscato in attitudini funzionali o funzioni prevalenti; individuate in base al ruolo o
alla funzione che i popolamenti arborei sono chiamati ad espletare nell’ambito territoriale di appartenenza.
Nel presente paragrafo si illustra la metodologia di individuazione delle attitudini funzionali principali dei
diversi comprensori boscati afferenti al territorio della Comunità Montana. Ai fini dell’attribuzione delle
funzioni si sono considerati gli elementi che definiscono in modo oggettivo la funzione svolta attualmente da
un dato popolamento forestale (valore intrinseco). L’attribuzione all’attitudine è avvenuta quindi in base alla
localizzazione topografica del popolamento e ai caratteri attuali del soprassuolo arboreo (es. tipologia
forestale, forma di governo, accessibilità, ...), unitamente a parametri che influiscono sulla possibilità di
mettere in atto interventi finalizzati alla valorizzazione di una data funzione, quali ad es. la presenza di aree
protette, o di emergenze culturali e naturali, ecc.
Il processo di valutazione porta quindi ad elaborati di sintesi di tipo cartografico distinti per ciascuna
attitudine funzionale oggetto di indagine. Le destinazioni considerate sono: produttiva, protettiva,
naturalistica, paesaggistica, ricreativa. I soprassuoli in cui nessun elemento caratterizzante un’attitudine
fosse spiccatamente prevalente sugli altri (aree a funzione prevalente) sono stati classificati come soprassuoli
multifunzionali (aree a funzione multipla).
L’individuazione di una funzione prevalente, e quindi la produzione di un elaborato di sintesi (Carta delle
attitudini funzionali del territorio boschivo), costituisce una sorta di forzatura in quanto è ben noto che il
bosco esplica contemporaneamente più funzioni; in ogni caso, la funzione prevalente consente di indirizzare
la gestione dei territori boscati secondo modelli volti a valorizzare questa o quella attitudine ma in un’ottica di
selvicoltura naturalistica e di sostenibilità, tali da non ingenerare conflitti.
L’attribuzione di un’attitudine prevalente ai soprassuoli determina il riconoscimento di una produzione di
beni e/o servizi che, attraverso idonei e mirati interventi selvicolturali, viene di volta in volta valorizzata.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
136
FUNZIONE
BENI
SERVIZI
Prodotti legnosi
Produttiva
Prodotti non legnosi (resine, tannini,
funghi, muschi, licheni)
Protettiva (auto ed eteroprotettiva)
Protezione da: erosione, vento,
valanghe, piene, ecc.
Consolidamento dei versanti
Tutela delle risorse idriche
Autoperpetuazione del bosco nel
tempo
Naturalistica
Conservazione della natura
Protezione delle specie e degli habitat
Diversità degli ecosistemi
Processi evolutivi
Paesaggistica
Qualità dei luoghi e del paesaggio
Conservazione degli elementi
tradizionali del paesaggio
Ricreativa
Turismo e sport
Caccia e pesca
Educazione e cultura ambientale
Multifunzionale
Nessuna funzione prevalente
Il quadro delle funzioni sopra riportato risulta forzatamente parziale per la necessità strettamente
operativa del presente lavoro. Infatti, sono state escluse dall’indagine funzioni di valore globale quale ad
esempio la funzione ambientale di ritenzione di anidride carbonica delle superfici vegetali, in quanto la
pubblicità del servizio si esaurisce entro limiti a scala planetaria. Allo stesso tempo sono state escluse
valutazioni di funzioni estremamente particolari e caratterizzate da una forte componente soggettiva quali ad
esempio quelle spirituali, di esistenza, storico-culturali, di opzione, ecc.
16.2
METODOLOGIA DI VALUTAZIONE
La metodologia di attribuzione delle attitudini funzionali dei boschi si è basata sul recepimento
cartografico di differenti strati informativi, a diverso grado di dettaglio, secondo una scala decrescente dal
livello provinciale/comunitario a quello di singolo Comune.
Gli strati hanno provenienze diverse, il cui accostamento, sovrapposizione, rielaborazione ha tuttavia
consentito la definizione di un quadro unitario delle caratteristiche territoriali, ecologiche e naturalistiche della
Comunità Montana. L’insieme di tali elementi, adeguatamente ponderati e gerarchizzati, ha consentito di
estrarre le funzioni che i soprassuoli forestali sono potenzialmente in grado di espletare e gli obiettivi verso i
quali indirizzare la gestione.
Si precisa infatti che l’insieme delle funzioni previste dal Piano di Indirizzo Forestale assume nella
maggior parte dei casi carattere di potenzialità, sottolineando perciò la funzione che un determinato
soprassuolo sarebbe in grado di svolgere indipendentemente dall’effettivo utilizzo attuale dello stesso.
Relazione generale
137
Si illustra ora l’insieme degli strati informativi, presenti all’interno della banca dati del PIF, considerati
nella definizione delle attitudini potenziali dei soprassuoli nonchè il ruolo che ciascuno di essi svolge nella
definizione di ogni singola funzione.
Livello informativo
Descrizione
Funzione derivata
Dissesti reali o potenziali
Formazioni
forestali
ricadenti
all’interno di aree interessate da
fenomeni di dissesto reale o di
pericolo idrogeologico, ad elevata
instabilità, potenzialmente instabili,
soggetti ad erosione da parte delle
acque.
Protettiva
Oasi faunistiche
Aree di rilevanza ambientale
Ambiti di elevata naturalità (PTCP)
PLIS
Formazioni forestali ricadenti in
aree protette o di riconosciuto
valore ambientale.
Naturalistica
Tipologie forestali
Formazioni di elevato valore
naturalistico.
Specie o associazioni vegetali poco
diffuse o da favorire perché in
passato penalizzate dalla gestione.
Boschi stentati per limiti ecologici.
Sentieri
Formazioni forestali attraversate
dalla rete sentieristica.
Formazioni forestali circostanti
Emergenze storico-culturali, naturalistiche
ambiti ad elevata valenza didattica
Aree di sosta e panoramiche
e fruitivi.
Ricreativa
Carta degli ambiti, sistemi ed elementi di
rilevanza paesistica (PTCP BG)
Carta della fruibilità visiva del paesaggio
(PTCP BG)
Quadro strutturale Valori paesistici
ambientali (PTCP LC)
Formazioni forestali rientranti in
ambiti di particolare pregio estetico
e paesaggistico.
Formazioni forestali fruite da punti
panoramici o visibili da percorsi
panoramici.
Formazioni forestali a contorno di
nuclei rurali o piccoli abitati.
Formazioni forestali visibili da vie
di grande comunicazione.
Paesaggistica
Tipi forestali
Viabilità silvo-pastorale
Castagneti da frutto.
Formazioni forestali che per
composizione
ed
ubicazione
possano garantire in maniera
economicamente ed ecologicamente
sostenibile il prelievo legnoso.
Produttiva
Multifunzionale
Formazioni forestali comprese in
ambiti in cui nessuna funzione
risulta prevalente.
Multifunzionale
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
138
16.2.1
BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PROTETTIVA
Questa attitudine caratterizza quei popolamenti che prioritariamente esplicano una funzione di
regimazione delle acque e di protezione del suolo dal rischio di erosione, frana o crollo. In particolare sono
l’erodibilità (alta percentuale di sabbia e limo, scarsa sostanza organica e scadenti caratteristiche di
permeabilità e struttura del suolo), la morfologia dei luoghi (elevata pendenza dei versanti), processi
morfogenetici in atto o potenziali (tipologie di erosione) e i fattori di disturbo antropico (strade, piste forestali,
incendi, pascolo, taglio) che determinano una potenzialità di rischio erosivo e quindi attribuiscono di
conseguenza al popolamento la prevalente attitudine protettiva. Il soprassuolo è maggiormente a ciò vocato
quanto più elevato è il grado di protezione dall’acqua battente, dall’acqua dilavante e l’efficienza ecologica nel
suo complesso (età, composizione, densità e struttura). L’intercettazione delle gocce di pioggia da parte delle
chiome, l’evapotraspirazione, l’infiltrazione dell’acqua nel suolo determinano un rallentamento nella velocità
di deflusso delle acque e un conseguente aumento dei tempi di corrivazione, contribuendo ad attenuare i
picchi di piena.
La funzione protettiva viene dunque considerata prioritaria. La composizione litologica e le caratteristiche
di acclività del territorio creano talvolta situazioni di rischio idrogeologico che il bosco può tuttavia
contribuire a mitigare. Per questo dunque si ritiene che ciscun’altra funzione debba risultare subordinata a
quella protettiva. Tuttavia, pur essendo gli obiettivi della gestione selvicolturale a fini protettivi connessi con
la stabilità dei versanti, non per questo risulterà vietata qualsiasi forma di gestione. Gli specifici indirizzi
colturali prevederanno dunque forme gestionali che non limitino le forme di utilizzo, regolandone invece le
modalità in criteri rispettosi delle caratteristiche protettive del bosco.
Sono stati quindi considerati soprassuoli protettivi le formazioni forestali ricadenti all’interno di aree
interessate da fenomeni di dissesto reale o di pericolo idrogeologico, ad elevata instabilità, potenzialmente
instabili, soggetti ad erosione da parte delle acque, soprattutto se posti a monte di aree urbanizzate o di
strutture ed infrastrutture di alta frequentazione.
Relazione generale
139
Figura 26:Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli di protezione
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
140
16.2.2
BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE NATURALISTICA
Le aree boscate con valenza naturalistica offrono un beneficio ecologico inteso nei suoi aspetti di tutela e
conservazione della biodiversità, dell’ autoregolazione e perpetuazione come espressione, a diversi stadi della
dinamica evolutiva, della composizione e ricchezza floristica, della struttura complessiva e della
stratificazione. La ricchezza di specie animali e vegetali, la rete alimentare che le lega e l’equilibrio ecologico
che ne deriva sono gli elementi che maggiormente determinano il grado di naturalità dell’ecosistema bosco, e
più questi sono presenti in forma complessa e strutturata più il bosco può dirsi a prevalente attitudine
naturalistica.
La funzione naturalistica può quindi essere ricondotta a quell’insieme di caratteristiche floristiche,
faunistiche, selvicolturali (struttura, composizione, densità, grado di manomissione, ecc.) il cui maggiore o
minore grado di espressione determina il diverso grado di naturalità del bosco.
Lo stato attuale di molti boschi presenti nella Comunità Montana è lontano dal poter essere considerato
uno stadio climacico e di assoluta naturalità, in grado di sostenere ecosistemi complessi; l’individuazione di
boschi dalle potenziali caratteristiche di elevata naturalità contribuisce non al congelamento della gestione ma
all’indirizzare la stessa verso il raggiungimento degli obiettivi previsti per questa funzione.
Sono stati individuati come soprassuoli a prevalente attitudine naturalistica quelle formazioni forestali
ricadenti in aree protette o di riconosciuto valore ambientale (oasi faunistiche, aree di rilevanza ambientale,
aree di elevata naturalità, PLIS); sono boschi naturalistici anche quei boschi che contengono specie o
associazioni vegetali poco diffuse (rovere, cerro, formazioni ripariali con ontano nero, saliceti), oppure boschi
che per la loro ubicazione sono scarsamente serviti da viabilità e quindi difficilmente accessibili per la gestione
ordinaria. Costituiscono interessanti serbatoi di naturalità anche quei soprassuoli, come le faggete pioniere,
che per limiti stazionali conservano uno stato di primitività permanente, che non si prestano ad alcun
trattamento se non la libera evoluzione naturale e che quindi costituiscono un fondamentale elemento stabile
dell’ecosistema.
Nel territorio della Comunità Montana Valle San Martino, ma nell’ambito di competenza del Parco
Regionale Adda Nord, sono presenti aree e formazioni vegetali di elevata naturalità prevalentemente nei
pressi del Fiume Adda e della Palude di Brivio; alcune di queste aree sono anche tutelate grazie all’istituzione
di due SIC: Lago di Olginate e Palude di Brivio.
Relazione generale
141
Figura 27: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione naturalistica
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
142
16.2.3
BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE RICREATIVA
Questa funzione è da attribuire a quelle aree in cui la fruizione ottimale viene garantita da interventi
infrastrutturali o colturali. La strutturazione di questi boschi (agevole accessibilità, facilità di penetrazione,
presenza di alberi di considerevoli dimensioni, ricchezza nella composizione e quindi nelle forme e nei colori)
e la loro collocazione (vicinanza a zone abitate o visitate, quali luoghi sacri o mete culturali, ampie aree di
parcheggio, presenza di altri elementi qualificanti il paesaggio quali laghi, fiumi, vicinanza a infrastrutture di
ricreazione o sportive, vicinanza a sentieri) risultano essere gli elementi maggiormente caratterizzanti questi
soprassuoli.
I boschi oggi assolvono infatti anche funzioni un tempo poco note, quali appunto siti idonei al la fruizione,
alla ricreazione o all’educazione ambientale.
La fruizione, la didattica ambientale e la divulgazione rappresentano infatti una delle più moderne forme
di utilizzo del territorio e delle risorse ad esso connesse. La consapevolezza che i territori forestali possono
rivelarsi fonte di cultura e di conoscenza spinge sempre più numerosi soggetti ad avvicinarsi alle risorse
forestali e territoriali in genere.
La funzione turistico ricreativa può essere classificata secondo alcune caratteristiche come:
-
intensiva: nelle aree in cui è in atto, o sia prevedibile un intenso flusso turistico, tale da comportare
una gestione diversa da quella ordinaria;
-
panoramica: interessa le zone in cui si debba attuare una particolare gestione per garantire la
fruibilità dei punti o dei tratti panoramici dai quali si possono osservare visuali di particolare
pregio;
-
culturale: si tratta di soprassuoli forestali limitrofi ad un bene culturale di importanza cosicché sia
necessario adottare una particolare gestione forestale che garantisca la fruibilità del luogo e che
valorizzi il contesto in cui l’emergenza è ubicata;
-
didattica: boschi idonei ad ospitare attività di formazione ed informazione naturalistica in senso
ampio.
Per ciascuna categoria sopra elencata si può poi distinguere una fruizione di tipo stanziale che non implica
grandi spostamenti all’interno del soprassuolo e per la quale sono necessarie delle strutture di supporto alla
sosta dei frequentatori, e una fruizione di percorrenza per la quale generalmente si realizzano percorsi
prestabiliti.
Tra i boschi ricreativi sono stati inseriti alcuni ambiti particolari: il bosco della Comunità Montana in Loc.
Costa di Monte Marenzo con annesso parco degli Alpini, la zona compresa tra le cascine Uccelliero,
Campiaccio, Valle in Comune di Cisano Bergamasco, i crinali del Monte Santa Margherita, la faggeta del
Boscone tra Torre de’ Busi e Caprino.
Non bisogna dimenticare il fondamentale ruolo svolto dai PLIS nella valorizzazione ricreativa
complessiva dell’area in cui vengono istituiti.
Relazione generale
143
Figura 28: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione ricreativa
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
144
16.2.4
BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PAESAGGISTICA
Questa funzione viene attribuita a quelle aree che per la loro posizione caratterizzano un particolare
paesaggio la cui conservazione è legata a specifici interventi colturali. Ai soprassuoli forestali presenti viene
attribuito un ruolo di valorizzazione del paesaggio sia per la loro strutturazione, composizione, articolazione
delle forme e dei colori, e quindi per i propri caratteri intrinseci, sia per il ruolo assunto all’interno del
panorama in cui sono inseriti e la connessione in forma armonica con gli altri elementi che lo compongono
(specchi d’acqua, prati, pascoli, terrazzamenti, nuclei rurali, ecc.). Questa seconda accezione, legata pertanto
al contesto territoriale in cui il bosco è localizzato, rende la valutazione di tale attitudine difficoltosa e non del
tutto oggettiva, in quanto entrano in gioco elementi di carattere estetico che sono difficilmente
parametrizzabili in modo assoluto e che risultano comunque legati ad una visione individuale.
I boschi ad attitudine paesaggistica sono particolarmente diffusi nella Comunità Montana, non presentano
una localizzazione prevalente; vi appartengono alcune formazioni boscate della zona sommitale, i boschi che
circondano nuclei rurali o strade storiche panoramiche, le formazioni boscate i margini dell’urbanizzato o
visibili dai nuclei urbani principali o dalle maggiori vie di comunicazione.
Relazione generale
145
Figura 29: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione paesaggistica
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
146
16.2.5
BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PRODUTTIVA
Questa funzione prevalente è da attribuire a quei soprassuoli che presentano caratteristiche tali per cui è
possibile l’applicazione di una gestione ordinaria. Tali requisiti sono dipendenti, oltre che dalle caratteristiche
del bosco, anche dalla presenza di infrastrutture e dal regime di proprietà. La frammentazione dei fondi,
unitamente al disinteresse della maggior parte dei proprietari, rendono difficile l’assegnazione di tale
funzione ai soprassuoli della Comunità Montana.
Potenzialmente potrebbero rientrare in questa categoria i boschi che esprimono una capacità attuale e
futura di produrre assortimenti legnosi soddisfacenti per qualità e quantità. Si tratta di boschi che possono, o
potranno dare legname da opera, legna da ardere, biomasse e paleria per l’attività agricola, grazie
all’applicazione di una gestione forestale sostenibile. In questa accezione più ampia rientrano anche i
popolamenti dai quali è possibile asportare prodotti secondari quali castagne, funghi, frutti del sottobosco o
prodotti derivati quali miele, essenze balsamiche e medicinali.
Negli ultimi decenni l'interesse economico derivante dalle utilizzazioni boschive è tuttavia diminuito. In
gran parte del territorio alpino e pre alpino si è infatti registrata una progressiva diminuzione delle entrate
derivanti dalla vendita ed un contemporaneo aumento dei costi di gestione forestale. Le forme di utilizzazione
ancora attive sono prevalentemente legate ad usi tradizionali, all’autoconsumo o ad un commercio di natura
strettamente locale, anche se l’uso del legno come combustibile sta conoscendo una nuova stagione anche con
prodotti nuovi o poco diffusi nel passato (cippato, scarti di lavorazione, pellet…).
Di diritto nei soprassuoli ad attitudine produttiva entrano anche i castagneti da frutto anche se, per queste
formazioni nel tempo è venuta meno la finalità produttiva a favore di un crescente ruolo di valorizzazione del
paesaggio e di testimonianza culturale delle tradizioni locali.
Il PIF promuove azioni specifiche di valorizzazione produttiva, soprattutto indirizzate a favore della
coltura del castagno, sia da frutto che da legna. Il castagno potrebbe venir impiegato sia come biomassa
combustibile, nei boschi meno fertili e più compromessi dal punto di vista fitosanitario, sia e soprattutto per la
produzione di paleria che trova largo uso in campo edilizio (produzione di arredo rustico per esterni,
staccionate, pontili rustici,…) o in campo agricolo e floro-vivaistico (pali tutori, elementi di sostegno per
colture,…); in tal senso si rimanda allo studio specifico “Valorizzazione della montagna attraverso la
castanicoltura” – Analisi territoriale di programmazione.
Alcuni degli indirizzi di gestione proposti prevedono la conversione all’alto fusto di boschi cedui. La
finalità è principalmente quella di consentire ai boschi di esprimere al megio le proprie potenzialità
ecologiche. Al contempo tuttavia tali operazioni colturali possono costituire anche l’avvio di una filiera basata
su assortimenti legnosi di qualità.
Relazione generale
147
Figura 30: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione produttiva
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
148
16.2.6
BOSCHI MULTIFUNZIONALI
L’attitudine multifunzionale viene infine considerata residuale, ossia assegnata a quelle formazioni
boscate in cui non prevale nessun valenza specifica; ciò non significa che si tratti di boschi di scarso valore ma
di boschi la cui gestione, attuata secondo le tecniche della selvicoltura naturalistica, non debba raggiungere
alcun obiettivo specifico se non il razionale sfruttamento della risorsa in termini di sostenibilità e rispetto dei
molteplici beni e servigi offerti dal bosco.
Sono presenti in tutta l’area di indagine ma generalmente con estensioni medio-piccole; sono invece
abbondanti e caratterizzate da ampi comprensori accorpati nella parte settentrionale e centrale della Comunità
Montana.
Relazione generale
149
Figura 31: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli multifunzionali
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
150
La tabella seguente riporta l’attribuzione dell’attitudine funzionale relativa alle caratteristiche e ai diversi
usi del suolo attuali, in riferimento alle potenzialità di valorizzazione di ciascun complesso boscato o non
boscato.
Caratteristiche formazione
Attitudine funzionale
Boschi ricreativi
Ricreativa
Boschi di protezione
Protettiva
Popolamenti arborei polifunzionali
Multifunzionale
Terrazzamenti e coltivi
Paesaggistica
Ex terrazzamenti ed ex coltivi
Paesaggistica
Vegetazione igrofila degli impluvi o dei corsi
d’acqua
Protettiva o naturalistica
Boschi produttivi accessibili
Produttiva
Boschi non accessibili
Naturalistica o multifunzionale
Castagneti da frutto a regime
Produttiva
Castagneti da frutto in abbandono
Varie
Castagneti da frutto abbandonati
Varie
Prati e pascoli
Paesaggistica
Ex prati ed ex pascoli
Paesaggistica
Boschi di neoformazione o stentati per limiti
stazionali
Relazione generale
Paesaggistica o naturalistica
151
17 LE UNITA’ DI PAESAGGIO E DI GESTIONE – LE MACROAREE
17.1
PREMESSA
Le caratteristiche intrinseche del territorio della Comunità Montana (assenza pressochè totale di proprietà
silvo pastorali pubbliche e di ampie proprietà private e limitato interesse produttivo dei soprassuoli oggetto di
indagine), nonché la necessità di valutare e valorizzare il territorio stesso nel suo complesso, non limitandosi
ai soli ambiti forestali, ma relazionando gli stessi agli ambiti agricoli, urbani ed industriali, considerandoli
come elemento di composizione di un’unità più grande, qual’è il paesaggio, ha indirizzato la zonizzazione
verso un approccio più globale: le macro-particelle forestali sono state sostituite da MACROAREE cioè da
ambiti territoriali di vaste dimensioni all’interno dei quali rientrano sia territori forestali, sia territori non
forestali (insediamenti urbani e industriali, coltivi, vegetazione arbustiva, incolti, ecc.); ovviamente all’interno
della macroarea il PIF normerà solo per quanto di sua competenza.
17.2
LA ZONIZZAZIONE PAESAGGISTICA
L’individuazione delle macroaree ha assunto come fondamento una zonizzazione di tipo paesaggistico a
scala vasta.
Lo studio del paesaggio può essere comune denominatore di tutte le discipline ambientali, geografiche e
sociali; può essere considerato come un insieme che mette sullo stesso piano scienze lontanissime come
botanica e sociologia (poiché il paesaggio è bosco e percezione del bosco). Lo studio del paesaggio è un valido
strumento di connessione con le altre discipline.
