Supplemento di INFORMASL periodico mensile della Azienda sanitaria locale della provincia di Como Anno Sette Aprile Luglio 2005 EMERGENZA CALDO CUCCIOLI IN PEDIATRIA CARTA DEI DIRITTI E DEI DOVERI RICERCA A OLGIATE COMASCO Supplemento di INFORMASL periodico mensile dell’Azienda sanitaria locale della provincia di Como Anno Sette Aprile Luglio 2005 Sommario Il Direttore generale Il Direttore amministrativo Il Direttore sanitario Il Direttore sociale Dieci domande, dieci risposte Comunicazione medico-paziente Turisti non per caso Ricordarsi le pastiglie Guardia medica turistica Il miglior farmaco è la dieta Lezione in mensa Un cane, non un peluche Cuccioli in pediatria Affetto contro l’abbandono Insetti di stagione Radon, problema risolvibile Carne sicura Screening mammografico in corso Donne maltrattate Buon bagno Fumo venefico Diritti e doveri Novità sul sito La calda estate Micologi e “fungiatt” Chi prova i funghi? Via lattea Sicurezza in cantiere Alimentazione e terza età La tua casa è sicura? Mesoteliomi registrati Polveri di legno Insegnanti e polizia locale Dipendenza impalpabile Percorsi consultoriali Tavolo di confronto Genitori (adottivi) si diventa Una villa per la sanità Rete d’offerta Salute mentale pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 5 pag. 6 pag. 8 pag. 9 pag. 10 pag. 11 pag. 12 pag. 13 pag. 14 pag. 16 pag. 17 pag. 18 pag. 20 pag. 22 pag. 24 pag. 25 pag. 26 pag. 26 pag. 27 pag. 30 pag. 32 pag. 34 pag. 37 pag. 38 pag. 40 pag. 41 pag. 43 pag. 44 pag. 46 pag. 47 pag. 48 pag. 50 pag. 51 pag. 52 pag. 53 pag. 54 pag. 55 2 Si ringrazia l’Avis di Como per il signorile sostegno Redazione via E. Pessina 6, Como tel. 031 370 201 fax 031 370 352 [email protected] Direttore Simona Mariani Redazione Giordano Besana Paola Giossi Franca Ronchetti Responsabile Bernardino Marinoni La raccolta di InformASL può essere consultata sul sito www.asl.como.it Registrazione Tribunale di Como n. 23/99 del 16 dicembre 1999 Grafica e stampa CESARENANI - Lipomo (Como) COMINCIAMO DALLA “A” Cominciamo dalla “A” di Alimentazione, argomento che è più volte ripreso nelle pagine di questo numero di QuiASL, e che è componente essenziale della salute. Alimentazione intesa non come dieta – quella ricorrente nella stagione estiva, per ambizioni estetiche – quanto come regola salutare fondata sui principi nutrizionali corretti, su alimenti sicuri, su una varietà di cibi equilibrata e giusta. La dieta così correttamente intesa è una regola quotidiana sulla quale l’ASL punta per la prevenzione più semplice e naturale che si rivolge a tutti: dai bambini con l’adozione di nuove diete nelle mense scolastiche, ai genitori, a tutti gli adulti, agli anziani per la tutela della salute. Infatti una sana alimentazione, con l’equilibrio dei cibi che la compongono, è uno dei punti fermi, ormai scientificamente provato, per la salvaguardia da malattie o per una guarigione in tempi ridotti, o per “ allungare la vita”. L’ ASL garantisce i controlli di tutti gli alimenti, specie di origine animale, perseguendo un’attività di Educazione alla Salute che proprio sul versante dell’alimentazione riserva potenzialità utili a tutti. Né vivere per mangiare né mangiare per vivere, ma alimentarsi per stare bene: è il traguardo cui l’ASL è volta con l’impegno diretto dei dipartimenti di Prevenzione, Medica e Veterinaria, nonché con i progetti di educazione alla salute sviluppati anche in sinergia con le istituzioni – comuni, scuole – facendo convergere risorse di grande valore tecnico verso un obiettivo comune che è l’accrescimento dello stato di benessere individuale e della comunità. Dott.ssa Simona Mariani Direttore generale rebbero mai il loro padrone. L’ abbandono degli animali è un connubio tra inciviltà e insensibilità contro il quale la mobilitazione deve essere assoluta. Da parte sua l’Azienda Sanitaria Locale cerca di percorrere strade lungo le quali rendere consapevoli tutti, a cominciare dai bambini, del rispetto dovuto agli animali i quali non smettono di confidare nell’uomo. Dal canile i cuccioli vanno verso i bambini dei reparti pediatrici degli ospedali di Como e di Cantù e concorreranno con il loro affetto a una guarigione più veloce. L’ auspicio è che questa estate 2005 sia all’insegna di una diffusione sempre maggiore di sensibilità, civiltà e responsabilizzazione di noi umani verso gli animali, che hanno bisogno di noi, ma divenendo consapevoli che anche noi abbiamo bisogno di loro! Data la stagione, potremmo cominciare anche dalla “A” di Animali o dalla “A” di Abbandono. Il canile sanitario dell’ASL e i canili rifugio delle associazioni zoofile, purtroppo mai vuoti, si sono rapidamente riempiti come triste controcanto all’esodo dei vacanzieri. Loro, i cani, non abbandone- Buone vacanze. Dr.ssa Simona Mariani 3 VALORE AGGIUNTO ALLA COMUNICAZIONE Cresce la voglia di comunicare e di comunicare con le tecnologie multimediali ma ancora la carta resta in molti casi insostituibile per facilità di visione e comprensione del testo. Con un tentativo di semplificare il linguaggio e di recuperare attività e funzioni di questa Azienda sanitaria locale, Qui ASL, periodico che si sviluppa migliorando la traccia di precedenti esperienze, si propone di esplorare quest’anno altre possibili risorse di comunicazione. Vuole informare su problemi cruciali e attuali della nostra salute, far conoscere le persone tra di loro, esplorare le loro relazioni professionali dentro l’Azienda e nei contatti con il cittadino, insomma un dialogo che non si fermi al periodico ma che coinvolga il lettore da un punto di vista insolito. Viviamo infatti immersi nella comunicazione. La capacità di accrescere le dinamiche della comunicazione sono in aumento e ancora più lo saranno quando la nostra organizzazione riuscirà ad instaurare un dialogo non solo con i rappresentanti degli interessi dei cittadini ma anche con i cittadini stessi. Qui ASL ne è una premessa. E si scoprirà con sorpresa quanto le nostre aziende sanitarie possano apprendere dai cittadini stessi. Già da tempo Internet aiuta a collocare il cittadino quale utilizzatore attivo dell’informazione. Più di 20.000 sono i siti web nel mondo che hanno a che fare con salute e medicina. E anche il nostro sito www.asl.como.it per una sua piccola frazione aiuta e continuerà ad aiutare i nostri cittadini utilizzatori a giocare un ruolo attivo nel creare valore nell’informazione. Dott. Lucio Schiantarelli Direttore amministrativo Dott. Camillo Rossi Direttore sanitario Dr. Lucio Schiantarelli Dott. Luigi Davide Clerici Direttore sociale 4 MENO CALDO PIÙ ENERGIA ESTATE SPENSIERATA CON MISURA L’estate è il momento in cui ritrovare l’energia e le vacanze sono l’occasione per un meritato riposo. La Direzione sanitaria dell’ASL della provincia di Como ha attivato iniziative per la prevenzione di tutti quegli eventi che potrebbero esporre a rischio gli assistiti e che tipicamente si possono manifestare nel periodo estivo o in particolari condizioni climatiche e di salute. Anzitutto, come da tradizione, è ripresa la comunicazione sul monitoraggio delle acque di balneazione, che vede i bacini lariani in un discreto stato di salute e i cui risultati appaiono sul sito Internet aziendale. A tutela delle persone fragili, sebbene quest’anno il caldo non si stia dimostrando particolarmente torrido rispetto agli anni precedenti, è stato attuato un intervento significativo sul rischio da esposizione a calore con l’attivazione del numero verde che prevede la risposta da parte di personale infermieristico dalle 10 alle 17, sette giorni su sette, a disposizione della popolazione per fornire informazioni su come proteggersi dal caldo e avvalersi di supporti logistici in stretta relazione con il 118, i comuni, le strutture sanitarie per anziani. Gli ambulatori per il viaggiatore internazionale lavorano a pieno regime per dare consigli a chi intende mettersi in viaggio, suggerendo le corrette prassi igieniche in relazione ai paesi che si intende visitare e, eventualmente, fornendo le pratiche vaccinali indicate. Qualche consiglio? Attenzione allo stress da vacanze e/o da rientro: non farsi prendere dalla frenesia del fare tutto a tutti i costi, dello sport fuori allenamento, degli abusi alimentari e, se possibile, rientrare in sede qualche giorno prima di riprendere il lavoro per “riacclimatarsi” e assorbire il contraccolpo del rientro. Ogni anno, durante il periodo estivo, si ripete una triste, penosissima vicenda. Ci sono esseri umani che si vedono ritagliare spazi inusitati, che vengono appoggiati presso terzi, non di rado loro sconosciuti, che finiscono smarriti nel loro intimo in una situazione, per quanto mimetizzata, di sostanziale abbandono. È la brutta estate degli anziani ancora più soli nelle residenze sanitarie assistenziali o di quelli che si scoprono all’improvviso senza famiglia. Quella che ritenevano di avere, di cui credevano di fare legittimamente parte, s’invola per le agognate vacanze, che sono vacanze anche da certi affetti divenuti pesanti, anche soltanto per quelle due o tre settimane in cui una malintesa libertà non comprende la presenza degli anziani. Restano il più delle volte vani i richiami, per quanto autorevoli, affinché si cerchino soluzioni e si evitino disagi e sofferenze nell’età che oggi è senza dubbio la più vulnerabile. Terza e quarta età possono trovare un’ospitalità di qualificato livello professionale nelle infrastrutture ad esse dedicate, ma resta un ripiego quando non si tratta di rimediare a una condizione di isolamento per cui le residenze sanitarie assistenziali, cioè le case per anziani, rappresentano un approdo davvero provvidenziale. È invece da una cultura positiva nei confronti delle persone in età che originano conoscenze e competenze di reciproca fruibilità, tali da non escludere in nessuna stagione dell’anno i familiari, i conoscenti, i vicini di casa, che l’età può talvolta rendere un po’ ingombranti, ma la cui presenza può funzionare come utile contrappeso per bilanciare la spensieratezza delle vacanze, per scongiurare il rischio che si tramuti in indifferenza e incuria. Dr. Camillo Rossi Dott. Luigi Davide Clerici 5 Per sapere di più sulla Carta regionale dei servizi Dieci domande, dieci risposte 4. Assieme alla Carta regionale dei servizi ho ricevuto altri due moduli. A che cosa servono? 1. Ho ricevuto a casa la Carta regionale dei servizi, e ora? È in possesso di una tessera tipo bancomat, gratuita, contenente i Suoi dati perciò strettamente personale che attesta ufficialmente il Suo codice fiscale e l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Un modulo serve ad esprimere il proprio consenso informato al trattamento dei dati personali, l’altro a richiedere il codice PIN che darà la possibilità, quando il Sistema sarà pienamente operativo, di fruire di servizi aggiuntivi che sono quelli che danno al cittadino la possibilità di dialogare più agevolmente con la Pubblica amministrazione e ottenere servizi socio-sanitari più coordinati e puntuali. 2. La posso usare subito? Sì. Essa sostituisce immediatamente il vecchio tesserino sanitario cartaceo in Italia, ma è anche tessera europea di assicurazione malattia, perciò garantisce l’assistenza sanitaria nell’Unione europea, secondo le normative dei singoli Paesi. 5. Cosa devo fare per poter fruire di servizi aggiuntivi? Sottoscrivere e consegnare in un qualsiasi ufficio postale lombardo il modulo del consenso al trattamento dei dati personali e sanitari e il modulo della richiesta del codice PIN che sarà inviato per posta in busta chiusa all’indirizzo presso il quale il cittadino ha ricevuto la carta SISS. Eccezionalmente solo il modulo del consenso può essere consegnato all’ASL di competenza. 3. Quando vado all’estero allora non devo più chiedere all’ASL il modello E111? No, poiché appunto la Carta regionale dei servizi è anche tessera europea di assicurazione malattia e garantisce l’assistenza sanitaria d’urgenza nell’Unione europea. 6 8. Chi non ha ancora ricevuto la Carta SISS cosa deve fare? 6. È importante quindi verificare i dati anagrafici? Si deve rivolgere al Distretto di appartenenza munito di codice fiscale. Ciò vale anche per coloro che hanno ricevuto la Carta e hanno deciso di cambiare il Medico di Medicina Generale o hanno cambiato indirizzo. È importantissimo verificare che tutti i dati anagrafici riportati sulla lettera di invio della Carta SISS siano esatti. Se così non fosse ci si deve rivolgere all’ufficio scelta e revoca del proprio distretto per la rettifica. 9. E se si perde la Carta SISS? 7. All’ufficio postale al mio posto può andare qualcun altro? Si deve subito presentare denuncia ai Carabinieri e con la copia della denuncia chiedere all’ASL il duplicato. No se Lei è maggiorenne. La richiesta è personale e il funzionario dell’ufficio postale deve accertare la Sua identità attraverso un documento di riconoscimento. Per i minorenni saranno i genitori, o il padre o la madre a richiedere per i figli il codice PIN. Per i disabili e le persone anziane in difficoltà i familiari possono rivolgersi ai servizi sociali del proprio Comune di residenza o ai distretti di competenza dell’ASL. 10. Posso avere bisogno di altre informazioni, cosa faccio? Si può chiamare un numero verde della Regione Lombardia, 800 030606, oppure un altro numero verde dell’ASL, 800 447722, inoltre può consultare Internet (ww.crs.lombardia.it). 7 Un numero verde e un recapito Internet per migliorare una relazione essenziale Comunicazione medico-paziente La comunicazione medico-paziente e la sua qualità hanno un ruolo sempre più importante in medicina, che sta nella disponibilità dei medici e del personale infermieristico a comunicare con il paziente nel modo più adeguato e rispettoso possibile, con la coscienza che un ambiente di aperta comunicazione e comprensione reciproca può facilitare anche il rapporto terapeutico. La comunicazione, infatti, rappresenta un processo relazionale fra curante e malato che comprende livelli di informazione, ma anche una specifica attenzione al paziente. Frequentemente possono verificarsi situazioni di incomprensione e disagio nei confronti degli operatori sanitari da parte di chi, giustamente, vuole conoscere qualcosa in più sul proprio stato di salute o su quella di un congiunto e che, soprattutto, desidera informazioni esposte in maniera chiara e rassicurante. Questo stato di fatto emerge anche dall’analisi dei questionari di soddisfazione che vengono di routine somministrati ai pazienti. Con l’obiettivo di incentivare sempre più la comunicazione e l’attenzione al paziente, la Regione Lombardia ha chiesto alle strutture sanitarie di organizzare un servizio all’interno di ogni reparto dove i pazienti o i propri familiari possano ricevere informazioni da parte di personale medico o infermieri- stico sullo stato di salute del paziente, sugli esami da eseguire e sulle terapie consigliate, e avere un aggiornamento del quadro clinico dopo un intervento chirurgico o un accertamento diagnostico complesso. Inoltre è stata indicata una revisione della modalità di raccolta del consenso informato, espressione da parte degli utenti di un consapevole assenso alle cure proposte. Se il paziente ricoverato o i familiari avvertono che, nonostante quanto auspicato dalla Regione, la comunicazione è carente al numero verde 800432522 (dal lunedì al venerdì non festivi dalle 10.30 alle 12.30) risponde un medico in grado di raccogliere la segnalazione inerente le difficoltà incontrate dal paziente nella comunicazione con i medici o con il personale sanitario della struttura ospedaliera. Per la stessa finalità è disponibile una casella di posta elettronica ([email protected]) alla quale i cittadini possono rivolgersi in alternativa al contatto telefonico. L’istituzione di questo servizio non ha uno scopo punitivo nei confronti della struttura che non ha corrisposto alle aspettative del paziente, ma deve essere vista con un fine di collaborazione con le strutture medesime operanti sul territorio. 