VITA
PARROCCHIALE
di Limone sul Garda
Numero 21 - Dicembre 2009
Buon Natale
1
Anagrafe parrocchiale
dal 21 settembre 2009 al 16 dicembre 2009
Andrea Antonio Vittorio Martinelli,
11 ottobre 2009
Cristian Venturini, 11 ottobre 2009
Battesimi
Federica Bottino, 11 ottobre 2009
Ambra Rodella, 8 novembre 2009
Matilde Maria Rodella, 8 novembre 2009
In attesa della Risurrezione
Bonifacio Leivi Bertera,
28 novembre 2009
Domenico Cornetti,
2 ottobre 2009
Natale 2009 - Capodanno 2010
Mercoledì 23 Dicembre 2009
Ore 16.00-19.00:Confessioni nella chiesa parrocchiale;
Giovedì 24 Dicembre 2009
ore 24.00: Solenne Santa Messa di Mezzanotte accompagnata dal Coro parrocchiale.
Venerdì 25 Dicembre 2009 - Solennità del Santo Natale
ore 8.30: Santa Messa;
ore 10,30: Santa Messa solenne accompagnata dal Coro parrocchiale;
ore 18,00: Santa Messa.
Sabato 26 Dicembre 2009 - Santo Stefano
ore 10,30: Santa Messa,
ore 18: Santa Messa.
Giovedì 31 Dicembre 2009
ore 19.30: Santa Messa solenne di Ringraziamento col canto del Te Deum laudamus.
Venerdì 1 Gennaio 2010 - S. Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria
ore 8,30; 10,30; 17: Sante Messe.
Mercoledì 6 gennaio 2010 - Epifania del Signore
ore 8.30: Santa Messa;
ore 10.30: Santa Messa con Solenne Benedizione dei bambini;
ore 17.00: Santa Messa
Parrocchia di San Benedetto
Via Fontana, 19 - 25010 Limone sul Garda - Tel. 0365.954017 - [email protected]
I numeri precedenti del giornalino parrocchiale si trovano all’indirizzo Internet:
www.visitlimonesulgarda.com/la nostra comunità/parrocchia e oratorio
In copertina: Il presepio allestito nella Chiesa di S. Benedetto.
Un particolare grazie a quanti hanno collaborato.
2
Il saluto del Parroco
Cari Limonesi,
LUCE CHE BRILLI NELLE TENEBRE
il Natale è ormai alle porte e mi pare che a
Limone sul Garda non ci siamo preparati a celebrarlo nella gioia. A Natale la Luce sconfigge le
tenebre e la vita trionfa sulla morte. Vorrei tanto
che si aprisse uno spiraglio in tutti noi che quali
mendicanti di speranza dovremmo spogliarci di
noi stessi e umilmente dovremmo chiedere alla
potenza e all’amore di Dio di lasciare in disparte
i nostri capricci e di accendere dentro di noi una
speranza viva.
Presentiamoci quindi con molta umiltà dinanzi
al Bambino Gesù e chiediamogli che ci aiuti a
purificare i nostri cuori da tutti i nostri egoismi
che lo ingombrano. È l’augurio che di tutto
cuore vi porgo.
Luce che brilli nelle tenebre,
nata dal grembo di una Vergine,
spogliaci della nostra notte
e rivestici del tuo chiarore diurno.
Maria, talamo di Dio,
imploralo perché i tuoi fedeli
non ottenebrati più dalla colpa
risplendano di virtù.
Fulgidissimo sole di giustizia,
nato dalla santa Vergine,
col tuo splendore illumina
le tenebre della nostra colpa.
O Signora, Madre castissima
del sole che sorge, fà
che tramonti del tutto la vita vecchia
e quella nuova si avanzi.
Gli assenti
(a Betlemme e a Limone sul Garda)
O Signore benigno, che crediamo
Nato da una Vergine,
questa fede ci guadagni
la remissione dei peccati.
Nel Vangelo di Luca si legge “verranno da
oriente, da settentrione e da mezzogiorno e
siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco
alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni
tra i primi che saranno ultimi” (Lc. 12, 29-30).
In realtà i soli personaggi presenti alla grotta
di Betlemme, oltre a Maria e Giuseppe, sono i
pastori e i Magi. Molti sono gli assenti. Assenti
sono i farisei, gli scribi, i politici, i mercanti, i
militari. Assente è Erode. In lui mi pare di vedere l’assenza dei molti Limonesi che temono
di perdere il proprio potere quando un nuovo
Nascendo a noi da una casta
Madre, o giorno senza fine,
confortaci di luce inesauribile
e tieni lontana la notte della colpa.
Anselmo d’Aosta
3
signore si affaccia, sia pur esso un Bambino il
cui regno non è di questo mondo.
I mercanti assenti siamo noi col nostro attaccamento all’avere e al fare. Gli scribi, conoscitori
delle dottrine e delle leggi, siamo noi col nostro
attaccamento alla conoscenza razionale che
diventa difesa nei confronti di qualsiasi apertura.
I politici assenti del giorno d’oggi sono quelli
che si fanno scudo del consenso avuto, magari
con tante promesse, ed ottenuto con sottili
calcoli ed intrighi. I militari d’oggi assenti sono
quelli che asserviti al potere non si impegnano
a ristabilire la logica della legge. I farisei assenti
siamo noi prigionieri di un ossequio formale a
chi ci garantisce quanto un giusto convivere ci
darebbe. Siamo noi che creiamo quella mafia
che tanto aborriamo nel sud. Assenti sono quei
sacerdoti che si schierano con il potere e non
con la verità, la giustizia, la correttezza.
Assenti siamo tutti noi che per motivi diversi o
siamo sordi, in quanto non riusciamo a captare
il messaggio dell’angelo, come fanno i pastori,
o siamo ciechi, in quanto non riusciamo a vedere la stella, che guida i Magi alla grotta della
nascita.
Per fortuna anche a Limone ci sono alcuni
pastori e magi, pochi ma buoni.
don Eraldo
Per il Vostro contributo si può:
- rivolgersi direttamente al Parroco;
- deporre la propria offerta nella Chiesa Parrocchiale;
- effettuare il versamento sui seguenti c/c, intestati alla Parrocchia:
- Bancoposta: c/c n. 52730405;
- Cassa Rurale di Arco: c/c n. 07309577;
- Banco di Brescia: c/c n. 6333;
- BCC del Garda: c/c n. 160813/84.
4
Il prossimo numero
di Vita Parrocchiale
uscirà per
Pasqua 2010.
Chi desidera invii
articoli
entro il 15 marzo 2010
Una riflessione sul Natale
Felicità e grazia! È Natale!
Gesù è il tuo Natale. Ancora si ripete ma mi sorprende sempre. Sono lieto di ammirare ancora
nel tempo le grandi meraviglie del Tuo amore.
Ciò nonostante un intreccio di domande “adulte” si impadronisce della mia mente: riaffiorano
i sempre verdi “perché” e l’immancabile “com’è
possibile”?
Perfino la “ragazza liberata nell’Amore” ha
espresso quest’ultima interrogazione all’angelico inviato. Presto si capirà che l’uomo non
può tutto ma Dio sì. Allora si spalanca il cielo
e scende luminosa l’effusione del Padre eterno.
Così, ecco la Madre e il Bimbo, il “sì” e l’evangelica Parola, la Vergine e l’Immacolato. È
Natale! Le mie domande svaniscono con quelle
di Maria. Scende il silenzio. Tutto tace. Gli occhi
si spalancano alla divina visione e la bocca si
schiude in atteggiamento sorpreso. Trepido
nell’attesa.
Gesù, non basta una vita intera a soddisfare la
domanda di Te.
Il mondo, il tempo e lo spazio siderale non
possono contenere la meraviglia e lo stupore
provocati dalla Tua Incarnazione: come comprendere il Tuo essere da sempre e per sempre
incarnato nella più fragile delle creature!?!
Grazie, Gesù, perché col Tuo Natale ci riveli
che abbiamo un Padre e che da Lui siamo stati
creati e voluti e un giorno ci ricomporrà tutti in
Lui nella pienezza della vita e dell’amore.
È Natale, che bello!
Gesù, sei irresistibile: attrai, conquisti i cuori,
sconvolgi le menti, sconcerti, ammicchi e accogli; un Figlio di re che comanda e bisbiglia, che
turba, abbraccia e dà pace.
Ti vedo, Gesù, ti vedo!
Ti presenta Maria, Tua madre.
Lasciati vedere, Gesù, non nasconderti.
Sono perso senza Te: freddo, buio, solitudine
mi assalgono. Come un “bartimeo” sulla strada
della sopravvivenza feriale, grido a Te il desiderio di Te e della Tua salvezza.
Non mi sei mai sufficiente, Gesù mio, Signore!
