N. 230 – 15 dicembre 2010
Legacoop Reggio Emilia:
parte con un libro sulla cooperazione la fase congressuale
E’ stato presentato il 10 dicembre, in una gremita
Sala Magnani, il libro “Cooperare per cambiare –
Strategie, imprese e valori oltre la crisi”. Il volume,
realizzato da Legacoop Reggio Emilia e Boorea, è
un primo contributo di ricerca e riflessione in vista
del 38º Congresso di Legacoop Reggio Emilia, che
si terrà nel prossimo febbraio. A discutere del libro
sono intervenuti, dopo l’introduzione di Ildo Cigarini,
presidente di Legacoop e Boorea (di cui riportiamo
l’intervento a pagina 9, Paolo Pombeni, dell’Università di Bologna, Alessandro Zattoni, Sda Bocconi
di Milano, Giulio Sapelli, Università di Milano, Gian
Carlo Muzzarelli, Assessore alle Attività Produttive
della regione Emilia-Romagna, Giuliano Poletti,
presidente nazionale di Legacoop. Ha coordinato
l’incontro il giornalista Nicola Fangareggi, direttore di
Reggio 24ore.com. Alcuni dei relatori (Sapelli,
Pombeni e Zattoni, Poletti) hanno anche collaborato
alla stesura del libro.
La Sala Valdo Magnani
La discussione è stata molto intensa, vivace e
interessante. “Il nostro Congresso – ha spiegato
Cigarini – non dovrà essere solo una ricorrenza
rituale ma l’occasione per riaffermare i nostri valori,
rinnovare le nostre strategie, precisare il nostro
ruolo, il nostro autonomo contributo a una diversa e
più qualificata crescita del territorio e del Paese. Le
riflessioni e gli studi, tutti di alto livello, contenuti nel
libro, non sono quindi per Legacoop solo uno
stimolo, ma anche una sfida. A cominciare – ha
sottolineato il presidente di Legacoop ricordando
recenti articoli sulla cooperazione – dalla lotta alle
cooperative spurie, che sono un nemico della
cooperazione, un tumore che va rimosso”.
La discussione, partendo dall’analisi economica,
sociale e politica della situazione attuale, ha evidenziato come la cooperazione potrà giocare un
grande ruolo in questa fase di crisi, ma specialmente di transizione.
Ma questo ruolo – ne hanno convenuto tutti gli
interventi – la cooperazione lo potrà giocare
“attrezzandosi” meglio, sviluppando una propria
cultura non subalterna all’impresa privata (Sapelli),
dotandosi di strutture che possano “pensare” al
cambiamento (Pombeni), adeguando e migliorando
la “governance” delle imprese cooperative (Zattoni),
contribuendo a ricostruire un patto tra il mondo del
lavoro e le imprese (Muzzarelli).
La grande importanza della molteplicità delle forme
di impresa, il potenziale della cooperazione per
costruire una società coesa, oggi più necessaria che
mai, e un nuovo rapporto tra economia e morale:
sono questi alcuni degli aspetti usciti dal dibattito.
Ma è anche necessario un grande impegno della
cooperazione, e di Legacoop, a cominciare dalla
importanza di fare nuove cooperative. Il presidente
Poletti ha da parte sua sottolineato come non si può
più considerare la cooperazione il ”pronto soccorso”
per le crisi aziendali o per coprire i vuoti della
pubblica amministrazione. La cooperazione è una
forma societaria che può competere alla pari con le
altre forme di impresa.
I relatori “esterni” hanno dato indicazioni precise,
anche con franchezza, su come la cooperazione e
Legacoop potranno essere protagonisti. (Segue in
2.a)
W&W 1
(Segue dalla 1.a) E Legacoop, come ha detto il presidente Cigarini e come è nello spirito del libro
“Cooperare per cambiare”, aprendo questa discussione ha già accettato gli stimoli a cambiare
“cercando e trovando le risposte giuste alle sfide
competitive che ci stanno di fronte e al bisogno di
giustizia sociale che la storia della crisi di questi
anni ci propone, mantenendo il nostro carattere
distintivo”.
I relatori: da sinistra Zattoni, Pombeni, Cigarini,
Fangareggi, Muzzarelli, Poletti, Sapelli
“Cooperare per cambiare” raccoglie una serie di
saggi, riflessioni e interviste, realizzati appositamente. Noorena Hertz, professore all’Erasmus
University e alla Duisemberg School of Finance
dell’Università di Cambridge, ha scritto “L’ascesa del
Coop Capitalism”. “La cooperazione come strumento della crescita” è l’intervento di Giulio Sapelli,
professore all’Università di Milano. Paolo Pombeni,
professore all’Università di Bologna, ha scritto
“Cooperazione e politica oggi”.
“Dalla crisi alla conoscenza collettiva: riflessioni
cooperative” è il tema affrontato da Lucio Poma,
professore all’Università di Ferrara. Giovanni
Vecchi, professore associato all’Università di Roma
Tor Vergata, è intervenuto su “Cooperazione e
benessere: un’analisi territoriale di lungo periodo”.
Alessandro Zattoni, professore all’Università Parthenope di Napoli e alla Sda Bocconi, ha scritto “La
governance delle società cooperative”. “Consenso e
comunicazione: le due sfide per contare di più” è il
tema scelto da Marco Cacciotto, professore a
contratto all’Università di Milano e consulente in
strategie di comunicazione. Maurizio Brioni, direttore
della Fondazione Barberini e coordinatore del Mic, è
intervenuto su “Identità e rinnovamento: le sfide
della cooperazione. E infine Stefano Campani, direttore di Boorea, ha intervistato don Luigi Ciotti,
presidente di Libera e del Gruppo Abele, sui temi
della legalità, della finanza e della economia, della
solidarietà.
Legacoop, Confcooperative, Agci: a gennaio sarà presentato
il Coordinamento Unitario delle tre Centrali Cooperative
“È in corso un dialogo che porterà alla costituzione
del Coordinamento Unitario che presenteremo
ufficialmente alla stampa a gennaio”. È così che in
una nota unificata, Luigi Marino, Giuliano Poletti e
Rosario Altieri, presidenti delle tre principali centrali
cooperative, confermano le voci riportate, nelle
ultime settimane, su alcuni organi d’informazione.
“La finalità del coordinamento – hanno dichiarato i
tre presidenti – è quella di rafforzare ancor di più
l’azione di rappresentanza della cooperazione
autentica, senza mettere in discussione l’identità e
l’indipendenza di ciascuna delle tre organizzazioni e
quindi non prevedendo lo scioglimento degli organismi delle stesse”.
Le Centrali Cooperative e l’articolo su La Repubblica
sulle false cooperative
In riferimento al servizio sulle false cooperative
pubblicato il 10 dicembre da “La Repubblica”, i presidenti di Legacoop, Giuliano Poletti, di Confcooperative, Luigi Marino, e di Agci, Rosario Altieri,
hanno diffuso la seguente nota:
“La denuncia che si leva dalle pagine de La
Repubblica è da anni, in tutte le sedi e a tutti i livelli,
la nostra denuncia. Siamo soddisfatti che un quotidiano autorevole dedichi uno spazio rilevante che
ci fa sentire meno soli nella nostra battaglia alla
falsa cooperazione e al dumping, che danno vita a
una cattiva economia che ammazza quella buona,
fanno ombra alla sana cooperazione e non rendono
giustizia alla funzione socio economica tutelata
dall’articolo 45 della Costituzione svolta da decine di
migliaia di cooperative, al di là degli specifici casi
aziendali, nella valorizzazione del made in Italy
nell’agroalimentare; nell’erogazione del credito;
nella distribuzione; nei servizi alle imprese, alla
Pubblica Amministrazione e alle famiglie; nel
welfare; nella produzione lavoro; nell’abitazione e
nei trasporti.
