N. 230 – 15 dicembre 2010 Legacoop Reggio Emilia: parte con un libro sulla cooperazione la fase congressuale E’ stato presentato il 10 dicembre, in una gremita Sala Magnani, il libro “Cooperare per cambiare – Strategie, imprese e valori oltre la crisi”. Il volume, realizzato da Legacoop Reggio Emilia e Boorea, è un primo contributo di ricerca e riflessione in vista del 38º Congresso di Legacoop Reggio Emilia, che si terrà nel prossimo febbraio. A discutere del libro sono intervenuti, dopo l’introduzione di Ildo Cigarini, presidente di Legacoop e Boorea (di cui riportiamo l’intervento a pagina 9, Paolo Pombeni, dell’Università di Bologna, Alessandro Zattoni, Sda Bocconi di Milano, Giulio Sapelli, Università di Milano, Gian Carlo Muzzarelli, Assessore alle Attività Produttive della regione Emilia-Romagna, Giuliano Poletti, presidente nazionale di Legacoop. Ha coordinato l’incontro il giornalista Nicola Fangareggi, direttore di Reggio 24ore.com. Alcuni dei relatori (Sapelli, Pombeni e Zattoni, Poletti) hanno anche collaborato alla stesura del libro. La Sala Valdo Magnani La discussione è stata molto intensa, vivace e interessante. “Il nostro Congresso – ha spiegato Cigarini – non dovrà essere solo una ricorrenza rituale ma l’occasione per riaffermare i nostri valori, rinnovare le nostre strategie, precisare il nostro ruolo, il nostro autonomo contributo a una diversa e più qualificata crescita del territorio e del Paese. Le riflessioni e gli studi, tutti di alto livello, contenuti nel libro, non sono quindi per Legacoop solo uno stimolo, ma anche una sfida. A cominciare – ha sottolineato il presidente di Legacoop ricordando recenti articoli sulla cooperazione – dalla lotta alle cooperative spurie, che sono un nemico della cooperazione, un tumore che va rimosso”. La discussione, partendo dall’analisi economica, sociale e politica della situazione attuale, ha evidenziato come la cooperazione potrà giocare un grande ruolo in questa fase di crisi, ma specialmente di transizione. Ma questo ruolo – ne hanno convenuto tutti gli interventi – la cooperazione lo potrà giocare “attrezzandosi” meglio, sviluppando una propria cultura non subalterna all’impresa privata (Sapelli), dotandosi di strutture che possano “pensare” al cambiamento (Pombeni), adeguando e migliorando la “governance” delle imprese cooperative (Zattoni), contribuendo a ricostruire un patto tra il mondo del lavoro e le imprese (Muzzarelli). La grande importanza della molteplicità delle forme di impresa, il potenziale della cooperazione per costruire una società coesa, oggi più necessaria che mai, e un nuovo rapporto tra economia e morale: sono questi alcuni degli aspetti usciti dal dibattito. Ma è anche necessario un grande impegno della cooperazione, e di Legacoop, a cominciare dalla importanza di fare nuove cooperative. Il presidente Poletti ha da parte sua sottolineato come non si può più considerare la cooperazione il ”pronto soccorso” per le crisi aziendali o per coprire i vuoti della pubblica amministrazione. La cooperazione è una forma societaria che può competere alla pari con le altre forme di impresa. I relatori “esterni” hanno dato indicazioni precise, anche con franchezza, su come la cooperazione e Legacoop potranno essere protagonisti. (Segue in 2.a) W&W 1 (Segue dalla 1.a) E Legacoop, come ha detto il presidente Cigarini e come è nello spirito del libro “Cooperare per cambiare”, aprendo questa discussione ha già accettato gli stimoli a cambiare “cercando e trovando le risposte giuste alle sfide competitive che ci stanno di fronte e al bisogno di giustizia sociale che la storia della crisi di questi anni ci propone, mantenendo il nostro carattere distintivo”. I relatori: da sinistra Zattoni, Pombeni, Cigarini, Fangareggi, Muzzarelli, Poletti, Sapelli “Cooperare per cambiare” raccoglie una serie di saggi, riflessioni e interviste, realizzati appositamente. Noorena Hertz, professore all’Erasmus University e alla Duisemberg School of Finance dell’Università di Cambridge, ha scritto “L’ascesa del Coop Capitalism”. “La cooperazione come strumento della crescita” è l’intervento di Giulio Sapelli, professore all’Università di Milano. Paolo Pombeni, professore all’Università di Bologna, ha scritto “Cooperazione e politica oggi”. “Dalla crisi alla conoscenza collettiva: riflessioni cooperative” è il tema affrontato da Lucio Poma, professore all’Università di Ferrara. Giovanni Vecchi, professore associato all’Università di Roma Tor Vergata, è intervenuto su “Cooperazione e benessere: un’analisi territoriale di lungo periodo”. Alessandro Zattoni, professore all’Università Parthenope di Napoli e alla Sda Bocconi, ha scritto “La governance delle società cooperative”. “Consenso e comunicazione: le due sfide per contare di più” è il tema scelto da Marco Cacciotto, professore a contratto all’Università di Milano e consulente in strategie di comunicazione. Maurizio Brioni, direttore della Fondazione Barberini e coordinatore del Mic, è intervenuto su “Identità e rinnovamento: le sfide della cooperazione. E infine Stefano Campani, direttore di Boorea, ha intervistato don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, sui temi della legalità, della finanza e della economia, della solidarietà. Legacoop, Confcooperative, Agci: a gennaio sarà presentato il Coordinamento Unitario delle tre Centrali Cooperative “È in corso un dialogo che porterà alla costituzione del Coordinamento Unitario che presenteremo ufficialmente alla stampa a gennaio”. È così che in una nota unificata, Luigi Marino, Giuliano Poletti e Rosario Altieri, presidenti delle tre principali centrali cooperative, confermano le voci riportate, nelle ultime settimane, su alcuni organi d’informazione. “La finalità del coordinamento – hanno dichiarato i tre presidenti – è quella di rafforzare ancor di più l’azione di rappresentanza della cooperazione autentica, senza mettere in discussione l’identità e l’indipendenza di ciascuna delle tre organizzazioni e quindi non prevedendo lo scioglimento degli organismi delle stesse”. Le Centrali Cooperative e l’articolo su La Repubblica sulle false cooperative In riferimento al servizio sulle false cooperative pubblicato il 10 dicembre da “La Repubblica”, i presidenti di Legacoop, Giuliano Poletti, di Confcooperative, Luigi Marino, e di Agci, Rosario Altieri, hanno diffuso la seguente nota: “La denuncia che si leva dalle pagine de La Repubblica è da anni, in tutte le sedi e a tutti i livelli, la nostra denuncia. Siamo soddisfatti che un quotidiano autorevole dedichi uno spazio rilevante che ci fa sentire meno soli nella nostra battaglia alla falsa cooperazione e al dumping, che danno vita a una cattiva economia che ammazza quella buona, fanno ombra alla sana cooperazione e non rendono giustizia alla funzione socio economica tutelata dall’articolo 