ConoscerTi, amarTi, servirTi, ascoltarTi, seguirTi, contemplarTi, cercarTi e ancora… conoscerTi, amarTi, servirTi… sono il mio imperituro comandamento, il mio anelito presente.
La trasparenza di questo giorno santo imprima
nel profondo delle mie pupille la luce divina
affinché la bellezza e l’avvenenza di Dio, mistero
dei misteri, rimanga indelebilmente attuale.
Gli occhi dell’anima mia, Gesù, intimi e segreti,
vedano il vero Tesoro del tempo e dello spazio,
del trascendente e dell’eternità così da commuoversi per tanto stupore.
Scalda il mio cuore, Gesù, scalda il mio cuore,
non lasciarlo in balìa dei miei gelidi “perché” o
“come è possibile”, piuttosto ininterrottamente
gioisca del calore della Tua presenza, del Tuo
affetto, della Tua tenerezza e del Tuo amore
infinito e inesauribile.
È Natale! Gloria a Dio e pace a tutti e a tutto.
don Piero Bonetta
5
Nelson Cenci a Limone
Una serata straordinaria
Venerdì 27 novembre, per l’80° del Gruppo Alpini, è stato ospite a Limone Nelson Cenci, reduce
di Russia, immortalato nelle pagine di Mario Rigoni Stern. È stato un incontro veramente unico,
che non ha avuto purtroppo largo seguito nella popolazione nonostante fosse stato pubblicizzato
per bene. L’amico Rudy ha voluto scrivere alcune sue personali considerazioni su quest’uomo
che, con la sua semplicità e nonostante i suoi novant’anni, sa incantare chi lo ascolta.
Minuta sull’amico Nelson
Cosa posso dire di questa grande persona?
-che vive per i suoi alpini;
-ha sempre curato e operato i poveri gratuitamente;
-ha donato il terreno per la chiesa degli alpini
sul Monte Orfano;
-è scrittore (a lui si devono i testi sulla tiroide;
per questo è docente universitario), è poeta, è
cantore;
-lavora in azienda come e più di tutti;
-produce un vino eccezionale e le grappe, fatti
da lui in persona;
-ha sempre coltivato l’orto personalmente;
-ama la natura e gli animali
ED HA SEMPRE AIUTATO TUTTI.
Nel 1981 attraverso la conoscenza della figlia
Giuliana conosco anche il di lei padre Prof.
Cenci Nelson, allora Primario Chirurgo del
reparto Otorino dell’Ospedale Civile di Varese e
della Clinica La Quiete e con studio in Milano,
in Foro Bonaparte, e ne rimango magnetizzato per le sue qualità superiori nonché per
la sua modestia. Dal nostro incontro nasce
una collaborazione che si sviluppa tutta alla
“BOSCAIOLA”, azienda vitivinicola situata a
Cologne Bresciano, in Franciacorta. Azienda
voluta dallo stesso, subito dopo la guerra, per
stare con i suoi alpini del Vestone, reduci della
Campagna di Russia. In questa azienda, che
può ospitare sino a 240 invitati, ho vissuto a
fianco del Prof. nove anni, partecipando alle
vendemmie con i suoi alpini, alle tre grandi
feste annuali, divise in: quella dedicata agli alpini
reduci con in primis il Peppino Prisco e Mario
Rigoni Stern, etc., quella dedicata ai chirurghi
di mezzo mondo, da Christian Barnard, etc. e
a quella delle celebrità: Mike Bongiorno, etc,
quasi tutti suoi fans.
P.S. Questo è poco; ci vorrebbe un libro per
parlare del “PROFESUR”, come sempre l’hanno chiamato i suoi alpini più vicini: il Primo di
Vestone, il Celesto, il Gino Bella, il Beppe, il
Zanzibar e le migliaia che venivano in visita da
tutta Italia.
Rudy
Ad Albes
per incontrare
padre Sebastian
Venerdì 11 dicembre 2009 un folto gruppo di
parrocchiani ha partecipato al viaggio organizzato ad Albes (BZ) per incontrare padre
Sebastian, per molti anni celebrante nella
nostra parrocchiale. Nell’occasione gli è stata
donata una stola. Il viaggio è proseguito con il
mercatino natalizio di Bressanone, il pranzo e,
nel pomeriggio, la visita della bellissima abbazia di Novacella.
6
Una gita a Bressanone
Un’interessante esperienza culturale e religiosa
Venerdì 11 Dicembre 2009 con una delegazione di altri 43 parrocchiani sono partita con
il bus alle 8 del mattino per andare a trovare
Padre Sebastian, il “Comboniano” che per
parecchio tempo ha svolto la sua missione presso la nostra comunità, con umiltà e discrezione,
lasciando un caro ricordo nei nostri cuori.
Dopo una breve sosta all’autogrill siamo arrivati
al paesino di Albes, vicino a Bressanone, dove
il Padre ci attendeva.
Ci ha subito mostrato la “sua” nuova Chiesa,
non molto grande ma con bellissime statue. Era
circondata da un piccolo cimitero le cui tombe
avevano splendide croci in ferro battuto.
Padre Sebastian ha ricevuto l’incarico di parroco anche in un altro piccolo paesino di nome
Sarnes.
Gli abbiamo consegnato una stola a ringraziamento del lavoro svolto presso la nostra comunità e si è emozionato.
Ci ha raccontato che le funzioni religiose
sono prevalentemente in lingua tedesca con
una discreta partecipazione, la quale aumenta
durante la funzione del “Rorate”, la Novena per
l’Avvento. Mi ha colpito il fatto che nel Duomo
di Bressanone detta cerimonia venga celebrata
alle 6.30 del mattino con numerosi partecipanti.
Padre Sebastian ci ha accompagnato nella vicina Bressanone dove abbiamo visitato il Duomo,
una Chiesa riccamente abbellita da marmi e
stucchi in oro, stile barocco.
Lo stile di alcuni altari mi ricordava quelli della
nostra Chiesa parrocchiale, ed in effetti ho
scoperto che erano opera della stessa ditta
Benedetti di Brentonico.
Adiacente il Duomo vi erano un bellissimo chiostro affrescato e la Chiesa parrocchiale di S.
Michele dove di fronte al quadro del Santo Josef
Freinademetz erano accesi numerosi lumini.
Questo Santo è salito agli onori degli altari lo
stesso 5 ottobre 2003 in cui è stato santificato
Daniele Comboni. Ricordo ancora a Roma in
Piazza San Pietro i tanti fedeli tirolesi in abiti
tradizionali.
Dopo una passeggiata tra i mercatini di Natale
siamo andati all’abbazia di Novacella, famosa
per la sua ricca biblioteca con volumi antichissimi scritti a mano e arricchiti dai dipinti dei
monaci.
L’abbazia fu sede dell’Ordine Agostiniano dal
1142, offrì ricovero ai pellegrini in viaggio verso
la Terra Santa e fu un importante centro culturale e spirituale noto in tutta Europa.
Ancora oggi boschi, campi, vigneti, convitto,
centro convegni e la cantina garantiscono
all’Abbazia la sua indipendenza economica.
Aiutati anche dal clima, che non era particolarmente freddo, abbiamo trascorso una bellissima
giornata che ci ha arricchito culturalmente e
spiritualmente.
Paola Peluchetti
7
Il coro, il gruppo dei lettori, i chierichetti
di tanto in tanto impegnarsi a seguirlo. A molti
piace il suono dell’organo? Perché non pensare
di apprenderne l’arte!
Che bello se ad ogni Messa non si dovesse ricercare tra i banchi chi magari arriva in ritardo per
affidargli la lettura dei brani biblici! Che bello se
ad ogni Messa qualcuno si fosse già preparato
alla lettura appropriata. Molto semplice: basta
formare un gruppo di lettori pronti ad intervenire ad ogni Messa e svolgere quel ruolo importantissimo di annunciatori ed interpreti della Parola di Dio.
Che bello se ci fosse un gruppo di ragazzi e ragazze col gusto di servire all’altare come chierichetti! Molto semplice. Già mi si è presentato
un Signore disposto a seguire il gruppo dei chierichetti, chiamati anche ministranti. Li vedremo
presto all’opera.
Tutto sarebbe molto semplice se non ci si aspettasse sempre dagli altri quello che non si vuol
fare personalmente.
don Eraldo
Anche quest’anno il coro parrocchiale sta preparando i canti in occasione del Natale e dell’amministrazione dei Sacramenti della Prima Comunione e della Cresima. Procederà in seguito a
preparare i canti per la Pasqua. Nuovi elementi
si sono aggiunti a completare quegli spazi vuoti lasciati dai signori Sergio, Alberto, Angelo,
Franco, Gabriele e dalle signore Raffaella, Anna
e Carla. Grazie ai nuovi, Alessio, Daniel, Nicolas, Valentina, Maria e Alessandra, si è potuto
mantenerlo.
