Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità n L'A, richiama la distinzione fondamentale, da lui stabilita fin dal 1907, tra applicazioni deduttive e applicazioni induttive del calcolo della probabilità, delle une e delle altre riassumendo la storia. Delle prime ricorda gli inconvenienti che portarono al cosidetto {( scandalo dei geometri », da cui, per reazione, sorsero le seconde. Di queste pure illustra le difficoltà e suggerisce le precauzioni che devono accompagnarle e le verifiche che devono seguirle ai fini che possano raggiungere H loro duplice scopo descrittivo ed euristico. Mostra in particolare come il calcolo delle probabilità (che non è che un travestimento del calcolo combinatorio) solo approssimativamente possa prevedere lo svolgimento dei fenomeni aleatori e come solo il confronto empirico fra le sue previsioni e il comportamento dei giochi d'azzardo possa misurare tale approssimazione. Si sotterma da ultimo sulle successioni dei numeri decimali, mostrando anche in questo campo l'approssimazione delle previsioni del calcolo delle probabilità. On revient toujours aux premières amours. In vena di confessioni, come alla mia età si conviene, devo dire che il mio primo amore fu per la teoria della probabilità. Il titolo di questo discorso è presso che identico a quello del mio primo articolo Contributi alle applicazioni statistiche del calcolo delle probabilità, [1] pubblicato sul" Giornale degli economisti », nel dicembre del 1907. E non fu un flirt superficiale. Le tesi in esso presentate erano svolte ed applicate nel volume su Il sesso dal punto di vista statistico [2], allora in corso di pubblicazione, che vide la luce l'anno seguente. Le sostenni nel congresso della Società filosofica italiana, tenuto a Parma nel settembre di quello stesso anno, cimentandomi, non senza onore, con eminenti cultori di scienze filosofiche e fisiche, che, sotto l'autorevole presidi Federigo Enriques, illustravano la società ed il congresso. [3, 4, 5]. C) Testo della conferenza tenuta dell' A. presso l'Istituto centrale di statistica corso della cerimonia in onore del suo ottantesimo anniversario. I numeri fra parentesi quadre si riferiscono alla lista degli scritti dell'A. che fa al testo della conferenza. 1060 Corrado Gini Proprio in questi giorni, rispolverando gli archivi in vista di una raccolta dei miei scritti sui fondamenti, dirò così filosofici, della statistica, ebbi a riesumare un voluminoso manoscritto, in cui la teoria logica e psicologica della probabilità era trattata a fondo, tenendo presenti tutti gli scritti, da quelli dei primi classici agli ultimi contributi di quel tempo. L'Enriques, che ebbe la pazienza di leggerlo, desiderò allora che ne ricavassi per la « Rivista di scienza" (Scìentìa), di cui era condirettore, un riassunto delle conclusioni principali nell'articolo Che cos'è la probabilità? [6]. Rileggendo adesso quella trattazione - messa allora da parte perché divergente dall'indirizzo statistico che avevo risolto di dare ai miei studi - ho constatato con vivo compiacimento che, a quasi sessant'anni di distanza, il mio pensiero è rimasto sostanzialmente invariato, cosicché essa sarà aggiunta all'edizione con cui i benevoli colleghi intendono ricordare questo purtroppo venerando compleanno. E, senza menarne vanto, devo dire che quel mio amore non restò allora incompreso. Se, giovanissimo d'anni ed ancor più di aspetto, vissuto in gran parte in campagna, alternando le visite all'Università di gna con la vita sportiva, ignaro dell'ambiente accademico fino punto da ignorare i nomi dei professori universitari della materia a cui intendevo dedicarmi, allievo di un maestro, modello per scienziosità scientifica e rettitudine, ma inviso ai colleghi accentuate tendenze politiche e la scabrosità del carattere, protezioni extra-universitarie e accolto come un intruso ed indesiderato da una schiera compatta di competitori agguerritissimi, influentissimi ed ultraprotetti, fra cui alcuni, ni-Turroni, Mortara e Beneduce di altissimo livello scientifico, tuttavia potei, senza eccessive difficoltà, farmi strada fra venire, primato effimero, per alcuni mesi il più giovane protesson delle università statali italiane, fu certo in buona l'impressione che la lettura dei miei scritti sulle probàbilità loro applicazioni al sesso delle nascite e più sostenuta al congresso di Parma, avevano sollevato delle scienze esatte, che, col loro autorevole gll'UJIWJ, non influire sui giudici dei concorsi di CCJrnllèt(')I1fi§§ spesso in altri rami della disciplina, ma della teor-ia lità pressoché digiuni. Le applicazioni induttive del catcola della probabilità 1061 Nell'articolo sopra ricordato, io insistevo, credo per primo, sulla differenza fondamentale che vi è tra le applicazioni deduttive e le applicazioni induttive del calcolo della probabilità. Applicazioni deduttive sono, ad esempio, quelle che si fanno, probabilmente da decine di migliaia di anni, per prevedere i risultati dei giuochi d'azzardo. Poiché è certo che, fin da quando si son cominciati a praticare tali giuochi (ciò che, dagli astragali, che tenevano il posto dei nostri dadi, venuti alla luce negli scavi archeologici, si pensa che avvenisse già 40.000 anni or sono), qualche valutazione si dovette pur fare delle probabilità dei vari risultati alternativi. Valutate, in base alla struttura del gioco, codeste probabilità degli eventi elementari, diviene possibile, a mezzo del calcolo delle probabilità, prevedere quelle delle loro varie combinazioni, e ciò in quanto le ipotesi che stanno a base del calcolo delle probabilità sembrano le stesse che diressero la costruzione degli strumenti del gioco. Giochi d'azzardo e calcolo delle probabilità ad essi inerenti sono probabilmente sorti insieme ed insieme certamente si sono sviluppati, molto prima che, a nostra conoscenza, se ne occupassero gli studiosi. Noi sappiamo che nell'antichità e nel Medioevo si giocava sfrenatamente, così da provocare, per porvi un freno, l'intervento delle autorità civili ed ecclesiastiche. 1 primi ricordi invece che si hanno di applicazioni scientificamente precise del calcolo delle probabilità ai giochi d'azzardo risalgono poco dopo il mille negli scrittori arabi che, come è noto, costituirono il ponte tra la scienza dell'antichità classica e quella dell'età moderna. Di al-Gazali si ricorda appunto la soluzione data a taluni problemi che si presentavano nei giochi. Ma i problemi del gioco furono, indipendentemente, pare, da ogni precedente, e con notevoli sviluppi, trattati dalla fine del 400 alla metà del 500 da un seguito di eminenti matematici italiani, da Luca Pacioli a Tartaglia, a Cardano, a Peverone, e poi da Galileo [7, 8, 9]. Solo a qualche distanza di tempo, tali problemi furono ripresi approfonditi in Francia da Fermat e Pascal, ai quali, con manierrore, se ne è per lungo tempo attribuita la priorità, e, sulla traccia, esposti organicamente da Huygens. Spetta a Cardano, giocatore appassionato, il merito di essere assurto molto prima, pratica dei giochi, a considerazioni scientifiche di carattere zenerale sul calcolo delle probabilità, che lo possono far conside- Corrado Gini Le applicazioni induttive del calcolo della probabUità rare il primo trattatista