Progetto pilota 4. – Allegato 1
Introduzione Generale al
Turismo di percorso
Progetto Interreg IIIB Medocc
n° 2005-05-2.1-I-137
Marzo 2008
Percorsi integrati di Terracina - Allegato 1:
“Introduzione Generale al Turismo di Percorso”
CONTENUTO
Esempi di percorsi
103
Progettazione di percorsi
128
Finalità di progettazione
128
Elementi di progettazione
130
Ausili tecnici alla progettazione
140
Bibliografia
Ringraziamenti
1° allegato: Introduzione Generale al Turismo di Percorso
Questo allegato si riferisce allo studio “Percorsi integrati di Terracina”, realizzato da ARSIAL
nell’ambito del programma Interreg III B Medocc (progetto GreenLink n° 2005-05-2. 1-I-137).
Strategie turistiche: concentrazione e dispersione
Negli anni ’90 del secolo scorso ci fu un acceso dibattito in merito a due diverse strategie di
sviluppo turistico: la concentrazione e la dispersione.
Da una parte si sosteneva che il raggruppamento delle attrazioni costituiva un importante
principio per la pianificazione (Inskeep, 1991), in modo da attrarre più turisti ed invogliarli a
rimanere più a lungo, rendendo più facile l’organizzazione delle visite e la sistemazione delle
infrastrutture. Inoltre il raggruppamento offriva altri benefici, quali:
-
maggiori opportunità per la pianificazione dello sviluppo integrato e per la sua
applicazione, per la progettazione e per il controllo ambientale;
-
maggiore efficienza per l’accessibilità dei trasporti e di altre infrastrutture;
-
vantaggi per il turista in ragione della vicinanza di servizi ed attrezzature;
-
maggiori possibilità di diversificazione e specializzazione dei servizi e delle attrezzature
con uno sviluppo concentrato;
-
contenimento in aree specifiche dei negativi impatti ambientali e soci-culturali.
Alcuni autori sostenevano il principio del mantenimento di uno sviluppo concentrato con
l’ausilio di politiche economiche di redistribuzione, piuttosto che “il libero accesso all’intero
territorio” (Freyer, 1994). Lo sviluppo concentrato può essere importante per minimizzare
l’impatto turistico nella natura e nell’ambiente socio-culturale della regione ospitante,
attraverso una riduzione delle visite nelle aree vulnerabili o minacciate (Roberts and Hall,
2001). Questo, ad esempio, è stato uno dei principi chiave della pianificazione turistica nelle
Maldive negli anni ‘80, quando si decise di non rendere disponibili allo sviluppo turistico le
isole già abitate.
Mentre la concentrazione di attrezzature e servizi sopra descritta è spesso considerata
l’esatto contrario delle strategie di dispersione turistica privilegiate dal turismo rurale; è invece
importante comprendere che si possono entrambe conciliare, in una sinergia significativa di
entrambe: disperdendo i visitatori ed allo stesso tempo offrendo centri di attrazione turistica e
nodi di raggruppamento. In questo modo si offre la possibilità di un beneficio economico
assieme al contenimento dell’impatto.
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Dispersione turistica e turismo rurale
In anni recenti le tendenze evolutive del turismo hanno puntato sull’abbandono del turismo
standardizzato di massa proponendo modelli più individualistici, a costi minori e maggiore
flessibilità. Inoltre esperienze più significative hanno acquistato rilievo, quali la specificità
ecologica, le opportunità di avventura, le attrazioni culturali, oppure la pace e la quiete della
campagna. Gli agriturismi e la ruralità hanno avuto un enorme incremento negli ultimi 10 anni
in tutta Europa ed in particolare in Italia, dove tra il 2004 ed il 2005 vi è stato un aumento del
8,9% nel numero di agriturismi (Paolini, 2006).
Questo ha dato agli operatori rurali un’opportunità unica per realizzare reti differenziate
organizzate in modo da massimizzare le opportunità e di offrire una vasta gamma di prodotti
ed attività. Per gli operatori del turismo rurale questo ha significato un’enfasi nello sviluppo di
un prodotto che attrae, soddisfa e fa mercato (Greffe 1994, Hummelbrunner and Miglbauer
1994.).
Nelle aree rurali il turismo viene spesso considerate come una fonte di impiego, di possibilità
di miglioramento delle infrastrutture pubbliche e di aiuto alla rivitalizzazione di un’economia
depressa. Il declino delle attività economiche, la riconversione del settore agricolo,
l’incertezza dell’industrializzazione rurale e la migrazione delle nuove generazioni hanno
indotto a considerare il turismo come una fonte alternativa di reddito addizionale ed esso
viene identificato come uno stimolo per la crescita economica, per migliorare le infrastrutture
delle regioni in via di sviluppo e per migliorare il livello di vita della popolazione locale.
In una prospettiva puramente economica il turismo rurale induce ad una dispersione del
turismo nelle aree marginali e quindi dei benefici economici ad esso collegati. La dispersione
nella pianificazione turistica di solito significa una strategia che punta a distribuire i turisti
lontano dai principali centri di attrazione o dai principali portali di accesso. I tre principali
obiettivi della dispersione sono (Meyer 2004):
1. ridurre la pressione nell’area centrale, dove sono collocate le attrazioni chiave,
attirando i visitatori da qualche altra parte;
2. redistribuire i redditi derivanti dal turismo, in quanto potenziale di spesa
rappresentato, in nuove aree e facilitare la nascita di nuove opportunità di lavoro e di
impresa anche nelle aree marginali e periferiche rispetto ad una destinazione di
viaggio;
3. aumentare l’attrazione generale di una destinazione presentando nuove possibilità di
esplorazione per il visitatore e fornendo così una piattaforma per nuovi programmi di
marketing allo scopo di aumentare il tempo di permanenza e il volume della spesa
turistica.
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Il turismo di percorso
Nel contesto della promozione del turismo rurale, il concetto di percorso od itinerario è stato
utilizzato in molte parti del mondo. I percorsi sembrano offrire opportunità particolarmente
favorevoli per le aree meno mature e con alte risorse culturali, che possono fare presa su
segmenti turistici particolari, che spesso non solo allungano la loro permanenza, ma sono
anche disposti a spendere di più per soddisfare il loro interesse (Meyer, 2004).
All’opposto dei prodotti turistici destinati solo a turisti stanziali (come i villaggi turistici), i
percorsi puntano su di una vasta gamma di utenti, come i visitatori stranieri che intendono
approfondire la conoscenza del territorio, i visitatori stanziali che frequentano il percorso (o
parti di esso) con brevi escursioni, i pendolari giornalieri in gita.
Alcuni percorsi sono sviluppati solo ai fini del mercato locale e sono collocati in aree non
particolarmente interessanti per gli stranieri, ma fanno invece appello alla diffusione del
patrimonio culturale nazionale.
I percorsi hanno una notevole varietà di funzioni ed attraggono diverse tipologie di utenti con
una vasta gamma di motivazioni, che si riflettono generalmente nella loro tematica.
Molti percorsi vengono spesso iniziati con i seguenti obiettivi:
-
disperdere i visitatori e ridistribuire la redditività del turismo;
-
inserire nei pacchetti/prodotti turistici motivi di attrazione e caratteristiche meno
conosciute;
-
aumentare l’attrazione complessiva di una destinazione;
-
aumentare la permanenza e la spesa del turista;
-
attrarre nuovi visitatori ed invogliarli a ritornare;
-
aumentare la sostenibilità del turismo.
Per la pianificazione dello sviluppo dell’economia locale delle aree rurali, le attività del
turismo di percorso sono di interesse particolare
in quanto spesso comportano la
realizzazione di sistemi cooperativi e di collaborazioni fra amministrazioni diverse per la
messa a punto di sistemi turistici di comunità competitivi.
Il turismo come propulsore di economia e cooperazione nelle aree rurali
È stato fatto rilevare che “il raggruppamento di attività e di attrazioni nelle aree meno
sviluppate stimola la cooperazione e la compartecipazione fra le comunità locali e regionali e
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serve da motore per lo sviluppo economico a partire dal turismo” (Briedenhann and Wickens,
2004). Lo sviluppo di percorsi turistici offre la possibilità di formare interazioni locali per lo
sviluppo. È stato dimostrato che negli Stati Uniti i percorsi sui temi del patrimonio tradizionale
hanno dato lo spunto per lo sviluppo di una gamma di attrazioni e servizi lungo le strade. I
sentieri della tradizione Western sono serviti da catalizzatore per produzioni teatrali, convogli
di carri e marce a cavallo.
“La chiave di volta del turismo rurale si trova nella cooperazione e nel coinvolgimento della
comunità attraverso appropriate forme di interazione in rete, che costituiscono le condizioni
principali per la sostenibilità del turismo rurale” (Mitchell and Hall 2005).
Condizione preliminare per la realizzazione di un percorso è la costruzione all’interno del
territorio di una buona collaborazione di base tra autorità pubbliche, autorità locali, imprese
private, associazioni, industria del turismo e comunità locale. La cooperazione è considerata
come un “fattore produttivo” necessario e determinante nella propulsione delle energie di tutti
quelli che sono coinvolti nello sviluppo locale per la creazione dei posti di lavoro e per lo
sviluppo economico. Concettualmente, queste associazioni collaborative possono essere
considerate come “reti
di percorso”, caratterizzate dal fatto che i partecipanti sono
mutuamente dipendenti rispetto alle risorse controllate da altri, anche se vi sono vantaggi
derivanti dalla messa in comune delle risorse stesse (Meyer, 2004). Un punto di partenza
essenziale per lo sviluppo del percorso è quindi la formazione di una cultura collettiva di
“cooperazione per la competitività” (Rogerson C., 2006).
Il turismo di percorso: ambiente e cultura
Appare evidente che il turismo di percorso può costituire un motore potenzialmente utile per
lo sviluppo economico locale in molte piccole cittadine ed aree rurali. Ancor oggi è facile
trovare descrizioni del turismo come una risposta e una soluzione a tutti i problemi economici
locali, quali unico rimedio per il raddrizzamento della bilancia dei pagamenti e motore di
movimenti e di capitali. In realtà il motivo economico non è l’unico fattore che gioca un ruolo
chiave nel concetto di percorso. Alcuni ricercatori sottolineano che, dato che i turisti vengono
dispersi lungo tutto il percorso, il carico dell’impatto è più facile da gestire, gli impatti negativi
vengono ridotti e i benefici economici sono più equamente distribuiti (Hill, Gibbons, 1994).
L’approccio tradizionale ed intensivo dello sviluppo turistico è finalizzato a ridurre le barriere
ed a stimolare gli interessi di mercato (Getz,1986). Ma oggi, è facile trovare molto autorevoli
pareri sul fatto che tale approccio orientato al mercato non costituisce sempre la soluzione
più appropriata o sostenibile (Inskeep,1991). Occorre tenere conto anche dell’ambiente e
della cultura.
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Lo sviluppo rapido ed incontrollato del turismo, mentre da un lato contribuisce alla crescita
economica, dall’altro ha un notevole impatto con l’ambiente e con la cultura tradizionale. Si
necessita dell’intervento della pubblica amministrazione per proteggere gli ordinamenti
naturali ed ambientali sui quali si viene ad inserire il modello di sviluppo turistico e (obiettivo
non meno importante) per ridurre gli impatti negativi sociali e culturali delle attività turistiche.
In tale contesto sono assai validi modelli endogeni di sviluppo, a patto che siano basati
sull’integrazione totale di tutti i protagonisti economici, istituzionali, sociali e culturali.
E’ quindi importante comprendere appieno il concetto di turismo sostenibile che, come
definito dalla Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette (Europarc, 1993)
consiste in: “qualsiasi forma di sviluppo, gestione od attività turistica che assicuri una
conservazione e salvaguardia su lungo termine delle risorse naturali, sociali e culturali e
contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico ed al benessere di coloro che
vivono, lavorano o abitano nelle aree protette”. Allo scopo di conciliare le necessità delle
aree protette e l’aspettativa del visitatore, è essenziale che il turismo preservi l’ambiente sul
quale si basa la sua attività. Chiaramente tale concetto dovrebbe essere applicato non solo
alle aree protette, ma in una prospettiva generale.
D’altro canto, il turismo offre anche una maniera privilegiata di attirare l’attenzione pubblica
sull’ambiente. Può essere quindi utilizzato per sostenere e per mettere in evidenza i problemi
particolari e i rischi a cui sono soggetti gli ambienti in pericolo. E’ quindi importante informare
gli utenti di percorsi turistici sui problemi ambientali esistenti e i pianificatori avvertiti potranno
fare tesoro di questa possibilità.
Il turismo di percorso e la cultura sono invece intimamente legati a causa della mobilità del
viaggio stesso. L’esperienza di viaggio porta a conoscere nuovi paesi, ad esplorare nuovi
paesaggi, società storie e tradizioni. Anche in questo caso è compito del progettista scegliere
e finalizzare il tipo di aspetti culturali da evidenziare e quindi adottare metodi e strumenti utili
a renderli fruibili e assimilabili dal turista sia sul piano del business che per motivi educativi.
In questo modo è importante notare che il turismo di percorso permette di scoprire aspetti
culturali che spesso vengono marginalizzati nel quadro culturale globale della nostra società.
