Supplemento di INFORMASL
periodico mensile della
Azienda sanitaria locale
della provincia di Como
Anno Sette
Aprile Luglio 2005
EMERGENZA CALDO
CUCCIOLI IN PEDIATRIA
CARTA DEI DIRITTI E DEI DOVERI
RICERCA A OLGIATE COMASCO
Supplemento di INFORMASL
periodico mensile
dell’Azienda sanitaria locale
della provincia di Como
Anno Sette
Aprile Luglio 2005
Sommario
Il Direttore generale
Il Direttore amministrativo
Il Direttore sanitario
Il Direttore sociale
Dieci domande, dieci risposte
Comunicazione medico-paziente
Turisti non per caso
Ricordarsi le pastiglie
Guardia medica turistica
Il miglior farmaco è la dieta
Lezione in mensa
Un cane, non un peluche
Cuccioli in pediatria
Affetto contro l’abbandono
Insetti di stagione
Radon, problema risolvibile
Carne sicura
Screening mammografico in corso
Donne maltrattate
Buon bagno
Fumo venefico
Diritti e doveri
Novità sul sito
La calda estate
Micologi e “fungiatt”
Chi prova i funghi?
Via lattea
Sicurezza in cantiere
Alimentazione e terza età
La tua casa è sicura?
Mesoteliomi registrati
Polveri di legno
Insegnanti e polizia locale
Dipendenza impalpabile
Percorsi consultoriali
Tavolo di confronto
Genitori (adottivi) si diventa
Una villa per la sanità
Rete d’offerta
Salute mentale
pag. 3
pag. 4
pag. 5
pag. 5
pag. 6
pag. 8
pag. 9
pag. 10
pag. 11
pag. 12
pag. 13
pag. 14
pag. 16
pag. 17
pag. 18
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 25
pag. 26
pag. 26
pag. 27
pag. 30
pag. 32
pag. 34
pag. 37
pag. 38
pag. 40
pag. 41
pag. 43
pag. 44
pag. 46
pag. 47
pag. 48
pag. 50
pag. 51
pag. 52
pag. 53
pag. 54
pag. 55
2
Si ringrazia l’Avis
di Como
per il signorile sostegno
Redazione
via E. Pessina 6, Como
tel. 031 370 201
fax 031 370 352
[email protected]
Direttore
Simona Mariani
Redazione
Giordano Besana
Paola Giossi
Franca Ronchetti
Responsabile
Bernardino Marinoni
La raccolta di InformASL può essere
consultata sul sito www.asl.como.it
Registrazione Tribunale di Como n. 23/99
del 16 dicembre 1999
Grafica e stampa
CESARENANI - Lipomo (Como)
COMINCIAMO DALLA “A”
Cominciamo dalla “A” di Alimentazione,
argomento che è più volte ripreso nelle
pagine di questo numero di QuiASL, e
che è componente essenziale della salute. Alimentazione intesa non come dieta – quella ricorrente nella stagione estiva, per ambizioni estetiche – quanto
come regola salutare fondata sui principi nutrizionali corretti, su alimenti sicuri,
su una varietà di cibi equilibrata e giusta. La dieta così correttamente intesa è
una regola quotidiana sulla quale l’ASL
punta per la prevenzione più semplice e
naturale che si rivolge a tutti: dai bambini con l’adozione di nuove diete nelle
mense scolastiche, ai genitori, a tutti gli
adulti, agli anziani per la tutela della salute. Infatti una sana alimentazione, con
l’equilibrio dei cibi che la compongono,
è uno dei punti fermi, ormai scientificamente provato, per la salvaguardia da
malattie o per una guarigione in tempi
ridotti, o per “ allungare la vita”.
L’ ASL garantisce i controlli di tutti gli alimenti, specie di origine animale, perseguendo un’attività di Educazione alla
Salute che proprio sul versante dell’alimentazione riserva potenzialità utili a
tutti. Né vivere per mangiare né mangiare per vivere, ma alimentarsi per stare bene: è il traguardo cui l’ASL è volta
con l’impegno diretto dei dipartimenti di
Prevenzione, Medica e Veterinaria, nonché con i progetti di educazione alla salute sviluppati anche in sinergia con le istituzioni – comuni, scuole – facendo
convergere risorse di grande valore tecnico verso un obiettivo comune che è
l’accrescimento dello stato di benessere
individuale e della comunità.
Dott.ssa Simona Mariani
Direttore generale
rebbero mai il loro padrone. L’ abbandono degli animali è un connubio tra inciviltà e insensibilità contro il quale la mobilitazione deve essere assoluta. Da parte sua l’Azienda Sanitaria Locale cerca
di percorrere strade lungo le quali rendere consapevoli tutti, a cominciare dai
bambini, del rispetto dovuto agli animali
i quali non smettono di confidare nell’uomo.
Dal canile i cuccioli vanno verso i bambini dei reparti pediatrici degli ospedali
di Como e di Cantù e concorreranno con
il loro affetto a una guarigione più veloce.
L’ auspicio è che questa estate 2005 sia
all’insegna di una diffusione sempre
maggiore di sensibilità, civiltà e responsabilizzazione di noi umani verso gli animali, che hanno bisogno di noi, ma divenendo consapevoli che anche noi abbiamo bisogno di loro!
Data la stagione, potremmo cominciare
anche dalla “A” di Animali o dalla “A” di
Abbandono.
Il canile sanitario dell’ASL e i canili rifugio delle associazioni zoofile, purtroppo
mai vuoti, si sono rapidamente riempiti
come triste controcanto all’esodo dei vacanzieri. Loro, i cani, non abbandone-
Buone vacanze.
Dr.ssa Simona Mariani
3
VALORE AGGIUNTO ALLA COMUNICAZIONE
Cresce la voglia di comunicare e di comunicare con le tecnologie multimediali
ma ancora la carta resta in molti casi insostituibile per facilità di visione e comprensione del testo.
Con un tentativo di semplificare il linguaggio e di recuperare attività e funzioni di questa Azienda sanitaria locale,
Qui ASL, periodico che si sviluppa migliorando la traccia di precedenti esperienze, si propone di esplorare quest’anno altre possibili risorse di comunicazione.
Vuole informare su problemi cruciali e
attuali della nostra salute, far conoscere
le persone tra di loro, esplorare le loro
relazioni professionali dentro l’Azienda e
nei contatti con il cittadino, insomma un
dialogo che non si fermi al periodico ma
che coinvolga il lettore da un punto di vista insolito.
Viviamo infatti immersi nella comunicazione. La capacità di accrescere le dinamiche della comunicazione sono in aumento e ancora più lo saranno quando
la nostra organizzazione riuscirà ad instaurare un dialogo non solo con i rappresentanti degli interessi dei cittadini
ma anche con i cittadini stessi.
Qui ASL ne è una premessa. E si scoprirà con sorpresa quanto le nostre aziende sanitarie possano apprendere
dai cittadini stessi.
Già da tempo Internet aiuta a collocare
il cittadino quale utilizzatore attivo dell’informazione. Più di 20.000 sono i siti
web nel mondo che hanno a che fare
con salute e medicina.
E anche il nostro sito www.asl.como.it
per una sua piccola frazione aiuta e
continuerà ad aiutare i nostri cittadini utilizzatori a giocare un ruolo attivo nel
creare valore nell’informazione.
Dott. Lucio Schiantarelli
Direttore amministrativo
Dott. Camillo Rossi
Direttore sanitario
Dr. Lucio Schiantarelli
Dott. Luigi Davide Clerici
Direttore sociale
4
MENO CALDO PIÙ ENERGIA
ESTATE SPENSIERATA CON MISURA
L’estate è il momento in cui ritrovare l’energia e le vacanze sono l’occasione per
un meritato riposo. La Direzione sanitaria
dell’ASL della provincia di Como ha attivato iniziative per la prevenzione di tutti
quegli eventi che potrebbero esporre a rischio gli assistiti e che tipicamente si
possono manifestare nel periodo estivo o
in particolari condizioni climatiche e di
salute.
Anzitutto, come da tradizione, è ripresa la
comunicazione sul monitoraggio delle acque di balneazione, che vede i bacini lariani in un discreto stato di salute e i cui
risultati appaiono sul sito Internet aziendale.
A tutela delle persone fragili, sebbene
quest’anno il caldo non si stia dimostrando particolarmente torrido rispetto agli
anni precedenti, è stato attuato un intervento significativo sul rischio da esposizione a calore con l’attivazione del numero verde che prevede la risposta da
parte di personale infermieristico dalle
10 alle 17, sette giorni su sette, a disposizione della popolazione per fornire
informazioni su come proteggersi dal caldo e avvalersi di supporti logistici in stretta relazione con il 118, i comuni, le strutture sanitarie per anziani.
Gli ambulatori per il viaggiatore internazionale lavorano a pieno regime per dare
consigli a chi intende mettersi in viaggio,
suggerendo le corrette prassi igieniche in
relazione ai paesi che si intende visitare
e, eventualmente, fornendo le pratiche
vaccinali indicate.
Qualche consiglio? Attenzione allo stress
da vacanze e/o da rientro: non farsi prendere dalla frenesia del fare tutto a tutti i
costi, dello sport fuori allenamento, degli
abusi alimentari e, se possibile, rientrare
in sede qualche giorno prima di riprendere il lavoro per “riacclimatarsi” e assorbire il contraccolpo del rientro.
Ogni anno, durante il periodo estivo, si ripete una triste, penosissima vicenda. Ci
sono esseri umani che si vedono ritagliare spazi inusitati, che vengono appoggiati
presso terzi, non di rado loro sconosciuti,
che finiscono smarriti nel loro intimo in
una situazione, per quanto mimetizzata,
di sostanziale abbandono. È la brutta estate degli anziani ancora più soli nelle
residenze sanitarie assistenziali o di quelli che si scoprono all’improvviso senza famiglia. Quella che ritenevano di avere, di
cui credevano di fare legittimamente parte, s’invola per le agognate vacanze, che
sono vacanze anche da certi affetti divenuti pesanti, anche soltanto per quelle
due o tre settimane in cui una malintesa
libertà non comprende la presenza degli
anziani.
Restano il più delle volte vani i richiami,
per quanto autorevoli, affinché si cerchino soluzioni e si evitino disagi e sofferenze nell’età che oggi è senza dubbio la più
vulnerabile.
Terza e quarta età possono trovare un’ospitalità di qualificato livello professionale nelle infrastrutture ad esse dedicate,
ma resta un ripiego quando non si tratta
di rimediare a una condizione di isolamento per cui le residenze sanitarie assistenziali, cioè le case per anziani, rappresentano un approdo davvero provvidenziale.
È invece da una cultura positiva nei confronti delle persone in età che originano
conoscenze e competenze di reciproca
fruibilità, tali da non escludere in nessuna stagione dell’anno i familiari, i conoscenti, i vicini di casa, che l’età può talvolta rendere un po’ ingombranti, ma la
cui presenza può funzionare come utile
contrappeso per bilanciare la spensieratezza delle vacanze, per scongiurare il rischio che si tramuti in indifferenza e incuria.
Dr. Camillo Rossi
Dott. Luigi Davide Clerici
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Per sapere di più
sulla Carta regionale dei servizi
Dieci
domande,
dieci
risposte
4. Assieme alla Carta regionale dei
servizi ho ricevuto altri due moduli.
A che cosa servono?
1. Ho ricevuto a casa la Carta regionale dei servizi, e ora?
È in possesso di una tessera tipo bancomat, gratuita, contenente i Suoi dati
perciò strettamente personale che attesta ufficialmente il Suo codice fiscale e l’iscrizione al Servizio sanitario
nazionale.
Un modulo serve ad esprimere il proprio consenso informato al trattamento dei dati personali, l’altro a richiedere il codice PIN che darà la possibilità,
quando il Sistema sarà pienamente operativo, di fruire di servizi aggiuntivi
che sono quelli che danno al cittadino
la possibilità di dialogare più agevolmente con la Pubblica amministrazione e ottenere servizi socio-sanitari più
coordinati e puntuali.
2. La posso usare subito?
Sì. Essa sostituisce immediatamente
il vecchio tesserino sanitario cartaceo
in Italia, ma è anche tessera europea
di assicurazione malattia, perciò garantisce l’assistenza sanitaria nell’Unione europea, secondo le normative
dei singoli Paesi.
5. Cosa devo fare per poter fruire di
servizi aggiuntivi?
Sottoscrivere e consegnare in un qualsiasi ufficio postale lombardo il modulo del consenso al trattamento dei dati personali e sanitari e il modulo della
richiesta del codice PIN che sarà inviato per posta in busta chiusa all’indirizzo presso il quale il cittadino ha ricevuto la carta SISS. Eccezionalmente
solo il modulo del consenso può essere consegnato all’ASL di competenza.
3. Quando vado all’estero allora non
devo più chiedere all’ASL il modello
E111?
No, poiché appunto la Carta regionale
dei servizi è anche tessera europea di
assicurazione malattia e garantisce
l’assistenza sanitaria d’urgenza nell’Unione europea.
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8. Chi non ha ancora ricevuto la Carta SISS cosa deve fare?
6. È importante quindi verificare i
dati anagrafici?
Si deve rivolgere al Distretto di appartenenza munito di codice fiscale. Ciò
vale anche per coloro che hanno ricevuto la Carta e hanno deciso di cambiare il Medico di Medicina Generale o
hanno cambiato indirizzo.
È importantissimo verificare che tutti i
dati anagrafici riportati sulla lettera di
invio della Carta SISS siano esatti. Se
così non fosse ci si deve rivolgere all’ufficio scelta e revoca del proprio distretto per la rettifica.
9. E se si perde la Carta SISS?
7. All’ufficio postale al mio posto
può andare qualcun altro?
Si deve subito presentare denuncia ai
Carabinieri e con la copia della denuncia chiedere all’ASL il duplicato.
No se Lei è maggiorenne. La richiesta
è personale e il funzionario dell’ufficio
postale deve accertare la Sua identità
attraverso un documento di riconoscimento. Per i minorenni saranno i genitori, o il padre o la madre a richiedere
per i figli il codice PIN. Per i disabili e
le persone anziane in difficoltà i familiari possono rivolgersi ai servizi sociali del proprio Comune di residenza o ai
distretti di competenza dell’ASL.
10. Posso avere bisogno di altre
informazioni, cosa faccio?
Si può chiamare un numero verde della Regione Lombardia, 800 030606,
oppure un altro numero verde dell’ASL,
800 447722, inoltre può consultare Internet (ww.crs.lombardia.it).
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Un numero verde e un recapito Internet
per migliorare una relazione essenziale
Comunicazione
medico-paziente
La comunicazione medico-paziente e la
sua qualità hanno un ruolo sempre più
importante in medicina, che sta nella
disponibilità dei medici e del personale infermieristico a comunicare con il
paziente nel modo più adeguato e rispettoso possibile, con la coscienza
che un ambiente di aperta comunicazione e comprensione reciproca può
facilitare anche il rapporto terapeutico.
La comunicazione, infatti, rappresenta
un processo relazionale fra curante e
malato che comprende livelli di informazione, ma anche una specifica attenzione al paziente.
Frequentemente possono verificarsi situazioni di incomprensione e disagio
nei confronti degli operatori sanitari da
parte di chi, giustamente, vuole conoscere qualcosa in più sul proprio stato
di salute o su quella di un congiunto e
che, soprattutto, desidera informazioni
esposte in maniera chiara e rassicurante. Questo stato di fatto emerge anche dall’analisi dei questionari di soddisfazione che vengono di routine somministrati ai pazienti.
Con l’obiettivo di incentivare sempre
più la comunicazione e l’attenzione al
paziente, la Regione Lombardia ha
chiesto alle strutture sanitarie di organizzare un servizio all’interno di ogni
reparto dove i pazienti o i propri familiari possano ricevere informazioni da
parte di personale medico o infermieri-
stico sullo stato di salute del paziente,
sugli esami da eseguire e sulle terapie
consigliate, e avere un aggiornamento
del quadro clinico dopo un intervento
chirurgico o un accertamento diagnostico complesso. Inoltre è stata indicata una revisione della modalità di raccolta del consenso informato, espressione da parte degli utenti di un consapevole assenso alle cure proposte.