Le cooperative di comodo – proseguono Poletti,
Marino e Altieri – che nascono di notte negli studi di
alcuni commercialisti per poi chiudere a distanza di
pochi mesi, a volte pochi giorni, per poi rinascere
con altro nome, sotto le spoglie di una presunta
mutualità; le cooperative che lavorano al massimo
ribasso in barba alla tabelle contrattuali; le
cooperative ammantate da spirito mutualistico e
sussidiario, ma che di fatto operano in modo criminale e truffaldino: queste forme di imprenditoria
pirata rappresentano da sempre il nemico numero
uno della cooperazione autentica. (Segue in 3.a)
W&W 2
(Segue dalla 2.a) Il problema si aggrava quando alle
cooperative fasulle si aggiungono le gare al
massimo ribasso con la colpevole collusione della
PA, gli scarsi controlli e la pratica, altrettanto fuorilegge di organizzazioni cooperative di dubbia
rappresentanza, come l’Unci, che millantano mutualità e sussidiarietà e poi applicano pseudo – contratti
di lavoro ai soci lavoratori delle loro cooperative.
Contratti decretati, solo qualche settimana fa, anticostituzionali dal Tribunale del lavoro di Torino,
perché lesivi dell’articolo 36 della Costituzione dal
momento che il contratto di lavoro del facchinaggio
a tempo pieno, 40 ore settimanali, veniva retribuito
con circa 670 euro al mese con un drastico taglio
del costo del lavoro pari al 31,38%.
Questa pratica non ha nulla a che fare con la sana
cooperazione che, ribadiamo, rappresenta la stragrande maggioranza della cooperazione italiana,
dove l’indice di mutualità è reale, tangibile. Nelle
20.400 cooperative aderenti a Confcooperative e
nelle 14.500 aderenti a Legacoop e nelle 8.000
dell’Agci le imprese a mutualità prevalente superano
ampiamente il 95%. Confcooperative, Legacoop e
Agci, da sole non ce la fanno a combattere il
dumping. Abbiamo siglato l’Accordo comune con i
ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico,
con Cgil, Cisl e Uil nel 2007. Abbiamo concorso alla
nascita di oltre 100 Osservatori provinciali finalizzati
a contrastare il dumping. Solo qualche settimana fa
il ministero del Lavoro in una circolare, apprezzata
dalle tre centrali, ha ribadito la necessità di mirare
meglio e intensificare i controlli e applicare i contratti
di lavori siglati dalle centrali cooperative comparativamente più rappresentative, requisito che esclude l’Unci.
Qualcosa si è mosso, ma siamo lontani dall’aver
ottenuto risultati soddisfacenti. Possiamo fare
accordi, circolari, ma se le Istituzioni preposte alla
vigilanza non fanno il loro lavoro fino in fondo la
battaglia resta impari e il dumping contrattuale, fatto
da false cooperative e imprese truffaldine in genere,
perché è bene rimarcare che anche altri tipi
d’impresa concorrono a fare dumping, è un fenomeno destinato a crescere e ad escludere dal
mercato le imprese sane dove migliaia di amministratori, di soci e di occupati sono sulle barricate,
ogni giorno ad affrontare i morsi della crisi, i ritardati
pagamenti della PA che hanno raggiunto nelle
somme (60 – 70 miliardi) e nel tempo (punte fino a
700 giorni) livelli intollerabili e indegni di paesi civili e
distruttivi per l’economia. Noi continueremo a fare il
nostro lavoro accanto alle nostre cooperative. E ci
costituiremo parte civile in tutte le pendenze giudiziarie come quelle di Torino, quando la cooperativa è strumentalizzata, si abusa della sua forma
giuridica, si danneggia la sua reputazione”.
Legacoop e Cesvip: parte la scuola sul fisco
Lezioni su Iva, Ires e Irap per 75 allievi
Ha preso il via oggi una importante iniziativa
promossa da Legacoop Reggio Emilia e Cesvip: è in
pratica una scuola di alta formazione dedicata alle
materie fiscali, che impegnerà i partecipanti fino a
febbraio 2011. L’iniziativa, che si avvale delle risorse dei Conti formativi delle aziende presso il
Fondo Interprofessionale Foncoop, è organizzata
dall’Ufficio Consulenza fiscale e societaria di Legacoop e dal Cesvip Emilia-Romagna, l’ente di formazione di Legacoop.
“Siamo molto soddisfatti di questo progetto, che ha
visto una grande risposta dalle cooperative”, spiegano Lorenza Davoli e Luigi Monari, rispettivamente
responsabile della sede reggiana del Cesvip e
responsabile dell’Ufficio fiscale e societario di Legacoop. Sono infatti 75 le figure amministrative e
fiscali iscritte, provenienti da otto grandi cooperative
reggiane: Coop Consumatori Nordest, Cooperativa
Muratori Reggiolo, Coopselios, Coopservice, Orion
Tecton, Transcoop e Unieco. “L’iniziativa – proseguono Davoli e Monari – rientra in un piano molto
articolato di formazione di alto livello per i dirigenti e
i funzionari delle cooperative, che vede Legacoop
impegnata su vari fronti, a cominciare dalla scuola
per dirigenti di cooperative sociali appena partita.
Sulle materie fiscali i corsi continueranno ancora nei
prossimi mesi coinvolgendo altre cooperative”.
Il primo giorno di lezione nella sala Valdo Magnani
di Legacoop
La “scuola sul fisco” è articolata in due corsi: il primo
dedicato all’Ires e all’Irap, il secondo all’Iva. Sono
corsi che entrano nel merito delle materie affrontate
in maniera molto approfondita. I docenti saranno
esperti in materia fiscale di valore nazionale.
Oltre 800 persone a Correggio per la Grande Cena di Boorea
Neppure il maltempo e la neve hanno impedito il
successo della XI edizione della Grande Cena di
Boorea, che si è svolta mercoledi sera a Correggio.
(Segue in 4.a)
W&W 3
(Segue dalla 3.a) Più di 800 persone (inclusi un
centinaio di volontari Auser e del Salone delle Feste
di Correggio) hanno permesso di raccogliere 22.000
euro, che saranno interamente destinati a due
progetti di cooperazione internazionale in Argentina,
uno per i minatori delle Saline Grandi di Jujuy sulle
Ande e uno per la ristrutturazione di una casa di
accoglienza per bambini di strada a Rosario.
Il Salone delle Feste gremito
Sono quindi oltre 200.000 gli euro raccolti dal 2000
a oggi dalla ormai tradizionale kermesse di Boorea:
tutti i fondi raccolti hanno avuto per destinazione iniziative di solidarietà in Brasile, Palestina, Vietnam,
Romania, Peru, Bolivia, Pakistan e Argentina.