Infatti, oltre al gusto particolare di cibi e bevande naturali e tipici, vi sono molti elementi della
cultura rurale che possono emergere come attrazione per il forestiero, come i mestieri e le
occupazioni, l’artigianato, miti e leggende, canti e musica, danze e cerimonie, le cure naturali
e gli usi di diverse piante e minerali, ecc… Un buon metodo per rafforzare il senso
dell’esistenza di questi elementi è quello di attirare l’attenzione su di essi (anche nell’ambito
della popolazione locale) allontanando i rischi di perdita e di globalizzazione.
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Esempi di percorsi
I percorsi di solito variano considerevolmente nella loro estensione, scala, tematica e nel tipo
di visitatori attratti, sia in termini di caratteristiche che nel numero. Nonostante i percorsi
vengano sempre più considerati come parte essenziale delle infrastrutture turistiche, si sono
compiuti molti errori nella loro progettazione e con il tempo si sono imparate molte lezioni.
Tradizionalmente, i sentieri vengono creati da appassionati, ciclisti e camminatori entusiasti,
dotati ha volte anche di forza politica e di capacità progettuali. Spesso sono persone con un
buon intuito, inspirate dalla natura finita dell’idea di percorso, a cui si associa la sensazione
di movimento e libertà nell’ambiente. Il percorso ed in particolare il compimento di uno
specifico percorso, domina così l’intero processo della realizzazione. Per costruire percorsi
confacenti al turismo, sono però necessarie nuove capacità (Lane B., 1999). La crescente
esperienza nell’interfaccia percorso / turismo ha portato allo sviluppo di nuove tipologie di
percorsi: Queste comprendono:
- sentieri-passeggiata;
- strade del patrimonio tradizionale (heritage);
- strade artistiche / delle arti / dell'artigianato;
- percorsi educativi;
- sentieri natura;
- percorsi vita;
- sentieri avventura;
- percorsi di gestione turistica;
- itinerari di sviluppo locale e regionale;
- itinerari commerciali di mercato e di nicchia per lo sviluppo locale;
- percorsi a premi;
- strade della pace o della riconciliazione tra paesi, regioni e popoli;
- percorsi per il recupero e la conservazione di vie (rotte, strade ferrate, antiche vie);
- itinerari del gusto;
- itinerari fluviali;
- itinerari integrati.
L’elemento maggiormente distintivo è il tipo di mobilità richiesto (pedonale, ciclabile, a
cavallo, o veicolare). Questo fattore influenza di solito la lunghezza, il tempo impiegato, per la
percorrenza e quindi le strutture di servizio connesse.
Nelle pagine successive verranno proposti alcuni esempi di percorsi famosi o recenti di tutto
il mondo, utilizzabili con mezzi di trasporto differenti: a piedi, in bicicletta, in auto o misti.
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Come si comprenderà la differenza nel mezzo di trasporto è spesso anche legata alla tematica
stessa del percorso. Di frequente i temi culturali e naturali sono riferiti ai mezzi più lenti (a
piedi), forse perché il viaggiatore a piedi ha più tempo per pensare!
Consiglio d’Europa – Il cammino di Santiago
In Europa il potenziale dei percorsi turistici è stato riconosciuto da tempo. La nascita del
patrimonio culturale dei percorsi tematici risale al 1960, quando un gruppo di lavoro del
Consiglio d’Europa presentò una relazione intitolata ‘Collective awareness of European
cultural highlights and their incorporation into the leisure culture’ (“Il riconoscimento pubblico
delle eccellenze culturali europee e la loro integrazione nella cultura ricreativa”). Le sue
conclusioni erano indirizzate verso l’idea del viaggio di scoperta. Il gruppo di lavoro
considerava giusto dare maggiore enfasi al turismo culturale, uno dei modi migliori di
utilizzare il tempo libero. Tale forma di turismo dovrebbe servire non solamente come
complemento visivo e ad illustrazione dell’educazione scolastica di base, ma allo stesso
tempo come esperienza sociale ed occasione per sviluppare una propria sensibilità
individuale (Rogerson, 2006).
Nel 1964 il gruppo di lavoro del Consiglio d’Europa varò l’idea di una serie di percorsi
culturali europei con l’obiettivo principale di attirare l’attenzione sulla cultura europea
attraverso il viaggio, mettendo in moto una rete per il turismo culturale ed utilizzando il
patrimonio culturale europeo come mezzo per stimolare uno sviluppo sociale, economico e
culturale, migliorando la qualità della vita dei cittadini locali. L’idea venne resa accessibile nel
1980 con la creazione della via di pellegrinaggio di Santiago de Compostela. Questo
itinerario di turismo culturale venne definito “una strada attraverso uno più regioni o paesi,
organizzato attorno ad uno schema in cui gli interessi storici, artistici o sociali siano
manifestamente europei.
Il programma degli Itinerari Culturali venne lanciato dal Consiglio d’Europa nel 1987. Il
concetto iniziale voleva dimostrare in modo visibile, attraverso un viaggio nello spazio e nel
tempo, come il patrimonio dei diversi paesi europei rappresentasse un’eredità culturale
comune.
Gli Itinerari Culturali fornivano anche una dimostrazione concreta dei principi
fondamentali del Consiglio d’Europa: diritti umani, democrazia di culture, diversità ed identità
culturale europea, dialogo, mutuo scambio ed arricchimento attraverso i confini ed i secoli.
Gli scopi principali erano:
-
attirare l’attenzione sopra l’identità culturale e la cittadinanza europee, basandosi sopra
una gamma di valori condivisi, esplicitati in forma tangibile attraverso itinerari culturali
che ripercorrevano la storia delle influenze, degli scambi e degli sviluppi che hanno
plasmato le culture europee;
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-
promuovere il dialogo interculturale ed interreligioso attraverso una comprensione
migliore della storia europea;
-
salvaguardare e potenziare il patrimonio culturale e naturale attraverso un
miglioramento della qualità della vita e come fonte di sviluppo sociale, economico e
culturale;
-
dare il giusto valore al turismo culturale, con uno sguardo anche allo sviluppo
sostenibile.
Allo scopo di implementare tale programma la Risoluzione del Consiglio e le norme allegate
(Consiglio d’Europa, 1998) hanno stabilito un quadro formale di cooperazione fra i 48
firmatari della Convenzione Culturale Europea. Questi paesi possono proporre itinerari che
per risultare candidabili nel programma, devono soddisfare i seguenti criteri:
-
essere incentrati su di una tematica rappresentativa dei valori europei e comune a
parecchi paesi europei;
-
percorrere una rotta storica o (nel caso di turismo culturale) creata ex-novo;
-
dare luogo a progetti di cooperazione multilaterale su lungo termine in aree prioritarie
(ricerca scientifica; protezione e valorizzazione del patrimonio, scambi culturali ed
educativi tra i giovani europei, pratiche di arte e cultura contemporanea; turismo
culturale e sviluppo sostenibile);
-
essere gestiti da uno o più reti organizzative indipendenti (sotto forma di associazioni o
federazioni di associazioni).
Nel 1998 è stato istituito un organo tecnico, l’Istituto Europeo per gli Itinerari Culturali, con i
seguenti compiti operativi:
-
valutare le candidature di nuove proposte;
-
monitorare le attività in campo e coordinare il lavoro delle organizzazioni partecipanti;
-
diffondere ed archiviare i documenti informativi.
La via di pellegrinaggio di Santiago de Compostela è stata il primo itinerario culturale, con lo
scopo di simbolizzare il processo della costruzione dell’Europa per servire da riferimento ed
esempio alle future realizzazioni. Il percorso si basa su di una serie di emergenze, località
particolarmente ricche di associazioni storiche (Consiglio d’Europa, 2007). Il programma, con
oltre 2.000 partner si basa su una cooperazione multilaterale che coinvolge una serie di
progetti e reti di diffusione dell’informazione, monitorata e coordinata dall’Istituto Europeo per
gli Itinerari Culturali. Il successo del percorso è stato molto importante. Si calcola che mentre
nel 1998 i viandanti che lo hanno percorso a piedi erano 70-80.000, nel 2006 sono stati
300.000 con oltre 1.500.000 turisti che hanno visitato i nodi di attrazione dell’itinerario. La
Spagna considera Santiago de Compostela come la sua terza attrazione turistica in ordine di
importanza, dopo le città storiche e le spiagge.
Gli obiettivi della via di pellegrinaggio di Santiago de Compostela erano:
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diffondere e far meglio conoscere la comune identità culturale e portare i cittadini
europei faccia a faccia con la propria comune identità culturale;
-
salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale europeo come strumento per
migliorare la vita quotidiana e come fonte di sviluppo sociale, economico e culturale;
-
fornire ai cittadini un nuovo modo di trascorrere il tempo libero attribuendo un posto
speciale al turismo culturale e alle attività correlate.
Allo scopo di dare forza alla via di pellegrinaggio di Santiago di Compostela il Consiglio
d’Europa si è dato tre obiettivi:
-
collaborare con gli specialisti di tutta Europa per identificare i percorsi e realizzare le
mappe;
-
creare un simbolo comune per dare un’identità visiva al percorso in tutta Europa;
-
coordinare le attività dei partner pubblici e privati, in particolare nel settore volontario,
per incoraggiare le attività nel rispetto della sensibilità e del turista e del pellegrino;
-
fornire, specialmente ai giovani in cerca di nuove opportunità ricreative, nuovi modi per
incoraggiare l’integrazione fra le società e per rafforzare la propria identità europea.
Il sentiero dei pellegrini per Santiago
La crescente importanza della componente economica nel turismo, in particolare nelle aree
rurali soggette a trasformazione industriale, ha portato alla necessità di una migliore
definizione del progetto in termini di sviluppo e di gestione culturale ed economica. Con il
tempo la diversificazione delle tematiche ha generato nuovi modelli operativi e a nuovi
approcci. Gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa si basano sui seguenti principi:
-
la priorità degli itinerari culturali è e rimane quella culturale. Obiettivi secondari come la
ricerca, l’educazione, il patrimonio, la creatività ed il turismo sono i benvenuti, ma la
conoscenza dell’”altro” e gli scambi rimangono elementi fondamentali;
-
il messaggio del Consiglio d’Europa deve essere comunicato, basandosi nei sui
fondamentali valori: i diritti umani, la democrazia, la giustizia. Gli itinerari culturali sono
particolarmente adatti a rafforzare valori quali la tolleranza e la solidarietà e a
combattere la disoccupazione, la segregazione e l’insorgenza dei nazionalismi
xenofobi;
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-
la dimensione transnazionale ed europea degli itinerari può (e deve) contribuire allo
sviluppo degli aspetti progettuali interdisciplinari e alla conoscenza della pluriforme
identità culturale europea;
-
la conservazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale
costituiscono una parte importante dei percorsi, ma possono acquistare il loro pieno
significato solamente se messi a confronto in un rapporto dinamico con le creazioni
contemporanee.
I percorsi culturali in questo caso sono chiaramente distinti dal semplice sviluppo di un
“prodotto” turistico. Si basano su di un processo di cooperazione culturale che si evolve
costantemente e che necessita di continua attività, ricerca e valutazione, oltre alla fusione di
accordi di partenariato europea all’interno della rete. Gli scopi degli itinerari del Consiglio
d’Europa sono destinati a imporre una coerenza su diverse e disparate manifestazioni del
patrimonio contemporaneo europeo, con la creazione di legami storici, economici e culturali
tra le diverse città, cittadine e
centri urbani e regionali storici e turistici.
Gli itinerari
aumentano l’offerta turistica, assicurando una molteplicità di esperienze e offrono particolari
vantaggi nel quadro di una strategia di sviluppo spaziale, nella quale la domanda e la spesa
si diffondono nel territorio, invece di concentrarsi in pochi nodi di attrazione. L’originario
cammino di Compostela aveva Santiago quale destinazione finale,
ad esso si sono
aggiunte:
-
reti di itinerari locali regionali, composte da singoli sentieri o complessi di sentieri
geograficamente separati, ma tutti con lo stesso tema o con la stessa origine, con
riferimento agli scambi europei, quali la Seta o il Barocco;
-
reti di città o di luoghi con un passato in comune, un approccio storico comune, o
comuni esperienze tecniche caratterizzanti, quali le Città Anseatiche, le Città di
Scoperta, o i Parchi e Giardini;
-
itinerari locali come esempi di modi di percezione delle mutue influenze che hanno
contrassegnato la storia europea. Un’iniziativa come l’Itinerario di Wenceslao a
Lussemburgo procura un viaggio nel tempo e nello spazio;
-
itinerari basati sulla protezione delle minoranze e caratterizzati dalla loro diaspora,
come gli Zingari.
Caratteristica comune di tutti questi itinerari è che per la maggior parte del percorso essi
possono essere compiuti utilizzando differenti mezzi di trasporto: a piedi, in bicicletta, in
macchina, con i servizi pubblici, ecc…
Ecco di seguito alcuni dei principali itinerari culturali del Consiglio d’Europa con la relativa
tematica:
-
Il cammino di Santiago De Compostela - Itinerari di pellegrinaggio;
-
La via di Mozart - Figure storiche e leggendarie d’Europa;
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L’Eredità Andalusa;
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La via della Lingua Castigliana e della sua Espansione nel Mediterraneo – Le vie di
transumanza;
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La Lega Anseatica;
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Parchi e Giardini – Il paesaggio;
-
Le Rotte dei Vichinghi – Vichinghi e Normanni;
-
La Via Francigena - Itinerari di pellegrinaggio;
-
Saint Martin de Tours – Una grande figura europea, un simbolo di comunanza;
-
Le strade del Giudaismo;
-
I luoghi Cluniacensi in Europa;
-
Le strade dell’Olivo;
-
La via Regia;
-
La via Transromanica – Le strade romaniche in Europa.
