:sommario
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Giuseppe Mete, Eleonora Lilli, Fabrizio
Piciarelli, Rossana Bartolozzi.
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Divino Amore: il Municipio dice no alla discarica
Russel Crowe e Ridley Scott: una Coppia da Oscar
Notizie dal Municipio Roma XII
Acqua farina e... gattò di patate
Acqua farina e...: melanzane in carrozza
Alfa Romeo 8C Competizione
Vivere il teatro: programmazione novembre
Music Time: Led Zeppelin
Coming Soon: anticipazioni cinematografiche
La Regione informa
Inchiesta sul cancro
Uno sguardo alle mostre
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www.ilperiodico.it
Eur Torrino News Pubblicazione mensile
ANNO IV n°10 novembre 2006
Editoriale:
Malagrotta:
discarica, gassificatore e demagogia politica...
] a cura di Sergio Di Mambro [
Negli ultimi mesi presso la nostra piccola
redazione sono arrivati sempre più spesso
mail di politici e ambientalisti contro il
gassificatore quasi ultimato di Malagrotta.
Scioperi della fame, politici che si strappano i capelli, politici che cantano vittoria
4 eur:torrino:news
ecc. ecc.. Le proteste sono iniziate quando
il gassificatore era ormai una realtà.
Prima, quando se ne parlava e ancora si
poteva intervenire, silenzio assoluto.
Come mai?
Durante le elezioni ne ha parlato qualcuno? No.
A Malagrotta, il gassificatore si farà e tutti
sono stati compiacenti : chi ha taciuto e
ora strilla e chi ha avallato un'operazione
scellerata.
Noi spesso sulle riviste e in televisione ne
abbiamo parlato quando si poteva fare
qualche cosa.
Ma ne parlavamo solo noi e i politici di
maggioranza e opposizione glissavano. Ora
è tardi, troppo tardi per bloccare il gassificatore.
Ma questo scandalo coinvolge tutti: regione, comune, municipi, governo. I cittadini
ormai sono soli e abbandonati e tutto
passa sopra le loro teste.
A Massimina si muore di cancro e leucemia
con percentuali altissime, molte persone
soffrono di disturbi alle vie respiratorie e
altre forme croniche. Nessuno ha mai pensato di fare indagini sul livello di inquinamento in tale zona?
Non mi risulta. Inoltre pare che in zone
limitrofe a Malagrotta, con li nuovo P.RG.
ci saranno dagli ottocentomila ai tre milioni di metri cubi di cemento.
Nuove costruzioni, intere città in una zona
così disastrata.
XII Municipio
Divino Amore
Il Municipio dice no allla discarica
] a cura di Fabrizio Piciarelli [
della discarica.
Il Consiglio del Municipio XII ha votato ieri,
all'unanimità, un ordine del giorno per la
sospensione dei lavori di realizzazione della
discarica di Falcognana, al Divino Amore.
Il Consiglio, che si dichiara fermamente contrario alla realizzazione della discarica nell'area in oggetto, con l'ordine del giorno di ieri
impegna, il Presidente del Municipio a sollecitare il Commissario Straordinario ai rifiuti,
Dott. Piero Marrazzo e la Regione Lazio a
sospendere con urgenza i lavori del cantiere,
in attesa di un riesame del procedimento
amministrativo relativo alla realizzazione
6 eur:torrino:news
"I lavori per la realizzazione della discarica al Divino Amore,
che stanno procedendo a tappe forzate,
sono motivo di grande preoccupazione
per i cittadini e per
l'Amministrazione
Municipale" - dichiara il Presidente Patrizia Prestipino, che già tre
anni fa come Capogruppo della Margherita, fu
la prima a denunciare il problema - "Nella discarica, che dovrebbe sorgere a meno di 1 Km
dai centri abitati e dalle scuole, vicino al santuario della Madonna del Divino Amore, in un
territorio protetto dal vincolo ambientale su
cui insistono alcuni fossi naturali, sarà smaltito, infatti, anche il fluff, un rifiuto così detto
pericoloso. Il documento votato ieri all'unanimità" - continua Prestipino - "richiede l'immediata sospensione del cantiere in vista del
riesame del provvedimento che presenta, tra
l'altro, gravi contraddizioni interne e che viola
le Normative Europee e i Decreti Legge fortemente restrittivi riguardo la costruzione degli
impianti di smaltimento dei rifiuti. Come
Municipio Roma XII chiediamo con forza che
sia scongiurata una minaccia di tale entità su
un territorio così importante dal punto di
vista ambientale e altamente rappresentativo
della Diocesi Romana. Chiediamo, inoltre, al
Comune, alla Provincia e alla Regione che sia
aperto un tavolo di concertazione al fine di
trovare una soluzione che riconcili la cittadinanza con l'amministrazione e indichi soluzioni alternative alla società costruttrice. Questa
è una battaglia che portiamo avanti da molto
tempo e per la quale ho già interessato anche
alcuni Parlamentari della Maggioranza" conclude Patrizia Prestipino "Sono molto fiduciosa che sia l'Amministrazione Comunale, che
Provinciale e Regionale ci daranno ascolto ma,
se così non fosse, saremo al fianco dei cittadini, anche con forme di protesta eclatanti".
In foto: il tratto di ricca campagna dovo si doveva
costruire la discarica
Il Sorriso che ti illumina
] a cura del Dott. Giuseppe Bianco [
(Spec.implantologia ed estetica dentale - New York University,
docente implantologia presso Univ. ”G. D’Annunzio” CH-PE)
Un sorriso espressivo può rendere una persona
più bella. Diventa uno strumento per comunicare sensazioni e personalità. Non sorprende, quindi,
che i pazienti chiedano sempre più spesso non
solo denti sani, ma anche belli e bianchi,tutto
in un sorriso.
Che cos’è lo sbiancamento dentale?
Lo sbiancamento dentale è una proceduta operativa che molti pazienti richiedono all'interno
dello studio dentistico.
Si effettua attraverso l'utilizzo di un gel a base
di perossido di idrogeno, ossia acqua ossigenata al 30%, che viene applicato sui denti, previa
lucidatura della superfici da sbiancare, una luce
blu, poi, attiva l'azione del prodotto e in soli 30
min. si ha l'effetto sbiancante.
Gli elementi in genere sono circa 8 per arcata,
quella zona che si evidenzia durante il sorriso.
Tutti i denti si possono sbiancare?
Si, tutti i denti naturali.
- Paziente affetta da fluorosi
- Paziente dopo lo sbiancamento
Intendo dire che i denti con otturazioni o corone non si possono sbiancare.
In questo caso si può comunque effettuare lo
sbiancamento, ma si devono aspettare poi circa 15 giorni prima di rifare l'otturazione nella
zona estetica.
Lo sbiancamento è per tutti?
I soggetti possono essere persone con denti segnati dal fumo o da sostanze come caffè o tè,
con macchie da antibiotico, tetraciclina, o da
fluoruro.
Il trattamento è sconsigliato solo alle donne in
gravidanza e pazienti sotto i 16 anni o con malattie del parodonto.
Prima dello sbiancamento è essenziale fare una
seduta di igiene orale e aspettare almeno 7 giorni, nei quali bisogna eliminare dalla dieta alimentare
anche alcuni cibi acidi che possono predisporre
all'ipersensibilità dentinale, come per esempio:
yogurt, limone, arancia, aceto, pomodoro ecc…
Bisogna avere degli accorgimenti anche per 24
ore dopo lo sbiancamento:
Quanto possono diventare bianchi i denti?
Anche se il sistema di sbiancamento è molto efficace, non esistono magie e nessun trattamento
di sbiancamento può dare a denti macchiati il
colore bianco neve della porcellana.
I test dimostrano che dopo lo sbiancamento con
il nostro sistema, i denti acquistano da 5 a 14
punti in più sulla scala Vita.
I risultati dipendono da quanto in precedenza
erano pigmentati i denti, ma il risulatato sarà
sempre denti più bianchi e luminosi.
• Non mangiare alimenti scuri come le verdure
verdi e la carne rossa, né bere sostanze scure come il caffè, il tè, il vino rosso, i succhi di frutta
e la coca-cola.
• Non fumare sigarette o prodotti con tabacco.
• Non usare dentifrici colorati.
Quanto dura lo sbiancamento?
Questo varia da persona a persona e dipende
dalle abitudini e dalla dieta personale.
Al paziente che si vuole sottoporre alla seduta di sbiancamento nel nostro studio verranno
date tutte le indicazioni per allungare il più
possibile i tempi di mantenimento del bianco
ottenuto, comunque l'effetto dura di solito due
anni.
E’ un’operazione sicura? Ci sono effetti collaterali?
Articoli scientifici dimostrano che l'uso del perossido d'idrogeno per sbiancare i denti è efficace
e sicuro. Non cambia o danneggia la struttura
dei denti, li fa solo apparire più bianchi.
Per ciò che concerne gli effetti collaterali, ce
né uno molto comune che è l'ipersensibilità
dentinale, ossia più sensibilità all'aria e acqua
fredda, ma questo inconveniente viene tamponato dalla saliva che in circa 12 ore ristabilizza
gli equilibri, anche se il nostro studio si vuole
assicurare una riduzione dei tempi con una applicazione di fluoro dopo la seduta di sbiancamento.
Quali sono le precauzioni da attuare prima e
dopo lo sbiancamento?
Tutto questo perché dopo lo sbiancamento lo
smalto diventa una "spugna" e recepisce ancora meglio le sostanze colorate.
Per mantenere il sorriso bianco, che si è ottenuto, per un lungo tempo, si devono seguire delle
specifiche indicazioni:
• Lavare i denti regolarmente almeno tre volte
al giorno.
• Visitare lo studio odontoiatrico regolarmente.
• Minimizzare il consumo di caffè, tè o altre sostanze colorate e minimizzare anche il consumo
di sigarette.
Sostanze che causano macchie e
scurimento dentale:
• Cibi, bevande e coloranti: cola, caffé, té, liquirizia, spezie, carciofi, salsa di soia...
• Batteri
• Placca e tartaro
• Fumo: sigari, tabacco da masticare, sigarette, pipa, nicotina
• Abuso di colluttori: clorexidina
• Medicinali: tra cui antibiotici e chemioterapici tetracicline...
• Sostanze metalliche: ferro, rame, ottone, nichel...
• Traumi ai denti: incidenti, fratture...
Per informazioni:
Dott. Giuseppe Bianco
Tel. 06.5910802
eur:torrino:news 7
Crowe e
Ridley Scott
di nuovo insieme
Russel
t
t
o
c
S
e
Crowe
] a cura di Luciana Morelli [
Uscirà il 15 dicembre prossimo nelle sale italiane "A Good Year" (in italiano "Un amore per
caso"), la commedia con la quale Ridley Scott
e Russel Crowe tornano a lavorare insieme
dopo i cinque Oscar de "Il Gladiatore".
In occasione della presentazione italiana del
film, il tenebroso attore neozelandese è giunto nella Capitale per parlarci della sua nuova
vita dopo la nascita dei suoi due figli e il suo
matrimonio con l'attrice Danielle Spencer.
A ruota libera ha anche raccontato delle sue
nuove sfide da attore, sempre diverse l'una dall'altra e sempre straordinarie, le stesse che lo
hanno reso senza dubbio uno dei divi più amati
del mondo, e - non poteva di certo esimersi del suo strettissimo rapporto con il grande
Ridley Scott e del tanto acclamato secondo
episodio de "Il Gladiatore".
e
e
w
o
r
C
Scott
una coppia
da Oscar
Russel Crowe nel film è
Max Skinner, il broker più
acclamato della finanza
londinese, che un giorno
scopre di aver ereditato
dal defunto zio Henry
(un grande Albert
Finney) il magnifico
chateau delle vacanze
in Provenza.
Arrivato in Francia
per toccare con
mano e prepararsi
alla vendita dell'immobile, Max però
non riesce a resistere all'idea di
restarsene per qualche giorno nella vecchia
villa circondata dalle vigne.
E' proprio tra le dolci colline del Luberon che i
suoi preziosi ricordi di bambino torneranno a
galla e che la sua vita prenderà una piega inaspettata... Tratto dall'omonimo romanzo di
Peter Mayle (edito in Italia con il titolo
"Un'ottima annata"), il film miscela gli elementi della commedia gialla con quelli delle
commedie romantiche e - quel che è più interessante - le esperienze di vita sia di Crowe
che di Ridley Scott, proprietario per 14 anni di
una vigna tutta sua.
Tu che sei un uomo di cinema, cosa ne pensi
della Festa del Cinema di Roma che si tiene
quest'anno per la prima volta?
Innanzitutto sono molto dispiaciuto che il film
non abbia potuto partecipare a questa importante manifestazione internazionale. Ma sono
molto contento per la città, era ora che Roma
accogliesse un evento di queste proporzioni.
Quanto ti ha stimolato metterti in gioco e
prenderti spesso in giro con questo nuovo
personaggio comico?
Non mi piace mai recitare due volte nello stesso
ruolo, è fantastico avere la possibilità di lavorare
in ruoli sempre diversi. Finora non avevo mai
avuto la fortuna di far ridere la gente.
E' un film pieno di riflessioni, sulla vita, sui
cambiamenti, sui piaceri e su quanto costa
rinunciare agli affetti per dedicarsi alla carriera. Come mai hai scelto di farlo?
Volevo lavorare ancora una volta con Ridley, ci
eravamo troppo allontanati dopo Il Gladiatore.
Il feeling aumenta di volta in volta se si lavora
spesso insieme. E poi noi condividiamo gli stessi valori, la stessa visione della realtà. Cosa più
importante è che pensiamo che i veri piaceri e
le passioni della vita siano gli affetti e le cose
semplici.
Come definirebbe 'A good year' per far capire ai suoi fans che tipo di film andranno a
vedere?
Sicuramente non proprio una commedia romantica, nonostante venga presentata come tale grazie alla campagna promozionale. E' un film che
parla della vita e di quello che è veramente
importante per tutti noi. Passare del tempo con
le persone che amiamo. Tutto il resto non conta.
Dalle tue parole è chiaro il profondo legame
che ti lega al regista de "Le crociate" e
"Blade Runner". Non solo professionale ma
anche affettivo...
Dopo il successo de Il Gladiatore io e Ridley ci
aspettiamo grandi risposte da parte del pubblico, nonostante la diversità dei due film. Grazie
a questo nuovo progetto ho visto brillare le
stessa luce di tanti anni fa nei suoi occhi. E' un
regista eccezionale e per me è un onore lavorare nei suoi film.
Hai anche contribuito alla sceneggiatura in
qualche modo?
Certamente si, anche Ridley mi ha dato atto di
questo fortunatamente. Mi sento di aver
aggiunto un po' di umanità e di calore in più.
Non essendo un film d'azione o di guerra ho
pensato che per movimentare il tutto potevamo
inserire uno sfiancante incontro di tennis tra
Max e il custode delle vigne. Ed è stato molto
divertente sia da girare che da vedere.
E dei tempi comici cosa ci dici? Come ti sei
trovato?
Tutta la vita ha il suo ritmo, non solo la commedia, anche l'azione e il dramma. E poi finchè
Ridley mi chiederà di fare qualcosa in un certo
modo io la farò.
E' un film anche sul vino; com'è il tuo rapporto con il nettare degli dei?
Il mio rapporto col vino è meraviglioso, lo è
sempre stato sia prima che dopo il film. E' caloroso, inclusivo e accogliente per entrambi. Mi
piace davvero molto.
C'è invece qualcosa che è cambiato in te ultimamente?
Le priorità. Ora prima di tutto viene la mia famiglia, mia moglie e i miei figli. Prima era esattamente il contrario, sentivo sempre di dover dimostrare qualcosa e vedevo la vita per quello che
non era. Ora evito persino di fare dei film in luoghi che per loro non siano confortevoli.
E questo nuovo film che state preparando
con Ridley Scott?
Si tratta di un gangster movie che è ancora in
fase di conclusione. Al mio fianco avrò dopo 11
anni ancora una volta Denzel Washington. Il
suo titolo è American Gangster ed è un film d'azione ambientato negli anni '70 che narra la
vita del gangster di tutti i gangster, Frank
Lucas (interpretato da Washingotn ndr.), un
trafficante di droga di Harlem che nascondeva
la 'merce' nelle bare dei soldati morti in
Vietnam. Io sarò il poliziotto onesto che gli dà
la caccia senza sosta.
Concludiamo con qualche anticipazione su Il
Gladiatore 2?
Finora ne abbiamo solo parlato fra di noi e nell'aria per ora c'è solo la volontà, mancano i produttori e una sceneggiatura che possa avere
senso anche dopo la dipartita del mio personaggio. D'altronde siamo a Hollywood, almeno
qui la morte dei protagonisti delle storie non è
assolutamente un problema insormontabile.
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XII Municipio
Riqualificazioni
Partita la riqualificazione di Via Acqua Acetosa e Ostiense
[ a cura di•Stefano Ursi ]
È iniziata l'opera di riqualificazione di via
Acqua Acetosa Ostiense, nel Municipio Roma
XII.
La zona Acqua Acetosa Ostiense e l'omonima
via sono tra le aree che soffrono maggiormente il degrado vissuto in questi ultimi
anni dovuto ad una posizione non propriamente centrale e che sono tristemente note
per il fenomeno della prostituzione.
I primi interventi effettuati dalla Polizia
Municipale, insieme all'Ufficio Tecnico del
Municipio e all'AMA hanno riguardato la
demolizione dei fabbricati abusivi, la bonifica del canneto vicino via Cristoforo Colombo
e la bonifica delle discariche presenti lungo
la strada, il resto delle operazioni sono state
completate nelle precedenti settimane.
L'operazione di riqualificazione, fortemente
voluta dall'Amministrazione Municipale, è
stata decisa in una conferenza di servizi svoltasi il 27 settembre scorso a cui hanno partecipato l'Ufficio Tecnico del Municipio,
l'Ama, la Polizia Municipale e la Polizia di
Stato.
Tra i vari interventi decisi ci sono la demolizione dei fabbricati abusivi presenti nel canneto a ridosso del sottopassaggio di Via C.
Colombo, l'installazione di segnaletica verticale "divieto di sosta e di fermata" su via
Acqua Acetosa Ostiense, la rimozione di discariche abusive, la chiusura di piazzole di
sosta, la bonifica e la chiusura con parapedonali dell'area a parcheggio limitrofa agli
autodemolitori e l'installazione di un sistema
di telecamere e relativa segnaletica.
