Speciale Disinfezione
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Anno V n. 3 - Marzo 2009
Italian Edition
Viaggio nell’eccellenza odontoiatrica
La prima tappa del nostro
viaggio tra gli studi odontoiatrici che si distinguono per le loro
caratteristiche d’eccellenza è in
una delle vie storiche del centro
di Milano, presso lo studio del
professor Mauro Labanca.
Appena si entra, si respira
un’atmosfera diversa. Sarà per il
sorriso aperto della receptionist,
sarà per il profumo di essenze
naturali che pervade in modo
discreto l’ambiente, o forse sarà
perché i colori caldi delle pareti
e dell’arredamento contribuiscono a creare una sensazione
di tepore.
In realtà, sono un po’ in anticipo sul mio appuntamento e
quindi mi accomodo in sala d’attesa: un ambiente moderno, luminoso, ordinato e confortevole;
con musica classica in sottofondo che aiuta a creare una sensazione di armonia e rilassamento. Nell’espositore delle riviste
vi sono giornali di diverso genere, ma anche opuscoli informativi di argomento odontoiatrico.
In questo ambiente è possibile cogliere anche nei piccoli
particolari il rispetto dell’igiene
e della pulizia, senza però avere la sensazione di un ambiente
asettico e impersonale.
Puntuale al nostro appuntamento, il professor Labanca mi
accoglie con ancora indosso il
caschetto ingrandente, ulteriore
testimonianza della precisione e
della professionalità che pervade questo studio.
Ci soffermiamo a parlare
proprio della sala d’aspetto, del
fatto che la rigorosa applicazione dei protocolli operativi ed
ergonomici permette di ridurre
al minimo i tempi di attesa da
parte del paziente. E si sa che
l’attesa rende sempre un po’
nervosi…
Mi spiega che lo studio è
stato ristrutturato dalla società Imeta, ma l’entusiasmo e la
competenza con cui mi illustra
il razionale della scelta dei materiali e dei colori mi confermano il suo attivo coinvolgimento
in tutta la fase di progettazione
e ristrutturazione. Ecco allora
sottolineare che il colore arancione delle pareti rappresenta il
sole, mentre il pavimento in pietra viva rappresenta la terra. Il
tutto per creare la sensazione di
un accogliente abbraccio: “per
far sì che il paziente si senta un
po’ a casa propria”.
Entriamo poi in quella che è
la zona operativa e qui l’attenzione si focalizza subito sulla
sala di sterilizzazione, posizionata al centro e completamente
a vista. Il colore predominante è
sempre il giallo-arancio e dalle
vetrate è possibile vedere attrezzature moderne e conformi
ai più severi requisiti in fatto di
disinfezione e sterilizzazione.
Il professor Labanca mi spiega
che questa dislocazione della
sala sterilizzazione riprende un
po’ il concetto delle cucine a vista dei ristoranti: rassicurare il
paziente-cliente che tutto viene
eseguito nel massimo rispetto
dell’igiene e, di conseguenza,
della sicurezza sia del paziente
che degli operatori.
Le tre unità operative sono
collegate in rete tra loro e la
comunicazione tra gli operatori
avviene tramite un sistema di
messaggistica su PC, minimizzando così l’utilizzo del telefono
e abbattendo al minimo l’inquinamento acustico. Sempre
nell’ambito dell’acustica, c’è un
sistema centralizzato di diffusione della musica, ma ogni studio
può autonomamente regolare o
escludere il volume. Lo stesso
sistema vale anche per il riscaldamento, assicurando così la
costante creazione di ambienti
personalizzati e confortevoli per
i pazienti e gli operatori.
I monitor a riunito hanno diverse funzioni: dalla visualizzazione delle immagini cliniche a
quella dei programmi di intrattenimento per quei pazienti che
preferiscono distrarsi dalle procedure odontoiatriche.
Nel pieno rispetto delle normative, diversi sono i sistemi di
sicurezza elettrica che garan-
tiscono la costante funzionalità delle attrezzature in tutte le
condizioni operative.
Le aree dedicate al personale prevedono un ampio spogliatoio, un bagno con doccia e
lavatrice, un angolo break con
cucina, testimoniando anche
in questo caso l’attenzione alle
esigenze di ogni persona che
gravita all’interno di questo studio, sia esso un paziente o un
operatore. Gli ultimi ambienti
che visitiamo sono l’ufficio amministrativo e quello privato del
professor Labanca.
A questo punto, chiedo al
professore quale sia il “segreto”
per ottenere ambienti così funzionali, dove niente è lasciato
al caso: è sufficiente affidarsi
a una società che si occupa di
ristrutturazioni? La risposta è
immediata. “È certamente fondamentale affidarsi a società
specializzate e competenti, senza dimenticare però che è ne-
La sala di sterilizzazione.
cessario seguire personalmente tutte le fasi, sottolineando di
volta in volta le proprie esigenze
operative e confrontandosi con i
progettisti per trovare sempre
la soluzione più adatta e in li-
nea con il nostro lavoro di tutti
i giorni”.
E a giudicare dall’eccellente
risultato, è senz’altro un consiglio da seguire alla lettera!
Cristina M. Rodighiero
L’entrata dello studio.
La sala d’attesa.
La sala d’attesa.
La sala di sterilizzazione.
Una delle unità operative.
Lo studio privato.
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Anno V n. 3 - Marzo 2009
Infezioni causate dall’Aspergillus
Con ogni probabilità, gli Aspergilli
sono il gruppo di funghi più diffuso nel
nostro ambiente. Questo genere comprende molte specie che vivono in numerosi substrati, come foraggi, grano, noci,
cotone, rifiuti organici ed acque inquinate da materiale organico.
Considerata l’ubiquità ambientale
dell’Aspergillus, si può dire che l’uomo
sia costantemente esposto a questo genere di funghi. Negli individui con normale
funzionalità del sistema immunitario, le
infezioni causate dall’Aspergillus sono relativamente rare ed inconsuete. Tuttavia,
a causa del sostanziale incremento nella
popolazione di individui con immunosoppressione attiva, come i pazienti affetti
da HIV, ammalati sottoposti a chemioterapia o a trattamento con corticosteroidi,
la contaminazione ambientale da parte
di funghi, specialmente dalle specie di
Aspergillus, è divenuta un fattore sempre
più rilevante. Negli Stati Uniti, l’aspergillosi è oramai la seconda causa di infezione da funghi che richiede l’ospedalizzazione.
Il genere Aspergillus comprende più
di 185 specie. Circa 20 di queste sono riconosciute da tempo come agente scatenante di infezioni opportunistiche nell’uomo.
Tra tutte, la specie isolata più di frequente è l’A. fumigatus, seguita dall’A. flavus
e dall’A. niger. L’A. clavatus, il gruppo
dell’A. glaucus, l’A. nidulans, l’A. oryzae,
l’A. terreus, l’A. ustus e l’A. versicolor,
sono alcune tra le altre specie meno rilevanti come patogene opportunistiche.