45 della Costituzione svolta da decine di migliaia di cooperative, al di là degli specifici casi aziendali, nella valorizzazione del made in Italy nell’agroalimentare; nell’erogazione del credito; nella distribuzione; nei servizi alle imprese, alla Pubblica Amministrazione e alle famiglie; nel welfare; nella produzione lavoro; nell’abitazione e nei trasporti. Le cooperative di comodo – proseguono Poletti, Marino e Altieri – che nascono di notte negli studi di alcuni commercialisti per poi chiudere a distanza di pochi mesi, a volte pochi giorni, per poi rinascere con altro nome, sotto le spoglie di una presunta mutualità; le cooperative che lavorano al massimo ribasso in barba alla tabelle contrattuali; le cooperative ammantate da spirito mutualistico e sussidiario, ma che di fatto operano in modo criminale e truffaldino: queste forme di imprenditoria pirata rappresentano da sempre il nemico numero uno della cooperazione autentica. (Segue in 3.a) W&W 2 (Segue dalla 2.a) Il problema si aggrava quando alle cooperative fasulle si aggiungono le gare al massimo ribasso con la colpevole collusione della PA, gli scarsi controlli e la pratica, altrettanto fuorilegge di organizzazioni cooperative di dubbia rappresentanza, come l’Unci, che millantano mutualità e sussidiarietà e poi applicano pseudo – contratti di lavoro ai soci lavoratori delle loro cooperative. Contratti decretati, solo qualche settimana fa, anticostituzionali dal Tribunale del lavoro di Torino, perché lesivi dell’articolo 36 della Costituzione dal momento che il contratto di lavoro del facchinaggio a tempo pieno, 40 ore settimanali, veniva retribuito con circa 670 euro al mese con un drastico taglio del costo del lavoro pari al 31,38%. Questa pratica non ha nulla a che fare con la sana cooperazione che, ribadiamo, rappresenta la stragrande maggioranza della cooperazione italiana, dove l’indice di mutualità è reale, tangibile. Nelle 20.400 cooperative aderenti a Confcooperative e nelle 14.500 aderenti a Legacoop e nelle 8.000 dell’Agci le imprese a mutualità prevalente superano ampiamente il 95%. Confcooperative, Legacoop e Agci, da sole non ce la fanno a combattere il dumping. Abbiamo siglato l’Accordo comune con i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, con Cgil, Cisl e Uil nel 2007. Abbiamo concorso alla nascita di oltre 100 Osservatori provinciali finalizzati a contrastare il dumping. Solo qualche settimana fa il ministero del Lavoro in una circolare, apprezzata dalle tre centrali, ha ribadito la necessità di mirare meglio e intensificare i controlli e applicare i contratti di lavori siglati dalle centrali cooperative comparativamente più rappresentative, requisito che esclude l’Unci. Qualcosa si è mosso, ma siamo lontani dall’aver ottenuto risultati soddisfacenti. Possiamo fare accordi, circolari, ma se le Istituzioni preposte alla vigilanza non fanno il loro lavoro fino in fondo la battaglia resta impari e il dumping contrattuale, fatto da false cooperative e imprese truffaldine in genere, perché è bene rimarcare che anche altri tipi d’impresa concorrono a fare dumping, è un fenomeno destinato a crescere e ad escludere dal mercato le imprese sane dove migliaia di amministratori, di soci e di occupati sono sulle barricate, ogni giorno ad affrontare i morsi della crisi, i ritardati pagamenti della PA che hanno raggiunto nelle somme (60 – 70 miliardi) e nel tempo (punte fino a 700 giorni) livelli intollerabili e indegni di paesi civili e distruttivi per l’economia. Noi continueremo a fare il nostro lavoro accanto alle nostre cooperative. E ci costituiremo parte civile in tutte le pendenze giudiziarie come quelle di Torino, quando la cooperativa è strumentalizzata, si abusa della sua forma giuridica, si danneggia la sua reputazione”. Legacoop e Cesvip: parte la scuola sul fisco Lezioni su Iva, Ires e Irap per 75 allievi Ha preso il via oggi una importante iniziativa promossa da Legacoop Reggio Emilia e Cesvip: è in pratica una scuola di alta formazione dedicata alle materie fiscali, che impegnerà i partecipanti fino a febbraio 2011. L’iniziativa, che si avvale delle risorse dei Conti formativi delle aziende presso il Fondo Interprofessionale Foncoop, è organizzata dall’Ufficio Consulenza fiscale e societaria di Legacoop e dal Cesvip Emilia-Romagna, l’ente di formazione di Legacoop. “Siamo molto soddisfatti di questo progetto, che ha visto una grande risposta dalle cooperative”, spiegano Lorenza Davoli e Luigi Monari, rispettivamente responsabile della sede reggiana del Cesvip e responsabile dell’Ufficio fiscale e societario di Legacoop. Sono infatti 75 le figure amministrative e fiscali iscritte, provenienti da otto grandi cooperative reggiane: Coop Consumatori Nordest, Cooperativa Muratori Reggiolo, Coopselios, Coopservice, Orion Tecton, Transcoop e Unieco. “L’iniziativa – proseguono Davoli e Monari – rientra in un piano molto articolato di formazione di alto livello per i dirigenti e i funzionari delle cooperative, che vede Legacoop impegnata su vari fronti, a cominciare dalla scuola per dirigenti di cooperative sociali appena partita. Sulle materie fiscali i corsi continueranno ancora nei prossimi mesi coinvolgendo altre cooperative”. Il primo giorno di lezione nella sala Valdo Magnani di Legacoop La “scuola sul fisco” è articolata in due corsi: il primo dedicato all’Ires e all’Irap, il secondo all’Iva. Sono corsi che entrano nel merito delle materie affrontate in maniera molto approfondita. I docenti saranno esperti in materia fiscale di valore nazionale. Oltre 800 persone a Correggio per la Grande Cena di Boorea Neppure il maltempo e la neve hanno impedito il successo della XI edizione della Grande Cena di Boorea, che si è svolta mercoledi sera a Correggio. (Segue in 4.a) W&W 3 (Segue dalla 3.a) Più di 800 persone (inclusi un centinaio di volontari Auser e del Salone delle Feste di Correggio) hanno permesso di raccogliere 22.000 euro, che saranno interamente destinati a due progetti di cooperazione internazionale in Argentina, uno per i minatori delle Saline Grandi di Jujuy sulle Ande e uno per la ristrutturazione di una casa di accoglienza per bambini di strada a Rosario. Il Salone delle Feste gremito Sono quindi oltre 200.000 gli euro raccolti dal 2000 a oggi dalla ormai tradizionale kermesse di Boorea: tutti i fondi raccolti hanno avuto per destinazione iniziative di solidarietà in Brasile, Palestina, Vietnam, Romania, Peru, Bolivia, Pakistan e Argentina. La Grande Cena è una grande festa popolare per stare insieme e raccogliere risorse per persone in condizioni di bisogno in altri Paesi del mondo tanto più significativa in un periodo di crisi economica come l’attuale. Due chef di fama - quest’anno, insieme ad Arneo Nizzoli di Villastrada (MN), ha partecipato Leonardo Malagrinò dell’Olivo dei Laghi di Rivalta - insieme ai loro staff e con l’ausilio dei cuochi del Salone delle Feste di Correggio, della Gnokkeria di S.Martino in Rio e della Associazione “Il Cicciolo d’Oro”, cucinano senza percepire alcun compenso.Tutto il materiale necessario alla Cena è fornito dalle cooperative sponsor. Ma i veri protagonisti della Grande Cena ancora una volta sono stati i lavoratori e i soci di numerose aziende cooperative che, insieme a varie associazioni di volontariato e alle organizzazioni sindacali, si sono mobilitati per settimane per garantire un notevole afflusso di partecipanti alla Grande Cena. Come sempre, tante le autorità che non hanno voluto fare mancare il loro sostegno alla iniziativa. Tra i rappresentanti delle istituzioni il Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, il capogruppo Pd in Sala Tricolore Luca Vecchi, l’assessore provinciale Marco Fantini, l’assessore Marcello Bulgarelli e il vicesindaco Giuseppe Borri per i Comuni di Correggio e San Martino in Rio, il sindaco di Casalgrande Andrea Rossi e il sindaco di Castelnovo Sotto Simone Montermini, il consigliere regionale Beppe Pagani, il segretario provinciale del Pd Roberto Ferrari, il coordinatore provinciale di Sel Franco Ferretti, Marco Corradi di Acer, il sen. Alessandro Carri e Raffaele Leoni di Rete. Numerosi i dirigenti delle cooperative sostenitrici dell’evento: Ildo Cigarini, presidente di Boorea e Legacoop, Corrado Casoli di Cantine Riunite & Civ, Fabrizio Guidetti e Moris Ferretti di Unipeg, Mauro Casoli di Unieco, Ivan Soncini di Ccpl, Demos Salardi di Cormo, Roberto Olivi di Coopservice, Guido Saccardi di Coopselios, Roberto Mainardi di Ambra, Oddo Torelli di Orion, Paolo Bonacini di Telereggio, Corrado Rebuzzi di Cooperativa Muratori Reggiolo, Emil Anceschi di Transcoop, Raffaella Curioni di Quadir, Elena Bertolini di Solidarietà 90, Piero Giannattasio del Consorzio Quarantacinque, Sergio Calzari di Andria, Alberto Cacciani di Gesta, insieme a tantissimi soci e lavoratori delle rispettive aziende e di altre cooperative come Coop Consumatori Nordest, Coopsette e Tecton. Molti anche i rappresentanti dell’associazionismo, come Mirto Bassoli, segretario Cgil, Margherita Salvioli, segretario Cisl, Umberto Bedogni di Auser, Tristano Mussini e Fabio Bezzi di Cna, Patrizia Santillo e Gianluca Borghi di Gvc, Silvia Rota di Reggio Terzo Mondo, Lauro Sacchetti del Rotary Club Reggio Emilia, Alessandro Frignoli di Anpi, Nando Rinaldi di Istoreco, Maria Rosa Rossi, sorella del volontario scomparso Alberto Rossi, il disegnatore Ro Marcenaro, e don Luciano Pirondini, intervenuto con numerosi volontari dell’associazione La Pira e della associazione Don Gualdi. Grandissimo successo anche per le “Tombole di Mingoun”, che sono state vendute nella serata per raccogliere fondi per le associazioni di volontariato locali, per le tavole originali della Tombola stessa, esposte per l’occasione dal pittore Giulio Taparelli, e per le macchinine di latta del Madagascar, offerte a tutti i partecipanti dai promotori della Grande Cena. Una banca dati per il Terzo Settore reggiano Il territorio reggiano è particolarmente ricco di esperienze in ambito sociale. Le associazioni di volontariato sono tante e diverse tra loro, per natura e per finalità. Da tempo, si avverte l’esigenza di un monitoraggio costante di questo complesso universo, ma determinante in termini economici, culturali e di coesione sociale. È stato presentato, nei giorni scorsi, presso la sede della Fondazione Manodori, un osservatorio perma- nente del Terzo Settore per la provincia di Reggio. L’iniziativa è nata da un accordo tra Fondazione Manodori, Provincia di Reggio, Camera di Commercio, Forum del Terzo Settore e Centro di Servizio per il Volontariato Dar Voce. Il progetto prevede lo sviluppo di una banca dati che metta in rete le informazioni raccolte da tutti i soggetti coinvolti e la messa in rete di un data base a disposizione di chi opera nel sociale. (Segue in 5.a) W&W 4 Segue dalla 4.a) Si tratta di uno strumento ancora inedito per il territorio reggiano, è la prima esperienza in Italia e si candida a diventare progetto pilota a livello regionale e nazionale. L’accordo rappresenta un punto fermo e un passaggio strategico per il rilancio del Terzo Settore a Reggio. Sino ad oggi, infatti, sono mancati strumenti di rilevazione indispensabili per una reale e precisa fotografia del fenomeno e, soprattutto, modalità stabili e costanti di studio della normativa di riferimento, alquanto complessa ed eterogenea. Coordinare e razionalizzare gli interventi del Terzo Settore diventa indispensabile soprattutto in una fase di flessione economica e finanziaria come quella attuale, che ha fatto diminuire le risorse a disposizione e aumentare inevitabilmente i bisogni delle categorie sociali deboli. Conoscere il mondo del volontariato, in termini qualitativi e quantitativi, risulta quindi determinante per capirne lo sviluppo e mettere in relazione le attività delle associazioni con le esigenze espresse dal territorio. Il progetto è stato presentato da Gianni Borghi, presidente Fondazione Manodori, Marco Fantini, assessore sicurezza sociale Provincia di Reggio, Giovanni Teneggi, vicepresidente Camera di Commercio, Riccardo Faietti, portavoce Forum Terzo Settore, Giuliana Catellani, responsabile Dar Voce. “Il Forum del Terzo Settore – spiega Mauro Degola, responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Reggio Emilia e membro del Forum – ha avuto difficoltà a costituirsi nella nostra provincia per il rischio avvertito di un ulteriore livello di sovrapposizione burocratica al volontariato, all’associazionismo e alla mutualità. Siamo invece riusciti a strutturare una rappresentanza efficace che già nel piano di comunicazione dello scorso inverno ha colto l’esigenza di autopromuovere i valori e le utilità dei diversi enti rappresentati. Oggi, il coordinamento compie un ulteriore passo avanti organizzando l’anagrafe degli enti del terzo settore, grazie alla collaborazione di Fondazione Manodori e Camera di Commercio e all’interesse dimostrato dalla Regione per la sua sperimentazione. Vogliamo non solo fornire un quadro certo e trasparente dei soggetti del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione nella nostra provincia, ma nel tempo costruire anche una certificazione che consenta di garantire che le loro attività non vengano coinvolte in aree opache che in altri territori ne hanno minato la credibilità”. Inserimento lavorativo: firmato il protocollo tra Iren e le cooperative sociali di Reggio Emilia, Parma e Piacenza E’ stato firmato il 2 dicembre a Reggio Emilia il Protocollo di Intesa tra Iren Emilia e i Consorzi di cooperative sociali “Oscar Romero” e “Quarantacinque” di Reggio Emilia, “Sol.Co. Piacenza” e “Consorzio di Solidarietà Sociale” di Parma. L’accordo rinnova