Newsletter Quindicinale 1 luglio 2009 Fermiamo chi rema ancora contro gli infermieri! 12 Sopprimere o accorpare ad altri settori disciplinari il Med 45 non rappresenterebbe solo uno scippo ai danni della professione infermieristica, ma costituirebbe soprattutto un danno per l’intero SSN privandolo della possibilità di contare su professionisti di qualità. Eppure c’è ancora chi, all’interno del mondo accademico, tenta di promuovere questa improbabile operazione: il “vecchio” continua così ad opporsi all’innovazione e al cambiamento, anche se proposti in funzione della razionalità e del miglioramento del sistema. In realtà, valutando l’attuale “peso” dei Corsi di laurea infermieristici all’interno delle Facoltà di Medicina, sarebbe logico e opportuno muoversi in tutt’altra direzione: aumentare cioè il numero dei docenti infermieri, valorizzandone il ruolo e la specificità disciplinare. Numerose ed autorevoli sono state le adesioni a sostegno della ferma presa di posizione dell’Ipasvi, insorta contro questo ennesimo tentativo di colpire la professione infermieristica. Posizione fatta propria all’unanimità dal Consiglio nazionale straordinario dei Collegi Ipasvi del 28 giugno, allargato ai professori Med 45 e ai presidenti delle Associazioni infermieristiche. Sull’argomento si è espresso in modo molto chiaro il vice ministro alla Salute Ferruccio Fazio che, nel suo intervento al Convegno d’apertura organizzato dal Collegio di Roma al Sanit 2009, ha ribadito che il Med 45 deve essere salvaguardato alla luce “del ruolo sempre più centrale e costruttivo che gli infermieri rivestono nel panorama del Ssn e del sistema universitario”. Sulla stessa linea si sono mossi, tra gli altri, anche l’Assessore per il diritto alla Salute della Toscana Enrico Rossi; il prof. Gianfranco Gensini, componente del Consiglio Universitario Nazionale (Cun); il prof. Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria; il senatore Cesare Cursi e il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio, Luigi Canali. Il Sen. Cursi, inoltre, ha assicurato di portare all’attenzione del Parlamento la mozione approvata dall’Assise degli infermieri romani (cfr. Documenti). Impegno ripreso anche da Canali, che metterà il documento all’o.d.g. della prossima seduta alla Pisana. Dunque gli infermieri non sono soli nella loro battaglia: oggi possono contare sull’appoggio dei settori più avanzati e progressisti del mondo politico, scientifico e istituzionale, di coloro cioè che agiscono nell’interesse comune e non per difendere anacronistiche posizioni di potere. Il Presidente Gennaro Rocco Scriveteci a [email protected] L’Umberto I nell’occhio del ciclone Il Policlinico Umberto I, ormai, è presente ogni giorno sulla pagine della cronaca nazionale e locale: alle denunce sul cattivo funzionamento dei servizi (liste d’attesa, congestione del Pronto soccorso, sprechi ecc.), si affiancano violenti attacchi alla capacità di gestione del suo management e alla qualità delle prestazioni sanitarie erogate. L’ultima delle vicende segnalate dalla stampa è, in ordine di tempo (La Repubblica del 28 giugno, p. VII), un’indagine, elaborata da alcuni epidemiologi della Regione, che attribuisce indici di mortalità estremamente elevati alle Cardiologia dell’Umberto I e di Tor Vergata. Una volta data la “notizia”, servono a poco le contestazioni dei clinici interessati circa l’attendibilità scientifica dei criteri di rilevazione utilizzati: è stato comunque introdotto nell’opinione pubblica un ennesimo elemento che concorre ad alimentarne la sfiducia nei confronti delle strutture citate. 