della materia. Ma le sue note, non rifinite, disordinate, talvolta di difficile interpretazione, pubblicate, a distanza di un secolo, quando probabilmente erano già note le limpide considerazioni di Galileo ed erano stampate le lettere scambiate tra Pascal e Fermat e anche l'opuscolo di Huygens aveva visto la luce, non esercitarono verosimilmente alcuna influenza sullo sviluppo della teoria [10 l. della sua costruzione. E' evidente che egli non si è reso conto delle difficoltà indiscutibili di estendere ai fenomeni giuridici, morali ed economici i procedimenti del calcolo della probabilità collaudati dalla multimillenaria esperienza dei giochi d'azzardo. Se egli aveva brillantemente superato le difficoltà formali delle elaborazioni matematiche, non aveva esattamente misurato le difficoltà sostanziali de:ivanti dalla diversa natura degli uni e degli altri. Ciò appare chiaro dalla corrispondenza scambiata con Leibnitz [11 l. La corrispondenza durò due anni e fu del tutto inconcludente. Leibnitz era in quel tempo, sul continente europeo, una specie di nume scientifico a cui, per quanto invitati, non ci si avvicinava senza il turibolo dell'incenso. Da lui stimolato a trattare matematicamente dei vari giochi, Bernoulli rispondeva informandolo che da molti anni egli aveva meditato sulla teoria della probabilità e gli esponeva fiducioso l'oggetto del suo noto teorema. «Nescio, vir amplissime ", non 'so, grandissimo uomo, egli concludeva, se a te sembrerà che in queste mie speculazioni ci sia qualche cosa di solido. Rispondeva Leibnitz con cortesia e considerazione, pur mantenendo le distanze, ma facendo, più che circospetto scettico, le sue riserve sulla possibilità di ottenere empiricamente una stima perfetta della probabilità negli argomenti giuridici e politici. Bernoulli replicava un po' piccato, sostenendo di aver dato la dimostrazione del suo assunto. Leibnitz ribadiva le sue obiezioni a cui Bernoulli non rispondeva, pure riaffermando il suo punto di vista. Frattanto la morte lo coglieva, esacerbato, oltre che dall'ingratitudine del fratello Giovanni, probabilmente dall'incomprensione del massimo esponente scientifico del tempo. Tra i due !'incomprensione fu completa, e il motivo risulta da una frase contenuta nella prima risposta di Leibnitz: "La stima delle probabilità è utilissima, ma, negli argomenti giuridici e politici, più che le sottigliezze del calcolo, importa un'accurata enurnerazione di tutte le circostanze" . ' Scusabile, se non giustificabile, Bernoulli che, da buon matematico, attribuiva maggior importanza all'aspetto tecnico del suo teorema, che alle difficoltà delle sue applicazioni al campo giuri. morale e politico, a cui si proponeva di estenderlo. E' probabile che, se avesse avuto il tempo di portare a compimento, come aveva in programma, questa parte dell'opera, avrebbe potuto cicon tali difficoltà e rifinire e condizionare il suo pensiero. 1062 Una rivoluzione effettua invece in questo campo l'opera di Giacomo Bernoullì, il quale, partendo dall'opuscolo di Huygens, che riproduce, commenta e completa, estende le applicazioni del calcolo delle probabilità dai giochi d'azzardo ai fenomeni morali, giuridici ed economici, coordinando le une alle altre e sistemandole in un trattato di valore fondamentale. Giacomo Bernoulli definisce il concetto della probabilità, accortamente distinguendolo dalle sue misure a priori e a posteriori, quella in base alla struttura del fenomeno, questa in base alla sua frequenza in un grande numero di osservazioni. Si prospetta le difficoltà dell'una e dell'altra via e della seconda in particolare segnala l'approssimazione crescente col crescere del numero delle osservazioni, e, nell'intento di rnisurarla , formula il suo celebre teorema che, se non rispondeva veramente al problema propostosi, costituì ad ogni modo il passo decisivo verso la soluzione che un secolo dopo doveva darne Laplace [11, 12]. L'Ars conjectandi, pubblicata postuma, costituisce un trattato originale e completo delle applicazioni ai fenomeni giuridici, sociali ed economici (salvo le esemplificazioni che la morte impedì al Bernoulli di svolgere) della teoria della probabilità, intesa come un mezzo di indagine adatto a tutti i fenomeni della natura e della società. Giustamente dunque viene considerato Giacomo Bernoulli come il fondatore della teoria della probabilità. Quanto profitto potrebbero trarre dalla sua lettura i moderni statistici che mente spingono la loro conoscenza delle fonti statistiche a delle guerre mondiali! Ma non si può pretendere che Bernoulli tutto facesse, ed è turale che, come tutti gli innovatori, fosse portato ad esagerare portata delle sue innovazioni. Non è solo nell'avere presentato suo teorema come lo strumento per risalire dalla frequenza probabilità degli eventi, mentre rappresenta solo il mezzo scendere dalla probabilità alla frequenza, che sta il lato 1063 Corrado Gini Le applicazioni induttive dei calcolo della probabilità Scusabile Leìbnìtz, se, senza conoscere del teorema che l'enunciato comunicatogli dall'autore, non ne apprezzava adeguatamente la tecnica delle elaborazioni e, non meno che matematico, filosofo, si preoccupava della sua applicabilità. Tale incomprensione, oltre che amareggiare gli ultimi giorni di Giacomo Bernoulli, ebbe effetti deleteri sullo sviluppo della teoria della probabilità. buon senso che un dì fu caposcuola - ora in parecchie scuole è morto affatto la scienza sua figliola - l'ha ucciso per veder com'era fatto ». Effettivamente, parecchie delle conclusioni raggiunte nelle applicazioni del calcolo delle probabilità risultarono fondate, in quanto la struttura e lo svolgimento degli eventi considerati rispondevano più o meno approssimativamente alle ipotesi implicite nel calcolo delle probabilità; ma parecchie altre lasciarono perplessi o diffidenti. Sconcertanti soprattutto risultarono agli ingegni equilibrati (1es esprits justes di Laplace) le conclusioni, da autore ad autore divergenti, ma tutte poco persuasive, a cui si giungeva nelle applicazioni del calcolo alle deliberazioni dei collegi giudicanti e degli altri corpi collettivi. Né le sottigliezze dei probabilisti erano, d'altra parte, apprezzate in alto loeo. «Voi vi occupate degli Infinitesimi » - dicesi aver detto Napoleone a Laplace, sollevandolo dalle cure del Ministero delle finanze che gli aveva affidato. Alla fine il pubblico colto gridò allo « scandalo dei geometri », come allora si chiamavano i matematici, e pare verosimile la tesi che esso abbia determinato un tempo di arresto nel rigoglioso sviluppo che la teoria delle probabilità aveva assunto. Dicesi che Einstein, di fronte alle moderne teorie dei fisici indeterministi, abbia esclamato che non poteva persuadersi che Dio giocasse ai dadi col suo creato. Non pare che alcuno degli eccelsi ingegni che coltivavano il calcolo delle probabilità nel suo cosiddetto periodo d'oro, si sia reso conto della inverosimiglianza che la natura (ché allora Dio era ancora confinato in soffitta) regoli la sua struttura e la sua evoluzione sugli schemi del calcolo combinatorio. Per andare contro corrente ci voleva la pignoleria professionale di due ispettori della pubblica amministrazione francese, uno dell'istruzione, l'altro delle finanze, personalmente amici, idealmente gemelli. Ma dopo tutto - si sarebbero domandati Cournot Bienaymé - sarebbe poi fuori luogo riscontrare fino a che punto deduzioni del calcolo delle probabilità si conformano ai fatti? se la domanda esplicitamente non fu formulata, essa implìcìuunente risulta dal carattere dei loro scritti). Ma non pare che le riserve trovassero eco di fronte alla travolgente autorità della scuota di Laplace. 