Il cammino di Santiago de Compostela
Un sistema integrato di percorsi in rete: Meraner Land
La città di Merano in Alto Adige è un ben noto centro di cure e benessere. L’offerta di
percorsi turistici sportivi e ricreativi è molto diversificata e varia con passeggiate, ed itinerari
turistici in bicicletta ed automobile. Gli itinerari comunali sono integrati con il più vasto
sistema della mobilità turistica provinciale e regionale e perfino le maggiori vie europee sono
connesse al sistema urbano. La strategia vincente in questo obiettivo stata l’associazione
delle piccole amministrazioni comunali attorno a Merano in una rete amministrativa di entità
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collaboranti fra di loro: il Burgraviato (“Burggrafenamt”), che ha migliorato e valorizzato il
sistema multi-viario integrato.
Percorsi pedonali. La specifica vocazione turistica del “Meraner Land” è iniziata nella prima
metà del XIX secolo, quando si cominciò una prima vasta
promozione del suo clima
temperato e delle proprietà dei suoi bagni termali. L’amministrazione pubblica favorì allo
stesso tempo un ampio sviluppo dei parchi e dei giardini pubblici con il risultato che oggi
Merano è caratterizzata dal fatto di avere, con soli 34.000 abitanti, ben 18 km di passeggiate
panoramiche attraverso 17 diverse aree verdi, ricche di specie arboree esotiche adattatesi al
particolare clima della città.
Gilf promenade a Merano, pianificata su iniziativa
Sentieri tematici a Dorf Tirol:
del Dottor Hans Pruenster tra il 1879 ed il 1880
i sentieri della Mela e del Vino
La prima passeggiata pubblica venne creata nel 1817 sul bordo del fiume Passirio ed altre
passeggiate storiche vennero realizzate nei decenni successivi. La più famosa fu ideata e
costruita nel 1893 grazie alle risorse private di un medico famoso, Franz Tappeiner, che
regalò alla città ed ai suoi abitanti un percorso ricreativo architettonicamente e
paesaggisticamente concepito (Stadtgemeind Meran, 2007). Fin dagli inizi venne rivolta una
particolare attenzione alla differenziazione tematica: località, paesaggio e clima erano le
caratteristiche più importanti, come nella “Passeggiata d’Inverno” ed in quella “Estiva”. In
seguito la scelta tematica si arricchisce con il “Sentiero di Sissi” (“Sissiweg”), una strada
romantica che permette di fruire delle ville e dei monumenti d’epoca, altrimenti tagliati fuori
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dai consueti itinerari di visita cittadini. Recentemente, nelle magnifiche piccole cittadine dei
dintorni di Merano, associate nel Burgraviato,
si sono selezionati temi più prosaici che
vertono su interessi di cultura o di marketing: il Sentiero della Mela, il Sentiero del Vino, il
Sentiero Internazionale del Feltro Artistico, ecc…
I sentieri pedonali dei canali di irrigazione. Un’altra attraente caratteristica di questo nonpubblicizzato, ma efficiente sistema integrato di percorsi, è costituita dal sistema dei
“Waalweg”. I “Waale” sono antichi canali di irrigazione, tipici della Val Venosta, che a partire
dal XVI secolo contornavano le coste dei monti per portare l’acqua dai ghiacciai di quota fino
ai campi agricoli della pianura. Erano scavati a mano, di solito fiancheggiati da uno stretto
sentiero di servizio e a volte percorrevano caverne artificiali o attraversavano piccole valli su
ponti, con una pendenza leggera e costante lungo bellissimi paesaggi. L’acqua, attraverso
piccole chiuse, irrigava per scorrimento i campi e la sua quantità veniva assegnata ad ogni
agricoltore attraverso il regolamento di uno statuto comunale.
La rete di piste ciclabili della regione di Merano, uno dei nodi strategici
di collegamento ciclabile fra la Svizzera, la Germania e l’Italia
Molti di questi Waale sono stati recentemente restaurati per finalità turistiche (la maggior
parte è ancora funzionante, con gran beneficio per i campi di mele e le vigne), venendo a
costituire una rete di sentieri di grande effetto scenico e bellezza, sulle pendici montane e le
campagne attorno alla città, a volte attraversando proprietà private che, per gli antichi usi
civici, devono lasciare il passaggio ai viandanti lungo i Waale. Attualmente il Burgraviato di
Merano comprende più di 50 Waalweg, di cui 7 vengono più utilizzati per le pratiche
ricreative, con una lunghezza totale d 40 km.
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È importante sottolineare che le politiche locali per la mobilità favoriscono l’utilizzo delle vie
pedonali e ciclabili squalificando l’utilizzo delle auto private: tutti i portali e i punti di accesso
ai percorsi vengono serviti dai mezzi pubblici con tabelle orario chiare e rispettate,
permettendo al turista di viaggiare e spostarsi nel territorio in modo sostenibile, fino a
raggiungere le stazioni sciistiche di Merano 2000, accessibili dal centro urbano in meno di
mezz’ora grazie ad autobus e cabinovia.
La rete di piste ciclabili di Merano
Le piste ciclabili. Il patrimonio storico e ambientale che costituisce la rete pedonale, concepita
per ricreazione, benessere, cultura e marketing, è stato integrato da un rete di piste ciclabili
con 3 maggiori destinazioni, oltre al centro urbano, lungo le valli adiacenti e verso i confini
comunali per un totale di 55 km già realizzati sui 62,5 pianificati (Burgraviato, 2007). La rete
di piste ciclabili di Merano è inserita in un sistema che comprende punti di servizio, noleggi
gratuiti pubblici di biciclette, sistema di avvisi sui cantieri in corso e servizio di mappe
scaricabili da Internet. Il sistema è integrato con la principale ciclovia Passo Resia – Bolzano,
che permette di andare in bicicletta da Monaco (Germania) a Venezia.
Passeggiate in famiglia. Sentieri pedonali particolari per famiglie con bambini vengono offerti
per fruire dell’ambiente naturale e per scopi educativi e sono presentati con appropriati
pannelli informativi.
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Percorsi agevolati per il traffico turistico veicolare. Per quanto riguarda la mobilità veicolare,
per facilitare il traffico delle automobili, è stato concepito un sistema di cartelli segnaletici con
l’utilizzo di frecce di differenti colori per indicare percorsi semplificati per il raggiungimento
delle destinazioni alberghiere o delle località di attrazione urbana. In questo modo, il
forestiero, seguendo la freccia di un determinato colore può arrivare facilmente e con
sicurezza all’area urbana di destinazione.
Un caratteristico sentiero pedonale per l’irrigazione (Waalweg)
La rete di percorsi del territorio meranese sopra citata, scaturisce da una particolare
attenzione al miglioramento del verde pubblico in un rapporto città-campagna che viene
regolato dal sistema del piano paesaggistico della Provincia di Bolzano, che opera a diversi
livelli con un approccio di filiera per il processo completo di pianificazione-gestione grazie ai
seguenti strumenti (Provincia, 2007):
-
le linee guida natura e paesaggio, quale programma di sviluppo su base provinciale;
-
l'inventario paesaggistico, quale ricerca di base dei valori del territorio;
-
l´attuale piano paesaggistico comunale e sovracomunale, quale piano di tutela per
i valori preesistenti;
-
il piano paesaggistico del futuro, quale piano di sviluppo e di guida a livello comunale;
-
il piano di gestione del verde – che riguarda la gestione del verde pubblico e le azioni di
pianificazione, quali i percorsi pedonali e ciclabili, le aree verdi e giardini e le misure per la
riduzione del traffico veicolare;
-
i programmi per la valorizzazione del paesaggio rurale – che riguardano in particolare la
media montagna ed i paesaggi di versante, con la valorizzazione ecologica di zone
umide, pascoli e frutteti;
-
le perizie ecologico-paesaggistiche - quali valutazioni di impatto ambientale di
pianificazione integrata come nella pianificazione urbana;
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le verifiche di progetto ecologico-paesaggistiche ed i progetti di riqualificazione
ecologica, quali pianificazione di ottimizzazione di tutto il sistema della filiera di
pianificazione e gestione.
Indicazioni informative specifiche per i diversi tipi di turisti
In questo ambito risulta particolarmente importante l’inventario paesaggistico, che cataloga
ogni unità maggiore o minore di paesaggio, elencando i biotopi, le zone umide naturali, le
siepi e gli alberi isolati, gli elementi tipici del paesaggio rurale, come gli antichi masi nei
diversi stili locali, le vecchie recinzioni di legno e le cappelle.
Oltre alle aree genericamente protette, come i corsi d’acqua e le rive dei laghi, le foreste e le
aree montane al di sopra dei 1.600 m, vale a dire dal 10 al 30% del territorio di ogni comune,
sulla base di questo inventario sono stati varati specifici provvedimenti di tutela paesaggistica
per alcune caratteristiche significative del territorio, quali paesaggi particolari (aree protette,
aree agricole, abitati originali tradizionali), parchi e giardini, aree archeologiche. Anche i
manufatti o gli elementi tipici sono protetti, come le siepi, i muretti di pietra, sentieri
pavimentati in pietra, i canali di irrigazione (“Waale”), gli alberi di castagno, di noce ed altri
fruttiferi maggiori.
Tutti questi strumenti sono serviti a stabilire l’attuale sviluppo di aree verdi e la situazione
delle reti viarie, ma in una tale logica hanno svolto un ruolo decisivo anche la coscienza
culturale di base ed il consenso dei cittadini.
La rete di percorsi del Queensland Heritage
In Australia la rete di percorsi del Queensland Heritage offre un buon esempio di come
utilizzare i percorsi a livello centralizzato di stato per una strategia di dispersione turistica
allo scopo esplicito di creare i collegamenti con i fornitori nelle aree marginali di un grande
paese. Nel 2000-2002 uno specifico programma di incentivazione al turismo culturale è stato
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iniziato con l’obiettivo di creare attrazioni per “salvaguardare e celebrare la nostra cultura,
diffondere la nostra ricca storia naturale, sociale e indigena, ed allo stesso tempo creare posti
di lavoro e programmi educativi , nonché benefici economici per le comunità locali attraverso
un aumento del turismo” (Queensland Heritage Trail Network, 2006). Il progetto, realizzato in
partecipazione con il governo locale, mirava a sviluppare una rete di 47 prodotti principali,
incentrati attorno a tematiche per particolari aree locali o regioni e a promuovere collegamenti
per stimolare ed incoraggiare i turisti a viaggiare per il paese con la macchina,
avventurandosi fuori dai maggiori centri di attrazione e a provare nuove esperienze offerte
dalle aree circostanti meno conosciute. Circa 67 milioni di euro sono stati investiti per far
decollare il potenziale turistico di molti centri regionali marginali del Queensland, finanziando
oltre 60 piccoli progetti. Questi riguardavano una vasta gamma di iniziative di conservazione
ed interpretazione che
fornivano valore aggiunto in qualità e diversità a 43 maggiori
attrazioni culturali. Il programma è stato varato come una compartecipazione fra stato,
governo federale e comunità locali.
Il logo della rete di percorsi del Queensland Heritage
"Ad ogni attrazione, la storia torna in vita attraverso esposizioni multimediali ed interattive,
mostre e esperienze concrete. Dai cieli notturni alle tracce dei dinosauri, ai primordi pastorali,
la rete intende celebrare e salvaguardare per le future generazioni le leggende delle
comunità indigene, i valori dei pionieri, l’allevamento, le miniere, le industrie della lana e le
ferrovie, gli antichi fossili di dinosauro, le leggende astrali aborigene, ecc…"
La rete di percorsi del Queensland Heritage
è un grande progetto regionale e rurale
finanziato attraverso l’iniziativa per il Centenario
della Federazione, che raggruppa 27
comunità attraverso il Queensland. La creazione di questa rete rappresenta un’iniziativa
fondamentale di patrimonio culturale per il Governo statale che lavora in collaborazione con
il governo del Commonwealth e con le comunità regionali dello stato australiano.
La rete intende salvaguardare e valorizzare il patrimonio naturale, indigeno e culturale dello
stato e sviluppare le risorse educative, creare impieghi, stimolare lo sviluppo e incoraggiare il
turismo. Arti, cultura e turismo sono divenuti il veicolo per ricostruire l’immagine esterna delle
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città rurali, stimolando il rinnovamento fisico ed ambientale e attraendo investimenti e nuove
industrie.
Sguardo d’assieme della rete di percorsi del Queensland Heritage
Un viaggio lungo la rete di percorsi del Queensland Heritage può cominciare da qualunque
parte del Queensland, con i percorsi turistici che seguono le strade asfaltate in macchina o in
autobus. Il progetto forma una rete di strade attraverso l’Outback e lungo la costa inserendo
attrazioni lungo cinque differenti aree dello stato:
la superstrada Matilda, le strade
Overlanders, Tropical North, Great South East, e Pacific Coast.