1 Non vi sono dubbi sul fatto che i media debbano informare la cittadinanza sulle vicende giudiziarie in corso, relative per esempio alla scorretta gestione di gare d’appalto e debbano denunciare clientelismi e ruberie. “Ma non è giusto generalizzare – commenta Maria Ausilia Pulimeno, dirigente dell’Area infermieristica e ostetrica dell’Ao Policlinico e vicepresidente del Collegio Ipasvi di Roma –. Scavare in vecchie immagini di repertorio per enfatizzare i toni non è un modo corretto di fare informazione. Come è fuorviante nei confronti dei cittadini omettere sistematicamente che il Policlinico è una struttura ricca di competenze avanzate, nella quale operano professionisti che si dedicano con estrema serietà e dedizione al loro dovere di cura e assistenza. In particolare, noi infermieri non intendiamo raccogliere queste diatribe e inserirci in polemiche che spesso nascondono scontri di interessi che nulla hanno a che fare con l’organizzazione assistenziale e il servizio ai cittadini. Ma non possiamo nemmeno nasconderci che i continui attacchi alla struttura in cui operiamo finiscono con il danneggiare anche la nostra immagine di professionisti. Ci sembrerebbe corretto, quindi, che sulle pagine dei giornali, almeno qualche volta, venisse riconosciuto che i servizi del Policlinico nella stragrande maggioranza dei casi continuano a funzionare con soddisfazione dell’utenza grazie all’impegno di coloro che, con molta fatica, compensano carenze di ogni tipo. Perché nessuno si chiede, invece, di chi è la responsabilità del persistere della carenza di personale infermieristico ed amministrativo che tanto pesa sulla qualità delle prestazioni ai cittadini?” Sos tossicodipendenza nelle carceri Circa un terzo dei 5.634 detenuti ospitati nei 18 penitenziari del Lazio è tossicodipendente; gli italiani sono 3.622, gli stranieri 2.012; gli uomini 5.210 e le donne 424. Questi dati, presentati nel Manuale operativo per i professionisti dei Sert all'interno Newsletter riservata agli iscritti al sito web del Collegio Ipasvi di Roma - www.ipasvi.roma.it delle carceri, sono stati elaborati dal Gruppo di lavoro tossicodipendenza e carcere formato da esperti della Regione e delle Asl. Il libro definisce criteri standard e protocolli operativi sul trattamento delle tossicodipendenze in carcere e per i detenuti in misure alternative, condivisi tra i Sert penitenziari e territoriali. Si tratta di un innovativo strumento di lavoro in un settore che soffre di enormi carenze anche sul versante della dotazione di locali, autorizzazioni, messa a norma degli impianti e dei servizi, precarietà dei contratti e numero dei lavoratori. Prendendo atto dell’inadeguatezza delle attrezzature sanitarie, la Regione Lazio ha recentemente espletato una gara d’appalto per dotare i servizi sanitari delle carceri almeno delle più indispensabili strumentazioni, accogliendo le richieste pervenute dalle Asl di riferimento degli istituti di pena, per un totale di circa 2 milioni e mezzo di euro. Tali attrezzature dovrebbero essere consegnate agli ambulatori dei penitenziari durante l’estate. Ma seri sono anche i problemi legati al passaggio del personale infermieristico dalla gestione del Ministero di Grazia e Giustizia a quello del Ssn. Sono state infatti deluse, almeno per il momento, le aspettative d quei colleghi che avevano auspicato tale inquadramento nella prospettiva di una corretta valorizzazione del loro ruolo professionale. Il Collegio Ipasvi di Roma è pronto ad accogliere segnalazioni in merito e a farsene carico nelle sedi competenti. Psicologi nelle carceri, solo 30 minuti l'anno per detenuto Protestano anche gli psicologi che lavorano nelle carceri. “Nonostante la crescita esponenziale del numero dei detenuti - scrive l'Ordine degli psicologi del Lazio 2 in una nota diffusa a fine giugno non è stata rafforzata l'assistenza psicologica per evitare casi drammatici. Anzi, per tutta risposta è stato ulteriormente ridotto l'orario di lavoro degli operatori del settore. Oggi circa 480 psicologi impegnati negli istituti penitenziari italiani hanno a disposizione 30 minuti l'anno per ciascun detenuto: troppo pochi se si considera il ruolo che lo psicologo svolge nella valutazione del comportamento del carcerato e delle misure alternative alla detenzione su incarico del magistrato”. Nei primi 5 mesi del 2009 in Italia i suicidi di detenuti sono stati già 28. Rm D: consultori familiari da primato! Ormai