Si vuole ricordare che il risultato a cui si è pervenuti non è stato ottenuto seguendo pedissequamente i
criteri dello studio del paesaggio ma da una visione di insieme che coniugasse l’uso del suolo di una certa area
con quello delle aree attigue in un contesto paesaggistico, senza tener conto del territorio urbanizzato. Non si
è per questo motivo espresso alcun valore di sensibilità alle trasformazioni ma si è tenuto conto
implicitamente delle possibili modificazioni nei criteri suggeriti negli interventi.
L'area di studio è stata pertanto suddivisa in fasce o aree morfologicamente omogenee; ovvero zone che
per la loro forma visiva si possono raggruppare sotto una stessa categoria.
Queste sono:
- Fascia basale o delle aree di fondovalle. Estensione ha 2.021 circa, escluso il Parco Adda Nord;
- Fascia intermedia o delle formazioni forestali di medio versante. Estensione ha 2.436 circa;
- Fascia sommitale o di alto versante. Estensione ha 1.025 circa;
- Monte Canto. Estensione circa ha 538.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
152
Figura 32: Le fascie di paesaggio
Viene di seguito data descrizione delle singole fascie di paesaggio e delle relative sottocategorie:
Relazione generale
153
17.2.1
FASCIA BASALE O DELLE AREE DI FONDOVALLE
Si tratta di una porzione di territorio prevalentemente coincidente con il fondovalle, caratterizzata dalla
presenza di formazioni boscate strettamente correlate con l’esistenza degli insediamenti. La copertura
forestale, piuttosto eterogenea e frammentata, è prevalentemente costituita da orno-ostrieti e robinieti misti e
puri. Diffuso è il fenomeno della colonizzazione da parte del bosco di terrazzamenti e coltivi.
All’interno della fascia basale si riconoscono tre ulteriori categorie che possono riassumere le principali
tipologie di paesaggio rurale presenti:
- Paesaggio forestale di fondovalle: sono boschi e boschetti presenti lungo i corsi d’acqua e nelle zone a
maggiore pendenza. L’estensione è sempre limitata ed il grado di frammentazione elevato. Non è una vera e
propria tipologia paesaggistica, poiché non è caratterizzata da una visione omogenea, bensì frammentaria,
nella quale si alternano disordinatamente piccole aree boscate, caratterizzate da fenomeni di degrado talvolta
anche molto spinti, ed urbanizzazioni. La qualità del paesaggio dipende fortemente dalla qualità
dell’edificato.
- Paesaggio agricolo marginale all’urbanizzato: si tratta di terrazzamenti e coltivi. In origine era una vera e
propria tipologia paesaggistica. L’espansione urbanistica e l’abbandono dei coltivi hanno determinato un
aumento della frammentazione con la conseguente riduzione della percezione del ruolo paesistico di questi
elementi. La qualità del paesaggio dipende ancora una volta dalla qualità dell’edificato.
- Aree agricole terrazzate: sono zone di elevata rilevanza paesistica prevalentemente localizzate nella
porzione meridionale della fascia presso Monte Marenzo (località Costa, Carobbia, Piudizzo e Portola), Torre
de’ Busi (località San Gottardo, Roncaglia, Casarola, Ca Martinone), Cisano Bergamasco (Pomino, San
Gregorio, Ca’ Gandolfi, Valbonaga) e Caprino Bergamasco (Perlupario, Formorone, Costa, Celana). Per tali
aree è prioritario il contenimento dell’avanzata del bosco.
- Paesaggio agricolo abbandonato e/o in abbandono: in questo caso il processo di colonizzazione da parte del
bosco è già avviato e talvolta addirittura affermato. Il risultato è la perdita di complessità del paesaggio. Le
formazioni forestali, prevalentemente ma non esclusivamente, identificabili nei robinieti, hanno scarso pregio
ecologico e paesaggistico e spesso sono vittime dell’invasione di specie infestanti (es: rovo, vitalba). Tuttavia,
in
alcuni
casi
l’insediamento
del
bosco,
se
opportunamente governato, con criteri prossimi a
quelli della selvicoltura urbana, potrebbe contribuire
alla realizzazione di aree fruibili per i cittadini ed al
miglioramento estetico dei luoghi. Si tratta di aree in
cui sarebbe auspicabile il ripristino delle colture
originarie o la diffusione delle colture legnose come
olivo, vite, frutteti che recuperino varietà antiche o di
pregio.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
154
17.2.2
FASCIA INTERMEDIA O DELLE FORMAZIONI DI MEDIO VERSANTE
Questa categoria include la maggior parte dei soprassuoli forestali della Valle San Martino. Si tratta di una
fascia di territorio in cui il bosco svolge un ruolo determinante nella caratterizzazione del paesaggio.
L’elemento distintivo e tipicizzante è la coltura del castagno. Il grado di coltivazione e di gestione dei
soprassuoli forestali è quanto mai eterogeneo a causa del regime di proprietà dei fondi e dei fenomeni di
trasformazione socio-economica che negli ultimi decenni hanno coinvolto le popolazioni e le attività della
Valle.
Al suo interno si riconoscono:
- Formazioni forestali del medio versante: i boschi, ulteriormente classificabili in tipologie forestali, coprono la
maggior parte del territorio della fascia. Questi soprassuoli hanno tuttavia, con il passare del tempo, perso il
ruolo prioritario di fornitori di legname da ardere o da paleria, non perché risulti diminuita la massa ritraibile,
ma a causa della rarefazione dell’atto utilizzatorio. Accanto a questa connotazione produttiva si sono
sviluppate sempre più le valenze paesistiche, fruitive, di difesa del suolo, ecc.
- Castagneti da frutto: l’elemento maggiormente caratterizzante la Valle San Martino è sicuramente il
castagneto da frutto. Questo, che in molti casi versa in condizioni colturali di abbandono o prossime
all’abbandono, può e deve tornare ad essere l’elemento in grado di differenziare la Valle soprattutto nei
confronti dei territori circostanti. Interi paesi quali Erve, Carenno, o frazioni come Sopracornola, Sogno, San
Marco legano la loro immagine, quantomeno in termini selvicolturali, al castagneto da frutto.
- Formazioni ripariali: in generale si tratta di formazioni meso igrofile di notevole valore naturalistico in
quanto capaci di ospitare un elevato numero di nicchie ecologiche. Tuttavia, non sono rari i casi in cui, a
seguito dell’abbandono colturale degli ultimi decenni, l’eccessivo sviluppo di vegetazione invadente (tipico il
caso della robinia) e l’assenza di piccole manutenzioni, rendano necessaria la realizzazione di interventi di
manutenzione del bosco e del corso d’acqua per garantire condizioni di sicurezza per gli abitati a valle. A
livello cartografico queste formazioni sono state parzialmente individuate perchè tipicamente legate ai corsi
d’acqua e per lo più circoscritte a pochi metri dalle sponde, la loro ubicazione è strettamente correlata ai corsi
d’acqua stessi.
- Prati e pascoli: anche in questo caso la rilevanza paesistica degli spazi aperti è accentuata dalla generale
avanzata del bosco con la conseguente semplificazione, sia dal punto di vista estetico che ecologico, del
territorio. E’ quindi fondamentale il mantenimento ed il miglioramento dei prati, con particolare riguardo alla
zona di Saina (Erve), di Coldara (Torre de Busi), di Caversano (Carenno), Colle di Sogno (Torre de’ Busi),
Valvaca (Torre de’ Busi) e tutti gli altri nuclei rurali che rischiano di scomparire dal paesaggio perché soffocati
dalle volte forestali.
- Ambienti di forra: sono zone in cui i soprassuoli svolgono una fondamentale funzione protettiva.
Significativa è la forra del torrente Galavesa a valle dell’abitato di Erve.
Relazione generale
155
17.2.3
FASCIA SOMMITALE O DI ALTO VERSANTE
Da un punto di vista forestale questa fascia coincide con l’areale di diffusione del faggio. Si spinge
solamente fino alle pendici di Pizzo Pec nel Comune di Caprino. Le formazioni forestali sono caratterizzate da
una selvicoltura molto estensiva o dall’evoluzione naturale; la connotazione di questi soprassuoli è
prevalentemente di tipo protettivo o naturalistico.
Elementi costitutivi di questo paesaggio sono:
- Formazioni forestali montane evolute: soprassuoli forestali veri e propri anche se raramente ben strutturati
ed evoluti. L’immaturità deriva dall’elevata intensità di utilizzazione del passato e dalla modesta fertilità del
substrato pedologico. Da un punto di vista ecologico e selvicolturale anche le formazioni forestali montane
sono suddivise in tipologie forestali.
- Formazioni forestali di neoformazione, degradate da incendi boschivi o stentate per limiti stazionali: sono boschi
di recente costituzione, dominati da specie con tipiche connotazioni pioniere oppure si tratta di specie forestali
insediate in zone rocciose o semi rocciose in cui l’evoluzione pedogenetica è particolarmente difficoltosa.
- Prati e pascoli montani: sono elementi centrali per il mantenimento del paesaggio agro silvo pastorale delle
zone sommitali. La loro conservazione interessa prevalentemente le zone di Valcava, Ca d’Assa, Forcella Alta,
Forcella Bassa, Rosmi, Pertusino, Prato della Costa.
- Ambienti rocciosi: si tratta di zone stabili e poco influenzate dalle dinamiche evolutive dei soprassuoli
forestali. L’area più significativa si trova nella zona dell’Ocone e Corna Camozzera nella porzione
nord-occidentale del territorio della Comunità Montana.
17.2.4
MONTE CANTO
La zona di Monte Canto è stata considerata
come un ambito di paesaggio a se’; dal punto di
vista degli elementi costituenti potrebbe essere
ascrivibile alla fascia intermedia o di medio
versante (l’abbondante presenza di selve castanili, i
castagneti da frutto, le aree aperte) ma la
peculiarità del rilievo, isolato sulla pianura,
classificato come area di rilevanza ambientale dalla
Regione Lombardia ed oggetto di istituzione di un
PLIS, ha fatto prevalere la scelta di considerare il
Monte Canto come unità di gestione indipendente.
Si sottolinea che il confine della macroarea non
coincide con il confine del costituito PLIS per la superficie afferente al comune di Pontida, la macroarea risulta
più estesa in quanto comprende anche la fascia agricola ai piedi del versante boscato.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
156
17.3
LE MACROAREE
In una seconda fase le fascie di paesaggio, individuate con le modalità in precedenza illustrate, sono state
incrociate con i confini amministrativi dei Comuni costituenti la Comunità Montana. Considerata la stretta
relazione tra gli strumenti pianificatori a livello sovracomunale e comunale che la nuova legge per il governo
del territorio ha introdotto, si è ritenuto di affidare un ruolo centrale alle Amministrazioni comunali
coinvolgendole direttamente nell’attuazione del piano.
Le macroaree rappresentano lo strumento di raccordo tra i contenuti e le azioni del PIF e gli strumenti
urbanistici dei Comuni.
La caratterizzazione forestale e le azioni di Piano sono state di fatto ricondotte alle macroaree, e quindi in
maniera indiretta ai Comuni, come livello conoscitivo e applicativo di base delle strategie pianificatorie del
PIF.
Dall’incrocio delle fascie di paesaggio con i limiti amministrativi comunali sono state individuate 18
macroaree. Dalla zonizzazione del territorio è stato escluso l’ambito di competenza del Parco Adda Nord.
Per ciascuna macroarea è stata compilata una scheda suddivisa in quattro sezioni che analizza nel dettaglio
l’area in oggetto.
Le sezioni di cui si compone la scheda di macroare sono:
-
caratterizzazione generale che contiene i dati di estensione, descrizione della localizzazione,
Comune Amministrativo di appartenenza, sviluppo della viabilità silvo-pastorale esistente;
-
caratterizzazione dei soprassuoli boscati contiene l’estensione dei tipi forestali e l’elencazione dei tipi
ecologicamente coerenti, una descrizione della localizzazione e delle caratteristiche dei boschi
presenti;
-
indirizzi colturali per ciascuna attitudine funzionale indica i tipi forestali interessati, la loro
localizzazione ed alcune caratteristiche, nonchè gli interventi incentivati per la valorizzazione
della funzione in esame da perseguire attraverso i diversi indirizzi colturali specifici per ciascun
tipo forestale;
-
azioni di piano riassume le azioni da perseguire all’interno della macroarea, per ciascuna azione ne
indica l’importanza, l’urgenza e la frequenza di intervento; indica inoltre la lunghezza delle
strade di proposta realizzazione.
La tabella seguente riassume l’estensione di ciascuna macroarea individuata:
Relazione generale
Nome macroarea
Superficie [ha]
Calolziocorte basale
494,54
Calolziocorte intermedia
297,81
Caprino Bergamasco basale
301,10
Caprino Bergamasco intermedia
443,52
Caprino Bergamasco sommitale
128,31
Carenno intermedia
443,04
Carenno sommitale
333,99
157
Cisano Bergamasco basale
613,44
Erve intermedia
340,14
Erve sommitale
278,25
Monte Canto
537,14
Monte Marenzo basale
287,33
Pontida basale
219,53
Pontida intermedia
233,43
Torre de’ Busi intermedia
640,34
Torre de’ Busi sommitale
284,82
Vercurago basale
100,03
Vercurago intermedia
38,00
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
158
Figura 33: Le macroaree
Relazione generale
159
18 TRASFORMAZIONE DEL BOSCO ED INTERVENTI COMPENSATIVI
L’art. 4 del D. Lgs. 227/2001 “orientamento e modernizzazione del settore forestale” ha introdotto
l’obbligo di eseguire interventi compensativi per il cambio di destinazione d’uso del suolo, detto anche
trasformazione del bosco demanando alle Regioni la scelta delle tipologie di intervento e delle modalità
applicative.
La Regione Lombardia ha fornito le prime norme applicative del D. Lgs. con l’art. 4 della L.R. 27/2004. Ai
sensi dello stesso articolo per trasformazione del bosco si intende “ogni intervento artificiale che comporta
l’eliminazione della vegetazione esistente e l’asportazione o la modifica del suolo forestale, finalizzato ad
un’utilizzazione diversa da quella forestale”. La trasformazione può anche non comportare l’asportazione
della massa epigea se ad esempio interessa il cambio di destinazione d’uso di una radura considerata bosco ai
sensi della L.R. 27/2004.
La L.R. 27/2004 all’art.4 demanda il compito di regolamentare a scala locale la trasformazione del bosco; a
tale scopo il presente PIF contiene alcuni articoli del Regolamento attuativo di Piano che normano
trasformazione e compensazione nel territorio della Comunità Montana, definendo modalità e limiti per le
autorizzazioni, caratteristiche qualitative, quantitative, localizzazione degli interventi compensativi.
Con la d.g.r. 675 del 21 settembre 2005 la Regione ha approvato i “Criteri per la trasformazione del bosco e
per i relativi interventi compensativi” definendo le specifice tecniche e procedurali per il rilascio
dell’autorizzazione alla trasformazione del bosco e la realizzazione degli interventi compensativi, in presenza
ed in assenza di PIF.
Ulteriori indicazioni riguardanti il rapporto tra PIF e le superfici suscettibili di trasformazione vengono
fornite nel dettaglio dai “Criteri e procedure per la redazione e l’approvazione dei piani di indirizzo forestale
(PIF) di cui alla D.G.R. 7728 del 24 luglio 2008.
18.1
COEFFICIENTE DI BOSCOSITA’
L’art. 4 della L.R. 27/2004 prevede interventi compensativi differenziati secondo il “coefficiente di
boscosità” del territorio. L’ Allegato n. 1 alla D.G.R. n. 2024 del 8 marzo 2006 “Aspetti applicativi e di dettaglio
per la definizione di bosco, criteri per l’individuazione delle formazioni vegetali irrilevanti e criteri e modalità
per l’individuazione dei coefficienti di boscosità ai sensi dell’art. 3, comma 7, della L.R. 27/2004” definisce un
unico coefficiente di boscosità per ogni singola comunità montana. La D.G.R. attribuisce alla Comunità
Montana Valle San Martino un coefficiente di boscosità pari al 76,66% e classifica pertanto il territorio come
area ad elevato coefficiente di boscosità, da ciò ne deriva che gli interventi compensativi da prediligere
saranno orientati verso il miglioramento delle superfici boscate esistenti piuttosto che la creazione di nuovi
boschi che, ove è necessario, non è da escludersi anche nel caso di aree ad elevato coefficiente di boscosità.
18.2
INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE PERMANENTE D’USO DI BOSCHI
Per superfici maggiori di 100 mq gli interventi di trasformazione d’uso dei boschi sono oggetto di
compensazione e devono essere autorizzati da parte della Comunità Montana, tranne nel caso di realizzazione
di infrastrutture di interesse regionale contenute nella programmazione di settore la cui autorizzazione è
rilasciata dalla Regione.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
160
Per i dettagli procedurali di rilascio delle autorizzazioni in caso di presenza di PIF si rimanda alla d.g.r.
675/2005 e alle Norme Forestali del PIF.
A questo proposito le richieste di intervento in ambito boscato dovranno essere accompagnate da un
apposito studio forestale ed ambientale di dettaglio riportante anche le opere di compensazione, qualora
l’intervento coinvolga una superficie superiore ai 2000 mq.
Per ogni mq di bosco trasformato, per superfici maggiori di 100 mq, deve essere realizzato un intervento
compensativo di un valore pari al costo di compensazione su una superficie proposta dal beneficiario del
provvedimento autorizzativo o proposta dalla Comunità Montana in base all’Albo delle opportunità di
Compensazione.
Il costo di compensazione è pari al prodotto tra il rapporto di compensazione, determinato come di seguito
illustrato, e la somma tra il costo del suolo e del soprassuolo relativi ai metri quadrati trasformati.
18.3
INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE TEMPORANEA D’USO DI BOSCHI
Sono trasformazioni temporanee del bosco quelle in cui la superficie trasformata è oggetto di uso non
forestale per un periodo limitati di tempo, non superiore a cinque anni, al termine del quale il soprassuolo è
completamente ripristinato.
Anche gli interventi di trasformazione temporanea sono soggetti ad autorizzazione e a oneri di
trasformazione ridotti come definito dalla D.G.R. 675/2005.
18.4
TIPOLOGIE DI TRASFORMAZIONE AMMESSE
Il Piano di Indirizzo Forestale definisce le tipologie di trasformazioni ammesse, indicando la tipologia di
interventi concessi e, ove possibile, la localizzazione degli stessi.
Il P.I.F. individua:
-
Trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta;
-
Trasformazioni ordinarie a delimitazione areale;
-
Trasformazioni speciali non cartografate.
18.4.1
Trasformazioni ORDINARIE a perimetrazione esatta (per fini urbanistici)
Costituiscono trasformazioni a delimitazione esatta le trasformazioni in ambito urbanistico (previsioni
PRG/PGT), in ambito estrattivo (delimitazioni da piano cave), per altri scopi se noti al momento della stesura
del PIF (progetti di interesse regionale, provinciale, ecc.), per le quali le aree boscate individuate risultano
interamente trasformabili, se compatibili con le indagini effettuate e le scelte operate nel Piano. Il rilascio delle
autorizzazioni a tali trasformazioni tiene conto degli elementi di valenza individuati in sede di analisi.
Qualora la trasformazione sia ritenuta ammissibile si provvederà ad applicare i rapporti di compensazione
contenuti nella Carta per la valutazione della compatibilità degli strumenti urbanistici comunali.
Riassumendo, le tipologie di interventi da considerarsi trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta,
sono:
Relazione generale
161
-
Aree di espansione previste nei Piani Regolatori Generali Comunali (residenziale, produttivo,
commerciale, industriale, artigianale, servizi di livello sovracomunale, servizi di livello comunale,
strade, polifunzionale,…); le aree verdi gioco e sport non necessariamente comportano una
trasformazione di tipo urbanistico vista la possibile compatibilità con il mantenimento della
destinazione a bosco;
-
Ambiti e aree di trasformazione previsti nei Piani di Governo del Territorio;
-
Ambiti estrattivi del Piano Cave;
-
Altre trasformazioni urbanistiche non note alla stesura del piano (e quindi non cartografate), solo
se di interesse sovracomunale.
18.4.2
Trasformazioni ORDINARIE a delimitazione areale (per fini agricoli e
ambientali)
Le trasformazioni diverse da quelle urbanistiche e finalizzate alla manutenzione del territorio naturale
sono previste nell’ambito di superfici ritenute idonee e perimetrate nelle cartografie di piano su base areale
(Carta delle trasformazioni ammesse a fini agricoli e ambientali). Oggetto di tali trasformazioni sono
interventi incentivati dal PIF e si ritiene utile sottolineare che la perimetrazione areale non è da considerarsi
vincolante per l’individuazione delle possibili aree sottoposte a trasformazione, sono quindi concedibili
trasformazioni con queste finalità anche al difuori delle perimetrazioni riportate in carta. Tali trasformazioni
sono finalizzate allo svolgimento dell’attività primaria in collina e montagna e consistono nel recupero di
superfici in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca recente (30 anni) e da
destinare all’agricoltura non intensiva (vite, olivo, prati, prato-pascoli, pascoli, erbai di piante officinali,
frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni biologiche, ecc.) nonchè miglioramenti ambientali a
fini faunistici, senza ulteriore cambio di destinazione né realizzazione di edifici di qualsiasi natura per almeno
20 anni e ricompresi in aree a destinazione urbanistica di tipo “E”.
Riassumendo, le tipologie di interventi da considerarsi trasformazioni ordinarie a delimitazione areale,
sono:
-
Recupero di superfici, balze o terrazzamenti oggetto di abbandono e colonizzate da massimo 30
anni da parte del bosco, da destinare ad agricoltura non intensiva (prati, prato-pascoli, pascoli,
erbai di piante officinali, frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni biologiche,
ecc.) per un’estensione massima di 2 ha contigui e per una durata di almeno 20 anni;
-
Miglioramenti ambientali finalizzati alla tutela della biodiversità e alla creazione di ambienti di
ecotono per la fauna selvatica per un’estensione massima di 2 ha contigui.
18.4.3
Trasformazioni SPECIALI non cartografate
Costituiscono trasformazioni non cartografate quelle trasformazioni non ricomprese nei precedenti casi
perché non individuabili data la loro esigua dimensione, la possibile diffusione sul territorio e l’impossibilità
di pianificazione preventiva. Tali tipologie di trasformazione sono sottoposte ai rapporti di compensazione
stabiliti dal Piano di Indirizzo Forestale.
Si citano alcuni esempi:
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
162
-
Allacciamenti tecnologici e viari agli edifici esistenti;
-
Ampliamenti o costruzioni di pertinenze agli edifici esistenti;
-
Manutenzione, ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo di edifici esistenti e già
accatastati, purchè tali interventi non comportino incremento di volumetria.
