La Redazione risponde Beni abbandonati non compresi nei trattati. Di cosa si tratta? A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 5 anno XV - n° 8-9 Agosto-Settembre 2009 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi La storia e la scuola Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Senato, mozione bipartisan per i diritti degli Esuli Aggiornare i testi e la didattica. Il Governo affronti i problemi La richiesta della FederEsuli degli esuli giuliano-dalmati Non è nuova, anzi è dolorosamente antica, la questione dell’assenza, da grande parte della manualistica italiana, della «questione giuliana», cui in questi decenni sono state assegnate poche righe in conclusione del capitolo dedicato alla seconda guerra mondiale. Quando andava bene. Una mancanza, questa, che ha molteplici ragioni, di politica interna e di “opportunità” internazionali. La forte impronta data dal PCI di Togliatti alla Resistenza – al punto da oscurare quella non comunista –, il problema dei governi post-bellici di inserire l’Italia nelle alleanze occidentali, la diffidenza e l’incomprensione di alcune potenze alleate, hanno giocato un ruolo di primo piano nella progressiva emarginazione del confine orientale dalla coscienza pubblica e dai testi in uso nelle scuole. Tuttavia, non è stato sempre così. Chi abbia motivo di sfogliare la stampa quotidiana e periodica dal 1945 ad almeno il 1954, facilmente può verificare quanto fosse presente agli animi la drammatica e angosciosa situazione della Venezia Giulia sotto l’occupazione jugoslava, e quanto acuta fosse l’attenzione per le trattative in corso alla conferenza della pace, fino a quel 1947 che infranse tutte le disperate speranze dei giuliani e dei dalmati, fossero o meno già esuli. Approvata dal Senato, all’unanimiPeterlini (UDC-SVP-Aut), Pittoni (LNP), tà, il 14 luglio, la mozione dei sen. Carlino (IDV), i quali hanno evidenziato Gasparri (PDL) ed altri, ma sottoscritta da le molteplici ragioni che militano a favorappresentanti di tutti i Gruppi, che rire dell’assunzione degli impegni richiechiama ed impegna il Governo ad atsti da parte del Governo. tuare – nell’ambito delle trattative in corIl documento bipartisan richiama so di adesione della Croazia all’Unione anche l’attenzione dell’Esecutivo sul Europea – tutte le misure necessarie per gruppo nazionale italiano nei territori tutelare i diritti degli Esuli giulianoceduti dell’Istria e della Dalmazia e lo dalmati in ordine alla restituzione di beni invita «a lavorare per il pieno rispetto espropriati dal regime jugoslavo ai cittadegli accordi italo-croati a tutela della Mozione bipartisan in Senato dini italiani dopo la Seconda guerra moncomunità nazionale italiana residente (nella foto) sui diritti degli esuli diale. nella Repubblica di Croazia, nel quadro «Considerato che permangono le attese degli esuli italia- della normativa comunitaria sul rispetto delle minoranze». ni dall’Istria, Fiume e Dalmazia» il documento raccomanda La mozione elabora i contenuti del lungo lavoro di di «salvaguardare i diritti degli italiani che hanno abbando- FedEsuli e ANVGD sulle istituzioni e sulle forze politiche in nato i territori assegnati alla ex Jugoslavia; a proseguire, nel- seno al Tavolo di coordinamento fortemente voluto dalle asl’ambito del tavolo Governo-esuli, nella richiesta di una veri- sociazioni degli Esuli giuliano-dalmati, e segue l’incontrofica di tutte le possibilità di restituzione di beni ad essi dibattito promosso a Roma dall’ANVGD con i rappresentanti espropriati». di maggioranza ed opposizione, il 22 giugno scorso, sugli Un impegno fatto proprio dal Sottosegretario di Stato alla obblighi della Croazia nei confronti dei cittadini italiani illePresidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, che, pur riba- galmente espropriati dei beni e, più in generale, sui nodi andendo il sostegno del Governo italiano all’integrazione eu- cora irrisolti: indennizzi per i beni abbandonati, anagrafe, ropea della Croazia, ha rimarcato la necessità di risolvere pensioni, riscatto agevolato degli immobili, conservazione alcune questioni ancora aperte, e sollevate da questa mozio- dei beni monumentali. ne. Analoghi interventi sono venuti dai senatori Camber e Temi, questi, sui quali FedEsuli e ANVGD attendono rispoGasparri (PDL), Pegorer, Perduca, Blazina, Marinaro (PD), ste concrete. di Patrizia C. Hansen (segue a pagina 2) La storia giuliano-dalmata sulla via della seta Si è svolto il 15 giugno a Tashkent, capitale della Repubblica dell’Uzbekistan, il seminario internazionale «Judicial and Legal Reform» organizzato dalla locale Procura della Repubblica in collaborazione con l’Institute for Studies of the Civil Society, il National Center on Human Rights, il Tashkent State Institute of Law. Dodici giuristi da vari Paesi esteri (USA, Giappone, Russia, Francia, India, ed altri) sono stati invitati nella città centroasiatica per discutere su importanti temi giuridico-sociali. Per l’Italia era presente l’avv. Vittorio Giorgi, che ha esposto una relazione sull’istituto dell’Avvocatura in Italia, evidenziando aspetti normativi e pratici della professione forense. Due anni l’avv. Giorgi ha partecipato come osservatore internazionale alle elezioni presidenziali in Uzbekistan, per garantire la regolarità delle operazioni elettorali. Situata lungo l’antica Via della Seta, Tashkent conta oggi oltre due milioni di abitanti e, per i suoi 2200 anni, a settembre ospiterà imponenti manifestazioni celebrative. L’avv. Giorgi è un appassionato della nostra storia, ha scritto diversi e approfonditi articoli sulle nostre vicende e collabora attivamente anche alla nostra vita associativa. Nel corso della sua permanenza nella Repubblica dell’Uzbekistan, Giorgi ha fatto visita anche al Dipartimento di italianistica, incontrandone i docenti, parlando loro del suo impegno associazionistico e consegnando loro simpaticamente, come nella foto qui riprodotta, una copia di “Difesa”. La storia giuliana e dalmata sulla via della seta… Red. Samarcanda (Repubblica dell’Uzbekistan), Facoltà di Lingue straniere - Dipartimento di italiano: i docenti con il nostro mensile. A sin., l’avv. Vittorio Giorgi, “responsabile” di tanto lungo viaggio del nostro giornale… “èStoria” 2009: the Eastern Border at the Gorizia Festival In english language to page 14 «esHistoria» 2009, el confín oriental en el festival de Gorizia En lengua española en la página 15 Indennizzi condizionati dalla crisi economica Conferenza stampa della FederEsuli per fare il punto delle trattative con il Governo Una conferenza stampa della Federazione degli Esuli, il 18 giugno a Trieste, con interventi di Renzo Codarin, Lorenzo Rovis e Renzo de’Vidovich per approfondire l’informazione sul recente Tavolo Governo-Esuli svoltosi a Roma l’11 giugno su iniziativa del Sottosegretario agli Esteri Gianni Letta. Aspettative in parte disattese, soprattutto per quanto riguarda gli indennizzi, ma anche segnali che sciolgono nodi fondamentali per il riconoscimento della storia dell’esodo e della realtà delle associazioni. Segue a pagina 5 Frattini: «Zagabria nell’UE nel 2011» Riunito alla Farnesina il Comitato dei ministri Italia-Croazia so dalla Farnesina a seguito dell’in«L’Italia fornisce un “forte e concontro Frattini- Jandrokovic. Per legvinto” sostegno all’adesione della gere della questione dei beni perCroazia nell’UE entro i primi mesi del 2011. Lo ha detto il Ministro duti dagli italiani bisogna tuttavia Franco Frattini, al termine della riuconsultare le agenzie di stampa e nione del Comitato dei Ministri Ital’articolo apparso su “Il Piccolo il 2 lia-Croazia, a Villa Madama. Bisoluglio a firma di Mauro Manzin, nel gna riprendere le trattative “in temquale a tale riguardo si legge: «Alpi rapidissimi” e mantenere fede al tro tema “caldo” affrontato ieri a calendario attuale, che prevede la Villa Madama il problema dei beni conclusione dei negoziati a fine abbandonati dagli esuli istriani, 2010, “un obiettivo ambizioso che Sulla riunione dei ministri Italia-Croazia fiumani e dalmati. “Esprimo granl’Italia sosterrà”, ha puntualizzato è pesata anche l’ombra del veto opposto de fiducia nello sviluppo del diail Ministro, sottolineando che il dalla Slovenia all’ingresso di Zagabria logo bilaterale con la Croazia – dipercorso della Croazia verso l’ UE nell’UE. Il comunicato della Farnesina, chiara Frattini – sempre però – preemesso al termine dell’incontro non deve essere rallentato dal cisa – riguardo a quei casi che non contenzioso con la Slovenia, per- bilaterale, non ha fatto menzione della sono compresi nel Trattato di ché “le regole europee devono ave- questione dei beni espropriati agli Esuli, Osimo e negli Accordi di Roma. re un percorso autonomo e le que- citata invece dal quotidiano “Il Piccolo” Seguiremo – precisa ancora il mistioni bilaterali non devono internistro – con estrema attenzione il ferire con le adesioni”. […] Il Ministro degli Esteri croato processo di denazionalizzazione in Croazia con un reJandrokovic ha ringraziato l’Italia per il sostegno all’in- golare scambio di informazioni». «Gran parte dei casi – gresso di Zagabria nell’UE, che sarebbe “importante per gli fa eco Jandrokovic – è già stato risolto con Osimo e la pace e la stabilità” dell’intero sudest europeo, ed ha Roma. Certo c’è un numero di persone che non ricade in invitato la Slovenia a bloccare il contenzioso sui confini. questa cornice e il tutto è all’esame della Corte suprema Quindi, ha chiesto all’Italia di investire di più ed in diversi croata. Quello che posso garantire – conclude – è che le settori del proprio Paese». soluzioni che saranno prese dal mio Paese saranno conQuesto, qui riprodotto in parte ma leggibile integral- formi ai più elevati standard europei». mente sul sito del MAE (www.esteri.it), il comunicato emesRed. 2 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 fatti e commenti continua dalla prima pagina La storia e la scuola Aggiornare i testi e la didattica. La richiesta della FederEsuli Ed è utile ricordare come, in realtà, la «questione giuliana» sia stata presente nei manuali almeno sino agli anni Sessanta, come ha argomentato qualche anno addietro lo studioso Antonio Fares in un contributo apparso nella Biblioteca dell’Enciclopedia Italiana. Perché dunque il tema scomparve da allora in avanti? Anche questa domanda ha molte risposte. Un recente intervento del prof. Giuseppe Parlato è, nella sua sintesi, illuminante: «la storiografia ha […] risentito della politica e dell’ideologia […]».«Per un altro verso – prosegue lo storico – la ricerca storiografica fu condizionata anche dalle autorità politiche […] che aiutarono gli Esuli dal punto di vista dell’inserimento […] nella società italiana, a condizione che tale questione rimanesse circoscritta […], che non diventasse cioè un problema strettamente connesso con la definizione dell’identità nazionale […]». Se è vero, come è vero, che la “colpa” del fascismo ha pesato enormemente sulla sottomissione dell’Italia al Diktat del trattato di pace, offuscando il periodo di cobelligeranza, successivamente l’atteggiamento dell’intera Nazione verso gli sfortunati connazionali è stato negativamente condizionato dalla propaganda togliattiana, che aveva interesse ad identificare i profughi con il fascismo. Il graduale passaggio ad un clima di monopolio culturale della sinistra di rigorosa ortodossia comunista e il ridotto interesse dei partiti di massa, anche di centro, per l’identità nazionale, hanno via via emarginato dal dibattito e dall’istruzione pubblici le vicissitudini e le ragioni di una comunità fortunosamente sfuggita alla persecuzione, e il sistema della soppressione violenta come strumento intimidatorio esercitato dalle bande di occupazione. E, in ultimo, ci sembra condivisibile l’analisi di Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera” (La debole unità di un Paese, 26 luglio 2009), laddove l’editorialista rileva come i partiti tradizionali (DC e PCI) fossero «il mastice in una fase storica, seguita alla dittatura e alla sconfitta bellica, in cui l’eredità risorgimentale era stata seriamente lesionata e logorata sul piano politicosimbolico». In quanto, è bene ricordarlo, l’accidentato percorso delle genti giuliane e dalmate verso l’agognata unione con l’Italia affonda le sue radici nel processo risorgimentale, dal quale l’irredentismo democratico e liberale attinse la sua linfa, fino agli istriani fratelli Stuparich, al triestino Slataper, al fiumano Burich. La scuola nell’agenda della FederEsuli Ora, accertato che la storiografia contemporanea ha iniziato a pagare il suo debito grazie ai radicali mutamenti politici avvenuti nell’intero continente europeo e alla dissoluzione dei più ostili apparati ideologici, è tempo che il ripensamento sulla storia del Novecento giunga finalmente anche ai testi scolastici. Ha ragione Parlato, nel citato intervento, quando rammenta come questi libri «tendono a ripetere tesi già consolidate e le innovazione che la ricerca apporta alla comunità degli studiosi raramente vengono recepite tempestivamente dai manuali», anche per la logica commerciale che connota l’editoria scolastica e non, che sforna volentieri antologie ipertrofiche ma non aggiorna i contenuti, o li aggiorna seguendo mode e gusti transitori. Tanto è importante che la «questione giuliana» torni alla memoria e alla consapevolezza del Paese in questa controversa transizione verso un sistema che si vorrebbe federale. Per una somma di ragioni, tutte ben fondate, la FederEsuli ha inserito l’aggiornamento dei testi scolastici nell’agenda di confronto con il Governo, chiedendo espressamente per l’autunno un incontro con i responsabili del Ministero dell’Istruzione. Sul «Tavolo di coordinamento» può già “pesare” favorevolmente una seria produzione storiografica che da diversi anni, in piena libertà come è giusto, affronta ed analizza quel dramma rimosso nel più ampio orizzonte europeo, nella cornice degli scontri fra totalitarismi e nazionalismi esasperati, nel quadro della guerra che ha sconvolto assetti statuali e antichi insediamenti di popolazioni. Soltanto una ricerca storica di alto profilo può e deve impegnarsi in questo senso. Nessuno pensa, ovviamente, ad esigere o imporre una verità di Stato, propria dei regimi totalitari; ma un vero, serio impegno di lunga durata nel sensibilizzare autori, editori, dirigenti e docenti ad aggiornare le categorie concettuali e gli strumenti didattici. Se la scuola dev’essere luogo di formazione del futuro cittadino, questi non può non essere posto in condizione di conoscere la storia nella sua integrità, depurata dalle incrostazioni sedimentate nei decenni dai dogmatismi di opposte concezioni illiberali. Nuove linee-guida devono essere concepite e diffuse a beneficio sì della memoria di quanti hanno patito violenze e ingiustizie irreparabili, ma anche della formazione degli italiani di domani, che siano intellettualmente liberi e consapevoli. Patrizia C. Hansen Croazia nell’UE, i tempi si allungano Il contenzioso sui confini marittimi con la Slovenia irrita l’Europa Sembra rinviata a data da definirsi l’adesione della Croazia all’Unione Europea: la prossima presidenza di turno dei Ventisette (svedese) non intende proporre nuove mediazioni per tentare di dirimere i contrasti, apparentemente insanabili, fra Zagabria e La Resistenza giuliana nel nome del Tricolore. Finalmente si rende giustizia ai patrioti “dimenticati” In occasione della recente presentazione, a Trieste, del volume La Resistenza patriottica a Trieste. 1943-1945, edito dalla LEG di Gorizia e curato da Lino Felician, Fabio Forti, Vittorio Leschi e Stelio Spadaro e con un saggio di Marina Cattaruzza, il Presidente nazionale dell’A NVGD, Toth, ha emesso il comunicato che segue. Il volume, dedicato agli avvenimenti della Resistenza italiana nella Venezia Giulia, tra il 1943 e il 1945 riguarda non solo Trieste, ma anche l’intera Venezia Giulia, e intende gettare luce, in particolare, sul 30 aprile 1945, quando nel capoluogo giuliano ebbe luogo l’insurrezione armata contro l’occupatore tedesco, mentre cospicua parte della storiografia ufficiale ha invece, per decenni, avallato la tesi di una liberazione attribuita agli jugoslavi. L’iniziativa si deve al Corpo Volontari della Libertà di Trieste, che ha voluto così ricordare i patrioti e i Caduti che tentarono di salvare l’italianità della loro città da coloro che si pre- sentarono nella veste ingannevole di liberatori, con lo scopo di annettere l’intera regione alla Jugoslavia. __________________________ Con la presentazione, nel capoluogo giuliano, del volume «La Resistenza patriottica a Trieste. 