VITA PARROCCHIALE di Limone sul Garda Numero 21 - Dicembre 2009 Buon Natale 1 Anagrafe parrocchiale dal 21 settembre 2009 al 16 dicembre 2009 Andrea Antonio Vittorio Martinelli, 11 ottobre 2009 Cristian Venturini, 11 ottobre 2009 Battesimi Federica Bottino, 11 ottobre 2009 Ambra Rodella, 8 novembre 2009 Matilde Maria Rodella, 8 novembre 2009 In attesa della Risurrezione Bonifacio Leivi Bertera, 28 novembre 2009 Domenico Cornetti, 2 ottobre 2009 Natale 2009 - Capodanno 2010 Mercoledì 23 Dicembre 2009 Ore 16.00-19.00:Confessioni nella chiesa parrocchiale; Giovedì 24 Dicembre 2009 ore 24.00: Solenne Santa Messa di Mezzanotte accompagnata dal Coro parrocchiale. Venerdì 25 Dicembre 2009 - Solennità del Santo Natale ore 8.30: Santa Messa; ore 10,30: Santa Messa solenne accompagnata dal Coro parrocchiale; ore 18,00: Santa Messa. Sabato 26 Dicembre 2009 - Santo Stefano ore 10,30: Santa Messa, ore 18: Santa Messa. Giovedì 31 Dicembre 2009 ore 19.30: Santa Messa solenne di Ringraziamento col canto del Te Deum laudamus. Venerdì 1 Gennaio 2010 - S. Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria ore 8,30; 10,30; 17: Sante Messe. Mercoledì 6 gennaio 2010 - Epifania del Signore ore 8.30: Santa Messa; ore 10.30: Santa Messa con Solenne Benedizione dei bambini; ore 17.00: Santa Messa Parrocchia di San Benedetto Via Fontana, 19 - 25010 Limone sul Garda - Tel. 0365.954017 - [email protected] I numeri precedenti del giornalino parrocchiale si trovano all’indirizzo Internet: www.visitlimonesulgarda.com/la nostra comunità/parrocchia e oratorio In copertina: Il presepio allestito nella Chiesa di S. Benedetto. Un particolare grazie a quanti hanno collaborato. 2 Il saluto del Parroco Cari Limonesi, LUCE CHE BRILLI NELLE TENEBRE il Natale è ormai alle porte e mi pare che a Limone sul Garda non ci siamo preparati a celebrarlo nella gioia. A Natale la Luce sconfigge le tenebre e la vita trionfa sulla morte. Vorrei tanto che si aprisse uno spiraglio in tutti noi che quali mendicanti di speranza dovremmo spogliarci di noi stessi e umilmente dovremmo chiedere alla potenza e all’amore di Dio di lasciare in disparte i nostri capricci e di accendere dentro di noi una speranza viva. Presentiamoci quindi con molta umiltà dinanzi al Bambino Gesù e chiediamogli che ci aiuti a purificare i nostri cuori da tutti i nostri egoismi che lo ingombrano. È l’augurio che di tutto cuore vi porgo. Luce che brilli nelle tenebre, nata dal grembo di una Vergine, spogliaci della nostra notte e rivestici del tuo chiarore diurno. Maria, talamo di Dio, imploralo perché i tuoi fedeli non ottenebrati più dalla colpa risplendano di virtù. Fulgidissimo sole di giustizia, nato dalla santa Vergine, col tuo splendore illumina le tenebre della nostra colpa. O Signora, Madre castissima del sole che sorge, fà che tramonti del tutto la vita vecchia e quella nuova si avanzi. Gli assenti (a Betlemme e a Limone sul Garda) O Signore benigno, che crediamo Nato da una Vergine, questa fede ci guadagni la remissione dei peccati. Nel Vangelo di Luca si legge “verranno da oriente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi” (Lc. 12, 29-30). In realtà i soli personaggi presenti alla grotta di Betlemme, oltre a Maria e Giuseppe, sono i pastori e i Magi. Molti sono gli assenti. Assenti sono i farisei, gli scribi, i politici, i mercanti, i militari. Assente è Erode. In lui mi pare di vedere l’assenza dei molti Limonesi che temono di perdere il proprio potere quando un nuovo Nascendo a noi da una casta Madre, o giorno senza fine, confortaci di luce inesauribile e tieni lontana la notte della colpa. Anselmo d’Aosta 3 signore si affaccia, sia pur esso un Bambino il cui regno non è di questo mondo. I mercanti assenti siamo noi col nostro attaccamento all’avere e al fare. Gli scribi, conoscitori delle dottrine e delle leggi, siamo noi col nostro attaccamento alla conoscenza razionale che diventa difesa nei confronti di qualsiasi apertura. I politici assenti del giorno d’oggi sono quelli che si fanno scudo del consenso avuto, magari con tante promesse, ed ottenuto con sottili calcoli ed intrighi. I militari d’oggi assenti sono quelli che asserviti al potere non si impegnano a ristabilire la logica della legge. I farisei assenti siamo noi prigionieri di un ossequio formale a chi ci garantisce quanto un giusto convivere ci darebbe. Siamo noi che creiamo quella mafia che tanto aborriamo nel sud. Assenti sono quei sacerdoti che si schierano con il potere e non con la verità, la giustizia, la correttezza. Assenti siamo tutti noi che per motivi diversi o siamo sordi, in quanto non riusciamo a captare il messaggio dell’angelo, come fanno i pastori, o siamo ciechi, in quanto non riusciamo a vedere la stella, che guida i Magi alla grotta della nascita. Per fortuna anche a Limone ci sono alcuni pastori e magi, pochi ma buoni. don Eraldo Per il Vostro contributo si può: - rivolgersi direttamente al Parroco; - deporre la propria offerta nella Chiesa Parrocchiale; - effettuare il versamento sui seguenti c/c, intestati alla Parrocchia: - Bancoposta: c/c n. 52730405; - Cassa Rurale di Arco: c/c n. 07309577; - Banco di Brescia: c/c n. 6333; - BCC del Garda: c/c n. 160813/84. 4 Il prossimo numero di Vita Parrocchiale uscirà per Pasqua 2010. Chi desidera invii articoli entro il 15 marzo 2010 Una riflessione sul Natale Felicità e grazia! È Natale! Gesù è il tuo Natale. Ancora si ripete ma mi sorprende sempre. Sono lieto di ammirare ancora nel tempo le grandi meraviglie del Tuo amore. Ciò nonostante un intreccio di domande “adulte” si impadronisce della mia mente: riaffiorano i sempre verdi “perché” e l’immancabile “com’è possibile”? Perfino la “ragazza liberata nell’Amore” ha espresso quest’ultima interrogazione all’angelico inviato. Presto si capirà che l’uomo non può tutto ma Dio sì. Allora si spalanca il cielo e scende luminosa l’effusione del Padre eterno. Così, ecco la Madre e il Bimbo, il “sì” e l’evangelica Parola, la Vergine e l’Immacolato. È Natale! Le mie domande svaniscono con quelle di Maria. Scende il silenzio. Tutto tace. Gli occhi si spalancano alla divina visione e la bocca si schiude in atteggiamento sorpreso. Trepido nell’attesa. Gesù, non basta una vita intera a soddisfare la domanda di Te. Il mondo, il tempo e lo spazio siderale non possono contenere la meraviglia e lo stupore provocati dalla Tua Incarnazione: come comprendere il Tuo essere da sempre e per sempre incarnato nella più fragile delle creature!?! Grazie, Gesù, perché col Tuo Natale ci riveli che abbiamo un Padre e che da Lui siamo stati creati e voluti e un giorno ci ricomporrà tutti in Lui nella pienezza della vita e dell’amore. È Natale, che bello! Gesù, sei irresistibile: attrai, conquisti i cuori, sconvolgi le menti, sconcerti, ammicchi e accogli; un Figlio di re che comanda e bisbiglia, che turba, abbraccia e dà pace. Ti vedo, Gesù, ti vedo! Ti presenta Maria, Tua madre. Lasciati vedere, Gesù, non nasconderti. Sono perso senza Te: freddo, buio, solitudine mi assalgono. Come un “bartimeo” sulla strada della sopravvivenza feriale, grido a Te il desiderio di Te e della Tua salvezza. Non mi sei mai sufficiente, Gesù mio, Signore! ConoscerTi, amarTi, servirTi, ascoltarTi, seguirTi, contemplarTi, cercarTi e ancora… conoscerTi, amarTi, servirTi… sono il mio imperituro comandamento, il mio anelito presente. La trasparenza di questo giorno santo imprima nel profondo delle mie pupille la luce divina affinché la bellezza e l’avvenenza di Dio, mistero dei misteri, rimanga indelebilmente attuale. Gli occhi dell’anima mia, Gesù, intimi e segreti, vedano il vero Tesoro del tempo e dello spazio, del trascendente e dell’eternità così