La Parrocchia è ben contenta che un gruppo
o più gruppi si dedichino al canto liturgico per
accompagnare le varie festività. Se ci fossero
più persone che si prestano si potrebbero preparare bene tutte le funzioni liturgiche. C’è chi
ama i canti in latino? È molto semplice: basta
accordarsi col Signor Silvio e cominciare a fare
le prove del canto della messa ‘De angelis’, del
‘Te Deum’, del ‘Tantum ergo’, del ‘Rorate coeli’
e così via. Se qualcuno ama i canti per i ragazzi è molto semplice: basta animare il gruppo e
Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Daniel Aduok, Vescovo ausiliare di Khartoum, in occasione dei 130 anni di
consacrazione della Chiesa Parrocchiale, 11 ottobre 2009
8
La visita del Papa a Brescia
Domenica 8 novembre 2009, di buon mattino,
con un gruppetto di limonesi, tra i quali anche
alcuni giovani, raggiungo Brescia per assistere
alla Santa messa celebrata dal Santo Padre. Le
vie del centro storico sono già affollate di tante persone, quasi tutte riparate da un poncho
antipioggia giallo distribuito dai circa 2000 volontari presenti sul posto. Il tempo, purtroppo,
non è clemente, un po’ di vento e pioggia ci
accompagneranno per tutta la mattinata.
L’altare è allestito davanti al Duomo e tantissimi
sacerdoti attendono, con il loro ombrello giallo,
l’arrivo del Santo Padre. Siamo tutti infreddoliti,
ma anche molto emozionati.
Il Pontefice arriva all’aeroporto di Ghedi alle
9.35. Poi, a bordo della “papamobile”, raggiungerà la Parrocchiale di Botticino Sera, dove
riposano le spoglie mortali del parroco don
Arcangelo Tadini, beatificato dallo stesso Benedetto XVI nell’aprile scorso.
Verso le ore 11, dopo aver pregato alla stele
che ricorda la strage di piazza Loggia, raggiunge
Piazza Paolo VI dove, davanti a circa 12.000
persone, celebra l’Eucaristia.
C’è molto silenzio; con molta meditazione,
ascoltiamo le parole del Santo Padre che ci riempiono il cuore. Alcuni maxischermo, posizionati ai lati delle piazze, ci
aiutano a vivere un po’ più
da vicino questo importante momento liturgico.
Durante l’omelia, il Papa
ci invita ad avere il coraggio della fede, a non vergognarci di essere cristiani, a portare dunque una
testimonianza di amore e
di fiducia a chi ci circonda.
A conclusione della mattinata il saluto toccante e la
Benedizione agli ammalati
riuniti all’interno del Duomo.
Tra di noi c’è gente di tutte
le età, ci sono operai, imprenditori, politici e religiosi, tutti nelle stesse piazze,
sotto la stessa pioggia con
gli stessi poncho gialli immersi nella preghiera e
nella meditazione.
Personalmente mi ha molto impressionato vedere tantissimi giovani, più di quanti spesse volte
ne vediamo ai concerti o allo stadio, sventolare
con tanta gioia le loro bandierine gialle, ascoltare in silenzio le parole del Papa, cantare e pregare con lui.
Ci raggiunge anche Suor Barberina, che segue
con noi la Santa Messa e ci incarica di portare
tanti saluti a tutti.
Il pomeriggio del Pontefice sarà dedicato alla visita, a Concesio, della casa natale di Paolo VI
con l’inaugurazione della nuova sede dell’istituto
Paolo VI e la consegna di un premio alla rivista
dell’Istituto. Verso le sette di sera, il Papa, un po’
stanco, lascerà Brescia.
Sembra che più di 80.000 persone abbiano seguito calorosamente il Santo Padre durante il
viaggio nel cuore di Brescia, che più volte ha
trasgredito al protocollo fermandosi a parlare,
accarezzare e stringere le mani a tutti i presenti
e soprattutto ai ragazzi e ai bambini.
Il nostro rientro è sereno, con un po’ di gioia in
più nel cuore e una bella esperienza da raccontare alle nostre famiglie.
Carla Risatti
9
Il cristiano e la politica
è STATO IL TEMA DEGLI INCONTRI DI CATECHESI PER GLI ADULTI
ti dall’industrializzazione, dai poteri assolutistici,
che limitano la libertà, ma anche dal capitalismo
sfrenato, dalla finanza speculativa che vede rinnovate forme di ingiustizie sociali, ideologie tecnocratiche e l’emergere di nuove problematiche
legate alla vita con la biotecnologia.
Ogni enciclica evidenzia più un aspetto rispetto
ad un altro ma le si possono capire nel loro
insieme nel Compendio della dottrina sociale
della Chiesa (2004), che percorrendo i centocinquant’anni di cammino della Chiesa ne coglie
anche ‘la coerenza dell’intero corpus dottrinale’
(Caritas in veritate al paragrafo 12).
Ed è infatti sulla coerenza nell’amore e nella
verità che il cristiano è chiamato a sviluppare
un suo senso della politica, poiché le istituzioni
da sole non bastano per tutelare lo sviluppo,
la libertà, il progresso dell’uomo. Così Papa
Ratzinger sottolinea quanto lo sviluppo umano
integrale sia anzitutto vocazione e, quindi, comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti, non è abbastanza vedere
l’altro, insiste, è importante riconoscere in ogni
‘Cristiani; uscite dalle sagrestie, impegnatevi
nel sociale, impegnatevi in politica in nome
dell’amore e della verità’. Questa frase può
essere il filo conduttore delle quattro serate,
quattro mercoledì del mese di novembre 2009,
dove sacerdoti ed esperti sono intervenuti a
Campione (grazie all’invito dei parroci della
nostra zona) a parlare ai cristiani dell’Alto Garda
Bresciano.
Sono stati momenti di preghiera ma più che
altro di riflessione su cosa sia in effetti la dottrina sociale della Chiesa. Il cristiano deve uscire
dall’ambito ristretto della sagrestia, non è abbastanza pregare, bisogna saper ‘vedere’, ‘capire’,
‘giudicare’ ma più di tutto ‘agire’.
I discorsi proposti con video e power point
erano abbastanza articolati e spiegabili attraverso le diverse encicliche che fin dalla prima, la
Rerum Novarum del 1892 di Leone XIII, i vari
Pontefici nella storia danno una lettura politica
‘dei segni dei tempi’. In ogni enciclica la Chiesa
esprime un suo momento critico rispetto ai
cambiamenti sociali politici ed economici causa-
COMPENDIO DELLA
DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
10
persona l’immagine divina, quindi ogni persona
va rispettata, amata e curata. Solo vedendo in
ognuno di noi l’aspetto divino possiamo anche
venire incontro all’altro e cercare di capirlo.
Alla Chiesa non deve solo interessare la catechesi bensì deve scrutare i segni dei tempi per
promuovere una solidarietà e fraternità universale ‘in difesa del regime di libertà’ dove ogni
essere umano possa esprimere a pieno ‘la totalità della sua persona’; uno ‘sviluppo autentico’
deve tener conto ‘di tutti gli uomini e di tutto
l’uomo’ (paragrafo 18 Caritas in Veritate).
Il Pontefice, ci viene spiegato, nella sua enciclica, riprende i punti salienti dell’enciclica di Papa
Paolo VI del 1967, la Populorum progressio,
che Benedetto XVI trova di grande attualità e ne
dà una interessante rilettura nel capitolo primo
intitolato ‘Il messaggio della Populorum progressio’. Quindi la Chiesa, quella che auspica
Papa Benedetto XVI, la diocesi di Brescia con
la sua nuova Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico (SFISP), un biennio di
specializzazione per i giovani dai 18 ai 35 anni,
invita i cristiani ad un impegno vero che rifletta
concretamente su discorsi di teoria politica,
sull’etica, sulla sussidiarietà, la solidarietà, la
democrazia e le democrazie che tengano conto
dei vari modelli storici.
Il Pontefice parla di fraternità e giustizia fra i
popoli di ‘decolonizzazione’, denuncia forme
nuove di ‘neocolonialismo’ e parla di ‘reciprocità’ e di attenzione verso culture e religioni diverse che non dovrebbero omologarsi alla visione
del mondo dei ‘Paesi egemoni’, ma che devono
essere rispettate nelle loro differenze (paragrafo
33 Caritas in Veritate).
Poiché ‘l’uscita dall’arretratezza economica,
un dato in sé positivo, non risolve la comples-
sa problematica della promozione dell’uomo’
(paragrafo 23). La globalizzazione è anche
un’occasione di ‘interdipendenza planetaria’
che ci chiama ad una nuova forma di fraternità
(paragrafo 33).