8 Tenuto conto che la maggior parte di questi problemi è facilmente prevenibile attraverso l’adozione di appropriate misure, ricorda la dottoressa Maria Gramegna, responsabile del Servizio di medicina preventiva delle comunità cui fa capo la rete di ambulatori per la consulenza ai viaggiatori che fin dal 1999 l’ASL ha organizzato per l’attività di profilassi internazionale, medicina dei viaggi e delle migrazioni. La rete si avvale di 7 ambulatori, opportunamente dislocati nei distretti sociosanitari, dove si svolgono, tra l’altro, colloqui informativi specifici, si consegna materiale informativo-didattico, si verifica ed eventualmente esegue la profilassi vaccinale. Le prestazioni, soggette al pagamento della tariffa prevista dalla Regione Lombardia, vengono rese a titolo gratuito a coloro che intendono recarsi all’estero per scopi di carattere umanitario (missionari, volontari, operatori in campi per rifugiati) e ai viaggiatori extra-comunitari, originari della fascia inter-tropicale e domiciliati nel territorio della provincia di Como (la permanenza alle nostre latitudini per tempi superiori all’anno vede modificarsi l’immunità naturalmente acquisita in patria), che tornano al paese d’origine per fare visita alla famiglia. Profilassi dei viaggiatori internazionali e medicina dei viaggi e delle migrazioni Turisti non per caso Nel corso degli ultimi anni si è assistito al costante incremento del numero di persone che si recano all’estero, per i motivi più svariati (turismo, lavoro, studio, volontariato, cooperazione, religione). Ormai oltre 600 milioni di persone varcano ogni anno le frontiere del proprio paese per intraprendere; molte sono dirette verso le regioni della fascia inter-tropicale, in nazioni dove sovente le condizioni igienicosanitarie e socio-ambientali sono decisamente più precarie delle nostre. Contestualmente, un altro fenomeno, cioè l’accelerazione dei flussi migratori da quelle stesse aree verso l’Italia, contribuisce all’incremento di numero delle patologie “esotiche”, o di importazione, collegato, oltre che al soggiorno in località tropicali, anche alle variazioni climatiche, alle ascensioni in quota, al viaggio in aereo. La rete di ambulatori dell’ASL per il viaggiatore internazionale Como Como - via Cadorna 8 - tel. 031370590 - dalle 9 alle 11 Brianza Cantù - via Cavour 10 - tel. 0313512803 - dalle 11,30 alle 13 Erba - via D’Azeglio 5 - tel. 031610886 Mariano C. - via F. Villa 5 - tel. 031755228 - dalle 11,30 alle 12,30 Sud-Ovest Lomazzo - via del Rampanone 1 - tel. 0296941448 Olgiate Comasco - via Roma 61 - tel. 031999215 Medio Alto Lario Menaggio - località Loveno, Villa Govone - tel. 0344369222 Dongo - via Falk 3 - tel. 0344973570 9 Farmaci che non vanno in vacanza e altri che è bene avere sempre con sè Ricordarsi le pastiglie La dottoressa Rosanna Martino del Servizio assistenza farmaceutica dell’ASL Far sì che la vacanza sia un momento di riposo e divertimento. Evitare di guastare il viaggio con spiacevoli episodi di momentaneo malessere, o addirittura portarsi a casa, oltre l’abbronzatura e le foto di rito, anche infezioni. Per chi viaggia è indispensabile conoscere le condizioni climatiche e igieniche e le malattie eventualmente diffuse nelle località di vacanza e adottare le regole di prevenzione consigliate (per questo ci si può rivolgere alla rete di ambulatori del viaggiatore internazionale) per ridurre al minimo i rischi di ammalarsi o di aggravare patologie già in corso. Ma, avverte la dottoressa Rosanna Martino del Servizio assistenza farmaceutica dell’ASL, chi segue terapie a lungo termine deve naturalmente portare con sè una scorta di farmaci e di materiale sanitario (aghi, siringhe, strisce di reagenti per la determinazione della glicemia) sufficiente per l’intero periodo di vacanza. È anche utile farsi rilasciare da proprio medico una ricetta con la prescrizione delle specialità medicinali necessarie (anche con il nome generico del farmaco) e la relativa posologia: infatti all’estero le medicine possono essere commercializzate con altri nomi o in dosaggi differenti. Attenzione anche alla conservazione dei farmaci: l’insulina per esempio va conservata e trasportata in borsa termica. Se la destinazione è un paese industrializzato, sarà sufficiente portare con sè un analgesico-antipiretico-antinfiammatorio utile in caso di dolore o febbre; un antiacido, un antidiarroico (loperamide), un lassativo per contrastare l’eventuale insorgenza di problemi all’apparato gastrointestinale; un antistaminico, efficace nelle manifestazioni allergiche per ridurre la starnutazione, la rinorrea, il prurito degli occhi, del naso e della gola, utile anche in pomata o gel da applicare sulla pelle in caso di punture di insetti o piccole ustioni. Ricordarsi che nel caso di eritemi solari è controindicato esporsi nuovamente al sole dopo aver applicato un antistaminico topico. La valigetta di farmaci dovrà anche contenere un collirio, meglio in confezione monodose, a base di un antisettico in caso di bruciore e rossore degli occhi; un disinfettante e tutto l’occorrente per una rapida medicazione: cerotti, garze, bende, termometro, ghiaccio sintetico, creme protettive antisolari. 10 Un efficace servizio stagionale con 19 ambulatori Guardia medica turistica L’assistenza sanitaria ai villeggianti nelle località turistiche della provincia di Como è assicurata gratuitamente dall’ASL anche quest’anno, da inizio luglio a fine agosto, attraverso un servizio di guardia medica turistica che nel distretto Como riguarda essenzialmente Bellagio, mentre nei distretti Medio-Alto Lario e Brianza tocca rispettivamente 8 e 10 comuni. Il servizio stagionale di guardia medica turistica, infatti, avrà basi a Domaso, Dongo, Lanzo Intelvi, Menaggio, Ossuccio, Porlezza, San Fedele Intelvi e Tremezzo, nonché ad Asso, Barni, Caglio, Canzo, Civenna, Lasnigo, Magreglio, Rezzago, Sormano e Valbrona. Nelle località interessate, attraverso l’affissione di manifesti sono resi noti gli orari degli ambulatori e le relative sedi. Nell’ambito territoriale dei 19 ambulatori attivati, dove la popolazione residente è attorno alle 70.000 unità, nel periodo luglio-agosto si stimano complessivamente circa 130.000 presenze turistiche cui L’ASL della provincia di Como, assicura il direttore generale Simona Mariani, come per il passato garantisce un rassicurante servizio, pur augurando a tutti gli interessati di non dovervi ricorrere. 11 L’ASL al convegno dell’Associazione di dietetica e nutrizione clinica generale dell’ASL, in apertura dei lavori – e la dieta è divenuta, per alcune Il miglior farmaco è la dieta condizioni, l’unico e sufficiente farmaco che il paziente assume per il controllo della propria malattia, mentre in altri casi può allontanare il momento in cui il farmaco dovrà essere introdotto. I vantaggi sono evidenti anche dal punto di vista di contenimento della spesa sanitaria: « La possibilità di ricorrere ad un trattamento dietologico che possa portare alla guarigione, ad un miglioramento clinico o anche soltanto a procrastinare l’introduzione di farmaci, ha risvolti sicuramente positivi anche sul costo sociale che tali patologie inevitabilmente comportano, in termini di assenza dal lavoro, per esempio, ma in particolare modo, per quanto riguarda l’ASL, in termini di costi sanitari. Si è tenuto a Como, con il patrocinio dell’ASL, il terzo convegno regionale dell’Associazione di dietetica e nutrizione clinica (ADI) con larga partecipazione di medici, infermieri, dietisti, tecnici della nutrizione. I progressi compiuti in campo dietologico negli ultimi decenni hanno fatto sì che la dietoterapia abbia acquisito un ruolo sempre più importante nel trattamento di numerose patologie – ha affermato Simona Mariani, direttore 12 » A scuola si impara a mangiare sano Lezione in mensa La dottoressa Simona Mariani e l’assessore Anna Veronelli del Comune di Como La sinergia tra Azienda sanitaria locale e Comune di Como, a cura del quale è stato pubblicato un fascicolo con il nuovo menu scolastico predisposto dai tecnici dell’Azienda sanitaria locale integrato da consigli sull’alimentazione per mamme e papà, segna una svolta non solo tecnica, dal profilo nutrizionale, con la revisione delle tabelle dietetiche che hanno fatto da riferimento nelle mense scolastiche durante l’ultimo decennio, e con il richiamo alla necessità dell’attività motoria e all’opportunità della pratica sportiva per i giovani. La svolta decisiva infatti dovrebbe essere, negli auspici, quella di un’educazione alimentare trasmessa da scuola a casa, portata dalla mensa scolastica in famiglia. È un obiettivo che s’intende perseguire appunto anche con il fascicolo pubblicato dal Comune di Como: intitolato “Mangiar sano per crescere bene” ha come primi interlocutori i genitori, invitati a fare autentica virtù della tavola domestica proseguendo e sviluppando a casa il modello del menu scolastico, traendone per altro giovamento personale. Quanto ai bambini, l’acquisizione tempestiva di buone abitudini alimentari è destinata a condizionare positivamente In provincia di Como si contano 400 scuole (di cui 240 pubbliche) attrezzate con mensa. Le scuole dell’infanzia con mensa sono 200, le primarie 135, le secondarie 50 e le scuole medie superiori 15. Le mense dotate di cucina sono 250, nelle altre 150 scuole i pasti giungono dall’esterno. Il 50 per cento delle mense scolastiche in provincia di Como è a gestione diretta, il resto è appaltato a ditte esterne. il loro stato di salute nelle età successive e in questo consistono l’essenza del nuovo menu scolastico e il lavoro condensato nel fascicolo che a fine estate giungerà alle famiglie, oltre che agli addetti ai lavori – dai cuochi ai centri di cottura, non esclusi gli insegnanti – della ristorazione scolastica. 13 che consente un accesso virtuale al canile sanitario dell’ASL e ai canili zoofili gestiti dalle associazioni animaliste tramite le immagini dei cani ricoverati non appena vi vengono condotti, è stato predisposto un pieghevole che vuole testimoniare in tutta semplicità come possano anche andare a finire bene le vicende di animali che erano stati abbandonati. Un pro memoria di civiltà, insomma, predisposto d’intesa tra Servizio di prevenzione veterinaria e Staff comunicazione dell’ASL con l’intento di attivare ogni possibile canale per fare sapere che nei canili c’è qualcuno che aspetta di (ri)trovare l’essere umano in cui nonostante tutto non ha smesso di confidare, confortato dalle cure che intanto gli restituiscono salute, quando necessario, o comunque garantiscono a chi ne decide l’adozione le buone condizioni dell’animale. Il fenomeno dell’abbandono dei cani, stando ai dati, dunque ai fatti, si sta manifestando quest’anno nella stessa misura del 2004: al 20 maggio scorso il numero dei cani entrati nel canile da inizio anno è addirittura il medesimo – 391 – di dodici mesi prima, mentre è diminuito il numero degli animali riscattati da privati direttamente al canile sanitario. Anche questa possibilità vuole essere sottolineata dal nuovo pieghevole realizzato dall’ASL sotto l’insegna “Un cane per amico”, dove l’appello ad un gesto di generosità, come appunto è l’adozione di un animale, è rivolto anche a chi, pur non avendo spazio per tenerlo, può effettuare un benemerito volontariato dedicando un po’ del proprio tempo libero agli ospiti del canile. Il pieghevole è stato presentato al Forum della Pubblica amministrazione, a Roma, mentre il direttore generale dell’ASL, Simona Mariani, ha ribadito il sen- Campagna dell’ASL contro l’abbandono degli animali Un cane, non un peluche L’attenzione che l’ASL riserva agli animali d’affezione interessa quelli abbandonati e, dunque, trovatelli, di cui diventa il ricettacolo più naturale, oltre che istituzionalmente competente. Per questo la Direzione generale dell’Azienda ha deciso di imprimere rinnovato slancio all’opera di sensibilizzazione su un tema purtroppo ricorrente come quello dell’abbandono degli animali, specie dei cani, attraverso una campagna per favorire l’adozione degli esemplari ospitati nel canile sanitario e nei canili rifugio. L’obiettivo è quello di dare un sèguito di umanità all’opera svolta con cura dagli operatori del Servizio di prevenzione veterinaria e dei volontari, cogliendo l’opportunità di affrancare un cane dalla condizione di prigionia nella quale, suo malgrado, è detenuto dopo che il rapporto che lo teneva unito all’uomo si è spezzato (e di regola non accade per colpa dell’animale), ripristinandolo in una prospettiva di consapevolezza di ciò che un animale comporta anzitutto in termini di responsabilità del suo benessere. Una creatura, come non si finisce mai di ripetere, non un oggetto, tanto meno del tipo usa-e-getta. Per questo, ad integrazione del sito Internet dell’Azienda (www.asl.como.it) 14 so di un’operazione il cui esito è importante anche per chi decide di adottare un cane, con specifico riferimento alle persone anziane sole che possono così trovare un compagno fedele. Non ha taciuto, però, che se favorire l’adozione significa anzitutto contenere il randagismo, bisogna anche considerare un aspetto economico: come sottolinea il responsabile del Dipartimento di prevenzione veterinaria Giulio Gridavilla, l’adozione sgrava i Comuni dai costi di mantenimento dei cani reperiti sul territorio di competenza. Un onere che soprattutto per i piccoli Comuni non è trascurabile: l’abbandono degli animali, infatti, ricade sulla comunità. La campagna, perciò, si propone di motivare alla responsabilità, secondo l’affermazione del direttore sanitario dell’ASL Camillo Rossi, mentre gli obblighi che si contraggono nel momento in cui si prende un cane, ammonisce il responsabile del canile veterinario dell’ASL Luciano Abrate, non vengono mai meno. Un cane, non si stanca di ripetere la dottoressa Mariani, “non è un peluche”. ASL Azienda sanitaria locale della provincia di Como un cane per amico adottare un cane è un atto di generosità 15 Dall’ASL i cani per la pet therapy Cuccioli in pediatria Un rapporto corretto con gli animali può produrre effetti distensivi, di attenuazione dell'ansia e dello stress, può aiutare a superare situazioni di depressione, apatia o isolamento, può favorire un accrescimento dell’autostima che nei bambini malati è in calo, può stimolare ad approfondirne la conoscenza anche dal punto di vista scientifico. I bambini che arrivano in ospedale oltre che malati sono disorientati e spesso spaventati, poco propensi ad aprirsi agli altri: la relazione con l’animale può essere loro d’aiuto. Ecco il perché della pet therapy, la terapia con gli animali, in reparti di pediatria, un’attività che si propone di alimentare nei bambini la curiosità e l’interesse per le lezioni scolastiche impartite in ospedale, di suscitare interesse e motivazione all’apprendimento, di renderli partecipi in modo attivo, oltre che più tranquillo e sereno. La dottoressa Simona Mariani e il dottor Roberto Antinozzi. In basso i cani con i quali si pratica la pet therapy A questo fine operano le insegnanti, in collaborazione con i medici e le infermiere del reparto di pediatria, avvalendosi anche del personale sanitario del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’ASL che interviene inizialmente per dare chiare e semplici spiegazioni ai bambini. Le insegnanti prevedono una scansione di lavoro precisa e articolata: un momento iniziale in cui ritrovarsi tutti insieme per conoscersi, per prepararsi all’incontro con l’animale e stabilire regole per il rapporto con il cane osservandolo nelle sue caratteristiche fisiche; del carattere e del modo di comportarsi. Il momento conclusivo sarà dedicato alla comunicazione, libera o guidata, e alla produzione di materiale: disegni, testi, cartelloni. Il progetto si è avviato nei presidi di Como e di Cantù dell’Azienda ospedaliera S. Anna, con cui l’ASL rafforza le sinergie. Gli animali sono stati individuati per lo svolgimento dello specifico compito tra quelli presenti nel canile sanitario di Como e nel nuovo canile rifugio di Mariano Comense, gestito dall’associazione Amici del Randagio che assicura un valido supporto all’iniziativa. 