A questi interventi si aggiungano:
-
Sistemazioni idraulico-forestali di modesta entità;
-
Interventi sulla rete sentieristica;
-
Piccoli interventi per la fruizione delle aree boscate (sentieri, posa di bacheche, segnaletica,
realizzazione di aree di sosta,…)
18.5
DISCIPLINA DELLA TRASFORMABILITA’ DEI BOSCHI A FINI URBANISTICI
(TRASFORMAZIONI ORDINARIE A DELIMITAZIONE ESATTA)
Ai sensi delle considerazioni esposte al precedente paragrafo il Piano di Indirizzo Forestale definisce
alcuni criteri per disciplinare la trasformabilità dei boschi a fini urbanistici ed individua pertanto:
-
Aree boscate non trasformabili a fini urbanistici;
-
Aree boscate trasformabili per interventi urbanistici (trasformazioni a delimitazione esatta);
-
Boschi trasformabili secondo rapporti di compensazione variabili tra 1:1 e 1:4.
Le aree boscate non trasformabili a fini urbanistici coincidono con:
-
Soprassuoli forestali compresi entro la fascia A del PAI;
-
Soprassuoli forestali appartenenti alla tutela di I livello del PTCP della Provincia di Bergamo, cioè
localizzati nel perimetro individuato dall’ art. 54 delle NTA del PTCP e cartografati nella tavola
E2_2 del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale;
-
Boschi compresi nelle componenti agricole di prevalente valenza ambientale di cui all’art. 49
comma 4 lettera d delle NTA dell’adeguamento del PTCP della Provincia di Lecco;
-
Soprassuoli forestali ritenuti fondamentali per la sopravvivenza di alcuni corridoi ecologici che
collegano i versanti boscati con i popolamenti di fondovalle;
-
Aree boscate incluse tra le aree di interesse strategico per la continuità della rete ecologica di cui
all’art. 49 comma 4 lettera c delle NTA dell’adeguamento del PTCP della Provincia di Lecco,
coincidenti con i settori di ecopermeabilità potenziale della rete ecologica;
-
Peculiarità forestali individuate con le indagini del PIF: i castagneti da frutto in attualità di
coltivazione e da recuperare, la faggeta monumentale di Prato della Costa, il bosco di proprietà
Relazione generale
163
della Comunità Montana a Monte Marenzo, le formazioni igrofile ivi comprese le alnete di ontano
nero e i saliceti;
-
I boschi a funzione protettiva come individuati nella tavola 5 – Carta delle attitudini funzionali del
territorio boschivo;
-
I boschi compresi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico laghi e fiumi ai sensi dell’art. 142 del
D.Lgs. 42/2004;
-
I boschi individuati nel Registro dei boschi da seme della Regione Lombardia di cui al BURL
edizione speciale n° 27 del 03 luglio 2008.
La superficie non trasformabile ammonta a complessivi ha 1.660 pari al 44,53% della superficie forestale
totale della Comunità Montana.
Si rammenta che tra le aree non disponibili alla trasformazione urbanistica rientrano anche le superfici
percorse da incendio. Ai sensi dell’art. 10 della L. 353/2000 le aree percorse da incendio non possono avere
una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni ed è inoltre vietata per 10 anni,
sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad
insediamenti civili ed attività produttive. Si è scelto di non cartografare tali superfici per la difficoltà di
reperire il dato territoriale preciso e aggiornato, da un lato, ed anche perché trattasi di vincoli temporanei che
dovrebbero essere costantemente implementati; l’ottimale gestione del dato si realizza attraverso il Sistema
Informativo Territoriale Forestale della Comunità Montana.
Ai sensi della D.G.R. 7728 del 24 luglio 2008 sono sempre eseguibili in tutti i boschi, anche quelli non
trasformabili:
-
Opere pubbliche;
-
Interventi di sistemazione del dissesto idrogeologico;
-
Viabilità agro-silvo-pastorale prevista dei piani VASP od altri interventi di miglioramento
forestale previsti dalla pianificazione forestale;
-
Le opere pubbliche di carattere edilizio e infrastrutturale e la viabilità agro-silvo-pastorale
possono essere eseguite in detti boschi a condizione che venga dimostrata l’impossibilità di
realizzarle altrove.
Le aree boscate trasformabili per interventi urbanistici sono state individuate a partire da un’attenta
analisi delle aree di prevista espansione presenti nel mosaico dei Piani Regolatori Generali fornito dalle
Provincie di Bergamo e Lecco, successivamente modificato ed integrato dalle osservazioni delle
Amministrazioni Comunali nell’ambito delle procedure di confronto previste dal processo di VAS. Il risultato
è quanto illustrato nella tavola 6 - Carta della conformatizzazione al PIF delle trasformazioni ordinarie a
perimetrazione esatta. Risultano rese compatibili ai fini della trasformabilità, le superfici boscate ricadenti
all’interno delle perimetrazioni delle aree di previsione, ad esclusione delle superfici appartenenti ai boschi
non trasformabili ai fini urbanisitici perché incluse nelle categorie sopra elencate.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
164
Le aree compatibili alla trasformazione dovranno essere compensate secondo un valore di compensazione
stabilito in base a caratteristiche ecologiche, biologiche, paesaggistiche e territoriali dei boschi della comunità
montana come illustrato al capitolo successivo.
Si riporta ora, in forma tabellare, il riepilogo delle superfici boscate trasformabili a fini urbanistici secondo
le previsioni di piano, desunte dall’intersezione tra la perimentrazione delle aree boscate e le previsioni di
espansione urbanistica fornite dal mosaico provinciale dei PRG corretto dalle osservazioni dei Comuni. Non
risulta invece possibile definire a priori l’entità delle trasformazioni a fini agricoli e ambientali o di tipo
puntiforme.
TRASFORMAZIONI A PERIMETRAZIONE ESATTA SECONDO LE PREVISIONI DI PIANO
Superficie forestale complessiva C.M.
3.727,87 ha
Superficie forestale complessiva soggetta a
74,33 ha
trasformazione di tipo esatto (previsione,
(1,99%)
comprensiva delle trasformazioni del Piano Cave)
Di cui in ambito non trasformabile:
8,20 ha (11% del totale previsto soggetto a trasformazione)
La tabella seguente riporta la ripartizione per Comune delle trasformazioni a carico del bosco
(trasformazioni a perimetrazione esatta). Tra parentesi viene indicata la superficie ricedente in ambito non
trasformabile.
RIPARTIZIONE PER COMUNI DELLE TRASFORMAZIONI A PERIMETRAZIONE ESATTA SECONDO LE
PREVISIONI DI PIANO
ha
%
CALOLZIOCORTE
13,84 (1,52)
18,62
CAPRINO BERGAMASCO
20,57 (0,93)
27,67
CARENNO
8,71 (0,07)
11,71
CISANO BERGAMASCO
7,70 (2,62)
10,36
ERVE
8,65 (0,55)
11,64
MONTE MARENZO
2,89 (0,95)
3,89
PONTIDA
4,83 (0,92)
6,50
TORRE DE` BUSI
6,76 (0,62)
9,09
VERCURAGO
TOTALE
0,38 (0,00)
74,33 (8,20)
0,51
100,00
Relazione generale
165
La tabella seguente suddivide le trasformazioni a carico del bosco tra le differenti destinazioni d’uso PRG
(trasformazioni a perimetrazione esatta). Le superfici in previsione dal Piano Cave sono recepite ma non sono
normate dal PIF. Le aree a verde per servizi a livello comunale non necessariamente comportano la
trasformazione, totale o parziale, del bosco.
RIPARTIZIONE PER DESTINAZIONE PRG DELLE TRASFORMAZIONI A CARICO DEL BOSCO
ha
Aree a verde gioco sport di livello comunale
%
17,22
23,21
Aree miste verde per attrezzature a livello comunale
8,17
11,02
Piano Attuativo Generico
6,85
9,23
Piano Cave
11,40
15,36
Piano Integrato Particolareggiato
0,18
0,25
Piano Integrato di Intervento
1,01
1,37
Piano di Lottizzazione
0,56
0,76
Piano di Recupero
0,76
1,03
Piano di zona, edilizia convenzionata
0,27
0,37
Polifunzionale
0,25
0,33
Produttivo generico
3,52
4,74
Residenziale
14,23
19,19
Servizi di livello comunale
3,98
5,36
Strade
3,71
5,01
Urbanizzazione generico
2,07
2,79
TOTALE
74,20
100,00
18.6
RAPPORTO DI COMPENSAZIONE
Nelle aree con elevato coefficiente di boscosità i rapporti di compensazione si attestano su valori 1:1 a 1:4;
questa proporzione, come si è visto va ad influenzare il costo di compensazione. La tabella seguente, illustra la
distribuzione dei rapporti di compensazione nel territorio.
RAPPORTO DI COMPENSAZIONE
Naturalistica
Produttiva
Protettiva
Ricreativa
Paesaggistica
Multifunzionale
Carenno intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Carenno sommitale
1:3
1:2
1:3
1:2
1:3
1:2
Calolziocorte basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Calolziocorte intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Caprino basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Caprino intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Caprino sommitale
1:3
1:2
1:3
1:2
1:3
1:2
Funzione
Macroarea
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
166
Cisano basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Erve intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Erve sommitale
1:3
1:2
1:3
1:2
1:3
1:2
Monte Marenzo basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Monte Canto
1:3
1:2
1:3
1:2
1:3
1:2
Pontida basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Pontida intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Torre de' Busi intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
Torre de' Busi sommitale
1:3
1:2
1:3
1:2
1:3
1:2
Vercurago basale
1:4
1:2
1:4
1:3
1:3
1:2
Vercurago intermedia
1:3
1:1
1:3
1:2
1:2
1:2
In particolare il rapporto di compensazione è proporzionale al valore ecologico di un bosco il quale a sua
volta è legato all’ubicazione e alla funzione prevalente. I rapporti di compensazione più elevati sono stati
attribuiti ai boschi della fascia basale e sommitale, mentre nella fascia intermedia, dove la risorsa foresta è più
sviluppata sono stati attribuiti i valori più bassi.
I boschi con valore ecologico più alto sono i boschi naturalistici e protettivi della fascia basale (rapporto
1:4), quelli a valore ecologico meno elevato sono i boschi produttivi della fascia intermedia (rapporto 1:1). In
linea generale, indipendentemente dalla localizzazione, i boschi di maggior valore sono quelli naturalistici e
protettivi (1:3-1:4), ricreativi,paesaggistici e multifunzionali di valore intermedio (1:2-1:3), di minor valore i
produttivi (1:1-1:2).
Il rapporto di compensazione viene calcolato come media semplice dei rapporti di compensazione indicati
dalle celle del raster 10*10m interessate dall’intervento indipendentemente dalla dimensione della porzione di
cella coinvolta. Il valore della media viene arrotondato al numero intero per eccesso o per difetto in base alla
regola del 5. Si forniscono alcuni esempi per chiarire il concetto:
Relazione generale
RAPPORTO DI
RAPPORTO DI
COMPENSAZIONE
COMPENSAZIONE
CALCOLATO
DEFINITIVO
1 : 2,354
1:2
1 : 2,5
1:3
1 : 2,647
1:3
167
Figura 34: Esempio di determinazione delle celle da utilizzare per il calcolo della media dei rapporti di compensazione
In verde chiaro le celle o le porzioni di cella interessate dall’intervento di trasformazione, pertanto
comprese all’interno del perimetro dell’intervento stesso, in giallo tutte le celle il cui valore del rapporto di
compensazione deve essere utilizzato per la determinazione del rapporto di compensazione medio.
18.7
DISCIPLINA DELLA TRASFORMABILITA’ DEI BOSCHI A FINI AGRICOLI E
AMBIENTALI (TRASFORMAZIONI ORDINARIE A DELIMITAZIONE AREALE)
Il Piano di Indirizzo Forestale definisce inoltre alcuni criteri per disciplinare la trasformabilità dei boschi a
fini agricoli e ambientali ed in particolare indica:
-
Aree boscate non trasformabili a fini agricoli e ambientali;
-
Aree boscate trasformabili a fini agricoli e ambientali (trasformazioni a delimitazione areale);
-
Boschi trasformabili secondo rapporti di compensazione variabili tra 1:1 e 1:4.
Le aree boscate non trasformabili a fini agricoli e ambientali coincidono con:
-
Soprassuoli forestali ritenuti fondamentali per la sopravvivenza di alcuni corridoi ecologici che
collegano i versanti boscati con i popolamenti di fondovalle;
-
Peculiarità forestali individuate con le indagini del PIF: la faggeta monumentale di Prato della
Costa e il bosco di proprietà della Comunità Montana a Monte Marenzo.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
168
Le aree boscate trasformabili a fini agricoli e ambientali sono state individuate come aree dove è maggiore
la probabilità che vengano emesse istanze di trasformazione per questi scopi. Essendo l’oggetto di tali
trasformazioni interventi incentivati dal PIF si ritiene utile sottolineare che la perimetrazione areale riportata
nella tavola 7 non è da considerarsi vincolante per l’individuazione delle possibili aree sottoposte a
trasformazione, sono quindi autorizzabili trasformazioni che soddisfino ai requisiti già elencati anche al
difuori delle perimetrazioni riportate in carta.
Il valore di compensazione viene determinato secondo gli stessi criteri e procedure delle trasformazioni a
fini urbanistici, salvo i casi previsti nei paragrafi successivi.
18.8
TRASFORMAZIONI SOGGETTE A COMPENSAZIONE MINIMA O NULLA
Il comma 6 e il comma 8 lettera d) dell’art. 4 della l.r. 27/2004 prevedono la possibilità che alcune
trasformazioni del bosco siano autorizzate senza obblighi di compensazione o con obblighi di compensazione
di minima entità.
Il Piano di Indirizzo Forestale individua le categorie di interventi soggette ad obblighi di compensazione
nulli o di minima entità.
18.8.1
TRASFORMAZIONI CON OBBLIGO DI COMPENSAZIONE NULLO
Sono esclusi dall’obbligo di compensazione, qualunque sia la superficie trasformata, i seguenti interventi:
-
Sistemazioni del dissesto
idrogeologico,
preferibilmente eseguite tramite le tecniche
dell’ingegneria naturalistica;
-
Realizzazione o manutenzione di viabilità silvo-pastorale, purchè prevista nell’ambito del PIF e
dei PAF;
-
Manutenzione e realizzazione di sentieri e itinerari di pubblica utilità rispettosi dei requisiti
tecnici previsti dalla D.G.R. VII/14016/2003;
-
Realizzazione di nuove piste temporanee di esbosco purchè rispettose dei requisiti tecnici previsti
dalla D.G.R. VII/14016/2003;
-
Recupero di aree aperte finalizzate alla conservazione e miglioramento della biodiversità, del
paesaggio e per la creazione di ambienti idonei ad alcune specie di fauna selvatica;
-
Conservazione o ripristino di viste o percorsi panoramici;
-
Opere espressamente realizzate a funzione antincendio di boschi e vegetazione naturale;
-
Interventi di trasformazione a basso impatto, purchè autorizzati dall’Autorità Forestale, per
l’esercizio dell’attività primaria in collina e montagna, anche non necessariamente esercitata da
coltivatori diretti e imprenditori agricoli, che comprendono il recupero di balze o terrazzamenti,
di ex-prati e pascoli in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca
recente (massimo 30 anni) e da destinare all’agricoltura non intensiva (es. prati, prato-pascoli,
Relazione generale
169
pascoli, erbai di piante officinali, frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni
biologiche,…) o alla coltura di legnose agrarie specializzate (ad es. vite ed olivo).
18.8.2
TRASFORMAZIONI CON OBBLIGHI DI COMPENSAZIONE DI MINIMA
ENTITA’
Sono soggette a sconto variabile del costo di compensazione le seguenti opere:
-
Realizzazione o manutenzione di viabilità silvo-pastorale o di strade di completamento su
proprietà privata: sconto del 30%;
-
Interventi di trasformazione per l’esercizio dell’attività primaria, esercitata da coltivatori diretti e
imprenditori agricoli, che comprendano il recupero di balze o terrazzamenti, di ex-prati e pascoli
in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca recente ( massimo 30
anni) da destinare a colture diverse da quelle previste nel precedente paragrafo o per la
realizzazione di fabbricati rurali ad uso di produzione, trasformazione, conservazione e
commercializzazione di prodotti agricoli e altre strutture e infrastrutture (elettrodotti, acquedotti
e strade), ad uso esclusivo o prevalentemente agricolo: diametro medio individui arborei soggetti
a trasformazione < 15 cm: sconto 70%; diametro medio individui arborei soggetti a
trasformazione > 15 cm: sconto 25%.
18.8.3
OBBLIGHI DI COMPENSAZIONE PER LE OPERE PUBBLICHE
E’ data facoltà agli Uffici competenti, a partire dal rapporto di compensazione previsto dal PIF, di fissare
un rapporto di compensazione ridotto o nullo per le opere pubbliche in base all’obiettivo del progetto, alla
qualità dello stesso in riferimento soprattutto all’impatto sull’ambiente e alle opere di mitigazione previste,
alla localizzazione e alle caratteristiche del bosco trasformato.
18.9
LIMITE MASSIMO DI SUPERFICIE TRASFORMABILE
Il Piano di Indirizzo Forestale indica la superficie trasformabile massima che ogni anno è concedibile per le
diverse tipologie di intervento previste.
Il presente PIF non pone alcun limite massimo alla trasformabilità per fini agricoli e ambientali in quanto
tra le strategie proprie del piano tali interventi sono incentivati; per tutti gli altri casi di trasformazione si fissa
un tetto massimo nei 15 anni di validità del Piano pari a 69 ha corrispondente ad una quota annua di 4,6 ha
complessivi per tutta la Comunità Montana; sono escluse da questo limite le superfici interessate dagli ambiti
estrattivi del Piano Cave Provinciale e le aree boscate incluse in progetti di interesse provinciale, regionale o
nazionale per le quali non viene posto alcun limite massimo. Il limite così determinato garantisce la
realizzazione di tutte le previsioni urbanistiche in essere alla data di stesura del PIF alle quali è stata aggiunta
una superficie pari al 10% di quella a probabile trasformazione per necessità di urbanizzazioni non prevedibili
al momento attuale.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
170
18.10 COMPENSAZIONE FORESTALE
Ai sensi dell’art. 4 comma 4 della l.r. 27/2004 le autorizzazioni concesse ai fini della trasformazione del
bosco prevedono interventi di compensazione a carico dei richiedenti, finalizzati alla riqualificazione di boschi
esistenti e proporzionalmente al rapporto di compensazione attribuito; sono esclusi dalla compensazione
solamente gli interventi per i quali è prevista la compensazione nulla.
Il Piano di Indirizzo Forestale individua le aree all’interno delle quali prioritariamente eseguire gli
interventi compensativi nonché tipologie di azioni valevoli quali interventi compensativi. Per i dettagli tecnici
di realizzazione si faccia riferimento alle schede delle azioni.
La scelta delle aree da destinare ad intervento compensativo dovrà essere effettuata sulla base delle
indicazioni contenute nella Carta delle superfici destinate a compensazioni.
18.10.1 INTERVENTI COMPENSATIVI E CARTA DELLE SUPERFICI DESTINATE
A COMPENSAZIONI
Costituiscono intervento compensativo le azioni di seguito riportate e visualizzate nella Carta delle
superfici destinate a compensazioni.
Gli interventi compensativi possono essere realizzati sia da imprese boschive che da aziende agricole
qualificate.
Per ciascuna azione vengono indicate le modalità di realizzazione.
INTERVENTO COMPENSATIVO
Contributo alla rete ecologica/Completamento dei
corridoi ecologici
Conservazione e tutela del paesaggio e delle aree
aperte
DESCRIZIONE E MODALITA’ DI REALIZZAZIONE
Realizzazione di nuovi boschi in aree critiche per la rete ecologica
Interventi di sfalcio o pascolamento per la conservazione delle aree
aperte (prati e/o pascoli) tuttora presenti
Miglioramenti forestali nei popolamenti artificiali di conifere inclusi
Riqualificazione dei rimboschimenti
sfolli,
diradamenti,
tagli
fitosanitari,
apertura
di
chiarie,
arricchimenti in specie, finalizzati al miglioramento estetico e
fruitivo
Sistemazione delle situazioni di dissesto a carico del reticolo
Prevenzione del dissesto idrogeologico
idrografico e dei versanti da eseguirsi preferibilmente tramite
tecniche di ingegneria naturalistica
Interventi di conversione all’alto fusto e altri miglioramenti forestali
Riqualificazione dei boschi degradati al margine
dell’ubanizzato
(tagli fitosanitari, diradamenti in impianti artificiali, ecc.) da
realizzarsi
in
funzione
dell’attitudine
prevalente
dell’area
interessata
Interventi frequenti di contenimento dei detrattori vegetali e
Creazione di visuali panoramiche
realizzazione di parapetti e sedute per fruizione sicura dei punti
panoramici
Interventi di ricostituzione dei castagneti da frutto abbandonati
Recupero dei castagneti da frutto abbandonati
calibrati in funzione dello stato di abbandono del castagneto
(eliminazione del sottobosco, potature di rimonda, innesto di nuovi
esemplari,…)
Relazione generale
171
Recupero tramite interventi di decespugliamento e contenimento
Recupero delle aree prative e pascolive soggette a
del bosco di aree prative e pascolive non utilizzate e a rischio
invasione con miglioramenti faunistici
chiusura. Gli interventi saranno condotti con finalità agronomiche,
faunistiche o paesaggistiche
Creazione di una rete di boschi ricreativi
Messa in sicurezza e contenimento della vegetazione invadente
lungo la rete sentieristica e nelle aree a valenza didattico fruitiva con
interventi di valorizzazione dei luoghi (recinzioni rustiche, muretti
a secco, cartellonistica, segnaletica, arredo per la sosta,...)
Manutenzione viabilità silvo – pastorale
viabilità silvo – pastorale secondo le necessità di sistemazione
Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico della
individuate dal Piano della Viabilità Silvo Pastorale
Apertura di nuova viabilità silvo –pastorale
Realizzazione di nuovi tratti di viabilità silvo – pastorale, purchè
compresa nelle proposte di nuova viabilità previste dal PIF
18.10.2 Albo delle Opportunità di compensazione
La Comunità Montana istituisce l’Albo delle Opportunità di Compensazione quale strumento di
organizzazione degli interventi compensativi.
L’Albo contiene al suo interno l’elenco delle possibili aree da destinare ad intervento compensativo
proposte da proprietari boschivi pubblici e privati interessati alla realizzazione di interventi forestali o di altra
natura (sistemazioni idraulico - forestali o viabilistiche, recupero pascoli, miglioramenti ambientali a fini
faunistici, ecc.) ma che non dispongono di mezzi per la realizzazione degli stessi.
I soggetti tenuti alla realizzazione di interventi compensativi a seguito di trasformazione eseguiranno gli
interventi compensativi sulle aree contenute nell’Albo delle Opportunità di Compensazione, con priorità
verso quegli interventi e quelle aree già compresi in ambiti individuati dal Piano di Indirizzo Forestale nella
Carta delle superfici destinate a compensazioni.
18.11 MONETIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI COMPENSATIVI
La Comunità Montana può accettare o meno la proposta dei richiedenti di monetizzazione dell’intervento
compensativo, sostituendosi al richiedente stesso nella realizzazione effettiva dell’opera.
Nel caso di consenso il richiedente deve versare all’Ente una somma pari al costo di compensazione
calcolato, maggiorata del 20% quale rimborso spese per la progettazione, direzione lavori, collaudo e
procedure amministrative.