1064 Nelle mani dei matematici, i metodi rifiniti e sistemati da Giacomo Bernoulli sollevarono un entusiasmo sfrenato e dettero luogo ad applicazioni indiscriminate in tutti i campi dello scibile, talvolta con l'ingenuità che spesso all'entusiasmo si accompagna. Senza il calcolo delle probabilità -aveva scritto Bernoulli « nec sapientia philosophi nec historici exactitudo, nec medici dexieritas aut politici prudentia consistere queat ", e Condorcet sperava che per opera sua « notre raison cesserait d'étre l'esclave de nos impressions ", liberazione ovviamente ben pericolosa, ché, scartate le impressioni, non resta che fare appello alla fantasia. Dagli errori di osservazione nelle scienze fisiche alle oscillazioni del rapporto dei sessi nelle nascite e nelle morti, dalla distribuzione dei colpi sul bersaglio, ai rapporti delle nascite illegittime al totale dei matrimoni e dei nati, dalla teoria meccanica del alla distribuzione delle varie forme di suicidio, dalla teoria cinetica dei gas alla percentuale dei semi sterili e alla misura della purezza delle sementi, dalla frequenza di certi caratteri aberranti mogli delle piante alle sentenze dei giudici e alle risoluzioni a maggioranza di voti dagli altri corpi collegiali, tutto era <ntte,rir,C sto al calcolo delle probabilità per averne le norme e le prèvìsìonl. Con la pretesa di dedurre dalla probabilità dei f1~rzJn:;~;;ç~i mentari la descrizione e la previsione di tutti i renornem e sociali, per complessi che fossero, ci si era illusi tft:Jyilti:i nel calcolo della probabilità, la leva che poteva sollevare delle conoscenze. Ma mancava spesso il app(]'gg~(), avrebbe dovuto essere il buon senso. «La théorie de la probabilité --'- aveva au [ond que le bon sensréduit au calcul: exactitude ce que les esprits justes sentent par sans qu'ils puissent souvent s'en rendre detto calzantemente il nostro Giusti, se 1065 Corrado Gini Le applicazioni induttive del calcolo delia probabilità Ma, se la scuola di Laplace dominava, e in un certo senso opprimeva, gli sviluppi del pensiero nel suo paese nel campo della teoria delle probabilità, fecondava le iniziative di paesi stranieri, dando luogo a quella che può considerarsi la seconda rivoluzione nel campo della teoria delle probabilità. Era ancor vivo Laplace quando dal Belgio venne a Parigi un irrequieto indagatore, già maturo di anni e di studi, dal curriculum quanto mai singolare. Premiato fin dal liceo per l'abilità nel disegno, di cui poi aveva dato lezioni; laureato con una tesi in geometria che aveva riscosso il plauso degli specialisti, egli aveva poi insegnato, oltre che disegno e geometria, calcolo delle probabilità, calcolo differenziale e integrale, astronomia 'e fisica, nonché storia delle scienze, di cui aveva anche pubblicato un vero e proprio trattato e che seguiva in modo continuativo come membro e ben presto come segretario dell'Accademia di scienze e belle lettere di Bruxelles. Ma solo per assicurarsi l'indipendenza economica, egli si dedicava a tali svariati insegnamenti, ché il suo sogno era di brillare come poeta ed artista. Componeva versi, era stato in uno studio di pittore, suonava il flauto, aveva prodotto drammi, 'e si sarebbe certamente dedicato con successo a tale attività artistica e letteraria se il Garnier, venuto di Francia a Bruxelles ad occupare la tedra di matematica ed astronomia, non avesse definitivamente canalato la sua esuberante attività verso queste materie. uncartcato della fondazione ed organizzazione e poi della direzione torio astronomico di Bruxelles da lui proposto, egli aveva, nelle della realizzazione del progetto, intrapreso rilevazioni di meteorologia e, in dipendenza con i fenomeni meteorologici, ranica, dando i primi saggi di statistica meteorologica e hl,nm,pt,c;". Inviato a Parigi per iniziarsi alìa pratica degli strumenti nornìcì, pur non trascurando la sua missione, era c6rita't, to con Laplace, Fourier, Poisson, Lacroix, pensioni per il calcolo delle probabilità e fondendole per le rilevazioni statistiche. Certo, se c'era uscire la teoria delle probabilità dagli scllennì combinatorio ed adeguarla alla realtà dei renomern naturai: ciali, questi era Adolfo Quetelet. Va a lui non stato il fondatore dell'indirizzo moderno di avere diretto il censimento della pc,pc,la:zio,ne avere promosso ed organizzato i congressi int:eTnaziC~hfl1i tistici, ma anche quello, che qui più dìrettamente avere dato il primo esempio delle applicazioni induttive del calcolo delle probabilità che ben può dirsi abbiano costituito una seconda rivoluzione in questo campo (l). 1066 1067 Ma qual'è dunque la loro fondamentale differenza dalle allora tradizionali applicazioni deduttive? Nel caso, ad es., delle stature, il probabilista vecchio stile, conosciutone lo scostamento quadratico medio, ne avrebbe dedotto, in base alle relazioni che il calcolo delle probabilità insegna intercorrere fra i vari scostamenti, qual'è la probabilità di ottenere uno scostamento uguale ad una frazione del detto scostamento quadratico medio oppure ad un suo multiplo, descrivendo così una curva della distribuzione del carattere che però era puramente ipotetica, basandosi sulla supposizione che il carattere seguisse la curva degli errori accidentali. Quetelet, invece, verificò la distribuzione delle stature, non solo, ma di una serie di fenomeni meteorologici e soprattutto antropologici, accertando che essi seguivano veramente, con buone, approssimazioni, la curva degli errori accidentali. Egli poteva così operare sui dati osservati secondo le norme che il calcolo delle probabilità aveva indicato per detta curva, non solo, ma poteva anche trarre, dalla coincidenza delle due distribuzioni, deduzioni sulla struttura dei caratteri studiati [13, 14]. Per detti fenomeni, come per le misure di quantità fisiche affette da errori accidentali, egli concludeva che deve esservi una causa comune costante, perturbata, nelle sue manifestazioni nei casi individuali, da un complesso di fattori fortuiti, mutuamente indipendenti. Per i caratteri antropologici in particolare la media avrebbe espresso l'effetto di fattori ereditari comuni a tutti gli individui, mentre gli scostamenti individuali dalla media avrebbero rappresentato l'effetto di fattori ambientali, da individuo a individuo diversi. E' singolare che, mentre il Quetelet aveva avvertito l'opportunità di ricerche induttive per le grandezze mìsurabili o, come suol dirsi, estensive, quali la statura, le temperature e via dicendo, conad eseguire applicazioni deduttive del calcolo della probacurioso come la fama internazionale del Quetelet sorpassi di gran lunga 1~(lf~:~~~er~~~~~ che ha avuto ed ha in patria. forse per l'antipatia sollevata dalla il curiosità di sottoporre a misura tutte le dimensioni del corpo umano, in periodo in cui