16 Animali del canile sanitario coi bambini dei centri estivi di Como Affetto contro l’abbandono conde regole rispettose delle esigenze di ciascuno, valutando con attenzione le caratteristiche di ogni singolo animale per scegliere poi eventualmente di accoglierlo. Perciò è quindi importante conoscere gli animali, le esigenze e i limiti del rapporto con loro definendo diritti e doveri da una parte e dall’altra, tenuto conto anche dei condizionamenti del nostro costume di vita. In questa ottica e in collaborazione con l’Assessorato ai servizi sociali del Comune di Como, si situano gli incontri programmati nei Centri estivi comunali cittadini, dove insegnanti e animatori, con il supporto di un medico veterinario dell’ASL, con la presenza degli animali, scelti tra quelli ospiti del canile sanitario, e utilizzando materiale didattico e ludico appositamente predisposto, approfondiscono le conoscenze scientifiche di base già possedute dai bambini per poi educarli a comportamenti sempre più corretti nei confronti dei cani. Ai bambini vengono suggeriti spunti di riflessione in particolare sugli aspetti igienico-sanitari, sensibilizzandoli anche contro la piaga dell’abbandono e per l’adozione degli animali trovatelli. Si amplia l’attività dell’Azienda sanitaria locale della provincia di Como sul fronte del delicato rapporto uomo-animale-ambiente. È un impegno non occasionale contro l’abbandono degli animali domestici e a favore dell’adozione dei randagi, con il quale l’ASL si propone di conseguire il duplice obiettivo di diminuire il fenomeno del randagismo, causa di pericolo per la salute e la sicurezza pubblica, e di svolgere un’opera di educazione alla salute sviluppando la conoscenza dei corretti comportamenti da attuare con gli animali domestici. La scelta di rivolgersi ai bambini, anzitutto negli ospedali, applicando la pet therapy, un’attività in corso nei reparti pediatrici dei presidi di Como e di Cantù dell’Azienda ospedaliera S. Anna, ma anche nelle scuole e nei centri estivi è fondata sulla consapevolezza che i giovanissimi sono più coinvolti dall’emozione che il rapporto e la convivenza con un animale domestico generano. È però necessario che questo rapporto si stabilisca nel giusto equilibrio e se17 Vademecum per prevenire piccoli e grandi fastidi Insetti di stagione succhiante adatto sia a forare la cute che a succhiare il sangue. Gli agenti patogeni veicolati da alcuni tipi di zanzare, tra cui la malaria, in Italia sono stati debellati da tempo. I disagi maggiori derivano dal fastidio provocato dalle punture. La prevenzione si attua eliminando i possibili ristagni d’acqua (bidoni per irrigazioni degli orti, vasche, copertoni d’auto usati) o ricoprendoli con teli plastificati. I programmi di controllo su ampia scala si basano sulla lotta mirata agli stadi larvali dopo ricerca e monitoraggio sul territorio delle principali fonti di infestazione. Con questi sistemi si impediscono lo sviluppo e la diffusione degli adulti riducendo nel contempo l’uso di antiparassitari. Con la stagione estiva si ripresentano le condizioni favorevoli a proliferazione e diffusione degli animali infestanti tra i quali gli insetti arrecano le maggiori molestie alla collettività con implicazioni non trascurabili per la salute e la sicurezza pubblica. Tra i più comuni insetti infestanti da cui l’uomo si deve difendere con mezzi di prevenzione e di lotta si possono annoverare mosche, zanzare, zecche, api, vespe e calabroni che il responsabile del Dipartimento di prevenzione veterinario, dottor Giulio Gridavilla, passa in rassegna. Le zanzare Sono ditteri appartenenti alla famiglia dei culicidi. In Italia se ne contano oltre 50 specie. Di norma depongono le uova sulle superfici acquatiche, le larve che fuoriescono si dispongono sotto la superficie medesima in posizione obliqua nutrendosi di microrganismi e particelle che fluttuano sull’acqua. Dopo aver subito quattro mute le larve si trasformano in pupe e poi in insetti adulti. L’adulto femmina punge l’uomo per procurarsi, attraverso il sangue, le proteine necessarie alla maturazione delle uova, tramite un apparato boccale di tipo pungente- Le mosche Sono ditteri della famiglia dei muscidi. La mosca domestica è l’infestante per eccellenza delle abitazioni di tutto il mondo. L’adulto possiede una elevata mobilità che lo porta a visitare ogni possibile sostanza, dal latte alle derrate, dalle secrezioni organiche agli escrementi. Grazie alla particolare struttura dell’ap18 parato boccale lambente-succhiante l’insetto assume sostanze liquide o semiliquide che disgrega e scioglie con la propria saliva aumentando le possibilità di contaminazione di tutto ciò che con la mosca viene a contatto. La mosca domestica depone le proprie uova, un migliaio, su ogni tipo di substrato organico, specie se in via di decomposizione, da cui originano con straordinaria rapidità le larve che schiudono in ambiente umido e con fermentazione aerobica in atto. Se ne può prevenire la presenza migliorando le condizioni igieniche generali degli ambienti anche attraverso la metodica eliminazione dei rifiuti o la loro custodia in cassonetti chiusi, unitamente al controllo sulla presenza di liquami percolanti, di cibi non protetti, di stoviglie insudiciate. È comunque necessario, in casi di infestazione, attuare forme di lotta diretta tramite l’uso di apposite formulazioni in bombole, a base di principi attivi quali le piretrine, di sintesi o naturali, tenendo chiusi i locali trattati per almeno 30 minuti con successivo necessario arieggiamento, verificando i risultati ottenuti in quanto potrebbe essere possibile, in qualche caso, che gli insetti non vengano a morte ma si paralizzino soltanto per poi riprendersi. sono rigonfie di sangue) di colore che a seconda della specie può messere bruno-marrone o grigio. Il loro ciclo è fortemente influenzato dalle temperature. In generale le zecche stanno sul corpo dell’ospite per alcuni giorni durante i quali si alimentano, lasciandosi poi cadere sul terreno ove possono resistere a digiuno in anfratti o crepe per tempi molto lunghi in attesa di un nuovo ospite cui aggrapparsi per effettuare un nuovo pasto. Tale procedura si ripete almeno tre volte prima che la zecca raggiunga la maturità e, lasciandosi nuovamente cadere a terra, deponga le uova. L’ospite scelto può essere diverso, passando dal cane, al gatto, alla pecora, ai bovini e anche all’uomo. Dal punto di vista sanitario la puntura di una zecca non è certo paragonabile a quella di insetti o rettili velenosi, ma bisogna sapere che le zecche, se toccate da determinate patologie, possono essere potenziali veicoli di malattie quali la piroplasmosi, la rickettsiosi e la malattia di Lyme. La lotta al randagismo e il controllo delle popolazioni di colombi sono basilari er la prevenzione, mentre la lotta diretta si attua con disinfestazione delle superfici colonizzate dopo riordino e pulizia nonché con interventi sugli animali per via locale o parenterale utilizzando prodotti specifici. Le zecche Le zecche appartengono all’ordine degli acari. In Italia se ne contano 31 specie, tutte ematofaghe, dotate di apparato boccale adattato per forare la cute, stare aggrappato all’ospite e succhiarne il sangue. Le specie più note sono quelle parassite di cani, volatili e animali selvatici. Misurano dai 4 ai 20 millimetri e presentano corpo appiattito (quando non Api, vespe, calabroni Le api, le vespe e i calabroni sono imenotteri, ordine che comprende specie anche molte diverse fra loro, note per la possibilità di infliggere dolorose punture. Possono nidificare nei pressi delle abitazioni penetrando poi nelle case. L’ape domestica è una specie meno aggressiva che a volte può essere riunita 19 in sciami sfuggiti agli apicoltori. Comunque è opportuno non avvicinarsi agli alveari. La vespa comune costruisce piccoli nidi costituiti da un favo peduncolato di colore grigio attaccato a grondaie, tetti, infissi. Le colonie non sono numerosissime. La vespa di terra nidifica solo nel terreno o in prossimità dei muri. Il nido è spesso nascosto e non visibile per cui aumenta il rischio di attacchi in caso di disturbo accidentale della colonia, trattandosi anche di una specie particolarmente aggressiva. Il calabrone, giallo e nero come la vespa, si distingue per le maggiori dimensioni (circa il doppio) è aggressivo e pericoloso per la quantità di veleno che può iniettare. I maggiori rischi sanitari sono legati ad allergie individuali al veleno degli imenotteri e al pericolo di massicci attacchi portati da tutti i soggetti della colonia qualora vengano disturbati. Per la prevenzione bisogna evitare movimenti bruschi in presenza di imenotteri, lavorando in giardini e orti indossare cappello, guanti e pantaloni lunghi, evitare un uso eccessivo di creme solari e profumi, mangiando all’aperto non lasciare senza protezione avanzi di dolci e alimenti e non bere bibite da lattine lasciate aperte. Tenere puliti e chiusi gli immondezzai. Non si deve applicare ghiaccio in caso di punture, ed è meglio evitare interventi “fai da te” in presenza di nidi di particolari dimensioni e posti ad altezze considerevoli. Nel caso di intervento su piccoli favi con insetticidi spray ricordare di coprirsi e di intervenire sul nido nelle prime ore del mattino o all’imbrunire quando gli insetti sono tutti all’interno del loro favo. Mappatura dei rischi in corso per un gas radioattivo che può concentrarsi nelle abitazioni Radon, problema risolvibile Non è difficile immaginare che il radon diventerà nel giro di pochi anni un problema di rilievo per l’opinione pubblica così come oggi avviene per il fumo di sigaretta e per l’inquinamento da traffico veicolare. Il radon è un gas radioattivo incolore estremamente volatile originato da elementi radioattivi naturali presenti sul pianeta fin dalle origini. Gli elementi a vita più breve sono gradualmente scomparsi. Gli elementi radioattivi a vita lunga ancora presenti nel nostro ambiente includono l'uranio, che dà origine al radon. Come gas disciolto il radon viene veicolato anche a grandi distanze dal luogo di formazione e può trovarsi nelle falde acquifere. Infine ne è nota la presenza in alcuni materiali da costruzione. Sono due gli aspetti rilevanti del problema costituito dal gas radon: anzitutto, è presente nelle abitazioni dove giunge dal terreno attraverso fessure e piccoli fori dei pavimenti delle cantine e dei piani seminterrati e, in misura minore, dai muri, se sono stati edificati utilizzando materiali contenenti elementi radioattivi, o dai rubinetti, se l'acqua contiene radon disciolto. Poi alcuni studi nell'ultimo decennio hanno dimostrato che l'inala20 re la concentrazione del gas. Ma il pensiero, osserva il dottor Lamberto Settimi, responsabile del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, va alle tante abitazioni con seminterrato attrezzato come taverna con cucina e caminetto in cui la famiglia trascorre molte ore della giornata; situazioni per le quali non esistono né normative né indicazioni tecniche precauzionali. Che cosa fare allora? Anzitutto è necessario conoscere l’entità del rischio, che muta con la natura del suolo, più o meno contaminato. La conoscenza della distribuzione di radon nel suolo consente di predisporre vere e proprie mappe di rischio. La Regione Lombardia vi sta procedendo. Nel corso del 2004 sono stati effettuati centinaia di dosaggi su tutto il territorio, nel prossimo settembre dovrebbero essere ultimate le letture dei dosimetri e resi noti i dati di mappatura. Si conosceranno cioè le zone della Lombardia a maggiore rischio, nelle quali mettere in atto azioni preventive. Quali le azioni preventive possibili nelle zone che risultassero contaminate? Per gli edifici già esistenti bisognerà curare la ventilazione dei locali interrati/seminterrati, riducendone comunque la presenza di persone con idonea informazione alla popolazione ed effettuando interventi di isolamento dal terreno. Per gli edifici di nuova costruzione si dovrà garantire con opportuno vespaio aerato un buon isolamento dal terreno e bisognerà utilizzare per la costruzione materiali a bassa emissione di radon. Un’adeguata analisi preventiva dei materiali da costruzione è già possibile anche a Como dove si trova un laboratorio universitario di fisica nucleare. Il dottor Lamberto Settimi, responsabile del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro zione di radon ad alte concentrazioni accresce grandemente il rischio di tumore polmonare. I risultati di tali studi accreditano l'opinione che, in alcune regioni europee, il radon possa costituire la seconda causa in ordine di importanza di cancro ai polmoni, secondo solo al fumo di sigaretta. Il radon emette particelle con basso potere di penetrazione che non passano attraverso la cute. La sua pericolosità è legata alla possibilità di essere inspirato e di penetrare, legato a particelle di polvere, nelle vie respiratorie profonde dove l’azione radiante può liberarsi con grande efficacia. In spazi aperti il radon è diluito dalle correnti d'aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario in un ambiente chiuso, come può essere quello di un'abitazione, può accumularsi e raggiungere concentrazioni elevate. Naturalmente la maggiore concentrazione di radon si trova nei locali interrati e seminterrati e per i datori di lavoro che nelle proprie unità lavorative hanno locali interrati la normativa obbliga a misura21 Assidua vigilanza sugli alimenti di origine animale Carne sicura La dottoressa Amalia Colombo, responsabile del del Distretto veterinario di Como Gli alimenti di origine animale che giungono sulle nostre tavole sono assiduamente controllati, spiega la dottoressa Amalia Colombo del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Azienda sanitaria locale, da appositi servizi sia in fase preventiva, poiché eventuali nuove strutture di produzione, trasformazione, preparazione, somministrazione e deposito di alimenti prima di iniziare la loro attività devono ottenere l’autorizzazione sanitaria, rilasciata a seguito di ispezioni di verifica circa la conformità dei locali e delle attrezzature, sia in fase di vigilanza, in quanto le stesse attività sono sottoposte a controlli volti alla verifica del mantenimento dei requisiti