La Chiesa e il cristiano devono fare un salto di
qualità verso la razionalità; per uno ‘sviluppo
vero’ bisogna fare una ‘riflessione profonda’,
bisogna diventare ‘uomini di pensiero’ votati
alla ricerca di un ‘umanesimo nuovo’ (paragrafo
19).
È come se il Pontefice invitasse il cristiano a
pensare, a documentarsi e studiare di più per
farsi più partecipe di una carità fraterna universale. Ogni pensiero filosofico teorico che ci
piaccia o meno nasce da uno specifico contesto
sociale che ha bisogno di essere capito.
Forse anche in un contesto sociale come quello
limonese potremmo riflettere di più sulle parole
del Padre della Chiesa cattolica dalla sua accessibilissima lettera Caritas in Veritate 2009,
prendere in mano le varie encicliche, leggerle,
basterebbe il Compendio o l’ascolto di qualche
lezione proposta dalla SFISP (disponibili su
Internet nel sito della diocesi scaricabili come
pdf ma anche su MP3).
È come ripercorrere la storia da un punto di
vista cristiano. Queste encicliche quelle di oggi,
ma anche quelle di ieri, insistono sul fatto che
il cristiano non può essere indifferente di fronte alla realtà che lo circonda. Deve intervenire
con coraggio a favore della verità e della giustizia, lo deve fare con competenza e quando
si sente impotente deve pensare alla frase di
Sant’Agostino: ‘La speranza ha due figlie: la
rabbia ed il coraggio’.
Milena Rodella
17 GENNAIO 2010
Il nostro Frieder Berthold potrà essere ascoltato in diretta su
Radio 3 nell’esecuzione della PANTOMIMA DI MOZART
nell’arrangiamento di Vladimir Mendelssohn, noto violista che è stato ospite della rassegna di musica classica di
Limone sul Garda.
11
L’acqua, un bene di tutti
L’appello di p. Alex Zanotelli
ranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono
oggi con meno di due dollari al giorno potrà
pagarsi l’acqua?
Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita,
fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo
una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a
tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita, per la
democrazia.
Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà
un “boomerang” per chi l’ha votato. Il nostro
è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni
uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo
ripartire dal basso, dalla gente comune, dai
Comuni.
Per questo chiediamo:
AI CITTADINI di
-protestare contro il decreto Ronchi, inviando e
-mail ai propri parlamentari;
-creare gruppi in difesa dell’acqua localmente
come a livello regionale;
-costituirsi in cooperative per la gestione della
propria acqua.
AI COMUNI di
-indire consigli comunali monotematici in difesa
dell’acqua;
“MALEDETTI VOI….!” Non posso usare altra
espressione per coloro che hanno votato per
la privatizzazione dell’acqua, che quella usata
da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei
ricchi: “Maledetti voi ricchi….!”
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua.
Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita,
l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale
umano.
È la più clamorosa sconfitta della politica. È la
stravittoria dei potentati economico-finanziari,
delle lobby internazionali. È la vittoria della
politica delle privatizzazioni, degli affari, del
business.
A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene
più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più
scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici,
sia per l’aumento demografico.
Quella della privatizzazione dell’acqua è una
scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi
deboli di questo paese (bollette del 30-40% in
più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo.
Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame
e malattie connesse, domani 100 milioni mori12
-dichiarare l’acqua bene comune, ‘privo di rilevanza economica’;
-fare la scelta dell’AZIENDA PUBBLICA SPECIALE.
La nuova legge non impedisce che i
Comuni scelgano la via del totalmente pubblico, dell’azienda speciale, delle
cosiddette municipalizzate.
AGLI ATO
-ai 64 ATO (Ambiti territoriali ottimali), oggi
affidati a Spa a totale capitale pubblico, di
trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la
partecipazione dei cittadini.
ALLE REGIONI di
-impugnare la costituzionalità della nuova legge
come ha fatto la Regione Puglia;
-varare leggi regionali sulla gestione pubblica
dell’acqua.
AI SINDACATI di
-pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua;
-mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la
mercificazione dell’acqua.
AI VESCOVI ITALIANI di
-proclamare l’acqua un diritto fondamentale
umano sulla scia della recente enciclica di
Benedetto XVI, dove si parla dell’“accesso
all’acqua come diritto universale di tutti gli
esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni” (27);
-protestare come CEI (Conferenza Episcopale
Italiana) contro il decreto Ronchi.
ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di
-informare i propri fedeli sulla questione acqua;
-organizzarsi in difesa dell’acqua.
AI PARTITI di
-esprimere a chiare lettere la propria posizione
sulla gestione dell’ acqua;
-farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro
la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre
400.000 cittadini.
L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme
all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello
che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di
questo paese: “L’aria e l’acqua sono in assoluto
i beni fondamentali ed indispensabili per la vita
di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla
nascita diritti naturali intoccabili - sono parole
dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra.
L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto, e pertanto si chiede che rimanga
gestita esclusivamente dai Comuni organizzati
in società pubbliche, che hanno da sempre il
dovere di garantirne la distribuzione al costo più
basso possibile”.
Alex Zanotelli, missionario comboniano
P.S. Limone è sempre attento alla realtà comboniana e dei suoi Reverendi Padri.
Auguriamo che l’appello del Padre Alex sia ben accolto almeno qui nella patria di san Daniele, dalla Parrocchia, dal Comune, dalla nostra comunità cristiana. (don Eraldo)
13
Vivere a Limone
Uno sguardo sulla popolazione
Attraverso la lettura di vari documenti fino
ad ora a disposizione è possibile stilare un
elenco di cognomi di altre famiglie presenti
successivamente a Limone: Beretta (1800),
Dalò (1780, da Tremosine), Bertera (1696,
da Zuino), Chincherini (anche Chincarini,
1725, Malcesine), Codon (poi Codogni, 1760
da Como), Dagnoli (1807), Fava (1729, da
Gargnano), Fedrigi (1636, dalla Pieve di Rino;
anche Federici, Fedrici, Fedrizzi), Forianij (anche
Foriani, Floriani, 1718, da Riva), Montagnoli
(1709, da Chiarano), Piantoni (anche Pianton,
1694, famiglia bergamasca), Pomaroli (1644),
Rizzati (anche Rizatti, 1775; 1804 Risati da
Crema; 1827 da Mezzolago), Segala (anche
Segalla, 1719, da Val di Ledro; 1755, da
Chiarano), Tosi (1756).
Nonostante la posizione geografica Limone è
sempre stato paese aperto. Monti e lago non
sono mai riusciti a limitare il bisogno delle persone di cercare nuove risorse. Il fenomeno turistico esploso dagli anni Settanta del secolo scorso ha fatto il resto. Non solo richiamando turisti
da mezza Europa (le presenze sfiorano ormai
il milione, secondo le statistiche), ma anche
nuovi lavoratori (camerieri, cuochi, commessi,
impiegati), prima dal vicino Trentino e dalle
valli bresciane, poi dal resto d’Italia, anche dal
Della consistenza numerica della popolazione
di Limone nei secoli scorsi si hanno soltanto
occasionalmente dei dati, ad esempio: 485 nel
1493, 380 nel 1572, 460 nel 1593, 360 nel
1656, 350 nel 1667 (minimo storico), 506 nel
1693, 572 nel 1729, 722 nel 1741 in conseguenza del boom della produzione dei limoni.
Tra Settecento ed Ottocento si assiste ad una
forte variazione del numero degli abitanti: 619
nel 1766, 636 nel 1771, 549 nel 1807, 495
nel 1848, 527 nel 1863. Con i censimenti
nazionali e i rilevamenti periodici degli Uffici
comunali i dati assumono ufficialità: 698 nel
1901, 610 nel 1911, 532 nel 1921, 744 nel
1951, 831 nel 1961, 947 nel 1971, 989 nel
1981, 982 nel 1991, 1033 nel 2001.
Il numero degli abitanti varia per natalità e
mortalità, trovando motivo di calo più netto in
occasione di epidemie (peste, tifo, vaiolo, colera, pellagra, etc.) e per movimento migratorio,
con aumenti consistenti in casi particolari (ad
esempio, per la presenza di guardie di finanza
nel primi anni del Novecento) o di sviluppo
dell’economia (ad esempio con l’affermazione
turistica).
Le famiglie più antiche di Limone sono i Girardi
(1539), i Martinelli (1500), i Patuzzo (anche
Patuci, Patuzo, 1510).
