HEGEL
La fenomenologia dello spirito
Ossia la storia romanzata della coscienza che,attraverso
erramenti, contrasti, scissioni e quindi infelicità e dolore, esce
dalla sua individualità, raggiunge l’universalità e si riconosce
come ragione che è realtà e realtà che è ragione
Le tappe e le figure della
Fenomenologia
• Lo spirito si finitizza immediatamente nella coscienza
umana concreta. Questa è lo spirito in quanto appare e
si determina diventando membro della coppia soggettooggetto (la coscienza umana in quanto ha esperienza di
un oggetto, ossia della realtà). La fenomenologia intende
descrivere le tappe attraverso cui questa iniziale
contrapposizione viene tolta e superata e lo spirito
riprende se stesso nella sua piena compiutezza. In
questo processo la coscienza umana si riappropria via
via del mondo diventando lo spirito che è realtà e la
realtà che è spirito
Dalla coscienza al sapere assoluto
La fenomenologia è la via che la coscienza finita percorre per giungere all’assoluto
infinito, la quale coincide con la via che l’assoluto percorre per giungere a sé
medesimo, cioè per rientrare in sé dall’essere altro.
religione
spirito
SPIRITO
Sapere assoluto
ragione
coscienza
autocoscienza
Ogni tappa trapassa nell’altra. In ognuna vi sono differenti figure la cui
unilateralità
è via via risolta nelle successive
Il passaggio
La molla che determina il progressivo
superamento delle figure è il dislivello fra
soggetto e oggetto è lo slancio verso il suo
superamento. Il tentativo della coscienza
che ha di fronte a sé un oggetto esterno è
infatti quello di superare questa estraneità e
fare proprio compiutamente l’oggetto, fino a
sapere che lo spirito – soggetto è tutta la
realtà
La COSCIENZA
Il momento della coscienza passa attraverso le seguenti tappe
•
La certezza sensibile – sensazione in cui l’oggetto esterno nella
sua particolarità appare come verità. Ma questa verità non appena
viene detta ha bisogno di un termine universale cioè dell’intervento
dell’io che coglie l’oggetto come un “questo” in generale a
prescindere dalle sue particolarità.
•
La percezione – un oggetto non può essere percepito come uno,
nella molteplicità delle sue qualità (p.es. bianco, cubico, sapido) se
l’io non riconosce che l’unità dell’oggetto è da lui stesso stabilita.
•
L’intelletto – l’oggetto è visto come il prodotto di forze e di leggi, che
sono appunto opera dell’intelletto: l’oggetto dunque dipende da
qualcos’altro, e questo è l’io. L’oggetto si risolve nel soggetto e la
coscienza dell’oggetto diventa coscienza di sé, cioè pienamente
autocoscienza.
L’autocoscienza dipendente e indipendente
Al momento teoretico della coscienza segue il momento
pratico dell’autocoscienza. L’autocoscienza si vuole
affermare contro l’oggetto esterno, vuole toglierne
l’alterità e farlo interamente proprio a partire da ciò che
essa decide. In tale contesto essa si coglie come appetito e
desiderio che vuol far dipendere tutto da sé. Ma esso è
condannato nella sua forma animale a rimanere
insoddisfatto e a produrre dipendenza dall’oggetto
desiderato. Tale fase viene superata quando
l’autocoscienza, uscendo dall’isolamento, incontra un’altra
autocoscienza da cui deve essere riconosciuta.
L’autocoscienza è tale solo quando è per un altro. Ma tale
incontro assume inizialmente la forma del conflitto e della
lotta per la vita. Di qui la dialettica servo-padrone.
L’autocoscienza dipendente e indipendente (2). La
dialettica servo-padrone
• Nella lotta vince chi ha messo in gioco la propria vita (e diventa padrone),
perde chi non ha voluto rischiarla (e diventa servo)
• Il servo diventa una “cosa” nelle mani del padrone e il padrone gode delle
cose che il servo fa per lui
• Ma così il padrone disimpara a fare le cose mentre il servo impara. Il servo
inoltre impara a non essere schiavo del desiderio animale delle cose (che a
lui non sono concesse), mentre il padrone diventa via via schiavo delle cose
che gli fornisce il servo.
• Inoltre il padrone non può riconoscersi nel servo (in quanto cosa) mentre il
servo si riconosce nel padrone (riconoscendolo come potenza estranea da
superare)
• Dunque nel lavoro la coscienza servile ritrova se stessa, mentre quella
padronale nel non-lavoro perde se stess.