da commuoversi per tanto stupore. Scalda il mio cuore, Gesù, scalda il mio cuore, non lasciarlo in balìa dei miei gelidi “perché” o “come è possibile”, piuttosto ininterrottamente gioisca del calore della Tua presenza, del Tuo affetto, della Tua tenerezza e del Tuo amore infinito e inesauribile. È Natale! Gloria a Dio e pace a tutti e a tutto. don Piero Bonetta 5 Nelson Cenci a Limone Una serata straordinaria Venerdì 27 novembre, per l’80° del Gruppo Alpini, è stato ospite a Limone Nelson Cenci, reduce di Russia, immortalato nelle pagine di Mario Rigoni Stern. È stato un incontro veramente unico, che non ha avuto purtroppo largo seguito nella popolazione nonostante fosse stato pubblicizzato per bene. L’amico Rudy ha voluto scrivere alcune sue personali considerazioni su quest’uomo che, con la sua semplicità e nonostante i suoi novant’anni, sa incantare chi lo ascolta. Minuta sull’amico Nelson Cosa posso dire di questa grande persona? -che vive per i suoi alpini; -ha sempre curato e operato i poveri gratuitamente; -ha donato il terreno per la chiesa degli alpini sul Monte Orfano; -è scrittore (a lui si devono i testi sulla tiroide; per questo è docente universitario), è poeta, è cantore; -lavora in azienda come e più di tutti; -produce un vino eccezionale e le grappe, fatti da lui in persona; -ha sempre coltivato l’orto personalmente; -ama la natura e gli animali ED HA SEMPRE AIUTATO TUTTI. Nel 1981 attraverso la conoscenza della figlia Giuliana conosco anche il di lei padre Prof. Cenci Nelson, allora Primario Chirurgo del reparto Otorino dell’Ospedale Civile di Varese e della Clinica La Quiete e con studio in Milano, in Foro Bonaparte, e ne rimango magnetizzato per le sue qualità superiori nonché per la sua modestia. Dal nostro incontro nasce una collaborazione che si sviluppa tutta alla “BOSCAIOLA”, azienda vitivinicola situata a Cologne Bresciano, in Franciacorta. Azienda voluta dallo stesso, subito dopo la guerra, per stare con i suoi alpini del Vestone, reduci della Campagna di Russia. In questa azienda, che può ospitare sino a 240 invitati, ho vissuto a fianco del Prof. nove anni, partecipando alle vendemmie con i suoi alpini, alle tre grandi feste annuali, divise in: quella dedicata agli alpini reduci con in primis il Peppino Prisco e Mario Rigoni Stern, etc., quella dedicata ai chirurghi di mezzo mondo, da Christian Barnard, etc. e a quella delle celebrità: Mike Bongiorno, etc, quasi tutti suoi fans. P.S. Questo è poco; ci vorrebbe un libro per parlare del “PROFESUR”, come sempre l’hanno chiamato i suoi alpini più vicini: il Primo di Vestone, il Celesto, il Gino Bella, il Beppe, il Zanzibar e le migliaia che venivano in visita da tutta Italia. Rudy Ad Albes per incontrare padre Sebastian Venerdì 11 dicembre 2009 un folto gruppo di parrocchiani ha partecipato al viaggio organizzato ad Albes (BZ) per incontrare padre Sebastian, per molti anni celebrante nella nostra parrocchiale. Nell’occasione gli è stata donata una stola. Il viaggio è proseguito con il mercatino natalizio di Bressanone, il pranzo e, nel pomeriggio, la visita della bellissima abbazia di Novacella. 6 Una gita a Bressanone Un’interessante esperienza culturale e religiosa Venerdì 11 Dicembre 2009 con una delegazione di altri 43 parrocchiani sono partita con il bus alle 8 del mattino per andare a trovare Padre Sebastian, il “Comboniano” che per parecchio tempo ha svolto la sua missione presso la nostra comunità, con umiltà e discrezione, lasciando un caro ricordo nei nostri cuori. Dopo una breve sosta all’autogrill siamo arrivati al paesino di Albes, vicino a Bressanone, dove il Padre ci attendeva. Ci ha subito mostrato la “sua” nuova Chiesa, non molto grande ma con bellissime statue. Era circondata da un piccolo cimitero le cui tombe avevano splendide croci in ferro battuto. Padre Sebastian ha ricevuto l’incarico di parroco anche in un altro piccolo paesino di nome Sarnes. Gli abbiamo consegnato una stola a ringraziamento del lavoro svolto presso la nostra comunità e si è emozionato. Ci ha raccontato che le funzioni religiose sono prevalentemente in lingua tedesca con una discreta partecipazione, la quale aumenta durante la funzione del “Rorate”, la Novena per l’Avvento. Mi ha colpito il fatto che nel Duomo di Bressanone detta cerimonia venga celebrata alle 6.30 del mattino con numerosi partecipanti. Padre Sebastian ci ha accompagnato nella vicina Bressanone dove abbiamo visitato il Duomo, una Chiesa riccamente abbellita da marmi e stucchi in oro, stile barocco. Lo stile di alcuni altari mi ricordava quelli della nostra Chiesa parrocchiale, ed in effetti ho scoperto che erano opera della stessa ditta Benedetti di Brentonico. Adiacente il Duomo vi erano un bellissimo chiostro affrescato e la Chiesa parrocchiale di S. Michele dove di fronte al quadro del Santo Josef Freinademetz erano accesi numerosi lumini. Questo Santo è salito agli onori degli altari lo stesso 5 ottobre 2003 in cui è stato santificato Daniele Comboni. Ricordo ancora a Roma in Piazza San Pietro i tanti fedeli tirolesi in abiti tradizionali. Dopo una passeggiata tra i mercatini di Natale siamo andati all’abbazia di Novacella, famosa per la sua ricca biblioteca con volumi antichissimi scritti a mano e arricchiti dai dipinti dei monaci. L’abbazia fu sede dell’Ordine Agostiniano dal 1142, offrì ricovero ai pellegrini in viaggio verso la Terra Santa e fu un importante centro culturale e spirituale noto in tutta Europa. Ancora oggi boschi, campi, vigneti, convitto, centro convegni e la cantina garantiscono all’Abbazia la sua indipendenza economica. Aiutati anche dal clima, che non era particolarmente freddo, abbiamo trascorso una bellissima giornata che ci ha arricchito culturalmente e spiritualmente. Paola Peluchetti 7 Il coro, il gruppo dei lettori, i chierichetti di tanto in tanto impegnarsi a seguirlo. A molti piace il suono dell’organo? Perché non pensare di apprenderne l’arte! Che bello se ad ogni Messa non si dovesse ricercare tra i banchi chi magari arriva in ritardo per affidargli la lettura dei brani biblici! Che bello se ad ogni Messa qualcuno si fosse già preparato alla lettura appropriata. Molto semplice: basta formare un gruppo di lettori pronti ad intervenire ad ogni Messa e svolgere quel ruolo importantissimo di annunciatori ed interpreti della Parola di Dio. Che bello se ci fosse un gruppo di ragazzi e ragazze col gusto di servire all’altare come chierichetti! Molto semplice. Già mi si è presentato un Signore disposto a seguire il gruppo dei chierichetti, chiamati anche ministranti. Li vedremo presto all’opera. Tutto sarebbe molto semplice se non ci si aspettasse sempre dagli altri quello che non si vuol fare personalmente. don Eraldo Anche quest’anno il coro parrocchiale sta preparando i canti in occasione del Natale e dell’amministrazione dei Sacramenti della Prima Comunione e della Cresima. Procederà in seguito a preparare i canti per la Pasqua. Nuovi elementi si sono aggiunti a completare quegli spazi vuoti lasciati dai signori Sergio, Alberto, Angelo, Franco, Gabriele e dalle signore Raffaella, Anna e Carla. Grazie ai nuovi, Alessio, Daniel, Nicolas, Valentina, Maria e Alessandra, si è potuto mantenerlo. La Parrocchia è ben contenta che un gruppo o più gruppi si dedichino al canto liturgico per accompagnare le varie festività. Se ci fossero più persone che si prestano si potrebbero preparare bene tutte le funzioni liturgiche. C’è chi ama i canti in latino? È molto semplice: basta accordarsi col Signor Silvio e cominciare a fare le prove del canto della messa ‘De angelis’, del ‘Te Deum’, del ‘Tantum ergo’, del ‘Rorate coeli’ e così via. Se qualcuno ama i canti per i