nella buona società (all'infuori, s'intende, dell'alcova) non era l'anatomia dal collo alle caviglie. Corrado Gini Le applicazioni ìnduttive del caicolo deila probabilità bilità per le grandezze enumerabili o intensive, quali la frequenza di maschi nelle nascite, le cui variazioni supponeva, senza verifica, aver luogo secondo lo schema bernoulliano. Fu merito di un attuario francese, il Dormoy, e di un insigne economista e statistico tedesco, il Lexis, di avere alcuni decenni dopo introdotto anche in questo campo le applicazioni induttive [14]. Lexis, in particolare, studiò a fondo la questione, dando luogo a quella che fu chiamata la teoria della dispersione. Egli accertò che il rapporto dei sessi nelle nascite della specie umana presenta, da intervallo a intervallo di tempo o da circoscrizione a circoscrizione territoriale, variazioni comparabili a quelle accidentali che si riscontrano nei rapporti tra le palle di due colori estratte da un'urna e rimessevì dopo ogni estrazione. Ne concludeva che la probabilità di una nascita maschile era costante nel tempo e nello spazio e dipendeva completamente dalla donna che avrebbe prodotto uova dei due sessi in proporzione costante o variabile accidentalmente. Sia le conclusioni di Quetelet sia quelle di Lexis erano errate, ma ciò non deve oscurare i loro meriti. Di ogni cosa il principio è il più importante e pertanto difficilissimo, ma l'aggiungervi è facile, aveva ben detto Aristotele con una sentenza che Tartaglia assunse a sua divisa. E' una sentenza che dovrebbero ricordare statistici moderni, che credono di essere superiori ai loro predecessori per aggiungere qualche cosa ai metodi che quelli hanno dotto, quali mosche che, posate sulla testa dell'aquila, si volare più in alto. Sbagliava Quetelet nel ritenere che i caratteri zione che si distribuiscono secondo la curva degli tali, hanno cause ereditarie, comuni a tutti gli riscono tra loro solo per effetto delle condizioni <li anlOJ.~lJ~'" sperimentalmente dimostrato che ciò è vero solo vale a dire per la discendenza di animali monoicì dano o di individui partenogenetici, mentre nelle monoìche a fecondazione incrociata gli Indìvìduì rliff."risc< anche per caratteri ereditari. Né, ad sultò perfettamente esatto che le curve dei renorueur triei si unìformino alla curva degli errori accicenran male, ché in realtà da questa si discostano frequenza dei valori centrali e dei valori ""trelni. dei valori intermedi, dando luogo a una seconde caratteri, più o meno ìpemormale, Fortissima è l'ipernormalità per la rifrazione dell'occhio, di cui si dà una spiegazione plausibile considerando che la curva rappresenta la risultante di tre curve, che possono anche essere tutte normali, una centrale, corrispondente al tipo più frequente, emmetropico, e due laterali, corrispondenti ai due ectipi dei miopi e degli ìpermetropi. Analogamente, più approfondite ricerche statistiche misero in luce che la composizione per sesso delle figliolanze dipende sì, in gran parte, dal caso, ma non dipende solo dal caso, in quanto le varie coppie matrimoniali presentano una propria tendenza a produrre prevalentemente maschi o femmine, tendenza che, d'altra parte, sembra variare nel corso della generazione, mentre il progresso delle scienze biologiche mise fuori discussione che, in contrasto con la conclusione di Lexis, il sesso non è predetermìnato nell'uovo della donna, ma è determinato all'atto della fecondazione dallo spermatide del maschio che presenta due tipi, uno ginogeno e l'altro androgeno. Anche, in questo caso, elaborazioni statistiche eseguite con procedimenti più sensibili hanno pure messo in evidenza come in realtà la dispersione del rapporto dei sessi nel tempo non sia esattamente corrispondente a quella prevista dal calcolo delle probabilità, in quanto una certa solidarietà sussiste tra i rapporti dei sessi nelle nascite degli Intervalli successivi. 1068 1069 Tutto ciò mostra che ·le applicazioni induttive del calcolo delle probabilità non sono affatto semplici, come a prima vista potrebbe parere, e suggerisce un esame approfondito delle condizioni che esse presuppongono e delle precauzioni che esigono. Esso sarà tanto più utile in quanto le applicazioni induttive del calcolo delle probabilità non sono che un caso particolare di quei modelli che hanno preso tanta voga negli ultimi anni nelle soienze economiche e sociali, ma che purtroppo vengono spesso applicati senza l'osservanza delle condizioni e precauzioni che ne renderebbero attendibili i risultati [15]. E' opportuno a tal punto richiamare quali sono gli scopi delle applicazioni induttive del calcolo delle probabilità: a) il primo scopo è descrittivo. Esse ci mettono in grado di decidere se i fenomeni considerati si conformano o meno al calcolo probabilità e se quindi possono, mediante questo, essere rap- Corrado Gini Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità presentati con maggiore o minore approssimazione e rettificati, se del caso, introducendo, nei parametri che col calcolo delle probabilità vengono determinati, opportuni coefficienti per tener conto delle divergenze. Interessa avere uno schema quanto più possibile semplice e fedele della distribuzione del fenomeno considerato, che possa assumersi come la legge della sua distribuzione. tre che in base alla loro fedeltà, in base alla loro utilità da altri punti di vista, che possono d'altronde variare da ricerca a ricerca; 1070 b) il secondo scopo 'è euristico. Dal confronto tra i risultati osservati e quelli previsti mediante il calcolo delle probabilità, ci si può render conto se le distribuzioni dei lenomeni osservati sono spiegabili con le ipotesi che del calcolo delle probabilità stanno alla base o con altre che possono a queste essere sostituite, oppure se esistono fattori sistematici di divergenza, che ulteriori ricerche potranno determinare. A raggiungere tali scopi possono essere utili le seguenti considerazioni: 1) è opportuno che, nel tracciare lo schema probabilistico, si tenga conto di tutte le circostanze note, così da ottenere la massima conformità dei dati teorici ai dati osservati. Non solo ciò risponde allo scopo descrittivo, ma facilita anche il raggiungimento dello scopo euristico in quanto, più le differenze tra la teoria e le vazioni sono limitate, e più è facile rendersi conto delle loro cause 2) è nello stesso tempo consigliabile di proporre uno '~J.JCJJJ" quanto più semplice possibile, in quanto la scienza ha appunto scopo di condurre a rappresentazioni semplificate della Evidentemente la fedeltà della descrizione e la 'C1JJjJJJ~1 formule che la esprime possono essere antitetiche: condo i casi, dare la preferenza all'uno o all'altro requìsito sto io propendo per dare la preferenza al secondo. plicati sono da evitare, non solo perché non nS'pC>llClOIIU mia di pensiero che la scienza intende reanzzare, rendono più difficile il raggiungimento confronto a formule complicate, che implicarla sono pertanto da preferire formule :a1:tàcdirll:é.ll.t< fedeltà - si potrebbe dire - non deve condurre Avviene spesso, d'altra parte, che possano ngualmente 111'8 parecchi schemi diversi, ma equivalenti semplicità: tra essi, la scelta potrà opportunamente 1071 3) una terza esigenza è quella di