un rapporto che da parecchi anni ha visto prima le aziende pubbliche di servizi delle tre province (poi Enìa) collaborare con i consorzi locali. Nel 2009 l’ammontare degli ordini a cooperative sociali è stato di oltre 23 milioni di euro con un totale di 25 cooperative coinvolte soprattutto nei servizi di raccolta e di igiene ambientale: il rapporto tra Iren e cooperative sociali ha consentito, nello stesso anno, di assicurare occupazione a 376 persone svantaggiate, che rappresentano il 52% sul totale dei lavoratori impegnati, con un’incidenza largamente superiore a quella prevista (30%) dalle legge per le coop sociali. “Numeri – sottolinea l’Amministratore delegato di Iren Emilia, Andrea Viero – che traducono la forte attenzione alla coesione sociale e territoriale che ha contraddistinto l’attività sociale di una azienda di servizi che si è sempre pensata come una “cittadina” della comunità in cui opera, portatrice quindi di una politica aziendale che tiene presente tutte le possibili ricadute nel tessuto locale delle scelte che compie quotidianamente”. “Questo protocollo – secondo Mirella Battistoni, Piero Giannattasio, Patrizia Bonardi e Pierangelo Solenghi, che hanno sottoscritto l’intesa a nome di Oscar Romero e Quaranticinque, Consorzio di Solidarietà sociale di Parma e Sol.Co. Piacenza – rappresenta un riconoscimento concreto del ruolo della cooperazione sociale nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e degli standard di qualità che la stessa cooperazione sociale ha raggiunto in questi anni nella gestione e nella esecuzione di servizi rivolti alla collettività. In tal senso – spiegano i dirigenti cooperativi – un ruolo importante è stato proprio quello giocato dai Consorzi che nei tre territori hanno garantito uno sviluppo delle capacità e delle opportunità imprenditoriali delle cooperative socie ed un loro efficace coordinamento, tanto da raccogliere la quasi totalità delle Cooperative sociali di tipo B”. Queste, dunque, le radici di un accordo che tenta di disegnare un nuovo rapporto tra una delle principali multiutility italiane ed una delle realtà più mature della cooperazione sociale del nostro Paese. Il Protocollo prevede l’impegno di Iren Emilia ad individuare quelle forniture di beni e servizi che possono garantire un migliore inserimento delle persone svantaggiate e, pertanto, a riconoscere nelle Cooperative un interlocutore privilegiato. Iren Emilia richiederà ai Consorzi i nominativi delle cooperative sociali idonee, mentre gli obblighi e le modalità della fornitura di beni o di servizi da parte delle cooperative segnalate dai Consorzi saranno successivamente definiti da apposite convenzioni ai sensi dell’art.5 delle L.381/91. (Segue in 6.a) W&W 5 (Segue dalla 5.a) Iren Emilia valuterà comunque, nel rispetto della normativa, l’inserimento, fra l’esecuzione dei bandi di gara e dei capitolati, dell’ obbligo di eseguire il contratto con l’impiego di persone svantaggiate e con l’adozione di specifici programmi di recupero e di inserimento lavorativo. Da parte loro i Consorzi e le cooperative sociali si impegnano, per le attività che deriveranno dal Protocollo, a considerare prioritari i programmi di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate segnalate dai Servizi Sociali e dalle Ausl. I Consorzi, anche con la collaborazione di Iren Emilia, stimoleranno e promuoveranno un continuo processo di formazione e di specializzazione degli addetti. Particolare attenzione verrà data alla sicurezza dei lavoratori, comune obiettivo di Iren Emilia e Consorzi, attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente. Iren Emilia e i Consorzi si incontreranno periodicamente per verificare complessivamente l’andamento dei servizi affidati, la realizzazione e gli esiti del Protocollo. L’andamento dell’accordo ed i risultati raggiunti saranno documentati e resi pubblici attraverso gli strumenti di rendicontazione sociale che le parti mettono in campo (Bilanci di Sostenibilità, iniziative pubbliche). Piero Giannattasio, a sinistra, e Mirella Battistoni, al centro, firmano il Protocollo Intervenendo alla firma del Protocollo il presidente di Quarantacinque ha dichiarato: “Il forte sviluppo delle attività delle nostre cooperative sociali si è avuto attraverso la stipula del primo protocollo con Acia (oggi Iren) risale al 1994. Quel protocollo, che testimonia l’attenzione al sociale e anche la lungimiranza di quella azienda pubblica, ha poi aperto una strada nel rapporto con la cooperazione di valenza nazionale. Da quel momento si rafforza sempre più un rapporto importante dal punto di vista dei risultati sociali ed economici, ma che ha rivestito anche un valore significativo e stimolante dal punto di vista della crescita imprenditoriale delle cooperative sociali. Iren ha avuto un indubbio ruolo nella crescita delle cooperative sociali, nei risultati raggiunti e nella percezione delle proprie potenzialità. Mi preme evidenziare che questo tipo di accordo, ha stimolato anche nel nostro territorio ulteriori protocolli d'intesa siglati successivamente con la Provincia, con i Comuni e con l’Ausl. Questo strumento è risultato strategico, oggi come ieri, assumendo un ruolo importante perché ha creato concrete e durature opportunità di inserimento al lavoro, ha dato prospettive occupazionali per tutta la nostra collettività, soprattutto per quella fascia più debole di lavoratori svantaggiati, che continuamente rischia di essere respinta da regole del lavoro sempre più rigide. Grazie al rapporto con Iren le cooperative sociali del nostro territorio possono continuare ad essere un efficace strumento territoriale di inclusione, permettendo alle nostre imprese sociali di continuare a crescere professionalmente nel rapporto diretto con Iren. In sostanza si è creato un rapporto virtuoso che si è sempre mantenuto nel tempo, ed oggi certifichiamo ulteriormente l’importanza di questo rapporto di collaborazione con l’allargamento del protocollo ad altri importanti territori. Penso che anche per chi ha firmato il primo protocollo, l’accordo che oggi sigliamo possa essere motivo di grande soddisfazione. Esprimo poi una particolare soddisfazione per il Consorzio Quarantacinque, che con l’ingresso delle cooperative piacentine ha come anticipato un processo di maggiore integrazione della cooperazione sociale nei confronti di Iren, e non solo”. Generazioni: i giovani cooperatori dell’Emilia-Romagna si sono riuniti a Ferrara per parlare di lavoro I giovani cooperatori di Generazioni, network under 42 di Legacoop Emilia-Romagna, si sono incontrati il 3 dicembre a Ferrara per parlare di lavoro. Ma anche di ricambio generazionale, previdenza e del proprio futuro come rete. Tutto questo nell’ultimo appuntamento prima del Congresso di Legacoop del 2011. Dopo i due anni a Bertinoro (FC) e l’anno scorso a Modena, i giovani cooperatori regionali hanno scelto il ferrarese per riunirsi in plenaria su un argomento cruciale. Il tema di quest’anno è stato infatti il lavoro, con un focus ovviamente sulle giovani generazioni e il loro futuro. “Occupamoci di noi” è stato il motto per il 3 dicembre, visualizzato attraverso una serie di ingranaggi che traducono la complessità del lavoro contemporaneo, in cui il sistema è forte quanto è forte la rotella più piccola. I giovani stanno pagando un prezzo altissimo in questa crisi, e la cooperazione su questo deve farsi domande e vuole cercare risposte. Il programma della giornata ha previsto una mattina in plenaria e un pomeriggio di workshop a tema.