Le specie di Aspergillus sono ben note
quali importanti attrici in tre differenti situazioni cliniche: 1) infezioni opportuni-
stiche, 2) stati allergici 3) tossicosi. L’immuno-soppressione è il fattore di maggior
predisposizione allo sviluppo di infezioni
opportunistiche. Queste sono chiamate
aspergillosi. Tra tutti i funghi filamentosi,
l’Aspergillus è quello più comunemente
isolato in infezioni invasive ed è il secondo fungo, dopo la Candida, che causa più
di frequente micosi opportunistiche (colonizzazione di tessuto vivente da parte di
un fungo).
Quasi tutti gli organi o sistemi del
corpo umano ne possono venire coinvolti. Onicomicosi (infezione fungine delle
unghie), sinusiti, aspergillosi cerebrale,
meningiti, endocarditi (infiammazione
della membrana cardiaca), miocarditi
(infiammazione della parete muscolare
cardiaca), aspergillosi polmonare, osteomieliti (infezione dell’osso, della sua porzione corticale o midollare), otomicosi
(infiammazione dell’orecchio), endoftalmiti (infiammazione dei tessuti oculari),
aspergillosi cutanea, aspergillosi epatosplenica (fegato e milza) ed inoltre fungemia e aspergillosi diffusa. Sono probabili
anche aspergillosi causate da cateteri ed
altri dispositivi nosocomiali.
Negli ambienti ospedalieri, il maggior
rischio per lo sviluppo dell’aspergillosi
è rappresentato dai lavori di ristrutturazione, in particolar modo per i pazienti
neutropenici (quelli con un basso livello
di globuli bianchi, per i quali esiste un
elevato rischio di infezione). Considerato che i pazienti più colpiti dall’aspergillosi invasiva sono quelli fortemente
immuno-compromessi, la presenza delle
spore di Aspergillus nell’aria ospedaliera
rappresenta un’importante implicazione.
Dr. Galip Gurel
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consiste in molti passaggi che se seguiti correttamente producono un risultato prevedibile. La chiave per il successo estetico è la comunicazione con
il paziente e con il laboratorio che lo specialista deve attivare dall’inizio alla
fine del caso.
Questo dvd si pone come obiettivo quello di spiegare step by step i passaggi
fondamentali, dal punto di vista clinico e di comunicazione con il paziente,
dei restauri
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Le spore di Aspergillus si trovano di frequente negli ospedali di tutto il mondo
ed un certo numero di gravi epidemie,
che hanno causato morti dovute a diffuse
aspergillosi, sono state rilevate a seguito
di lavori di ristrutturazione.
Le specie di Aspergillus possono anche colonizzare le cavità polmonari causate da precedenti tubercolosi, sarcoidosi,
pneumoconiosi, bronchiectasia, anchilosi
spondilite o neoplasmi ed essere riassunte in una distinta entità clinica chiamata
aspergilloma. L’aspergilloma può colpire
anche i reni.
Alcuni antigeni dell’Aspergillus sono
allergeni fungini e possono dare origine ad una broncopolmonite allergica da
aspergillosi. L’A. fumigatus, il più frequente patogeno opportunista, si trova
abbondantemente nei materiali organici
in decomposizione. Visto che la temperatura ideale per lo sviluppo è al di sopra dei
55°C, la fermentazione ed il conseguente
riscaldamento del compost organico fornisce l’ambiente ideale per lo sviluppo
dei funghi. Nei campioni di aria rilevati
in prossimità di siti di compostaggio, l’A.
fumigatus si è rivelato l’organismo più
numeroso. Le persone che manipolano
compost o cumuli di fieno in decomposizione, spesso sviluppano ipersensibilità
alle spore di Aspergillus e dopo l’esposizione possono soffrire di gravi fenomeni
allergici.
La seconda specie di Aspergillus che
viene rilevata più di frequente nelle infezioni fungine è l’A. flavus. Oltre ad essere
causa di infezione, l’A. flavus è noto come
produttore di aflatossine, una delle più
potenti sostanze cancerogene per l’uomo. Il rischio associato all’esposizione ad
aflatossine ed altre micotossine aerogene
in un edificio contaminato non è stato ancora adeguatamente studiato. Le micotossine sono prodotte dalle altre specie di
Aspergillus. La terza specie di Aspergillus
più comune causa di infezioni è l’A. niger,
che è il più diffuso di ogni altra specie di
questo genere e trova domicilio nel più
vasto assortimento di substrati. È solitamente aggregato in “sfere fungine”, una
particolare condizione dove i funghi si
sviluppano nel polmone umano, formando degli agglomerati sferici, senza invadere il tessuto polmonare.
A cura di:
Dr. Vince Croud, Technical Director,
Human Health, Antec International –
a Dupont Company
Legionella: malattia
del Legionario e febbre di Pontiac
La malattia del Legionario è un’infezione polmonare (polmonite) provocata
da un batterio Gram-negativo, aerobico,
conosciuto con il nome di Legionella
pneumophila. Ad oggi sono state identificate più di 30 specie di Legionella, ma
il 90% delle affezioni negli esseri umani
sono causate dalla Legionella pneumophila. La seconda specie più volte isolata in esseri umani è la Legionella micladei, che diventa la prima nei pazienti
trapiantati.
Il periodo di incubazione della malattia del Legionario va dai due a dieci
giorni. Per svariati giorni il paziente può
sentirsi stanco ed affaticato. La maggior
parte dei ricoverati in ospedale sviluppano febbre molto alta, spesso superiore ai 39,5° C.
La tosse può rappresentare il primo segnale di un’infezione polmonare
è può essere sufficientemente grave da
produrre escreato. Sono comuni anche
sintomi gastrointestinali, dei quali la
diarrea è il più identificativo. Molti pazienti hanno pure nausea, vomito e mal
di stomaco. Altri sintomi frequenti sono
mal di testa, dolori muscolari e toracici,
respiro affannoso. Analisi di laboratorio
possono poi indicare un malfunzionamento dei reni.
Dopo essere stati dimessi dall’ospedale, alcuni pazienti possono soffrire,
per svariati mesi, di affaticamento, perdita di energia e di difficoltà di concentrazione. Di solito, il completo recupero
non avviene prima di un anno.
Se la polmonite viene trattata sul
nascere, con le adeguate cure di antibiotici, la ripresa è eccellente, a patto
che il paziente non soffra già di altre
malattie che ne compromettano il sistema immunitario. Viceversa, un ritardo
nell’adozione di un’adeguata terapia in
quei pazienti con un sistema immunitario indebolito, compresi i trapiantati,
può portare ad una prolungata ospedalizzazione, complicazioni e talvolta al
decesso.