ragazzi è molto semplice: basta animare il gruppo e Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Daniel Aduok, Vescovo ausiliare di Khartoum, in occasione dei 130 anni di consacrazione della Chiesa Parrocchiale, 11 ottobre 2009 8 La visita del Papa a Brescia Domenica 8 novembre 2009, di buon mattino, con un gruppetto di limonesi, tra i quali anche alcuni giovani, raggiungo Brescia per assistere alla Santa messa celebrata dal Santo Padre. Le vie del centro storico sono già affollate di tante persone, quasi tutte riparate da un poncho antipioggia giallo distribuito dai circa 2000 volontari presenti sul posto. Il tempo, purtroppo, non è clemente, un po’ di vento e pioggia ci accompagneranno per tutta la mattinata. L’altare è allestito davanti al Duomo e tantissimi sacerdoti attendono, con il loro ombrello giallo, l’arrivo del Santo Padre. Siamo tutti infreddoliti, ma anche molto emozionati. Il Pontefice arriva all’aeroporto di Ghedi alle 9.35. Poi, a bordo della “papamobile”, raggiungerà la Parrocchiale di Botticino Sera, dove riposano le spoglie mortali del parroco don Arcangelo Tadini, beatificato dallo stesso Benedetto XVI nell’aprile scorso. Verso le ore 11, dopo aver pregato alla stele che ricorda la strage di piazza Loggia, raggiunge Piazza Paolo VI dove, davanti a circa 12.000 persone, celebra l’Eucaristia. C’è molto silenzio; con molta meditazione, ascoltiamo le parole del Santo Padre che ci riempiono il cuore. Alcuni maxischermo, posizionati ai lati delle piazze, ci aiutano a vivere un po’ più da vicino questo importante momento liturgico. Durante l’omelia, il Papa ci invita ad avere il coraggio della fede, a non vergognarci di essere cristiani, a portare dunque una testimonianza di amore e di fiducia a chi ci circonda. A conclusione della mattinata il saluto toccante e la Benedizione agli ammalati riuniti all’interno del Duomo. Tra di noi c’è gente di tutte le età, ci sono operai, imprenditori, politici e religiosi, tutti nelle stesse piazze, sotto la stessa pioggia con gli stessi poncho gialli immersi nella preghiera e nella meditazione. Personalmente mi ha molto impressionato vedere tantissimi giovani, più di quanti spesse volte ne vediamo ai concerti o allo stadio, sventolare con tanta gioia le loro bandierine gialle, ascoltare in silenzio le parole del Papa, cantare e pregare con lui. Ci raggiunge anche Suor Barberina, che segue con noi la Santa Messa e ci incarica di portare tanti saluti a tutti. Il pomeriggio del Pontefice sarà dedicato alla visita, a Concesio, della casa natale di Paolo VI con l’inaugurazione della nuova sede dell’istituto Paolo VI e la consegna di un premio alla rivista dell’Istituto. Verso le sette di sera, il Papa, un po’ stanco, lascerà Brescia. Sembra che più di 80.000 persone abbiano seguito calorosamente il Santo Padre durante il viaggio nel cuore di Brescia, che più volte ha trasgredito al protocollo fermandosi a parlare, accarezzare e stringere le mani a tutti i presenti e soprattutto ai ragazzi e ai bambini. Il nostro rientro è sereno, con un po’ di gioia in più nel cuore e una bella esperienza da raccontare alle nostre famiglie. Carla Risatti 9 Il cristiano e la politica è STATO IL TEMA DEGLI INCONTRI DI CATECHESI PER GLI ADULTI ti dall’industrializzazione, dai poteri assolutistici, che limitano la libertà, ma anche dal capitalismo sfrenato, dalla finanza speculativa che vede rinnovate forme di ingiustizie sociali, ideologie tecnocratiche e l’emergere di nuove problematiche legate alla vita con la biotecnologia. Ogni enciclica evidenzia più un aspetto rispetto ad un altro ma le si possono capire nel loro insieme nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa (2004), che percorrendo i centocinquant’anni di cammino della Chiesa ne coglie anche ‘la coerenza dell’intero corpus dottrinale’ (Caritas in veritate al paragrafo 12). Ed è infatti sulla coerenza nell’amore e nella verità che il cristiano è chiamato a sviluppare un suo senso della politica, poiché le istituzioni da sole non bastano per tutelare lo sviluppo, la libertà, il progresso dell’uomo. Così Papa Ratzinger sottolinea quanto lo sviluppo umano integrale sia anzitutto vocazione e, quindi, comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti, non è abbastanza vedere l’altro, insiste, è importante riconoscere in ogni ‘Cristiani; uscite dalle sagrestie, impegnatevi nel sociale, impegnatevi in politica in nome dell’amore e della verità’. Questa frase può essere il filo conduttore delle quattro serate, quattro mercoledì del mese di novembre 2009, dove sacerdoti ed esperti sono intervenuti a Campione (grazie all’invito dei parroci della nostra zona) a parlare ai cristiani dell’Alto Garda Bresciano. Sono stati momenti di preghiera ma più che altro di riflessione su cosa sia in effetti la dottrina sociale della Chiesa. Il cristiano deve uscire dall’ambito ristretto della sagrestia, non è abbastanza pregare, bisogna saper ‘vedere’, ‘capire’, ‘giudicare’ ma più di tutto ‘agire’. I discorsi proposti con video e power point erano abbastanza articolati e spiegabili attraverso le diverse encicliche che fin dalla prima, la Rerum Novarum del 1892 di Leone XIII, i vari Pontefici nella storia danno una lettura politica ‘dei segni dei tempi’. In ogni enciclica la Chiesa esprime un suo momento critico rispetto ai cambiamenti sociali politici ed economici causa- COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA LIBRERIA EDITRICE VATICANA 10 persona l’immagine divina, quindi ogni persona va rispettata, amata e curata. Solo vedendo in ognuno di noi l’aspetto divino possiamo anche venire incontro all’altro e cercare di capirlo. Alla Chiesa non deve solo interessare la catechesi bensì deve scrutare i segni dei tempi per promuovere una solidarietà e fraternità universale ‘in difesa del regime di libertà’ dove ogni essere umano possa esprimere a pieno ‘la totalità della sua persona’; uno ‘sviluppo autentico’ deve tener conto ‘di tutti gli uomini e di tutto l’uomo’ (paragrafo 18 Caritas in Veritate). Il Pontefice, ci viene spiegato, nella sua enciclica, riprende i punti salienti dell’enciclica di Papa Paolo VI del 1967, la Populorum progressio, che Benedetto XVI trova di grande attualità e ne dà una interessante rilettura nel capitolo primo intitolato ‘Il messaggio della Populorum progressio’. Quindi la Chiesa, quella che auspica Papa Benedetto XVI, la diocesi di Brescia con la sua nuova Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico (SFISP), un biennio di specializzazione per i giovani dai 18 ai 35 anni, invita i cristiani ad un impegno vero che rifletta concretamente su discorsi di teoria politica, sull’etica, sulla sussidiarietà, la solidarietà, la democrazia e le democrazie che tengano conto dei vari modelli storici. Il Pontefice parla di fraternità e giustizia fra i popoli di ‘decolonizzazione’, denuncia forme nuove di ‘neocolonialismo’ e parla di ‘reciprocità’ e di attenzione verso culture e religioni diverse che non dovrebbero omologarsi alla visione del mondo dei ‘Paesi egemoni’, ma che devono essere rispettate nelle loro differenze (paragrafo 33 Caritas in Veritate). Poiché ‘l’uscita dall’arretratezza economica, un dato in sé positivo, non risolve la comples- sa problematica della promozione dell’uomo’ (paragrafo 23). La globalizzazione è anche un’occasione di ‘interdipendenza planetaria’ che ci chiama ad una nuova forma di fraternità (paragrafo 33). La Chiesa e il cristiano devono fare un salto di qualità verso la razionalità; per uno ‘sviluppo vero’ bisogna fare una ‘riflessione profonda’, bisogna diventare ‘uomini di pensiero’ votati alla ricerca di un ‘umanesimo nuovo’ (paragrafo 19). È come se il