L’enfasi maggiore è
incentrata sul turismo automobilistico e attivi legami di collaborazione sono stati stretti con il
Dipartimento delle Strade per quanto attiene la segnaletica. Tourism Queensland sta
lavorando assieme alle organizzazioni turistiche regionali ed ai centri visita informativi
accreditati per sviluppare il marketing della rete di attrazioni.
Ufficialmente dall’operazione complessiva si attendono diversi benefici a livello locale:
-
creare una sostenibilità a lungo termine dei progetti per il patrimonio tradizionale in
relazione ai valori economici e culturali che essi rappresentano per le comunità. Queste
ultime sono responsabili per ogni singolo progetto della rete;
-
utilizzare collaborazione e compartecipazione per alimentare la condivisione delle
risorse, degli utili e raggiungere una maggiore audience;
-
utilizzare l’esperienza e il supporto della comunità nello sviluppo della rete, per
sviluppare impiego sostenibile e le diverse opportunità turistiche;
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responsabilizzare le comunità locali e incoraggiarle a gestire i propri progetti per
diffondere il patrimonio tradizionale;
-
salvaguardare, interpretare e raccontare la storia di un luogo e dei suoi abitanti
rafforzando l’identità locale e regionale, ponendo le basi per un importante elemento di
stabilità della comunità;
-
migliorare la conservazione e l’interpretazione del patrimonio culturale dello stato
utilizzano le possibilità creative ed educative dei nuovi media e la progettazione di
mostre per dare un contesto sensibile a manufatti, immagini e storie che portino il
visitatore a pensare e ricercare ulteriormente;
-
creare opportunità di lavoro nei centri regionali attraverso lo sviluppo del turismo
culturale del patrimonio tradizionale;
-
diversificare la base economica regionale;
-
sviluppare e trattenere le capacità/attività specialistiche nelle aree regionali per
valorizzare i valori di patrimonio tradizionale della destinazione (gestione turistica,
salvaguardia, ospitalità, commercializzazione e affari, ricettività e sviluppo di nuovi
prodotti);
-
sviluppare programmi formativi per gli occupati nel settore del patrimonio tradizionale.
Le ferrovie a vapore d’epoca fanno parte della rete di percorsi del Queensland Heritage
Mentre a livello nazionale ci si aspetta che la rete porti ai seguenti benefici effetti:
-
integrare località e siti in una rete turistica a livello commerciale;
-
permettere la salvaguardia di una vasta gamma di luoghi e siti storici attraverso
l’applicazione di opere essenziali di capitalizzazione;
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-
provvedere al mantenimento dei siti del patrimonio, dove c’è attualmente una
sovrabbondanza di utilizzazioni, sostituendole con altre nuove che sottolineino la storia
locale per i bisogni correnti della comunità, come nel caso del “Ipswich Global Arts
Link”;
-
collegare altre iniziative governative, come il partenariato con il Centro per le Risorse
Museali, Arts Queensland, i consorzi governativi locali, la Strategia per il Turismo
Culturale e le Strategie di Viaggio Turistico Automobilistico Autogestito, i programmi del
National Heritage Trust
e
dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, per
raggiungere migliori risultati di valorizzazione del patrimonio tradizionale.
Il Programma di Incentivazione del Turismo Culturale (CTIP) è stato lanciato nel 2000 come
un’iniziativa del governo del Queensland per finanziamenti da 3.000 a 60.000 € su progetti
che favoriscono gli obiettivi della Rete in riferimento alla conservazione del patrimonio, allo
sviluppo delle comunità regionali, alle opportunità di impiego e di turismo culturale.
Ai candidati veniva richiesto di collaborare con le autorità dell’amministrazione locale per
dimostrare il valore turistico regionale dei progetti e i benefici economici.
Due bandi di gara si sono tenuti nel 2001 ed un terzo, finale nel marzo del 2002.
È stato lanciato un invito per la presentazione di una vasta gamma di progetti di
conservazione ed interpretazione per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali di turismo
culturale, tra i quali:
-
racconti orali e ricerche storiche, lavori minori tanto di restauro, come di accessibilità ed
interpretazione;
-
conservazione e restauro funzionale di luoghi del patrimonio;
-
marketing cooperativo e promozione regionale in un contesto di turismo culturale;
-
sviluppo di mostre itineranti;
-
sviluppo di sistemi commerciali e di gestione;
-
formazione di compartecipazioni per la condivisione delle risorse.
In totale, nei tre bandi si sono registrate oltre 300 domande di finanziamento: di queste 68
proposte sono state finanziate per un importo complessivo di 1.810.106 €.
Open Africa – Afrikatourism, un esempio di pianificazione di percorsi da parte di una ONG
La cooperazione ed il partenariato tra le differenti aree locali, tra regioni e perfino oltre i
confini nazionali, grazie alla cooperazione internazionale e lo stimolo alla sopranazionalità,
sono gli obiettivi espliciti di Open Africa, una ONG creata nel 1995 su due principi: “Il primo,
che se il Sud Africa e tutta l’Africa non riusciranno a creare posti di lavoro su vasta scala, alla
fine non saranno mai in grado di fare niente; il secondo, che il turismo rappresenta una via
per un significativo progresso contro la povertà. Il turismo da solo non risolverà mai il
problema, ma può spingere le cose nella giusta direzione, e siamo convinti che questo possa
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accadere attraverso quello che chiamiamo Afrikatourism” (de Villiers, 2007). Il direttore
generale di Open Africa prosegue con le sue parole spiegando la differenza principale di
obiettivo che contraddistingue Afrikatourism: “Non è il turismo di massa, a cui il Lance
Morrow ed il Times Magazine fanno riferimento come una nube radioattiva che minaccia la
terra, invadendo i posti più belli e sacri, dove tutta l’unicità, viene dissacrata, svenduta in
franchising alle masse e dissolta negli United Colors di Benetton”.
La cartina del menu interattivo che permette la ricerca selettiva nel sito Web di Openafrica
Gli obiettivi specifici sono: sviluppo del turismo, creazione di posti di lavoro, promozione di
strade, rafforzamento del sentimento e dell’orgoglio delle comunità,
benefici agli utenti
Internet, conservazione. L’iniziativa si rivolge alle due tematiche dell’ineguaglianza e dello
sviluppo turistico in un contesto di suddivisione digitale. Il contenuto locale viene creato
attraverso un processo di sviluppo del turismo di comunità, offrendo alle micro-imprese
africane dell’industria turistica equo e libero accesso ad Internet su di un sito Web collettivo.
Questo permette loro di accedere al mercato globale senza essere tassati per le risorse
informative del provider.
Il processo di sviluppo del percorso è stato sistematizzato ed è quindi facilmente replicabile.
Esistono già 48 itinerari, la maggior parte in Sud Africa, ma ci sono itinerari transfrontalieri
con Lesotho e Botswana e percorsi isolati in Swaziland e Mozambico. Questi paesi hanno in
progetto altri percorsi ed è stato dimostrato interesse da pare di Namibia e di altre numerose
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nazioni settentrionali. Il principio di base prevede un sistema di itinerari che spazia dal Capo
al Cairo.
Gli scopi di Open Africa sono:
-
collegare le bellezze africane in una rete di itinerari turistici;
-
realizzare questa cosa nell’ambito di un quadro di sviluppo sistematizzato e replicabile
e in un processo di mercato;
-
far si che il tutto lavori per la popolazione locale;
-
stabilire una connettività globale attraverso l’utilizzo delle più avanzate tecnologie
Internet;
-
stimolare lo sviluppo degli itinerari di Afrikatourism;
-
raccogliere informazioni sulle risorse di Afrikatourism;
-
divulgare informazioni su Afrikatourism ai potenziali partecipanti e consumatori.
Il logo di Openafrica
Il primo itinerario pubblicizzato da Open Africa nel 1999 è stato la via Eynbos, vicino a
Stanford nel Western Cape del Sud Africa. Questo percorso è stato preso a modello per lo
sviluppo di nuovi percorsi nel quadro delle idee e delle priorità di Open Africa. Mentre il
concetto di percorso turistico non è unico, il progetto è chiaramente innovativo. La
Fondazione Open Africa è stata creata da scienziati, esperti di turismo ed imprenditori con lo
scopo di ottimizzare il turismo, la creazione di posti di lavoro e la salvaguardia in Africa. La
creazione di impiego e la lotta alla povertà nelle aree marginali rurali del paese sono divenuti
sempre più importanti. Il Sud Africa, in anni recenti, ha visto una grande riscoperta dei festival
culturali e delle cerimonie tradizionali a lungo dimenticate e sembra che questi percorsi
possano svolgere un ruolo determinante per utilizzare questo risveglio sia per generare
benefici economici che orgoglio nazionale, venendo a creare in questo modo, solo in Sud
Africa, più di 2.500 posti a tempo pieno, 1.117 stagionali e oltre 1.000 a tempo parziale
(Sapia, 2004). Le tipologie di lavoro creato riguardano la fornitura di servizi di sicurezza,
servizi di Bed & Breakfast, di accompagnamento e trasporto, arti ed artigianato. L’iniziativa di
Open Afica è stata fondata per ottimizzare le sinergie tra la creazione di impieghi, turismo e
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conservazione per l’Africa, in una visione risultante in una rete continua di itinerari turistici dal
Capo al Cairo.
La mappa della via Rixile – dalla Foresta alla Spiaggia, sponsorizzata da Openafrica
Il turismo enologico: un classico esempio di mercato
Il turismo enologico è una forma di turismo che, specialmente in Europa, si è largamente
sviluppata sotto forma di strade o vie ufficiali del vino (Hall, Sharples, Cambourne & Macionis
2000). Vi è stato un notevole sviluppo soprattutto in Franca, dove opera un portale nazionale
di accesso Internet, che serve 17 pagine regionali coinvolgendo tutte le aree vitivinicole:
Alsazia, Beaujolais, Bordeaux, Burgogna, Bugey-Savoies, Centro, Champagne, CharentesCognac, Corsica, Ile-de-France, Jura, Languedoc-Roussillon, Lorena, Provenza, Sudovest,
Valle della Loira e Valle del Rodano (http://www.winetourisminfrance.com).
Anche la Spagna ha realizzato un punto di accesso centralizzato in Internet delle strade
nazionali del vino, elencando sei diverse regioni vitivinicole e nove strade del vino
(http://www.turismodevino.com).
Il concetto di via del vino si basa sull’idea di uno “spazio confinato”, ad esempio una regione
ufficialmente delimitata che si caratterizza e si identifica per l’attribuzione particolare dei
propri vini e del proprio patrimonio culturale. Le strade del vino si caratterizzano per le
attrazioni naturali (il paesaggio), le attrazioni fisiche (strutture quali cantine o aziende
vitivinicole), vigneti, strade e segnali (cartelli informativi), che indirizzano i turisti verso le
aziende individuali o li guidano lungo l’itinerario complessivo. Di solito una strada del vino
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consiste in uno o più
percorsi realizzati attraverso una regione vinicola, tematicamente
allestiti con indicazioni stradali o attraverso opuscoli e mappe che descrivono i differenti
marchi e tipi di vino e recano brevi notizie storiche o di altro interesse (Hall et al., 2000).
Dati recenti pubblicati da Wine Business International per il 2007, riferiscono che il turismo
enologico è divenuto un grande affare commerciale in California, Italia, Francia ed in molti
altri paesi, riportando la seguente classifica in milioni di visitatori:
1. California
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2. Italia
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3. Francia
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4. Spagna
6
5. Australia
5
6. Sud Africa
2.5
7. Nuova Zelanda
0.4
L’industria vitivinicola è una delle poche industrie realmente concentrate al di fuori delle aree
metropolitane e quindi svolge un ruolo vitale nello sviluppo regionale, nella creazione di
impiego, di investimenti collettivi, nella crescita commerciale e del turismo nelle aree rurali.
Il logo della strada del vino di Stellenbosh
L’industria enologica sudafricana è la più antica al di fuori dell’Europa, con la prima vigna
impiantata attorno al 1650. E’ anche una delle più concentrate geograficamente: il 95% dei
105.000 ettari di vigneti sudafricani si ritrovano ad una distanza massima di 200 km da Città
del Capo. Approssimativamente 215.000 persone (agricoltori, impiegati e dipendenti) sono
coinvolte nelle attività economiche primarie, secondarie e terziarie di questa industria. In
termini di volume totale di vino prodotto l’industria sudafricana è l’ottava al mondo con 335
aziende di produzione ufficiali, la maggior parte di proprietà di bianchi. Gli itinerari della
strada del vino del Sud Africa comprendono la visita tradizionale a parecchie aziende per
l’assaggio e la vendita vinicola, con una visita facoltativa alle principali città della regione per
fini di shopping e di conoscenza del patrimonio tradizionale. Comunque il percorso di solito
non comprende collegamenti con il patrimonio tradizionale dei nativi, ma è puramente
dedicato al prodotto: cioè la commercializzazione del vino. La commistione di caratteristiche
ambientali, culturali e sociali apporta un carattere distintivo ad ogni itinerario che viene
riconosciuto ed apprezzato dai turisti.