procedere a verifiche delle conclusioni, in modo da essere certi che esse non abbiano un valore limitato ai casi osservati nella ricerca in questione, ma posseggano una validità più generale, sia, nella stessa ricerca, per un campo di osservazione più vasto, sia per altre ricerche. E' da osservare, a proposito così di questa esigenza, come dei requisiti sopra segnalati, che molto diverse sono le condizioni nelle scienze sociali e nelle scienze naturali. In particolare in quella par. te della fisica che si occupa delle più minute particelle della materia, lo scienziato lavora su un terreno pressochè vergine e quindi è facile per esso tener conto di tutte le circostanze note, mentre ciò presenta generalmente grandi difficoltà nelle scienze sociali. D'altra parte, le scienze fisiche hanno a loro disposizione una fitta rete di laboratori in cui gli schemi proposti possono essere prontamente sottoposti a verifica, ciò che non è invece possibile per le scienze sociali, non solo per la mancanza di una rete analoga, ma anche per la maggiore complessità dei fenomeni studiati. Queste due circostanze dovrebbero esser tenute ben presenti dai cultori di scienze sociali, che credono di realizzare un progresso imitando i cultori delle scienze fisiche nella costruzione dei modelli. In realtà essi li imitano molto male, sia perché non tengono generalmente conto di tutte le circostanze note, spesso molto complicate, sia perché, proposto uno schema e dedottene certe conclusioni, non si curano poi di sottoporle a verifica. Ogni branca scientifica deve far uso dei metodi che le sono appropriati. E' questa una condizione essenziale di successo. E' necessario precisare, a questo proposito, qual'è la portata della verifica dello schema probabilistico adottato [14]. Dato che la verifica risulti positiva, essa permette di ~ffer mare che lo schema fornisce una spiegazione sufficiente dei fenomeni osservati, ma non la spiegazione necessaria. L'errore di Quetelet, come quello di Lexis, è stato di non esserben reso conto. E' vero che, se le manifestazioni di un fenomeno sono domi. nate da una causa costante per tutte le osservazioni eseguite, ma sono perturbate da un complesso di cause variabili che agi- 1072 Corrado Gini scono con reciproca indipendenza da gruppo a gruppo e da individuo a individuo, Ia distribuzione del fenomeno assume la forma della curva degli errori accidentali; ma non è detto affatto che sia vero l'inverso. Una curva uguale a quella degli errori accidentali può verlfìcarsi anche con altre ipotesi. Nel caso dei caratteri antropometrici, è risultato che i fattori ereditari, che, secondo il Quetelet, avrebbero dovuto essere costanti per tutti gli individui della specie, differiscono invece secondo le sottospecie, le razze, le famiglie, le combinazioni cromosomiche che hanno luogo nella fecondazione, verosimilmente seguendo una curva che, se non è esattamente quella degli errori accidentali, è di un tipo analogo. L'influenza dei fattori ereditari, sommata a quella dei fattori .ambientalì, determina la distribuzione osservata, che alla curva degli errori accidentali approssimativamente si conforma, pure differendone per essere, come si è detto, più o meno ipernormale. Similmente è vero che, se la probabilità di un evento resta costante nel tempo e nello spazio e il verificarsi dell'evento in un caso non influisce sul suo verificarsi nei casi successivi, la dispersione delle frequenze dell'evento nei vari intervalli di tempo e nei vari territori risulta normale, ma non è vero l'inverso. Le applicazioni induttive di Quetelet e di Lexis rispondevano, nella maggior parte dei casi, con sufficiente approssimazione al scopo descrittivo, ma hanno completamente fallito al loro euristico. Per che le applicazioni induttive 'rispondano al loro scopo stico, è necessario, non solo che si verifichi la corrtspondenza distribuzione osservata e la distribuzione prevista schema probabilistico, ma anche che trovino riscontro tutte le singole ipotesi che lo schema teorico presuppone, della distribuzione delle stature e degli altri a.Illtr(jp()Ili~triei, l'ipotesi di una causa costante rappresentata tari non risultò rispondente ai fatti; nel caso rapporto dei sessi nelle nascite o nelle morti rispondente ai fatti l'ipotesi che la probabilità singoli casi e neppure quella che i casi l'altro completamente indipendenti. E' tutt'altro che facile, però, nei f~:O;~~:;dii;:verifica di tutte le ipotesi che lo schema tendere come solo per pochi fenomeni Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità 1073 del calcolo delle probabilità sieno state sfruttate dal punto di vista euristico. Finora, che io sappia, uno sfruttamento adeguato si è avuto solo per i rapporti dei sessi nelle nascite, ma è certo che, col progredire delle nostre conoscenze e col raffinarsi dei metodi statistici, questo Indirizzo potrà dare alla scienza contributi più notevoli. Credo che valga la pena di ricordare i risultati che si sono via via ottenuti a proposito del rapporto dei sessi nelle nascite umane. L'idea che l'approssimativa corrispondenza della dispersione effettiva con la dispersione teorica dimostrasse la rispondenza e realtà delle ipotesi implicite nel calcolo della dispersione teorica, aveva portato, come si è ricordato, 11 Lexis ad ammettere che Ia probabilità di una nascita maschile fosse costante per tutte le donne, o tutt'al più variasse dall'una all'altra accidentalmente, e che le differenze che si osservavano tra i rapporti dei sessi nelle nascite dei diversi paesi o delle diverse categorie di popolazione (per es. nascite legittime ed illegittime) fossero dovute ad una diversa frequenza degli aborti tra cui i maschi sono più largamente rappresentati. Questa tesi 'era stata largamente accolta e confermata da statistici di valore, quali ilCiuproff e .il Wedervang, ma d'altra parte criticata, in base a ricerche più precise, dal Ciocco e dal Boldrini che ne dimostrarono, se non l'ìnfondatezza, certamente I'ìnsufficìenza. D'altra parte, il Poisson e il von Bortkievic avevano messo in evidenza che una dispersione normale di una serie cronologica di rapporti di frequenza, in generale, e dei rapporti dei sessi nelle nascite, in particolare, si può verificare anche se le probabilità dell'evento variano da categoria a categoria della popolazione, quando le probabilità parziali, relative alle singole categorie, presentano nel tempo dispersione normale e le categorie di popolazione a cui si riferiscono variano esse pure con dispersione normale. Chè, se dette categorie rimangono numeticamente invariate o variano con dispersione subnormale, la dispersione delle probabilità medie della serie risulta pure subnormale. Un'altra applicazione induttiva del calcolo delle probabilità messo d'altronde in bella luce che la probabilità di produrre i sessi è diversa non solo da categoria a categoria di popolazione. anche da famiglia a famiglia. Effettivamente le forti differenze, si riscontrano nella composizione sessuale delle fratellanze, dì- 1074 Corrado Gini pendono bensì, come già ho accennato, in gran parte dal caso, ma in una parte non trascurabile (che, da alcune rilevazioni, risult~ rebbe dal lO al 15 per cento) da una diversa tendenza delle vane coppie a