Se il paziente ricoverato o i familiari avvertono che, nonostante quanto auspicato dalla Regione, la comunicazione è
carente al numero verde
800432522
(dal lunedì al venerdì non festivi dalle
10.30 alle 12.30) risponde un medico
in grado di raccogliere la segnalazione
inerente le difficoltà incontrate dal paziente nella comunicazione con i medici o con il personale sanitario della
struttura ospedaliera.
Per la stessa finalità è disponibile
una casella di posta elettronica
([email protected]) alla quale i cittadini possono rivolgersi in alternativa
al contatto telefonico.
L’istituzione di questo servizio non ha
uno scopo punitivo nei confronti della
struttura che non ha corrisposto alle aspettative del paziente, ma deve essere vista con un fine di collaborazione
con le strutture medesime operanti sul
territorio.
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Tenuto conto che la maggior parte di questi problemi è facilmente prevenibile attraverso l’adozione di appropriate misure, ricorda la dottoressa Maria Gramegna, responsabile del Servizio di medicina preventiva delle comunità cui fa capo la rete
di ambulatori per la consulenza ai viaggiatori che fin dal 1999 l’ASL ha organizzato
per l’attività di profilassi internazionale,
medicina dei viaggi e delle migrazioni.
La rete si avvale di 7 ambulatori, opportunamente dislocati nei distretti sociosanitari, dove si svolgono, tra l’altro, colloqui informativi specifici, si consegna
materiale informativo-didattico, si verifica ed eventualmente esegue la profilassi vaccinale.
Le prestazioni, soggette al pagamento
della tariffa prevista dalla Regione Lombardia, vengono rese a titolo gratuito a coloro che intendono recarsi all’estero per
scopi di carattere umanitario (missionari,
volontari, operatori in campi per rifugiati)
e ai viaggiatori extra-comunitari, originari
della fascia inter-tropicale e domiciliati nel
territorio della provincia di Como (la permanenza alle nostre latitudini per tempi
superiori all’anno vede modificarsi l’immunità naturalmente acquisita in patria),
che tornano al paese d’origine per fare visita alla famiglia.
Profilassi dei viaggiatori internazionali
e medicina dei viaggi
e delle migrazioni
Turisti non
per caso
Nel corso degli ultimi anni si è assistito al
costante incremento del numero di persone che si recano all’estero, per i motivi
più svariati (turismo, lavoro, studio, volontariato, cooperazione, religione). Ormai oltre 600 milioni di persone varcano ogni
anno le frontiere del proprio paese per intraprendere; molte sono dirette verso le
regioni della fascia inter-tropicale, in nazioni dove sovente le condizioni igienicosanitarie e socio-ambientali sono decisamente più precarie delle nostre.
Contestualmente, un altro fenomeno,
cioè l’accelerazione dei flussi migratori
da quelle stesse aree verso l’Italia, contribuisce all’incremento di numero delle
patologie “esotiche”, o di importazione,
collegato, oltre che al soggiorno in località tropicali, anche alle variazioni climatiche, alle ascensioni in quota, al viaggio in aereo.
La rete di ambulatori dell’ASL per il viaggiatore internazionale
Como
Como - via Cadorna 8 - tel. 031370590 - dalle 9 alle 11
Brianza
Cantù - via Cavour 10 - tel. 0313512803 - dalle 11,30 alle 13
Erba - via D’Azeglio 5 - tel. 031610886
Mariano C. - via F. Villa 5 - tel. 031755228 - dalle 11,30 alle 12,30
Sud-Ovest
Lomazzo - via del Rampanone 1 - tel. 0296941448
Olgiate Comasco - via Roma 61 - tel. 031999215
Medio Alto Lario Menaggio - località Loveno, Villa Govone - tel. 0344369222
Dongo - via Falk 3 - tel. 0344973570
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Farmaci che non vanno in vacanza
e altri che è bene avere sempre
con sè
Ricordarsi
le pastiglie
La dottoressa Rosanna Martino del Servizio
assistenza farmaceutica dell’ASL
Far sì che la vacanza sia un momento di
riposo e divertimento. Evitare di guastare il viaggio con spiacevoli episodi di
momentaneo malessere, o addirittura
portarsi a casa, oltre l’abbronzatura e le
foto di rito, anche infezioni. Per chi viaggia è indispensabile conoscere le condizioni climatiche e igieniche e le malattie eventualmente diffuse nelle località
di vacanza e adottare le regole di prevenzione consigliate (per questo ci si
può rivolgere alla rete di ambulatori del
viaggiatore internazionale) per ridurre al
minimo i rischi di ammalarsi o di aggravare patologie già in corso.
Ma, avverte la dottoressa Rosanna Martino del Servizio assistenza farmaceutica dell’ASL, chi segue terapie a lungo
termine deve naturalmente portare con
sè una scorta di farmaci e di materiale
sanitario (aghi, siringhe, strisce di reagenti per la determinazione della glicemia) sufficiente per l’intero periodo di
vacanza. È anche utile farsi rilasciare da
proprio medico una ricetta con la prescrizione delle specialità medicinali necessarie (anche con il nome generico
del farmaco) e la relativa posologia: infatti all’estero le medicine possono essere commercializzate con altri nomi o
in dosaggi differenti.
Attenzione anche alla conservazione dei
farmaci: l’insulina per esempio va conservata e trasportata in borsa termica.
Se la destinazione è un paese industrializzato, sarà sufficiente portare con
sè un analgesico-antipiretico-antinfiammatorio utile in caso di dolore o febbre;
un antiacido, un antidiarroico (loperamide), un lassativo per contrastare l’eventuale insorgenza di problemi all’apparato gastrointestinale; un antistaminico,
efficace nelle manifestazioni allergiche
per ridurre la starnutazione, la rinorrea,
il prurito degli occhi, del naso e della gola, utile anche in pomata o gel da applicare sulla pelle in caso di punture di insetti o piccole ustioni. Ricordarsi che
nel caso di eritemi solari è controindicato esporsi nuovamente al sole dopo
aver applicato un antistaminico topico.
La valigetta di farmaci dovrà anche contenere un collirio, meglio in confezione
monodose, a base di un antisettico in
caso di bruciore e rossore degli occhi;
un disinfettante e tutto l’occorrente per
una rapida medicazione: cerotti, garze,
bende, termometro, ghiaccio sintetico,
creme protettive antisolari.
10
Un efficace servizio stagionale
con 19 ambulatori
Guardia
medica
turistica
L’assistenza sanitaria ai villeggianti
nelle località turistiche della provincia
di Como è assicurata gratuitamente
dall’ASL anche quest’anno, da inizio
luglio a fine agosto, attraverso un servizio di guardia medica turistica che
nel distretto Como riguarda essenzialmente Bellagio, mentre nei distretti
Medio-Alto Lario e Brianza tocca rispettivamente 8 e 10 comuni.
Il servizio stagionale di guardia medica
turistica, infatti, avrà basi a Domaso,
Dongo, Lanzo Intelvi, Menaggio, Ossuccio, Porlezza, San Fedele Intelvi e
Tremezzo, nonché ad Asso, Barni, Caglio, Canzo, Civenna, Lasnigo, Magreglio, Rezzago, Sormano e Valbrona.
Nelle località interessate, attraverso
l’affissione di manifesti sono resi noti
gli orari degli ambulatori e le relative
sedi.
Nell’ambito territoriale dei 19 ambulatori attivati, dove la popolazione residente è attorno alle 70.000 unità, nel
periodo luglio-agosto si stimano complessivamente circa 130.000 presenze turistiche cui L’ASL della provincia
di Como, assicura il direttore generale
Simona Mariani, come per il passato
garantisce un rassicurante servizio,
pur augurando a tutti gli interessati di
non dovervi ricorrere.
11
L’ASL al convegno dell’Associazione
di dietetica e nutrizione clinica
generale dell’ASL, in apertura dei lavori
– e la dieta è divenuta, per alcune
Il miglior
farmaco
è la dieta
condizioni, l’unico e sufficiente
farmaco che il paziente assume
per il controllo della propria malattia, mentre in altri casi può allontanare il momento in cui il farmaco dovrà essere introdotto.
I vantaggi sono evidenti anche dal punto di vista di contenimento della spesa
sanitaria:
«
La possibilità di ricorrere ad un
trattamento dietologico che possa portare alla guarigione, ad un
miglioramento clinico o anche
soltanto a procrastinare l’introduzione di farmaci, ha risvolti sicuramente positivi anche sul costo
sociale che tali patologie inevitabilmente comportano, in termini
di assenza dal lavoro, per esempio, ma in particolare
modo, per quanto riguarda l’ASL, in termini di costi sanitari.
Si è tenuto a Como, con il patrocinio
dell’ASL, il terzo convegno regionale dell’Associazione di dietetica e nutrizione
clinica (ADI) con larga partecipazione di
medici, infermieri, dietisti, tecnici della
nutrizione.
I progressi compiuti in campo dietologico negli ultimi decenni hanno fatto sì che la dietoterapia abbia acquisito un ruolo sempre
più importante nel trattamento di numerose patologie – ha affermato Simona Mariani, direttore
12
»
A scuola si impara a mangiare sano
Lezione
in mensa
La dottoressa Simona Mariani e l’assessore Anna
Veronelli del Comune di Como
La sinergia tra Azienda sanitaria locale
e Comune di Como, a cura del quale è
stato pubblicato un fascicolo con il nuovo menu scolastico predisposto dai tecnici dell’Azienda sanitaria locale integrato da consigli sull’alimentazione per
mamme e papà, segna una svolta non
solo tecnica, dal profilo nutrizionale, con
la revisione delle tabelle dietetiche che
hanno fatto da riferimento nelle mense
scolastiche durante l’ultimo decennio, e
con il richiamo alla necessità dell’attività motoria e all’opportunità della pratica sportiva per i giovani.
La svolta decisiva infatti dovrebbe essere, negli auspici, quella di un’educazione alimentare trasmessa da scuola a
casa, portata dalla mensa scolastica in
famiglia. È un obiettivo che s’intende
perseguire appunto anche con il fascicolo pubblicato dal Comune di Como:
intitolato “Mangiar sano per crescere
bene” ha come primi interlocutori i genitori, invitati a fare autentica virtù della
tavola domestica proseguendo e sviluppando a casa il modello del menu scolastico, traendone per altro giovamento
personale.
Quanto ai bambini, l’acquisizione tempestiva di buone abitudini alimentari è
destinata a condizionare positivamente
In provincia di Como si contano 400 scuole (di cui 240 pubbliche) attrezzate con mensa.
Le scuole dell’infanzia con
mensa sono 200, le primarie
135, le secondarie 50 e le
scuole medie superiori 15.
Le mense dotate di cucina sono 250, nelle altre 150 scuole
i pasti giungono dall’esterno.
Il 50 per cento delle mense
scolastiche in provincia di Como è a gestione diretta, il resto è appaltato a ditte esterne.
il loro stato di salute nelle età successive e in questo consistono l’essenza
del nuovo menu scolastico e il lavoro
condensato nel fascicolo che a fine estate giungerà alle famiglie, oltre che agli addetti ai lavori – dai cuochi ai centri
di cottura, non esclusi gli insegnanti –
della ristorazione scolastica.
13
che consente un accesso virtuale al canile sanitario dell’ASL e ai canili zoofili
gestiti dalle associazioni animaliste tramite le immagini dei cani ricoverati non
appena vi vengono condotti, è stato predisposto un pieghevole che vuole testimoniare in tutta semplicità come possano anche andare a finire bene le vicende
di animali che erano stati abbandonati.
Un pro memoria di civiltà, insomma, predisposto d’intesa tra Servizio di prevenzione veterinaria e Staff comunicazione
dell’ASL con l’intento di attivare ogni
possibile canale per fare sapere che nei
canili c’è qualcuno che aspetta di (ri)trovare l’essere umano in cui nonostante
tutto non ha smesso di confidare,
confortato dalle cure che intanto gli restituiscono salute, quando necessario, o
comunque garantiscono a chi ne decide
l’adozione le buone condizioni dell’animale.
Il fenomeno dell’abbandono dei cani,
stando ai dati, dunque ai fatti, si sta
manifestando quest’anno nella stessa
misura del 2004: al 20 maggio scorso il
numero dei cani entrati nel canile da inizio anno è addirittura il medesimo – 391
– di dodici mesi prima, mentre è diminuito il numero degli animali riscattati da
privati direttamente al canile sanitario.
Anche questa possibilità vuole essere
sottolineata dal nuovo pieghevole realizzato dall’ASL sotto l’insegna “Un cane
per amico”, dove l’appello ad un gesto
di generosità, come appunto è l’adozione di un animale, è rivolto anche a chi,
pur non avendo spazio per tenerlo, può
effettuare un benemerito volontariato
dedicando un po’ del proprio tempo libero agli ospiti del canile.
Il pieghevole è stato presentato al Forum della Pubblica amministrazione, a
Roma, mentre il direttore generale dell’ASL, Simona Mariani, ha ribadito il sen-
Campagna dell’ASL contro
l’abbandono degli animali
Un cane, non
un peluche
L’attenzione che l’ASL riserva agli animali d’affezione interessa quelli abbandonati e, dunque, trovatelli, di cui diventa il ricettacolo più naturale, oltre che istituzionalmente competente.
Per questo la Direzione generale dell’Azienda ha deciso di imprimere rinnovato
slancio all’opera di sensibilizzazione su
un tema purtroppo ricorrente come quello dell’abbandono degli animali, specie
dei cani, attraverso una campagna per favorire l’adozione degli esemplari ospitati
nel canile sanitario e nei canili rifugio.
L’obiettivo è quello di dare un sèguito di
umanità all’opera svolta con cura dagli
operatori del Servizio di prevenzione veterinaria e dei volontari, cogliendo l’opportunità di affrancare un cane dalla
condizione di prigionia nella quale, suo
malgrado, è detenuto dopo che il rapporto che lo teneva unito all’uomo si è
spezzato (e di regola non accade per colpa dell’animale), ripristinandolo in una
prospettiva di consapevolezza di ciò che
un animale comporta anzitutto in termini di responsabilità del suo benessere.
Una creatura, come non si finisce mai di
ripetere, non un oggetto, tanto meno del
tipo usa-e-getta.
Per questo, ad integrazione del sito Internet dell’Azienda (www.asl.como.it)
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so di un’operazione il cui
esito è importante anche per chi decide di adottare un cane, con
specifico riferimento alle
persone anziane sole
che possono così trovare un compagno fedele.
Non ha taciuto, però, che
se favorire l’adozione significa anzitutto contenere il randagismo, bisogna anche considerare
un aspetto economico:
come sottolinea il responsabile del Dipartimento di prevenzione veterinaria Giulio Gridavilla,
l’adozione sgrava i Comuni dai costi di mantenimento dei cani reperiti
sul territorio di competenza. Un onere che soprattutto per i piccoli Comuni non è trascurabile:
l’abbandono degli animali, infatti, ricade sulla
comunità.
La campagna, perciò, si
propone di motivare alla
responsabilità, secondo
l’affermazione del direttore sanitario dell’ASL
Camillo Rossi, mentre
gli obblighi che si contraggono nel momento
in cui si prende un cane,
ammonisce il responsabile del canile veterinario dell’ASL Luciano Abrate, non vengono mai
meno. Un cane, non si
stanca di ripetere la dottoressa Mariani, “non è
un peluche”.
ASL
Azienda sanitaria locale
della provincia di Como
un cane
per
amico
adottare un cane
è un atto di generosità
15
Dall’ASL i cani
per la pet therapy
Cuccioli
in pediatria
Un rapporto corretto con gli animali può
produrre effetti distensivi, di attenuazione dell'ansia e dello stress, può aiutare
a superare situazioni di depressione, apatia o isolamento, può favorire un accrescimento dell’autostima che nei bambini malati è in calo, può stimolare ad approfondirne la conoscenza anche dal
punto di vista scientifico.