14
cominciato a frequentare l’asilo nido, aperto nel
2008, e la scuola materna; la scuola elementare, che a fine Novecento sembrava sulla via
dell’esaurimento, non ha retto all’impatto: se ne
sta costruendo una nuova. Molti sono gli studenti
stranieri che frequentano le scuole di Riva, Arco
e Gardone Riviera. Qualcuno ha cominciato a
frequentare anche l’oratorio e la chiesa. Limone
è cresciuto e cresce ancora. Non soltanto in
numeri. Non soltanto per i nuovi cognomi dalla
grafia insolita che si sono aggiunti e si aggiungono. E, pensandoci bene, alla fine possiamo
dire senza possibilità di smentita, che a Limone
siamo tutti ‘stranieri’. Limonesi vecchi e nuovi
dobbiamo trovare il modo e la voglia di incontrarci, di parlarci, di capirci, di decidere insieme.
Domenico Fava
Meridione, poi da oltre confine. Il cambiamento
ha coinvolto anche Tremosine, in particolare
le frazioni più vicine a Limone (Bassanega,
Ustecchio, Voltino, Vesio, etc.), dove molti
hanno trovato una casa. Dalla seconda metà del
Novecento si registra l’immigrazione di persone
che hanno introdotto altri cognomi: Bettanini,
Boschi, Fantinati, Fort, Marcheselli, Tombola,
Usardi, Vela, tanto per citare alcuni esempi.
Dopo la caduta del muro di Berlino sono arrivati
nuovi immigrati stranieri, di varia nazionalità,
per lo più al lavoro in alberghi ed imprese edili.
Con la ricongiunzione di mogli e figli, all’ufficio
anagrafe del Comune il numero dei residenti
è così cresciuto repentinamente: 1099 nel
2004, 1117 nel 2005, 1104 nel 2006, 1128
nel 2007, 1125 nel 2008. I più piccoli hanno
L’andamento demografico di Limone dal 2003 al 2008
Anno
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Maschi
526
546
551
546
557
557
Femmine
536
553
566
558
571
568
Totale
1062
1099
1117
1104
1128
1125
Nati
8
14
10
11
7
20
Popolazione straniera residente
a Limone al 31 dicembre 2008
Albanesi
Austriaci
Danesi
Finlandesi
Tedeschi
Britannici
Iugoslavi
Polacchi
Rumeni
Svizzeri
Ucraini
Ungheresi
Croati
Sloveni
Bosniaci
Moldavi
Slovacchi
Filippini
39
1
3
1
6
1
10
5
35
1
6
2
14
1
1
6
3
2
Indiani
Rep. Dem Madagascar
Marocchini
Senegalesi
Tunisini
Argentini
Brasiliani
Totale
1
1
1
1
3
3
4
151
Gli stranieri residenti
costituiscono il 13,42%
della popolazione.
(I dati sono stati forniti
cortesemente dagli uffici
comunali).
15
Morti
6
7
7
12
12
10
Immigrati
39
49
41
20
52
26
Emigrati
13
19
26
32
23
13
A seguito di questa bella presentazione della popolazione a
Limone posso annotare che
gli stranieri residenti sono ben
inseriti anche in Parrocchia.
Molti di loro sono cristiani
anche se non cattolici e ben
seguono i loro ragazzi che frequentano l’oratorio. Come si
evince anche dagli articoli delle
pagine seguenti, signorine straniere decidono di sposarsi religiosamente con nostri giovani.
Anche gli amici di fede mussulmana trovano ampia accoglienza e spazio negli ambienti
di svago che la parrocchia può
offrire.
don Eraldo
È interessante raccogliere le storie dei ‘nuovi’ limonesi del Duemila. Sono storie che partono da lontano, da Paesi sconosciuti, da città e borghi dai nomi insoliti. Comincio con
quelle di due donne, Marta e Veronica, storie semplici come le nostre, come altre che
conosciamo, storie che hanno questa volta un lieto fine: entrambe stanno per sposarsi
con limonesi. A loro porgiamo i nostri auguri più belli! (do. fa.)
Dalla Polonia al Cristina
Sono nata nel 1973 a Lubaczow, nel sud-est della Polonia. La mia era una famiglia modesta: il
papà lavorava come infermiere in ambulanza, la mamma era casalinga, poi c’eravamo noi, io e tre
altri fratelli; insieme accudivamo alla fattoria e alla campagna, allevando mucche, maiali e galline
e coltivando grano, patate e verdure. Io ho studiato come infermiera, come due dei miei fratelli.
Sono vissuta in Polonia fino al 1993 quando, vista la difficile situazione lavorativa che si prospettava, su suggerimento di una mia amica con la quale avevo studiato, ho deciso di venire in Italia.
Prima sono stata a Roma, dove ho fatto la baby sitter presso una famiglia di medici, fino al 1997,
per poi ritornare a casa. Dopo aver lavorato in un ambulatorio pediatrico, nel 2000 ho ripreso la
via dell’Italia e, nel marzo, grazie ad un’altra amica polacca, Teresa, sono arrivata a Limone, dove
sono stata indirizzata al lavoro presso l’albergo Cristina. Nonostante tutto mi trovavo bene, meglio
che a Roma, dove mi sentivo più straniera. Ero occupata come cameriera ai piani e, con un gruppo
di colleghe, avevo il mio compito quotidiano da svolgere per rifare letti e pulire stanze. A fine stagione sono tornata a casa, ma negli anni successivi, fino al 2004, ho avuto la possibilità di riprendere
il lavoro ancora al Cristina. Nel 2002 ho conosciuto Lino. Abbiamo cominciato a frequentarci e,
da allora, sono sempre rimasta a Limone, cercando nel frattempo di trovare un lavoro più consono
alle mie attitudini e alle mie aspettative. Ho frequentato un corso per avere il riconoscimento del
mio diploma di infermiera e, dal 2003, sono stata assunta presso l’Ospedale San Pancrazio di Arco,
dove tuttora lavoro con mia grande soddisfazione. Nel gennaio 2010 mi sposerò con Lino, proprio
a Limone. Qui mi trovo veramente bene.
Marta Sopel
Dall’Argentina alla Milanesa
Sono nata nel 1978 a Buenos Aires, capitale dell’Argentina. La mia è una famiglia di emigrati:
mio nonno materno era sloveno, la nonna tedesca, mio padre è di origini siriane. Sono la prima
di tre fratelli. La mia mamma fa la bidella in due scuole comunali, mio padre lavora per il Comune
e fa parte dei vigili del fuoco volontari. In Argentina stavo frequentando i due anni universitari,
per economia e commercio, quando la crisi, iniziata nel 1999, mi ha fatto perdere il mio lavoro di
segretaria in un ospedale privato. Così ho deciso di lasciare il mio Paese. Senza sapere una parola
di italiano, il 7 marzo 2000 sono atterrata a Malpensa e sono arrivata poi a Limone. Il giorno dopo
ho cominciato a lavorare all’hotel Caravel. Nel 2001 sono passata all’hotel Cristina, come cameriera di sala, fin quando nel dicembre 2004 ho conosciuto Giovanni e la sua famiglia. Da allora sono
tornata a casa soltanto due volte. Io e Giovanni ci sposeremo nel dicembre 2010 a Limone. Lui e
la sua famiglia mi hanno ben accolto da subito, nonostante le differenze che ci contraddistinguono.
Guardando indietro, ammetto che ci sono stati momenti difficili, tanti, ma non mi pento e sono
contenta di essere arrivata qui. Giovanni e la sua famiglia, come tanti altri limonesi, mi fanno sentire
come a casa. Adesso ho due famiglie: una mia in Argentina e un’altra acquisita a Limone. Sono
molto fortunata. Un grazie a tutti.
Veronica Abraham
16
FESTA DEL DOLCE 2009
E’ diventata ormai una consuetudine verso la fine di novembre organizzare la “Festa del dolce”.
Quest’anno, per diversi motivi è stata spostata al 7 e 8 dicembre, giorno dell’Immacolata.
Dall’annuncio che don Eraldo ha fatto in chiesa due settimane prima è cominciato il passaparola. E,
come sempre, hanno risposto tutti con calore e generosità. Domenica mattina, dopo la Messa, ho
chiesto ad alcune giovani mamme se ci potevano dare una mano per la l’allestimento. E senza tanti
problemi si sono presentate il lunedì pomeriggio e la sala Patuzzi si è trasformata in un laboratorio
di pasticceria. E’ iniziato il via vai di gente che portava i dolci che venivano presi e confezionati.
Tutto con molta semplicità e armonia. I limonesi sanno che queste sono le occasioni per dare una
mano ai più poveri e la risposta ci lascia sempre piacevolmente stupite. La somma raccolta è di
1.618,00 euro. Sono già stati spediti a padre Antonio Berti, missionario comboniano, economo
provinciale per il Centr’Africa. Gli abbiamo chiesto se fosse possibile utilizzare questi soldi per i
bambini più bisognosi e commossa è stata la sua risposta. Penso non ci sia bisogno di aggiungere
altre parole se non un grandissimo Grazie di cuore a tutti.