I soldi in tal modo raccolti dovranno essere utilizzati dall’Ente per realizzare interventi compensativi
previsti dal PIF o contenuti nell’Albo delle opportunità di compensazione.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
172
PARTE TERZA
ATTUAZIONE DEL PIANO
19 GLI OBIETTIVI DI PIANO
L’attuazione del presente piano è finalizzata al raggiungimento di obiettivi diversi che riguardano il
settore forestale e ambientale della Comunità Montana; come di seguito illustrato il perseguimento degli
obiettivi si fonda su diversi livelli di azione, su diverse scale di azione e con soggetti attuatori diversi.
Alcuni obiettivi posseggono una connotazione di tipo geografico e come tali sono rappresentabili
cartograficamente, altri non coinvolgono direttamente il territorio, bensì gli aspetti amministrativi e
socio-economici del sistema ambientale e quindi non trovano un riscontro geografico.
Il Piano di Indirizzo Forestale si pone i seguenti obiettivi da avviare o raggiungere entro il periodo di
validità, secondo le priorità attribuite a ciascun livello di azione:
Obiettivo
Diffusione territoriale
Conservazione del mosaico ambientale a scopo naturalistico
e paesaggistico
Conservazione
del
paesaggio
rurale
(prati,
pascoli,
terrazzamenti, castagneti da frutto, ….)
Prevenzione del dissesto idrogeologico
Aree aperte della fascia sommitale
Aree
aperte,
terrazzamenti,
castagneti da frutto della fascia
intermedia e basale
Boschi di protezione in tutta la
Comunità Montana
Boschi produttivi, paesaggistici e
Promozione della filiera bosco-legno
multifunzionali prevalentemente
nella fascia intermedia
Per
Realizzazione di una rete di boschi ricreativi
lo
più
sviluppate
fascie
lungo
boscate
la
rete
sentieristica in tutta la Comunità
Montana
Tutela delle formazioni boscate esistenti e riqualificazione Robinieti e formazioni degradate
dei boschi degradati
della fascia basale
Formazioni
Tutela naturalistica delle formazioni vegetali di pregio
boschi
igrofile,
primitivi
in
querceti,
tutta
la
Comunità Montana
Miglioramento della viabilità silvo-pastorale
Relazione generale
Strade
agro-silvo-pastorali
esistenti e di progetto
173
20 CRITERI GENERALI
L’attuazione delle previsoni di piano, il raggiungimento degli obiettivi prefissati, comporta la distinzione
di più livelli di azione; ciascun livello introdotto è caratterizzato da una diversa scala di azione e da un diverso
grado di coinvolgimento e interesse pubblico.
In altri termini le proposte di piano coprono un ampio intervallo di possibilità che va dall’indicazione colturale, alla
proposta progettuale specifica, o al progetto integrato di scala ampia, fino a giungere in alcuni casi alla norma prescrittiva
(es. compensazione). In generale il rapporto con la proprietà è sempre di tipo volontaristico e sussidiario e
l’aspetto vincolante è strettamente contenuto alle imposizioni di legge vigenti.
I diversi livelli di intervento corrispondono anche ad una diverso ruolo della Comunità Montana e ad un
diverso coinvolgimento attivo degli uffici competenti.
I livelli di azione previsti possono essere sintetizzati come segue:
1.
INDIRIZZI COLTURALI
Gli indirizzi colturali sono le linee guida di gestione delle superfici boscate e derivano
dall’incrocio del tipo forestale con la destinazione prevalente. Sono costituiti da una serie di
indicazioni e suggerimenti, prevalentemente ma non esclusivamente, di tipo selvicolturale
che dovrebbero informare tutti gli interventi sul territorio anche tramite precise indicazioni da
fornire ai proprietari che presentano denuncia di taglio. La presenza di indirizzi colturali a
livello di ampi comprensori avvia un percorso estensivo di valorizzazione della risorsa forestale,
basata su obiettivi e criteri di ordine generale.
Le linee guida di gestione e gli indirizzi colturali relativi ai soprassuoli boscati esistenti sono
esplicitati nelle schede delle tipologie forestali allegate al Piano e nel relativo capitolo della
presente relazione.
In questo caso alla Comunità Montana compete il ruolo di coordinamento, di diffusione delle
conoscenze e di emanazione delle prescrizione per il taglio dei boschi mentre il soggetto attuatore
è il proprietario boschivo o l’utilizzatore.
2.
AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE FUNZIONI PREVALENTI
Le azioni sono in genere identificabili con proposte progettuali a scala più o meno vasta e
coincidono con l’attuazione delle strategie individuate per rafforzare il settore forestale ed
ambientale ed il ruolo della Comunità Montana nella gestione del patrimonio naturale di
competenza. Le azioni sono un insieme di proposte progettuali finalizzate a perseguire un
obiettivo specifico che nel caso del presente piano consiste prevalentemente nella valorizzazione
delle attitudini che caratterizzano i soprassuoli presenti nel territorio indagato.
Le azioni riguardano terreni boscati, ma anche ambiti privi di vegetazione arborea o di recente
colonizzazione.
In relazione al regime di proprietà privata che caratterizza gran parte del territorio di competenza
della Comunità Montana le proposte di intervento non devono intendersi applicabili
indistinatamente a tutti gli ambiti indicati in cartografia; l’individuazione delle superfici
specifiche di intervento relative a ciascuna azione, nonchè i necessari accordi e consensi con le
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
174
proprietà, saranno, a seconda dei casi, demandate a studi, progettazioni e indagini specifiche o
alla libera adesione dei possibili soggetti interessati, secondo le modalità individuate di volta in
volta Comunità Montana.
La Comunità Montana, le amministrazioni comunali, i proprietari pubblici e privati svolgono, a
seconda delle loro diverse competenze un ruolo attivo nell’attuazione delle proposte progettuali.
In questo caso è centrale il ruolo della Comunità Montana per il coordinamento, la
promozione e in alcuni casi anche per l’attuazione delle azioni di piano.
3.
PROGRAMMA DI MANUTENZIONE DELLE INFRASTRUTTURE VIARIE
Il programma pluriennale di manutenzione e di completamento della rete viaria di tipo
silvo-pastorale, consente una programmazione integrata con le realtà peculiari del territorio, così
da poter evidenziare gli interventi che, in base ai costi, offrano dei benefici territoriali multipli e
interconnessi, al fine di migliorare la sostenibilità generale delle aree boscate, con particolare
riferimento alle zone collinari e montane prevalentemente della fascia intermedia e sommitale.
In questo caso analogamente a quanto previsto per gli indirizzi colturali alla Comunità Montana
compete il ruolo di coordinamento e di diffusione delle conoscenze mentre i soggetti attuatori e
proponenti possono essere diversi.
4.
INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE A VALENZA MULTISETTORIALE
Parallelamente alle azioni sono individuate iniziative particolarmente significative la cui valenza
è definita di interesse comunitario. Nell’ambito di questa categoria di interventi rientrano progetti
multisettoriali, sovratteritoriali e/o di eccezionale importanza per lo sviluppo del settore
forestale.
In questo caso il soggetto proponente e di riferimento rimane la Comunità Montana anche se
l’attuazione può prevedere il coinvolgimento di molteplici soggetti pubblici e privati.
Relazione generale
175
21 GLI INDIRIZZI SELVICOLTURALI
Il migliore soddisfacimento della funzione assegnata ai diversi soprassuoli boscati viene perseguito
mediante l’applicazione di proposte di intervento selvicolturale (attività selvicolturale) quali ad esempio tagli
di utilizzazione, sfolli, diradamenti, rinfoltimenti, difesa fitosanitaria affiancati da piccola progettazione.
Nei paragrafi successivi vengono fornite, per ciascuna attitudine funzionale, le linee guide per lo sviluppo
dei modelli colturali da applicare nella gestione dei boschi a diversa attitudine prevalente così come
individuata per ciascun soprassuolo nella tavola 5 – Carta delle attitudini funzionali del territorio boschivo.
Da un punto di vista applicativo e strettamente colturale, i modelli di gestione si differenziano in base ai
tipi forestali e vengono dettagliatamente illustrati nelle schede descrittive dei tipi forestali e localizzati sul
territorio grazie alle schede descrittive delle macroaree.
Considerando che le regole della selvicoltura classica non sono applicabili nel territorio della Comunità
Montana, si è provveduto a definire delle proposte gestionali basate su un criterio di flessibilità da correlare
alle tipologie forestali e alle destinazioni funzionali. Per questo motivo si prevede che il complesso della
foresta possa essere o meno regolare per distribuzione cronologica dei gruppi ignorando, ove necessario, i
concetti di bosco coetaneo o disetaneo tipici, nonché di previsione volumetrica della ripresa di legname. Un
ulteriore aspetto fortemente condizionante la formulazione dei modelli colturali consiste nella generale
semplificazione ed immaturità fisionomico-strutturale dei popolamenti forestali presenti nel territorio oggetto
di gestione.
21.1
INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PROTETTIVA
Come già illustrato in precedenza questa attitudine è attribuita ai soprassuoli soprattutto in funzione della
loro ubicazione e dalle caratteristiche geolitologiche della zona.
Alla funzione protettiva sono quindi associati i soprassuoli che svolgono funzione di:
- Eteroprotezione nei confronti di strade, edifici, nuclei abitati. Il bosco opera una prevenzione o una
protezione nei confronti di possibili fenomeni destabilizzanti; la gestione si diversifica in base alla
localizzazione dello stesso rispetto alle zone in cui il fenomeno si manifesta.
- Autoprotezione, ovvero il bosco protegge l’esistenza del bosco stesso; si tratta di quei popolamenti in
stato di equilibrio precario o per motivi stazionali (stazioni con bilancio idrico difficoltoso, o versanti
instabili, ecc .) o a seguito di eventi naturali dannosi (aree interessate da incendio, passaggio di una
trombe d’aria, ecc.) in cui la continuità o la ricostituzione del bosco siano legati all’evoluzione naturale
o facilitati da interventi di selvicoltura minimale;
- Idroprotezione riferita alla tutela delle risorse idriche e al mantenimento del regolare deflusso delle
acque.
La gestione dei soprassuoli ad attitudine protettiva prevede linee di intervento finalizzate a valorizzare al
massimo il ruolo del bosco nel contesto di protezione idrogeologica del territorio. La tutela del suolo passa
attraverso la tutela del bosco, per tale motivo i modelli colturali tenderanno ad incentivare lo sviluppo di
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
176
soprassuoli in grado di garantire un’efficace protezione del terreno nei confronti degli agenti meteorologici,
provvedendo altresì alla stabilizzazione di pareti o versanti acclivi o consolidando le sponde fluviali.
OBIETTIVI STRATEGICI
- Favorire l’evoluzione del bosco verso stadi a maggiore complessità
ecologica
- Alleggerire i versanti con boschi a tessitura fine ed omogenea
INTERVENTI INCENTIVATI
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
- Asportazione della massa legnosa nei popolamenti instabili
- Recupero della fertilità nei boschi sfruttati in passato
- Riduzione della presenza di specie esotiche
- Salvaguardia della copertura arbustiva
- Rinfoltimenti e arricchimenti con specie autoctone a potere
consolidante
- Tagli fitosanitari volti ad eliminare esemplari morti, malconformati,
deperienti, affetti da patologie
- Monitoraggio dello stato della copertura arborea in aree a potenziale
dissesto
- Proseguimento del trattamento a ceduo matricinato per alleggerire i
versanti instabili
- Conversione all’alto fusto nei popolamenti invecchiati
- Rinfoltimenti con specie esotiche
- Tagli a ceduo su ampie superfici
- Appesantimento dei versanti a causa dell’invecchiamento dei
soprassuoli
Ulteriori indicazioni gestionali per i boschi protettivi
Da un punto di vista colturale il migliore espletamento della funzione protettiva, soprattutto in presenza di
dissesti in atto, può essere perseguito mediante l’applicazione delle seguenti indicazioni gestionali.
FUNZIONE ETEROPROTETTIVA
Zona distacco
Zona scorrimento
Zona deposito
Caduta sassi
Eliminazione
alberi - Favorire una copertura regolare -Favorire
una
copertura
compromessi nella stabilità
colma e una tessitura fine
regolare colma e una tessitura
fine
- Applicazione di tagli a scelta - Eliminazione alberi compromessi
o a strisce, lungo le curve di nella stabilità
- Facilitare l’opera di trattenuta
livello a lunghezza < 15m
rilasciando sul letto di caduta
- Applicazione di tagli a scelta o a alcuni fusti
strisce, lungo le curve di livello a
lunghezza < 15m
Frana
- Ridurre la copertura il più - Ridurre la copertura il più
possibile, evitare coperture possibile, evitare coperture colme e
colme e diametri elevati (>40 diametri elevati (>40 cm)
cm)
- Favorire la composizione mista
- Favorire la composizione con specie (anche arbustive) con
mista con specie (anche apparato radicale profondo
arbustive)
con
apparato
radicale profondo
Relazione generale
- Facilitare l’opera di trattenuta
rilasciando sul letto di caduta
alcuni fusti
- Rilasciare solo alberi ben
ancorati al suolo
177
FUNZIONE ETEROPROTETTIVA
Zona distacco
Erosione
superficiale
Zona scorrimento
- Favorire la composizione - Favorire la composizione mista
mista con specie (anche con specie (anche arbustive) con
arbustive)
con
apparato apparato radicale profondo
radicale profondo
- Favorire una copertura regolare
- Favorire una copertura colma e una tessitura fine
regolare colma e una tessitura
- Rilasciare solo alberi ben ancorati
fine
al suolo
- Rilasciare solo alberi ben
- Applicazione di tagli a scelta o a
ancorati al suolo
strisce, lungo le curve di livello a
- Applicazione di tagli a scelta lunghezza < 1/2h
o a strisce, lungo le curve di
livello a lunghezza < 1/2h
Zona deposito
- Favorire la composizione
mista con specie (anche
arbustive)
con
apparato
radicale profondo
- Favorire una copertura
regolare colma e una tessitura
fine
- Rilasciare solo alberi ben
ancorati al suolo
- Applicazione di tagli a scelta
o a strisce, lungo le curve di
livello a lunghezza < 1/2h
- Facilitare l’opera di trattenuta
rilasciando sul letto di caduta
alcuni fusti
Erosione di
sponda
- Eliminazione di tutti gli alberi - Rilasciare solo alberi ben ancorati
compromessi nella stabilità e al suolo
degli esemplari di diametro
- Applicazione di tagli a scelta o a
superiore a 40-45 cm
strisce, lungo le curve di livello a
- Applicazione di tagli a scelta lunghezza < 15m
o a strisce, lungo le curve di
- Favorire la composizione mista
livello a lunghezza < 15m
con
specie
pioniere
(anche
arbustive) con apparato radicale
profondo
- Aumentare la scabrosità
favorendo lo sviluppo di
arbusti e la tessitura fine
- Asportazione di tutti i tronchi
a terra
- Asportazione di tutti i tronchi a
terra
FUNZIONE AUTOPROTETTIVA
Obiettivo
Innesco della
rinnovazione
Cure alla
rinnovazione
presente
Interventi gestionali
-
Individuare il fattore limitante
-
Scegliere tra le specie coerenti nel luogo le più resistenti al fattore limitante
-
Piantagione a gruppi nelle aree dove il fattore limitante è meno attivo
-
Eliminare i vecchi esemplari arborei dove localmente impediscono la crescita regolare
della rinnovazione
-
Non intervenire sui gruppi di rinnovazione naturale
-
Eliminare la vegetazione arborea o erbacea che crea concorrenza alla rinnovazione
naturale
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
178
I criteri di seguito elencati si considerano applicabili lungo una fascia di rispetto di almeno 10 m lungo le
sponde dei corsi d’acqua, anche appartenenti alla rete idrografica minore e nelle zone interessate da
captazione delle acque ad uso civile.
FUNZIONE IDROPROTETTIVA
Obiettivo
Impedire l’apporto di
materiale in alveo
21.2
Interventi gestionali
-
Limitare le utilizzazioni alla sola eliminazione degli alberi instabili
-
Raccogliere e allontanare i residui di utilizzazione
-
Limitare l’accesso fruitivo nelle zone maggiormente instabili
INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE NATURALISTICA
Per la valorizzazione della funzione naturalistica si dovrà puntare ad ottenere il massimo grado di
complessità strutturale compatibile con le caratteristiche dei popolamenti forestali; conservare o favorire la
presenza di specie rare o minoritarie; tutelare o aumentare le possibili nicchie ecologiche; favorire nella loro
diffusione le specie dei boschi mesofili nelle zone più interne e quelle termicamente più esigenti sui versanti
solatii.
Il recupero e la valorizzazione naturalistica di questi boschi dovrà seguire linee di intervento diverse in
funzione della potenzialità della zona, evidenziata sia dalle cenosi che vegetano in condizioni stazionali
analoghe o delle tipologie potenziali, sia delle specie presenti nell’ambito della tipologia. Si dovrà tener conto
anche di quale aspetto si vorrà promuovere (faunistico e per quali specie, floristico, biodiversità,...).
OBIETTIVI STRATEGICI
- Sviluppare il massimo grado di complessità strutturale compatibile
con le caratteristiche dei popolamenti forestali
- Conservare o favorire la presenza di specie rare o minoritarie, tutelare
o aumentare le possibili nicchie ecologiche
- Favorire l’evoluzione verso ecosistemi maturi in grado di ospitare
biocenosi complesse soggette a un basso livello di disturbo antropico
- Valorizzare l’immagine ed il significato delle aree a vocazione
naturalistica
INTERVENTI INCENTIVATI
Relazione generale
- Ridurre gli impatti delle utilizzazioni selvicolturali sulla componente
biotica dell’ecosistema
- Invecchiamento della cenosi
- Promozione dello sviluppo della rinnovazione naturale
- Aumento della diversità di specie privilegiando le specie mesofile e
poco diffuse (frassino, ciliegio, rovere, ontano,…)
- Rilascio di una quota di piante deperienti, morte in piedi e a terra
(4-5/ha)
- Rilascio di una quota di piante ramose (5-6/ha)
- Salvaguardia della copertura arbustiva soprattutto se di arbusti
bacciferi
- Mantenimento delle radure
- Diversificazione spazio-temporale delle tagliate
179
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
21.3
- Rinfoltimenti con selvaggioni recuperati in aree ad elevata
potenzialità di rinnovazione o attraverso l’impianto di postime
proveniente da seme raccolto in loco
- Operazioni colturali volti a migliorare la struttura dei popolamenti
(interventi di conversione verso l’alto fusto)
- Tagli fitosanitari
- Modalità differenti nell’esecuzione degli interventi potranno rendersi
necessarie conseguentemente all’attuazione di specifici programmi e
progetti di gestione
- Proseguimento del trattamento a ceduo matricinato dei soprassuoli
purchè su superfici contenute
- Interventi ad elevato impatto per estensione o intensità di utilizzo
- Regressione al ceduo semplice o matricinato
- Eliminazione del sottobosco
- Rinfoltimenti con specie esotiche
INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE RICREATIVA
I modelli colturali proposti puntano alla valorizzazione della componente arborea del bosco al fine di
creare un ambiente rispondente alle necessità didattico educative ed alle aspettative di un ipotetico fruitore del
bosco. Considerato lo stato attuale dei popolamenti la gestione può, per il periodo di validità del piano,
limitarsi a forme di selvicoltura minimale finalizzate alla fruibilità in sicurezza dei luoghi.
OBIETTIVI STRATEGICI
- Valorizzazione della componente arborea del bosco
- Aumento dell’importanza (maestosità bosco)
INTERVENTI INCENTIVATI
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
21.4
- Sviluppo del massimo grado di complessità strutturale compatibile
con le caratteristiche dei popolamenti forestali
- Conversioni all’alto fusto
- Invecchiamento della cenosi
- Contenimento della copertura dei rovi e delle lianose
- Tagli fitosanitari con eliminazione di esemplari o parti
potenzialmente pericolosi per la fruizione
- Promozione della presenza di specie a valenza monumentale (querce,
castagno, carpino bianco, ciliegio, acero di monte, ecc…)
- Promozione degli individui a portamento ornamentale
- Promozione di strutture di tipo coetaneiforme
- Mirate cure colturali a carico del sottobosco arbustivo nelle fasce
prossime ai sentieri e alle aree di sosta
- Trattamento a ceduo semplice dei soprassuoli
- Rinfoltimenti con specie esotiche
- Rilascio in bosco dei residui delle utilizzazioni
INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PAESAGGISTICA
Questa funzione viene perseguita mediante l’applicazione di modelli colturali che puntano alla
valorizzazione degli aspetti estetici dei popolamenti forestali in funzione del loro inserimento nel tessuto
paesaggistico della Comunità Montana. Il recupero ed il miglioramento di questi boschi dovrà seguire linee di
intervento diverse in funzione della potenzialità della zona, evidenziata sia dalle cenosi che vegetano in
condizioni stazionali analoghe, sia dalle essenze arboree presenti nell’ambito della tipologia. Dovranno
pertanto essere favorite nella loro diffusione le specie mesofile nelle zone più interne e quelle termicamente
più esigenti sui versanti esposti a mezzogiorno e ad occidente verso la pianura.
Gli interventi saranno finalizzati ad arricchire il pregio cromatico e la struttura (densità, forma degli
esemplari arborei, grado di copertura, differenziazione dell’uso del suolo in uno stesso ambito visivo, ecc...).
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
180
OBIETTIVI STRATEGICI
- Aumento dell’importanza (maestosità del bosco) in prossimità dei
luoghi di osservazione
- Mantenimento dell’alternanza tra bosco e aree aperte (prati, pascoli,
coltivi)
- Arricchimento cromatico dei popolamenti lungo i versanti
INTERVENTI INCENTIVATI
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
21.5
- Sviluppo del massimo grado di complessità strutturale compatibile
con le caratteristiche dei popolamenti forestali
- Contenimento della copertura dei rovi e delle lianose e promozione
dello sviluppo della rinnovazione naturale
- Operazioni colturali volte a migliorare la struttura dei popolamenti
(interventi di conversione verso l’alto fusto)
- Tagli fitosanitari
- Salvaguardia della copertura arbustiva
- Eliminazione dei contorni netti del bosco
- Rispetto della sky line
- Rilascio non uniformemente distribuito degli allievi
- Rinfoltimenti con selvaggioni recuperati in aree ad elevata
potenzialità di rinnovazione o attraverso l’impianto di postime
provenienti da seme raccolto in loco, soprattutto di specie dai
cromatismi pregevoli
- Invecchiamento della cenosi
- Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo
- Rinfoltimenti con specie esotiche
- Realizzazione di tagliate di grandi estensioni, con contorno netto e
rettilineo
INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PRODUTTIVA
La gestione dei soprassuoli ad attitudine produttiva rende possibile l’applicazione di forme di gestione
prossime al soddisfacimento delle esigenze dei proprietari boschivi. Si sottolinea inoltre che l’utilizzazione
con finalità produttiva, e quindi l’applicazione di tecniche classiche di selvicoltura, è consentita in tutti i
soprassuoli boscati in cui non prevalgano attitudini prevalenti in evidente contrasto (ad esempio boschi
turistico-ricreativi o auto ed eteroprotettivi).