"La riqualificazione di via Acqua Acetosa
Ostiense segna un nuovo modo di procedere
del Municipio riguardo la soluzione e il risanamento di problematiche urbane e sociali"
dichiara Patrizia Prestipino, Presidente
Municipio Roma XII "In questa prima fase
miriamo a riqualificare una strada ed un'area
che pur vivendo in una situazione di degrado, dovuta anche al fenomeno della prostituzione e all'abbandono subito negli ultimi
tempi, è un punto importante per il nostro
territorio perché è una via di collegamento
fondamentale tra il quadrante Laurentino e
il quadrante Spinaceto- Mostacciano.
Inoltre è una zona in cui sono presenti due
insediamenti abitativi molto importanti e
un plesso scolastico di grande prestigio
come le scuole del Papillo. Questa riqualifi-
cazione ha, per questi motivi, un alto valore sociale. In proposito voglio ringraziare
tutti gli uffici coinvolti per il grande sforzo
compiuto nell'organizzazione e la realizzazione di questa operazione di bonifica,
penso al Dott. Capozzi, dirigente del nostro
ufficio tecnico, al Dott. Ancillotti,
Comandante del XII Gruppo di Polizia
Municipale, al Dott. Taroni e al Sig. Pompei
dell'AMA, al Dott. Calabria, dirigente del
commissariato Esposizione, alla Dott.ssa Del
Tosto, dirigente del commissariato
Spinaceto, e al Dott. Fazzi del Gabinetto del
Sindaco."
"Con l'avvio di questa importante opera di
riqualificazione i cittadini e l'Istituzione si
"riappropriano" di una strada di importanza
fondamentale per il Municipio" sottolinea
Andrea Santoro, Assessore Urbanistica e
Partecipazione "la sinergia tra Municipio,
Ama, Polizia Municipale e Polizia di Stato
nell'individuazione e nella realizzazione
degli interventi di bonifica è la chiara indicazione della nuova modalità di procedere
per il Decoro Urbano del nostro Municipio".
Itinerari protetti di pulizia
[ di•Stefano Ursi ]
È partito dal quartiere Villaggio Azzurro, un
programma sperimentale di pulizia straordinaria al Municipio Roma XII. L'operazione,
realizzata in collaborazione con AMA,
Servizio Giardini e Ufficio Decoro Urbano
del Municipio XII, prevede l'istituzione, in
via sperimentale, di itinerari protetti di
spazzatura.
Per itinerario protetto si intende una serie
di vie dove, per garantire un efficace servizio di spazzatura, diserbo e lavaggio stradale, vengono posizionate delle paline
segnaletiche in cui, oltre al segnale di
divieto di sosta con rimozione, viene indicato il giorno in cui si effettua l'intervento.
Contestualmente alle operazioni di pulizia
saranno rimosse anche le affissioni abusive
e le scritte dai muri.
"Con l'istituzione, in via sperimentale, di
questi itinerari protetti iniziamo un'opera
importante di pulizia del nostro territorio.
Gli interventi riguarderanno, inizialmente,
alcune zone ma speriamo di arrivare sino
alle periferie più estreme del Municipio.
Proseguiremo, infatti, interessando altri
quartieri secondo un programma che renderemo noto al più presto.
È un'operazione che ha richiesto un grande
sforzo in termini di risorse e di organizzazione, per questo è importante che tutti i
cittadini collaborino rimuovendo le automobili dalle zone in cui verranno effettuati
gli interventi, pena la rimozione forzata, e
mantenendo pulite le suddette aree".
Roma danza 80
Un luogo dove i sogni non restano solo desideri.
] a cura di Regina Picozzi [
Gestita da Patrizia Felli e Walter Gualandi,
ballerini del Teatro dell'Opera di Roma, questa scuola è molto più che un posto in cui
imparare la tecnica delle punte, i balli da
sala, la danza moderna o l'hip-hop. E' il
risultato di tanti anni trascorsi assaporando
le emozioni della vita da palcoscenico, del
sipario che si apre lentamente e della musica che rompe il silenzio del pubblico. E' lo
specchio di una passione sempre viva, quella per un'arte che come nessun'altra sa
impadronirsi dell'animo di chi ha il privilegio di conoscerla: la danza. Quella vera,
quella che pretende volontà e dona entusiasmo, quella che ha la capacità di plasmare il
corpo ed il potere di aiutare la mente, liberandola di qualunque altro pensiero nell'esatto istante in cui si indossano le scarpette e si varca la soglia di una sala piena di
specchi. E' la danza di chi ha dedicato la
propria esistenza ad inseguire la perfezione
14 eur:torrino:news
di un movimento, di un passo, o di un semplice gesto. La danza di chi conosce il sapore del teatro e sa di non potervi rinunciare,
perché il prezzo sarebbe forse rischiare di
ridurre una delle più nobili forme d'arte ad
una semplice attività fisica. E' per questo
che "Roma Danza 80" considera parte integrante della preparazione dei propri allievi
l'opportunità di esibirsi su un palcoscenico
vero in un vero teatro, la possibilità di confrontarsi con lo sguardo di un pubblico..e di
emozionarsi con i suoi applausi. Da sempre
la scuola offre questa preziosa occasione
organizzando spettacoli in prestigiosi teatri
della capitale, nonché partecipando ad
importanti rassegne. La più recente, quella
del 18 e 19 novembre all'Auditorium del
Massimo, "Volere Ballare".
Roma Danza 80.
Un luogo privilegiato dove la danza è
soprattutto e prima di tutto arte.
Via P.A. Grammatico
n° 50-54-56
Eur Mostacciano
Regina Picozzi
Tel. 333.8038076
Acqua, farina e...
Gattò di patate
[ a cura di • Valeria De Rentiis ]
Q
Questa ricetta è molto semplice e
risolve spesso una cena improvvisata
con gli ingredienti che avete in casa.
Non tutti la sanno preparare ad hoc.
Ecco la ricetta originale per 4 persone.
mosi). Ungete la teglia con il burro rimasto e
spolverizzatela con il pane grattugiato.
Versate metà del composto di patate e distribuite la mozzarella. Terminate il composto,
livellate e spolverizzate con altro pane grattugiato e, se volete, qualche fiocchetto di burro.
Infornate a 180° per almeno 30 minuti, o
comunque il tempo necessario a formare una
crosticina in superficie. Potete servire il gattò
sia tiepido che freddo con un contorno di insalata mista e pomodori.
Buon appetito!
ingredienti:
Preparazione:
Lavate le patate e mettetele a lessare in acqua
fredda con la buccia (in questo modo non
assorbiranno troppa acqua durante la cottura).
Nel frattempo sminuzzate il prosciutto (o l'affettato che avete scelto), tagliate a fettine la
mozzarella. Fate raffreddare le patate e sbucciatele ancora calde. Schiacciatele nello
16 eur:torrino:news
schiacciapatate o con il passaverdura. Al centro sgusciate i 3 tuorli (tenendo da parte gli
albumi) e sminuzzate il burro, lasciandone un
pezzetto per ungere la teglia. Mescolate bene
e aggiungete il prosciutto e il parmigiano
grattugiato. A parte montate gli albumi a neve
ben ferma. Incorporateli mescolando dal basso
verso l'alto (in questo modo rimarranno cre-
- ½ kg di patate (pasta gialla)
- 3 uova
- 150 gr. burro
- 1 h di prosciutto cotto (oppure mortadella, salame milano o prosciutto crudo)
- 1 mozzarella passita (o formaggio
tipo galbanino)
- 100 gr. di parmigiano (o grana )
- Pane grattugiato
- Sale, pepe
Alfa Romeo
8C Competizione
] a cura di Eleonora Lilli [
R
egina del Salone di Parigi è lei: la
nuova Alfa Romeo 8C Competizione.
Una supersportiva che sarà prodotta in edizione limitata. Si tratta di
una due posti secchi dalla carrozzeria che reinterpreta in chiave moderna le forme di alcuni
fra i più celebri modelli da corsa del passato,
come la 33 Coupé Stradale e la Giulia TZ
(Tubolare Zagato) degli anni Sessanta.
Che nell'ideazione ci sia stato un tocco
Maserati lo si può notare soprattutto quando la
si guarda in faccia. Ideata dal Centro Stile di
Arese, la struttura di questa nuova Alfa è leggera e resistente, grazie all'impiego di un
telaio in acciaio unito ad una scocca in fibrati
carbonio.
Il motore è un inedito otto cilindri a V di 90°
di 4,7 litri, capace di erogare 450 cavalli. La
trazione è posteriore, con il cambio robotizzato a sei marce collocato sul retrotreno. Non vi
ricorda nulla questo particolare? Beh, si tratta
in realtà dello stesso schema adottato dalle
leggendarie monoposto Alfetta, per due volte
Campioni del Mondo di Formula Uno, rispettivamente nel 1950 e nel 1951.
Anche le gomme sono state scelte con l'obiettivo di ottenere il massimo delle prestazioni:
ultraribassate, montate su cerchi da 20 pollici,
e ancora più ampie al retrotreno (283/35 contro 245/35). Un design, quello di questi cerchi, tipicamente Alfa, con linee dritte che convergono verso il centro della ruota con la semplicità e la purezza che contraddistinguono
questa casa automobilistica.
Ma quello che forse colpisce di più della nuova
20 eur:torrino:news
8Competizione, un modello che deriva dal prototipo presentato al Salone di Francoforte nel
2003, è il suo aspetto. Aggressivo ma sempre
terribilmente elegante, lo stile Alfa Romeo
sembra prendere forma attraverso la scocca di
quest'automobile. Un'automobile che nasconde
sotto tanta grazia 450 cavalli che si è cercato
di domare grazie ad un attento studio aerodinamico. E' stato proprio grazie al tempo di studio trascorso nella galleria del vento, che d'altronde si è riusciti ad ottenere un tale effetto
di deportanza per aumentare aderenza e stabilità del veicolo. Infine, l'impiego della versione più evoluta del sistema elettronico VDC
consente di mantenere il controllo dinamico
dell'auto anche nelle manovre d'emergenza,
senza che il piacere di guida venga penalizzato. E come potrebbe essere altrimenti quando
si guida un'Alfa Competizione?
VIVEREIL TEATRO
programmazione novembre
[ di•Valeria De Rentiis ]
•Teatro Manzoni
Torna in scena Carlo Alighiero, regista e attore nella commedia Sesso e gelosia, di Marc
Camoletti, autore francese delle divertenti
"Pigiama per sei" e "Boeing boeing". Nel cast,
Patrizia Pellegrino e Denny Mendez che, in un
turbine di equivoci e divertimento, si alterneranno sul palcoscenico nei ruoli di Jacqueline
(Pellegrino) e Vivienne (Mendez).
L'azione si svolge a Marsiglia negli anni '50,
e prende il via dall'attico-studio-casa di
Bernard Marcellini (Alighiero).
E' il boss dell'editoria musicale, uno scaltro
uomo d'affari. Sua moglie, la bella e molto
più giovane Jacqueline, lo tradisce da tempo.
Per recuperare l'onore, Bernard decide di
escogitare un tranello, che si svilupperà con
insoliti colpi di scena
Tra gli interpreti Massimo Abbate, Barbara
Bengala e Clara Costanzo. Con le musiche di
Alighiero, Abbate e De Rosa. Dal 31 ottobre
al 26 novembre
Teatro Manzoni
Via Montezebio 14/c (Piazza Mazzini)
Biglietto intero € 23
Per informazioni e prenotazioni tel. 06.32.23.634
Orario Botteghino: dal Lunedì al Sabato 10-20
Domenica 11-13/15-20
•Teatro Il Sistina
Dopo un periodo di stop torna sul palcoscenico,
come mattatore, e non poteva essere altrimenti,
Enrico Montesano con …E' permesso?, spettacolo intenso e coloratissimo proprio come vuole
la tradizione del Sistina. Ancora una volta Enrico
sale sul palcoscenico per incontrare il suo pubblico e regalargli due ore di risate ininterrotte.
Un "One Man Show" che sicuramente non deluderà il pubblico del Sistina, accompagnato da
divertimento, musica e allegria. In scena dal 14
novembre al 7 gennaio ‘07. Regia di Gino Landi.
Teatro Il Sistina Via Sistina, 129
Per info e prenotazioni Tel. 06 4200711
[email protected]
Botteghino: tutti i giorni h. 10-19.00
•Teatro dei Satiri
Acuto e dissacrante, divertente e incontenibile
osservatore del quotidiano, Maurizio Battista
torna in scena con lo spettacolo E' tutta una
guerra!. Uno scontro su tutti i fronti raccontato da un punto d'osservazione speciale: una
trincea, luogo ideale per difendersi dagli attacchi giornalieri a cui la vita ci abitua. E' tutta
una guerra dalla mattina alla sera, un'incredibile campo minato da attraversare cercando di
sopravvivere. Una guerra fatta dalle frecciate
che ti lancia tua moglie appena sveglio, dalla
ricerca di un parcheggio, dalle soste vietate e
da quelle misteriosamente riservate. Per non
parlare della battaglia con l'euro e delle ostilità
sul luogo di lavoro, al mercato a fare la spesa,
nel traffico rientrando a casa. E finalmente,
stanco e stremato rientri nel tuo nido d'amore
dove ti accoglie Lei, quella del "Buongiorno",
tua moglie... e lì la guerra è persa! Dal 31 ottobre al 26 novembre
con entrambe? Se l'uomo prima del matrimonio è incompleto, è lecito affermare che
dopo il matrimonio è finito?" Queste sono
alcune tra le domande che si pongono i protagonisti dell'esilarante commedia.
Guido (il comico di Zelig, Dado) è l'eterno
studente, cultore di film porno e onanista
convinto; vive una sessualità solo virtuale, e
si rifugia nella masturbazione per evitare il
confronto reale con gli altri. Giulia (Rosaria
Russo) sarà la molla per rimettersi in gioco.
Armando (Gianluca Ansanelli) che sicuramente ricorderete nello spot del Duplo con il
suo tormentone "dentale labiale", è l'amico
del cuore di Guido. Ingegnere inquadrato
che vive nell'attesa di un contratto a tempo
indeterminato e, soprattutto, convinto dell'assoluta perfezione del suo rapporto con
Roberta (Maria Chiara Augenti). Niky
(Francesco Eleuteri) ha una compagna,
Marta con cui ha un figlio senza essere sposati. Per lui tradire è normale, e non disdegna neppure le ragazze del liceo.
"Gino non si tocca più" è una commedia
scritta da giovani autori per un pubblico di
giovani, e non solo. Tra risate e divertimento troverete anche lo spunto per riflettere
insieme agli interpreti.
La regia è di Gianluca Ansanelli e Giampaolo
Morelli.
Dal 25 ottobre al 12 novembre
Teatro Dei Satiri - Sala grande
Via di Grottapinta 19
Per info 06.6871639-06.6871578
www.teatrodeisatiri.it
•Teatro Vascello
Ancora un'occasione per parlare degli amori,
delle esperienze di vita dei trentenni di
oggi. "Gino non si tocca più" è una commedia dal sapore dolce amaro: mette in luce,
con pungente ironia, le difficoltà di una
generazione che si sente perennemente
insoddisfatta e incompiuta. Gino, Armando,
Guido e Niky sono amici da sempre e, oltre
all'appartamento, hanno condiviso le emozioni e i turbamenti della giovinezza. Ma
crescendo, si sa, le cose cambiano. Il giorno
della vigilia delle nozze di Gino (che non
sapremo mai chi è!) si ritrovano con mogli e
fidanzate per festeggiare l'addio al celibato,
e sono costretti a confrontarsi con la dura
realtà dei trentenni delusi.
"E' vero che le donne hanno una doppia personalità? E soprattutto: è normale litigare
22 eur:torrino:news
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78- Roma
Orari: sala 1 ore 21.00-sala 2 ore 21.30
Info 06.58.81.021 www.teatrovascello.it
Posto unico: Euro 15.00-ridotto Euro 10.00
Music Time
L
ed
Zeppelin
] a cura di Daniele Lucarini [
I
l ventennio che va dagli anni '60 agli '80
può essere considerato senza dubbio
quello che più di tutti ha visto la nascita
di gruppi e trovate che hanno in qualche
modo rivoluzionato il mondo del rock: dal pop
puro dei primi anni '60 si è passati gradualmente verso la sperimentazione, la psichedelia, la
coscienza di generi storici come il blues e il
jazz, reinventati e riproposti in chiave
moderna. Abbiamo già avuto modo di
parlare su queste pagine di gruppi che
hanno impresso il loro marchio in questa storia; in questo numero continuiamo
sulla stessa linea, raccontando la vicenda
di un altro gruppo storico, i Led Zeppelin, prolifica ed innovativa band inglese costretta ad
interrompere la propria epopea solo a
causa della sfortunata morte di uno
dei quattro componenti, il batterista John "Bonzo" Bonham, nel
1980.
Partiamo anche in questo caso dalla
fine: il 25 settembre 1980 il batterista
viene trovato morto, soffocato dal proprio
vomito a seguito di un problema, l'alcolismo, che già altre volte gli aveva minato la
salute. I restanti tre componenti (il cantante
Robert Plant, il chitarrista Jimmy Page, il bassista/tastierista John Paul Jones) dopo due mesi
di silenzio emettono un comunicato che discio-
26 eur:torrino:news
glie ufficialmente il gruppo, per rispetto al compagno deceduto. "Non potremmo più continuare
come prima" sono le parole conclusive del progetto Led Zeppelin come entità compatta. Dodici
anni di carriera, nove dischi inediti, un numero
incredibile di concerti tra cui spiccano nove
tournee americane (dove erano amatissimi), e
una serie di hit indimenticabili sono la dote di
Page e co., inarrestabili nel loro desiderio di realizzare musica di qualità e sempre più basata
sulle potenzialità (enormi) dei propri elementi
costitutivi. Quando nacquero i Led Zeppelin
infatti i quattro erano già musicisti affermati,
con grande esperienza come session men provenienti da band già conosciute nel panorama
inglese. Page & Plant avevano partecipato al progetto Yardbirds (discreto successo negli anni '60)
e Plant solo aveva cantato con un'altra realtà
importante del periodo, la Band of Joy. C'era
quindi nel background musicale dei neonati Led
Zeppelin una certa componente di esperienza e
consapevolezza che fece bene al gruppo; d'altronde suonare con artisti come Eric Clapton e
Jeff Beck non è esperienza da poco… L'esordio
discografico è datato 1968, caratterizzato da un
rock & blues grezzo e trascinante quanto basta
per affermarsi nel panorama musicale, costituito
da un'interessante quanto già ben delineata
coscienza di gruppo e stile di suono. La continua
attività live e la prolificità del periodo contribui-
scono a consacrare gli Zeppelin come band on the
road pura, gruppo di animali da palcoscenico che
riportano nei dischi la loro dimensione naturale. Il
secondo disco vede la luce nel pieno di questa enfasi creativa, tra l'altro nello stesso periodo di "Abbey
Road” dei Beatles e "Let it bleed" degli Stones. Per
i nostri è il disco di Whole lotta love, Ramble on,
Heartbreaker, The lemon song; la sfida discografica
regala ai quattro musicisti soddisfazioni non da
poco, al cospetto di tali mostri sacri. Un altro
anno ed ecco un nuovo disco: questa volta concepito in maniera più solitaria dai due leader
incontrastati della band in una magione di campagna. La musica riflette questo clima un po'
bucolico, arioso, campestre, regalando chicche
importanti (Immigrant song, Tangerine,
Gallows pole), ma lo standard sembra in
declino. Niente di tutto questo: nel 1971
arriva "Led Zeppelin IV" il capolavoro da
tempo atteso e finalmente concreto.