I bambini che arrivano in ospedale oltre
che malati sono disorientati e spesso
spaventati, poco propensi ad aprirsi agli
altri: la relazione con l’animale può essere loro d’aiuto. Ecco il perché della pet
therapy, la terapia con gli animali, in reparti di pediatria, un’attività che si propone di alimentare nei bambini la curiosità e l’interesse per le lezioni scolastiche impartite in ospedale, di suscitare
interesse e motivazione all’apprendimento, di renderli partecipi in modo attivo, oltre che più tranquillo e sereno.
La dottoressa Simona Mariani e il dottor Roberto
Antinozzi. In basso i cani con i quali si pratica la
pet therapy
A questo fine operano le insegnanti, in
collaborazione con i medici e le infermiere del reparto di pediatria, avvalendosi
anche del personale sanitario del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’ASL che interviene inizialmente per dare chiare e semplici spiegazioni ai bambini.
Le insegnanti prevedono una scansione
di lavoro precisa e articolata: un momento iniziale in cui ritrovarsi tutti insieme
per conoscersi, per prepararsi all’incontro con l’animale e stabilire regole per il
rapporto con il cane osservandolo nelle
sue caratteristiche fisiche; del carattere
e del modo di comportarsi. Il momento
conclusivo sarà dedicato alla comunicazione, libera o guidata, e alla produzione
di materiale: disegni, testi, cartelloni.
Il progetto si è avviato nei presidi di Como e di Cantù dell’Azienda ospedaliera
S. Anna, con cui l’ASL rafforza le sinergie. Gli animali sono stati individuati per
lo svolgimento dello specifico compito
tra quelli presenti nel canile sanitario di
Como e nel nuovo canile rifugio di Mariano Comense, gestito dall’associazione Amici del Randagio che assicura un valido
supporto all’iniziativa.
16
Animali del canile sanitario
coi bambini dei centri estivi di Como
Affetto
contro
l’abbandono
conde regole rispettose delle esigenze
di ciascuno, valutando con attenzione
le caratteristiche di ogni singolo animale per scegliere poi eventualmente
di accoglierlo.
Perciò è quindi importante conoscere
gli animali, le esigenze e i limiti del rapporto con loro definendo diritti e doveri da una parte e dall’altra, tenuto conto anche dei condizionamenti del nostro costume di vita.
In questa ottica e in collaborazione con
l’Assessorato ai servizi sociali del Comune di Como, si situano gli incontri
programmati nei Centri estivi comunali
cittadini, dove insegnanti e animatori,
con il supporto di un medico veterinario dell’ASL, con la presenza degli animali, scelti tra quelli ospiti del canile
sanitario, e utilizzando materiale didattico e ludico appositamente predisposto, approfondiscono le conoscenze
scientifiche di base già possedute dai
bambini per poi educarli a comportamenti sempre più corretti nei confronti
dei cani. Ai bambini vengono suggeriti
spunti di riflessione in particolare sugli
aspetti igienico-sanitari, sensibilizzandoli anche contro la piaga dell’abbandono e per l’adozione degli animali trovatelli.
Si amplia l’attività dell’Azienda sanitaria locale della provincia di Como sul
fronte del delicato rapporto uomo-animale-ambiente.
È un impegno non occasionale contro
l’abbandono degli animali domestici e
a favore dell’adozione dei randagi, con
il quale l’ASL si propone di conseguire
il duplice obiettivo di diminuire il fenomeno del randagismo, causa di
pericolo per la salute e la sicurezza
pubblica, e di svolgere un’opera di educazione alla salute sviluppando la
conoscenza dei corretti comportamenti da attuare con gli animali domestici.
La scelta di rivolgersi ai bambini, anzitutto negli ospedali, applicando la pet
therapy, un’attività in corso nei reparti
pediatrici dei presidi di Como e di
Cantù dell’Azienda ospedaliera S. Anna, ma anche nelle scuole e nei centri
estivi è fondata sulla consapevolezza
che i giovanissimi sono più coinvolti
dall’emozione che il rapporto e la convivenza con un animale domestico generano.
È però necessario che questo rapporto
si stabilisca nel giusto equilibrio e se17
Vademecum per prevenire
piccoli e grandi fastidi
Insetti
di stagione
succhiante adatto sia a forare la cute
che a succhiare il sangue.
Gli agenti patogeni veicolati da alcuni tipi di zanzare, tra cui la malaria, in Italia
sono stati debellati da tempo. I disagi
maggiori derivano dal fastidio provocato
dalle punture.
La prevenzione si attua eliminando i possibili ristagni d’acqua (bidoni per irrigazioni degli orti, vasche, copertoni d’auto
usati) o ricoprendoli con teli plastificati.
I programmi di controllo su ampia scala
si basano sulla lotta mirata agli stadi
larvali dopo ricerca e monitoraggio sul
territorio delle principali fonti di infestazione.
Con questi sistemi si impediscono lo sviluppo e la diffusione degli adulti riducendo nel contempo l’uso di antiparassitari.
Con la stagione estiva si ripresentano le
condizioni favorevoli a proliferazione e
diffusione degli animali infestanti tra i
quali gli insetti arrecano le maggiori molestie alla collettività con implicazioni
non trascurabili per la salute e la sicurezza pubblica.
Tra i più comuni insetti infestanti da cui
l’uomo si deve difendere con mezzi di
prevenzione e di lotta si possono annoverare mosche, zanzare, zecche, api, vespe e calabroni che il responsabile del
Dipartimento di prevenzione veterinario,
dottor Giulio Gridavilla, passa in rassegna.
Le zanzare
Sono ditteri appartenenti alla famiglia
dei culicidi. In Italia se ne contano oltre
50 specie. Di norma depongono le uova
sulle superfici acquatiche, le larve che
fuoriescono si dispongono sotto la superficie medesima in posizione obliqua
nutrendosi di microrganismi e particelle
che fluttuano sull’acqua. Dopo aver subito quattro mute le larve si trasformano
in pupe e poi in insetti adulti. L’adulto
femmina punge l’uomo per procurarsi,
attraverso il sangue, le proteine necessarie alla maturazione delle uova, tramite un apparato boccale di tipo pungente-
Le mosche
Sono ditteri della famiglia dei muscidi.
La mosca domestica è l’infestante per
eccellenza delle abitazioni di tutto il
mondo. L’adulto possiede una elevata
mobilità che lo porta a visitare ogni possibile sostanza, dal latte alle derrate,
dalle secrezioni organiche agli escrementi.
Grazie alla particolare struttura dell’ap18
parato boccale lambente-succhiante l’insetto assume sostanze liquide o semiliquide che disgrega e scioglie con la propria saliva aumentando le possibilità di
contaminazione di tutto ciò che con la
mosca viene a contatto.
La mosca domestica depone le proprie
uova, un migliaio, su ogni tipo di substrato organico, specie se in via di decomposizione, da cui originano con
straordinaria rapidità le larve che schiudono in ambiente umido e con fermentazione aerobica in atto.
Se ne può prevenire la presenza migliorando le condizioni igieniche generali degli ambienti anche attraverso la metodica eliminazione dei rifiuti o la loro custodia in cassonetti chiusi, unitamente al
controllo sulla presenza di liquami percolanti, di cibi non protetti, di stoviglie insudiciate.
È comunque necessario, in casi di infestazione, attuare forme di lotta diretta
tramite l’uso di apposite formulazioni in
bombole, a base di principi attivi quali le
piretrine, di sintesi o naturali, tenendo
chiusi i locali trattati per almeno 30 minuti con successivo necessario arieggiamento, verificando i risultati ottenuti in
quanto potrebbe essere possibile, in
qualche caso, che gli insetti non vengano a morte ma si paralizzino soltanto
per poi riprendersi.
sono rigonfie di sangue) di colore che a
seconda della specie può messere bruno-marrone o grigio.
Il loro ciclo è fortemente influenzato dalle temperature.
In generale le zecche stanno sul corpo
dell’ospite per alcuni giorni durante i
quali si alimentano, lasciandosi poi cadere sul terreno ove possono resistere a
digiuno in anfratti o crepe per tempi molto lunghi in attesa di un nuovo ospite cui
aggrapparsi per effettuare un nuovo pasto. Tale procedura si ripete almeno tre
volte prima che la zecca raggiunga la
maturità e, lasciandosi nuovamente cadere a terra, deponga le uova. L’ospite
scelto può essere diverso, passando dal
cane, al gatto, alla pecora, ai bovini e anche all’uomo.
Dal punto di vista sanitario la puntura di
una zecca non è certo paragonabile a
quella di insetti o rettili velenosi, ma bisogna sapere che le zecche, se toccate
da determinate patologie, possono essere potenziali veicoli di malattie quali la
piroplasmosi, la rickettsiosi e la malattia
di Lyme.
La lotta al randagismo e il controllo delle popolazioni di colombi sono basilari er
la prevenzione, mentre la lotta diretta si
attua con disinfestazione delle superfici
colonizzate dopo riordino e pulizia nonché con interventi sugli animali per via
locale o parenterale utilizzando prodotti
specifici.
Le zecche
Le zecche appartengono all’ordine degli
acari. In Italia se ne contano 31 specie,
tutte ematofaghe, dotate di apparato
boccale adattato per forare la cute, stare aggrappato all’ospite e succhiarne il
sangue.
Le specie più note sono quelle parassite di cani, volatili e animali selvatici.
Misurano dai 4 ai 20 millimetri e presentano corpo appiattito (quando non
Api, vespe, calabroni
Le api, le vespe e i calabroni sono imenotteri, ordine che comprende specie
anche molte diverse fra loro, note per la
possibilità di infliggere dolorose punture.
Possono nidificare nei pressi delle abitazioni penetrando poi nelle case.
L’ape domestica è una specie meno aggressiva che a volte può essere riunita
19
in sciami sfuggiti agli apicoltori. Comunque è opportuno non avvicinarsi agli alveari.
La vespa comune costruisce piccoli nidi costituiti da un favo peduncolato di
colore grigio attaccato a grondaie, tetti, infissi. Le colonie non sono numerosissime.
La vespa di terra nidifica solo nel terreno o in prossimità dei muri. Il nido è
spesso nascosto e non visibile per cui
aumenta il rischio di attacchi in caso di
disturbo accidentale della colonia, trattandosi anche di una specie particolarmente aggressiva.
Il calabrone, giallo e nero come la vespa,
si distingue per le maggiori dimensioni
(circa il doppio) è aggressivo e pericoloso per la quantità di veleno che può iniettare.
I maggiori rischi sanitari sono legati ad
allergie individuali al veleno degli imenotteri e al pericolo di massicci attacchi
portati da tutti i soggetti della colonia
qualora vengano disturbati.
Per la prevenzione bisogna evitare movimenti bruschi in presenza di imenotteri,
lavorando in giardini e orti indossare
cappello, guanti e pantaloni lunghi, evitare un uso eccessivo di creme solari e
profumi, mangiando all’aperto non lasciare senza protezione avanzi di dolci e
alimenti e non bere bibite da lattine lasciate aperte. Tenere puliti e chiusi gli
immondezzai.
Non si deve applicare ghiaccio in caso di
punture, ed è meglio evitare interventi
“fai da te” in presenza di nidi di particolari dimensioni e posti ad altezze considerevoli.
Nel caso di intervento su piccoli favi con
insetticidi spray ricordare di coprirsi e di
intervenire sul nido nelle prime ore del
mattino o all’imbrunire quando gli insetti sono tutti all’interno del loro favo.
Mappatura dei rischi in corso per un
gas radioattivo che può concentrarsi
nelle abitazioni
Radon,
problema
risolvibile
Non è difficile immaginare che il radon
diventerà nel giro di pochi anni un problema di rilievo per l’opinione pubblica
così come oggi avviene per il fumo di sigaretta e per l’inquinamento da traffico
veicolare.
Il radon è un gas radioattivo incolore estremamente volatile originato da elementi radioattivi naturali presenti sul
pianeta fin dalle origini. Gli elementi a vita più breve sono gradualmente scomparsi. Gli elementi radioattivi a vita lunga ancora presenti nel nostro ambiente
includono l'uranio, che dà origine al radon.
Come gas disciolto il radon viene veicolato anche a grandi distanze dal luogo di
formazione e può trovarsi nelle falde acquifere. Infine ne è nota la presenza in
alcuni materiali da costruzione.
Sono due gli aspetti rilevanti del problema costituito dal gas radon: anzitutto, è
presente nelle abitazioni dove giunge
dal terreno attraverso fessure e piccoli
fori dei pavimenti delle cantine e dei piani seminterrati e, in misura minore, dai
muri, se sono stati edificati utilizzando
materiali contenenti elementi radioattivi,
o dai rubinetti, se l'acqua contiene radon disciolto. Poi alcuni studi nell'ultimo
decennio hanno dimostrato che l'inala20
re la concentrazione del gas.
Ma il pensiero, osserva il dottor Lamberto Settimi, responsabile del Servizio
prevenzione e sicurezza negli ambienti
di lavoro, va alle tante abitazioni con seminterrato attrezzato come taverna con
cucina e caminetto in cui la famiglia trascorre molte ore della giornata; situazioni per le quali non esistono né normative né indicazioni tecniche precauzionali.
Che cosa fare allora?
Anzitutto è necessario conoscere l’entità del rischio, che muta con la natura
del suolo, più o meno contaminato. La
conoscenza della distribuzione di radon
nel suolo consente di predisporre vere e
proprie mappe di rischio.
La Regione Lombardia vi sta procedendo. Nel corso del 2004 sono stati effettuati centinaia di dosaggi su tutto il territorio, nel prossimo settembre dovrebbero essere ultimate le letture dei dosimetri e resi noti i dati di mappatura. Si
conosceranno cioè le zone della Lombardia a maggiore rischio, nelle quali
mettere in atto azioni preventive.
Quali le azioni preventive possibili nelle
zone che risultassero contaminate?
Per gli edifici già esistenti bisognerà
curare la ventilazione dei locali interrati/seminterrati, riducendone comunque la presenza di persone con idonea
informazione alla popolazione ed effettuando interventi di isolamento dal terreno.
Per gli edifici di nuova costruzione si dovrà garantire con opportuno vespaio aerato un buon isolamento dal terreno e bisognerà utilizzare per la costruzione materiali a bassa emissione di radon. Un’adeguata analisi preventiva dei materiali
da costruzione è già possibile anche a
Como dove si trova un laboratorio universitario di fisica nucleare.
Il dottor Lamberto Settimi, responsabile del
Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di
lavoro
zione di radon ad alte concentrazioni accresce grandemente il rischio di tumore
polmonare.
I risultati di tali studi accreditano l'opinione che, in alcune regioni europee, il
radon possa costituire la seconda causa
in ordine di importanza di cancro ai polmoni, secondo solo al fumo di sigaretta.
Il radon emette particelle con basso potere di penetrazione che non passano
attraverso la cute. La sua pericolosità è
legata alla possibilità di essere inspirato
e di penetrare, legato a particelle di polvere, nelle vie respiratorie profonde dove
l’azione radiante può liberarsi con grande efficacia.
In spazi aperti il radon è diluito dalle correnti d'aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario in un ambiente
chiuso, come può essere quello di un'abitazione, può accumularsi e raggiungere concentrazioni elevate.
Naturalmente la maggiore concentrazione di radon si trova nei locali interrati e
seminterrati e per i datori di lavoro che
nelle proprie unità lavorative hanno locali interrati la normativa obbliga a misura21
Assidua vigilanza sugli alimenti
di origine animale
Carne sicura
La dottoressa Amalia Colombo, responsabile del
del Distretto veterinario di Como
Gli alimenti di origine animale che giungono sulle nostre tavole sono assiduamente controllati, spiega la dottoressa
Amalia Colombo del Dipartimento di
prevenzione veterinario dell’Azienda
sanitaria locale, da appositi servizi sia
in fase preventiva, poiché eventuali
nuove strutture di produzione, trasformazione, preparazione, somministrazione e deposito di alimenti prima di iniziare la loro attività devono ottenere
l’autorizzazione sanitaria, rilasciata a
seguito di ispezioni di verifica circa la
conformità dei locali e delle attrezzature, sia in fase di vigilanza, in quanto le
stesse attività sono sottoposte a controlli volti alla verifica del mantenimento dei requisiti strutturali, alla correttezza delle modalità di conservazione
e di lavorazione delle materie prime e
dei prodotti finiti, all’esame dei sistemi
di autocontrollo che le stesse aziende
sono tenute ad applicare.