La Grande Cena è una grande festa popolare per
stare insieme e raccogliere risorse per persone in
condizioni di bisogno in altri Paesi del mondo tanto
più significativa in un periodo di crisi economica
come l’attuale. Due chef di fama - quest’anno,
insieme ad Arneo Nizzoli di Villastrada (MN), ha
partecipato Leonardo Malagrinò dell’Olivo dei Laghi
di Rivalta - insieme ai loro staff e con l’ausilio dei
cuochi del Salone delle Feste di Correggio, della
Gnokkeria di S.Martino in Rio e della Associazione
“Il Cicciolo d’Oro”, cucinano senza percepire alcun
compenso.Tutto il materiale necessario alla Cena è
fornito dalle cooperative sponsor.
Ma i veri protagonisti della Grande Cena ancora una
volta sono stati i lavoratori e i soci di numerose
aziende cooperative che, insieme a varie associazioni di volontariato e alle organizzazioni sindacali,
si sono mobilitati per settimane per garantire un
notevole afflusso di partecipanti alla Grande Cena.
Come sempre, tante le autorità che non hanno
voluto fare mancare il loro sostegno alla iniziativa.
Tra i rappresentanti delle istituzioni il Sindaco di
Reggio Emilia Graziano Delrio, il capogruppo Pd in
Sala Tricolore Luca Vecchi, l’assessore provinciale
Marco Fantini, l’assessore Marcello Bulgarelli e il
vicesindaco Giuseppe Borri per i Comuni di
Correggio e San Martino in Rio, il sindaco di Casalgrande Andrea Rossi e il sindaco di Castelnovo
Sotto Simone Montermini, il consigliere regionale
Beppe Pagani, il segretario provinciale del Pd Roberto Ferrari, il coordinatore provinciale di Sel
Franco Ferretti, Marco Corradi di Acer, il sen.
Alessandro Carri e Raffaele Leoni di Rete.
Numerosi i dirigenti delle cooperative sostenitrici
dell’evento: Ildo Cigarini, presidente di Boorea e
Legacoop, Corrado Casoli di Cantine Riunite & Civ,
Fabrizio Guidetti e Moris Ferretti di Unipeg, Mauro
Casoli di Unieco, Ivan Soncini di Ccpl, Demos Salardi di Cormo, Roberto Olivi di Coopservice, Guido
Saccardi di Coopselios, Roberto Mainardi di Ambra,
Oddo Torelli di Orion, Paolo Bonacini di Telereggio,
Corrado Rebuzzi di Cooperativa Muratori Reggiolo,
Emil Anceschi di Transcoop, Raffaella Curioni di
Quadir, Elena Bertolini di Solidarietà 90, Piero
Giannattasio del Consorzio Quarantacinque, Sergio
Calzari di Andria, Alberto Cacciani di Gesta, insieme
a tantissimi soci e lavoratori delle rispettive aziende
e di altre cooperative come Coop Consumatori
Nordest, Coopsette e Tecton. Molti anche i rappresentanti dell’associazionismo, come Mirto Bassoli,
segretario Cgil, Margherita Salvioli, segretario Cisl,
Umberto Bedogni di Auser, Tristano Mussini e Fabio
Bezzi di Cna, Patrizia Santillo e Gianluca Borghi di
Gvc, Silvia Rota di Reggio Terzo Mondo, Lauro
Sacchetti del Rotary Club Reggio Emilia,
Alessandro Frignoli di Anpi, Nando Rinaldi di Istoreco, Maria Rosa Rossi, sorella del volontario
scomparso Alberto Rossi, il disegnatore Ro Marcenaro, e don Luciano Pirondini, intervenuto con numerosi volontari dell’associazione La Pira e della
associazione Don Gualdi.
Grandissimo successo anche per le “Tombole di
Mingoun”, che sono state vendute nella serata per
raccogliere fondi per le associazioni di volontariato
locali, per le tavole originali della Tombola stessa,
esposte per l’occasione dal pittore Giulio Taparelli, e
per le macchinine di latta del Madagascar, offerte a
tutti i partecipanti dai promotori della Grande Cena.
Una banca dati per il Terzo Settore reggiano
Il territorio reggiano è particolarmente ricco di
esperienze in ambito sociale. Le associazioni di
volontariato sono tante e diverse tra loro, per natura
e per finalità. Da tempo, si avverte l’esigenza di un
monitoraggio costante di questo complesso universo, ma determinante in termini economici, culturali e di coesione sociale.
È stato presentato, nei giorni scorsi, presso la sede
della Fondazione Manodori, un osservatorio perma-
nente del Terzo Settore per la provincia di Reggio.
L’iniziativa è nata da un accordo tra Fondazione
Manodori, Provincia di Reggio, Camera di
Commercio, Forum del Terzo Settore e Centro di
Servizio per il Volontariato Dar Voce. Il progetto
prevede lo sviluppo di una banca dati che metta in
rete le informazioni raccolte da tutti i soggetti
coinvolti e la messa in rete di un data base a
disposizione di chi opera nel sociale. (Segue in 5.a)
W&W 4
Segue dalla 4.a) Si tratta di uno strumento ancora
inedito per il territorio reggiano, è la prima
esperienza in Italia e si candida a diventare progetto
pilota a livello regionale e nazionale. L’accordo
rappresenta un punto fermo e un passaggio strategico per il rilancio del Terzo Settore a Reggio.
Sino ad oggi, infatti, sono mancati strumenti di
rilevazione indispensabili per una reale e precisa
fotografia del fenomeno e, soprattutto, modalità stabili e costanti di studio della normativa di riferimento,
alquanto complessa ed eterogenea. Coordinare e
razionalizzare gli interventi del Terzo Settore diventa
indispensabile soprattutto in una fase di flessione
economica e finanziaria come quella attuale, che ha
fatto diminuire le risorse a disposizione e aumentare
inevitabilmente i bisogni delle categorie sociali
deboli. Conoscere il mondo del volontariato, in
termini qualitativi e quantitativi, risulta quindi determinante per capirne lo sviluppo e mettere in
relazione le attività delle associazioni con le esigenze espresse dal territorio. Il progetto è stato
presentato da Gianni Borghi, presidente Fondazione
Manodori, Marco Fantini, assessore sicurezza sociale Provincia di Reggio, Giovanni Teneggi, vicepresidente Camera di Commercio, Riccardo Faietti,
portavoce Forum Terzo Settore, Giuliana Catellani,
responsabile Dar Voce.
“Il Forum del Terzo Settore – spiega Mauro Degola,
responsabile delle cooperative sociali di Legacoop
Reggio Emilia e membro del Forum – ha avuto
difficoltà a costituirsi nella nostra provincia per il
rischio avvertito di un ulteriore livello di sovrapposizione burocratica al volontariato, all’associazionismo e alla mutualità. Siamo invece riusciti a
strutturare una rappresentanza efficace che già nel
piano di comunicazione dello scorso inverno ha
colto l’esigenza di autopromuovere i valori e le utilità
dei diversi enti rappresentati. Oggi, il coordinamento
compie un ulteriore passo avanti organizzando
l’anagrafe degli enti del terzo settore, grazie alla
collaborazione di Fondazione Manodori e Camera di
Commercio e all’interesse dimostrato dalla Regione
per la sua sperimentazione. Vogliamo non solo
fornire un quadro certo e trasparente dei soggetti
del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione nella nostra provincia, ma nel tempo costruire anche una certificazione che consenta di
garantire che le loro attività non vengano coinvolte
in aree opache che in altri territori ne hanno minato
la credibilità”.