Basta scorrere l'elenco dei titoli per
riscoprire l'ebbrezza di quei '70 agli
albori ma indimenticabili nelle note di
chitarra di Page. Il rock/blues dei primi
anni si fonde con quell'atmosfera acustica che raggiunge picchi solenni
come in The battle of evermore
e Stairway to Heaven, piacevole
lascito dei periodi solitari dei
due compositori nelle session del
terzo disco. Arrivano poi negli
anni successivi "Houses of the
holy" e "Physical graffiti", che seppur caratterizzati da chicche strepitose come The rain song, No quarter,
Kashmir, rappresentano il periodo di
legittimazione mondiale della band e
allo stesso tempo quello di un fisiologico calo di performance, a seguito di cinque frenetici anni di tour e continue
sedute in studio di registrazione. Altri tre
dischi (tra cui l'unica testimonianza dal
vivo "The song remains the same" che il
gruppo ha sempre odiato) e drammaticamente arriva il triste epilogo del settembre 1980.
Dopo lo scioglimento, la coppia Page/Plant termina
di duettare ai limiti delle proprie possibilità su
dischi comuni, provando a farlo a distanza, in carriere soliste che mai hanno inciso quanto i Led
Zeppelin hanno fatto nella storia della musica. Ma
d'altronde è anche giusto così: l'alchimia irripetibile
trovata con determinati componenti deve essere l'unica clausola che un amante della musica può legittimamente pretendere. Il resto sono solo coverband.
Miglior disco
In assoluto,
Led Zeppelin IV risulta essere il miglior
compendio di storia
del gruppo.
Scorrendo la tracklist si trovano brani
come Black dog, Rock'n'roll, Going to
California e le bellissime The battle of evermore e Stairway to Heaven. Ogni solco contribuisce a creare l'atmosfera unica di un
disco-capolavoro a lungo cercato dalla
band, che raggiunse livelli difficili da confermare. L'evoluzione dal blues classico
verso un hard rock corposo e personale,
misto ad atmosfere acustiche con influenze
mitiche e mistiche (anche nei testi), lo rendono un disco assolutamente da avere nella
propria discografia.
Brano da riscoprire
In "Physical Graffiti" (1975) da rivalutare la
bellissima Trampled underfoot, rock genuino
dalla carica convincente appoggiato su un
bel riff di Page in continua progressione e
un trascinante assolo di tastiera. Inoltre
consiglio D'yer Mak'er, nella quale gli
Zeppelin si divertono a giocare con il reggae come suggerisce la storpiatura del titolo (pronunciato Ja-Maica), mescolandolo al
rock e ad una melodia accattivante.
Curiosità
Forse non tutti sanno che il
primo disco venne registrato
in due settimane e mezzo per
un totale di sole 30 ore.
Velocissimi. In Stairway to
Heaven Jimmy Page utilizza
per la prima volta la chitarra Gibson SG dal
doppio
manico,
autentico "gioiello"
per ogni amante
del poliedrico strumento. Infine una
chicca: nel 1970
gli Zeppelin furono
costretti a cambiare nome
per un concerto a Copenaghen, quando il
barone Evon von Zeppelin minacciò di citarli in causa per aver usato il nome della
famosa casata che inventò il dirigibile. Solo
per quella sera si chiamarono NOBS.
Visti dai detrattori
La reunion del 1994 tra
Page&Plant per un evento promosso da Mtv non
fece ricevere ai due
commenti particolarmente
lusinghieri
dalla stampa. Il pubblico
invece apprezzò. Inoltre, anche i Led
Zeppelin non fuggirono dalle accuse tipicamente '70 di istigazione al satanismo: nei
versi di Stairway to Heaven vennero identificati messaggi subliminali, mai confermati
né tanto meno provati.
eur:torrino:news 27
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oming soon • anticipazioni cinematografiche
[ di • Luciana Morelli ]
• A casa nostra di Francesca Comencini
(da venerdì 3 novembre)
Uno dei tre film italiani in concorso (l'unico
accolto da sonori fischi in sala) all'appena
conclusa prima edizione della Festa
Internazionale del Cinema di Roma, "A casa
nostra" è il nuovo film della figlia d'arte
Francesca Comencini.
Già regista di "Mobbing - Mi piace lavorare" con Nicoletta Braschi, la regista ha
ambientato il suo film nella Milano contemporanea, città in cui si incrociano e si sfiorano storie di persone molto diverse, le cui
esistenze sono più o meno governate dal
denaro: tanto, poco, rubato, guadagnato
faticosamente e nascosto. Il denaro circola
da una storia all'altra, da una persona all'altra e la storia ruota attorno ai due personaggi principali, Ugo (Luca Zingaretti) - un
banchiere affermato, un uomo intelligente,
volitivo e malinconico che opera in maniera
illecita - e Rita (Valeria Golino), capitano
della Guardia di Finanza, una donna forte,
caparbia e sensibile che indaga sui loschi
affari di lui. Intorno a loro altri personaggi,
modelle infelici, pensionati, prostitute e
assassini, con le loro debolezze, con la loro
voglia di vivere nonostante le difficoltà, con
le loro contraddizioni.
Le storie di tutti si intrecciano per confluire
nella scena finale in un unico luogo, in un
unico momento. Quello in cui si confrontano
con la vita e con la morte, mentre la città
attorno assiste impotente. "A casa nostra"
non parla, come il precedente, del mondo del
lavoro; parte però come "Mobbing" da una
domanda: "qual'è il valore della vita in un
mondo in cui il profitto è l'unico motore?".
Primo film importante per la Comencini, che
prima d'ora non aveva mai partecipato a
grosse produzioni ma prodotto e diretto film
a basso costo. Di certo non un film entusiasmante per confezione, originalità, costruzione dei personaggi e ambientazione.
Si avvicina di più ad una noiosa produzione
tv, una sorta di fiction di lusso, che ad un
film per il grande schermo.
• Maria Antonietta di Sofia Coppola
(da venerdì 17 novembre)
Sofia Coppola - la regista vincitrice
dell'Oscar per la sceneggiatura di "Lost in
translation" (candidato anche per la Miglior
Regia e come Miglior Film) - porta sullo
30 eur:torrino:news
schermo una moderna lettura della vita di
Maria Antonietta di Francia, la leggendaria
regina adolescente. Promessa sposa di Re
Luigi XVI (interpretato da Jason
Schwartzman), l'ingenua Maria Antonietta
(Kirsten Dunst) viene gettata all'età di soli
14 anni nel turbine dell'opulenta corte francese e costretta ad una vita fatta di scandali e congiure. La giovane regina, sola, senza
una guida, disorientata in quel mondo tanto
pericoloso, riesce alla fine a trovare il modo
di ribellarsi all'atmosfera di Versailles, passando così alla storia come la regina francese più incompresa.
Tributo a una delle regine meno amate dai
francesi, che venne decapitata durante la
rivoluzione, il film ha suscitato giudizi contrastanti al Festival di Cannes 2006 riscuotendo un buon successo invece negli Stati
Uniti.
Costato venti milioni di dollari il film ne ha
incassati sette in Francia (uscito a maggio),
Paese in cui è stato accusato di aver trattato il personaggio di Maria Antonietta con
poca attenzione storica.
A dar volto alla regina la bella Kirsten Dunst
(la fidanzatina di Spiderman che già ha
lavorato con la Coppola nel "Giardino delle
Vergini Suicide"). I costumi sono opera dell'italiana Milena Canonero (Premio Oscar per
"Barry Lindon" di Stanley Kubrick e per
"Momenti di Gloria").
La Regione informa
[ a cura della • redazione]
Successo del bando regionale. I fondi non basteranno per tutte le richieste
Dalla Regione 15 milioni di euro per i distretti industriali
Nel 2007 il Lazio avrà due nuovi distretti: nautica e cartario
"Il bando ha avuto un enorme successo. Le
richieste delle imprese sono quasi doppie
rispetto alle disponibilità. E questo nonostante la Regione abbia stanziato ben 15 milioni
di euro, cifra mai vista prima: basti pensare
che nei tre bandi precedenti le risorse complessive arrivarono a 12 milioni di euro".
È il commento dell'Assessore alle Attività
Produttive della Regione Lazio Francesco De
Angelis, che ha illustrato i risultati del bando
relativo alla legge 36/2001, a sostegno dei
distretti industriali e dei sistemi produttivi
locali, bando che si è chiuso pochi giorni fa.
291 sono state le domande ammesse, presentate da imprese singole o associate, per un
importo di contributi richiesti di 28 milioni e
730mila euro.
Quasi il doppio rispetto alle risorse stanziate
dalla Regione, che pure erano rilevanti.
"Questo significa che le imprese hanno voglia
di crescere, commenta ancora De Angelis,
significa che la Regione ha saputo mettere in
moto un processo di sviluppo in cui il sistema
imprenditoriale crede. C'è ottimismo quindi, e
questo non può che farci piacere e valuteremo
l'aumento delle risorse già a partire dal prossimo bando".
Per questo bando Sviluppo Lazio, che gestisce
le istruttorie, ha utilizzato la prenotazione
telematica su internet, con l'obiettivo di facilitare le procedure di prenotazione da parte
delle imprese, snellire le procedure di dataentry e monitorare in tempo reale l'arrivo delle
richieste.
"Grazie a questo bando, ha proseguito De
Angelis, riteniamo che gli investimenti delle
imprese arriveranno a circa 60 milioni di euro.
In pratica ogni euro di denaro pubblico gene-
ra 4 euro di investimento privato. Vogliamo
sostenere i progetti tesi allo sviluppo, all'innovazione, perché uno dei nostri obiettivi è
portare il made in Lazio anche sui mercati
internazionali".
La Regione, infatti, finanzia servizi, progetti
di formazione e, per la prima volta, anche le
spese delle aziende per attività di ricerca
industriale e di sviluppo pre-competitivo. Per
favorire le PMI, sono stati ammessi a contributo anche le associazioni temporanee di
scopo ed le associazioni temporanee di impresa. E per il 2007, oltre agli otto distretti
finanziati quest'anno, arriveranno anche due
nuove realtà. Si tratta di due settori produttivi importanti, la nautica ed il cartario. "Già
dal bando 2007 della Legge 36/2001, conclude De Angelis, le due nuove realtà potranno
godere di importanti contributi".
E da Torino assicurano che l'impianto cassinate è strategico
Indotto FIAT di Cassino: dalla Regione parte il rilancio delle PMI
De Angelis: al via i primi nove milioni di euro per lo sviluppo del territorio
Buone notizie per le numerose aziende dell'indotto Fiat di Cassino. Nel giorno in cui la
Federazione provinciale dei DS di Frosinone promuove un importante convegno nella cittadina
ciociara sul futuro dell'indotto FIAT, l'azienda
di Torino ha rassicurato la Regione - che sta investendo importanti risorse a sostegno del
sistema produttivo gravitante attorno alla fabbrica di Piedimonte San Germano - sul fatto che
lo stabilimento cassinate ricopre un ruolo strategico nei programmi di sviluppo della Casa
automobilistica.
"La vastissima partecipazione a questo incontro - ha spiegato nel corso del suo intervento
al convegno l'assessore alla Piccola e Media
Impresa della Regione Lazio Francesco De Angelis
- è il segno chiaro che in tutti c'è grande attenzione e voglia di impegnarsi per lo sviluppo
di questo territorio. La Regione, sotto questo
profilo, sta svolgendo un lavoro importante.
Durante la passata Legislatura fu promossa, su
iniziativa del sottoscritto e di altri consiglieri,
una legge appositamente dedicata al rilancio
delle imprese dell'indotto FIAT. Quella legge, la
46 del 2002, è rimasta inattuata per tutto il resto della Legislatura e non fu creato nemmeno
il capitolo di bilancio. Per questo, appena mi
sono insediato all'Assessorato alle Attività
Produttive, ho aperto un tavolo di lavoro con
sindacati, rappresentanti degli imprenditori, enti e società regionali, un tavolo per attuare
subito quella legge, con criterio, con progetti
concreti. Abbiamo aperto un capitolo di bilancio, abbiamo stanziato oltre due milioni di euro
per finanziare i primi 38 progetti imprenditoriali e, nell'ultimo bilancio regionale, siamo
riusciti con un grande sforzo a stanziare ben 15
milioni di euro in tre anni".
I primi nove milioni di euro (per la precisione
8 milioni e 998mila) sono stati già ripartiti tra
importanti progetti. "Il tavolo di lavoro con-
vocato dalla Regione - spiega De Angelis - ha
destinato 1,5 milioni alle attività di animazione territoriale e sostegno alle imprese; oltre 2
milioni serviranno al potenziamento del Consorzio
Industriale del Lazio Meridionale, al cablaggio
dei nuclei industriali di Cassino e Pontecorvo
ed alla creazione di una rotatoria a servizio della viabilità dello stesso comprensorio industriale.
Un milione di euro servirà al cablaggio dei nuclei industriali di Anagni, Frosinone, Ceprano e
Sora. Abbiamo stanziato 200 mila euro a favore dell'Università di Cassino per lo studio di
fattibilità delle fermate merci della TAV a Cassino
e Frosinone. Sono previsti infine tre milioni di
euro per i patti territoriali e 1,3 milioni per la
diversificazione e la riconversione produttiva".
La Regione e Sviluppo Lazio guardano già al futuro. Nei prossimi giorni il tavolo di concertazione
metterà a punto il programma degli interventi
per il 2007.
"Sono state messe a sistema tutte le forze in
grado di operare per lo sviluppo, ha commentato il direttore di Sviluppo Lazio Gianluca Lo
Presti, con l'obiettivo di rendere il territorio più
forte ed attrattivo, appetibile quindi per investitori locali e stranieri".
eur:torrino:news 35
L'annuncio dato dall'Assessore alle attività produttive De Angelis
La nautica del Lazio avrà il suo distretto
Dal 2007 le imprese potranno accedere ai benefici previsti dalla Regione
È proprio il caso di dire che il Lazio viaggia a vele spiegate verso lo sviluppo ed il futuro,
concretizzando le aspettative e le sollecitazioni
che arrivavano ormai da tempo da uno dei sistemi produttivi di maggiore impatto: quello della
nautica, che entro la fine dell'anno vedrà realizzato il sogno di un apposito distretto.
"Prima della fine dell'anno - spiega l'Assessore
alla Piccola e Media Impresa, Commercio e
Artigianato della Regione Lazio, Francesco De
Angelis - la Giunta Marrazzo approverà la nascita del distretto industriale della nautica".
L'annuncio a sorpresa è stato fatto durante un
apposito convegno organizzato dal comune di
Fiumicino, che ha visto la partecipazione di
numerosi operatori del settore e nel quale la
notizia dell'Assessore è piovuta come manna
dal cielo.
"Nel corso degli ultimi mesi - ha spiegato De
Angelis - abbiamo portato avanti un intenso e
proficuo lavoro che ci ha consentito di raccogliere tre diverse proposte provenienti da
Confindustria, CNA e Consorzio Roma-Latina. Da
qui siamo giunti all'approvazione di una unica
proposta, che nel volgere di poche settimane
porteremo al tavolo di concertazione con istituzioni, associazioni di categoria e consorzi, per
poi giungere all'esame della Giunta".
Ma un progetto, nella sua nobiltà di intenti, ha
bisogno delle risorse utili alla sua realizzazione:
"abbiamo pensato a tutto - ha proseguito De
Angelis - e posso annunciare che già nel bando
2007 della Legge 36/2001 a sostegno dei distretti industriali, l'istituendo distretto della
nautica potrà godere di importanti contributi per
lo sviluppo del settore, tra i più dinamici della
nostra Regione".
Il distretto della nautica avrà un forte impatto
nel comparto produttivo. Il Lazio conta circa 350
chilometri di costa, con importanti insediamenti produttivi, sia nella cantieristica che nella
nautica da diporto. La nautica comprende circa
2.500 aziende, il 60% delle quali in provincia di
Roma, e offre occupazione ad oltre seimila addetti.
"Si tratta - ha aggiunto l'Assessore - di numeri
che confermano l'importanza di tutto il settore
sul quale puntiamo con decisione, convinti come siamo che potrà ricoprire un ruolo di primo
piano nello sviluppo del nostro territorio. Intorno
alla nautica si intrecciano le speranze di industria, artigianato, servizi, commercio e turismo".
Buone notizie anche per le piccole e medie imprese del settore cartario in provincia di Frosinone.
Dopo il primo sì da parte della Giunta regionale, il sistema produttivo locale ha incassato anche
il parere positivo della Commissione consiliare
competente e dunque si accinge ad entrare tra i
distretti del Lazio ed a beneficiare dei contributi regionali per lo sviluppo. "Il sistema produttivo
cartario, ha commentato il presidente della X
Commissione regionale Carlo Umberto Ponzo,
possiede grandi potenzialità ed ampi margini di
sviluppo, in un settore sempre più aperto ai processi innovativi. Per questo riteniamo che, dopo
la rapida approvazione da parte della Commissione,
anche il Consiglio regionale si impegnerà per ratificare in tempi brevi la nascita di questa importante
realtà industriale".
De Angelis: una legge per tutelare la tradizione e favorire l'innovazione
Un testo unico per 96 mila imprese artigiane
Già stanziati 9 milioni di euro per lo sviluppo del settore
Tira aria nuova per le oltre 96 mila imprese del
settore artigianale del Lazio. Procedure burocratiche più snelle, facilitazioni nell'accesso agli
incentivi, un marchio di qualità per le produzioni. Queste in estrema sintesi le novità inserite
nel Testo Unico sull'Artigianato, la nuova proposta di legge approvata dalla Giunta regionale e
che ora passerà al voto del Consiglio prima dell'entrata in vigore.
"È un testo che ci consentirà di accelerare il
processo di sviluppo e crescita di tutto il territorio", ha spiegato soddisfatto l'Assessore alla
Piccola e Media Impresa, commercio e artigianato della Regione Lazio Francesco De Angelis.