strutturali, alla correttezza delle modalità di conservazione e di lavorazione delle materie prime e dei prodotti finiti, all’esame dei sistemi di autocontrollo che le stesse aziende sono tenute ad applicare. In caso di non conformità vengono adottati provvedimenti che variano a seconda della gravità: prescrizioni, multe, sequestro delle merci, sospensione o chiusura dell’attività, fino alla segnalazione all’autorità giudiziaria. Uno dei servizi del Dipartimento di prevenzione veterinario ha specifica com- petenza in tema di igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, deposito e trasporto degli alimenti di origine animale. Esercita la vigilanza veterinaria permanente negli impianti di macellazione riconosciuti, di sezionamento e deposito di carni rosse e bianche, di produzione di prodotti a base di carne e di prodotti ittici. Opera controlli negli esercizi di commercializzazione al minuto, nei macelli a capacità limitata, nei laboratori di produzione annessi a spaccio, negli impianti di produzione e confezionamento di uova e di miele, effettua l’ispezione dei maiali macellati a domicilio per “uso famiglia” e di capi di selvaggina uccisa a caccia secondo programmi di abbattimento stabiliti dalla Provincia. Di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche si occupa un altro servizio del Dipartimento, effettuando tra l’altro la complessa vigilanza sulla qualità del latte e dei prodotti derivati sia in allevamento sia negli stabili22 Negli stabilimenti soggetti a vigilanza veterinaria permanente, che nel territorio dell’ASL della provincia di Como sono oltre 100, la frequenza dei sopralluoghi varia in funzione del livello di rischio connesso con l’attività che vi si svolge. Entrambi i servizi dipartimentali si avvalgono per le attività analitiche dei laboratori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia con le sue sezioni provinciali. A proposito di attività analitiche, un apposito piano di monitoraggio, organizzato annualmente a livello comunitario e coordinato dal Ministero della salute e dalla Regione, prevede controlli sulla presenza di residui indesiderabili negli animali (bovini, suini, ovini, caprini, volatili da cortile, conigli, selvaggina allevata) nonché in prodotti quali latte, uova e miele. menti di trattamento e di trasformazione. Sempre in funzione della sicurezza degli alimenti di origine animale destinati all’alimentazione umana, il Servizio di igiene zootecnica sottopone a specifici controlli gli alimenti per gli animali: corretta ed equilibrata alimentazione degli animali e buona gestione del loro benessere consentono di ottenere latte, carne, uova, formaggi sicuri e di qualità. I controlli cui sono sottoposti tutti gli impianti già menzionati consistono nell’esecuzione di sopralluoghi, con eventuale prelievo di campioni per analisi di laboratorio, la cui frequenza è stabilita per ogni tipologia di attività dalla programmazione annuale effettuata dal Dipartimento di prevenzione veterinario, tendente ad avere una copertura ispettiva sul 100 per cento degli impianti censiti. Capi macellati o ispezionati nel corso dell’anno 2004 23 Vengono prelevati campioni per la ricerca di sostanze ad effetto anabolizzante e sostanze vietate, di farmaci veterinari e di contaminanti ambientali in allevamenti, macelli, laboratori di smielatura. Nel 2004 in provincia di Como sono stati analizzati 361 campioni in attuazione del “Piano residui” e complessivamente sono state rilevate 3 sole positività. Ogni anno al “Piano residui” si affianca una ulteriore specifica programmazione, attuata a livello regionale in base a direttive del Ministro della salute, rivolta al controllo sui residui di pesticidi in diverse matrici alimentari di origine animale. Sempre nel 2004 in tutti i 14 campioni assegnati alla ASL della provincia di Como sono stati riscontrati valori inferiori ai limiti massimi stabiliti dalle norme. Il rinvenimento di queste sostanze, sebbene in quantità inferiori a quelle tollerate, è comunque oggetto di monitoraggio per una valutazione complessiva della loro presenza nella dieta umana. L’attività effettuata negli impianti di macellazione, in particolare delle specie bovina e suina, impegna particolarmente il Servizio di igiene degli alimenti di origine animale che nel 2004 ha sottoposto ad ispezione quasi 18.000 capi bovini, oltre 29.000 suini, un centinaio di equini, quasi 13.000 volatili, più di 4.000 conigli, 216 ruminanti selvatici e 489 cinghiali uccisi a caccia. Ventisei capi sono stati esclusi dalla macellazione e 45 capi dal consumo alimentare umano. Per la diagnosi precoce del tumore al seno Screening mammografico in corso non lasciare perdere Regione Lombardia sanitaria locale della provincia di Como ASL Azienda te PER campagna mammografica per la diagnosi precoce del tumore al seno 24 sociali e con il Tribunale dei minori, in una casa di accoglienza per donne maltrattate con figli minori, in una casa rifugio il cui indirizzo è riservato a quelle donne che si trovano in situazioni di pericolo e sono quindi costrette ad allontanarsi dalla propria abitazione. Un fenomeno in gran parte sommerso Donne maltrattate Il maltrattamento delle donne è un fenomeno ancora in gran parte sommerso e molto più diffuso di quanto comunemente si pensi: va dalle minacce verbali alla violenza psicologica continuata fino alle aggressioni fisiche e sessuali, perpetrate per anni, di cui l'opinione pubblica viene a conoscenza per lo più solo in casi estremi che giungono alla ribalta della cronaca. Del fenomeno, che interessa ogni ceto sociale, si occupa l’associazione Telefono Donna che dall’aprile 1991 svolge a Como un servizio volontario e gratuito a favore delle donne che subiscono violenza o maltrattamenti nella famiglia o nel sociale. Con l'Associazione collaborano professioniste (avvocate, psicologhe, assistenti sociali) operanti nei servizi e nelle istituzioni che per sensibilità e competenza professionale sono punti di riferimento e di sostegno alla nostra attività e al nostro progetto che è quello di creare un luogo di opportunità per le donne maltrattate che vogliono uscire dal disagio. Grazie ad un progetto che ha visto la partecipazione di 34 comuni della provincia, dal 2001 Telefono Donna di Como può offrire ospitalità, in stretta collaborazione con i servizi CONTATTO TELEFONICO lunedì e venerdì 15-18, mercoledì 9-12 COLLOQUI DI ACCOGLIENZA sono organizzati su appuntamento e gestiti da due consulenti in co-presenza CONSULENZE SPECIALISTICHE la consulenza legale è svolta da avvocate che collaborano con l’Associazione e consiste in colloqui informativi in cui le donne maltrattate possono ottenere le prime informazioni sulla situazione giuridica nonché una visione generale circa eventuali iniziative legali e relative conseguenze; la consulenza psicologica consiste in colloqui di orientamento e in percorsi di sostegno volti ad affrontare gli effetti psicologici della violenza subita TELEFONO DONNA DI COMO via Zezio 60 22100 Como telefono 031 304 585 fax 031 3109 374 [email protected] www.telefonodonnacomo.it 25 L’ASL controlla le acque di balneazione La sigaretta è letale: dati epidemiologici lo dimostrano Fumo venefico Buon bagno Da circa sessant’anni si effettuano studi sistematici circa gli effetti del fumo sulla salute e nel 1964 è stata dimostrata la correlazione tra l’abitudine al fumo di tabacco e diverse patologie. Oggi è accertato che il fumo è la principale causa di mortalità evitabile nell’uomo. Nel fumo di tabacco sono infatti presenti sostanze nocive e/o cancerogene contenute nel catrame, oltre all’ossido di carbonio, che si lega all’emoglobina e impedisce l’utilizzazione dell’ossigeno (è la causa della ridotta performance dei fumatori a livello sportivo) e alla nicotina, che causa la dipendenza fisica del fumatore, aggrava l’ipertensione arteriosa ed è responsabile della comparsa dell’arteriopatia obliterante degli arti inferiori (nota come morbo di Burger). Al fumo sono attribuibili il 9 per cento dei ricoveri per patologie circolatorie e 4 ricoveri su 10 per patologie respiratorie. Nella sola Lombardia, nel 1999, sono state considerate attribuibili al fumo più di 2.000.000 di giornate di degenza. Da ultimo, l’aspettativa di vita del fumatore è di 10 anni più breve di quella del non fumatore, con una qualità di vita nettamente inferiore. Le indagini di mortalità concordemente attribuiscono al fumo la responsabilità del 15 per cento del totale dei decessi (dunque oltre 700 all’anno in provincia di Como, riferisce il dottor Ernesto Mantovani, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’ASL). Numerosi studi hanno dimostrato che il fumo è causa dell’87 L’ASL controlla da aprile a settembre le acque di balneazione con campionamenti e misurazioni, svolgendo un’attività indispensabile per prevenire situazioni di rischio per la salute dei cittadini che utilizzano le acque lacustri a scopo ricreativo. Le località dove si effettuano i controlli sono individuate annualmente dalla Regione Lombardia in base ai risultati analitici dell’anno precedente e tramite segnalazione da parte dell’ASL di nuove località idonee. Quest’anno le località sottoposte a controlli sono 29 sui versanti comaschi dei laghi di Como e di Lugano e sui laghi del Segrino e di Montorfano. Inoltre è stata ripresa l’attività di campionamento dei laghi di Pusiano e di Piano per valutare un’eventuale reintroduzione nel programma ufficiale di balneazione per il 2006. Per ciascun punto di prelievo ufficiale viene emesso un giudizio temporaneo di idoneità o di non idoneità alla balneazione che figura, aggiornato in tempo reale sul sito Internet dell’Azienda (www.asl.como.it). 26 La carta dei cittadini per cento dei decessi per cancro del polmone, dell’82 per cento di quelli per malattie bronchiali, del 47 per cento di quelli per infarto e del 44 per cento di quelli per ictus. In gravidanza, inoltre, il fumo di sigaretta accresce il rischio di aborti spontanei, di scarso peso del feto alla nascita (condizione che aumenta a sua volta il rischio per il bambino di ammalarsi). Raddoppia inoltre il rischio che il lattante sia colpito dalla sindrome della morte improvvisa, mentre è noto il rischio di microembolia polmonare che la contraccezione comporta nelle fumatrici. Secondo uno studio Doxa del 2004, negli ultimi 40 anni si è dimezzata la percentuale dei maschi fumatori, che sono passati dal 65 al 30 per cento dei maschi adulti. Nello stesso arco di tempo sono però aumentate le fumatrici, dal 6,2 al 22,5 per cento. Tra i giovani fuma il 33 per cento dei maschi e il 27 per cento delle femmine; il 36 per cento dei giovani fumatori maschi e il 28 per cento delle femmine fumano da 20 a 24 sigarette al giorno. Secondo il medesimo studio, il 90,4 per cento degli ex fumatori è riuscito a smettere senza supporti di tipo psicologico o farmacologico. Fortunatamente i danni causati dal fumo sono reversibili. Bastano infatti pochi anni senza fumo, nell’ex fumatore sotto i 45 anni d’età, per recuperare i valori normali di funzionalità respiratoria. Il rischio cardiovascolare acquisito si annulla in circa 2 anni dalla cessazione. Il rischio di sviluppare un tumore ha tempi di riduzione più lunghi, ma inizia ad attenuarsi immediatamente dopo la cessazione e si dimezza dopo pochi anni (anche se si annulla solo dopo 10-15 anni). Diritti e doveri Diritti e doveri degli utenti: in tutti i presìdi dei distretti dell’ASL, nei punti di accesso del pubblico, è affissa la Carta che elenca anzitutto i diritti dei cittadini nell’ambito dell’Azienda sanitaria locale, ma anche i doveri di ciascuno per aiutare a migliorare la qualità dei servizi. I diritti dei cittadini, sintetizzati in dieci punti, si riferiscono a parole chiave – certezza, tempo, informazione, chiarezza, qualità, riservatezza, differenza e tutela – attraverso le quali l’Azienda garantisce informazioni chiare, corrette e complete oltre a servizi immediati e improntati a qualità e umanizzazione nel rispetto sia dei tempi massimi, sia della normativa in materia di privacy. La misura di soddisfazione nel vedere riconosciuti i propri diritti può essere più o meno grande a secondo del rispetto che ogni cittadino ha degli orari stabiliti in Azienda, della tempestività nel comunicare eventuali rinunce alle prestazioni, del modo di esporre i propri problemi, della fiducia nell’affidarsi ai servizi e del contegno tenuto nell’ambito della struttura sanitaria. Il riconoscimento di questi personali doveri è indice di rispetto verso la comunità e verso i servizi sanitari di cui tutti i cittadini usufruiscono. Le prestazioni inoltre risulteranno progressivamente migliori anche in virtù dei suggerimenti e della collaborazione degli utenti nell’espletare il diritto/dovere della tutela per segnalare eventuali disservizi, sottolinea la dottoressa Franca Ronchetti, responsabile dell’Ufficio per le relazioni con il pubblico, ed esserne salvaguardati. Questo vuole dire collaborare al miglioramento della qualità attraverso una diretta partecipazione che è la base per usufruire pienamente dei propri diritti. 27 l cittadini hanno il dovere di aiutare a migliorare la qualità delle prestazioni erogate dai servizi socio-sanitari e amministrativi dell’Azienda sanitaria locale della provincia di Como con una diretta partecipazione che è la base per usufruire pienamente dei propri diritti. Il dovere del cittadino riferito alla certezza 1. è avere rispetto degli orari previsti nella struttura sia per la disponibilità telefonica, sia per l’accesso diretto alle pratiche amministrative e alle prestazioni socio-sanitarie; al tempo 2. è informarsi nei tempi e nelle sedi opportune; 3. è comunicare tempestivamente la rinuncia alla prestazione prenotata, affinché possano essere recuperati tempo e risorse da utilizzare a favore di altri utenti; L'Azienda sanitaria locale della provincia di Como pone al centro la persona e i suoi diritti, nella consapevolezza che l'organizzazione delle attività e il lavoro degli operatori devono essere al servizio del cittadino. È con questo principio che l’Azienda garantisce a ciascuno il diritto alla certezza 1. della sola attesa dei tempi di coda delle prestazioni con modalità di accesso “libero” e con tempo di attesa “immediato”; al tempo 2. entrando in possesso delle proprie pratiche sanitarie e/o amministrative richieste nei tempi massimi stabiliti dal regolamento aziendale; 3. avvisando telefonicamente con tempestività in caso di spostamento della prestazione; dei diritti e dei doveri degli utenti Carta ASL Azienda sanitaria locale della provincia di Como 4. è descrivere un problema alla volta; 5. è chiedere di nuovo spiegazioni se non si è capito qualcosa; alla chiarezza 6. è esporre con chiarezza il proprio problema mantenendo un rapporto di fiducia verso gli operatori; a qualità e umanizzazione dell’assistenza sanitaria 7. è mantenere contegno e comportamento adeguati ad una struttura sanitaria; 8. è non fumare nei locali destinati all’attività sanitaria secondo le modalità stabilite dal regolamento aziendale; 9. è rispettare strutture, attrezzature ed arredi che si trovano all’interno dell’ASL essendo patrimonio di tutti; 4. ricevendo in modo corretto e completo tutte le informazioni richieste riguardanti le procedure e l’accesso ai servizi sociosanitari e amministrativi; 5. ottenendo, su richiesta, i tempi di attesa delle principali prestazioni sanitarie erogate sul territorio provinciale; alla chiarezza 6. di messaggi chiari e comprensibili che non consentano errate interpretazioni; a qualità e umanizzazione dell’assistenza sanitaria 7. trovando operatori qualificati ed impegnati nell’offrire un servizio che dia risposte adeguate ai bisogni espresso in modo cortese, umano e privo di arroganza; alla tutela 10. è segnalare all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) eventuali disservizi. alla tutela 10. rivolgendosi all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) per essere tutelati rispetto ad eventuali disservizi che limitino o neghino l’accessibilità delle prestazioni sanitarie. 