Pontefice invitasse il cristiano a pensare, a documentarsi e studiare di più per farsi più partecipe di una carità fraterna universale. Ogni pensiero filosofico teorico che ci piaccia o meno nasce da uno specifico contesto sociale che ha bisogno di essere capito. Forse anche in un contesto sociale come quello limonese potremmo riflettere di più sulle parole del Padre della Chiesa cattolica dalla sua accessibilissima lettera Caritas in Veritate 2009, prendere in mano le varie encicliche, leggerle, basterebbe il Compendio o l’ascolto di qualche lezione proposta dalla SFISP (disponibili su Internet nel sito della diocesi scaricabili come pdf ma anche su MP3). È come ripercorrere la storia da un punto di vista cristiano. Queste encicliche quelle di oggi, ma anche quelle di ieri, insistono sul fatto che il cristiano non può essere indifferente di fronte alla realtà che lo circonda. Deve intervenire con coraggio a favore della verità e della giustizia, lo deve fare con competenza e quando si sente impotente deve pensare alla frase di Sant’Agostino: ‘La speranza ha due figlie: la rabbia ed il coraggio’. Milena Rodella 17 GENNAIO 2010 Il nostro Frieder Berthold potrà essere ascoltato in diretta su Radio 3 nell’esecuzione della PANTOMIMA DI MOZART nell’arrangiamento di Vladimir Mendelssohn, noto violista che è stato ospite della rassegna di musica classica di Limone sul Garda. 11 L’acqua, un bene di tutti L’appello di p. Alex Zanotelli ranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno potrà pagarsi l’acqua? Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita, per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l’ha votato. Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni. Per questo chiediamo: AI CITTADINI di -protestare contro il decreto Ronchi, inviando e -mail ai propri parlamentari; -creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale; -costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua. AI COMUNI di -indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua; “MALEDETTI VOI….!” Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua, che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi: “Maledetti voi ricchi….!” Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano. È la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. È la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business. A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni mori12 -dichiarare l’acqua bene comune, ‘privo di rilevanza economica’; -fare la scelta dell’AZIENDA PUBBLICA SPECIALE. La nuova legge non impedisce che i Comuni scelgano la via del totalmente pubblico, dell’azienda speciale, delle cosiddette municipalizzate. AGLI ATO -ai 64 ATO (Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini. ALLE REGIONI di -impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia; -varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua. AI SINDACATI di -pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua; -mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua. AI VESCOVI ITALIANI di -proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’“accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni” (27); -protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi. ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di -informare i propri fedeli sulla questione acqua; -organizzarsi in difesa dell’acqua. AI PARTITI di -esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’ acqua; -farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini. L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese: “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili - sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto, e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile”. Alex Zanotelli, missionario comboniano P.S. Limone è sempre attento alla realtà comboniana e dei suoi Reverendi Padri. Auguriamo che l’appello del Padre Alex sia ben accolto almeno qui nella patria di san Daniele, dalla Parrocchia, dal Comune, dalla nostra comunità cristiana. (don Eraldo) 13 Vivere a Limone Uno sguardo sulla popolazione Attraverso la lettura di vari documenti fino ad ora a disposizione è possibile stilare un elenco di cognomi di altre famiglie presenti successivamente a Limone: Beretta (1800), Dalò (1780, da Tremosine), Bertera (1696, da Zuino), Chincherini (anche Chincarini, 1725, Malcesine), Codon (poi Codogni, 1760 da Como), Dagnoli (1807), Fava (1729, da Gargnano), Fedrigi (1636, dalla Pieve di Rino; anche Federici, Fedrici, Fedrizzi), Forianij (anche Foriani, Floriani, 1718, da Riva), Montagnoli (1709, da Chiarano), Piantoni (anche Pianton, 1694, famiglia bergamasca), Pomaroli (1644), Rizzati (anche Rizatti, 1775; 1804 Risati da Crema; 1827 da Mezzolago), Segala (anche Segalla, 1719, da Val di Ledro; 1755, da Chiarano), Tosi (1756). Nonostante la posizione geografica Limone è sempre stato paese aperto. Monti e lago non sono mai riusciti a limitare il bisogno delle persone di cercare nuove risorse. Il fenomeno turistico esploso dagli anni Settanta del secolo scorso ha fatto il resto. Non solo richiamando turisti da mezza Europa (le presenze sfiorano ormai il milione, secondo le statistiche), ma anche nuovi lavoratori (camerieri, cuochi, commessi, impiegati), prima dal vicino Trentino e dalle valli bresciane, poi dal resto d’Italia, anche dal Della consistenza numerica della popolazione di Limone nei secoli scorsi si hanno soltanto occasionalmente dei dati, ad esempio: 485 nel 1493, 380 nel 1572, 460 nel 1593, 360 nel 1656, 350 nel 1667 (minimo storico), 506 nel 1693, 572 nel 1729, 722 nel 1741 in conseguenza del boom della produzione dei limoni. Tra Settecento ed Ottocento si assiste ad una forte variazione del numero degli abitanti: 619 nel 1766, 636 nel 1771, 549 nel 1807, 495 nel 1848, 527 nel 1863. Con i censimenti nazionali e i rilevamenti periodici degli Uffici comunali i dati assumono ufficialità: 698 nel 1901, 610 nel 1911, 532 nel 1921, 744 nel 1951, 831 nel 1961, 947 nel 1971, 989 nel 1981, 982 nel 1991, 1033 nel 2001. Il numero degli abitanti varia per natalità e mortalità, trovando motivo di calo più netto in occasione di epidemie (peste, tifo, vaiolo, colera, pellagra, etc.) e per movimento migratorio, con aumenti consistenti in casi particolari (ad esempio, per la presenza di guardie di finanza nel primi anni del Novecento) o di sviluppo dell’economia (ad esempio con l’affermazione turistica). Le famiglie più antiche di Limone sono i Girardi (1539), i Martinelli (1500), i Patuzzo (anche Patuci, Patuzo, 1510). 