produrre i due sessi [2], e una ulteriore applicazione. i~dut tiva del calcolo delle probabilità, usufruendo del metodo del rìsultati ha messo in luce che tale tendenza delle singole coppie a produrre l'uno piuttosto che l'altro sesso non resta costante nel corso della generazione, ma mostra una tendenza a variare nel senso che, nelle nascite future, vi 'è probabilità che sia maggiormente rappresentato il sesso che nelle precedenti era più scarso [16]. Conseguenza di tale tendenza compensatrice è che, nelle fratellanze incomplete, le frequenze delle varie combinazioni dei sessi differiscono dalle frequenze teoriche più che nelle fratellanze complete. Subnormale - sia detto per incidenza - risulta invece generalmente la dispersione dei rapporti dei sessi nelle covate dei mammiferi pluripari, probabilmente in connessione col fatto che, fra gli spermatidi androgeni o ginogeni contigui, sussiste ancora nell'organismo della femmina una traccia della ripartizione rigorosam~nte equalitaria che tra essi si verifica all'atto della loro maturaznone [ 17]. Un' altra tendenza alla compensazione si verifica tra i rapporti dei sessi dei nati registrati in giorni successivi. Essa pure è emersa da un'applicazione induttiva del calcolo delle probabilità, basata sul confronto delle probabilità teoriche con le frequenze effettive delle sequenze dei rapporti sessuali crescenti o· decrescenti nei giorni successivi quali risultano dai registri dello stato civile [18]. Se desume che il rapporto dei sessi nelle nascite di un giorno indipendente da quello del giorno precedente, ma tende a var-iare in senso inverso, ciò che può spiegarsi col fatto che, se in figurano registrati più maschi o per una variazione accìdentaìe per uno spostamento nelle registrazioni, ne restano strare nei giorni immediatamente successivi. Di mano in mano però che l'unità di te m rio estende, passando dal giorno alla decade e dalla uecaue più lunghi, la tendenza compensatrice ben annulla' periodi mensili, annuali, quinquennali, una crescente tendenza continuativa che gazione nella tendenza del rapporto dei sessi direzione. Quando queste tendenze agiscono nell'interno dei singoli termini della Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità 1075 la dispersione, esse possono, come dicevamo, essere compensate da altre tendenze senza alterare la normalità della dispersione. Ma quando investono più termini della serie, esse determinano, nella serie, variazioni che tendono a rendere la dispersione supernormale, E' probabilmente dovuta a tali variazioni la lieve ìpernormalità che, nella media dei casi, si è riscontrata nelle serie cronologiche dei rapporti dei sessi nelle nascite umane. Se si ammette - ed è difficile non ammetterlo - che la tendenza a produrre l'uno o l'altro sesso sia influenzata dalle condizioni di amhiente naturale e sociale, la constatazione di una quasi assoluta stabilità dei rapporti dei sessi attraverso il tempo, suggerisce che entrambi i genitori abbiano un'influenza nella determinazione del sesso nella prole, e che le variazioni nelle loro tendenze, determinate dai fattori ambientali, si compensino, ché altrimenti andrebbe crescendo attraverso le generazioni la rappresentanza del sesso che ha influenza prevalente [2]. Non contrasta con tale conclusione il fatto bene stabilito che, nella specie umana, come in molte altre specie, vi sia un'eterogametia maschile cosicché vengono a maturazione spermati di di due tipi, di cui uno androgeno e l'altro ginogeno, in quanto le condizioni dell'uovo possono avere, e tutto fa credere che abbiano, influenza decisiva sul sesso del nascituro, dando più o meno facìlmentre accesso all'uno o all'altro tipo di spermatidi [19,20]. Ma perché - potrà domandarsi - nelle scienze sociali non solo, ma anche nelle scienze fisiche, gli schemi continuamente si rinnovano e, dopo poco tempo che uno schema è stato adottato, viene messo da parte come insufficiente od errato? Ciò dipende da varie cause, che in parte consistono in deficienze della nostra mente, in parte nei progressi della scienza. Dipende anzitutto da un progresso delle nostre conoscenze. Non si può fare torto a Quetelet se credeva che tutti gli individui di una specie avessero lo stesso patrimonio ereditario, né a Lexis se ammetteva che il sesso del neonato dipendesse solo dall'uovo della donna, e la probabilità di produrre l'uno o l'altro sesso per le varie donne fosse costante o tutt'al più variasse solo accìdentalSe queste tesi si dovettero scartare, ciò fu dovuto ai progressi delle scienze biologiche, che Quetelet e Lexìs non potevano Corrado Gini Le applicazioni ìnduttive del calcolo del/a probabilità Altra ragione per cui uno schema sovente si abbandona è perché si è divenuti più esigenti sulla concordanza che gli schemi teorici devono presentare con i dati osservati, e ciò sia perché i dati osservati sono diventati più precisi, sia perché le nostre ricerche si sono raffinate. Da ciò dipende il fatto che Quetelet, e dopo di lui tanti altri, per molto tempo ritennero che le curve di statura o di altri caratteri antropologici seguissero esattamente la curva degli errori accidentali, mentre poi per la statura, data la molteplicità delle applicazioni, si può affermare con certezza e per molti altri caratteri antropologici con verosimiglìanza, che la distribuzione è ìpernormale, Non ci si deve però nascondere che altre volte lo schema deve essere abbandonato perchè in realtà, nel formularlo, non si era avvertita qualche ipotesi che ad esso risulta invece essenziale, oppure perché qualche ipotesi era stata avvertita, ma le si attribuiva portata trascurabile, mentre questa è importante, se non decisiva. Già nel 1908, io osservavo che tale teorema non è che approssimativo e ne deducevo, senza però approfondire la questione, che approssimative dovevano essere quasi tutte le conclusioni che su esso si basano [6]. E sia pure; non credo che si troverà molta difficoltà ad ammetterlo. Ma un altro problema più ostico si pone. Sono le divergenze che ne seguono a loro volta accidentali e quindi trascurabìlì, per lo meno in un grande numero di osservazioni, oppure sono sistematiche? E' noto che vi sono autori che hanno sostenuto che i risultati dei giochi d'azzardo non si conformano alle previsioni del calcolo delle probabilità. Fra gli altri, il prof. Marbe, di psicologia all'Università di Wiìrzburg, ha scritto in proposito centinaia di pagine con conclusioni che sono state criticate e contraddette, in qualche altro centinaio di pagine, da probabilisti di chiara fama. A me pare che, nel caso specifico, i critici avessero ragione. Ma si trattava per verità di applicazioni a particolari misure dei fenomeni collettivi, che non risolvono il problema. Questo merita di venire ripreso. Perché il teorema della probabilità composta è solo approssimativo? E' nota la sua dimostrazione. Si parte dalla misura della probabilità data dalla così detta definizione matematica, ma il giudizio non cambia se si parte dalla definizione empirica. Se m sono i oasi favorevoli ed n i casi possibili di un evento a, ed r ed s rispettivamente i casi favorevoli ed i casi possibili di un evento b, qual'è la probabilità del loro concorso, supposto che i due eventi sìeno indipendenti, vale a dire associati a caso? Poichè i due eventi sono indipendenti, ognuno degli n casi possibili dell'evento a e in particolare ognuno degli m casi favorevoli allo evento a potrà ugualmente associarsi con ognuno degli s casi possibili dell'evento b e, tra questi, con ognuno degli r casi favorevoli all'evento b. Si avranno quindi mr casi favorevoli al concorso dei fenomeni a e b sopra ns casi possibili. Senonché la conclusione « si avranno» non segue logicamente dalla premessa: seguirebbe se noi sostituissimo l'espressione «potrà ugualmente associarsi» con la espressione « dovrà ugualmente associarsi », ma, se i casi del fenoa dovessero combinarsi con i casi del fenomeno b in un certo modo, allora non sarebbero più indipendenti e, se sono indipendenti, non si può dire che debbano combinarsi in un modo piuttosto che un altro. 