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L’azienda Beyerskloof lungo la strada del vino di Stellenbosch
Il concetto di strada del vino incorpora anche immagini che favoriscono le nozioni di
esplorazione e scoperta. Queste aspettative vengono incoraggiate (e pubblicizzate) dagli
attributi identificativi di ogni itinerario specifico. Il successo nella creazione della identità di
marchio e dell’immagine di azienda, di area e di regione viticola sono indiscutibilmente i
fattori più importanti che determinano il successo del percorso. Stellenbosch è stata la prima
strada ufficiale del vino in Sud Africa, inaugurata nel 1971. Da allora altre 15 strade si sono
aggiunte nel sistema sudafricano di itinerari enologici che oggi ha la reputazione di essere
uno dei migliori sistemi di infrastrutture e paesaggi enologici del mondo. Stellenbosch rimane
sempre la strada più lunga e più influente (attrae il 36% del turismo enologico sudafricano),
seguita dalle strade di Paarl e Franschhoek. Nel 1971 Stellenbosch è divenuta la prima
regione vitivinicola del Sud Africa a costituire una via del vino quale rete organizzata di
aziende vinicole dove il turista può provare la produzione e entrare in sintonia con il clima dei
vigneti regionali. La strada del vino di Stellenbosch (http://www.wineroute.co.za/) ha trovato
nuovo impulso nel 2002 grazie alla sponsorizzazione di American Express e South African
Airways. La strada consiste attualmente di una rete coordinata di 130 aziende, con 5 itinerari
dalle specifiche caratteristiche individuali in termini di stili vinicoli, clima e localizzazione
geografica.
Il turismo viene spesso valorizzato e sviluppato in aspettativa alle sue capacità di
generazione di posti di lavoro. L’allevamento viticolo, la vendemmia e la vinificazione sono
eventi stagionali, così come il turismo. In Sud Africa si stima che il lavoro creato attraverso
l’industria vitivinicola, sia dal lato puramente enologico che da quello turistico, sia
principalmente caratterizzato da impiego a tempo parziale e stagionale (Meyer, 2004).
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La mappa della strada del vino di Stellenbosch
I percorsi ciclabili: la Via Ciclabile del Mare del Nord (NSCR)
Attualmente esistono differenti tipologie di strutture ciclabili e i diversi paesi usano spesso
termini differenti, anche ufficiali, per distinguerle. In pratica, le strutture su sede propria
ricadono in due categorie: su strada e fuori strada. Le strutture “fuori strada” possono avere
una propria traccia dedicata o possono correre allato di una strada già esistente. Negli Stati
Uniti le piste non asfaltate sono comunemente definite "bike trails" o "mountain-bike trails",
mentre le piste asfaltate, separate dalle strade veicolari e rispondenti ad una rigorosa
normativa rispetto a larghezza, pendenza ed accessibilità, vengono chiamate "bike paths."
Nel Regno Unito ed in altri luoghi i termini “cycle path" o "cycle track” sono a volte usati fra
virgolette per qualsiasi struttura fuori strada. Le strutture su strada, invece, consistono di una
porzione di strada veicolare o di una sua banchina, adattata all’utilizzazione della bicicletta
(Wikipedia, 2007). In Europa, la Danimarca ha creato un proprio sistema nazionale di piste
ciclabili a partire dal 1993, che utilizza strade dedicate esclusivamente al traffico ciclabile o
strade rurali secondarie con traffico veicolare limitato ai locali o alle macchine agricole.
Nell’Europa settentrionale il cicloturismo rappresenta un segmento significativo dell’intera
attività turistica. Anche il Regno Unito e gli USA hanno recentemente dato il via a programmi
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simili, come nel caso del National Cycle Network (Rete Ciclabile Nazionale) inglese, creato
dall’associazione volontaria Sustrans (Sustainable Transport).
Negli USA il programma
Rails-to-Trails cerca di convertire le linee ferroviarie abbandonate in piste ciclabili.
Nel 2003 la pista ciclabile senza interruzioni più lunga di Europa è stata inaugurata lungo
l’autostrada Albacete-Valdeganga in Spagna, per una distanza totale di 22 km. Ma ciclovie a
lungo percorso su sede propria o itinerario misto collegano al momento diversi paesi, come la
Ciclovia del Danubio in Austria, lunga 340 km; o la Ciclovia Berlino–Copenhagen, che collega
la Germania alla Danimarca lungo 630 km. In Italia si stanno portando a compimento due
ciclovie principali per collegare Venezia a due maggiori itinerari ciclabili europei: la Ciclovia
del Brenta, che collega Venezia a Trento (e da qui a Monaco) e la Ciclovia Alpe Adria, da
Venezia a Udine (e quindi a Vienna). La Federazione Ciclistica Europea (ECF) sta
promuovendo, con l’aiuto dell’Unione Europea, una rete di 13 ciclovie attraverso l’Europa
denominata “Eurovelo”.
Il logo del NSCR
Ma la più recente e più lunga (6.200 km) ciclovia europea, recentemente inaugurata
(novembre 2007) è la Via Ciclabile del Mare del Nord “NSCR - North Sea Cycle Route”
(NSCR, 2006), realizzata grazie ad un partenariato internazionale e con il finanziamento al
50% del programma Interreg IIIB North Sea della Commissione Europea. La parte restante
del cofinanziamento è stata investita dai partner del progetto che comprendono quasi 70
regioni di 8 paesi con circa 700 amministrazioni comunali. La forza e l’impegno del
partenariato si sono dimostrati nei congressi annuali della rete NSCR, che hanno luogo
almeno una volta l’anno per discutere delle importanti questioni inerenti il percorso.
Quest’ultimo si snoda lungo le coste di Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia,
Norvegia, Scozia ed Inghilterra, basandosi su percorsi ciclabili ed indicazioni segnaletiche già
esistenti a livello nazionale, regionale o locale.
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La mappa del percorso NSCR (Google Maps copyright)
Il sito Web (http://www.northsea-cycle.com) viene considerato la parte centrale del
complesso progettuale, in quanto permette ai partner di condividere la competenza e le
esperienze anche in futuro. Esso contiene relazioni, newsletter, elenchi di punti di contatto,
ecc.. Per i ciclisti vi è inoltre una quantità di informazioni pratiche, quali:
-
una descrizione di tutte le regioni percorse dalla ciclovia;
-
un registro elettronico per la ricettività con collegamenti diretti alle aziende e le
istruzioni per le prenotazioni. Si tratta di uno strumento di utilità per il ciclista che offre
una calda accoglienza con i servizi specifici per il cicloturista, come, ad esempio, dove
parcheggiare in sicurezza e dove trovare attrezzature per asciugare i vestiti umidi;
-
mappe interattive ed un database con numerosi articoli sul patrimonio naturalistico e
culturale che si troverà lungo il percorso, inoltre le varie tappe della NSCR possono essere
scaricate come file GPX per essere utilizzate sul proprio navigatore portatile;
-
una particolare interazione con il turista/utente è fornita attraverso:
ƒ
“Tour planning”, che fornisce al ciclista uno strumento pratico per pianificare le
tappe a corto e lungo raggio, inclusa l’opzione “Creati la tua guida turistica
stampabile in formato PDF”;
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le pagine “Facts and Figures”, dove il viaggiatore ha la possibilità di unire le
informazioni pratiche ad articoli che illustrano le attrazioni del patrimonio
culturale e naturale esistenti lungo il percorso;
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la sezione “I did it”, dove il ciclista viene incoraggiato a registrarsi, per essere
compreso in un elenco di sportivi che hanno compiuto l’intero percorso della
NSCR.
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la sezione “Riders Comments”, che permette al viaggiatore di lasciare i propri
commenti e suggerimenti alla pubblica attenzione.
Tra le realizzazioni più impegnative previste nel progetto vi è la creazione di una struttura di
gestione permanente fra i vari paesi coinvolti nel percorso, il monitoraggio degli utenti, e la
valutazione del rientro economico.
Integrazione ciclovie-pedovie: il più lungo percorso integrato
Ancora più interessante è il fatto che l’NSCR è connesso ed interagisce nella progettazione e
nel percorso con il Sentiero del Mare del Nord “North Sea Trail”, creato dal progetto NAVE
Nortrail, anche esso finanziato in parte dall’Unione Europea con il programma Interreg IIIb
North Sea. L’integrazione fra i due percorsi è realizzata non solamente dal tipo di mezzi di
trasporto che devono essere utilizzati per la loro percorrenza (in bicicletta e a piedi) o per il
tragitto quasi uguale di tutti e due, ma soprattutto per la caratteristica culturale del
programma NAVE.
Il logo del North Sea Trail
Lo scopo di quest’ultimo è infatti di creare una serie di sentieri pedonali lungo la costa del
Mare del Nord per permettere di usufruire dei particolari paesaggi costieri ed allo stesso
tempo, per scoprire le speciali caratteristiche di queste località – quello che le rende diverse
e quello che le rende unite nella comune cultura del Mare del Nord. Il progetto, mentre crea e
restaura sentieri, opera anche per migliorare l’accessibilità a molte caratteristiche del
patrimonio tradizionale.
Anche l’imprenditoria locale è coinvolta in modo da permettere che l’economia locale possa
beneficiare del North Sea Trail e l’industria turistica possa fornire valore aggiunto a questa
esperienza.
In alcune zone i sentieri sono ben sviluppati, in altre devono ancora essere
creati. Fin’ora ben 26 regioni in Norvegia, Danimarca, Germania, Olanda e Regno Unito sono
coinvolte nell’iniziativa. Anche in questo caso è stato realizzato un sito Web molto accurato
(www.northseatrail.org ), che permette al viaggiatore di compiere un itinerario razionale e
sicuro. Particolare attenzione è stata rivolta agli aspetti del patrimonio tradizionale culturale: il
sito Web offre accessibilità a centinaia di articoli su temi come:
-
stili costruttivi ed architetture;
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-
culture e tradizioni;
-
il patrimonio naturale;
-
le rotte storiche;
-
la vita lavorativa: oggi e ieri.
Gli obiettivi del progetto NAVE sono:
-
creare una rete di sentieri; facilitarne l’accesso ed identificare le strutture fisiche di
sentieri pedonali, collegamenti costieri, linee di fari, ecc…, all’interno dei paesaggi
costieri dei paesi che circondano il Mare del Nord, permettendo ai visitatori locali o
stranieri di riconoscere un concetto di patrimonio culturale costiero orientato verso il
turismo;
-
creare una rete di patrimonio tradizionale, identificando la ampia varietà di località e di
aree di importanza culturale e di interesse pubblico nei paesi che fronteggiano il Mare
del Nord e rafforzando la collaborazione internazionale fra diverse istituzioni, in modo
da identificare i diversi aspetti della tradizione culturale del Mare del Nord che ognuna
delle istituzioni partecipanti gestisce e rappresenta attraverso le sue attività quotidiane;
-
sviluppare una rete ricettiva, contribuendo allo sviluppo di una comprensione collettiva
del concetto culturale del Mare del Nord all’interno del contesto del mercato turistico
europeo, attraverso un programma di sviluppo imprenditoriale e di incentivazione
imprenditoriale mirato alle aziende per la ricettività su piccola scala, ristorazione, attività
di noleggio (barche, biciclette), artigianato tradizionale, ecc…, in aree a basso livello di
occupazione e quindi creando fonti di reddito alternative nelle regioni costiere. Il
progetto mira a sviluppare una rete ricettiva, inclusa la gastronomia tradizionale, in ogni
regione che partecipa al progetto stesso;
-
sviluppare un sentiero della conoscenza attraverso una comune piattaforma della
cultura del sapere europea della Costa del Mare del Nord, con informazioni diversificate
mirate a diversi settori di pubblico, di turisti, di risorse educative, di servizi per l’imprenditoria,
ecc… Questa piattaforma della conoscenza viene sviluppata sulla base di un’alta
qualità, basata sui risultati degli ambienti di ricerca di punta nei paesi partecipanti del
Mare del Nord ed è rivolta a tematiche quali gli studi comparativi del patrimonio
tradizionale e i vecchi modi di vita (i pescatori/gli agricoltori), la navigazione (i fari) i
manufatti di differenti tipi di paesaggi culturali e di lavoro della terra, del patrimonio
culturale marino e così via (Engelsvold, 2004).
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Progettazione di percorsi
La progettazione di un percorso è un processo complicato che richiede un approccio
sistematico: innanzitutto un’appropriata finalizzazione di scopi, obiettivi, metodi e risultati;
quindi occorre determinare correttamente tutti gli elementi locali necessari ad una corretta
pianificazione. Occorre quindi selezionare gli strumenti progettuali e gli ausili tecnici che
andranno quindi saggiamente utilizzati per un risultato corretto. Infine è importante
sottolineare che non è credibile l’esistenza di una metodologia standardizzata di
pianificazione valida per tutte le diverse tipologie e dimensioni di percorso e soprattutto per le
infinite tipologie di territorio da prendere in considerazione.
Ma una valida strategia si può basare sopra un’accurata investigazione preliminare di tutte le
caratteristiche locali in termini di valori materiali ed immateriali, per determinare i punti di
forza e di debolezza del territorio ai fini dello sfruttamento turistico e della sostenibilità
ambientale.