Inserimento lavorativo: firmato il protocollo tra Iren
e le cooperative sociali di Reggio Emilia, Parma e Piacenza
E’ stato firmato il 2 dicembre a Reggio Emilia il
Protocollo di Intesa tra Iren Emilia e i Consorzi di
cooperative
sociali
“Oscar
Romero”
e
“Quarantacinque” di Reggio Emilia, “Sol.Co. Piacenza” e “Consorzio di Solidarietà Sociale” di
Parma. L’accordo rinnova un rapporto che da parecchi anni ha visto prima le aziende pubbliche di
servizi delle tre province (poi Enìa) collaborare con i
consorzi locali. Nel 2009 l’ammontare degli ordini a
cooperative sociali è stato di oltre 23 milioni di euro
con un totale di 25 cooperative coinvolte soprattutto
nei servizi di raccolta e di igiene ambientale: il
rapporto tra Iren e cooperative sociali ha consentito,
nello stesso anno, di assicurare occupazione a 376
persone svantaggiate, che rappresentano il 52% sul
totale dei lavoratori impegnati, con un’incidenza
largamente superiore a quella prevista (30%) dalle
legge per le coop sociali.
“Numeri – sottolinea l’Amministratore delegato di
Iren Emilia, Andrea Viero – che traducono la forte
attenzione alla coesione sociale e territoriale che ha
contraddistinto l’attività sociale di una azienda di
servizi che si è sempre pensata come una
“cittadina” della comunità in cui opera, portatrice
quindi di una politica aziendale che tiene presente
tutte le possibili ricadute nel tessuto locale delle
scelte che compie quotidianamente”.
“Questo protocollo – secondo Mirella Battistoni,
Piero Giannattasio, Patrizia Bonardi e Pierangelo
Solenghi, che hanno sottoscritto l’intesa a nome di
Oscar Romero e Quaranticinque, Consorzio di
Solidarietà sociale di Parma e Sol.Co. Piacenza –
rappresenta un riconoscimento concreto del ruolo
della cooperazione sociale nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e degli standard di
qualità che la stessa cooperazione sociale ha
raggiunto in questi anni nella gestione e nella esecuzione di servizi rivolti alla collettività. In tal senso –
spiegano i dirigenti cooperativi – un ruolo importante
è stato proprio quello giocato dai Consorzi che nei
tre territori hanno garantito uno sviluppo delle
capacità e delle opportunità imprenditoriali delle cooperative socie ed un loro efficace coordinamento,
tanto da raccogliere la quasi totalità delle Cooperative sociali di tipo B”. Queste, dunque, le radici
di un accordo che tenta di disegnare un nuovo
rapporto tra una delle principali multiutility italiane ed
una delle realtà più mature della cooperazione
sociale del nostro Paese.
Il Protocollo prevede l’impegno di Iren Emilia ad
individuare quelle forniture di beni e servizi che
possono garantire un migliore inserimento delle
persone svantaggiate e, pertanto, a riconoscere
nelle Cooperative un interlocutore privilegiato. Iren
Emilia richiederà ai Consorzi i nominativi delle
cooperative sociali idonee, mentre gli obblighi e le
modalità della fornitura di beni o di servizi da parte
delle cooperative segnalate dai Consorzi saranno
successivamente definiti da apposite convenzioni ai
sensi dell’art.5 delle L.381/91. (Segue in 6.a)
W&W 5
(Segue dalla 5.a) Iren Emilia valuterà comunque,
nel rispetto della normativa, l’inserimento, fra
l’esecuzione dei bandi di gara e dei capitolati, dell’
obbligo di eseguire il contratto con l’impiego di
persone svantaggiate e con l’adozione di specifici
programmi di recupero e di inserimento lavorativo.
Da parte loro i Consorzi e le cooperative sociali si
impegnano, per le attività che deriveranno dal
Protocollo, a considerare prioritari i programmi di
inserimento lavorativo delle persone svantaggiate
segnalate dai Servizi Sociali e dalle Ausl. I Consorzi,
anche con la collaborazione di Iren Emilia,
stimoleranno e promuoveranno un continuo
processo di formazione e di specializzazione degli
addetti. Particolare attenzione verrà data alla
sicurezza dei lavoratori, comune obiettivo di Iren
Emilia e Consorzi, attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente. Iren Emilia e i
Consorzi si incontreranno periodicamente per verificare complessivamente l’andamento dei servizi
affidati, la realizzazione e gli esiti del Protocollo.
L’andamento dell’accordo ed i risultati raggiunti saranno documentati e resi pubblici attraverso gli
strumenti di rendicontazione sociale che le parti
mettono in campo (Bilanci di Sostenibilità, iniziative
pubbliche).
Piero Giannattasio, a sinistra, e Mirella Battistoni,
al centro, firmano il Protocollo
Intervenendo alla firma del Protocollo il presidente di
Quarantacinque ha dichiarato: “Il forte sviluppo delle
attività delle nostre cooperative sociali si è avuto
attraverso la stipula del primo protocollo con Acia
(oggi Iren) risale al 1994. Quel protocollo, che testimonia l’attenzione al sociale e anche la lungimiranza di quella azienda pubblica, ha poi aperto
una strada nel rapporto con la cooperazione di
valenza nazionale. Da quel momento si rafforza
sempre più un rapporto importante dal punto di vista
dei risultati sociali ed economici, ma che ha rivestito
anche un valore significativo e stimolante dal punto
di vista della crescita imprenditoriale delle cooperative sociali. Iren ha avuto un indubbio ruolo nella
crescita delle cooperative sociali, nei risultati
raggiunti e nella percezione delle proprie potenzialità. Mi preme evidenziare che questo tipo di
accordo, ha stimolato anche nel nostro territorio
ulteriori protocolli d'intesa siglati successivamente
con la Provincia, con i Comuni e con l’Ausl. Questo
strumento è risultato strategico, oggi come ieri,
assumendo un ruolo importante perché ha creato
concrete e durature opportunità di inserimento al
lavoro, ha dato prospettive occupazionali per tutta la
nostra collettività, soprattutto per quella fascia più
debole di lavoratori svantaggiati, che continuamente
rischia di essere respinta da regole del lavoro
sempre più rigide. Grazie al rapporto con Iren le
cooperative sociali del nostro territorio possono
continuare ad essere un efficace strumento territoriale di inclusione, permettendo alle nostre imprese sociali di continuare a crescere professionalmente nel rapporto diretto con Iren. In sostanza
si è creato un rapporto virtuoso che si è sempre
mantenuto nel tempo, ed oggi certifichiamo
ulteriormente l’importanza di questo rapporto di
collaborazione con l’allargamento del protocollo ad
altri importanti territori. Penso che anche per chi ha
firmato il primo protocollo, l’accordo che oggi
sigliamo possa essere motivo di grande soddisfazione. Esprimo poi una particolare soddisfazione
per il Consorzio Quarantacinque, che con l’ingresso
delle cooperative piacentine ha come anticipato un
processo
di
maggiore
integrazione
della
cooperazione sociale nei confronti di Iren, e non
solo”.