(Segue in 7.a) W&W 6 (Segue dalla 6.a) Dopo la relazione introduttiva di Federica Protti, portavoce di Generazioni, e la presentazione del materiale per i lavori del pomeriggio, è stato chiamato a descrivere lo scenario economico attuale e futuro l’economista Francesco Daveri dell’Università di Parma. Gli spunti di riflessione di Daveri, insieme ai risultati di 4 anni di lavori di Generazioni, sono stati spunto per i workshop del pomeriggio: modelli per il ricambio generazionale, così difficile da realizzare anche nel mondo cooperativo; il secondo pilastro della previdenza sociale, strumento indispensabile per colmare diseguaglianze di trattamenti pensionistici tra le generazioni ormai assodate da tutti gli studi del settore; la struttura di Generazioni, che dovrà continuare il suo percorso anche quando l’attuale Coordinamento sarà sostituito. I partecipanti (oltre 100) si sono divisi nei tre workshop, coordinati da alcuni dei membri del Coordinamento (Cristina Galliera di Bologna, Andrea Benini di Ferrara, Chiara Migliorin di Reggio Emilia) con il prezioso contributo di esperti, cooperativi e non. L’appuntamento ferrarese ha rappresentato anche il luogo per condividere e votare il contributo che Generazioni porterà al Congresso regionale di Legacoop del marzo 2011. La cooperativa Lunezia e il concerto “riciclato” Nell’ambito della cooperativa sociale Lunezia, che da tempo opera nel campo dell’educazione ambientale e non solo lungo le rive del Po, è nata una singolare esperienza. Si è infatti costituito un gruppo musicale che ha le radici all’interno stesso delle attività e delle esperienze maturate in tanti anni di laboratori, animazioni e iniziative per bambini e ragazzi di tutte le età. E’ la fusione di queste professionalità con la grande passione di molti operatori della cooperativa (e di alcuni amici) per la musica che ha dato vita a questo gruppo. Un gruppo di ragazzi e una cooperativa, che a forza di fare educazione ambientale ai bambini, di costruire progetti per le scuole e le pubbliche amministrazioni, di scrivere formazioni sulla musica e sull’ambiente ha pensato che era ora di fondere gli interessi e creare qualcosa di nuovo, di visibile e tangibile. Qualcosa che colpisce l’immaginario e la coscienza senza passare dalla parola scritta. I “Miatralvia” (tradotto: non buttarlo) sono tutto questo e qualcosa in più: i loro strumenti non sono mai uguali, non fanno mai lo stesso suono e soprattutto non si sa mai chi suonerà cosa. Dipende da cosa si troverà quel giorno in discarica o nelle cantine dei genitori. E infatti gli strumenti (batteria, contrabbasso, tubofono, percussioni, e chitarra) sono ricavati da oggetti come pentole, secchi, lamine di ferro, scope, chiavi inglesi, battiscopa. L’originalità degli strumenti si fonde con notevoli risultati con la bravura dei musicisti. Il gruppo dei “Miatralvia” si sono già esibiti con successo in diverse occasioni. Si possono sentire anche nel sito di Lunezia (www.lunezia.org). Per informazioni sui concerti: e-mail [email protected], [email protected], cell. 339 2286437. Coopselios insegna agli anziani con un libro comportamenti corretti per la sicurezza, dentro e fuori casa Coopselios ha presentato il 1 dicembre al Centro Sociale Rosta Nuova di Reggio Emilia la pubblicazione “Sei proprio sicuro di stare al sicuro? Indicazioni e consigli per vivere in sicurezza dentro e fuori casa”. Ogni anno in Italia si verificano 4.500.000 casi di incidenti domestici di cui 8.000 mortali. I soggetti maggiormente a rischio sono le donne, gli anziani, i bambini, i diversamente abili. Il rischio di incidente aumenta con l’aumentare dell’età e la maggior parte degli infortuni avviene in cucina. Eppure la tendenza è quella di sottovalutare i comportamenti potenzialmente rischiosi durante lo svolgimento delle attività quotidiane. Per questo Coopselios, allo scopo di diffondere comportamenti corretti per la tutela della salute e la salvaguardia del benessere dell’anziano e della sua famiglia, ha realizzato un opuscolo sulla sicurezza dentro e fuori casa. Si tratta di una guida pratica e completa, semplice e piacevole da leggere. Una guida illustrata, con i divertenti disegni di Emanuele Lamedica, per invogliare alla lettura e catturare imme- diatamente l’attenzione dell’anziano sui piccoli e grandi problemi che ogni giorno potrebbero mettere a rischio la sua incolumità (cadute, incendi, folgorazioni, intossicazioni ma anche truffe, furti, scippi ecc.) La pubblicazione, patrocinata dalla Polizia di Stato e dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Reggio Emilia e realizzata con il contributo delle Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia e del Distretto Sociosanitario della Val di Magra, verrà presentata mercoledì primo dicembre ai 350 anziani, e alle loro famiglie, assistiti dai servizi domiciliari gestiti da Coopselios nella provincia di Reggio Emilia. Alla presentazione sono intervenuti Dina Bonicelli, responsabile Tecnico Settore Anziani Coopselios, Dante Panatta, dirigente Ufficio Prevenzione Genrale e Soccorso Pubblico della Questura di Reggio Emilia, Tiziano Grandi, del Comando Vigili del Fuoco di Reggio Emilia, Ermelinda Bottazzi, coordinatrice del Servizio Assistenza Domiciliare di Reggio Emilia. (Segue in 8.a) W&W 7 (Segue dalla 7.a) Dopo questo primo incontro la pubblicazione, stampata in 1500 copie, verrà presentata e distribuita agli anziani dei servizi domiciliari gestiti dalla cooperativa in Liguria. La pubblicazione si inserisce all’interno di un progetto, inaugurato lo scorso anno, di sensibilizzazione ai comportamenti responsabili. Nel 2009 gli anziani di Coopselios avevano ricevuto un opuscolo di educazione alimentare. Quest’anno, con il tema della sicurezza e la scelta di illustrare e rendere maggiormente fruibile e accattivante la guida, si ribadiscono gli sforzi della cooperativa nel promuovere la prevenzione e nello sperimentare una comunicazione che sia realmente di pubblica utilità. Al Teatro Artigiano di Massenzatico la cooperativa SS9teatro ha organizzato una mostra dell’artista Maurizio Mantovi E’ stata inaugurata l’11 dicembre