La Febbre di Pontiac è invece una
malattia a carattere lieve, le persone
interessate manifestano febbre e dolori
muscolari, ma non polmonite. Il periodo di incubazione della Febbre di Pontiac è più corto rispetto a quello della
Legionellosi e generalmente varia da
alcune ore fino ad un paio di giorni.
Possono contrarre la malattia del
Legionario individui di ogni età, tuttavia l’infezione colpisce preferibilmente
le persone di mezza età e gli anziani,
in particolar modo i fumatori e coloro i
quali soffrono di disturbi polmonari cronici. Sono persone ad alto rischio di infezione anche gli immuno-compromessi
per malattie come cancro, diabete, Aids
ed anche i pazienti dializzati. Anche i
tossicodipendenti sono individui ad alto
rischio. La Febbre di Pontiac è più comune nelle persone in buona salute.
La Legionella è un’abitante naturale
degli ambienti acquatici e si può trovare
in fiumi, laghi e ruscelli. Una specie di
Legionella (L. longbechae) è stata trovata nel terriccio da vaso.
La Legionella si può trovare in numerosi sistemi idrici, tuttavia i batteri si
riproducono in gran numero nell’acqua
tiepida e stagnante (30-40° C) come, ad
esempio, quella che si trova in svariati
impianti idraulici e contenitori di acqua
calda, nelle torri di raffreddamento e
condensatori di evaporazione dei grandi impianti di condizionamento e nelle
sorgenti termali.
Si sono verificate epidemie di Legionellosi dopo che alcune persone avevano respirato le goccioline provenienti
da acqua contaminata dal batterio della
Legionella. Si può essere esposti a queste goccioline in casa, nei posti di lavoro, negli ospedali o nei locali pubblici.
La Legionellosi non si trasmette da persona a persona.
Il controllo continuo dei livelli di Legionella nei sistemi idrici è essenziale
per prevenire il rischio di epidemie di
Legionellosi.
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Confronto sull’efficacia disinfettante del Peracilyse
e della glutaraldeide al 2% nei test in vitro
M.J. Vizcaino-Alcaide, R. Herruzo-Cabrera e M.J. Fernandez-Aceñero
vince le afte sul tempo
immediato sollievo dal dolore
rapida guarigione delle lesioni aftose
efficace prevenzione
elevata sicurezza, senza controindicazioni
ialuroni
co
Introduzione
La disinfezione di alto livello
è una pratica chiave nel controllo delle infezioni intraospedaliere. Diversi prodotti possono essere utili a questo scopo e
la loro selezione dipende da fattori quali efficacia, sicurezza e
costi. Il prodotto di riferimento
per questo tipo di disinfezione
è la glutaraldeide al 2%, una
dialdeide impiegata come disinfettante e sterilizzante a basse
temperature,
principalmente
per endoscopi e strumentario
chirurgico. Possiede un ampio
spettro d’azione contro i batteri e le loro spore, funghi e virus(1,2), sebbene sia meno efficace contro micobatteri atipici
e protozoi e sia probabilmente
inefficace contro i prioni. La sua
soluzione non viene inattivata
dalla materia organica ed erode
efficacemente i depositi formati
da certi microrganismi.
La glutaraldeide ha alcuni
effetti collaterali(1,2): il contatto diretto con la sostanza può
causare dermatiti e aggravare gli eczemi, mentre le sue
nella stomatite aftosa ricorrente
Acido
Sommario
La glutaraldeide al 2% è
stata per molto tempo il prodotto di riferimento per la disinfezione di alto livello, ma la
sua frequente associazione agli
effetti collaterali ha stimolato
la ricerca verso nuovi prodotti
disinfettanti. E’ stata comparata
l’efficacia della glutaraldeide al
2% con quella di una nuova formulazione disinfettante, il Peracilyse (Perasafe®), 0,2% di acido
peracetico, in 6 test in vitro: effetto germicida in una sospensione di microrganismi; una
lima (file) metallica endodontica contaminata da microbi; un
endoscopio; un test di capacità
modificato; un test sporicida;
un test di corrosione sullo strumentario metallico. Entrambi i
prodotti si sono dimostrati efficaci germicidi in 10-20 minuti,
distruggendo
completamente
i microbi con l’eccezione del
Mycobacterium e delle spore.
Anche il lavaggio interno degli
endoscopi con una soluzione di
100 ml di entrambi si è dimostrato altrettanto efficace. Le
due soluzioni hanno resistito
all’inattivazione dopo ripetuti
lavaggi, e non hanno corroso lo
strumentario. Tuttavia, quando
è stata aggiunta materia organica, la formulazione al 2% di
acido peracetico ha pulito senza
corrodere, mentre la glutaraldeide ha fissato la sostanza allo
scalpello, causandone la corrosione in 2 ore. In sintesi, il Peracilyse (Perasafe®) è un buon
sostituto della glutaraldeide al
2% per la disinfezione di alto
livello.
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Dipartimento di Medicina di Prevenzione, Scuola di Medicina e Ospedale “La Paz”, Università autonoma di Madrid, Madrid, Spagna
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sollievo. L’acido ialuronico, di peso
molecolare identico a quello della mucosa
orale, attiva i naturali meccanismi di
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esalazioni possono provocare
riniti e congiuntiviti. La gravità
di queste reazioni dipende dalla
durata e dall’intensità dell’esposizione, con un massimo tollerato di 0,7 mg/m3 per 10 minuti. È un potenziale allergene e
altri effetti collaterali possono
includere: mal di testa, nausea,
vertigini, un sapore metallico ed
una variazione nel colorito della pelle. L’incidenza dei sintomi
è alta e varia dal 33% al 79%.
L’esposizione del personale alla
glutaraldeide deve essere limitata, anche attraverso l’utilizzo
di macchinari automatizzati e
chiusi ermeticamente per il lavaggio e la disinfezione, sistemi
di ventilazione o dispositivi di
protezione individuali.
E’ anche importante informare i lavoratori dei rischi cui
vanno incontro e della necessità di controlli sanitari periodici.
In Gran Bretagna, un marchio
famoso di glutaraldeide è stato
ritirato dalla vendita ed è stato
sostituito dall’ortho-phthalaldehyde.
L’acido peracetico è un disinfettante di alto livello di provata efficacia, privo di rischi
connessi alla sua manipolazione, e non lascia residui tossici(3-6). In precedenza questo
prodotto era disponibile solo
per l’uso sui macchinari, ma è
stata recentemente sviluppata
una nuova formulazione: il Peracilyse (Perasafe®). E’ una polvere a grana sottile costituita da
una combinazione di composti
di perossido, acidi organici e
stabilizzatori, che sprigiona ioni
peracetici pari allo 0,26% medio
di acido peracetico; può essere
manipolata usando guanti protettivi, senza necessità di utilizzo di macchinari e non rilascia
residui tossici.