Generazioni: i giovani cooperatori dell’Emilia-Romagna
si sono riuniti a Ferrara per parlare di lavoro
I giovani cooperatori di Generazioni, network under
42 di Legacoop Emilia-Romagna, si sono incontrati
il 3 dicembre a Ferrara per parlare di lavoro. Ma
anche di ricambio generazionale, previdenza e del
proprio futuro come rete. Tutto questo nell’ultimo
appuntamento prima del Congresso di Legacoop del
2011.
Dopo i due anni a Bertinoro (FC) e l’anno scorso a
Modena, i giovani cooperatori regionali hanno scelto
il ferrarese per riunirsi in plenaria su un argomento
cruciale. Il tema di quest’anno è stato infatti il lavoro,
con un focus ovviamente sulle giovani generazioni e
il loro futuro. “Occupamoci di noi” è stato il motto per
il 3 dicembre, visualizzato attraverso una serie di
ingranaggi che traducono la complessità del lavoro
contemporaneo, in cui il sistema è forte quanto è
forte la rotella più piccola. I giovani stanno pagando
un prezzo altissimo in questa crisi, e la cooperazione su questo deve farsi domande e vuole
cercare risposte. Il programma della giornata ha
previsto una mattina in plenaria e un pomeriggio di
workshop a tema.(Segue in 7.a)
W&W 6
(Segue dalla 6.a) Dopo la relazione introduttiva di
Federica Protti, portavoce di Generazioni, e la
presentazione del materiale per i lavori del pomeriggio, è stato chiamato a descrivere lo scenario
economico attuale e futuro l’economista Francesco
Daveri dell’Università di Parma. Gli spunti di riflessione di Daveri, insieme ai risultati di 4 anni di
lavori di Generazioni, sono stati spunto per i
workshop del pomeriggio: modelli per il ricambio
generazionale, così difficile da realizzare anche nel
mondo cooperativo; il secondo pilastro della
previdenza sociale, strumento indispensabile per
colmare diseguaglianze di trattamenti pensionistici
tra le generazioni ormai assodate da tutti gli studi
del settore; la struttura di Generazioni, che dovrà
continuare il suo percorso anche quando l’attuale
Coordinamento sarà sostituito.
I partecipanti (oltre 100) si sono divisi nei tre
workshop, coordinati da alcuni dei membri del
Coordinamento (Cristina Galliera di Bologna,
Andrea Benini di Ferrara, Chiara Migliorin di Reggio
Emilia) con il prezioso contributo di esperti,
cooperativi e non. L’appuntamento ferrarese ha
rappresentato anche il luogo per condividere e votare il contributo che Generazioni porterà al
Congresso regionale di Legacoop del marzo 2011.
La cooperativa Lunezia e il concerto “riciclato”
Nell’ambito della cooperativa sociale Lunezia, che da tempo opera nel campo dell’educazione ambientale e
non solo lungo le rive del Po, è nata una singolare esperienza. Si è infatti costituito un gruppo musicale che
ha le radici all’interno stesso delle attività e delle esperienze maturate in tanti anni di laboratori, animazioni e
iniziative per bambini e ragazzi di tutte le età.
E’ la fusione di queste professionalità con la grande passione di molti operatori della cooperativa (e di alcuni
amici) per la musica che ha dato vita a questo gruppo. Un gruppo di ragazzi e una cooperativa, che a forza
di fare educazione ambientale ai bambini, di costruire progetti per le scuole e le pubbliche amministrazioni,
di scrivere formazioni sulla musica e sull’ambiente ha pensato che era ora di fondere gli interessi e creare
qualcosa di nuovo, di visibile e tangibile. Qualcosa che colpisce l’immaginario e la coscienza senza passare
dalla parola scritta. I “Miatralvia” (tradotto: non buttarlo) sono tutto questo e qualcosa in più: i loro strumenti
non sono mai uguali, non fanno mai lo stesso suono e soprattutto non si sa mai chi suonerà cosa. Dipende
da cosa si troverà quel giorno in discarica o nelle cantine dei genitori. E infatti gli strumenti (batteria,
contrabbasso, tubofono, percussioni, e chitarra) sono ricavati da oggetti come pentole, secchi, lamine di
ferro, scope, chiavi inglesi, battiscopa. L’originalità degli strumenti si fonde con notevoli risultati con la
bravura dei musicisti.
Il gruppo dei “Miatralvia” si sono già esibiti con successo in diverse occasioni. Si possono sentire anche nel
sito di Lunezia (www.lunezia.org). Per informazioni sui concerti: e-mail [email protected], [email protected],
cell. 339 2286437.
Coopselios insegna agli anziani con un libro
comportamenti corretti per la sicurezza, dentro e fuori casa
Coopselios ha presentato il 1 dicembre al Centro
Sociale Rosta Nuova di Reggio Emilia la pubblicazione “Sei proprio sicuro di stare al sicuro? Indicazioni e consigli per vivere in sicurezza dentro e
fuori casa”. Ogni anno in Italia si verificano
4.500.000 casi di incidenti domestici di cui 8.000
mortali. I soggetti maggiormente a rischio sono le
donne, gli anziani, i bambini, i diversamente abili. Il
rischio di incidente aumenta con l’aumentare dell’età
e la maggior parte degli infortuni avviene in cucina.
Eppure la tendenza è quella di sottovalutare i
comportamenti potenzialmente rischiosi durante lo
svolgimento delle attività quotidiane. Per questo
Coopselios, allo scopo di diffondere comportamenti
corretti per la tutela della salute e la salvaguardia
del benessere dell’anziano e della sua famiglia, ha
realizzato un opuscolo sulla sicurezza dentro e fuori
casa. Si tratta di una guida pratica e completa,
semplice e piacevole da leggere. Una guida illustrata, con i divertenti disegni di Emanuele Lamedica, per invogliare alla lettura e catturare imme-
diatamente l’attenzione dell’anziano sui piccoli e
grandi problemi che ogni giorno potrebbero mettere
a rischio la sua incolumità (cadute, incendi, folgorazioni, intossicazioni ma anche truffe, furti, scippi
ecc.) La pubblicazione, patrocinata dalla Polizia di
Stato e dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco
di Reggio Emilia e realizzata con il contributo delle
Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia e del
Distretto Sociosanitario della Val di Magra, verrà
presentata mercoledì primo dicembre ai 350
anziani, e alle loro famiglie, assistiti dai servizi
domiciliari gestiti da Coopselios nella provincia di
Reggio Emilia.
Alla presentazione sono intervenuti Dina Bonicelli,
responsabile Tecnico Settore Anziani Coopselios,
Dante Panatta, dirigente Ufficio Prevenzione Genrale e Soccorso Pubblico della Questura di Reggio
Emilia, Tiziano Grandi, del Comando Vigili del
Fuoco di Reggio Emilia, Ermelinda Bottazzi,
coordinatrice del Servizio Assistenza Domiciliare di
Reggio Emilia. (Segue in 8.a)
W&W 7
(Segue dalla 7.a) Dopo questo primo incontro la
pubblicazione, stampata in 1500 copie, verrà presentata e distribuita agli anziani dei servizi domiciliari gestiti dalla cooperativa in Liguria. La
pubblicazione si inserisce all’interno di un progetto,
inaugurato lo scorso anno, di sensibilizzazione ai
comportamenti responsabili. Nel 2009 gli anziani di
Coopselios avevano ricevuto un opuscolo di educazione alimentare. Quest’anno, con il tema della sicurezza e la scelta di illustrare e rendere maggiormente fruibile e accattivante la guida, si ribadiscono
gli sforzi della cooperativa nel promuovere la
prevenzione e nello sperimentare una comunicazione che sia realmente di pubblica utilità.
