PARTE SECONDA LA PIANIFICAZIONE DELLE RISORSE FORESTALI 16 LE FUNZIONI DEI COMPRENSORI BOSCATI 16.1 CRITERI GENERALI Un passaggio particolarmente importante per la redazione di un Piano di indirizzo è costituito dalla suddivisione del territorio boscato in attitudini funzionali o funzioni prevalenti; individuate in base al ruolo o alla funzione che i popolamenti arborei sono chiamati ad espletare nell’ambito territoriale di appartenenza. Nel presente paragrafo si illustra la metodologia di individuazione delle attitudini funzionali principali dei diversi comprensori boscati afferenti al territorio della Comunità Montana. Ai fini dell’attribuzione delle funzioni si sono considerati gli elementi che definiscono in modo oggettivo la funzione svolta attualmente da un dato popolamento forestale (valore intrinseco). L’attribuzione all’attitudine è avvenuta quindi in base alla localizzazione topografica del popolamento e ai caratteri attuali del soprassuolo arboreo (es. tipologia forestale, forma di governo, accessibilità, ...), unitamente a parametri che influiscono sulla possibilità di mettere in atto interventi finalizzati alla valorizzazione di una data funzione, quali ad es. la presenza di aree protette, o di emergenze culturali e naturali, ecc. Il processo di valutazione porta quindi ad elaborati di sintesi di tipo cartografico distinti per ciascuna attitudine funzionale oggetto di indagine. Le destinazioni considerate sono: produttiva, protettiva, naturalistica, paesaggistica, ricreativa. I soprassuoli in cui nessun elemento caratterizzante un’attitudine fosse spiccatamente prevalente sugli altri (aree a funzione prevalente) sono stati classificati come soprassuoli multifunzionali (aree a funzione multipla). L’individuazione di una funzione prevalente, e quindi la produzione di un elaborato di sintesi (Carta delle attitudini funzionali del territorio boschivo), costituisce una sorta di forzatura in quanto è ben noto che il bosco esplica contemporaneamente più funzioni; in ogni caso, la funzione prevalente consente di indirizzare la gestione dei territori boscati secondo modelli volti a valorizzare questa o quella attitudine ma in un’ottica di selvicoltura naturalistica e di sostenibilità, tali da non ingenerare conflitti. L’attribuzione di un’attitudine prevalente ai soprassuoli determina il riconoscimento di una produzione di beni e/o servizi che, attraverso idonei e mirati interventi selvicolturali, viene di volta in volta valorizzata. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 136 FUNZIONE BENI SERVIZI Prodotti legnosi Produttiva Prodotti non legnosi (resine, tannini, funghi, muschi, licheni) Protettiva (auto ed eteroprotettiva) Protezione da: erosione, vento, valanghe, piene, ecc. Consolidamento dei versanti Tutela delle risorse idriche Autoperpetuazione del bosco nel tempo Naturalistica Conservazione della natura Protezione delle specie e degli habitat Diversità degli ecosistemi Processi evolutivi Paesaggistica Qualità dei luoghi e del paesaggio Conservazione degli elementi tradizionali del paesaggio Ricreativa Turismo e sport Caccia e pesca Educazione e cultura ambientale Multifunzionale Nessuna funzione prevalente Il quadro delle funzioni sopra riportato risulta forzatamente parziale per la necessità strettamente operativa del presente lavoro. Infatti, sono state escluse dall’indagine funzioni di valore globale quale ad esempio la funzione ambientale di ritenzione di anidride carbonica delle superfici vegetali, in quanto la pubblicità del servizio si esaurisce entro limiti a scala planetaria. Allo stesso tempo sono state escluse valutazioni di funzioni estremamente particolari e caratterizzate da una forte componente soggettiva quali ad esempio quelle spirituali, di esistenza, storico-culturali, di opzione, ecc. 16.2 METODOLOGIA DI VALUTAZIONE La metodologia di attribuzione delle attitudini funzionali dei boschi si è basata sul recepimento cartografico di differenti strati informativi, a diverso grado di dettaglio, secondo una scala decrescente dal livello provinciale/comunitario a quello di singolo Comune. Gli strati hanno provenienze diverse, il cui accostamento, sovrapposizione, rielaborazione ha tuttavia consentito la definizione di un quadro unitario delle caratteristiche territoriali, ecologiche e naturalistiche della Comunità Montana. L’insieme di tali elementi, adeguatamente ponderati e gerarchizzati, ha consentito di estrarre le funzioni che i soprassuoli forestali sono potenzialmente in grado di espletare e gli obiettivi verso i quali indirizzare la gestione. Si precisa infatti che l’insieme delle funzioni previste dal Piano di Indirizzo Forestale assume nella maggior parte dei casi carattere di potenzialità, sottolineando perciò la funzione che un determinato soprassuolo sarebbe in grado di svolgere indipendentemente dall’effettivo utilizzo attuale dello stesso. Relazione generale 137 Si illustra ora l’insieme degli strati informativi, presenti all’interno della banca dati del PIF, considerati nella definizione delle attitudini potenziali dei soprassuoli nonchè il ruolo che ciascuno di essi svolge nella definizione di ogni singola funzione. Livello informativo Descrizione Funzione derivata Dissesti reali o potenziali Formazioni forestali ricadenti all’interno di aree interessate da fenomeni di dissesto reale o di pericolo idrogeologico, ad elevata instabilità, potenzialmente instabili, soggetti ad erosione da parte delle acque. Protettiva Oasi faunistiche Aree di rilevanza ambientale Ambiti di elevata naturalità (PTCP) PLIS Formazioni forestali ricadenti in aree protette o di riconosciuto valore ambientale. Naturalistica Tipologie forestali Formazioni di elevato valore naturalistico. Specie o associazioni vegetali poco diffuse o da favorire perché in passato penalizzate dalla gestione. Boschi stentati per limiti ecologici. Sentieri Formazioni forestali attraversate dalla rete sentieristica. Formazioni forestali circostanti Emergenze storico-culturali, naturalistiche ambiti ad elevata valenza didattica Aree di sosta e panoramiche e fruitivi. Ricreativa Carta degli ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesistica (PTCP BG) Carta della fruibilità visiva del paesaggio (PTCP BG) Quadro strutturale Valori paesistici ambientali (PTCP LC) Formazioni forestali rientranti in ambiti di particolare pregio estetico e paesaggistico. Formazioni forestali fruite da punti panoramici o visibili da percorsi panoramici. Formazioni forestali a contorno di nuclei rurali o piccoli abitati. Formazioni forestali visibili da vie di grande comunicazione. Paesaggistica Tipi forestali Viabilità silvo-pastorale Castagneti da frutto. Formazioni forestali che per composizione ed ubicazione possano garantire in maniera economicamente ed ecologicamente sostenibile il prelievo legnoso. Produttiva Multifunzionale Formazioni forestali comprese in ambiti in cui nessuna funzione risulta prevalente. Multifunzionale Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 138 16.2.1 BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PROTETTIVA Questa attitudine caratterizza quei popolamenti che prioritariamente esplicano una funzione di regimazione delle acque e di protezione del suolo dal rischio di erosione, frana o crollo. In particolare sono l’erodibilità (alta percentuale di sabbia e limo, scarsa sostanza organica e scadenti caratteristiche di permeabilità e struttura del suolo), la morfologia dei luoghi (elevata pendenza dei versanti), processi morfogenetici in atto o potenziali (tipologie di erosione) e i fattori di disturbo antropico (strade, piste forestali, incendi, pascolo, taglio) che determinano una potenzialità di rischio erosivo e quindi attribuiscono di conseguenza al popolamento la prevalente attitudine protettiva. Il soprassuolo è maggiormente a ciò vocato quanto più elevato è il grado di protezione dall’acqua battente, dall’acqua dilavante e l’efficienza ecologica nel suo complesso (età, composizione, densità e struttura). L’intercettazione delle gocce di pioggia da parte delle chiome, l’evapotraspirazione, l’infiltrazione dell’acqua nel suolo determinano un rallentamento nella velocità di deflusso delle acque e un conseguente aumento dei tempi di corrivazione, contribuendo ad attenuare i picchi di piena. La funzione protettiva viene dunque considerata prioritaria. La composizione litologica e le caratteristiche di acclività del territorio creano talvolta situazioni di rischio idrogeologico che il bosco può tuttavia contribuire a mitigare. Per questo dunque si ritiene che ciscun’altra funzione debba risultare subordinata a quella protettiva. Tuttavia, pur essendo gli obiettivi della gestione selvicolturale a fini protettivi connessi con la stabilità dei versanti, non per questo risulterà vietata qualsiasi forma di gestione. Gli specifici indirizzi colturali prevederanno dunque forme gestionali che non limitino le forme di utilizzo, regolandone invece le modalità in criteri rispettosi delle caratteristiche protettive del bosco. Sono stati quindi considerati soprassuoli protettivi le formazioni forestali ricadenti all’interno di aree interessate da fenomeni di dissesto reale o di pericolo idrogeologico, ad elevata instabilità, potenzialmente instabili, soggetti ad erosione da parte delle acque, soprattutto se posti a monte di aree urbanizzate o di strutture ed infrastrutture di alta frequentazione. Relazione generale 139 Figura 26:Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli di protezione Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 140 16.2.2 BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE NATURALISTICA Le aree boscate con valenza naturalistica offrono un beneficio ecologico inteso nei suoi aspetti di tutela e conservazione della biodiversità, dell’ autoregolazione e perpetuazione come espressione, a diversi stadi della dinamica evolutiva, della composizione e ricchezza floristica, della struttura complessiva e della stratificazione. La ricchezza di specie animali e vegetali, la rete alimentare che le lega e l’equilibrio ecologico che ne deriva sono gli elementi che maggiormente determinano il grado di naturalità dell’ecosistema bosco, e più questi sono presenti in forma complessa e strutturata più il bosco può dirsi a prevalente attitudine naturalistica. La funzione naturalistica può quindi essere ricondotta a quell’insieme di caratteristiche floristiche, faunistiche, selvicolturali (struttura, composizione, densità, grado di manomissione, ecc.) il cui maggiore o minore grado di espressione determina il diverso grado di naturalità del bosco. Lo stato attuale di molti boschi presenti nella Comunità Montana è lontano dal poter essere considerato uno stadio climacico e di assoluta naturalità, in grado di sostenere ecosistemi complessi; l’individuazione di boschi dalle potenziali caratteristiche di elevata naturalità contribuisce non al congelamento della gestione ma all’indirizzare la stessa verso il raggiungimento degli obiettivi previsti per questa funzione. Sono stati individuati come soprassuoli a prevalente attitudine naturalistica quelle formazioni forestali ricadenti in aree protette o di riconosciuto valore ambientale (oasi faunistiche, aree di rilevanza ambientale, aree di elevata naturalità, PLIS); sono boschi naturalistici anche quei boschi che contengono specie o associazioni vegetali poco diffuse (rovere, cerro, formazioni ripariali con ontano nero, saliceti), oppure boschi che per la loro ubicazione sono scarsamente serviti da viabilità e quindi difficilmente accessibili per la gestione ordinaria. Costituiscono interessanti serbatoi di naturalità anche quei soprassuoli, come le faggete pioniere, che per limiti stazionali conservano uno stato di primitività permanente, che non si prestano ad alcun trattamento se non la libera evoluzione naturale e che quindi costituiscono un fondamentale elemento stabile dell’ecosistema. Nel territorio della Comunità Montana Valle San Martino, ma nell’ambito di competenza del Parco Regionale Adda Nord, sono presenti aree e formazioni vegetali di elevata naturalità prevalentemente nei pressi del Fiume Adda e della Palude di Brivio; alcune di queste aree sono anche tutelate grazie all’istituzione di due SIC: Lago di Olginate e Palude di Brivio. Relazione generale 141 Figura 27: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione naturalistica Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 142 16.2.3 BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE RICREATIVA Questa funzione è da attribuire a quelle aree in cui la fruizione ottimale viene garantita da interventi infrastrutturali o colturali. La strutturazione di questi boschi (agevole accessibilità, facilità di penetrazione, presenza di alberi di considerevoli dimensioni, ricchezza nella composizione e quindi nelle forme e nei colori) e la loro collocazione (vicinanza a zone abitate o visitate, quali luoghi sacri o mete culturali, ampie aree di parcheggio, presenza di altri elementi qualificanti il paesaggio quali laghi, fiumi, vicinanza a infrastrutture di ricreazione o sportive, vicinanza a sentieri) risultano essere gli elementi maggiormente caratterizzanti questi soprassuoli. I boschi oggi assolvono infatti anche funzioni un tempo poco note, quali appunto siti idonei al la fruizione, alla ricreazione o all’educazione ambientale. La fruizione, la didattica ambientale e la divulgazione rappresentano infatti una delle più moderne forme di utilizzo del territorio e delle risorse ad esso connesse. La consapevolezza che i territori forestali possono rivelarsi fonte di cultura e di conoscenza spinge sempre più numerosi soggetti ad avvicinarsi alle risorse forestali e territoriali in genere. La funzione turistico ricreativa può essere classificata secondo alcune caratteristiche come: - intensiva: nelle aree in cui è in atto, o sia prevedibile un intenso flusso turistico, tale da comportare una gestione diversa da quella ordinaria; - panoramica: interessa le zone in cui si debba attuare una particolare gestione per garantire la fruibilità dei punti o dei tratti panoramici dai quali si possono osservare visuali di particolare pregio; - culturale: si tratta di soprassuoli forestali limitrofi ad un bene culturale di importanza cosicché sia necessario adottare una particolare gestione forestale che garantisca la fruibilità del luogo e che valorizzi il contesto in cui l’emergenza è ubicata; - didattica: boschi idonei ad ospitare attività di formazione ed informazione naturalistica in senso ampio. Per ciascuna categoria sopra elencata si può poi distinguere una fruizione di tipo stanziale che non implica grandi spostamenti all’interno del soprassuolo e per la quale sono necessarie delle strutture di supporto alla sosta dei frequentatori, e una fruizione di percorrenza per la quale generalmente si realizzano percorsi prestabiliti. Tra i boschi ricreativi sono stati inseriti alcuni ambiti particolari: il bosco della Comunità Montana in Loc. Costa di Monte Marenzo con annesso parco degli Alpini, la zona compresa tra le cascine Uccelliero, Campiaccio, Valle in Comune di Cisano Bergamasco, i crinali del Monte Santa Margherita, la faggeta del Boscone tra Torre de’ Busi e Caprino. Non bisogna dimenticare il fondamentale ruolo svolto dai PLIS nella valorizzazione ricreativa complessiva dell’area in cui vengono istituiti. Relazione generale 143 Figura 28: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione ricreativa Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 144 16.2.4 BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PAESAGGISTICA Questa funzione viene attribuita a quelle aree che per la loro posizione caratterizzano un particolare paesaggio la cui conservazione è legata a specifici interventi colturali. Ai soprassuoli forestali presenti viene attribuito un ruolo di valorizzazione del paesaggio sia per la loro strutturazione, composizione, articolazione delle forme e dei colori, e quindi per i propri caratteri intrinseci, sia per il ruolo assunto all’interno del panorama in cui sono inseriti e la connessione in forma armonica con gli altri elementi che lo compongono (specchi d’acqua, prati, pascoli, terrazzamenti, nuclei rurali, ecc.). Questa seconda accezione, legata pertanto al contesto territoriale in cui il bosco è localizzato, rende la valutazione di tale attitudine difficoltosa e non del tutto oggettiva, in quanto entrano in gioco elementi di carattere estetico che sono difficilmente parametrizzabili in modo assoluto e che risultano comunque legati ad una visione individuale. I boschi ad attitudine paesaggistica sono particolarmente diffusi nella Comunità Montana, non presentano una localizzazione prevalente; vi appartengono alcune formazioni boscate della zona sommitale, i boschi che circondano nuclei rurali o strade storiche panoramiche, le formazioni boscate i margini dell’urbanizzato o visibili dai nuclei urbani principali o dalle maggiori vie di comunicazione. Relazione generale 145 Figura 29: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione paesaggistica Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 146 16.2.5 BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PRODUTTIVA Questa funzione prevalente è da attribuire a quei soprassuoli che presentano caratteristiche tali per cui è possibile l’applicazione di una gestione ordinaria. Tali requisiti sono dipendenti, oltre che dalle caratteristiche del bosco, anche dalla presenza di infrastrutture e dal regime di proprietà. La frammentazione dei fondi, unitamente al disinteresse della maggior parte dei proprietari, rendono difficile l’assegnazione di tale funzione ai soprassuoli della Comunità Montana. Potenzialmente potrebbero rientrare in questa categoria i boschi che esprimono una capacità attuale e futura di produrre assortimenti legnosi soddisfacenti per qualità e quantità. Si tratta di boschi che possono, o potranno dare legname da opera, legna da ardere, biomasse e paleria per l’attività agricola, grazie all’applicazione di una gestione forestale sostenibile. In questa accezione più ampia rientrano anche i popolamenti dai quali è possibile asportare prodotti secondari quali castagne, funghi, frutti del sottobosco o prodotti derivati quali miele, essenze balsamiche e medicinali. Negli ultimi decenni l'interesse economico derivante dalle utilizzazioni boschive è tuttavia diminuito. In gran parte del territorio alpino e pre alpino si è infatti registrata una progressiva diminuzione delle entrate derivanti dalla vendita ed un contemporaneo aumento dei costi di gestione forestale. Le forme di utilizzazione ancora attive sono prevalentemente legate ad usi tradizionali, all’autoconsumo o ad un commercio di natura strettamente locale, anche se l’uso del legno come combustibile sta conoscendo una nuova stagione anche con prodotti nuovi o poco diffusi nel passato (cippato, scarti di lavorazione, pellet…). Di diritto nei soprassuoli ad attitudine produttiva entrano anche i castagneti da frutto anche se, per queste formazioni nel tempo è venuta meno la finalità produttiva a favore di un crescente ruolo di valorizzazione del paesaggio e di testimonianza culturale delle tradizioni locali. Il PIF promuove azioni specifiche di valorizzazione produttiva, soprattutto indirizzate a favore della coltura del castagno, sia da frutto che da legna. Il castagno potrebbe venir impiegato sia come biomassa combustibile, nei boschi meno fertili e più compromessi dal punto di vista fitosanitario, sia e soprattutto per la produzione di paleria che trova largo uso in campo edilizio (produzione di arredo rustico per esterni, staccionate, pontili rustici,…) o in campo agricolo e floro-vivaistico (pali tutori, elementi di sostegno per colture,…); in tal senso si rimanda allo studio specifico “Valorizzazione della montagna attraverso la castanicoltura” – Analisi territoriale di programmazione. Alcuni degli indirizzi di gestione proposti prevedono la conversione all’alto fusto di boschi cedui. La finalità è principalmente quella di consentire ai boschi di esprimere al megio le proprie potenzialità ecologiche. Al contempo tuttavia tali operazioni colturali possono costituire anche l’avvio di una filiera basata su assortimenti legnosi di qualità. Relazione generale 147 Figura 30: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli a funzione produttiva Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 148 16.2.6 BOSCHI MULTIFUNZIONALI L’attitudine multifunzionale viene infine considerata residuale, ossia assegnata a quelle formazioni boscate in cui non prevale nessun valenza specifica; ciò non significa che si tratti di boschi di scarso valore ma di boschi la cui gestione, attuata secondo le tecniche della selvicoltura naturalistica, non debba raggiungere alcun obiettivo specifico se non il razionale sfruttamento della risorsa in termini di sostenibilità e rispetto dei molteplici beni e servigi offerti dal bosco. Sono presenti in tutta l’area di indagine ma generalmente con estensioni medio-piccole; sono invece abbondanti e caratterizzate da ampi comprensori accorpati nella parte settentrionale e centrale della Comunità Montana. Relazione generale 149 Figura 31: Estratto dalla Carta delle attitudini funzionali: soprassuoli multifunzionali Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 150 La tabella seguente riporta l’attribuzione dell’attitudine funzionale relativa alle caratteristiche e ai diversi usi del suolo attuali, in riferimento alle potenzialità di valorizzazione di ciascun complesso boscato o non boscato. Caratteristiche formazione Attitudine funzionale Boschi ricreativi Ricreativa Boschi di protezione Protettiva Popolamenti arborei polifunzionali Multifunzionale Terrazzamenti e coltivi Paesaggistica Ex terrazzamenti ed ex coltivi Paesaggistica Vegetazione igrofila degli impluvi o dei corsi d’acqua Protettiva o naturalistica Boschi produttivi accessibili Produttiva Boschi non accessibili Naturalistica o multifunzionale Castagneti da frutto a regime Produttiva Castagneti da frutto in abbandono Varie Castagneti da frutto abbandonati Varie Prati e pascoli Paesaggistica Ex prati ed ex pascoli Paesaggistica Boschi di neoformazione o stentati per limiti stazionali Relazione generale Paesaggistica o naturalistica 151 17 LE UNITA’ DI PAESAGGIO E DI GESTIONE – LE MACROAREE 17.1 PREMESSA Le caratteristiche intrinseche del territorio della Comunità Montana (assenza pressochè totale di proprietà silvo pastorali pubbliche e di ampie proprietà private e limitato interesse produttivo dei soprassuoli oggetto di indagine), nonché la necessità di valutare e valorizzare il territorio stesso nel suo complesso, non limitandosi ai soli ambiti forestali, ma relazionando gli stessi agli ambiti agricoli, urbani ed industriali, considerandoli come elemento di composizione di un’unità più grande, qual’è il paesaggio, ha indirizzato la zonizzazione verso un approccio più globale: le macro-particelle forestali sono state sostituite da MACROAREE cioè da ambiti territoriali di vaste dimensioni all’interno dei quali rientrano sia territori forestali, sia territori non forestali (insediamenti urbani e industriali, coltivi, vegetazione arbustiva, incolti, ecc.); ovviamente all’interno della macroarea il PIF normerà solo per quanto di sua competenza. 