al Teatro Artigiano di Massenzatico (via Beethoven 90) la mostra “Artifici / di questo sto parlando” dell’artista Maurizio Mantovi. La mostra, che rimarrà aperta fino al 23 dicembre 2010, è stata organizzata dalla cooperativa SS9teatro, che da quest’anno cura anche il programma del rinnovato Teatro Artigiano. Gli orari della mostra sono dalle 17:00 alle 20:00 dal martedì alla domenica. La bellezza non è una qualità delle cose stesse: esiste semplicemente nella mente di chi le osserva e ogni mente percepisce una bellezza differente. David Hume aveva intuito già nel settecento il rapporto di reciprocità che si instaura con chi osserva. La mostra di Mantovi ci mette davanti a questa domanda ponendoci semplicemente di fronte all’osservazione di un muro. Perché un muro? Perché inevitabilmente il muro? Muro schermo, muro divisione, muro spazi celati, muro “non si dipinge sui muri”, muro che separa popoli, che delimita confini, che divide città, muro che ricorda, muro che testimonia un passato. E’ proprio contro questi muri che si scatena la comunicazione repressa, come in un mare che trasporta messaggi che giungono da lontano e che proprio su questo muro si sfracellano. I muri di Mantovi, proprio come nel mondo onirico, ci raccontano storie, frammenti di vita, la rabbia fuori da quella logora contrapposizione tra arte di massa e arte d’élite, la musica colta contro quella di “consumo”, la pittura astratta contrapposta ai murales. I suoi muri hanno la magica capacità di includere tutto, di assorbire immagini, imprimendo come su fotografie in 3d, tutto ciò che la vita ha infranto contro di essi. “Il muro – spiega Maurizio Mantovi – mi permette di spaziare e di citare molteplici concetti da una semplice emozione alla storia dell’arte o riferimenti sociali. Nel mio pensiero spero che tutti i fruitori trovino il proprio muro nel quale identificarsi”. Artista poliedrico, fino dal 1978 si occupa di arte visiva, fotografia, design. Nel 1992 espone al Palazzo dei Diamanti a Ferrara, nel 1985 alla Biennale di Barcellona, Mediterraneo, nel 2008/2009 partecipa a Fotografia europea a Reggio Emilia. L’impegno contro l’esclusione sociale di Ambra: un convegno a Chieti per ribadire i valori e l’identitàdella cooperativa Circa 100 operatori, amministratori e funzionari pubblici si sono trovati il 26 novembre a Sambuceto, (Chieti)), su iniziativa della cooperativa sociale Ambra, per discutere di un tema che sia la responsabile Area servizi educativi, Francesca Capretti che il presidente della cooperativa, Roberto Mainardi, hanno definito essenziale per individuare i pilastri su cui costruire le strategie di resistenza alla crisi economica che investe così pesantemente il paese. Il convegno rientrava nel percorso annuale di mantenimento e sviluppo della certificazione di qualità (che Ambra ha sin dal 2003) che coinvolge ogni anno i quadri interni e gli interlocutori esterni in approfondimenti tematici che attengono allo sviluppo della qualità d’impresa e alle strategie di ruolo nel settore dei servizi alla persona. “Mai come adesso – ha affermato Mainardi – si pone il tema del ruolo sociale della cooperativa, in funzione delle risposte necessarie per fronteggiare le grandi emergenze che stanno crescendo nei territori, delle necessità di garantire più servizi e di maggiore qualità ai cittadini tutti ed in particolare per le fasce deboli “ L’identità di Ambra, evoluta e sviluppata in 16 anni di percorso sociale ed imprenditoriale con larghi tratti di originalità, è ridefinibile nei prossimi anni anche in base alle capacità di essere parte attiva e spesso propositiva di nuova solidarietà, di nuova capacità di garantire diritti e tutele. “All’interno di tale quadro di impegni – ha spiegato Francesca Capretti – il tema dell’attenzione alle tutele e ai diritti dei minori e delle proposte per sviluppare offerte ed opportunità per accompagnarne una crescita serena ed equilibrata, è centrale nel piano di sviluppo di Ambra per i prossimi anni”. I dati Istat 2010 parlano di un 10% di famiglie italiane sulla soglia della povertà, di queste il 4% è già nelle condizioni di povertà e non in grado di garantire adeguata assistenza, educazione e sostegno ai minori, che calcolando anche i figli di extracomunitari, sono circa un milione coinvolti in questa situazione. Qualificate relazioni dei tecnici interni di Ambra hanno accompagnato la discussione (Margherita Chiarenza, pedagogista, Francesco Vadani, psicologo, Stefania Corda, psicologa). (Segue in 9.a) W&W 8 (Segue dall’8.a) Sono poi seguite le valutazioni di esperti di valore quali Daniela Cremasco, assistente sociale del Centro Aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia di Roma e Marcello Marcellini, psicologo U.O. Medicina penitenziaria minori di Teramo. Sono inoltre intervenuti i sindaci di Penne ed Abbateggio in provincia di Pescara e di San Salvo, Chieti, luoghi in cui Ambra sviluppa progetti di recupero ed inserimento sociale di giovani e minori, integrandosi con le politiche del Tribunale per i minorenni di l’Aquila e delle varie Asl e comuni della regione. Il territorio, l’associazionismo e le opportunità di aggregazione, per le famiglie e per i giovani, sono aspetti della politica di presa in carico delle problematiche e sono al centro delle volontà di intervento, sia del pubblico che della cooperativa Ha concluso la discussione Claudio Foti, psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro “Hansel e Gretel” di Torino, ricordando che in questa nostra società, in evoluzione ma esposta a pericolose ca- dute di valori e di tutele, di mancanza di strategie di sviluppo, la cultura della tutela e della crescita dei minori rappresenta una frontiera di conquiste. Foti ha proposto una riflessione sul tema dell’adultocentrismo. L’Adultocentrismo si struttura come alleanza di varie componenti adulte fondate sulla negazione della vita emotiva dell’adulto e sulla rimozione della soggettività e della sofferenza del bambino. Il lavoro quotidiano con i minori deve recuperare le radici vitali e creative dell’infanzia e deve tendere costantemente all’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza e capacità di ascolto circa i bisogni dei minori, deve diventare incontro tra intelligenza ed emotività, tra esperienza e creatività, tra linguaggi logici e linguaggi emotivi. Una giornata importante quindi per la cooperativa ma anche e particolarmente per gli obiettivi e le mete preposte dagli intervenuti, in una condivisione della progettualità in rete che si trasformerà in varie azioni programmate per i prossimi mesi DOCUMENTI “Cooperare per cambiare”: l’intervento del presidente di Legacoop Cigarini alla presentazione del libro del 10 dicembre Nella primavera del 2011 si svolgeranno i congressi di Legacoop. Per questo importante appuntamento Legacoop Reggio Emilia