1076 E qui vengo alla parte più delicata del mio discorso. Siamo noi sicuri che, nelle applicazioni del calcolo delle probabilità, non solo ai fenomeni economici, giuridici, morali e sociali, ma anche ai fisici e agli stessi giochi d'azzardo, suo incontrastato dominio ultramillenario, con sia insita qualche ipotesi che ci è finora sfuggita? Valga il vero. Si dice che il calcolo delle probabilità ha il compito di determinare, pure avvertendo che l'espressione può apparire contraddittoria, le leggi del caso. Effettivamente nella pratica il compito essenziale del calcolo della probabilità è di la portata dei fattori accidentali. Senonchè il calcolo delle probabilità non è che la espressione soggettiva del calcolo comblnatorto non vi è proposizione del calcolo delle probabilità formularsi in termini di calcolo combinatorio. Ora, nel calcolo combinatorio il caso non le combinazioni sono regolate da leggi ferree, ìnderogàbllì. mai si può pretendere di calcolare la di un calcolo che la esclude? Dove sta il passa dalle distribuzioni combinatorie alle di~;triibuLzi<)hi aleatc.rie Qui sta il problema. Il salto sta - io credo - nel così detto ti',w"ma bilità composta [21]. 1077 Corrado Gini Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità Nel teorema della probabilità composta si sostituisce dunque inavvertitamente alla distribuzione combinatoria, per cui il teorema vale, la distribuzione aleatoria per cui non vale. Quello che pare di poter dire è che la distribuzione aleatoria, col crescere del numero di casi considerati, tende alla distribuzione combinatoria. In altre parole, la distribuzione aleatoria può riguardarsi come un campione estratto a caso dalla distribuzione combinatoria che rappresenterebbe l'universo. Ricordiamo ora che il valore probabile o medio del campione corrisponde al valore medio dell'universo. Ricordiamo pure che le applicazioni del prof. Marbe e le critiche che ad esse si riferiscono riguardano in sostanza le frequenze medie o probabili dei vari risultati dei giochi d'azzardo. Senza studiare a fondo i suoi ponderosi scritti e le voluminose loro critiche, sono quindi a priori incline a riconoscere che, nel caso specifico, il Marbe aveva torto e i suoi eminenti critici ragione. Ma il calcolo delle probabilità non si applica solo a determinare i valori medi o valori probabili. Esso ha il compito di determinare anche altre costanti, per esempio le misure della variabilità e della connessione. Ora, il valore probabile della varianza del campione, misurata dalla media del campione, come è noto, non è uguale alla varianza dello universo, ma sistematicamente inferiore, e il valore probabile della connessione del campione non è affatto uguale alla misura della connessione dell'universo, ma sistematicamente maggiore. Potrà dirsi che il calcolo delle probabilità insegna anche a surare la differenza tra il valore probabile della varianza pione e il valore della varianza dell'universo e sìmìtmente renza tra il valore probabile della connessione del campione valore della connessione dell'universo. Ma non si che lo strumento di tale misura è già rore. In sostanza, chi ben rifletta, il quando dà la misura della portata del contrappone ad una distribuzione cOlmtlin:atclI'l'F ne aleatoria, ma ad una stribuzione combinatoria più Quando, ad es., si parla di tende di campioni scelti a caso) in dente, perché i campioni non sono scelti a caso, ma formati dalla massa in tutti i modi possibili, secondo le regole del calcolo combinatorio che escludono !'intervento del caso. Non si ha una distribuzione aleatoria, ma una distribuzione combinatoria. Da questa si potrà ottenere una distribuzione aleatoria estraendo a caso un numero più o meno grande di campioni; ma le divergenze riscontrate per le varie costanti statistiche fra la distribuzione aleatoria, che così si ottiene, e la distribuzione combinatoria da cui è derivata, non può essere stabilita teoricamente, ma solo empiricamente. Bisogna riconoscere che il parlare di leggi del caso non contiene solo una contraddizione verbale, ma una contraddizione sostanziale e che è un'illusione pretendere di eliminarla. Ma, se la portata delle divergenze non si può eliminare, si può però sperare che essa si riduca con la moltiplicazione delle applicazioni? Certamente lo si può sperare. E anch'io lo spero. E nella speranza conforta il fatto che molte volte, nei procedimenti per approssimazioni successive, si introduce nei calcoli una quantità consaputamente errata, la cui influenza perturbatrice però si riduce di mano in mano che il calcolo procede, e ciò può bene avvenire anche per la sostituzione della distribuzione combinatoria alla dlstribuzìone aleatoria che si fa nel teorema della probabilità composta. Obiettivamente però bisogna pur ricordare che, in altri casi, la introduzione di una quantità erronea, ha effetti perturbatori che si aggravano nelle elaborazioni successive. Non vi è che da fare appello all'esperienza, procedendo a più minute verifiche. Il nostro gioco del lotto sarebbe un campo ideale per sìffatte verifiche, perché il suo meccanismo e la rigorosa sorveglianza cui è sottoposto escludono, secondo ogni ragionevole opinione, che non si tratti di puro gioco d'azzardo, come fu obiettato ad alcune delle esperienze eseguite dal Marbe sui risultati delle roulettes. lo ho iniziato alcune elaborazioni sui dati delle estrazioni che ho potuto procurarmi. Spero di poter completare la collezione dei dati e le conseguenti elaborazioni. Quelle finora eseguite non contrad, dicono né la tendenza dei valori probabili delle distribuzioni aleatorie verso i valori medi delle distribuzioni combinatorie, né le divergenze sistematiche tra i valori delle varianze e delle connessioni. Alcuni risultati però vanno scrutinati e interpretati. Credo che valga la pena di proseguire. 