• Ciò dà luogo ad un progressivo rapporto di rovesciamento delle parti e di
liberazione dell’autocoscienza servile
L’autocoscienza SI LIBERA
• Il processo di liberazione avviene attraverso il
pensiero nelle tre seguenti fasi:
1) Stoicismo (indipendenza dal mondo) – la
coscienza si riconosce come pensiero al di
sopra di signoria e servitù. Lo stoico è libero sia
come signore (Marco Aurelio) sia come schiavo
(Epitteto). Ma tale sua libertà è conseguita
tramite la rinuncia alle passioni. L’uomo a-patico
è isolato dalla vita e la sua libertà è astratta,
giacché le inclinazioni naturali, pur considerate
indifferenti, permangono nella loro cogenza.
L’autocoscienza si libera (2)
• Scetticismo (negazione del mondo) – la libertà
astratta degli stoici, da distacco dal mondo,
diventa negazione del mondo: l’alterità che gli
stoici non sono riusciti a superare, viene
recisamente negata. Di conseguenza si dice
nulla è vero e nulla è conoscibile. Ciò genera
una scissione della coscienza perché essa nega
ciò che è implicitamente costretta a fare: nega la
validità della percezione e percepisce, nega la
validità della conoscenza e conosce, nega la
validità del pensiero e pensa.
L’autocoscienza si libera (3)
3) Coscienza infelice (negazione radicale del mondo in
funzione di un altro mondo con il quale la coscienza
alla fine si identifica) - La scissione implicita nello
scetticismo diventa esplicita quando la coscienza
mette in contrasto il proprio aspetto immutabile,
collocandolo in un aldilà irraggiungibile, con quello
mutevole, attribuendolo all’uomo carnale e sensibile.
Così essa nega quest’ultimo ancor più chiaramente e
lo fa in funzione di ciò che ritiene essere una verità
esterna alla coscienza stessa. Ciò accade
soprattutto nel medioevo e si risolve solo quando la
coscienza scopre che la vera realtà non sta sopra di
lei ma dentro di lei. Solo così essa pacifica se stessa
nella consapevolezza di essere soggetto e ragione
assoluta e infinita.
La Ragione
E’ l’autocoscienza che acquisisce la
certezza di essere ogni realtà, cioè unità di
pensiero ed essere. Ciò avviene secondo
tre tappe che ripetono ad un livello più alto
quelle dell’autocoscienza
Ragione 1
• La ragione che osserva la natura – nelle scienza
naturali, la ragione cerca il suo altro sapendo
che nell’altro non troverà che se stessa. Ma,
dopo avere frugato nelle viscere delle cose,
aspettandosi di veder sgorgare se stessa, essa
non attingerà tale fortuna, perché prima deve
essere portata a compimento in se stessa e tale
compimento non può limitarsi al lato osservativo
ma svilupparsi in ogni ambito (pratico e
concettuale)
Ragione 2
2) La ragione che agisce, passando
dall’individualità all’universalità
-singola autocoscienza (piacere)
-singola autocoscienza che riconosce
l’indipendenza delle altre autocoscienze
(legge del cuore)
- singola autocoscienza che riconosce la
necessità della propria unità con le altre
autocoscienze, ma non la raggiunge ancora
(virtù contro mondo)
Ragione 2 -abc
a)
b)
c)
l’uomo ricerca la felicità nel piacere e nel godimento, ma il piacere
mondano e l’affermazione di sé sono destinate al fallimento
perché in fondo al piacere non si trova nulla- momento della
singolarità astratta
L’uomo segue la legge del cuore individuale: al proprio piacere
sostituisce il benessere dell’umanità. Così la singolarità vuole
essere immediatamente universale, ma si scontra con le
medesime intenzioni di altre singolarità – momento
dell’universalità astratta
L’uomo segue la legge della virtù che è universalità concreta e
autentica moralità, e tuttavia risulta essere ancora un bene
astrattamente vagheggiato dall’individuo e non ancora radicato
nella realtà collettiva concreta. Così l’uomo in tale fase vuole
riformare un mondo ancora refrattario alla virtù e in ciò
sperimenta il proprio fallimento (Don Chisciotte)
Ragione 2 C
• “ll corso del mondo ottiene vittoria su ciò che, in
contrapposizione ad esso, costituisce la virtù;
ma esso non trionfa di alcunché di reale; trionfa
del pomposo discorrere di sacrificio per il bene e
di abuso delle doti. L’individuo che dà ad
intendere di agire per tali nobili scopi e ha sulla
bocca tali frasi eccellenti, vale di fronte a sé
come un’eccellente essenza, ma è invece una
gonfiatura che fa grossa la testa propria e quella
degli altri, la fa grossa di vento”
Ragione 3
•
La ragione che acquisisce coscienza di
essere spirito. È ragione autocosciente
che supera la sua opposizione rispetto agli
altri e al corso del mondo, trovando in
questi il proprio contenuto
Ragione 3 abc
a)
b)
c)
l’uomo votato interamente all’opera che compie e vi si perde (operare
puro che niente opera). Il suo positivo fare-assieme-agli-altri, avendo
tutti i contenuti, non ha un contenuto assoluto.