Nell’ambito di questa attitudine viene data particolare importanza alle possibilità produttive dei boschi di
castagno sia per produzione di biomassa, sia, e soprattutto per produzione di paleria.
OBIETTIVI STRATEGICI
- Soddisfacimento delle aziende agricole e degli operatori forestali
- Contenimento delle specie invadenti
- Avvio di progetti di sfruttamento e valorizzazione delle biomasse
forestali
INTERVENTI INCENTIVATI
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
Relazione generale
- Valorizzazione dei nuclei di latifoglie pregiate ed in particolare dei
popolamenti di latifoglie nobili dove applicare la selvicoltura di qualità
(ambiti dimostrativi per la produzione di materiale da opera)
- Valorizzazione dei cedui di castagno per la produzione di paleria
- Valorizzazione dei tipi forestali idonei alla conversione all’alto fusto
- Tagli fitosanitari
- Selezione dei portaseme dalle migliori caratteristiche tecnologiche
(fenotipi pregiati)
- Mantenimento di forme di utilizzo intensive (ceduo matricinato)
compatibilmente alla sostenibilità dei soprassuoli
- Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo
181
21.6
INDIRIZZI PER I BOSCHI MULTIFUNZIONALI
Come già adeguatamente illustrato i boschi multifunzionali sono boschi in cui la gestione, attuata secondo
le tecniche della selvicoltura naturalistica, non debba raggiungere alcun obiettivo specifico se non il razionale
sfruttamento della risorsa in termini di sostenibilità e rispetto dei molteplici beni e servigi offerti dal bosco.
Ciò significa che non sono vietate le forme di utilizzazione, bensì incentivate, purchè le stesse siano
uniformate a criteri naturalistici tesi a non sfavorire alcuna funzione.
OBIETTIVI STRATEGICI
- Promuovere interventi che non penalizzino alcuna funzione del bosco
- Puntare verso l’autoperpetuazione del soprassuolo favorendo la
rinnovazione naturale
INTERVENTI INCENTIVATI
INTERVENTI COMPATIBILI
INTERVENTI INCOMPATIBILI
- Sfolli e diradamenti di diversa intensità finalizzati a migliorare la
struttura dei popolamenti
- Conversione all’alto fusto dei cedui invecchiati
- Incremento della diversità di specie
- Cure colturali per favorire l’affermazione della rinnovazione naturale
- Tagli fitosanitari
- Contenimento della diffusione della robinia
- Mantenimento del trattamento a ceduo matricinato
- Eliminazione dei contorni netti del bosco
- Rispetto della sky line
- Rilascio non uniformemente distribuito degli allievi
- Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo
- Tagli di utilizzazione su estese superfici
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
182
22 LE
AZIONI
PER
LA
VALORIZZAZIONE
DELLE
ATTITUDINI
FUNZIONALI
Le azioni di seguito indicate, e meglio sviluppate nei paragrafi successivi, coincidono con le linee
strategiche proposte per rafforzare il settore forestale ed il ruolo della Comunità Montana nella gestione del
patrimonio forestale ed ambientale di competenza. Molte azioni indicate per lo sviluppo e la valorizzazione
del territorio rurale trovano corrispondenza nei contenuti delle norme tecniche di attuazione dei PTCP.
A loro volta le azioni possono essere attuate mediante programmi di intervento (insieme di progetti)
caratterizzati da diverso grado di priorità e periodicità.
Le azioni costituiscono il cardine dell’attuazione del piano, definiscono linee operative che possono
contenere al loro interno una pluralità di azioni e che sono finalizzate a valorizzare le diverse attitudini
funzionali del territorio, non solamente degli ambiti forestali ma del territorio rurale in genere.
Lo schema riassume le azioni previste per ciascuna funzione, i paragrafi seguenti illustrano le possibilità
offerte da ciascuna azione; la localizzazione territoriale, ovvero l’ambito spaziale preferenziale su cui
realizzare l’azione, viene resa nella tavola 10 – Carta delle azioni di piano.
1.
AZIONI A SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ SELVICOLTURALI E DELLA FILIERA BOSCO-LEGNO
1.1
Promozione della coltura del castagno
1.2
Conversioni e miglioramenti colturali per l’accrescimento del valore economico delle foreste
2.
2.1
3.
3.1
AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PASTORALI
Valorizzazione e recupero degli alpeggi
AZIONI PER IL RECUPERO DEL PAESAGGIO E DELLA CULTURA RURALE
Recupero di terrazzamenti e aree abbandonate per la messa a coltura (es: vite, olivo, varietà
frutticole di pregio, prodotti biologici…)
3.2
Tutela dei castagneti da frutto in attualità di coltivazione
3.3
Recupero dei castagneti da frutto abbandonati
3.4
Conservazione e recupero delle aree aperte a fini paesaggistici (prati e pascoli)
3.5
Creazione di visuali panoramiche
4.
4.1
5.
AZIONI PER LA DIFESA DEL SUOLO E LA TUTELA DELLE RISORSE IDRICHE
Prevenzione del dissesto idro-geologico
AZIONI PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE
5.1
Riqualificazione dei rimboschimenti
5.2
Riqualificazione dei boschi degradati al margine dell’urbanizzato
5.3
Tutela delle formazioni igrofile
5.4
Contributo alla Rete Ecologica Provinciale
6.
6.1
AZIONI PER LA FRUIZIONE E L’ESCURSIONISMO NELLE AREE BOSCATE
Creazione di una rete di boschi ricreativi e valorizzazione della rete sentieristica
Relazione generale
183
7.
INTERVENTI SULLA VIABILITA’ SILVO-PASTORALE
7.1
Manutenzione della viabilità esistente
7.2
Realizzazione di nuova viabilità
8.
ALTRE INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE: per la formazione, il coordinamento e la
divulgazione, iniziative istituzionali
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
184
23 IL PIANO PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI
Il piano programma degli interventi quantifica gli investimenti necessari allo sviluppo delle azioni
possibili e dei progetti strategici, indicando ovunque possibile le spese preventivate.
La tabella presente in ciascuna azione riporta l’indicazione della frequenza e della periodicità media di
esecuzione degli interventi proposti dal piano, unitamente alla quantità prevista per ogni azione, ovunque
definibile. La priorità delle azioni è anche espressa nel dettaglio in ciascuna scheda delle macroaree,
evidenziando la reale urgenza di intervento nell’ambito territoriale analizzato.
Gli interventi che trovano applicazione all’interno di ambiti vasti (es. recupero dei castagneti da frutto)
vanno intesi come indicazione di aree all’interno delle quali avviare, entro il periodo di validità del Piano, una
certa quota di progetti, secondo quanto previsto dalla specifica azione. Gli interventi sono quindi
accompagnati da una percentuale, come specificato in relazione, ossia si prevede che solo una certa parte della
superficie complessiva di intervento venga resa oggetto di valorizzazione nel periodo di validità del Piano. Il
costo degli interventi riportato nel quadro finanziario è dunque relativo alla sola percentuale di area che si
intende valorizzare.
I costi indicati nel piano finanziario costituiscono una stima alla data di redazione del piano dei possibili
importi legati alle azioni indicate; si sottolinea che i costi previsti non costituiscono quanto la Comunità
Montana dovrà erogare nel periodo di validità del piano, quanto piuttosto l’entità finanziaria complessiva,
legata alla realizzazione delle azioni. Una parte dei costi previsti potrà essere coperta da contributi (ad es:
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, L.R. 7/2000, L.R. 10/1998 o dagli introiti delle monetizzazioni a
seguito di trasformazione del bosco) richiesti direttamente dai beneficiari sulla base degli importi unitari
previsti da ciascun bando.
23.1
CODICI DELLE AZIONI
L’unione dei criteri di attuazione con le priorità di intervento risulta un valido supporto al fine di collocare
gli interventi previsti nel P.I.F. all’interno dei programmi comunitari e dell’organizzazione del lavoro
dell’ufficio competente. La priorità costituisce inoltre un valido supporto decisionale durante le fasi di
istruttoria delle autorizzazioni alla trasformazione per la realizzazione degli interventi compensativi.
Il riferimento per la definizione del livello di priorità viene dai Criteri e procedure per la redazione dei PIF
ed è costituito dall’insieme di importanza, urgenza e frequenza, come di seguito descritte.
La priorità di intervento viene esplicitata nelle tabelle delle azioni afferenti a ciascuna macroarea, nelle
schede specifiche.
23.1.1
IMPORTANZA DEGLI INTERVENTI
L’importanza di un’azione esprime quanto la realizzazione o meno dell’azione stessa incide
sull’attuazione del piano e quindi sulle previsioni di scenario di settore futuro contenute nel piano stesso.
A tal fine le azioni sono state classificate in:
Relazione generale
185
indispensabili: si tratta di azioni i cui interventi non possono prescindere dall’essere realizzati, anche
-
con orizzonti temporali ampi, purchè realizzati. Generalmente sono considerati indispensabili quegli
interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei luoghi, alla conservazione del patrimonio in termini di
sostenibilità futura, alla tutela di componenti del paesaggio a rischio di irrimediabile compromissione;
utili: sono azioni la cui realizzazione è incentivata per la valorizzazione di alcuni aspetti del territorio
-
o del sistema socio-ambientale, la cui mancata realizzazione non compromette la conservazione delle
risorse, almeno nel periodo di validità del piano.
Si sottolinea che uno stesso tipo di azione può essere classificata come indispensabile oppure utile in
funzione del contesto in cui la stessa viene realizzata, così come esistono azioni che per loro caratteristica
intrinseca sono sempre considerate indispensabili a prescindere dalla loro localizzazione.
La d.g.r. 7728/2008 prevede anche interventi inopportuni o dannosi; stante le caratteristiche spiccatamente
propositive e di valorizzazione tali categorie di azioni non sono state contemplate all’interno del presente
piano.
23.1.2
URGENZA DEGLI INTERVENTI
In attuazione di quanto previsto nei criteri di redazione dei PIF, il piano non prevede una rigorosa
cronologia degli interventi. Vengono fornite delle indicazioni sulla priorità delle opere da realizzarsi, così da
poter disporre del quadro di sintesi su cui basare la programmazione dei lavori.
La priorità viene espressa secondo le seguenti classi, come definite dai criteri regionali di redazione:
- Entro 5 anni: interventi urgenti, la cui realizzazione potrebbe compromettere la sicurezza di cose o
persone o provocare perdite al patrimonio silvo-pastorale nonché all’intero sviluppo del settore;
- Entro 10 anni: si tratta interventi ad urgenza media, la cui mancata realizzazione non comporta
compromissioni permanenti del patrimonio silvo-pastorale ma tuttavia auspicabili a causa del
carattere di importanza che rivestono (indispensabili o utili);
- Entro la fine di validità del piano: (entro 15 anni) interventi non particolarmente urgenti ma
comunque importanti per la migliore riuscita del perseguimento degli obiettivi di piano;
- Differibili al successivo periodo di validità del piano: interventi suggeriti dal PIF in quanto facenti
parte della strategia di valorizzazione delle risorse forestali, privi di urgenza ma comunque incentivati
dal piano.
23.1.3
FREQUENZA DEGLI INTERVENTI
Esprime per ciascuna azione la frequenza temporale con cui dovrebbero essere realizzati gli interventi sul
territorio per rendere gli interventi stessi efficaci.
Sono previste più categorie di frequenza:
-
Periodico a cadenza annuale: interventi da realizzarsi con frequenza annuale, generalmente legati al
contenimento dello sviluppo della vegetazione;
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
186
-
Periodico a cadenza pluriennale: interventi da realizzarsi secondo un programma di manutenzione.
Anch’essi sono generalmente legati al contenimento della vegetazione e devono essere ripetuti ogni 2
o 3 anni;
-
Saltuario: interventi che necessitano di essere ripetuti nel tempo ma senza la necessità di cadenze
prestabilite. Possono essere correlati ad un programma di monitoraggio che individua la necessità di
operare oppure a tempi di ripetizione dell’ordine dei decenni come nel caso delle utilizzazioni
forestali;
-
Intervento unico: sono interventi da realizzarsi una tantum che creano una modificazione
permanente dello stato dei luoghi come ad esempio la costruzione di un tratto di strada silvo-pastorale
oppure la messa a coltura di un terrazzamento abbandonato.
Relazione generale
187
23.2
AZIONI A SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ SELVICOLTURALI E DELLA FILIERA
BOSCO-LEGNO
La valorizzazione della funzione produttiva è stata suddivisa tra il settore forestale e il settore
agro-ambientale; in questo capitolo specificatamente ci si rivolge agli operatori della filiera bosco-legno (ditte
boschive ed aziende agricole abilitate) nei capitoli successivi le azioni sono rivolte ad allevatori-alpicoltori ed
aziende agricole generiche.
23.2.1
La
coltura
PROMOZIONE DELLA COLTURA DEL CASTAGNO
del
castagno
rappresenta
l’elemento
maggiormente caratterizzante le attività silvane della Valle. Il
castagno ha rappresentato per secoli una delle risorse
economiche di integrazione alle classiche attività agricole. Un
rilancio della castanicoltura potrebbe essere sinonimo di un
recupero di identità culturale e paesaggistica del territorio
boscato della Valle San Martino. Inoltre un’attenta gestione dei
castagneti darebbe come risultato il recupero di boschi ad oggi
destrutturati e gravemente danneggiati dalle epidemie di cancro
corticale susseguitesi nei decenni passati con un innegabile
vantaggio sia in termini produttivi che estetici e naturalistici.
Le selve castanili costituiscono la risorsa forestale più ingente della Comunità Montana quindi la loro
valorizzazione anche in termini economici è fondamentale per il rilancio del settore nell’area. Dal castagno si
potrebbero ricavare assortimenti legnosi per uso esterno (arredi rustici, paleria, arredi per giardino,…) di
naturale durevolezza senza necessità di trattamenti chimici. Un passo importante è la creazione di nuovi
mercati di sbocco anche attraverso opere di promozione e pubblicizzazione.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
188
1.1 – PROMOZIONE DELLA COLTURA DEL CASTAGNO
INTERVENTI
Intervento
immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e
divulgazione degli
indirizzi colturali
per la corretta
gestione forestale
Quantità totale
% da realizzare
nel piano
Quantità obiettivo
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
Progetti pilota per la promozione del castagno da
paleria. Individuazione di 2 superfici ubicate in zone
diverse, convenzione con i proprietari, realizzazione
degli interventi, test commerciale per verifica della
qualità del prodotto
Analisi della qualità tecnologica del legno di
castagno
Incentivi per il recupero colturale dei castagneti
Modalità di spesa
835 ha
30 %
Interventi
240.000,00
Studi e progetti
8.000,00
Incentivi
80.000,00/anno
250 ha
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori
del settore
Assistenza tecnica e
formazione
permanente di
tecnici e operatori
Rif. azione immateriale specifica
Promozione e coordinamento nella
commercializzazione del prodotto. Creazione di un
mercato locale di paleria per agricoltura, per edilizia,
arredo rustico per interni ed esterni, realizzazione di
opere di ingegneria naturalistica
Integrazione del
mondo agricolo con
il mondo forestale:
promozione del
territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Realizzazione di fiere e giornate promozionali
Integrazione del
mondo agricolo con
il mondo forestale:
promozione del
territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Relazione generale
189
23.2.2
CONVERSIONI
E
MIGLIORAMENTI
COLTURALI
L’ACCRESCIMENTO DEL VALORE ECONOMICO DELLE FORESTE
PER
Questi interventi vengono annoverati tra le azioni di piano ma in realtà vengono perseguiti attraverso
l’applicazione degli indirizzi selvicolturali. Si tratta, però, a differenza delle normali utilizzazioni
selvicolturali di interventi a valore di macchiatico negativo, cioè interventi per la cui realizzazione i costi
superano gli introiti derivanti dalla commercializzazione del legname ottenuto.
Tali interventi (sfolli, diradamenti, interventi fitosanitari, conversioni all’alto fusto) sono necessari per
migliorare le possibilità produttive dei boschi attraverso l’ottenimento di assortimenti legnosi di maggior
pregio ma allo stato attuale devono essere supportati dall’elargizione di contributi. Il materiale di bassa
qualità ottenuto nei primi interventi, così come gli scarti di lavorazione, possono essere annoverati nel
computo delle biomasse da utilizzare a scopo energetico.
Nella carta delle azioni tali interventi non trovano collocazione in quanto direttamente collegati con
l’applicazione degli indirizzi colturali, i quali a loro volta sono condizionati dal tipo forestale e dalla funzione
prevalente.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
190
1.2 – CONVERSIONI E MIGLIORAMENTI COLTURALI PER L’ACCRESCIMENTO DEL VALORE ECONOMICO DELLE FORESTE
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Concessione di contributi per realizzazione di
miglioramenti colturali finalizzati all’accrescimento
del valore economico delle foreste
Quantità
totale
% da realizzare
nel piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
Incentivi
120.000,00/anno
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori
del settore
Relazione generale
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Rif. azione immateriale specifica
191
23.3
AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PASTORALI
23.3.1
VALORIZZAZIONE E RECUPERO DEGLI ALPEGGI
Nel territorio della Comunità Montana sono presenti due alpeggi: Alpe Forcella ed Alpe Grigiosto.
L’obiettivo è il mantenimento dell’alpicoltura come presenza antropica significativa nella zona sommitale per
contrastare l’effetto generalizzato dell’abbandono delle aree aperte. L’obiettivo è raggiungibile attraverso
azioni nel sistema degli alpeggi o nel sistema delle aziende coinvolgendo sia l’aspetto strutturale che quello
gestionale. Affinché gli interventi negli alpeggi siano sostenuti direttamente dalla Comunità Montana, è
necessario che la gestione sia attuata in convenzione con l’ente pubblico e che le produzioni di alpeggio
vengano sostenute da una campagna di marketing che associ il prodotto alla sua origine.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
192
2.1 – VALORIZZAZIONE E RECUPERO DEGLI ALPEGGI
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Sistemazione dei fabbricati d’alpeggio e dei locali di
lavorazione
adeguandoli
alle
normative
igienico-sanitarie
Interventi
180.000,00 – 200.000,00
Miglioramento dell’approvigionamento idrico nei
fabbricati e sul pascolo ed energetico (uso di forme di
energia alternative come le biomasse o l’energia
solare)
Interventi
120.000,00 – 150.000,00
Rinnovamento del cotico con allontanamento della
componente arborea e arbustiva di recente
formazione con risemina e pascolo controllato anche
con diversificazione delle specie animali
Interventi
120.000,00 – 150.000,00
Adozione di piani di gestione d’alpeggio e
razionalizzazione dei processi produttivi anche
tramite convenzione con la CM
Studi e progetti
10.000,00
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Rif. azione immateriale specifica
Valorizzazione
dei
prodotti
caseari
tipici
migliorandone la resa quali-quantitativa e la
collocazione nel mercato
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Diversificazione dell’attività aziendale con forme
agrituristiche o produzioni agricole trasformate o
non
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Riconoscimento
del
ruolo
multifunzionale
dell’alpicoltura anche attraverso il riconoscimento di
idonee forme di sostegno
Promozione di forme cooperative o di associazioni
tra allevatori
Relazione generale
Incentivi
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Come da bandi di
finanziamento
Rif. azione immateriale specifica
193
Organizzazione di fiere e giornate promozionali
Possibilità
di
costituzione
di
storico-colturali ed enogastronomici
itinerari
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
194
23.4
AZIONI PER IL RECUPERO DEL PAESAGGIO E DELLA CULTURA RURALE
Il paesaggio della Comunità Montana Valle San Martino racchiude in sé contemporaneamente le
problematiche tipiche delle aree di pianura, da un lato, dove la banalizzazione del paesaggio indotta
dall’agricoltura intensiva, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione fa nascere la necessità di tutelare i
boschi relitti e delle aree di collina e montagna, dall’altro, dove l’espansione incontrollata delle superfici
forestali rischia di soffocare le altre componenti. Nel caso in oggetto quanto esposto è percepibile secondo un
gradiente altitudinale dalla fascia basale verso quella sommitale.
L’obiettivo del presente piano è quello di rendere più armoniosa la percezione del paesaggio nel suo
complesso, tutelando elementi tipici della coltura locale come i castagneti da frutto e le aree aperte. La tutela
estetica dei luoghi incide indirettamente anche sulla conservazione della diversità dell’ambiente con benefici
anche in termini ecologici.
Sulla qualità paesistica incidono significativamente le forme intese in senso dinamico. Paesaggi monotoni
e omogenei stancano presto, raramente tengono desta l'attenzione. L'occhio umano, infatti, è stimolato dai
continui cambiamenti. L'alternanza di tratti "chiusi", come possono essere i boschi, a tratti "aperti", come lo
sono i pascoli o alcuni improduttivi, a tratti in cui sono visibili i manufatti umani (paesi, case rurali, chiesette,
capitelli, ecc.) attraggono fortemente l'attenzione e stimolano all'osservazione. Ancora la continuità
dell'alternanza delle forme risulta fondamentale. Un semplice campo coltivato all'interno di un'ampia distesa
di boschi dà chiaramente la sensazione di qualcosa di artificioso, sensazione che invece non si ha quando il
bosco si alterna ai campi, ai paesi, ancor più se le diverse forme sono collegate fra loro da altre "più semplici",
quali, ad esempio, le siepi, siano esse vive o morte, i muretti, ecc. (Del Favero, 2001).
Relazione generale
195
23.4.1
RECUPERO DI TERRAZZAMENTI E AREE AGRICOLE ABBANDONATE
PER LA MESSA A COLTURA
Di fondamentale importanza sia per il rilancio dell’economia agricola e delle produzioni di pregio della
Comunità Montana, sia per la qualificazione estetica del paesaggio e il recupero di forme antiche di
coltivazione attraverso l’uso dei terrazzamenti e dei muretti a secco, è il ripristino delle colture in aree
interessate recentemente dalla colonizzazione del bosco.
Nel piano questi interventi vengono fortemente incentivati; tanto che pur trattandosi di interventi di
trasformazione è prevista l’esenzione dall’obbligo di compensazione o la riduzione della compensazione a
condizione che il disboscamento sia operato nell’ambito di un progetto presentato da un’azienda agricola e
finalizzato a coltivazioni di tipo non intensivo: ad esempio la vite e l’olivo nell’area DOP, frutticoltura con
antiche varietà o varietà di pregio, erbai di piante officinali, coltivazioni biologiche, piccoli frutti, ecc…
La politica di recupero del paesaggio rurale perseguita dalla Comunità Montana deve essere diffusa tra gli
agricoltori anche attraverso la collaborazione con le associazioni di categoria.