Un testo che si apre con un importante novità:
la Regione infatti concederà un marchio di qualità con la dicitura Regione Lazio alle lavorazioni artigianali artistiche e tradizionali che
risponderanno a precisi disciplinari di produzione. Le commissioni provinciali per l'artigianato
rilasceranno il contrassegno alle imprese, dopo
aver verificato l'effettiva possessione dei requisiti. Dal punto di vista del finanziamento della
legge, la Regione ha previsto un sostanzioso
finanziamento di 9 milioni di euro (tre per ogni
annualità) per il triennio 2006/2009. "E per
velocizzare il sistema degli incentivi, ha precisato De Angelis, abbiamo istituito un fondo
unico in cui faremo confluire le agevolazioni
previste a sostegno dell'artigianato. In tale
modo evitiamo la dispersione delle risorse in
numerose leggi di incentivo, dirigendo invece
gli stanziamenti a sostegno di settori e comparti produttivi individuati volta per volta come
strategici".
Il Testo Unico arriva da una fase di gestazione
di circa un anno e si pone l'obiettivo di adeguare in modo più razionale tutto il comparto
alle esigenze di sviluppo: "È stato un lungo e
impegnativo periodo di analisi e confronto con
tutte le associazioni di categoria - commenta
l'Assessore regionale. Nel rispetto di quella concertazione che sta alla base della nostra operatività. Scendendo nello specifico, questo nuovo
provvedimento ci consente di ricondurre ad
un'unica legge tutta la normativa riguardante
l'artigianato. Fornendoci una grande opportunità: semplificazione delle procedure, sviluppo
del settore stando bene attenti alla tutela dell'artigianato artistico e tradizionale. E poi con
questa legge puntiamo molto sulla sussidiarietà: abbiamo infatti delegato ai Comuni le competenze per lo sviluppo dell'artigianato e coinvolto le associazioni di categoria per sostenere
la competitività delle piccole e medie imprese".
Un provvedimento importante per le quasi centomila aziende regionali del settore, il 66%
delle quali operano a Roma e provincia. I settori tradizionali che verranno tutelati sono:
cuoio e tappezzeria, decorazioni, fotografia,
riproduzione di disegni e pittura, legno e simili, ferro e metalli comuni, oro, metalli pregiati,
pietre preziose, pietre dure, restauro, strumenti
musicali, tessitura, ricamo e simili, vetro ceramica, pietra e affini. Tutelare, dicono
dall'Assessorato, significa soprattutto, tramandare. A tale scopo, le imprese artigianali tradizionali potranno attivare le botteghe-scuola,
che consistono in percorsi formativi che abbinano teoria e pratica degli allievi per l'apprendimento delle arti e dei mestieri. Un aspetto
fondamentale, perché spesso, con la scomparsa
del titolare o con la chiusura della bottega, le
tradizioni artigianali manuale scompaiono. Ma
un buon prodotto non fa breccia sul mercato
senza un'efficace promozione: "Proprio per questo - spiega De Angelis - nell'ambito del Testo
Unico verrà istituito l'albo regionale degli espositori artigiani, di cui faranno parte le imprese
ritenute meritevoli da una Commissione, allo
scopo di promuovere ed incentivare i prodotti
dell'artigianato laziale presso fiere, mostre ed
esposizioni".
Si guarda alla tradizione pensando però al futuro e all'innovazione. Il Testo Unico prevede
infatti anche incentivi per la ristrutturazione di
botteghe localizzate nei centri storici ed agevolazioni per le imprese che decidono di investire nell'innovazione, nella ricerca e nel commercio elettronico.
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Cancro
a che punto siamo?
2° parte
cosa dice la medicina ufficiale
Intervista alla dott.ssa Maria Ines Colnaghi,
Direttore Scientifico dell'AIRC
(Associazione Italiana Ricerca sul Cancro)
] a cura di Valeria De Rentiis e Stefano Ursi[
Dottoressa, chi aderisce all'AIRC e qual è la metodologia di finanziamento dell'Associazione?
"È una delle associazioni di volontariato più importanti d'Italia, in quanto vi aderiscono due milioni
di persone. Questi sono tutti volontari e versano
una quota associativa, tenendo una presenza costante nelle nostre manifestazioni. Diciamo che
l'AIRC riesce a distribuire per progetti di ricerca
dai 33 ai 34 milioni di euro l'anno; i fondi servono per gli altri obblighi istituzionali, come
l'informazione, che aiuta i cittadini. Insomma è
una struttura solida e ben impiantata nel tessuto
del territorio".
A che punto è la ricerca su cancro?
"Direi che un esempio che posso fare è questo; io
sono entrata nella ricerca del cancro negli anni 60
ed era allora che nasceva l'AIRC. Io sono entrata
a lavorare nell'Istituto Nazionale Tumori di Milano
quando AIRC ancora non era stata fondata: è stato uno shock terribile, infatti lo chiamavano il
lazzaretto, perché si tentava di curare i pazienti,
ma la mortalità era vicina al 100%. Quindi posso
dire di aver seguito la situazione cancro nel mondo, ma particolarmente in Italia. Il mondo del
cancro è cambiato ma capisco anche le aspettative delle persone che chiedono la soluzione definitiva
del problema; dire che andare da una mortalità vicina al 100% fino al 50% è positivo, ma lascia
sempre un altro 50% scoperto. Ci sono due angolazioni della situazione. Noi siamo ottimisti sul
lato della tecnologia, infatti abbiamo degli strumenti che oggi sono straordinariamente più efficaci
di una volta; la ricerca si è estremamente velocizzata. Il problema grosso è questo: quando si riuscirà
a curare il cancro? Bene, il cancro non è una malattia come la difterite o altre, che nascono da una
causa e hanno sempre una stessa manifestazione
clinica. Qui si tratta di centinaia di manifestazioni con conseguente anarchia delle cellule. Se presi
in tempo i tumori, nella maggior parte dei casi si
guariscono, mentre con la malattia molto avanzata si trovano grandi difficoltà. Ci sono però alcuni
tumori che ancora sono tutti da risolvere, come ad
esempio quello del polmone".
È possibile, secondo lei, parlare di un'ipotesi
concreta sul raggiungimento di una cura definitiva di questa malattia?
"Adesso siamo in un momento in cui la ricerca che
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può essere in grado di trovare ciò che lei mi chiede. Le cause del cancro sono tantissime a livello
esterno, dal fumo all'alcool fino all'amianto, ed
esse agiscono sempre sul DNA. Sapendo che l'errore sta nel gene impazzito sappiamo già dove
focalizzare le nostre ricerche; ci sono degli strumenti velocissimi nel capire dov'è il problema. Si
parla poi del sistema di protezione naturale che
è la peptosi, ovvero un suicidio programmato delle cellule. In parole povere: se in una cellula avviene
un errore non riparabile dal DNA, la cellula ha un
codice di suicidio programmato. Molti geni che
abbiamo studiato hanno delle caratteristiche importanti, come ad esempio il movimento delle
cellule; queste devono stare in un posto ben preciso, se iniziano a muoversi abbiamo il fenomeno
delle metastasi. Bisogna vedere dove, nel cancro,
c'è l'errore e una volta identificato il gene si può
identificare il bersaglio che a questo punto diventa mirato. Ciò che si sta cercando di fare è
questo e ci sono già dei farmaci biologici che non
hanno più la tossicità della chemioterapia. Ovvio
che rimangono ancora molti pezzi di DNA da ca-
pire, ma la via è aperta e sappiamo dove andare
per risolvere, speriamo, il problema".
Dottoressa, a suo parere, esiste uno stile di vita che se condotto potrebbe prevenire l'insorgere
della malattia?
"Ovviamente si, anche se non per tutti i tipi di
cancro. In ogni caso va fatta un'opera di prevenzione sui giovani per il fumo; la dipendenza è
difficile da estirpare. Va portato avanti un discorso di abolizione di questo tumore andando a
colpire la causa. Poi c'è tutta una serie di tumori
legati all'ambiente in generale, con lo smog ad
esempio, o all'ambiente di lavoro, che oggi è più
controllato, ma prima nei posti di lavoro c'erano
delle sostanze assai pericolose. Poi c'è un 60% di
tumori legato a non si sa bene che cosa. Tutto invecchia, anche il nostro DNA e spontaneamente
questi danni si creano. Il problema è che in un sistema vecchio gli errori difficilmente si riparano,
infatti si dice che il cancro sia la malattia della
vecchiaia. Il fatto è che bisogna mantenere il nostro sistema corpo più giovane possibile e questo
lo si può fare con l'alimentazione, non ecceden-
Dott.ssa Maria Ines Colnaghi
do nelle carni rosse o negli insaccati e prediligendo il pesce: ad esempio le donne giapponesi
non avevano il tumore alla mammella, mentre quelle emigrate negli USA dopo alcuni anni avevano
lo stesso tasso di tumore alla mammella delle ame-
ricane. Poi incide su di noi un buon mantenimento
dell'ambiente e del paese".
Quando si parla di fattori generazionali cosa si
intende?
"Fattori genetici. Una percentuale di tumori molto bassa, fra il 7 e il 10% ha origine genetica. I
geni che si sono guastati vengono dai genitori,
in sostanza; si parla di retinoplastoma, di tumore alla mammella, per il quale si è già scoperto il
gene. I tumori di questo tipo si presentano quando l'individuo è molto giovane, in quanto il gene
errato è stato ereditato. Poi ci sono tumori con
cause favorenti, come virus e batteri che si cronicizzano, come nel caso dell'utero; per questo è
stato già creato un vaccino. Un tipo di cancro allo stomaco viene ad esempio dall'helicobacter
pilori. Le cause sono molte, d'ambiente, originarie, radiazioni solari o componenti legate all'età;
ma ci sono delle componenti legate alla nostra
singola vita che possono essere evitate".
Quindi dottoressa Colnaghi, per concludere, il
ruolo dell'AIRC è molto importante: si sente di
ringraziare coloro che sostengono questa associazione?
"Assolutamente si. Vorrei fare una premessa. Diciamo
che la scienza italiana è spesso maltrattata e criticata perché non al passo e non reattiva in certe
situazioni; beh, se c'è un campo nel quale la scienza italiana è al top è il cancro. Pensiamo ad alcuni
tumori su cui l'Italia ha dettato le regole di cura:
il tumore alla mammella. L'Italia ha dato dei contributi fondamentali e l'AIRC c'è sempre stata con
i suoi finanziamenti, ogni socio ha dato la sua voce a dei momenti straordinariamente importanti.
Ringrazio tutti perché facciamo veramente moltissimo e spero che ogni person capisca quanto è
indispensabile la propria azione, perché così facendo salva anche i propri cari".
viaggio fra storie di vita
Incontro con i pazienti dell'IFO,
all'interno della Biblioteca del Paziente, "Centro di Conoscenza Riccardo
Maceratini dell'Istituto Regina Elena" di Roma
] a cura di Valeria De Rentiis e Stefano Ursi [
Continua il cammino di conoscenza attraverso le
storie di vita delle persone ammalate di cancro.
Abbiamo incontrato diversi pazienti, tutti accomunati dallo stesso problema: la malattia. Ciò che
ci ha colpito è la grande forza di volontà di queste persone, intenzionate a combattere questo male
ancora cosi poco conosciuto. A dare una mano ai
pazienti è l'informazione. Presso l'"Istituto Regina
Elena" di Roma è stata costruita recentemente una
biblioteca multimediale dedicata a pazienti, familiari e a tutti coloro che desiderano conoscere più
a fondo il nemico per poterlo combattere. Iniziamo
dalla Sig.ra Elvira Casciaro, ex insegnante:
• Sig.ra Casciaro, qual è stata la sua reazione
alla scoperta di avere un tumore?
All'inizio è stata una sensazione devastante. C'è
voluto un grosso percorso psicologico per riuscire
a capire cosa volesse dire essere ammalata di tumore, per me e per la mia famiglia. E' una diagnosi
che non si accetta, sia perché fa paura sia perché
se ne sentono tante. Viene ancora considerato un
male incurabile, un tabù. Pensi che sulla mia cartella clinica c'era scritto "sospetto di K", avevano
persino paura di scrivere cancro, e quindi, non l'ho accettato. Poi però mi sono resa conto che
andando avanti con il tempo, far finta di non essere malata e sforzarsi di continuare a fare la stessa
vita, gli stessi lavori, poteva soltanto portarmi a
peggiorare la situazione e allora mentre ero ricoverata ho cominciato a guardarmi intorno e a capire
che se volevo combattere questo male dovevo imparare le strategie giuste. Dovevo imparare un
nuovo stile di vita perché comunque volevo collaborare con i medici. Allora la prima cosa che ho
cercato di fare è stato sapere quanto più possibile sulla malattia. Non ho fatto come gli struzzi che
ignorano volutamente il pericolo e ho incominciato ad assillare i miei figli che molto volentieri
si sono subito preoccupati di trovarmi quanto più
materiale possibile perché io potessi sapere bene
quale fosse il mio male e che cosa fare per fronteggiarlo. Diciamo però che è stato un percorso
molto molto difficile. Ho potuto contare sull'aiuto dei familiari e anche dell'équipe medica che mi
è stata molto vicina. Poi, ripeto, ho avuto la possibilità d'accedere a questi mezzi d'informazione,
di conoscenza che mi hanno aiutato moltissimo.
Ci troviamo, infatti, presso una biblioteca multimediale di conoscenza. L'informazione l'ha
aiutata, quindi?
Per me è stata essenziale. Come si fa a combattere un nemico che non si conosce? Volevo sapere
esattamente in che cosa consisteva la mia malattia. Pure a costo d'avere notizie sconvolgenti perché
anche le statistiche a volte non sono realtà. Sappiamo
bene come vengono fatte. Ti possono sconvolgere quando ti trovi davanti ad un dato che ti dice
che solo il 30% dei malati ce la fa; rimani distrutto
da questa notizia. Poi però trovi anche altre notizie che ti dicono che è in sperimentazione un nuovo
farmaco e sta dando dei risultati eccezionali. Allora
ti viene la voglia di lottare e di combattere perché comunque pensi che hai delle chances e te le
devi giocare tutte.
Lei è stata sottoposta a diversi cicli di chemioterapia. Quali sono gli effetti, sia psicologici
che fisici, della terapia?
Sto combattendo con il tumore da 8 anni. Devo
dire che inizialmente la chemioterapia era molto
più devastante di adesso e quando i medici mi dicevano quali potevano essere gli effetti collaterali
quasi non ci credevo. Invece poi gli effetti collaterali li ho avuti tutti. Sa cos'è che aiuta molto?
Pensare che tra un ciclo e l'altro si torna alla normalità: finiti i cicli di chemio ti sembra che tutto
sia un disastro. Non ce la fai a camminare, il senso di dipendenza ti distrugge. Il senso di colpa nei
riguardi dei figli, che comunque non hanno una
vita facile etc. Quindi, psicologicamente si è a ter-
ra, fisiologicamente ancora peggio perché gli effetti sono devastanti. Io ricordo la prima chemio
che ho fatto: ero lì in ospedale, gli esami di routine erano andati bene. Arriva l'infermiera con il
trespolo e questo liquido incolore a me sembrava
strano potesse fare tanto male. Mi sembrava una
cosa talmente normale. Fanno l'infusione. Io mi
sentivo bene. Non sentivo niente. Ero felice con
me stessa. Non è poi cosi terribile. Invece poi dopo qualche giorno sono cominciati gli effetti. Il
senso di affaticamento, insomma i vari effetti che
ci sono, che possono essere devastanti. Però diciamo che bisogna sempre programmare il dopo.
Non pensare tanto al durante. Anche quando la
nausea ti squassa le viscere e ti senti lo stomaco
in subbuglio. Cercare di fronteggiare al momento
la situazione e fare il conto alla rovescia. Quanto
durerà la nausea? Due giorni? Bene, poi cucinerò
una crostata di frutta, un piatto particolare. Trovare
delle motivazioni, pure per superare i periodi della chemio. Comunque è difficile, la famiglia deve
collaborare in giusta misura né con eccessive premure, perché comunque ti fanno sentire un' invalida
e perché io poi sono abituata ad una certa autonomia. La sensazione dell'invalidità, della fragilità,
è terribile. Naturalmente non se ne deve disinteressare. Se loro sapevano che a me dava fastidio
l'idea del caffè perché mi portava la nausea, mi faceva vomitare, in casa non si faceva in quel periodo.
Poi nel momento in cui lo ricominciavamo a preparare, voleva dire che era finito il periodo tragico.
Si andava avanti.
Quindi è importante anche il ruolo della sua famiglia?
Anche il ruolo degli amici e il contesto amicale è
molto importante. Perchè a volte si sbaglia per eccesso d'affetto e allora siamo tutti troppo vicini,
troppo solleciti. Ti cercano, sono 3 o 4 che ti vogliono dare una mano. E lì accendono il senso di
dipendenza che non è piacevole. In questo caso
eur:torrino:news 39
Sig.ra Elvira Casciaro
io ho risolto con molta onestà: ho detto alle mie
amiche che comunque si avvicendavano sempre
a casa a farmi compagnia che avrei chiesto aiuto in caso di bisogno. Quando volevo i miei
momenti di solitudine, che io chiamavo "di ripostiglio" nel senso che volevo vivere nel ripostiglio
di casa mia senza vedere nessuno e, per fortuna, i momenti di ripostiglio durano molto poco
perché riesco a reagire, loro li dovevano rispettare. Però gli amici mi sono stati molto vicino.
Poi devo dire la verità, è un èquipe medica favolosa quella dell'"Istituto Regina Elena" perché
contattabile in ogni momento. Io vivo in Calabria.
Vengo qui a curarmi in quelli che io chiamo viaggi della speranza. I medici erano sempre
disponibilissimi anche quando psicologicamente ero a terra, anche quando veniva meno la
voglia, la forza di lottare, mi sembrava che fosse inutile diciamo questo mio darmi da fare, mi
bastava fare una telefonata. Le dirò che i medici che mi curano sono anche solleciti alle carezze,
alla pacca sulle spalle. Adesso ho avuto una recidiva terribile, da circa un anno. Il medico,
quando andavo per le visite, mi poggiava la mano sulla spalla, mi abbracciava quasi e mi diceva
parole d'incoraggiamento. "Lei ce la farà di sicuro, lei con il suo carattere sicuramente riuscirà
ad andare avanti". Anche questi incoraggiamenti, al di là proprio dell'aspetto terapeutico sono
molto importanti.
• All'interno della Biblioteca incontriamo anche
persone che, come la sig.ra Liliana Porcarelli, arrivano da fuori per curarsi qui a Roma.