14 cominciato a frequentare l’asilo nido, aperto nel 2008, e la scuola materna; la scuola elementare, che a fine Novecento sembrava sulla via dell’esaurimento, non ha retto all’impatto: se ne sta costruendo una nuova. Molti sono gli studenti stranieri che frequentano le scuole di Riva, Arco e Gardone Riviera. Qualcuno ha cominciato a frequentare anche l’oratorio e la chiesa. Limone è cresciuto e cresce ancora. Non soltanto in numeri. Non soltanto per i nuovi cognomi dalla grafia insolita che si sono aggiunti e si aggiungono. E, pensandoci bene, alla fine possiamo dire senza possibilità di smentita, che a Limone siamo tutti ‘stranieri’. Limonesi vecchi e nuovi dobbiamo trovare il modo e la voglia di incontrarci, di parlarci, di capirci, di decidere insieme. Domenico Fava Meridione, poi da oltre confine. Il cambiamento ha coinvolto anche Tremosine, in particolare le frazioni più vicine a Limone (Bassanega, Ustecchio, Voltino, Vesio, etc.), dove molti hanno trovato una casa. Dalla seconda metà del Novecento si registra l’immigrazione di persone che hanno introdotto altri cognomi: Bettanini, Boschi, Fantinati, Fort, Marcheselli, Tombola, Usardi, Vela, tanto per citare alcuni esempi. Dopo la caduta del muro di Berlino sono arrivati nuovi immigrati stranieri, di varia nazionalità, per lo più al lavoro in alberghi ed imprese edili. Con la ricongiunzione di mogli e figli, all’ufficio anagrafe del Comune il numero dei residenti è così cresciuto repentinamente: 1099 nel 2004, 1117 nel 2005, 1104 nel 2006, 1128 nel 2007, 1125 nel 2008. I più piccoli hanno L’andamento demografico di Limone dal 2003 al 2008 Anno 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Maschi 526 546 551 546 557 557 Femmine 536 553 566 558 571 568 Totale 1062 1099 1117 1104 1128 1125 Nati 8 14 10 11 7 20 Popolazione straniera residente a Limone al 31 dicembre 2008 Albanesi Austriaci Danesi Finlandesi Tedeschi Britannici Iugoslavi Polacchi Rumeni Svizzeri Ucraini Ungheresi Croati Sloveni Bosniaci Moldavi Slovacchi Filippini 39 1 3 1 6 1 10 5 35 1 6 2 14 1 1 6 3 2 Indiani Rep. Dem Madagascar Marocchini Senegalesi Tunisini Argentini Brasiliani Totale 1 1 1 1 3 3 4 151 Gli stranieri residenti costituiscono il 13,42% della popolazione. (I dati sono stati forniti cortesemente dagli uffici comunali). 15 Morti 6 7 7 12 12 10 Immigrati 39 49 41 20 52 26 Emigrati 13 19 26 32 23 13 A seguito di questa bella presentazione della popolazione a Limone posso annotare che gli stranieri residenti sono ben inseriti anche in Parrocchia. Molti di loro sono cristiani anche se non cattolici e ben seguono i loro ragazzi che frequentano l’oratorio. Come si evince anche dagli articoli delle pagine seguenti, signorine straniere decidono di sposarsi religiosamente con nostri giovani. Anche gli amici di fede mussulmana trovano ampia accoglienza e spazio negli ambienti di svago che la parrocchia può offrire. don Eraldo È interessante raccogliere le storie dei ‘nuovi’ limonesi del Duemila. Sono storie che partono da lontano, da Paesi sconosciuti, da città e borghi dai nomi insoliti. Comincio con quelle di due donne, Marta e Veronica, storie semplici come le nostre, come altre che conosciamo, storie che hanno questa volta un lieto fine: entrambe stanno per sposarsi con limonesi. A loro porgiamo i nostri auguri più belli! (do. fa.) Dalla Polonia al Cristina Sono nata nel 1973 a Lubaczow, nel sud-est della Polonia. La mia era una famiglia modesta: il papà lavorava come infermiere in ambulanza, la mamma era casalinga, poi c’eravamo noi, io e tre altri fratelli; insieme accudivamo alla fattoria e alla campagna, allevando mucche, maiali e galline e coltivando grano, patate e verdure. Io ho studiato come infermiera, come due dei miei fratelli. Sono vissuta in Polonia fino al 1993 quando, vista la difficile situazione lavorativa che si prospettava, su suggerimento di una mia amica con la quale avevo studiato, ho deciso di venire in Italia. Prima sono stata a Roma, dove ho fatto la baby sitter presso una famiglia di medici, fino al 1997, per poi ritornare a casa. Dopo aver lavorato in un ambulatorio pediatrico, nel 2000 ho ripreso la via dell’Italia e, nel marzo, grazie ad un’altra amica polacca, Teresa, sono arrivata a Limone, dove sono stata indirizzata al lavoro presso l’albergo Cristina. Nonostante tutto mi trovavo bene, meglio che a Roma, dove mi sentivo più straniera. Ero occupata come cameriera ai piani e, con un gruppo di colleghe, avevo il mio compito quotidiano da svolgere per rifare letti e pulire stanze. A fine stagione sono tornata a casa, ma negli anni successivi, fino al 2004, ho avuto la possibilità di riprendere il lavoro ancora al Cristina. Nel 2002 ho conosciuto Lino. Abbiamo cominciato a frequentarci e, da allora, sono sempre rimasta a Limone, cercando nel frattempo di trovare un lavoro più consono alle mie attitudini e alle mie aspettative. Ho frequentato un corso per avere il riconoscimento del mio diploma di infermiera e, dal 2003, sono stata assunta presso l’Ospedale San Pancrazio di Arco, dove tuttora lavoro con mia grande soddisfazione. Nel gennaio 2010 mi sposerò con Lino, proprio a Limone. Qui mi trovo veramente bene. Marta Sopel Dall’Argentina alla Milanesa Sono nata nel 1978 a Buenos Aires, capitale dell’Argentina. La mia è una famiglia di emigrati: mio nonno materno era sloveno, la nonna tedesca, mio padre è di origini siriane. Sono la prima di tre fratelli. La mia mamma fa la bidella in due scuole comunali, mio padre lavora per il Comune e fa parte dei vigili del fuoco volontari. In Argentina stavo frequentando i due anni universitari, per economia e commercio, quando la crisi, iniziata nel 1999, mi ha fatto perdere il mio lavoro di segretaria in un ospedale privato. Così ho deciso di lasciare il mio Paese. Senza sapere una parola di italiano, il 7 marzo 2000 sono atterrata a Malpensa e sono arrivata poi a Limone. Il giorno dopo ho cominciato a lavorare all’hotel Caravel. Nel 2001 sono passata all’hotel Cristina, come cameriera di sala, fin quando nel dicembre 2004 ho conosciuto Giovanni e la sua famiglia. Da allora sono tornata a casa soltanto due volte. Io e Giovanni ci sposeremo nel dicembre 2010 a Limone. Lui e la sua famiglia mi hanno ben accolto da subito, nonostante le differenze che ci contraddistinguono. Guardando indietro, ammetto che ci sono stati momenti difficili, tanti, ma non mi pento e sono contenta di essere arrivata qui. Giovanni e la sua famiglia, come tanti altri limonesi, mi fanno sentire come a casa. Adesso ho due famiglie: una mia in Argentina e un’altra acquisita a Limone. Sono molto fortunata. Un grazie a tutti. Veronica Abraham 16 FESTA DEL DOLCE 2009 E’ diventata ormai una consuetudine verso la fine di novembre organizzare la “Festa del dolce”. Quest’anno, per diversi motivi è stata spostata al 7 e 8 dicembre, giorno dell’Immacolata. Dall’annuncio che don Eraldo ha fatto in chiesa due settimane prima è cominciato il passaparola. E, come sempre, hanno risposto tutti con calore e generosità. Domenica mattina, dopo la Messa, ho chiesto ad alcune giovani mamme se ci potevano dare una mano per la l’allestimento. E senza tanti problemi si sono presentate il lunedì pomeriggio e la sala Patuzzi si è trasformata in un laboratorio di pasticceria. E’ iniziato il via vai di gente che portava i dolci che venivano presi e confezionati. Tutto con molta semplicità e armonia. I limonesi sanno che queste sono le occasioni per dare una mano ai più poveri e la risposta ci lascia sempre piacevolmente stupite. La somma raccolta è di 1.618,00 euro. Sono già stati spediti a padre Antonio Berti, missionario comboniano, economo provinciale per il Centr’Africa. Gli abbiamo chiesto se fosse possibile utilizzare questi soldi per i bambini più bisognosi e commossa è stata la sua risposta. Penso non ci sia bisogno di aggiungere altre parole se non un grandissimo Grazie di cuore a tutti. Il gruppo solidarietà e tutti i collaboratori PREGHIERA DAVANTI AL PRESEPIO Signore Gesù, noi ti vediamo bambino e crediamo che tu sei il Figlio di Dio e il nostro Salvatore. Con Maria, con gli angeli e con i pastori noi ti adoriamo. Ti sei fatto povero per farci ricchi con la tua povertà. Concedi a noi di non dimenticarci mai dei poveri e di tutti coloro che soffrono. Proteggi la nostra famiglia, benedici i nostri piccoli doni, che abbiamo offerto e ricevuto, imitando il tuo amore. Fa’ che regni sempre tra noi questo senso di amore che rende più felice la vita. Dona un buon Natale a tutti, o Gesù, perché tutti si accorgano che Tu oggi sei venuto a portare al mondo la gioia. Amen Una borsa di studio a Kelly Montagnoli Kelly Montagnoli, laureatasi brillantemente con 110 e lode in Management commerciale turistico presso l’Università di Verona, è stata premiata lo scorso 29 novembre con una borsa di studio che la Fondazione Famiglia Legnanese ha messo a disposizione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano per il programma “Erasmus”. La cerimonia di consegna è avvenuta in occasione della “Giornata dello studente” presso l’Università Cattaneo LIUC a Castellanza (VA). A Kelly i nostri complimenti. 