Il gruppo solidarietà e tutti i collaboratori
PREGHIERA
DAVANTI AL PRESEPIO
Signore Gesù,
noi ti vediamo bambino
e crediamo che tu sei il Figlio di Dio
e il nostro Salvatore.
Con Maria, con gli angeli
e con i pastori
noi ti adoriamo.
Ti sei fatto povero
per farci ricchi con la tua povertà.
Concedi a noi
di non dimenticarci mai
dei poveri
e di tutti coloro che soffrono.
Proteggi la nostra famiglia,
benedici i nostri piccoli doni,
che abbiamo offerto e ricevuto,
imitando il tuo amore.
Fa’ che regni sempre tra noi
questo senso di amore
che rende più felice la vita.
Dona un buon Natale a tutti, o Gesù,
perché tutti si accorgano
che Tu oggi sei venuto
a portare al mondo la gioia.
Amen
Una borsa di studio a Kelly Montagnoli
Kelly Montagnoli, laureatasi brillantemente con 110 e lode in Management commerciale turistico
presso l’Università di Verona, è stata premiata lo scorso 29 novembre con una borsa di studio
che la Fondazione Famiglia Legnanese ha messo a disposizione dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano per il programma “Erasmus”. La cerimonia di consegna è avvenuta in occasione
della “Giornata dello studente” presso l’Università Cattaneo LIUC a Castellanza (VA).
A Kelly i nostri complimenti.
17
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IL PRIMO VIAGGIO
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DI COMBONI IN AFRICA
Da parl
Dopo l’interruzione di Ottobre in cui nella nostra rubrica abbiamo
commemorato i 130 anni dalla consacrazione della Chiesa parrocchiale
di Limone da parte del Vescovo Daniele Comboni, sulle orme del Santo,
riprendiamo il racconto per rivivere i momenti più significativi della vita
del Comboni usando le sue parole o quelle dei suoi “compagni” di viaggio.
La partenza
Comboni prese congedo dai suoi genitori a
Limone il 3 settembre, dopo aver trascorso con
loro due settimane. Qualcuno l’aveva sconsigliato di portarli a Venezia dove l’addio sarebbe
stato molto più doloroso. Uno dei suoi compagni di viaggio, Angelo Melotto, così descrive il
momento più solenne della partenza.
quei suoi occhi scintillanti, con un volto che sfavillava il sorriso della carità – benedite, Signore
questi figlioli, ma d’una larga benedizione e
piena; fateli buoni davvero e che vi siano fedeli
fino alla morte’.
Poi rivoltosi a noi: ‘Dunque andate - soggiunse
- in nome di Dio. Ricordatevi che l’opera alla
quale vi consacrate, è opera tutta sua; lavorate
quindi solamente per Lui. Amatevi e rispettatevi
scambievolmente; siate concordi e unanimi in
tutto. E la gloria di Dio, la sola gloria di Dio
promuovete e intendete sempre: che tutto
il resto è vanità. La vostra missione come
Congedo di don Nicola Mazza
“…4 settembre 1857 in Cantarane; N. 5 missionari… Inginocchiati che fummo ai suoi piedi:
‘Signore - disse il buon Vecchio, fissando al cielo
18
mi preparativi. E così mentre don Beltrame e
don Oliboni si incaricavano al Cairo di fare le
provviste per il viaggio, tre di loro, don Melotto,
don Dal Bosco e don Comboni, approfittarono
per fare un pellegrinaggio in Terra Santa. Si
trattò di un vero pellegrinaggio e non solo di
una semplice escursione. Risulta dal tono della
lettera che Comboni scrisse da Gerusalemme e
indirizzata al suo parroco di Limone: “Saprà che
tre di noi siamo venuti a venerare i luoghi santificati dalla Passione e morte del Redentore”.
Ma è soprattutto nelle lettere ai genitori dove il
Comboni con accenti di viva pietà e devozione
parla di questa esperienza:
“… Ed eccomi, o carissimi, a darvi una breve
relazione del mio viaggio in Palestina, ove
dimorai per due settimane incirca. Oh la grande impressione, che mi fece Gerusalemme! Il
pensiero che ogni palmo di quel sacro terreno
segna un mistero, mi faceva tremare il piede…
In Gerusalemme io rimasi sette giorni circa;
gli altri gli impiegai nel viaggiare per diverse
parti della Giudea e sempre a cavallo… (Scritti
27-131 passim, sempre ai parenti). Il viaggio a
cavallo, anche per il sole torrido, riuscì estremamente faticoso, tanto che alcuni mesi dopo
scrivendo egli dal centro dell’Africa dirà: “Ho
saputo che lo zio vuole andare in pellegrinaggio
in Terra Santa. Io lo sconsiglierei perché alla sua
età (aveva 60 anni n.d.r.) non credo che possa
sopportare le fatiche del viaggio”.
v’ho detto sempre, voglio che sia sotto l’immediata protezione e tutela di Maria Vergine
Immacolata, in memoria e onore del grande
mistero testé definito e dell’apostolo delle
Indie, San Francesco Saverio.
Don Giovanni Beltrame sarà fin d’ora il vostro
superiore immediato, dal quale in ogni cosa
dipenderete; lui morto o assente sottentrerà don
Oliboni e in terzo luogo don Angelo Melotto.
A Khartoum rimanga come procuratore don
Alessandro Dal Bosco. Detto questo ci abbracciò tutti e cinque, ed altro più non disse…”
(Cenni storici sulla Missione Africana).
Il tono delle parole diceva il clima di fede che si
respirava nell’Istituto Mazza. E certamente con
questo spirito i partenti si inginocchiarono a
ricevere la benedizione del superiore.
Salparono da Trieste il 10 settembre e dopo
cinque giorni di navigazione sbarcarono nel
porto di Alessandria, in Egitto.
La Comunità Comboniana di Limone
Pellegrinaggio in Terra Santa
La partenza per il centro dell’Africa richiedeva
ancora qualche settimana di tempo per gli ulti19
Una lettera e gli auguri di Suor Barberina
Reverendo e carissimo don Eraldo
e amici tutti di Limone
Non so come ringraziare per la dimostrazione d’affetto e riconoscenza dimostratimi al momento
della mia partenza da Limone. Non deve essere un addio, ma un arrivederci!
Assieme abbiamo servito il Signore, lo abbiamo amato nei più piccoli e nei più bisognosi (anziani,
ammalati, persone sole). Loro ci hanno dato molto, senza magari accorgersene!
Il nostro cammino di fede deve continuare, anzi, crescere sempre di più.
Limone è, in qualche modo, terra santa perché ha dato i natali al grande Apostolo dell’Evangelizzazione.
Auguro a tutti tanto bene, una capacità forte di amore, di riconciliazione e di unità e pace vera.
Restiamo uniti nel ricordo fraterno e nella preghiera.
Con affetto e stima.
Sr. Barberina
Tutti abbiamo ancora nel cuore la figura di Suor Barberina che obbediente
alle oculate proposte della Superiora
Provinciale è entrata in questi giorni
nella comunità delle suore comboniane di Padenghe sul Garda. Si era
pensato di alleviare la sua presenza in
parrocchia per favorire il suo cagionevole stato di salute e la rivediamo in
un piccolo appartamento della locale
parrocchia dove le Suore sono completamente dedite ad essa! Andremo
presto a farle visita.
don Eraldo
Una brezza leggera
Come un soffio di vento sei arrivata,
una presenza leggera, piccina,
tu, suor Barberina.
Il tuo fardello hai portato
nel nostro paesello,
pieno d’amore, coraggio e umiltà,
sempre di corsa, di qua e di là,
per tutti con disponibilità.
Come una farfalla
sopra un grande prato,
che accarezza
e si appoggia sui fiori.
Quante cose preziose ci hai donato!
Poi tanti fiori del prato
piano piano se ne sono andati.
È arrivato l’autunno
e tu hai ripreso il tuo ricco fardello,
con il tuo dolce sorriso, volando qua e là,
per l’ultimo saluto a questo paesello.
Ora quei fiori rimasti mormorano:
“Manca la farfallina...”
ovvero tu,
suor Barberina.
Benvenuta
a Suor Giuseppina
Diamo il nostro benvenuto a Suor Giuseppina
Scinzi, di Nogaredo (TN). Comboniana, dopo la
sua esperienza in Etiopia, Austria e Germania,
dove a Norimberga ha collaborato con il centro Caritas per gli emigrati, è giunta tra noi lo
scorso novembre. La comunità parrocchiale le
augura buon lavoro.
Luisa
20
Signore Dio,
ecco questa fiamma!
Vergina Maria,
accetta il mio lume!
Ho acceso un lume a Te, o Dio,
anche se offerto a Maria, tua Madre.
È il mio modo di rivolgermi a Te ed a Lei,
in questo momento,
per esprimere il mio grazie ed i miei desideri,
le mie angosce e le mie speranze.