17.2 LA ZONIZZAZIONE PAESAGGISTICA L’individuazione delle macroaree ha assunto come fondamento una zonizzazione di tipo paesaggistico a scala vasta. Lo studio del paesaggio può essere comune denominatore di tutte le discipline ambientali, geografiche e sociali; può essere considerato come un insieme che mette sullo stesso piano scienze lontanissime come botanica e sociologia (poiché il paesaggio è bosco e percezione del bosco). Lo studio del paesaggio è un valido strumento di connessione con le altre discipline. Si vuole ricordare che il risultato a cui si è pervenuti non è stato ottenuto seguendo pedissequamente i criteri dello studio del paesaggio ma da una visione di insieme che coniugasse l’uso del suolo di una certa area con quello delle aree attigue in un contesto paesaggistico, senza tener conto del territorio urbanizzato. Non si è per questo motivo espresso alcun valore di sensibilità alle trasformazioni ma si è tenuto conto implicitamente delle possibili modificazioni nei criteri suggeriti negli interventi. L'area di studio è stata pertanto suddivisa in fasce o aree morfologicamente omogenee; ovvero zone che per la loro forma visiva si possono raggruppare sotto una stessa categoria. Queste sono: - Fascia basale o delle aree di fondovalle. Estensione ha 2.021 circa, escluso il Parco Adda Nord; - Fascia intermedia o delle formazioni forestali di medio versante. Estensione ha 2.436 circa; - Fascia sommitale o di alto versante. Estensione ha 1.025 circa; - Monte Canto. Estensione circa ha 538. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 152 Figura 32: Le fascie di paesaggio Viene di seguito data descrizione delle singole fascie di paesaggio e delle relative sottocategorie: Relazione generale 153 17.2.1 FASCIA BASALE O DELLE AREE DI FONDOVALLE Si tratta di una porzione di territorio prevalentemente coincidente con il fondovalle, caratterizzata dalla presenza di formazioni boscate strettamente correlate con l’esistenza degli insediamenti. La copertura forestale, piuttosto eterogenea e frammentata, è prevalentemente costituita da orno-ostrieti e robinieti misti e puri. Diffuso è il fenomeno della colonizzazione da parte del bosco di terrazzamenti e coltivi. All’interno della fascia basale si riconoscono tre ulteriori categorie che possono riassumere le principali tipologie di paesaggio rurale presenti: - Paesaggio forestale di fondovalle: sono boschi e boschetti presenti lungo i corsi d’acqua e nelle zone a maggiore pendenza. L’estensione è sempre limitata ed il grado di frammentazione elevato. Non è una vera e propria tipologia paesaggistica, poiché non è caratterizzata da una visione omogenea, bensì frammentaria, nella quale si alternano disordinatamente piccole aree boscate, caratterizzate da fenomeni di degrado talvolta anche molto spinti, ed urbanizzazioni. La qualità del paesaggio dipende fortemente dalla qualità dell’edificato. - Paesaggio agricolo marginale all’urbanizzato: si tratta di terrazzamenti e coltivi. In origine era una vera e propria tipologia paesaggistica. L’espansione urbanistica e l’abbandono dei coltivi hanno determinato un aumento della frammentazione con la conseguente riduzione della percezione del ruolo paesistico di questi elementi. La qualità del paesaggio dipende ancora una volta dalla qualità dell’edificato. - Aree agricole terrazzate: sono zone di elevata rilevanza paesistica prevalentemente localizzate nella porzione meridionale della fascia presso Monte Marenzo (località Costa, Carobbia, Piudizzo e Portola), Torre de’ Busi (località San Gottardo, Roncaglia, Casarola, Ca Martinone), Cisano Bergamasco (Pomino, San Gregorio, Ca’ Gandolfi, Valbonaga) e Caprino Bergamasco (Perlupario, Formorone, Costa, Celana). Per tali aree è prioritario il contenimento dell’avanzata del bosco. - Paesaggio agricolo abbandonato e/o in abbandono: in questo caso il processo di colonizzazione da parte del bosco è già avviato e talvolta addirittura affermato. Il risultato è la perdita di complessità del paesaggio. Le formazioni forestali, prevalentemente ma non esclusivamente, identificabili nei robinieti, hanno scarso pregio ecologico e paesaggistico e spesso sono vittime dell’invasione di specie infestanti (es: rovo, vitalba). Tuttavia, in alcuni casi l’insediamento del bosco, se opportunamente governato, con criteri prossimi a quelli della selvicoltura urbana, potrebbe contribuire alla realizzazione di aree fruibili per i cittadini ed al miglioramento estetico dei luoghi. Si tratta di aree in cui sarebbe auspicabile il ripristino delle colture originarie o la diffusione delle colture legnose come olivo, vite, frutteti che recuperino varietà antiche o di pregio. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 154 17.2.2 FASCIA INTERMEDIA O DELLE FORMAZIONI DI MEDIO VERSANTE Questa categoria include la maggior parte dei soprassuoli forestali della Valle San Martino. Si tratta di una fascia di territorio in cui il bosco svolge un ruolo determinante nella caratterizzazione del paesaggio. L’elemento distintivo e tipicizzante è la coltura del castagno. Il grado di coltivazione e di gestione dei soprassuoli forestali è quanto mai eterogeneo a causa del regime di proprietà dei fondi e dei fenomeni di trasformazione socio-economica che negli ultimi decenni hanno coinvolto le popolazioni e le attività della Valle. Al suo interno si riconoscono: - Formazioni forestali del medio versante: i boschi, ulteriormente classificabili in tipologie forestali, coprono la maggior parte del territorio della fascia. Questi soprassuoli hanno tuttavia, con il passare del tempo, perso il ruolo prioritario di fornitori di legname da ardere o da paleria, non perché risulti diminuita la massa ritraibile, ma a causa della rarefazione dell’atto utilizzatorio. Accanto a questa connotazione produttiva si sono sviluppate sempre più le valenze paesistiche, fruitive, di difesa del suolo, ecc. - Castagneti da frutto: l’elemento maggiormente caratterizzante la Valle San Martino è sicuramente il castagneto da frutto. Questo, che in molti casi versa in condizioni colturali di abbandono o prossime all’abbandono, può e deve tornare ad essere l’elemento in grado di differenziare la Valle soprattutto nei confronti dei territori circostanti. Interi paesi quali Erve, Carenno, o frazioni come Sopracornola, Sogno, San Marco legano la loro immagine, quantomeno in termini selvicolturali, al castagneto da frutto. - Formazioni ripariali: in generale si tratta di formazioni meso igrofile di notevole valore naturalistico in quanto capaci di ospitare un elevato numero di nicchie ecologiche. Tuttavia, non sono rari i casi in cui, a seguito dell’abbandono colturale degli ultimi decenni, l’eccessivo sviluppo di vegetazione invadente (tipico il caso della robinia) e l’assenza di piccole manutenzioni, rendano necessaria la realizzazione di interventi di manutenzione del bosco e del corso d’acqua per garantire condizioni di sicurezza per gli abitati a valle. A livello cartografico queste formazioni sono state parzialmente individuate perchè tipicamente legate ai corsi d’acqua e per lo più circoscritte a pochi metri dalle sponde, la loro ubicazione è strettamente correlata ai corsi d’acqua stessi. - Prati e pascoli: anche in questo caso la rilevanza paesistica degli spazi aperti è accentuata dalla generale avanzata del bosco con la conseguente semplificazione, sia dal punto di vista estetico che ecologico, del territorio. E’ quindi fondamentale il mantenimento ed il miglioramento dei prati, con particolare riguardo alla zona di Saina (Erve), di Coldara (Torre de Busi), di Caversano (Carenno), Colle di Sogno (Torre de’ Busi), Valvaca (Torre de’ Busi) e tutti gli altri nuclei rurali che rischiano di scomparire dal paesaggio perché soffocati dalle volte forestali. - Ambienti di forra: sono zone in cui i soprassuoli svolgono una fondamentale funzione protettiva. Significativa è la forra del torrente Galavesa a valle dell’abitato di Erve. Relazione generale 155 17.2.3 FASCIA SOMMITALE O DI ALTO VERSANTE Da un punto di vista forestale questa fascia coincide con l’areale di diffusione del faggio. Si spinge solamente fino alle pendici di Pizzo Pec nel Comune di Caprino. Le formazioni forestali sono caratterizzate da una selvicoltura molto estensiva o dall’evoluzione naturale; la connotazione di questi soprassuoli è prevalentemente di tipo protettivo o naturalistico. Elementi costitutivi di questo paesaggio sono: - Formazioni forestali montane evolute: soprassuoli forestali veri e propri anche se raramente ben strutturati ed evoluti. L’immaturità deriva dall’elevata intensità di utilizzazione del passato e dalla modesta fertilità del substrato pedologico. Da un punto di vista ecologico e selvicolturale anche le formazioni forestali montane sono suddivise in tipologie forestali. - Formazioni forestali di neoformazione, degradate da incendi boschivi o stentate per limiti stazionali: sono boschi di recente costituzione, dominati da specie con tipiche connotazioni pioniere oppure si tratta di specie forestali insediate in zone rocciose o semi rocciose in cui l’evoluzione pedogenetica è particolarmente difficoltosa. - Prati e pascoli montani: sono elementi centrali per il mantenimento del paesaggio agro silvo pastorale delle zone sommitali. La loro conservazione interessa prevalentemente le zone di Valcava, Ca d’Assa, Forcella Alta, Forcella Bassa, Rosmi, Pertusino, Prato della Costa. - Ambienti rocciosi: si tratta di zone stabili e poco influenzate dalle dinamiche evolutive dei soprassuoli forestali. L’area più significativa si trova nella zona dell’Ocone e Corna Camozzera nella porzione nord-occidentale del territorio della Comunità Montana. 17.2.4 MONTE CANTO La zona di Monte Canto è stata considerata come un ambito di paesaggio a se’; dal punto di vista degli elementi costituenti potrebbe essere ascrivibile alla fascia intermedia o di medio versante (l’abbondante presenza di selve castanili, i castagneti da frutto, le aree aperte) ma la peculiarità del rilievo, isolato sulla pianura, classificato come area di rilevanza ambientale dalla Regione Lombardia ed oggetto di istituzione di un PLIS, ha fatto prevalere la scelta di considerare il Monte Canto come unità di gestione indipendente. Si sottolinea che il confine della macroarea non coincide con il confine del costituito PLIS per la superficie afferente al comune di Pontida, la macroarea risulta più estesa in quanto comprende anche la fascia agricola ai piedi del versante boscato. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 156 17.3 LE MACROAREE In una seconda fase le fascie di paesaggio, individuate con le modalità in precedenza illustrate, sono state incrociate con i confini amministrativi dei Comuni costituenti la Comunità Montana. Considerata la stretta relazione tra gli strumenti pianificatori a livello sovracomunale e comunale che la nuova legge per il governo del territorio ha introdotto, si è ritenuto di affidare un ruolo centrale alle Amministrazioni comunali coinvolgendole direttamente nell’attuazione del piano. Le macroaree rappresentano lo strumento di raccordo tra i contenuti e le azioni del PIF e gli strumenti urbanistici dei Comuni. La caratterizzazione forestale e le azioni di Piano sono state di fatto ricondotte alle macroaree, e quindi in maniera indiretta ai Comuni, come livello conoscitivo e applicativo di base delle strategie pianificatorie del PIF. Dall’incrocio delle fascie di paesaggio con i limiti amministrativi comunali sono state individuate 18 macroaree. Dalla zonizzazione del territorio è stato escluso l’ambito di competenza del Parco Adda Nord. Per ciascuna macroarea è stata compilata una scheda suddivisa in quattro sezioni che analizza nel dettaglio l’area in oggetto. Le sezioni di cui si compone la scheda di macroare sono: - caratterizzazione generale che contiene i dati di estensione, descrizione della localizzazione, Comune Amministrativo di appartenenza, sviluppo della viabilità silvo-pastorale esistente; - caratterizzazione dei soprassuoli boscati contiene l’estensione dei tipi forestali e l’elencazione dei tipi ecologicamente coerenti, una descrizione della localizzazione e delle caratteristiche dei boschi presenti; - indirizzi colturali per ciascuna attitudine funzionale indica i tipi forestali interessati, la loro localizzazione ed alcune caratteristiche, nonchè gli interventi incentivati per la valorizzazione della funzione in esame da perseguire attraverso i diversi indirizzi colturali specifici per ciascun tipo forestale; - azioni di piano riassume le azioni da perseguire all’interno della macroarea, per ciascuna azione ne indica l’importanza, l’urgenza e la frequenza di intervento; indica inoltre la lunghezza delle strade di proposta realizzazione. La tabella seguente riassume l’estensione di ciascuna macroarea individuata: Relazione generale Nome macroarea Superficie [ha] Calolziocorte basale 494,54 Calolziocorte intermedia 297,81 Caprino Bergamasco basale 301,10 Caprino Bergamasco intermedia 443,52 Caprino Bergamasco sommitale 128,31 Carenno intermedia 443,04 Carenno sommitale 333,99 157 Cisano Bergamasco basale 613,44 Erve intermedia 340,14 Erve sommitale 278,25 Monte Canto 537,14 Monte Marenzo basale 287,33 Pontida basale 219,53 Pontida intermedia 233,43 Torre de’ Busi intermedia 640,34 Torre de’ Busi sommitale 284,82 Vercurago basale 100,03 Vercurago intermedia 38,00 Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 158 Figura 33: Le macroaree Relazione generale 159 18 TRASFORMAZIONE DEL BOSCO ED INTERVENTI COMPENSATIVI L’art. 4 del D. Lgs. 227/2001 “orientamento e modernizzazione del settore forestale” ha introdotto l’obbligo di eseguire interventi compensativi per il cambio di destinazione d’uso del suolo, detto anche trasformazione del bosco demanando alle Regioni la scelta delle tipologie di intervento e delle modalità applicative. La Regione Lombardia ha fornito le prime norme applicative del D. Lgs. con l’art. 4 della L.R. 27/2004. Ai sensi dello stesso articolo per trasformazione del bosco si intende “ogni intervento artificiale che comporta l’eliminazione della vegetazione esistente e l’asportazione o la modifica del suolo forestale, finalizzato ad un’utilizzazione diversa da quella forestale”. La trasformazione può anche non comportare l’asportazione della massa epigea se ad esempio interessa il cambio di destinazione d’uso di una radura considerata bosco ai sensi della L.R. 27/2004. La L.R. 27/2004 all’art.4 demanda il compito di regolamentare a scala locale la trasformazione del bosco; a tale scopo il presente PIF contiene alcuni articoli del Regolamento attuativo di Piano che normano trasformazione e compensazione nel territorio della Comunità Montana, definendo modalità e limiti per le autorizzazioni, caratteristiche qualitative, quantitative, localizzazione degli interventi compensativi. Con la d.g.r. 675 del 21 settembre 2005 la Regione ha approvato i “Criteri per la trasformazione del bosco e per i relativi interventi compensativi” definendo le specifice tecniche e procedurali per il rilascio dell’autorizzazione alla trasformazione del bosco e la realizzazione degli interventi compensativi, in presenza ed in assenza di PIF. Ulteriori indicazioni riguardanti il rapporto tra PIF e le superfici suscettibili di trasformazione vengono fornite nel dettaglio dai “Criteri e procedure per la redazione e l’approvazione dei piani di indirizzo forestale (PIF) di cui alla D.G.R. 7728 del 24 luglio 2008. 18.1 COEFFICIENTE DI BOSCOSITA’ L’art. 4 della L.R. 27/2004 prevede interventi compensativi differenziati secondo il “coefficiente di boscosità” del territorio. L’ Allegato n. 1 alla D.G.R. n. 2024 del 8 marzo 2006 “Aspetti applicativi e di dettaglio per la definizione di bosco, criteri per l’individuazione delle formazioni vegetali irrilevanti e criteri e modalità per l’individuazione dei coefficienti di boscosità ai sensi dell’art. 3, comma 7, della L.R. 27/2004” definisce un unico coefficiente di boscosità per ogni singola comunità montana. La D.G.R. attribuisce alla Comunità Montana Valle San Martino un coefficiente di boscosità pari al 76,66% e classifica pertanto il territorio come area ad elevato coefficiente di boscosità, da ciò ne deriva che gli interventi compensativi da prediligere saranno orientati verso il miglioramento delle superfici boscate esistenti piuttosto che la creazione di nuovi boschi che, ove è necessario, non è da escludersi anche nel caso di aree ad elevato coefficiente di boscosità. 18.2 INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE PERMANENTE D’USO DI BOSCHI Per superfici maggiori di 100 mq gli interventi di trasformazione d’uso dei boschi sono oggetto di compensazione e devono essere autorizzati da parte della Comunità Montana, tranne nel caso di realizzazione di infrastrutture di interesse regionale contenute nella programmazione di settore la cui autorizzazione è rilasciata dalla Regione. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 160 Per i dettagli procedurali di rilascio delle autorizzazioni in caso di presenza di PIF si rimanda alla d.g.r. 675/2005 e alle Norme Forestali del PIF. A questo proposito le richieste di intervento in ambito boscato dovranno essere accompagnate da un apposito studio forestale ed ambientale di dettaglio riportante anche le opere di compensazione, qualora l’intervento coinvolga una superficie superiore ai 2000 mq. Per ogni mq di bosco trasformato, per superfici maggiori di 100 mq, deve essere realizzato un intervento compensativo di un valore pari al costo di compensazione su una superficie proposta dal beneficiario del provvedimento autorizzativo o proposta dalla Comunità Montana in base all’Albo delle opportunità di Compensazione. Il costo di compensazione è pari al prodotto tra il rapporto di compensazione, determinato come di seguito illustrato, e la somma tra il costo del suolo e del soprassuolo relativi ai metri quadrati trasformati. 18.3 INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE TEMPORANEA D’USO DI BOSCHI Sono trasformazioni temporanee del bosco quelle in cui la superficie trasformata è oggetto di uso non forestale per un periodo limitati di tempo, non superiore a cinque anni, al termine del quale il soprassuolo è completamente ripristinato. Anche gli interventi di trasformazione temporanea sono soggetti ad autorizzazione e a oneri di trasformazione ridotti come definito dalla D.G.R. 675/2005. 18.4 TIPOLOGIE DI TRASFORMAZIONE AMMESSE Il Piano di Indirizzo Forestale definisce le tipologie di trasformazioni ammesse, indicando la tipologia di interventi concessi e, ove possibile, la localizzazione degli stessi. Il P.I.F. individua: - Trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta; - Trasformazioni ordinarie a delimitazione areale; - Trasformazioni speciali non cartografate. 18.4.1 Trasformazioni ORDINARIE a perimetrazione esatta (per fini urbanistici) Costituiscono trasformazioni a delimitazione esatta le trasformazioni in ambito urbanistico (previsioni PRG/PGT), in ambito estrattivo (delimitazioni da piano cave), per altri scopi se noti al momento della stesura del PIF (progetti di interesse regionale, provinciale, ecc.), per le quali le aree boscate individuate risultano interamente trasformabili, se compatibili con le indagini effettuate e le scelte operate nel Piano. Il rilascio delle autorizzazioni a tali trasformazioni tiene conto degli elementi di valenza individuati in sede di analisi. Qualora la trasformazione sia ritenuta ammissibile si provvederà ad applicare i rapporti di compensazione contenuti nella Carta per la valutazione della compatibilità degli strumenti urbanistici comunali. Riassumendo, le tipologie di interventi da considerarsi trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta, sono: Relazione generale 161 - Aree di espansione previste nei Piani Regolatori Generali Comunali (residenziale, produttivo, commerciale, industriale, artigianale, servizi di livello sovracomunale, servizi di livello comunale, strade, polifunzionale,…); le aree verdi gioco e sport non necessariamente comportano una trasformazione di tipo urbanistico vista la possibile compatibilità con il mantenimento della destinazione a bosco; - Ambiti e aree di trasformazione previsti nei Piani di Governo del Territorio; - Ambiti estrattivi del Piano Cave; - Altre trasformazioni urbanistiche non note alla stesura del piano (e quindi non cartografate), solo se di interesse sovracomunale. 18.4.2 Trasformazioni ORDINARIE a delimitazione areale (per fini agricoli e ambientali) Le trasformazioni diverse da quelle urbanistiche e finalizzate alla manutenzione del territorio naturale sono previste nell’ambito di superfici ritenute idonee e perimetrate nelle cartografie di piano su base areale (Carta delle trasformazioni ammesse a fini agricoli e ambientali). Oggetto di tali trasformazioni sono interventi incentivati dal PIF e si ritiene utile sottolineare che la perimetrazione areale non è da considerarsi vincolante per l’individuazione delle possibili aree sottoposte a trasformazione, sono quindi concedibili trasformazioni con queste finalità anche al difuori delle perimetrazioni riportate in carta. Tali trasformazioni sono finalizzate allo svolgimento dell’attività primaria in collina e montagna e consistono nel recupero di superfici in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca recente (30 anni) e da destinare all’agricoltura non intensiva (vite, olivo, prati, prato-pascoli, pascoli, erbai di piante officinali, frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni biologiche, ecc.) nonchè miglioramenti ambientali a fini faunistici, senza ulteriore cambio di destinazione né realizzazione di edifici di qualsiasi natura per almeno 20 anni e ricompresi in aree a destinazione urbanistica di tipo “E”. Riassumendo, le tipologie di interventi da considerarsi trasformazioni ordinarie a delimitazione areale, sono: - Recupero di superfici, balze o terrazzamenti oggetto di abbandono e colonizzate da massimo 30 anni da parte del bosco, da destinare ad agricoltura non intensiva (prati, prato-pascoli, pascoli, erbai di piante officinali, frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni biologiche, ecc.) per un’estensione massima di 2 ha contigui e per una durata di almeno 20 anni; - Miglioramenti ambientali finalizzati alla tutela della biodiversità e alla creazione di ambienti di ecotono per la fauna selvatica per un’estensione massima di 2 ha contigui. 