17 ni o n mb ... a S Co ra IL PRIMO VIAGGIO e nco l e a i n a DI COMBONI IN AFRICA Da parl Dopo l’interruzione di Ottobre in cui nella nostra rubrica abbiamo commemorato i 130 anni dalla consacrazione della Chiesa parrocchiale di Limone da parte del Vescovo Daniele Comboni, sulle orme del Santo, riprendiamo il racconto per rivivere i momenti più significativi della vita del Comboni usando le sue parole o quelle dei suoi “compagni” di viaggio. La partenza Comboni prese congedo dai suoi genitori a Limone il 3 settembre, dopo aver trascorso con loro due settimane. Qualcuno l’aveva sconsigliato di portarli a Venezia dove l’addio sarebbe stato molto più doloroso. Uno dei suoi compagni di viaggio, Angelo Melotto, così descrive il momento più solenne della partenza. quei suoi occhi scintillanti, con un volto che sfavillava il sorriso della carità – benedite, Signore questi figlioli, ma d’una larga benedizione e piena; fateli buoni davvero e che vi siano fedeli fino alla morte’. Poi rivoltosi a noi: ‘Dunque andate - soggiunse - in nome di Dio. Ricordatevi che l’opera alla quale vi consacrate, è opera tutta sua; lavorate quindi solamente per Lui. Amatevi e rispettatevi scambievolmente; siate concordi e unanimi in tutto. E la gloria di Dio, la sola gloria di Dio promuovete e intendete sempre: che tutto il resto è vanità. La vostra missione come Congedo di don Nicola Mazza “…4 settembre 1857 in Cantarane; N. 5 missionari… Inginocchiati che fummo ai suoi piedi: ‘Signore - disse il buon Vecchio, fissando al cielo 18 mi preparativi. E così mentre don Beltrame e don Oliboni si incaricavano al Cairo di fare le provviste per il viaggio, tre di loro, don Melotto, don Dal Bosco e don Comboni, approfittarono per fare un pellegrinaggio in Terra Santa. Si trattò di un vero pellegrinaggio e non solo di una semplice escursione. Risulta dal tono della lettera che Comboni scrisse da Gerusalemme e indirizzata al suo parroco di Limone: “Saprà che tre di noi siamo venuti a venerare i luoghi santificati dalla Passione e morte del Redentore”. Ma è soprattutto nelle lettere ai genitori dove il Comboni con accenti di viva pietà e devozione parla di questa esperienza: “… Ed eccomi, o carissimi, a darvi una breve relazione del mio viaggio in Palestina, ove dimorai per due settimane incirca. Oh la grande impressione, che mi fece Gerusalemme! Il pensiero che ogni palmo di quel sacro terreno segna un mistero, mi faceva tremare il piede… In Gerusalemme io rimasi sette giorni circa; gli altri gli impiegai nel viaggiare per diverse parti della Giudea e sempre a cavallo… (Scritti 27-131 passim, sempre ai parenti). Il viaggio a cavallo, anche per il sole torrido, riuscì estremamente faticoso, tanto che alcuni mesi dopo scrivendo egli dal centro dell’Africa dirà: “Ho saputo che lo zio vuole andare in pellegrinaggio in Terra Santa. Io lo sconsiglierei perché alla sua età (aveva 60 anni n.d.r.) non credo che possa sopportare le fatiche del viaggio”. v’ho detto sempre, voglio che sia sotto l’immediata protezione e tutela di Maria Vergine Immacolata, in memoria e onore del grande mistero testé definito e dell’apostolo delle Indie, San Francesco Saverio. Don Giovanni Beltrame sarà fin d’ora il vostro superiore immediato, dal quale in ogni cosa dipenderete; lui morto o assente sottentrerà don Oliboni e in terzo luogo don Angelo Melotto. A Khartoum rimanga come procuratore don Alessandro Dal Bosco. Detto questo ci abbracciò tutti e cinque, ed altro più non disse…” (Cenni storici sulla Missione Africana). Il tono delle parole diceva il clima di fede che si respirava nell’Istituto Mazza. E certamente con questo spirito i partenti si inginocchiarono a ricevere la benedizione del superiore. Salparono da Trieste il 10 settembre e dopo cinque giorni di navigazione sbarcarono nel porto di Alessandria, in Egitto. La Comunità Comboniana di Limone Pellegrinaggio in Terra Santa La partenza per il centro dell’Africa richiedeva ancora qualche settimana di tempo per gli ulti19 Una lettera e gli auguri di Suor Barberina Reverendo e carissimo don Eraldo e amici tutti di Limone Non so come ringraziare per la dimostrazione d’affetto e riconoscenza dimostratimi al momento della mia partenza da Limone. Non deve essere un addio, ma un arrivederci! Assieme abbiamo servito il Signore, lo abbiamo amato nei più piccoli e nei più bisognosi (anziani, ammalati, persone sole). Loro ci hanno dato molto, senza magari accorgersene! Il nostro cammino di fede deve continuare, anzi, crescere sempre di più. Limone è, in qualche modo, terra santa perché ha dato i natali al grande Apostolo dell’Evangelizzazione. Auguro a tutti tanto bene, una capacità forte di amore, di riconciliazione e di unità e pace vera. Restiamo uniti nel ricordo fraterno e nella preghiera. Con affetto e stima. Sr. Barberina Tutti abbiamo ancora nel cuore la figura di Suor Barberina che obbediente alle oculate proposte della Superiora Provinciale è entrata in questi giorni nella comunità delle suore comboniane di Padenghe sul Garda. Si era pensato di alleviare la sua presenza in parrocchia per favorire il suo cagionevole stato di salute e la rivediamo in un piccolo appartamento della locale parrocchia dove le Suore sono completamente dedite ad essa! Andremo presto a farle visita. don Eraldo Una brezza leggera Come un soffio di vento sei arrivata, una presenza leggera, piccina, tu, suor Barberina. Il tuo fardello hai portato nel nostro paesello, pieno d’amore, coraggio e umiltà, sempre di corsa, di qua e di là, per tutti con disponibilità. Come una farfalla sopra un grande prato, che accarezza e si appoggia sui fiori. Quante cose preziose ci hai donato! Poi tanti fiori del prato piano piano se ne sono andati. È arrivato l’autunno e tu hai ripreso il tuo ricco fardello, con il tuo dolce sorriso, volando qua e là, per l’ultimo saluto a questo paesello. Ora quei fiori rimasti mormorano: “Manca la farfallina...” ovvero tu, suor Barberina. Benvenuta a Suor Giuseppina Diamo il nostro benvenuto a Suor Giuseppina Scinzi, di Nogaredo (TN). Comboniana, dopo la sua esperienza in Etiopia, Austria e Germania, dove a Norimberga ha collaborato con il centro Caritas per gli emigrati, è giunta tra noi lo scorso novembre. La comunità parrocchiale le augura buon lavoro. Luisa 20 Signore Dio, ecco questa fiamma! Vergina Maria, accetta il mio lume! Ho acceso un lume a Te, o Dio, anche se offerto a Maria, tua Madre. È il mio modo di rivolgermi a Te ed a Lei, in questo momento, per esprimere il mio grazie ed i miei desideri, le mie angosce e le mie speranze. La mia vita ha sete di luce che mi guidi e mi conforti nelle oscurità, nelle pene di ogni giorno, ed anche nelle difficoltà di incontrare gli altri, di amarli, di comprenderli fino dentro il cuore. Il mio vivere vuol farsi luce, cioè segno di gioia, vuol farsi presenza delicata e silenziosa come questa fiammella, vuol farsi amore luminoso come il tuo amore, o Dio. Maria Santissima te lo dica per me e mi aiuti con la sua intercessione! O Luce benefica, riflesso della Luce di Cristo, sii benedetta: pur fra queste ombre, illumina il mio cammino e guidami più avanti, sempre! 