In caso di non conformità vengono adottati provvedimenti che variano a seconda della gravità: prescrizioni, multe,
sequestro delle merci, sospensione o
chiusura dell’attività, fino alla segnalazione all’autorità giudiziaria.
Uno dei servizi del Dipartimento di prevenzione veterinario ha specifica com-
petenza in tema di igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, deposito e trasporto degli alimenti di origine animale. Esercita la vigilanza veterinaria permanente negli
impianti di macellazione riconosciuti,
di sezionamento e deposito di carni
rosse e bianche, di produzione di prodotti a base di carne e di prodotti ittici. Opera controlli negli esercizi di commercializzazione al minuto, nei macelli
a capacità limitata, nei laboratori di
produzione annessi a spaccio, negli
impianti di produzione e confezionamento di uova e di miele, effettua l’ispezione dei maiali macellati a domicilio per “uso famiglia” e di capi di selvaggina uccisa a caccia secondo programmi di abbattimento stabiliti dalla
Provincia.
Di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche si occupa un altro
servizio del Dipartimento, effettuando
tra l’altro la complessa vigilanza sulla
qualità del latte e dei prodotti derivati
sia in allevamento sia negli stabili22
Negli stabilimenti soggetti a vigilanza
veterinaria permanente, che nel territorio dell’ASL della provincia di Como sono oltre 100, la frequenza dei sopralluoghi varia in funzione del livello di rischio connesso con l’attività che vi si
svolge.
Entrambi i servizi dipartimentali si avvalgono per le attività analitiche dei laboratori dell’Istituto zooprofilattico
sperimentale della Lombardia e dell’Emilia con le sue sezioni provinciali.
A proposito di attività analitiche, un apposito piano di monitoraggio, organizzato annualmente a livello comunitario
e coordinato dal Ministero della salute
e dalla Regione, prevede controlli sulla
presenza di residui indesiderabili negli
animali (bovini, suini, ovini, caprini, volatili da cortile, conigli, selvaggina allevata) nonché in prodotti quali latte, uova e miele.
menti di trattamento e di trasformazione. Sempre in funzione della sicurezza
degli alimenti di origine animale destinati all’alimentazione umana, il Servizio di igiene zootecnica sottopone a
specifici controlli gli alimenti per gli animali: corretta ed equilibrata alimentazione degli animali e buona gestione
del loro benessere consentono di ottenere latte, carne, uova, formaggi sicuri
e di qualità.
I controlli cui sono sottoposti tutti gli
impianti già menzionati consistono nell’esecuzione di sopralluoghi, con eventuale prelievo di campioni per analisi di
laboratorio, la cui frequenza è stabilita
per ogni tipologia di attività dalla programmazione annuale effettuata dal
Dipartimento di prevenzione veterinario, tendente ad avere una copertura ispettiva sul 100 per cento degli impianti censiti.
Capi macellati o ispezionati nel corso dell’anno 2004
23
Vengono prelevati campioni per la ricerca di sostanze ad effetto anabolizzante e sostanze vietate, di farmaci veterinari e di contaminanti ambientali in
allevamenti, macelli, laboratori di smielatura.
Nel 2004 in provincia di Como sono
stati analizzati 361 campioni in attuazione del “Piano residui” e complessivamente sono state rilevate 3 sole positività.
Ogni anno al “Piano residui” si affianca una ulteriore specifica programmazione, attuata a livello regionale in base a direttive del Ministro della salute,
rivolta al controllo sui residui di pesticidi in diverse matrici alimentari di origine animale. Sempre nel 2004 in tutti i 14 campioni assegnati alla ASL della provincia di Como sono stati riscontrati valori inferiori ai limiti massimi
stabiliti dalle norme.
Il rinvenimento di queste sostanze,
sebbene in quantità inferiori a quelle
tollerate, è comunque oggetto di monitoraggio per una valutazione complessiva della loro presenza nella dieta umana.
L’attività effettuata negli impianti di
macellazione, in particolare delle specie bovina e suina, impegna particolarmente il Servizio di igiene degli alimenti di origine animale che nel 2004
ha sottoposto ad ispezione quasi
18.000 capi bovini, oltre 29.000 suini,
un centinaio di equini, quasi 13.000
volatili, più di 4.000 conigli, 216 ruminanti selvatici e 489 cinghiali uccisi a
caccia. Ventisei capi sono stati esclusi
dalla macellazione e 45 capi dal consumo alimentare umano.
Per la diagnosi precoce
del tumore al seno
Screening
mammografico
in corso
non lasciare perdere
Regione Lombardia
sanitaria locale
della provincia di Como
ASL Azienda
te
PER
campagna mammografica
per la diagnosi precoce
del tumore al seno
24
sociali e con il Tribunale dei minori, in
una casa di accoglienza per donne maltrattate con figli minori, in una casa rifugio il cui indirizzo è riservato a quelle
donne che si trovano in situazioni di pericolo e sono quindi costrette ad allontanarsi dalla propria abitazione.
Un fenomeno in gran parte sommerso
Donne
maltrattate
Il maltrattamento delle donne è un fenomeno ancora in gran parte sommerso e molto più diffuso di quanto comunemente si pensi: va dalle minacce verbali alla violenza psicologica continuata
fino alle aggressioni fisiche e sessuali,
perpetrate per anni, di cui l'opinione
pubblica viene a conoscenza per lo più
solo in casi estremi che giungono alla ribalta della cronaca. Del fenomeno, che
interessa ogni ceto sociale, si occupa
l’associazione Telefono Donna che dall’aprile 1991 svolge a Como un servizio
volontario e gratuito a favore delle donne che subiscono violenza o maltrattamenti nella famiglia o nel sociale.
Con l'Associazione collaborano professioniste (avvocate, psicologhe, assistenti sociali) operanti nei servizi e nelle istituzioni che per sensibilità e competenza professionale sono punti di riferimento e di sostegno alla nostra attività e al nostro progetto che è quello di
creare un luogo di opportunità per le
donne maltrattate che vogliono uscire dal disagio.
Grazie ad un progetto che ha visto
la partecipazione
di 34 comuni della provincia, dal
2001 Telefono
Donna di Como
può offrire ospitalità, in stretta collaborazione con i servizi
CONTATTO TELEFONICO
lunedì e venerdì 15-18,
mercoledì 9-12
COLLOQUI DI ACCOGLIENZA
sono organizzati su appuntamento e gestiti da due consulenti in
co-presenza
CONSULENZE SPECIALISTICHE
la consulenza legale è svolta da
avvocate che collaborano con
l’Associazione e consiste in colloqui informativi in cui le donne
maltrattate possono ottenere le
prime informazioni sulla situazione giuridica nonché una visione
generale circa eventuali iniziative
legali e relative conseguenze;
la consulenza psicologica consiste in colloqui di orientamento e
in percorsi di sostegno volti ad affrontare gli effetti psicologici della violenza subita
TELEFONO DONNA DI COMO
via Zezio 60 22100 Como
telefono 031 304 585
fax 031 3109 374
[email protected]
www.telefonodonnacomo.it
25
L’ASL controlla
le acque
di balneazione
La sigaretta è letale: dati
epidemiologici lo dimostrano
Fumo
venefico
Buon
bagno
Da circa sessant’anni si effettuano studi
sistematici circa gli effetti del fumo sulla
salute e nel 1964 è stata dimostrata la
correlazione tra l’abitudine al fumo di tabacco e diverse patologie. Oggi è accertato che il fumo è la principale causa di
mortalità evitabile nell’uomo. Nel fumo di
tabacco sono infatti presenti sostanze
nocive e/o cancerogene contenute nel
catrame, oltre all’ossido di carbonio, che
si lega all’emoglobina e impedisce l’utilizzazione dell’ossigeno (è la causa della ridotta performance dei fumatori a livello
sportivo) e alla nicotina, che causa la dipendenza fisica del fumatore, aggrava l’ipertensione arteriosa ed è responsabile
della comparsa dell’arteriopatia obliterante degli arti inferiori (nota come morbo di
Burger).
Al fumo sono attribuibili il 9 per cento dei
ricoveri per patologie circolatorie e 4 ricoveri su 10 per patologie respiratorie. Nella sola Lombardia, nel 1999, sono state
considerate attribuibili al fumo più di
2.000.000 di giornate di degenza.
Da ultimo, l’aspettativa di vita del fumatore è di 10 anni più breve di quella del
non fumatore, con una qualità di vita nettamente inferiore.
Le indagini di mortalità concordemente
attribuiscono al fumo la responsabilità
del 15 per cento del totale dei decessi
(dunque oltre 700 all’anno in provincia di
Como, riferisce il dottor Ernesto Mantovani, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’ASL). Numerosi studi hanno dimostrato che il fumo è causa dell’87
L’ASL controlla da aprile a settembre le
acque di balneazione con campionamenti e misurazioni, svolgendo un’attività indispensabile per prevenire situazioni di rischio per la salute dei cittadini che utilizzano le acque lacustri a scopo ricreativo.
Le località dove si effettuano i controlli
sono individuate annualmente dalla Regione Lombardia in base ai risultati analitici dell’anno precedente e tramite segnalazione da parte dell’ASL di nuove località idonee. Quest’anno le località sottoposte a controlli sono 29 sui versanti
comaschi dei laghi di Como e di Lugano
e sui laghi del Segrino e di Montorfano. Inoltre è stata ripresa l’attività di campionamento dei laghi di Pusiano e di Piano
per valutare un’eventuale reintroduzione
nel programma ufficiale di balneazione
per il 2006.
Per ciascun punto di prelievo ufficiale viene emesso un giudizio temporaneo di idoneità o di non idoneità alla balneazione
che figura, aggiornato in tempo reale sul sito Internet dell’Azienda (www.asl.como.it).
26
La carta dei cittadini
per cento dei decessi per cancro del polmone, dell’82 per cento di quelli per malattie bronchiali, del 47 per cento di quelli per infarto e del 44 per cento di quelli
per ictus.
In gravidanza, inoltre, il fumo di sigaretta
accresce il rischio di aborti spontanei, di
scarso peso del feto alla nascita (condizione che aumenta a sua volta il rischio
per il bambino di ammalarsi). Raddoppia
inoltre il rischio che il lattante sia colpito
dalla sindrome della morte improvvisa,
mentre è noto il rischio di microembolia
polmonare che la contraccezione comporta nelle fumatrici.
Secondo uno studio Doxa del 2004, negli
ultimi 40 anni si è dimezzata la percentuale dei maschi fumatori, che sono passati dal 65 al 30 per cento dei maschi adulti.
Nello stesso arco di tempo sono però aumentate le fumatrici, dal 6,2 al 22,5 per
cento.
Tra i giovani fuma il 33 per cento dei maschi e il 27 per cento delle femmine; il 36
per cento dei giovani fumatori maschi e il
28 per cento delle femmine fumano da
20 a 24 sigarette al giorno.
Secondo il medesimo studio, il 90,4 per
cento degli ex fumatori è riuscito a smettere senza supporti di tipo psicologico o
farmacologico.
Fortunatamente i danni causati dal fumo
sono reversibili.
Bastano infatti pochi anni senza fumo,
nell’ex fumatore sotto i 45 anni d’età, per
recuperare i valori normali di funzionalità
respiratoria.
Il rischio cardiovascolare acquisito si annulla in circa 2 anni dalla cessazione.
Il rischio di sviluppare un tumore ha tempi di riduzione più lunghi, ma inizia ad attenuarsi immediatamente dopo la cessazione e si dimezza dopo pochi anni (anche se si annulla solo dopo 10-15 anni).
Diritti e doveri
Diritti e doveri degli utenti: in tutti i presìdi
dei distretti dell’ASL, nei punti di accesso
del pubblico, è affissa la Carta che elenca
anzitutto i diritti dei cittadini nell’ambito
dell’Azienda sanitaria locale, ma anche i
doveri di ciascuno per aiutare a migliorare
la qualità dei servizi.
I diritti dei cittadini, sintetizzati in dieci
punti, si riferiscono a parole chiave – certezza, tempo, informazione, chiarezza,
qualità, riservatezza, differenza e tutela –
attraverso le quali l’Azienda garantisce
informazioni chiare, corrette e complete
oltre a servizi immediati e improntati a
qualità e umanizzazione nel rispetto sia
dei tempi massimi, sia della normativa in
materia di privacy.
La misura di soddisfazione nel vedere riconosciuti i propri diritti può essere più o
meno grande a secondo del rispetto che
ogni cittadino ha degli orari stabiliti in Azienda, della tempestività nel comunicare
eventuali rinunce alle prestazioni, del modo di esporre i propri problemi, della fiducia nell’affidarsi ai servizi e del contegno
tenuto nell’ambito della struttura sanitaria. Il riconoscimento di questi personali
doveri è indice di rispetto verso la comunità e verso i servizi sanitari di cui tutti i
cittadini usufruiscono.
Le prestazioni inoltre risulteranno progressivamente migliori anche in virtù dei
suggerimenti e della collaborazione degli
utenti nell’espletare il diritto/dovere della
tutela per segnalare eventuali disservizi,
sottolinea la dottoressa Franca Ronchetti,
responsabile dell’Ufficio per le relazioni
con il pubblico, ed esserne salvaguardati.
Questo vuole dire collaborare al miglioramento della qualità attraverso una diretta
partecipazione che è la base per usufruire pienamente dei propri diritti.
27
l cittadini hanno il dovere di aiutare a migliorare la qualità delle prestazioni erogate dai servizi socio-sanitari e amministrativi dell’Azienda
sanitaria locale della provincia di Como con
una diretta partecipazione che è la base per usufruire pienamente dei propri diritti.
Il dovere del cittadino riferito
alla certezza
1. è avere rispetto degli orari previsti nella struttura sia per la disponibilità telefonica, sia per
l’accesso diretto alle pratiche amministrative
e alle prestazioni socio-sanitarie;
al tempo
2. è informarsi nei tempi e nelle sedi opportune;
3. è comunicare tempestivamente la rinuncia
alla prestazione prenotata, affinché possano
essere recuperati tempo e risorse da utilizzare a favore di altri utenti;
L'Azienda sanitaria locale della provincia di Como pone al
centro la persona e i suoi diritti, nella consapevolezza che
l'organizzazione delle attività e il lavoro degli operatori devono essere al servizio del cittadino. È con questo principio
che l’Azienda garantisce a ciascuno il diritto
alla certezza
1. della sola attesa dei tempi di coda delle prestazioni con
modalità di accesso “libero” e con tempo di attesa “immediato”;
al tempo
2. entrando in possesso delle proprie pratiche sanitarie e/o
amministrative richieste nei tempi massimi stabiliti dal regolamento aziendale;
3. avvisando telefonicamente con tempestività in caso di spostamento della prestazione;
dei diritti e dei doveri
degli utenti
Carta
ASL
Azienda sanitaria locale
della provincia di Como
4. è descrivere un problema alla volta;
5. è chiedere di nuovo spiegazioni se non si è
capito qualcosa;
alla chiarezza
6. è esporre con chiarezza il proprio problema
mantenendo un rapporto di fiducia verso gli
operatori;
a qualità e umanizzazione
dell’assistenza sanitaria
7. è mantenere contegno e comportamento
adeguati ad una struttura sanitaria;
8. è non fumare nei locali destinati all’attività sanitaria secondo le modalità stabilite dal regolamento aziendale;
9. è rispettare strutture, attrezzature ed arredi che si trovano all’interno dell’ASL essendo patrimonio di tutti;
4. ricevendo in modo corretto e completo tutte le informazioni
richieste riguardanti le procedure e l’accesso ai servizi sociosanitari e amministrativi;
5. ottenendo, su richiesta, i tempi di attesa delle principali prestazioni sanitarie erogate sul territorio provinciale;
alla chiarezza
6. di messaggi chiari e comprensibili che non consentano errate interpretazioni;
a qualità e umanizzazione
dell’assistenza sanitaria
7. trovando operatori qualificati ed impegnati nell’offrire un servizio che dia risposte adeguate ai bisogni espresso in modo
cortese, umano e privo di arroganza;
alla tutela
10. è segnalare all’Ufficio Relazioni con il
Pubblico (URP) eventuali disservizi.
alla tutela
10. rivolgendosi all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) per
essere tutelati rispetto ad eventuali disservizi che limitino o
neghino l’accessibilità delle prestazioni sanitarie.