18.4.3 Trasformazioni SPECIALI non cartografate Costituiscono trasformazioni non cartografate quelle trasformazioni non ricomprese nei precedenti casi perché non individuabili data la loro esigua dimensione, la possibile diffusione sul territorio e l’impossibilità di pianificazione preventiva. Tali tipologie di trasformazione sono sottoposte ai rapporti di compensazione stabiliti dal Piano di Indirizzo Forestale. Si citano alcuni esempi: Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 162 - Allacciamenti tecnologici e viari agli edifici esistenti; - Ampliamenti o costruzioni di pertinenze agli edifici esistenti; - Manutenzione, ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo di edifici esistenti e già accatastati, purchè tali interventi non comportino incremento di volumetria. A questi interventi si aggiungano: - Sistemazioni idraulico-forestali di modesta entità; - Interventi sulla rete sentieristica; - Piccoli interventi per la fruizione delle aree boscate (sentieri, posa di bacheche, segnaletica, realizzazione di aree di sosta,…) 18.5 DISCIPLINA DELLA TRASFORMABILITA’ DEI BOSCHI A FINI URBANISTICI (TRASFORMAZIONI ORDINARIE A DELIMITAZIONE ESATTA) Ai sensi delle considerazioni esposte al precedente paragrafo il Piano di Indirizzo Forestale definisce alcuni criteri per disciplinare la trasformabilità dei boschi a fini urbanistici ed individua pertanto: - Aree boscate non trasformabili a fini urbanistici; - Aree boscate trasformabili per interventi urbanistici (trasformazioni a delimitazione esatta); - Boschi trasformabili secondo rapporti di compensazione variabili tra 1:1 e 1:4. Le aree boscate non trasformabili a fini urbanistici coincidono con: - Soprassuoli forestali compresi entro la fascia A del PAI; - Soprassuoli forestali appartenenti alla tutela di I livello del PTCP della Provincia di Bergamo, cioè localizzati nel perimetro individuato dall’ art. 54 delle NTA del PTCP e cartografati nella tavola E2_2 del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; - Boschi compresi nelle componenti agricole di prevalente valenza ambientale di cui all’art. 49 comma 4 lettera d delle NTA dell’adeguamento del PTCP della Provincia di Lecco; - Soprassuoli forestali ritenuti fondamentali per la sopravvivenza di alcuni corridoi ecologici che collegano i versanti boscati con i popolamenti di fondovalle; - Aree boscate incluse tra le aree di interesse strategico per la continuità della rete ecologica di cui all’art. 49 comma 4 lettera c delle NTA dell’adeguamento del PTCP della Provincia di Lecco, coincidenti con i settori di ecopermeabilità potenziale della rete ecologica; - Peculiarità forestali individuate con le indagini del PIF: i castagneti da frutto in attualità di coltivazione e da recuperare, la faggeta monumentale di Prato della Costa, il bosco di proprietà Relazione generale 163 della Comunità Montana a Monte Marenzo, le formazioni igrofile ivi comprese le alnete di ontano nero e i saliceti; - I boschi a funzione protettiva come individuati nella tavola 5 – Carta delle attitudini funzionali del territorio boschivo; - I boschi compresi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico laghi e fiumi ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/2004; - I boschi individuati nel Registro dei boschi da seme della Regione Lombardia di cui al BURL edizione speciale n° 27 del 03 luglio 2008. La superficie non trasformabile ammonta a complessivi ha 1.660 pari al 44,53% della superficie forestale totale della Comunità Montana. Si rammenta che tra le aree non disponibili alla trasformazione urbanistica rientrano anche le superfici percorse da incendio. Ai sensi dell’art. 10 della L. 353/2000 le aree percorse da incendio non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni ed è inoltre vietata per 10 anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive. Si è scelto di non cartografare tali superfici per la difficoltà di reperire il dato territoriale preciso e aggiornato, da un lato, ed anche perché trattasi di vincoli temporanei che dovrebbero essere costantemente implementati; l’ottimale gestione del dato si realizza attraverso il Sistema Informativo Territoriale Forestale della Comunità Montana. Ai sensi della D.G.R. 7728 del 24 luglio 2008 sono sempre eseguibili in tutti i boschi, anche quelli non trasformabili: - Opere pubbliche; - Interventi di sistemazione del dissesto idrogeologico; - Viabilità agro-silvo-pastorale prevista dei piani VASP od altri interventi di miglioramento forestale previsti dalla pianificazione forestale; - Le opere pubbliche di carattere edilizio e infrastrutturale e la viabilità agro-silvo-pastorale possono essere eseguite in detti boschi a condizione che venga dimostrata l’impossibilità di realizzarle altrove. Le aree boscate trasformabili per interventi urbanistici sono state individuate a partire da un’attenta analisi delle aree di prevista espansione presenti nel mosaico dei Piani Regolatori Generali fornito dalle Provincie di Bergamo e Lecco, successivamente modificato ed integrato dalle osservazioni delle Amministrazioni Comunali nell’ambito delle procedure di confronto previste dal processo di VAS. Il risultato è quanto illustrato nella tavola 6 - Carta della conformatizzazione al PIF delle trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta. Risultano rese compatibili ai fini della trasformabilità, le superfici boscate ricadenti all’interno delle perimetrazioni delle aree di previsione, ad esclusione delle superfici appartenenti ai boschi non trasformabili ai fini urbanisitici perché incluse nelle categorie sopra elencate. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 164 Le aree compatibili alla trasformazione dovranno essere compensate secondo un valore di compensazione stabilito in base a caratteristiche ecologiche, biologiche, paesaggistiche e territoriali dei boschi della comunità montana come illustrato al capitolo successivo. Si riporta ora, in forma tabellare, il riepilogo delle superfici boscate trasformabili a fini urbanistici secondo le previsioni di piano, desunte dall’intersezione tra la perimentrazione delle aree boscate e le previsioni di espansione urbanistica fornite dal mosaico provinciale dei PRG corretto dalle osservazioni dei Comuni. Non risulta invece possibile definire a priori l’entità delle trasformazioni a fini agricoli e ambientali o di tipo puntiforme. TRASFORMAZIONI A PERIMETRAZIONE ESATTA SECONDO LE PREVISIONI DI PIANO Superficie forestale complessiva C.M. 3.727,87 ha Superficie forestale complessiva soggetta a 74,33 ha trasformazione di tipo esatto (previsione, (1,99%) comprensiva delle trasformazioni del Piano Cave) Di cui in ambito non trasformabile: 8,20 ha (11% del totale previsto soggetto a trasformazione) La tabella seguente riporta la ripartizione per Comune delle trasformazioni a carico del bosco (trasformazioni a perimetrazione esatta). Tra parentesi viene indicata la superficie ricedente in ambito non trasformabile. RIPARTIZIONE PER COMUNI DELLE TRASFORMAZIONI A PERIMETRAZIONE ESATTA SECONDO LE PREVISIONI DI PIANO ha % CALOLZIOCORTE 13,84 (1,52) 18,62 CAPRINO BERGAMASCO 20,57 (0,93) 27,67 CARENNO 8,71 (0,07) 11,71 CISANO BERGAMASCO 7,70 (2,62) 10,36 ERVE 8,65 (0,55) 11,64 MONTE MARENZO 2,89 (0,95) 3,89 PONTIDA 4,83 (0,92) 6,50 TORRE DE` BUSI 6,76 (0,62) 9,09 VERCURAGO TOTALE 0,38 (0,00) 74,33 (8,20) 0,51 100,00 Relazione generale 165 La tabella seguente suddivide le trasformazioni a carico del bosco tra le differenti destinazioni d’uso PRG (trasformazioni a perimetrazione esatta). Le superfici in previsione dal Piano Cave sono recepite ma non sono normate dal PIF. Le aree a verde per servizi a livello comunale non necessariamente comportano la trasformazione, totale o parziale, del bosco. RIPARTIZIONE PER DESTINAZIONE PRG DELLE TRASFORMAZIONI A CARICO DEL BOSCO ha Aree a verde gioco sport di livello comunale % 17,22 23,21 Aree miste verde per attrezzature a livello comunale 8,17 11,02 Piano Attuativo Generico 6,85 9,23 Piano Cave 11,40 15,36 Piano Integrato Particolareggiato 0,18 0,25 Piano Integrato di Intervento 1,01 1,37 Piano di Lottizzazione 0,56 0,76 Piano di Recupero 0,76 1,03 Piano di zona, edilizia convenzionata 0,27 0,37 Polifunzionale 0,25 0,33 Produttivo generico 3,52 4,74 Residenziale 14,23 19,19 Servizi di livello comunale 3,98 5,36 Strade 3,71 5,01 Urbanizzazione generico 2,07 2,79 TOTALE 74,20 100,00 18.6 RAPPORTO DI COMPENSAZIONE Nelle aree con elevato coefficiente di boscosità i rapporti di compensazione si attestano su valori 1:1 a 1:4; questa proporzione, come si è visto va ad influenzare il costo di compensazione. La tabella seguente, illustra la distribuzione dei rapporti di compensazione nel territorio. RAPPORTO DI COMPENSAZIONE Naturalistica Produttiva Protettiva Ricreativa Paesaggistica Multifunzionale Carenno intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Carenno sommitale 1:3 1:2 1:3 1:2 1:3 1:2 Calolziocorte basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Calolziocorte intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Caprino basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Caprino intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Caprino sommitale 1:3 1:2 1:3 1:2 1:3 1:2 Funzione Macroarea Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 166 Cisano basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Erve intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Erve sommitale 1:3 1:2 1:3 1:2 1:3 1:2 Monte Marenzo basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Monte Canto 1:3 1:2 1:3 1:2 1:3 1:2 Pontida basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Pontida intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Torre de' Busi intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 Torre de' Busi sommitale 1:3 1:2 1:3 1:2 1:3 1:2 Vercurago basale 1:4 1:2 1:4 1:3 1:3 1:2 Vercurago intermedia 1:3 1:1 1:3 1:2 1:2 1:2 In particolare il rapporto di compensazione è proporzionale al valore ecologico di un bosco il quale a sua volta è legato all’ubicazione e alla funzione prevalente. I rapporti di compensazione più elevati sono stati attribuiti ai boschi della fascia basale e sommitale, mentre nella fascia intermedia, dove la risorsa foresta è più sviluppata sono stati attribuiti i valori più bassi. I boschi con valore ecologico più alto sono i boschi naturalistici e protettivi della fascia basale (rapporto 1:4), quelli a valore ecologico meno elevato sono i boschi produttivi della fascia intermedia (rapporto 1:1). In linea generale, indipendentemente dalla localizzazione, i boschi di maggior valore sono quelli naturalistici e protettivi (1:3-1:4), ricreativi,paesaggistici e multifunzionali di valore intermedio (1:2-1:3), di minor valore i produttivi (1:1-1:2). Il rapporto di compensazione viene calcolato come media semplice dei rapporti di compensazione indicati dalle celle del raster 10*10m interessate dall’intervento indipendentemente dalla dimensione della porzione di cella coinvolta. Il valore della media viene arrotondato al numero intero per eccesso o per difetto in base alla regola del 5. Si forniscono alcuni esempi per chiarire il concetto: Relazione generale RAPPORTO DI RAPPORTO DI COMPENSAZIONE COMPENSAZIONE CALCOLATO DEFINITIVO 1 : 2,354 1:2 1 : 2,5 1:3 1 : 2,647 1:3 167 Figura 34: Esempio di determinazione delle celle da utilizzare per il calcolo della media dei rapporti di compensazione In verde chiaro le celle o le porzioni di cella interessate dall’intervento di trasformazione, pertanto comprese all’interno del perimetro dell’intervento stesso, in giallo tutte le celle il cui valore del rapporto di compensazione deve essere utilizzato per la determinazione del rapporto di compensazione medio. 18.7 DISCIPLINA DELLA TRASFORMABILITA’ DEI BOSCHI A FINI AGRICOLI E AMBIENTALI (TRASFORMAZIONI ORDINARIE A DELIMITAZIONE AREALE) Il Piano di Indirizzo Forestale definisce inoltre alcuni criteri per disciplinare la trasformabilità dei boschi a fini agricoli e ambientali ed in particolare indica: - Aree boscate non trasformabili a fini agricoli e ambientali; - Aree boscate trasformabili a fini agricoli e ambientali (trasformazioni a delimitazione areale); - Boschi trasformabili secondo rapporti di compensazione variabili tra 1:1 e 1:4. Le aree boscate non trasformabili a fini agricoli e ambientali coincidono con: - Soprassuoli forestali ritenuti fondamentali per la sopravvivenza di alcuni corridoi ecologici che collegano i versanti boscati con i popolamenti di fondovalle; - Peculiarità forestali individuate con le indagini del PIF: la faggeta monumentale di Prato della Costa e il bosco di proprietà della Comunità Montana a Monte Marenzo. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 168 Le aree boscate trasformabili a fini agricoli e ambientali sono state individuate come aree dove è maggiore la probabilità che vengano emesse istanze di trasformazione per questi scopi. Essendo l’oggetto di tali trasformazioni interventi incentivati dal PIF si ritiene utile sottolineare che la perimetrazione areale riportata nella tavola 7 non è da considerarsi vincolante per l’individuazione delle possibili aree sottoposte a trasformazione, sono quindi autorizzabili trasformazioni che soddisfino ai requisiti già elencati anche al difuori delle perimetrazioni riportate in carta. Il valore di compensazione viene determinato secondo gli stessi criteri e procedure delle trasformazioni a fini urbanistici, salvo i casi previsti nei paragrafi successivi. 18.8 TRASFORMAZIONI SOGGETTE A COMPENSAZIONE MINIMA O NULLA Il comma 6 e il comma 8 lettera d) dell’art. 4 della l.r. 27/2004 prevedono la possibilità che alcune trasformazioni del bosco siano autorizzate senza obblighi di compensazione o con obblighi di compensazione di minima entità. Il Piano di Indirizzo Forestale individua le categorie di interventi soggette ad obblighi di compensazione nulli o di minima entità. 18.8.1 TRASFORMAZIONI CON OBBLIGO DI COMPENSAZIONE NULLO Sono esclusi dall’obbligo di compensazione, qualunque sia la superficie trasformata, i seguenti interventi: - Sistemazioni del dissesto idrogeologico, preferibilmente eseguite tramite le tecniche dell’ingegneria naturalistica; - Realizzazione o manutenzione di viabilità silvo-pastorale, purchè prevista nell’ambito del PIF e dei PAF; - Manutenzione e realizzazione di sentieri e itinerari di pubblica utilità rispettosi dei requisiti tecnici previsti dalla D.G.R. VII/14016/2003; - Realizzazione di nuove piste temporanee di esbosco purchè rispettose dei requisiti tecnici previsti dalla D.G.R. VII/14016/2003; - Recupero di aree aperte finalizzate alla conservazione e miglioramento della biodiversità, del paesaggio e per la creazione di ambienti idonei ad alcune specie di fauna selvatica; - Conservazione o ripristino di viste o percorsi panoramici; - Opere espressamente realizzate a funzione antincendio di boschi e vegetazione naturale; - Interventi di trasformazione a basso impatto, purchè autorizzati dall’Autorità Forestale, per l’esercizio dell’attività primaria in collina e montagna, anche non necessariamente esercitata da coltivatori diretti e imprenditori agricoli, che comprendono il recupero di balze o terrazzamenti, di ex-prati e pascoli in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca recente (massimo 30 anni) e da destinare all’agricoltura non intensiva (es. prati, prato-pascoli, Relazione generale 169 pascoli, erbai di piante officinali, frutteti non specializzati, castagneti da frutto, coltivazioni biologiche,…) o alla coltura di legnose agrarie specializzate (ad es. vite ed olivo). 18.8.2 TRASFORMAZIONI CON OBBLIGHI DI COMPENSAZIONE DI MINIMA ENTITA’ Sono soggette a sconto variabile del costo di compensazione le seguenti opere: - Realizzazione o manutenzione di viabilità silvo-pastorale o di strade di completamento su proprietà privata: sconto del 30%; - Interventi di trasformazione per l’esercizio dell’attività primaria, esercitata da coltivatori diretti e imprenditori agricoli, che comprendano il recupero di balze o terrazzamenti, di ex-prati e pascoli in passato stabilmente utilizzati a fini agricoli, colonizzati dal bosco in epoca recente ( massimo 30 anni) da destinare a colture diverse da quelle previste nel precedente paragrafo o per la realizzazione di fabbricati rurali ad uso di produzione, trasformazione, conservazione e commercializzazione di prodotti agricoli e altre strutture e infrastrutture (elettrodotti, acquedotti e strade), ad uso esclusivo o prevalentemente agricolo: diametro medio individui arborei soggetti a trasformazione < 15 cm: sconto 70%; diametro medio individui arborei soggetti a trasformazione > 15 cm: sconto 25%. 18.8.3 OBBLIGHI DI COMPENSAZIONE PER LE OPERE PUBBLICHE E’ data facoltà agli Uffici competenti, a partire dal rapporto di compensazione previsto dal PIF, di fissare un rapporto di compensazione ridotto o nullo per le opere pubbliche in base all’obiettivo del progetto, alla qualità dello stesso in riferimento soprattutto all’impatto sull’ambiente e alle opere di mitigazione previste, alla localizzazione e alle caratteristiche del bosco trasformato. 18.9 LIMITE MASSIMO DI SUPERFICIE TRASFORMABILE Il Piano di Indirizzo Forestale indica la superficie trasformabile massima che ogni anno è concedibile per le diverse tipologie di intervento previste. Il presente PIF non pone alcun limite massimo alla trasformabilità per fini agricoli e ambientali in quanto tra le strategie proprie del piano tali interventi sono incentivati; per tutti gli altri casi di trasformazione si fissa un tetto massimo nei 15 anni di validità del Piano pari a 69 ha corrispondente ad una quota annua di 4,6 ha complessivi per tutta la Comunità Montana; sono escluse da questo limite le superfici interessate dagli ambiti estrattivi del Piano Cave Provinciale e le aree boscate incluse in progetti di interesse provinciale, regionale o nazionale per le quali non viene posto alcun limite massimo. Il limite così determinato garantisce la realizzazione di tutte le previsioni urbanistiche in essere alla data di stesura del PIF alle quali è stata aggiunta una superficie pari al 10% di quella a probabile trasformazione per necessità di urbanizzazioni non prevedibili al momento attuale. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 170 18.10 COMPENSAZIONE FORESTALE Ai sensi dell’art. 4 comma 4 della l.r. 27/2004 le autorizzazioni concesse ai fini della trasformazione del bosco prevedono interventi di compensazione a carico dei richiedenti, finalizzati alla riqualificazione di boschi esistenti e proporzionalmente al rapporto di compensazione attribuito; sono esclusi dalla compensazione solamente gli interventi per i quali è prevista la compensazione nulla. Il Piano di Indirizzo Forestale individua le aree all’interno delle quali prioritariamente eseguire gli interventi compensativi nonché tipologie di azioni valevoli quali interventi compensativi. Per i dettagli tecnici di realizzazione si faccia riferimento alle schede delle azioni. La scelta delle aree da destinare ad intervento compensativo dovrà essere effettuata sulla base delle indicazioni contenute nella Carta delle superfici destinate a compensazioni. 18.10.1 INTERVENTI COMPENSATIVI E CARTA DELLE SUPERFICI DESTINATE A COMPENSAZIONI Costituiscono intervento compensativo le azioni di seguito riportate e visualizzate nella Carta delle superfici destinate a compensazioni. Gli interventi compensativi possono essere realizzati sia da imprese boschive che da aziende agricole qualificate. Per ciascuna azione vengono indicate le modalità di realizzazione. INTERVENTO COMPENSATIVO Contributo alla rete ecologica/Completamento dei corridoi ecologici Conservazione e tutela del paesaggio e delle aree aperte DESCRIZIONE E MODALITA’ DI REALIZZAZIONE Realizzazione di nuovi boschi in aree critiche per la rete ecologica Interventi di sfalcio o pascolamento per la conservazione delle aree aperte (prati e/o pascoli) tuttora presenti Miglioramenti forestali nei popolamenti artificiali di conifere inclusi Riqualificazione dei rimboschimenti sfolli, diradamenti, tagli fitosanitari, apertura di chiarie, arricchimenti in specie, finalizzati al miglioramento estetico e fruitivo Sistemazione delle situazioni di dissesto a carico del reticolo Prevenzione del dissesto idrogeologico idrografico e dei versanti da eseguirsi preferibilmente tramite tecniche di ingegneria naturalistica Interventi di conversione all’alto fusto e altri miglioramenti forestali Riqualificazione dei boschi degradati al margine dell’ubanizzato (tagli fitosanitari, diradamenti in impianti artificiali, ecc.) da realizzarsi in funzione dell’attitudine prevalente dell’area interessata Interventi frequenti di contenimento dei detrattori vegetali e Creazione di visuali panoramiche realizzazione di parapetti e sedute per fruizione sicura dei punti panoramici Interventi di ricostituzione dei castagneti da frutto abbandonati Recupero dei castagneti da frutto abbandonati calibrati in funzione dello stato di abbandono del castagneto (eliminazione del sottobosco, potature di rimonda, innesto di nuovi esemplari,…) Relazione generale 171 Recupero tramite interventi di decespugliamento e contenimento Recupero delle aree prative e pascolive soggette a del bosco di aree prative e pascolive non utilizzate e a rischio invasione con miglioramenti faunistici chiusura. Gli interventi saranno condotti con finalità agronomiche, faunistiche o paesaggistiche Creazione di una rete di boschi ricreativi Messa in sicurezza e contenimento della vegetazione invadente lungo la rete sentieristica e nelle aree a valenza didattico fruitiva con interventi di valorizzazione dei luoghi (recinzioni rustiche, muretti a secco, cartellonistica, segnaletica, arredo per la sosta,...) Manutenzione viabilità silvo – pastorale viabilità silvo – pastorale secondo le necessità di sistemazione Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico della individuate dal Piano della Viabilità Silvo Pastorale Apertura di nuova viabilità silvo –pastorale Realizzazione di nuovi tratti di viabilità silvo – pastorale, purchè compresa nelle proposte di nuova viabilità previste dal PIF 18.10.2 Albo delle Opportunità di compensazione La Comunità Montana istituisce l’Albo delle Opportunità di Compensazione quale strumento di organizzazione degli interventi compensativi. L’Albo contiene al suo interno l’elenco delle possibili aree da destinare ad intervento compensativo proposte da proprietari boschivi pubblici e privati interessati alla realizzazione di interventi forestali o di altra natura (sistemazioni idraulico - forestali o viabilistiche, recupero pascoli, miglioramenti ambientali a fini faunistici, ecc.) ma che non dispongono di mezzi per la realizzazione degli stessi. I soggetti tenuti alla realizzazione di interventi compensativi a seguito di trasformazione eseguiranno gli interventi compensativi sulle aree contenute nell’Albo delle Opportunità di Compensazione, con priorità verso quegli interventi e quelle aree già compresi in ambiti individuati dal Piano di Indirizzo Forestale nella Carta delle superfici destinate a compensazioni. 18.11 MONETIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI COMPENSATIVI La Comunità Montana può accettare o meno la proposta dei richiedenti di monetizzazione dell’intervento compensativo, sostituendosi al richiedente stesso nella realizzazione effettiva dell’opera. Nel caso di consenso il richiedente deve versare all’Ente una somma pari al costo di compensazione calcolato, maggiorata del 20% quale rimborso spese per la progettazione, direzione lavori, collaudo e procedure amministrative. I soldi in tal modo raccolti dovranno essere utilizzati dall’Ente per realizzare interventi compensativi previsti dal PIF o contenuti nell’Albo delle opportunità di compensazione. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 172 PARTE TERZA ATTUAZIONE DEL PIANO 19 GLI OBIETTIVI DI PIANO L’attuazione del presente piano è finalizzata al raggiungimento di obiettivi diversi che riguardano il settore forestale e ambientale della Comunità Montana; come di seguito illustrato il perseguimento degli obiettivi si fonda su diversi livelli di azione, su diverse scale di azione e con soggetti attuatori diversi. Alcuni obiettivi posseggono una connotazione di tipo geografico e come tali sono rappresentabili cartograficamente, altri non coinvolgono direttamente il territorio, bensì gli aspetti amministrativi e socio-economici del sistema ambientale e quindi non trovano un riscontro geografico. Il Piano di Indirizzo Forestale si pone i seguenti obiettivi da avviare o raggiungere entro il periodo di validità, secondo le priorità attribuite a ciascun livello di azione: Obiettivo Diffusione territoriale Conservazione del mosaico ambientale a scopo naturalistico e paesaggistico Conservazione del paesaggio rurale (prati, pascoli, terrazzamenti, castagneti da frutto, ….) Prevenzione del dissesto idrogeologico Aree aperte della fascia sommitale Aree aperte, terrazzamenti, castagneti da frutto della fascia intermedia e basale Boschi di protezione in tutta la Comunità Montana Boschi produttivi, paesaggistici e Promozione della filiera bosco-legno multifunzionali prevalentemente nella fascia intermedia Per Realizzazione di una rete di boschi ricreativi lo più sviluppate fascie lungo boscate la rete sentieristica in tutta la Comunità Montana Tutela delle formazioni boscate esistenti e riqualificazione Robinieti e formazioni degradate dei boschi degradati della fascia basale Formazioni Tutela naturalistica delle formazioni vegetali di pregio boschi igrofile, primitivi in querceti, tutta la Comunità Montana Miglioramento della viabilità silvo-pastorale Relazione generale Strade agro-silvo-pastorali esistenti e di progetto 173 20 CRITERI GENERALI L’attuazione delle previsoni di piano, il raggiungimento degli obiettivi prefissati, comporta la distinzione di più livelli di azione; ciascun livello introdotto è caratterizzato da una diversa scala di azione e da un diverso grado di coinvolgimento e interesse pubblico. In altri termini le proposte di piano coprono un ampio intervallo di possibilità che va dall’indicazione colturale, alla proposta progettuale specifica, o al progetto integrato di scala ampia, fino a giungere in alcuni casi alla norma prescrittiva (es. compensazione). In generale il rapporto con la proprietà è sempre di tipo volontaristico e sussidiario e l’aspetto vincolante è strettamente contenuto alle imposizioni di legge vigenti. I diversi livelli di intervento corrispondono anche ad una diverso ruolo della Comunità Montana e ad un diverso coinvolgimento attivo degli uffici competenti. I livelli di azione previsti possono essere sintetizzati come segue: 1. INDIRIZZI COLTURALI Gli indirizzi colturali sono le linee guida di gestione delle superfici boscate e derivano dall’incrocio del tipo forestale con la destinazione prevalente. Sono costituiti da una serie di indicazioni e suggerimenti, prevalentemente ma non esclusivamente, di tipo selvicolturale che dovrebbero informare tutti gli interventi sul territorio anche tramite precise indicazioni da fornire ai proprietari che presentano denuncia di taglio. La presenza di indirizzi colturali a livello di ampi comprensori avvia un percorso estensivo di valorizzazione della risorsa forestale, basata su obiettivi e criteri di ordine generale. Le linee guida di gestione e gli indirizzi colturali relativi ai soprassuoli boscati esistenti sono esplicitati nelle schede delle tipologie forestali allegate al Piano e nel relativo capitolo della presente relazione. In questo caso alla Comunità Montana compete il ruolo di coordinamento, di diffusione delle conoscenze e di emanazione delle prescrizione per il taglio dei boschi mentre il soggetto attuatore è il proprietario boschivo o l’utilizzatore. 2. AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE FUNZIONI PREVALENTI Le azioni sono in genere identificabili con proposte progettuali a scala più o meno vasta e coincidono con l’attuazione delle strategie individuate per rafforzare il settore forestale ed ambientale ed il ruolo della Comunità Montana nella gestione del patrimonio naturale di competenza. Le azioni sono un insieme di proposte progettuali finalizzate a perseguire un obiettivo specifico che nel caso del presente piano consiste prevalentemente nella valorizzazione delle attitudini che caratterizzano i soprassuoli presenti nel territorio indagato. Le azioni riguardano terreni boscati, ma anche ambiti privi di vegetazione arborea o di recente colonizzazione. In relazione al regime di proprietà privata che caratterizza gran parte del territorio di competenza della Comunità Montana le proposte di intervento non devono intendersi applicabili indistinatamente a tutti gli ambiti indicati in cartografia; l’individuazione delle superfici specifiche di intervento relative a ciascuna azione, nonchè i necessari accordi e consensi con le Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 174 proprietà, saranno, a seconda dei casi, demandate a studi, progettazioni e indagini specifiche o alla libera adesione dei possibili soggetti interessati, secondo le modalità individuate di volta in volta Comunità Montana. La Comunità Montana, le amministrazioni comunali, i proprietari pubblici e privati svolgono, a seconda delle loro diverse competenze un ruolo attivo nell’attuazione delle proposte progettuali. In questo caso è centrale il ruolo della Comunità Montana per il coordinamento, la promozione e in alcuni casi anche per l’attuazione delle azioni di piano. 3. PROGRAMMA DI MANUTENZIONE DELLE INFRASTRUTTURE VIARIE Il programma pluriennale di manutenzione e di completamento della rete viaria di tipo silvo-pastorale, consente una programmazione integrata con le realtà peculiari del territorio, così da poter evidenziare gli interventi che, in base ai costi, offrano dei benefici territoriali multipli e interconnessi, al fine di migliorare la sostenibilità generale delle aree boscate, con particolare riferimento alle zone collinari e montane prevalentemente della fascia intermedia e sommitale. In questo caso analogamente a quanto previsto per gli indirizzi colturali alla Comunità Montana compete il ruolo di coordinamento e di diffusione delle conoscenze mentre i soggetti attuatori e proponenti possono essere diversi. 4. INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE A VALENZA MULTISETTORIALE Parallelamente alle azioni sono individuate iniziative particolarmente significative la cui valenza è definita di interesse comunitario. Nell’ambito di questa categoria di interventi rientrano progetti multisettoriali, sovratteritoriali e/o di eccezionale importanza per lo sviluppo del settore forestale. In questo caso il soggetto proponente e di riferimento rimane la Comunità Montana anche se l’attuazione può prevedere il coinvolgimento di molteplici soggetti pubblici e privati. Relazione generale 175 21 GLI INDIRIZZI SELVICOLTURALI Il migliore soddisfacimento della funzione assegnata ai diversi soprassuoli boscati viene perseguito mediante l’applicazione di proposte di intervento selvicolturale (attività selvicolturale) quali ad esempio tagli di utilizzazione, sfolli, diradamenti, rinfoltimenti, difesa fitosanitaria affiancati da piccola progettazione. Nei paragrafi successivi vengono fornite, per ciascuna attitudine funzionale, le linee guide per lo sviluppo dei modelli colturali da applicare nella gestione dei boschi a diversa attitudine prevalente così come individuata per ciascun soprassuolo nella tavola 5 – Carta delle attitudini funzionali del territorio boschivo. Da un punto di vista applicativo e strettamente colturale, i modelli di gestione si differenziano in base ai tipi forestali e vengono dettagliatamente illustrati nelle schede descrittive dei tipi forestali e localizzati sul territorio grazie alle schede descrittive delle macroaree. Considerando che le regole della selvicoltura classica non sono applicabili nel territorio della Comunità Montana, si è provveduto a definire delle proposte gestionali basate su un criterio di flessibilità da correlare alle tipologie forestali e alle destinazioni funzionali. Per questo motivo si prevede che il complesso della foresta possa essere o meno regolare per distribuzione cronologica dei gruppi ignorando, ove necessario, i concetti di bosco coetaneo o disetaneo tipici, nonché di previsione volumetrica della ripresa di legname. Un ulteriore aspetto fortemente condizionante la formulazione dei modelli colturali consiste nella generale semplificazione ed immaturità fisionomico-strutturale dei popolamenti forestali presenti nel territorio oggetto di gestione. 21.1 INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PROTETTIVA Come già illustrato in precedenza questa attitudine è attribuita ai soprassuoli soprattutto in funzione della loro ubicazione e dalle caratteristiche geolitologiche della zona. Alla funzione protettiva sono quindi associati i soprassuoli che svolgono funzione di: - Eteroprotezione nei confronti di strade, edifici, nuclei abitati. Il bosco opera una prevenzione o una protezione nei confronti di possibili fenomeni destabilizzanti; la gestione si diversifica in base alla localizzazione dello stesso rispetto alle zone in cui il fenomeno si manifesta. - Autoprotezione, ovvero il bosco protegge l’esistenza del bosco stesso; si tratta di quei popolamenti in stato di equilibrio precario o per motivi stazionali (stazioni con bilancio idrico difficoltoso, o versanti instabili, ecc .) o a seguito di eventi naturali dannosi (aree interessate da incendio, passaggio di una trombe d’aria, ecc.) in cui la continuità o la ricostituzione del bosco siano legati all’evoluzione naturale o facilitati da interventi di selvicoltura minimale; - Idroprotezione riferita alla tutela delle risorse idriche e al mantenimento del regolare deflusso delle acque. La gestione dei soprassuoli ad attitudine protettiva prevede linee di intervento finalizzate a valorizzare al massimo il ruolo del bosco nel contesto di protezione idrogeologica del territorio. La tutela del suolo passa attraverso la tutela del bosco, per tale motivo i modelli colturali tenderanno ad incentivare lo sviluppo di Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 176 soprassuoli in grado di garantire un’efficace protezione del terreno nei confronti degli agenti meteorologici, provvedendo altresì alla stabilizzazione di pareti o versanti acclivi o consolidando le sponde fluviali. OBIETTIVI STRATEGICI - Favorire l’evoluzione del bosco verso stadi a maggiore complessità ecologica - Alleggerire i versanti con boschi a tessitura fine ed omogenea INTERVENTI INCENTIVATI INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI - Asportazione della massa legnosa nei popolamenti instabili - Recupero della fertilità nei boschi sfruttati in passato - Riduzione della presenza di specie esotiche - Salvaguardia della copertura arbustiva - Rinfoltimenti e arricchimenti con specie autoctone a potere consolidante - Tagli fitosanitari volti ad eliminare esemplari morti, malconformati, deperienti, affetti da patologie - Monitoraggio dello stato della copertura arborea in aree a potenziale dissesto - Proseguimento del trattamento a ceduo matricinato per alleggerire i versanti instabili - Conversione all’alto fusto nei popolamenti invecchiati - Rinfoltimenti con specie esotiche - Tagli a ceduo su ampie superfici - Appesantimento dei versanti a causa dell’invecchiamento dei soprassuoli Ulteriori indicazioni gestionali per i boschi protettivi Da un punto di vista colturale il migliore espletamento della funzione protettiva, soprattutto in presenza di dissesti in atto, può essere perseguito mediante l’applicazione delle seguenti indicazioni gestionali. FUNZIONE ETEROPROTETTIVA Zona distacco Zona scorrimento Zona deposito Caduta sassi Eliminazione alberi - Favorire una copertura regolare -Favorire una copertura compromessi nella stabilità colma e una tessitura fine regolare colma e una tessitura fine - Applicazione di tagli a scelta - Eliminazione alberi compromessi o a strisce, lungo le curve di nella stabilità - Facilitare l’opera di trattenuta livello a lunghezza < 15m rilasciando sul letto di caduta - Applicazione di tagli a scelta o a alcuni fusti strisce, lungo le curve di livello a lunghezza < 15m Frana - Ridurre la copertura il più - Ridurre la copertura il più possibile, evitare coperture possibile, evitare coperture colme e colme e diametri elevati (>40 diametri elevati (>40 cm) cm) - Favorire la composizione mista - Favorire la composizione con specie (anche arbustive) con mista con specie (anche apparato radicale profondo arbustive) con apparato radicale profondo Relazione generale - Facilitare l’opera di trattenuta rilasciando sul letto di caduta alcuni fusti - Rilasciare solo alberi ben ancorati al suolo 177 FUNZIONE ETEROPROTETTIVA Zona distacco Erosione superficiale Zona scorrimento - Favorire la composizione - Favorire la composizione mista mista con specie (anche con specie (anche arbustive) con arbustive) con apparato apparato radicale profondo radicale profondo - Favorire una copertura regolare - Favorire una copertura colma e una tessitura fine regolare colma e una tessitura - Rilasciare solo alberi ben ancorati fine al suolo - Rilasciare solo alberi ben - Applicazione di tagli a scelta o a ancorati al suolo strisce, lungo le curve di livello a - Applicazione di tagli a scelta lunghezza < 1/2h o a strisce, lungo le curve di livello a lunghezza < 1/2h Zona deposito - Favorire la composizione mista con specie (anche arbustive) con apparato radicale profondo - Favorire una copertura regolare colma e una tessitura fine - Rilasciare solo alberi ben ancorati al suolo - Applicazione di tagli a scelta o a strisce, lungo le curve di livello a lunghezza < 1/2h - Facilitare l’opera di trattenuta rilasciando sul letto di caduta alcuni fusti Erosione di sponda - Eliminazione di tutti gli alberi - Rilasciare solo alberi ben ancorati compromessi nella stabilità e al suolo degli esemplari di diametro - Applicazione di tagli a scelta o a superiore a 40-45 cm strisce, lungo le curve di livello a - Applicazione di tagli a scelta lunghezza < 15m o a strisce, lungo le curve di - Favorire la composizione mista livello a lunghezza < 15m con specie pioniere (anche arbustive) con apparato radicale profondo - Aumentare la scabrosità favorendo lo sviluppo di arbusti e la tessitura fine - Asportazione di tutti i tronchi a terra - Asportazione di tutti i tronchi a terra FUNZIONE AUTOPROTETTIVA Obiettivo Innesco della rinnovazione Cure alla rinnovazione presente Interventi gestionali - Individuare il fattore limitante - Scegliere tra le specie coerenti nel luogo le più resistenti al fattore limitante - Piantagione a gruppi nelle aree dove il fattore limitante è meno attivo - Eliminare i vecchi esemplari arborei dove localmente impediscono la crescita regolare della rinnovazione - Non intervenire sui gruppi di rinnovazione naturale - Eliminare la vegetazione arborea o erbacea che crea concorrenza alla rinnovazione naturale Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 178 I criteri di seguito elencati si considerano applicabili lungo una fascia di rispetto di almeno 10 m lungo le sponde dei corsi d’acqua, anche appartenenti alla rete idrografica minore e nelle zone interessate da captazione delle acque ad uso civile. FUNZIONE IDROPROTETTIVA Obiettivo Impedire l’apporto di materiale in alveo 21.2 Interventi gestionali - Limitare le utilizzazioni alla sola eliminazione degli alberi instabili - Raccogliere e allontanare i residui di utilizzazione - Limitare l’accesso fruitivo nelle zone maggiormente instabili INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE NATURALISTICA Per la valorizzazione della funzione naturalistica si dovrà puntare ad ottenere il massimo grado di complessità strutturale compatibile con le caratteristiche dei popolamenti forestali; conservare o favorire la presenza di specie rare o minoritarie; tutelare o aumentare le possibili nicchie ecologiche; favorire nella loro diffusione le specie dei boschi mesofili nelle zone più interne e quelle termicamente più esigenti sui versanti solatii. Il recupero e la valorizzazione naturalistica di questi boschi dovrà seguire linee di intervento diverse in funzione della potenzialità della zona, evidenziata sia dalle cenosi che vegetano in condizioni stazionali analoghe o delle tipologie potenziali, sia delle specie presenti nell’ambito della tipologia. Si dovrà tener conto anche di quale aspetto si vorrà promuovere (faunistico e per quali specie, floristico, biodiversità,...). OBIETTIVI STRATEGICI - Sviluppare il massimo grado di complessità strutturale compatibile con le caratteristiche dei popolamenti forestali - Conservare o favorire la presenza di specie rare o minoritarie, tutelare o aumentare le possibili nicchie ecologiche - Favorire l’evoluzione verso ecosistemi maturi in grado di ospitare biocenosi complesse soggette a un basso livello di disturbo antropico - Valorizzare l’immagine ed il significato delle aree a vocazione naturalistica INTERVENTI INCENTIVATI Relazione generale - Ridurre gli impatti delle utilizzazioni selvicolturali sulla componente biotica dell’ecosistema - Invecchiamento della cenosi - Promozione dello sviluppo della rinnovazione naturale - Aumento della diversità di specie privilegiando le specie mesofile e poco diffuse (frassino, ciliegio, rovere, ontano,…) - Rilascio di una quota di piante deperienti, morte in piedi e a terra (4-5/ha) - Rilascio di una quota di piante ramose (5-6/ha) - Salvaguardia della copertura arbustiva soprattutto se di arbusti bacciferi - Mantenimento delle radure - Diversificazione spazio-temporale delle tagliate 179 INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI 21.3 - Rinfoltimenti con selvaggioni recuperati in aree ad elevata potenzialità di rinnovazione o attraverso l’impianto di postime proveniente da seme raccolto in loco - Operazioni colturali volti a migliorare la struttura dei popolamenti (interventi di conversione verso l’alto fusto) - Tagli fitosanitari - Modalità differenti nell’esecuzione degli interventi potranno rendersi necessarie conseguentemente all’attuazione di specifici programmi e progetti di gestione - Proseguimento del trattamento a ceduo matricinato dei soprassuoli purchè su superfici contenute - Interventi ad elevato impatto per estensione o intensità di utilizzo - Regressione al ceduo semplice o matricinato - Eliminazione del sottobosco - Rinfoltimenti con specie esotiche INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE RICREATIVA I modelli colturali proposti puntano alla valorizzazione della componente arborea del bosco al fine di creare un ambiente rispondente alle necessità didattico educative ed alle aspettative di un ipotetico fruitore del bosco. Considerato lo stato attuale dei popolamenti la gestione può, per il periodo di validità del piano, limitarsi a forme di selvicoltura minimale finalizzate alla fruibilità in sicurezza dei luoghi. OBIETTIVI STRATEGICI - Valorizzazione della componente arborea del bosco - Aumento dell’importanza (maestosità bosco) INTERVENTI INCENTIVATI INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI 21.4 - Sviluppo del massimo grado di complessità strutturale compatibile con le caratteristiche dei popolamenti forestali - Conversioni all’alto fusto - Invecchiamento della cenosi - Contenimento della copertura dei rovi e delle lianose - Tagli fitosanitari con eliminazione di esemplari o parti potenzialmente pericolosi per la fruizione - Promozione della presenza di specie a valenza monumentale (querce, castagno, carpino bianco, ciliegio, acero di monte, ecc…) - Promozione degli individui a portamento ornamentale - Promozione di strutture di tipo coetaneiforme - Mirate cure colturali a carico del sottobosco arbustivo nelle fasce prossime ai sentieri e alle aree di sosta - Trattamento a ceduo semplice dei soprassuoli - Rinfoltimenti con specie esotiche - Rilascio in bosco dei residui delle utilizzazioni INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PAESAGGISTICA Questa funzione viene perseguita mediante l’applicazione di modelli colturali che puntano alla valorizzazione degli aspetti estetici dei popolamenti forestali in funzione del loro inserimento nel tessuto paesaggistico della Comunità Montana. Il recupero ed il miglioramento di questi boschi dovrà seguire linee di intervento diverse in funzione della potenzialità della zona, evidenziata sia dalle cenosi che vegetano in condizioni stazionali analoghe, sia dalle essenze arboree presenti nell’ambito della tipologia. Dovranno pertanto essere favorite nella loro diffusione le specie mesofile nelle zone più interne e quelle termicamente più esigenti sui versanti esposti a mezzogiorno e ad occidente verso la pianura. Gli interventi saranno finalizzati ad arricchire il pregio cromatico e la struttura (densità, forma degli esemplari arborei, grado di copertura, differenziazione dell’uso del suolo in uno stesso ambito visivo, ecc...). Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 180 OBIETTIVI STRATEGICI - Aumento dell’importanza (maestosità del bosco) in prossimità dei luoghi di osservazione - Mantenimento dell’alternanza tra bosco e aree aperte (prati, pascoli, coltivi) - Arricchimento cromatico dei popolamenti lungo i versanti INTERVENTI INCENTIVATI INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI 21.5 - Sviluppo del massimo grado di complessità strutturale compatibile con le caratteristiche dei popolamenti forestali - Contenimento della copertura dei rovi e delle lianose e promozione dello sviluppo della rinnovazione naturale - Operazioni colturali volte a migliorare la struttura dei popolamenti (interventi di conversione verso l’alto fusto) - Tagli fitosanitari - Salvaguardia della copertura arbustiva - Eliminazione dei contorni netti del bosco - Rispetto della sky line - Rilascio non uniformemente distribuito degli allievi - Rinfoltimenti con selvaggioni recuperati in aree ad elevata potenzialità di rinnovazione o attraverso l’impianto di postime provenienti da seme raccolto in loco, soprattutto di specie dai cromatismi pregevoli - Invecchiamento della cenosi - Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo - Rinfoltimenti con specie esotiche - Realizzazione di tagliate di grandi estensioni, con contorno netto e rettilineo INDIRIZZI PER I BOSCHI A PREVALENTE ATTITUDINE PRODUTTIVA La gestione dei soprassuoli ad attitudine produttiva rende possibile l’applicazione di forme di gestione prossime al soddisfacimento delle esigenze dei proprietari boschivi. Si sottolinea inoltre che l’utilizzazione con finalità produttiva, e quindi l’applicazione di tecniche classiche di selvicoltura, è consentita in tutti i soprassuoli boscati in cui non prevalgano attitudini prevalenti in evidente contrasto (ad esempio boschi turistico-ricreativi o auto ed eteroprotettivi). Nell’ambito di questa attitudine viene data particolare importanza alle possibilità produttive dei boschi di castagno sia per produzione di biomassa, sia, e soprattutto per produzione di paleria. OBIETTIVI STRATEGICI - Soddisfacimento delle aziende agricole e degli operatori forestali - Contenimento delle specie invadenti - Avvio di progetti di sfruttamento e valorizzazione delle biomasse forestali INTERVENTI INCENTIVATI INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI Relazione generale - Valorizzazione dei nuclei di latifoglie pregiate ed in particolare dei popolamenti di latifoglie nobili dove applicare la selvicoltura di qualità (ambiti dimostrativi per la produzione di materiale da opera) - Valorizzazione dei cedui di castagno per la produzione di paleria - Valorizzazione dei tipi forestali idonei alla conversione all’alto fusto - Tagli fitosanitari - Selezione dei portaseme dalle migliori caratteristiche tecnologiche (fenotipi pregiati) - Mantenimento di forme di utilizzo intensive (ceduo matricinato) compatibilmente alla sostenibilità dei soprassuoli - Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo 181 21.6 INDIRIZZI PER I BOSCHI MULTIFUNZIONALI Come già adeguatamente illustrato i boschi multifunzionali sono boschi in cui la gestione, attuata secondo le tecniche della selvicoltura naturalistica, non debba raggiungere alcun obiettivo specifico se non il razionale sfruttamento della risorsa in termini di sostenibilità e rispetto dei molteplici beni e servigi offerti dal bosco. Ciò significa che non sono vietate le forme di utilizzazione, bensì incentivate, purchè le stesse siano uniformate a criteri naturalistici tesi a non sfavorire alcuna funzione. OBIETTIVI STRATEGICI - Promuovere interventi che non penalizzino alcuna funzione del bosco - Puntare verso l’autoperpetuazione del soprassuolo favorendo la rinnovazione naturale INTERVENTI INCENTIVATI INTERVENTI COMPATIBILI INTERVENTI INCOMPATIBILI - Sfolli e diradamenti di diversa intensità finalizzati a migliorare la struttura dei popolamenti - Conversione all’alto fusto dei cedui invecchiati - Incremento della diversità di specie - Cure colturali per favorire l’affermazione della rinnovazione naturale - Tagli fitosanitari - Contenimento della diffusione della robinia - Mantenimento del trattamento a ceduo matricinato - Eliminazione dei contorni netti del bosco - Rispetto della sky line - Rilascio non uniformemente distribuito degli allievi - Cambio della forma di governo da fustaia a ceduo - Tagli di utilizzazione su estese superfici Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 182 22 LE AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ATTITUDINI FUNZIONALI Le azioni di seguito indicate, e meglio sviluppate nei paragrafi successivi, coincidono con le linee strategiche proposte per rafforzare il settore forestale ed il ruolo della Comunità Montana nella gestione del patrimonio forestale ed ambientale di competenza. Molte azioni indicate per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio rurale trovano corrispondenza nei contenuti delle norme tecniche di attuazione dei PTCP. A loro volta le azioni possono essere attuate mediante programmi di intervento (insieme di progetti) caratterizzati da diverso grado di priorità e periodicità. Le azioni costituiscono il cardine dell’attuazione del piano, definiscono linee operative che possono contenere al loro interno una pluralità di azioni e che sono finalizzate a valorizzare le diverse attitudini funzionali del territorio, non solamente degli ambiti forestali ma del territorio rurale in genere. Lo schema riassume le azioni previste per ciascuna funzione, i paragrafi seguenti illustrano le possibilità offerte da ciascuna azione; la localizzazione territoriale, ovvero l’ambito spaziale preferenziale su cui realizzare l’azione, viene resa nella tavola 10 – Carta delle azioni di piano. 