1943-1945», alla cui stesura hanno partecipato eminenti storici e testimoni di quei drammatici eventi, si offre un determinante contributo alla conoscenza di una Resistenza che ha pagato un tragico tributo all’occupazione della Venezia Giulia da parte dei partigiani comunisti di Tito ed è stata lungamente oscurata nei decenni successivi a causa del monopolio ideologico e dell’uso politico della storia: tanto più deprecabili quanto più hanno infierito sulla limpida volontà della popolazione italiana autoctona di rimanere fedele – con l’esodo – alla propria identità nazionale e di scegliere i valori della libertà e della democrazia in un’Italia alla cui ricostruzione ha generosamente contribuito. Viene finalmente fatta luce sull’in- surrezione patriottica di Trieste del 30 aprile 1945 ad opera del Corpo Volontari della Libertà. Insurrezione non isolata, se in altre città dell’Istria, come i giornali clandestini della Resistenza italiana repubblicana e cattolica riportavano, analoghi tentativi vennero subitaneamente repressi con feroce violenza dagli jugoslavi: il conclamato antifascismo celava malamente il disegno annessionistico dell’interaVenezia Giulia, sino all’Isonzo, ben prima di qualunque trattativa di pace. La ricerca storica offre oggi un contributo determinante alla giustizia che si deve alla verità dei fatti e ai protagonisti – singoli individui e intere comunità profughe – e illumina il reale volto dell’occupazione jugoslava, intesa a eliminare, fisicamente e politicamente, gli antifascisti e patrioti italiani così come l’intera popolazione italiana in quanto tale, scomodi entrambi al progetto totalitario concepito da Tito in nome della libertà dei popoli. Roma, 8 luglio 2009 On. Lucio Toth Cattaro, costituitasi la Comunità degli italiani per quattro secoli la città appartenne alla Serenissima Per oltre quattro secoli Cattaro ha Si è ufficialmente costituita a Cattaro fatto parte della Repubblica di Vene(Kotor), nel Montenegro, la Comunità zia. Il suo incantevole centro storico e italiana. All’inaugurazione della sede l’operoso spirito della sua Comunità ha partecipato il vicedirettore centrale veneto-italiana oggi ne rendono una delle Relazioni internazionali della forte, luminosa testimonianza. Regione Friuli Venezia Giulia, GiusepNel suo messaggio il presidente pe Napoli, che ha letto il messaggio di della Regione Renzo Tondo ha rilevato saluto del presidente Renzo Tondo. La come «le tradizioni storiche e culturali regione infatti, ha instaurato da tempo che legano l’Italia e il Friuli Venezia un contatto di collaborazione con la Giulia al Montenegro stanno alla base Comunità nell’ambito di un programdel rapporto che si è creato con la noma di cooperazione . Erano presenti stra Comunità degli italiani. Esse rapalla cerimonia, con il presidente della presentano un patrimonio di valori che neo costituita Comunità, Paolo la nostra Regione, nell’ambito delle sue Perugini, l’ambasciatore italiano a competenze, intende contribuire a prePodgorica, Francesco Barbanti; l’on. servare». Renzo de’ Vidovich (Fondazione Rustia Dal canto suo l’Unione Italiana ha Traine di Trieste); Giuseppe Napoli (ufesteso le sue competenze su quel terrificio Relazioni Internazionali Regione torio, dopo averne constatato la «richieFriuli Venezia Giulia); Gen. Elio L’ingresso sta d’italianità»: l’organismo fornirà abRicciardi (Dalmati Italiani nel Mondo), della Comunità degli Italiani bonamenti a riviste e giornali, contriRachele Denon Poggi (Centro Ricerche buirà a manifestazioni artistiche e culCulturali Dalmate di Spalato), avv. Vittorio Giorgi (URSE, Unione Regioni Storiche Europee), Bru- turali e fornirà materiale per corsi d’italiano. no Giuseppe Moretto (Veneziani nel Mondo), Cavaliere d. a. Tonino Bortoletto, direttore periodico “Le Tre Venezie” e Franco Bongi, Console onorario d’Italia a RagusaDubrovnik. Da sin.: Paolo Perugini, Vittorio Giorgi; Sergio Barbanti; Maria Grego Radulovic; Renzo de’ Vidovich Lubiana sulle linee di confine. Lo ha confermato il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, illustrando ai giornalisti le linee guida dei prossimi sei mesi di lavoro dell’UE. Bildt ha ribadito che quella tra Croazia e Slovenia «è una disputa bilaterale e la responsabilità è dei Paesi stessi, che non dovrebbero a nostro Cattaro, la Torre dell’Orologio avviso bloccare i negoziati di accesso alla UE, ma di fatto è quanto avvenuto». Secondo il commissario all’allargamento, Olli Rehn, «è tempo che i due Paesi riflettano», per vedere poi «a un certo punto» questa riflessione quale risultato avrà prodotto. Già la presidenza ceca uscente aveva deciso di cancellare la confe- renza di accesso della Croazia. «Nonostante i notevoli sforzi per facilitare una soluzione i negoziati di accesso della Croazia rimangono bloccati e nessun nuovo capitolo può essere formalmente aperto o chiuso», si legge in una nota emessa dalla presidenza UE. d.a Trionfo di Vittorio Emanuele II, allegoria Agosto-Settembre 2009 3 DIFESA ADRIATICA cultura e libri 1909-2009, cent’anni di Futurismo Ricorrono quest’anno i cento anni dalla pubblicazione, il 5 febbraio, del Manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti sulla “Gazzetta dell’Emilia”, ripreso qualche giorno dopo da altri quotidiani italiani, tra i quali “L’Arena di Verona” e “Il Piccolo” di Trieste, e per finire su “Le Figaro” di Parigi, il 20 febbraio, data divenuta in seguito quella “ufficiale” della nascita del movimento. Molte le iniziative assunte in Italia per celebrare la densa storia di un’avanguardia che ha segnato l’arte e il costume del primo Novecento e non soltanto nel nostro Paese, avendo raggiunto ed essendosi intrecciata con le nuove correnti europee, sino alla Russia. Mostre, convegni, pubblicazioni, performance teatrali hanno riproposto al grande pubblico opere e personaggi del Futurismo, che ha avuto vita lunga e si suddivide convenzionalmente in un «primo» e in un «secondo», senza tener conto dei molti epigoni. Molto meno noto, almeno sino ai più recenti saggi usciti (in particolare quelli di Claudia Salaris), il contributo futurista all’Impresa di Fiume e, più in generale, il Futurismo giuliano, del quale il pittore dalmato Tullio Crali è stato uno dei più pregevoli esponenti. Proprio la presenza di Marinetti nella città adriatica desideriamo qui rievocare. Marinetti raggiunse d’Annunzio a Fiume nei giorni immediatamente seguenti l’entrata del poeta con i suoi legionari, il 12 settembre 1919. Lo accompagnava Ferruccio Vecchi, capitano degli Arditi. Si era creata infatti, tra Futurismo ed arditismo una sorta di connubio politico-estetico: Arditi Marinetti & Co. a Fiume (d’Annunzio permettendo) quali Mario Carli e Vecchi avevano aderito al movimento di Marinetti ed esaltato la comune carica “rivoluzionaria”. Per un verso, l’occasione fornita dall’Impresa dannunziana agli animosi esponenti futuristi permise una convergenza temporanea tra l’avanguardia e il poeta già oggetto degli strali in quanto esponente di una letteratura giudicata decadente e intollerabile. E in effetti, qualche anno dopo, nel 1924, Marinetti avrebbe scritto: «[…] Artisticamente, il genio creatore di D’Annunzio conquistò Fiume italiana. In Fiume italiana, io provai il più acuto spasimo di gioia della mia vita […]». L’ingresso di Gabriele d’Annunzio a Fiume, “La Vedetta d’Italia”, il quotidiano il 12 settembre 1919, attraverso quella che sarebbe stata chiamata da allora Via della di Fiume, dedicò, il 23 ottobre Santa Entrata. Si intravvede il poeta in 1919, una nota ai «futuristi a Fiu- piedi sulla sua Fiat Tipo 4, oggi conservata me», nella quale si leggeva tra l’alal Vittoriale degli Italiani tro: «[…] [I futuristi] sostengono che l’impresa dannunziana ha un calio Gentile (Il mito dello Stato nuovo, rattere tipicamente futurista, cioè rivo- 1982) che in proposito ha scritto: «[…] luzionario […]». Numerosi futuristi […], raggiunsero Ma il soggiorno fiumano di D’Annunzio […]. Benjamin Cremieux Marinetti e Vecchi fu molto breve: il notò che i futuristi avevano abbando30 settembre partirono alla volta di nato la loro polemica anticlassicista Milano. Alcuni storici, suffragando contro D’Annunzio perché ora vedel’ipotesi con una lettera di Marinetti e vano in lui un’autentica personalità Vecchi a d’Annunzio, con la quale futurista. […] respingevano i sospetti di propaganda Anche Marinetti andò a Fiume, forsediziosa, hanno veduto in questi il più se con l’ambizione di ottenervi un probabile motivo della loro subitanea posto di comando e con la speranza partenza da Fiume. di organizzare un movimento repubSull’episodio si è soffermato Emi- blicano eversivo». Le speranze dei futuristi vennero comunque disattese. A Marinetti subentrò, poco dopo, il futurista ed ardito Mario Carli, giunto – stando alla cronaca della “Vedetta d’Italia” – il 13 ottobre del ’19. «Dopo la partenza di Marinetti e di Vecchi, essendo giunto tra noi Mario Carli, i futuristi si sono riuniti intorno a lui ed è stato immediatamente fondato il Fascio Futurista fiumano. […] In una delle prossime ricorrenze vi sarà al Teatro Verdi una serata futurista». Al Fascio Futurista avevano aderito, tra gli altri, Cesare Cerati, con il quale Carli fondò a Fiume il periodico “La Testa di Ferro”, «giornale del fiumanesimo». La serata cui “La Vedetta d’Italia” accennava si svolse, come ricorda Carli ( Con D’Annunzio a Fiume, 1920), il 27 ottobre l919 al Teatro Verdi. «Volete una prova che arditismo e futurismo sono termini affini, se non identici? […] Questi arditi che non fanno parte del movimento futurista […], Marinetti con altri legionari a Fiume nel 1919. A sin., con il pizzetto, Guido Keller, protagonista di eclatanti gesti dimostrativi nel corso della sua permanenza nella città adriatica Marinetti (a destra della foto) con l’ardito Ferruccio Vecchi, Fiume 1919 volendo fare una rappresentazione ardita, non hanno potuto scegliere se non del Teatro Futurista». Con queste parole Carli presentò al pubblico fiumano quella «nuova forma di arte, il “Teatro Sintetico Futurista”». La presenza di que1 gruppo di futuristi, di «arditi-futuristi» non dovette certamente essere poco vivace: se Mario Carli affermava che «l’atmosfera che si vive attualmente è decisamente futurista», Giovanni Comisso ricordò decenni dopo che «i futuristi avevano l’abitudine di salire sui tavolini dei caffé e con imagini [sic] sovrapposte esaltare l’Italia e D’Annunzio». «Pur non sottovalutando la carica emotiva presente – rimarcava Ferdinando Cordova (Arditi e legionari dannunziani, 1969) – bisogna riconoscere che essi non produssero risultati politici consistenti, an- che se le notizie che alcuni arditi e futuristi avevano raggiunto Fiume poteva […] contribuire a creare un certo clima di passione […]». L’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma conserva una rarissima copia del «Manifesto degli artisti futuristi», senza data, stampato a Fiume nello Stabilimento Tipografico “Minerva”, redatto, anche graficamente, nello stile dei testi futuristi, nel quale si rinvengono citazioni e allusioni a istituzioni e personaggi fiumani, anche una studiosa del movimento d’avanguardia come Claudia Salaris esprime dubbi al riguardo. In ogni caso, il senso dell’accorrere di Marinetti nella «città di vita» ci sembra quello rilevato da storici autorevoli: per tanti seguire D’Annunzio a Fiume […] volle significare l’adesione allo spirito di innovazione e di rivoluzione, il rifiuto di un difficile e problematico reinserimento nella società dopo la Grande Guerra, una società tanto diversa da quella cui il conflitto mondiale li aveva abituati, ed anche una forma di protesta. Patrizia C. Hansen Tullio Crali (Igalo, 1910-Milano, 2000), di famiglia zaratina, nacque in un piccolo paese delle Bocche di Cattaro. Visse a Zara fino al 1922, quando con la famiglia si trasferì a Gorizia. Nel 1928 volò per la prima volta, e l’anno successivo nacque l’aeropittura futurista, alla quale ha dedicato tutta una pregevole serie di opere, una delle quali qui riprodotta L’irredentismo in un disegno di Marinetti 4 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 Niccolò Tommaseo, Alphonse de Lamartine e Pio IX Pubblicato da Fulvio Senardi un raro scritto minore dell’intellettuale dalmata, che getta altra luce sulle sue idealità risorgimentali Con questa recensione inizia la sua collaborazione a “Difesa Adriatica” il prof. Fulvio Salimbeni, docente di Storia contemporanea nell’Università di Udine e presidente del Comitato di Trieste e Gorizia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Studioso di didattica e metodologia della storia, di storia della storiografia, dei rapporti tra Italia e Slavia nell’Otto e Novecento, è autore di numerosi saggi sulla «questione giuliana» nel Novecento, inserita nella più ampia cornice della storia europea, delle sue tensioni e delle sue contrapposizioni epocali. Ringraziamo il prof. Salimbeni e volentieri pubblichiamo la sua recensione di questo volume, edito dall’Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione, che riconduce il lettore alle radici del pensiero risorgimentale e del federalismo in Italia e alla figura sempre carismatica del grande sebenicense. Il bicentenario della nascita di Niccolò Tommaseo (Sebenico, 1802) è stato celebrato con numerosi con- vegni e con riedizioni di scritti dell’illustre intellettuale dalmata. Se in Regione il comitato udinese dell’ANVGD a suo tempo è stato il promotore di valide iniziative in tal senso, anche a Trieste, per merito dell’editrice Hammerle e di Fulvio Senardi, uno dei nostri migliori italianisti oggi attivi non solo a livello locale, non s’è stati da meno, dando alle stampe gli atti d’un interessante incontro storico-letterario. Ora è la volta dell’Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione di contribuire alla valorizzazione della memoria di colui che è generalmente noto più che altro come autore d’un monumentale e tuttora insostituibile dizionario della lingua italiana, ma che è stato pure un fervente patriota, grande organizzatore di cultura e inesausto scrittore e polemista. È di questi giorni, infatti, la pubblicazione , nella “Bibliotechina del Curioso”, di L’Italia e Pio IX, di Alphonse de Lamartine, con traduzione e commento di NiccolòTommaseo, a cura dello stesso Senardi (pp. 180, + 6,00). Tale operazione editoriale è doppiamente meritoria, perché, se da un lato rende di nuovo disponibile un testo minore, di difficile reperibilità, dal momento che la maggior parte delle copie, conservate nella Biblioteca Nazionale di Firenze, era andata persa nell’alluvione del 1966, dall’altro offre pure al lettore un ampio, esauriente e aggiornato ritratto dello scrittore adriatico, dovuto alla perizia storica ed esegetica del curatore, già fat- Un raro esemplare di banconota emessa nel 1848 dalla Repubblica Veneta di Manin e Tommaseo tosi conoscere per la pregevole edizione dei Racconti storici, nel 2004 uscita per i tipi di Carocci. Nella documentata introduzione – conclusa dal parallelo profilo biografico del Tommaseo e del Lamartine –, infatti, il Senardi tratteggia con finezza il ruolo tommaseiano nella civiltà del Risorgimento, poi analizzandone le speranze e illusioni nei confronti del neoeletto Pio IX e le idealità politiche, imperniate sulla diade libertà e federalismo e messe in concreto alla prova nell’esperienza rivoluzionaria del 1848-’49 alla guida, insieme con il Manin, della Repubblica Veneta, dove si dimostrò politico tutt’altro che sprovveduto. Tutto ciò si rinviene, in forma sintetica, nell’opuscolo in questione, definito (p. 13) «di teoria politica» – opportunamente messo a confronto con i coevi scritti, d’affine argomento, del Balbo, del Gioberti e dell’amico Rosmini –, occasionato, sul finire del 1847, dal discorso parlamentare del Lamartine, allora uno dei protagonisti della vita pubblica francese, sulla condizione dell’Italia alla luce delle prospettive innovative suscitate dalle caute riforme del nuovo pontefice. Condividendone l’impostazione, il Tommaseo lo ripropose nell’originale, accompagnato da una traduzione in italiano, anteponendovi pure alcune dense pagine d’analisi e simpatetico commento, dato il comune orientamento liberale cristiano. Oltre alla critica al permanere del dominio temporale della Chiesa, considerato un intralcio alla sua missione spirituale, nell’Avvertimento del traduttore ci si sofferma sul federalismo, tema ancor oggi d’attualità, ma certo non trattato con la serietà d’allora, ritenuto la soluzione migliore per la penisola, vista la sua secolare frammentazione politica, e la più idonea per il coinvolgimento attivo delle popolazioni nell’amministrazione del bene comune, in questo su posizioni non molto discoste da quelle del repubblicano Cattaneo. Aver rimesso nel circuito culturale queste pagine dimenticate non è, perciò, un mero esercizio di curiosità erudita, bensì un significativo apporto alla ragionata conoscenza di testi e d’autori di quel Risorgimento troppo spesso sommariamente liquidato senza intenderne la complessità e originalità nel contesto europeo. Fulvio Salimbeni Maturità 2009, Svevo e gli altri La letteratura giuliana e l’analisi dell’uomo contemporaneo La coscienza di Zeno di Italo Svevo è il tema letterario della maturità 2009. Dunque l’autore triestino, esponente per eccellenza della narrativa giuliana che ha introdotto nella civiltà letteraria italiana del Novecento accenti e inquietudini peculiari e inconfondibili, torna di attualità ed offre agli studenti il modo di riflettere su una sensibilità e una visione dell’esistenza di straordinaria modernità e complessità introspettiva. Svevo, e con lui tutti gli altri grandi autori giuliani e dalmati del secolo appena trascorso, per primo ha posto al centro della sua pagina l’uomo contemporaneo con le sue tensioni e le sue profonde zone d’ombra, diviso se non lacerato tra il richiamo alla libera espressione dei suoi aneliti e dei suoi desideri profondi e il richia- mo sociale all’ordine e alla tradizione. Dopo Svevo molti altri scrittori italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia hanno apportato un contributo determinante e preciso alla cultura nazionale. Da Giani e Carlo Stuparich a Fulvio Tomizza, da Enzo Bettiza ad Anna Maria Mori, da Umberto Saba a Marisa Madieri, da Scipio Slataper a Pier Antonio Quarantotti Gambini, da Umberto Saba ad Enrico Morovich e Franco Vegliani, tutti hanno declinato, ciascuno con accenti personalissimi, le inquietudini dell’anima di confine e i contrasti della storia, così acuti su una frontiera tanto peculiare. La letteratura giuliana, come hanno rilevato i migliori critici, può ben vantare di aver introdotto nel panorama italiano temi e situazioni di respiro europeo, grazie ad una concezione della letteratura come strumento di analisi delle incrinature e delle aspirazioni dell’individuo moderno, ancora alla ricerca di un equilibrio interiore in uno spazio soggetto a radicali e rapidi mutamenti. p.c.h. Tema privilegiato della letteratura giuliana, con l’introspezione psicologica, anche il mare, come in Pier Antonio Quarantotti Gambini e Franco Vegliani Sebenico, città natale di Tommaseo, in una cartolina a colori del primo decennio del Novecento Venezia, nella stampa Daniele Manin – liberato con Niccolò Tommaseo grazie all’insurrezione della città contro gli austriaci – proclama il 22 marzo 1848 la Repubblica di San Marco, affidata ad un triumvirato Trionfo di Vittorio Emanuele II, allegoria Agosto-Settembre 2009 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde Beni abbandonati non compresi nei trattati. Di cosa