raderne castrorum (15) nel censimento non rientrano sia la Calabria che la Sicilia, mancando i dati, perché non raccolti (16). Dell'importanza del castello di Malvito nel periodo svevo possiamo esserne certi perché nel 1197 fu oggetto di un violento scontro avvenuto tra cavalieri normanni e svevi, per la ribellione della nobiltà tedesca alla volontà della regina Costanza di riportare nel regno di Sicilia, quell'immagine normanna che le spettava e di cui ne era la diretta rappresentante. Proprio in virtù di questi avvenimenti il castello fu occupato da Federico Hohenstadt il quale lo aveva sottratto a Mauro de Mira nominato castellano dall'abate Goffredo di Montecassino quando il feudo di Malvito fu donato da Enrico VI all'abbazia benedettina. Agli ordini della Regina vennero alcuni nobili calabresi capeggiati da Anfuso di Roto (17) che in un primo tempo riuscirono a riconquistare l'architettura fortificata ma ben presto dovettero nuovamente capitolare per un inganno attuato dall'Hohensdat (18). Il torrione cilindrico centrale è alto 17 metri con una circonferenza di 36 metri e uno spessore della parete muraria di circa 3 metri in cui si svolge una scaletta ad elica molto stretta (19) che comunica con i tre piani e con la terrazza di copertura, a cui si accede mediante la scala esterna in muratura impostata su archi rampanti addossata alle mura del castello e collegata con la torre attraverso un ponte in legno (un tempo mobile). La torre con astraco a cielo, parapetti e merloni che in un apprezzo del 1775 risultavano già distrutti sfreggiata nella sommità da un fulmine, come anche dalla antichità della mede(15) G. FASOLI, Castelli e strade nel Regnum Siciliae. L'itinerario di Federico II in Federico II e l'arte del duecento italiano, Galatina, 1980, p. 34. (16) Ibidem, pp. 34-35. (17) Quello Anfuso di Roto, conte di Tropea che diventerà uno dei più accaniti rivoltosi calabresi contro il figlio Federico II, quando questi, nell'intento di fare giustizia per quanto gli era stato sottratto nei propri feudi durante la sua giovinezza intacca in maniera rilevante i suoi beni. Cfr. E. HORST, Federico II di Svevia, Milano, 1981, p. 37. (18) R. DE S . GERMANO, Chronicon, in Raccolta di varie croniche, diari), ed altri opuscoli italiani, come latini appartenenti alla storia del regno di Napoli, Napoli, 1782, p. 174. (19) Questa tipologia scaturita da fattori certamente strutturali, le scale erano ricavate all'interno dello spessore murario, diventa elemento di difesa, poiché, sebbene il mastio rappresentasse l'ultimo stadio di rifugio prima dell'abbandono del luogo fortificato, era un accorgimento molto valido per lo scontro basato sul corpo a corpo.