La mia vita ha sete di luce che mi guidi e mi conforti
nelle oscurità, nelle pene di ogni giorno,
ed anche nelle difficoltà di incontrare gli altri,
di amarli, di comprenderli fino dentro il cuore.
Il mio vivere vuol farsi luce, cioè segno di gioia,
vuol farsi presenza delicata e silenziosa
come questa fiammella,
vuol farsi amore luminoso come il tuo amore, o Dio.
Maria Santissima te lo dica per me
e mi aiuti con la sua intercessione!
O Luce benefica,
riflesso della Luce di Cristo,
sii benedetta: pur fra queste ombre,
illumina il mio cammino
e guidami più avanti, sempre!
21
Il Gruppo Alpini fra i terremotati dell’Abruzzo
“Ricordare i morti aiutando i vivi”
Il 6 aprile 2009 un terremoto di proporzioni
devastanti ha colpito l’Abruzzo, in particolare
la zona dell’Aquila e dintorni. Ha causato grossi danni alle cose e alle persone che si sono,
all’improvviso, trovate senza niente in mezzo ad
una strada e senza nessuna possibilità di sperare
nel futuro.
A livello nazionale è partita una grande gara di
solidarietà verso le popolazioni colpite, subito
per le operazioni di soccorso e quindi per la
ricostruzione delle zone devastate, ma soprattutto per dare nel più breve tempo possibile un
tetto a coloro che avevano perso tutto.
Il Gruppo Alpini di Limone ha partecipato attivamente a questa gara di solidarietà e immediatamente un gruppo di sette volontari, alle ore
10 del 7 aprile, è partito per L’Aquila e appena
giunto ha iniziato il lavoro di montaggio delle
tende ministeriali per il ricovero delle popolazioni sfollate.
Il gruppo ha lavorato fino al 10 aprile montando
120 tende ministeriali ed una grande struttura in
acciaio per il ricovero delle persone. Il tutto in
difficili condizioni ambientali dovute al disagio
delle continue scosse telluriche e della carenza
di attrezzature idonee in loco.
Quindi dal 17 ottobre sino al 24 ottobre un
altro gruppo di 12 nostri volontari è sceso in
Abruzzo, nel paese di Fossa, per partecipare alla grande opera, voluta dall’Associazione
Nazionale Alpini, per la costruzione di 32
appartamenti prefabbricati e di una casetta
quale sede del locale Gruppo Alpini, da consegnare alla popolazione di Fossa entro la fine di
novembre.
Abbiamo dato una mano per le opere di finitura sia interne che esterne, abbiamo lavorato
sodo conquistandoci la riconoscenza dei locali e
dei responsabili della costruzione del villaggio.
Abbiamo realizzato le canalizzazioni esterne, i
marciapiedi in getto di cls e le murature di sostegno delle scarpate esterne.
Alla nostra partenza fra la commozione generale ci è stata strappata una promessa di ritornare
a dare ancora una mano. Dal 6 al 10 novembre un altro gruppo di 16 volontari del nostro
gruppo, rispondendo alla richiesta dell’ANA, è
partito ancora per Fossa dove si sono eseguite
alcune opere di formazione dei sottofondi per i
pavimenti nelle case, la costruzione di muretti
di contenimento e la posa di alcune piante nei
giardini all’esterno del villaggio.
Infine, siccome il maltempo non ci aveva permesso di ultimare la formazione dei giardini
esterni e la piantumazione delle piante, dal 5
all’8 dicembre un gruppo di 12 volontari del
nostro gruppo è tornata al Villaggio ANA di
Fossa dove ha portato a termine le operazioni
di formazione dei giardini esterni.
Ancora una volta il Gruppo Alpini di Limone ha
dimostrato che il cuore dei limonesi è sempre
pronto ad aprirsi alle richieste di chi ha bisogno, anche perché, oltre all’aiuto materiale con
la partecipazione ai lavori, il nostro Gruppo, in
collaborazione con la Commissione comunale
Informagiovani, ha realizzato una iniziativa,
detta “Limone con L’Abruzzo”, per una raccolta
di fondi tra la popolazione.
Questo ci ha permesso di consegnare, il 13
settembre, a Romano Micoli Presidente della
Sezione di Salò “Monte Suello” un assegno
dell’importo di Euro 25.000 (venticinquemila) che sono stati usati per la costruzione del
Villaggio ANA di Fossa.
Penso che il nostro Gruppo ancora una volta ha
dato dimostrazione di quanto sia vero il motto:
“Ricordiamo i morti aiutando i vivi”.
Guido
22
Ecco come il pulpito della chiesa
parrocchiale è finito a Montecastello
Dai Comboniani di Brescia è tornato sul lago
Lo scorso 8 settembre alcuni Limonesi
hanno partecipato alla celebrazione della S.
Messa presso il Santuario di Montecastello e
con stupore hanno visto il pulpito che una
volta era nella chiesa parrocchiale di San
Benedetto a Limone, bene in esposizione
con una etichetta commemorativa. Richiesto
del perché fosse a Tignale, mi sono interessato a cercare una risposta e l’ho trovata sul
giornalino dei Missionari Comboniani, n. 5,
del maggio 1998, dove ho potuto leggere
quanto segue:
“Mercoledì 4 Marzo è arrivato a Brescia,
trasportato da un camion, il pulpito che ai
tempi del Comboni si trovava nella chiesa
parrocchiale di Limone sul Garda e sul quale
ha più volte parlato di Africa e di missioni il
beato Daniele Comboni. Ecco come sono
andate le cose. Il parroco di Limone, don
Prospero Pedersoli (1924-1971), per saldare un conto con il falegname e restauratore
Gabrieli di Tremosine, che aveva seguito
alcuni lavori nella chiesa parrocchiale, ha
venduto al Gabrieli stesso il vecchio pulpito,
che era in pessime condizioni, perché ne
ricavasse tavole da restauro. Ma, fortunatamente, il pulpito è rimasto nel magazzino
per un trentina d’anni, sommerso da altro
legname. Il farmacista di Tremosine, dottor
Bano, parente dei tre missionari comboniani
che portano lo stesso cognome e di Mons.
Edoardo Mason, accortosi di questo prezioso
cimelio, volle fare un omaggio ai Comboniani
nella circostanza della beatificazione di mons.
Comboni. Già nel 1995, in occasione della
giornata missionaria a Tremosine, parlò con p.
Lorenzo Gaiga, allora superiore della comunità
comboniana di Limone, del pulpito e del suo
desiderio di farlo restaurare per regalarlo ai
Comboniani affinché fosse sistemato nel santuario del Beato Comboni, che dovrà sorgere
a Limone. In attesa della costruzione del santuario, auspicato dalla popolazione di Limone
come gesto di omaggio e di fede al loro illustre
concittadino, il pulpito è gelosamente custodito
nella casa dei Comboniani di Brescia”.
È stato quindi così gelosamente custodito
che dopo venti anni appare nel santuario di
Montecastello perché pare che una volta arrivato dai Padri Comboniani a Limone, il precedente Superiore, Padre Berti, l’abbia ceduto
al Parroco di Tignale. In attesa del così tanto
auspicato santuario che tarda ad essere costruito
si riaccende la speranza di rivederlo magari nel
posto da dove era stato sottratto. Ai Limonesi
interesserà poi?
don Eraldo
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Alla Rocca di Riva per la mostra dedicata ai capolavori
sacri gardesani tra Sei e Settecento
Martedì 27 ottobre un gruppo
di parrocchiani ha partecipato
alla visita promossa presso la
Rocca di Riva del Garda in occasione della rassegna dedicata ai
capolavori sacri gardesani tra Sei
e Settecento. Tra le numerose
opere esposte c’era anche la tela di
Cristo crocifisso venerato dalla
Vergine e dai santi Antonio da
Padova, Bonaventura, Giovanni
Evangelista, Giovanni Battista
e Gerardo Sagredo, di cm. 340
x 170, risalente al 1721, appartenente alla nostra Parrocchiale.
Solo di recente, per merito di
Alberto Rizzi, l’opera è stata riconosciuta al pittore friulano di nascita, ma veneziano d’adozione, Nicola Grassi. La visita, grazie alla
guida messa a disposizione dal Museo Alto Garda, è risultata particolarmente interessante.
Gli 80 anni del Gruppo
Alpini di Limone sul Garda
Il Gruppo Alpini di Limone ha festeggiato i suoi
primi 80 anni. Costituitosi nel 1929 per iniziativa di alcuni commilitoni, il Gruppo è andato
distinguendosi per le sue numerose attività.
Quest’anno, in particolare, c’è stata grande
attenzione nell’aiuto ai terremotati de L’Aquila,
al cantiere di Fossa. Per festeggiare l’anniversario è stato stampato un opuscolo e sono state
organizzate due serate sabato 21 e venerdì 27
novembre, quest’ultima con la presenza del
coro Montecastello di Tignale, di Nelson Cenci
e Giuseppe Briarava, reduci di Russia.