si tratta? c) lo status di optante per la cittadinanza italiana; d) la collocazione geografica del bene; e) la regolarità e la legittimità dei provvedimenti ablativi; f) il rispetto delle liste dei beni di libera disponibilità. A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Ho appreso dai giornali che durante un incontro bilaterale tra il governo italiano ed il governo croato, il nostro ministro degli Esteri ha affermato che si dovrebbero riaprire le trattative tra Italia e Croazia in merito alla restituzione dei beni abbandonati dagli esuli riguardo ai beni che non sono compresi nel Trattato di Osimo e negli Accordi di Roma. Cosa si intende per beni non compresi nei trattati? Lettera firmata Nel 2001 veniva istituita presso il Ministero degli Affari Esteri la Commissione mista Ministero degli Affari Esteri-Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, alla quale fu dato mandato di individuare le categorie di esuli i cui beni non sono contemplati dagli accordi internazionali stipulati tra Italia e Jugoslavia con riferimento ai territori italiani, ceduti con il Trattato di pace del 1947, ed alla Zona B del Territorio Libero di Trieste, ceduta con il Trattato di Osimo del 1975. Tra le categorie di beni non compresi nei trattati vi sono sicuramente i beni di coloro che si trovarono nell’impossibilità di optare per la cittadinanza italiana. Vi furono infatti non pochi casi in cui le autorità civili e militari jugoslave riservarono un trattamento vessatorio ai cittadini italiani che avevano manifestato la volontà di optare. In molti altri casi le autorità jugoslave rifiutarono di accettare le istanze di opzione in modo da far decadere i titolari del diritto di presentare istanza nei termini. In altri Parigi, 10 agosto 1946. Il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, parla alla Conferenza di pace (foto www.fondazionedegasperi.it-AMRDG) casi ancora le istanze vennero rigettate senza motivazione o con motivazioni false e pretestuose. Al mancato esercizio dell’opzione faceva seguito la perdita della cittadinanza italiana, che costringeva migliaia di persone a tentare la fuga verso l’Italia. * * * Nel suo rapporto finale, la Commissione mista sopra indicata, affermò che i criteri rilevanti per l’individuazione dei beni immobili non coperti dagli accordi bilaterali italo-jugoslavi sono i seguenti: a) la portata attuativa del Trattato di pace da parte degli accordi bilaterali italo-jugoslavi; b) il momento temporale della misura privativa del diritto di proprietà; Per quanto riguarda il punto a) gli accordi attuativi delTrattato di pace sono serviti a disciplinare quanto previsto nel trattato medesimo, lasciando pertanto non disciplinato tutto ciò che nello stesso non era stato compreso. Per il punto b) l’allegato al Trattato di pace prevedeva che i beni, diritti e interessi degli italiani residenti in modo permanente nei territori ceduti al momento della entrata in vigore del Trattato di pace non potevano essere incamerati e dovevano essere restituiti ai loro proprietari liberi dagli effetti di tutte le misure di tale natura e di qualsiasi altra misura di trasferimento, di amministrazione forzata o di sequestro presa nel corso del periodo che si estendeva tra il 3 settembre 1943 e la data di entrata in vigore del Trattato. Per il punto c) i beni coperti dagli accordi italo-jugoslavi sono esplicitamente quelli dei soggetti optanti, cioè dei soggetti che essendo cittadini italiani hanno espressamente deciso di mantenere la cittadinanza italiana. Ne consegue che sono fuori dalla previsione convenzionale i beni dei soggetti non optanti. Per il d) Non sono compresi nei trattati tutti i beni che si trovano al di fuori dei territori espressamente indicati come Zona B o Territori Ceduti. Per il punto e) vi sono una serie di casi in cui vi è stata una espropriazione irregolare o illegittima anche secondo la stessa legislazione jugoslava. Bisogna quindi ritenere esclusi dai trattati tutti casi dei beni ancora iscritti nei tavolati a favore degli stessi esodati o dei loro discendenti. Per l’f) sono esclusi dai trattati e sono nella libera disponibilità dei cittadini italiani i beni compresi nella lista di cui all’allegato A del D.P.R. 28 febbraio 1983 n. 255 (500 beni nei territori ceduti) e nell’allegato alla Legge 7 novembre 1988 n. 518 (179 beni nella Zona B). Queste categorie di beni, non essendo comprese nei Trattati, potrebbero essere oggetto di un nuovo accordo tra Italia e Croazia, potendone in tal modo auspicare la loro restituzione ai cittadini italiani. Commissione per gli indennizzi, Indennizzi condizionati la sintesi delle sedute di giugno 2009 continua dalla prima pagina dalla crisi economica Conferenza stampa della FederEsuli per fare il punto delle trattative con il Governo Perché questa débacle sui risarcimenti dovuti agli esuli? Obiettivamente, la cifra necessaria a risolvere definitivamente la questione, rappresenta una meta irraggiungibile in questo momento per il Paese sul cui debito andrebbe a pesare. Si tratta ora – hanno spiegato gli esponenti della Federazione – di trovare altre vie ad una soluzione, intervenendo sui coefficienti in modo da abbassare il tetto dei mezzi necessari. Sulla questione, comunque, si svolgerà a data da destinarsi un tavolo apposito al fine di decidere una strategia che soddisfi le aspettative. “Il dialogo con il Governo – ha affermato Codarin – ha raggiunto un alto livello d’intesa. La crisi in atto frena però il passo successivo, vale a dire il passaggio dalla volontà alla realizzazione concreta. Nella mole di questioni da risolvere, si prediligono quelle che non impegnano economicamente e questo vanifica i nostri sforzi per una definitiva soluzione del problema indennizzi”. Per quanto concerne invece l’attività presente e futura delle associazioni, l’aver individuato nella Legge 193 (e successivo rifinanziamento) una strada per il mantenimento della cultura e dell’identità di un popolo, rappresenta un impegno che il Governo intende mantenere visti anche i risultati raggiunti. Fa ben sperare anche la nuova politica adriatica dell’Italia che ha prodotto, a livello diplomatico, l’inserimento della questione “restituzioni” nei protocolli dei futuri incontri (inizio luglio) con la Croazia. […] Dopo Roma le associazioni avevano manifestato la loro soddisfazione anche sulla copertura previdenziale delle persone che hanno sofferto internamento nei campi di concentramento jugoslavi, sul problema della cittadinanza e dei documenti anagrafici, sulla conservazione dei cimiteri italiani. Mentre particolare attenzione è stata rivolta alla esigenza di assicurare l’osservanza della normativa a tutela degli esuli nel passaggio delle case popolari dal demanio statale a quello dei comuni in tutte le regioni. È stato anche chiesto e concordato un incontro con il Ministero della Pubblica Istruzione, on. Gelmini, per coordinare l’azione formativa nelle scuole sui temi del confine orientale e dell’Esodo giuliano dalmato. […] Quest’anno alla Federazione sono giunte quattrocento richieste da parte delle scuole di conferenze in quella data svolte da protagonisti o comunque persone in grado di raccontare o spiegare la vicenda dell’Adriatico orientale. Impossibile sostenere tale pressione, per cui si chiede che la parte fondamentale di tale storia entri nei libri di testo attraverso un percorso concordato e condiviso. L’incontro – la cui data non è ancora stata fissata – con il Ministro Gelmini servirà a gettare le basi di una collaborazione con il mondo della scuola che dovrà essere equilibrato e rispettoso della verità storica. […] (rtg - www.arcipelagoadriatico.it) Sono proseguite in giugno, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, le sedute della “Commissione sugli indennizzi dei beni perduti”, che tratta sia i beni degli italiani di Istria e Dalmazia che quelli di altre zone già sotto la sovranità italiana o comunque detenuti da cittadini italiani all’estero. Diamo di seguito una sintesi delle delibere. Seduta dell’11 giugno 2009 Pos. 11359/TC Preghelli respinta richiesta indennizzo Pos. 8317/TC Travan rinviata per approfondimenti Pos. 1125-1694/TC Zarattini concesso indennizzo integrativo Pos. 14390/TC Bioco Mismas concesso indennizzo Pos. 7399/TC Valdini concesso avviamento commerciale Pos. 20505/TC Covacich concessa integrazione indennizzo Pos. 10743/TC Carpenetti concesso indennizzo integrativo Pos. 9558/TC Palma concessa integrazione indennizzo Pos. 23642/TC Pislar respinta richiesta indennizzo Pos. 20788/TC Velenich rinviata per approfondimenti Pos. 493/TC Bernabeo Wiltsch rinviata per approfondimenti Pos. 11382/TC Bonassin concessa integrazione indennizzo Pos.1119/TC Tinebra Nacinovich rinviata per approfondimenti Pos. 169/TC Mechis modificata delibera indennizzo Pos. 12160/TC Biondi modificata delibera indennizzo Pos. 10882/TC Carli modificata delibera indennizzo Pos. 13776/TC Chersano rinviata per approfondimenti Pos. 6744/TC Bembi concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. 7633/TC Uicic rinviata per richiesta documentazione Pos. 14981/TC P.d.i.m. concesso avviamento commerciale Seduta del 23 giugno 2009 Pos. 9475/ZB Crevatin concesso indennizzo Pos. 6386/ZB Papo in istruttoria per approfondimenti Pos. 8570/ZB Druscovich rettifica delibera concessione indennizzo Pos. 7039/ZB Burlini concesso indennizzo Pos. 5879/ZB Madalen concesso indennizzo Pos. 8538/ZB Pribaz concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. 4212-4213/ZB Tulli concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. 9967/ZB Norbedo concesso indennizzo, respinto avviamento commerciale Pos. 8747/ZB Grison concesso indennizzo Pos. 6064/TC Cantina Sociale concesso indennizzo Ricordiamo che queste delibere non hanno nulla a che vedere con gli indennizzi della Legge 137/2001, ma sono pendenze precedenti legate alla concessione di avviamento commerciale, revisione di stima e alla identificazione degli eredi beneficiari. 6 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 dai comitati DELEGAZIONE DI BARLETTA Il 23 maggio scorso si è svolta a Corato presso la Sala “Enzo Grossi” la presentazione del libro Le Resistenze scomode, del prof. Antonio Giordano, introdotta da Giuseppe Caldarola, presidente dell’Associazione “Enzo Grossi”. Numerose le autorità presenti tra le quali il sindaco della città Luigi Perrone, l’assessore alla Cultura Francesco Caputo, il prof. Maurizio Caterino delegato provinciale di Bari dell’Istituto per la Guardia d’Onore alle RR. TT. del Pantheon e rappresentante dell’Istituto “Nastro Azzurro” fra combattenti decorati al Valor Militare gruppo di Corato, il dott.Tommaso Bucci Ispettore per l’Italia meridionale dell’Istituto Nazionale Guardia d’Onore alle RR. TT. del Pantheon nonché socio ANVGD. Ha partecipato anche il Delegato ANVGD per Barletta Giuseppe Dicuonzo. Interessante la relazione del prof. Giordano che nel suo saggio storico ha dedicato un capitolo alla tragedia delle foibe dal titolo L’agonia dell’italianità. I massacri di Tito e la tragedia delle Foibe. L’incontro si è aperto e si è concluso con le note dell’Inno Nazionale a suggello dell’onore alla Patria ed ai suoi eroi. G. D. COMITATO DI CREMONA Tutte le iniziative da gennaio 2009 24 gennaio-4 febbraio 2009: «Foibe/Esodo, una Storia negata» Mostra essenzialmente fotograficodocumentaria, questa, con un importante innesto storico postale. La parte principale era composta da cinquanta pannelli in cui veniva descritta la tragedia delle Foibe, l’esodo e la vita dei profughi nei centri di raccolta allestiti in Italia. Precedeva l’argomento una breve introduzione storica relativa alla presenza romana, veneziana e L’annullo postale impiegato da Poste Italiane per la manifestazione filatelica del 4 luglio a Crema italiana nel periodo precedente la Grande Guerra; un breve cenno alla questione fiumana e una discreta documentazione sul Territorio Libero di Trieste. Concludeva la mostra fotografica un’ampia sezione dedicata a Norma Cossetto e alla Sua tragedia. La parte postale era articolata su tre collezioni: la posta in Istria e Dalmazia dal 1800 ai primi anni del Novecento: selezione di documenti del periodo tutti scritti in italiano a dimostrazione che la lingua e la cultura preminente era quella italiana; gli annulli del Giorno del Ricordo: collezione completa di tutti gli annulli impiegati in varie località italiane e dei francobolli emessi per il Giorno del Ricordo; laVenezia Giulia dal 1945 al 1947 in periodo AMG: Zona A e Zona B. All’inaugurazione è intervenuta, fra gli altri, la signora Licia Cossetto, sorella di Norma. Sala gremita durante tutta la giornata del 24 gennaio, buona durante i restanti giorni di apertura. Da segnalare la visita del prefetto di Cremona e di alcune classi delle scuole medie e superiori. La mostra è stata organizzata dall’Associazione Cremasca Cultura con il supporto della Società Filatelica Numismatica Dalmata. 4-5 luglio 2009: mostra filatelica e storico-postale «Zaraseicento» In occasione delVI centenario della Dedizione di Zara alla Serenissima Repubblica di Venezia e della «Santa Intrada», cioè il giorno in cui Venezia entrava ufficialmente a Zara (31 luglio 1409), la Società Filatelica Numismatica Dalmata, con il sostegno dell’ANVGD- Comitato di Cremona, ha organizzato una mostra filatelica e storico-postale in cui sono state presentate collezioni relative alla città e alla regione dalmata. L’esposizione era articolata su tre collezioni con un taglio fortemente didattico, quindi adatta sia ad un pubblico filatelico esperto che ad un pubblico che si avvicinava per la prima volta a questo settore collezionistico. Queste le collezioni presentate: Un Saluto da Zara: rassegna di cartoline del periodo 1895-1943, dunque del periodo austriaco e italiano. La collezione venne presentata per la prima volta a Crema nel 2003; in seguito partecipò al secondo Campionato Italiano di Cartoline d’epoca (2006) ottenendo un buon risultato (81/100 il punteggio). Sempre nel 2006, grazie al contributo economico ottenuto dal Governo Italiano, è stato pubblicato a Roma un volume interamente dedicato alla collezione. La Prima Redenzione della Dalmazia: documenti postali relativi al periodo 1918-1923. La collezione è stata presentata a varie manifestazioni filateliche a concorso (Va- Mostra «Foibe/Esodo», una classe delle scuole superiori in visita alla mostra tenutasi a Crema a gennaio/febbraio 2009 sto, Trieste, San Colombano, Milano, Pescara, Lanciano) ottenendo sempre brillanti risultati fra i quali una medaglia d’argento grande alla finale del Campionato Italiano di Filatelia nel 2007 (5° posto assoluto nella categoria “Un Quadro”). La posta in Dalmazia da Ceco Beppe a Tito: selezione di corrispondenze relative al periodo 1815-1950. La collezione viene presentata per la prima volta. Buona l’affluenza di pubblico, in gran parte Esuli provenienti anche dalle province limitrofe. Presente alla manifestazione anche il segretario della SFND, col. Carlo C. Cipriani da Roma. COMITATO DI FERRARA Il 2 aprile 2009, a cura del Comitato Provinciale ferrarese dell’ANVGD, con il contributo di Provincia e Comune di Ferrara, alla presenza delle massime autorità civili e militari della Provincia e di Esuli Giuliano Dalmati, è stata scoperta una lapide nella centrale Via De Romei sul muro di cinta di Palazzo Pendaglia, ora sede dell’istituto Alberghiero “O.Vergani” per ricordare che quell’edificio, dal 1945 al 1949, venne adibito a «campo profughi», in cui trovarono un primo asilo alcuni dei nostri connazionali che dovettero abbandonare le loro case in Istria, Fiume e Dalmazia. Particolarmente gradita la presenza dell’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, segno di vicinanza alle genti giuliane e dalmate e del Presidente del Comitato ANVGD di Bologna, Marino Segnan. COMITATO DI GORIZIA Nel giardino della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo il vicepresidente della Giunta esecutiva Mariano L. Cherubini ha ricevuto il presidente del Comitato goriziano ANVGD, Rodolfo Ziberna accompagnato dalla segretaria-consigliera Didi Pasquali-Magnani, in visita nell’isola di Lussino, come da consolidata tradizione, con sessanta soci. Molti i temi trattati nel corso dell’incontro: Ziberna ha rilevato il grande interesse suscitato nella provincia di Gorizia per l’inaugurazione della sede A NVGD a Monfalcone con la presenza del sindaco di Gorizia, Ettore Romoli e di Renzo Codarin presidente della Federazione degli Esuli giuliano-dalmati. Dal prossimo autunno detta sede con apertura bisettimanale ospiterà molti libri che trattano dell’esodo, delle foibe e del confine orientale. In questa occasione lo storico Raoul Pupo ha presentato il suo ultimo libro Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d’Europa. Cherubini e Ziberna hanno quindi presentato brevemente il difficile lavoro di Rosanna TurcinovichGiuricin La giustizia secondo Maria Pola 1947: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton. Una storia struggente quella di Maria Pasquinelli, la donna che uccise il generale inglese che doveva consegnare Pola agli jugoslavi. Nell’incontro Cherubini ha messo in rilievo il grande lavoro dalla locale Comunità degli Italiani, con notevoli difficoltà, per aiutare i connazionali rimasti, i loro figli e nipoti a mantenere in vita le tradizioni, la lingua e la cultura italiana. Centocinquanta sono i giovani che frequentano quest’anno i Corsi di italiano. A conclusione dell’incontro Mariano L. Cherubini, già presidente del Gruppo Giovanile Adriatico dell’ANVGD di Gorizia negli anni Sessanta, ha donato a Ziberna una raccolta foto-giornalistica relativa ai Ferrara, nella prima foto un momento della inaugurazione della lapide, alla presenza (da sin.) del vicesindaco di Ferrara Signora Rita Tagliati, don Pietro Predonzani figlo di Esuli da Umago d’Istria, il com.te Giorgio Zanardi presidente nazionale dell’Istitutodel Nastro Azzurro, il presidente del Comitato di Ferrara A NVGD Flavio Rabar, il presidente della Provincia di Ferrara Pier Giorgio Dall’Acqua. Nella foto accanto alcuni dei presenti alla cerimonia. Il primo da sin. è