9. vedendosi riconosciuta la propria specificità derivante dall’età, dal sesso, dalla cultura, dalla religione, dalla condizione
di salute, con particolare riguardo per i bambini, gli anziani
ed i portatori di handicap;
alla differenza
8. assicurando il diritto alla riservatezza della persona, nel rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati personali e sensibili;
alla riservatezza
all’informazione
all’informazione
Novità sul sito
www.asl.como.it
MODULISTICA
Suddivisa per aree, offre la
possibilità di stampare i moduli da presentare agli sportelli
dell'ASL
CARTA SISS
Che cos'è, a cosa serve e come funziona il nuovo documento sanitario
NUMERO VERDE PER LE
INFORMAZIONI SU VACCINAZIONI E MALATTIE INFETTIVE
Indica il numero telefonico gratuito che fornisce informazioni
di carattere generale riguardanti vaccinazioni e malattie
infettive; inoltre la sezione riporta gli orari e gli indirizzi degli sportelli informativi distrettuali
FINANZIAMENTO PER STRUMENTI TECNOLOGICAMENTE
AVANZATI PER DISABILI
Le modalità, la modulistica e le
informazioni riguardo l'erogazione di contributi alle famiglie
di persone con disabilità o al
singolo soggetto disabile per
l'acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati
ATTUALITÀ
È possibile stampare l'opuscolo del Progetto PLECO - Valutazione dell’esposizione professionale a polveri di legno duro
nell’area di Como e provincia
30
EMERGENZA CALDO
La sezione riporta le "10 regole d'oro per un'estate in
salute", con possibilità di
stampare il manifesto predisposto dall'ASL, nonché il
numero verde per indicazioni
sul caldo e i suoi effetti
BALNEABILITÀ
Aggiornata costantemente,
la sezione fornisce l'elenco
delle spiagge dei laghi della
provincia di Como dove vengono effettuati i campionamenti per stabilirne la balneabilità
CONSULTORIO FAMILIARE E
PER ADOLESCENTI
Che cos'è il consultorio, quali sono le prestazioni erogate, quali sono le sedi sul territorio della provincia, con orari e recapiti
SCREENING MAMMOGRAFICO
Domande e risposte sulla
mammografia e sulla opportunità di aderire allo screening
ADOZIONI E AFFIDO
La sezione offre la possibilità di leggere e stampare l'opuscolo "Adozione e affido:
come orientarsi, a chi rivolgersi" e riporta gli indirizzi
delle sedi dei centri per l’adozione
31
benessere - ottimale
Impegno a tutto campo per
l’emergenza afa
lieve disagio
molta cautela - afoso
La calda
estate
torrido - pericoloso
opprimente - asfissiante - colpo di calore
umidità
colpo di calore
%
100
colpo
di calore
90
te
en
im
pr
op
80
70
lieve
disagio
60
molta
cautela
50
afoso
te
ian
fiss
as
Un impegno di supporto a tutto campo
per fronteggiare le emergenze conseguenti alle temperature canicolari. Se lo
è assunto l’Azienda sanitaria locale, in linea con le direttive regionali, dapprima
diffondendo, tramite l’Ufficio per le relazioni con il pubblico, attraverso i distretti
socio-sanitari un congruo numero di copie dell’opuscolo “Emergenza caldo. Conoscere e prevenire i rischi di un’estate
bollente” predisposto dalla Regione Lombardia, che con il suo decalogo “per
un’estate in salute” costituisce il più utile vademecum della stagione.
Sul piano dell’informazione, inoltre, sempre tramite l’Ufficio per le relazioni con il
pubblico, a tutte le amministrazioni comunali e alle strutture sanitarie e sanitario-assistenziali, dagli ospedali alle case
di riposo, della provincia, viene trasmesso quotidianamente il bollettino delle
previsioni meteorologiche curato dal Centro geofisico prealpino con indicazioni
puntuali, espressamente riferite al Comasco, di temperatura e percentuale di
umidità del giorno e un grafico che consente l’immediata interpretazione delle
ripercussioni del clima sulla salute.
40
30
benessere
ottimale
20
torrido
pericoloso
10
20
©CGP
25
30
35
40 °C
temperatura
che risponde sette giorni su sette, dalle
10 alle 17: infermieri professionali con
una cospicua esperienza maturata nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata, il Servizio dell’ASL che per l’occasione è stato potenziato, sono in grado di raccogliere segnalazioni e richieste fornendo anzitutto risposte appropriate e, se necessario, provvedendo a
informare e coinvolgere il medico di famiglia o altre strutture sanitarie, anche
sulla scorta di un catalogo dei cittadini
ultrasettantacinquenni a rischio, censiti
attraverso il sistema informativo aziendale. L’elenco degli assistiti da considerare vulnerabili in questa temperie è
stato inviato anche a ciascun medico di
famiglia, estendendo così la rete di pro-
Nella rete di comunicazione spicca però
il numero verde – 800.00.43.41 –
32
tezione preventiva, mentre
una mappa sempre aggiornata della disponibilità di
posti letto è strumento, all’occasione, di contatti e indicazioni utili.
L’esperienza e le competenze degli operatori incaricati
di rispondere al numero verde consentono loro di utilizzare efficacemente i metodi
di intervento, mettendo rapidamente a fuoco la necessità del cittadino e il tipo di
supporto necessario in
un’ottica di massima economia personale e sociale. Il
fattore umano in questa particolare circostanza, riferisce Manuela Alunni responsabile del coordinamento
del Servizio di assistenza
domiciliare integrata, influisce direttamente sulla qualità dell’assistenza per cui
un ben calibrato sostegno,
come quello che l’operatore
può fornire, consente all’assistito o a un suo familiare
di fronteggiare nel modo più
corretto anche gli aspetti emotivi della situazione.
sanitaria locale
della provincia di Como
ASL Azienda
10 regole d’oro
per una estate in salute.
1. Evita di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore
più calde del giorno (dalle 11.00 alle 17.00).
2. Apri le finestre dell’abitazione al mattino e abbassa
le tapparelle o socchiudi le imposte.
3. Rinfresca l’ambiente in cui soggiorni.
4. Copriti quando passi da un ambiente molto caldo
a uno con aria condizionata.
5. Quando esci, proteggiti con cappellino e occhiali scuri;
in auto, accendi il climatizzatore, se disponibile,
e in ogni caso usa le tendine parasole, specie nelle ore
centrali della giornata.
6. Indossa indumenti chiari, non aderenti, di fibre naturali,
come ad esempio lino e cotone; evita le fibre sintetiche
che impediscono la traspirazione e possono provocare
irritazioni, pruriti e arrossamenti.
7. Bagnati subito con acqua fresca in caso di mal di testa
provocato da un colpo di sole o di calore, per abbassare
la temperatura corporea.
8. Consulta il medico se soffri di pressione alta (ipertensione
arteriosa) e non interrompere o sostituire di tua iniziativa
la terapia.
9. Non assumere regolarmente integratori salini
senza consultare il tuo medico curante.
10. Ricordati di bere spesso.
RegioneLombardia
Famiglia e Solidarietà Sociale
- non lasciare animali chiusi in automobile, neppure per brevi periodi e anche
in zone non esposte al sole;
- non esporre all’esterno le gabbie dei
piccoli volatili, che devono avere sempre a disposizione una bacinella d’acqua per il bagno;
- controllare più frequentemente le temperature degli acquari nelle abitazioni.
Anche gli animali soffrono il caldo
Per questo in caso di temperature elevate è opportuno
- evitare di portare a passeggio il cane
nelle ore più calde;
- lasciare a disposizione degli animali
acqua da bere fresca, sostituendola
di frequente e riducendo, quando possibile, l’alimentazione secca;
33
il controllo dei funghi in commercio, garantiscono in orari prestabiliti, durante i
mesi di raccolta estivi ed autunnali (da
luglio a novembre) e comunque durante
tutto l’anno su appuntamento, l’accesso dei raccoglitori per esaminare i loro
funghi gratuitamente, ma a determinate
condizioni che è bene conoscere.
L’accesso è consentito ai raccoglitori, in
orari e modi stabiliti, sia per la determinazione delle specie fungine raccolte
non a scopo di commercio, sia per la eventuale consulenza tecnica. A seguito
dell’esame di commestibilità viene rilasciata all’utente copia di apposito riscontro di visita, che deve essere letto
e sottoscritto dall’interessato a conferma di avere preso conoscenza sia del
contenuto che della veridicità delle dichiarazioni rese. I funghi devono essere
presentati alla visita esclusivamente in
contenitori rigidi e forati (cestini o analoghi contenitori). Si consiglia, al riguardo, di separare con opportuni accorgimenti le diverse specie fungine raccol-
L’ispettorato micologico dell’ASL
è una garanzia per tutti
Micologi
e “fungiatt”
In base a norme nazionali e regionali, in
ogni ASL deve essere istituito un ispettorato micologico, che, in funzione delle
caratteristiche territoriali locali, si articola in una o più sedi operative. Attualmente nella ASL della provincia di Como, precisa il dottor Marco Larghi, responsabile del Servizio d’igiene degli alimenti e della nutrizione, esistono 9
centri dove operano 11 micologi che, oltre alla tutela della comunità attraverso
34
te. I funghi sottoposti a visita devono
essere: freschi (non congelati o scongelati, non essiccati, non diversamente
conservati); interi (non recisi o tagliati,
non spezzettati, non lavati, non raschiati o comunque privi di parti essenziali al
riconoscimento); sani e in buono stato
di conservazione (non larvati, non ammuffiti, non fermentati, non fradici, non
eccessivamente maturi); puliti da terriccio, foglie e/o corpi estranei; provenienti da aree non sospette di esposizione
a fonti di inquinamento chimico o microbiologico (discariche di rifiuti, cumuli
di macerie, sponde di corsi di acqua lurida, pascoli ove si sia verificata transumanza, parchi e giardinetti cittadini, vicinanze di aeroporti, autostrade, strade
ad intenso traffico veicolare, stabilimenti industriali, forni inceneritori, cimiteri,
centrali elettriche, frutteti e/o colture
trattate con antiparassitari). All’esame
di commestibilità deve essere sottoposto, nel più breve tempo possibile, l’intero quantitativo raccolto (il campione
non serve: la massa lasciata a casa
può contenere anche un solo pezzetto
di funghi di specie velenosa o mortale).
I funghi giudicati non mangerecci vengono immediatamente confiscati per la
distruzione. Non potranno essere restituiti all’utente, per nessuna ragione, esemplari di specie velenose o non giudicate mangerecce. L’utente che non rispetti queste disposizioni, fatta salva
l’adozione di eventuali provvedimenti a
tutela della salute, non può beneficiare
del servizio micologico. L’utente dell’ispettorato micologico viene fornito di
materiale scritto con avvertenze e indicazioni sulle corrette modalità di consumo e/o conservazione dei funghi che
chiunque deve osservare se non vuole
rischiare la propria salute. I funghi considerati mangerecci dovranno essere
conservati in contenitori rigidi ed aerati
e conservati in luogo fresco. Il consumo
e le operazioni di conservazione dovranno avvenire nel più breve tempo possibile con l’osservanza delle avvertenze
indicate sul riscontro di visita.
Si sconsiglia di consumare funghi:
1) in caso di insorgenza di dubbi sulla
commestibilità;
2) in quantità abbondanti e in pasti ravvicinati;
3) crudi (ad eccezione delle pochissime
specie che si prestano all’uso) o non
adeguatamente cotti (la maggior parte dei funghi mangerecci provoca disturbi o avvelenamenti se consumati
crudi o poco cotti);
4) alle donne in gravidanza o in allattamento;
5) alle persone con intolleranze a particolari alimenti o che soffrono abitualmente di disturbi a fegato, stomaco,
intestino, pancreas, reni, senza il
consenso del medico.
Non si devono consumare funghi:
a) di dubbia provenienza;
b) con segni di alterazione o di prolungata conservazione;
c) non abbastanza cotti.
Nella malaugurata ipotesi di insorgenza di disturbi dopo il consumo
dei funghi occorre:
1) recarsi immediatamente al Pronto
soccorso o all’ospedale più vicino al
primo sospetto o ai primi sintomi di
malessere;
2) tenere a disposizione eventuali avanzi del pasto e dei funghi consumati;
3) fornire indicazioni sul luogo di raccolta e/o consumo, sul raccoglitore o
luogo di acquisto, sulle modalità di
conservazione, preparazione e consumo ed ogni altro elemento utile
per l’identificazione delle specie fungine consumate.
35
Un micologo dell’ASL, inoltre, dall’1 agosto al 30 novembre è reperibile sempre per riconoscere i funghi causa dell’intossicazione ed aiutare i medici ospedalieri a fornire le cure più adeguate
e soprattutto mirate (dalle più semplici
a quelle salvavita).
Si ricorda che non esistono metodi, reagenti, ricette, ortaggi, metalli od altri sistemi della tradizione popolare in grado
di stabilire se un fungo è buono da mangiare o è velenoso. L’unico metodo sicuro per stabilire se un fungo si può
consumare tranquillamente è quello di
saperlo identificare, sulla base delle
sue caratteristiche, come appartenente
a specie di comprovata commestibilità
e dunque la strategia migliore è
quella di farlo vedere all’unico esperto in possesso della necessaria
professionalità, il micologo, e di osservare comunque tutte le norme
che sono state citate anche per
quanto riguarda i funghi commestibili posti in commercio.
CENTRI DI CONTROLLO DEI FUNGHI RACCOLTI
(da luglio a novembre 2005)
Bellagio
via Lazzaretto, 12 - tel. 031 950772
lunedì dalle 9 alle 11, venerdì dalle 17.30 alle
19.30 (nel periodo dal 19 agosto al 18 novembre), dall’1 al 13 agosto e dal 19 al 30 novembre solo su appuntamento
Cantù
Via Cavour, 10 - tel. 031 3512811
lunedì dalle 8.30 alle 12.30,
mercoledì e giovedì dalle 11.30 alle 12.30
Como
Via Cadorna, 8 - tel. 031 370752
lunedì e mercoledì dalle 9 alle 12.30, venerdì
dalle 8 alle 13
Dongo
Via Falck, 3 - tel. 0344 973570
lunedì dalle 13.30 alle 16.30,
martedì dalle 13.30 alle 16.30
Erba
Via D’Azeglio, 5 - tel. 031 610451
lunedì dalle 8.30 alle 12.30,
mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 9.30
Lomazzo
lunedì e giovedì
Via Rampanone, 1 - tel. 02 96941441 dalle 14 alle 16.30
Mariano Comense
Via F. Villa, 5 - tel. 031 755346
lunedì dalle 8.30 alle 12.30, martedì dalle
13.30 alle 14.30, giovedì dalle 8.30 alle 9.30
Menaggio - Loveno
Villa Govone - tel. 0344 369222
lunedì dalle 11 alle 12.30, mercoledì dalle
13.30 alle 15, giovedì e venerdì dalle 11 alle
12.30
Olgiate Comasco
Via Roma, 61 - tel. 031 999222
lunedì dalle 9.30 alle 12,
mercoledì dalle 13.30 alle 16
36
I preconcetti sui funghi velenosi, su come distinguerli da quelli mangerecci, sulle modalità per cucinarli o su come curarne l’intossicazione, sono vari, curiosi
e divertenti ma, purtroppo, anche duri a
morire e tuttora, rimangono ben radicati
anche nella cultura e nella tradizione popolare delle nostre terre, nella civilissima provincia di Como.
Tutte queste credenze trovano riscontro
anche in antiche leggende riportate dagli storici.
Ad esempio i popoli del Nord Europa
credevano che dalla bocca del cavallo
del dio Odino, quando la divinità attraversava i cieli, scendesse una bava che,
toccando terra, faceva crescere funghi
velenosi bianchi e rossi. Secondo i greci
e i romani, nei punti in cui i fulmini si abbattevano sulla terra, spuntavano funghi
tossici. Il filosofo Discoride sosteneva
che il fiato dei serpenti rendesse i funghi
velenosi.