9. vedendosi riconosciuta la propria specificità derivante dall’età, dal sesso, dalla cultura, dalla religione, dalla condizione di salute, con particolare riguardo per i bambini, gli anziani ed i portatori di handicap; alla differenza 8. assicurando il diritto alla riservatezza della persona, nel rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati personali e sensibili; alla riservatezza all’informazione all’informazione Novità sul sito www.asl.como.it MODULISTICA Suddivisa per aree, offre la possibilità di stampare i moduli da presentare agli sportelli dell'ASL CARTA SISS Che cos'è, a cosa serve e come funziona il nuovo documento sanitario NUMERO VERDE PER LE INFORMAZIONI SU VACCINAZIONI E MALATTIE INFETTIVE Indica il numero telefonico gratuito che fornisce informazioni di carattere generale riguardanti vaccinazioni e malattie infettive; inoltre la sezione riporta gli orari e gli indirizzi degli sportelli informativi distrettuali FINANZIAMENTO PER STRUMENTI TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER DISABILI Le modalità, la modulistica e le informazioni riguardo l'erogazione di contributi alle famiglie di persone con disabilità o al singolo soggetto disabile per l'acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati ATTUALITÀ È possibile stampare l'opuscolo del Progetto PLECO - Valutazione dell’esposizione professionale a polveri di legno duro nell’area di Como e provincia 30 EMERGENZA CALDO La sezione riporta le "10 regole d'oro per un'estate in salute", con possibilità di stampare il manifesto predisposto dall'ASL, nonché il numero verde per indicazioni sul caldo e i suoi effetti BALNEABILITÀ Aggiornata costantemente, la sezione fornisce l'elenco delle spiagge dei laghi della provincia di Como dove vengono effettuati i campionamenti per stabilirne la balneabilità CONSULTORIO FAMILIARE E PER ADOLESCENTI Che cos'è il consultorio, quali sono le prestazioni erogate, quali sono le sedi sul territorio della provincia, con orari e recapiti SCREENING MAMMOGRAFICO Domande e risposte sulla mammografia e sulla opportunità di aderire allo screening ADOZIONI E AFFIDO La sezione offre la possibilità di leggere e stampare l'opuscolo "Adozione e affido: come orientarsi, a chi rivolgersi" e riporta gli indirizzi delle sedi dei centri per l’adozione 31 benessere - ottimale Impegno a tutto campo per l’emergenza afa lieve disagio molta cautela - afoso La calda estate torrido - pericoloso opprimente - asfissiante - colpo di calore umidità colpo di calore % 100 colpo di calore 90 te en im pr op 80 70 lieve disagio 60 molta cautela 50 afoso te ian fiss as Un impegno di supporto a tutto campo per fronteggiare le emergenze conseguenti alle temperature canicolari. Se lo è assunto l’Azienda sanitaria locale, in linea con le direttive regionali, dapprima diffondendo, tramite l’Ufficio per le relazioni con il pubblico, attraverso i distretti socio-sanitari un congruo numero di copie dell’opuscolo “Emergenza caldo. Conoscere e prevenire i rischi di un’estate bollente” predisposto dalla Regione Lombardia, che con il suo decalogo “per un’estate in salute” costituisce il più utile vademecum della stagione. Sul piano dell’informazione, inoltre, sempre tramite l’Ufficio per le relazioni con il pubblico, a tutte le amministrazioni comunali e alle strutture sanitarie e sanitario-assistenziali, dagli ospedali alle case di riposo, della provincia, viene trasmesso quotidianamente il bollettino delle previsioni meteorologiche curato dal Centro geofisico prealpino con indicazioni puntuali, espressamente riferite al Comasco, di temperatura e percentuale di umidità del giorno e un grafico che consente l’immediata interpretazione delle ripercussioni del clima sulla salute. 40 30 benessere ottimale 20 torrido pericoloso 10 20 ©CGP 25 30 35 40 °C temperatura che risponde sette giorni su sette, dalle 10 alle 17: infermieri professionali con una cospicua esperienza maturata nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata, il Servizio dell’ASL che per l’occasione è stato potenziato, sono in grado di raccogliere segnalazioni e richieste fornendo anzitutto risposte appropriate e, se necessario, provvedendo a informare e coinvolgere il medico di famiglia o altre strutture sanitarie, anche sulla scorta di un catalogo dei cittadini ultrasettantacinquenni a rischio, censiti attraverso il sistema informativo aziendale. L’elenco degli assistiti da considerare vulnerabili in questa temperie è stato inviato anche a ciascun medico di famiglia, estendendo così la rete di pro- Nella rete di comunicazione spicca però il numero verde – 800.00.43.41 – 32 tezione preventiva, mentre una mappa sempre aggiornata della disponibilità di posti letto è strumento, all’occasione, di contatti e indicazioni utili. L’esperienza e le competenze degli operatori incaricati di rispondere al numero verde consentono loro di utilizzare efficacemente i metodi di intervento, mettendo rapidamente a fuoco la necessità del cittadino e il tipo di supporto necessario in un’ottica di massima economia personale e sociale. Il fattore umano in questa particolare circostanza, riferisce Manuela Alunni responsabile del coordinamento del Servizio di assistenza domiciliare integrata, influisce direttamente sulla qualità dell’assistenza per cui un ben calibrato sostegno, come quello che l’operatore può fornire, consente all’assistito o a un suo familiare di fronteggiare nel modo più corretto anche gli aspetti emotivi della situazione. sanitaria locale della provincia di Como ASL Azienda 10 regole d’oro per una estate in salute. 1. Evita di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore più calde del giorno (dalle 11.00 alle 17.00). 2. Apri le finestre dell’abitazione al mattino e abbassa le tapparelle o socchiudi le imposte. 3. Rinfresca l’ambiente in cui soggiorni. 4. Copriti quando passi da un ambiente molto caldo a uno con aria condizionata. 5. Quando esci, proteggiti con cappellino e occhiali scuri; in auto, accendi il climatizzatore, se disponibile, e in ogni caso usa le tendine parasole, specie nelle ore centrali della giornata. 6. Indossa indumenti chiari, non aderenti, di fibre naturali, come ad esempio lino e cotone; evita le fibre sintetiche che impediscono la traspirazione e possono provocare irritazioni, pruriti e arrossamenti. 7. Bagnati subito con acqua fresca in caso di mal di testa provocato da un colpo di sole o di calore, per abbassare la temperatura corporea. 8. Consulta il medico se soffri di pressione alta (ipertensione arteriosa) e non interrompere o sostituire di tua iniziativa la terapia. 9. Non assumere regolarmente integratori salini senza consultare il tuo medico curante. 10. Ricordati di bere spesso. RegioneLombardia Famiglia e Solidarietà Sociale - non lasciare animali chiusi in automobile, neppure per brevi periodi e anche in zone non esposte al sole; - non esporre all’esterno le gabbie dei piccoli volatili, che devono avere sempre a disposizione una bacinella d’acqua per il bagno; - controllare più frequentemente le temperature degli acquari nelle abitazioni. Anche gli animali soffrono il caldo Per questo in caso di temperature elevate è opportuno - evitare di portare a passeggio il cane nelle ore più calde; - lasciare a disposizione degli animali acqua da bere fresca, sostituendola di frequente e riducendo, quando possibile, l’alimentazione secca; 33 il controllo dei funghi in commercio, garantiscono in orari prestabiliti, durante i mesi di raccolta estivi ed autunnali (da luglio a novembre) e comunque durante tutto l’anno su appuntamento, l’accesso dei raccoglitori per esaminare i loro funghi gratuitamente, ma a determinate condizioni che è bene conoscere. L’accesso è consentito ai raccoglitori, in orari e modi stabiliti, sia per la determinazione delle specie fungine raccolte non a scopo di commercio, sia per la eventuale consulenza tecnica. A seguito dell’esame di commestibilità viene rilasciata all’utente copia di apposito riscontro di visita, che deve essere letto e sottoscritto dall’interessato a conferma di avere preso conoscenza sia del contenuto che della veridicità delle dichiarazioni rese. I funghi devono essere presentati alla visita esclusivamente in contenitori rigidi e forati (cestini o analoghi contenitori). Si consiglia, al riguardo, di separare con opportuni accorgimenti le diverse specie fungine raccol- L’ispettorato micologico dell’ASL è una garanzia per tutti Micologi e “fungiatt” In base a norme nazionali e regionali, in ogni ASL deve essere istituito un ispettorato micologico, che, in funzione delle caratteristiche territoriali locali, si articola in una o più sedi operative. Attualmente nella ASL della provincia di Como, precisa il dottor Marco Larghi, responsabile del Servizio d’igiene degli alimenti e della nutrizione, esistono 9 centri dove operano 11 micologi che, oltre alla tutela della comunità attraverso 34 te. I funghi sottoposti a visita devono essere: freschi (non congelati o scongelati, non essiccati, non diversamente conservati); interi (non recisi o tagliati, non spezzettati, non lavati, non raschiati o comunque privi di parti essenziali al riconoscimento); sani e in buono stato di conservazione (non larvati, non ammuffiti, non fermentati, non fradici, non eccessivamente maturi); puliti da terriccio, foglie e/o corpi estranei; provenienti da aree non sospette di esposizione a fonti di inquinamento chimico o microbiologico (discariche di rifiuti, cumuli di macerie, sponde di corsi di acqua lurida, pascoli ove si sia verificata transumanza, parchi e giardinetti cittadini, vicinanze di aeroporti, autostrade, strade ad intenso traffico veicolare, stabilimenti industriali, forni inceneritori, cimiteri, centrali elettriche, frutteti e/o colture trattate con antiparassitari). All’esame di commestibilità deve essere sottoposto, nel più breve tempo possibile, l’intero quantitativo raccolto (il campione non serve: la massa lasciata a casa può contenere anche un solo pezzetto di funghi di specie velenosa o mortale). I funghi giudicati non mangerecci vengono immediatamente confiscati per la distruzione. Non potranno essere restituiti all’utente, per nessuna ragione, esemplari di specie velenose o non giudicate mangerecce. L’utente che non rispetti queste disposizioni, fatta salva l’adozione di eventuali provvedimenti a tutela della salute, non può beneficiare del servizio micologico. L’utente dell’ispettorato micologico viene fornito di materiale scritto con avvertenze e indicazioni sulle corrette modalità di consumo e/o conservazione dei funghi che chiunque deve osservare se non vuole rischiare la propria salute. I funghi considerati mangerecci dovranno essere conservati in contenitori rigidi ed aerati e conservati in luogo fresco. Il consumo e le operazioni di conservazione dovranno avvenire nel più breve tempo possibile con l’osservanza delle avvertenze indicate sul riscontro di visita. Si sconsiglia di consumare funghi: 1) in caso di insorgenza di dubbi sulla commestibilità; 2) in quantità abbondanti e in pasti ravvicinati; 3) crudi (ad eccezione delle pochissime specie che si prestano all’uso) o non adeguatamente cotti (la maggior parte dei funghi mangerecci provoca disturbi o avvelenamenti se consumati crudi o poco cotti); 4) alle donne in gravidanza o in allattamento; 5) alle persone con intolleranze a particolari alimenti o che soffrono abitualmente di disturbi a fegato, stomaco, intestino, pancreas, reni, senza il consenso del medico. Non si devono consumare funghi: a) di dubbia provenienza; b) con segni di alterazione o di prolungata conservazione; c) non abbastanza cotti. Nella malaugurata ipotesi di insorgenza di disturbi dopo il consumo dei funghi occorre: 1) recarsi immediatamente al Pronto soccorso o all’ospedale più vicino al primo sospetto o ai primi sintomi di malessere; 2) tenere a disposizione eventuali avanzi del pasto e dei funghi consumati; 3) fornire indicazioni sul luogo di raccolta e/o consumo, sul raccoglitore o luogo di acquisto, sulle modalità di conservazione, preparazione e consumo ed ogni altro elemento utile per l’identificazione delle specie fungine consumate. 35 Un micologo dell’ASL, inoltre, dall’1 agosto al 30 novembre è reperibile sempre per riconoscere i funghi causa dell’intossicazione ed aiutare i medici ospedalieri a fornire le cure più adeguate e soprattutto mirate (dalle più semplici a quelle salvavita). Si ricorda che non esistono metodi, reagenti, ricette, ortaggi, metalli od altri sistemi della tradizione popolare in grado di stabilire se un fungo è buono da mangiare o è velenoso. L’unico metodo sicuro per stabilire se un fungo si può consumare tranquillamente è quello di saperlo identificare, sulla base delle sue caratteristiche, come appartenente a specie di comprovata commestibilità e dunque la strategia migliore è quella di farlo vedere all’unico esperto in possesso della necessaria professionalità, il micologo, e di osservare comunque tutte le norme che sono state citate anche per quanto riguarda i funghi commestibili posti in commercio. CENTRI DI CONTROLLO DEI FUNGHI RACCOLTI (da luglio a novembre 2005) Bellagio via Lazzaretto, 12 - tel. 031 950772 lunedì dalle 9 alle 11, venerdì dalle 17.30 alle 19.30 (nel periodo dal 19 agosto al 18 novembre), dall’1 al 13 agosto e dal 19 al 30 novembre solo su appuntamento Cantù Via Cavour, 10 - tel. 031 3512811 lunedì dalle 8.30 alle 12.30, mercoledì e giovedì dalle 11.30 alle 12.30 Como Via Cadorna, 8 - tel. 031 370752 lunedì e mercoledì dalle 9 alle 12.30, venerdì dalle 8 alle 13 Dongo Via Falck, 3 - tel. 0344 973570 lunedì dalle 13.30 alle 16.30, martedì dalle 13.30 alle 16.30 Erba Via D’Azeglio, 5 - tel. 031 610451 lunedì dalle 8.30 alle 12.30, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 9.30 Lomazzo lunedì e giovedì Via Rampanone, 1 - tel. 02 96941441 dalle 14 alle 16.30 Mariano Comense Via F. Villa, 5 - tel. 031 755346 lunedì dalle 8.30 alle 12.30, martedì dalle 13.30 alle 14.30, giovedì dalle 8.30 alle 9.30 Menaggio - Loveno Villa Govone - tel. 0344 369222 lunedì dalle 11 alle 12.30, mercoledì dalle 13.30 alle 15, giovedì e venerdì dalle 11 alle 12.30 Olgiate Comasco Via Roma, 61 - tel. 031 999222 lunedì dalle 9.30 alle 12, mercoledì dalle 13.30 alle 16 36 I preconcetti sui funghi velenosi, su come distinguerli da quelli mangerecci, sulle modalità per cucinarli o su come curarne l’intossicazione, sono vari, curiosi e divertenti ma, purtroppo, anche duri a morire e tuttora, rimangono ben radicati anche nella cultura e nella tradizione popolare delle nostre terre, nella civilissima provincia di Como. Tutte queste credenze trovano riscontro anche in antiche leggende riportate dagli storici. Ad esempio i popoli del Nord Europa credevano che dalla bocca del cavallo del dio Odino, quando la divinità attraversava i cieli, scendesse una bava che, toccando