Sig.ra Liliana Porcarelli
Sig. ra Liliana, da quanto tempo fa chemioterapia?
L'ho cominciata il 27 luglio di quest'anno (2006
n.d.r) e sono arrivata a metà ciclo, metà percorso
e fra pochi giorni comincerò il 4°. Devo dire che
la sto portando avanti abbastanza bene e mi sento serena. Certo, ha i suoi effetti collaterali ma si
superano con una grande forza di volontà. Si riescono a superare molto bene. Vedremo come
termineremo. Questo non lo so.
Lei è di Frosinone. Che situazione vive una per-
40 eur:torrino:news
sona che deve curarsi a Roma venendo da fuori?
All'inizio, quando ho scoperto d'avere la malattia,
non avevo pensato di venire qui, in verità, ma dopo due interventi ho contattato un professore
dell'"Istituto Regina Elena" che mi ha operato per
la terza volta. Certo all'inizio si è spaesati perché
non si ha l'idea di come lo si affronta, di chi incontri e com'è. Però poi alla fine devo dire anche
che l'istituto si trova in un luogo abbastanza raggiungibile mediante l'autostrada, si riesce ad arrivare
tranquillamente e poi l'équipe ti aiuta e ti sta vicino. Ho avuto anche la fortuna, grazie a mia figlia,
di scoprire questa biblioteca. Mi è stata molto utile perché mi ha dato tanti opuscoli, tante informazioni
che a me sono servite tantissimo. Al di là di come
si sono comportati i medici. A me è piaciuta molto l'informazione che mi ha dato la biblioteca. Da
allora abbiamo cominciato una collaborazione che
servirà a tante persone di Frosinone che hanno
avuto le mie problematiche e che adesso le stanno vivendo con me e affrontano il problema seguendo
anche questa biblioteca.
In tema di collaborazione di équipe medica, in
una biblioteca come questa, si crea uno spirito di comunanza, di gruppo. Può aiutare?
Da quando sto affrontando questo problema, ho
un giro di amiche che hanno il mio stesso problema: un tumore al seno, e di donne che sono affette
da questa patologia pare che a Frosinone ce ne
siano tantissime. Mettendoci in contatto l'una con
l'altra, dialogando tra di noi, ci aiutiamo tantissimo. Prima pensavo che il tumore venisse solo agli
altri. Quando ce l'hai ti rendi conto che è diverso.
Però poi riesci ad affrontarlo con tutta tranquillità. Mettendo insieme la collaborazione tra noi che
abbiamo questo problema e la biblioteca, io mi sono trovata benissimo.
Su una locandina dietro di noi c'è scritto che
per curare il tumore non servono solo pillole ma
persone. E'd'accordo?
L'umore lo danno i familiari, il marito, la figlia e
me stessa. Le devo dire che ho avuto una grande
forza per combattere questo male. Non mi sono
mai scoraggiata. L'insieme, la società e le persone che hanno avuto le stesse problematiche ti
aiutano molto.
• Sig. Domenico Galli
Signor Galli, di quale patologia soffre?
Io ho una malattia rara e sono al Regina Elena dopo aver subito un intervento per tumore all'esofago
e da marzo, periodo del primo controllo, ho riscontrato la presenza di alcuni linfonodi, quindi
sono entrato in chemio. Sto procedendo nelle cure appropriate presso questo istituto con la speranza
di miglioramenti.
Come è cambiata la sua vita da quando ha scoperto la malattia ed ha iniziato la chemio?
Per quanto riguarda la malattia rara di cui soffro, posso dire di conviverci da vent'anni. Ho
vissuto con serenità e senza eccessivi problemi
l'intervento che ho subito nel 2005, facendo leva sulla determinazione: ma queste sono, come
amo dire io, solo parole. Bisogna avere gli strumenti per acquisire serenità e determinazione,
se non ci sono questi strumenti si è un po' più
deboli. In questi anni risono rafforzato molto
anche con altre discipline, curando molto l'aspetto di quella che viene chiamata la comicoterapia,
che in fondo significa essere ironici e autoironici per dare un senso più serio alla propria vita:
quando ci si trova in queste situazioni si capisce ancor meglio il primo comandamento che è
in fondo è la salute. Parlare di strumenti significa scegliere quello che meglio si crede dopo
aver fatto una grintosa ricerca; ad esempio ciò
che io ho visto come ottimo strumento è qui al
Regina Elena, ovvero la biblioteca, perché tramite le persone e il materiale gratuito e adatto
alla situazione si può rafforzare la conoscenza.
Il male maggiore è quello di mettere la testa sot-
Sig. Domenico Galli
to la sabbia. Un altro aspetto è il rapporto con
i medici, che qui è prima di tutto umano e io in
questo aspetto ci credo molto. Il malato oncologico vive delle situazioni critiche e un rapporto
stretto con una fitta rete di medici e familiari
può aiutare a non sentirsi mai soli; su questo ci
deve essere una ricerca più approfondita e ho
notato che è uscito un libro Dall'altra parte, scritto da tre noti medici che si sono trovati malati
di tumore: da quella angolazione i tre sono riusciti a mettere in evidenza tutte le lacune del
sistema, dai medici agli infermieri, fino alle strutture. Ci vuole un salto di qualità, ad esempio un
incontro con il nuovo Ministro della Salute al fine di capire quali sono gli ulteriori problemi da
risolvere. In fondo c'è bisogno di una rivoluzione culturale. Sarebbe un successo per tutti e non
è un discorso di finanziamenti ma soprattutto di
idee e di creatività. Più stimoli ci sono e meglio
è, in fondo questa biblioteca, pur molto importante, ne è l'esempio: andrebbe pubblicizzata
meglio e fatta conoscere di più eliminando una
separazione che ancora purtroppo in parte esiste. Bisogna macinare ancora molto per conseguire
una sensibilità maggiore.
Non tralasciamo un aspetto fondamentale del problema cancro: i familiari.
• Pino Scasseddu, marito della sig.ra Liliana
Porcarelli.
Come cambia la vita nel momento in cui si viene a sapere della malattia di un proprio caro?
Il cambiamento è particolare perchè ci si trova in
una situazione davanti alla quale si è impreparati. Dopo gli accertamenti si spera che tutto si
risolva; è la parte in causa che ti da il coraggio di
andare avanti. Mia moglie ha preso il male per quello che è, un elemento da sconfiggere. Vederla entrare
in sala operatoria per tre volte e dare coraggio ai
medici con delle battute mi ha fatto una certa impressione, ma mi ha reso la vita più positiva. Certo
lo scombussolamento della vita c'è stato in quanto tutte le cose che si potevano fare ora non sono
possibili, ma si rifaranno e per adesso cambieremo abitudini. Bisogna saper vivere questi momenti
con la forza che la persona ti da. Io, stando a casa, vedo che c'è un circolo di persone che hanno
le stesse problematiche e non hanno remore nel
manifestarle: c'è sicuramente più sincerità in questo tipo di circolo che in uno in cui le persone
stanno bene. Ci si aiuta vicendevolmente e l'ambiente medico con dei piccoli gesti non fa mancare
il proprio sostegno; io lavoro in ospedale e quando guardo al medico lo faccio sempre con occhio
critico, perchè quei gesti non li ho riscontrati spesso, ma qui è diverso.
Lei ha trovato forza in sua moglie, quindi. Io
le vorrei ora chiedere come ha scelto di starle vicino.
Non è semplice descriverlo, ma io cerco di aiutarla con la presenza e l'infusione di un coraggio che
peraltro lei già ha e facendole capire che si tratta
di un periodo transitorio, dopo il quale la vita tornerà come prima. Si cerca di stemperare anche con
battute. Noi abbiamo una figlia unica che all'inizio non l'aveva presa bene, in quanto la parola
cancro le aveva creato una seria paura, ma poi ha
capito che ce la possiamo fare; fortunatamente c'è
anche mia suocera che è molto disponibile e così, collaborando alle attività anche più semplici,
riusciamo a mandare avanti la famiglia. Insomma
la presenza fisica e gli atti quotidiani compongono il mix col quale cerchiamo di dare il nostro
contributo.
• Sig.ra Adriana, caposala del reparto di ematologia del Regina Elena
In un certo senso lei si trova dall'altra parte, ma
ha avuto un esperienza di malattia: che paziente
pensa di essere stata?
Credo di essere stata un pessimo paziente; inizialmente ho avuto un senso di incredulità, ma col
tempo sopraggiunge la ragione. Devo dire che non
ho avuto il dolore burocratico di cercare il posto,
di trovare un ascolto che spesso non soddisfa e
quindi giocavo in casa. Quando il problema si è risolto brillantemente è iniziata la fase dei controlli
periodici, fase che ti stanca perché ripercorri una
strada già fatta, questa è un'altra fase che andrebbe
presa in considerazione, perché è molto proble-
matica.
Come è la sua esperienza da caposala e quanto
la ha aiutata nel curare dei pazienti?
Quella esperienza mi ha cambiata, in tutto, anche
se sono stata dall'altra parte per un breve periodo. C'è anche una tua motivazione per affrontare
questo lavoro e per andare avanti: noi infermieri
siamo la spalla sulla quale piangere. Se non hai le
motivazioni interne non puoi stare trent'anni in
un istituto come questo.
E la famiglia?
In quel periodo avevo le bambine molto piccole e
ho subito una separazione, ma la famiglia d'origine è stata molto presente; infatti è possibile che
chi ti sta accanto non riesca a condividere il dolore. Può accadere anche questo, perché non tutti
sono in grado di supportare una persona in quelle condizioni.
La conoscenza della malattia l'ha aiutata rispetto
agli altri pazienti?
Direi proprio di si. L'informazione è quella che ti
dice che se sai ciò che vai a fare puoi affrontare
meglio la situazione. L'informazione deve essere
continua durante il prelievo, perché non solo è un
diritto ma è anche un dovere essere informati.
Sig.ra Turisiana Carlo D’Alatri
• Sig.ra Turisiana Carlo D'Alatri
La sua esperienza con il cancro.
All'inizio non mi sono neanche resa conto della si-
tuazione e non volevo sottopormi all'intervento.
Si trattava di un carcinoma al collo dell'utero. Dopo
l'intervento però non sapevo che c'era da affrontare la chemio e potete immaginare quali esiti di
sofferenza. Dopo cinque anni ho avuto questo problema al seno, ma non ho avuto neanche il tempo
di disperare e sono stata portata in sala operatoria con tutti che mi tranquillizzavano; il post non
è stato così traumatico e ho fatto la ricostruzione
del seno, in quanto dei medici giovani mi hanno
fatto capire che una donna del nostro secolo non
può non fare la ricostruzione del seno. Istintivamente
ho fatto questa considerazione: non sono una donna di spettacolo ma sono pur sempre una donna.
È stata una sfida, ho reagito e mi sono trovata a
fare progetti lungimiranti a lunga scadenza. Io spero che in futuro ci siano delle visite personalizzate
perché a volte la chemio è più devastante del male stesso: l'esperienza recente di mia sorella, che
mi ha lasciata sconvolta, mi ha fatto capire che
l'organismo non sempre riesce a sopportare questi farmaci. Sono troppo forti. Spero sempre, ripeto,
in cure personalizzate e meno invasive.
Quindi lei si è trovata anche nella situazione di
familiare di un malato; che rapporto ha avuto
con sua sorella?
Io non ho mai pianto per la mia malattia, ma solo per mia sorella, ma il coraggio che ho avuto è
stato grande. Noi dovevamo vincere questa battaglia, ma purtroppo non è stato così e la disperazione
è sopraggiunta per mia sorella.
Con gli altri familiari quale tipo di rapporto
ha avuto e quali sensazioni ha cercato di trasmettere?
Mia madre era al corrente di questo problema, perché vive con me. Tutto sommato far conoscere le
situazioni può far bene, perché a livello familiare
ti aiuta ad essere più tranquillo ed avere la massima collaborazione. Certo si può passare per egoisti,
ma nessun rimpianto ci deve essere perché in questa malattia c'è bisogno di tante cose, anche le più
piccole. Soprattutto dal punto di vista morale.
L'informazione può salvarti la vita
Incontro con la Dott.ssa Gaetana Cognetti, responsabile della Biblioteca Digitale
Centro di Conoscenza "Riccardo Maceratini" dell'Istituto Regina Elena di Roma
] a cura di Valeria De Rentiis [
Prosegue il nostro viaggio all'interno dello sconosciuto Pianeta Cancro. Con nostra gradita sorpresa
abbiamo scoperto che spesso, per curare una malattia, non servono solo farmaci, corsie d'ospedale
e iter burocratici per fare visite. A volte quello che
può salvarci la vita è trovare un motivo, un appiglio per vivere. Per trovarlo è necessaria tanta forza
di volontà e la voglia di sperare. C'è da sottolineare
però che informarsi, documentarsi sulla propria
malattia può essere d'aiuto anche a chi ci è di fronte, medico o familiare che sia. Capire cosa non va
nel nostro organismo può aiutare anche chi, nonostante svolga la professione medica, non conosce
appieno tutte le peculiarità di una determinata patologia. Per studiare, conoscere e documentarsi,
esiste uno spazio all'interno dell'"Istituto Regina
Elena" di Roma dove possiamo trovare, oltre alla
preparazione, alla disponibilità e alla cordialità di
chi vi lavora, anche un valido apporto per capire
meglio come possibile curarsi. La Biblioteca DigitaleCentro di Conoscenza "Riccardo Maceratini" ci ha
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aperto le porte e insieme alla Dottoressa Cognetti
abbiamo cercato di capire com'è possibile convivere con la malattia di questo secolo.
Dottoressa Cognetti, qual è la funzione di questa biblioteca?
Da un lato dare informazione scientifica agli operatori: abbiamo una sala multimediale con 15
postazioni per pc e dall'altra abbiamo una sala dedicata ai pazienti che è la biblioteca del paziente
con acceso riservato, dove i pazienti possono richiedere informazione anche mirata. Informazioni
connesse alla terapia che stanno facendo, gli effetti collaterali possibili su cui noi diamo risposta,
promulgando degli archivi informativi aggiornatissimi, sia a livello nazionale che internazionale.
In particolare a livello nazionale abbiamo una biblioteca digitale prodotta da quest'Istituto insieme
ad altri sei, specializzati in oncologia in Italia; la
biblioteca digitale Azalea, disponibile sul sito web
www.azaleaweb.it ha circa 3500 documenti d'informazione in lingua italiana per i pazienti in
oncologia comprensivi anche di schede di circa
1500 associazioni per i pazienti con i servizi che
queste associazioni erogano e circa 500 sono le
associazioni madri. Poi 1500 sono in tutto comprensive anche delle sedi locali di queste associazioni.
Il tentativo è di dare un'informazione integrata
perché il paziente digita mammella e recupera sia
i documenti in formato elettronico che in formato cartaceo relativi appunto ad associazioni che si
occupano delle problematiche relative alla mammella e stiamo inserendo anche protocolli clinici
perché spesso il paziente che non ha speranza di
sopravvivenza con le terapie standard può tentare una terapia sperimentale, e quindi, localizzando
i protocolli, sapendo dove si svolgono le sperimentazioni può chiedere di essere reclutato all'interno.
Alcuni pazienti si sono salvati la vita grazie all'utilizzo di protocolli sperimentali. All'epoca quel
farmaco era solo sperimentale, non era sicuro che
desse degli effetti: successivamente è stato dimostrato che quel farmaco dava degli effetti e
Dott.ssa Gaetana Cognetti
spesso la sopravvivenza è passata dal 30 al 60 80 % con nuovi farmaci. Anche questa è una speranza
per quei pazienti che non hanno lo stato della terapia valida per poter risolvere la propria patologia.
Insieme a noi in quest'intervista c'è anche lo
staff della biblioteca. Ce li presenta?
Partiamo da Michelangelo Crocco, Fabio D'Orsogna
e Amelia Mazzacuva che si occupano attualmente
della biblioteca del paziente
Lavorano qui anche le dottoresse Katiuscia Dormi,
Maura Tuberi e Francesca Servoli che si occupano
invece della parte per gli operatori. In particolare la dott.ssa Servoli si occupa della formazione e
dell'organizzazione. Diciamo che siamo tutti docenti in questi corsi. I corsi di formazione sono
attualmente rivolti agli operatori sanitari: da una
parte ci sono pillole d'informatica dall'altra documentazione scientifica. Ogni mese facciamo dei
corsi base d'informatica per mettere gli operatori
in condizione d'accedere alle risorse informative,
anche coloro che non hanno un'alfabetizzazione
informatica. Questi corsi sono fatti in due moda-
44 eur:torrino:news
lità. Noi mettiamo in condizione il personale sanitario che non utilizza il pc, di poterlo utilizzare.
La seconda parte è dedicata ai corsi di documentazione, cioè corsi che sono necessari per l'aggiornamento
del personale. Insegniamo come accedere a risorse di qualità in internet e di distinguere le risorse
di qualità da quelle che non lo sono perché questo è un grandissimo problema in ambito sanitario
di rischio per la salute, in quanto chiunque può
mettere notizie sul web e chi naviga non ha sempre la certezza che si tratti d'informazioni di qualità.
Insegniamo poi ad utilizzare le basi dati per l'aggiornamento scientifico dei medici e dei pazienti.
Vorremmo, e questo è in progetto, anche sviluppare dei corsi per i pazienti, per i familiari e per i
cittadini. Per insegnare proprio come accedere ad
internet e saper distinguere il grano dall'olio. Quindi
eliminare quelle informazioni che sono desunte di
qualsiasi qualità e che spesso creano delle situazioni anche drammatiche. Ci sono pazienti che
vogliono partire per dei trattamenti. A me è capitato con un paziente che voleva andare in Portogallo
per delle cure. Successivamente abbiamo scoperto che questo presunto medico non aveva scritto
nessun articolo, non si sapeva chi fosse questa
persona che aveva descritto il trattamento come
ottimale. Così come c'è molta pubblicità commerciale dai mass media sui farmaci e attraverso l'esame
delle nostre banche dati verifichiamo quotidianamente che spesso si tratta di pubblicità e che non
vi sono evidenze scientifiche che dimostrino poi
che questi farmaci sono effettivamente efficaci
Facciamo un po' da barriera e cerchiamo di dare ai
pazienti e ai cittadini anche un orientamento sulle risorse valide per evitare appunto che ci siano
delle informazioni di tipo commerciale, come spes-
so accade perché la sanità è un grosso fatto commerciale. Vengono propagandate spesso e poi magari
non hanno nessuna efficacia dal punto di vista
scientifico. Questo è il tentativo di creare la biblioteca a doppio livello, che sia da un lato di
qualità per gli operatori e dall'altro per il paziente. Anche perché i pazienti sono diventati un motore
per l'informazione di qualità. Perché spesso il medico non ha tempo d'informarsi sulle centinaia di
patologie che cura. Il paziente ha una sola patologia e se ha informazioni di qualità si fa portatore
d'informazioni dal medico. In un'indagine che è
stata fatta in America è risultato che il 60 % dei
medici di base ha dichiarato d'aver ottenuto informazioni aggiuntive dai pazienti. Il che vuol dire
che il paziente può diventare portatore d'informazione valida al medico.