Finalità di progettazione
Ai fini della pianificazione, nell’ipotetico caso di partire da un territorio vergine, libero da
itinerari turistici già esistenti, è quindi importante: 1) realizzare un inventario di tutte le
caratteristiche attraverso una lettura puntuale del territorio in questione; 2) definire
esattamente gli obiettivi a cui si punta; 3) selezionare il tipo di percorso da utilizzare. Infatti, il
termine “percorso turistico” implica diverse categorie di itinerari che differiscono non
solamente nella loro finalità, ma anche nella tipologia. Queste possono essere
sommariamente divise in: a) sentieri o piste da percorrere a piedi o in bicicletta o a cavallo;
b) itinerari tematici da percorrere con differenti mezzi (di solito in macchina). Oltre al mezzo di
trasporto, la differenza risiede essenzialmente nella densità di attrazioni offerte: una linea
continua di immersione nel primo caso; una rete di nodi di interesse connessi da aree di
spazi indifferenziati nel secondo caso.
Anche la finalizzazione del visitatore/turista è un’altra delle scelte che il progettista deve
operare. I percorsi attraggono una gran varietà di utenti, come lo straniero che pernotta sul
luogo e visita il percorso per una vacanza di interesse particolare, il visitatore locale che
frequenta il percorso (o parte di esso) durante brevi escursioni, o il cittadino in gita giornaliera. Nei termini della progettazione è importante essere familiari con il segmento turistico a
cui si mira. Una delle problematiche più difficili per lo sviluppo dei percorsi è data dalla
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estrema diversità dei gusti che esistono nei vari segmenti turistici. Ciò a volte è legato alla
scala con cui viene affrontato il tema. Ad esempio, l’enfasi sul patrimonio locale (i fatti
secondari culturali e storici regionali) può attrarre soprattutto il visitatore locale, mentre gli
aspetti maggiori della storia del passato, le civilizzazioni, le conquiste imperiali dell’antichità,
attraggono soprattutto i visitatori stranieri.
Sul piano economico della progettazione, considerando le esperienze internazionali sui
percorsi turistici sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, si nota che esistono
diverse condizioni chiave, preliminari a percorsi turistici di successo. In particolare sono stati
sottolineati quattro ingredienti di successo particolarmente significativi:
-
reti di cooperazione, pianificazione e gestione a livello regionale;
-
sviluppo di prodotto, di infrastrutture di accessibilità;
-
partecipazione a livello di comunità, sviluppo di micro-imprenditorialità ed innovazione;
-
informazione e promozione.
Sul piano tecnico, i due principi critici per la progettazione di un percorso turistico sono lo
sviluppo di un prodotto innovativo e la realizzazione di infrastrutture ed accessibilità.
In questo modo è importante che fin dall’inizio vi sia una visione chiara e concorde di quello
che la regione/località desidera ritrarre. Una condizione preliminare è quindi la realizzazione
di una precisa indagine dei bisogni regionali e dell’assetto turistico, un compito che richiede
di raccogliere assieme tutti i principali attori chiave regionali in modo da sviluppare un
prodotto basato sulla domanda, che soddisfi tutte le aspettative e crei legami con le PMI.
Adeguate informazioni e promozione di mercato per ogni iniziativa di percorso turistico
costituiscono infine un elemento essenziale nella costruzione di un percorso turistico di
successo (Rogrson, 2006)
In una seconda fase della pianificazione sarà importante assicurare una buona disponibilità
di infrastrutture. Si fa qui riferimento alle rete di strade o di sentieri sui quali il turista dovrà
viaggiare, che dovranno essere di standard qualitativi tali da attrarre e soddisfare il potenziale
visitatore. Per il turismo automobilistico la qualità della rete viaria è vitale. L’aspetto
panoramico dei percorsi è considerato vitale per il visitatore giornaliero che mira ad una
guida ricreativa piuttosto che arrivare da un punto A ad un punto B. Oltre alle strade, un altro
aspetto cruciale delle infrastrutture riguarda la segnaletica e la ricettività, i servizi di ristoro e
quelli sanitari. Meyer (2004) sottolinea che i progettisti di percorsi turistici non devono
trascurare questi ultimi aspetti di infrastrutture viarie, che possono anche fornire validi
collegamenti con le PMI.
Come per la disponibilità e la qualità delle infrastrutture, anche l’accessibilità al percorso è un
altro requisito fondamentale per il successo. E’ evidente che tutti i maggiori ostacoli
all’accessibilità dei trasporti influiscono sulla crescita turistica, come il costo dei biglietti aerei
e i collegamenti pubblici verso destinazioni specifiche. La localizzazione di un percorso e la
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sua vicinanza alla principale fonte di turismo o alle aree che lo generano determineranno la
clientela attratta e le necessità di cui occorrerà tenere conto durante la fase di progettazione.
Un percorso situato oltre una giornata di viaggio dalla principale area di generazione turistica
dovrà presentare attrazioni tali da invogliare i visitatori per un periodo di tempo più lungo, ma
avrà anche bisogno di strutture ricettive per l’ospitalità. La maggioranza delle iniziative di
percorso è su misura dei turisti giornalieri, in modo da ridurre notevolmente i costi
infrastrutturali e di sviluppo. I percorsi che mirano ad attrarre i turisti pernottanti sono
generalmente collegati alle attività fisiche, come i trekking e le ciclovie.
Elementi di progettazione
Secondo Pardellas de Blas e Padín Fabeiro (2003), quando si analizza il modo di pianificare
una destinazione, svolgono un ruolo chiave i seguenti elementi e la maniera in cui
interagiscono:
-
il mercato della domanda turistica – che deve essere definito riferendosi in via
generale al luogo abituale di residenza dei potenziali utenti dei servizi turistici. Il turista
generalmente viaggia verso una particolare destinazione per provare nuove sensazioni,
ma le sue aspettative e preferenze, come le ragioni per la scelta di tale destinazione,
saranno sempre condizionate dall’influenza delle caratteristiche che esistono nel suo
luogo di origine. Quindi la caratterizzazione del mercato della domanda è un fattore
fondamentale nella pianificazione e progettazione della destinazione, specialmente per
le amministrazioni locali.
-
La regione di destinazione – il turista può scegliere di andare in luoghi differenti, ma
solamente il luogo dove decide di passare la notte verrà considerato come la regione di
destinazione. Quindi i suoi confini saranno soggetti alle caratteristiche e ai modelli di
viaggio, in questo modo le regioni possono risultare grandi o piccole, sovrapporsi o
meno, in funzione ad esempio, del sistema di trasporto e della distanza. Il pianificatore
deve sapere che le regioni esistono a livelli differenti in una destinazione e che
l’esistenza di confini amministrativi può limitare la pianificazione e la progettazione di
una regione di destinazione.
-
Il complesso di attrazione -
all’interno dell’area geografica in questione i
raggruppamenti di attrazioni e di servizi, che assieme formano una sotto-destinazione
locale, si collocano in uno spazio specifico definibile come “nodo”. La struttura spaziale
di tal nodi prende la forma di tre anelli concentrici. Il “cuore” rappresenta l’elemento
centrale, definibile di conseguenza come l’elemento centrale di attrazione di una
destinazione turistica. Può essere rappresentato da un’attrazione, un paesaggio o
un’area con importanti monumenti per il turista. E’ circondato da un’area di
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contemplazione che agisce come scenario tanto fisico quanto psicologico per
l’esperienza del turista. A sua volta, tale area di contemplazione è circondata da uno
spazio costituito dall’area esterna di influenza dove sono collocati i servizi e gli esercizi
commerciali che sostengono il turismo. I nodi posseggono due elementi principali che
sono spesso indipendenti: il complesso di attrazione e le componenti di servizio. Il
complesso di attrazione consiste in ogni attrazione o offerta turistica
che rende
possibile al turista di visitarla o vederla. Quindi, a completamento del concetto di nodo,
è essenziale menzionare gli “elementi di servizio” che riguardano una vasta gamma di
esercizi, quali la ricettività, il commercio al minuto e gli altri servizi necessari al turismo.
-
Gli evidenziatori – che stimolano la percezione del modo in cui il visitatore potenziale
viene a sapere della destinazione. Sono composti da tutti gli elementi informativi che
circondano un’attrazione, che possono essere di natura promozionale o anche
semplicemente di natura informativa e che in genere rappresentano i fattori
fondamentali nella determinazione della scelta e dell’incoraggiamento per il turista a
viaggiare verso quella destinazione, come per i suoi movimenti all’interno dell’area di
destinazione.
-
Il portale – l’accesso e l’uscita dal territorio. Il portale riveste un ruolo particolarmente
rilevante sia fisico che psicologico nella configurazione della regione di destinazione, in
quanto costituisce il primo punto di contatto con il turista, indica la fine del viaggio più
importante per il turista, offre il primo sguardo sulla destinazione, aiuta il turista ad
orientarsi nella regione di destinazione, ecc…
-
Il percorso viario – che permette al turista di muoversi tra il complesso di attrazione ed
i servizi e fra i differenti nodi. I percorsi vengono scelti secondo le ragioni personali che
hanno indotto il turista a scegliere quella particolare destinazione, come anche
l’accesso ai servizi per i differenti tipi di veicoli che possono essere usati. Il modello più
comune suppone che i nodi non siano tutti collegati allo stesso modo e che il viaggio
lungo il percorso si possa fare in una od in entrambe le direzioni. Questo significa che
non tutti i viaggiatori sceglieranno la stessa via.
Per quanto riguarda la scelta del percorso, il problema è di trovare la via migliore ad uno
scopo determinato ed all’interno di limiti significativi, Attualmente, per fornire aiuto alla
pianificazione turistica ed alla determinazione degli obiettivi, esistono molte teorie e modelli
basati su diverse teorie ed algoritmi, come:
-
il modello di Mariot – che evidenzia come tra il punto di partenza e quello di arrivo
esistono tre possibili itinerari: il viaggio di andata, quello di ritorno e l’itinerario creativo;
-
il modello del Sistema di Rete – che esemplifica il percorso come una rete costituta da
archi (strade) e nodi (incroci);
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-
il modello di Miossec – che integra la funzione distanza con altri elementi come il clima,
la politica, la lingua e la conoscenza;
-
il modello di Campbell – che differenzia due diverse modalità di movimento a partire dal
centro urbano: il turista ricreativo (che preferisce le attività ricreative a quelle di viaggio)
e il viaggiatore (che concepisce le vacanze come viaggio da un punto ad un altro);
-
il modello “a Zone” – che classifica il territorio in aree a carattere omogeneo a seconda
dei diversi interessi di attrazione (natura, cultura, ricreatività, ecc…);
-
il modello “di Distanza” – che suddivide il territorio in aree funzionalmente distanziate:
area delle gite giornaliere, area dei week-end, area delle ferie.
I modelli di distanza utilizzano un concetto a zone dove si stima che il traffico turistico
diminuisca con il crescere della distanza dal cuore dell’attrazione.
Empiricamente il problema della pianificazione turistica può essere suddiviso in due parti: la
prima caratterizzata dagli elementi quantificabili
e quindi matematicamente definiti, ad
esempio il percorso più corto o meno costoso per arrivare da un punto ad un altro. La
seconda caratterizzata da elementi non facilmente quantificabili, come gli elementi che
rispondono alla richiesta psicologica del viaggiatore.
Per questo motivo, la prima parte della progettazione può essere agevolata dall’uso di
strumenti geoinformatici, come il GIS9 o altro software che permetta di strutturare in modo
9
Il GIS, o Geographical Information System (Sistema Informativo Territoriale) è uno strumento software che
lavora su due diversi tipi di dati: vettoriali e raster. Quelli vettoriali descrivono le informazioni di oggetti
puntuali su differenti punti, linee e poligoni, vengono codificati e memorizzati in un inventario di coordinate
x,y per localizzare l’oggetto su di una mappa.
I dati raster servono a descrivere fenomeni continui
rappresentati da un valore che cambia nello spazio o nel tempo, come l’altitudine, la pendenza, la
temperatura, ecc… Un’immagine raster è formata da un numero di celle ed è simile ad una mappa o
fotografia scannerizzata. Il GIS utilizza entrambi i tipi di dati. Inoltre offre la possibilità di memorizzare un
nome (codice) al dato vettoriale, che può essere quindi ricercato nel database ed utilizzato per selezionare
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sistematico il processo di scelta decisionale e di valorizzare le potenzialità di analisi spaziale
e geografica grazie a differenti strumenti, quali: la sovrapposizione di differenti temi ed
elementi, la selezione su base della distanza, la selezione degli elementi di una mappa,
l’analisi tridimensionale che permette di creare punti di vista virtuali e visualizzazioni di
paesaggi virtuali per uno spettatore potenziale in un luogo determinato. Inoltre alcuni
strumenti software 3D avanzati permettono di realizzare simulazioni di pianificazione
territoriale.