1078 1079 I matematici non si sono limitati ad applicare il calcolo delle probabilità ai giochi d'azzardo, ma lo hanno anche applicato alle serie dei decimali di certi numeri. Le applicazioni più note riguardano la serie dei primi 707 decimali di " (calcolati dallo Shanks), applicazioni fatte sia dal Borel, sia, con maggiori dettagli, dallo Czuber e dal Cassinis. Questi due ultimi autori hanno distinto i primi 660 decimali in 11 gruppi di 60 decimali ciascuno, e ne hanno ricavato lO serie di 11 termini, ognuna delle quali esprime la frequenza con cui la rispettiva cifra si presenta negli 11 gruppi, e viceversa 11 serie di lO termini ciascuna, ognuna delle quali esprime la frequenza con cui, nel gruppo rispettivo, si presentano le lO cifre. I! risultato fu che questi decimali si conformano abbastanza bene, nelle loro distribuzioni, alle distribuzioni teoriche secondo lo schema bernoulliano. Lo scostamento quadratico medio effettivo resta, nei due gruppi di serie, leggermente al di sotto dello scostamento quadratico medio teorico dando un indice di depressione leggermente subnormale e il numero delle cifre contenute nei limiti dello scostamento probabile uguaglia o supera leggermente quello delle cifre che ne restano fuori. Quale è la conclusione che se ne può trarre? E'certo che la successione dei decimali di " non è accidentale, ma ha luogo secondo una certa legge (la legge appunto che ne permette il calcolo); ma la complicazione della legge è tale, che la distribuzione delle cifre si uniforma passabilmente a una distribuzione combinatoria. Si avvertiva però che la frequenza della fra 7 risultava eccezionalmente bassa, sia nei primi 660 decimali, sia in tutti i 707 fino allora calcolati. Nella serie dei 707 decimali, essa rappresentava uno scostamento uguale a 2,335 starnento quadratico medio, che avrebbe bilità teorica di verificarsi, non una volta su lO, 1000 termini. Dopo la pubblicazione, avvenuta tra il <te applicazioni, molti altri decimali di " Fnr-ono gendo al numero di 100.000. lo ne ho iniziato in questi giorni, alcune elaborazioni limitate ai primi 3000 decimali. Già nel fl'€,qU.~l1.i za della cifra 7 cessa di essere eccezionalmente quella delle cifre 4 e 6 e, nel secondo migliaio essa supera quella delle cifre 3, O, 1 e 8. Distinti i 3000 decimali in 30 gruppi di 100 termini ciascuno, furono classificate le frequenze delle lO cifre in ciascuno di essi; si costituirono poi lO serie di 30 termini ciascuna, in cui ognuna esprime la frequenza con cui la rispettiva cifra si è presentata nei 30 gruppi. Gli indici di dispersione restano superiori all'unità per due cifre (l'l e il 9) e inferiori per le altre 8, con una media leggermente inferiore all'unità (0,946), confermando così la lieve subnormalità della dispersione. Se si esamina come le cifre si succedono l'una all'altra, risulta però che ciò non avviene esattamente secondo il calcolo combinatorio, ossia, come suoi dirsi ,esse non sono completamente indipendenti. Se distinguiamo le lO cifre dallo O al 9 in «basse» (dallo O al 4) e « alte" (dal 5 al 9), troviamo che ad una cifra bassa o alta segue più spesso una cifra alta o rispettivamente bassa (sequenza contrastante). Nel primo migliaio, la somma delle sequenze contrastanti sarebbe di 520 contro 480 concordanti; nel secondo migliaio, rispettivamente di 518 e 482; nel terzo, di 534 e 466. La mancanza di indipendenza, con tendenza al contrasto, tra le cifre successive è confermata dalla frequenza con cui si verifica la ripetizione della stessa cifra in due decimali successivi. Su 1000 decimali, ciò dovrebbe, secondo la teoria, verificarsi 100 volte; invece si verifica 98 volte nel primo migliaio, 93 nel secondo, 76 nel terzo. Una delle ipotesi dello schema bernoulliano, !'indipendenza tra eventi successivi, non è quindi verificata. La tendenza compensatrice fra cifre successive certamente, se non determina, contribuisce a determinare la subnormalità della dispersione. Altre elaborazioni potranno farsi, ma i risultati, comunque, non mi paiono equivoci. Essi illustrano la nostra tesi che le applicazioni induttive del calcolo delle probabilità non devono limitarsi al confronto tra la distribuzione effettiva e la distribuzione combinatoria, globalmente considerate. Questo serve a renderei conto della rassomiglianza superficiale, esterna delle due distribuzioni e risponde così alla funzione 1082 Corrado Gini Le applicazioni induttive del calcolo della probabilità descrittiva delle applicazioni induttive del calcolo delle probabilità, ma non serve a renderei conto della struttura interna dei due fenomeni, che costituisce la funzione euristica di tali applicazioni da cui molto; a mio credere, deve attendersi il progresso delle investigazioni statistiche. [15] Intorno all'uso dei modelli nelle scienze e in particolare nella scienza economica, ~(Rivista di politica economica )}, s- serie, fase. I, gen. 1953, (traduzione in spagnolo: En torno al uso de Las modelos en las ciencìas y en particular en la ciencia economica, « Revista economica de la Facultad de ciencias economicas -de La Plata », n. 7-8, 1956). [16] Considerazioni sulle probabilità a posteriori e applicazioni al rapporto dei sessi nelle nascite umane, « Studi economico-giuridici della R. Università .di Cagliari »), 1911, 'riprodotto in ({ Metron », vol. 15°, n. 14, 1949. [17] Comblnations and sequences oi sexes in human: [amilies and mammal litters, c Acta genetica et statistica medica », val. 2°, fase. 3, 1951. [18] Sulla probabilità che X termini di una serie erratica siano tutti erescenti (o non decrescenti) ovvero tutti decrescenti (o non crescenti) con applicazioni ai rapporti dei sessi nelle nascite umane in intervalli successivi e alle disposizioni dei sessi nelle fratellanze umane, c Metron », vol.r l?", n. 3-4, apro 1955, [19] Sul rapporto primario dei sessi nella specie umana, ( Atti della 19a riunione della Società italiana di statistica », Roma, Faìllì, 1961. [20] Maggiore frequenza dei maschi nei concepimenti e maggiore mortalità dei maschi durante la gestazione, nel parto e nelle prime settimane di vita, « Atti della 21a Riunione della Società italiana di statistica », Roma, Failli, 1962. -, [21] Alle basi del calcolo della probabilità (Considerazioni sul problema della probabilità composta e sulla previsione dei fenomeni aleatori), « Metron », val. 23°, 1964 (in corso di stampa). CORRADO GIN! BIBLIOGRAFIA E' sembrato opportuno aggiungere al testo della conferenza i riferimenti bibliografici degli scritti dell'A. in cui sono stati esposti o 'anticipati gli argomenti che in es-sa sono svolti. [ 1 ] Contributo alle applicazioni statistiche del calcolo delle probabilità, « Giornale degli economisti l>, dìc. 1907. [ 2] Il sesso dal punto di vista statistico, 'Palermo, Sandron, 1908, (ora in vendita presso Ia Direzione di «Metron», Via Terme .dl Diocleziano lO, Roma). [3] Il Congresso di Parma, « Rivista filosofica », fase. 4 voI. 100 agoset, 1907. [ 4] Intorno al concetto e alla misura delle probabilità, {{ Bollettino della Società filosofica italiana », anno 3°, n. 3-4, uovo 1907. [ 5] Sul concetto di probabilità, én «2° Congresso della Società filosofica italiana }}, (Biblioteca di filosofia e di pedagogia), Modena, Forrnìgginì, 1908. [6] Che cos'è la probabilità?, « Rlvìsta di scìenza » (Scientia), vol. 3°, anno 2°, n. 6, 1908. [ 7] Corso di statistica (a cura di S. Gatti e C. Benedetti), anno ace. 1954-55, Roma, Veschi. [ 8] Origenes y prospectivas de la estadistica, Supplemento al n. 31 del « 1etin deestadistica -. Madrid, 1946. [9] The [irst steps oi statistics;« Educatlonal research forum. Proceedings New York, Endicott, 1947. [lO] Gerolamo Cardano e i fondamenti del calcolo delle probobiliià, tron », val. 19°, n. 1-2, 31 Ing. 1958. 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