Che tipo di lavoro viene svolto all'interno della biblioteca nella sala multimediale?
La sala multimediale offre l'accesso in particolare
alle risorse elettroniche. Come potete vedere ci sono attualmente 10 postazioni di pc e le porteremo
a 15 perchè gran parte delle risorse di cui il personale usufruisce è su supporto elettronico. Noi
abbiamo un abbonamento a circa 3000 riviste in
ambito biomedico. Gli utenti possono sia consultare le riviste dalle postazioni che abbiamo nella
sala multimediale, sia consultarle direttamente
dai reparti perché l' accesso è a tutto l'istituto,
quindi, noi paghiamo un abbonamento su queste
risorse elettroniche e poi dai reparti si può accedere direttamente. L'altra grossa attività che
svolgiamo è rivolta ai corsi di formazione come già
detto prima, con un alto livello d'interattività, gratuitamente dal nostro personale e permette di
potersi aggiornare costantemente con i corsi ac-
creditati con l'ausilio delle risorse elettroniche. E
oggi è un fatto estremamente diffuso aggiornarsi
a livello elettronico. Naturalmente la sala non offre solo semplicisticamente l'accesso ai pc ma offre
anche l'orientamento alle risorse e il ruolo svolto
dai bibliotecari è fondamentale: aiuta l'utente a
ricercare e a trovare quelle informazioni che ci sono utili perché la difficoltà oggi sul web è trovarsi
con milioni d'informazioni quando si fa una ricerca e questo è il paradosso informatico e informativo
per cui noi abbiamo tantissime informazioni, siamo in un mare d' acqua che spesso è salata e non
riusciamo a trovare quello che serve effettivamente.
Il ruolo del bibliotecario è quello di orientare all'interno della struttura l'uso delle risorse che poi
servono effettivamente alla causa.
Dott.ssa Cognetti, ci illustri in pratica cosa av-
viene sul supporto informatico che utilizzate
Qui diamo un'informazione sia attraverso gli opuscoli cartacei sia interrogando le banche dati a
livello internazionale. Una delle più importanti è
questa: MedLine Plus che è stata prodotta dalla
National Library Medically, la più grande biblioteca americana medica a livello internazionale che
ha prodotto questa risorsa appositamente per i pazienti che vengono definiti Health Consumer, cioè
consumatori di salute non pazienti perchè è un
termine politically uncorrect. Questo è un grandissimo contenitore, molto aggiornato e possiede tutti
i settori per determinate patologie. Vi sono schedate circa 700 patologie di cui sono accessibili
tutti gli aspetti, sia il trattamento, sia la panoramica, sia addirittura le ricerche sulla banca dati
automaticamente a cui il paziente può accedere
con facilità. Diciamo che è un contenitore molto
aggiornato, esauriente e di qualità perché tutte le
informazioni che vengono inserite all'interno sono controllate da grandissime istituzioni americane.
E quindi, fa un po' da recupero di tutte le informazioni di qualità dei più grossi enti americani
che si occupano delle patologie. Ci sono anche
9000 schede circa di farmaci che sono sempre curate dal paziente. L'uso dei farmaci è sicuramente
una risorsa di grandissima qualità. Abbiamo anche
risorse in lingua francese. Per cui visto che la lingua è una grossa barriera, c'è la possibilità di
usufruire d'informazioni in francese, per rendere
accessibile al massimo la banca dati agli utenti.
Tant'è che noi abbiamo la biblioteca digitale Azalea.
Se inseriamo il termine mammella nella ricerca banca dati, oppure selezioniamo una parte del corpo
umano, l'utente può direttamente arrivare alle informazioni che ci occorrono. Appariranno tutti i
record relativi al termine o alla sezione corpo umano. Il paziente non ha bisogno d'entrare in diversi
archivi separati perché l'informazione viene accorpata tutta in un unico archivio. Abbiamo la
possibilità d'aprire il documento. Il paziente ha la
possibilità di consultare anche i documenti valutati. Non lo sono tutti perché è una procedura
abbastanza complessa. La valutazione finale consiste in una sintesi in cui troviamo informazioni
sulla leggibilità del documento ad esempio.
Per concludere potremmo dire che i pazienti che
hanno bisogno d'informazione possono utilizzare
sia Azalea (www.azaleaweb.it) sia la nostra biblioteca del paziente perché anche chi non utilizza
internet o non lo sa usare ha diritto ad avere informazioni. La biblioteca è facile da raggiungere:
è all'ingresso dell'Istituto "Regina Elena", un casale molto bello tra l'altro. Siamo aperti dalle 9
alle 17 tutti i giorni Chi vorrà venire a trovarci saprà che saremo lieti di dare una mano a tutti coloro
che ne avranno bisogno.
La ricerca sul campo
Visita all'interno dei laboratori dell' "Istituto Nazionale Tumori Regina Elena"
] a cura di Valeria De Rentiis [
Dott. Citro
Si parla molto di ricerca e di sostegni, soprattutto economici, di cui necessiterebbe questo
settore. Ma, in pratica, come lavorano i ricercatori in Italia per scoprire una cura per il cancro?
L'abbiamo chiesto al Dott. Citro, ricercatore presso l'"Istituto Nazionale Tumori Regina Elena"
che ci ha aperto le porte dei laboratori. Durante
questa visita ci siamo resi conto di come la scienza sia andata avanti e quanto ancora bisogna fare
per trovare una cura efficace. Macchinari moderni e costosi, spesso importati dagli Stati Uniti,
permettono ai ricercatori di lavorare meglio. In
particolare si parla di nanotecnologie e di farmaci intelligenti.
Dott. Citro, cosa avviene in questi laboratori?
I laboratori sono stati costruiti con molte nanotecnologie perché cerchiamo di sviluppare i nuovi
protocolli terapeutici: cerchiamo di sviluppare quel
tipo di ricerca che possa trovare l'applicazione al
letto del paziente in un tempo immediato, cosi come avviene con la ricerca di base: la ricerca cosiddetta
46 eur:torrino:news
traslazionale e che focalizza gli obiettivi a medio
termine per poter avere dei risultati di progresso
terapeutico. Tutto lo sviluppo dei farmaci intelligenti, come gli anticorpi monoclonali contro i
recettori del leptu, come gli inibitori enzimatici di
enzimi importanti per la vita della cellula tumorale, nel momento in cui neutralizza alcuni farmaci
della terapia: sono quei risultati che si ottengono
con la ricerca traslazionale che è alquanto costosa e faticosa ma dà risultati più soddisfacenti.
Questo tipo d'attività è possibile farla perché disponiamo di macchinari computerizzati che analizzano
contemporaneamente diverse cose. Molti anni fa
non era possibile. Oggi possiamo vedere i meccanismi, i metabolismi di una cellula tumorale e
riuscire a vederne anche le differenze che ci permettono d'identificare i target. Colpire una cellula
tumorale nella differenza biologica se questa differenza da un vantaggio biologico significa ridurre
nella sua capacità proliferativa la cellula stessa.
Cerchiamo di utilizzare i farmaci biologici perché
oltre ad avere una grande specificità d'azione colpiscono il bersaglio lì dove serve. Spesso hanno
anche una bassa tossicità perché non sempre quel
bersaglio colpito è anche nella cellula normale. Nel
momento in cui noi riusciamo ad avere un quadro
generale di quello che accade alle cellule, abbiamo anche un quadro generale della malattia.
Dottore, ci troviamo in uno dei laboratori: ci
spieghi a cosa servono i macchinari presenti
Questa è una famosa stazione Affimetric cioè un
apparato che ci permette di studiare un numero di
geni che in un certo momento della vita cellulare
sono attivi. Ci permette, inoltre di andare a con-
frontare una cellula tumorale con una cellula normale per constatare se in un certo momento di un
trattamento chemioterapico o della vita, hanno gli
stessi cluster e set di geni attivi oppure no. E per
differenza possiamo capire quali sono i geni che
danno un vantaggio alla cellula tumorale rispetto
a quella normale perché questi geni vengono prelevati da cellule dove precedentemente vengono
selezionate sui vetrini istologici. Quindi sappiamo
perfettamente qual è il Dna della cellula normale
paragonato al Dna della cellula tumorale. Questo
ci permette di prelevare dei geni di cellule con metastasi, di tumori in corso di terapia per cui possiamo
anche vedere la risposta di quali geni usa la cellula tumorale di fronte ad un farmaco rispetto alla
normale. Questo macchinario lavora non da solo
ma con un pc e sta in rete con una banca dati mondiale che fa riferimento all'America perché la casa
Affimetric è quella che poi ci dà dei microchip con
sopra dei geni umani e selezionati che noi chiediamo di volta in volta. Questo per dirvi che tutto
quello che troviamo non è fatto esclusivamente in
casa nostra ma è confrontato con un banca dati a
livello mondiale. Questa è tutta una serie di processi che viene dal vetrino: dal DNA vengono isolate
delle sonde, dei geni e poi vengono analizzati.
Lavoriamo su una macchina a laser che riesce a
detectare delle molecole molto piccole. Diciamo
che queste sono le macchine che si avvalgono delle nanotecnologie perché adesso riescono a vedere
molecole che prima non era possibile identificare.
Poi c'è il pc di analisi dati che viene collegato in
rete e li c'è la comunicazione con la banca dati
centrale. Ci spostiamo nella stazione di farmaco-
cinetica di routine. Qui troviamo una macchina che
riesce ad analizzare le concentrazioni di farmaco
che è presente nei sieri dei pazienti. Se abbiamo
un paziente che è sottoposto ad un trattamento
avrà diversi tempi del trattamento durante il quale farà diversi prelievi. Attraverso il siero del paziente
stabiliremo le concentrazioni di farmaco somministrato. Da queste rilevazioni si riesce a capire
qual è la concentrazione nel tempo del farmaco
somministrato al paziente. Possiamo cosi vedere
se è il caso o meno di modulare la terapia a seconda dello stato metabolico. L'idea, l'obiettivo,
il goal di tutto questo è la personalizzazione della terapia individuo per individuo lì dov'è possibile.
Questo ci permette di vederne anche l'evoluzione.
Sapete che la chemioterapia è soggetta a dei cicli: può darsi che il metabolismo del paziente al
primo ciclo sia diverso o quanto meno sia variato
a seconda del ciclo di trattamento e cosi via. Per
cui necessita modulare le concentrazioni o il tempo di somministrazione per avere lo stesso effetto
verso la cellula tumorale. Questo è importante
quando il paziente va verso il terzo, quarto ciclo
di trattamento e con i farmaci anti tumorali, che
sicuramente non sono leggeri. Ribadiamo che viene analizzata la concentrazione, la quantità che
entra in circolo di un farmaco, ora per ora, giorno
per giorno, e che c'è in un paziente dopo la somministrazione di un trattamento. Tutte le macchine
sono collegate ai pc perché si parlano continuamente in rete. Qui ad esempio possiamo analizzare
una molecola di un farmaco antitumorale che normalmente viene analizzata per terapie antitumorali.
Diciamo che con questo sistema noi riusciamo a
vedere la concentrazione del farmaco nel siero dei
pazienti dopo il trattamento o durante, sempre per
vedere se il comportamento del farmaco nel plasma a seconda dei cicli e delle modulazioni nel
corso della terapia ha sempre lo stesso effetto.
Queste modulazioni possono essere dovute sia alle condizioni generali del paziente sia alla risposta
che il tumore dà nel corso della terapia. Nel passato, quando facevo le analisi, lavoravo nella camera
fredda con le colonne cromatografiche perché erano tutti sistemi grandi, macroscopici; adesso
abbiamo compattato tutto in macchine piccole per
cui con le famose nanotecnologie si è risolto e fa
fare anche meno sacrifici a noi . Disponiamo di tabelle complete con tutti i dati: ad esempio l'orario
in cui sono stati fatti i vari prelievi del trattamento
perché è importante sapere qual è la concentrazione del farmaco dopo 5 minuti che è stato inoculato
oppure dopo 24 ore dopo la somministrazione.
Possiamo stabilire anche come il farmaco viene eliminato dall'organismo, e quindi, ci dà anche un'idea
di quali sono gli eventuali effetti tossici, collaterali oppure come intervenire nel momento in cui
le soglie tossiche vanno fuori. Quando facciamo
un'analisi possiamo stoccarle e metterle in un database una per una perché ogni grafico ha un tempo
di prelievo: esistono dei picchi che rilevano la presenza del farmaco dopo 10 minuti. Se effettuo
l'analisi dopo 10 minuti l'andamento sarà diverso.
Lo stesso procedimento viene effettuato per le urine per cercare di capire quanto farmaco viene
eliminato e quali sono i metabolici del farmaco che
vengono eliminati. Tutti gli organismi viventi,
quando hanno una sostanza esogena dentro, la prima cosa che fanno è cercare di eliminarla. Questo
significa metabolizzarla, detossificare l'organismo
significa unire il farmaco o un farmaco leggermente
eur:torrino:news 47
modificato dal fegato con una sostanza, generalmente l'acido glocuronico per poi eliminarlo con
le urine, il famoso processo di detossificazione.
Quando si supera questa soglia si entra nel grado
di tossicità: siamo cioè nella soglia in cui l'organismo non è in grado di eliminarlo da solo.
Abbiamo a disposizione programmi e software che
ci dicono come va l'andamento del farmaco con
assoluta precisione e che simulano dei processi
matematici. Lavoriamo anche nella stazione della
spettronometria di massa, ovvero un apparato che
va oltre quelli già visti in precedenza perché qui
oltre a seguire ed identificare il nuovo farmaco riusciamo ad identificare anche le molecole che
derivano dal nuovo farmaco. Se noi diamo un farmaco ad un paziente e il suo organismo lo modifica
per eliminarlo dall'analisi con queste macchine noi
riusciamo a capire qual è la modifica che lui ha apportato, quali sono le modifiche chimiche che
l'organismo ha fatto sul farmaco per renderlo inattivo, riusciamo a sapere il peso della molecola
nuova derivante dal farmaco. Con questa macchina riusciamo ad identificare se nella cellula tumorale
c'è una proteina particolare e tutti i mattoni che
la compongono, per cercare di capire se quella proteina ha qualche aminoacido particolare nella
sequenza rispetto ad una cellula normale. Possiamo
vedere le differenze, sia quantitative sia qualitative, se le proteine sono diverse. Ciò che ci permette
di vedere la spettrometria di massa è il singolo
aminoacido, il singolo peptide di una proteina digerita e che cosa accade in una singola cellula
tumorale rispetto ad una cellula normale. Questa
macchina si offre anche per altri tipi di analisi,
non solo per le proteine, per i peptidi ma anche
per i farmaci stessi perché nebulizza e dà delle cariche alle molecole e in base al rapporto Cariche
ottenute/Peso molecolare, riusciamo ad ottenere
il gruppo chimico con cui abbiamo a che fare. Solo
un esclusivo gruppo chimico può avere il rapporto carica-massa, è come se fosse un'impronta
digitale. Nella stessa sezione del laboratorio disponiamo d' incubatori in cui cresciamo le cellule
tumorali in vitro. La cultura cellulare in vitro è molto utile sotto tanti punti di vista: per vedere come
le cellule rispondono ai farmaci, per vedere o isolare alcune cellule e molecole trattate o meno con
alcuni farmaci. Proprio qui noi trattiamo i cicli cellulari delle cellule sia tumorali sia normali mortalizzate
per fare poi dei paragoni e dei confronti tra le vie
metaboliche delle cellule tumorali rispetto alle cellule normali e viceversa per cercare di capire quali
sono le differenze, per poter poi intervenire con
dei sistemi esterni con dei farmaci intelligenti che
possono essere di natura anche biologica tipo peptidi, anticorpi e che in qualche modo possono
togliere il valore aggiunto che la cellula tumorale
ha rispetto ad una cellula normale. Questo è importantissimo perchè senza questa strumentazione
non potremmo avere l'occhio omogeneo per studiare nel tempo questi sistemi. Un altro apparato
di cui disponiamo è il tissue maker ray con cui riusciamo a prelevare una cellula tumorale da un
preparato istologico cosi come riusciamo a prelevare una cellula normale dallo stesso tessuto in
contorno alla cellula tumorale. Questo ci permette poi di amplificare con tutti gli altri macchinari
il Dna dell'uno e dell'altro e di studiare le differenze con l'impatto ingenico con l'Affimetrix di cui
parlavamo all'inizio per capire quali siano i cambiamenti della vita cellulare di un individuo di cui
abbiamo analizzato i vari cluster, quali siano più
o meno attivi nell'una o nell'altra situazione. E'
possibile farlo su tessuti in cui sia in corso una terapia, e quindi, vedere anche quali siano i geni che
rispondono a quel trattamento chemioterapico fin
quando la chemio diventi cellula sensibile in cui i
cosiddetti farmaci intelligenti colpiranno solo il
bersaglio malato. Questo è l'obiettivo che ci siamo prefissi e il sogno per sconfiggere finalmente
il cancro. Un'altra sezione dei laboratori riguarda
la microscopia ottica: qui abbiamo un microscopio a fluorescenza e un microscopio confocale a
doppio laser. Queste strumentazioni ci permettono di vedere il destino di alcune cellule: una volta
a contatto con la membrana, seguono il loro percorso. Riusciamo quindi a vedere in una struttura
submolecolare quale sarà il destino di una struttura entrata dalla membrana cellulare all'interno
di una cellula e spesse volte si riesce a vedere se
il percorso è lo stesso sia in una cellula tumorale
che in una cellula normale. Capire, anche dal punto di vista morfologico, quali sono i percorsi e cosa
accade alle cellule nello specifico.
le alternative alla medicina ufficiale
La Radionica nella cura al cancro:
un punto di partenza e nuova speranza?
[ di • Sergio Di Mambro e Fabrizio Piciarelli
Come curarsi da una malattia come il cancro?
Oltre alla medicina convenzionale, esiste quella
branca della medicina definita alternativa, di cui
si parla ancora poco. Eppure su molte di queste
discipline esiste una forma di omertà, dovuta al
fatto che la ricerca è orientata verso prodotti di
sintesi che hanno il vantaggio di essere brevettati e commercializzati. Mentre l'autentica ricerca
nel rispetto della vita e dei tre regni (animale,
]
vegetale, minerale) va indirizzata nell'individuazione e nella utilizzazione dei cosiddetti "principi
attivi" ricavabili dalla stessa natura, rappresentata dal regno vegetale. Il regno animale, nel
rispetto della vita, può interagire solo con il regno vegetale.