Figura 35: Un esempio di aree agricole abbandonate di recente colonizzazione da parte del bosco
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
196
3.1 – RECUPERO DI TERRAZZAMENTI E AREE AGRICOLE ABBANDONATE PER LA MESSA A COLTURA
Azione immateriale di
riferimento
INTERVENTI
Promozione incontri con le associazioni di categoria
della
Organizzazione di fiere e giornate promozionali
Possibilità
di
costituzione
di
storico-colturali ed enogastronomici
Relazione generale
itinerari
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
223 ha
Ripristino dei muretti a secco
Promozione
e
coordinamento
commercializzazione di prodotti di nicchia
% da
realizzare nel
piano
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Recupero
dei
terrazzamenti
tramite
decespugliamento e abbattimento esemplari arborei
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
Quantità
totale
30%
67 ha
Incentivi
15.000,00 – 20.000,00/anno
Incentivi
30.000,00/anno
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
197
23.4.2
TUTELA DEI CASTAGNETI
COLTIVAZIONE
DA
FRUTTO
IN
ATTUALITA’
DI
La Comunità Montana dovrà operarsi affinché i castagneti da frutto in attualità di coltivazione non
vengano abbandonati promuovendo forme di valorizzazione estetico-paesaggistica delle superfici interessate
da questa coltura, ma anche forme di valorizzazione economica del prodotto.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
198
3.2 – TUTELA DEI CASTAGNETI DA FRUTTO IN ATTUALITA’ DI COLTIVAZIONE
Azione immateriale di
riferimento
INTERVENTI
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori
nella
% da
realizzare nel
piano
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Concessione di contributi per il proseguimento della
coltivazione e ripristini ambientali nelle aree
castanili, riconoscimento della multifunzionalità dei
castagneti da frutto
Promozione
e
coordinamento
commercializzazione del prodotto
Quantità
totale
Promozione di progetti pilota per la raccolta,
conservazione e trasformazione dei frutti
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
90 ha
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Quantità
obiettivo
100 %
90 ha
Incentivi
50.000,00/anno
Rif. azione immateriale specifica
Interventi
50.000,00
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Organizzazione di fiere e giornate promozionali
Possibilità
di
costituzione
di
storico-colturali ed enogastronomici
Relazione generale
itinerari
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione del mondo
agricolo con il mondo forestale:
promozione del territorio e dei
prodotti tipici
Rif. azione immateriale specifica
199
23.4.3
RECUPERO DEI CASTAGNETI DA FRUTTO ABBANDONATI
La perdita di vaste superfici un tempo adibite alla coltura del castagno da frutto costituisce un forte
impoverimento sia in termini ambientali sia in termini culturali. Attualmente in Valle si riconoscono diversi
stadi evolutivi dell’abbandono dei castagneti
da frutto; taluni potrebbero essere considerati
irreversibili tanto che i vecchi esemplari si
trovano immersi in un soprassuolo di
castagno o specie mesofile (acero e frassino)
gestito per la produzione di legna da ardere,
in altri ancora, invece, è ancora possibile un’
efficace operazione di recupero.
Il disboscamento (trasformazione) dei
castagneti
da
frutto
incentivato,
tale
considerato
esente
abbandonati
intervento
da
è
obbligo
è
stato
di
compensazione. Inoltre, il recupero dei
castagneti in abbandono è annoverato tra gli interventi compensativi attuabili direttamente dai beneficiari
dell’autorizzazione alla trasformazione oppure attraverso l’albo delle opportunità di compensazione istituito
presso la Comunità Montana.
Segue una breve schede tecnica che illustra le principali operazioni da eseguire per il recupero dei
castagneti.
Le operazioni fondamentali per attuare il recupero delle selve castanili fruttifere consistono in: ripuliture,
taglio dei soggetti irrecuperabili, spollonature e potature, eventuale nuovo impianto o innesto di polloni,
concimazioni e ricostituzione dell’ambiente prativo sottostante.
1)
Ripulitura del castagneto: la vegetazione arborea insediatasi spontaneamente tra gli esemplari di
castagno rappresenta un elemento di disturbo per le piante da frutto, soprattutto per la
concorrenza esercitata alla disponibilità di acqua, luce e nutrienti nel suolo. Le chiome di questi
colonizzatori entrano in competizione con quelle del castagno, ostacolandone la crescita e la
fruttificazione, che avviene sui germogli dell’anno. La ripulitura consiste nel taglio di tutte le
piante indesiderate, compresi i giovani soggetti di castagno sviluppatisi spontaneamente.
Potranno essere rilasciati i selvaggioni più sani e vigorosi, da innestare per colmare eventuali
vuoti. L’operazione si completa con la ripulitura e l’allontanamento del materiale scartato.
2)
Taglio dei soggetti irrecuperabili: i soggetti fruttiferi maggiormente compromessi (malati, stentati,
danneggiati, irrecuperabili a fini produttivi) dovranno essere tagliati o estirpati. Il materiale di
risulta dovrà essere allontanato al fine di non diffondere particolari fitopatie.
3)
Spollonatura e asportazione di succhioni: l’abbandono colturale induce spesso la formazione di una
densa fascia di polloni attorno al colletto della pianta. Tali polloni esercitano un’azione di
disturbo sia durante la fase di produzione che durante la fase di raccolta, vanno recisi con tagli
netti a filo del fusto o con rilascio di monconi non più lunghi di 5 cm, evitando strappi e rotture.
Lungo il fusto e le branche principali si osserva inoltre la comparsa di getti epicormici (succhioni),
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
200
soprattutto in corrispondenza dei punti di innesto. Si provvederà al taglio mediante segaccio di
tutti i succhioni, evitando strappi della corteccia.
4)
Potatura: dopo anni di mancati interventi colturali, le chiome dei castagni fruttiferi si presentano
spesso irregolari, arruffate, con difformità nella densità, spesso con parti di ramo o intere branche
morti. La potatura tende dunque al ripristino della forma (e quindi della produttività) che il
castagno presentava fino al momento dell’abbandono. Le modalità di potatura si distinguono in
base al grado di compromissione della pianta. La potatura di rimonda tende ad eliminare tutte le
parti morte o morenti della pianta, unitamente a quelle branche da cui non è più possibile
ottenere produzione di frutto. La potatura di riduzione si effettua insieme alla potatura di
rimonda, e prevede l’abbassamento della chioma, al fine di facilitare la raccolta. Vengono
preservate dal taglio le branche di primo e secondo ordine. La potatura di ristrutturazione,
eseguita 3 anni dopo la precedente, seleziona i rami più vigorosi e sani, oltre che meglio disposti
(ben illuminati e disposti con regolarità sulla chioma). La potatura di alleggerimento si esegue a
recupero avviato, ogni 3-5 anni. Si tratta di un intervento leggero di manutenzione, il quale
prevede il raccorciamento dei rami che si sono prolungati troppo e l’asportazione di quelli secchi
o malati.
Figura 36: Esempio di potatura di rimonda (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane, 2003)
5)
Capitozzatura: Qualora le parti morte della pianta risultassero troppo numerose e le parti vive
poco vigorose o distribuite in modo non equilibrata all’interno della chioma si potrà procedere
all’abbattimento dell’individuo, con un taglio al di sopra del punto di innesto. La capitozzatura
provoca il rapido riscoppio di nuova vegetazione, dalla quale selezionare, nel corso di qualche
anno, una nuova chioma. La capitozzatura è un intervento drastico, da utilizzarsi come estremo
tentativo di recupero di un individuo.
Relazione generale
201
Figura 37: Esempio di capitozzatura e selezione della nuova vegetazione (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane, 2003)
6)
Impianto di nuovi individui: l’alternativa alla capitozzatura è, sempre nel caso di individui
fortemente compromessi, il taglio a livello del colletto. La nuova vegetazione formatasi a seguito
della ceduazione sarà oggetto di innesto con cultivar da frutto. In questa sede si prescinde dalle
diverse modalità di innesto praticabili. Si sottolinea invece l’importanza di disporre di buone
marze da innestare sui portainnesti riscoppiati dalle vecchie ceppaie. Le marze potranno
provenire da piante adulte che, per le loro qualità produttive e di buona conformazione, si
desidera propagare. Le marze vengono innestate sulle ceppaie portainnesti avendo cura di
utilizzare strumenti di taglio puliti e proteggendo gli innesti con impacchi di biomastici (brevetto
C.N.R. 9406).
Figura 38: Innesto di marze su portainnesti nati da ceppaia e progressiva selezione (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane,
2003)
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
202
3.3 – RECUPERO DEI CASTAGNETI DA FRUTTO ABBANDONATI
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Interventi dimostrativi in convenzione con i
proprietari
Interventi
100.000,00
Riattivazione e razionale gestione del campo
varietale
Interventi
3.000,00/anno
Incentivi
50.000,00/anno
Incentivi per il recupero dei castagneti da frutto
abbandonati e per ripristini ambientali nelle aree
castanili
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori
820 ha
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
30 %
250 ha
Rif. azione immateriale specifica
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Integrazione delle superfici da recuperare nell’albo
delle opportunità di compensazione
Relazione generale
Attività istituzionale
203
23.4.4
Come
CONSERVAZIONE E RECUPERO DELLE AREE APERTE (PRATI E
PASCOLI) A FINI PAESAGGISTICI
sottolineato
in
premessa
la
valorizzazione del paesaggio montano è
frutto della conservazione o del recupero
della
diversità
compongono.
degli
In
aree
elementi
che
lo
prevalentemente
boscate la gestione dei prati e dei pascoli
costituisce l’elemento discriminante per la
diversificazione del territorio. Non bisogna
dimenticare anche i benefici ecologici e
faunistici che la gestione delle aree aperte
comporta:
- crea ambienti di ecotono;
- condiziona la differente disponibilità di
risorse alimentari per varie specie animali;
- condiziona la presenza di zone di
svernamento e/o riposo, nonché di nidificazione e riproduzione di molte specie;
-
condiziona la cacciabilità di più specie.
Gli interventi sui prati e pascoli abbandonati sono interventi incentivati quando contribuiscono al
miglioramento della biodiversità o del paesaggio essendo considerati esenti da obbligo di compensazione.
Sono inoltre annoverati dal PIF come interventi compensativi.
La Comunità Montana potrebbe avvalersi del contributo operativo dei Comprensori Alpini di Caccia o
degli Ambiti Territoriali di Caccia per la realizzazione di almeno 3 interventi dimostrativi di recupero di aree
aperte e creazione di ambienti di ecotono finalizzati all’incremento della biodiversità floristica e faunistica. E’
importante inoltre un’adeguata assistenza tecnica per la realizzazione di interventi di comprovata valenza
ecologica.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
204
3.4 – CONSERVAZIONE DELLE AREE APERTE A FINI PAESAGGISTICI
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Interventi dimostrativi di miglioramenti ambientali
a fini faunistici o paesaggistici. 3 interventi distinti in
convenzione con CAC e ATC
Contributi per il recupero delle aree aperte tramite
eliminazione della vegetazione invasiva di tipo
arbustivo od arboreo, sfalci, utilizzo di animali
domestici pascolatori (asini, capre, pecore, cavalli,…)
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori
Integrazione delle superfici da recuperare nell’albo
delle opportunità di compensazione
Relazione generale
600 ha
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
100%
600 ha
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Interventi
25.000,00
Incentivi
20.000,00/anno
Rif. azione immateriale specifica
Attività istituzionale
205
23.4.5
CREAZIONE DI VISUALI PANORAMICHE
Ad interventi attivi sul paesaggio si affiancano interventi che ne favoriscono il godimento. L’apertura di
visuali panoramiche implica la costante manutenzione per mantenere il controllo dello sviluppo dei detrattori
vegetali che, in punti o percorsi particolari, di riconosciuto valore per la visibilità panoramica, ostacolano la
libera fruizione. Alcuni dei principali punti e percorsi panoramici sono indicati in cartografia, si ritiene
comunque auspicabile la realizzazione di uno studio che censisca nuovi percosi e punti panoramici finalizzato
anche alla creazione di una rete di visuali panoramiche eventualmente dotate di punti formativi.
Gli interventi di apertura di visuali panoramiche sono favoriti in quanto è prevista l’esenzione dall’obbligo
di compensazione, inoltre tali interventi sono anche annoverati tra gli interventi compensativi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
206
3.5 – CONSERVAZIONE DI VISUALI PANORAMICHE
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Approfondimento nell'individuazione di punti e
percorsi panoramici da valorizzare
Eliminazione dei detrattori vegetali e controllo
periodico del loro sviluppo
115 ha
Creazione di una rete di visuali panoramiche e punti
informativi
40 %
46 ha
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Studi e progetti
10.000,00
Interventi
10.000,00/anno
Interventi
Da definire in base al
risultato dell’indagine
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Integrazione della localizzazione delle visuali
panoramiche nell’albo delle opportunità di
compensazione
Relazione generale
Attività istituzionale
207
23.5
AZIONI PER LA DIFESA DEL SUOLO E LA TUTELA DELLA RISORSE IDRICHE
23.5.1
L’elevata
PREVENZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO
densità
abitativa
del
fondovalle accentua l’importanza della
funzione di difesa del suolo dei
popolamenti
forestali.
Per
questo
motivo si prevede un ruolo attivo della
Comunità montana nel settore della
prevenzione del dissesto idrogeologico.
La prevenzione deve essere attuata in
tutti i popolamenti forestali anche se
nel
presente
individuate
piano
sono
formazioni
che
state
per
ubicazione o per elevata propensione al
dissesto
manifestano
una
spiccata
attitudine protettiva.
L’azione risulta efficace se il sistema di prevenzione del dissesto è efficiente; fondamentale è quindi il
periodico monitoraggio delle aree sensibili con l’individuazione precoce di fenomeni di dissesto e la redazione
di un programma di interventi che destini i fondi necessari agli interventi. Molto importante inoltre è anche
l’educazione e la formazione professionale sia per quanto attiene la fase di monitoraggio, sia per la
realizzazione delle opere di difesa del suolo.
Le opere di sistemazione del dissesto sono opere incentivate anche ai fini della trasformazione del bosco in
quanto, se eseguite con interventi di ingegneria naturalistica, sono state escluse dall’obbligo di
compensazione. Considerata, inoltre, la loro importanza ai fini della sicurezza e della cura del territorio e la
priorità di realizzazione, sono annoverate tra gli interventi compensativi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
208
4.1 – PREVENZIONE DEL DISSESTO IDRO-GEOLOGICO
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Periodico monitoraggio sullo stato dei soprassuoli a
prevalente funzione protettiva e dei popolamenti
arborei nei corsi d'acqua minori con redazione di un
programma triennale di difesa idrogeologica
Redazione di un programma triennale di interventi
di difesa idrogeologica
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
Studi e progetti
10.000,00/3 anni
Interventi
Da definire in base ai
risultati del monitoraggio e
al programma
Attività istituzionale
Realizzazione di interventi di manutenzione
forestale e di opere di difesa del suolo (se possibile
con tecniche di ingegneria naturalistica)
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
Integrazione delle necessità di intervento nell’albo
delle opportunità di compensazione
Attività istituzionale
Relazione generale
Quantità
totale
Rif. azione immateriale specifica
209
23.6
AZIONI PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE
Gli interventi gestionali proposti per le aree a prevalente destinazione naturalistica sono indirizzati su due
diversi piani:
- la riqualificazione ambientale e l'aumento della biodiversità nelle formazioni arboree di origine artificiale
e costituiti da specie alloctone o fuori areale (prevalentemente conifere);
- Tutela delle formazioni di maggior pregio.
La maggior parte della valorizzazione dei boschi esistenti viene realizzata attraverso l’applicazione costante
degli indirizzi colturali specifici per ciascuna tipologia; si promuovono a livello di azione quelli interventi di
miglioramento a macchiatico negativo, privi di interesse selvicolturale, realizzati solamente ai fini della
riqualificazione.
23.6.1
RIQUALIFICAZIONE DEI RIMBOSCHIMENTI
Le caratteristiche dei popolamenti di conifere nel territorio della Comunità Montana ne tradiscono la
chiara origine artificiale; si tratta generalmente di soprassuoli dal sesto di impianto regolare, mai o raramente
sottoposti a diradamento, in cui i processi pedogenetici sono bloccati per l’eccessiva densità della copertura.
Questi rimboschimenti talvolta sono affetti da fitopatie
o denotano segni di stress causati dall’inadeguatezza
stazionale rispetto alle esigenze ecologiche della specie.
Sono prevalentemente, ma non esclusivamente,
localizzati nei pressi degli abitati e quindi, in funzione
delle loro caratteristiche strutturali e della loro
ubicazione potranno essere riqualificati a fini ricreativi
oppure a fini ecologico-naturalistici. Alcuni interventi
su superfici private potranno essere indirizzati anche
alla sostituzione con impianti di latifoglie da reddito
(arboricoltura da legno).
Il materiale di bassa qualità ottenuto nei primi
interventi, così come gli scarti di lavorazione, possono
essere annoverati nel computo delle biomasse da
utilizzare a scopo energetico
La Comunità Montana si potrà far promotrice di
alcuni interventi di sostituzione delle conifere, soprattutto ove l’inadeguatezza ecologica delle specie si
manifesta con fenomeni fitopatologici che potrebbero costituire pericolosi focolai per le formazioni naturali.
La riqualificazione dei rimboschimenti è annoverata tra gli interventi compensativi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
210
5.1 – RIQUALIFICAZIONE DEI RIMBOSCHIMENTI
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Contributi per la ealizzazione di progetti di
riqualificazione a fini ecologico-naturalistici o
produttivi in accordo con le proprietà con
diradamenti selettivi e a carattere fitosanitario ed
eventuali arricchimenti con latifoglie
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
Quantità
totale
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
23 ha
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
% da
realizzare nel
piano
100 %
23 ha
Incentivi
Come da bandi di
finanziamento
Rif. azione immateriale specifica
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Integrazione delle necessità di intervento nell’albo
delle opportunità di compensazione
Relazione generale
Attività istituzionale
211
23.6.2
RIQUALIFICAZIONE DELLE FORMAZIONI DEGRADATE AL MARGINE
DELL’URBANIZZATO
Prevalentemente localizzate nei pressi
delle aree urbane, lungo i corsi d’acqua
minori o in aree residuali generate da
interventi di lottizzazione, sono costituite
prevalentemente da robinia, ailanto, gelso sa
carta,
sambuco o da specie alloctone
provenienti
da
ornamentale.
impianti
In
a
genere
scopo
subiscono
l’invasione dei rovi e delle lianose. Si tratta
di formazioni di scarso valore ecologico. La
riqualificazione
è
finalizzata
a
un
miglioramento estetico e della sicurezza dei
luoghi più prossimi agli abitati per mitigare
la sensazione di incuria ed abbandono che tali formazioni esercitano sull’osservatore. La riqualificazione
determina indubbi vantaggi anche dal punto di vista naturalistico ed ecologico garantendo la stabilità dei
popolamenti, l’eliminazione delle specie alloctone, e la riduzione di potenziali nuclei di diffusione di
patologie (per lo più di insetti e funghi).
Un ostacolo non indifferente è dovuto alla proprietà delle superfici, generalmente privata; risulta quindi
fondamentale un sistema di incentivi che stimoli direttamente i proprietari, o indirettamente tramite le
amministrazioni comunali, ad eseguire la riqualificazione di questi ambiti.
Il materiale di bassa qualità ottenuto, così come gli scarti di lavorazione, possono essere annoverati nel
computo delle biomasse da utilizzare a scopo energetico
Un significativo contributo alla realizzazione di questi interventi potrebbe provenire dalla realizzazione
degli interventi compensativi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
212
5.2 – RIQUALIFICAZIONE DEI BOSCHI DEGRADATI AL MARGINE DELL’URBANIZZATO
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Incentivi a privati e amministrazioni comunali per la
realizzazione di progetti di riqualificazione a fini
ecologico-naturalistici in accordo con le proprietà
con diradamenti selettivi e a carattere fitosanitario,
decespugliamenti, pulizia del suolo dalla presenza
di inerti, eliminazione delle specie alloctone
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
Quantità
totale
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
188 ha
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
% da
realizzare nel
piano
50 %
94 ha
Incentivi
30.000,00 – 50.000,00/anno
Rif. azione immateriale specifica
Raccolta dei residui per la produzione di biomasse
ad uso energetico
Integrazione delle necessità di intervento nell’albo
delle opportunità di compensazione
Relazione generale
Attività istituzionale
213
23.6.3
TUTELA DELLE FORMAZIONI IGROFILE
Le formazioni igrofile costituiscono importanti bacini di naturalità nel territorio della Comunità Montana;
molto spesso si tratta di formazioni relitte lungo il reticolo idrografico minore rimaste indenni all’espansione
urbanistica per la conformazione dei luoghi.
La tutela diviene fondamentale in quanto questi soprassuoli fungono da importantissimi corridoi ecologici
di collegamento tra la fascia basale di fondovalle e le fascie superiori, si tratta quindi di elementi primari della
rete ecologica. La tutela proviene essenzialmente da un monitoraggio sullo stato di conservazione delle
formazioni da un lato, e dall’applicazione dei modelli colturali previsti dal piano dall’altro lato.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
214
5.3 – TUTELA DELLE FORMAZIONI IGROFILE
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Applicazione degli interventi previsti per le
formazioni di interesse naturalistico attraverso
convenzioni o accordi pluriennali di gestione con le
proprietà
Relazione generale
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
Avvio di un programma di monitoraggio dello stato
di conservazione delle formazioni igrofile (flora e
fauna) e la pianificazione razionale degli interventi
finalizzandoli all’ottenimento di efficienti corridoi
ecologici
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
Modalità di spesa
Studi e progetti
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
15.000,00
Rif. azione immateriale specifica
34 ha
100 %
34 ha
Interventi
3.000,00 – 6.000,00/ha
215
23.6.4
CONTRIBUTO ALLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE
Dal punto di vista della distribuzione degli ambiti di naturalità il territorio si presenta disomogeneo con
ampi versanti boscati spesso anche privi di sorgenti di disturbo e un fondovalle fortemente antropizzato ricco
di barriere ostacolanti la diffusione della flora o della fauna selvatica verso un importante bacino di naturalità
come potrebbe essere il fiume Adda e la zona dei Laghi di Garlate e Olginate; risultano fondamentali quei
corridoi boscati residuali che, prolungandosi dai versanti boscati, li mettono in contatto con il fondovalle, e
preferibilmente con aree verdi del fondovalle.