21 Il Gruppo Alpini fra i terremotati dell’Abruzzo “Ricordare i morti aiutando i vivi” Il 6 aprile 2009 un terremoto di proporzioni devastanti ha colpito l’Abruzzo, in particolare la zona dell’Aquila e dintorni. Ha causato grossi danni alle cose e alle persone che si sono, all’improvviso, trovate senza niente in mezzo ad una strada e senza nessuna possibilità di sperare nel futuro. A livello nazionale è partita una grande gara di solidarietà verso le popolazioni colpite, subito per le operazioni di soccorso e quindi per la ricostruzione delle zone devastate, ma soprattutto per dare nel più breve tempo possibile un tetto a coloro che avevano perso tutto. Il Gruppo Alpini di Limone ha partecipato attivamente a questa gara di solidarietà e immediatamente un gruppo di sette volontari, alle ore 10 del 7 aprile, è partito per L’Aquila e appena giunto ha iniziato il lavoro di montaggio delle tende ministeriali per il ricovero delle popolazioni sfollate. Il gruppo ha lavorato fino al 10 aprile montando 120 tende ministeriali ed una grande struttura in acciaio per il ricovero delle persone. Il tutto in difficili condizioni ambientali dovute al disagio delle continue scosse telluriche e della carenza di attrezzature idonee in loco. Quindi dal 17 ottobre sino al 24 ottobre un altro gruppo di 12 nostri volontari è sceso in Abruzzo, nel paese di Fossa, per partecipare alla grande opera, voluta dall’Associazione Nazionale Alpini, per la costruzione di 32 appartamenti prefabbricati e di una casetta quale sede del locale Gruppo Alpini, da consegnare alla popolazione di Fossa entro la fine di novembre. Abbiamo dato una mano per le opere di finitura sia interne che esterne, abbiamo lavorato sodo conquistandoci la riconoscenza dei locali e dei responsabili della costruzione del villaggio. Abbiamo realizzato le canalizzazioni esterne, i marciapiedi in getto di cls e le murature di sostegno delle scarpate esterne. Alla nostra partenza fra la commozione generale ci è stata strappata una promessa di ritornare a dare ancora una mano. Dal 6 al 10 novembre un altro gruppo di 16 volontari del nostro gruppo, rispondendo alla richiesta dell’ANA, è partito ancora per Fossa dove si sono eseguite alcune opere di formazione dei sottofondi per i pavimenti nelle case, la costruzione di muretti di contenimento e la posa di alcune piante nei giardini all’esterno del villaggio. Infine, siccome il maltempo non ci aveva permesso di ultimare la formazione dei giardini esterni e la piantumazione delle piante, dal 5 all’8 dicembre un gruppo di 12 volontari del nostro gruppo è tornata al Villaggio ANA di Fossa dove ha portato a termine le operazioni di formazione dei giardini esterni. Ancora una volta il Gruppo Alpini di Limone ha dimostrato che il cuore dei limonesi è sempre pronto ad aprirsi alle richieste di chi ha bisogno, anche perché, oltre all’aiuto materiale con la partecipazione ai lavori, il nostro Gruppo, in collaborazione con la Commissione comunale Informagiovani, ha realizzato una iniziativa, detta “Limone con L’Abruzzo”, per una raccolta di fondi tra la popolazione. Questo ci ha permesso di consegnare, il 13 settembre, a Romano Micoli Presidente della Sezione di Salò “Monte Suello” un assegno dell’importo di Euro 25.000 (venticinquemila) che sono stati usati per la costruzione del Villaggio ANA di Fossa. Penso che il nostro Gruppo ancora una volta ha dato dimostrazione di quanto sia vero il motto: “Ricordiamo i morti aiutando i vivi”. Guido 22 Ecco come il pulpito della chiesa parrocchiale è finito a Montecastello Dai Comboniani di Brescia è tornato sul lago Lo scorso 8 settembre alcuni Limonesi hanno partecipato alla celebrazione della S. Messa presso il Santuario di Montecastello e con stupore hanno visto il pulpito che una volta era nella chiesa parrocchiale di San Benedetto a Limone, bene in esposizione con una etichetta commemorativa. Richiesto del perché fosse a Tignale, mi sono interessato a cercare una risposta e l’ho trovata sul giornalino dei Missionari Comboniani, n. 5, del maggio 1998, dove ho potuto leggere quanto segue: “Mercoledì 4 Marzo è arrivato a Brescia, trasportato da un camion, il pulpito che ai tempi del Comboni si trovava nella chiesa parrocchiale di Limone sul Garda e sul quale ha più volte parlato di Africa e di missioni il beato Daniele Comboni. Ecco come sono andate le cose. Il parroco di Limone, don Prospero Pedersoli (1924-1971), per saldare un conto con il falegname e restauratore Gabrieli di Tremosine, che aveva seguito alcuni lavori nella chiesa parrocchiale, ha venduto al Gabrieli stesso il vecchio pulpito, che era in pessime condizioni, perché ne ricavasse tavole da restauro. Ma, fortunatamente, il pulpito è rimasto nel magazzino per un trentina d’anni, sommerso da altro legname. Il farmacista di Tremosine, dottor Bano, parente dei tre missionari comboniani che portano lo stesso cognome e di Mons. Edoardo Mason, accortosi di questo prezioso cimelio, volle fare un omaggio ai Comboniani nella circostanza della beatificazione di mons. Comboni. Già nel 1995, in occasione della giornata missionaria a Tremosine, parlò con p. Lorenzo Gaiga, allora superiore della comunità comboniana di Limone, del pulpito e del suo desiderio di farlo restaurare per regalarlo ai Comboniani affinché fosse sistemato nel santuario del Beato Comboni, che dovrà sorgere a Limone. In attesa della costruzione del santuario, auspicato dalla popolazione di Limone come gesto di omaggio e di fede al loro illustre concittadino, il pulpito è gelosamente custodito nella casa dei Comboniani di Brescia”. È stato quindi così gelosamente custodito che dopo venti anni appare nel santuario di Montecastello perché pare che una volta arrivato dai Padri Comboniani a Limone, il precedente Superiore, Padre Berti, l’abbia ceduto al Parroco di Tignale. In attesa del così tanto auspicato santuario che tarda ad essere costruito si riaccende la speranza di rivederlo magari nel posto da dove era stato sottratto. Ai Limonesi interesserà poi? don Eraldo 23 Alla Rocca di Riva per la mostra dedicata ai capolavori sacri gardesani tra Sei e Settecento Martedì 27 ottobre un gruppo di parrocchiani ha partecipato alla visita promossa presso la Rocca di Riva del Garda in occasione della rassegna dedicata ai capolavori sacri gardesani tra Sei e Settecento. Tra le numerose opere esposte c’era anche la tela di Cristo crocifisso venerato dalla Vergine e dai santi Antonio da Padova, Bonaventura, Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e Gerardo Sagredo, di cm. 340 x 170, risalente al 1721, appartenente alla nostra Parrocchiale. Solo di recente, per merito di Alberto Rizzi, l’opera è stata riconosciuta al pittore friulano di nascita, ma veneziano d’adozione, Nicola Grassi. La visita, grazie alla guida messa a disposizione dal Museo Alto Garda, è risultata particolarmente interessante. Gli 80 anni del Gruppo Alpini di Limone sul Garda Il Gruppo Alpini di Limone ha festeggiato i suoi primi 80 anni. Costituitosi nel 1929 per iniziativa di alcuni commilitoni, il Gruppo è andato distinguendosi per le sue numerose attività. Quest’anno, in particolare, c’è stata grande attenzione nell’aiuto ai terremotati de L’Aquila, al cantiere di Fossa. Per festeggiare l’anniversario è stato stampato un opuscolo e sono state organizzate due serate sabato 21 e venerdì 27 novembre, quest’ultima con la presenza del coro Montecastello di Tignale, di Nelson Cenci e Giuseppe Briarava, reduci di Russia. 