terra, faceva crescere funghi velenosi bianchi e rossi. Secondo i greci e i romani, nei punti in cui i fulmini si abbattevano sulla terra, spuntavano funghi tossici. Il filosofo Discoride sosteneva che il fiato dei serpenti rendesse i funghi velenosi. E secondo il comasco Plinio i funghi tossici erano ”di colore rosso diluito, con aspetto repellente e tinta livida all’interno, crepature e labbro pallido intorno al margine”. A questo punto, al fine di prevenire gravi conseguenze ed anche di rendere i consigli scientifici un po’ più comprensibili, vale la pena di elencare i più noti e particolari pregiudizi ancora in auge, con una sintetica spiegazione del fenomeno descritto a cura di Marco Larghi e di Giulio Meroni, del Dipartimento di prevenzione medico. falso vero I funghi buoni diventano velenosi se sono contaminati da animali velenosi o crescono a contatto con piante velenose o in climi e terreni pessimi, vicino a chiodi arrugginiti, vecchie suole di scarpe e tane di serpenti. I funghi velenosi sono ripugnanti, vischiosi, con colori sgargianti (verde smeraldo, rosso cardinale, violetto), hanno odore fetido, sapore acre ed amaro, emettono un succo lattiginoso e la loro carne, sezionata, da bianca vira in azzurra, rossa o nera. I funghi mangiucchiati o tarlati sono di buona qualità in quanto gli animali li addentano ed evitano istintivamente quelli velenosi. I funghi velenosi cucinati rivelano la loro tossicità coagulando il latte, annerendo l’aglio, il cucchiaio o la moneta d’argento, o ingiallendo il prezzemolo. Allo scopo di evitare l’avvelenamento è bene far provare i funghi sospetti agli animali domestici (cane, gatto, coniglio, quando non addirittura alla suocera). Ritenere innocui funghi mangiati che non abbiano procurato disturbi dopo alcune ore e quindi mangiarne altri uguali al pasto successivo con fiducia e tranquillità. Basta lavare i funghi con acqua calda, salata acidulata e sbollentarli nell’aceto buttando l’acqua di cottura o farli seccare ed il veleno se ne va. In caso di avvelenamento basta provocare il vomito, bere il latte, il bicarbonato, la belladonna e si guarisce anche a casa propria. Basta affidarsi a conoscitori pratici, all’amico, all’esperto del posto o ad un sedicente micologo. Si comportano come tutti gli altri vegetali e alimenti e diventano tossici solo se vecchi, avariati, deteriorati, radioattivi, se crescono su terreni inquinati o trattati con prodotti chimici e antiparassitari. Effettivamente qualche fungo tossico ha qualcuna di queste caratteristiche così come ce ne sono anche di mangerecci; ma purtroppo ne esistono di velenosissimi e mortali che non possiedono nessuna di queste connotazioni repulsive. Invece molti insetti ed altri animali si cibano tranquillamente di funghi mortali per l’uomo, come le lumache con l’Amanita falloides. Non succede mai, anche quando si cucinano funghi dal sapore squisito, ma mortali come l’Entoloma lividum, il Cortinarius orellanus o la Galerina marginata. In realtà tutti gli esseri viventi hanno un metabolismo diverso tra loro e reagiscono alle sostanze tossiche in modo diverso e imprevedibile, sempre senza certezze. L’individualità dei singoli sistemi immunitari e le proprietà dei funghi più velenosi e mortali con lunga incubazione, creano disturbi anche uno o più giorni dopo il consumo. Per qualche specie commestibile (chiodini, nebbioni) è plausibile, ma per i più velenosi e mortali è sicuramente non attendibile in quanto resistono quasi tutte le tossine. Non esistono antidoti caserecci: l’unica possibile salvezza, non sempre certa, è il pronto soccorso e soprattutto un centro antiveleni. L’unico vero sistema è quello di conoscerli e recarsi in un centro ASL dai micologi abilitati. Chi prova i funghi? 37 Come la favola di Pollicino: “traccio” oggi per “rintracciare” domani Via lattea La legge stabilisce che il latte che arriva sulle nostre tavole debba avere il requisito della rintracciabilità: in che cosa consiste? Lo spiega il dottor Oscar Gandola, responsabile del Servizio di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche. Significa che quanto succede in ogni tappa della produzione del latte alimentare, dalla mungitura al consumatore, deve essere registrato e documentabile. La rintracciabilità è uno dei requisiti cardine previsti dalla vigente legislazione sulla sicurezza alimentare emanata dall’Unione europea. Essa nasce dall'esigenza di “assicurare la più ampia tutela degli interessi del consumatore" e di poter intervenire, qualora si presenti una minaccia per la sicurezza dell'alimento, solo nella fase in cui il pericolo si crea, senza destare allarmi ingiustificati e senza danneggiare economicamente l'intero settore. Con la rintracciabilità obbligatoria sia le aziende di allevamento di bovini da latte sia i centri che raccolgono il latte sia quelli che lo trattano per farlo diventare latte alimentare, così come i trasportatori che si occupano del trasporto del prodotto da un'azienda all'altra, sono obbligati a registrare e documen- Il dottor Oscar Gandola, responsabile del Servizio di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche tare una serie di dati. Chi alleva bovine da latte, infatti, deve mantenere ed aggiornare le registrazioni che riguardano i capi presenti nell'allevamento (ad esempio lo stato sanitario in merito alle vaccinazioni e la provenienza dei singoli capi), l’origine dei mangimi che utilizza o come vengono prodotti quelli fatti in azienda, le zone di pascolo, i tipi di medicinali utilizzati e i capi cui tali medicinali vengono somministrati, la data e l'orario di mungitura, la quantità di latte venduto e la sua destinazione. Poiché la legge ritiene che il consumatore possa e debba operare responsabilmente la propria scelta, senza essere indotto in errore sulla provenienza del latte in relazione al luogo di acquisto del prodotto finale, è necessario che gli stabilimenti di trattamento, che devono registrare la provenienza del latte acquistato, siano responsabili nell'indicare in etichetta anche il riferimento territoriale cui fanno capo gli allevamenti di origine del latte impiegato. Con ciò il consumatore potrà sapere se 38 sta bevendo un latte prodotto nella provincia in cui risiede, piuttosto che un latte prodotto in Italia o in uno dei paesi dell’Unione europea ovvero in un paese terzo. La rintracciabilità del latte, come di qualsiasi altro alimento, è semplificata se tutte le tappe di formazione di un prodotto sono facilmente identificabili, cioè se lasciano una traccia di sè. Quindi se si è in grado di seguire il percorso campo-trasformazione-tavola si ha la tracciabilità di un alimento. E se è possibile ripercorrere il cammino in senso inverso, tavola-trasformazionecampo, si ha la rintracciabilità di un alimento. Tutti gli operatori del settore latte, da chi lo produce in stalla fino a chi lo vende, devono essere in grado di fornire indicazioni documentate sul passaggio nella propria azienda del prodotto in questione. Il requisito della rintracciabilità risponde all'esigenza di garantire la sicurezza dell'alimento: per il latte, come per molti altri alimenti di origine animale, è importante che tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare siano considerati come un “unico processo”, a partire dalla produzione primaria, passando per la produzione di mangimi, fino alla vendita o erogazione di alimenti al consumatore finale, in quanto ciascun elemento di essa presenta un potenziale impatto sulla sicurezza alimentare. La rintracciabilità dunque è uno degli strumenti della legislazione alimentare che deve, tra i suoi scopi, “ridurre, eliminare o evitare un rischio per la salute”. La possibilità di risalire a “chi ha fatto e che cosa ha fatto" risponde a tale esigenza, perché porta ad un maggiore coinvolgimento di ciascuno degli operatori interessati. Per la legge, infatti, gli operatori del settore alimentare devono essere in grado, meglio di chiunque altro, di elaborare sistemi sicuri per l'approvvigionamento alimentare e per garantire la sicurezza dei prodotti forniti: diventano pertanto “legalmente responsabili, in via principale, della sicurezza degli alimenti". La rintracciabilità permette pertanto di assicurare interventi adeguati da parte delle autorità pubbliche, qualora vi siano ragionevoli motivi per sospettare che un alimento comporti un rischio per la salute, al fine di informare i cittadini e, in caso di necessità, predisporre in modo mirato il ritiro di alimenti ritenuti non idonei al consumo, come ad esempio, nel nostro caso, un latte contaminato. 39 Sinergia dell’ASL con le polizie locali Sicurezza in cantiere Gli infortuni mortali sul lavoro più numerosi si contano ancora nel comparto dell’edilizia, per caduta dall’alto: 26 in Lombardia nel 2004. Molto alto è il numero di infortunati sopravvissuti con gravi lesioni permanenti. L’Assessorato alla sanità della Regione Lombardia ha indicato nella prevenzione di questo tipo di infortuni uno degli obiettivi principali dell’attività dei Servizi di prevenzione e protezione negli ambienti di lavoro delle ASL. Per aumentare l’efficacia dell’azione preventiva una delle linee strategiche indicate è la ricerca di sinergie con altri enti (comuni, Direzione provinciale del lavoro, Inail) e con le forze sociali (associazioni imprenditoriali, sindacati, organismi bilaterali). In questo quadro si inserisce la collaborazione tra ASL e polizie locali dei comuni della provincia. Tecnici dell’ASL e della Direzione provinciale del lavoro hanno tenuto due corsi ad agenti delle polizie locali di alcuni Comuni, tra cui Como. Per ciascun corso si è trattato di 3 lezioni d’aula e di un sopralluogo in cantiere con la guida dei docenti del corso e dei tecnici del Comitato paritetico ter- Lezione sul terreno per gli agenti delle polizie locali che collaboreranno alla vigilanza sulla sicurezza edilizia ritoriale degli edili. L’attenzione è stata concentrata sulla individuazione, in cantiere, dei rischi di caduta dall’alto con l’obiettivo di fornire gli strumenti per segnalazioni mirate di situazioni a rischio da parte dei vigili all’Azienda sanitaria locale. Un terzo corso si svolgerà in autunno, altri comuni saranno coinvolti il prossimo anno. 40 zione monotona e quindi carente di alcuni principi nutritivi, è bene sostituire, qualora esistano problemi di dentatura, i cibi di difficile masticazione con alternative simili di consistenza morbida: la bistecca ai ferri, per esempio, con polpette di carne. I cibi dovrebbero essere cucinati in maniera gustosa utilizzando erbe aromatiche, spezie, aceto balsamico, limone, vino, perché, per la riduzione del numero delle papille gustative, l’anziano tende a percepire meno i sapori. Possono essere utilizzati come aperitivo succhi di frutta e spremute di agrumi per stimolare l’appetito. Problemi di digestione, conseguenti a diminuzione dei succhi gastrici e dell’acidità gastrica, possono essere ovviati frazionando l’alimentazione in tre pasti e due spuntini, iniziando con una colazione abbondante e terminando con una cena leggera, e cucinando i cibi in maniera semplice (ai ferri, al forno, al vapore, in umido), così da renderli più digeribili. Sarebbe bene inoltre limitare gli zuccheri semplici (zucchero, miele, marmellata) e gli alimenti che li contengono perché apportano molte calorie e, se poco tollerati, determinano un aumento della glicemia (la quantità di zucchero nel sangue); limitare il consumo di bevande alcoliche preferendo il vino rosso (da mezzo bicchiere ad un bicchiere a pasto se è abitudine berlo) per il suo contenuto in sostanze antiossidanti; limitare l’uso dei formaggi a 2 volte alla settimana perché, oltre ad apportare fosforo e calcio, sono ricchi di acidi grassi saturi, colesterolo, sale e calorie; limitare il consumo di uova a 2-3 la settimana, meglio se cucinate alla coque, in camicia o in frittata utilizzando padelle antiaderenti; tra i Elementari regole per invecchiare meglio Alimentazione e terza età Un’alimentazione corretta influisce positivamente sullo stato di salute e quindi sulla qualità della vita a tutte le età. Nella terza età però, mettono sull’avviso gli operatori del Servizio dietetica e alimentazione clinica dell’ASL, per alimentarsi bene bisogna tenere in considerazione alcune importanti modificazioni fisiologiche che si accompagnano all’invecchiamento, quando il fabbisogno di energia mediamente si riduce del 7 per cento dai 50 ai 70 anni e ancora del 10 per cento tra i 7080 anni, dovuto anche ad una riduzione dell’attività fisica. Il controllo periodico del peso consente di dosare correttamente la quantità dell’energia da introdurre con gli alimenti per evitare sia un eccesso ponderale, con possibili difficoltà deambulatorie, difficoltà di respiro, affaticamento, ipertensione arteriosa, sia un difetto ponderale (per malnutrizione), che può compromettere le difese immunitarie rendendo l'anziano più vulnerabile alle malattie. Mangiare in maniera variata avendo cura di non trascurare alcun gruppo alimentare significa privilegiare la qualità alla quantità. Per evitare d’incorrere in un’alimenta41 condimenti preferire l’olio d’oliva o extravergine di oliva ed evitare burro, margarina, panna, lardo perché ricchi di grassi saturi; iniziare la giornata con una tazza di latte parzialmente scremato o con lo yogurt (salvo intolleranza), per assicurare una buona introduzione di calcio e proteine; alternare le carni magre di vitello, manzo, maiale con quelle bianche (pollo, tacchino, coniglio), che contengono meno colesterolo e sono più digeribili; consumare pesce almeno 2 o 3 volte alla settimana perché risulta più digeribile della carne ed apporta acidi grassi che hanno un effetto preventivo nei confronti delle malattie coronariche e proteggono le cellule del cervello dal un precoce invecchiamento; consumare i legumi (fagioli, lenticchie, piselli, ceci, fave, lupini) perché non contengono colesterolo, sono ricchi di fibra e inoltre, in associazione ai cereali (pasta e fagioli, riso e piselli), sono un’ottima alternativa dal punto di vista proteico alla carne e al pesce; consumare con moderazione i salumi, perché sono ricchi di grassi e sale, dando la preferenza a prosciutto, bresaola e speck; consumare almeno 2 porzioni di verdura e frutta al giorno, variandone la qualità, perché forniscono sali minerali, vitamine, sostanze antiossidanti e fibra; bere almeno 1,5 litri di liquidi (acqua, tisane, té, camomilla, brodi), perché con il passare degli anni il senso della sete tende progressivamente a ridursi, pertanto nell’anziano aumenta il rischio di disidratazione. L’acqua serve a compensare le perdite di liquidi (urina, sudorazione, respirazione) e, associata al movimento e ad alimenti ricchi in fibra, aiuta a mantenere attive le funzioni intestinali. Infine, svolgere attività motoria, evitando sforzi intensi, è importantissimo sia per il corpo sia per la mente. Attività fisica non significa soltanto fare ginnastica in palestra. È sufficiente camminare, andare in bicicletta, andare, perché no, a ballare. Pro memoria 1. controllare il peso 2. variare il più possibile l’alimentazione 3. consumare 2 o 3 frutti e almeno 2 porzioni di verdura al giorno 4. consumare come condimento l’olio extravergine di oliva in un quantitativo di 2-4 cucchiai al giorno 5. bere almeno 8 bicchieri di acqua o tisane al giorno 6. svolgere quotidianamente un’attività motoria Circa il 10 per cento degli anziani a domicilio è malnutrito. La malnutrizione è causa della riduzione delle difese immunitarie e del peggioramento della maggior parte delle malattie croniche degenerative. Spesso lo stato di malnutrizione viene peggiorato dalla comparsa di una malattia infettiva o durante il periodo di convalescenza. Quasi il 50 per cento degli anziani è sovrappeso o obeso. L’obesità è causa di malattie cardiovascolari, metaboliche e diabete ed è fortemente limitante per la possibilità di muoversi e per la vita di relazione. 