L'unica terapia riconosciuta sembra essere la chemioterapia, con i conseguenti e ben conosciuti
effetti collaterali. Ci siamo chiesti se esistesse
un modo per debellare il male senza distruggere
o mettere comunque a repentaglio la propria vita debilitando l'organismo con la chemio. Abbiamo
intervistato il Prof. Giuseppe Genovesi, ricercatore e docente presso il Policlinico "Umberto I" di
Roma e docente di Endocrinologia all’Un La Sapienza
di Roma, il quale ci ha parlato di un nuovo modo di approcciare alla malattia e di una possibile
terapia chiamata "Radionica"
Prof. Genovesi, esistono delle terapie alternative alla chemioterapia?
"Sicuramente la chemioterapia è la terapia ufficiale, "ortodossa", ma effettivamente non è l'unica.
Si basa su presupposti che non sono molto condivisi dagli approcci naturali, diciamo dalla medicina
olistica, che ha come obiettivo mettere l'organismo nelle condizioni di riacquisire una capacità
di autosufficienza. La chemioterapia è estremamente aggressiva, lo è nei confronti delle cellule
tumorali, ma lo è anche nei confronti del sistema immunitario dell'organismo.
Quindi, spesso ci troviamo a fare i conti con un
sistema di terapia debilitante per il paziente che
la subisce; ha un effetto devastante sul sistema
immunitario dell'organismo che vi si sottopone.
Questo è il conflitto che la caratterizza, perché
se è vero da una parte che può esserci un effetto sul tumore di per sé, è anche vero che il sistema
immunitario, che poi è quello che dovrebbe essere in grado di assicurare la mancanza della
recidiva e la guarigione completa, molto spesso
risulta talmente compromesso da causare tra i fenomeni collaterali addirittura altri fenomeni
neoplastici. Sembra strano, ma proprio la chemioterapia che dovrebbe assicurare una guarigione
anticancro può diventare una terapia che tra i vari effetti collaterali ha proprio il cancro, magari
di altre nature o di altre tipologie. Gli approcci
non convenzionali, se possiamo definirli così, naturali, olistici, (si abusa di vari termini a proposito
delle considerazioni sulle metodologie alternative a quelle classiche) sicuramente hanno un
presupposto comune che è quello di cercare di
arrivare a soluzioni del problema tramite un approccio più causalista, cercando in primo luogo
d'identificare la causa della malattia, cancro compreso, in modo da poterla rimuovere, una volta
identificata, attraverso proposte terapeutiche che
hanno come obiettivo quello di ridare all'organismo la capacità di essere autosufficiente, cioè di
recuperare quelle funzioni che in determinate circostanze erano andate perdute. E' ovvio che ci
sono delle situazioni che possiamo definire molto complesse per permettere agli organismi di
recuperare le proprie funzioni, ma gli approcci,
proprio per questo motivo, possono essere multidisciplinari. Uno degli errori che viene commesso
nel mondo della medicina in generale riguarda la
contrapposizione di due scuole di pensiero: i medici che hanno un approccio ortodosso, tradizionale
Prof. Giuseppe Genovesi
e allopatico sono in conflitto con coloro i quali
praticano una medicina olistica, fitoterapica e
omeopatica. Si viene a creare un integralismo e
questo è uno sbaglio. In casi in cui viene utilizzata la chemioterapia potrebbe essere utile unire
le due terapie (quella allopatica e quella non convenzionale). In questo senso si può intravedere
un'interdisciplinarietà a livello terapico che prima ancora dovrebbe essere di tipo diagnostico.
Anche la diagnostica a volte subisce le limitazioni del protocollo. Se la medicina si avvicinasse
di più alla fisica probabilmente anche dal punto
di vista diagnostico avremmo degli elementi significativi".
A Lei risulta che ci siano applicazioni di tali
terapie e con quali risultati?
"Sicuramente bisogna dire, pur essendo assolutamente favorevole alla medicina olistica, e quindi,
suo utilizzatore, che purtroppo in Italia viene usata molto spesso senza un'adeguata cognizione di
causa. Ne deriva che possano verificarsi dei fallimenti che non dipendono dagli approcci ma
dall'incompetenza di chi li utilizza. Fatto salvo
tutto ciò, esistono degli approcci estremamente
efficaci, in particolare nel contesto della naturopatia tedesca che tiene conto di elementi fondamentali,
riguardanti l'eziopatogenesi della malattia e la
modalità per poter arrivare a gestire la causa della malattia attraverso l'uso di prodotti naturali
(intendendo con ciò principi attivi con contenuto attivo molto significativo tanto da produrre
dei risultati clinici importanti). Il test EAV (elettro-agopuntura secondo Voll) prende il nome da
un medico tedesco (il Dott.Voll), che aveva costruito una macchina per poter misurare le differenze
di potenziale elettrico espresse in potenziali molto piccoli: parliamo di micro ampère misurati sui
punti dell'agopuntura classica che corrispondono
a vari organi e funzioni d'organo. Identificando
attraverso questo test le defaillances bioelettriche correlabili a defaillances funzionali di vari
organi e testando le varie sostanze da utilizzare
proprio attraverso questa tecnica, l'individuo che
viene messo in contatto fisico con la sostanza
ipotetica da utilizzare dal punto di vista terapeutico può avere una variazione del potenziale
elettrico di superficie cutanea al solo contatto
con la sostanza. Questo, dal punto di vista della
medicina classica non è accettato, ma ha sicuramente dei presupposti scientifici, perché chiaramente
la fisica delle particelle non più teorica, ma "evidence based", dimostra quale sia l'interferenza
tra le singole particelle anche per il semplice contatto fisico, e quindi, quanto una struttura energetica
possa produrre un effetto energetico su un organismo anche molto complesso. Del resto, anche
su questi presupposti si basa tutta la fisica quantistica, che deriva a sua volta da studi che hanno
dato sviluppo a strategie terapeutiche assai più
estreme di quelle che possono essere considerate non convenzionali ma comuni, perché si tratta
di utilizzare sostanze di estrazione vegetale o in
diluizione ponderale omeopatica. Si tratta comunque di assumere sostanze per via orale o
sistemica. La modalità di assunzione è la stessa
che si utilizza per le terapie allopatiche. Ma le
strategie non convenzionali non si fermano a questo. Dobbiamo dire che abbiamo a che fare con
strategie che ormai hanno preso piede da alcuni
decenni e che continuano a svilupparsi con estremo interesse perché sono state oggetto di
sperimentazione che non prevede l'assunzione di
qualcosa in particolare, se non come supporto
della terapia di base. Mi riferisco alla Radionica
nel campo oncologico, una delle modalità più interessanti oggi a disposizione e altrettanto
sconosciuta e criticata dai più che la conoscono
solo superficialmente. Per Radionica noi intendiamo un argomento che riguarda lo studio della
fisica e che ha alla base ad esempio lo studio del
pendolo. Negli anni '50 l'ingegnere italiano Callegari,
stabilì che l'uso del pendolo era sicuramente e
fortemente influenzato dal suo utilizzatore e i
dati non potevano essere obiettivi, pur essendoci comunque alla base della radioestesia, cioè
dell'uso del pendolo, delle leggi fisiche che comunque ne giustificavano l'assunzione. Costruì
una macchina che aveva lo scopo di shuntare l'utilizzatore del pendolo rendendo oggettiva la
misurazione. Questa macchina era stata costruita a scopo diagnostico, perché il pendolo aveva
la prerogativa di esaminare e verificare, attraverso l'oggetto personale del paziente, quali fossero
gli organi colpiti. La macchina di Callegari passò alla storia per essere estremamente efficace
nel definire dettagliatamente alcune specifiche
diagnostiche (tra gli utilizzatori della macchina
di Callegari si annovera un Padre Gesuita, Monsignor
Fernando Bortone). È chiaro che suscitò molta
polemica nell'ambito dell'accademia universitaria ma, dato di fatto, la macchina funzionava
dando degli inquadramenti diagnostici molto chiari attraverso degli elementi personali, come
potevano essere le fotografie".
L’inchiesta sul cancro continuerà nel prossimo
numero insieme alla conclusione dell’intervista al Prof. Genovesi.
eur:torrino:news 49
UNO
SGUAR
DO
ALLE
MOST
RE
] a cura di Rossana Bartolozzi [
1 Paul Klee
Costruzione cubica, 1920
Olio e inchiostro su cartone, 37,5x34 cm
The Metropolitan Museum of Art, New York
1
“Paul Klee” 1879-1940 La collezione Berggruen
Grande artista svizzero, molto amato da chi lo ha
capito nel significato profondodella sua arte simbolica, scrutatrice del profondo delle cose. Molto
sperimento' nella sua vita d'artista e nella ricerca
dell'essenza delle cose, per riprodurle uso' tutte le
tecniche a sua disposizione, esasperando a volte
la carta stessa sulla quale operava, passando dall'aquarello, all'olio, al carbocino, ottenendo alla
fine quelle immagini costruite tramite la sapiente
pratica della materia. D'altra parte il suo mondo rivoluzionario, in un periodo ancora legato alla
tradizione accademica, ben si accordava all' ambiente i n cui fu invitato ad operare, la Bauhaus,
scuola d'arte innovativa in Weimar. In quel periodo, 1920, ebbe il momento piu' creativo e prolifico,
producedo opere squisite, di delicata fattura, ove
se anche interveniva il colore, la disciplina del disegno sempre riaffiorava. La mostra allestita a
palazzo Ruspoli raccoglie un grande numero di ope-
2
3
re, per lo piu' di piccolo formato, che tracciano un
percorso dell'artista che va all'incirca dal 1915 al
1939. Sono piccoli gioiell iche meritano una attenzione mirata a cglierne i preziosi particolari.
Palazzo Ruspoli, 13 otobre ‘06 - 7 gennaio ‘07
“Viva la pittura” Matisse e Bonnard
Bonnard e Matisse inneggiano alla loro amicizia
con questo motto. Oltre 230 opere celebrano i due
grandi pittori che furono accomunati da una grande amicizia e frequentazione, ma tuttavia seguirono
sentieri diversi. Bonnard fu considerato come l'ultimo degli impressionisti, mentre Matisse fu pittore
d'avanguardia a cui tutti guardarono, ma entrambi corrosi dall'inquietudine dell'artista volto alla
52 eur:torrino:news
ricerca della creazione artistica. Bonnard scriveva
a Matisse: ''La pittura e' qualche cosa a condizione
di concedersi completamente''. Le numerose opere
esposte al Vittoriano sono tutte di altissima qualita' e la mostra e' da non perdere.
Complesso del Vittoriano, via San Pietro in carcere, dal 6 ottobre ‘06 al 4 febbraio ‘07
2 Paul Klee
Magnifico atterraggio, o "112!", 1920
Acquerello, inchiostro da stampa trasferito, penna
e inchiostro su carta, 23,6 x 31,8 cm
3 Paul Klee
Frutti sospesi, 1921
Acquerello e matita su carta, 24,8 x 15,2 cm
The Metropolitan Museum of Art, New York
La “Schola del Caravaggio” Dipinti della collezione koelliker
venienza da una unica collezione privata.
La pittura conforme alle teamatiche rivoluzionarie del Caravaggio si diffuse nell'arco di un ventennio
in tutta Europa ed oggi e' comunemente chiamata ''caravaggismo''. La rivoluzione del Caravaggio
consisteva nel rifiuto della pratica del disegno
(difatti lui non disegnava, ma abbozzava direttamente sulla tela gia' preparata con il rovescio
del pennello), la preminenza della figura umana
nello studio dell'artista da cui traeva ispirazio-
Nella seicentesca sede del Palazzo Chigi ad Ariccia
e' stata allestita una vasta panoramica della pittura caravaggesca romana in cui figurano autori
di spicco come Orazio e Artemisia Gentile, lo
Spagnoletto, Saraceni, Borgianni, Baglioni,
Manfredi e tanti altri accostati a nomi non di fama ma comunque di grande talento. Oltre 90
opere che fanno parte della collezione del mecenate milanese Luigi Koeller, che conferiscono
alla raccolta un carattere di unicita', data la pro-
ne. Il suo stile naturale fu ampiamente diffuso
dai suoi diretti seguaci a cui pero' ben presto si
unirono pittori della generazione successiva. Con
l'avvento del barocco a Roma, operato principalmente dalla figura dominatrice del Bernini, il
fenomeno caravaggismo si mitigò per far posto
al nuovo stile imperante
Palazzo Chigi in Ariccia, 13 ottobre 2006 - 11
febbraio 2007
La tentazione comica
tre secoli di satira e
caricatura
Il Comune di Roma ha promosso una mostra che
non rientra nelle sue tesi programmatiche a cui
siamo abituati, difatti al Museo di Roma in Trastevere
e' stata allestita una raccolta di opere inneggianti alla satira e alla caricatura. Attraverso circa 140
caricature possiamo godere dell'umorismo sarcastico, a volte dissacrante, di autori di derivazione
marchigiana come Pier Leone Ghezzi, Gabriele
Galantara, fondatore con Pedrecca del famoso settimanale satirico ''L'Asino'', a Cesare Marcorelli,
arguto osservatore della societa' del suo tempo.
Tre secoli di caricatura tra le Marche e Roma, dal
1600 alla fine dell'800. L'umorismo ha storia antica, risalente addirittura agli egizi e ai greci.Diceva
Rabelais ''Meglio e' di risa che di pianto scrivere,
che' rider soprattutto e' cosa umana''.
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S.Egidio
dall’11 ottobre 2006 al 26 novembre 2007
4
5
4 Pierre Bonnard
Finestra aperta a Vernonnet, 1912
Olio su tela, 74 x 103 cm
Musée des Beaux-Arts de Nice, Musée Jules Chéret
5 Henri Matisse
Interno a Nizza, 1919 ca.
Olio su tela, 65,6 x 54,5 cm
Saint Louis Art Museum
6 Nino Za
caricatura di Greta Garbo
Willem De Kooning - late paintings
Benche' olandese, De Koonings si identifica come americano dato che gia' nel lontano 1926 era
approdato in America. Fu uno dei maggiori espponenti dell'espressionismo astratto che insieme
a Arshile, GORKY, Jackson Pollock, Mark Rothko,
operarono uno spostamento immediato dell'interesse mondiale dell'arte dall'Europa all'America.
Era il periodo in cui Pollock stendeva la tela sul
pavimento del suo studio e preso dal sacro furorer vi gettava, o meglio vi catapultava i colori
creando quel genere di arte di carattere istinti-
vo e meccanicistico, cosidetto ''action painting''.
Nei 60 anni di lavoro indefesso De kooning ha
sperimentato vari filoni artistici, raggiungendo,
ormai anziano, quella completezza di ispirazione esuberante e gioiosa che ha dato l'avvio al
periodo dell'”astrazione lirica''. Il suo lirismo,
quasi affine ad una sorta di classicismo, si affianca ad alti grandi artisi come Matisse e Mondrian.
Museo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese.
dal 20 ottobre 2006 all’11 febbraio 2007
6
eur:torrino:news 53
Loretta Sebastianelli
Triade
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Triade è una trilogia
poetica giovane e
profumata.
Loretta Sebastianelli
racconta con versi
vicini alle persone,
non ermetici, la sua
visione della vita. Una
visione vicina alla sensibilità di tutti noi.
Con il suo versificare ci mostra una finestra su un mondo a volte ostile verso la
poesia, classificata troppo spesso noiosa.
Questo libro è una stimolo a vedere la
bellezza delle cose, a scoprire visioni
metaforiche dell'amore e della passione
che, poesia o no, fanno sognare e soffrire tutto il mondo da sempre.
Postfazione di Patrizia Cimini.
Un libro che si legge tutto d'un fiato.
"…Figlia di tutto questo importante passato la poesia di Loretta Sebastanelli si
cimenta in un circo a tre piste, su cui far
correre cavalli, elefanti e tigri.
Non usa solo il verso libero, prova i giochi di assonanze, paronomasie e ossimori, e rubando il mestiere ai musicisti
del passato che introducevano improvvisamente colpi di piatti dove l'armonia non
li chiedeva per svegliare il pubblico, chiude o apre il suo versificare con improvvisi cambiamenti di rotta che ri-prendono
l'attenzione del lettore…"
Loretta Sebastianelli
Nasce in provincia di Roma il 3 giugno
del 1974. La passione per la scrittura
che l'accompagna sin dal diario segreto
dall'infanzia, nel tempo si è rafforzata: in
special modo, la poesia è la sua forma
d'espressione preferita.
Grazie ai concorsi Fonopoli, Navigando
nelle parole, Premio Internazionale
Letterario Anguillara Sabazia Città
d'Arte, Una poesia per emergere, le sue
poesie sono state inserite nelle rispettive
antologie.
La pubblicazione in una miniantologia
poetica e nell'annuario 2005 è a cura
della casa editrice Progetto Cultura.
Partecipando alla V edizione del Premio
Internazionale: Una Rosa per Santa
Rosa, riceve Diploma d'Onore per la composizione di Limerik e Calligramma a
tema. Significativo il concorso Elsa
Morante, dove si è classificata al primo
posto.E'amante della bellezza sommersa
in tutte le sue forme, dell'Art Nouveau,
delle liriche d'amore, della Luna e della
musica, con particolare devozione al pianoforte.
Scrive di notte, saluta il nuovo giorno prima
di andare a dormire e non esce mai di
casa senza un oggetto viola indosso.
Triade è la sua prima silloge
63 pagine - €. 10.00
Cosimo Cellammare
Al di là dei mulini a vento
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Crimini compiuti in
nome di Dio. Il libro
analizza la metafora
del combattimento
contro i mulini a
vento
di
Don
Chisciotte. Egli vede
costantemente nemici che esistono
solo nella sua immaginazione. E' storicamente attendibile il fatto che la
Chiesa istituzionale abbia continuamente ricercato i suoi "mulini a vento" contro cui scagliarsi? Una paranoica, folle
ricerca senza soluzione di continuità di
nemici contro cui combattere: musulmani, cristiani, ebrei. Eretici e minoranze religiose. Intolleranza, fondamentalismo e assolutismo hanno portato il
cristianesimo ad applicare nei secoli
metodi coercitivi e lesivi dei diritti
umani, nonché crimini compiuti in
nome di Dio.