si tratta di un’esperienza storicamente consolidata e di un fiore all’occhiello dei servizi sociosanitari romani. L’attività dei Consultori di Corviale, Magliana e Trullo, gestiti dalla Rm D, è stata presentata al recente Forum Sanità dalle colleghe Anna Basile, Ascenzia Tomassi e Laura Tomei. Ma la qualità dei servizi erogati non è passata inosservata nemmeno all’Associazione Altroconsumo che, in un’indagine del 2007, ha attribuito al “Trullo” il massimo punteggio tra quelli dei 146 centri osservati in 6 diverse città italiane: servizi accessibili e trasparenti, facilità di accesso, informazioni dettagliate, accoglienza personalizzata, opuscoli in molte lingue. Di particolare rilevanza è l’attività di educazione sessuale e sanitaria rivolta agli adolescenti attraverso la creazione di appositi “spazi adolescenti” e di incontri con i ragazzi delle scuole medie inferiori (terzo anno) e superiori. Nel 2007-2008 negli istituti del XV Municipio gli incontri sono stati 85; 8 le scuole coinvolte, per un totale di 40 classi e di 797 studenti raggiunti (di cui 20 con handicap). Fondamentale e specifico il ruolo degli infermieri, che operano in stretta integrazione con gli altri operatori. LETTERE AL DIRETTORE A proposito di errori, rischio clinico e malpractice… …Lavoro in un ambulatorio di anestesia, al quale afferiscono mediamente 25 persone al giorno… Sono laureata, ho un master in management per le funzioni di coordinamento e ho frequentato numerosi altri corsi di aggiornamento, ma… mi viene ancora richiesto di trascrivere sulla cartella medicoanestesiologica gli esami ematici e strumentali dei pazienti che devono essere sottoposti ad anestesia … Mi è stato anche detto che devo controllarli!!! Gli anestesisti non hanno il tempo di farlo… Ho contestato con forza tale pratica in tutte le sedi competenti, ma inutilmente e continuo ad aspettare risposte che non arrivano. Come comportarmi? Posso rifiutarmi di farlo? D.N. Asl Pescara Cara Collega, condivido senz’altro l’opportunità che la cartella medico- anestesiologica sia scritta e firmata dal medico, perché si tratta di un atto che è parte integrante della sua attività diagnostica. Trascrivere i risultati e i referti di esami diagnostici è pratica assolutamente pericolosa e inopportuna per il rischio di errore che ne consegue. Deve essere pertanto assolutamente evitata. Condivido anche la possibilità che la responsabilità ricadrebbe sull’infermiere, qualora avesse compilato il documento in modo erroneo. Attenzione, però, al dovere di controllo: questo, infatti, a seconda delle circostanze, può ben essere un atto dovuto dell’infermiere che rientra (come afferma la giurisprudenza) nel più generale obbligo di garanzia. Gennaro Rocco Newsletter riservata agli iscritti al sito web del Collegio Ipasvi di Roma - www.ipasvi.roma.it DOCUMENTI COLLEGIO PROVINCIALE INFERMIERI PROFESSIONALI – ASSISTENTI SANITARI E VIGILATRICI D’INFANZIA DI ROMA Viale Giulio Cesare, 78 – 00192 Roma www.ipasvi.roma.it Questa mozione esprime, attraverso la voce del Presidente del Collegio Ipasvi di Roma, Gennaro Rocco, la volontà degli oltre 27mila infermieri romani. Gli infermieri del Collegio Ipasvi di Roma il 23 giugno 2009, in occasione del Sanit 2009: ribadiscono di essere professionisti della salute e dell’assistenza, in quanto detentori di competenze proprie, di un sapere disciplinare specifico e di un Codice deontologico a cui riferirsi nell’esercizio della loro attività professionale in tutti gli ambiti e in tutte le situazioni; rivendicano la piena autonomia, specificità e responsabilità delle loro attività, nonché dei processi formativi finalizzati a trasmettere le Scienze infermieristiche alle nuove generazioni di professionisti, oggi coerentemente collocati nell’Università; riaffermano la necessità della piena titolarità della docenza infermieristica e della valorizzazione dei docenti e tutor infermieristici per formare infermieri con elevate competenze nella pratica clinicoassistenziale, nella ricerca e nell’organizzazione; sottolineano