La seconda parte della progettazione può essere agevolata dall’aiuto soggettivo di un
esperto e dall’analisi dei punti di forza e di debolezza delle diverse scelte (Grandi, 2004). Una
tabella semplificata che contiene gli elementi base per agevolare la determinazione di un
percorso è riportata di seguito:
Elementi principali per la selezione di un percorso turistico
(modificato da: Grandi, 2004)
n° di turisti coinvolti
mezzi di trasporto utilizzati
n° di giorni di permanenza
elementi di gestione e organizzazione
orario dei mezzi di trasporto
ricettività preferita dal tour operator
ecc…
costi di viaggio
percentuale del tour operator
reddito dei viaggiatori
tassi di cambio ufficiali
elementi economici e finanziari
tariffe musei, monumenti, visite, ecc..
tariffe hotel e ristoranti
costi assicurativi
benefit dal tour operator
ecc…
aspettative ed aspirazioni individuali
età
stato di salute
stato di famiglia (single, coniugato, con figli)
stile di vita
elementi sociali e culturali del turista
istruzione
gusti
considerazione del paesaggio
stato sanitario della destinazione
disponibilità di spesa
ecc…
stagione
clima
stabilità politica della destinazione
elementi geopolitici ed ambientali
distribuzione delle risorse ambientali
distribuzione delle risorse storiche, culturali
distribuzione delle risorse ricreative
ecc…
Elementi di base per la determinazione di un percorso turistico (modificato da: Grandi, 2004)
oggetti, può anche associare e memorizzare differenti dati (non solo geografici). Tutto ciò permette di creare
differenti temi legati al territorio che possono essere sovrapposti ad una mappa geografica come meglio
necessita ai fini dell’utente.
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Sostenibilità ambientale e strategie di sviluppo
Per quanto riguarda i problemi ambientali, è importante che l’operazione di pianificazione
venga portata avanti assieme alle autorità ambientali dell’area. Nel 1999-2000 la
Federazione Europea dei Parchi ha pubblicato la Carta Europea del Turismo Sostenibile
nelle Aree Protette, basata su un precedente rapporto del 1993, nel quale si dimostrava la
relazione importante e sensibile tra turismo ed aree protette (Europarc, 2007). I principi
fondamentali che hanno ispirato la Carta si riconoscono validi non solo per le aree naturali
protette e le riserve, ma dovrebbero essere presi in considerazione per ogni pianificazione di
turismo sostenibile.
Come la Carta mette in evidenza, allo scopo di assicurare uno sviluppo turistico sostenibile è
importante organizzare incontri di pubblica consultazione e costituire un forum permanente,
od un’organizzazione equivalente, fra tutti coloro che sono direttamente coinvolti: le autorità
ambientali locali, i comuni, le associazioni civiche e per la tutela ed i rappresentanti
dell’industria turistica. Dovrebbero essere stretti e sviluppati contatti permanenti con gli enti
nazionali e regionali. In tale contesto è auspicabile la definizione di una strategia a medio
termine (5 anni) per lo sviluppo del turismo sostenibile nell’area La strategia si dovrebbe
basare su un’attenta consultazione e dovrebbe essere approvata e recepita dagli attori locali.
Essa dovrebbe comprendere:
-
una definizione dell’area di influenza di tale strategia, che si potrebbe estendere anche
al di fuori dell’area implicata;
-
una valutazione del patrimonio naturale, storico e culturale dell’area, delle infrastrutture
turistiche, delle circostanze economiche e sociali, considerando i temi delle opportunità
di domanda, offerta e potenziale;
-
una valutazione dei visitatori presenti e del potenziale mercato in futuro;
-
una serie di obiettivi strategici per lo sviluppo e la gestione del turismo, composta da:
-
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salvaguardia e valorizzazione di ambiente e patrimonio
ƒ
sviluppo economico e sociale
ƒ
salvaguardia e miglioramento della qualità di vita dei residenti
ƒ
gestione dei visitatori e miglioramento della qualità del turismo offerto
un’indicazione dell’allocazione delle risorse e dei partner necessari all’implementazione
della strategia, alla condivisione dei compiti ed all’ordine di priorità;
-
una serie di proposte per il monitoraggio di tale strategia (metodi ed indicatori).
Tra le priorità di obiettivo per la pianificazione di un percorso di turismo sostenibile (facendo
di nuovo riferimento al manuale per il turismo sostenibile – Europarc, 2007) si possono
enunciare i seguenti temi:
-
protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale;
-
monitoraggio dell’impatto su flora e fauna e controllo del turismo nelle località sensibili;
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-
promozione delle attività, incluso l’uso turistico, che permettono la salvaguardia del
patrimonio storico, culturale e delle tradizioni;
-
preservare le risorse naturali;
-
incoraggiare i visitatori e l’industria turistica a contribuire alla loro conservazione;
-
migliorare la qualità dell’esperienza turistica;
-
indagare sulle aspettative e la soddisfazione dei visitatori presenti e potenziali;
-
favorire iniziative di controllo e miglioramento della qualità di servizi ed esercizi,
portandole a conoscenza dell’opinione pubblica;
-
fornire strumenti e servizi educativi che illustrino l’ambiente ed il patrimonio del territorio
ai visitatori ed ai residenti;
-
coinvolgere le comunità locali nella pianificazione del turismo del territorio;
-
promuovere l’acquisto dei prodotti locali da parte dei visitatori e del mercato turistico;
-
favorire l’impiego di manodopera locale nel turismo;
-
favorire l’utilizzo di mobilità con mezzi pubblici, a piedi ed in bicicletta, in alternativa
all’automobile privata;
Gestione centralizzata della diversità biologica e del turismo
Allo scopo di promuovere il turismo sostenibile la Conferenza per la Convenzione sulla
Diversità Biologica (CBD) nel 2000 ha accettato l’invito, in riferimento alla diversità biologica,
a partecipare al programma di lavoro internazionale sullo sviluppo del turismo sostenibile nel
quadro del processo promosso dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile. Nel giugno
del 2001 a Santo Domingo si svolse quindi il Seminario su Diversità Biologica e Turismo che
pubblicò le “Le Bozze di Linee Guida per le Attività Connesse allo Sviluppo del Turismo
Sostenibile negli Ecosistemi Vulnerabili Terrestri, Marini e Costieri e negli Habitat di Maggior
Importanza per la Diversità Biologica e nelle Aree Protette, Inclusi i Fragili Ecosistemi Fluviali
e Montani”. Anche se l’obiettivo principale delle Linee Guida sono gli ecosistemi e gli habitat
vulnerabili, esse costituiscono un modello appropriato per il turismo e la diversità biologica
anche per tutte le altre località geografiche e destinazioni turistiche (CBD, 2002). Le Linee
Guida del CBD mirano a render mutuamente interattivi turismo e biodiversità, coinvolgendo il
settore privato e le comunità locali ed indigene e promuovendo uno sviluppo di infrastrutture
e pianificazione del territorio basati sui principi della conservazione e dell’uso sostenibile
della biodiversità.
Esse definiscono quello che l’imprenditore o l’investitore turistico
dovrebbero fare per ottenere approvazione, come le autorità dovrebbero gestire il processo
di approvazione e come sostenere la fase di transizione al turismo sostenibile attraverso
l’educazione e la capacità creativa.
Le Linee Guida suggeriscono che le agenzie governative, le società private ed altri soggetti
di progetti ed attività turistiche dovrebbero essere obbligati a presentare le proposte
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attraverso un processo ufficiale di candidatura. Dovrebbero fornire una completa e puntuale
informativa preliminare alle autorità e a tutti gli attori del sistema, incluse le comunità locali ed
indigene, in modo da ottenere “un consenso preliminare informativo”. Dovrebbero essere
analizzate le attività proposte e in quale maniera esse possono influire sulle condizioni sociali
ed economiche delle comunità locali, sull’ecologia del sito e delle sue vicinanze e sulle
piante, animali ed ecosistemi che potrebbero essere coinvolti, nonché ogni possibile
implicazione di sconfinamento.
La copertina della pubblicazione delle Linee Guida su Diversità Biologica e Turismo
Le Linee Guida del CBD propongono che i governi stabiliscano per le attività turistiche un
processo di gestione in 10 fasi che coinvolga tutti i soggetti (inclusi il settore privato, le
comunità indigene e locali, le organizzazioni non governamentali) allo scopo di:
1. Raccogliere informazioni di base che includano: dati nazionali e locali sulle condizioni
ambientali e socio-economiche presenti, tendenze dell’industria turistica e come queste
colpiscono le comunità locali, biodiversità - distruzione e risorse, compresi i siti di
particolare importanza ambientale o culturale, piani e relazioni nazionali, regionali e locali
sulla biodiversità e lo sviluppo sostenibile.
2. Sviluppare una visione complessiva su lungo termine per lo sviluppo sostenibile,
espressa come una serie di obiettivi economici, sociali ed ambientali, di pianificazione
dell’uso del suolo, funzionalità degli ecosistemi, conservazione della biodiversità e utilizzo
sostenibile, diminuzione della povertà, partecipazione delle comunità indigene e locali.
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3. Definire obiettivi specifici, comprensivi di attività e calendari definiti, per far si che l’intero
sviluppo turistico abbia un impatto ambientale accettabile e risponda veramente alla
domanda di mercato.
4. Rivedere la legislazione e la sorveglianza in merito a: pianificazione dell’uso del suolo,
valutazione ambientale, licenze edilizie, standard turistici, procedure di rilascio delle
licenze per lo sviluppo e l’attività turistica, incentivi al turismo sostenibile, applicazione di
strumenti finanziari per la gestione di turismo e biodiversità e pianificazione e
localizzazione di esercizi commerciali turistici.
5. Valutare l’impatto potenziale dei nuovi progetti, nei quali dovrebbero essere integralmente
determinati gli effetti ambientali, sociali, culturali ed economici, sia positivi che negativi.
6. Gestire gli impatti ambientali, evitando o minimizzando i danni alla biodiversità. I punti
critici riguardano la localizzazione, i flussi di traffico, i controlli comportamentali, la
salvaguardia delle aree più sensibili, e la limitazione del numero e dell’impatto dei
visitatori.
7. Fare in modo che le scelte decisionali siano trasparenti e responsabili. Le comunità
indigene e locali implicate devono essere contattate, consultate e coinvolte per un
consenso preliminare.
8. Attuare il processo decisionale stabilendo un sistema di responsabilità preliminare: il
progettista o pianificatore, l’autorità responsabile, il soggetto chiave e la comunità locale.
9. Monitorare l’impatto e la conformità realizzando un sistema di rapporti attraverso
indicatori che riguardino tutti gli aspetti della gestione della biodiversità e del turismo
sostenibile, compresi gli aspetti socio-economici e culturali, le specie minacciate,
l’esclusione delle specie estranee invasive, la conformità con le norme nazionali od
internazionali di accessibilità alle risorse genetiche e la prevenzione della rimozione non
autorizzata di risorse genetiche. Sono anche di vitale importanza le condizioni e le
tendenze generali ambientali e di biodiversità, nonché quelle del turismo e del suo
impatto.
10. Perseguire una gestione flessibile: le decisioni non si possono prendere e dimenticare. Il
quadro può venir offuscato da processi non-lineari, da interruzioni temporali tra causa ed
effetto e dall’incertezza generale. La gestione deve essere flessibile, deve accettare il
modello “apprendere-costruendo” e monitorare e rispondere all’andamento dei risultati.
Sempre citando le Linee Guida del CBD, occorre che le procedure sopra citate vengano
sostenute da campagne di educazione ed informazione della pubblica opinione su lungo
termine. Occorre anche che il turismo sostenibile venga sostenuto da attività di capacità
creativa, che dovrebbero mirare a rafforzare le competenze governative e dei soggetti
implicati nello svolgimento del loro ruolo. Capacità creativa include anche il rafforzamento
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delle risorse umane e delle competenze istituzionali, trasferimento di know-how, sviluppo di
strutture appropriate e formazione su biodiversità, turismo sostenibile, valutazione e gestione
di impatto.
Coinvolgimento pubblico e di comunità
Il coinvolgimento pubblico, delle comunità locali e dei turisti visitatori è una componente
essenziale e critica della pianificazione dei percorsi turistici e delle attività di monitoraggio
sugli effetti del percorso.
Il coinvolgimento dei cittadini e degli attori chiave nella determinazione decisionale delle
risorse è largamente sostenuta e messa in atto come parte essenziale dell’approccio di
partecipazione alle politiche pubbliche. La partecipazione del cittadino nella teoria politica
dovrebbe mirare allo sviluppo di una visione condivisa del bene pubblico e condurre ad
un’azione collettiva per l’attuazione di tale stato (Lauber e Knuth, 2000). La ricerca su
coinvolgimento e partecipazione pubblica ha portato ad: a) identificare i risultati dei differenti
approcci; b) determinare le caratteristiche di partecipazione che influenzano tali risultati; c)
analizzare in quale maniera il contesto di partecipazione influenza tali processi e risultati; d)
sviluppare contesti di valutazione per la determinazione della partecipazione pubblica
(Williams, 2007).
Il coinvolgimento dell’approccio pubblico varia nella quantità di controllo e di potere concesso
ai cittadini. Una caratterizzazione dei diversi tipi di approccio attualmente esistenti è stata
fornita da Lauber and Knuth (2000):
-
Approccio a carattere autoritario. La Pubblica Amministrazione (PA) detiene la piena
responsabilità per le decisioni gestionali e non prende in considerazione il contributo dei
cittadini durante il processo di determinazione decisionale.
-
Approccio passivo-ricettivo. La PA prende in considerazione il contributo dei cittadini,
ma non lo ricerca intenzionalmente. I cittadini che determinano l’apporto decisionale
sono quelli che hanno preso l’iniziativa di contattare la PA.