Questo documento analizza
la sua azione disinfettante, confrontandola con la glutaraldeide
al 2%, attraverso l’esecuzione
di 6 test in vitro: effetto battericida su una sospensione di microrganismi; effetto battericida
su di una superficie metallica
contaminata da microbi (n. 25
lime endodontiche); effetto sporicida contro le spore di Bacillus
subtilis; effetto battericida su di
un endoscopio con due livelli di
contaminazione (106 e 109/ml)
interrompendo il processo di
disinfezione dopo 5, 10 e 20 minuti; test di capacità modificato
(20 iniezioni con Mycobacterium fortuitum e 10% di sangue
umano); effetto corrosivo sulla
strumentazione metallica.
Materiali e metodi
Agenti antimicrobici
Il Peracilyse (Perasafe® Dupont) viene fornito in polvere
da diluire a 16,2 gr/dl in acqua a
35° C mescolando per 15 minuti; la glutaraldeide al 2% (Cidex,
Johnson & Johnson), appena attivata.
Microrganismi
Le specie utilizzate erano
specie ATCC standard (dove
indicato), o specie isolate da
pazienti ICU. Sono state testate
i seguenti tipi: Staphylococcus
aureus (ATCC 25923), una spe-
cie resistente alla meticillina ed
una sensibile alla meticillina;
tre specie ognuno di: Enterococcus faecalis, Enterobacter
cloacae, Klebsiella pneumonite, Pseudomonas aeruginosa,
Acinobacteranitratus e Candida
albicans; una specie di M. fortuitum ATCC 609 e il B. sbutilis (3
m di strisce di spore contenenti
circa 2 x 106 di cellule).
Fig. 1: Lima endodontica.
Fluidi neutralizzanti
Brodo di Todd Hewitt con
soluzione Tween 80 al 6% (v/v),
sodio bisolfito al 0,5% (p/v) e
sodio tiosolfato al 0,5% (p/v).
Test di sospensione
Una sospensione di microrganismi di 0,1 ml (108 cfu/ml)
è stata aggiunta a 5 ml di disinfettante e lasciata per 3, 5 o 10
minuti. Successivamente, una
parte di 0,1 ml di questo composto è stato neutralizzato con
4,9 ml di sostanza inibitrice e
lo 0,1 ml del liquido risultante è
stato messo a coltura su piastrine Mueller-Hilton (Sabouranddextrose (SD) per i fermenti o
infusione brain-heart (BHI) per
micobatteri) e incubato a 37° C
prima di effettuare la conta batterica e di calcolare il fattore di
riduzione log10 (RF).
L’analisi è stata ripetuta con
glutaraldeide al 2%, e con acqua distillata sterile come test
di controllo.
Test di superficie7
Le lime endodontiche sono
state contaminate per immersione in una sospensione di microrganismi (108 cfu/ml) per
un’ora, poi sono state lasciate
asciugare per 15 minuti su di
una superficie sterile inclinata.
Ogni lima è stata messa in un
cilindro con 5 ml di disinfettante per 3, 5 o 10 minuti (20 minuti per i micobatteri). Dopo il
periodo di esposizione, le lime
sono state immerse in un altro
cilindro contenente 5 ml di sostanza inibitrice con 0,5 mm
di perle di cristalli e sono state
shakerate in un mixer a vortice
alla velocità di 1000 rpm per un
minuto. Infine, lo 0,1 ml della
parte galleggiante sulla superficie dell’acqua è stato messo
a coltura su piastrine MuellerHinton (SD per i fermenti e BHI
per i micobatteri), è stato incubato a 37° C per 24 ore (da due a
quattro giorni, rispettivamente
per fermenti e micobatteri) prima di effettuare la conta batterica.
L’analisi è stata ripetuta con
glutaraldeide al 2% e con acqua
distillata sterile come test di
controllo.
Test sporicida
Strisce di spore B. subtilis
sono state estratte dalle capsule nelle quali sono commercializzate, messe nel disinfettante
e lasciate lì per 5, 10 o minuti;
successivamente le strisce sono
state immerse nella soluzione
inibitrice per interrompere l’effetto sporicida.
La restante parte dell’analisi
è stata sviluppata come nel test
di superficie.
Test su di un endoscopio8
Quest’analisi è stata svolta solo con una specie ognuna di: E. faecalis, E. cloacae,
P. aeruginosa, C. albicans e M.
fortuitum. La parte interna di
un pezzo sterile è stata contaminata con una sospensione
di 108 cfu/ml di organismo per
15 minuti. Successivamente è
stata irrigata con 1 ml di disinfettante (o di soluzione di controllo) e lasciata immersa nella
soluzione per 5, 10 o 20 minuti.
Sono stati raccolti dei campioni
(0,1 ml) dall’interno del canale,
neutralizzati, e messi a coltura
su piastrine Mueller-Hinton (SD
per i fermenti e BHI per i micobatteri), incubati a 37° C per
24 ore (per due e quattro giorni
rispettivamente per fermenti e
micobatteri), ed è stata effettuata la conta batterica. Il test
è stato ripetuto utilizzando 100
ml di disinfettante, avendo cura
che l’intero pezzo testato fosse
riempito di liquido prima di immergerlo nello stesso disinfettante per 5, 10 o 20 minuti.
Test di capacità (modificato9)
E’ stato valutato l’effetto prodotto dall’aver aggiunto materia
organica (sangue umano) al test
battericida. E’ stato preparato
un composto di M. fortuitum
(108 cfu/ml) e sangue fino al
raggiungimento di un livello del
20% di microrganismi sul volume totale. Sono state eseguite
20 iniezioni successive ad intervalli di 10 minuti e i campioni
sono stati ottenuti 1 minuto prima dell’iniezione successiva.
In seguito, 0,1 ml di campione
è stato messo a coltura in BHI
dopo la sua neutralizzazione.
L’analisi è stata ripetuta con
glutaraldeide al 2% e con acqua
distillata sterile come test di
controllo.
Test di corrosione
Questo test è una variante
del test di corrosione precedentemente descritto(7). Una lama
di scalpello è stata immersa nel
disinfettante ed è stato verificato il suo deterioramento sull’intera superficie o su singole aree
a tempi specifici di un’ora per
una settimana. Il test è stato ripetuto dopo aver contaminato la
lama con sangue umano (proveniente dalla banca del sangue)
per favorirne il deterioramento
e simulare una situazione di detersione imperfetta.
Risultati
Nel test di sospensione (Tabella 1), entrambi i prodotti
hanno dimostrato un eccellente effetto antimicrobico a breve
tempo (3 e 5 minuti), con eccezione del Peracilyse (Perasafe®) nei confronti del E. faecalis
(RF2) e del M. fortuitum (RF3).
Ad ogni modo, dopo 10 minuti
quest’ultimo ha distrutto tutti i
batteri inoculati dei test.