Obiettivo dell’azione è tutelare le formazioni forestali residue in ambiti strategici per la sopravvivenza
della rete ecologica locale anche recependo le indicazioni dei due PTCP i quali affrontano la problematica a
diverse scale di dettaglio. Come mezzo di tutela è stato utilizzato lo strumento offerto dalla normativa e per
quanto è stato possibile identificare aree critiche con elementi vegetazionali ancora residui, questi sono stati
identificati come non trasformabili a fini urbanistici. Inoltre nelle stesse zone è possibile prevedere il
rafforzamento dei corridoi esistenti o la creazione ex-novo di formazioni forestali ove del tutto assenti.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
216
5.4 – CONTRIBUTO ALLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Incentivi per interventi di miglioramento colturale
Incentivi per realizzazione di nuovi impianti
forestali
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
220 ha
20
44 ha
Incentivi
5.000,00/ha
Incentivi
15.000,00-18.000,00/ha
Campagna informativa sul significato e l’importanza
della rete ecologica
Avvio di progetti di
cooperazione, studi e ricerche
Rif. azione immateriale specifica
Studi e approfondimenti di dettaglio per la rete
ecologica
Avvio di progetti di
cooperazione, studi e ricerche
Rif. azione immateriale specifica
Integrazione delle necessità di intervento nell’albo
delle opportunità di compensazione
Attività istituzionale
Relazione generale
217
23.7
AZIONI PER LA FRUIZIONE E L’ESCURSIONISMO NELLE AREE BOSCATE
23.7.1
CREAZIONE
DI
UNA
RETE
DEI
BOSCHI
VALORIZZAZIONE DELLA RETE SENTIERISTICA
RICREATIVI
E
La promozione di interventi di valorizzazione ricreativa o didattico ricreativa ha lo scopo di ricostituire un
legame tra i cittadini ed il bosco. Allo stesso tempo, la presenza di boschi a prevalente funzione ricreativa
permetterà alle popolazioni locali di usufruire direttamente di alcuni servizi svolti dal bosco. Obiettivo finale
di questa azione è lo sviluppo della rete dei boschi ricreativi della Valle San Martino costituita da soprassuoli
limitrofi ad emergenze di interesse culturale, naturalistico, storico, ad aree di sosta o attrezzate, sia in ambito
urbano, periurbano sia in ambito rurale, e da una rete di boschi di collegamento che seguono lo sviluppo dei
sentieri o delle vie di comunicazione di interesse turistico.
Il piano individua la possibile estensione della rete dei boschi ricreativi; l’indagine svolta nell’ambito del
presente strumento non ha la presunzione di essere esaustiva è quindi auspicabile la redazione di uno studio
di fattibilità che individui altre emergenze da valorizzare e nuovi percorsi e soprattutto che individui le
proprietà e le modalità più idonee alla realizzazione di eventuali interventi e alla gestione.
L’ordinaria manutenzione dei sentieri e delle aree di sosta potrebbe essere realizzata anche attraverso la
stipula di convenzioni con associazioni di volontariato in campo ambientale.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
218
6.1 – CREAZIONE DI UNA RETE DI BOSCHI RICREATIVI E VALORIZZAZIONE DELLA RETE SENTIERISTICA
INTERVENTI
Azione immateriale di
riferimento
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali
per la gestione delle superfici forestali contenuti nel
PIF
Diffusione e divulgazione
degli indirizzi colturali per la
corretta gestione forestale
Quantità
totale
% da
realizzare nel
piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi [€]
Rif. azione immateriale specifica
Redazione di uno studio di fattibilità per
l’individuazione in accordo con le Amministrazioni
Comunali di soprassuoli idonei alla valorizzazione
fruitiva e stipula di convenzioni con i proprietari per
la gestione
Studi e progetti
10.000,00
Interventi di piccoli forestazione urbana (piccoli
parchi di quartiere e i giardini per l’utilizzo
quotidiano, aiuole, viali alberati) con eventuale
acquisizione di aree da parte delle Amministrazioni
pubbliche
Interventi
Da definire in base ai
risultati dello studio
Interventi
15.000,00 - 20.000,00/anno
Messa in sicurezza e contenimento della vegetazione
invadente lungo la rete sentieristica e nelle aree a
valenza didattico fruitiva con interventi di
valorizzazione dei luoghi (recinzioni rustiche,
muretti a secco, cartellonistica, segnaletica, arredo
per la sosta,...) preferibilmente attraverso la stipula
di convenzioni con le associazioni di volontariato
Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento
e la formazione professionale per operatori e tecnici
delle amministrazioni
445 ha
Assistenza tecnica e
formazione permanente di
tecnici e operatori
30 %
130 ha
Rif. azione immateriale specifica
Pubblicizzazione dei progetti per la partecipazione
pubblica alle iniziative
Integrazione delle necessità di intervento nell’albo
delle opportunità di compensazione
Relazione generale
Attività istituzionale
219
23.8
ALTRE
INIZIATIVE
DI
CARATTERE
IMMATERIALE
A
VALENZA
MULTISETTORIALE
Come già illustrato in precedenza queste azioni rappresentano delle iniziative multisettoriali che
interessano globalmente la Comunità Montana e che vedono come principale regista l’ente stesso.
Viene di seguito fornita una loro descrizione riepilogativa. Ovviamente tali iniziative non trovano un
diretto riscontro cartografico e pertanto non appaino nella carta delle azioni.
23.8.1
SVILUPPO DEL SETTORE FORESTALE ED AMBIENTALE (FILIERA
BOSCO LEGNO)
L’azione prevede la razionalizzazione del ruolo istituzionale della Comunità Montana quale ente di
riferimento per i proprietari e gli operatori agro-silvo-pastorali; contiene in se’ tutte la somma di tutte le azioni
di piano direttamente connesse allo sfruttamento della risorsa forestale partendo dalla gestione normativa e
amministrativa delle dichiarazioni di taglio per giungere agli incentivi per la realizzazione di miglioramenti
boschivi, passando attraverso l’educazione e la formazione degli operatori.
E’ di fondamentale importanza che l’Ente delegato alla gestione forestale abbia costantemente il polso
della situazione della filiera bosco-legno; la gestione razionale e sostenibile si ottiene attraverso il controllo di
tutti gli steps. L’applicazione delle previsioni di piano anche alle superfici private e ai piccoli assegni per scopi
personali contribuisce all’efficacia dell’intero sistema forestale.
L’attenzione della Comunità Montana va anche posta sui prodotti che dal bosco si possono ottenere,
indirizzando gli operatori forestali verso mercati nuovi ed in espansione con produzioni diversificate
soprattutto per quanto riguarda il legno di castagno.
23.8.2
ACQUISIZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO FORESTALE
(SITFOR)
Il mantenimento della banca dati del PIF e la costituzione del Sistema Inforamativo Forestale Provinciale
(SITFOR) sono una grande opportunità di conoscenza del territorio, sviluppo di progettualità e monitoraggio.
In questo modo è possibile procedere ad un continuo aggiornamento della cartografia di piano ed inoltre
fornire un valido supporto alla pianificazione di livello inferiore (es:Piani di Governo del Territorio) o a studi
e indagini di dettaglio; nel contempo i risultati di questi lavori possono a loro volta implementare la base di
conoscenze che costituisce il SITFOR.
Il piano è stato redatto con il supporto di un sistema informativo. La cartografia e le banche dati, fornite in
formato vettoriale (shp file), potranno essere inserite nel Sistema Informativo Territoriale della Comunità
Montana. La gestione e l’implementazione dovranno costituire un impegno concreto da parte dell’Ufficio
Agricoltura e Foresta per sfruttare al massimo le potenzialità di una banca dati aggiornata.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
220
23.8.3
INDAGINE
SUL
REGIME
DI PROPRIETA’
PROMOZIONE
DELL’ASSOCIAZIONISMO TRA I PROPRIETARI FORESTALI
La conoscenza della proprietà delle superfici forestali, e non, costituisce elemento condizionante per
l’esecuzione e le modalità esecutive di qualsiasi tipo di intervento; una certa urgenza va quindi attribuita ad
uno studio di dettaglio sulla consistenza delle proprietà pubbliche e private nella Valle San Martino. La
Comunità Montana potrebbe, inoltre, affiancare le Amministrazioni comunali per la redazione di uno studio
che chiarisca le caratteristiche, lo stato e la gestione dei diritti di godimento su superfici pubbliche finalizzato a
razionalizzare la gestione dei territori rurali di proprietà pubblica.
Constatato lo stato dei diritti reali è necessario trovare formule giuridiche che consentano una gestione
elastica del territorio, superando per quanto possibile il problema della frammentazione. Dal punto di vista
gestionale il potenziamento del Consorzio Forestale è una via percorribile, da un lato come aumento dei soci
(soprattutto le proprietà più estese), dall’altro come potenziamento della capacità operativa del consorzio
attraverso progetti in convenzione.
L’associazionismo tra proprietari potrebbe costituire un’interessante soluzione nella fase di collocazione
del prodotto nel mercato, soprattutto per la produzione di assortimenti che necessitano di un’adeguato
sostegno in quanto non comuni per i normali standard commerciali (materiale per arredi, paleria,
semilavorati,…)
In termini di gestione comprensoriale una strategia per uscire dalle difficoltà e dall’obsolescenza che
talvolta investe il settore forestale potrebbe venire dallo sviluppo di progetti di recupero delle biomasse
forestali a fini energetici.
23.8.4
ASSISTENZA TECNICA E FORMAZIONE PERMANENTE DI TECNICI ED
OPERATORI
La gestione del Presente Piano implica il potenziamento della struttura di assistenza tecnica della
Comunità Montana, nella fattispecie l’Ufficio Agricoltura e Foreste, affinché vengano svolte le funzioni
istituzionali ad essa attribuite.
1.
Attività di formazione informazione:
divulgare i contenuti del piano alle amministrazioni pubbliche ed ai diversi soggetti attuatori;
informare i proprietari boschivi degli indirizzi colturali proposti e delle prescrizioni contenute nel
piano;
organizzare corsi di formazione per operatori e tecnici.
2.
Espressione di pareri, nulla-osta, autorizzazioni (di conformità al PIF):
-
3.
-
funzioni amministrative relative ad interventi di trasformazione del bosco di cui all’art. 4 del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (orientamento e modernizzazione del settore forestale, a
norma dell’art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), DGR 675 del 21/09/2005;
Competenze attribuite dalla legge regionale 27 del 28 ottobre 2004 “ tutela e valorizzazione delle
superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”
Attività amministrativa:
raccolta ed archiviazione delle denunce di taglio;
pubblicazione indirizzi e priorità per concessione di aiuti pubblici in materia forestale;
gestione dell’iter procedurale nella gestione dei contributi in ambito forestale.
Relazione generale
221
4.
Attività tecnica:
- aggiornamento del Sistema Informativo Forestale (SITFOR)
- avvio di progetti strategici e di progetti pilota;
- presentazione di istanze per l’acquisizione di risorse finalizzate alla realizzazione di progetti previsti
nel Piano;
- consulenza di settore alle amministrazioni comunali
Inoltre, l’aggiornamento e la formazione dei tecnici, dei funzionari ed in genere degli operatori di settore è
il presupposto per una efficiente attività.
A questo fine la Comunità Montana incentiva la realizzazione di corsi di formazione, stage, workshop.
Ciascuna delle azioni previste implica degli incontri di aggiornamento e formazione di tecnici ed operatori
(privati ma anche dipendenti delle amministrazioni comunali); sarebbe auspicabile che con cadenza triennale
venissero attivati cicli di incontri tematici sulle tematiche di settore.
23.8.5
AVVIO DI PROGETTI DI COOPERAZIONE, STUDI E RICERCHE
Alcune tematiche particolarmente significative per lo sviluppo del settore forestale possono essere oggetto
di specifici studi ed indagini. Studi e progetti di dettaglio sono già stati contemplati nelle singole azioni.
A tal fine la Comunità Montana può promuovere o partecipare al sostegno di progetti di ricerca, oppure
affiancare le Amministrazioni, su argomenti quali:
- Biodiversità e ricerca sulle provenienze del seme da impiegare nei miglioramenti ambientali;
- Esperienze acquisite, materiali e tecniche per l’ingegneria naturalistica;
- Edilizia sostenibile e fonti energetiche rinnovabili;
- ecc…
L’azione si rivolge prevalentemente da un lato ad approfondimenti di tipo tecnico, scientifico o conoscitivo
di interesse generale, dall’altro alle possibilità di partecipazione a progetti di cooperazione nazionale ed
internazionale (LEADER, INTERREG,…) che potrebbero fungere da stimolo e incentivo per nuove attività o
settori di interesse.
23.8.6
DIVULGAZIONE DEGLI INDIRIZZI
CORRETTA GESTIONE FORESTALE
SELVICOLTURALI
PER
LA
Il raggiungimento degli obiettivi di piano viene perseguito non solo attraverso la realizzazione delle azioni
ma anche, e soprattutto, attraverso l’applicazione degli indirizzi colturali finalizzati alla valorizzazione delle
funzioni dei soprassuoli boscati.
In assenza di estese proprietà pubbliche è opportuno che la Comunità Montana trovi i mezzi idonei per
divulgare a tutti gli utilizzatori dei boschi le adeguate indicazioni selvicolturali da adottare nell’area di
intervento sulla base delle cartografie di piano e delle schede delle macroaree e delle tipologie forestali.
Da un lato potrebbero risultare utili alcuni corsi di formazione per gli utilizzatori professionali o per gli
addetti alla raccolta delle dichiarazioni di taglio e alla contrassegnatura, dall’altro la realizzazione di opuscoli
informativi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
222
23.8.7
INTEGRAZIONE DEL MONDO AGRICOLO CON IL MONDO FORESTALE:
PROMOZIONE DEL TERRITORIO E DEI PRODOTTI TIPICI
Gli interventi di valorizzazione delle zone forestali e rurali previsti dal piano potrebbero trovare
completamento in un progetto integrato di promozione della fruibilità del territorio e dei prodotti tipici. Il
mondo forestale e l’agricoltura di montagna trovano nel turismo e nel prodotto di nicchia la possibilità di
uscire dall’ombra delle regole del mercato commerciale tradizionale.
Valorizzare un territorio montano nei suoi aspetti ambientali e produttivi ha anche ricadute in termini
economici e sociali. Una via percorribile è quella del riconoscimento dei prodotti locali, siano essi di origine
forestale od agricola, di un marchio che li contraddistingua ma soprattutto di un sistema di promozione che
porti il cliente sul luogo di produzione e quindi l’organizzazione di fiere e giornate promozionali ma anche la
creazione di una fitta rete di micro strutture di ricettività diffuse in tutto il territorio.
La via non è certamente priva di ostacoli, primo fra tutti la diffidenza e il timore delle popolazioni
residenti, quindi il primo obiettivo è la sensibilizzazione e l’educazione al recupero delle antiche tradizioni
affiancate a modalità innovative di gestione o sfruttamento delle risorse, la formazione di operatori agricoli e
forestali aperti alle richieste del mercato e in grado di adeguarsi alle sue fluttuazioni.
Relazione generale
223
8 – ALTRE INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE
SVILUPPO DEL SETTORE FORESTALE E AMBIENTALE (FILIERA
BOSCO-LEGNO)
AZIONE IMMATERIALE DI
RIFERIMENTO
ACQUISIZIONE E
GESTIONE DEL SISTEMA
INFORMATIVO
FORESTALE
INTERVENTI
Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per
la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF
Quantità totale
% da realizzare
nel piano
Quantità
obiettivo
Modalità di spesa
Costi indicativi
[€]
Divulgazione e
sensibilizzazione
Vedi azioni
successive
Gestione delle dichiarazioni di taglio, controllo
dell’applicazione degli indirizzi colturali
Attività ufficio
Incentivi
Vedi azioni
precedenti
Corsi di formazione ed educazione sul bosco e sulle sue
funzioni
Divulgazione e
sensibilizzazione
Vedi azioni
successive
Corsi tecnici per operatori e personale delle
amministrazioni
Divulgazione e
sensibilizzazione
Vedi azioni
successive
Supporto alla formazione di imprese boschive
Divulgazione e
sensibilizzazione
Vedi azioni
successive
Promozione di forme di associazionismo che
promuovano la filiera del castagno: associazione dei
proprietari o consorzio che valorizzi la coltura, la
commercializzazione ed eventualmente l’utilizzo,
anche attraverso esecuzione di lavori di manutenzione ,
dei prodotti del castagno
Divulgazione e
sensibilizzazione
Vedi azioni
successive
Concessione di contributi per miglioramenti boschivi
Valorizzazione dei residui di lavorazione per usi
diversi, compreso l’uso a fini energetici
Garantire continuità di lavoro agli operatori del settore
Attività ufficio
Inserimento della Cartografia e delle banche dati del
piano all’interno del S.I.T della Comunità Montana
Attività ufficio
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
224
INDAGINE SUL
REGIME DI
PROPRIETA’
PROMOZIONE
DELL’ASSOCIA
ZIONISMO TRA
I PROPRIETARI
FORESTALI
ASSISTENZA TECNICA E FORMAZIONE
PERMANENTE DI TECNICI ED
OPERATORI
Studi e progetti
Promozione alla costituzione di associazioni di fatto tra
i proprietari boschivi
Divulgazione e
sensibilizzazione
Attività ufficio
Potenziamento del Consorzio Agro-Silvo-Pastorale
Valle San Martino tramite acquisizione dei nuovi soci e
stipula di progetti in convenzione
Divulgazione e
sensibilizzazione
Non definibile
Interventi
20.000,00-25.000,
00/anno
Divulgazione e
sensibilizzazione
100.000,00
- Coltura delle selve castanili;
- Riqualificazione rimboschimenti;
- Riqualificazione formazioni degradate;
- Tutela formazione igrofile;
- Tutela e recupero castagneti da frutto;
- Valorizzazione e recupero alpeggi;
- Recupero terrazzamenti e aree agricole abbandonate;
- Conservazione aree aperte a fini faunistici e
paesaggistici;
- Prevenzione e sistemazione dissesti;
- Interventi in aree a valenza didattico-fruitiva;
Manutenzione e realizzazione viabilità silvo-pastorale.
Relazione generale
Campagna informativa sul significato e l’importanza
della rete ecologica
Divulgazione e
sensibilizzazione
Studi e approfondimenti di dettaglio per la rete
ecologica
Studi e progetti
Organizzazione corsi di formazione per il personale,
per i proprietari boschivi e gli operatori del settore
Divulgazione e
sensibilizzazione
IO
AZ
LG
DI
Ricerca di una formula giuridica che permetta all’ente
di intervenire per il miglioramento colturale dei
soprassuoli abbandonati
10.000,00
Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori del
settore:
VU
EE
SI
ON
FU
Studi e progetti
Potenziamento delle strutture di assistenza tecnica nel
Settore Forestale
AVVIO DI PROGETTI DI
COOPERAZIONE, STUDI E
RICERCHE
DIF
Analisi di dettaglio per individuare le proprietà
pubbliche e le proprietà private significativamente
estese. Analisi di dettaglio dello stato dei diritti reali
nelle
diverse
Amministrazioni
con
analisi
giurisprudenziale delle caratteristiche dei diritti reali
esistenti nel territorio della Comunità Montana
Non definibile
10.000,00
225
Censimento dei prodotti locali di origine forestale o
agricola e studio di fattibilità
PRODOTTI TIPICI
CON IL MONDO FORESTALE:
PROMOZIONE DEL TERRITORIO E DEI
INTEGRAZIONE DEL MONDO AGRICOLO
Predisposizione di un opuscolo informativo che illustri
la corretta applicazione degli indirizzi selvicolturali
contenuti nel PIF
Divulgazione e
sensibilizzazione
15.000,00
Studi e progetti
20.000,00
Formazione degli operatori agricoli e forestali sulle
possibilità produttive: prodotti di nicchia, prodotti
tipici,
trasformazione,
conservazione
e
commercializzazione
Creazione di un marchio locale
Supporto al sistema di commercializzazione
promozione dei prodotti tipici
e
Da definire in
base ai risultati
dello studio
Creazione
di
itinerari
storico-colturali,
enogastronomici, di una rete di ricettività diffusa
(agriturismo, bed and breakfast)
Organizzazione di fiere e giornate promozionali
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
226
24 BIBLIOGRAFIA
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Autorità di Bacino del fiume Po - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, Relazione di sintesi
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Relazione generale
227
U.N.I.F., Di.S.A.F.Ri., I.R.L., 2000 – Biomasse Agricole e Forestali a uso energetico; AGRA Editrice
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
228
APPENDICE: CRITERI GENERALI DI GESTIONE SELVICOLTURALE
L’evoluzione che ha caratterizzato il ceduo negli ultimi decenni ha evidenziato, tra altri aspetti, un esito
macroscopico comune a tutti gli ambienti e le tipologie di bosco: l’abbandono colturale di una parte importante
della superficie interessata da questa forma di governo. Le cause del fenomeno sono ormai ben note ed alcune
appaiono irreversibili. Altrettanto chiaramente si sono delineate le conseguenze sul territorio di questa
tendenza, con il formarsi di tre aree caratterizzate da un grado decrescente di attività selvicolturale:
1)
2)
3)
aree oggetto di interventi attivi di conversione all’alto fusto (fenomeno raro nel territorio
della Valle);
aree di mantenimento e/o ripristino del governo a ceduo;
aree di sospensione degli interventi colturali
La prima e la terza di queste aree sanciscono, con intensità diversa il cedimento di uno degli assunti
selvicoltuali che hanno improntato questa disciplina fino al recente passato e cioè quello del ceduo come
forma di governo del bosco di latifoglie più aderente e consona alla struttura economica e sociale della Valle
San Martino, ed in generale del territorio prealpino.
La seconda testimonia invece la difficoltà oggettiva di superare tale forma di governo nella proprietà
privata, prevalente in questo territorio. In questa area il punto di crisi delle utilizzazioni viene di volta in volta
allontanato con adattamenti del trattamento, dall’allungamento del turno alla regolazione della matricinatura.
Tuttavia, la forbice aperta dei costi e dei ricavi costituisce un segnale inequivocabile della presenza latente del
problema di fondo, ovvero della necessità di ridefinire gli obiettivi colturali e di sostanziarli con indicazioni
selvicolturali precise e puntuali.
Alla luce delle caratteristiche del territorio e degli obiettivi pianificatori vengono di seguito definiti gli
indirizzi selvicolturali relativi alle diverse forme di governo e trattamento adottabili. Questi indirizzi generali
dovranno poi essere applicati in funzione delle indicazioni specifiche definite per ciascuna tipologia forestale
e per ciascuna funzione prevalente.
IL BOSCO CEDUO
Il ceduo rappresenta la forma di coltivazione del bosco tradizionalmente più vicina alla cultura ed agli
interessi contingenti delle popolazioni locali. Attraverso questa forma di intervento si ha l’utilizzazione della
sola parte aerea del popolamento arboreo mentre le ceppaie, che rimangono nel terreno, provvedono alla
ricostituzione del soprassuolo con l’emissione di polloni. La longevità delle ceppaie consente loro di
assicurare numerose generazioni di polloni che assicurano la rinnovazione naturale del soprassuolo.
La gestione polifunzionale dei cedui a regime avviene mediante la definizione dei criteri di designazione
delle matricine da rilasciare, che oltre alla funzione propria di riserva per la rigenerazione delle ceppaie,
possono anche avere lo scopo di conservare ad alto fusto le specie arboree pregiate, di alto valore naturalistico
più raramente di valore mercantile.
Le forme di trattamento applicate ai boschi cedui sono:
-
Il taglio raso o a ceduo semplice: consiste nell’abbattimento di tutti i polloni presenti sulla
superficie destinata al taglio. L’utilizzazione, usualmente condotta durante il periodo di riposo
delle piante (ottobre-aprile), viene praticata in prossimità del terreno (a ceppaia) e più precisamente
può essere eseguita a 5-20 cm dal suolo (taglio fuori terra), oppure rasente il terreno (succisione) o
Relazione generale
229
infine fra due terre (tramarratura) quando il terreno che circonda la ceppaia viene allontanato per la
profondità di alcuni centimetri.