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LE AREE MONTANE DI LIMONE
CON I LORO ROCCOLI
Antica fonte di sopravvivenza e di reddito integrativo
Generalità
I roccoli rappresentano
l’emblema di una tradizione venatoria secolare e si possono definire
come una componente
caratterizzante del paesaggio, un patrimonio
arboreo senza uguali, un
elemento paesaggistico e tipo particolare di
architettura vivente.
Il termine “roccolo”, in
lingua dialettale “ròcol”
più o meno in tutta l’Italia del nord, pare derivi
dal latino rotolu, diminutivo di rota (per via
della sua forma circolare), ma c’è anche chi
le attribuisce un legame
con “rocca”, che in origine aveva il significato
di “posto in alto e protetto”, quali sono per
l’appunto nella maggior
parte i luoghi dove sorgono i roccoli.
In essi si pratica l’arte dell’uccellagione, che
Schizzo di pianta di roccolo
tale è onde sapientemente attirare gli uccelli
nelle reti. Sono costituiti da strutture fisse per la adulti. Dopo aver eseguito tali rilevazioni, essi
tesa di reti verticali, con al centro una torretta vengono nuovamente liberati. Ciò consente di
detta in vernacolo “casèl del ròcol”, maschera- raccogliere nuove informazioni sullo stato di
ta dalla vegetazione opportunamente disposta conservazione delle popolazioni dei migratori o
viandanti del cielo.
tutt’attorno.
Ove ancora in attività, in questi impianti straor- Nelle vallate montane di Limone e territori limidinari, risultati dall’intreccio dell’ingegno umano trofi, all’inizio del secolo scorso erano molti i
e dell’opera della natura, al giorno d’oggi ai roccoli mantenuti in attività, fra loro il roccolo
soggetti catturati vengono rilevati i dati biome- del Pelus, il roccolo di Nèmbra, il roccolo della
trici per scoprire da dove essi provengono e per Vecchia, il roccolo della Bròsa, il roccolo del
capire l’età degli stessi, distinguendo dunque Degà, il roccolo della bocca Sospiri, per ricorpure per sesso gli esemplari giovani da quelli darne solo alcuni.
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Aspetti scientifici
I roccoli sono degli autentici monumenti arborei
dove l’arte del giardinaggio, con la cura sapiente
e attenta di anni di potature, modella le essenze
legnose per creare passaggi, archi e finestre
naturali, mentre il tutto si fonda in un unicum
armonioso con la ricerca e conoscenza delle
abitudini degli uccelli migratori.
Essendo i roccoli strutture ove si tendono le reti,
oltre alla scelta del luogo di passo, anche quella
dell’utilizzo delle specie arboree era eseguita in
modo oculato. In primis, per il loro impianto
venivano individuati alberi che tra le loro caratteristiche annoveravano pure quella di “tenere
le foglie” e cioè di perderle se non nell’autunno
avanzato, al fine di non andare a depositarsi
nelle reti ad ogni folata di vento, rendendo
quest’ultime più visibili e quindi meno efficaci
per la cattura dei migratori, e affinché non
venisse causato un maggiore e laborioso impegno per la pulizia delle reti stesse. Nonché alla
presenza del genere sorbus (pasture) con svariate specie baccifere ad alto valore trofico e quindi
Attualmente, dei roccoli summenzionati le uniche strutture che non hanno subito il degrado
causato dall’abbandono e dall’usura del tempo
sono quelle del Roccolo della Bròsa, che, grazie
a un paziente e appassionato recupero conservativo messo in atto dai proprietari, seppur non
più funzionante come roccolo, si presenta con
un ben conservato impianto di mura di cinta,
che fanno da sostegno al piano del roccolo, e
con un casello completamente ristrutturato.
Per doverosa informazione si rammenta che
negli anni ‘30 del secolo scorso, fu inaugurato
l’Osservatorio Ornitologico del Garda sotto la
direzione del Dott. Antonio Duse, il quale fu
uno dei pionieri dell’ornitologia in Italia e precursore gardesano del collegamento tra scienza
e cattura. La stazione che fu la prima a essere
aperta in Europa meridionale e chiusa a causa
del secondo conflitto mondiale, è stata recentemente riattivata al Passo di Spino.
Da: I roccoli della bergamasca
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Conclusioni
Con questo breve scritto si auspica che i roccoli, anche se in numero ristretto, continuino a
vivere e operare, acciocché un tale patrimonio
arboreo, architettonico, culturale e storico non
sia mai dimenticato e possa essere tramandato a tutti quelli che attendono di affacciarsi al
tempo che verrà.
Per chi volesse approfondire storicamente l’argomento si rimanda alla pubblicazione di G.
Battista Angelini, “La discrizione dell’uccellare
col roccolo”, edita nel 1724.
Col trascorrere del tempo, la funzione dei roccoli è andata via via mutando. Venuta meno la
cattura a scopo di sopravvivenza, ai giorni nostri
nei roccoli ancora funzionanti viene praticata
l’attività di inanellamento a scopo scientifico
delle varie specie avifaunistiche in cooperazione
con l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e,
a livello Europeo, con l’EURING, per lo studio e
la ricerca ornitologica sul fenomeno delle migrazioni, in sintonia con la tutela dell’ambiente e
con la conservazione della natura.
A scopo istruttivo, si invita a visitare l’Osservatorio Ornitologico di Arosio nel Comasco e
il roccolo Anesa in Ganda nella Bergamasca,
stazioni di inanellamento a scopo scientifico visitate da appassionati e studiosi da tutto il mondo.
Interessante risulterebbe il poter effettuare un
intervento di recupero conservativo su qualcheduno dei roccoli in agro al Comune di Limone
sul Garda e citati in premessa.
Talché da restituire alle attuali selve degradate
dei vecchi impianti e agli antichi ruderi in pietra dei caselli dei roccoli, un rinato interesse,
per costituire così un’area museale naturale all’aperto con annesso arboreto tematico,
onde consentire applicazioni e osservazioni
botaniche-ornitologiche, mirate ad un utilizzo
didattico-scientifico e turistico-ambientale.
con spiccata funzione attrattiva per l’avifauna,
le specie di piante più frequenti nei roccoli sono
costituite in modo precipuo dal carpino bianco,
dal faggio, dal frassino, per citarne solo alcune
e non di rado dalla roverella, specie quercina di
cui per facilitarne il riconoscimento dalle altre si
riporta il suo doppio nome scientifico (Quercus
pubescens o Quercus lanuginosa), la quale è
un tipo di quercia che, pur essendo caducifoglia,
tende anch’essa a perdere le foglie solo nella
tarda stagione autunnale.
Nelle bresciane tipiche della pianura, con uguali
finalità e strutture analoghe ai roccoli, troviamo
pure altre essenze latifoglie come olmi, bagolari,
aceri e, non da ultimo, tigli e ancora querce.
Richiami letterari
Come narrano gli antichi, a volte i roccoli venivano “ritagliati” in un nemus (bosco), magari
attuando qualche particolare rito per propiziarsi
il genius loci (il genio o spirito del luogo), ma
mai ricavati in un lucus (bosco sacro), termine
quest’ultimo che comunque non fa riferimento
alla espressione latina “Lucus a non lucendo”
(il bosco si chiama lucus perché non vi penetra
la luce).
Per gli appassionati di pittura, si segnala un
particolare dell’affresco etrusco sulla tomba
della caccia a Tarquinia (VI sec. a.C.), che rappresenta una scena venatoria con cattura di
ornitofauna.
Trattando di “roccoli e bresciane” e quindi di
uccellande (ossia luoghi di cattura degli uccelli),
Templi dell’uccellagione o aucupio (presa degli
uccelli con le reti), agli amanti della letteratura
possono rievocare i versi di Niccolò Machiavelli
quando scrive: “…partitomi del bosco, io me
ne vo ad una fonte, e di quivi in un mio uccellare…” (uccellanda).
Inoltre, com’è noto a chi frequenta la montagna, i roccoli sono posizionati il più delle volte a
ridosso di valichi o dossi dai quali si può dominare sulle bellezze del fondovalle e qui corre l’obbligo di rammentare un passo dell’“Adelchi” di
Alessandro Manzoni, che così recita: “…vedea
nel pian discorrere / la caccia affaccendata…”.
Luigi Dagnoli
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L’Annunciazione allestita nella limonaia del Castel
(a cura del laboratorio didattico dell’artista Mario Mori).
Con l’augurio che il desiderio
di un Paese più semplice e più vero si avveri
apriamo uno sguardo speranzoso verso il 2010
BUON ANNO
don Eraldo
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Dicembre 2009 - Comune di Limone sul Garda