Nei test di superficie (Tabella 2) l’effetto di entrambi i prodotti è stato meno forte. Dopo 3
minuti, solo il Peracilyse (Perasafe®) ha ucciso alcuni dei batteri Gram positivi iniettati (C.
albicans e S. aureus) ed entro
5 minuti ha eliminato anche
E. cloacae e A. anitratus, ma
nessuno degli altri; i batteri K.
Pneumonite (RF > 4) e M. fortuitum (RF 2,5; RF 3,6 a 20 minu-
ti) sono sopravvissuti dopo un
tempo di contatto di 10 minuti.
Al contrario, la glutaraldeide ha
ucciso solo i batteri S. aureus e
E. faecalis in 3 minuti e alcuni
organismi Gram negativi come
il E. cloacae in 5 minuti; dopo 10
minuti sono sopravvissuti solo
alcune specie di E. faecalis (RF
5) e di M. fortuitum (RF 2,6 dopo
10 minuti, 3,5 dopo 20).
Entrambi i prodotti hanno
virtualmente eliminato tutti i
microbi, con l’eccezione dei micobatteri, ma si sono comunque
riscontrate rilevanti differenze
nei loro effetti contro i fermenti;
il Peracilyse (Perasafe®) ha raggiunto un fattore di riduzione
log10 di 3,7 in 20 minuti, mentre la glutaraldeide nello stesso
tempo ha raggiunto un fattore
di soli 2,1. Nel tipo di endoscopio esaminato poi, entrambi i
prodotti hanno avuto un effetto
molto rapido (già dopo 5 minuti) e si sono dimostrati efficaci
anche contro i micobatteri, specialmente nel caso dell’impiego
di 100 ml per l’irrigazione interna; si è avuta un’azione leggermente meno intensa con 1 ml.
Entrambi i prodotti hanno
resistito all’inattivazione (test
di capacità modificato) e non
c’era traccia di batteri sopravissuti anche dopo 20 iniezioni
ripetute. Non hanno corroso le
lame dello scalpello in una settimana (tempo equivalente a 500
operazioni di disinfezione della
durata di 20 minuti ognuna).
Ciò nonostante, all’aggiunta del
sangue umano, la formulazione
a base di acido peracetico puliva ancora le lame senza corroderle nonostante un tempo di
immersione prolungato, mentre
la glutaraldeide al 2% ha fissato
la materia organica alla lama e
l’ha corrosa in un intervallo di
circa 2 ore.
Discussione
La tossicità della glutaraldeide al 2% ha spinto i ricercatori a
trovare delle valide alternative.
Tra queste c’è un’aldeide atossica, tipo l’OPA (ortho-phthalaldehyde)(10), che ha però dimostrato una debole azione sulle
spore, raggiungendo un fattore
di riduzione log10 di solamente
0,5 in 12 ore, fatto attribuibile
alle proteine, involucro delle
spore, dato che l’OPA è divenuto
efficace solo successivamente
all’eliminazione dell’involucro
proteico(11). Questo prodotto ha
inoltre evidenziato un modesto
effetto nei confronti dei virus
privi di involucro lipidico, ma
si è dimostrato efficace contro i
micobatteri.
Un’altra alternativa possibile
alla glutaraldeide è rappresentata dai nuovi tipi di ossidanti,
come l’acido peracetico, principalmente sotto forma di soluzioni stabili (sia con che senza
perossido di idrogeno), che
possono essere impiegate senza alcun tipo di macchinario. In
questo studio si è preso in considerazione uno di questi nuovi
ossidanti, il Peracilyse (Perasafe®). Il prodotto sprigiona ioni
peracetici e dimostra una buona azione detergente, che aiuta
ad eliminare i microrganismi.
E’ stata verificata un’eccellente
azione contro la maggior parte
dei microrganismi e solo con la
superficie più difficile (le lime
endodontiche contaminate) la
glutaraldeide al 2% ha dimostrato un’azione leggermente
migliore nei confronti dei batteri Gram negativi. Entrambi
i prodotti hanno dimostrato
un effetto contenuto nei confronti del batterio M. fortuitum
nell’intervallo di 10 minuti, ma
già dopo 20 minuti hanno raggiunto un fattore di riduzione
log10 di 3,5.
Nel tipo di endoscopio esaminato, si è proceduto all’irrigazione del canale interno
con 100 ml di disinfettante, accertandosi che lo stesso fosse
completamente riempito prima
di immergerlo nuovamente nel
disinfettante (così come raccomandato dalla “Spanish Preventive Medicine Society”)(12),
operazione che ha avuto come
risultato la disinfezione completa, anche contro i microrganismi più resistenti. Si può
ottenere un’adeguata disinfezione degli endoscopi, anche in
tempi brevi (5 minuti), se questi
vengono accuratamente detersi prima della disinfezione e se
vengono seguite le opportune
procedure di irrigazione e riempimento del canale interno. Per
maggiore sicurezza è stato portato a 20 minuti il tempo suggerito dalle linee guida spagnole,
considerati i risultati ottenuti
con il modello peggiore (la superficie ruvida degli strumenti),
ed assumendo che le indicazioni per un’adeguata detersione e
disinfezione non sempre vengono seguiti rigorosamente. Ci si è
anche accertati scrupolosamente che i broncoscopi venissero
lasciati in immersione nel Peracilyse (Perasafe®) per 20 minuti,
dato che il rischio di contaminazione da parte dei micobatteri è
molto alto in questo tipo di dispositivi.
Entrambi i prodotti hanno
resistito abbastanza bene a ripetute inoculazioni (diverse
introduzioni di strumenti contaminati) nello stesso giorno
e non hanno corroso l’acciaio
degli strumenti, sebbene si siano verificate delle discrepanze
con gli strumenti in rame (con
il Peracilyse/Perasafe®). La glutaraldeide ha richiesto un’accurata detersione prima della
disinfezione per evitare che il
materiale organico si fissasse e
per evitare conseguentemente
che si deteriorasse il materiale.
Inoltre, il fissaggio della glutaraldeide può ostruire il canale
degli endoscopi, fattore molto
importante da tenere in considerazione nella scelta del disinfettante più idoneo. Il Peracilyse
(Perasafe®) ha favorito la detersione attraverso la liberazione
di ossigeno che si ha nell’azione
di catalasi della materia organica, favorendo così l’eliminazione di quest’ultima e contribuendo a mantenere pervi i canali
dell’endoscopio.
In conclusione, la soluzione di Peracilyse (Perasafe®) all’1,62% ha dimostrato
un’azione equivalente a quella
della glutaraldeide al 2% contro
i microrganismi in sospensione
e nei modelli più diffusi di endoscopi e lime endodontiche, priva
di tossicità e di azione corrosiva.