la necessità di incidere sulla programmazione universitaria in ragione della strutturale carenza di personale infermieristico, che da anni si registra nel nostro Paese, e di incrementare di conseguenza le risorse e il numero dei docenti infermieri necessari a gestire corsi di laurea con standard di qualità formativa adeguati; si impegnano a migliorare costantemente la relazione con l’assistito al fine di garantire, anche in situazioni di difficoltà, risposte peculiari, appropriate e pertinenti alle esigenze di cura e ai bisogni di assistenza della cittadinanza; sollecitano a tal fine una valorizzazione delle carriere legate alla clinica e il riconoscimento a tutto tondo del ruolo della professione infermieristica a sostegno delle politiche governative e regionali che oggi puntano alla razionalizzazione delle risorse sulla base delle nuove definizioni di “governo clinico e assistenziale” e di “continuità assistenziale”. 3 Newsletter riservata agli iscritti al sito web del Collegio Ipasvi di Roma - www.ipasvi.roma.it Gli infermieri di Roma prendono quindi atto con soddisfazione delle significative affermazioni e degli impegni che il Viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, intervenuto all’assise romana, ha espresso in relazione : • • • • • • • • al mantenimento del Settore scientifico disciplinare Med45, alla luce “del ruolo sempre più centrale e costruttivo che gli infermieri rivestono nel panorama del Ssn e del sistema universitario”; all’istituzione di un’area funzionale di docenza e ricerca comprensiva di tutte le funzioni attinenti alle attività dei corsi universitari delle professioni infermieristiche relative sia al tirocinio, sia alla docenza degli insegnamenti teorici; al futuro inquadramento e alla stabilizzazione nel ruolo di professori dei docenti infermieri attualmente “prestati” agli Atenei dal Ssn, secondo una precisa regolamentazione da concordare tra Regioni e Università; al rapido inserimento dei docenti stabilizzati nella vita delle Facoltà di Medicina “con dignità pari a quella dei professori associati e ordinari”; alla valorizzazione in ogni struttura del sistema sanitario italiano “della capacità di governo che gli infermieri hanno sviluppato in questi anni”; alla valorizzazione della figura dell’infermiere sul territorio e, in particolare, al suo inserimento nella rete delle farmacie per un completamento ed arricchimento dell’offerta sanitaria infermieristica in favore della cittadinanza; alla regolamentazione della libera professione infermieristica intramuraria, in anologia e con “la stessa libertà di azione riservata ai medici”; al rapido riconoscimento, anche formale, dell’Ordine degli Infermieri, per la posizione di leadership che questa professione ha assunto rispetto alle altre “anche in virtù del Codice recentemente rinnovato”. Sottolineano, in particolare, la rilevanza della posizione assunta dal Viceministro Fazio in relazione alle ventilate notizie circa il coinvolgimento dell’Area infermieristica nell’ambito delle operazioni di riduzione dell’attuale numero di corsi di laurea, così come contemplato dal Decreto legge 180 di riforma dell’Università. Gli infermieri e i loro organismi di rappresentanza ribadiscono con forza che sopprimere o accorpare ad altri settori disciplinari il Med45 (questa la sigla che indica il settore delle “Scienze Infermieristiche Generali Cliniche e Pediatriche”) non solo rappresenterebbe un vero e proprio scippo ai danni della professione infermieristica, compromettendo la prospettiva di costruire nel tempo una propria autorevole nuova classe di Docenti infermieri, come avviene nella maggior parte degli altri Paesi europei, ma costituirebbe soprattutto un grave danno per l’intero Sistema sanitario italiano privandolo, di fatto, della possibilità di contare su professionisti di qualità. Il Presidente del Collegio Ipasvi di Roma Gennaro Rocco Roma, 23 giugno 2009 4 Newsletter riservata agli iscritti al sito web del Collegio Ipasvi di Roma - www.ipasvi.roma.it