Marino Segnan, presidente del Comitato ANVGD di Bologna «Veglioni dell’Esule» organizzati a Gorizia dall’anno 1948 al 1959. Tradizionali manifestazioni, queste, indette nel tempo allo scopo di riunire annualmente tutti gli esuli giuliano-dalmati, in modo particolare quelli residenti nella fascia del confine orientale, ed anche per reperire i fondi necessari per i fini assistenziali del comitato isontino. Un incontro cordialissimo quello di Lussinpiccolo che ha dato prova della grande amicizia che intercorre tra i sodalizi di Gorizia e quello lussignano. M.L.C. COMITATO DI IMPERIA Domenica 21 giugno gli Esuli raccolti nel Comitato guidato da Pietro Tommaso Chersola hanno ricordato i Cari defunti e San Vito, Patrono di Fiume. Questo il programma svolto. A Taggia (Imperia), la stessa domenica è stata celebrata una S. Messa nel Santuario della Madonna Miracolosa. È seguita, ad Arma di Taggia, una lieta riunione conviviale. COMITATO DI LATINA A corredo delle cronache già pervenuteci dal Comitato pontino, diamo notizia della commemorazione congiunta tenuta ad Aprilia (LT) il 22 febbraio 2009 in occasione del 66.mo anniversario della battaglia di Nicolajewka e per il Giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe. Hanno partecipato alla cerimonia l’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia (combattenti, reduci dalla prigionia, famigliari di Caduti e dispersi), le Associazioni d’Arma (di Alpini, Artiglieri, Finanzieri, Bersaglieri Carabinieri), orfani e vedove di guerra; nonché il Comitato ANVGD di Latina. Alle ore 9,45 sulla via Nettunense, è stato deposto un cuscino d’ Alloro presso il monumento della «Madonnina» realizzato dagli operai delle Ferrovie nel 1945 nel luogo dove furono raccolti e suddivisi per nazioni 366 salme di Caduti, Italiani, tedeschi, inglesi, americani, australiani, polacchi, volontari del fronte di liberazione. Di seguito è stata celebrata una S. Messa solenne presso la Chiesa di San Michele Arcangelo con la presenza del Agosto-Settembre 2009 7 DIFESA ADRIATICA dai comitati coro UNIRR San Pietro in Formis. Le allocuzioni del sacerdote e dei vari rappresentanti di associazioni e d’arma, hanno evidenziato l’importanza del ricordo di tali tragici fatti. Per la festività dei Santi patroni delle città di origine, il Comitato pontino ha curato, il 15 giugno scorso, nella Chiesa dell’Immacolata di Latina, una cerimonia religiosa nella quale è stato ricordato anche il martire istriano Don Bonifacio. Ha letto la Preghiera dell’esule il vicepresidente del Comitato, Piero Simoneschi. I partecipanti si sono successivamente recati a rendere omaggio al Monumento ai martiri delle Foibe. Un’inquadratura dell’elegante sede del Comitato, con il Tricolore e la bandiera associativa COMITATO DI MONZA – BRIANZA Le prime iniziative del nuovo Comitato Il nuovo Comitato provinciale, la cui costituzione è stata ratificata il 23 maggio dall’Esecutivo nazionale dell’ANVGD, ha esordito in grande stile proponendosi come interlocutore importante delle istituzioni sul territorio. Affidato alla guida del giovane Lucia Arizzi, figlio di profughi zaratini, il Comitato ha tenuto la sua assemblea costituente il 24 gennaio scorso. Vi hanno partecipato l’assessore al Decentramento del Comune di Monza, signora Lucia Arizzi – che ha trasmesso i saluti del sindaco Mariani e del vicesindaco Allevi –, l’avv. Sissy Corsi, presidente del Comitato ANVGD di Varese, Luciano Rubessa, presidente del Comitato ANVGD di Brescia e della Consulta lombarda, Gianantonio Godeas, il segretario del Rotaract “Club-Milano Leonardo da Vinci”, e qualificati rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e dell’Associazione nazionale Paracadutisti d’Italia. Nel corso dell’assemblea costituente hanno rivolto un caloroso saluto ai convenuti, oltre all’assessore Lucia Arizzi, l’avv. Sissy Corsi, che ha illustrato con competenza ed equilibrio, e suscitando vera emozione nei presenti, le tragiche vicende e le sofferenze dell’esodo ricorrendo anche a piccoli aneddoti familiari. In dono al giovane presidente Cerlienco la presidente del Comitato di Varese ha offerto il Presenziano, all’assemblea costituente del Comitato monzese, da sin. l’avv. Sissy Corsi, presidente Comitato A NVGD di Varese; la sig.a Lucia Arizzi, assessore del Comune; il presidente del Comitato, Pietro Cerlienco, e il dott. Luciano Rubessa, presidente Comitato ANVGD di Brescia Il giovane Direttivo del Comitato di Monza Interesse ed emozione ha suscitato l’intervento dell’avv. Sissy Corsi COMITATO DI LATINA In visita a Padre Katunarich, nel suo studio di Milano Aprilia (LT), 22 febbraio 2009. Nella foto, il presidente ANVGD di Latina, Benito Pavazza, al centro con il fazzoletto tricolore al collo, con alti ufficiali presenti alla cerimonia religiosa in memoria dei martiri delle Foibe; Guido Brazzoduro, alla destra di Pietro Cerlienco, in visita di cortesia al Comitato 8 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 dai comitati volume La stampa e la memoria, nel quale sono raccolti articoli dal 1945 al 1954, e che si è realizzato grazie alla collaborazione e al contributo del Comitato di Varese e l’lnsubria University Press. È seguito quindi l’intervento del dott. Rubessa, incentrato sulle radici romane e veneziane dell’Istria e della Dalmazia, dalle quali discende l’italianità indiscussa di quei territori. Il Direttivo del Comitato, composto da 5 consiglieri e 2 revisori dei conti, si è successivamente recato in visita, a Milano, a Padre Sergio Katunarich S. J., figura storica dell’esodo e animatore, per molti anni, di qualificate iniziative di divulgazione storica e promotore instancabile del dialogo ebraico-cristiano. Così ne scrive Andrea Santarato, componente del Direttivo con delega ai rapporti con istituzioni e stampa: «Nato a Fiume nel 1923 è instancabile promotore tra l’altro di iniziative, convegni e pubblicazioni su Fiume, Istria e Dalmazia; ho avuto l’onore di averlo come docente ai tempi dei miei studi presso l’Istituto Leone XIII di Milano, mio padre ha collaborato con lui per alcuni anni, ha concelebrato le mie nozze. Per questa forte legame personale e per la sua preziosa figura di riferimento nell’ambito della Comunità degli Esuli, è stato importante per me e per i componenti del Direttivo ANVGD Monza-Brianza ricevere da lui la Sua Benedizione». Tra le prime iniziative del Comitato, la visita alla Foiba di Basovizza, della quale daremo conto sul prossimo numero di “Difesa”. COMITATO DI ROMA «Benvenuta Croazia in Europa. E poi?»: questo il titolo del convegno promosso dal Comitato dell’ANVGD in collaborazione con la Provincia e svoltosi il 22 giugno scorso nella Sala Di Liegro di Palazzo Valentini. Nel corso dell’incontro si è parlato di restituzione dei beni espropriati e di indennizzi dei beni abbandonati dagli Esuli, oltre che della posizione storica della Croazia rispetto alle dram- matiche vicende dei giuliano-dalmati. Sono intervenuti il sen. Maurizio Gasparri (capogruppo PDL al Senato), l’on. Luciano Violante in rappresentanza del PD, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il presidente nazionale ANVGD on. Lucio Toth. I lavori sono stati introdotti e coordinati da Oliviero Zoia, presidente del Comitato provinciale di Roma ANVGD. Presiedeva l’assessore alla Provincia di Roma, Claudio Cecchini. In quella sede gli Esuli giulianodalmati della Capitale hanno espresso ferma e chiara la loro protesta per la scarsa disponibilità dimostrata fino ad oggi dalla Croazia sul problema della restituzione dei beni a suo tempo espropriati da Tito ai cittadini italiani esodati. Si tratta di alcune migliaia di proprietà. «Chiediamo soltanto che ai cittadini italiani che hanno lasciato la loro terra natale tra il 1945 e il 1954 venga applicata la stessa legge che Zagabria applica ai cittadini croati, senza discriminazioni che la normativa comunitaria non tollera», ha detto tra l’altro il Presidente ANVGD, Toth. Dal canto suo Oliviero Zoia ha illustrato le attese degli Esuli per una soluzione che invocano da decenni. «I governi italiani del passato – ha detto uno degli Esuli presenti – hanno disposto dei nostri beni negli interessi ‘superiori’ del Paese, lasciandoli espropriare da Tito senza dirci nulla. Ora lo Stato italiano ne deve rispondere esercitando ogni pressione lecita sulla Croazia». Gasparri e Violante hanno assicurato in merito l’interessamento fattivo del Parlamento. COMITATO DI TORINO Dopo l’assemblea dei Soci, organizzata dal Comitato provinciale di Torino, e il successivo incontro del nuovo Esecutivo provinciale, ecco le cariche triennali assegnate ai vertici locali: presidente Fulvio Aquilante ; vicepresidente Eugenio Maisani; consiglieri: Alessandro Altamura, Angelo Aquilante, Mario Biasiol, A. Maria Biasiol, Adriano Floredan, Mario Spada, Luciano Valenza, Antonio Vatta, LuigiVatta, Lina Ventin; tesoriere Ireneo Giorgini; segretari Dario Delton e Antonio Pastrovicchio. A tutti l’augurio di un proficuo lavoro nel capoluogo piemontese. COMITATO DI TRENTO Il Comitato ANVGD trentino organizza a Rovereto un incontro degli Esuli delle province limitrofe al Trentino per domenica 20 settembre 2009. In linea di massima i Comitati Provinciali interessati potrebbero essere: Bolzano, Trento,Verona, Belluno, Brescia, Padova, comunque benvenuti quanti vorranno aderire all’iniziativa. La S. Messa si terrà all’interno della struttura d’accoglienza della Campana dei Caduti, quindi – dopo il saluto del Reggente della Campana – si andrà nel piazzale ove è posizionato il Sacro Bronzo che suonerà i cento rintocchi a memoria dei Caduti di tutte le guerre. Se possibile avremo l’accompagnamento di una corale alpina. I vari Comitati decideranno per tempo se fermarsi poi a Rovereto e visitare il Museo d’Arte Moderna (MART), o visitare il Museo Storico Italiano della Guerra, il più documentato d’Italia per la storia stessa di confine del territorio, o Casa Rosmini, oppure scegliere altre mete che potrebbero essere Trento - Bolzano o il Lago di Garda. Il pomeriggio offre un notevole ventaglio di proposte, anche per la ristorazione. La Campana dei Caduti di Rovereto è la più grande Campana al mondo funzionante, è stata voluta da un sacerdote e costruita con il bronzo dei cannoni donati da tutte le nazioni coinvolte nella prima guerra mondiale. Suona tutte le sere alle ore 20.00 (d’inverno) ed alle 21.00 d’estate. A mezzogiorno in occasione di particolari visite. Per comunicare le adesioni, la presidente del Comitato ANVGD di Trento, Anna Maria Marcozzi Keller, deve essere contattata entro la fine di luglio da quanti vorranno partecipare, in modo da accordarsi sulle modalità nello svolgimento della giornata, ai seguenti recapiti: tel.e fax 0464.430 489, e-mail [email protected] COMITATO DI TRIESTE Il comitato provinciale ANVGD di Trieste ha partecipato anche quest’anno alle manifestazioni che si tengono nel mese di giugno, a Borgo San Nazario, per festeggiare il patrono di Capodistria. Dal 18 al 22 giugno si sono succedute, organizzate dal Comune di Trieste, una serie di iniziative cui ha preso parte il Coro dell’Associazione delle Comunità Istriane e la Banda musicale dell’ANVGD. Quattro giorni di gare, mostre, feste, spettacoli e riti religiosi: di particolare interesse la Mostra fotografica «Borghi e paesi dell’Istria:ieri e oggi», e di notevole suggestione il rito sacro accompagnato dal Coro delle Comunità Istriane diretto da Davide Chersicla con Paolo Venier all’organo. Numerose le autorità intervenute, tra le quali il consigliere regionale Bruno Marini, l’assessore Paolo Rovis (in rappresentanza del sindaco Dipiazza) i consiglieri comunali Manuela Declich e Andrea Pellarini, il presidente della FederEsuli e del Comitato di Trieste dell’ANVGD Renzo Codarin e il presidente delle Comunità Istriane, Lorenzo Rovis. Al termine del rito religioso il busto di S. Nazario è stato portato in processione nel borgo, accompagnato dalla banda guidata dal maestro Ernesto Beacovich. (fonte www.arcipelagoadriatico.it) Trieste, le celebrazioni per S. Nazario, patrono di Capodistria. Con la fascia tricolore l’assessore Paolo Rovis (in rappresentanza del sindaco Dipiazza) e, ultimo a destra, il presidente della FedEsuli e vicepresidente nazionale ANVGD Renzo Codarin. Presente nella delegazione anche il presidente delle Comunità Istriane, Lorenzo Rovis (foto www.arcipelagoadriatico.it) Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma Tel./Fax 06.5816852 Roma, Palazzo Valentini, sede della provincia. Qui si è tenuto il convegno promosso dal Comitato ANVGD Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 Fax 06.97255609 E-mail: [email protected] Abbonamenti: Annuo 30 euro Sostenitore 50 euro Solidarietà a piacere Estero omaggio Una copia 2 euro - Arretrati 3 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Stampa: Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM) Finito di stampare il 15 settembre 2009 Agosto-Settembre 2009 9 DIFESA ADRIATICA ELARGIZIONI E ABBONAMENTI Questione di nomi (e di origini) Gian Antonio Stella sull’anagrafe ignorante Questa rubrica riporta: - le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; Gian Antonio Stella, firma prestigiosa del “Corriere della Sera”, insignito dall’ANVGD del Premio Giorno del Ricordo nel febbraio di quest’anno per il suo lungo impegno giornalistico a favore della memoria storica giulianodalmata, firma sul supplemento “Magazine” del 2 luglio scorso un bell’editoriale dal titolo La ferita riaperta, che riproduciamo per l’evidente interesse che il tema riveste. Il signor Romano Cramer ha denunciato la ASL di Milano perché lo ha pugnalato. Direte che non è possibile. Che negli ospedali e nei laboratori le persone vengono curate, sia pure non sempre col massimo della dedizione e della perizia, e non ferite. Ma Cramer ha ragione: l’azienda sanitaria gli ha conficcato, burocraticamente, un coltello nel cuore. Tutto è nato dalla richiesta di un certificato di invalidità civile. Richiesta accolta, invalidità riconosciuta. Sul documento però, denuncia Cramer, «il mio luogo di nascita era indicato genericamente quale Croazia (estera)». Ma come, si è inalberato: se sono nato nel luglio del 1946 ad Albona, in quella che allora era ancora la provincia di Pola! Come osa un ufficio pubblico italiano non riconoscere l’italianità secolare di Pola? A molti italiani del tutto ignari della storia, quelli che chiamano Fiume col nome slavo di Rijeka e Lussinpiccolo col nome di Mali Losinj e Cittanova col nome di Novigrad, come fa perfino qualche guida turistica di case editrice irrispettose del passato, il dettaglio sembrerà secondario. Cosa può mai importare a una persona se sulle sue carte sta scritto «nato in Croazia» o «nato in Slovenia» se oggi i luoghi in cui venne al mondo sono effettivamente in territorio sloveno o croato? Invece Romano Cramer ha ragione. Lo dice la Legge 54 che nel febbraio 1989 chiuse la questione specificando subito, all’articolo 1, che «tutte le Amministrazioni dello Stato, parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana e oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate e associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell’interessato, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene». Punto e fine. C’è tuttavia qualcosa di ancora più importante della legge: il rispetto per il passato. Non c’è più Tito, non c’è più il comunismo, non c’è più la Jugoslavia che nacque scatenando contro gli italiani una sanguinosa pulizia etnica. Siamo in Europa e vogliamo recuperare tutte le ragioni per stare insieme e sentirci fratelli. Ma la storia è storia. E il rispetto per il dolore di chi ha patito la cacciata dalla sua patria passa anche attraverso il rispetto di una piccola regola burocratica. Gian Antonio Stella All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ANVGD. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Il rinnovo degli abbonamenti si concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento. FEBBRAIO (segue dal numero precedente) Bencich Luciano, Benigni Giorgio, Bernardon Loretta, Bernetti Domenica, Bianco Romano, Bietti Romano, Binaghi Tullio, Blecich Liliana, Bogdanich Battista, Bonelli Giuseppina, Bonuccelli Fernanda, Borme Sergio, Bossi Bruna, Bottaccioli Mirella, Bozac Flavio, Bracco Eugenio, Bradini Marina, Bratti Giovanni, Bravarich Emilia, Broz Klaus, Budinis Livio, Cacciola Maria, Canciani Andrino, Casari Roberto, Casonato Miranda, Cattunar Giovanni, Cavallo Mario, Cerboncini Miranda, Cervai Eufemia, Chighine Liliana, Ciaccheri Andrea, Cociancich Ernesto, Colombo Fabris Giuseppina, Colombo Silvano, Colussi Fabio, Colussi Piero, Compri Vittorio, Corenich Renato, Coslovich Gioconda, Coslovich Sonia, Costantini Rota Licia, Costiera Sergio, Cozzi Franca, Crasti Silvana, Curecska Silvana, Cusino Claudio, Cuzzi Giulio, Damiani Graziella, Dapretto Leonella, Daris Emilia, De Cleva Guido, Deghenghi Mario e Lia, Degrassi Dino, Dell’Arti Enrico, De Marchi Maria Luisa, Dessanti Mario, Detoni Giuseppina, Devescovi Attilio, Di Castri Linda, Di Meo Elsa, Dolenz Erica, Dorcich Miranda, Dorigo Giovanni, Dovesi Elena, Duiella Aldo, Duiella Guido, Dussizza Dal Mas Giovanna, Ermanni Claudio, ErorVanda, Fabris Silvia, Facchini Roberto, Facci Luigi, Falchi Gianna, Felicetti Alberto, Ferrarese Sergio, Fiorido Marino, Fiumani Volpini Daniela, Floredan Adriano, Fontanive Lucy, Fornasaro Umberto, Fossa Sergio, Franzelli Maria Luisa, Frotantaro Alberto, Gallessi Emilio, Gallovich Marcello, Gaspardis Franco Enrico, Gasparini Banchieri Iole, Gatti Rosa, Gherdovich Sonia, Giacca Bruno, Giachin Silvana, Giacich Tullio, Giacomelli Edmondo, Giangreco Chiara, Giorgini Francesco, GiormaniVirgilio, Giovannelli Francesca, Gironcoli Ielo Marcella, Gorlato Giorgio, Greblo Franco, Gropallo Carlo, Gropuzzo Alida Chessa, Grossi Enrico, Guagenti Paolo, Guetti Marta, Guidi Eugenio, Ivessa Lidia, Jankovits Enrico, Jurinich Salvatore, Koller Rodolfo, Labignan Bruno, Lagala Angelo, Libè Renato, Lion Laura ved. Lanza, Lizzi Renata, Locatelli Cesare, Lombardi Ottorino, Lori Aladino, Lorini Giorgio, Lovich Miro, Lovrovich Rosetta e Mario, Malusà Domenico, Malusà Maria, Mamolo Maria, Maniglio KlemenTullio, ManzinTullia, Manzini Bruna, Maracich Renato, Maracich Stefano, Marini Franco, Marsich Paola, Martis Vitaliano, Matessich Giuseppe, Mattiassich Anna Maria, Medved Vladimiro, Meschini Stelio, Miani Mario, Mihich Manlio, Miotto Oscar, Miraglia maria, Mitis Laura, Moder Alice, Montella Maria Bianca ved. Visintini, Moscheni Claudio, Musich Francesca, Mussap Lucio, Nardone Borghi Licia, Nuvolari Annamaria, Orselli Antonella, Ossoinack Anna, Ostrogovich Demaurizi Maria, Ottoli Nerina, Pakler Carlo, Paladin Rita, Paliaga-Struggia, Pallavicini Antonio, Pancirolli Ezio, Panella Luigi, Papetti Franco, Paulini Madrussani Emilia, Pavan Marcella Tosetto, Pazzagli Magni Annarosa, Pechini Giuseppe, Pellegrini Giorgina Diviacco, Pellegrini Paolo, Pellis Cozza Luisa, Perini Fulvio, Persi Paoli Francesco, Persich Bruno, Petronio Guido, Pezzoli Paolo, Picot Arturo, Pieri Sergio, Pistan Nerina, Pizzinat Giovanni, Placenti Irma, Pollice Rocco, Poretti Michele, Prever Gianpiero, Pribetich Pietro, Pucar Paolo, Puxeddu Anna, Puzzer Patrizia, Quarantotto Marina, Radeticchio Nevia, Randich AntonioUbaldo-Anita, RattiVidoli Paola, Rauni Andrea, Raze Raldi Stellia, Rismondo Nidia, Ritschl Giuseppe, Rolli Giovanni, Roma Bruno, Romich Eugenio, Rossetti Cosulich Nora, Rossi Flavia, Rota Antonia, Rubinich Marino, Ruju Gianna, Sabatti Giovanni, Saitz Franco, Sandri Ubizzo Irma, Sanza Guido, Sarti Giuseppe, Scalembra Rita, Schlegl Aurea, Scialò Luciana, Segariol Devescovi Flora, Sepich Aldo, Sergi Ernesto, Sergi Sonia, Sivieri Arnaldo, Smilovich Nerina, Solis Francesco, Sossa Claudio, Sponza Eufemia, Sponza Giovanni, Stancich Gigliola, Stipcevich Giovanni, Tarabocchia Mirella,Tecovich Antonio, Tiblias Aldo, Toffetti Dolores, Toffetti Lucilla, Tognon Loriana, Tolja Marlena, Tosolin Fabio, Trapani Ferruccio, Trentini Elvira, Udovicich Iginio, Uratoriu Edoardo, Urbinati Eugenia, Usmiani Marino, Valassi Aurelia Balbi, Valenti Bruno, Valenti Maria, Valvassori Giuseppe, Vecerina Fernando, Velenich Italo, Vellenich Silvana, Vidal Maristella, Vidossich Giorgio, Villio Vinicio, Viscovi Francesco, Visintin Renato, VitelliTafani Iolanda, Viti Sergio, Vittorelli Alma, Vlacancich Florio, Vladovich Rodolfo, Zago Italo, Zett Antonio, Zubin Arcida, Zupicich Marco, Zustovich Mariuccia. Zagabria, Sanader lascia a sorpresa il governo e il partito. Una donna il nuovo premier Ti sei iscritto all’ANVGD? Continua la campagna abbonamenti 2009 Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa Colpo di scena a Zagabria, il primo ministro Ivo Sanader a sorpresa ha annunciato nelle scorse settimane le sue dimissioni dall’incarico e l’abbandono definitivo della vita politica per ragioni strettamente personali. Sanader deteneva la carica di capo del governo da quasi sei anni, ed è stato alla guida dell’HDZ (conservatori di centodestra). Gli succede la fedele collaboratrice Jadranka Kosor, che avrà il compito di formare il nuovo governo, ed è già stata nominata presidente del partito al posto di Sanader. Laureata in giurisprudenza, da 15 anni in politica, la Kosor è la prima donna a capo di un governo croato. Parlando dei tempi di adesione della Croazia all’UE, il nuovo premier ha assicurato che il suo governo «non rinuncerà a nessun centimetro del nostro territorio, né in terra né in mare», con evidente riferimento al veto sloveno e al contenzioso con Lubiana per i confini marittimi. Nel corso della conferenza stampa convocata da Sanader per annunciare il suo ritiro, alla domanda se il blocco della procedura di adesione dalla Croazia all’UE e il fallimento di Bruxelles nella mediazione abbiano pesato sulla sua decisione, egli ha chia- ramente risposto: «non posso dire di no». Vinte le elezioni del 2003 l’ex primo ministro ha tentato di dare al suo partito il carattere di una forza conservatrice ma cautamente europeista, accelerando la creazione di un mercato libero e l’avvicinamento euroatlantico della Croazia, con caute aperture alla minoranza serba della Croazia, e con la stessa Belgrado, dopo le devastanti guerre degli anni Novanta. Due le fondamentali sfide del nuovo premier, l’Europa e la grave crisi economica, che incoraggia e alimenta le derive nazionalistiche e xenofobe di molta parte della società croata. «Per giustificare le dimissioni di Sanader, che hanno lasciato tutti di stucco – scrive Drago Hedl per “Osservatorio sui Balcani” – si parla della difficile situazione del Paese, molto più seria di quanto l’opinione pubblica possa immaginare. Il tracollo del Pil, conseguenza diretta dell’esitazione di Sanader a introdurre dure, ma necessarie, misure anti-recessione, hanno condotto il paese sull’orlo della bancarotta. Dal bilancio mancano 15 miliardi di kune (circa 2 miliardi di euro), e già si dice che il Paese non abbia più soldi per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici. Oltre a ciò, ha uno spaventoso debito estero di circa 40 miliardi di euro, la cui estinzione torna ora in discussione. In cima a tutto questo – prosegue l’analisi di Hedl –, la Croazia non riesce a risolvere la questione del blocco sloveno ai negoziati di adesione all’UE . Sanader, secondo fonti a lui vicine, si sente completamente abbandonato da quelli che fino a ieri erano alleati croati, in primis Germania e Austria, i quali, a suo avviso, non hanno fatto nulla per aiutarlo. D’altro canto, da Bruxelles giungono voci di come l’UE sia delusa dalle lente riforme nella giustizia croata e dalla flebile lotta alla corruzione e al crimine organizzato». Red. 10 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 La sorella Paola: «non perdono» Trent’anni dalla morte del Ten. Col. Antonio Varisco L’alto ufficiale, zaratino, venne trucidato a Roma dalle Brigate Rosse Sono trascorsi 30 anni dalla feroce uccisione del Tenente Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco. A Roma una solenne cerimonia commemorativa in suo ricordo si è svolta il 13 luglio, nel luogo dove nel 1979 cadde vittima di un agguato rivendicato dalle Brigate Rosse. Dopo gli onori militari, corone di alloro sono state deposte, dal Generale di Divisione Enrico Di Napoli, vice comandante dell’Interregionale Carabinieri “Podgora”, da Mauro Cutrufo, vicesindaco della Capitale, dall’assessore agli Affari Istituzionali, Enti Locali e Sicurezza della Regione Lazio, Daniele Fichera e dall’Assessore alle Politiche della Sicurezza e Protezione civile della Provincia di Roma, Elio Paluzzi, ai piedi della stele che ricorda il tragico evento. Nel corso della cerimonia, a cui era presente la sorella del colonnello Varisco, Paola, è stata letta una biografia dell’Ufficiale nativo di Zara. La sua figura, come uomo e come Carabiniere, è stata quindi ricordata da Giorgio Santacroce, presidente della Corte di Appello di Roma. Alla cerimonia erano inoltre presenti Paolo De Fiore, presidente del Tribunale di Roma, il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, il Questore di Roma Giuseppe Caruso, il Comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Gen.Vittorio Tomasone, i Comandanti regionale e provinciale della Guardia di Finanza, Angelo Zaccagnino, il provveditore regionale del Lazio dell’Amministrazione Penitenziaria, una delegazione della Polizia Municipale e una folta rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri con il Generale Luigi Magliuolo, Ispettore regionale per il Lazio e componenti della Rappresentanza Militare. Così recitava il volantino che quel giorno rivendicò l’uccisione dell’alto ufficiale: « Un nucleo armato della nostra organizzazione ha giustiziato Antonio Varisco». Il volantino con la stella a cinque punte fu fatto ritrovare due giorni dopo l’agguato. ma già la mattina stessa, a due ore dall’omicidio, arrivò all’ANSA la rivendicazione delle Br: «Qui Brigate Rosse, abbiamo giustiziato noi il colonnello Antonio Varisco braccio destro del generale Dalla Chiesa». Varisco era il comandante del Nucleo carabinieri del Tribunale di Roma. L’anno prima si era consumata la tragedia di Aldo Moro. Antonio Varisco fu giustiziato alle 8,25 del mattino , mentre con la sua auto, solo, percorreva il lungotevere Arnaldo da Brescia, poco duistante dal centrale Piazzale Flaminio. Il ricordo della sorella Paola Lo ricorda così la sorella Paola: «Tonci era affettuoso con tutte noi sorelle, lui unico maschio tra cinque femmine». Paola è la sorella più piccola della famiglia Varisco, cinque figli, orfani di madre, che avevano lasciato la natìa Zara e si erano stabiliti a Roma. «Lui aveva un grande desiderio – ha dichiarato la signora Paola alla stam- pa – voleva tornare a Zara. Ripeteva spesso “quando andrò in pensione voglio prendere una barca, tornare a Zara». «Un gran dispiacere. Ancora più grande perché avrei voluto condividere con lui più tempo. Ucciso in un modo così atroce. Il perdono quelli lì se lo scordano. Non condivido chi parla di riconciliazione… Con chi con assassini mai pentiti?». Il Ten. Col. Varisco venne ucciso da un commando della cosiddetta Colonna romana delle Br. Il capo Antonio Savasta, dopo l’arresto, non ne chiarì tutta la dinamica. Il nome di Varisco era in una lista di «obiettivi» trovata nel covo di viale Giulio Cesare dove furono catturati Adriana Faranda e Valerio Morucci. Il colonnelloVarisco aveva presenziato ai molti processi conto i brigatisti e i Nap. Fu insignito della Medaglia d’oro al Valore civile per la difesa della collettività e delle istituzioni democratiche. «“Non vogliamo vendetta ma giustizia. Sei sempre più vivo con noi nella nostra Zara” fu l’omaggio di un profugo dalmata sul luogo dove cadde Varisco», ha ricordato sul quotidiano “Il Tempo” del 12 luglio 2009 Maurizio Piccirilli nel suo servizio sulla triste ricorrenza. E i sentimenti si sono rinnovati oggi, a trent’anni da quel così tragico evento. Una targa a Brindisi Presso l’Istituto Commerciale “Guglielmo Marconi” di Brindisi è stata scoperta, l’11 maggio scorso, una Targa in Sua memoria. Alla commossa cerimonia hanno preso parte Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato al Ministero degli Interni, le più alte autorità civili e militari della Puglia, dirigenti scolastici e docenti, una nutrita rappresentanza dei tanti ex compagni del liceo, i «Muli del Tommaseo». Il saluto di Mons. Ravignani alla Diocesi di Trieste. Gli succede Mons. Crepaldi È mons. Giampaolo Crepaldi, sino ad ora Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il nuovoVescovo di Trieste. Succede a Mons. Eugenio Ravignani, esule da Pola – dove è nato il 30 dicembre 1932 – e ordinato sacerdote dal Vescovo Antonio Santin nel 1955. Nel suo messaggio di saluto ai triestini e alla Chiesa tergestina, Mons. Ravignani ha ricordato le qualità del suo successore, «vescovo di elevata cultura e di vasta e profonda esperienza maturata nel delicato servizio prestato alla Chiesa italiana prima e poi alla Santa Sede». Nell’occasione del suo congedo, l’Associazione delle Comunità Istriane e il suo presidente Lorenzo Rovis, hanno reso omaggio ad una personalità del mondo istriano ospitando un incontro con lo stesso Mons. Ravignani, le autorità civili e i vertici delle associazioni degli esuli presenti a Trieste. A salutare il Vescovo esule il Sindaco Roberto Dipiazza, gli assessori comunali Lobianco e Rovis, i rappresentanti delle Associazioni degli Esuli, Renzo Codarin per la FedEsuli, Guido Brazzoduro per i Fiumani, Renzo de’Vidovich per i Dalmati, e il prof. Lucio Delcaro presidente dell’IRCI. La cerimonia di saluto si è chiusa con un concerto del M.o Luigi Donorà, istriano, autore di musiche composte per la circostanza, interpretate dal duo Venier-Chersicla e dal coro delle Co- munità Istriane. Mons. Crepaldi è nato nel 1947 in provincia di Rovigo, si è laureato in Filosofia all’Università di Bologna nel 1979 e in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana nel 1984. Ordinato vescovo nel 2001 da Giovanni Paolo II, è membro del Consiglio della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nel suo primo messaggio alla comunità ecclesiale triestina il nuovo vescovo ha rivolto, tra l’altro, «un saluto particolare alla Chiese sorelle, alle comunità ecclesiali, ai fratelli della comunità ebraica, a tutte le comunità religiose». «Con tutti la Chiesa di Trieste saprà tessere la rete del dialogo ecumenico e interreligioso e della collaborazione amichevole nella comune tensione a perseguire il progresso spirituale e materiale della nostra amata città nello spirito della libertà, della giustizia, della verità e della solidarietà». Red. Roma, Quartiere Giuliano-Dalmato. Sulla facciata dell’Archivio Museo Storico di Fiume è apposta dal 1993 questa lapide che vuole ricordare la figura e il sacrificio del Col. Varisco (foto www. digilander.libero.it/arup.it) Nel suo intervento il prefetto ha sottolineato il valore dell’iniziativa che, oltre ad onorare la memoria dell’ufficiale dell’Arma ed idealmente di tutte le vittime del terrorismo, costituisce una occasione importante per ricordare i drammatici anni Settanta ed Ottanta. Notizie liete... Il sigillo di Trieste ad Aldo Clemente Trieste. Il sigillo della Città di San Giusto ad Aldo Clemente, consegnatogli dal sindaco Roberto Dipiazza nel corso di una cerimonia svoltasi in Municipio, alla presenza del presidente della FederEsuli, Renzo Codarin, e del presidente dell’Associazione Giuliani nel Mondo, Dario Locchi con il suo direttivo. Il prestigioso riconoscimento vuole significare la gratitudine della comunità tergestina per l’impegno svolto nell’ambito dell’Opera Nazionale Orfani di Guerra, dell’assistenza ai profughi giuliani e dalmati, dell’Ente nazionale per i Rimpatriati e Profughi e, dal 1970 al 2007, in qualità di presidente dell’Associazione Triestini e Goriziani di Roma. Nella circostanza è stato ricordato anche il suo ruolo di segretario generale della sezione italiana dell’Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati, organo consultivo della Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa, ricoperto dal 1965 al 2001, e di segretario provinciale dell’Opera nazionale Orfani di Guerra di Trieste, nel cui ambito egli ha promosso la creazione della scuola professionale e del collegio per orfani di guerra e il centro di prevenzione antitubercolare di Sappada. Nel consegnare ad Aldo Clemente il sigillo, il sindaco Dipiazza ha voluto rievocare il suo primo approccio con i problemi degli esuli: «ero con Renzo Codarin alle Noghere e quando mi ha detto di essere nato lì, nel campo profughi; mi si è spalancata una pagina di storia che non conoscevo, ecco perché in questi anni mi sono impegnato in questa amministrazione comunale nel doveroso ricordo dei drammi dell’esodo, che ora trova significativi e tangibili segni nel nuovo Centro di documentazione della Foiba di Basovizza, nel monumento realizzato Trieste, Sala Azzurra del Municipio. Il sindaco Roberto Dipiazza alla memoria di Norma Cossetto, nel saluta l’ospite e i convenuti Museo della Civiltà Istriana in fase di allestimento in via Torino e presto anche con la collocazione (prevista per l’inizio del prossimo anno) della statua dedicata a mons. Antonio Santin davanti alla Chiesa greco ortodossa sulle Rive». * * * È nata Gaia! Giulio ed Ida Schvarcz con immensa gioia sono diventati nonni della prima nipotina, Gaia, nata a Formia il 30 maggio 2009 dal figlio Giorgio e Gabriella Schvarcz. Dai nonni un entusiasta «benvenuta» e auguri fervidissimi. * * * Al ten. col. Marcello Rocchi la Croce al merito di Cavaliere della Repubblica Con vivo piacere il Comitato de L’Aquila comunica che l’amico ed associato Ten. Col. Marcello Rocchi è stato insignito della Croce al merito di Cavaliere della Repubblica e della Medaglia di S. Maurizio e Lazzaro per le sue particolari doti al servizio della Patria. Al caro Rocchi gli auguri più fraterni da parte della collettività giuliana e dalmata della Provincia de L’Aquila. Agosto-Settembre 2009 11 DIFESA ADRIATICA Sport giuliano Dal nostro inviato nel tempo… La Libertas di Capodistria Sorta nel 1888 per volontà di un gruppo di sportivi capodistriani, capitanati dall’irredentista Felice Bennati, la Libertas cominciò da subito a realizzare il suo programma di ostruzionismo sportivo e politico all’Austria. Nella finale delle gare regionali del campionato adriatico in Skiff, 189-1892, i Leoni, guidati da Antonio Depangher, una volta superate le rivali, Hansa ed Eintracht, agitarono, per la prima volta, il Tricolore, suscitando le ire delle autorità austriache. Nel 1906 vi fu un importante innovazione all’interno del sodalizio. Il Presidente di allora, De Manzini, decise di allargare la base societaria facendo partecipare alle attività sociali anche l’elemento operaio capodistriano che fino ad allora era stato sempre escluso. Nel 1907 in occasione dell’anniversario di Giuseppe Garibaldi, la fanfara sociale, dopo una dimostrazione per le vie cittadine, al ballo della Lega Nazionale, si presentò in divisa da Bersaglieri italiani. I provvedimenti presi dalla polizia austriaca furono durissimi: arresti e processi per gran parte dei soci. Nel 1910 alle regate internazionali di Capodistria, in occasione della esposizione istriana, si aggiudicava ben quattro primi premi. Nel 1912 vi una nuova sfida all’autorità austriaca: al ballo Pro Associazione italiana di beneficenza, sempre la fanfara sociale partecipò con la divisa degli Ascari. Anche questa volta, le autorità reagirono duramente con arresti e processi e sequestri. Sempre nello stesso anno, i cinque giovani capodistriani Renato Pecchiari, Francesco Babuder, Mario Fonda, Lauro Cherini ed Egidio Parovel, i «Barruffanti», si iscrissero alla gara internazionale come equipaggio italiano e dopo aver vinto la gara sventolarono, come da tradizione, festosamente il Tricolore. Nel 1913 la Libertas riportò ben 15 vittorie: 4 a Fiume, 3 a Portorose, 6 alle internazionali di Trieste e 2 a quelle di Como. Scoppiata la guerra, un centinaio di giovani soci riparò in Italia, mentre i pochi rimasti, circa una ventina, furono internati. Il 13 maggio 1915, Nazario Depangher, Giuseppe Deponte, Antonio Zetto, PieroVascotto e Fanelli