Tuttavia, la sua modesta azione
nei confronti dei micobatteri
DT
pagina 11
Speciale Disinfezione
DENTAL T RIBUNE
Opallis doppia colonna.pdf
pagina 10
nell’intervallo di 10 minuti suggerisce di tenere gli strumenti, e
principalmente gli endoscopi, in
immersione per almeno 20 minuti. Lo si considera perciò una
valida alternativa atossica alla
glutaraldeide al 2% per la disinfezione di alto livello, sebbene
si prosegua la ricerca per scoprire altre alternative atossiche
e maggiormente efficaci contro
i micobatteri, specialmente ove
sia necessaria la disinfezione
degli endoscopi entro un tempo
di 10 minuti.
Bibliografia
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biocides. Prog Med Chem
1995; 34: 149-201.
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alkaline glutaraldehyde and
“Nu-Cidex” (0,35% peracetic acid). ƒ Hosp Infect 1995;
30: 237-240.
Fattore di riduzione Log10 ad un tempo specifico (min.)
Peracilyse (Perasafe®)
Glutaraldehyde
Microrganismi
3
5
10
3
5
10
S. aureus ATCC 25923
>6
>6
>6
>6
>6
>6
S. aureus MR
>6
>6
>6
>6
>6
>6
S. aureus MS
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. faecalis-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. faecalis-2
3,8
>6
>6
>6
>6
>6
E. faecalis-3
4,1
>6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-2
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-3
>6
>6
>6
>6
>6
>6
K. pneumonite-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
K. pneumonite-2
>6
>6
>6
>6
>6
>6
K. pneumonite-3
>6
>6
>6
>6
>6
>6
P. aeruginosa-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
P. aeruginosa-2
>6
>6
>6
>6
>6
>6
P. aeruginosa-3
>6
>6
>6
>6
>6
>6
A. anitratus-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
A. anitratus-2
>6
>6
>6
>6
>6
>6
A. anitratus-3
>6
>6
>6
>6
>6
>6
C. albicans-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
C. albicans-2
>6
>6
>6
>6
>6
>6
C. albicans-3
>6
>6
>6
>6
>6
>6
3
3,11
>6
>6
>6
>6
M. fortuitum ATCC 609
MR resistente alla meticillina MS sensibile alla meticillina
C
Tabella. 1: Effetto battericida del Peracilyse (Perasafe®) all’1,6% e della
glutaraldeide al 2% nei confronti di una sospensione di microrganismi.
M
Y
CM
MY
Fattore di riduzione Log10 ad un tempo specifico (min.)
CY
Peracilyse (Perasafe®)
Glutaraldehyde
CMY
3
5
10
3
5
10
S. aureus ATCC 25923
4,1
4,1
>6
>6
>6
>6
S. aureus MR
>6
>6
>6
>6
>6
>6
S. aureus MS
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. faecalis-1
>6
>6
>6
>6
>6
>6
E. faecalis-2
4,1
4,2
>6
4
4,5
4,8
E. faecalis-3
4
4,6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-1
2,9
>6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-2
3,6
>6
>6
>6
>6
>6
E. cloacae-3
3,5
>6
>6
4
>6
>6
K. pneumonite-1
3,4
3,7
4,6
3,3
4
>6
K. pneumonite-2
3
3,9
4,5
3,9
>6
>6
K. pneumonite-3
3,7
4,4
>6
4
4,8
>6
P. aeruginosa-1
4
4,1
>6
4,5
>6
>6
P. aeruginosa-2
3,1
3,5
>6
3,8
4,7
>6
P. aeruginosa-3
3,2
3,7
>6
3,6
4,2
>6
A. anitratus-1
3,6
3,8
>6
>6
>6
>6
10.Rutala WA. Disinfection of
endoscopes: review of new
chemical sterlisant used for
high level disinfection. Infec Control Hosp Epidemiol
1999; 20: 69-76.
A. anitratus-2
3,7
>6
>6
3,4
>6
>6
A. anitratus-3
4,4
>6
>6
4,2
>6
>6
C. albicans-1
3,4
4,3
>6
3,3
4
>6
C. albicans-2
>6
>6
>6
3,9
>6
>6
11.Walsh JE, Maillard JY, Russell AD. Ortho-phthalaldehyde: a possible alternative
to glutaraldehyde for high
level disinfection. ƒ Appl Microbio 1999; 86: 1039-1046.l
C. albicans-3
>6
>6
>6
3,5
>6
>6
M. fortuitum ATCC 609
1,5
1,9
2,5*
2
2,4
2,6*
6. Holton J, Shetty N, McDonald V. Efficacy of “Nu-Cidex” (0,35% peracetic acid)
against mycobacteria cryptosporidia. ƒ Hosp Infect
1995; 31: 235-244.
7. Herruzo-Cabrera R, Uriarte
MC, Rey-Calero J. Antimicrobial effectiveness of 2%
glutaraldehyde versus other
disinfectants for hospital
equipments, in an in vitro
tests based on germ-carriers
with a high microbial contamination. Rev Stomatol Chir
Maxillofac 1999; 6: 299-305.
8. Herruzo-Cabrera R, Vizcaino-Alcaide MJ, Moran A. A
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spore and chemical sporicides. Clin Microbiol Rev 1990;
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12.Arevalo J, Arribas JL, Calbo
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Herruzo R. Guida del grupo
de trabajo sobre desinfectantes y antisepticos. Revision. 1998. Medicina Preventiva 1998; 4: 38-43.
10:42:24
11
Anno V n. 3 - Marzo 2009
Italian Edition
DT
13-01-2009
Microrganismi
K
MR resistente alla meticillina MS sensibile alla meticillina
* Fattore di riduzione Log10 in 20 minuti = 3,6
** Fattore di riduzione Log10 in 20 minuti = 3,5
Tabella. 2: Effetto battericida del Peracilyse (Perasafe®) all’1,6% e della
glutaraldeide al 2% nei confronti di microrganismi presenti su superfici
portatrici di germi (lime endodontiche).
DENTAL T RIBUNE
12 Speciale Disinfezione
Italian Edition
Anno V n. 3 - Marzo 2009
Pre-sterilizzazione efficace
George Freedman, Canada
L
’importanza della sterilizzazione degli strumenti
in ambito odontoiatrico
è universalmente riconosciuta.
Ovviamente, vi sono diversi approcci all’utilizzo dell’autoclave
in studio. Tutti questi approcci,
tuttavia, sono legati da un comun denominatore: la pre-sterilizzazione (o lavaggio) degli
strumenti è una fase indispensabile per il successo della sterilizzazione. Sia le linee guida della
British Dental Association che
quelle del Koch Institute indicano la preferenza per il lavaggio
automatizzato rispetto a quello
manuale. Il lavaggio automatizzato è più efficiente e minimizza la manipolazione degli strumenti contaminati. Inoltre, nel
2006 è stato emesso lo standard
Europeo per i disinfettori-lavastrumenti (EN 15883 parti 1 e 2).