Al Teatro Artigiano di Massenzatico la cooperativa SS9teatro
ha organizzato una mostra dell’artista Maurizio Mantovi
E’ stata inaugurata l’11 dicembre al Teatro Artigiano di Massenzatico (via Beethoven 90) la mostra “Artifici /
di questo sto parlando” dell’artista Maurizio Mantovi. La mostra, che rimarrà aperta fino al 23 dicembre 2010,
è stata organizzata dalla cooperativa SS9teatro, che da quest’anno cura anche il programma del rinnovato
Teatro Artigiano. Gli orari della mostra sono dalle 17:00 alle 20:00 dal martedì alla domenica.
La bellezza non è una qualità delle cose stesse: esiste semplicemente nella mente di chi le osserva e ogni
mente percepisce una bellezza differente. David Hume aveva intuito già nel settecento il rapporto di
reciprocità che si instaura con chi osserva. La mostra di Mantovi ci mette davanti a questa domanda
ponendoci semplicemente di fronte all’osservazione di un muro. Perché un muro? Perché inevitabilmente il
muro? Muro schermo, muro divisione, muro spazi celati, muro “non si dipinge sui muri”, muro che separa
popoli, che delimita confini, che divide città, muro che ricorda, muro che testimonia un passato. E’ proprio
contro questi muri che si scatena la comunicazione repressa, come in un mare che trasporta messaggi che
giungono da lontano e che proprio su questo muro si sfracellano. I muri di Mantovi, proprio come nel mondo
onirico, ci raccontano storie, frammenti di vita, la rabbia fuori da quella logora contrapposizione tra arte di
massa e arte d’élite, la musica colta contro quella di “consumo”, la pittura astratta contrapposta ai murales. I
suoi muri hanno la magica capacità di includere tutto, di assorbire immagini, imprimendo come su fotografie
in 3d, tutto ciò che la vita ha infranto contro di essi.
“Il muro – spiega Maurizio Mantovi – mi permette di spaziare e di citare molteplici concetti da una semplice
emozione alla storia dell’arte o riferimenti sociali. Nel mio pensiero spero che tutti i fruitori trovino il proprio
muro nel quale identificarsi”. Artista poliedrico, fino dal 1978 si occupa di arte visiva, fotografia, design. Nel
1992 espone al Palazzo dei Diamanti a Ferrara, nel 1985 alla Biennale di Barcellona, Mediterraneo, nel
2008/2009 partecipa a Fotografia europea a Reggio Emilia.
L’impegno contro l’esclusione sociale di Ambra: un convegno
a Chieti per ribadire i valori e l’identitàdella cooperativa
Circa 100 operatori, amministratori e funzionari
pubblici si sono trovati il 26 novembre a Sambuceto,
(Chieti)), su iniziativa della cooperativa sociale
Ambra, per discutere di un tema che sia la responsabile Area servizi educativi, Francesca Capretti che il presidente della cooperativa, Roberto
Mainardi, hanno definito essenziale per individuare i
pilastri su cui costruire le strategie di resistenza alla
crisi economica che investe così pesantemente il
paese. Il convegno rientrava nel percorso annuale di
mantenimento e sviluppo della certificazione di qualità (che Ambra ha sin dal 2003) che coinvolge ogni
anno i quadri interni e gli interlocutori esterni in
approfondimenti tematici che attengono allo sviluppo della qualità d’impresa e alle strategie di ruolo
nel settore dei servizi alla persona. “Mai come
adesso – ha affermato Mainardi – si pone il tema del
ruolo sociale della cooperativa, in funzione delle
risposte necessarie per fronteggiare le grandi
emergenze che stanno crescendo nei territori, delle
necessità di garantire più servizi e di maggiore
qualità ai cittadini tutti ed in particolare per le fasce
deboli “ L’identità di Ambra, evoluta e sviluppata in
16 anni di percorso sociale ed imprenditoriale con
larghi tratti di originalità, è ridefinibile nei prossimi
anni anche in base alle capacità di essere parte
attiva e spesso propositiva di nuova solidarietà, di
nuova capacità di garantire diritti e tutele.
“All’interno di tale quadro di impegni – ha spiegato
Francesca Capretti – il tema dell’attenzione alle tutele e ai diritti dei minori e delle proposte per sviluppare offerte ed opportunità per accompagnarne
una crescita serena ed equilibrata, è centrale nel
piano di sviluppo di Ambra per i prossimi anni”. I dati
Istat 2010 parlano di un 10% di famiglie italiane
sulla soglia della povertà, di queste il 4% è già nelle
condizioni di povertà e non in grado di garantire
adeguata assistenza, educazione e sostegno ai minori, che calcolando anche i figli di extracomunitari,
sono circa un milione coinvolti in questa situazione.
Qualificate relazioni dei tecnici interni di Ambra
hanno accompagnato la discussione (Margherita
Chiarenza, pedagogista, Francesco Vadani, psicologo, Stefania Corda, psicologa). (Segue in 9.a)
W&W 8
(Segue dall’8.a) Sono poi seguite le valutazioni di
esperti di valore quali Daniela Cremasco, assistente
sociale del Centro Aiuto al bambino maltrattato e
alla famiglia di Roma e Marcello Marcellini, psicologo U.O. Medicina penitenziaria minori di Teramo. Sono inoltre intervenuti i sindaci di Penne ed
Abbateggio in provincia di Pescara e di San Salvo,
Chieti, luoghi in cui Ambra sviluppa progetti di
recupero ed inserimento sociale di giovani e minori,
integrandosi con le politiche del Tribunale per i
minorenni di l’Aquila e delle varie Asl e comuni della
regione. Il territorio, l’associazionismo e le opportunità di aggregazione, per le famiglie e per i giovani,
sono aspetti della politica di presa in carico delle
problematiche e sono al centro delle volontà di
intervento, sia del pubblico che della cooperativa
Ha concluso la discussione Claudio Foti, psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro “Hansel e
Gretel” di Torino, ricordando che in questa nostra
società, in evoluzione ma esposta a pericolose ca-
dute di valori e di tutele, di mancanza di strategie di
sviluppo, la cultura della tutela e della crescita dei
minori rappresenta una frontiera di conquiste. Foti
ha proposto una riflessione sul tema dell’adultocentrismo. L’Adultocentrismo si struttura come
alleanza di varie componenti adulte fondate sulla
negazione della vita emotiva dell’adulto e sulla
rimozione della soggettività e della sofferenza del
bambino. Il lavoro quotidiano con i minori deve
recuperare le radici vitali e creative dell’infanzia e
deve tendere costantemente all’acquisizione di una
sempre maggiore consapevolezza e capacità di
ascolto circa i bisogni dei minori, deve diventare
incontro tra intelligenza ed emotività, tra esperienza
e creatività, tra linguaggi logici e linguaggi emotivi.