24 LE AREE MONTANE DI LIMONE CON I LORO ROCCOLI Antica fonte di sopravvivenza e di reddito integrativo Generalità I roccoli rappresentano l’emblema di una tradizione venatoria secolare e si possono definire come una componente caratterizzante del paesaggio, un patrimonio arboreo senza uguali, un elemento paesaggistico e tipo particolare di architettura vivente. Il termine “roccolo”, in lingua dialettale “ròcol” più o meno in tutta l’Italia del nord, pare derivi dal latino rotolu, diminutivo di rota (per via della sua forma circolare), ma c’è anche chi le attribuisce un legame con “rocca”, che in origine aveva il significato di “posto in alto e protetto”, quali sono per l’appunto nella maggior parte i luoghi dove sorgono i roccoli. In essi si pratica l’arte dell’uccellagione, che Schizzo di pianta di roccolo tale è onde sapientemente attirare gli uccelli nelle reti. Sono costituiti da strutture fisse per la adulti. Dopo aver eseguito tali rilevazioni, essi tesa di reti verticali, con al centro una torretta vengono nuovamente liberati. Ciò consente di detta in vernacolo “casèl del ròcol”, maschera- raccogliere nuove informazioni sullo stato di ta dalla vegetazione opportunamente disposta conservazione delle popolazioni dei migratori o viandanti del cielo. tutt’attorno. Ove ancora in attività, in questi impianti straor- Nelle vallate montane di Limone e territori limidinari, risultati dall’intreccio dell’ingegno umano trofi, all’inizio del secolo scorso erano molti i e dell’opera della natura, al giorno d’oggi ai roccoli mantenuti in attività, fra loro il roccolo soggetti catturati vengono rilevati i dati biome- del Pelus, il roccolo di Nèmbra, il roccolo della trici per scoprire da dove essi provengono e per Vecchia, il roccolo della Bròsa, il roccolo del capire l’età degli stessi, distinguendo dunque Degà, il roccolo della bocca Sospiri, per ricorpure per sesso gli esemplari giovani da quelli darne solo alcuni. 25 Aspetti scientifici I roccoli sono degli autentici monumenti arborei dove l’arte del giardinaggio, con la cura sapiente e attenta di anni di potature, modella le essenze legnose per creare passaggi, archi e finestre naturali, mentre il tutto si fonda in un unicum armonioso con la ricerca e conoscenza delle abitudini degli uccelli migratori. Essendo i roccoli strutture ove si tendono le reti, oltre alla scelta del luogo di passo, anche quella dell’utilizzo delle specie arboree era eseguita in modo oculato. In primis, per il loro impianto venivano individuati alberi che tra le loro caratteristiche annoveravano pure quella di “tenere le foglie” e cioè di perderle se non nell’autunno avanzato, al fine di non andare a depositarsi nelle reti ad ogni folata di vento, rendendo quest’ultime più visibili e quindi meno efficaci per la cattura dei migratori, e affinché non venisse causato un maggiore e laborioso impegno per la pulizia delle reti stesse. Nonché alla presenza del genere sorbus (pasture) con svariate specie baccifere ad alto valore trofico e quindi Attualmente, dei roccoli summenzionati le uniche strutture che non hanno subito il degrado causato dall’abbandono e dall’usura del tempo sono quelle del Roccolo della Bròsa, che, grazie a un paziente e appassionato recupero conservativo messo in atto dai proprietari, seppur non più funzionante come roccolo, si presenta con un ben conservato impianto di mura di cinta, che fanno da sostegno al piano del roccolo, e con un casello completamente ristrutturato. Per doverosa informazione si rammenta che negli anni ‘30 del secolo scorso, fu inaugurato l’Osservatorio Ornitologico del Garda sotto la direzione del Dott. Antonio Duse, il quale fu uno dei pionieri dell’ornitologia in Italia e precursore gardesano del collegamento tra scienza e cattura. La stazione che fu la prima a essere aperta in Europa meridionale e chiusa a causa del secondo conflitto mondiale, è stata recentemente riattivata al Passo di Spino. Da: I roccoli della bergamasca 26 Conclusioni Con questo breve scritto si auspica che i roccoli, anche se in numero ristretto, continuino a vivere e operare, acciocché un tale patrimonio arboreo, architettonico, culturale e storico non sia mai dimenticato e possa essere tramandato a tutti quelli che attendono di affacciarsi al tempo che verrà. Per chi volesse approfondire storicamente l’argomento si rimanda alla pubblicazione di G. Battista Angelini, “La discrizione dell’uccellare col roccolo”, edita nel 1724. Col trascorrere del tempo, la funzione dei roccoli è andata via via mutando. Venuta meno la cattura a scopo di sopravvivenza, ai giorni nostri nei roccoli ancora funzionanti viene praticata l’attività di inanellamento a scopo scientifico delle varie specie avifaunistiche in cooperazione con l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e, a livello Europeo, con l’EURING, per lo studio e la ricerca ornitologica sul fenomeno delle migrazioni, in sintonia con la tutela dell’ambiente e con la conservazione della natura. A scopo istruttivo, si invita a visitare l’Osservatorio Ornitologico di Arosio nel Comasco e il roccolo Anesa in Ganda nella Bergamasca, stazioni di inanellamento a scopo scientifico visitate da appassionati e studiosi da tutto il mondo. Interessante risulterebbe il poter effettuare un intervento di recupero conservativo su qualcheduno dei roccoli in agro al Comune di Limone sul Garda e citati in premessa. Talché da restituire alle attuali selve degradate dei vecchi impianti e agli antichi ruderi in pietra dei caselli dei roccoli, un rinato interesse, per costituire così un’area museale naturale all’aperto con annesso arboreto tematico, onde consentire applicazioni e osservazioni botaniche-ornitologiche, mirate ad un utilizzo didattico-scientifico e turistico-ambientale. con spiccata funzione attrattiva per l’avifauna, le specie di piante più frequenti nei roccoli sono costituite in modo precipuo dal carpino bianco, dal faggio, dal frassino, per citarne solo alcune e non di rado dalla roverella, specie quercina di cui per facilitarne il riconoscimento dalle altre si riporta il suo doppio nome scientifico (Quercus pubescens o Quercus lanuginosa), la quale è un tipo di quercia che, pur essendo caducifoglia, tende anch’essa a perdere le foglie solo nella tarda stagione autunnale. Nelle bresciane tipiche della pianura, con uguali finalità e strutture analoghe ai roccoli, troviamo pure altre essenze latifoglie come olmi, bagolari, aceri e, non da ultimo, tigli e ancora querce. Richiami letterari Come narrano gli antichi, a volte i roccoli venivano “ritagliati” in un nemus (bosco), magari attuando qualche particolare rito per propiziarsi il genius loci (il genio o spirito del luogo), ma mai ricavati in un lucus (bosco sacro), termine quest’ultimo che comunque non fa riferimento alla espressione latina “Lucus a non lucendo” (il bosco si chiama lucus perché non vi penetra la luce). Per gli appassionati di pittura, si segnala un particolare dell’affresco etrusco sulla tomba della caccia a Tarquinia (VI sec. a.C.), che rappresenta una scena venatoria con cattura di ornitofauna. Trattando di “roccoli e bresciane” e quindi di uccellande (ossia luoghi di cattura degli uccelli), Templi dell’uccellagione o aucupio (presa degli uccelli con le reti), agli amanti della letteratura possono rievocare i versi di Niccolò Machiavelli quando scrive: “…partitomi del bosco, io me ne vo ad una fonte, e di quivi in un mio uccellare…” (uccellanda). Inoltre, com’è noto a chi frequenta la montagna, i roccoli sono posizionati il più delle volte a ridosso di valichi o dossi dai quali si può dominare sulle bellezze del fondovalle e qui corre l’obbligo di rammentare un passo dell’“Adelchi” di Alessandro Manzoni, che così recita: “…vedea nel pian discorrere / la caccia affaccendata…”. Luigi Dagnoli 27 L’Annunciazione allestita nella limonaia del Castel (a cura del laboratorio didattico dell’artista Mario Mori). Con l’augurio che il desiderio di un Paese più semplice e più vero si avveri apriamo uno sguardo speranzoso verso il 2010 BUON ANNO don Eraldo 28