Nel mettere a punto i protocolli
di sterilizzazione dello studio bisognerebbe tenere in considerazione queste linee guida e questi
standard.
Il successo clinico della presterilizzazione è direttamente legato a due fattori principali:
• l’efficacia della procedura;
• l’efficienza del processo.
In realtà, la pre-sterilizzazione consiste in tre azioni separate, ciascuna delle quali deve
essere completata con successo
al fine di predisporre un’efficace
sessione di autolavaggio. Queste
sono la rimozione/lavaggio dei
residui, il risciacquo e l’asciugatura. Troppo spesso, in molti studi, tutte o alcune di queste fasi
essenziali vengono trascurate.
Rimozione dei residui
La rimozione dei residui organici e inorganici e delle proteine è solitamente l’azione più
faticosa, dispendiosa in termini
di tempo, la meno efficace e la
più pericolosa delle tre. La tecnica più comune per la rimozione
per staccare i residui dagli strumenti. Per questo approccio vi
sono due considerazioni principali da fare: i bagni ultrasonici
possono non avere sufficiente
potenza per rimuovere tutti i
residui (richiedendo di conseguenza un’ulteriore sessione
di spazzolamento manuale) e
il processo ultrasonico può rovinare l’affilatura degli strumenti dentali. Le soluzioni per
ultrasuoni non hanno natura
disinfettante e quindi non hanno proprietà microbiche; inoltre,
vengono spesso usate per più di
un paziente (per molti pazienti,
in realtà) per un periodo di uno o
più giorni. Vi è quindi un rischio
di contaminazione crociata degli
strumenti prima della sterilizzazione.
Fig. 1: Lo spazzolamento è la tecnica più comune, ma anche più dubbia,
per la rimozione dei residui.
dei residui è lo spazzolamento a
mano degli strumenti. L’efficacia
di questa decontaminazione manuale è altamente dubbia. Quali
tipi di spazzole e quali tecniche
di spazzolamento possono essere utilizzate per eliminare efficacemente il 100% dei residui su
ogni singolo strumento? (Nessuna, ovviamente). Inoltre, anche
presumendo che si possa ottenere questo, quanto tempo richiede
e come può essere verificato? La
valutazione della rimozione dei
residui mediante spazzolamento
dovrebbe essere effettuata al microscopio, ma nella pratica quotidiana spesso si valuta solo con
un rapido esame visivo. I rischi
intrinseci dello spazzolamento
manuale sono seri:
• le punture dei guanti e/o della pelle mettono a rischio la
salute del personale ausiliario;
La rimozione dei residui automatizzata mediante lavatrici-disinfettori (come Hydrim C51 wd,
SciCan, Toronto, Canada) (Fig.
2) è meno sensibile alla tecnica
e molto più predicibile. Queste
unità sono lavatrici-disinfettori
di livello professionale (spesso
usate negli ospedali) dentro cui
vengono inseriti gli strumenti
una volta rimosso qualunque residuo di materiale dentale, come
i cementi, che non sia in grado di
dissolversi nell’acqua. Efficace
nel rimuovere più del 99,9% di
tutte le proteine dagli strumenti,
la lavatrice/disinfettore assicura
risultati uniformi nel processo di
pre-sterilizzazione degli stessi.
Il ciclo automatico di lavaggio,
risciacquo, disinfezione e asciugatura viene eseguito senza il
coinvolgimento delle mani, eliminando il rischio di ferimenti e
microbi volatili per il personale
ausiliario.
Non tutte le soluzioni pulenti sono ugualmente compatibili
con tutti gli strumenti e questo è
chiaramente indicato sulle confezioni. I dentisti, comunque,
hanno a che fare con diversi
tipi di metalli e coperture, come
acciaio inossidabile, carbonio,
alluminio ecc. Ha senso utilizzare soluzioni pulenti con caratteristiche chimiche avanzate
che hanno il miglior profilo di
compatibilità come HIP (Hydrim
Instrument Protection) (Fig. 3).
Le lavatrici-disinfettori Hydrim
dosano automaticamente piccole e ottimali quantità di soluzione HIP per i cicli di prelavaggio,
lavaggio e risciacquo per la massima efficacia, assicurando van-
• la rimozione incompleta dei
residui genera un rischio di
contaminazione crociata tra
pazienti;
• l’azione di spazzolamento
rende aeree le gocce di fluido che possono contaminare
braccia, viso, occhi e bocca
del personale ausiliario, mettendone a rischio la salute.
Da molti anni si utilizzano
vasche a ultrasuoni e soluzioni
specifiche per la rimozione dei
residui. Funzionano applicando
onde sonore ad alta frequenza
Fig. 3: HP (Hydrim Instrument Protection).
Fig. 2: Hydrim C51wd, SciCan, Toronto, Canada.
Fig. 4: Tecnica di pre-sterilizzazione automatizzata.
DT
pagina 13
Speciale Disinfezione 13
DENTAL T RIBUNE
Anno V n. 3 - Marzo 2009
Italian Edition
di strumenti che sono esclusi
dall’utilizzo clinico per un certo
periodo di tempo costituisce una
notevole incidenza sui costi dello studio.
Lo spazzolamento manuale
o la pulizia a ultrasuoni sono solitamente seguiti da asciugatura
manuale che, comunque, non
elimina completamente l’umidità, il rischio di corrosione degli
strumenti e compromette la sterilizzazione degli strumenti che
devono essere imbustati. Anche
l’asciugatura manuale espone al
Fig. 5: Tecnica di pre-sterilizzazione automatizzata.
DT
pagina 12
taggi non solo per gli strumenti
dentali, ma anche per l’ambiente.
Risciacquo
Gli strumenti che sono stati
spazzolati manualmente o posizionati in un bagno ultrasonico
vengono sciacquati con acqua
calda o fredda a pressioni normali per rimuovere i residui
staccati. C’è comunque poca
probabilità che i residui staccati possano essere efficacemente sciacquati via dagli anfratti e
dalle insenature degli strumenti
dentali.
Le lavatrici-disinfettori automatizzate utilizzano acqua ad
elevata temperatura e pressioni spray concentrate per sciacquare in modo efficace i residui
staccati dagli strumenti e predisporli così ad una sterilizzazione
non compromessa. Ovviamente,
tutto questo viene fatto senza
l’uso delle mani come parte di
un ciclo automatico. In ciascun
ciclo di Hydrim vengono usate
acqua e soluzione pulente fresche, eliminando così il rischio
di contaminazione crociata.
La fase finale del ciclo di risciacquo avviene a temperatura
elevata per ottenere la disinfezione in accordo con lo Standard
Europeo EN 15883. La fase di
disinfezione di Hydrim C51 wd è
impostata a 80° C per 10 minuti.