1. AZIONI A SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ SELVICOLTURALI E DELLA FILIERA BOSCO-LEGNO 1.1 Promozione della coltura del castagno 1.2 Conversioni e miglioramenti colturali per l’accrescimento del valore economico delle foreste 2. 2.1 3. 3.1 AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PASTORALI Valorizzazione e recupero degli alpeggi AZIONI PER IL RECUPERO DEL PAESAGGIO E DELLA CULTURA RURALE Recupero di terrazzamenti e aree abbandonate per la messa a coltura (es: vite, olivo, varietà frutticole di pregio, prodotti biologici…) 3.2 Tutela dei castagneti da frutto in attualità di coltivazione 3.3 Recupero dei castagneti da frutto abbandonati 3.4 Conservazione e recupero delle aree aperte a fini paesaggistici (prati e pascoli) 3.5 Creazione di visuali panoramiche 4. 4.1 5. AZIONI PER LA DIFESA DEL SUOLO E LA TUTELA DELLE RISORSE IDRICHE Prevenzione del dissesto idro-geologico AZIONI PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE 5.1 Riqualificazione dei rimboschimenti 5.2 Riqualificazione dei boschi degradati al margine dell’urbanizzato 5.3 Tutela delle formazioni igrofile 5.4 Contributo alla Rete Ecologica Provinciale 6. 6.1 AZIONI PER LA FRUIZIONE E L’ESCURSIONISMO NELLE AREE BOSCATE Creazione di una rete di boschi ricreativi e valorizzazione della rete sentieristica Relazione generale 183 7. INTERVENTI SULLA VIABILITA’ SILVO-PASTORALE 7.1 Manutenzione della viabilità esistente 7.2 Realizzazione di nuova viabilità 8. ALTRE INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE: per la formazione, il coordinamento e la divulgazione, iniziative istituzionali Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 184 23 IL PIANO PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI Il piano programma degli interventi quantifica gli investimenti necessari allo sviluppo delle azioni possibili e dei progetti strategici, indicando ovunque possibile le spese preventivate. La tabella presente in ciascuna azione riporta l’indicazione della frequenza e della periodicità media di esecuzione degli interventi proposti dal piano, unitamente alla quantità prevista per ogni azione, ovunque definibile. La priorità delle azioni è anche espressa nel dettaglio in ciascuna scheda delle macroaree, evidenziando la reale urgenza di intervento nell’ambito territoriale analizzato. Gli interventi che trovano applicazione all’interno di ambiti vasti (es. recupero dei castagneti da frutto) vanno intesi come indicazione di aree all’interno delle quali avviare, entro il periodo di validità del Piano, una certa quota di progetti, secondo quanto previsto dalla specifica azione. Gli interventi sono quindi accompagnati da una percentuale, come specificato in relazione, ossia si prevede che solo una certa parte della superficie complessiva di intervento venga resa oggetto di valorizzazione nel periodo di validità del Piano. Il costo degli interventi riportato nel quadro finanziario è dunque relativo alla sola percentuale di area che si intende valorizzare. I costi indicati nel piano finanziario costituiscono una stima alla data di redazione del piano dei possibili importi legati alle azioni indicate; si sottolinea che i costi previsti non costituiscono quanto la Comunità Montana dovrà erogare nel periodo di validità del piano, quanto piuttosto l’entità finanziaria complessiva, legata alla realizzazione delle azioni. Una parte dei costi previsti potrà essere coperta da contributi (ad es: Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, L.R. 7/2000, L.R. 10/1998 o dagli introiti delle monetizzazioni a seguito di trasformazione del bosco) richiesti direttamente dai beneficiari sulla base degli importi unitari previsti da ciascun bando. 23.1 CODICI DELLE AZIONI L’unione dei criteri di attuazione con le priorità di intervento risulta un valido supporto al fine di collocare gli interventi previsti nel P.I.F. all’interno dei programmi comunitari e dell’organizzazione del lavoro dell’ufficio competente. La priorità costituisce inoltre un valido supporto decisionale durante le fasi di istruttoria delle autorizzazioni alla trasformazione per la realizzazione degli interventi compensativi. Il riferimento per la definizione del livello di priorità viene dai Criteri e procedure per la redazione dei PIF ed è costituito dall’insieme di importanza, urgenza e frequenza, come di seguito descritte. La priorità di intervento viene esplicitata nelle tabelle delle azioni afferenti a ciascuna macroarea, nelle schede specifiche. 23.1.1 IMPORTANZA DEGLI INTERVENTI L’importanza di un’azione esprime quanto la realizzazione o meno dell’azione stessa incide sull’attuazione del piano e quindi sulle previsioni di scenario di settore futuro contenute nel piano stesso. A tal fine le azioni sono state classificate in: Relazione generale 185 indispensabili: si tratta di azioni i cui interventi non possono prescindere dall’essere realizzati, anche - con orizzonti temporali ampi, purchè realizzati. Generalmente sono considerati indispensabili quegli interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei luoghi, alla conservazione del patrimonio in termini di sostenibilità futura, alla tutela di componenti del paesaggio a rischio di irrimediabile compromissione; utili: sono azioni la cui realizzazione è incentivata per la valorizzazione di alcuni aspetti del territorio - o del sistema socio-ambientale, la cui mancata realizzazione non compromette la conservazione delle risorse, almeno nel periodo di validità del piano. Si sottolinea che uno stesso tipo di azione può essere classificata come indispensabile oppure utile in funzione del contesto in cui la stessa viene realizzata, così come esistono azioni che per loro caratteristica intrinseca sono sempre considerate indispensabili a prescindere dalla loro localizzazione. La d.g.r. 7728/2008 prevede anche interventi inopportuni o dannosi; stante le caratteristiche spiccatamente propositive e di valorizzazione tali categorie di azioni non sono state contemplate all’interno del presente piano. 23.1.2 URGENZA DEGLI INTERVENTI In attuazione di quanto previsto nei criteri di redazione dei PIF, il piano non prevede una rigorosa cronologia degli interventi. Vengono fornite delle indicazioni sulla priorità delle opere da realizzarsi, così da poter disporre del quadro di sintesi su cui basare la programmazione dei lavori. La priorità viene espressa secondo le seguenti classi, come definite dai criteri regionali di redazione: - Entro 5 anni: interventi urgenti, la cui realizzazione potrebbe compromettere la sicurezza di cose o persone o provocare perdite al patrimonio silvo-pastorale nonché all’intero sviluppo del settore; - Entro 10 anni: si tratta interventi ad urgenza media, la cui mancata realizzazione non comporta compromissioni permanenti del patrimonio silvo-pastorale ma tuttavia auspicabili a causa del carattere di importanza che rivestono (indispensabili o utili); - Entro la fine di validità del piano: (entro 15 anni) interventi non particolarmente urgenti ma comunque importanti per la migliore riuscita del perseguimento degli obiettivi di piano; - Differibili al successivo periodo di validità del piano: interventi suggeriti dal PIF in quanto facenti parte della strategia di valorizzazione delle risorse forestali, privi di urgenza ma comunque incentivati dal piano. 23.1.3 FREQUENZA DEGLI INTERVENTI Esprime per ciascuna azione la frequenza temporale con cui dovrebbero essere realizzati gli interventi sul territorio per rendere gli interventi stessi efficaci. Sono previste più categorie di frequenza: - Periodico a cadenza annuale: interventi da realizzarsi con frequenza annuale, generalmente legati al contenimento dello sviluppo della vegetazione; Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 186 - Periodico a cadenza pluriennale: interventi da realizzarsi secondo un programma di manutenzione. Anch’essi sono generalmente legati al contenimento della vegetazione e devono essere ripetuti ogni 2 o 3 anni; - Saltuario: interventi che necessitano di essere ripetuti nel tempo ma senza la necessità di cadenze prestabilite. Possono essere correlati ad un programma di monitoraggio che individua la necessità di operare oppure a tempi di ripetizione dell’ordine dei decenni come nel caso delle utilizzazioni forestali; - Intervento unico: sono interventi da realizzarsi una tantum che creano una modificazione permanente dello stato dei luoghi come ad esempio la costruzione di un tratto di strada silvo-pastorale oppure la messa a coltura di un terrazzamento abbandonato. Relazione generale 187 23.2 AZIONI A SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ SELVICOLTURALI E DELLA FILIERA BOSCO-LEGNO La valorizzazione della funzione produttiva è stata suddivisa tra il settore forestale e il settore agro-ambientale; in questo capitolo specificatamente ci si rivolge agli operatori della filiera bosco-legno (ditte boschive ed aziende agricole abilitate) nei capitoli successivi le azioni sono rivolte ad allevatori-alpicoltori ed aziende agricole generiche. 23.2.1 La coltura PROMOZIONE DELLA COLTURA DEL CASTAGNO del castagno rappresenta l’elemento maggiormente caratterizzante le attività silvane della Valle. Il castagno ha rappresentato per secoli una delle risorse economiche di integrazione alle classiche attività agricole. Un rilancio della castanicoltura potrebbe essere sinonimo di un recupero di identità culturale e paesaggistica del territorio boscato della Valle San Martino. Inoltre un’attenta gestione dei castagneti darebbe come risultato il recupero di boschi ad oggi destrutturati e gravemente danneggiati dalle epidemie di cancro corticale susseguitesi nei decenni passati con un innegabile vantaggio sia in termini produttivi che estetici e naturalistici. Le selve castanili costituiscono la risorsa forestale più ingente della Comunità Montana quindi la loro valorizzazione anche in termini economici è fondamentale per il rilancio del settore nell’area. Dal castagno si potrebbero ricavare assortimenti legnosi per uso esterno (arredi rustici, paleria, arredi per giardino,…) di naturale durevolezza senza necessità di trattamenti chimici. Un passo importante è la creazione di nuovi mercati di sbocco anche attraverso opere di promozione e pubblicizzazione. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 188 1.1 – PROMOZIONE DELLA COLTURA DEL CASTAGNO INTERVENTI Intervento immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica Progetti pilota per la promozione del castagno da paleria. Individuazione di 2 superfici ubicate in zone diverse, convenzione con i proprietari, realizzazione degli interventi, test commerciale per verifica della qualità del prodotto Analisi della qualità tecnologica del legno di castagno Incentivi per il recupero colturale dei castagneti Modalità di spesa 835 ha 30 % Interventi 240.000,00 Studi e progetti 8.000,00 Incentivi 80.000,00/anno 250 ha Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori del settore Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Rif. azione immateriale specifica Promozione e coordinamento nella commercializzazione del prodotto. Creazione di un mercato locale di paleria per agricoltura, per edilizia, arredo rustico per interni ed esterni, realizzazione di opere di ingegneria naturalistica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Realizzazione di fiere e giornate promozionali Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Relazione generale 189 23.2.2 CONVERSIONI E MIGLIORAMENTI COLTURALI L’ACCRESCIMENTO DEL VALORE ECONOMICO DELLE FORESTE PER Questi interventi vengono annoverati tra le azioni di piano ma in realtà vengono perseguiti attraverso l’applicazione degli indirizzi selvicolturali. Si tratta, però, a differenza delle normali utilizzazioni selvicolturali di interventi a valore di macchiatico negativo, cioè interventi per la cui realizzazione i costi superano gli introiti derivanti dalla commercializzazione del legname ottenuto. Tali interventi (sfolli, diradamenti, interventi fitosanitari, conversioni all’alto fusto) sono necessari per migliorare le possibilità produttive dei boschi attraverso l’ottenimento di assortimenti legnosi di maggior pregio ma allo stato attuale devono essere supportati dall’elargizione di contributi. Il materiale di bassa qualità ottenuto nei primi interventi, così come gli scarti di lavorazione, possono essere annoverati nel computo delle biomasse da utilizzare a scopo energetico. Nella carta delle azioni tali interventi non trovano collocazione in quanto direttamente collegati con l’applicazione degli indirizzi colturali, i quali a loro volta sono condizionati dal tipo forestale e dalla funzione prevalente. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 190 1.2 – CONVERSIONI E MIGLIORAMENTI COLTURALI PER L’ACCRESCIMENTO DEL VALORE ECONOMICO DELLE FORESTE INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Concessione di contributi per realizzazione di miglioramenti colturali finalizzati all’accrescimento del valore economico delle foreste Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica Incentivi 120.000,00/anno Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori del settore Relazione generale Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Rif. azione immateriale specifica 191 23.3 AZIONI PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PASTORALI 23.3.1 VALORIZZAZIONE E RECUPERO DEGLI ALPEGGI Nel territorio della Comunità Montana sono presenti due alpeggi: Alpe Forcella ed Alpe Grigiosto. L’obiettivo è il mantenimento dell’alpicoltura come presenza antropica significativa nella zona sommitale per contrastare l’effetto generalizzato dell’abbandono delle aree aperte. L’obiettivo è raggiungibile attraverso azioni nel sistema degli alpeggi o nel sistema delle aziende coinvolgendo sia l’aspetto strutturale che quello gestionale. Affinché gli interventi negli alpeggi siano sostenuti direttamente dalla Comunità Montana, è necessario che la gestione sia attuata in convenzione con l’ente pubblico e che le produzioni di alpeggio vengano sostenute da una campagna di marketing che associ il prodotto alla sua origine. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 192 2.1 – VALORIZZAZIONE E RECUPERO DEGLI ALPEGGI INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Sistemazione dei fabbricati d’alpeggio e dei locali di lavorazione adeguandoli alle normative igienico-sanitarie Interventi 180.000,00 – 200.000,00 Miglioramento dell’approvigionamento idrico nei fabbricati e sul pascolo ed energetico (uso di forme di energia alternative come le biomasse o l’energia solare) Interventi 120.000,00 – 150.000,00 Rinnovamento del cotico con allontanamento della componente arborea e arbustiva di recente formazione con risemina e pascolo controllato anche con diversificazione delle specie animali Interventi 120.000,00 – 150.000,00 Adozione di piani di gestione d’alpeggio e razionalizzazione dei processi produttivi anche tramite convenzione con la CM Studi e progetti 10.000,00 Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Rif. azione immateriale specifica Valorizzazione dei prodotti caseari tipici migliorandone la resa quali-quantitativa e la collocazione nel mercato Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Diversificazione dell’attività aziendale con forme agrituristiche o produzioni agricole trasformate o non Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Riconoscimento del ruolo multifunzionale dell’alpicoltura anche attraverso il riconoscimento di idonee forme di sostegno Promozione di forme cooperative o di associazioni tra allevatori Relazione generale Incentivi Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Come da bandi di finanziamento Rif. azione immateriale specifica 193 Organizzazione di fiere e giornate promozionali Possibilità di costituzione di storico-colturali ed enogastronomici itinerari Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 194 23.4 AZIONI PER IL RECUPERO DEL PAESAGGIO E DELLA CULTURA RURALE Il paesaggio della Comunità Montana Valle San Martino racchiude in sé contemporaneamente le problematiche tipiche delle aree di pianura, da un lato, dove la banalizzazione del paesaggio indotta dall’agricoltura intensiva, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione fa nascere la necessità di tutelare i boschi relitti e delle aree di collina e montagna, dall’altro, dove l’espansione incontrollata delle superfici forestali rischia di soffocare le altre componenti. Nel caso in oggetto quanto esposto è percepibile secondo un gradiente altitudinale dalla fascia basale verso quella sommitale. L’obiettivo del presente piano è quello di rendere più armoniosa la percezione del paesaggio nel suo complesso, tutelando elementi tipici della coltura locale come i castagneti da frutto e le aree aperte. La tutela estetica dei luoghi incide indirettamente anche sulla conservazione della diversità dell’ambiente con benefici anche in termini ecologici. Sulla qualità paesistica incidono significativamente le forme intese in senso dinamico. Paesaggi monotoni e omogenei stancano presto, raramente tengono desta l'attenzione. L'occhio umano, infatti, è stimolato dai continui cambiamenti. L'alternanza di tratti "chiusi", come possono essere i boschi, a tratti "aperti", come lo sono i pascoli o alcuni improduttivi, a tratti in cui sono visibili i manufatti umani (paesi, case rurali, chiesette, capitelli, ecc.) attraggono fortemente l'attenzione e stimolano all'osservazione. Ancora la continuità dell'alternanza delle forme risulta fondamentale. Un semplice campo coltivato all'interno di un'ampia distesa di boschi dà chiaramente la sensazione di qualcosa di artificioso, sensazione che invece non si ha quando il bosco si alterna ai campi, ai paesi, ancor più se le diverse forme sono collegate fra loro da altre "più semplici", quali, ad esempio, le siepi, siano esse vive o morte, i muretti, ecc. (Del Favero, 2001). Relazione generale 195 23.4.1 RECUPERO DI TERRAZZAMENTI E AREE AGRICOLE ABBANDONATE PER LA MESSA A COLTURA Di fondamentale importanza sia per il rilancio dell’economia agricola e delle produzioni di pregio della Comunità Montana, sia per la qualificazione estetica del paesaggio e il recupero di forme antiche di coltivazione attraverso l’uso dei terrazzamenti e dei muretti a secco, è il ripristino delle colture in aree interessate recentemente dalla colonizzazione del bosco. Nel piano questi interventi vengono fortemente incentivati; tanto che pur trattandosi di interventi di trasformazione è prevista l’esenzione dall’obbligo di compensazione o la riduzione della compensazione a condizione che il disboscamento sia operato nell’ambito di un progetto presentato da un’azienda agricola e finalizzato a coltivazioni di tipo non intensivo: ad esempio la vite e l’olivo nell’area DOP, frutticoltura con antiche varietà o varietà di pregio, erbai di piante officinali, coltivazioni biologiche, piccoli frutti, ecc… La politica di recupero del paesaggio rurale perseguita dalla Comunità Montana deve essere diffusa tra gli agricoltori anche attraverso la collaborazione con le associazioni di categoria. Figura 35: Un esempio di aree agricole abbandonate di recente colonizzazione da parte del bosco Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 196 3.1 – RECUPERO DI TERRAZZAMENTI E AREE AGRICOLE ABBANDONATE PER LA MESSA A COLTURA Azione immateriale di riferimento INTERVENTI Promozione incontri con le associazioni di categoria della Organizzazione di fiere e giornate promozionali Possibilità di costituzione di storico-colturali ed enogastronomici Relazione generale itinerari Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica 223 ha Ripristino dei muretti a secco Promozione e coordinamento commercializzazione di prodotti di nicchia % da realizzare nel piano Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Recupero dei terrazzamenti tramite decespugliamento e abbattimento esemplari arborei Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni Quantità totale 30% 67 ha Incentivi 15.000,00 – 20.000,00/anno Incentivi 30.000,00/anno Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Rif. azione immateriale specifica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica 197 23.4.2 TUTELA DEI CASTAGNETI COLTIVAZIONE DA FRUTTO IN ATTUALITA’ DI La Comunità Montana dovrà operarsi affinché i castagneti da frutto in attualità di coltivazione non vengano abbandonati promuovendo forme di valorizzazione estetico-paesaggistica delle superfici interessate da questa coltura, ma anche forme di valorizzazione economica del prodotto. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 198 3.2 – TUTELA DEI CASTAGNETI DA FRUTTO IN ATTUALITA’ DI COLTIVAZIONE Azione immateriale di riferimento INTERVENTI Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori nella % da realizzare nel piano Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Concessione di contributi per il proseguimento della coltivazione e ripristini ambientali nelle aree castanili, riconoscimento della multifunzionalità dei castagneti da frutto Promozione e coordinamento commercializzazione del prodotto Quantità totale Promozione di progetti pilota per la raccolta, conservazione e trasformazione dei frutti Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica 90 ha Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Quantità obiettivo 100 % 90 ha Incentivi 50.000,00/anno Rif. azione immateriale specifica Interventi 50.000,00 Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Organizzazione di fiere e giornate promozionali Possibilità di costituzione di storico-colturali ed enogastronomici Relazione generale itinerari Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica Integrazione del mondo agricolo con il mondo forestale: promozione del territorio e dei prodotti tipici Rif. azione immateriale specifica 199 23.4.3 RECUPERO DEI CASTAGNETI DA FRUTTO ABBANDONATI La perdita di vaste superfici un tempo adibite alla coltura del castagno da frutto costituisce un forte impoverimento sia in termini ambientali sia in termini culturali. Attualmente in Valle si riconoscono diversi stadi evolutivi dell’abbandono dei castagneti da frutto; taluni potrebbero essere considerati irreversibili tanto che i vecchi esemplari si trovano immersi in un soprassuolo di castagno o specie mesofile (acero e frassino) gestito per la produzione di legna da ardere, in altri ancora, invece, è ancora possibile un’ efficace operazione di recupero. Il disboscamento (trasformazione) dei castagneti da frutto incentivato, tale considerato esente abbandonati intervento da è obbligo è stato di compensazione. Inoltre, il recupero dei castagneti in abbandono è annoverato tra gli interventi compensativi attuabili direttamente dai beneficiari dell’autorizzazione alla trasformazione oppure attraverso l’albo delle opportunità di compensazione istituito presso la Comunità Montana. Segue una breve schede tecnica che illustra le principali operazioni da eseguire per il recupero dei castagneti. Le operazioni fondamentali per attuare il recupero delle selve castanili fruttifere consistono in: ripuliture, taglio dei soggetti irrecuperabili, spollonature e potature, eventuale nuovo impianto o innesto di polloni, concimazioni e ricostituzione dell’ambiente prativo sottostante. 1) Ripulitura del castagneto: la vegetazione arborea insediatasi spontaneamente tra gli esemplari di castagno rappresenta un elemento di disturbo per le piante da frutto, soprattutto per la concorrenza esercitata alla disponibilità di acqua, luce e nutrienti nel suolo. Le chiome di questi colonizzatori entrano in competizione con quelle del castagno, ostacolandone la crescita e la fruttificazione, che avviene sui germogli dell’anno. La ripulitura consiste nel taglio di tutte le piante indesiderate, compresi i giovani soggetti di castagno sviluppatisi spontaneamente. Potranno essere rilasciati i selvaggioni più sani e vigorosi, da innestare per colmare eventuali vuoti. L’operazione si completa con la ripulitura e l’allontanamento del materiale scartato. 2) Taglio dei soggetti irrecuperabili: i soggetti fruttiferi maggiormente compromessi (malati, stentati, danneggiati, irrecuperabili a fini produttivi) dovranno essere tagliati o estirpati. Il materiale di risulta dovrà essere allontanato al fine di non diffondere particolari fitopatie. 3) Spollonatura e asportazione di succhioni: l’abbandono colturale induce spesso la formazione di una densa fascia di polloni attorno al colletto della pianta. Tali polloni esercitano un’azione di disturbo sia durante la fase di produzione che durante la fase di raccolta, vanno recisi con tagli netti a filo del fusto o con rilascio di monconi non più lunghi di 5 cm, evitando strappi e rotture. Lungo il fusto e le branche principali si osserva inoltre la comparsa di getti epicormici (succhioni), Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 200 soprattutto in corrispondenza dei punti di innesto. Si provvederà al taglio mediante segaccio di tutti i succhioni, evitando strappi della corteccia. 4) Potatura: dopo anni di mancati interventi colturali, le chiome dei castagni fruttiferi si presentano spesso irregolari, arruffate, con difformità nella densità, spesso con parti di ramo o intere branche morti. La potatura tende dunque al ripristino della forma (e quindi della produttività) che il castagno presentava fino al momento dell’abbandono. Le modalità di potatura si distinguono in base al grado di compromissione della pianta. La potatura di rimonda tende ad eliminare tutte le parti morte o morenti della pianta, unitamente a quelle branche da cui non è più possibile ottenere produzione di frutto. La potatura di riduzione si effettua insieme alla potatura di rimonda, e prevede l’abbassamento della chioma, al fine di facilitare la raccolta. Vengono preservate dal taglio le branche di primo e secondo ordine. La potatura di ristrutturazione, eseguita 3 anni dopo la precedente, seleziona i rami più vigorosi e sani, oltre che meglio disposti (ben illuminati e disposti con regolarità sulla chioma). La potatura di alleggerimento si esegue a recupero avviato, ogni 3-5 anni. Si tratta di un intervento leggero di manutenzione, il quale prevede il raccorciamento dei rami che si sono prolungati troppo e l’asportazione di quelli secchi o malati. Figura 36: Esempio di potatura di rimonda (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane, 2003) 5) Capitozzatura: Qualora le parti morte della pianta risultassero troppo numerose e le parti vive poco vigorose o distribuite in modo non equilibrata all’interno della chioma si potrà procedere all’abbattimento dell’individuo, con un taglio al di sopra del punto di innesto. La capitozzatura provoca il rapido riscoppio di nuova vegetazione, dalla quale selezionare, nel corso di qualche anno, una nuova chioma. La capitozzatura è un intervento drastico, da utilizzarsi come estremo tentativo di recupero di un individuo. Relazione generale 201 Figura 37: Esempio di capitozzatura e selezione della nuova vegetazione (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane, 2003) 6) Impianto di nuovi individui: l’alternativa alla capitozzatura è, sempre nel caso di individui fortemente compromessi, il taglio a livello del colletto. La nuova vegetazione formatasi a seguito della ceduazione sarà oggetto di innesto con cultivar da frutto. In questa sede si prescinde dalle diverse modalità di innesto praticabili. Si sottolinea invece l’importanza di disporre di buone marze da innestare sui portainnesti riscoppiati dalle vecchie ceppaie. Le marze potranno provenire da piante adulte che, per le loro qualità produttive e di buona conformazione, si desidera propagare. Le marze vengono innestate sulle ceppaie portainnesti avendo cura di utilizzare strumenti di taglio puliti e proteggendo gli innesti con impacchi di biomastici (brevetto C.N.R. 9406). Figura 38: Innesto di marze su portainnesti nati da ceppaia e progressiva selezione (da Castagne e Castagneti delle Terre Lariane, 2003) Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 202 3.3 – RECUPERO DEI CASTAGNETI DA FRUTTO ABBANDONATI INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Interventi dimostrativi in convenzione con i proprietari Interventi 100.000,00 Riattivazione e razionale gestione del campo varietale Interventi 3.000,00/anno Incentivi 50.000,00/anno Incentivi per il recupero dei castagneti da frutto abbandonati e per ripristini ambientali nelle aree castanili Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori 820 ha Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori 30 % 250 ha Rif. azione immateriale specifica Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Integrazione delle superfici da recuperare nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale Attività istituzionale 203 23.4.4 Come CONSERVAZIONE E RECUPERO DELLE AREE APERTE (PRATI E PASCOLI) A FINI PAESAGGISTICI sottolineato in premessa la valorizzazione del paesaggio montano è frutto della conservazione o del recupero della diversità compongono. degli In aree elementi che lo prevalentemente boscate la gestione dei prati e dei pascoli costituisce l’elemento discriminante per la diversificazione del territorio. Non bisogna dimenticare anche i benefici ecologici e faunistici che la gestione delle aree aperte comporta: - crea ambienti di ecotono; - condiziona la differente disponibilità di risorse alimentari per varie specie animali; - condiziona la presenza di zone di svernamento e/o riposo, nonché di nidificazione e riproduzione di molte specie; - condiziona la cacciabilità di più specie. Gli interventi sui prati e pascoli abbandonati sono interventi incentivati quando contribuiscono al miglioramento della biodiversità o del paesaggio essendo considerati esenti da obbligo di compensazione. Sono inoltre annoverati dal PIF come interventi compensativi. La Comunità Montana potrebbe avvalersi del contributo operativo dei Comprensori Alpini di Caccia o degli Ambiti Territoriali di Caccia per la realizzazione di almeno 3 interventi dimostrativi di recupero di aree aperte e creazione di ambienti di ecotono finalizzati all’incremento della biodiversità floristica e faunistica. E’ importante inoltre un’adeguata assistenza tecnica per la realizzazione di interventi di comprovata valenza ecologica. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 204 3.4 – CONSERVAZIONE DELLE AREE APERTE A FINI PAESAGGISTICI INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Interventi dimostrativi di miglioramenti ambientali a fini faunistici o paesaggistici. 3 interventi distinti in convenzione con CAC e ATC Contributi per il recupero delle aree aperte tramite eliminazione della vegetazione invasiva di tipo arbustivo od arboreo, sfalci, utilizzo di animali domestici pascolatori (asini, capre, pecore, cavalli,…) Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori Integrazione delle superfici da recuperare nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale 600 ha Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori 100% 600 ha Modalità di spesa Costi indicativi [€] Interventi 25.000,00 Incentivi 20.000,00/anno Rif. azione immateriale specifica Attività istituzionale 205 23.4.5 CREAZIONE DI VISUALI PANORAMICHE Ad interventi attivi sul paesaggio si affiancano interventi che ne favoriscono il godimento. L’apertura di visuali panoramiche implica la costante manutenzione per mantenere il controllo dello sviluppo dei detrattori vegetali che, in punti o percorsi particolari, di riconosciuto valore per la visibilità panoramica, ostacolano la libera fruizione. Alcuni dei principali punti e percorsi panoramici sono indicati in cartografia, si ritiene comunque auspicabile la realizzazione di uno studio che censisca nuovi percosi e punti panoramici finalizzato anche alla creazione di una rete di visuali panoramiche eventualmente dotate di punti formativi. Gli interventi di apertura di visuali panoramiche sono favoriti in quanto è prevista l’esenzione dall’obbligo di compensazione, inoltre tali interventi sono anche annoverati tra gli interventi compensativi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 206 3.5 – CONSERVAZIONE DI VISUALI PANORAMICHE INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Approfondimento nell'individuazione di punti e percorsi panoramici da valorizzare Eliminazione dei detrattori vegetali e controllo periodico del loro sviluppo 115 ha Creazione di una rete di visuali panoramiche e punti informativi 40 % 46 ha Modalità di spesa Costi indicativi [€] Studi e progetti 10.000,00 Interventi 10.000,00/anno Interventi Da definire in base al risultato dell’indagine Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Integrazione della localizzazione delle visuali panoramiche nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale Attività istituzionale 207 23.5 AZIONI PER LA DIFESA DEL SUOLO E LA TUTELA DELLA RISORSE IDRICHE 23.5.1 L’elevata PREVENZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO densità abitativa del fondovalle accentua l’importanza della funzione di difesa del suolo dei popolamenti forestali. Per questo motivo si prevede un ruolo attivo della Comunità montana nel settore della prevenzione del dissesto idrogeologico. La prevenzione deve essere attuata in tutti i popolamenti forestali anche se nel presente individuate piano sono formazioni che state per ubicazione o per elevata propensione al dissesto manifestano una spiccata attitudine protettiva. L’azione risulta efficace se il sistema di prevenzione del dissesto è efficiente; fondamentale è quindi il periodico monitoraggio delle aree sensibili con l’individuazione precoce di fenomeni di dissesto e la redazione di un programma di interventi che destini i fondi necessari agli interventi. Molto importante inoltre è anche l’educazione e la formazione professionale sia per quanto attiene la fase di monitoraggio, sia per la realizzazione delle opere di difesa del suolo. Le opere di sistemazione del dissesto sono opere incentivate anche ai fini della trasformazione del bosco in quanto, se eseguite con interventi di ingegneria naturalistica, sono state escluse dall’obbligo di compensazione. Considerata, inoltre, la loro importanza ai fini della sicurezza e della cura del territorio e la priorità di realizzazione, sono annoverate tra gli interventi compensativi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 208 4.1 – PREVENZIONE DEL DISSESTO IDRO-GEOLOGICO INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Periodico monitoraggio sullo stato dei soprassuoli a prevalente funzione protettiva e dei popolamenti arborei nei corsi d'acqua minori con redazione di un programma triennale di difesa idrogeologica Redazione di un programma triennale di interventi di difesa idrogeologica % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica Studi e progetti 10.000,00/3 anni Interventi Da definire in base ai risultati del monitoraggio e al programma Attività istituzionale Realizzazione di interventi di manutenzione forestale e di opere di difesa del suolo (se possibile con tecniche di ingegneria naturalistica) Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori Integrazione delle necessità di intervento nell’albo delle opportunità di compensazione Attività istituzionale Relazione generale Quantità totale Rif. azione immateriale specifica 209 23.6 AZIONI PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE Gli interventi gestionali proposti per le aree a prevalente destinazione naturalistica sono indirizzati su due diversi piani: - la riqualificazione ambientale e l'aumento della biodiversità nelle formazioni arboree di origine artificiale e costituiti da specie alloctone o fuori areale (prevalentemente conifere); - Tutela delle formazioni di maggior pregio. La maggior parte della valorizzazione dei boschi esistenti viene realizzata attraverso l’applicazione costante degli indirizzi colturali specifici per ciascuna tipologia; si promuovono a livello di azione quelli interventi di miglioramento a macchiatico negativo, privi di interesse selvicolturale, realizzati solamente ai fini della riqualificazione. 23.6.1 RIQUALIFICAZIONE DEI RIMBOSCHIMENTI Le caratteristiche dei popolamenti di conifere nel territorio della Comunità Montana ne tradiscono la chiara origine artificiale; si tratta generalmente di soprassuoli dal sesto di impianto regolare, mai o raramente sottoposti a diradamento, in cui i processi pedogenetici sono bloccati per l’eccessiva densità della copertura. Questi rimboschimenti talvolta sono affetti da fitopatie o denotano segni di stress causati dall’inadeguatezza stazionale rispetto alle esigenze ecologiche della specie. Sono prevalentemente, ma non esclusivamente, localizzati nei pressi degli abitati e quindi, in funzione delle loro caratteristiche strutturali e della loro ubicazione potranno essere riqualificati a fini ricreativi oppure a fini ecologico-naturalistici. Alcuni interventi su superfici private potranno essere indirizzati anche alla sostituzione con impianti di latifoglie da reddito (arboricoltura da legno). Il materiale di bassa qualità ottenuto nei primi interventi, così come gli scarti di lavorazione, possono essere annoverati nel computo delle biomasse da utilizzare a scopo energetico La Comunità Montana si potrà far promotrice di alcuni interventi di sostituzione delle conifere, soprattutto ove l’inadeguatezza ecologica delle specie si manifesta con fenomeni fitopatologici che potrebbero costituire pericolosi focolai per le formazioni naturali. La riqualificazione dei rimboschimenti è annoverata tra gli interventi compensativi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 210 5.1 – RIQUALIFICAZIONE DEI RIMBOSCHIMENTI INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Contributi per la ealizzazione di progetti di riqualificazione a fini ecologico-naturalistici o produttivi in accordo con le proprietà con diradamenti selettivi e a carattere fitosanitario ed eventuali arricchimenti con latifoglie Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni Quantità totale Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica 23 ha Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori % da realizzare nel piano 100 % 23 ha Incentivi Come da bandi di finanziamento Rif. azione immateriale specifica Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Integrazione delle necessità di intervento nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale Attività istituzionale 211 23.6.2 RIQUALIFICAZIONE DELLE FORMAZIONI DEGRADATE AL MARGINE DELL’URBANIZZATO Prevalentemente localizzate nei pressi delle aree urbane, lungo i corsi d’acqua minori o in aree residuali generate da interventi di lottizzazione, sono costituite prevalentemente da robinia, ailanto, gelso sa carta, sambuco o da specie alloctone provenienti da ornamentale. impianti In a genere scopo subiscono l’invasione dei rovi e delle lianose. Si tratta di formazioni di scarso valore ecologico. La riqualificazione è finalizzata a un miglioramento estetico e della sicurezza dei luoghi più prossimi agli abitati per mitigare la sensazione di incuria ed abbandono che tali formazioni esercitano sull’osservatore. La riqualificazione determina indubbi vantaggi anche dal punto di vista naturalistico ed ecologico garantendo la stabilità dei popolamenti, l’eliminazione delle specie alloctone, e la riduzione di potenziali nuclei di diffusione di patologie (per lo più di insetti e funghi). Un ostacolo non indifferente è dovuto alla proprietà delle superfici, generalmente privata; risulta quindi fondamentale un sistema di incentivi che stimoli direttamente i proprietari, o indirettamente tramite le amministrazioni comunali, ad eseguire la riqualificazione di questi ambiti. Il materiale di bassa qualità ottenuto, così come gli scarti di lavorazione, possono essere annoverati nel computo delle biomasse da utilizzare a scopo energetico Un significativo contributo alla realizzazione di questi interventi potrebbe provenire dalla realizzazione degli interventi compensativi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 212 5.2 – RIQUALIFICAZIONE DEI BOSCHI DEGRADATI AL MARGINE DELL’URBANIZZATO INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Incentivi a privati e amministrazioni comunali per la realizzazione di progetti di riqualificazione a fini ecologico-naturalistici in accordo con le proprietà con diradamenti selettivi e a carattere fitosanitario, decespugliamenti, pulizia del suolo dalla presenza di inerti, eliminazione delle specie alloctone Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni Quantità totale Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica 188 ha Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori % da realizzare nel piano 50 % 94 ha Incentivi 30.000,00 – 50.000,00/anno Rif. azione immateriale specifica Raccolta dei residui per la produzione di biomasse ad uso energetico Integrazione delle necessità di intervento nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale Attività istituzionale 213 23.6.3 TUTELA DELLE FORMAZIONI IGROFILE Le formazioni igrofile costituiscono importanti bacini di naturalità nel territorio della Comunità Montana; molto spesso si tratta di formazioni relitte lungo il reticolo idrografico minore rimaste indenni all’espansione urbanistica per la conformazione dei luoghi. La tutela diviene fondamentale in quanto questi soprassuoli fungono da importantissimi corridoi ecologici di collegamento tra la fascia basale di fondovalle e le fascie superiori, si tratta quindi di elementi primari della rete ecologica. La tutela proviene essenzialmente da un monitoraggio sullo stato di conservazione delle formazioni da un lato, e dall’applicazione dei modelli colturali previsti dal piano dall’altro lato. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 214 5.3 – TUTELA DELLE FORMAZIONI IGROFILE INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Applicazione degli interventi previsti per le formazioni di interesse naturalistico attraverso convenzioni o accordi pluriennali di gestione con le proprietà Relazione generale Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica Avvio di un programma di monitoraggio dello stato di conservazione delle formazioni igrofile (flora e fauna) e la pianificazione razionale degli interventi finalizzandoli all’ottenimento di efficienti corridoi ecologici Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni Modalità di spesa Studi e progetti Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori 15.000,00 Rif. azione immateriale specifica 34 ha 100 % 34 ha Interventi 3.000,00 – 6.000,00/ha 215 23.6.4 CONTRIBUTO ALLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE Dal punto di vista della distribuzione degli ambiti di naturalità il territorio si presenta disomogeneo con ampi versanti boscati spesso anche privi di sorgenti di disturbo e un fondovalle fortemente antropizzato ricco di barriere ostacolanti la diffusione della flora o della fauna selvatica verso un importante bacino di naturalità come potrebbe essere il fiume Adda e la zona dei Laghi di Garlate e Olginate; risultano fondamentali quei corridoi boscati residuali che, prolungandosi dai versanti boscati, li mettono in contatto con il fondovalle, e preferibilmente con aree verdi del fondovalle. Obiettivo dell’azione è tutelare le formazioni forestali residue in ambiti strategici per la sopravvivenza della rete ecologica locale anche recependo le indicazioni dei due PTCP i quali affrontano la problematica a diverse scale di dettaglio. Come mezzo di tutela è stato utilizzato lo strumento offerto dalla normativa e per quanto è stato possibile identificare aree critiche con elementi vegetazionali ancora residui, questi sono stati identificati come non trasformabili a fini urbanistici. Inoltre nelle stesse zone è possibile prevedere il rafforzamento dei corridoi esistenti o la creazione ex-novo di formazioni forestali ove del tutto assenti. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 216 5.4 – CONTRIBUTO ALLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Incentivi per interventi di miglioramento colturale Incentivi per realizzazione di nuovi impianti forestali Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] 220 ha 20 44 ha Incentivi 5.000,00/ha Incentivi 15.000,00-18.000,00/ha Campagna informativa sul significato e l’importanza della rete ecologica Avvio di progetti di cooperazione, studi e ricerche Rif. azione immateriale specifica Studi e approfondimenti di dettaglio per la rete ecologica Avvio di progetti di cooperazione, studi e ricerche Rif. azione immateriale specifica Integrazione delle necessità di intervento nell’albo delle opportunità di compensazione Attività istituzionale Relazione generale 217 23.7 AZIONI PER LA FRUIZIONE E L’ESCURSIONISMO NELLE AREE BOSCATE 23.7.1 CREAZIONE DI UNA RETE DEI BOSCHI VALORIZZAZIONE DELLA RETE SENTIERISTICA RICREATIVI E La promozione di interventi di valorizzazione ricreativa o didattico ricreativa ha lo scopo di ricostituire un legame tra i cittadini ed il bosco. Allo stesso tempo, la presenza di boschi a prevalente funzione ricreativa permetterà alle popolazioni locali di usufruire direttamente di alcuni servizi svolti dal bosco. Obiettivo finale di questa azione è lo sviluppo della rete dei boschi ricreativi della Valle San Martino costituita da soprassuoli limitrofi ad emergenze di interesse culturale, naturalistico, storico, ad aree di sosta o attrezzate, sia in ambito urbano, periurbano sia in ambito rurale, e da una rete di boschi di collegamento che seguono lo sviluppo dei sentieri o delle vie di comunicazione di interesse turistico. Il piano individua la possibile estensione della rete dei boschi ricreativi; l’indagine svolta nell’ambito del presente strumento non ha la presunzione di essere esaustiva è quindi auspicabile la redazione di uno studio di fattibilità che individui altre emergenze da valorizzare e nuovi percorsi e soprattutto che individui le proprietà e le modalità più idonee alla realizzazione di eventuali interventi e alla gestione. L’ordinaria manutenzione dei sentieri e delle aree di sosta potrebbe essere realizzata anche attraverso la stipula di convenzioni con associazioni di volontariato in campo ambientale. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 218 6.1 – CREAZIONE DI UNA RETE DI BOSCHI RICREATIVI E VALORIZZAZIONE DELLA RETE SENTIERISTICA INTERVENTI Azione immateriale di riferimento Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la corretta gestione forestale Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Rif. azione immateriale specifica Redazione di uno studio di fattibilità per l’individuazione in accordo con le Amministrazioni Comunali di soprassuoli idonei alla valorizzazione fruitiva e stipula di convenzioni con i proprietari per la gestione Studi e progetti 10.000,00 Interventi di piccoli forestazione urbana (piccoli parchi di quartiere e i giardini per l’utilizzo quotidiano, aiuole, viali alberati) con eventuale acquisizione di aree da parte delle Amministrazioni pubbliche Interventi Da definire in base ai risultati dello studio Interventi 15.000,00 - 20.000,00/anno Messa in sicurezza e contenimento della vegetazione invadente lungo la rete sentieristica e nelle aree a valenza didattico fruitiva con interventi di valorizzazione dei luoghi (recinzioni rustiche, muretti a secco, cartellonistica, segnaletica, arredo per la sosta,...) preferibilmente attraverso la stipula di convenzioni con le associazioni di volontariato Promozione dell’assistenza tecnica, l’aggiornamento e la formazione professionale per operatori e tecnici delle amministrazioni 445 ha Assistenza tecnica e formazione permanente di tecnici e operatori 30 % 130 ha Rif. azione immateriale specifica Pubblicizzazione dei progetti per la partecipazione pubblica alle iniziative Integrazione delle necessità di intervento nell’albo delle opportunità di compensazione Relazione generale Attività istituzionale 219 23.8 ALTRE INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE A VALENZA MULTISETTORIALE Come già illustrato in precedenza queste azioni rappresentano delle iniziative multisettoriali che interessano globalmente la Comunità Montana e che vedono come principale regista l’ente stesso. Viene di seguito fornita una loro descrizione riepilogativa. Ovviamente tali iniziative non trovano un diretto riscontro cartografico e pertanto non appaino nella carta delle azioni. 23.8.1 SVILUPPO DEL SETTORE FORESTALE ED AMBIENTALE (FILIERA BOSCO LEGNO) L’azione prevede la razionalizzazione del ruolo istituzionale della Comunità Montana quale ente di riferimento per i proprietari e gli operatori agro-silvo-pastorali; contiene in se’ tutte la somma di tutte le azioni di piano direttamente connesse allo sfruttamento della risorsa forestale partendo dalla gestione normativa e amministrativa delle dichiarazioni di taglio per giungere agli incentivi per la realizzazione di miglioramenti boschivi, passando attraverso l’educazione e la formazione degli operatori. E’ di fondamentale importanza che l’Ente delegato alla gestione forestale abbia costantemente il polso della situazione della filiera bosco-legno; la gestione razionale e sostenibile si ottiene attraverso il controllo di tutti gli steps. L’applicazione delle previsioni di piano anche alle superfici private e ai piccoli assegni per scopi personali contribuisce all’efficacia dell’intero sistema forestale. L’attenzione della Comunità Montana va anche posta sui prodotti che dal bosco si possono ottenere, indirizzando gli operatori forestali verso mercati nuovi ed in espansione con produzioni diversificate soprattutto per quanto riguarda il legno di castagno. 23.8.2 ACQUISIZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO FORESTALE (SITFOR) Il mantenimento della banca dati del PIF e la costituzione del Sistema Inforamativo Forestale Provinciale (SITFOR) sono una grande opportunità di conoscenza del territorio, sviluppo di progettualità e monitoraggio. In questo modo è possibile procedere ad un continuo aggiornamento della cartografia di piano ed inoltre fornire un valido supporto alla pianificazione di livello inferiore (es:Piani di Governo del Territorio) o a studi e indagini di dettaglio; nel contempo i risultati di questi lavori possono a loro volta implementare la base di conoscenze che costituisce il SITFOR. Il piano è stato redatto con il supporto di un sistema informativo. La cartografia e le banche dati, fornite in formato vettoriale (shp file), potranno essere inserite nel Sistema Informativo Territoriale della Comunità Montana. La gestione e l’implementazione dovranno costituire un impegno concreto da parte dell’Ufficio Agricoltura e Foresta per sfruttare al massimo le potenzialità di una banca dati aggiornata. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 220 23.8.3 INDAGINE SUL REGIME DI PROPRIETA’ PROMOZIONE DELL’ASSOCIAZIONISMO TRA I PROPRIETARI FORESTALI La conoscenza della proprietà delle superfici forestali, e non, costituisce elemento condizionante per l’esecuzione e le modalità esecutive di qualsiasi tipo di intervento; una certa urgenza va quindi attribuita ad uno studio di dettaglio sulla consistenza delle proprietà pubbliche e private nella Valle San Martino. La Comunità Montana potrebbe, inoltre, affiancare le Amministrazioni comunali per la redazione di uno studio che chiarisca le caratteristiche, lo stato e la gestione dei diritti di godimento su superfici pubbliche finalizzato a razionalizzare la gestione dei territori rurali di proprietà pubblica. Constatato lo stato dei diritti reali è necessario trovare formule giuridiche che consentano una gestione elastica del territorio, superando per quanto possibile il problema della frammentazione. Dal punto di vista gestionale il potenziamento del Consorzio Forestale è una via percorribile, da un lato come aumento dei soci (soprattutto le proprietà più estese), dall’altro come potenziamento della capacità operativa del consorzio attraverso progetti in convenzione. L’associazionismo tra proprietari potrebbe costituire un’interessante soluzione nella fase di collocazione del prodotto nel mercato, soprattutto per la produzione di assortimenti che necessitano di un’adeguato sostegno in quanto non comuni per i normali standard commerciali (materiale per arredi, paleria, semilavorati,…) In termini di gestione comprensoriale una strategia per uscire dalle difficoltà e dall’obsolescenza che talvolta investe il settore forestale potrebbe venire dallo sviluppo di progetti di recupero delle biomasse forestali a fini energetici. 23.8.4 ASSISTENZA TECNICA E FORMAZIONE PERMANENTE DI TECNICI ED OPERATORI La gestione del Presente Piano implica il potenziamento della struttura di assistenza tecnica della Comunità Montana, nella fattispecie l’Ufficio Agricoltura e Foreste, affinché vengano svolte le funzioni istituzionali ad essa attribuite. 1. Attività di formazione informazione: divulgare i contenuti del piano alle amministrazioni pubbliche ed ai diversi soggetti attuatori; informare i proprietari boschivi degli indirizzi colturali proposti e delle prescrizioni contenute nel piano; organizzare corsi di formazione per operatori e tecnici. 2. Espressione di pareri, nulla-osta, autorizzazioni (di conformità al PIF): - 3. - funzioni amministrative relative ad interventi di trasformazione del bosco di cui all’art. 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell’art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), DGR 675 del 21/09/2005; Competenze attribuite dalla legge regionale 27 del 28 ottobre 2004 “ tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale” Attività amministrativa: raccolta ed archiviazione delle denunce di taglio; pubblicazione indirizzi e priorità per concessione di aiuti pubblici in materia forestale; gestione dell’iter procedurale nella gestione dei contributi in ambito forestale. Relazione generale 221 4. Attività tecnica: - aggiornamento del Sistema Informativo Forestale (SITFOR) - avvio di progetti strategici e di progetti pilota; - presentazione di istanze per l’acquisizione di risorse finalizzate alla realizzazione di progetti previsti nel Piano; - consulenza di settore alle amministrazioni comunali Inoltre, l’aggiornamento e la formazione dei tecnici, dei funzionari ed in genere degli operatori di settore è il presupposto per una efficiente attività. A questo fine la Comunità Montana incentiva la realizzazione di corsi di formazione, stage, workshop. Ciascuna delle azioni previste implica degli incontri di aggiornamento e formazione di tecnici ed operatori (privati ma anche dipendenti delle amministrazioni comunali); sarebbe auspicabile che con cadenza triennale venissero attivati cicli di incontri tematici sulle tematiche di settore. 23.8.5 AVVIO DI PROGETTI DI COOPERAZIONE, STUDI E RICERCHE Alcune tematiche particolarmente significative per lo sviluppo del settore forestale possono essere oggetto di specifici studi ed indagini. Studi e progetti di dettaglio sono già stati contemplati nelle singole azioni. A tal fine la Comunità Montana può promuovere o partecipare al sostegno di progetti di ricerca, oppure affiancare le Amministrazioni, su argomenti quali: - Biodiversità e ricerca sulle provenienze del seme da impiegare nei miglioramenti ambientali; - Esperienze acquisite, materiali e tecniche per l’ingegneria naturalistica; - Edilizia sostenibile e fonti energetiche rinnovabili; - ecc… L’azione si rivolge prevalentemente da un lato ad approfondimenti di tipo tecnico, scientifico o conoscitivo di interesse generale, dall’altro alle possibilità di partecipazione a progetti di cooperazione nazionale ed internazionale (LEADER, INTERREG,…) che potrebbero fungere da stimolo e incentivo per nuove attività o settori di interesse. 23.8.6 DIVULGAZIONE DEGLI INDIRIZZI CORRETTA GESTIONE FORESTALE SELVICOLTURALI PER LA Il raggiungimento degli obiettivi di piano viene perseguito non solo attraverso la realizzazione delle azioni ma anche, e soprattutto, attraverso l’applicazione degli indirizzi colturali finalizzati alla valorizzazione delle funzioni dei soprassuoli boscati. In assenza di estese proprietà pubbliche è opportuno che la Comunità Montana trovi i mezzi idonei per divulgare a tutti gli utilizzatori dei boschi le adeguate indicazioni selvicolturali da adottare nell’area di intervento sulla base delle cartografie di piano e delle schede delle macroaree e delle tipologie forestali. Da un lato potrebbero risultare utili alcuni corsi di formazione per gli utilizzatori professionali o per gli addetti alla raccolta delle dichiarazioni di taglio e alla contrassegnatura, dall’altro la realizzazione di opuscoli informativi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 222 23.8.7 INTEGRAZIONE DEL MONDO AGRICOLO CON IL MONDO FORESTALE: PROMOZIONE DEL TERRITORIO E DEI PRODOTTI TIPICI Gli interventi di valorizzazione delle zone forestali e rurali previsti dal piano potrebbero trovare completamento in un progetto integrato di promozione della fruibilità del territorio e dei prodotti tipici. Il mondo forestale e l’agricoltura di montagna trovano nel turismo e nel prodotto di nicchia la possibilità di uscire dall’ombra delle regole del mercato commerciale tradizionale. Valorizzare un territorio montano nei suoi aspetti ambientali e produttivi ha anche ricadute in termini economici e sociali. Una via percorribile è quella del riconoscimento dei prodotti locali, siano essi di origine forestale od agricola, di un marchio che li contraddistingua ma soprattutto di un sistema di promozione che porti il cliente sul luogo di produzione e quindi l’organizzazione di fiere e giornate promozionali ma anche la creazione di una fitta rete di micro strutture di ricettività diffuse in tutto il territorio. La via non è certamente priva di ostacoli, primo fra tutti la diffidenza e il timore delle popolazioni residenti, quindi il primo obiettivo è la sensibilizzazione e l’educazione al recupero delle antiche tradizioni affiancate a modalità innovative di gestione o sfruttamento delle risorse, la formazione di operatori agricoli e forestali aperti alle richieste del mercato e in grado di adeguarsi alle sue fluttuazioni. Relazione generale 223 8 – ALTRE INIZIATIVE DI CARATTERE IMMATERIALE SVILUPPO DEL SETTORE FORESTALE E AMBIENTALE (FILIERA BOSCO-LEGNO) AZIONE IMMATERIALE DI RIFERIMENTO ACQUISIZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO FORESTALE INTERVENTI Diffusione e divulgazione degli indirizzi colturali per la gestione delle superfici forestali contenuti nel PIF Quantità totale % da realizzare nel piano Quantità obiettivo Modalità di spesa Costi indicativi [€] Divulgazione e sensibilizzazione Vedi azioni successive Gestione delle dichiarazioni di taglio, controllo dell’applicazione degli indirizzi colturali Attività ufficio Incentivi Vedi azioni precedenti Corsi di formazione ed educazione sul bosco e sulle sue funzioni Divulgazione e sensibilizzazione Vedi azioni successive Corsi tecnici per operatori e personale delle amministrazioni Divulgazione e sensibilizzazione Vedi azioni successive Supporto alla formazione di imprese boschive Divulgazione e sensibilizzazione Vedi azioni successive Promozione di forme di associazionismo che promuovano la filiera del castagno: associazione dei proprietari o consorzio che valorizzi la coltura, la commercializzazione ed eventualmente l’utilizzo, anche attraverso esecuzione di lavori di manutenzione , dei prodotti del castagno Divulgazione e sensibilizzazione Vedi azioni successive Concessione di contributi per miglioramenti boschivi Valorizzazione dei residui di lavorazione per usi diversi, compreso l’uso a fini energetici Garantire continuità di lavoro agli operatori del settore Attività ufficio Inserimento della Cartografia e delle banche dati del piano all’interno del S.I.T della Comunità Montana Attività ufficio Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 224 INDAGINE SUL REGIME DI PROPRIETA’ PROMOZIONE DELL’ASSOCIA ZIONISMO TRA I PROPRIETARI FORESTALI ASSISTENZA TECNICA E FORMAZIONE PERMANENTE DI TECNICI ED OPERATORI Studi e progetti Promozione alla costituzione di associazioni di fatto tra i proprietari boschivi Divulgazione e sensibilizzazione Attività ufficio Potenziamento del Consorzio Agro-Silvo-Pastorale Valle San Martino tramite acquisizione dei nuovi soci e stipula di progetti in convenzione Divulgazione e sensibilizzazione Non definibile Interventi 20.000,00-25.000, 00/anno Divulgazione e sensibilizzazione 100.000,00 - Coltura delle selve castanili; - Riqualificazione rimboschimenti; - Riqualificazione formazioni degradate; - Tutela formazione igrofile; - Tutela e recupero castagneti da frutto; - Valorizzazione e recupero alpeggi; - Recupero terrazzamenti e aree agricole abbandonate; - Conservazione aree aperte a fini faunistici e paesaggistici; - Prevenzione e sistemazione dissesti; - Interventi in aree a valenza didattico-fruitiva; Manutenzione e realizzazione viabilità silvo-pastorale. Relazione generale Campagna informativa sul significato e l’importanza della rete ecologica Divulgazione e sensibilizzazione Studi e approfondimenti di dettaglio per la rete ecologica Studi e progetti Organizzazione corsi di formazione per il personale, per i proprietari boschivi e gli operatori del settore Divulgazione e sensibilizzazione IO AZ LG DI Ricerca di una formula giuridica che permetta all’ente di intervenire per il miglioramento colturale dei soprassuoli abbandonati 10.000,00 Aggiornamento e formazione di tecnici e operatori del settore: VU EE SI ON FU Studi e progetti Potenziamento delle strutture di assistenza tecnica nel Settore Forestale AVVIO DI PROGETTI DI COOPERAZIONE, STUDI E RICERCHE DIF Analisi di dettaglio per individuare le proprietà pubbliche e le proprietà private significativamente estese. Analisi di dettaglio dello stato dei diritti reali nelle diverse Amministrazioni con analisi giurisprudenziale delle caratteristiche dei diritti reali esistenti nel territorio della Comunità Montana Non definibile 10.000,00 225 Censimento dei prodotti locali di origine forestale o agricola e studio di fattibilità PRODOTTI TIPICI CON IL MONDO FORESTALE: PROMOZIONE DEL TERRITORIO E DEI INTEGRAZIONE DEL MONDO AGRICOLO Predisposizione di un opuscolo informativo che illustri la corretta applicazione degli indirizzi selvicolturali contenuti nel PIF Divulgazione e sensibilizzazione 15.000,00 Studi e progetti 20.000,00 Formazione degli operatori agricoli e forestali sulle possibilità produttive: prodotti di nicchia, prodotti tipici, trasformazione, conservazione e commercializzazione Creazione di un marchio locale Supporto al sistema di commercializzazione promozione dei prodotti tipici e Da definire in base ai risultati dello studio Creazione di itinerari storico-colturali, enogastronomici, di una rete di ricettività diffusa (agriturismo, bed and breakfast) Organizzazione di fiere e giornate promozionali Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 226 24 BIBLIOGRAFIA AA.VV. Parco del Monte Canto e Tedesco, 2004 – Programma pluriennale degli interventi, quinquennio 2004-2008 AA.VV., 2002 – La castanicoltura in Lombardia. D.G. Agricoltura, Regione Lombardia AA.VV., 2003 – Castagne e castagneti delle terre lariane. Provincia di Como, ERSAF Bortoli, 1998 – La viabilità per la valorizzazione delle aree protette e della selvicoltura naturalistica in Viabilità Forestale: aspetti ambientali, legislativi e tecnico-economici. AGRA Editrice Autorità di Bacino del fiume Po - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, Norme di attuazione Autorità di Bacino del fiume Po - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, Relazione di sintesi Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Lecco, 1998 – Lo sviluppo turistico e la valorizzazione paesistica del territorio, Quaderno Monografico n. 2 Cappelletti Carlo, 1975 - Botanica Vol. I e II (Terza Edizione). UTET Centro di Formazione Professionale “O.Malaguti”- Manuale tecnico di ingegneria naturalistica Chiusoli A.,1999 - La scienza del paesaggio. CLUEB, Bologna Comunità Montana Valle San Martino, 2008. Valorizzazione della montagna attraverso la castanicoltura – Analisi territoriale di programmazione L.R. 10/98 anno 2005 Tutela e Sicurezza del Turismo Montano art. 29 Del Favero, 2001 – Progetto boschi del Parco Regionale dei Colli Euganei. Parco Regionale dei Colli Euganei, Università degli Studi di Padova, G.A.L. Patavino Di Fidio M., Ferrari A., Lazzeri O.,2001 – I Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Lombardia. Fondazione Lombardia per l’Ambiente Giacomini V., Romani V., 2002 – Uomini e Parchi. Franco Angeli Gianola L., 1993 – La vegetazione del paesaggio forestale attraverso lo studio delle sue componenti. Monti e Boschi, n°4, 4-12 Pettenella D., Secco L., 2002 – Indagine sulla situazione forestale lombarda e sulla fliera Bosco Legno. D.G. 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Direzione Regionale delle Foreste e dei Parchi, Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia UFAM Ufficio Federale dell’ambiente, 2000 – Serbatoi di carbonio nell’economia forestale. Studi sull’ambiente, Foreste/Clima e CO2. Confederazione Svizzera Relazione generale 227 U.N.I.F., Di.S.A.F.Ri., I.R.L., 2000 – Biomasse Agricole e Forestali a uso energetico; AGRA Editrice Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 228 APPENDICE: CRITERI GENERALI DI GESTIONE SELVICOLTURALE L’evoluzione che ha caratterizzato il ceduo negli ultimi decenni ha evidenziato, tra altri aspetti, un esito macroscopico comune a tutti gli ambienti e le tipologie di bosco: l’abbandono colturale di una parte importante della superficie interessata da questa forma di governo. Le cause del fenomeno sono ormai ben note ed alcune appaiono irreversibili. Altrettanto chiaramente si sono delineate le conseguenze sul territorio di questa tendenza, con il formarsi di tre aree caratterizzate da un grado decrescente di attività selvicolturale: 1) 2) 3) aree oggetto di interventi attivi di conversione all’alto fusto (fenomeno raro nel territorio della Valle); aree di mantenimento e/o ripristino del governo a ceduo; aree di sospensione degli interventi colturali La prima e la terza di queste aree sanciscono, con intensità diversa il cedimento di uno degli assunti selvicoltuali che hanno improntato questa disciplina fino al recente passato e cioè quello del ceduo come forma di governo del bosco di latifoglie più aderente e consona alla struttura economica e sociale della Valle San Martino, ed in generale del territorio prealpino. La seconda testimonia invece la difficoltà oggettiva di superare tale forma di governo nella proprietà privata, prevalente in questo territorio. In questa area il punto di crisi delle utilizzazioni viene di volta in volta allontanato con adattamenti del trattamento, dall’allungamento del turno alla regolazione della matricinatura. Tuttavia, la forbice aperta dei costi e dei ricavi costituisce un segnale inequivocabile della presenza latente del problema di fondo, ovvero della necessità di ridefinire gli obiettivi colturali e di sostanziarli con indicazioni selvicolturali precise e puntuali. Alla luce delle caratteristiche del territorio e degli obiettivi pianificatori vengono di seguito definiti gli indirizzi selvicolturali relativi alle diverse forme di governo e trattamento adottabili. Questi indirizzi generali dovranno poi essere applicati in funzione delle indicazioni specifiche definite per ciascuna tipologia forestale e per ciascuna funzione prevalente. IL BOSCO CEDUO Il ceduo rappresenta la forma di coltivazione del bosco tradizionalmente più vicina alla cultura ed agli interessi contingenti delle popolazioni locali. Attraverso questa forma di intervento si ha l’utilizzazione della sola parte aerea del popolamento arboreo mentre le ceppaie, che rimangono nel terreno, provvedono alla ricostituzione del soprassuolo con l’emissione di polloni. La longevità delle ceppaie consente loro di assicurare numerose generazioni di polloni che assicurano la rinnovazione naturale del soprassuolo. La gestione polifunzionale dei cedui a regime avviene mediante la definizione dei criteri di designazione delle matricine da rilasciare, che oltre alla funzione propria di riserva per la rigenerazione delle ceppaie, possono anche avere lo scopo di conservare ad alto fusto le specie arboree pregiate, di alto valore naturalistico più raramente di valore mercantile. Le forme di trattamento applicate ai boschi cedui sono: - Il taglio raso o a ceduo semplice: consiste nell’abbattimento di tutti i polloni presenti sulla superficie destinata al taglio. L’utilizzazione, usualmente condotta