Una giornata importante quindi per la cooperativa
ma anche e particolarmente per gli obiettivi e le
mete preposte dagli intervenuti, in una condivisione
della progettualità in rete che si trasformerà in varie
azioni programmate per i prossimi mesi
DOCUMENTI “Cooperare per cambiare”: l’intervento del presidente
di Legacoop Cigarini alla presentazione del libro del 10 dicembre
Nella primavera del 2011 si svolgeranno i congressi
di Legacoop. Per questo importante appuntamento
Legacoop Reggio Emilia ha chiesto il contributo di
autorevoli esperti su alcuni temi di forte valenza
strategica: L’evoluzione della crisi mondiale, il ruolo
della cooperazione nella crisi, il rapporto politica e
cooperazione, le sfide per un nuovo Welfare, la
governance cooperativa, l’innovazione e la ricerca,
la comunicazione e la lotta alla illegalità; questi i
saggi raccolti nel libro “Cooperare per cambiare”.
Con questo libro si è voluto cogliere l’occasione per
raccogliere stimoli e idee su quale potrebbe essere
il contributo della Cooperazione dentro la fase di
“transizione” economica e sociale che stiamo
attraversando. Non sempre, infatti, l’uscita da una
crisi profonda e strutturale, come quella che abbiamo vissuto, porta a definire un nuovo e auspicabile
paradigma della crescita economica e sociale. E’
successo, e può tornare a succedere, che, passata
la “fase più acuta” della crisi, si ritorni alle vecchie
logiche di un mercato senza regole, di una finanza
autoreferenziale, a una crescita che aumenta le disuguaglianze sociali a un’economia al servizio del
solo profitto, ma distante dai bisogni dell’uomo e
dell’ambiente in cui esso vive. Per evitare tutto ciò e
per non dimenticare le ragioni profonde, strutturali,
finanziarie ed economiche della crisi, occorre
mantenere la giusta tensione culturale e morale sul
significato sociale di mercato e di impresa, sui valori
di mutualità e solidarietà rappresentati anche
dall’esperienza cooperativa. La Cooperazione, le
cooperative, i cooperatori sono una parte importante
della società, della realtà del mercato e del sistema
di imprese nel nostro paese. La presenza della
Cooperazione nel territorio provinciale affonda le
sue radici in una storia che ci parla di emancipa-
zione, di diritti, di democrazia, di lavoro, di solidarietà, di uguaglianza. Una storia lunga più di 125
anni, tanto è infatti il tempo passato dalla nascita in
Italia della Lega delle Cooperative e 150 anni dalla
nascita di Camillo Prampolini.
Diverse cooperative reggiane hanno ormai passato
il secolo di vita, trasformandosi, modernizzandosi,
corrispondendo ai nuovi bisogni di mutualità e alle
nuove istanze del mercato. Piccole cooperative
sono cresciute e sono diventate grandi imprese
nazionali, e intorno a loro è continuata a crescere
una realtà fatta di centinaia di imprese cooperative
piccole e medie che operano nei settori delle
costruzioni, della distribuzione, dell’agroalimentare,
dei servizi, del sociale e della finanza. La capacità di
adattamento ai nuovi bisogni del mercato e della
società, la capacità di interpretare con rinnovata
intelligenza la propria funzione mutualistica e solidale, la fedeltà al principio del patrimonio indivisibile
fra i soci e al valore sociale del lavoro, sono i pilastri
di questa longevità e di questa crescita dimensionale delle cooperative.
La crisi ha dimostrato ancora una volta l’utilità
sociale della nostra presenza. Infatti non solo le
cooperative hanno mantenuto il loro radicamento
territoriale, ma hanno anche retto meglio l’urto della
crisi e salvaguardato il lavoro, in un momento di
forte flessione dell’occupazione sia nel Paese che
nella nostra provincia. Gli utili portati a riserva
indivisibile hanno funzionato, in un momento di
stretta creditizia, da polmone finanziario per le cooperative e hanno consentito di continuare a
investire sulle strutture, sui prodotti e sui servizi,
realizzando così, nella continuità dell’attività, lo
straordinario obiettivo della intergenerazionalità
dell’impresa cooperativa. (Segue in 10.a)
W&W 9
(Segue dalla 9.a) La globalizzazione economica, le
crisi, l’emergere di nuovi bisogni del mercato spronano le cooperative a non dormire sugli allori, ma a
cogliere la sfida del cambiamento e della innovazione, con uno sguardo attento ai processi in atto
nell’economia mondiale. Viene dunque da pensare
che mantenendo saldi i principi di mutualità, solidarietà, intergenerazionalità, partecipazione, valorizzazione del ruolo del socio e di responsabilità
sociale dell’impresa, le cooperative non solo non
possono sottrarsi alla sfida del cambiamento nel
definire nuove strategie di posizionamento strategico, di riorganizzazione, di integrazione e unificazione, ma devono contestualmente affermare insieme alla propria distintività sociale anche la propria
qualità imprenditoriale, una rinnovata efficienza gestionale e un’adeguata governance aziendale. Dunque il tema è cooperare per cambiare, cambiare per
cooperare, in un cerchio virtuoso che racchiude
l’obiettivo di una nuova qualità cooperativa coniugata a una nuova qualità imprenditoriale.
Il Congresso non potrà essere solo una ricorrenza
rituale ma l’occasione per “lucidare” i nostri valori,
rinnovare le nostre strategie, precisare il nostro
ruolo, il nostro autonomo contributo a una diversa e
più qualificata crescita del territorio e del Paese.
Occorre quindi lavorare per affermare nelle nostre
scelte una qualità imprenditoriale, una qualità cooperativa, un’autonomia valoriale e culturale, una
disponibilità al confronto e al dialogo con tutte le
forze politiche, sociali e imprenditoriali per mettere
la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro
al servizio di una nuova crescita economica, di un
rafforzato quadro istituzionale e democratico, di una
società più libera e più giusta.
Per questo, oltre alla affermazione della nostra
autonomia politica e valoriale, occorre avere la capacità di raccogliere le sfide del mercato, di rinnovarci, di definire corrette visioni strategiche sia industriali che sociali.
Queste scelte ci riportano inevitabilmente alla nostra
distintiva natura sociale, al nostro peculiare carattere di impresa cooperativa, e a come declinare
nuove strategie industriali in un contesto economico
sempre più competitivo.
La sfida sul piano imprenditoriale si gioca oggi sul
tema dell’innovazione e della conoscenza e coinvolge direttamente il mondo della Cooperazione
che è una parte non trascurabile dell’economia reale. Sono l’innovazione e la conoscenza le vere sfide.
Tutto ciò che sin qui ho ricordato non contraddice i
valori di libertà, mutualità, solidarietà, partecipazione, giustizia sociale che hanno accompagnato la
nostra storia ormai secolare, e che oggi dobbiamo
declinare in modo nuovo, ma non smarrire, alla luce
delle tante sfide che ci attendono. I contributi raccolti
nel libro “Cooperare per cambiare” sono un autorevole “punto di vista” di docenti esterni al mondo
cooperativo, ma con noi impegnati in un proficuo
confronto, che ha contribuito a fare crescere un
percorso di formazione anche dentro il Mic, la
scuola di alta formazione cooperativa di Legacoop
Reggio Emilia e Legacoop Modena che ha avviato il
suo quinto anno di attività, e che contribuisce, con la
formazione, al processo di ricambio generazionale.