-
Approccio inquisitivo. La PA opera sistematicamente per raccogliere l’apporto
contributivo dei cittadini attraverso incontri pubblici, ricerche o altri metodi. La PA decide
quale peso dare a tale contributo nella determinazione decisionale.
-
Approccio di transizione.
La PA facilita il processo con cui i cittadini contribuiscono a
trovare un accordo per le migliori scelte di gestione. In questo modo i cittadini aiutano a
determinare quale peso dare alle prospettive dei differenti soggetti nella determinazione
decisionale.
-
Co-gestione. I soggetti sono coinvolti non solamente nella determinazione decisionale,
ma nell’intero processo di gestione. Negli altri approcci la PA ritaglia un ruolo particolare
o limitato per i soggetti interessati. Nell’approccio di co-gestione la PA lavora in
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partenariato con gli altri amministratori locali, con le organizzazioni non governative,
con gli altri soggetti interessati. Tutti assieme decidono il ruolo più appropriato per
ciascun soggetto nel processo gestionale.
Un’analisi specifica di monitoraggio del coinvolgimento pubblico significa ottenere risultati di
migliore qualità, programmi di gestione più efficienti delle aree ricreative, dove le strutture del
percorso rifletteranno i desideri del visitatore, le sue aspettative ed il suo uso.
Uno degli ultimi esempi di coinvolgimento pubblico nella pianificazione dell’interazione con la
natura ci è offerta dal Servizio Forestale dell’USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli USA),
che a partire dal gennaio del 2007, ha riunito un gruppo di lavoro composto di dirigenti del Servizio
Forestale, specialisti in comunicazione, sociologi e cittadini particolarmente interessati nella
gestione delle aree ricreazionali. Il programma, denominato “Recreation Facility Analysis” è
un processo di obiettivo nazionale con enfasi sulle foreste locali. Ciascuna foresta nazionale
degli USA utilizzerà tale processo in un programma di lavoro quinquennale allo scopo di
gestire ed analizzare al meglio la qualità delle aree ricreative. Tutto questo al fine di
censire il coinvolgimento della partecipazione pubblica e di associarla ad un’analisi di
processo per riunire i risultati in un “piano generale”, sottintendendo la realizzazione di un
processo di determinazione decisionale in contrapposizione a quello analitico (AAVV., 2007).
Lo schema del Programma “Recreation Facility Analysis” del Servizio Forestale USDA
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Riassumendo, in teoria la Recreation Facility Analysis è stata concepita come un processo
su scala nazionale per aiutare i servizi forestali a creare un programma sostenibile per
sviluppare le aree ricreative secondo i desideri, le aspettative e le utilizzazioni del visitatore,
per aiutare a fare in modo che le aree e i servizi ricreativi possano fornire la più appropriata
combinazione di opportunità in conformità alle specifiche caratteristiche di ogni foresta. Gli
scopi del programma sono:
-
migliorare il gradimento dell’utente;
-
fornire potenzialità ricreative consone alla “nicchia” forestale (tale termine designa
quanto ciascuna foresta può offrire in termini di località particolare, opportunità e
esperienze potenziali, sovrapposto ai desideri e alle aspettative del visitatore in termini
di ricreatività su spazi pubblici all’aperto);
-
gestire e mantenere un programma di aree ricreative finanziariamente sostenibile con
standard qualitativi accettabili;
-
eliminare il rinvio delle manutenzioni nelle aree ricreative.
Uno specifico sito Web (http://www.fs.fed.us/recreation/programs/rfa/index.shtml) è stato
creato per agevolare l’attuazione di questo programma, che è stato portato avanti grazie a:
-
un’analisi preliminare su come le aree ricreative delle foreste nazionali vengono
incontro ai desideri del pubblico, prendendo in considerazione l’analisi degli andamenti
ricreativi, l’importanza per le comunità e le attuali carenze nel programma (ad es.
carenze di bilancio, di tempo o di personale, ecc…);
-
un programma quinquennale generale, risultante da questa analisi iniziale, condiviso,
discusso e rivisto pubblicamente;
-
l’apporto di correzioni e cambiamenti al programma proposto, come risultato di un
lavoro di pubblica partecipazione, per definire un programma quinquennale specifico
per ogni foresta nazionale;
-
una revisione annuale di ciascun programma quinquennale apportando, se necessario,
modifiche.
Purtroppo la documentazione programmatica non offre spiegazioni in dettaglio su come sia
strutturata la partecipazione pubblica nella Recreation Facility Analysis, sollevando dubbi da
molte parti circa l’apparente sincerità del programma stesso (Western Slope, 2006).
Ausili tecnici alla progettazione
La pianificazione di un percorso turistico viene spesso considerata come una cosa semplice,
alla portata di tutti, attuabile con le risorse esistenti all’interno delle amministrazioni locali. A
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questo scopo sono disponibili gratuitamente su Internet diversi ausili tecnici composti da
manuali, linee guida e guide tecniche. Questi sono concepiti specialmente per la
progettazione di sentieri nella natura a scopo ricreativo, come piste da sci di fondo, sentieri
per il trekking, l’osservazione naturalistica, la caccia, percorsi per i gatti delle nevi, per
l’equitazione, piste ciclabili, ecc…
Un breve elenco, non esaustivo, della documentazione chiave scaricabile da Internet
evidenzia soprattutto strumenti tecnici di origine statunitense, come:
-
Recreational Trail Design and Construction – dell’Università del Minnesota (Rathke and
Baughman, 2007). Si tratta di una guida per i proprietari di foreste private, associazioni
e organizzazioni (compresi gruppi ambientalisti, gruppi giovanili, scuole, associazioni
per la salvaguardia locale e aree turistiche) che sono interessate a progettare e
costruire sentieri. Descrive passo per passo i metodi di costruzione, i modi per superare
gli ostacoli, come effettuare il drenaggio superficiale e sotterraneo, i tracciati collinari, le
pendenze, l’attraversamento dei corsi d’acqua, dei recinti e la manutenzione. Il lavoro si
conclude con una lista degli standard di costruzione per le tipologie più comuni.
-
Trail Construction and Maintenance Notebook – dell’USDA, Forest Service, Technology
& Development Program, in collaborazione con il U.S. Department of Transportation,
Federal Highway Administration, Recreational Trails Program (Hesselbarth, Vachowski
and Davies, 2007). Si tratta dell’ultima edizione di un lavoro pubblicato nel 1996 che
raccoglieva gli elementi di base per la costruzione di sentieri e la loro manutenzione. In
formato facile e comprensibile è dedicato allo specialista tecnico. Si tratta di una guida
pratica per la sentieristica, esaustiva e con riferimenti bibliografici ai principali siti Web.
Nella sua ultima edizione include pianificazione, progettazione, sistemazione delle
acque
meteoriche,
realizzazione
del
percorso,
fondamenta,
manutenzione,
problematiche per le zone umide, attraversamento di corsi d’acqua, elementi aggiuntivi,
segnaletica, restauro, descrizione ed utilizzazione degli attrezzi.
-
Trail Design – Della Università della Florida, School of Forest Resources &
Conservation (SFRC, 2007). Una breve pubblicazione che si occupa di progettazione,
scelta del percorso, e regole base per la costruzione.
-
Publications on Trail Planning, Design, Construction and Maintenance. Questo sito Web
della Professional Trailbuilders Association, offre un’introduzione con riferimenti alle più
importanti pubblicazioni del settore (PTBA, 2007).
-
Linee Guida Tecniche di UK Sustrans: 1) La Rete Ciclabile Nazionale, Linee Guida e
Dettagli Pratici. 2) Fare Strada alla Bicicletta, Una Guida alla Costruzione di Piste
Senza Traffico (Sustrans, 2007). Sustrans ha pubblicato sul Web una serie di schede
informative professionali su soggetti come: i parcheggi per biciclette, il ciclo-turismo, le
problematiche di progettazione. Il primo dei due manuali stabilisce la filosofia di
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progettazione e i criteri della Rete Ciclabile Nazionale del Regno Unito, ma è adatto
anche per le infrastrutture ciclabili ad ogni livello regionale o locale. Il secondo,
pubblicato nel 1994, costituisce la guida definitiva per la costruzione di percorsi ciclabili
fuori sede stradale.
-
Ciclabilita’ Urbana Orientamenti e Linee Guida. Consiglio Nazionale della FIAB (FIAB
2004). Nel sito della Federazione Italiana Amici della Bicicletta sono riportate brevi linee
guida e consigli tecnici per i progettisti di percorsi ciclabili.
Un approccio integrato multidisciplinare
Si può facilmente concludere che la maggior parte degli ausili tecnici esistenti fanno
riferimento alla costruzione di sentieri nella natura e alle piste ciclabili. Invece, uno dei
problemi che le autorità locali incontrano nello sviluppo di percorsi tematici nel loro territorio
riguarda il come procedere nelle differenti fasi di sviluppo. Una metodologia semplificata per
operare potrebbe essere composta dalle seguenti fasi:
A) analisi dei valori territoriali: grazie a:
1. lettura delle emergenze esistenti nel territorio al fine di sviluppare un appropriato
complesso di attrazioni. Il termine “emergenze” significa in questo contesto: “le
caratteristiche particolari che concorrono a dare al territorio la sua specifica
individualità”. Tali emergenze possono essere sia naturali che culturali e devono
essere raccolte attraverso una appropriata classificazione per i successivi stadi di
elaborazione:
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-
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emergenze naturali
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flora
o
fauna
o
paesaggi naturali
o
risorse geologiche ed idriche
emergenze culturali
o
paesaggi artificiali
o
storia
o
agricoltura
o
artigianato
o
industria
o
altro (pesca, caccia, cultura forestale, ecc…)
emergenze (strutture) ricreative
o
ristorazione ed enogastronomia
o
ricettività e residenzialità
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o
logistica ricreativa (aree pic-nic, aree giochi, sentieri e percorsi, noleggi di
barche e bici, ecc…)
2. Classificazione delle emergenze, stabilendo un’opportuna scala di valori per ogni
emergenza rinvenuta, sia a livello dei suoi attributi quantitativi che qualitativi;
3. Analisi delle emergenze rinvenute e caratterizzate, per collegarle alla loro diffusione
geografica nel territorio. Il miglior modo di procedere a questo scopo è quello di
utilizzare un Sistema Informativo Territoriale GIS.
4. Attribuzione al territorio di una o più tematiche specifiche, sulla base della rilevanza
del potenziale di emergenze rinvenute. Le tematiche possono essere suddivise o
unite assieme in dipendenza della logistica o delle necessità di marketing.
5. Valutazione delle criticità territoriali e sociali, che dovrebbero fronteggiare un
improvviso aumento del turismo. In questa fase della pianificazione sono quindi
necessarie Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e competenze di sociologia.
B) Verifica della consistenza dei soggetti chiave di interlocuzione territoriale (da coinvolgere
nei servizi di gestione turistica) sia per quanto concerne la loro localizzazione, che per la loro
competenza e i compiti che potrebbero essere in grado di svolgere (ad esempio: operatori
turistici, operatori di mercato, autorità locali, organizzazioni ambientali, associazioni, ecc…).
Occorre operare prioritariamente, inoltre, a favore del coinvolgimento della pubblica
attenzione e della determinazione delle comunità locali.
C) Realizzazione di una griglia di connessioni e di rappresentatività tra i valori delle
emergenze e i servizi preposti alla gestione turistica.
Analisi valori territoriali
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Analisi servizi di gestione
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Griglia di valutazione
L’approccio metodologico suggerito per la pianificazione dei percorsi turistici
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Ringraziamenti
Questo lavoro è stato realizzato grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea devoluti al
progetto GreenLink nell’ambito del programma Interreg III B Medocc (progetto n° 2005-052.1-I-137) e grazie anche al contributo del Ministero Italiano delle Infrastrutture e dei
Trasporti. Un ringraziamento particolare per la collaborazione e per i documenti messi a
disposizione è dovuto a:
-
Alberto Alberti, Associazione Giovane Montagna, sezione di Roma
-
APT Latina
-
Associazione “Fiume Cavata”
-
Associazione Culturale “Agro Pontino”
-
Circolo Canottieri di Sabaudia
-
Comune di Latina – Assessorato al Turismo
-
Comune di Terracina
-
Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino
-
Emilio Selvaggi, WWF, sezione di Terracina
-
Pangea Onlus, Sabaudia
-
Riserva del Monumento Naturale di Campo Soriano
Lo studio è stato realizzato da ARSIAL nella sua qualità di partner del progetto GreenLink ed
in dettaglio dal seguente gruppo di lavoro. Autori:
Stefano Carrano
Arsial
Elvira Cacciotti
“
Paolo Onorati
“
Giuseppe Izzo
“
Paolo Collepardi
“
Federico Sorgoni
“
Elisabeth Selvaggi
Pangea Onlus
Stefano Menin
“
Rita de Stefano
“
Giovanni D’Onofrio Riserva Monumento Naturale Campo Soriano
Per maggiori informazioni:
Progetto GreenLink
→
www.green-link.eu
Interreg III BMedocc
→
www.interreg-medocc.org
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti →
ARSIAL
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→
www.infrastrutturetrasporti.it
www.arsial.it
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