E secondo il comasco Plinio i funghi tossici erano ”di colore rosso diluito, con aspetto repellente e tinta livida all’interno, crepature e labbro pallido intorno al
margine”.
A questo punto, al fine di prevenire gravi
conseguenze ed anche di rendere i consigli scientifici un po’ più comprensibili,
vale la pena di elencare i più noti e particolari pregiudizi ancora in auge, con
una sintetica spiegazione del fenomeno
descritto a cura di Marco Larghi e di Giulio Meroni, del Dipartimento di prevenzione medico.
falso
vero
I funghi buoni diventano velenosi se sono contaminati da animali velenosi o crescono a contatto con piante velenose o in
climi e terreni pessimi, vicino a chiodi arrugginiti, vecchie suole
di scarpe e tane di serpenti.
I funghi velenosi sono ripugnanti, vischiosi, con colori sgargianti
(verde smeraldo, rosso cardinale, violetto), hanno odore fetido,
sapore acre ed amaro, emettono un succo lattiginoso e la loro
carne, sezionata, da bianca vira in azzurra, rossa o nera.
I funghi mangiucchiati o tarlati sono di buona qualità in
quanto gli animali li addentano ed evitano istintivamente
quelli velenosi.
I funghi velenosi cucinati rivelano la loro tossicità coagulando il latte, annerendo l’aglio, il cucchiaio o la moneta d’argento, o ingiallendo il prezzemolo.
Allo scopo di evitare l’avvelenamento è bene far provare i
funghi sospetti agli animali domestici (cane, gatto, coniglio,
quando non addirittura alla suocera).
Ritenere innocui funghi mangiati che non abbiano procurato
disturbi dopo alcune ore e quindi mangiarne altri uguali al
pasto successivo con fiducia e tranquillità.
Basta lavare i funghi con acqua calda, salata acidulata e
sbollentarli nell’aceto buttando l’acqua di cottura o farli seccare ed il veleno se ne va.
In caso di avvelenamento basta provocare il vomito, bere il
latte, il bicarbonato, la belladonna e si guarisce anche a casa propria.
Basta affidarsi a conoscitori pratici, all’amico, all’esperto
del posto o ad un sedicente micologo.
Si comportano come tutti gli altri vegetali e alimenti e diventano tossici solo se vecchi, avariati, deteriorati, radioattivi, se crescono su terreni inquinati o trattati con prodotti chimici e antiparassitari.
Effettivamente qualche fungo tossico ha qualcuna di queste caratteristiche così come ce ne sono anche di mangerecci; ma purtroppo ne esistono di velenosissimi e mortali che non possiedono nessuna di queste connotazioni repulsive.
Invece molti insetti ed altri animali si cibano tranquillamente di
funghi mortali per l’uomo, come le lumache con l’Amanita falloides.
Non succede mai, anche quando si cucinano funghi dal sapore
squisito, ma mortali come l’Entoloma lividum, il Cortinarius orellanus o la Galerina marginata.
In realtà tutti gli esseri viventi hanno un metabolismo diverso
tra loro e reagiscono alle sostanze tossiche in modo diverso e
imprevedibile, sempre senza certezze.
L’individualità dei singoli sistemi immunitari e le proprietà dei funghi più velenosi e mortali con lunga incubazione, creano disturbi
anche uno o più giorni dopo il consumo.
Per qualche specie commestibile (chiodini, nebbioni) è plausibile, ma per i più velenosi e mortali è sicuramente non attendibile in quanto resistono quasi tutte le tossine.
Non esistono antidoti caserecci: l’unica possibile salvezza, non
sempre certa, è il pronto soccorso e soprattutto un centro antiveleni.
L’unico vero sistema è quello di conoscerli e recarsi in un centro ASL dai micologi abilitati.
Chi prova
i funghi?
37
Come la favola di Pollicino: “traccio”
oggi per “rintracciare” domani
Via lattea
La legge stabilisce che il latte che arriva sulle nostre tavole debba avere il requisito della rintracciabilità: in che cosa consiste? Lo spiega il dottor Oscar
Gandola, responsabile del Servizio di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche.
Significa che quanto succede in ogni
tappa della produzione del latte alimentare, dalla mungitura al consumatore, deve essere registrato e documentabile.
La rintracciabilità è uno dei requisiti
cardine previsti dalla vigente legislazione sulla sicurezza alimentare emanata
dall’Unione europea.
Essa nasce dall'esigenza di “assicurare la più ampia tutela degli interessi del
consumatore" e di poter intervenire,
qualora si presenti una minaccia per la
sicurezza dell'alimento, solo nella fase
in cui il pericolo si crea, senza destare
allarmi ingiustificati e senza danneggiare economicamente l'intero settore.
Con la rintracciabilità obbligatoria sia le
aziende di allevamento di bovini da latte sia i centri che raccolgono il latte sia
quelli che lo trattano per farlo diventare latte alimentare, così come i trasportatori che si occupano del trasporto del prodotto da un'azienda all'altra,
sono obbligati a registrare e documen-
Il dottor Oscar Gandola, responsabile del Servizio
di igiene degli allevamenti e delle produzioni
zootecniche
tare una serie di dati.
Chi alleva bovine da latte, infatti, deve
mantenere ed aggiornare le registrazioni che riguardano i capi presenti nell'allevamento (ad esempio lo stato sanitario in merito alle vaccinazioni e la
provenienza dei singoli capi), l’origine
dei mangimi che utilizza o come vengono prodotti quelli fatti in azienda, le zone di pascolo, i tipi di medicinali utilizzati e i capi cui tali medicinali vengono
somministrati, la data e l'orario di mungitura, la quantità di latte venduto e la
sua destinazione.
Poiché la legge ritiene che il consumatore possa e debba operare responsabilmente la propria scelta, senza essere indotto in errore sulla provenienza
del latte in relazione al luogo di acquisto del prodotto finale, è necessario
che gli stabilimenti di trattamento, che
devono registrare la provenienza del
latte acquistato, siano responsabili nell'indicare in etichetta anche il riferimento territoriale cui fanno capo gli allevamenti di origine del latte impiegato.
Con ciò il consumatore potrà sapere se
38
sta bevendo un latte prodotto nella provincia in cui risiede, piuttosto che un
latte prodotto in Italia o in uno dei paesi dell’Unione europea ovvero in un
paese terzo.
La rintracciabilità del latte, come di
qualsiasi altro alimento, è semplificata
se tutte le tappe di formazione di un
prodotto sono facilmente identificabili,
cioè se lasciano una traccia di sè.
Quindi se si è in grado di seguire il percorso campo-trasformazione-tavola si
ha la tracciabilità di un alimento. E se
è possibile ripercorrere il cammino in
senso inverso, tavola-trasformazionecampo, si ha la rintracciabilità di un alimento.
Tutti gli operatori del settore latte, da
chi lo produce in stalla fino a chi lo vende, devono essere in grado di fornire indicazioni documentate sul passaggio
nella propria azienda del prodotto in
questione.
Il requisito della rintracciabilità risponde all'esigenza di garantire la sicurezza
dell'alimento: per il latte, come per
molti altri alimenti di origine animale, è
importante che tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare siano
considerati come un “unico processo”,
a partire dalla produzione primaria,
passando per la produzione di mangimi, fino alla vendita o erogazione di alimenti al consumatore finale, in quanto
ciascun elemento di essa presenta un
potenziale impatto sulla sicurezza alimentare.
La rintracciabilità dunque è uno degli
strumenti della legislazione alimentare
che deve, tra i suoi scopi, “ridurre, eliminare o evitare un rischio per la salute”.
La possibilità di risalire a “chi ha fatto
e che cosa ha fatto" risponde a tale esigenza, perché porta ad un maggiore
coinvolgimento di ciascuno degli operatori interessati.
Per la legge, infatti, gli operatori del
settore alimentare devono essere in
grado, meglio di chiunque altro, di elaborare sistemi sicuri per l'approvvigionamento alimentare e per garantire la
sicurezza dei prodotti forniti: diventano
pertanto “legalmente responsabili, in
via principale, della sicurezza degli alimenti".
La rintracciabilità permette pertanto di
assicurare interventi adeguati da parte
delle autorità pubbliche, qualora vi siano ragionevoli motivi per sospettare
che un alimento comporti un rischio
per la salute, al fine di informare i cittadini e, in caso di necessità, predisporre in modo mirato il ritiro di alimenti ritenuti non idonei al consumo,
come ad esempio, nel nostro caso, un
latte contaminato.
39
Sinergia dell’ASL con le polizie locali
Sicurezza
in cantiere
Gli infortuni mortali sul lavoro più numerosi si contano ancora nel comparto dell’edilizia, per caduta dall’alto: 26
in Lombardia nel 2004. Molto alto è il
numero di infortunati sopravvissuti
con gravi lesioni permanenti.
L’Assessorato alla sanità della Regione Lombardia ha indicato nella prevenzione di questo tipo di infortuni
uno degli obiettivi principali dell’attività dei Servizi di prevenzione e protezione negli ambienti di lavoro delle
ASL.
Per aumentare l’efficacia dell’azione
preventiva una delle linee strategiche
indicate è la ricerca di sinergie con altri enti (comuni, Direzione provinciale
del lavoro, Inail) e con le forze sociali
(associazioni imprenditoriali, sindacati, organismi bilaterali).
In questo quadro si inserisce la collaborazione tra ASL e polizie locali dei
comuni della provincia.
Tecnici dell’ASL e della Direzione provinciale del lavoro hanno tenuto due
corsi ad agenti delle polizie locali di alcuni Comuni, tra cui Como. Per ciascun corso si è trattato di 3 lezioni
d’aula e di un sopralluogo in cantiere
con la guida dei docenti del corso e
dei tecnici del Comitato paritetico ter-
Lezione sul terreno per gli agenti delle polizie locali
che collaboreranno alla vigilanza sulla sicurezza
edilizia
ritoriale degli edili. L’attenzione è stata concentrata sulla individuazione, in
cantiere, dei rischi di caduta dall’alto
con l’obiettivo di fornire gli strumenti
per segnalazioni mirate di situazioni a
rischio da parte dei vigili all’Azienda
sanitaria locale.
Un terzo corso si svolgerà in autunno,
altri comuni saranno coinvolti il prossimo anno.
40
zione monotona e quindi carente di alcuni principi nutritivi, è bene sostituire,
qualora esistano problemi di dentatura, i cibi di difficile masticazione con alternative simili di consistenza morbida: la bistecca ai ferri, per esempio,
con polpette di carne.
I cibi dovrebbero essere cucinati in maniera gustosa utilizzando erbe aromatiche, spezie, aceto balsamico, limone,
vino, perché, per la riduzione del numero delle papille gustative, l’anziano
tende a percepire meno i sapori. Possono essere utilizzati come aperitivo
succhi di frutta e spremute di agrumi
per stimolare l’appetito.
Problemi di digestione, conseguenti a
diminuzione dei succhi gastrici e dell’acidità gastrica, possono essere ovviati frazionando l’alimentazione in tre
pasti e due spuntini, iniziando con una
colazione abbondante e terminando
con una cena leggera, e cucinando i cibi in maniera semplice (ai ferri, al forno, al vapore, in umido), così da renderli più digeribili.
Sarebbe bene inoltre limitare gli zuccheri semplici (zucchero, miele, marmellata) e gli alimenti che li contengono perché apportano molte calorie e,
se poco tollerati, determinano un aumento della glicemia (la quantità di
zucchero nel sangue); limitare il consumo di bevande alcoliche preferendo
il vino rosso (da mezzo bicchiere ad un
bicchiere a pasto se è abitudine berlo)
per il suo contenuto in sostanze antiossidanti; limitare l’uso dei formaggi
a 2 volte alla settimana perché, oltre
ad apportare fosforo e calcio, sono ricchi di acidi grassi saturi, colesterolo,
sale e calorie; limitare il consumo di
uova a 2-3 la settimana, meglio se cucinate alla coque, in camicia o in frittata utilizzando padelle antiaderenti; tra i
Elementari regole
per invecchiare meglio
Alimentazione
e terza età
Un’alimentazione corretta influisce positivamente sullo stato di salute e
quindi sulla qualità della vita a tutte le
età. Nella terza età però, mettono sull’avviso gli operatori del Servizio dietetica e alimentazione clinica dell’ASL,
per alimentarsi bene bisogna tenere in
considerazione alcune importanti modificazioni fisiologiche che si accompagnano all’invecchiamento, quando il
fabbisogno di energia mediamente si
riduce del 7 per cento dai 50 ai 70 anni e ancora del 10 per cento tra i 7080 anni, dovuto anche ad una riduzione dell’attività fisica.
Il controllo periodico del peso consente di dosare correttamente la quantità
dell’energia da introdurre con gli alimenti per evitare sia un eccesso ponderale, con possibili difficoltà deambulatorie, difficoltà di respiro, affaticamento, ipertensione arteriosa, sia un
difetto ponderale (per malnutrizione),
che può compromettere le difese immunitarie rendendo l'anziano più vulnerabile alle malattie.
Mangiare in maniera variata avendo
cura di non trascurare alcun gruppo alimentare significa privilegiare la qualità alla quantità.
Per evitare d’incorrere in un’alimenta41
condimenti preferire l’olio d’oliva o extravergine di oliva ed evitare burro,
margarina, panna, lardo perché ricchi
di grassi saturi; iniziare la giornata con
una tazza di latte parzialmente scremato o con lo yogurt (salvo intolleranza), per assicurare una buona introduzione di calcio e proteine; alternare le
carni magre di vitello, manzo, maiale
con quelle bianche (pollo, tacchino, coniglio), che contengono meno colesterolo e sono più digeribili; consumare
pesce almeno 2 o 3 volte alla settimana perché risulta più digeribile della
carne ed apporta acidi grassi che hanno un effetto preventivo nei confronti
delle malattie coronariche e proteggono le cellule del cervello dal un precoce invecchiamento; consumare i legumi (fagioli, lenticchie, piselli, ceci, fave,
lupini) perché non contengono colesterolo, sono ricchi di fibra e inoltre, in associazione ai cereali (pasta e fagioli, riso e piselli), sono un’ottima alternativa
dal punto di vista proteico alla carne e
al pesce; consumare con moderazione
i salumi, perché sono ricchi di grassi e
sale, dando la preferenza a prosciutto,
bresaola e speck; consumare almeno
2 porzioni di verdura e frutta al giorno,
variandone la qualità, perché forniscono sali minerali, vitamine, sostanze antiossidanti e fibra; bere almeno 1,5 litri di liquidi (acqua, tisane, té, camomilla, brodi), perché con il passare degli anni il senso della sete tende progressivamente a ridursi, pertanto nell’anziano aumenta il rischio di disidratazione. L’acqua serve a compensare
le perdite di liquidi (urina, sudorazione,
respirazione) e, associata al movimento e ad alimenti ricchi in fibra, aiuta a
mantenere attive le funzioni intestinali.
Infine, svolgere attività motoria, evitando sforzi intensi, è importantissimo sia
per il corpo sia per la mente. Attività fisica non significa soltanto fare ginnastica in palestra. È sufficiente camminare, andare in bicicletta, andare, perché no, a ballare.
Pro memoria
1. controllare il peso
2. variare il più possibile l’alimentazione
3. consumare 2 o 3 frutti e almeno 2 porzioni di verdura al
giorno
4. consumare come condimento l’olio extravergine di oliva
in un quantitativo di 2-4 cucchiai al giorno
5. bere almeno 8 bicchieri di
acqua o tisane al giorno
6. svolgere quotidianamente
un’attività motoria
Circa il 10 per cento degli anziani a domicilio è malnutrito.
La malnutrizione è causa della
riduzione delle difese immunitarie e del peggioramento della
maggior parte delle malattie
croniche degenerative.
Spesso lo stato di malnutrizione viene peggiorato dalla comparsa di una malattia infettiva o
durante il periodo di convalescenza.
Quasi il 50 per cento degli anziani è sovrappeso o obeso.