ha chiesto il contributo di autorevoli esperti su alcuni temi di forte valenza strategica: L’evoluzione della crisi mondiale, il ruolo della cooperazione nella crisi, il rapporto politica e cooperazione, le sfide per un nuovo Welfare, la governance cooperativa, l’innovazione e la ricerca, la comunicazione e la lotta alla illegalità; questi i saggi raccolti nel libro “Cooperare per cambiare”. Con questo libro si è voluto cogliere l’occasione per raccogliere stimoli e idee su quale potrebbe essere il contributo della Cooperazione dentro la fase di “transizione” economica e sociale che stiamo attraversando. Non sempre, infatti, l’uscita da una crisi profonda e strutturale, come quella che abbiamo vissuto, porta a definire un nuovo e auspicabile paradigma della crescita economica e sociale. E’ successo, e può tornare a succedere, che, passata la “fase più acuta” della crisi, si ritorni alle vecchie logiche di un mercato senza regole, di una finanza autoreferenziale, a una crescita che aumenta le disuguaglianze sociali a un’economia al servizio del solo profitto, ma distante dai bisogni dell’uomo e dell’ambiente in cui esso vive. Per evitare tutto ciò e per non dimenticare le ragioni profonde, strutturali, finanziarie ed economiche della crisi, occorre mantenere la giusta tensione culturale e morale sul significato sociale di mercato e di impresa, sui valori di mutualità e solidarietà rappresentati anche dall’esperienza cooperativa. La Cooperazione, le cooperative, i cooperatori sono una parte importante della società, della realtà del mercato e del sistema di imprese nel nostro paese. La presenza della Cooperazione nel territorio provinciale affonda le sue radici in una storia che ci parla di emancipa- zione, di diritti, di democrazia, di lavoro, di solidarietà, di uguaglianza. Una storia lunga più di 125 anni, tanto è infatti il tempo passato dalla nascita in Italia della Lega delle Cooperative e 150 anni dalla nascita di Camillo Prampolini. Diverse cooperative reggiane hanno ormai passato il secolo di vita, trasformandosi, modernizzandosi, corrispondendo ai nuovi bisogni di mutualità e alle nuove istanze del mercato. Piccole cooperative sono cresciute e sono diventate grandi imprese nazionali, e intorno a loro è continuata a crescere una realtà fatta di centinaia di imprese cooperative piccole e medie che operano nei settori delle costruzioni, della distribuzione, dell’agroalimentare, dei servizi, del sociale e della finanza. La capacità di adattamento ai nuovi bisogni del mercato e della società, la capacità di interpretare con rinnovata intelligenza la propria funzione mutualistica e solidale, la fedeltà al principio del patrimonio indivisibile fra i soci e al valore sociale del lavoro, sono i pilastri di questa longevità e di questa crescita dimensionale delle cooperative. La crisi ha dimostrato ancora una volta l’utilità sociale della nostra presenza. Infatti non solo le cooperative hanno mantenuto il loro radicamento territoriale, ma hanno anche retto meglio l’urto della crisi e salvaguardato il lavoro, in un momento di forte flessione dell’occupazione sia nel Paese che nella nostra provincia. Gli utili portati a riserva indivisibile hanno funzionato, in un momento di stretta creditizia, da polmone finanziario per le cooperative e hanno consentito di continuare a investire sulle strutture, sui prodotti e sui servizi, realizzando così, nella continuità dell’attività, lo straordinario obiettivo della intergenerazionalità dell’impresa cooperativa. (Segue in 10.a) W&W 9 (Segue dalla 9.a) La globalizzazione economica, le crisi, l’emergere di nuovi bisogni del mercato spronano le cooperative a non dormire sugli allori, ma a cogliere la sfida del cambiamento e della innovazione, con uno sguardo attento ai processi in atto nell’economia mondiale. Viene dunque da pensare che mantenendo saldi i principi di mutualità, solidarietà, intergenerazionalità, partecipazione, valorizzazione del ruolo del socio e di responsabilità sociale dell’impresa, le cooperative non solo non possono sottrarsi alla sfida del cambiamento nel definire nuove strategie di posizionamento strategico, di riorganizzazione, di integrazione e unificazione, ma devono contestualmente affermare insieme alla propria distintività sociale anche la propria qualità imprenditoriale, una rinnovata efficienza gestionale e un’adeguata governance aziendale. Dunque il tema è cooperare per cambiare, cambiare per cooperare, in un cerchio virtuoso che racchiude l’obiettivo di una nuova qualità cooperativa coniugata a una nuova qualità imprenditoriale. Il Congresso non potrà essere solo una ricorrenza rituale ma l’occasione per “lucidare” i nostri valori, rinnovare le nostre strategie, precisare il nostro ruolo, il nostro autonomo contributo a una diversa e più qualificata crescita del territorio e del Paese. Occorre quindi lavorare per affermare nelle nostre scelte una qualità imprenditoriale, una qualità cooperativa, un’autonomia valoriale e culturale, una disponibilità al confronto e al dialogo con tutte le forze politiche, sociali e imprenditoriali per mettere la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro al servizio di una nuova crescita economica, di un rafforzato quadro istituzionale e democratico, di una società più libera e più giusta. Per questo, oltre alla affermazione della nostra autonomia politica e valoriale, occorre avere la capacità di raccogliere le sfide del mercato, di rinnovarci, di definire corrette visioni strategiche sia industriali che sociali. Queste scelte ci riportano inevitabilmente alla nostra distintiva natura sociale, al nostro peculiare carattere di impresa cooperativa, e a come declinare nuove strategie industriali in un contesto economico sempre più competitivo. La sfida sul piano imprenditoriale si gioca oggi sul tema dell’innovazione e della conoscenza e coinvolge direttamente il mondo della Cooperazione che è una parte non trascurabile dell’economia reale. Sono l’innovazione e la conoscenza le vere sfide. Tutto ciò che sin qui ho ricordato non contraddice i valori di libertà, mutualità, solidarietà, partecipazione, giustizia sociale che hanno accompagnato la nostra storia ormai secolare, e che oggi dobbiamo declinare in modo nuovo, ma non smarrire, alla luce delle tante sfide che ci attendono. I contributi raccolti nel libro “Cooperare per cambiare” sono un autorevole “punto di vista” di docenti esterni al mondo cooperativo, ma con noi impegnati in un proficuo confronto, che ha contribuito a fare crescere un percorso di formazione anche dentro il Mic, la scuola di alta formazione cooperativa di Legacoop Reggio Emilia e Legacoop Modena che ha avviato il suo quinto anno di attività, e che contribuisce, con la formazione, al processo di ricambio generazionale. Infine, ma non per ultimo, viene il tema