fuggirono a Venezia con la jole “Istria” e nel 1916 il gesto fu ripetuto dalla “Roma” “montata” da Antonio Divo, Nicolò Martina, Ludovico Divora e due soldati austriaci. Questa causò la distruzione delle imbarcazioni rimaste e l’incendio della sede sociale. Al termine della guerra furono ben sette soci che si sacrificarono per la causa italiana: Nazario Sauro, Pio Riego Gambini, Ernesto Gramaticopolo, Angelo della Santa, Antonio Parovel, Virgilio Sansone e Vico Prodenzani. Tra il 1919 e il 1920 la Libertas vinse 10 premi e due campionati a Lecco con l’“Otto” e a Pallanza nel 1921 nel “singolo” con Francesco Babuder. Negli anni seguenti, dopo un periodo di stasi, la Libertas tornò di nuovo alla vittoria a Portorose e a Trieste nel 1927. Sorgeva intanto ad Isola d’ Istria la Pullino ed iniziava una dura lotta che culminò a Stresa con la clamorosa vittoria dell’armo istriano formato da Vattovaz, Divora, Plazzer, Parovel e Scher che conquistò il titolo italiano battendo i campioni olimpici di Amsterdam da cinque anni invincibili campioni su tutti i campi di regate europee. La Libertas, grazie a queste vittorie, riuscì a partecipare ai giochi di Los Angeles a Long Beach nel 1932. Qui i cinque ragazzi capodistriani gareggiarono nella categoria “quattro La “Libertas” di Capodistria e Una partita di calcio… incandescente Amsterdam, 1928. La “Pullino” di Isola d’Istria batte gli olimpionici olandesi e conquista la corona d’alloro (foto www.marcantoniocolonna.com) con” e vinsero nettamente in batteria piegando nettamente i rivali tedeschi. E nel 1933 vinse per la terza volta il campionato juniores a Napoli e nel 1934 conquistò tre primi premi alle regate regionali di Pola, tre alle nazionali di Trieste e una a Bellaggio con Vattovaz e Divora che rivinsero anche nel 1935. Alla fine degli anni Trenta sorsero accanto allo sport del remo altre sezioni sportive: nuoto, vela e calcio. L’attività sportiva del sodalizio terminò con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e nel 13 febbraio 1947, i miliziani di Tito irruppero nella sede del Circolo Canottieri “Libertas” di Capodistria: «Ammassarono tutte le nostre belle barche su un peschereccio, per trasferirle chissà dove», ricorda Giovanni Steffè. «Non ci demmo per vinti. Attraverso il ‘check-point’ che ci separava dalla ‘Zona A’ del ‘Territorio Libero di Trieste’, controllata dagli anglo-americani, io e Aldo (Tarlao) iniziammo una faticosa spola con Trieste; qui, grazie a un ‘2con’ prestatoci dal Dopolavoro Ferroviario e con un sacco di sabbia da 50 chili al posto del timoniere, seguitammo gli allenamenti». Intanto a Capodistria, il 24 settembre, la sede della “Libertas” venne confiscata e ridotta a magazzino. «Ragione in più per continuare!». L’11 luglio 1948 i due istriani (con il veneziano Alberto Radi) si confermarono a Milano campioni d’Italia seniores e il 25 partirono da Milano, alla volta di Henley, dove trovarono una barca nuova, acquistata dal CONI. Il 5 agosto giunsero primi in batteria, davanti a Danimarca e Ungheria, poi il giorno 7, nella III semifinale, eliminarono la Jugoslavia. Intanto la “Libertas” tentò, disperatamente, di sopravvivere in “esilio” a Trieste ma invano: alla fine degli anni ’50 essa fu costretta a cessare l’attività, ponendo fine a una straordinaria avventura iniziata nel lontano 1888. Una partita di calcio… incandescente Domenica 27 gennaio 1935 Stadio del Littorio, Pola, ore 14.00 Le prime dieci giornate del campionato di Serie B, sono state veramente difficili per il Grion Pola: 9 sconfitte (Padova, Cremonese, Atalanta, Baruffa in campo, nel lontano 1935, nonostante i convenevoli d’inizio… Comense, Spal, Verona, Catanzarese, Perugia), una vittoria (Foggia) ed un pareggio (Vicenza). I tifosi hanno mostrato, nei mesi passati più volte, il loro malcontento verso la società, incapace, ai loro occhi di risolvere la difficile situazione. Un segnale forte però è arrivato, lo scorso 6 gennaio, alla vigilia della partita contro il Modena, quando la dirigenza ha esonerato l’ungherese Gulyas ed ha affidato la panchina all’esperto giocatore Giorgio Cidri, ora anche allenatore. Da allora la reazione della squadra è stata positiva, tanto che sono arrivate due vittorie consecutive (Modena, L’Aquila) e una sconfitta (a Bari) che però non ha portato sconforto all’interno dello spogliatoio. C’è grande attesa, qui nello stadio, per l’inizio della partita contro la fortissima Pistoiese, candidata quest’anno ad essere una delle protagoniste di questo torneo cadetto. Da pochi minuti ci sono state comunicate le formazioni delle due squadre: Grion Pola: Cusmani, Vatta, Tomini, Brenco, Monti, Zannantoni, Curto, Bonivento, Polonio, Bucci, Luciani Pistoia: Spadoni, Minelli, Montanari, Puccini, Turchi, Cenci, Cavezzi, Trebbi, Panzeri, Mihalich, Melani. Ore 17.00, la partita. Il Grion ha confermato, per tutto il primo tempo, l’eccellente stato di forma mostrato già nelle ultime tre partite, che gli ha permesso, prima di schiacciare il Pistoia nella propria metà campo, poi di passare in vantaggio con Bucci al 30’ minuto del primo tempo. Nella ripresa, dopo un inizio stentato, che ha consentito al Pistoia di giungere al pareggio con Melani (50’), i nero-stellati, mostrando una ottima omogeneità in tutti i reparti, hanno continuato a dominare il gioco ed al 70’ sono passati in vantaggio con un incredibile gol in acrobazia del centravanti Polonio. Ad un minuto dalla fine del match, l’arbitro ha fischiato, giustamente, al limite dell’area di rigore del Grion, una punizione in favore del Pistoia. La palla, calciata dal pistoiese Melani, viene parata dal portiere Cusmani, sulla linea di porta, ( a detta di tutti!) che la lancia immediatamente a centrocam- L’emblema della Società canottieri “Libertas” di Capodistria (foto www.raid.informare.it) po. Dopo pochi istanti, l’ arbitro, improvvisamente ripensando all’azione precedente, ha fermato il gioco e concesso il gol al Pistoia in quanto, a suo giudizio, la palla ha passato completamente la linea bianca della porta del Grion. La decisione apparsa a gran parte degli spettatori errata, ha provocato una forte reazione del pubblico, che ha iniziato a fischiare l’arbitro. Alcuni teppisti, non contenti, una volta superata la rete metallica che delimita il rettangolo di gioco, hanno aggredito l’arbitro che, grazie al pronto intervento delle forze di polizia, è riuscito ad evitare il peggio: ricoverato per accertamenti se la caverà in dieci giorni. Due balordi sono stati immediatamente arrestati e portati al comando. Il grave incidente ha impedito di terminare la partita e ciò ha danneggiato la squadra polese che avrebbe sicuramente meritato la vittoria. Tre settimane dopo. In seguito alle dure decisioni prese della F.I.G.C., la dirigenza grionese ha comunicato la decisione prima di non giocare a Venezia e la settimana successiva di ritirare definitivamente la squadra dal campionato cadetto. Non si parla d’altro che del Grion nei bar nei caffè e nei circoli cittadini. Unanime è la condanna alla violenza. La vicenda ha però rimesso in primo piano il problema dell’arbitraggio che incide sempre di più sull’intero campionato, giudicato da molti a questo punto falsato. È da molto tempo che si discute di questa questione ma non si riesce a trovare una soluzione. Il vero problema, qui si dice, è l’incapacità dei direttori di gara che dovrebbero essere aiutati magari con l’aggiunta di un secondo arbitro. Verranno ascoltate queste richieste dalla F.I.G.C. per evitare gli stessi incidenti negli anni futuri? Giorgio Di Giuseppe 12 DIFESA ADRIATICA “Il Piccolo” 2 giugno 2009 Un dizionario degli artisti di Trieste, Istria e Dalmazia È uscita la quarta edizione del Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia (Hammerle Editori, pagg. 399, euro 48), curato […] da Claudio H. Martelli, che da quarant’anni si occupa di critica e storia delle arti figurative. Il Dizionario raccoglie quasi duemila schede biografiche e critiche (con centinaia di illustrazioni) relative ai pittori, scultori, operatori delle arti visive, grafici e scenografi nati o attivi in queste terre, che hanno operato su un arco di tempo compreso tra il XII secolo e il 2008 […]. Un interesse dimostrato dalle centinaia di richieste di informazioni e comunicazioni che negli ultimi anni, complice Internet […], sono giunte a Martelli e alla sua redazione (ha fondato e dirige la rivista mensile ”Trieste Artecultura” e il sito internet www.artecultura.it) da studiosi e studenti, operatori culturali, musei e galleristi italiani e stranieri. […] (p.t.) Aise 3 giugno 2009 Il 22 settembre Leo Gullotta incontra gli Esuli a Roma Leo Gullotta, protagonista della fiction Rai sulle Foibe “Il cuore nel pozzo” nel ruolo di Don Bruno, reduce dai successi della stagione teatrale con Il piacere dell’onestà di Pirandello, sarà protagonista di un evento-spettacolo unico e straordinario il prossimo 22 settembre al Quartiere giulianodalmata di Roma, presso il Teatro San Marco, piazza Giuliani e Dalmati. L’attore di prosa Leo Gullotta, in scena a settembre al Teatro San Marco con i testi di Anna Maria Mori Agosto-Settembre 2009 RASSEGNA La lettura teatrale di alcuni brani della scrittrice istriana Anna Maria Mori, tratti dai libri Bora e Nata in Istria, farà da sfondo una rievocazione storica voluta dallo stesso Gullotta, dopo l’assegnazione del Premio Internazionale del Giorno del Ricordo, e organizzata dalla sede centrale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in collaborazione con la Bottega Teatrale San Marco. Il ricavato della serata sarà destinato ad un progetto di sostegno alle famiglie di origine giuliano-dalmata residenti a L’Aquila e colpite dal recente terremoto, anche in questo caso per espresso desiderio dell’attore. L’appuntamento è per le 21.00 di martedì 22 settembre. “La Voce del Popolo” 4 giugno 2009 Rustico: amicizia più forte tra le due sponde Abbazia. Il tradizionale ricevimento offerto dal console generale d’Italia a Fiume, Fulvio Rustico, in occasione della Festa della Repubblica Italiana nei bellissimi spazi di Villa Angiolina ha riunito anche quest’anno numerosi personaggi di spicco della CNI e dell’amministrazione locale, rappresentanti della diplomazia e degli esuli. All’evento hanno preso parte l’ambasciatore della Repubblica Italiana a Zagabria, Alessandro Pignatti Morano di Custoza, il deputato al seggio specifico dell’etnia al Sabor e presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin, il presidente della Giunta UI, Maurizio Tremul, il direttore dell’Università Popolare diTrieste, Alessandro Rossit, sindaci, esponenti del Libero Comune di Fiume in Esilio […]. «Ciascuno di noi ha cercato di rendere l’Adriatico un mare d’unione», ha ricordato Rustico, soffermandosi pure sull’ottima collaborazione con le istituzioni della CNI. «Qui ho trovato una comunità magnifica nella quale mi sono trovato come in famiglia. Assieme abbiamo lavorato sia a favore dei connazionali, sia per un’amicizia più forte tra le due sponde dell’Adriatico», ha sottolineato il console. […] Helena Labus “Il Piccolo” 5 giugno 2009 Dal Veneto centomila euro a Lussino Lussinpiccolo. La Regione Veneto dà una mano a Lussinpiccolo nella La scrittrice e giornalista istriana Anna Maria Mori Abbazia, la Villa Angiolina, fatta edificare nel 1844 dal patrizio fiumano Igino Scarpa ristrutturazione di Palazzo Quarnero, che ospiterà in via permanente l’Apoxyomenos o Apossiomene. Si tratta della statua bronzea del I secolo avanti Cristo scoperta una dozzina di anni fa sui fondali lussignani […]. Il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan […] ha compiuto una breve visita a Lussinpiccolo, proprio per dare una tangibile dimostrazione di quanto la sua amministrazione abbia a cuore la salvaguardia del patrimonio storico-culturale nelle tre regioni sul versante orientale dell’Adriatico, ovvero Istria, Quarnero e Dalmazia. Accompagnato da Diego Vecchiato, responsabile delle relazioni internazionali della giunta della Regione Veneto, il governatore Galan è stato accolto a Palazzo comunale dal sindaco Gari Cappelli, al quale ha fatto sapere che la sua amministrazione stanzierà 100 mila euro per i lavori di riassetto di Palazzo Quarnero, un edificio bellissimo ma fatiscente, situato sulla riva. Sono mezzi derivanti dalla legge su valorizzazione e recupero del patrimonio storico, artistico e culturale di origine veneta. […] Va ricordato che grazie alla cosiddetta Legge Beggiato finora sono stati portati a termine o sono in corso di realizzazione ben 300 progetti di valorizzazione e recupero del patrimonio veneto ancora presente lungo la costa istro–quarnerino–dalmata. […] (a.m.) Lo splendido bronzo rinvenuto nelle acque antistanti Lussino, statua romana del I secolo a.C., copia di un’originale greco del IV sec. a.C. “La Voce del Popolo” 6 giugno 2009 Gli interventi al raduno della Mailing List Histria […] alla Comunità degli Italiani di Capodistria, oltre alla premiazione dei vincitori del tradizionale concorso letterario organizzato da questo gruppo si è svolta pure la IX edizione del Raduno dei membri di Mailing List Histria, che coinvolge in Internet esuli e rimasti e loro simpatizzanti e sostenitori, e offre uno spazio nel mondo in rete a istriani, fiumani, quarnerini e dalmati […]. A salutare i partecipanti è stato come sempre il coordinatore della ML HISTRIA Axel Famiglini, […] nipote di esuli rovignesi e che ha presentato pure una sua relazione sulle iniziative compiute da MLH durante l’anno in corso. […] Tra i presenti […] anche Giorgio Varisco, membro del Comitato esecutivo della FedEsuli, veneto di origine zaratina, intervenuto anche a nome dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo. […] Varisco è poi intervenuto sul tema del Raduno «Memoria condivisa: una possibilità o un’utopia?». «Esprimo una speranza […]. Come oggi vengono premiati i giovani e bravi studenti sloveni, croati e montenegrini della minoranza italiana che studiano nelle scuole dove si insegna anche in italiano, così vorrei che domani potesse iniziare a Zara anche l’insegnamento dell’italiano. È di questi giorni la noti- Capodistria, palazzo gotico-veneziano del XIV sec. Nella città istriana si è svolto il IX raduno della Mailing List Histria zia che non si svolgeranno nell’anno scolastico 2009-2010 i corsi di italiano all’asilo “Sunce” di Zadar, così come richiesti dall’Unione Italiana. “Non vogliamo essere accusati di italianizzare i nostri bambini” dichiara la solerte direttrice, dimenticando che la cultura di una minoranza è universalmente riconosciuta in Europa e nel mondo libero e democratico come un arricchimento anche per la maggioranza. Concetto che dovrebbe essere ben noto e condiviso dalla classe dirigente di quella Croazia che chiede di entrare in Europa». “Il Giornale” 9 giugno 2009 L’Italia vista dalla ex Jugoslavia «L’Italia vista dagli altri». Questo il titolo del primo convegno di studi sull’Italia mai organizzato nella ex Jugoslavia, che si terrà venerdì e sabato prossimi a Banja Luka, in Bosnia, e riunirà venti studiosi di diverse nazionalità, fra i quali italiani, bosniaci, croati, serbi e sloveni. L’incontro è stato organizzato dal Dipartimento di lingua e letteratura italiana e lingue e letteratura serba dell’Università di Banja Luka, diretto dal professor Danilo Capasso, con il patrocinio dell’Ambasciata Italiana e il sostegno di numerosi sponsor. […] Questo appuntamento vuole anche essere un’occasione per fare il punto sulla visibilità internazionale della cultura italiana; per valutare attraverso quali aspetti si possa comprendere meglio il contributo italiano alla cultura europea in termini di storia delle idee, innovazioni letterarie e artistiche, miti, modelli, soggetti, temi; per verificare, infine, in che modo quel contributo abbia influenzato e influenzi l’immagine dell’Italia nel mondo. Banja Luka è stata scelta […] anche perché si trova al centro di una regione, quella dei Balcani, sulla quale l’Italia ha da molti secoli esercitato una grande influenza. Prima attraverso la Serenissima Repubblica di Venezia, che dominò l’Istria e la Dalmazia e che intrattenne stretti rapporti con tutti gli Stati che confinavano con i suoi possedimenti adriatici, poi attraverso le suggestioni che il nostro Risorgimento accese in Serbia, che sognava di ripetere in quella che sarebbe diventata la Jugoslavia l’exploit realizzato nel nostro Stivale dal Piemonte sabaudo e dal movimento per l’unità nazionale, e infine attraverso il Regno d’Italia, sempre attento alle questioni balcaniche che potevano mettere in difficoltà le due potenze che vi si confrontavano, l’impero austroungarico e l’ottomano. […] Vincenzo Pricolo ANSA/ ANSAMed 16 giugno 2009 Mantica: avvicinare Adriatico a UE Avvicinare all’Unione Europea quei Paesi dell’area adriatica che ancora non ne fanno parte. È questo, secondo il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, un «grande obiettivo dell’Italia», che presiede per quest’anno l’Iniziativa Adriatico Ionica (IAI). Dell’Iniziativa fanno parte […] «otto Paesi: Italia, Grecia e Slovenia sono nella UE; la Croazia è in procinto di entrare e speriamo che ciò avvenga il più presto possibile; aspettiamo l’Albania, che con il Kosovo rappresenta un punto di riferimento e stabilità nell’area balcanica; siamo a fianco dei Paesi che vogliono cominciare il percorso di avvicinamento come Montenegro e Bosnia Erzegovina». […] «Portare i Paesi adriatici in Europa significa portare standard europei in quell’area». […] Agosto-Settembre 2009 “Il Piccolo” 21 giugno 2009 Rovigno: inaugurata biblioteca italiana In concomitanza con la presentazione del libro sulla storia della Comunità nazionale italiana, al Centro di Ricerche Storiche dell’Unione italiana è stato inaugurato un nuovo edificio a disposizione dell’istituzione scientifica. Si tratta di Casa Albertini, che dispone di 60 metri quadrati di superficie complessiva suddivisa in tre piani. […] Interessante notare che Casa Albertini ha ricevuto il nome dall’ultima famiglia rovignese che vi ha abitato. All’immobile è stato attribuito anche l’appellativo di «Cappella Sistina» per la