A questa onnipresente ricerca del
nemico si ispirano; le crociate,
l'Inquisizione, la tortura, i roghi, la persecuzione degli eretici e l'antisemitismo. La pretesa "giusta causa voluta
da Dio" della Chiesa e dei papi, è stata
sovente pretesto del desiderio di potere e giustificazione di ogni sorta di barbarie. Il testo, oltre alla documentata
ricerca storiografica dei grandi eventi
epocali summenzionati, analizza le ricadute psico - sociologiche e confuta le
tesi revisioniste. Potranno mai i numerosi "mea culpa" dei papi legittimare
anche i silenzi in relazione all'Olocausto,
gli scandali della pedofilia, il soffocamento dei diritti umani, i crimini passati e recenti?
518 pagine - €. 21.00
Giorgio Mambretti e Jean Séraphin
La medicina sottosopra
E se Hamer avesse ragione?
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Osannato dai malati,
osteggiato
dall'Ordine
dei
Medici, il dottor
Hamer colleziona
lauree ad honorem
in medicina in certi Paesi, e processi in
altri, oltre a riempire periodicamente
le cronache dei quotidiani di mezza
Europa con le sue vicende.
Oncologo e ricercatore, basta il suo
nome perché nel mondo della Sanità si
assista a una levata di scudi... ma le
sue casistiche di guarigione delle
malattie degenerative sono impressionanti, tali da far vacillare l'edificio della
medicina ufficiale...
E il dubbio di molti è che il suo sistema
sia così osteggiato proprio perché urta
gli interessi delle Holding farmaceutiche...
Come può essere che una grave malattia come il cancro sia il tentativo del
cervello di "riparare" (e quindi di guarire) un trauma subito? E che basti individuare il trauma e "disfarlo" perché il
cervello receda dalla sua azione "riparatrice", arrestando quindi la proliferazione delle cellule cancerose? E come
possiamo individuare rapidamente questo trauma?
Gli Autori, da anni studiosi del metodo
Hamer, ce lo spiegano in quest'ottimo
libro (l'unico in Italia aggiornato ed
esauriente sull'argomento), scritto in
modo che tutti lo possano capire, con
l'aiuto di argute vignette.
117 pagine - €. 8.50
eur:torrino:news 55
Cathy O' Brien e Mark Phillips
Accesso negato alla verità
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Il sottotitolo di questo libro, recita "Una
vera storia di controllo della mente
umana". Per cercare
di capire meglio di
cosa si tratti, sul
retro
leggiamo:
"Accesso negato racconta la storia di
Cathy O'Brien, vittima insieme alla figlia
Kelly, di un programma di controllo mentale della CIA chiamato MK Ultra, e di
Mark Philips, ex membro dell'Intelligence
che salvò le due donne dagli abusi mentali e fisici a cui erano sottoposte".
Una storia vera, quindi, che ha il potere
di fornire informazioni dettagliate, in ben
575 pagine, su come la CIA abbia operato il controllo mentale e anche fisico, di
alcune persone, allo scopo di formare
agenti segreti, in grado di eseguire tutti
gli ordini senza ribellarsi.
"Accesso vietato per ragioni di sicurezza
nazionale", si legge nella prefazione, "è
una semplice disposizione di legge del
governo federale statunitense che ha l'effetto pratico di impedire agli Americani e
ai loro alleati di mettere sotto accusa
quei politici che si rendono responsabili di
gesti criminali".
E' questa la storia di Cathy e di sua figlia
Kelly. "Nel 1988, io e Kelly - si legge nelle
prime pagine - prima che Mark Phillips ci
salvasse liberandoci dalle grinfie del pro-
getto Monarca MK-Ultra della CIA, avevamo sperimentato solo una forma di esistenza: il controllo mentale assoluto".
Una volta presa coscienza della sua
situazione, Cathy decide di porre fine alla
spirale di violenza che l'ha coinvolta per
anni. Si informa, manda avanti una
inchiesta, cerca di recuperare i documenti segreti che parlino di questi programmi di controllo mentale. Tutto quanto è documentato in questo accurato
libro-verità. Una storia sorprendente,
che, se non fosse tragicamente vera,
sembrerebbe quasi un libro di fantascienza.
575 pagine - €. 16.50
Maurizio Blondet
Chi comanda in America
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II presente saggio è il
logico sviluppo di "1 1
Settembre colpo di
stato in U.S.A.", in cui
si ipotizza lo scenario
non di un attentato,
ma di un putsch.
In "Chi comanda in America" si analizza chi
sono i componenti principali dell'establishment U.S.A.; in questo paese, per esempio, viene istituita una festa nazionale per
celebrare il compleanno del rabbino capo
della potentissima setta Lubavitcher e il
ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, ha
inaugurato un'inquietante `privatizzazione"
del Pentagono (mercenari privati, a con-
tratto, formano ormai il 10 per cento della
forza armata spiegata sui teatri di guerra,
dall'Afghanistan all'Irak); la strategia militare è appaltata a istituti di ricerca privati,
come il Defence Policy Board dell'americano israelita Richard Perle. Ora, Richard
Perle (già dirigente della Soltam, fabbrica
darmi israeliana) siede con il numero due
del Pentagono Paul Wolfowitz e col numero tre, Douglas Feith, in un'altra "fondazione culturale" privata: il Jewish Institute for
National Security Affairs (ANSA). Qui, con i
"consiglieri strategici" privati e filo-israeliani, compaiono generali e ammiragli che
presiedono i consigli d'amministrazione
delle grandi fabbriche di armamento a con-
tratto per il Pentagono, il cosiddetto complesso militare-industriale. Nel JINSA si
annodano le volontà politiche convergenti,
l'abitudine alla segretezza, l'ideologia guerrafondaia, la disponibilità di mercenari tecnologicamente avanzati e - soprattutto tecnologie militari e top secret che possono trasformare un Boeing di linea in un
proiettile volante teleguidato, solo modificando il software del pilota automatico.
Insomma, le competenze necessarie per
attuare gli eventi dell' 1 1 settembre e realizzare, dietro la maschera dell'attentato
"arabo", un colpo di Stato.
186 pagine - €. 13.00
Dott. Heinrich kremer
Sistema immunitario e vaccinazioni
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Heinrich Kremer, dal
1981 all'88, è direttore medico della clinica specializzata per
tossicomani
della
regione di Berlino,
Brema,
Amburgo,
Schleiring-Holstein e Bassa Sassonia. Le
sue specializzazioni principali sono: riabilitazione psicosomatica, ricerca clinica e
profilassi di infezioni.
Nell'ottobre dell'82 effettua la prima prova
clinica dei vaccino dell'epatite B e successivamente, in Germania, la prima prova
56 eur:torrino:news
clinica dei test di anticorpi dell'HIV. Nel
1988 si dimette per disaccordo sulla politica per le droghe, i vaccini e l'AIDS. È perito, professore e redattore indipendente in
medicina sociale e conduce ricerche su
droghe e AIDS e medicina dell'AIDS. Dal
'95 al '99 è stato membro del "gruppo di
studio su immunità e nutrizione", diretto
dal Dott. Alfred Hassig.
"Negli ultimi dieci anni vi è stata una rivoluzione silente nel campo della ricerca
immunologica, sto parlando della ricerca
della medicina ufficiale.
Le conseguenze, i risultati di queste ricer-
che, invece, hanno avuto minime ricadute
nella pratica quotidiana a livello medico
scientifico. Per quella che è la mia esperienza posso dire, abbastanza tranquillamente, che la maggior parte dei medici
non conoscono le acquisizioni più recenti a
livello della ricerca in campo immunologico. Tuttavia i risultati di queste ricerche
hanno un effetto determinante anche sii
quella che sarà la prassi nel campo delle
vaccinazioni, e gli effetti sono sia di tipo
diretto che di tipo indiretto".
98 pagine - €. 9.50
eur:torrino:news 57
Peter Godman
Hitler e il Vaticano
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Dagli archivi segreti
vaticani la vera storia
dei rapporti fra il
nazismo e la chiesa.
Da sempre la politica
della Chiesa cattolica
di fronte all'ascesa
dei nazisti e al loro distruttivo dominio è
un tema controverso. Pio XII è passato
alla storia come "il Papa di Hitler", un antisemita connivente, che si rifiutò di condannare il nazismo in modo esplicito e
mai esortò i cattolici a opporvisi. Eppure
questi giudizi si fondavano su prove sommarie perché il Vaticano ha tenuto segrete fino ad oggi le carte relative alle proprie attività interne in quegli anni cruciali,
sottraendole all'esame degli storici. Solo
nel febbraio del 2003 la Santa Sede ha
aperto i suoi archivi. Peter Godman, studioso imparziale e acattolico, è stato uno
dei primi a visionare quel materiale inedito. Il suo contenuto impone una revisione
del giudizio sulla Chiesa romana di quell'epoca, un'istituzione "a più voci", tutt'altro
che monolitica, in cui il legalismo ebbe la
meglio sul senso morale della tragedia
che si andava consumando. Intorno alla
metà degli anni '30 il Vaticano redasse
alcune bozze di totale condanna del nazismo, bollato come eretico, ma quando
Mussolini si avvicinò a Hitler, Pio XI limitò
la sua esecrazione al solo bolscevismo e
ripiegò sulla diplomazia. La Chiesa,
insomma, fu portata fuori strada non
tanto dal "Papa di Hitler", che non fece
che proseguire la politica di Pio XI, quanto da un tragico errore di calcolo e da
una relazione speciale con Mussolini che,
con fosca ironia, arrivò persino a proporre la scomunica del Fuhrer. Grazie alla
riproduzione integrale dei documenti più
importanti e all'analisi di numerose conversazioni tra Pio XI e i suoi cardinali,
"Hitler e il Vaticano" è il più straordinario
viaggio mai compiuto all'interno degli
archivi segreti del Vaticano.
Peter Godman
dopo aver insegnato all’Università di
Tubinga, oggi è docente di lingua e letteratura latina medievale all’Università “La
Sapienza” di Roma. Nel 2004 ha pubblicato I segreti dell’Inquisizione (Baldini
Castoldi Dalai).
273 pagine - €. 27.00
Dave Vonkleist
"Speciale 11 Settembre" + DVD "9/11 in plane site"
Il documentario che cambia per sempre l'11 settembre 2001
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Come mai all'America
e al mondo intero non
sono state mostrate
le
immagini
del
Pentagono prima che
crollasse il muro perimetrale, ben 33 minuti dopo l'impatto?
Forse perché si sarebbe visto un buco
largo appena più di cinque metri. Come
potrebbe mai passarci un Boeing 757
alto 14 metri e largo più di 40, senza
lasciare traccia di rottami all'esterno, ne
danni ai piani superiori? I media riportano
che nel prato di fronte al Pentagono l'impatto dell'aereo aveva formato un cratere
largo trenta metri: come mai non si vede
in nessuna fotografia? Come mai non si
vedono tracce di impatto, ne di incendi,
ne di rottami? Dov'è l'aereo? Dove sono le
ali, i motori, la coda, i sedili, i carrelli, i
bagagli? Com'è che un impiegato della
Fox News, testimone dell'attacco alla
seconda torre, ha dichiarato di non aver
visto alcun finestrino sui lati del volo 175
della United Airlines?
Perché pompieri, giornalisti e molti altri
presenti al WTC hanno descritto il crollo
degli edifici Uno, Due, Sette come se si
trattasse di una demolizione controllata?
Che ne è stato delle numerose testimonianze che parlavano di bombe ed esplosioni all'interno e intorno al Word Trade
Center, o del ritrovamento di un furgone
riempito di esplosivo?
Che dire della scioccante ammissione
televisiva da parte del locatario del WTC?
Cos'è quel lampo che si osserva sulla
parte destra del Boeing 767 un'attimo
prima dell'impatto sia sulla Torre Nord
che su quella Sud, e ripreso dalle telecamere di ben cinque operatori fra cui CNN
e ABC? Se si, come avrebbe potuto passare inosservato alla partenza da un
aeroporto commerciale? E qual'era il suo
scopo negli attacchi?
Queste e numerose altre anomalie vendono presentate in questo eccezionale documentario che, utilizzando materiale audiovisivo inedito o mandato in onda solo una
volta, demolisce impietosamente la versione ufficiale dell'11 settembre 2001 e smaschera il sadico gioco del terrore la cui
posta finale è una sola: la nostra libertà.
"Speciale 11 settembre + DVD "9/11 in
plane site" 14,90 euro. Non vendibili
separatamente
Chis Griscom
Il tempo è un'illusione
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Alla ricerca delle
vite precedenti.
Chis Griscom racconta gli episodi più
importanti della sua
vita spirituale, quelli
che hanno rivelato
le sue doti eccezionali, e gli avvenimenti più significativi
che hanno caratterizzato la sua esistenza.
58 eur:torrino:news
Si tratta i episodi estremamente affascinanti, che comprendono incontri con
esseri di altri mondi e lo sviluppo delle
facoltà psichiche.
Espone inoltre le sue tecniche di meditazione e suggerisce i modi per scoprire il proprio se superiore.
L'Autrice offre inoltre la sua straordinaria esperienza nel far risalire alle vite
precedenti le persone che frequentano
i suoi corsi, ottenendo così anche gua-
rigioni eccezionali. Dopo alcune sedute
preparatorie, gli allievi vengono abilmente guidati in tali viaggi interiori che
consentono di vivere in maniera chiara
e verosimile le vite anteriori.
Il volume contiene numerose testimonianze di soggetti che hanno così sperimentato le possibilità di varcare l'illusorio limite del tempo e dello spazio.
€. 12,91
Guido Ferrari
La reincarnazione
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La dottrina della
reincarnazione
è
patrimonio di fede
dell'oriente; scopo
delle molte vite
sarebbe quello di
purificarsi e fare
esperienze, ai fini dell'evoluzione e
secondo le leggi del karma.
Anche l'occidente, tuttavia, oggi si
interessa ad esse e con il suo spirito
indagatore va alla ricerca di indizi che
la confermino.
In questo filmato vengono mostrati
esperimenti di regressione in stato di
ipnosi che portano i soggetti a imbattersi in quelle che sembrano vite precedenti; inoltre si viene confrontati
con i ricordi spontanei di bambini piccoli, i quali appena cominciano a parlare raccontano di situazioni, persone,
storie di vita che non hanno nulla a
che fare con quella attuale, ma che
trovano precisi riscontri in esistenze
precedenti.
La casistica, ormai vastissima, è stata
raccolta non soltanto in India e nei
paesi in cui si crede nella reincarnazione, ma un po' in tutto il mondo.
Come se spiegano questi fatti?
Veramente non si vive una volta sola
ma tante?
Il materiale qui raccolto indurrebbe a
crederlo…
VHS + libro €. 20,61
Elvira Casciaro
Pianeta K
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"Pianeta
K"
ci
proietta, di colpo,
in un'altra dimensione: il mondo dei
malati, quindi dei
diversi.
E' un mondo che si
tente di non vedere, perché il malato o il diverso fa
sempre paura, o quanto meno turba.
E' una dimensione in cui anche le coordinate più familiari, quali lo spazio e il
tempo, perdono la loro consueta con-
notazione per assumerne un'altra, più
intimamente lagata al vissuto e all'esperienza del soggetto: ed ecco che
gli spazi diventano enormi, infiniti,
mentre il tempo diventa una sequenza
interminabile di secondi sempre uguali.
In questa nuova dimensione, o, se
vogliamo, in questo nuovo pianeta, il
malato deve vivere, imparando a controllare le paure, le ansie e la fragilità
della sua condizione. Chi riesce a farcela, dice l'autrice, ha senz'altro qual-
che chance in più per vincere la malattia.
La seconda parte del libro ci presenta
una serie di brevi ritratti di persone
che, in un modo o nell'altro, hanno
fatto o fanno parte di questo pianeta.
Da queste persone si possono apprendere, in positivo o in negativo, i codici
comportamentali più idonei per poter
convivere in maniera dignitosa con il
male da cui si è affetti.
102 pagine - €. 10.00
Marcello Pamio
Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale
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Non appartengono a
nessuna razza o religione i nuovi padroni
del mondo, sono i
creatori del Dio
denaro, stravolgono
e nascondono la
verità, ammazzano
quando lo ritengono opportuno.
Prendendo spunto dall'analisi dei maggiori organismi di politica internazionali
(il Fondo Monetario Internazionale, la
Banca Mondiale, l'Onu, l'Organizzazione
per il Commercio, ecc.) e di quelli che
sono, in realtà, i compiti da questi svolti, Marcello Pamio ci introduce in un
mondo di corruzione e cospirazione, di
massoneria e sette segrete, di personaggi che lavorano dietro le quinte per
mantenere il potere nelle mani di
poche famiglie, "i burattinai".
Osservando come operano e da chi
sono gestite le grosse multinazionali,
le banche e le organizzazioni internazionali, l'autore porta alla luce una rete
di collegamenti tra uomini politici di
tutto il mondo e un piccolo gruppo di
famiglie, per lo più di banchieri, il cui
obiettivo è di mantenere il controllo
totale sul mondo e sugli individui, anche
attraverso la manipolazione della salute
e la diffusione delle malattie.
Un libro completo e chiaro, che fa
nomi e cognomi dei personaggi implicati.
Un testo di controinformazione che
tutti dovrebbero leggere prima di fare
la spesa, ascoltare il telegiornale o
dare il proprio voto!
Ma Marcello Pamio non si ferma a
questa semplice analisi del mondo in
cui viviamo: egli spiega che il "lato
oscuro" è la famosa ombra straordinariamente descritta dal grande psicanalista Carl Gustav Jung presente in
ognuno di noi. In particolari ed estre-
me condizioni essa arriva a controllare
e manipolare la persona stessa e, di
conseguenza, le masse.
Solo scelte consapevoli possono
abbattere la piramide che il governo
occulto ha creato per mantenere l
umanità nello stato di prigionia in cui si
trova oggi.
Marcello Pamio
giornalista, vive a Padova. Ha lavorato
per alcuni anni nella redazione della
famosissima rivista Nexus (edizione
italiana), che da sempre si occupa di
denunciare ciò che le fonti d'informazione ufficiali censurano.
Dal 1998 è curatore del sito web
www.disinformazione.it vero e proprio
punto di riferimento per chi cerca
informazioni che vadano oltre le verità
ufficiali.
200 pagine - €. 10.00
eur:torrino:news 61
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mezzo raccomandata A/R alla società:
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Tutti i resi, dovranno essere perfettamente
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aperta con cellophane o sigilli intatti.
Il rimborso avverrà, come previsto dalla legge,
nel più breve tempo possibile, comunque nel
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della merce resa.
In caso di recesso per ogni altro motivo che
esuli dal difetto di fabbricazione o danno derivato dal trasporto, le spese per la restituzione
della merce saranno interamente a carico dell’acquirente.
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Acqua, farina e