durante il periodo di riposo delle piante (ottobre-aprile), viene praticata in prossimità del terreno (a ceppaia) e più precisamente può essere eseguita a 5-20 cm dal suolo (taglio fuori terra), oppure rasente il terreno (succisione) o Relazione generale 229 infine fra due terre (tramarratura) quando il terreno che circonda la ceppaia viene allontanato per la profondità di alcuni centimetri. - Il taglio raso matricinato: l’intervento di utilizzazione risparmia al taglio un certo numero di esemplari detti “matricine” o “allievi”, che hanno un’età pari a quella dei polloni eliminati e che rimangono in piedi fino al turno successivo ed eventualmente oltre. Le matricine dovrebbero avere origine gamica ma, vista la difficoltà di reperimento, in genere sono costituite da polloni con fusto eretto, chioma ben sviluppata e simmetrica, privi di danni e tali da sopportare l’isolamento. La loro funzione principale è quella di sostituire le vecchie ceppaie e di produrre seme per ottenere nuovi allievi il turno successivo; le matricine possono essere costituite da specie minoritarie nel popolamento o da quelle che si vuol conservare e favorire e si configurano anche come elemento di diversità ecologica rispetto ai polloni. Le Prescrizioni di Massima indicano in 90 matricine/ha il numero minimo di rilasci, tranne nei cedui di castagneti, robinieti misti, alneti di ontano bianco e nero, orno-ostrieti e carpineti, saliceti e formazioni di pioppi che può essere ridotto a 50. - Il taglio a sterzo: è una forma di trattamento che assicura la disetaneità del soprassuolo mediante la presenza di polloni di età diversa su ogni ceppaia. Presenta alcuni vantaggi rispetto al taglio raso: innanzitutto assicura la continuità della vegetazione della ceppaia e poi il mantenimento della copertura riduce il pericolo di erosione e le perdite dovute alla rapida mineralizzazine della sostanza organica. Ciò comporta una maggiore produttività. Le condizioni minime per effettuare tale pratica sono: turno minimo per il taglio di curazione pari a 10 anni e polloni di maggiori dimensioni con diametro di almeno 15 cm; la sterzatura può interessare al massimo il 50% dei polloni di diametro inferiore a 15 cm. Per motivi di ordine selvicolturale, idrogeologico, fitopatologico e paesaggistico è importante la distribuzione spazio-temporale delle tagliate. Solo così saranno garantite anche le funzioni legate alla capacità di ospitare una fauna varia e ricca, di perpetuazione della vegetazione del sottobosco e di mitigazione degli impatti sul paesaggio. CEDUI INVECCHIATI I popolamenti che hanno superato il turno consuetudinario, anche se da un punto di vista biologico risultano ancora vigorosi e non manifestano una decisa contrazione degli incrementi diametrici per eccesso di concorrenza spaziale, vengono indicati con il termine di ceduo invecchiato. Il Regolamento Forestale sancisce che sono cedui invecchiati quei popolamenti che presentano età superiore a 40 anni, tranne nel caso dei castagneti la cui età deve essere superiore ad 80. L’abbandono colturale ha sicuramente molti aspetti positivi sulle condizioni di fertilità del suolo e sull’evoluzione ecologica del bosco. Tuttavia, l’evoluzione incontrollata dei soprassuoli è destinata a seguire diversi percorsi a seconda della tipologia forestale di partenza, con il probabile manifestarsi di periodi più o meno lunghi in cui potrebbe risultare fortemente limitata la possibilità di fruizione dei beni forestali e la loro funzione paesaggistica. In considerazione di queste problematiche un recupero colturale dei cedui invecchiati dovrebbe prefigurare diversi tipi d’intervento, in funzione delle condizioni colturali ed ecologico-stazionali da applicarsi alle diverse destinazioni funzionali conferite al territorio. Nel presente piano viene accettato l’obiettivo colturale del passaggio al bosco d’alto fusto per i soprassuoli destinati all’abbandono colturale da attuarsi secondo le modalità descritte nel paragrafo dedicato agli interventi di conversione. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 230 CEDUI IN TRANSIZIONE VERSO L’ALTO FUSTO Nel corso degli ultimi anni i boschi tradizionalmente governati a ceduo sono stati oggetto di specifici interventi di mutamento colturale, l’abbandono da un lato e le prescrizioni impartite dai tecnici forestali in fase di contrassegnatura dall’altro stanno gradualmente mutando le caratteristiche di molti dei soprassuoli un tempo soggetti alla regolare utilizzazione. Attraverso la conversione per invecchiamento o tramite matricinatura intesiva si sono ottenuti popolamenti orientati verso il ceduo composto o la fustaia sopra ceduo. Per molti di questi popolamenti il presente piano conferma la conversione a fustaia. E’ difficile fornire indicazioni generali valevoli per tutti i popolamenti; l’intervento di conversione dovrebbe quindi essere modulato e dimensionato alla situazione specifica sulla basa di alcuni indicatori come: - densità e composizione della fustaia obiettivo - densità e composizione del popolamento attuale - perdita di vitalità del ceduo di robinia - opportunità di procedere a rinfoltimenti con postime forestali. L’analisi dello stato attuale dei soprassuoli in transizione conduce alla scelta della miglior tecnica di conversione applicabile, come verrà di seguito illustrato. CEDUO COMPOSTO I soprassuoli a governo misto vengono indicati con il termine di ceduo composto e più precisamente come fustaie sopra ceduo o cedui sotto fustaia, a seconda che lo strato prevalente sia una delle due forme di governo. La rinnovazione è quindi assicurata dai polloni delle ceppaie e dal seme che forniscono le piante che costituiranno la fustaia. Tuttavia il trattamento di tali formazioni è piuttosto complesso a causa della difficoltà di ottenere, nei momenti prestabiliti, la rinnovazione, e quindi di mantenere l’equilibrio tra la componente a ceduo e quella a fustaia. Dopo alcuni turni, il popolamento tenderà ad assumere le caratteristiche di formazione biplana, con uno strato di riserve coetanee sopra ceduo. La gestione del ceduo composto è ulteriormente complicata dalla diffusione della robinia, la cui tendenza all’invasione porta alla monospecificità del ceduo e all’impedimento dello sviluppo della rinnovazione naturale. Un tempo tale forma di gestione era diffusa nel Nord Italia soprattutto nei querceti, querco-carpineti e querco-castagneti, al fine di ottenere da uno stesso appezzamento assortimenti legnosi diversi per uso (legname da ardere e legname da opera) e spesso anche per specie. All’interno del territorio della Comunità Montana questa forma di governo è pressoché inesistente. Il governo a ceduo composto non è considerato una forma di governo stabile da mantenere come tale, bensì una fase transitoria verso i popolamenti d’alto fusto. Relazione generale 231 INTERVENTI DI CONVERSIONE A FUSTAIA Con questo tipo di operazioni colturali si persegue il cambio di forma di governo dei boschi dal ceduo all’alto fusto. Tale pratica, generalmente incentivata nel corso degli ultimi anni, trova giustificazione nel fatto che la fustaia rappresenta la modalità di gestione del soprassuolo forestale che meglio risponde ai requisiti di multifunzionalità richiesti dalla collettività ai boschi. L’avvio all’alto fusto è obbligatorio (R.R. 5/2007) nel caso si operi in cedui invecchiati di età superiore ai 40 anni od 80, nel caso dei castagneti. Si deve in ogni caso considerare che, a seguito del cambio di forma di governo, da attuarsi in maniera più o meno intensiva, potrà comunque essere mantenuta la funzione produttiva dei soprassuoli; in particolare gli assortimenti di legna da ardere saranno resi disponibili sia dagli interventi selvicolturali operati durante la fase di conversione che dalla successiva gestione delle fustaie transitorie. Gli approcci operativi per la conversione guidata possono essere schematicamente i seguenti: - In condizioni di buona fertilità stazionale, con soprassuoli vigorosi e di composizione mista, si può operare con successo l’avviamento a fustaia mediante la pratica del diradamento selettivo. Questo consiste nell’individuazione dei soggetti candidati a giungere a fine turno e nella loro progressiva liberazione dai concorrenti, sulla stessa ceppaia o su quelle vicine. Oltre a ciò risulta comunque opportuno il mantenimento di certo numero di soggetti codominanti in grado di sostituire eventuali candidati che dovessero perire negli anni successivi. I migliori risultati si possono ottenere nei popolamenti cedui maturi, in cui gli eccessi di concorrenza non hanno ancora portato ad una contrazione degli incrementi diametrici. Il soprassuolo risultante da questa selezione precoce viene definito come “fustaia da polloni”. Un parametro utile al fine di valutare la stabilità degli alberi di un popolamento e la loro attitudine ad essere messi in luce è il rapporto di snellezza (H/D), valido per tutte le specie; nei soggetti in cui esso supera il valore di 100 vi è una sicura labilità fisica, che indica la predisposizione allo schianto e rende tali soggetti inidonei ad essere reclutati come alberi d’avvenire, indicando la necessità di particolare prudenza nell’intensità di diradamento. La pratica colturale del diradamento selettivo è piuttosto impegnativa in quanto prevede interventi sul piano dominante e dominato ed una continuità nella gestione attiva del popolamento. Risulta pertanto fondamentale che l’operatore privato possa usufruire delle indicazioni e del supporto della struttura tecnica del Comunità Montana. - In condizioni di fertilità media o mediocre, nelle stazioni ove nel soprassuolo attuale vi sono alberi in buone condizioni vegetative, ma uno scarso numero di soggetti d’avvenire dal punto di vista strettamente produttivo, si può comunque operare una conversione attiva con l’obiettivo di perseguire il riequilibrio ecosistemico della cenosi. In questo caso l’intervento consiste in un taglio di avviamento reclutando una fustaia transitoria con selezione massale dei polloni, generalmente uno o due soggetti per ceppaia in popolamenti con buona distribuzione degli alberi sulla superficie. Le operazioni colturali sono volte a favorire i soggetti più vitali e delle specie capaci di meglio colonizzare la stazione, indipendentemente dalle qualità tecnologiche del fusto. Al fine di rendere più completa la struttura e di favorire la produzione di seme si prevede il rilascio anche delle vecchie matricine. - Nelle aree in cui risulta importante conciliare la riqualificazione ecologica del bosco con l’interesse dei proprietari per i prodotti del ceduo, si propone il dilazionamento in due tempi della conversione all’alto fusto. A tale proposito la tecnica della matricinatura intensiva del ceduo con il rilascio di 300 - 400 matricine rappresenta un intervento intermedio tra utilizzazione mercantile e il miglioramento boschivo. Da un punto di vista selvicolturale tali interventi risultano tuttavia piuttosto discutibili in quanto comportano un elevato grado di isolamento delle matricine rilasciate, con discrete probabilità di schianto, ed una certa perdita di vitalità da parte del ceduo. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 232 - In stazioni a buona fertilità potenziale, ma con soprassuoli senescenti, a scarsa vitalità e senza soggetti in fase di affrancamento, ovvero degradati, con collasso colturale a rischio o in atto, in particolare se costituiti da specie non stabili quali castagno e robinia, il recupero può avvenire puntando subito al rinfoltimento con postime forestale qualora sussistano sufficienti condizioni di illuminazione. Un paio di stagioni dopo l’impianto (qualora questo venga eseguito) si può procedere all’esecuzione di un taglio di rivitalizzazione con successiva selezione precoce dei ricacci. Il governo del nuovo popolamento potrà quindi essere a fustaia in senso proprio o, limitatamente a castagno e robinia, anche a fustaia su polloni, ovvero una sorta di ceduo con turni lunghi, gestito con diradamenti selettivi intercalari. In caso di presenza di vitalba o rovi, frequenti nei popolamenti d’invasione di terreni agricoli, il contenimento di tali specie avventizie deve precedere gli interventi selvicolturali sul patrimonio arboreo. - In stazioni a prevalente funzione naturalistica gli interventi devono essere accuratamente ponderati, tenendo conto delle tendenze evolutive e delle possibilità od opportunità di intervento. In tali condizioni si può generalmente prevedere la riqualificazione e la conversione per evoluzione e selezione naturale, senza intervento attivo. Nei casi di forte degrado, ad esempio per eccessive utilizzazioni pregresse o per il passaggio del fuoco, può essere utile accelerare e dirigere i fenomeni in corso mediante rinfoltimenti con postime forestale di provenienza locale. LE FUSTAIE Gli individui che compongono un alto fusto sono sempre di origine gamica, sviluppati cioè da seme. L’origine può essere naturale se il seme proviene dagli alberi adulti, artificiale se l’impianto avviene ad opera dell’uomo, mista se accanto alla rinnovazione presente in loco vengono effettuate semine o piantagioni. Gli alberi presentano tassi di accrescimento meno elevati rispetto al ceduo ma maggiore longevità. La fustaia consente l’adozione di turni più lunghi e l’ottenimento di assortimenti di maggior pregio. La fustaia dovrebbe poi rinnovarsi naturalmente con un modesto apporto antropico. Nel territorio della Comunità Montana le fustaie sono generalmente circoscritte a boschi con struttura formata da gruppi di dimensioni ridotte e frutto di criteri di intervento privi di pianificazione. Centrale per la definizione di adeguati modelli colturali risulta la definizione delle modalità e del momento più idonei per la messa in rinnovazione dei popolamenti, basandosi sulla situazione evolutivo-colturale in atto e considerando la presenza di vegetazione invadente, di lettiera o di tipi di humus che possono ostacolare la rinnovazione delle specie che si intende favorire, ed anche delle contingenze stagionali quali annate di pasciona, eventi meteorologici o fitopatologici eccezionali, ecc. I diversi interventi selvicolturali applicabili nei trattamenti delle fustaie presenti nel territorio della Comunità Montana coesistono o si alternano a mosaico su piccole superfici. CURE COLTURALI Con tale termine vengono indicati tutti gli interventi massali di sfollo a carico delle piante con diametro inferiore alla soglia di cavallettamento (12 cm). Tale pratica viene indicata per ridurre la densità in popolamenti o gruppi coetanei, più o meno regolari. Rientrano inoltre in tale categoria le operazioni di contenimento della vegetazione invadente (es. robinia) e l’eliminazione delle piante morte. Non rientrano invece in tale casistica i tagli andanti dello strato arbustivo e le «pulizie del sottobosco», interventi da ritenersi dannosi dal punto di vista ecologico e selvicolturale salvo casi specifici (riduzione Relazione generale 233 biomassa combustibile in aree a rischio d’incendio, miglioramento della fruibilità di aree a destinazione ricreativa). DIRADAMENTI I “diradamenti” sono interventi di taglio colturale finalizzati a ridurre la densità nei popolamenti coetanei. Sono da eseguirsi nel periodo in cui gli alberi sono in fase di rapido incremento longitudinale, con diametri compresi tra i 10 ed i 30 cm. Tali interventi possono essere di diverso tipo (bassi, alti, misti,liberi e meccanici, selettivi) ed intensità, a seconda delle categorie e del numero di soggetti interessati, delle stazioni e degli obiettivi gestionali. La loro esecuzione permette di equilibrare lo spazio di crescita accelerando la selezione naturale e favorire le condizioni di sviluppo dei soggetti ritenuti più adatti per caratteristiche di vitalità, qualità del fusto, specie di appartenenza, ecc. Un particolare tipo di intervento, oltre al più diffuso diradamento libero (coinvolge l’intera parcella ed elimina sistematicamente le piante con determinate caratteristiche), è il diradamento selettivo con scelta di alberi candidati, messo a punto da Schadelin, applicabile in stazioni di buona fertilità ed accessibilità, con soggetti d’avvenire di specie a suscettibilità anche produttiva di legname di pregio ed anche nei tagli di avviamento a fustaia dei cedui. La tecnica consiste nel suddividere gli alberi del popolamento in tre categorie, con l’individuazione precoce dei soggetti candidati a giungere a fine turno, i quali saranno progressivamente liberati dai concorrenti. Secondo un intervento per cellule al cui centro vi sono 2-3 piante d’elite vengono eliminate tutte le piante dominanti concorrenti, vengono invece rilasciati con finalità di accompagnamento alcuni esemplari dominati, che contribuiscono a favorire il portamento delle piante scelte. Per estensione, tra i diradamenti selettivi si includono quegli interventi in soprassuoli non maturi, in cui, per scopi non strettamente produttivi, si riduca la densità del bosco scegliendo di eliminare le piante a peggior portamento, con difetti, malate, deperienti o morte. TAGLI A RASO ANDANTE Con taglio raso si intende la forma di trattamento con la quale il taglio di maturità viene eseguito con l’abbattimento di tutte le piante presenti su una superficie superiore al quadrato della statura e che ha larghezza superiore all’altezza dominante. Questo trattamento (così come definito all’art. 39 del R.R. 5/2007) è vietato laddove le tecniche selvicolturali non siano finalizzate alla rinnovazione naturale, salvo casi previsti da PIF e PAF approvati. In alcuni casi previsti nel Regolamento stesso, è permesso il taglio raso a strisce. TAGLIO A STRICE Il soprassuolo da utilizzare non viene eliminato contemporaneamente ma suddiviso in strisce adiacenti o alternate che si sviluppano, in genere, lungo le curve di livello e in direzione contraria a quella del vento dominante. Per alcuni aspetti è preferita rispetto al taglio raso classico: la riduzione delle dimensioni della tagliata e quindi della superficie improvvisamente denudata, il contenimento del fenomeno erosivo e la promozione della disseminazione delle piante adulte rimaste in piedi. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 234 TAGLIO A BUCHE E’ un’operazione colturale utilizzata nei popolamenti coetanei per favorire la messa in rinnovazione delle specie eliofile, il cui sviluppo dei semenzali necessita, fin dall’inizio, di particolari condizioni di illuminazione e scopertura del suolo. L’ampiezza e la forma delle tagliate devono essere determinate caso per caso, a seconda dell’orientamento rispetto all’insolazione, delle caratteristiche stazionali e vegetazionali. Al fine di contenere eccessivi mutamenti del microclima forestale, la larghezza massima non dovrebbe tuttavia superare l’altezza del soprassuolo presente al margine. Questo tipo di intervento può risultare particolarmente opportuno quando si deve favorire la rinnovazione delle specie quercine. In questo caso ed in assenza di specie invadenti l’apertura della buca può raggiungere i 1.000 mq. Con l’applicazione dei tagli a buche l’intero popolamento tende ad assumere i caratteri di un popolamento disetaneo per gruppi coetanei con aspetti dell’una o dell’altra struttura in funzione della distanza nel tempo e nello spazio con cui le buche vengono realizzate. TAGLI SUCCESSIVI Prevedono l’allontanamento progressivo del soprassuolo in modo da favorire la rinnovazione naturale grazie alla disseminazione ottenuta dai portaseme rilasciati per un periodo prolungato, e da garantire la protezione da eccessive variazioni del microclima che in genere risultano particolarmente dannose per la rinnovazione, soprattutto di specie sciafile. La scoperta graduale del suolo avviene con una sequenza di tagli caratteristica: - taglio di preparazione - taglio di sementazione - tagli secondari - tagli di sgombero che si risolve in un periodo che va dai 5 ai 30 anni a partire dalla scadenza del turno, in funzione delle caratteristiche stazionali e delle specie da rinnovare. TAGLIO A SCELTA COLTURALE E DI SELVICOLTURA MINIMALE Conosciuto anche come “taglio saltuario”, è il trattamento proprio delle fustaie disetanee per piccoli gruppi, generalmente di superficie di poche centinaia di metri quadri. Il limite inferiore di questo taglio risulta il singolo albero; tuttavia tale circostanza risulta piuttosto rara in quanto la maggior parte delle specie costituenti cenosi mature si rinnova per gruppi. La selvicoltura minimale non è indirizzata tanto all’ottenimento di soprassuoli disetanei, quanto piuttosto all’utilizzazione sporadica di qualche esemplare in contesti in cui le finalità produttive possono essere relegate in secondo piano. ALTRI TIPI DI INTERVENTO COLTURALE Relazione generale 235 TRASFORMAZIONE E DISETANEIZZAZIONE Con tali termini si intende un complesso di interventi volti a modificare la struttura, il trattamento o la composizione specifica dei boschi. Rientrano inoltre nella presente categoria colturale gli interventi in complessi degradati o di origine artificiale, con difficoltà di rinnovazione al fine di renderli più stabili, favorendo le specie più adatte alle stazioni ed assetti colturali che meglio assicurino le funzioni richieste. In particolare per “disetaneizzazione” si intende la riconduzione verso assetti più stabili, di tipo disetaneo per gruppi, all’interno di boschi ridotti alla struttura monoplana dalle utilizzazioni effettuate in passato, spesso senza pianificazione. RICOSTITUZIONE BOSCHIVA E TAGLI FITOSANITARI La ricostituzione boschiva comprende interventi di diverso tipo volti a recuperare l’efficienza della copertura forestale in seguito ad eventi eccezionali che hanno compromesso il soprassuolo attuale e spesso anche le sue possibilità di recupero per rinnovazione ed evoluzione naturale, ovvero ove questi fenomeni siano troppo lenti a fronte delle destinazioni funzionali dei boschi colpiti. Gli interventi possono consistere nello sgombero o taglio selettivo dei soggetti irrimediabilmente compromessi, sradicati, stroncati, anche per evitare il rischio di diffusione di infestazioni di insetti, e possono estendersi all’intero soprassuolo; in interventi di riceppatura a carico dei cedui incendiati o in situazioni di accertate fitopatologie; fanno parte integrante della ricostituzione anche i successivi interventi per assicurare la rinnovazione, quali i rinfoltimenti o i rimboschimenti di specie idonee. RINFOLTIMENTO E ARRICCHIMENTO Il rinfoltimento consiste in un insieme di interventi di ripristino delle condizioni ottimali di densità e composizione in boschi degradati per varie cause, di integrazione delle carenze nella rinnovazione naturale o per favorire la successione e lo sviluppo delle specie tipiche della tipologia potenziale di riferimento. Per arricchimento si intende l’impianto di specie arboree, o per lo più arbustive, coerenti con la cenosi ma temporaneamente assenti e dotate di caratteristiche tali da poter incrementare una o più valenze del soprassuolo (frutti eduli, colorazioni vistose, portamenti esteticamente validi). Presupposto essenziale è l’attenta valutazione delle potenzialità e delle esigenze delle specie da introdurre, dei sesti e delle tecniche più idonee per l’impianto (semina, piantagione a radice nuda, con pane di terra, in contenitore, di talee, ecc.), della provenienza certificata e dello stadio di sviluppo del materiale di propagazione, della necessità di cure colturali successive o di interventi contestuali di riduzione della concorrenza di specie erbacee. Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle San Martino 236