forma a cupola della cisterna nella quale sono stati esposti due disegni eseguiti da Giuseppe Rieger nel 1850 e che rappresentano tutta la costa da Trieste alle Bocche di Cattaro nonché 30 carte realizzate dalla Marina da guerra austriaca. Nel corso della ristrutturazione è venuta alla luce una vasca battesimale della chiesetta dedicata ai santi Cosma e Damiano, restaurata anch’essa […]. Casa Albertini, […] accoglie l’archivio dei documenti storici dell’UI e della vecchia UIIF […] il primo e il secondo piano accolgono la biblioteca storica mentre nel cortile antistante è stata collocata la vera di pozzo della famiglia Albertini. In questo punto, come spiegato da Giovanni Radossi, si pensa di collocare una statua in bronzo ispirata all’esodo. (p.r.) “Il Piccolo” 22 giugno 2009 Lubiana: italiano parificato allo sloveno Tutte le associazioni che hanno sede nei territori nazionalmente misti, dove accanto allo sloveno sono lingue ufficiali anche l’italiano, […] l’ungherese, dovranno avere una denominazione bilingue. È la soluzione suggerita dalla Commissione per le nazionalità del Parlamento sloveno, […] dopo che la Corte costituzionale, su ricorso del deputato italiano Roberto Battelli, lo scorso settembre aveva giudicato anticostituzionale l’articolo 10 della Legge. La norma contestata da Battelli, e di cui ora si sta discutendo, imponeva la denominazione in lingua slovena delle Associazioni delle minoranze tollerandone soltanto la traduzione in italiano ovvero ungherese nei territori dove queste due minoranze sono tradizionalmente presenti. La soluzione proposta ora […] alla fine di giugno sarà al vaglio del Comitato Interni della Camera di Stato prima del voto in aula […]. Nei territori nazionalmente misti, pertanto, se questa modifica sarà approvata, tutte le associazioni avranno il nome scritto in entrambe le lingue. «È una buona soluzione di compromesso, che salvaguardia la parità tra le lingue minoritarie e la lingua slovena», ha commentato a fine riunione Roberto Battelli. […] In particolare, secondo i giudici, in questi territori la lingua minoritaria non può essere considerata lingua straniera né può essere concessa solo come semplice traduzione dallo sloveno. […] “Il Giornale di Sicilia” 23 giugno 2009 A Taormina “L’altra storia”, il cortometraggio sulle Foibe Si è conclusa la 55ma edizione della rassegna cinematografica «Taormina Film Festival». […] Nella sezione Nice (New Italian Cinema Events), dedicata ai cortometraggi realizzati da registi siciliani, è stato […]in concorso il nisseno 13 DIFESA ADRIATICA RASSEGNA Aldo Rapè. «L‘altra storia» è il titolo del cortometraggio scritto e diretto dallo stesso regista nisseno e dal pugliese Nicola Vero, autoprodotto dalla compagnia teatrale «Prima Quinta» in collaborazione con la «Move Movie» di Roma e con il Comune di Palo del Colle, in provincia di Bari, dove sono state girate le scene. Il cortometraggio narra la tragica vicenda delle foibe. La storia, troppo spesso dimenticata, delle migliaia di persone, principalmente italiani, torturate e uccise a Trieste e nell‘Istria degli anni ‘45 e gettate, spesso ancora vive, nelle voragini, le foibe appunto, dell‘altopiano carsico. Al centro dei toccante racconto, la ricerca della conoscenza e il bisogno della memoria narrata attraverso lo sguardo e il racconto di Giuseppe, il bambino protagonista della storia. […] “La Voce d’Italia” 5 luglio 2009 Stesse radici, nuovo millennio […] Nel 2004 l’Associazione Giuliani nel Mondo ha inaugurato a Roma la mostra «Con le nostre radici nel nuovo millennio» che dopo aver toccato Australia, Sud Africa, Canada, Stati Uniti e Cile, fra gli altri, è arrivata ora nella Galleria Giotto del Centro Italiano-Venezuelano di Caracas, ultima tappa prima della chiusura in Brasile. La mostra […] è tra gli eventi promossi all’interno del VI Festival Italiano, kermesse organizzata da Ambasciata d’Italia, Istituto Italiano per il Commercio estero, Camera di commercio venezuelano-italiana. A comporla, una serie di pannelli che riproducono fotografie e documenti originali articolando i quattro percorsi dell’esposizione […]. Bellissimo lo scatto in bianco e nero della nave Castelverde che, proprio nel ‘54, lasciava il molo di Trieste e una folla in lacrime che salutava i cari in partenza. […] «Quella giuliana è un’emigrazione motivata dalle travagliate vicende storico politiche che hanno travolto il territorio più che per mere motivazioni economiche. Fino al 1954 – ci spiega il Presidente Locchi – Trieste viveva una profonda incertezza, divisa com’era tra il controllo alleato e jugoslavo. […] Senza contare la tragedia delle foibe e l’esodo dei sopravvissuti […]». Oltre a questo aspetto, che fa unica in Italia l’emigrazione giuliana, il fatto che oggi non esista un territorio di riferimento. Come ci dice Locchi, questi italiani “tornano a casa e trovano un territorio straniero, radicalmente diverso, e gente sconosciuta. L’origine, che è venuta a mancare, oggi siamo noi come associazione». […] Per informazioni sull’Associazione giuliani nel mondo, www.giulianinelmondo.com. www.anvgd.it 7 luglio 2009 Due« muli» zaratini sempre giovani Il famoso Ottavio Missoni (anni 88) e il meno famoso Armando Maburzio (76) sono iscritti alla società di nuoto Europa Sporting di Roma, categoria Master allenata dal prof. Roberto Migliori. Due giovani «muli» dalmati mai domi, che hanno partecipato ai campionati italiani di nuoto Master svoltisi a Riccione dal 23 al 28 giugno conquistando, Missoni l’oro sui 50 dorso, Maburzio il bronzo per i 400 s. l. Per l’esattezza Missoni è ascritto alla categoria Master M-85, Maburzio alla cat. Master M-75. Memori entrambi della giovinezza trascorsa nell’amatissima terra natìa, sono oggi più di allora agonisticamente competitivi, come dimostra la bella foto qui accanto. E portano nel cuore, e in ogni loro attività, lo straripante amore per la loro Dalmazia. Ora sperano di “arruolare” anche il grande fiumano Abdon Pamich per formare un bel trio di indomita tempra, innata nelle genti giuliane e dalmate. Apcom 8 luglio 2009 Italiani di Croazia: Kosor, un’incognita L’inatteso quanto repentino cambio al vertice del governo di Zagabria con l’addio a Ivo Sanader e la nomina a premier di Jadranka Kosor, non poteva non avere suscitare dubbi e timori in Istria, Fiume e Dalmazia, dove è concentrata gran parte della nostra minoranza. «La Kosor per noi è un’incognita. Sanader per la minoranza italiana rappresentava in qualche modo una garanzia. Aveva la forza e l’autorevolezza per poter imporre al partito anche decisioni scomode […]» spiega ad APCOM Maurizio Tremul, presidente dell’Unione italiana […]. «Con Sanader abbiamo stretto un accordo sulle minoranze su vari punti: scuola, bilinguismo, finanziamenti, doppio voto e esenzione del pagamento dell’Iva per gli aiuti che arrivano dall’Italia», dice Tremul, che sottolinea come dal neo-premier sia giunto un impegno di massima a «confermare i medesimi accordi». […] Caracas, il VI Festival Italiano (qui riprodotto il logo della manifestazione) ha ospitato tra gli eventi la mostra Con le nostre radici nel nuovo millennio Ottavio Missoni e il fraterno amico Armando Maburzio, entrambi con la bandiera dalmata al collo, sul podio dei campionati italiani di nuoto Master, svoltisi a Riccione in giugno Ostia (Roma), Via del Mare, 1959, la «trenta chilometri su strada»: il traguardo conteso tra Abdon Pamich (a destra con il numero 2) e Giuseppe Dordoni (foto Famiglia Dordoni) www.tarantosera.com 11 luglio 2009 Anche a Taranto un piazzale alle Vittime delle Foibe Cambia la toponomastica in città […] A Porta Napoli ora c’è il piazzale “Vittime delle Foibe”, tra via Napoli, vico del Ponte e vicolo dei Calefati. […] Tra via Lucania e viale Virgilio, un piazzale intitolato al sottotenente Umberto Mayer, eroe tarantino della Prima Guerra Mondiale, caduto al fronte a Monfalcone, mentre cercava di catturare mitragliatrici nemiche. L’omaggio tricolore alle vittime delle Foibe. Anche a Taranto un piazzale dedicato alla Memoria 14 DIFESA ADRIATICA Agosto-Settembre 2009 “èStoria” 2009: the Eastern Border at the Gorizia Festival The 2009 edition of “èStoria”, an international festival which took place in Gorizia from the 22nd to the 24th of May, was a showcase of historians, experts, writers, journalists, artists, and Italian and foreign witnesses to the past, all involved in public debates and discussions. Three days of meetings, debates, conferences, interviews, and lessons on the theme of “Patria” (“Homeland”). There was much reflection on the historical, geopolitical, anthropological, and social aspects that tie human communities to their places of origin, and the implications of terms such as identity, citizenship, and nationality. The debate entitled, “A Broken History: The Italians of the Eastern Coast of the Adriatic” was the place to be for the topic of Venezia-Giulia and Dalmatia . Participants included Corrado Belci, Piero Delbello, Anita Forlani, Egidio Ivetic, Roberto Spazzali and Lucio Toth. The reflections were all ample, as were the prospectives laid out by each of the participants. The main threads discussed the Italians who had been forced into exile, as well as those left behind under the Yugoslav regime. The well-rounded debate gave voice to the bringing together of the exile and still-native communities in Istria , the Quarner Gulf region, and Dalmatia, as well as the renewal of Italian culture in those areas, now that the low point of the 1980s has been surpassed. The role of the new generations was also considered, especially in terms of how they view their own identity and roots: Professor Spazzali expressed his wishes that they could formulate a kind of “homeland of the spirit”. The professor went on to say that the Yugoslav regime not only changed the ethnic make-up of the region, but it also gave, as inheritance, the Roman and Venetian cultural heritage to people who have no idea whence it comes. Toth: “It is time for historical recognition” For this reason, added Lucio Toth, the ANVGD national president, it is vital that the Italian roots not be forgotten, from Gorizia down to the Cattaro, along the entire Dalmatian coast. He noted the importance not only of defending the Italian culture of these regions, but of nurturing it. He said that the tie between exile communities and those who remained behind should be that of underlining Valle d’Istria, in the 15th century the gothic-renaissance castle was transformed into a palace for the Soardo-Bembo family. In the photo, there are two side towers under which opens the old burgh’s entrance gate, on top of which sits the Lion of Saint Mark A photo of the exodus of the Italian citizens of Pola, ceded to Yugoslavia in the 1947 peace treaty. On the left there can be seen the arches of the Roman amphitheatre. (Photo courtesy of ANVGD Archive, Rome.) At the debate in Gorizia, the need was discussed of reconstituting the historical memory of the tragic events that impacted Venezia-Giulia at the closing of the Second World War. Roma) Istria and the city of Pola in the Tabula Peutingeriana, a 13th century copy of a Roman map that illustrated the Empire’s military road network. The copy takes its name from the humanist and ancient historian Konrad Peutinger. On the right the city of Ravenna is indicated Italian culture and defending it. He added that “Today’s Europe is undergoing massive migratory influxes in unexpected proportions from other continents. Europe’s cities will have to solve problems of integration of people whose cultural values are very different from our own. With humility and realism, the multicultural living of our regions must be addressed, and the common roots of historical groups (Slovenian, Croatian, and Italian) must be underlined. “If we desire respect from other groups, we need to show respect for them: it is a reciprocal relationship. For the Slovenes of the Julian Alps and the coast, the relationship with Italy has often been seen as a David and Goliath complex:The colossus, tens of millions strong, wants to bash its strength against the Alps, and snuff out the identity of the weaker. But at the same time, the Italians saw the Austrian empire, and then Yugoslavia, come to the region as stronger countries, threatening to snuff them out, too, and from a region where they themselves were the natives. The difference being that the fascist regime failed in its attempt to force assimilation, while the Yugoslav communist regime managed to carry out its policy of ethnic cleansing, achieving, nearly completely, its goal of wiping out the Italian community.” Toth concluded that “it is not the time for reclaim territories, but it is time for the young generations to understand, to recognize, History in its real form, since these events came about with a high cost in bloodshed, pain, sacrifice, and exile. A living example is in the third-generation exiles, who, through the “Giuliani nel Mondo” (“Julians in the World”) association look up their roots in Istria and Dalmatia. The essence of Roman and Latina culture are civitas,polis, law and civic and cultural values in their entirety, and are different than the concept of ethnicity which is prevalently genetic in nature.” Professor Egidio Ivetic didn’t hide the difficulties that the “left-behind” Italians face today. “The old Croatian and Slovenian cultures of the Kingdom of Yugoslavia, and that of the successive Yugoslav Federation, always presented themselves as the antithesis of Italian culture. This was the case even though these Slavic groups owe a large part of their formation and identity to Roman and Venetian culture.” Anita Forlani, writer and publicist, member of the Dignano community, underlined forcefully the important functions carried out by the Italian communities, which, for years, Italy didn’t adequately sustain. Sergio Tazzer, host of the RAI radio program “East-West”, closed the debate. Ed. Ragusa di Dalmazia (today, Dubrovnik), part of the splendid façade of the Sponza palace, built between 1515 and 1522, in a style of transition between gothic and renaissance. Today it houses the historical archive of the ancient Republic, also known as Saint Blaise Bettiza: Communism destroyed itself 1989, his new book on the end of ideologies The Trieste daily “Il Piccolo” of May 20th featured an article by Alessandro Mezzena Lona, in which the journalist interviewed Enzo Bettiza: the title was “Bettiza: It was communism that killed itself”. The interview coincided with the publication of his new book, 1989, dedicated to the events which brought about the collapse of the Berlin Wall and the end of 20th Century ideologies. Bettiza is a Dalmatian writer and journalist who was born in Spalato. The book 1989 closes a three-part series dedicated to the collapse of totalitarian systems. We publish here some significant passages from the Mezzena Lona interview. (…) Enzo Bettiza, born in Spalato in 1927, harbors no doubts: the Berlin Wall would have collapsed even without Solidarnosc, even without Pope John Paul II and Reagan. He states this theory in his new book, “1989: the end of the 1900s” (…) published by Mondadori (…) “It was communism that killed communism,” he explained, “and I can state this, because I was close enough to see it happen. The entire apparatus, from the war economy to the gulags, the secret police, the collectivization that brought about such unrest in the countryside: all of it, at a certain point, began to unravel.” But wasn’t there a detonator that caused the USSR to implode? “Without a doubt, the beginning of the end is tied to the Soviet Red Army’s downfall in Afghanistan. Also, the insurrection of the Solidarity trade union against the communists, in Poland.” Legend says that it was all merit of Pope John Paul II. “The pope, Lech Walesa, and Reagan helped in a minimal way. Little shoulder shoves, of small consequence, that accelerated the process of selfdestruction that was already present, and had been for some time, in the make-up of communism.” Was the beginning of the end to be seen in the Budapest of 1956, and the Prague of 1968? “Absolutely. This is the reason that I wanted the book’s focal point to be the Berlin Wall. The long death rattle of communism began in Hungary and continued on in Czechoslovakia, as I discussed in my previous two books in this series.” (…) And now, what survives of the old communist regime? “The old bureaucracy survives. Totalitarian power doesn’t have the rigid control over culture and society that it once had. In a nutshell, the old history of the Kuomintang is repeating itself. It is not true that China was a model of democracy in Chang Kai Shek’s time. The party that was in power was undoubtedly dictatorial, sustained by Moscow, although it had a liberal economy.” And what about the Italian communists? “Enrico Berlinguer, in an interview with Giampaolo Pansa, admitted that he felt more secure under the NATO umbrella, than he would under the Warsaw Pact. And yet, the Italian communists were not able to anticipate, if not extremely briefly, that which developed into Gorbachev’s perestroika.” Did they perhaps wait for the USSR to destroy itself? “They always remained under the Soviet Union’s pull. They waited for the USSR to make the first move. They should have anticipated some moves, changing party name, slogans, their way of playing the political game. Maybe they should have strengthened their ties to Bettino Craxi, who had offered them his hand.” (…) Is that a mistake that the Left is still paying for, today? “No doubt about it.The extremely weak historical compromise between communists and Catholics failed. And today, still, the Left is searching for its own identity.” (…) Alessandro Mezzena Lona (“Il Piccolo”, May 20th, 2009) (traduzioni di Lorie Simicich Ballarin) Agosto-Settembre 2009 «esHistoria» 2009, el confín oriental en el festival de Gorizia La edición 2009 de «esHistoria », festival internacional que ha llegado en Gorizia a su quinta edición del 22 al 24 de mayo, ha visto confrontarse delante de un atento publico historiadores