42 La tua casa deve essere un posto in cui vivere sicuri La tua casa è sicura? La tua casa deve essere un posto in cui vivere sicuri. Evita che si trasformi in un luogo di pericolo. Nel realizzarla e nell’abitarla fai in modo che vengano seguite tutte le indicazioni per vivere in sicurezza. Gli infortuni domestici rappresentano infatti uno dei maggiori problemi di salute. Nella tua casa verifica sempre che tutto sia stato effettuato in modo adeguato. Ti segnaliamo alcuni degli aspetti che devi prendere in considerazione per rendere più sicura la tua casa. Rendi la pedata antisdrucciolo utilizzando piastrelle con liste in rilievo in prossimità dello spigolo Cura che la larghezza delle scale comuni non sia inferiore a 120 centimetri e a 1 metro nelle scale interne CHE COSA PUOI FARE QUANDO FAI PROGETTARE E REALIZZARE LA TUA CASA Il parapetto deve essere alto almeno 1 metro e di forma tale da non essere arrampicabile; i corrimano devono trovarsi su entrambi i lati delle scale Evita di creare dislivelli eccessivi tra i vari locali Verifica che tutte le porte di accesso alle scale siano arretrate di almeno 5060 centimetri rispetto alla fine del ripiano Negli alloggi su più piani, organizzati in modo tale da poter trasformare, in caso di necessità, il piano terra in un minialloggio Fai mettere interruttori per l’accensione della luce vicino al letto Disponi sempre illuminazione sufficiente in tutti i locali e in particolare nei corridoi e sulle scale CHE COSA PUOI FARE QUANDO ABITI LA TUA CASA Verifica sempre che i gradini abbiano la pedata non inferiore a 30 centimetri e l’alzata non superiore a 16,5 centimetri Elimina tutti gli spigoli vivi di pareti e termosifoni 43 Non lucidare i pavimenti di scale, cucine e stanze da bagno A Olgiate Comasco una ricerca modello sui tumori professionali Mantieni sempre i ripiani sgombri da oggetti o cose che potrebbero intralciare il passo Mesoteliomi registrati Fai in modo che le scale siano sempre sufficientemente illuminate Colloca maniglioni nelle stanze da bagno Non chiudere con giornali, cartone o materiale plastico i fori di ventilazione presenti nei locali dove si trovano impianti o apparecchi a gas La ricerca sulle cause dei mesoteliomi che è stata svolta dall’Unità operativa Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro di Olgiate Comasco rientra nel quadro di un progetto regionale di ricerca sui tumori professionali. L’obiettivo prioritario è la sorveglianza sui tumori più strettamente correlati all’attività lavorativa, con istituzione di un registro di lavoratori esposti alla stessa sostanza cancerogena. Risultato rilevante della ricerca è stata la dimostrazione di un solido nesso causale tra l’attività lavorativa e il mesotelioma, tumore molto raro, avente come causa l’esposizione a fibre d’asbesto. La ricerca è partita da alcuni dati osservazionali interessanti: il medesimo istotipo di tumore, la sua rarità, la residenza di tutti i soggetti nello stesso distretto, l’occupazione delle lavoratrici presso la medesima azienda e l’insorgenza della neoplasia con una latenza di tempo adeguata al tipo di tumore. Fra tutti i fattori quello geografico è il più fuorviante. Va considerato che il paziente, nel lungo periodo di latenza del tumore (media di 30 anni dall’esposizione a fibre d’amianto) può cambiare più volte residenza, pertanto è solo la precisione della raccolta dei dati di esposizione a fibre di amianto Verifica che gli impianti siano eseguiti a norma di legge e affidati sempre a tecnici specializzati Fai controllare periodicamente canne fumarie e caldaie Non installare apparecchi a gas in camera da letto o in locali dove ci sono caminetti Verifica sempre il tubo di gomma che collega la cucina al rubinetto del gas e fallo sostituire quando raggiunge l’anno limite di impiego Fai installare piani cottura con dispositivi di sicurezza per evitare fuoriuscite di gas quando si spegne la fiamma Non lasciare cavi elettrici di lampade o computer sul pavimento Non staccare la spina tirando il filo Non avvolgere il filo degli elettrodomestici Durante i temporali stacca la presa dell’antenna della TV Non improvvisare un impianto di terra collegando il conduttore di un elettrodomestico al tubo dell’acqua 44 Gli atti conseguenti alla ricerca sono stati: denuncia all’INAIL per l’indennizzo di malattia professionale alle persone colpite, bonifica ambientale dell’amianto ancora presente nelle aziende, istituzione di un registro di lavoratori già esposti a fibre di amianto. Tale registro, tenuto dall’Unità operativa prevenzione e salute negli ambienti di lavoro del distretto Sud-Ovest, è reso possibile dalla valorizzazione di un team di professionisti che lavora avvalendosi della collaborazione dell’Istituto tumori professionali di Milano e del Registro regionale dei mesoteliomi. Ad oggi sono stati registrati oltre 2.000 esposti a fibre d’asbesto nei decenni passati e più di 300 lavoratori attualmente addetti alla rimozione di eternit dipendenti da ditte che hanno presentato al Distretto un piano di lavoro di bonifica di materiali contenenti amianto. L’obiettivo finale, a partire da questa ricerca, è di estendere il registro a tutto il territorio della Azienda sanitaria locale. Da quest’anno anche i distretti Brianza e Como potranno far pervenire i nominativi dei lavoratori afferenti al loro territorio che saranno iscritti nel registro tenuto a Olgiate Comasco consentendo un controllo standardizzato e completo degli esposti noti a fibre d’amianto. La conduzione della ricerca – è la valutazione conclusiva della dottoressa Maria Rita Aiani, responsabile dell’Unità operativa distrettuale Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ha visto integrarsi competenze professionali specialistiche a livello dipartimentale e risorse rese disponibili dal Distretto in un’azione sinergica sostenuta dalla Direzione generale dell’ASL, costituendo quel valore aggiunto che ha consentito la realizzazione del progetto regionale per la ricerca delle malattie professionali. La dottoressa Maria Rita Aiani, responsabile dell’Unità operativa Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della sede di Olgiate Comasco che consente di dimostrarne la certezza. La ricerca si è concentrata quindi sull’anamnesi professionale per cercare risposte al numero relativamente alto di incidenza di mesotelioma in due aziende del territorio dell’Olgiatese (3 lavoratrici occupate nella stessa azienda e 5 in un’altra). Tenuto conto del fatto che l’incidenza del mesotelioma, ad oggi, è di circa 14 casi-anno in tutta l’ASL della provincia di Como, rimaneva da spiegare perché ben 8 lavoratrici, che svolgevano lo stesso lavoro nelle rispettive aziende, ne fossero risultate affette. Si è giunti quindi a documentare, attraverso più indagini sui processi produttivi, in un’azienda la presenza di amianto come residuo sui forni per saldobrasatura e in uso sino al 1977 nel ciclo produttivo misto a resina melamminica, nell’altra la presenza del cancerogeno nelle presse per stiratura e sui piani di lavoro. La coincidenza della residenza dei soggetti ammalati nella stessa zona poteva condurre all’errore di pensare ad una causa ambientale. La ricerca invece ha dimostrato con certezza che la causa dei mesoteliomi è stata l’esposizione lavorativa. 45 Un rischio da tenere sotto controllo in falegnamerie e mobilifici Polveri di legno Nel triennio 2004-2006 l’ASL della provincia di Como tramite il Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro è impegnata nell’attuazione della norma che regola l’esposizione a sostanze cancerogene, tra cui le polveri di legno. Un fenomeno che per la concentrazione di attività di produzione di mobili interessa soprattutto il distretto Brianza, spiega il dottor Torricelli, e la sua Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. Le imprese, in prevalenza artigiane, presenti nella Brianza comasca e raggruppate nell’area di Cantù-Mariano Comense che lavorano il legno sono circa 2.000 con un totale di non meno di 7.000 addetti esposti a polveri. Le direttrici principali sulle quali ci si muove sono due e riguardano la quantificazione della concentrazione di polvere dispersa nell’aria all’interno degli ambienti di lavoro e il registro delle persone che vi sono esposte. Entrambi questi interventi sono previsti da una specifica normativa, ma è particolarmente complessa la modalità pratica di conseguimento delle azioni preventive. Si sono già svolti alcuni incontri con imprenditori e forze sociali e altri sono in programma per illustrare i risultati della misurazione delle polveri disperse in falegnamerie e mobilifici effettuata da operatori del Dipartimento di scienze chimiche ambientali dell’Università dell’Insubria e si può comunque precisare che il valore limite di 5 milligrammi per metro cubo di dispersione nell’aria di polveri di legno non è oltrepassato nella maggior parte delle aziende del territorio del Distretto dotate di efficiente sistema di aspirazione localizzato sulle macchine. Al registro degli esposti alle polveri di legno devono essere iscritti tutti i lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria da par- Il dottor Pierangelo Torricelli, responsabile dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro del Distretto Brianza te del medico competente della singola azienda. Il registro deve essere isitituito e aggiornato dal datore di lavoro che ne deve curare la tenuta attraverso il medico competente, inviandone copia anche all’ASL. Nel registro vengono riportati almeno alcuni parametri minimi di base: generalità del lavoratore, anno di inizio e di fine esposizione. Finora sono stati raccolti 2.300 nominativi di lavoratori esposti a polvere di legno e l’obiettivo che si intende raggiungere a fine anno è di 3.000 persone e di altre 1.500 nel corso del 2006. L’ASL infine potrà monitorare la situazione degli esposti per studiare l’eventuale comparsa di forme cancerogene specifiche ma soprattutto, ed è la principale finalità del lavoro, prevenirle con interventi mirati. RARO MA DA PREVENIRE Il cancro delle cavità nasali e paranasali è una neoplasia molto rara nella popolazione generale (un caso atteso ogni 100.000 persone) mentre tra i falegnami il rapporto sale a 5-9 casi ogni 10.000 addetti, secondo recenti dati di fonte INAIL. Le neoplasie da polveri di legno hanno un periodo di latenza molto lungo, spesso superiore ai quarant’anni. 46 Se vuoi bere fallo con la testa 2 Insegnanti e polizia locale L’obiettivo resta sempre quello di sensibilizzazione e formazione circa i rischi derivanti dalla guida su ciclomotore sotto l’effetto di bevande alcoliche, in modo che i 90 insegnanti e i 40 agenti di polizia locale, appartenenti anche a numerosi consorzi, che hanno partecipato al corso, siano trasmettitori ai giovani allievi di alcuni messaggi chiave in tema di alcol e guida, all’insegna dello slogan che intitola il progetto; “Se vuoi bere fallo con la testa”. Il Dipartimento funzionale delle dipendenze dell’ASL della provincia di Como in collaborazione con gli organismi scolastici, nell’ambito di informazione e prevenzione dei rischi derivanti dal rapporto tra alcol e guida ha avviato nel biennio 2002-2004 il progetto “Se vuoi bere fallo con la testa” coinvolgendo gli istruttori dell’80 per cento delle scuole guida della provincia come tramite essenziale per la diffusione tra i loro allievi di principi non banalmente proibizionistici, ma di consapevolezza della indispensabile necessità della sobrietà al volante. Sulla base del successo dell’iniziativa si è svolta quest’anno la seconda parte del progetto, rivolta ai docenti delle scuole secondarie e agli agenti di polizia locale abilitati a tenere agli studenti corsi per il conseguimento del permesso di circolazione su ciclomotore, il cosiddetto “patentino a scuola”. 47 Quando il gioco d’azzardo diventa patologico Dipendenza impalpabile Il gioco d’azzardo esiste da sempre, riconosce la dottoressa Raffaella Olandese, direttore del Dipartimento funzionale delle dipendenze, e fa parte di tutte le culture del mondo, antiche e moderne. In Italia, sino a tempi recenti, se si escludono le lotterie gestite dallo Stato e i 4 casinò operanti in virtù di un decreto dei primi del ’900, il gioco d’azzardo è stata considerata attività illegale. Nell’ultimo decennio però ovunque, e non solo in Italia, si è assistito ad una espansione del gioco d’azzardo legalizzato e ciò può essere correlato a un paio di fattori. Il primo risiede nel bisogno economico e fiscale degli stati che hanno in qualche modo incentivato il processo di legalizzazione: ne sono esempio l’introduzione in Italia delle sale Bingo e l’inserimento nella legge finanziaria di apparecchi elettronici di intrattenimento ubicati in bar e locali pubblici che erogano vincite in denaro, sebbene con accorgimenti finalizzati a contrastare la dipendenza, quali l’aumento del tempo della partita nonché la limitazione dell’entità della puntata e della vincita. Il secondo è insito nelle caratteristiche della nostra società, considerata sempre più “depressiva”: a fronte della sensazione di difficoltà o di impotenza a poter cambiare la realtà della vita attraverso La dottoressa Raffaella Olandese, direttore del Dipartimento funzionale delle dipendenze proprie azioni e abilità, avanza nell’uomo l’illusione di poterlo fare attraverso il pensiero magico di una vincita al gioco, consegnando quasi il proprio destino nelle mani della fortuna. E questo è forse in prospettiva l’aspetto più preoccupante, in particolare per le nuove generazioni dalle quali ci si aspetterebbe invece innovazione, creatività, messa in gioco delle proprie competenze e potenzialità per un progetto di miglioramento e cambiamento della società. Con la legalizzazione più persone giocano e più persone sviluppano problemi legati al gioco. Dal 2003 al 2004 in particolare si è assistito ad un netto incremento: per il lotto del 42 per cento, per le scommesse sportive del 15 per cento, per il Bingo del 27 per cento, per le lotterie del 163 per cento, per tacere della diffusione nei locali pubblici degli apparecchi elettronici di intrattenimento. Ma quando si può parlare di “gioco d’azzardo”? Quando la persona mette in palio denaro o oggetti di valore la posta è irreversibile e l’esito dipende principalmente o totalmente dal caso e non dall’abilità. 