La ragione legislatrice fornisce all’operare imperativi assoluti, ma questi
sono dati da ciò che la sana ragione sa essere immediatamente giusto
e buono (p. es. dire sempre la verità) senza ulteriori specificazioni,
laddove ogni specificazione contraddice all’universalità del comando
(p.es. devo dire la verità che so, ma che io sappia o non sappia
qualcosa è assolutamente accidentale e contraddice l’universalità del
precetto). Ciò conduce ad ammettere un’universalità solo formale e
priva di contenuto.
La ragione critica kantiana fornisce imperativi formali che dovrebbero
fornire il criterio per esaminare tutti i contenuti, ma nella loro estrema
formalità risultano essere compatibili anche per contenuti contrarii fra
loro. Dunque tale formalismo risulta ancora troppo astratto.
L’ethos del popolo e dello
Stato
Il contenuto universale non è dato dal
formalismo etico kantiano, ma dall’ethos
della società, del popolo e delle concrete
istituzioni statuali in cui si vive. Questo è
l’autentico universale concreto.
Lo SPIRITO
Lo spirito è unità dell’autocoscienza che ha
superato la sua scissione con il mondo e
con gli altri, trovando nell’ethos del suo
popolo quel contesto concreto in cui
diventare un Noi universale.
Da questo punto le figure dello spirito si
identificano con la storia del mondo, che ci
mostrano il processo di alienazione e
riconquista di sé che lo spirito ha subìto nel
tempo
Lo spirito in sé come eticità
• La bella vita etica del popolo greco che realizza
immediatamente il legame etico tra individuo e
Stato: il singolo non è se non nella polis, che
costituisce la totalità immediata del suo
orizzonte. Ciò viene meno quando sorgono i
primi conflitti, come quello tra legge divina e
legge umana, raccontato nell’Antigone. Questi
conflitti spezzano l’unità e fanno emergere
l’individuo come singolo che viene valorizzato
dal diritto romano con l’idea della persona
giuridica.
Lo spirito che si aliena da sé
2) L’individuo si rivolge al potere e alle ricchezze. La sua
cultura passa dal momento della critica vuota e fatua
contro ogni fede, a quello del ritorno di un coscienza
infelice presa nella fede in un altro mondo, a quello
illuministico della riaffermazione dei diritti della ragione.
Ma la ragione illuministica presa dalla furia del dileguare
fa tabula rasa di tutti i precedenti valori, lasciando in vita
da un lato solo l’utile, dall’altro un atteggiamento violento
che culmina nel Terrore il quale si rivolge alla fine anche
contro gli stessi protagonisti della rivoluzione illuministica
per eccellenza (quella francese).
Lo spirito che riacquista la certezza
di sé
Lo spirito ritorna in sé nella moralità.
a) Moralità kantiana: il dovere senza contenuto
b) Coscienziosità come coscienza effettuale
concreta del dovere che degenera nell’anima
bella romantica che giudica gli altri senza mai
agire di persona
c) Questo conflitto tra un io giudicante e un io
giudicato trova la sua sintesi nel perdono e
nella conciliazione in cui i due io dimettono il
loro opposto esserci, per confluire in un
superiore esserci che è il Dio che appare in
mezzo a loro che si sanno come puro sapere.
La religione
• Essa è l’autocoscienza dell’Assoluto, ma non
ancora perfetta, cioè ancora nella forma della
rappresentazione e non del concetto. Le tappe
del suo sviluppo sono le seguenti
• A) religione naturale-orientale:rappresenta
l’Assoluto attraverso elementi della natura
• B) religione dei Greci: rappresenta l’Assoluto
attraverso la forma umana
• C) religione cristiana i cui dogmi come Trinità,
Incarnazione e Regno dello Spirito
rappresentano la vita stessa dello Spirito che si
aliena per ripossedersi
Il sapere assoluto
• Con esso si supera la forma
rappresentativa dell’Assoluto per
attingerne il puro concetto e dar vita a quel
sistema del sapere che Hegel esporrà nei
suoi tre momenti fondamentali della
LOGICA, della FILOSOFIA DELLA
NATURA e della FILOSOFIA DELLO
SPIRITO
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Lo SPIRITO