-
Il taglio raso matricinato: l’intervento di utilizzazione risparmia al taglio un certo numero di
esemplari detti “matricine” o “allievi”, che hanno un’età pari a quella dei polloni eliminati e che
rimangono in piedi fino al turno successivo ed eventualmente oltre. Le matricine dovrebbero avere
origine gamica ma, vista la difficoltà di reperimento, in genere sono costituite da polloni con fusto
eretto, chioma ben sviluppata e simmetrica, privi di danni e tali da sopportare l’isolamento. La loro
funzione principale è quella di sostituire le vecchie ceppaie e di produrre seme per ottenere nuovi
allievi il turno successivo; le matricine possono essere costituite da specie minoritarie nel
popolamento o da quelle che si vuol conservare e favorire e si configurano anche come elemento di
diversità ecologica rispetto ai polloni. Le Prescrizioni di Massima indicano in 90 matricine/ha il
numero minimo di rilasci, tranne nei cedui di castagneti, robinieti misti, alneti di ontano bianco e
nero, orno-ostrieti e carpineti, saliceti e formazioni di pioppi che può essere ridotto a 50.
-
Il taglio a sterzo: è una forma di trattamento che assicura la disetaneità del soprassuolo mediante la
presenza di polloni di età diversa su ogni ceppaia. Presenta alcuni vantaggi rispetto al taglio raso:
innanzitutto assicura la continuità della vegetazione della ceppaia e poi il mantenimento della
copertura riduce il pericolo di erosione e le perdite dovute alla rapida mineralizzazine della
sostanza organica. Ciò comporta una maggiore produttività. Le condizioni minime per effettuare
tale pratica sono: turno minimo per il taglio di curazione pari a 10 anni e polloni di maggiori
dimensioni con diametro di almeno 15 cm; la sterzatura può interessare al massimo il 50% dei
polloni di diametro inferiore a 15 cm.
Per motivi di ordine selvicolturale, idrogeologico, fitopatologico e paesaggistico è importante la
distribuzione spazio-temporale delle tagliate. Solo così saranno garantite anche le funzioni legate alla capacità
di ospitare una fauna varia e ricca, di perpetuazione della vegetazione del sottobosco e di mitigazione degli
impatti sul paesaggio.
CEDUI INVECCHIATI
I popolamenti che hanno superato il turno consuetudinario, anche se da un punto di vista biologico
risultano ancora vigorosi e non manifestano una decisa contrazione degli incrementi diametrici per eccesso di
concorrenza spaziale, vengono indicati con il termine di ceduo invecchiato.
Il Regolamento Forestale sancisce che sono cedui invecchiati quei popolamenti che presentano età
superiore a 40 anni, tranne nel caso dei castagneti la cui età deve essere superiore ad 80.
L’abbandono colturale ha sicuramente molti aspetti positivi sulle condizioni di fertilità del suolo e
sull’evoluzione ecologica del bosco. Tuttavia, l’evoluzione incontrollata dei soprassuoli è destinata a seguire
diversi percorsi a seconda della tipologia forestale di partenza, con il probabile manifestarsi di periodi più o
meno lunghi in cui potrebbe risultare fortemente limitata la possibilità di fruizione dei beni forestali e la loro
funzione paesaggistica.
In considerazione di queste problematiche un recupero colturale dei cedui invecchiati dovrebbe
prefigurare diversi tipi d’intervento, in funzione delle condizioni colturali ed ecologico-stazionali da
applicarsi alle diverse destinazioni funzionali conferite al territorio.
Nel presente piano viene accettato l’obiettivo colturale del passaggio al bosco d’alto fusto per i soprassuoli
destinati all’abbandono colturale da attuarsi secondo le modalità descritte nel paragrafo dedicato agli
interventi di conversione.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
230
CEDUI IN TRANSIZIONE VERSO L’ALTO FUSTO
Nel corso degli ultimi anni i boschi tradizionalmente governati a ceduo sono stati oggetto di specifici
interventi di mutamento colturale, l’abbandono da un lato e le prescrizioni impartite dai tecnici forestali in
fase di contrassegnatura dall’altro stanno gradualmente mutando le caratteristiche di molti dei soprassuoli un
tempo soggetti alla regolare utilizzazione.
Attraverso la conversione per invecchiamento o tramite matricinatura intesiva si sono ottenuti
popolamenti orientati verso il ceduo composto o la fustaia sopra ceduo.
Per molti di questi popolamenti il presente piano conferma la conversione a fustaia. E’ difficile fornire
indicazioni generali valevoli per tutti i popolamenti; l’intervento di conversione dovrebbe quindi essere
modulato e dimensionato alla situazione specifica sulla basa di alcuni indicatori come:
- densità e composizione della fustaia obiettivo
- densità e composizione del popolamento attuale
- perdita di vitalità del ceduo di robinia
- opportunità di procedere a rinfoltimenti con postime forestali.
L’analisi dello stato attuale dei soprassuoli in transizione conduce alla scelta della miglior tecnica di
conversione applicabile, come verrà di seguito illustrato.
CEDUO COMPOSTO
I soprassuoli a governo misto vengono indicati con il termine di ceduo composto e più precisamente come
fustaie sopra ceduo o cedui sotto fustaia, a seconda che lo strato prevalente sia una delle due forme di
governo. La rinnovazione è quindi assicurata dai polloni delle ceppaie e dal seme che forniscono le piante che
costituiranno la fustaia.
Tuttavia il trattamento di tali formazioni è piuttosto complesso a causa della difficoltà di ottenere, nei
momenti prestabiliti, la rinnovazione, e quindi di mantenere l’equilibrio tra la componente a ceduo e quella a
fustaia. Dopo alcuni turni, il popolamento tenderà ad assumere le caratteristiche di formazione biplana, con
uno strato di riserve coetanee sopra ceduo.
La gestione del ceduo composto è ulteriormente complicata dalla diffusione della robinia, la cui tendenza
all’invasione porta alla monospecificità del ceduo e all’impedimento dello sviluppo della rinnovazione
naturale.
Un tempo tale forma di gestione era diffusa nel Nord Italia soprattutto nei querceti, querco-carpineti e
querco-castagneti, al fine di ottenere da uno stesso appezzamento assortimenti legnosi diversi per uso
(legname da ardere e legname da opera) e spesso anche per specie. All’interno del territorio della Comunità
Montana questa forma di governo è pressoché inesistente. Il governo a ceduo composto non è considerato una
forma di governo stabile da mantenere come tale, bensì una fase transitoria verso i popolamenti d’alto fusto.
Relazione generale
231
INTERVENTI DI CONVERSIONE A FUSTAIA
Con questo tipo di operazioni colturali si persegue il cambio di forma di governo dei boschi dal ceduo
all’alto fusto. Tale pratica, generalmente incentivata nel corso degli ultimi anni, trova giustificazione nel fatto
che la fustaia rappresenta la modalità di gestione del soprassuolo forestale che meglio risponde ai requisiti di
multifunzionalità richiesti dalla collettività ai boschi. L’avvio all’alto fusto è obbligatorio (R.R. 5/2007) nel
caso si operi in cedui invecchiati di età superiore ai 40 anni od 80, nel caso dei castagneti.
Si deve in ogni caso considerare che, a seguito del cambio di forma di governo, da attuarsi in maniera più
o meno intensiva, potrà comunque essere mantenuta la funzione produttiva dei soprassuoli; in particolare gli
assortimenti di legna da ardere saranno resi disponibili sia dagli interventi selvicolturali operati durante la
fase di conversione che dalla successiva gestione delle fustaie transitorie.
Gli approcci operativi per la conversione guidata possono essere schematicamente i seguenti:
- In condizioni di buona fertilità stazionale, con soprassuoli vigorosi e di composizione mista, si può
operare con successo l’avviamento a fustaia mediante la pratica del diradamento selettivo. Questo consiste
nell’individuazione dei soggetti candidati a giungere a fine turno e nella loro progressiva liberazione dai
concorrenti, sulla stessa ceppaia o su quelle vicine. Oltre a ciò risulta comunque opportuno il mantenimento di
certo numero di soggetti codominanti in grado di sostituire eventuali candidati che dovessero perire negli anni
successivi. I migliori risultati si possono ottenere nei popolamenti cedui maturi, in cui gli eccessi di
concorrenza non hanno ancora portato ad una contrazione degli incrementi diametrici. Il soprassuolo
risultante da questa selezione precoce viene definito come “fustaia da polloni”.
Un parametro utile al fine di valutare la stabilità degli alberi di un popolamento e la loro attitudine ad
essere messi in luce è il rapporto di snellezza (H/D), valido per tutte le specie; nei soggetti in cui esso supera il
valore di 100 vi è una sicura labilità fisica, che indica la predisposizione allo schianto e rende tali soggetti
inidonei ad essere reclutati come alberi d’avvenire, indicando la necessità di particolare prudenza
nell’intensità di diradamento.
La pratica colturale del diradamento selettivo è piuttosto impegnativa in quanto prevede interventi sul
piano dominante e dominato ed una continuità nella gestione attiva del popolamento. Risulta pertanto
fondamentale che l’operatore privato possa usufruire delle indicazioni e del supporto della struttura tecnica
del Comunità Montana.
- In condizioni di fertilità media o mediocre, nelle stazioni ove nel soprassuolo attuale vi sono alberi in
buone condizioni vegetative, ma uno scarso numero di soggetti d’avvenire dal punto di vista strettamente
produttivo, si può comunque operare una conversione attiva con l’obiettivo di perseguire il riequilibrio
ecosistemico della cenosi.
In questo caso l’intervento consiste in un taglio di avviamento reclutando una fustaia transitoria con
selezione massale dei polloni, generalmente uno o due soggetti per ceppaia in popolamenti con buona
distribuzione degli alberi sulla superficie. Le operazioni colturali sono volte a favorire i soggetti più vitali e
delle specie capaci di meglio colonizzare la stazione, indipendentemente dalle qualità tecnologiche del fusto.
Al fine di rendere più completa la struttura e di favorire la produzione di seme si prevede il rilascio anche
delle vecchie matricine.
- Nelle aree in cui risulta importante conciliare la riqualificazione ecologica del bosco con l’interesse dei
proprietari per i prodotti del ceduo, si propone il dilazionamento in due tempi della conversione all’alto fusto.
A tale proposito la tecnica della matricinatura intensiva del ceduo con il rilascio di 300 - 400 matricine
rappresenta un intervento intermedio tra utilizzazione mercantile e il miglioramento boschivo. Da un punto di
vista selvicolturale tali interventi risultano tuttavia piuttosto discutibili in quanto comportano un elevato
grado di isolamento delle matricine rilasciate, con discrete probabilità di schianto, ed una certa perdita di
vitalità da parte del ceduo.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
232
- In stazioni a buona fertilità potenziale, ma con soprassuoli senescenti, a scarsa vitalità e senza soggetti in
fase di affrancamento, ovvero degradati, con collasso colturale a rischio o in atto, in particolare se costituiti da
specie non stabili quali castagno e robinia, il recupero può avvenire puntando subito al rinfoltimento con
postime forestale qualora sussistano sufficienti condizioni di illuminazione. Un paio di stagioni dopo l’impianto
(qualora questo venga eseguito) si può procedere all’esecuzione di un taglio di rivitalizzazione con successiva
selezione precoce dei ricacci. Il governo del nuovo popolamento potrà quindi essere a fustaia in senso proprio
o, limitatamente a castagno e robinia, anche a fustaia su polloni, ovvero una sorta di ceduo con turni lunghi,
gestito con diradamenti selettivi intercalari.
In caso di presenza di vitalba o rovi, frequenti nei popolamenti d’invasione di terreni agricoli, il
contenimento di tali specie avventizie deve precedere gli interventi selvicolturali sul patrimonio arboreo.
- In stazioni a prevalente funzione naturalistica gli interventi devono essere accuratamente ponderati,
tenendo conto delle tendenze evolutive e delle possibilità od opportunità di intervento. In tali condizioni si
può generalmente prevedere la riqualificazione e la conversione per evoluzione e selezione naturale, senza
intervento attivo. Nei casi di forte degrado, ad esempio per eccessive utilizzazioni pregresse o per il passaggio
del fuoco, può essere utile accelerare e dirigere i fenomeni in corso mediante rinfoltimenti con postime
forestale di provenienza locale.
LE FUSTAIE
Gli individui che compongono un alto fusto sono sempre di origine gamica, sviluppati cioè da seme.
L’origine può essere naturale se il seme proviene dagli alberi adulti, artificiale se l’impianto avviene ad opera
dell’uomo, mista se accanto alla rinnovazione presente in loco vengono effettuate semine o piantagioni.
Gli alberi presentano tassi di accrescimento meno elevati rispetto al ceduo ma maggiore longevità. La
fustaia consente l’adozione di turni più lunghi e l’ottenimento di assortimenti di maggior pregio. La fustaia
dovrebbe poi rinnovarsi naturalmente con un modesto apporto antropico.
Nel territorio della Comunità Montana le fustaie sono generalmente circoscritte a boschi con struttura
formata da gruppi di dimensioni ridotte e frutto di criteri di intervento privi di pianificazione.
Centrale per la definizione di adeguati modelli colturali risulta la definizione delle modalità e del
momento più idonei per la messa in rinnovazione dei popolamenti, basandosi sulla situazione
evolutivo-colturale in atto e considerando la presenza di vegetazione invadente, di lettiera o di tipi di humus
che possono ostacolare la rinnovazione delle specie che si intende favorire, ed anche delle contingenze
stagionali quali annate di pasciona, eventi meteorologici o fitopatologici eccezionali, ecc. I diversi interventi
selvicolturali applicabili nei trattamenti delle fustaie presenti nel territorio della Comunità Montana
coesistono o si alternano a mosaico su piccole superfici.
CURE COLTURALI
Con tale termine vengono indicati tutti gli interventi massali di sfollo a carico delle piante con diametro
inferiore alla soglia di cavallettamento (12 cm). Tale pratica viene indicata per ridurre la densità in
popolamenti o gruppi coetanei, più o meno regolari.
Rientrano inoltre in tale categoria le operazioni di contenimento della vegetazione invadente (es. robinia) e
l’eliminazione delle piante morte.
Non rientrano invece in tale casistica i tagli andanti dello strato arbustivo e le «pulizie del sottobosco»,
interventi da ritenersi dannosi dal punto di vista ecologico e selvicolturale salvo casi specifici (riduzione
Relazione generale
233
biomassa combustibile in aree a rischio d’incendio, miglioramento della fruibilità di aree a destinazione
ricreativa).
DIRADAMENTI
I “diradamenti” sono interventi di taglio colturale finalizzati a ridurre la densità nei popolamenti coetanei.
Sono da eseguirsi nel periodo in cui gli alberi sono in fase di rapido incremento longitudinale, con diametri
compresi tra i 10 ed i 30 cm.
Tali interventi possono essere di diverso tipo (bassi, alti, misti,liberi e meccanici, selettivi) ed intensità, a
seconda delle categorie e del numero di soggetti interessati, delle stazioni e degli obiettivi gestionali. La loro
esecuzione permette di equilibrare lo spazio di crescita accelerando la selezione naturale e favorire le
condizioni di sviluppo dei soggetti ritenuti più adatti per caratteristiche di vitalità, qualità del fusto, specie di
appartenenza, ecc.
Un particolare tipo di intervento, oltre al più diffuso diradamento libero (coinvolge l’intera parcella ed
elimina sistematicamente le piante con determinate caratteristiche), è il diradamento selettivo con scelta di alberi
candidati, messo a punto da Schadelin, applicabile in stazioni di buona fertilità ed accessibilità, con soggetti
d’avvenire di specie a suscettibilità anche produttiva di legname di pregio ed anche nei tagli di avviamento a
fustaia dei cedui. La tecnica consiste nel suddividere gli alberi del popolamento in tre categorie, con
l’individuazione precoce dei soggetti candidati a giungere a fine turno, i quali saranno progressivamente
liberati dai concorrenti. Secondo un intervento per cellule al cui centro vi sono 2-3 piante d’elite vengono
eliminate tutte le piante dominanti concorrenti, vengono invece rilasciati con finalità di accompagnamento
alcuni esemplari dominati, che contribuiscono a favorire il portamento delle piante scelte.
Per estensione, tra i diradamenti selettivi si includono quegli interventi in soprassuoli non maturi, in cui,
per scopi non strettamente produttivi, si riduca la densità del bosco scegliendo di eliminare le piante a peggior
portamento, con difetti, malate, deperienti o morte.
TAGLI A RASO ANDANTE
Con taglio raso si intende la forma di trattamento con la quale il taglio di maturità viene eseguito con
l’abbattimento di tutte le piante presenti su una superficie superiore al quadrato della statura e che ha
larghezza superiore all’altezza dominante. Questo trattamento (così come definito all’art. 39 del R.R. 5/2007) è
vietato laddove le tecniche selvicolturali non siano finalizzate alla rinnovazione naturale, salvo casi previsti da
PIF e PAF approvati. In alcuni casi previsti nel Regolamento stesso, è permesso il taglio raso a strisce.
TAGLIO A STRICE
Il soprassuolo da utilizzare non viene eliminato contemporaneamente ma suddiviso in strisce adiacenti o
alternate che si sviluppano, in genere, lungo le curve di livello e in direzione contraria a quella del vento
dominante. Per alcuni aspetti è preferita rispetto al taglio raso classico: la riduzione delle dimensioni della
tagliata e quindi della superficie improvvisamente denudata, il contenimento del fenomeno erosivo e la
promozione della disseminazione delle piante adulte rimaste in piedi.
Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino
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TAGLIO A BUCHE
E’ un’operazione colturale utilizzata nei popolamenti coetanei per favorire la messa in rinnovazione delle
specie eliofile, il cui sviluppo dei semenzali necessita, fin dall’inizio, di particolari condizioni di illuminazione
e scopertura del suolo. L’ampiezza e la forma delle tagliate devono essere determinate caso per caso, a
seconda dell’orientamento rispetto all’insolazione, delle caratteristiche stazionali e vegetazionali. Al fine di
contenere eccessivi mutamenti del microclima forestale, la larghezza massima non dovrebbe tuttavia superare
l’altezza del soprassuolo presente al margine. Questo tipo di intervento può risultare particolarmente
opportuno quando si deve favorire la rinnovazione delle specie quercine. In questo caso ed in assenza di
specie invadenti l’apertura della buca può raggiungere i 1.000 mq.
Con l’applicazione dei tagli a buche l’intero popolamento tende ad assumere i caratteri di un popolamento
disetaneo per gruppi coetanei con aspetti dell’una o dell’altra struttura in funzione della distanza nel tempo e
nello spazio con cui le buche vengono realizzate.
TAGLI SUCCESSIVI
Prevedono l’allontanamento progressivo del soprassuolo in modo da favorire la rinnovazione naturale
grazie alla disseminazione ottenuta dai portaseme rilasciati per un periodo prolungato, e da garantire la
protezione da eccessive variazioni del microclima che in genere risultano particolarmente dannose per la
rinnovazione, soprattutto di specie sciafile.
La scoperta graduale del suolo avviene con una sequenza di tagli caratteristica:
-
taglio di preparazione
-
taglio di sementazione
-
tagli secondari
-
tagli di sgombero
che si risolve in un periodo che va dai 5 ai 30 anni a partire dalla scadenza del turno, in funzione delle
caratteristiche stazionali e delle specie da rinnovare.
TAGLIO A SCELTA COLTURALE E DI SELVICOLTURA MINIMALE
Conosciuto anche come
“taglio saltuario”, è il trattamento proprio delle fustaie disetanee per piccoli
gruppi, generalmente di superficie di poche centinaia di metri quadri. Il limite inferiore di questo taglio risulta
il singolo albero; tuttavia tale circostanza risulta piuttosto rara in quanto la maggior parte delle specie
costituenti cenosi mature si rinnova per gruppi.
La selvicoltura minimale non è indirizzata tanto all’ottenimento di soprassuoli disetanei, quanto piuttosto
all’utilizzazione sporadica di qualche esemplare in contesti in cui le finalità produttive possono essere relegate
in secondo piano.
ALTRI TIPI DI INTERVENTO COLTURALE
Relazione generale
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TRASFORMAZIONE E DISETANEIZZAZIONE
Con tali termini si intende un complesso di interventi volti a modificare la struttura, il trattamento o la
composizione specifica dei boschi.
Rientrano inoltre nella presente categoria colturale gli interventi in complessi degradati o di origine
artificiale, con difficoltà di rinnovazione al fine di renderli più stabili, favorendo le specie più adatte alle
stazioni ed assetti colturali che meglio assicurino le funzioni richieste.
In particolare per “disetaneizzazione” si intende la riconduzione verso assetti più stabili, di tipo disetaneo
per gruppi, all’interno di boschi ridotti alla struttura monoplana dalle utilizzazioni effettuate in passato,
spesso senza pianificazione.
RICOSTITUZIONE BOSCHIVA E TAGLI FITOSANITARI
La ricostituzione boschiva comprende interventi di diverso tipo volti a recuperare l’efficienza della
copertura forestale in seguito ad eventi eccezionali che hanno compromesso il soprassuolo attuale e spesso
anche le sue possibilità di recupero per rinnovazione ed evoluzione naturale, ovvero ove questi fenomeni
siano troppo lenti a fronte delle destinazioni funzionali dei boschi colpiti.
Gli interventi possono consistere nello sgombero o taglio selettivo dei soggetti irrimediabilmente
compromessi, sradicati, stroncati, anche per evitare il rischio di diffusione di infestazioni di insetti, e possono
estendersi all’intero soprassuolo; in interventi di riceppatura a carico dei cedui incendiati o in situazioni di
accertate fitopatologie; fanno parte integrante della ricostituzione anche i successivi interventi per assicurare
la rinnovazione, quali i rinfoltimenti o i rimboschimenti di specie idonee.
RINFOLTIMENTO E ARRICCHIMENTO
Il rinfoltimento consiste in un insieme di interventi di ripristino delle condizioni ottimali di densità e
composizione in boschi degradati per varie cause, di integrazione delle carenze nella rinnovazione naturale o
per favorire la successione e lo sviluppo delle specie tipiche della tipologia potenziale di riferimento.
Per arricchimento si intende l’impianto di specie arboree, o per lo più arbustive, coerenti con la cenosi ma
temporaneamente assenti e dotate di caratteristiche tali da poter incrementare una o più valenze del
soprassuolo (frutti eduli, colorazioni vistose, portamenti esteticamente validi).
Presupposto essenziale è l’attenta valutazione delle potenzialità e delle esigenze delle specie da introdurre,
dei sesti e delle tecniche più idonee per l’impianto (semina, piantagione a radice nuda, con pane di terra, in
contenitore, di talee, ecc.), della provenienza certificata e dello stadio di sviluppo del materiale di
propagazione, della necessità di cure colturali successive o di interventi contestuali di riduzione della
concorrenza di specie erbacee.
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ParteII - Le scelte di piano