L’obesità è causa di malattie
cardiovascolari, metaboliche e
diabete ed è fortemente limitante per la possibilità di muoversi e per la vita di relazione.
42
La tua casa deve essere un posto
in cui vivere sicuri
La tua casa
è sicura?
La tua casa deve essere un posto in cui
vivere sicuri. Evita che si trasformi in un
luogo di pericolo. Nel realizzarla e nell’abitarla fai in modo che vengano seguite tutte le indicazioni per vivere in sicurezza. Gli infortuni domestici rappresentano infatti uno dei maggiori problemi di salute. Nella tua casa verifica
sempre che tutto sia stato effettuato in
modo adeguato. Ti segnaliamo alcuni
degli aspetti che devi prendere in considerazione per rendere più sicura la tua
casa.
Rendi la pedata antisdrucciolo utilizzando piastrelle con liste in rilievo in prossimità dello spigolo
Cura che la larghezza delle scale comuni non sia inferiore a 120 centimetri e a
1 metro nelle scale interne
CHE COSA PUOI FARE QUANDO FAI
PROGETTARE E REALIZZARE LA TUA
CASA
Il parapetto deve essere alto almeno 1
metro e di forma tale da non essere arrampicabile; i corrimano devono trovarsi
su entrambi i lati delle scale
Evita di creare dislivelli eccessivi tra i
vari locali
Verifica che tutte le porte di accesso alle scale siano arretrate di almeno 5060 centimetri rispetto alla fine del ripiano
Negli alloggi su più piani, organizzati in
modo tale da poter trasformare, in caso
di necessità, il piano terra in un minialloggio
Fai mettere interruttori per l’accensione
della luce vicino al letto
Disponi sempre illuminazione sufficiente in tutti i locali e in particolare nei corridoi e sulle scale
CHE COSA PUOI FARE QUANDO ABITI
LA TUA CASA
Verifica sempre che i gradini abbiano la
pedata non inferiore a 30 centimetri e
l’alzata non superiore a 16,5 centimetri
Elimina tutti gli spigoli vivi di pareti e termosifoni
43
Non lucidare i pavimenti di scale, cucine e stanze da bagno
A Olgiate Comasco una ricerca
modello sui tumori professionali
Mantieni sempre i ripiani sgombri da
oggetti o cose che potrebbero intralciare il passo
Mesoteliomi
registrati
Fai in modo che le scale siano sempre
sufficientemente illuminate
Colloca maniglioni nelle stanze da bagno
Non chiudere con giornali, cartone o
materiale plastico i fori di ventilazione
presenti nei locali dove si trovano impianti o apparecchi a gas
La ricerca sulle cause dei mesoteliomi
che è stata svolta dall’Unità operativa
Prevenzione e sicurezza negli ambienti di
lavoro di Olgiate Comasco rientra nel
quadro di un progetto regionale di ricerca
sui tumori professionali. L’obiettivo prioritario è la sorveglianza sui tumori più
strettamente correlati all’attività lavorativa, con istituzione di un registro di lavoratori esposti alla stessa sostanza cancerogena. Risultato rilevante della ricerca è stata la dimostrazione di un solido
nesso causale tra l’attività lavorativa e il
mesotelioma, tumore molto raro, avente
come causa l’esposizione a fibre d’asbesto.
La ricerca è partita da alcuni dati osservazionali interessanti: il medesimo istotipo di tumore, la sua rarità, la residenza
di tutti i soggetti nello stesso distretto,
l’occupazione delle lavoratrici presso la
medesima azienda e l’insorgenza della
neoplasia con una latenza di tempo adeguata al tipo di tumore. Fra tutti i fattori
quello geografico è il più fuorviante. Va
considerato che il paziente, nel lungo periodo di latenza del tumore (media di 30
anni dall’esposizione a fibre d’amianto)
può cambiare più volte residenza, pertanto è solo la precisione della raccolta
dei dati di esposizione a fibre di amianto
Verifica che gli impianti siano eseguiti a
norma di legge e affidati sempre a tecnici specializzati
Fai controllare periodicamente canne
fumarie e caldaie
Non installare apparecchi a gas in camera da letto o in locali dove ci sono
caminetti
Verifica sempre il tubo di gomma che
collega la cucina al rubinetto del gas e
fallo sostituire quando raggiunge l’anno
limite di impiego
Fai installare piani cottura con dispositivi di sicurezza per evitare fuoriuscite di
gas quando si spegne la fiamma
Non lasciare cavi elettrici di lampade o
computer sul pavimento
Non staccare la spina tirando il filo
Non avvolgere il filo degli elettrodomestici
Durante i temporali stacca la presa dell’antenna della TV
Non improvvisare un impianto di terra
collegando il conduttore di un elettrodomestico al tubo dell’acqua
44
Gli atti conseguenti alla ricerca sono stati: denuncia all’INAIL per l’indennizzo di
malattia professionale alle persone colpite, bonifica ambientale dell’amianto
ancora presente nelle aziende, istituzione di un registro di lavoratori già esposti
a fibre di amianto.
Tale registro, tenuto dall’Unità operativa
prevenzione e salute negli ambienti di lavoro del distretto Sud-Ovest, è reso possibile dalla valorizzazione di un team di
professionisti che lavora avvalendosi della collaborazione dell’Istituto tumori professionali di Milano e del Registro regionale dei mesoteliomi. Ad oggi sono stati
registrati oltre 2.000 esposti a fibre d’asbesto nei decenni passati e più di 300
lavoratori attualmente addetti alla rimozione di eternit dipendenti da ditte che
hanno presentato al Distretto un piano di
lavoro di bonifica di materiali contenenti
amianto.
L’obiettivo finale, a partire da questa ricerca, è di estendere il registro a tutto il
territorio della Azienda sanitaria locale.
Da quest’anno anche i distretti Brianza e
Como potranno far pervenire i nominativi
dei lavoratori afferenti al loro territorio
che saranno iscritti nel registro tenuto a
Olgiate Comasco consentendo un controllo standardizzato e completo degli esposti noti a fibre d’amianto.
La conduzione della ricerca – è la valutazione conclusiva della dottoressa Maria
Rita Aiani, responsabile dell’Unità operativa distrettuale Prevenzione e sicurezza
negli ambienti di lavoro, ha visto integrarsi competenze professionali specialistiche a livello dipartimentale e risorse rese disponibili dal Distretto in un’azione
sinergica sostenuta dalla Direzione generale dell’ASL, costituendo quel valore
aggiunto che ha consentito la realizzazione del progetto regionale per la ricerca delle malattie professionali.
La dottoressa Maria Rita Aiani, responsabile
dell’Unità operativa Prevenzione e sicurezza negli
ambienti di lavoro della sede di Olgiate Comasco
che consente di dimostrarne la certezza.
La ricerca si è concentrata quindi sull’anamnesi professionale per cercare risposte al numero relativamente alto di incidenza di mesotelioma in due aziende del
territorio dell’Olgiatese (3 lavoratrici occupate nella stessa azienda e 5 in un’altra). Tenuto conto del fatto che l’incidenza del mesotelioma, ad oggi, è di circa
14 casi-anno in tutta l’ASL della provincia
di Como, rimaneva da spiegare perché
ben 8 lavoratrici, che svolgevano lo stesso lavoro nelle rispettive aziende, ne fossero risultate affette. Si è giunti quindi a
documentare, attraverso più indagini sui
processi produttivi, in un’azienda la presenza di amianto come residuo sui forni
per saldobrasatura e in uso sino al 1977
nel ciclo produttivo misto a resina melamminica, nell’altra la presenza del cancerogeno nelle presse per stiratura e sui
piani di lavoro. La coincidenza della residenza dei soggetti ammalati nella stessa
zona poteva condurre all’errore di pensare ad una causa ambientale. La ricerca
invece ha dimostrato con certezza che la
causa dei mesoteliomi è stata l’esposizione lavorativa.
45
Un rischio da tenere sotto controllo
in falegnamerie e mobilifici
Polveri di legno
Nel triennio 2004-2006 l’ASL della provincia di Como tramite il Servizio prevenzione
e sicurezza negli ambienti di lavoro è impegnata nell’attuazione della norma che
regola l’esposizione a sostanze cancerogene, tra cui le polveri di legno. Un fenomeno che per la concentrazione di attività
di produzione di mobili interessa soprattutto il distretto Brianza, spiega il dottor
Torricelli, e la sua Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Le imprese, in prevalenza artigiane, presenti nella Brianza comasca e raggruppate nell’area di Cantù-Mariano Comense
che lavorano il legno sono circa 2.000 con
un totale di non meno di 7.000 addetti esposti a polveri.
Le direttrici principali sulle quali ci si muove sono due e riguardano la quantificazione della concentrazione di polvere dispersa nell’aria all’interno degli ambienti di lavoro e il registro delle persone che vi sono
esposte.
Entrambi questi interventi sono previsti da
una specifica normativa, ma è particolarmente complessa la modalità pratica di
conseguimento delle azioni preventive.
Si sono già svolti alcuni incontri con imprenditori e forze sociali e altri sono in programma per illustrare i risultati della misurazione delle polveri disperse in falegnamerie e mobilifici effettuata da operatori del Dipartimento di scienze chimiche
ambientali dell’Università dell’Insubria e si
può comunque precisare che il valore limite di 5 milligrammi per metro cubo di dispersione nell’aria di polveri di legno non
è oltrepassato nella maggior parte delle
aziende del territorio del Distretto dotate
di efficiente sistema di aspirazione localizzato sulle macchine.
Al registro degli esposti alle polveri di legno devono essere iscritti tutti i lavoratori
sottoposti a sorveglianza sanitaria da par-
Il dottor Pierangelo Torricelli, responsabile dell’Unità
operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di
lavoro del Distretto Brianza
te del medico competente della singola azienda. Il registro deve essere isitituito e
aggiornato dal datore di lavoro che ne deve curare la tenuta attraverso il medico
competente, inviandone copia anche all’ASL. Nel registro vengono riportati almeno
alcuni parametri minimi di base: generalità del lavoratore, anno di inizio e di fine esposizione.
Finora sono stati raccolti 2.300 nominativi di lavoratori esposti a polvere di legno e
l’obiettivo che si intende raggiungere a fine anno è di 3.000 persone e di altre
1.500 nel corso del 2006.
L’ASL infine potrà monitorare la situazione
degli esposti per studiare l’eventuale comparsa di forme cancerogene specifiche
ma soprattutto, ed è la principale finalità
del lavoro, prevenirle con interventi mirati.
RARO MA DA PREVENIRE
Il cancro delle cavità nasali e paranasali è una neoplasia molto rara nella
popolazione generale (un caso atteso
ogni 100.000 persone) mentre tra i
falegnami il rapporto sale a 5-9 casi
ogni 10.000 addetti, secondo recenti
dati di fonte INAIL.
Le neoplasie da polveri di legno hanno un periodo di latenza molto lungo,
spesso superiore ai quarant’anni.
46
Se vuoi bere fallo con la testa 2
Insegnanti
e polizia
locale
L’obiettivo resta sempre
quello di sensibilizzazione e formazione circa i rischi derivanti dalla guida
su ciclomotore sotto l’effetto di bevande alcoliche, in modo che i 90 insegnanti e i 40 agenti di
polizia locale, appartenenti anche a numerosi
consorzi, che hanno partecipato al corso, siano
trasmettitori ai giovani allievi di alcuni messaggi
chiave in tema di alcol e
guida, all’insegna dello
slogan che intitola il progetto; “Se vuoi bere fallo
con la testa”.
Il Dipartimento funzionale delle dipendenze dell’ASL della provincia di Como
in collaborazione con gli organismi
scolastici, nell’ambito di informazione
e prevenzione dei rischi derivanti dal
rapporto tra alcol e guida ha avviato
nel biennio 2002-2004 il progetto “Se
vuoi bere fallo con la testa” coinvolgendo gli istruttori dell’80 per cento
delle scuole guida della provincia come tramite essenziale per la diffusione tra i loro allievi di principi non banalmente proibizionistici, ma di consapevolezza della indispensabile necessità della sobrietà al volante.
Sulla base del successo dell’iniziativa
si è svolta quest’anno la seconda parte del progetto, rivolta ai docenti delle
scuole secondarie e agli agenti di polizia locale abilitati a tenere agli studenti corsi per il conseguimento del
permesso di circolazione su ciclomotore, il cosiddetto “patentino a scuola”.
47
Quando il gioco d’azzardo
diventa patologico
Dipendenza
impalpabile
Il gioco d’azzardo esiste da sempre, riconosce la dottoressa Raffaella Olandese, direttore del Dipartimento funzionale delle dipendenze, e fa parte di tutte le culture del mondo, antiche e moderne. In Italia, sino a tempi recenti, se
si escludono le lotterie gestite dallo Stato e i 4 casinò operanti in virtù di un decreto dei primi del ’900, il gioco d’azzardo è stata considerata attività illegale. Nell’ultimo decennio però ovunque,
e non solo in Italia, si è assistito ad una
espansione del gioco d’azzardo legalizzato e ciò può essere correlato a un
paio di fattori.
Il primo risiede nel bisogno economico e
fiscale degli stati che hanno in qualche
modo incentivato il processo di legalizzazione: ne sono esempio l’introduzione in
Italia delle sale Bingo e l’inserimento nella legge finanziaria di apparecchi elettronici di intrattenimento ubicati in bar e locali pubblici che erogano vincite in denaro, sebbene con accorgimenti finalizzati a
contrastare la dipendenza, quali l’aumento del tempo della partita nonché la
limitazione dell’entità della puntata e della vincita.
Il secondo è insito nelle caratteristiche
della nostra società, considerata sempre
più “depressiva”: a fronte della sensazione di difficoltà o di impotenza a poter
cambiare la realtà della vita attraverso
La dottoressa Raffaella Olandese, direttore del
Dipartimento funzionale delle dipendenze
proprie azioni e abilità, avanza nell’uomo
l’illusione di poterlo fare attraverso il pensiero magico di una vincita al gioco, consegnando quasi il proprio destino nelle
mani della fortuna. E questo è forse in
prospettiva l’aspetto più preoccupante,
in particolare per le nuove generazioni
dalle quali ci si aspetterebbe invece innovazione, creatività, messa in gioco delle proprie competenze e potenzialità per
un progetto di miglioramento e cambiamento della società.
Con la legalizzazione più persone giocano e più persone sviluppano problemi legati al gioco. Dal 2003 al 2004 in particolare si è assistito ad un netto incremento: per il lotto del 42 per cento, per
le scommesse sportive del 15 per cento,
per il Bingo del 27 per cento, per le lotterie del 163 per cento, per tacere della
diffusione nei locali pubblici degli apparecchi elettronici di intrattenimento.
Ma quando si può parlare di “gioco d’azzardo”? Quando la persona mette in palio denaro o oggetti di valore la posta è irreversibile e l’esito dipende principalmente o totalmente dal caso e non dall’abilità.
48
Molte persone giocano d’azzardo anche
regolarmente per divertimento: accettano di perdere il denaro puntato, non tornano a giocare per rifarsi delle perdite,
giocano secondo le loro possibilità. Si
tratta di “giocatori sociali che costituiscono il 98,8 per cento dei giocatori”:
per loro il gioco è un’attività rilassante,
senza conseguenze negative.
Per alcuni invece, l’1,2 per cento, il gioco diventa eccessivo, un problema, una
vera dipendenza, con un incontrollabile
impulso a puntare denaro. Giocano più
denaro del previsto, giocano più a lungo
e più spesso del previsto, perdono il
controllo sulle attività di gioco. La perdita di controllo connota il giocatore “problematico” che passa poi dalla situazione ad alto rischio di “giocatore eccessivo” a quella conclamata di “giocatore patologico”.
Fondamentali per innescare e mantenere lo stato di giocatore problematico sono i numerosi “pensieri erronei” che il
soggetto coltiva per giustificare il bisogno di giocare: rimuove il concetto, matematicamente dimostrato, che è solamente il caso a determinare la vincita o
la perdita e non l’abilità e dà spazio a
correlazioni superstiziose. Se vince penserà che può vincere ancora, giocherà e
alla fine perderà; se perde penserà che
la prossima sarà la volta buona, giocherà e alla fine perderà. Che vinca o
che perda il giocatore eccessivo è dunque sempre perdente.