48 Molte persone giocano d’azzardo anche regolarmente per divertimento: accettano di perdere il denaro puntato, non tornano a giocare per rifarsi delle perdite, giocano secondo le loro possibilità. Si tratta di “giocatori sociali che costituiscono il 98,8 per cento dei giocatori”: per loro il gioco è un’attività rilassante, senza conseguenze negative. Per alcuni invece, l’1,2 per cento, il gioco diventa eccessivo, un problema, una vera dipendenza, con un incontrollabile impulso a puntare denaro. Giocano più denaro del previsto, giocano più a lungo e più spesso del previsto, perdono il controllo sulle attività di gioco. La perdita di controllo connota il giocatore “problematico” che passa poi dalla situazione ad alto rischio di “giocatore eccessivo” a quella conclamata di “giocatore patologico”. Fondamentali per innescare e mantenere lo stato di giocatore problematico sono i numerosi “pensieri erronei” che il soggetto coltiva per giustificare il bisogno di giocare: rimuove il concetto, matematicamente dimostrato, che è solamente il caso a determinare la vincita o la perdita e non l’abilità e dà spazio a correlazioni superstiziose. Se vince penserà che può vincere ancora, giocherà e alla fine perderà; se perde penserà che la prossima sarà la volta buona, giocherà e alla fine perderà. Che vinca o che perda il giocatore eccessivo è dunque sempre perdente. Il decorso clinico della malattia del giocatore patologico passa in genere attraverso quattro fasi: vincente, perdente, disperazione e crollo. Il giocatore problematico, eccessivo o patologico, pur in assenza della mediazione da parte di una sostanza di abuso, come l’eroina o l’alcol, presenta tutte le caratteristiche di un soggetto con patolo- gia di dipendenza, è un malato e come tale deve essere trattato con programmi di cura specifici. Questo impone una rivisitazione dei servizi di cura delle dipendenze, già iniziato nella nostra ASL attraverso un recente corso di aggiornamento rivolto agli operatori, al fine di renderli recettivi anche di fronte a questo problema, sia per quanto riguarda l’accoglienza e la presa in carico del giocatore e della sua famiglia sia per avviare sui giovani interventi di sensibilizzazione e prevenzione volti a contrastare la falsa cultura del gioco che li allontana dalla possibilità di emergere nelle loro potenzialità su cui tutti facciamo conto per sperare in un mondo migliore. Il decorso clinico della malattia del giocatore patologico passa in genere attraverso quattro fasi 1 – fase “vincente” di 3-5 anni con sensazione di vincite frequenti e pensiero magico, eccitazione legata al gioco, gioco sempre più frequente, aumento delle somme giocate, grossa vincita di denaro. 2 – fase “perdente” di 5 o più anni con gioco solitario e perdite, pensiero polarizzato sul gioco, negazione del problema e bugie, tentativi di controllo di solito fallimentari, problemi familiari, forti prestiti con incapacità di pagare i debiti. 3 – fase della disperazione con marcato aumento del tempo impiegato e del denaro dedicato al gioco, allontanamento dalla famiglia e dagli amici, panico e azioni illegali. 4 – fase del crollo con pensieri e tentativi di suicidio, arresti, divorzio, abuso di alcolici, crollo emotivo. 49 All’insegna della multidisciplinarità Percorsi consultoriali c onsultorio fam iliare Le politiche socio-sanitarie dell’ultimo decennio, caratterizzate in particolare dal processo di aziendalizzazione e di passaggio dalla logica dell’assistenza a quella della prestazione, hanno comportato un ripensamento dell’attività del consultorio familiare. Al fine di rendere possibile l’adeguamento a criteri e requisiti dettati dalle norme è risultato necessario rivedere il quadro generale dei processi di lavoro caratteristici dei consultori familiari cercando di salvaguardare i valori di fondo che da sempre distinguono questi servizi. La cultura della multidisciplinarità e dell’integrazione tra sociale e sanitario, tra servizi territoriali specialistici e ospedalieri, tra pubblico e privato, rappresenta infatti l’approccio che caratterizza storicamente i consultori familiari e che costituisce uno dei fattori di successo per i servizi alla persona in una società “reticolare”. In tale prospettiva si è ritenuto utile ridefinire il sistema complessivo degli interventi nei consultori familiari dell’ASL della provincia di Como, con particolare attenzione alle due linee di attività del “percorso nascita” e dello “spazio adolescenti e giovani”, già evidenziati dalla programmazione regionale tra i punti cardine del rilancio dei consultori familiari. Ciò ha significato, nel caso del “percorso nascita”, ripensare le modalità di organizzazione ed erogazione dell’assistenza alla madre durante il parto e il puerperio, nonché al neonato e alla famiglia, in mo- sanitaria locale della provincia di Como ASL Azienda do da privilegiare la promozione della loro salute e del loro benessere, garantendo al tempo stesso il massimo della sicurezza possibile. Nel caso dello “spazio adolescenti e giovani”, ad esempio, si è cercato di comprendere i reali bisogni della popolazione adolescenziale e giovanile, cercando di progettare modalità “amichevoli” di accesso al servizio, a partire dai processi di comunicazione e informazione, e di realizzare stabili legami di connessione con altri soggetti che per funzioni e attività (tutela della salute, educazione, aggregazione) intervengono nei confronti della stessa popolazione. sei un adolescente un giovane ? 50 il consultorio è anche per te ! nizzazioni a rete di secondo livello (rappresentative di soggetti del Terzo settore nell’ambito provinciale) che risulteranno in possesso dei requisiti previsti dal bando stesso. La finalità del Tavolo di confronto è il coinvolgimento del Terzo settore per una migliore valutazione dei bisogni del territorio nell’ottica della sussidiarietà orizzontale. Con i soggetti del Terzo settore Tavolo di confronto La legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali segna il passaggio dal “welfare state” al “welfare community” valorizzando il principio di sussidiarietà sia verticale sia orizzontale e attribuendo pertanto un ruolo significativo ai diversi attori facenti parte del sistema (dagli enti locali ad altri soggetti pubblici, al Terzo settore, alla famiglia e all’individuo). L’attenzione posta al ruolo interpretato dai soggetti del Terzo settore ha portato alla costituzione in Lombardia di un Tavolo permanente in Regione, alla partecipazione di tali soggetti nell’ambito di organismi quali il Coordinamento territoriale per le dipendenze e in quello di Coordinamento per la salute mentale, nonché, da ultimo, alla costituzione, in ogni ASL, di un Tavolo di confronto con i soggetti del Terzo settore. L’ASL della provincia di Como ha deliberato il bando (curato dalla Direzione sociale dell’Azienda sanitaria locale e disponibile anche sul sito Internet www.asl.como.it) con il quale vengono definiti i criteri per l’ammissione al costituendo Tavolo di confronto e le modalità per la presentazione delle relative istanze. Ne faranno parte le orga51 Un opuscolo per le persone interessate Coppie valutate ai fini dell’idoneità all’adozione in provincia di Como: Genitori (adottivi) si diventa L’ASL ha istituito tre centri adozioni, a Como, Olgiate Comasco e Cermenate, nonché il Tavolo operativo locale sulle adozioni, cui partecipano esponenti dell’Azienda sanitaria locale, del Consiglio di rappresentanza dei sindaci, degli enti autorizzati, delle associazioni familiari. Il Tavolo operativo si riunisce mensilmente e ha elaborato il Piano informativo e il Piano formativo in materia di adozioni: il primo prevede, con la pubblicazione di un opuscolo che è disponibile anche sul sito Internet dell’ASL www.asl.como.it, una serie di conferenze pubbliche e una campagna di sensibilizzazione in tema di adozioni; il secondo ha in programma l’attuazione, a cura dell’ASL, di corsi di formazione per le coppie che aspirano a diventare genitori adottivi. nel 2001 di cui per adozioni nazionali internazionali nazionali e internazionali 92 32 24 36 nel 2002 di cui per adozioni nazionali internazionali nazionali e internazionali 68 12 20 36 nel 2003 di cui per adozioni nazionali internazionali nazionali e internazionali 69 17 17 35 nel 2004 79 di cui per adozioni nazionali 28 internazionali 9 nazionali e internazionali 42 ripartite tra Distretto Como 23 (di cui Como città 13) Distretto Brianza 33 Distretto Medio Alto Lario 5 Distretto Sud-Ovest 18 Centri adozioni Sono tre i centri adozioni dell’ASL della provincia di Como: per i distretti Como e Medio Alto Lario a Como, via Carso 88, telefono 031.370.831 per il distretto Brianza a Cermenate, via Garibaldi 7, telefono 031.70.73.033 per il distretto Sud-Ovest a Olgiate Comasco, via Roma 61, telefono 031.999.480 oppure 031.999.471 52 Una villa per la sanità La sede dell’ASL a Olgiate Comasco Villa Peduzzi, sede distrettuale ASL di Olgiate Comasco, si trova dove un tempo sorgeva un altro edificio, Villa Scalini, demolito nel 1918 per fare spazio alla costruzione voluta a propria maggiore gloria dall’imprenditore Ezio Peduzzi. Ne fu completata la costruzione negli anni 1921-1922: in stile neorinascimentale, con addossato un terrazzo vagamente liberty, sulla facciata sud rivela un eclettismo che si riscontra anche all’interno (nella foto di copertina) dove tra l’altro si trovano, ammirevoli, una decorazione ad affresco del pittore Luigi Morgari che negli anni venti del secolo scorso lavorò nelle chiese di Olgiate Comasco e una ringhiera di scala in ferro battuto, opera del fabbro olgiatese Introzzi. La villa, acquistata con il suo comparto, parco e casa del custode, dal Comune di Olgiate Comasco nel 1965, dal 1979 è stata destinata alle strutture sanitarie, prima come sede del Consorzio sanitario di zona, poi della locale USSL, infine del distretto socio-sanitario ASL. affido e adozione: due realtà a confronto AFFIDO ADOZIONE CONDIZIONI L’affido viene messo in atto quando la famiglia d’origine del bambino, nonostante la crisi in atto, mostra caratteristiche di “recuperabilità”. L’adozione viene messa in atto quando sussiste una condizione di abbandono del bambino con caratteristiche di “irrecuperabilità”. OBIETTIVI Offrire ad un bambino un supporto familiare per un periodo di tempo necessario alla sua famiglia per recuperare la capacità di occuparsi adeguatamente di lui. Dare una nuova famiglia ad un bambino in condizioni di abbandono, evitando permanenze in istituti. TEMPI L’affido è temporaneo: può essere a tempo pieno, diurno, per il fine – settimana. Nell’affido il bambino è temporaneamente inserito nella famiglia affidataria, ma resta giuridicamente appartenente al proprio nucleo d’origine. L’adozione è definitiva. Nell’adozione il bambino diventa giuridicamente figlio della nuova famiglia per sempre ed a tutti gli effetti. REQUISITI Affidatari possono essere famiglie, ma anche coppie o persone singole. Adottivi possono essere: - coniugi sposati da almeno tre anni, tra i quali non sia mai intervenuta separazione, nemmeno di fatto, oppure: - coniugi sposati da meno di tre anni che possano certificare una convivenza stabile da almeno tre anni. 53 Servizi socio sanitari integrati Rete d’offerta La dottoressa Paola Galli della Direzione sociale Tra le attività socio sanitarie integrate da finanziare con le risorse del fondo sanitario regionale sono ricomprese le prestazioni rese in una serie di strutture, dalle residenze sanitarie assistenziali, cioè le case di riposo, ai centri diurni per anziani, dalle residenze sanitarie assistenziali per disabili agli istituti educativi per handicappati, dai centri diurni per disabili alle comunità socio sanitarie, dagli hospice per malati terminali alle comunità per tossicodipendenti, dagli istituti di riabilitazione extraospedaliera ai consultori. Vengono finanziate sempre con risorse del fondo sanitario l’acquisto di prestazioni di assistenza domiciliare integrate anche sotto forma di voucher socio-sanitario nonché le prestazioni rese a pazienti anziani e disabili dimessi dagli ex ospedali psichiatrici. Le strutture elencate costituiscono la cosiddetta “rete delle unità di offerta” ad elevata integrazione sociosanitaria, ossia quanto offre il territorio per rispondere in maniera adeguata ai bisogni socio-sanitari delle persone fragili (anziani, disabili, minori). Le strutture, spiega la dottoressa Paola Galli della Direzione sociale dell’ASL, rendicontano trimestralmente la loro attività attraverso appositi registri dopodiché, previa verifica, l’Azienda sanitaria locale provvede al pagamento delle prestazioni erogate attraverso acconti mensili e saldi trimestrali. 54 Larghe sinergie tramite l’Organismo di coordinamento Salute mentale Si è insediato l’Organismo di coordinamento per la salute mentale per la provincia di Como istituito – d’intesa con l’Azienda ospedaliera S. Anna – con provvedimento del Direttore generale dell’ASL. L’Organismo, previsto dal Piano regionale triennale per la salute mentale, nasce dall’esigenza di realizzare forme di coordinamento e sinergie fra istituzioni ed enti pubblici, privati e di volontariato che si occupano di salute mentale per attuare strategie comuni e condivise per la tutela delle persone affette da disturbi psichici. Oltre che dai vertici di ASL e Azienda ospedaliera, compresi, tra gli altri, il direttore del Dipartimento di salute mentale della medesima Azienda ospedaliera S. Anna e i direttori dei distretti socio-sanitari dell’ASL, l’Organismo è formato dai rappresentanti delle strutture private accreditate e delle associazioni di tutela dei malati e dei loro familiari, e, in rappresentanza dei comuni, da tre dirigenti designati dal Consiglio di rappresentanza dei sindaci. L’appello lanciato da Simona Mariani, direttore generale dell’ASL, in occasione dell’insediamento ufficiale dell’Organismo di coordinamento, che ha già La dottoressa Simona Mariani, direttore generale dell’ASL, e il dottor Roberto Antinozzi, direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna avviato la sua attività, è stato quello di affrontare insieme il problema della salute mentale in una logica di sussidiarietà e interazione, “intesa come valore aggiunto” ha sottolineato la dottoressa Mariani, per trovare soluzioni concrete a situazioni spesso “patite come stigma”. “Questa integrazione – ha aggiunto – unita a programmi di prevenzione e formazione consentirà di attuare interventi rilevanti e tempestivi” in un settore di particolare delicatezza. Il coinvolgimento delle associazioni dei familiari e della rete territoriale – secondo il direttore generale dell’Azienda ospedaliera S. Anna Roberto Antinozzi – va perseguito con determinazione perché solo attraverso l’interazione di tutti coloro che operano nel settore è possibile sviluppare forme di sostegno alla persone in difficoltà e alle loro famiglie. 55 ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI SANGUE COMO Via Fornace, 1 - Tel. 031 303 267 - Fax 031 303 271 E-mail: [email protected] BASTA UN ATTO D’AMORE: IL DONO DI UNA GOCCIA DI SANGUE CI TROVATE A: COMO - Via Fornace, 1 APPIANO GENTILE - Via Diaz, 7 BRUNATE - Piazza alla Chiesa c/o Oratorio BULGAROGRASSO - Via Guffanti, 2 c/o Municipio CAPIAGO - Piazza Mazzini, 1 GRANDATE - Via Como c/o Municipio OLGIATE COMASCO - Via G. Tarchini, 19 SAN FERMO DELLA BATTAGLIA - c/o CRI UGGIATE TREVANO - Via Croce Rossa Internazionale VALMOREA - Via Roma ALZATE BRIANZA - Via IV Novembre, 23 AROSIO - Via Casati, 1 BELLAGIO - via Lazzaretto (c/o Palazzo Sanitario) BINAGO - c/o Villa Amalia BREGNANO - Via dello Sport BRENNA - Via Grimello, 2 CABIATE - Via Dante (c/o Centro Sociale) CANTÙ - Via Alciato, 3/a CERMENATE - Piazza XX Settembre, 2 ERBA - Via Ugo Foscolo, 23 GRAVEDONA - Via Pelascini, 3 LOCATE VARESINO - Via S. Vito, 4 LOMAZZO - Via Manzoni, 2 MARIANO - Via Isonzo, 42/b (c/o Ospedale “Villa”) MOZZATE - Via Santa Maria, 9 (c/o Centro Civico) NOVEDRATE - Via Taverna, 3 PORLEZZA - Via Luigino, 2 ROVELLASCA - Largo Volontari del Sangue SAN FEDELE INTELVI - Largo IV Novembre, 7 TURATE - Via Marconi, 35 VALBRONA - Via Vittorio Veneto, 60