della legalità, di un mercato liberato dalle organizzazioni criminali e ricco di opportunità per le cooperative nell’espressione del loro valore economico e sociale. Don Luigi Ciotti, rispondendo ad una domanda di Stefano Campani sulla scelta della forma cooperativa per creare e gestire attività economiche sulle proprietà confiscate alla mafia, così risponde: “Perché la chiave del nostro impegno è nel “noi”. Cooperare significa contribuire in tanti a un obiettivo comune, che per Libera non è solo la lotta alle mafie, alle illegalità, alla corruzione, ma l’impegno per i diritti, il lavoro, la libertà e la dignità delle persone. Il marchio “Libera Terra” è la sintesi di due elementi: il valore etico-sociale del progetto e il valore qualitativo del singolo prodotto o servizio offerto”. Queste parole le facciamo nostre, confermando non solo il nostro impegno contro la criminalità organizzata che cerca spazi anche sul nostro territorio, ma ribadendo la nostra intransigente condanna verso le forme di lavoro nero, di economia sommersa, di appalti al massimo ribasso che sono il “carburante” per l’economia illegale e minacciano la libertà delle persone, delle imprese e la libera concorrenza nel mercato. Storie cooperative Dall’utopia all’impresa. In margine a un seminario internazionale a Saint-Claude (FR) Presentiamo una riflessione dello storico Antonio Canovi che parte da un seminario internazionale, a cui ha partecipato assieme ad una delegazione della Cooperativa Case Popolari di Massenzatico e Coviolo, che si è svolto alla fine di novembre nella città cooperativa di Saint-Claude, nel Jura Francese. Tra l’esperienza cooperativa francese e la cooperativa reggiana, che sta anche animando una serie di interessanti interventi culturali e storici, c’è un profondo legame di amicizia. La “Fraternelle” di Saint-Claude, nella FrancheComté che diede i natali ai Fourier e ai Prodhoun, continua a proporsi come uno dei luoghi fertili della riflessione culturale sugli archetipi della cooperazione operaia. (Segue in 11.a) W&W 10 (Segue dalla 10.a) La regione montuosa del Jura era primariamente nota per le fruitières agricole che sfornano tuttora comté, la prima forma cooperativa storicamente conosciuta di trasformazione dei prodotti agricoli. Di fronte ai primi vagiti della globalizzazione industriale – la realizzazione in proprio di pipe e la lavorazione dei diamanti per conto del distretto fiammingo di Amsterdam e Anversa – la classe operaia in formazione di Saint-Claude decise di dare vita ad un’esperienza originale di cooperativismo integrale, alla lettera “comunalista”, che il cooperatore cristiano sociale Charles Gide volle chiamare “scuola cooperativa comunista di SaintClaude”. Gide, sia detto per inciso, fu colui che – da seguace di Rochdale, molto freddo nei confronti del cooperativismo socialista - proiettò sulla ribalta internazionale l’esperienza della ferrovia cooperativa Reggio-Ciano. E mentre viaggiavo verso SaintClaude, insieme ad alcuni cooperatori e amici della Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo, mi sono ricordato di una frase a suo tempo scolpita da questo gran divulgatore dell’idea cooperativa: “E’ dalla porta stretta dell’utopia che si entra nella realtà costruttiva”. Si tratta di un’immagine fortemente suggestiva, a cominciare dal ribaltamento funzionale che propone rispetto ai nostri codici abituali. L’utopia, altrimenti oggi percepita come il libero spazio del pensabile e del desiderabile, è la “porta stretta”; mentre l’autentico interprete del possibile diventa l’impresa cooperativa. Attorno a questo rovesciamento tra i valori e le pratiche si è concentrato l’intervento di Jacques Pradès, trattando del gruppo basco Mondragon. Premesso che si tratta di un’esperienza sotto il fuoco dei riflettori internazionali, cui varrebbe la fa- tica di dedicare un apposito seminario, vale richiamare l’idea-forza richiamata dall’economista francese: ciò che tiene insieme Mondragon sarebbe il combinato disposto tra il mutualismo eco-nomico e il federalismo politico. Ma se il valore-guida (la “porta stretta”) cui si abbevera il progetto economico cooperativo è la non usurpazione della ricchezza collettiva, come riprodurre nello spazio-tempo del globalismo tale condizione di salvaguardia “integrale”? Entrando per l’appunto nella “realtà costruttiva”. Negli anni ’70 e ’80, gli stessi dove maturarono a questa latitudine le grandi fusioni cooperative, furono per Mondragon quelli della “moltiplicazione dei pani”, ovvero di una moltiplicazione nei prodotti e nei servizi corrisposti. Tale riarticolazione, mentre complicava il sistema ne rafforzava la medesima matrice generativa. Si è passati, in altri termini, dalla comunità al distretto. Ma il distretto, si badi bene, prima che esistere come network economico risponde qui alla valenza primaria di una visione politica imperniata sulla inalienabilità del mondo “locale”. Ed è sull’ordine gerarchico da attribuirsi a tale décalage, tra mondo globale e mondo locale, che si sono intrecciate e anche paradossalmente rimescolate due concezioni del mondo all’interno del seminario. L’una, propria di chi fa impresa cooperativa, si trova oggi impegnata nella difesa puntuale delle condizioni “integrali” di riproduzione di una specifica e originale economia morale. L’altra, propria dei sostenitori dell’economia sociale, si preoccupa altrimenti di dimostrare come una nuova “primavera” solidale (“Le Printemps du Bonzaïs” è il titolo del docu-film proiettato nella serata di ouverture del seminario) sia doverosa e possibile ad ogni latitudine, senza reale soluzione di continuità né distinzioni di scala. Natale al Teatro Artigiano di Massenzatico. “Da che parte stai? Racconto di Natale” con Auro Franzoni Il 23 dicembre 2010 al Teatro Artigiano di Massenzatico (RE), avrà luogo lo spettacolo Da che parte stai? Racconto di Natale con la voce recitante di Auro Franzoni. La serata sarà dedicata a tre figure molto significative della storia nazionale ed emiliana. Auro Franzoni indosserà virtualmente i panni di Camillo Prampolini, Antonio Gramsci e Don Lorenzo Milani per dare voce ed anima al pensiero di questi tre grandi protagonisti italiani. La lettura è un omaggio alla collettività e contemporaneamente un auspicio per contrastare l’indifferenza dei nostri tempi, le parole semplici ma straordinariamente attuali ci costringeranno a riflettere sul mondo e sul modo in cui stiamo vivendo. Nonostante questi uomini abbiamo vissuto in epoche diverse, la Predica di Natale è del 1897, La città futura del 1917 e le Lettere di Don Milani sono del 1965, riusciamo in questi scritti a ritrovare un filo conduttore. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni SS9teatro, tel. 0522 420110 cell. 348 5747939, [email protected], www.ss9teatro.com. Buon Natale e buon 2011 W&W 11