y estudiosos, escritores y periodistas, artistas y testimonios del pasado, italianos y extranjeros. Tres días de encuentros, debates, conferencias, entrevistas, lecciones, sobre el tema «Patrias», para reflexionar sobre aspectos históricos, geopolíticos, antropológicos y sociales que vinculan las comunidades humanas a los lugares de origen y para examinar los significados y las implicaciones de términos como identidad, ciudadanía, nacionalidad. Las vicisitudes de la Venecia Giulia y Dalmazia han tenido espacio en el tablero de «esHistoria » 2009 gracias al debate titulado «Una historia partida: los italianos de la costa oriental del Adriático» al que han tomado parte Corrado Belci, Piero Delbello, Anita Forlani, Egidio Ivetic, Roberto Spazzali y Lucio Toth. La reflexión ha sido amplia, como amplias y diversas las perspectivas delineadas por cada relator. En evidencia el éxodo de la población italiana y la condición de subalternidad y de constricción en la que se encontraron aquellos que se quedaron bajo el nuevo régimen yugoslavo. Un debate muy completo, que ha hecho resaltar tanto el acercamiento entre desterrados y comunidades italianas en Istria, Quarnero y Dalmazia, como el retomar de la cultura italiana en el Adriático oriental superado el grave declinar registrado en los años ochenta. Ha salido a la luz también el papel de las nuevas generaciones que, en ambas partes del mar, piensan hoy en las propias raíces: lo que, ha deseado el prof. Spazzali, pueda servir para reconstruir una «patria del espíritu». Spazzali ha subrayado como la Yugoslavia de Tito ha perseguido dos objetivos: alejar de los territorios de antiguo asentamiento la población de origen latino-veneto y favorecer la inmigración a las costas istrianas y dalmatas de las regiones yugoslavas continentales, de modo de desnaturalizar completamente la composición étnica de las regiones alto-adriáticas. «Estas poblaciones – ha dicho el prof. Spazzali – han tenido en herencia monumentos e historia romano-veneta sin conocer ni siquiera la proveniencia». Toth: «es tiempo de reconocimiento de verdades históricas» Por esta razón, ha exhortado Lucio Toth (presidente nacional ANVGD) es 15 DIFESA ADRIATICA La ciudad istriana de Pirano, de planta urbanística y arquitectónica exquisitamente veneciana, a la par de los otros centros urbanos de la península adriática. Aquí nació en el 1692 el compositor Giuseppe Tartini Dignano, Istria. Dos elegantes ventanas góticas venecianas indispensable que «no se olviden las raíces latinas de aquella franja de italianidad que va desde Gorizia a las Bocche di Cattaro», y que más «que defender se alimente la cultura italiana» en esas tierras. Ha recordado por tanto como las relaciones entre desterrados y comunidades italianas más allá del confín converjan en la defensa de la cultura italiana en Istria, Fiume y Dalmazia: es «necesario defender la italianidad que queda todavía y alimentar en los jóvenes la unión entre los que residen en otros Países del mundo y los que se han quedado» ha añadido Toth, que ha continuado: «La Europa de hoy esta afrontando flujos migratorios de proporciones inesperadas de otros continentes. Las ciudades europeas tendrán que resolver problemas de integración de miles de personas con culturas lejanas y valores distintos de los nuestros. En este cuadro se deben ver de nuevo con humildad y realismo las perspectivas de convivencia en los territorios plurales del Alto Adriático de culturas seculares como la italiana, eslovena y croata que tienen raíces comunes. «Hace falta respeto recíproco en el momento en el que pedimos al otro el reconocer nuestro punto de vista y tomamos acto del suyo. Para el pueblo esloveno de los Alpes Giulios y del Litoral el Estado italiano unitario ha sido visto con el complejo de David y Goliat: es decir como un coloso de decenas de millones de habitantes que lo quería aplastar contra los Alpes, privándolo de su identidad. Pero del mismo modo – ha proseguido el presidente A NVGD – los italianos de Venecia Giulia y de Dalmazia han visto primero el imperio austriaco y después Yugoslavia como grandes Países que incumbían sobre ellos, amenazando con echarlos de una franja de tierra donde se sentían autóctonos. La diferencia es que el régimen fascista fracasó en su intento de asimilación forzada mientras el régimen comunista yugoslavo tuvo éxito en su operación de limpieza étnica, llegando casi a borrar la presencia italiana». Y ha concluido: «no es tiempo de reivindicaciones étnicas territoriales, sino de reconocimiento de verdades históricas que los jóvenes tienen que saber porque han costado dolores y sacrificios, éxodos y sangre. Un ejemplo viviente es constituido por los numerosos jóvenes de la tercera generación de los desterrados que a través de la asociación “Giuliani nel mondo” cada año van en busca de sus raíces a Istria, a Fiume y a Dalmazia. La esencia de la cultura romana y latina son civitas, polis, ley y valores civiles y culturales en su totalidad son diversos del concepto de etnia legado a elementos preferentemente genéticos». El prof. Egidio Ivetic no ha escondido las dificultades que tocan hoy a los italianos «permanecidos»: «La vieja cultura croata y eslovena del Reino de Yugoslavia y la sucesiva de la Federativa yugoslava se presentaban como antitéticas a la italiana, a pesar de la función que la romanidad y la venecianidad habían ejercitado en el nacimiento y la constitución de estas culturas nacionales». Anita Forlani, escritora y publicista, exponente de la Comunidad nacional italiana de Dignano, ha subrayado con fuerza la función desarrollada por las Comunidades italianas de la que la misma Italia por mucho tiempo no se ha ocupado adecuadamente. Sergio Tazzer, organizador de la transmisión radiofónica R AI «EstOvest» ha terminado el encuentro. Red. Capodistria, las elegantes cresterías del Palacio Pretorio (mitad del siglo XV), edificio del que la fachada esta adornada con siete arcadas y conserva cuatro escudos de corregidores venetos. En la época medieval fue libre municipio, desde 1278 a 1797 perteneció a la Republica de Venecia Bettiza: el comunismo se ha autodestruido 1989, su nuevo ensayo sobre el fin de las de las ideologías En el diario “Il Piccolo” del 20 de mayo ha aparecido una entrevista de Alessandro Mezzena Lona a Enzo Bettiza, titulada Bettiza: «El comunismo se ha matado a sí mismo». La entrevista se ha publicado con ocasión de la salida en librería del nuevo ensayo del escritor y periodista dalmata (Bettiza ha nacido en Spalato), 1989, dedicado a los eventos que han conducido a la caída del muro de Berlín y de las ideologías del Novecientos. Con 1989 Bettiza cierra un tríptico, dedicado a la caída de los sistemas totalitarios. Reportamos algunos pasajes significativos de la entrevista de Mezzena Lona. […] Enzo Bettiza, nacido en Spalato, en 1927, no tiene dudas: el Muro de Berlín habría caído sin Solidarnosc, sin Papa Wojtyla y sin Reagan. Y lo dice con gran convicción en su nuevo libro «1989. El final del Novecientos» […] publicado por Mondadori. […] «Ha sido el mismo comunismo el que ha matado al comunismo – explica Enzo Bettiza –. Y yo lo puedo decir porque lo he visto de cerca. Todo el aparato levantado, desde la economía de guerra a los gulag, a la policía secreta, a la colectivización que ha provocado desastres sobretodo en los campos, a un cierto punto se ha deshecho». Pero ¿Habrá habido un detonador que ha hecho explotar a la Urss? «Seguramente el inicio del fin esta unido al deshacerse la Armada Roja en Afganistán. Pero también a la insurrección del sindicato Solidarnosc en Polonia contra el régimen comunista». La leyenda dice que ha sido todo merito de Papa Wojtyla. «Lo del Papa, lo de Walesa, lo de Reagan, han sido ayuditas. Pequeños golpes, no determinantes, que han acelerado el proceso de autodestrucción ya presente en el cuerpo del comunismo». ¿Han sido el inicio del fin Budapest 1956, Praga 1968? «Absolutamente si. Por esto he querido dedicar este libro a la caída del Muro de Berlín. La larga agonía del comunismo ha iniciado en Hungría y ha continuado en Checoslovaquia, como he contado en los otros dos ensayos de la trilogía». […] ¿Ahora qué sobrevive del viejo régimen comunista? «Sobrevive la burocracia comunista. El poder totalitario no tiene ya el control rígido sobre la cultura, sobre la sociedad. Se esta repitiendo la historia del Kuomintang. No es que en tiempo de Chiang Kai Shek China fuera un modelo de democracia. El partido en el poder era indudablemente dictatorial, sostenido por Moscú, pero con una economía libre». ¿Y los comunistas italianos? «Enrico Berlinguer, en una entrevista a Giampaolo Pansa, había admitido sentirse más tranquilo bajo la sombra de la Nato que bajo el Pacto deVarsovia. Y aun así los comunistas italianos no han sabido anticipar, ni siquiera de un poco, la que después ha sido la perestroika de Gorbachov». ¿Han esperado que la Urss se destruyera sola? «Se han quedado siempre arrastras de Moscú. Esperando que fueran los soviéticos los que dieran el primer paso. Sin embargo habrían tenido que anticiparse. Cambiar el nombre del partido, los slogans, su modo de hacer política. Quizás cogiendo al vuelo la mano extendida de Bettino Craxi». […] ¿La izquierda paga todavía aquel error? «No cabe duda. El debilísimo compromiso histórico entre comunistas y católicos no ha funcionado. Y hasta hoy la izquierda esta buscando una identidad propia». […] Alessandro Mezzena Lona (“Il Piccolo”, 20 mayo 2009) (Traduzioni di Marta Cobian) Portole, pequeño centro urbano en Istria. Casas abandonadas hace más de 60 años por la población italiana huida del régimen comunista de Tito En el 2004, en el 50º aniversario del Memorandum de Londres que asignaba del Territorio Libre de Trieste una Zona dicha ‘A’ a Italia y la dicha ‘B’ a Yugoslavia, Eslovenia ha imprimido este mapa, que indicaba las dos Zonas instituidas por el acuerdo. De notar el uso exclusivo de los topónimos eslovenos para indicar las ciudades de denominación histórica italiana Belgrado, 25 de mayo 2009. Un nostálgico del dictador yugoslavo Josip Broz Tito en el día del aniversario del nacimiento. La Yugoslavia comunista le sobrevivió 11 años, desintegrándose así como ha sucedido a los regimenes totalitarios del este europeo 16 Medaglia d’Oro ai Carabinieri per il confine orientale 16 giugno 2009 In occasione del 195° anniversario della fondazione dei Carabinieri, la Bandiera dell’Arma è stata decorata della Medaglia d’Oro al Merito Civile perché «dopo l’8 settembre 1943 lungo il confine nord orientale, l’Arma dei Carabinieri offriva un’esemplare prova di tenace abnegazione nell’alleviare le sofferenze delle popolazioni italiane dell’Istria, della Dalmazia e delle province di Trieste e Gorizia, dalla violenza di preponderanti forze ostili che rivendicavano la sovranità su quei territori. Nel drammatico sviluppo degli eventi, che comportarono la morte e l’esodo di migliaia di italiani, oltre 250 carabinieri immolarono la propria vita nella difesa di quei martoriati territori. Confine nord orientale, 1943 1947». DIFESA ADRIATICA La rubrica di “Difesa” www.anvgd.it Gorizia: intitolazione a Licurgo Olivi 17 giugno 2009 Il Comune di Gorizia ha organizzato per venerdì 19 giugno alle 15.30 la cerimonia di scopertura della targa identificante la Scalinata intitolata a Licurgo Olivi, in via Goldoni (angolo via Parini), alla presenza dell’On. Stefania Craxi, Sottosegretario agli Affari Esteri. Alla cerimonia sarà presente una rappresentanza dell’ANVGD. Licurgo Olivi, nato a Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) nel 1897, si trasferisce a Gorizia con la famiglia nei primi anniVenti. Componente del CLN di Gorizia, in rappresentanza del Partito Socialista, viene arrestato il 5 maggio 1945 dalle truppe titine e deportato in Jugoslavia. Da allora, nonostante diverse segnalazioni, di Olivi non si ha più notizia alcuna. Sondaggi sulle foibe a confronto: 14mln in più di italiani consapevoli 18 giugno 2009 Era il 1996 quando Datamedia, per conto delTg2 Dossier, diffondeva il suo sondaggio fra gli italiani sulla conoscenza della parola «Foibe». Poi venne l’istituzione del Giorno del Ricordo e il sondaggio gestito da Ferrari Nasi & Grisantelli per conto della ANVGD. E poi ancora il sondaggio di quest’anno dell’Istituto Alan Normann, voluto dal CDM di Trieste e dai Comitati ANVGD di Trieste e Gorizia. […] Il dato più evidente è anche il più confortante: in questi ultimi anni 14 milioni di italiani sono passati dalla ignoranza più totale del significato della parola «Foibe» ad una presa di coscienza reale e concreta su una realtà storica così dolorosa per la nostra comunità nazionale. I meriti di questo percorso culturale vanno sicuramente ascritti a più soggetti: la legge istitutiva del Giorno del Ricordo, la fiction RAI sulle Foibe, le associazioni degli Esuli che svolgono le loro attività divulgative grazie ai finanziamenti di una normativa ad hoc, le leggi regionali di sostegno alla conservazione culturale, la vitalità del- Agosto-Settembre 2009 La Bandiera dell’Arma insignita di Medaglia d’Oro al Merito civile per l’opera prodigata tra il 1943 e il 1947 in favore della popolazione italiana nel durissimo contesto dell’occupazione jugoslava Gorizia, 1950. Il confine con la Jugoslavia (foto Life) la ANVGD che su tutto il territorio nazionale riesce ad accreditarsi nel tessuto sociale con grande considerazione. Pur essendo – tutto ciò – motivo di soddisfazione, appare comunque chiaro che il cammino è ancora lungo e l’impegno dovrà essere faticoso e costante per arrivare ad una condivisione veramente completa di queste vicende. […] (fonte Sede nazionale ANVGD) Venerdì 26 giugno si apre a Montegrotto Terme (PD) il 47° Raduno dei Fiumani 25 giugno 2009 Il primo atto ufficiale sarà alle 10.00 con la posa di una corona al cippo commemorativo di Norma Cossetto, in località Duecarrare. Nel pomeriggio seguirà una escursione in battello sul Brenta e la visita a due ville venete. […] Sabato 27 alle 10.30 è prevista la posa di una corona al Monumento ai Caduti in Montegrotto Terme. Alle 15.30 il Consiglio comunale del Libero Comune di Fiume in Esilio. la presentazione di un libro, la consegna di riconoscimenti ad alcune autorità. Domenica 28 […] l’Assemblea generale. Sul prossimo numero di “Difesa” la cronaca del Raduno. In alto: Raduno dei fiumani a Montegrotto Terme. Una parte dei partecipanti rendono omaggio in Piazza Due Carrare alla memoria di Norma Cossetto Nella foto in basso: Mario Stalzer e Italia Giacca (foto www.arcipelagoadriatico.it) Sito ANVGD: 300mila pagine visitate in un anno 1° luglio 2009 […] Ecco i dati di rilevazione statistica del nostro sito internet per il mese appena trascorso. Anche giugno si chiude con un trend ampiamente positivo. Le visite al sito sono state 5.821 e i visitatori 2.150, in entrambi i casi con un aumento del 79% rispetto a giugno dell’anno scorso. Le pagine visualizzate sono state 21.898 (+60%). Andando a verificare il trend degli ultimi 12 mesi solari, il nostro sito raggiunge e supera a giugno 2 importanti traguardi: 30.000 visitatori (per circa 68.000 visite) e 300.000 pagine visualizzate in un anno. Tornando ai dati del solo giugno, sono 33 le nazioni da cui gli utenti si sono collegati per visitare il nostro sito. Tra le prime: Italia, Croazia, Australia, Slovenia, Usa, Canada, Germania, Uruguay, Regno Unito, Svezia. Tra le località italiane più “affezionate” a giugno: Roma, Milano, Udine, Torino, Padova, Genova, Napoli, Trieste, Firenze, Venezia. Filatelia: da Crema si guarda alla Dalmazia 2 luglio 2009 Se l’emissione per i sei secoli trascorsi dalla dedizione di Zara a Venezia appare, oramai, improbabile, non mancano le iniziative alternative. Come la mostra “Zaraseicento”, in programma a Crema (Cremona) […] A firmarla è la Società filatelica numismatica dalmata, che si è avvalsa del materiale messo a disposizione soprattutto da Stefano Domenighini, coadiuvato da altri specialisti. Tre le collezioni in mostra. La prima, intitolata “Un saluto da Zara”, propone una selezione di cartoline locali edite tra il 1894 e il 1940, permettendo di avvicinarsi alla città e alle sue caratteristiche prima che venisse distrutta dai bombardamenti del 19431944. Segue “La prima redenzione della Dalmazia: 1918-1923”, che ricostruisce le vicende nel momento in cui il territorio venne spartito fra l’Italia e la futura Jugoslavia, proponendo documenti postali relativi all’area. Il percorso si chiude con “Storia postale dalmata: 1815-1945”. Illustra l’evoluzione del servizio postale durante il periodo austriaco, postbellico (1918-1923) e italiano, non trascurando l’occupazione tedesca e la prima fase jugoslava. Il 4 luglio verrà impiegato un annullo speciale. (fonte vaccari.it) Giallo filatelico sulla ex Jugoslavia 2 luglio 2009 Un salto indietro di quasi vent’anni: l’annullo postale che celebra i Giochi del Mediterraneo, promosso dalla Filanxanum 2009 con la dicitura «La cultura dei Paesi partecipanti», riproduce erroneamente una carta politica dei Paesi che si affacciano sul Mare nostrum antecedente la separazione della Jugoslavia (si veda qui la foto www.vaccari.news). Sono infatti sei gli Stati riconosciuti a livello internazionale in cui è divisa oggi la federazione fondata dopo la Seconda guerra mondiale, e cinque di questi partecipano a Pescara 2009: Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia e Montenegro. Il sesto, la Macedonia, sarà invece ammesso a partire dalla prossima edizione della competizione. L’annullo postale invece, che tra l’altro riproduce solo la parte più occidentale del Mediterraneo e non evidenzia neanche Paesi più piccoli quali Monaco o Andorra, omaggia uno Stato che non esiste più, e che pertanto non partecipa ai Giochi del Mediterraneo. Non è la prima volta che filatelia e numismatica scivolano sulla geografia. […]. (fonte lanciano.it su segnalazione di Ferruccio Calegari) Cartolina di franchigia affrancata con annullo della Posta Militare, a firma di Paolo Anfossi generale comandante della Brigata Gaeta in Dalmazia, la cui presenza è confermata sino al marzo 1921