Infine, ma non per ultimo, viene il tema della
legalità, di un mercato liberato dalle organizzazioni
criminali e ricco di opportunità per le cooperative
nell’espressione del loro valore economico e
sociale. Don Luigi Ciotti, rispondendo ad una domanda di Stefano Campani sulla scelta della forma
cooperativa per creare e gestire attività economiche
sulle proprietà confiscate alla mafia, così risponde:
“Perché la chiave del nostro impegno è nel “noi”.
Cooperare significa contribuire in tanti a un obiettivo
comune, che per Libera non è solo la lotta alle mafie, alle illegalità, alla corruzione, ma l’impegno per i
diritti, il lavoro, la libertà e la dignità delle persone. Il
marchio “Libera Terra” è la sintesi di due elementi: il
valore etico-sociale del progetto e il valore
qualitativo del singolo prodotto o servizio offerto”.
Queste parole le facciamo nostre, confermando non
solo il nostro impegno contro la criminalità
organizzata che cerca spazi anche sul nostro
territorio, ma ribadendo la nostra intransigente
condanna verso le forme di lavoro nero, di economia sommersa, di appalti al massimo ribasso che
sono il “carburante” per l’economia illegale e
minacciano la libertà delle persone, delle imprese e
la libera concorrenza nel mercato.
Storie cooperative
Dall’utopia all’impresa. In margine a un seminario
internazionale a Saint-Claude (FR)
Presentiamo una riflessione dello storico Antonio
Canovi che parte da un seminario internazionale, a
cui ha partecipato assieme ad una delegazione
della Cooperativa Case Popolari di Massenzatico e
Coviolo, che si è svolto alla fine di novembre nella
città cooperativa di Saint-Claude, nel Jura Francese.
Tra l’esperienza cooperativa francese e la cooperativa reggiana, che sta anche animando una serie
di interessanti interventi culturali e storici, c’è un
profondo legame di amicizia.
La “Fraternelle” di Saint-Claude, nella FrancheComté che diede i natali ai Fourier e ai Prodhoun,
continua a proporsi come uno dei luoghi fertili della
riflessione culturale sugli archetipi della cooperazione operaia. (Segue in 11.a)
W&W 10
(Segue dalla 10.a) La regione montuosa del Jura
era primariamente nota per le fruitières agricole che
sfornano tuttora comté, la prima forma cooperativa
storicamente conosciuta di trasformazione dei
prodotti agricoli. Di fronte ai primi vagiti della globalizzazione industriale – la realizzazione in proprio
di pipe e la lavorazione dei diamanti per conto del
distretto fiammingo di Amsterdam e Anversa – la
classe operaia in formazione di Saint-Claude decise
di dare vita ad un’esperienza originale di cooperativismo integrale, alla lettera “comunalista”, che il
cooperatore cristiano sociale Charles Gide volle
chiamare “scuola cooperativa comunista di SaintClaude”.
Gide, sia detto per inciso, fu colui che – da seguace
di Rochdale, molto freddo nei confronti del cooperativismo socialista - proiettò sulla ribalta internazionale l’esperienza della ferrovia cooperativa
Reggio-Ciano. E mentre viaggiavo verso SaintClaude, insieme ad alcuni cooperatori e amici della
Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo,
mi sono ricordato di una frase a suo tempo scolpita
da questo gran divulgatore dell’idea cooperativa: “E’
dalla porta stretta dell’utopia che si entra nella realtà
costruttiva”. Si tratta di un’immagine fortemente
suggestiva, a cominciare dal ribaltamento funzionale
che propone rispetto ai nostri codici abituali.
L’utopia, altrimenti oggi percepita come il libero
spazio del pensabile e del desiderabile, è la “porta
stretta”; mentre l’autentico interprete del possibile
diventa l’impresa cooperativa.
Attorno a questo rovesciamento tra i valori e le
pratiche si è concentrato l’intervento di Jacques
Pradès, trattando del gruppo basco Mondragon.
Premesso che si tratta di un’esperienza sotto il
fuoco dei riflettori internazionali, cui varrebbe la fa-
tica di dedicare un apposito seminario, vale richiamare l’idea-forza richiamata dall’economista francese: ciò che tiene insieme Mondragon sarebbe il
combinato disposto tra il mutualismo eco-nomico e il
federalismo politico.
Ma se il valore-guida (la “porta stretta”) cui si abbevera il progetto economico cooperativo è la non
usurpazione della ricchezza collettiva, come riprodurre nello spazio-tempo del globalismo tale
condizione di salvaguardia “integrale”? Entrando per
l’appunto nella “realtà costruttiva”. Negli anni ’70 e
’80, gli stessi dove maturarono a questa latitudine le
grandi fusioni cooperative, furono per Mondragon
quelli della “moltiplicazione dei pani”, ovvero di una
moltiplicazione nei prodotti e nei servizi corrisposti.
Tale riarticolazione, mentre complicava il sistema ne
rafforzava la medesima matrice generativa. Si è
passati, in altri termini, dalla comunità al distretto.
Ma il distretto, si badi bene, prima che esistere
come network economico risponde qui alla valenza
primaria di una visione politica imperniata sulla
inalienabilità del mondo “locale”. Ed è sull’ordine
gerarchico da attribuirsi a tale décalage, tra mondo
globale e mondo locale, che si sono intrecciate e
anche paradossalmente rimescolate due concezioni
del mondo all’interno del seminario. L’una, propria di
chi fa impresa cooperativa, si trova oggi impegnata
nella difesa puntuale delle condizioni “integrali” di
riproduzione di una specifica e originale economia
morale. L’altra, propria dei sostenitori dell’economia
sociale, si preoccupa altrimenti di dimostrare come
una nuova “primavera” solidale (“Le Printemps du
Bonzaïs” è il titolo del docu-film proiettato nella
serata di ouverture del seminario) sia doverosa e
possibile ad ogni latitudine, senza reale soluzione di
continuità né distinzioni di scala.
Natale al Teatro Artigiano di Massenzatico.
“Da che parte stai? Racconto di Natale” con Auro Franzoni
Il 23 dicembre 2010 al Teatro Artigiano di Massenzatico (RE), avrà luogo lo spettacolo Da che parte stai?
Racconto di Natale con la voce recitante di Auro Franzoni. La serata sarà dedicata a tre figure molto
significative della storia nazionale ed emiliana.
Auro Franzoni indosserà virtualmente i panni di Camillo Prampolini, Antonio Gramsci e Don Lorenzo Milani
per dare voce ed anima al pensiero di questi tre grandi protagonisti italiani. La lettura è un omaggio alla
collettività e contemporaneamente un auspicio per contrastare l’indifferenza dei nostri tempi, le parole
semplici ma straordinariamente attuali ci costringeranno a riflettere sul mondo e sul modo in cui stiamo
vivendo. Nonostante questi uomini abbiamo vissuto in epoche diverse, la Predica di Natale è del 1897, La
città futura del 1917 e le Lettere di Don Milani sono del 1965, riusciamo in questi scritti a ritrovare un filo
conduttore.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni SS9teatro, tel. 0522 420110 cell.
348 5747939, [email protected], www.ss9teatro.com.
Buon Natale e buon 2011
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N. 230 – 15 dicembre 2010 Legacoop Reggio Emilia: parte con un