Il decorso clinico della malattia del giocatore patologico passa in genere attraverso quattro fasi: vincente, perdente, disperazione e crollo.
Il giocatore problematico, eccessivo o
patologico, pur in assenza della mediazione da parte di una sostanza di abuso,
come l’eroina o l’alcol, presenta tutte le
caratteristiche di un soggetto con patolo-
gia di dipendenza, è un malato e come
tale deve essere trattato con programmi
di cura specifici.
Questo impone una rivisitazione dei servizi di cura delle dipendenze, già iniziato
nella nostra ASL attraverso un recente
corso di aggiornamento rivolto agli operatori, al fine di renderli recettivi anche di
fronte a questo problema, sia per quanto
riguarda l’accoglienza e la presa in carico
del giocatore e della sua famiglia sia per
avviare sui giovani interventi di sensibilizzazione e prevenzione volti a contrastare
la falsa cultura del gioco che li allontana
dalla possibilità di emergere nelle loro
potenzialità su cui tutti facciamo conto
per sperare in un mondo migliore.
Il decorso clinico della malattia del
giocatore patologico passa in genere
attraverso quattro fasi
1 – fase “vincente” di 3-5 anni con
sensazione di vincite frequenti e
pensiero magico, eccitazione legata al gioco, gioco sempre più
frequente, aumento delle somme
giocate, grossa vincita di denaro.
2 – fase “perdente” di 5 o più anni
con gioco solitario e perdite, pensiero polarizzato sul gioco, negazione del problema e bugie, tentativi di controllo di solito fallimentari, problemi familiari, forti
prestiti con incapacità di pagare i
debiti.
3 – fase della disperazione con marcato aumento del tempo impiegato e del denaro dedicato al gioco, allontanamento dalla famiglia
e dagli amici, panico e azioni illegali.
4 – fase del crollo con pensieri e tentativi di suicidio, arresti, divorzio,
abuso di alcolici, crollo emotivo.
49
All’insegna della multidisciplinarità
Percorsi
consultoriali
c onsultorio
fam iliare
Le politiche socio-sanitarie dell’ultimo decennio, caratterizzate in particolare dal
processo di aziendalizzazione e di passaggio dalla logica dell’assistenza a
quella della prestazione, hanno comportato un ripensamento dell’attività del
consultorio familiare.
Al fine di rendere possibile l’adeguamento a criteri e requisiti dettati dalle norme
è risultato necessario rivedere il quadro
generale dei processi di lavoro caratteristici dei consultori familiari cercando di
salvaguardare i valori di fondo che da
sempre distinguono questi servizi.
La cultura della multidisciplinarità e dell’integrazione tra sociale e sanitario, tra
servizi territoriali specialistici e ospedalieri, tra pubblico e privato, rappresenta
infatti l’approccio che caratterizza storicamente i consultori familiari e che costituisce uno dei fattori di successo per i
servizi alla persona in una società “reticolare”.
In tale prospettiva si è ritenuto utile ridefinire il sistema complessivo degli interventi nei consultori familiari dell’ASL della provincia di Como, con particolare attenzione alle due linee di attività del “percorso nascita” e dello “spazio adolescenti e giovani”, già evidenziati dalla
programmazione regionale tra i punti cardine del rilancio dei consultori familiari.
Ciò ha significato, nel caso del “percorso
nascita”, ripensare le modalità di organizzazione ed erogazione dell’assistenza
alla madre durante il parto e il puerperio,
nonché al neonato e alla famiglia, in mo-
sanitaria locale
della provincia di Como
ASL Azienda
do da privilegiare la promozione della loro salute e del loro benessere, garantendo al tempo stesso il massimo della sicurezza possibile.
Nel caso dello “spazio adolescenti e giovani”, ad esempio, si è cercato di comprendere i reali bisogni della popolazione
adolescenziale e giovanile, cercando di
progettare modalità “amichevoli” di accesso al servizio, a partire dai processi di
comunicazione e informazione, e di realizzare stabili legami di connessione con
altri soggetti che per funzioni e attività
(tutela della salute, educazione, aggregazione) intervengono nei confronti della
stessa popolazione.
sei un
adolescente
un giovane
?
50
il consultorio
è anche
per te
!
nizzazioni a rete di secondo livello (rappresentative di soggetti del Terzo settore nell’ambito provinciale) che risulteranno in possesso dei requisiti previsti dal bando stesso.
La finalità del Tavolo di confronto è il
coinvolgimento del Terzo settore per
una migliore valutazione dei bisogni
del territorio nell’ottica della sussidiarietà orizzontale.
Con i soggetti del Terzo settore
Tavolo
di confronto
La legge quadro per la realizzazione
del sistema integrato di interventi e
servizi sociali segna il passaggio dal
“welfare state” al “welfare community”
valorizzando il principio di sussidiarietà
sia verticale sia orizzontale e attribuendo pertanto un ruolo significativo
ai diversi attori facenti parte del sistema (dagli enti locali ad altri soggetti
pubblici, al Terzo settore, alla famiglia
e all’individuo). L’attenzione posta al
ruolo interpretato dai soggetti del Terzo settore ha portato alla costituzione
in Lombardia di un Tavolo permanente
in Regione, alla partecipazione di tali
soggetti nell’ambito di organismi quali
il Coordinamento territoriale per le dipendenze e in quello di Coordinamento
per la salute mentale, nonché, da ultimo, alla costituzione, in ogni ASL, di un
Tavolo di confronto con i soggetti del
Terzo settore.
L’ASL della provincia di Como ha deliberato il bando (curato dalla Direzione
sociale dell’Azienda sanitaria locale e
disponibile anche sul sito Internet
www.asl.como.it) con il quale vengono
definiti i criteri per l’ammissione al costituendo Tavolo di confronto e le modalità per la presentazione delle relative istanze. Ne faranno parte le orga51
Un opuscolo per le persone
interessate
Coppie valutate ai fini dell’idoneità all’adozione in provincia di
Como:
Genitori
(adottivi)
si diventa
L’ASL ha istituito tre centri adozioni, a
Como, Olgiate Comasco e Cermenate,
nonché il Tavolo operativo locale sulle adozioni, cui partecipano esponenti dell’Azienda sanitaria locale, del Consiglio
di rappresentanza dei sindaci, degli enti autorizzati, delle associazioni familiari. Il Tavolo operativo si riunisce mensilmente e ha elaborato il Piano informativo e il Piano formativo in materia di adozioni: il primo prevede, con la pubblicazione di un opuscolo che è disponibile anche sul sito Internet dell’ASL
www.asl.como.it, una serie di conferenze pubbliche e una campagna di sensibilizzazione in tema di adozioni; il secondo ha in programma l’attuazione, a
cura dell’ASL, di corsi di formazione per
le coppie che aspirano a diventare genitori adottivi.
nel 2001
di cui per adozioni nazionali
internazionali
nazionali e internazionali
92
32
24
36
nel 2002
di cui per adozioni nazionali
internazionali
nazionali e internazionali
68
12
20
36
nel 2003
di cui per adozioni nazionali
internazionali
nazionali e internazionali
69
17
17
35
nel 2004
79
di cui per adozioni nazionali 28
internazionali
9
nazionali e internazionali
42
ripartite tra
Distretto Como
23
(di cui Como città 13)
Distretto Brianza
33
Distretto Medio Alto Lario
5
Distretto Sud-Ovest
18
Centri adozioni
Sono tre i centri adozioni dell’ASL della provincia di Como:
per i distretti Como e Medio Alto Lario
a Como, via Carso 88, telefono 031.370.831
per il distretto Brianza
a Cermenate, via Garibaldi 7, telefono 031.70.73.033
per il distretto Sud-Ovest
a Olgiate Comasco, via Roma 61, telefono 031.999.480 oppure 031.999.471
52
Una villa
per la
sanità
La sede dell’ASL
a Olgiate Comasco
Villa Peduzzi, sede distrettuale ASL
di Olgiate Comasco, si trova dove
un tempo sorgeva un altro edificio,
Villa Scalini, demolito nel 1918 per
fare spazio alla costruzione voluta
a propria maggiore gloria dall’imprenditore Ezio Peduzzi. Ne fu completata la costruzione negli anni
1921-1922: in stile neorinascimentale, con addossato un terrazzo vagamente liberty, sulla facciata sud
rivela un eclettismo che si riscontra
anche all’interno (nella foto di copertina) dove tra l’altro si trovano,
ammirevoli, una decorazione ad affresco del pittore Luigi Morgari che
negli anni venti del secolo scorso
lavorò nelle chiese di Olgiate Comasco e una ringhiera di scala in
ferro battuto, opera del fabbro olgiatese Introzzi. La villa, acquistata
con il suo comparto, parco e casa
del custode, dal Comune di Olgiate
Comasco nel 1965, dal 1979 è
stata destinata alle strutture sanitarie, prima come sede del Consorzio sanitario di zona, poi della
locale USSL, infine del distretto
socio-sanitario ASL.
affido e adozione: due realtà a confronto
AFFIDO
ADOZIONE
CONDIZIONI
L’affido viene messo in
atto quando la famiglia
d’origine del bambino,
nonostante la crisi in
atto, mostra caratteristiche di “recuperabilità”.
L’adozione viene messa
in atto quando sussiste
una
condizione
di
abbandono del bambino
con caratteristiche di
“irrecuperabilità”.
OBIETTIVI
Offrire ad un bambino
un supporto familiare
per un periodo di tempo
necessario alla sua
famiglia per recuperare
la capacità di occuparsi
adeguatamente di lui.
Dare una nuova famiglia
ad un bambino in condizioni di abbandono, evitando permanenze in
istituti.
TEMPI
L’affido è temporaneo:
può essere a tempo
pieno, diurno, per il fine
– settimana.
Nell’affido il bambino è
temporaneamente inserito nella famiglia affidataria, ma resta giuridicamente appartenente al
proprio nucleo d’origine.
L’adozione è definitiva.
Nell’adozione il bambino
diventa giuridicamente
figlio della nuova famiglia per sempre ed a
tutti gli effetti.
REQUISITI
Affidatari possono essere famiglie, ma anche
coppie o persone singole.
Adottivi possono essere:
- coniugi sposati da
almeno tre anni, tra i
quali non sia mai intervenuta
separazione,
nemmeno di fatto,
oppure:
- coniugi sposati da
meno di tre anni che
possano certificare una
convivenza stabile da
almeno tre anni.
53
Servizi socio sanitari integrati
Rete
d’offerta
La dottoressa Paola Galli della Direzione sociale
Tra le attività socio sanitarie integrate
da finanziare con le risorse del fondo
sanitario regionale sono ricomprese
le prestazioni rese in una serie di
strutture, dalle residenze sanitarie assistenziali, cioè le case di riposo, ai
centri diurni per anziani, dalle residenze sanitarie assistenziali per disabili agli istituti educativi per handicappati, dai centri diurni per disabili alle
comunità socio sanitarie, dagli hospice per malati terminali alle comunità
per tossicodipendenti, dagli istituti di
riabilitazione extraospedaliera ai consultori.
Vengono finanziate sempre con risorse del fondo sanitario l’acquisto di
prestazioni di assistenza domiciliare
integrate anche sotto forma di voucher socio-sanitario nonché le prestazioni rese a pazienti anziani e disabili
dimessi dagli ex ospedali psichiatrici.
Le strutture elencate costituiscono la cosiddetta “rete
delle unità di offerta” ad elevata integrazione sociosanitaria, ossia quanto offre il territorio per rispondere in maniera adeguata ai
bisogni socio-sanitari delle
persone fragili (anziani, disabili, minori).
Le strutture, spiega la dottoressa
Paola Galli della Direzione sociale dell’ASL, rendicontano trimestralmente
la loro attività attraverso appositi registri dopodiché, previa verifica, l’Azienda sanitaria locale provvede al pagamento delle prestazioni erogate attraverso acconti mensili e saldi trimestrali.
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Larghe sinergie tramite
l’Organismo di coordinamento
Salute
mentale
Si è insediato l’Organismo di coordinamento per la salute mentale per la provincia di Como istituito – d’intesa con
l’Azienda ospedaliera S. Anna – con
provvedimento del Direttore generale
dell’ASL.
L’Organismo, previsto dal Piano regionale triennale per la salute mentale,
nasce dall’esigenza di realizzare forme
di coordinamento e sinergie fra istituzioni ed enti pubblici, privati e di volontariato che si occupano di salute mentale per attuare strategie comuni e
condivise per la tutela delle persone
affette da disturbi psichici.
Oltre che dai vertici di ASL e Azienda ospedaliera, compresi, tra gli altri, il direttore del Dipartimento di salute mentale della medesima Azienda ospedaliera S. Anna e i direttori dei distretti
socio-sanitari dell’ASL, l’Organismo è
formato dai rappresentanti delle strutture private accreditate e delle associazioni di tutela dei malati e dei loro
familiari, e, in rappresentanza dei comuni, da tre dirigenti designati dal Consiglio di rappresentanza dei sindaci.
L’appello lanciato da Simona Mariani,
direttore generale dell’ASL, in occasione dell’insediamento ufficiale dell’Organismo di coordinamento, che ha già
La dottoressa Simona Mariani, direttore generale
dell’ASL, e il dottor Roberto Antinozzi, direttore
generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna
avviato la sua attività, è stato quello di
affrontare insieme il problema della
salute mentale in una logica di sussidiarietà e interazione, “intesa come valore aggiunto” ha sottolineato la dottoressa Mariani, per trovare soluzioni
concrete a situazioni spesso “patite
come stigma”.
“Questa integrazione – ha aggiunto –
unita a programmi di prevenzione e
formazione consentirà di attuare interventi rilevanti e tempestivi” in un settore di particolare delicatezza.
Il coinvolgimento delle associazioni dei
familiari e della rete territoriale – secondo il direttore generale dell’Azienda
ospedaliera S. Anna Roberto Antinozzi
– va perseguito con determinazione
perché solo attraverso l’interazione di
tutti coloro che operano nel settore è
possibile sviluppare forme di sostegno
alla persone in difficoltà e alle loro famiglie.
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ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI SANGUE
COMO
Via Fornace, 1 - Tel. 031 303 267 - Fax 031 303 271
E-mail: [email protected]
BASTA UN ATTO D’AMORE:
IL DONO
DI UNA GOCCIA DI SANGUE
CI TROVATE A:
COMO - Via Fornace, 1
APPIANO GENTILE - Via Diaz, 7
BRUNATE - Piazza alla Chiesa c/o Oratorio
BULGAROGRASSO - Via Guffanti, 2 c/o Municipio
CAPIAGO - Piazza Mazzini, 1
GRANDATE - Via Como c/o Municipio
OLGIATE COMASCO - Via G. Tarchini, 19
SAN FERMO DELLA BATTAGLIA - c/o CRI
UGGIATE TREVANO - Via Croce Rossa Internazionale
VALMOREA - Via Roma
ALZATE BRIANZA - Via IV Novembre, 23
AROSIO - Via Casati, 1
BELLAGIO - via Lazzaretto (c/o Palazzo Sanitario)
BINAGO - c/o Villa Amalia
BREGNANO - Via dello Sport
BRENNA - Via Grimello, 2
CABIATE - Via Dante (c/o Centro Sociale)
CANTÙ - Via Alciato, 3/a
CERMENATE - Piazza XX Settembre, 2
ERBA - Via Ugo Foscolo, 23
GRAVEDONA - Via Pelascini, 3
LOCATE VARESINO - Via S. Vito, 4
LOMAZZO - Via Manzoni, 2
MARIANO - Via Isonzo, 42/b (c/o Ospedale “Villa”)
MOZZATE - Via Santa Maria, 9 (c/o Centro Civico)
NOVEDRATE - Via Taverna, 3
PORLEZZA - Via Luigino, 2
ROVELLASCA - Largo Volontari del Sangue
SAN FEDELE INTELVI - Largo IV Novembre, 7
TURATE - Via Marconi, 35
VALBRONA - Via Vittorio Veneto, 60
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