Asciugatura
Ci sono due importanti questioni riguardo alla procedura di
asciugatura durante la pre-sterilizzazione, indipendentemente
dalla tecnica utilizzata. Una è la
sua efficacia e l’altra è la durata
del processo. Se gli strumenti devono essere imbustati per il ciclo
di sterilizzazione, è essenziale
che essi siano completamente
asciutti prima di essere inseriti
in autoclave. L’asciugatura passiva può richiedere fino a un’ora
o più. Durante questo tempo, gli
strumenti sono esclusi dall’utilizzo clinico attivo. Il trattamento del paziente è una procedura
continua e ciascun individuo
richiede un set di strumenti sterilizzato. Più lunghe sono le procedure combinate di pre-sterilizzazione e sterilizzazione e più
tempo un set di strumenti resterà escluso dall’utilizzo clinico e,
di conseguenza, maggiore sarà il
numero di set di strumenti che lo
studio dovrà avere a disposizione. Dato che solitamente un set
completo di strumenti (compresi i manipoli) può costare 20003000 euro o più, il numero di set
rischio di ferimenti e contaminazione del personale ausiliario e
la procedura richiede un dispendio di tempo per essere eseguita correttamente. L’asciugatura
automatica in Hydrim avviene
senza dover utilizzare le mani e
non è influenzata dalla tecnica.
Dato che gli strumenti sono già
caldi dopo il risciacquo termico
o la disinfezione, sono necessari solo 10 minuti o meno per la
loro asciugatura. I set di strumenti sono quindi pronti per la
sterilizzazione rapidamente e in
modo efficiente, riducendo così
l’incidenza sui costi dello studio
(notare che i cestelli di Hydrim
sono studiati per adattarsi precisamente alla sterilizzatrice Statim per una maggior efficienza).
• le cassette e gli strumenti
vengono passati direttamente in autoclave (Fig. 6).
La tecnica di pre-sterilizzazione automatizzata è molto
semplice e lineare:
• gli strumenti vengono caricati nelle cassette e/o cestelli
della lavatrice/disinfettore,
• La tecnica viene facilmente
insegnata e appresa anche
da chi è inesperto con le procedure odontoiatriche. Il risultato sarà sempre lo stesso,
indipendentemente da chi è
l’operatore.
• si seleziona il ciclo corretto
di lavaggio/disinfezione (Fig.
4) e, al suo completamento,
DT
pagina 14
DENTAL T RIBUNE
14 Speciale Disinfezione
Italian Edition
Anno V n. 3 - Marzo 2009
Autore
Il dottor Freedman è autore e coautore di 11 testi, più di 200 articoli e diversi CD, video e audiovideo. Diplomato dell’American Board of Aesthetic
Dentistry, tiene relazioni a livello internazionale
sull’estetica, sulla tecnologia dentale e sulla fotografia. Nel suo studio privato di Toronto, Canada, si
dedica esclusivamente all’odontoiatria estetica.
Può essere contattato all’indirizzo:
[email protected]
Metodo
pagina 13
Riassunto
La pre-sterilizzazione attiva e automatizzata offre molti vantaggi. Il primo e più
importante è l’effettivo rispetto dei requisiti
del processo di pre-sterilizzazione: efficace
rimozione dei residui, lavaggio completo, risciacquo, disinfezione e asciugatura
degli strumenti efficace ed efficiente. Dal
momento che gli strumenti vengono manipolati solo nella fase di carico (tipicamente
con l’utilizzo di cassette) non vi è virtualmente pericolo di ferimenti o contaminazione da aerosol per il personale ausiliario.
La pre-sterilizzazione efficace associata
con le procedure automatizzate elimina
anche il rischio di contaminazione crociata
per i pazienti.
L’automatizzazione dei diversi passaggi crea una migliorata semplicità clinica
globale, riducendo la sensibilità alla tec-
Rimozione dei
residui con
ultrasuoni
Lavaggio
automatico
(Hydrim)
Quanto efficace?
Quanto dura?
20
Ferimenti, contaminazione,
aerosolizzazione
Quanto efficace?
Non disinfetta
15
Potenza sufficiente?
Strumenti spuntati
Automatizzata
Non efficace.
Quante volte?
10
Rimangono residui,
ferimenti
Soluzioni riutilizzate
Automatizzata
10
Contaminazione crociata
9
Automatizzata
Asciugatura attiva (senza
manipolazione)
no
Procedura
Fig. 6: Tecnica di pre-sterilizzazione automatizzata
DT
Spazzolamento
manuale
Rimozione dei residui
nica che può influenzare negativamente
la sterilizzazione e assicurando quindi il
successo dell’intera procedura. La maggior efficienza della pre-sterilizzazione
automatizzata riduce lo sforzo necessario
per questo aspetto dello studio, con un risparmio di tempo ed energia a favore di altre attività. La notevole riduzione di tempo
necessario grazie alla pre-sterilizzazione
mediante Hydrim migliora la rotazione
di utilizzo dei set di strumenti. Il ciclo più
breve permette un uso più frequente di ciascun set di strumenti, il che si traduce in un
minor numero di set da acquistare. Per la
maggior parte degli studi questo significa
meno manipoli, meno strumenti manuali,
meno cassette ecc. e diminuisce significativamente l’investimento per tali prodotti.
Quindi, l’investimento per una lavatricedisinfettore automatizzata può essere un
vantaggio economico, oltre a ridurre il rischio di contaminazione crociata nello studio odontoiatrico.
Tempo in min.
Rischi
Lavaggio
Tempo in min.
Rischi
Asciugatura
Asciugatura manuale
Quanto efficace?
Inefficiente
Tempo in min.
Rischi
60+
Ferimenti, contaminazione
Asciugatura manuale
o all’aria
Quanto efficace?
Inefficiente
60+
Ferimenti, contaminazione
Riutilizzo soluzione
no
si
Rischi
Tempo totale di
pre-sterilizzazione in min.
10
contaminazione crociata
90+
85+
DA GENNAIO E’ IN VENDITA IL PRIMO VOLUME DELLA
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Il DVD presenta i materiali d’uso più recenti e innovativi a base di acido
ialuronico, collagene agarosio, alle varie concentrazioni. Naturalmente
tutte sostanze riassorbibili e assolutamente sicure.
Verranno illustrate modalità di utilizzo, profondità e zone di iniezione
e le tecniche per avere i migliori risultati. Per la parte pratica, questo
volume da la possibilità di valutare anamnesi, analisi facciale e piano
di trattamento di quattro modelle. Seguiranno per ognuno dei casi la
dimostrazione accurata di ogni fase terapeutica con immagini video
e documentazione fotografica. L’intenzione è quella di dare un facile
supporto consultativo.
INDICE
Analisi facciale
Scelta dei materiali
Caso 1:Esame obiettivo - Intervento
Caso 2:Esame obiettivo - Intervento
Caso 3:Esame obiettivo - Intervento
Caso 4:Esame obiettivo - Intervento
PREZZO: € 80 + IVA
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Viaggio nell`eccellenza odontoiatrica